senso e complessitÀ - corso di studi interclasse in comunicazione e … · dimenticare il piú...

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Ou’. Riflessioni e provocazioni, Sensi del senso, vol.IX, 1, 2000, pp. 155-160 SENSO E COMPLESSITÀ Una lettura fuzzy ALFREDO GIVIGLIANO [email protected] Il pensiero può svilupparsi solo combinando parole a definizione assai precisa con parole vaghe e imprecise. Edgar Morin 1 Le «idee» universali cosí formate non sono perfettamente distinte ma sfumano l’una nell’altra Norbert Wiener 2 1. Metodologia e Logica. L’esperienza ci plasma in ogni istante e la nostra reazione mentale a ogni particolare cosa è in realtà il risultato della nostra intera esperienza nel mondo fino a quel punto. 3 . Prendendo spunto da queste parole di William James, è possibile analizzare il problema della costruzione del senso all’interno di una metodologia della ricerca 1 E. Morin, La Méthode IV. Les idées, leur habitat, leur vie, leurs moeurs, leur organisation, Éditions du Seuil, Paris 1991, tr. it. di A. Serra, Le idee: habitat, vita, organizzazione usi e costumi, Feltrinelli, Milano 1993, p. 180. 2 N. Wiener, Cybernetics, or control and communication in the animal and the machine, MIT, Cambridge Mass. 1965, tr. it. di G. Barosso, La Cibernetica, il Saggiatore, Milano 1968, p. 185. 3 W. James,, The Principles of Psychology, Holt, New York 1890, tr. it. di A.Civita, Principi di psicologia, in Il flusso di coscienza, Bruno Mondadori Editore, Milano 1998, p. 45.

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Page 1: SENSO E COMPLESSITÀ - Corso di Studi interclasse in Comunicazione e … · dimenticare il piú possibile; oppure abbandonare l’idea che la logica possa garantire la certezza assoluta

‘Ou’. Riflessioni e provocazioni’, Sensi del senso, vol.IX, 1, 2000, pp. 155-160

SENSO E COMPLESSITÀ

Una lettura fuzzy

ALFREDO GIVIGLIANO [email protected]

Il pensiero può svilupparsi solo combinando

parole a definizione assai precisa con

parole vaghe e imprecise.

Edgar Morin1

Le «idee» universali cosí formate non

sono perfettamente distinte ma

sfumano l’una nell’altra

Norbert Wiener2

1. Metodologia e Logica.

L’esperienza ci plasma in ogni istante e la nostra reazione mentale a ogni particolare cosa è in realtà il

risultato della nostra intera esperienza nel mondo fino a quel punto.3.

Prendendo spunto da queste parole di William James, è possibile analizzare il

problema della costruzione del senso all’interno di una metodologia della ricerca

1 E. Morin, La Méthode IV. Les idées, leur habitat, leur vie, leurs moeurs, leur organisation, Éditions du Seuil, Paris 1991, tr. it. di A. Serra, Le idee: habitat, vita, organizzazione usi e costumi, Feltrinelli, Milano 1993, p. 180. 2 N. Wiener, Cybernetics, or control and communication in the animal and the machine, MIT, Cambridge Mass. 1965, tr. it. di G. Barosso, La Cibernetica, il Saggiatore, Milano 1968, p. 185. 3 W. James,, The Principles of Psychology, Holt, New York 1890, tr. it. di A.Civita, Principi di psicologia, in Il flusso di coscienza, Bruno Mondadori Editore, Milano 1998, p. 45.

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‘Ou’. Riflessioni e provocazioni’, Sensi del senso, vol.IX, 1, 2000, pp. 155-160

A. GIVIGLIANO, Senso e Complessità. Una lettura fuzzy 2

sociale in particolare (e di una metodologia della ricerca scientifica in generale) non

legata ad una logica di tipo classico, che cioè tenga conto di una posizione

dell’osservatore intrinseca alle dinamiche di interazione-relazione che costituiscono il

suo oggetto di studio particolare all’interno del mondo delle relazioni sociali. Nei

confronti della metodologia, la logica si pone in situazione di duplice interazione: da un

lato è il riferimento dell’architettura generale del pensiero, dall’altro attualizza ed

operazionalizza l’approccio in una serie di tecniche e di strumenti ad uso del

ricercatore4. Questo deriva da una visione della metodologia legata alle tre

caratteristiche identificate da A. Bruschi:

metodologia come una disciplina ingegneristica, in quanto si occupa di modificare stati del mondo;

cognitiva, dato che questi stati del mondo sono conoscitivi; prescrittiva, nel senso che, dati

determinati obiettivi, informa su come raggiungerli elaborando regole5.

