scuola secondaria di 1° grado “galileo galilei” - … · 2012-04-10 · commissario maigret,...

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Anno scolastico 2011/12 Numero 6 SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO “GALILEO GALILEI” - REGGIO CALABRIA SEDE: Via D. Bottari, 1 (Piazza Castello) - 89125 Reggio Calabria TEL: 0965/892030 (Centralino) - 0965/894522 (Fax)

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Anno scolastico 2011/12 Numero 6

SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO

“GALILEO GALILEI” - REGGIO CALABRIA

SEDE: Via D. Bottari, 1 (Piazza Castello) - 89125 Reggio Calabria

TEL: 0965/892030 (Centralino) - 0965/894522 (Fax)

P a g i n a 2

Il Dirigente Scolastico

Dott.ssa Piera Caltabiano

Si sovraccarica sempre più la Scuola di

oneri e aspettative di cui la si reputa

successivamente responsabile, obliando

che soltanto una possente capacità

educativa del “sociale” le consente di

essere veramente forte. Occorrerebbe

pensare ad una “cultura per la scuola” e

ad una scuola che lavori con la “cultura”,

intesa in senso lato ed in connessione

osmotica con la realtà territoriale e

antropica.

Di fronte a un mondo che cambia

continuamente e in modo così accelerato,

di fronte alla complessificazione sempre

maggiore del nostro sistema socio/

economico/culturale, alla nascita esplosiva

di nuove professioni e al declino sempre più

frequente di quelle tradizionali, la strategia

più razionale ed efficiente per pilotare il

cambiamento senza essere travolti dalla

storia in atto o condannati a un inutile

lavoro sisifico di innovazione, sempre

destinato ad essere vanificato, è la

flessibilità.

Ed in effetti, il compito precipuo della

Scuola che da sempre è promuovere nei

giovani, una equilibrata ed integra

formazione umana, oggi richiede,

indiscutibilmente, il pieno possesso di

quelle perizie/competenze indispensabili a

districarsi nel difficoltoso percorso

esistenziale del terzo millennio, nella

“società conoscitiva” che postula forme di

apprendimento aperte, flessibili, attive e

soprattutto a carattere continuo e

permanente. L’istanza matetica deve quindi

prevalere sull’istanza didattica.

Solo in tal modo, in uno scenario così

complesso e cangiante in cui non c’è posto

per l’incertezza e l’attesa, potremo

accrescere i cardini della costruzione della

persona in cui autostima, sicurezza,

decisionalità, conoscenza delle proprie

forze e della proprie debolezze formeranno

l’uomo che, dopo aver appreso a imparare

e acquisito gli atteggiamenti fondamentali

per capire il mondo e per sapersi orientare

in esso, continuerà per tutta la vita a

imparare e ad esercitare il suo mestiere di

uomo responsabile, cioè capace di

rispondere a vantaggio dell’umanità alle

sfide dell’universo.

EDITORIALE G a l i l e i ’ s N e w s

P a g i n a 3 G a l i l e i ’ s n e w s

Autrice: Katherine Paterson Casa editrice: Mondadori. Il libro narra le avventure di Jess e Leslie, due amici

inseparabili, che costruiscono una roccaforte nel magico mondo di Terabithia, un luogo immaginario dove condividono storie e sogni, finché qualcosa di terribile "romperà l'incanto". Leslie muore e Jess si sente solo. Per non far perdere la magia a Terabithia, decide di scegliere un'altra regina: sua sorella May Belle. A me è piaciuto molto questo libro e consiglio a tutti i miei coetanei di leggerlo perché fa riflettere sul valore dell'amicizia e della condivisione di riflessioni, emozioni e sogni.