La metodologia, quindi, viene a caratterizzarsi come una unità complessa, in senso

moriniano6, composta strutturalmente dalla metodologia (in una accezione più

teoretica), dai metodi e dalla tecniche. In questo lavoro, l’analisi sarà rivolta alla prima

parte della relazione tra logica e metodologia: alla struttura organizzativa

dell’architettura concettuale di riferimento.

La logica presa come punto di riferimento fino ai giorni nostri, nelle sue varie

sfaccettature, e la cosiddetta Logica Classica, data dalla formalizzazione della

riflessione iniziata con Aristotele e culminata con lo sforzo di identificare basi certe ed

indiscutibili per la matematica. Questo problema, posto dapprima da Boole nei termini

di una algebrizzazione della logica7, e poi come una questione di logicizzazione della

4 A. Givigliano, Teorema di Gödel, Logica Fuzzy, Pensiero Complesso: una lettura metodologica, Quaderni del C.S.S. “A. Grandi”, Livorno 1999. 5 A. Bruschi, La competenza metodologica, NIS, Roma 1996, p. 33. 6 Questo senso verrà esplicitato in seguito. 7 G. Boole, The Mathematical Analysis of Logic, Macmillan, Cambridge 1847, tr. it. di M. Mugnai, L’analisi matematica della logica, Bollati Boringhieri, Torino 1993; G. Boole, An Investigation of the Laws of Thought, Walton & Maberly, London 1854, tr. it. di M. Trinchero, Indagine sulle leggi del pensiero, Einaudi, Torino, 1976.

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aritmetica nella elaborazione data da G. Frege8, è giunto alla proposta dell’incompiuto

programma hilbertiano, incompiuto nonostante una idea di risposta fosse contenuta nei

Principia Mathematica di Russell ed Whitehead9, in relazione all’assiomatizzazione

della aritmetica di Peano10. Incompiuto a causa di uno dei risultati che hanno sconvolto

il mondo di coloro che ricercano la conoscenza, e che rappresenta un risultato

paragonabile alla rivoluzione einsteiniana, pur non avendo ricevuto lo stesso

trattamento nell’ambito dello sviluppo del pensiero (anche all’interno della propria

disciplina)11: il Teorema di Gödel12. Una esposizione il piú possibile accessibile di

questo teorema può essere resa nella seguente forma: in ogni sistema formale -

assiomatizzato almeno come l’aritmetica di Peano - partendo dagli assiomi, si può

costruire una proposizione, che non è né dimostrabile né non dimostrabile per mezzo

degli assiomi stessi del sistema.

Questo risultato pone notevoli quesiti circa le nozioni di verità, dimostrabilità,

certezza, analizzate dalla Logica Classica Tuttavia, come ricorda Cellucci, proprio la

cosiddette logica matematica sembra non tenerne conto

I teoremi di incompletezza di Gödel hanno posto i logici di fronte all’alternativa: o mettere la testa

sotto la sabbia e fare come se essi non esistessero, trattandoli come scheletri nell’armadio da

dimenticare il piú possibile; oppure abbandonare l’idea che la logica possa garantire la certezza

assoluta della matematica, ripensandone completamente le basi e indirizzandola verso nuove finalità.

La prima via è quella imboccata dalla logica matematica, la quale invece di rimettere in discussione le 8 G. Frege, Begriffschrift. Eine der Arithmetische Nachgebildete Formelsprache des reinen Denkens, Neber, Halle, 1879, tr. it. a c. di C. Mangione, Ideografia, in Logica ed aritmetica, Bollati Boringhieri, Torino 1965, pp. 103-210. 9 B. Russell, A. N. Whitehead, Principia Mathematica, University Press, Cambridge 1913, voll 3. 10 «Gli assiomi di Peano possono enunciarsi cosí: 1) lo zero è un numero; 2) il successore immediato di un numero è un numero; 3) lo zero non è successore immediato di alcun numero; 4) due numeri qualsiasi hanno diverso successore immediato; 5) ogni proprietà di cui gode lo zero e il successore di ogni numero che gode della proprietà data, appartiene a tutti i numeri», E. Nagel, J. R. Newman, Gödel’s Proof, New York University Press, New York 1958, tr. it. di L. Bianchi, La prova di Gödel, Bollati Boringhieri, Torino 19922, p. 22. 11 C. Cellucci, Le ragioni della logica, Roma-Bari, Laterza 1998. 12 K. Gödel, Über Formal Unentscheidbare Sätze der Principia Matematica und Verwandter Systeme, I, in “Monatshefte für Mathematik und Physik”, XXXVIII, 1931, pp. 173-98. Cfr. E. Nagel, J. R. Newman, La prova..., cit., pp. 70 e sgg.

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proprie assunzioni fondamentali, ha continuato a costruire su esse come se non esistessero i risultati di

Gödel13.

Anche per quanto riguarda la metodologia della ricerca sociale, la logica di

riferimento è continuata ad essere quella Classica, nonostante la inadeguatezza delle

proposte di lettura di una realtà in mutamento costante con connotazioni particolari.

Queste ultime sono tali14 da pretendere tutta una serie di nuovi (o parzialmente nuovi)

strumenti collegati tra loro da una diversa logica: la Logica Fuzzy generalmente fatta

risalire a L. A. Zadeh15. I punti fondamentali di questa logica sono i seguenti16:

1) in luogo di una verità, di una dimostrabilità, di un’appartenenza certe, totali,

vi sono gradi di verità, gradi di dimostrabilità, gradi di appartenenza;

2) gli insiemi non presentano piú una connotazione estensionale, ma una

intensionale17; ciò che diviene importante è l’evidenza fornita da una funzione di

quanto un oggetto presenta una data proprietà18;

3) dalle funzioni caratteristiche della Logica Classica si passa alle funzioni di

appartenenza19, in base alla quali vengono costruiti gli insiemi per mezzo delle

evidenze che identificano insiemi dai confini sfumati.

Il Teorema di Gödel mette in crisi la logica classica, ed in particolare uno dei

principio cardine, quello del terzo escluso. La logica Fuzzy - assegnando per mezzo

delle funzioni di appartenenza un grado di verità ed uno di dimostrabilità che non

13 C. Cellucci, Le ragioni…, cit., pp. XIX-XX. 14 M. Ampola (a c. di), Le reti del cambiamento, Felici, Pisa 1996. 15 L. A. Zadeh, Fuzzy Sets, in “Information and Control”, 8, 1965, pp. 338-353. In realtà prodromi di questa nuova logica si possono riscontrare sia nelle elaborazioni di J. Lukasiewicz: contenute nei Selected Works, North Holland, Amsterdam 1970; sia in alcuni spunti di Eraclito (cfr. J. F. Brule, Fuzzy Systems-A Tutorial, 1985 in http://life.anu.edu.au/complex_systems/fuzzy.html); sia in alcuni brani di Platone nella lettura che ne propone U. Cerroni in Logica e società, Bompiani, Milano 1982. 16 A. Givigliano, Teorema…, cit., pp. 29 e sgg. 17 R. Carnap, Meaning and Synonymy in Natural Language in “Philosophical Studies”, vol. 6/1955, pp. 33-47, tr. it. di G. Usberti, Significato e sinonimia nelle lingua naturali, in A. Bonomi (a c. di), La struttura logica del linguaggio, Bompiani, Milano 19923, pp. 117-133. 18 A. Fadini, Introduzione alla teoria degli insiemi sfocati, Liguori, Napoli 1979. 19 A. Fadini, Introduzione…, cit.; S. Termini, Aspects on Vagueness and some other epistemological problems, in H. J. Skala, S. Termini, E. Trillas (a c. di), Aspects of Vagueness, D. Reidel Publishing Company, Dordrecht 1984, pp. 205-230.