F. De Stefano 2a A

Un ponte per Terabithia

Gli adulti sono sicuramente diversi dai bambini, in tutto; hanno dei comportamenti più maturi, mentre i bambini

sono infantili. Ovviamente, tutti gli adulti sono stati bambini, per cui hanno dovuto affrontare molti cambiamenti nella fase che tutti i ragazzi della mia età stanno ora percorrendo: l’adolescenza. Questi sono gli anni in cui il nostro corpo è in pieno movimento e subirà cambiamenti fisici e psicologici. Ci sono delle esperienze che ci fanno maturare. Così è capitato a Hermann Hesse, autore del racconto autobiografico: “La mia prima avventura amorosa”. Egli è cambiato da

quando ha cominciato a non badare alle ragazze e da allora è infatti riuscito ad invitare a pattinare persino una ragazza. Confrontando i miei comportamenti, ho notato differenze tra quelli di quando ero bambina e i miei attuali, mi sto accorgendo sempre di più che non sono una bambina. Ho imparato a legarmi alle persone che non fanno parte della mia famiglia, agli amici, che ritengo più importanti, ho imparato a stringere amicizie. A contribuire alla mia maturazione ci sono anche gli scout, che mi hanno aperto ad un mondo pieno di amicizie. Ho capito quali sono i veri valori della vita, tra cui la semplicità e l’amicizia. Provando sensazioni comuni e comuni esperienze si è costruito un legame tra me e queste ragazze. Gli scout mi hanno anche aiutato a sfruttare i miei talenti. Inoltre legandomi alla mia compagna di banco Erminia, ho capito quanto sia bella l’amicizia.

Classe 3a A

La mia prima avventura amorosa

Il genere di libri che appassiona i ragazzi è quello giallo, in particolare di uno dei più grandi maestri: Georges Simenon. Il protagonista dei suoi libri è il commissario Maigret, un uomo massiccio e alto, che porta sempre la bombetta e ama

fumare la pipa. Le inchieste di Maigret sono la ricostruzione della verità umana fino ad arrivare al dramma che è stato commesso e, quindi, al colpevole. La narrativa di Simenon inserisce diversi personaggi appartenenti tutti alla piccola borghesia e alla nobiltà, che si ritrovano in situazioni spiacevoli e drammatiche. Questo libro in particolare è veramente

La prima inchiesta di Maigret

mozzafiato, avvincente ed emozionante. È il 15 Aprile 1913, la Polizia Giudiziaria si chiama ancora Sureté e Jules Maigret, segretario del commissario Le Bret del quartiere di St. Georges, non immagina che stia per iniziare la sua prima inchiesta. Ha 26 anni, conosce a memoria il regolamento interno ed è sposato da cinque mesi con una ragazza arzilla. Da quando è alla polizia, è passato per tutte le mansioni possibili e alla prima difficoltà pensa di dare le dimissioni. Ma all’una di notte arriva al commissariato un uomo, che gli dice di aver sentito delle urla di donna provenienti dalla casa di una delle famiglie più in vista della città. Ecco, così, che dovrà svolgere la sua prima indagine.

E. Bolognese 2a A

Recentemente abbiamo effettuato una visita al centro di recupero TARTANET, a Brancaleone, in provincia di Reggio Calabria dove abbiamo avuto l’opportunità di osservare una meravigliosa creatura marina : la tartaruga Caretta Caretta. Syra era molto curiosa con il suo guscio, la sua piccola coda e quegli occhi che ogni tanto si riuscivano ad intravedere dall’ acqua. L’obiettivo principale di Tartanet è attuare una efficace strategia di conservazione a lungo termine, attraverso la creazione di una rete di presidi in grado di contribuire alla riduzione delle minacce per la Caretta Caretta, una specie in via d’estinzione. I centri si occupano di salvare e curare esemplari di tartaruga pescati dalle reti dei pescatori o trovate sulle spiagge. Dei 14 Centri di Recupero, 5 sono stati realizzati proprio nell’ambito del progetto TARTANET. Le nuove strutture sono sorte nel Parco Nazionale del Gargano, nel Parco Regionale della Maremma, nel Parco Nazionale dell’Asinara, a Brancaleone e nell’Area Marina Protetta di Punta Campanella. I Centri operano attraverso interventi coordinati e secondo procedure standard, mirate al corretto recupero e cura degli animali. Sono strutture complete di studio veterinario attrezzato con sala operatoria, apparecchio a raggi x, microscopio e vasche per le tartarughe riabilitate. Dal 2005 ad oggi i Centri