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A. GIVIGLIANO, Senso e Complessità. Una lettura fuzzy 5

devono necessariamente coincidere - fornisce un modo di gestire le contraddizioni in

generale, il Teorema di Gödel in particolare, così da renderli funzionali alla conoscenza

ed alla propria proposta di analisi20.

In relazione alla metodologia della ricerca sociale questo tipo diverso di logica21 -

posto come riferimento strutturale all’interno dell’architettura generale di pensiero -

consente di leggere ed analizzare il mondo delle relazioni sociali come un insieme di

reti di interazioni-relazioni, dove il soggetto è dato da un insieme di posizioni lungo gli

assi che identificano le dimensioni relazionali22, gli insiemi sono fuzzy, e le dinamiche

complesse, partendo dall’approccio proposto da Morin23.

All’inizio del presente lavoro è già stata introdotta, priva di specificazione, l’idea di

unità complessa con la quale si identifica uno dei punti cardine del pensiero complesso

L’idea di unità complessa prende densità se si intuisce che non si può ridurre né il tutto alle parti, né

le parti al tutto, né l’uno al molteplice, né il molteplice all’uno, ma che bisogna invece cercare di

concepire insieme, in maniera contemporaneamente complementare ed antagonista, le nozioni di tutto

e di parti, di uno e di diverso24.

La valenza della logica Fuzzy nei confronti di questa nozione è chiaramente visibile.

Non si potrebbe parlare di unità complessa ponendosi dal punto di vista della logica

classica, come non si potrebbero analizzare in maniera adeguata le reti sociali come

unità complesse organizzate se non partendo dai tre principi della complessità

identificati da Morin:

- il principio dialogico; 20 A. Givigliano, Teorema…, cit., pp. 50-51. 21 Diverso, ma non completamente alternativo, in quanto per determinati casi particolari - quelli di totale appartenenza e totale non appartenenza - lo sviluppo teorico della logica classica continua ad essere adeguato, ricalcando per alcuni versi il rapporto tra fisica newtoniana e relatività einsteiniana. Cfr. A. Givigliano, Teorema…, cit.; B. Kosko, Fuzzy Thinking: The new science of Fuzzy Logic, Hyperion, 1993, tr. it. di A. Lupoli, Il Fuzzy-Pensiero, Baldini & Castoldi, Milano 19952. 22 M. Ampola, Le reti…, cit., pp. 11-13 23 E. Morin, Introduction à la pensée complex, ESF Éditeur, Paris 1991, tr. it. di M. Corbani, Introduzione al pensiero complesso, Sperling & Kupfer, Milano 19932; E. Morin, La Méthode I, Éditiones du Seuil, Paris 1977, tr. it. di G. Bocchi, Il metodo, Feltrinelli, Milano 19948, pp. 1-151. 24 E. Morin, Il metodo, cit., pp. 135-136.

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A. GIVIGLIANO, Senso e Complessità. Una lettura fuzzy 6

- il principio del ricorso di organizzazione;

- il principio ologrammatico25.

Il mondo delle relazioni sociali, infatti, si articola in dinamiche non-lineari, ogni

dimensione costituisce un dominio relazione del soggetto, anche se esiste una

dimensione frazionaria che connota in maniera frattale la realtà26: la dimensione di

costrutti del soggetto la quale è costantemente in relazione e parte di quelle intere. In

tale dimensione la posizione rivestita dal soggetto coincide con le sue attribuzioni di

senso intese come evidenze27.

2. Le funzioni di appartenenza e la costruzione del senso.

2.1. Identificando la dimensione frazionaria della realtà come il continuo dei

costrutti del soggetto - cioè rappresentando il rapporto di omotetia che identifica la

dimensione frazionaria come la risultante delle evidenze ottenute tramite le funzioni di

appartenenza - il problema della costruzione del senso, e quindi quello della

categorizzazione, appare sotto una prospettiva diversa.

Ogni funzione di appartenenza identifica una diversa prospettiva dalla quale il

soggetto si relaziona lungo le dimensioni all’interno della rete. Non si è, tuttavia, in una

situazione dai confini chiusi, né all’interno di compartimenti stagni, come ricorda

Marrou28. Nel momento in cui lo storico (in questo caso lo scienziato) si interessa ad un

determinato problema, la sua scelta, il suo modo di indagare la porzione spazio-

temporale in questione, ha un carattere esistenziale nel quale è presente tutto il suo

25 E. Morin, Introduzione…, cit., pp. 73-75. 26 B. Mandelbrot, Les objets fractals, Flammarion, Paris 1975, tr. it. di R. Pignoni, Gli oggetti frattali, Einaudi, Torino 1987. 27 A. Givigliano, Teorema…, cit., pp. 60-61 28 H.-I. Marrou, De la connaissance historique, Éditiones du Seuil, Paris 1954, tr. it. di A. Mozzillo, La conoscenza storica, Il Mulino, Bologna 1988.

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mondo, tutto ciò che egli è, egli stesso come unità complessa di vissuti in relazione. In

questa prospettiva il senso viene costruito tramite le funzioni di appartenenza proprie di

ogni soggetto in relazione, o anzi proprie di ogni relazione di tipo complesso.

Procedendo con ordine è opportuno, in prima istanza, analizzare la questione

traducendola nei termini ed inserendola nella struttura concettuale delineata a partire dai

principi proposti da Morin, operazione che ci permette di fornire la seguente

descrizione. Tramite il principio dialogico è possibile cogliere la compresenza di

caratteristiche opposte, di proprietà antitetiche, è possibile comprendere come

dall’ordine possa scaturire tramite il disordine una organizzazione nuova, dotata di

aspetti emergenti, per mezzo delle interazioni. In base al principio del ricorso di

organizzazione, infatti, il produttore di un costrutto è allo stesso tempo

costruttore/modificatore di quel costrutto, costruito/modificato da quel costrutto.

Soggetto ed oggetto entrano quindi in una relazione priva di significato se indagata

senza uno dei due termini, perché il principio ologrammatico mostra come una singola

parte del tutto contenga la quasi totalità dell’informazione complessiva, o detto

altrimenti, il tutto è compreso nella parte29.

I tre principi della complessità operano in maniera tale per cui è impossibile leggere

una dinamica alla luce di uno solo di essi. Noi siamo costantemente produttori e

prodotti dei sensi che attribuiamo nelle nostre interazioni-relazioni, sensi che sono a

loro volta complessi in quanto non solo

le idee, e piú largamente le cose della mente, nascono dalle menti stesse, in condizioni socio-culturali

che ne determinano i caratteri e le forme, come prodotti e strumenti di conoscenza.30,

ma all’interno delle interazioni relazionali entrano in dinamiche per cui

I concetti circolano, si spostano in campi problematici e oggettuali assai lontani dal loro punto di

partenza, si arricchiscono e mutano natura, ritornano cosí arricchiti vicino al punto di partenza

29 Cfr. E. Morin, Introduzione... cit.., pp. 73-75; A. Givigliano, Teorema..., cit., pp. 59-63. 30 E. Morin, Le idee..., cit., p. 111.

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rivelando aspetti e problemi del loro oggetto prima completamente inopinati e non indagabili,

allargano il quadro di riferimento, generalizzano, si travestono, scompaiono, rinascono…31

Lo strumento tramite cui il senso è formalizzato sono le funzioni di appartenenza.

Ogni singola funzione fornisce una evidenza, la quale non è altro che il grado con cui

una proprietà si presenta in un oggetto. Nel momento stesso in cui si costruisce una

funzione di appartenenza, si opera una scelta: il soggetto decide, in base a ciò che è, in

quello spazio ed in quel tempo, come deve essere strutturata, quali sono le componenti

rilevanti ed in quale misura32. Non solo, ma visto che gli insiemi fuzzy sono dati proprio

tramite le funzioni di appartenenza che li identificano, non si può che essere concordi

con quanto riportato da Prigogine e Stengers «Léon Rosenfeld amava dire che i concetti

si possono comprendere soltanto attraverso i loro limiti»33, limiti vaghi, sfumati, dati

dalle funzioni di appartenenza.