Tartanet hanno recuperato più di 700 testuggini marine, la maggior parte delle quali erano state catturate accidentalmente con attrezzi da pesca e consegnate direttamente dagli stessi pescatori. Proprio per ridurre i rapporti con la pesca professionale, nel corso del progetto sono stati sperimentati sistemi a basso impatto come gli ami circolari e il TED (Turtle Exluded Device), un dispositivo che permette la fuoriuscita della tartaruga dalle reti a strascico. Gli esperimenti condotti hanno mostrato che gli ami circolari riescono a diminuire le catture accidentali senza però diminuire il pescato. Questo li identifica come possibili sostituti degli ami tradizionali. Anche i risultati sui TED sono stati incoraggianti, ma non abbastanza da essere trasferiti subito al settore della pesca . Le Caretta Caretta sono tornate a nidificare sulle coste italiane. Finita la visita abbiamo potuto assistere alla liberazione di Syra, l’unica tartaruga rimasta nel centro . In seguito, abbiamo pranzato all’ agriturismo denominato ‘Il bergamotto’ dove abbiamo avuto l’occasione di fare una breve passeggiata al greto del torrente Amendolea, per stare a contatto con la natura . E’ stata una gita divertente ed emozionante, ma allo stesso tempo istruttiva .

C. Romeo e M. Crea 2a E

P a g i n a 4 G a l i l e i ’ s N e w s

Martedì 20 dicembre, insieme alla 1a A, ci siamo recati in visita alla fattoria urbana di Catona. Dopo che la guida ci ha spiegato che essa è definita urbana perché ci sono animali di varie specie è iniziata la visita vera e propria. Nella prima tappa ci siamo recati presso la voliera, dove c’erano i pavoni e i fagiani.

Qui ci hanno spiegato la differenza tra il fagiano maschio e femmina, che consiste nella quantità e qualità delle piume, che nelle femmine si mimetizzano. Inoltre, ci hanno parlato del pavone, che possiede una coda di due metri circa di diametro, utilizzata per la difesa. Quando questa è aperta, sembra avere tanti occhi e per questo viene chiamato “uccello dai cento occhi”. Continuando la visita abbiamo osservato: oche, papere e anatre.

Le prime sono quelle con il collo lungo, le papere hanno il piumaggio bianco, mentre le altre possono avere diversi colori. Gli uccelli acquatici, a differenza degli altri riescono a galleggiare, perché sotto le piume hanno delle ghiandole che producono un olio che le rende impermeabili. Inoltre ci hanno spiegato la

P a g i n a 5 G a l i l e i ’ s n e w s

differenza tra gli animali acquatici e terrestri: i primi hanno il becco piatto, le penne impermeabili e le zampe palmate; i secondi hanno il becco appuntito, le zampe non palmate e le penne non impermeabili. In seguito abbiamo visto un tipo particolare di mucca: “la bruna alpina”, fornita di corna, che sono di diverso colore ( la base scura, il centro chiaro e la punta nera); nella parte centrale ci sono delle circonferenze bianche che corrispondono alla sua età. Essa è un erbivoro e possiede quattro stomaci che servono per farle digerire la cellulosa, sostanza contenuta nelle fibre vegetali dal quale l’erbivoro trae energia.

Ci siamo recati anche nella Grotta di Babbo Natale dove abbiamo consegnato le lettere precedentemente scritte e, da qui, siamo andati nelle scuderie dove abbiamo visitato i cavalli. Qui ci hanno spiegato che, al contrario degli altri animali, il cavallo ha una sola unghia chiamata zoccolo, nella quale si inchioda il ferro di cavallo. Inoltre il maschio si distingue dalla femmina, per la sua criniera folta.

C. e G. Pontari 1a C

In questo periodo, si sente parlare sempre

più spesso, di un problema grave: il degrado

ambientale. A differenza di quanto si possa

pensare, non tutti sanno cosa sia l’ambiente.

La risposta più semplice potrebbe essere “il

verde che ci circonda”, ma in realtà esso è

ben più complesso, poiché i vari elementi

sono collegati tra loro da una stretta rete di

relazioni.