2.2. Si deve, a questo punto, chiarire un Misuderstanding, un equivoco nel

pensiero di H. Putnam per la sua analisi degli insiemi fuzzy in relazione ad una pluralità

di sensi. Putnam identifica l’evidenza data da una funzione di appartenenza con la

probabilità che un oggetto appartenga o meno ad un insieme34, in modo tale da poter

formalizzare la nozione di estensione relativamente alla sua applicazione alle lingue

naturali per mezzo di fuzzy sets piuttosto che di insiemi cantoriani35.

La perplessità riguardo questa lettura della logica Fuzzy e sua applicazione

all’interno dell’architettura concettuale di un soggetto conoscente è duplice. In primo

31 M. Ceruti, Il vincolo e la possibilità, Feltrinelli, Milano 19964, p. 29. 32 Cfr. L. Biagioni Gazzoli, Società e critica della scienza, La Goliardica, Roma 1984, p. 16, dove è rilevato che : «Il senso degli enunciati è relativo solo ai metodi utilizzati». 33 I. Prigogine, I. Stengers La nouvelle alliance. Métamorphoses de la science, Gallimard, Poitiers, tr. it. a c. Di P. D. Napolitani, La nuova alleanza, Einaudi, Torino 19932, p. 240. 34 H. Putnam, Meaning of “Meaning”, in K. Gunderson (ed.), Minnesota Studies in the Philosophy of Science, vol. 7/1975, Minnesota University Press, Minneapolis, tr. it. di R. Cordeschi, Il significato di “significato”, in H. Putnam, Mente, linguaggio e realtà, Adelphi, Milano 1987, pp. 239-297. 35 Sulla definizione in ambiente logico degli insiemi cantoriani cfr. E. Moriconi, Discorso e Significato, NIS, Roma 1994.

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A. GIVIGLIANO, Senso e Complessità. Una lettura fuzzy 9

luogo logica Fuzzy e probabilità sono due cose distinte36. poiché la seconda segue una

logica di tipo classico, dicotomica, con una separazione netta tra l’appartenenza e la non

appartenenza. Così facendo Putnam determina, quindi, una prima aporia nello

scambiare un caso particolare per l’insieme delle possibilità. In secondo luogo, e in

conseguenza della prima aporia, Putnam propone l’adozione degli insiemi fuzzy per

risolvere il problema dell’estensione, non rilevando la natura intensionale di questo tipo

di insiemi che deriva dalla loro costruzione per mezzo delle funzioni di appartenenza.

Soluzione che precede la considerazione secondo cui

Il problema della pluralità dei sensi di una parola viene tradizionalmente affrontato considerando

ciascuno dei sensi come una parola diversa (o piuttosto, considerando la parola come se fosse munita

di indici invisibili -ad esempio, «coniglio1»: animale di un certo tipo; «coniglio2»: codardo- e come se

«coniglio1» e «coniglio2», ecc., fossero parole completamente diverse). Di nuovo, ciò comporta due

idealizzazioni molto rigide (almeno due, cioè): l’ipotesi che le parole abbiano molti sensi distinti, e

l’ipotesi che l’intero repertorio dei sensi sia stabilito una volta per tutte.37

Parlando di estensione, Putnam entra nel campo di definizione della nozione di

significato, contrapponendosi in un certo senso alle elaborazioni di Frege e Carnap38,

fino a proporre la propria posizione della descrizione di un significato come una

“descrizione in forma normale”39. Identificando l’intensione come derivante da uno

stato psicologico, Putnam non riesce a cogliere la natura e le caratteristiche del fuzzy

set, sebbene sia anche lui in un’ottica di costruzione. Nella posizione, che infine

36 A. Givigliano, Teorema…, cit., pp. 60-61. 37 H. Putnam, Il significato... cit., p.241. 38 Cfr. G. Frege, Über Sinn und Bedeutung, in “Zeitschrift für Philosophie und philosophische Kritik”, vol. 100/1892, pp. 25-50, tr. it. di S. Zecchi, Senso e Denotazione, in A. Bonomi (a c. di), La struttura logica del linguaggio, Bompiani, Milano 1978, pp. 9-33, e R. Carnap, Significato e…, cit., pp. 117-8. 39 «La mia proposta è che la descrizione in forma normale del significato di una parola dovrebbe essere una sequenza finita, o «vettore», tra i cui componenti dovrebbero figurare senza dubbio i seguenti (sarebbe forse auspicabile avere anche altri tipi di componenti): (1) gli indicatori sintattici che valgono per quella parola, ad esempio, «nome»; (2) gli indicatori semantici che valgono per quella parola, ad esempio, «animale», «periodo di tempo»; (3) una descrizione delle caratteristiche aggiuntive dello stereotipo, se ce ne sono; (4) una descrizione dell’estensione. Di questa proposta fa parte la convenzione secondo cui tutti i componenti del vettore rappresentano un’ipotesi sulla competenza del singolo parlante, ad eccezione dell’estensione.», H. Putnam, Il significato…, cit., pp. 294-295.

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‘Ou’. Riflessioni e provocazioni’, Sensi del senso, vol.IX, 1, 2000, pp. 155-160

A. GIVIGLIANO, Senso e Complessità. Una lettura fuzzy 10

respingerà, data dalla possibilità di identificare sensi diversi con parole diverse in

funzione di un indice, il Misunderstanding si palesa: non ci sono parole diverse; il senso

è dato dalla funzione di appartenenza, cioè dall’insieme complesso di caratteristiche

emergenti, derivanti (caratteristiche che non sarebbero presenti, o sarebbero differenti,

se il soggetto avesse altre interazioni) dal percorso del soggetto all’interno della rete

sociale, in un dato spazio ed in un dato tempo.

I sensi non sono quindi totalmente distinti. È una questione di grado che è legata alla

specifica interazione-relazione nella quale è coinvolto il soggetto, con un uso preciso

dello strumento dell’analogia Di conseguenza non è possibile nemmeno identificare,

una volta per tutte, tutto il “repertorio”, considerazione che deriva anche dalla

assunzione organica del Teorema di Gödel all’interno della logica Fuzzy.

2.3. Il processo di categorizzazione dell’approccio qui proposto, può essere

delineato40 partendo da una maggiore interazione tra l’elaborazione del Wittgenstein

delle Ricerche Filosofiche41 e quella di Jackendoff in Semantica e cognizione42, la quale

è maggiore anche rispetto a quella funzionalmente intesa

dallo stesso Jackendoff.

Assumendo la semantica come interna a tutto il processo cognitivo, quest’ultimo

presenta un processo di categorizzazione basato su tre tipi di condizioni

innanzi tutto non possiamo fare a meno delle condizioni necessarie: per esempio red «rosso» deve

contenere la condizione necessaria COLORE, […] in secondo luogo abbiamo bisogno di condizioni

graduate […] tali condizioni specificano un valore focale o centrale per un attributo continuamente

variabile […] chiamerò tali condizioni col nome di condizioni di centralità. In terzo luogo abbiamo

bisogno di condizioni che siano tipiche ma soggette ad eccezioni […] fasci di tali condizioni di

40 A. Givigliano, Teorema…, cit. 41 L. Wittgenstein, Philosophische Untersuchungen, Blackwell, Oxford 1953, , tr. it. di R. Piovesan e M. Trinchero, Ricerche Filosofiche ,Einaudi, Torino 1995. 42 R. Jackendoff, Semantics and Cognition, Mit Press, Cambridge Mass. 1983, tr. it. di M. G. Tassinari, Semantica e cognizione, Il Mulino, Bologna 1989.

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A. GIVIGLIANO, Senso e Complessità. Una lettura fuzzy 11

tipicità portano a quei fenomeni di somiglianze di famiglia descritti da Wittgenstein43

Il contributo di Wittgenstein non deve essere limitato all’interno del terzo tipo di

condizioni (le interazioni-relazioni) che costituiscono le dimensioni della rete lungo le

quali sono presenti le posizioni che identificano il soggetto, e che possono essere

rappresentate come giochi linguistici di tipo complesso. Il soggetto è continuamente

costruttore/modificatore delle proprie posizioni, ne è costruito/modificato, per mezzo

delle situazioni su base comunicativa attraverso le quali si sviluppa la dinamica della

“unità complessa” che è la rete. Le attribuzioni di senso, costruite in un determinato

spazio ed in un determinato tempo, sottopongono le condizioni individuate da

Jackendoff ad interazioni secondo i tre principi della complessità, in modo tale che il

senso diventa un’emergenza, all’interno del gioco linguistico costruito/modificato

continuamente, a sua volta costruttore/modificatore instancabile. Tale emergenza è il

risultato delle interazioni dovute alla costruzione fuzzy degli insiemi di riferimento, e

delle stesse nozioni strutturali, caratterizzanti i tipi di condizioni44.

3. Conclusioni

Il mutamento di prospettiva della logica all’interno nell’architettura generale di

riferimento della metodologia della ricerca sociale, il passaggio dalla logica classica alla

logica Fuzzy; l’assunzione di un punto di vista derivante dall’approccio complesso

delineato strutturalmente, in prima istanza, nei tre principi della complessità da E.

Morin; l’identificazione della realtà come una rete sociale di interazioni-relazioni su

base comunicativa, mostrano come ci sia bisogno di un nuovo modo di intendere la

43 R. Jackendoff, Semantica…, cit., p. 209. 44 Ogni interazione si sviluppa in un proprio spazio ed in una propria situazione temporale. Questo permette una rielaborazione delle condizioni identificate da Jackendoff, e dello specifico gioco linguistico in questione, alla luce dei tre principi della complessità: il senso è dato dalle evidenze prodotte dalle funzioni di appartenenza costruite sulla base di questo modello sintattico/semantico/pragmatico.

Page 12: SENSO E COMPLESSITÀ - Corso di Studi interclasse in Comunicazione e … · dimenticare il piú possibile; oppure abbandonare l’idea che la logica possa garantire la certezza assoluta

‘Ou’. Riflessioni e provocazioni’, Sensi del senso, vol.IX, 1, 2000, pp. 155-160

A. GIVIGLIANO, Senso e Complessità. Una lettura fuzzy 12

metodologia di fronte ad una realtà di per se stessa in costante mutamento.

Il problema della costruzione del senso45 è in una certa misura il problema della

posizione, dell’azione, della costituzione stessa del soggetto e delle sue interazioni con

fenomeni di cui è indiscutibilmente parte. Come ricorda Popper la verità oggettiva non

può che essere un “ideale regolativo”46 poiché l’oggettività è una questione

indipendente dal tipo di logica usata. Nel mondo delle relazioni sociali il senso non può

quindi che essere una questione di grado, una questione a cui la costruzione delle

funzioni di appartenenza fornisce una risposta, tale che, attraverso il mutamento della

prospettiva logica, permette di comprendere come, e in che misura:

“solo in logica e in matematica le definizioni aderiscono perfettamente ai concetti, mentre le cose della

vita pratica sono di solito troppo complicate per poter essere rappresentate con espressioni nitide e

concise”47

45 Senso che identifica in maniera complessa sia le componenti soggettive sia il loro contributo alla costruzione del senso sociale, e nello stesso tempo anche i risultati dovuti ai processi di modifica che le prime subiscono a causa della loro riproduzione e delle loro interazioni con il secondo. 46 cfr. K. R. Popper, Conjectures and Refutantions. The Growth of Scientific Knowledge, Routledge & Kegan Paul, London 1963, tr. it. di G. Pancaldi, Congetture e confutazioni, Il Mulino, Bologna 1972; K. R. Popper, Realism and the Aim of Science. From the Poscript to the Logic of Scientific Discovery, a c. di W. W. Bartley III, Hutchinson, London 1983, tr. it. di M. Benzi, S. Mancini, Poscritto alla Logica della scoperta scientifica, Il Saggiatore, Milano 1994. 47 M. Minsky, The society of mind, Touchston book, New York, 1985, tr. it. di G. Longo, La società della mente, Adelphi, Milano 1989, p. 66.