In questi ultimi due secoli il progresso ha

influito pesantemente sull’ambiente,

alterandolo, con conseguenze drammatiche

per la stessa sopravvivenza delle specie

viventi.

Il degrado ambientale, strettamente collegato

a quello della vita di tutti gli esseri viventi, fa

capo a un duplice problema: il rapporto

uomo-natura e quello tra popoli avanzati

tecnologicamente e popoli arretrati o, in via di

sviluppo .

Fin dalla comparsa sulla Terra, l’uomo ha

segnato profondamente l’ambiente con la sua

presenza per creare le condizioni della

propria sopravvivenza e del proprio

benessere. Per far ciò, ha però disboscato

foreste, messo a coltura i terreni, spianato

alture, addomesticato e ucciso animali; man

mano il “progresso”, la “scienza” e la

“tecnologia” gli hanno fornito strumenti

sempre più potenti ed efficaci per piegare la

natura alle proprie esigenze. Tutto questo ha

però avuto un prezzo: le drammatiche

conseguenze che vediamo ogni giorno ai

telegiornali e che rischiano di trascinarci in

una catastrofe irreversibile.

Noi pensiamo che deturpare un bene così

grande a noi concesso è un vero scempio.

Per questo ci dovremmo aiutare gli uni con gli

altri a non inquinare l’ambiente. C. Romeo e M. Crea, 2a E

Uno dei problemi più gravi in Italia è quello

dei rifiuti solidi urbani che, generalmente,

avviene nelle discariche inquinando

notevolmente l‘ambiente che ci circonda. Per

affrontare questo problema è importante che

ognuno di noi partecipi alla salvaguardia

dell’ambiente attraverso la raccolta

differenziata. Perché effettuare la raccolta?

Sicuramente riusciremo a ridurre il volume

dei rifiuti che vanno in discarica,

recuperando la materia che può essere

riutilizzata: vetro, carta, cartone, plastica, se

opportunamente separati, saranno impiegati

nei cicli produttivi, con un risparmio di

materia prima ed energia. La sostanza

organica viene trattata negli impianti di

compostaggio dai quali esce come terriccio e

poi utilizzata nella coltura di terreni agricoli.

Nessuno, oggi, può buttare i rifiuti senza

pensare. Smaltirli correttamente, ci aiuta a

proteggere l‘ambiente e noi stessi.

Basta partire da un piccolo gesto per

generare un cambiamento: “Tante goccioline

formano un oceano “.

Sono cittadina italiana, europea ma

soprattutto del pianeta!!! Darò certamente il

mio contributo perché questo è il mondo in

cui devo vivere, in cui voglio vivere. M. Crea 2a L

P a g i n a 6 G a l i l e i ’ s N e w s

La sera del 13 Gennaio 2012 è stata definita “Maledetta”, a causa del naufragio della nave da crociera Costa Concordia, guidata dal Capitano Francesco Schettino. L’imbarcazione era partita per un viaggio nel Mediterraneo, con a bordo 4.229 persone. Alle ore 21.42, la nave ha urtato contro uno scoglio dell’isola del Giglio, provocando un’apertura sul lato sinistro dello scafo, facendo penetrare molta acqua in pochi minuti. Ciò ha rallentato la velocità, da 15 a 6 nodi, facendo prendere al Capitano la decisione di invertire la rotta. Intorno alle 22.58, la nave ha iniziato a inclinarsi e, alle 23.15, Schettino ha ordinato di far scendere i passeggeri, tra i quali alcuni già evacuati per decisione di alcuni membri dell’equipaggio. Alle 23.30, egli abbandona la nave, lasciando ancora molte persone a bordo, senza rispettare neanche l’ordine di risalire da parte del comandante Gregorio De Falco della Capitaneria di Porto di Livorno. Al momento ci sono: 17 vittime, 16 dispersi e, come se non bastasse, è anche possibile un grave disastro ambientale, a causa del versamento in mare di 2.400 tonnellate di olio

combustibile. Se questo si dovesse verificare, l’ecosistema dell’isola del Giglio e dell’Arcipelago Toscano sarebbe completamente rovinato. Per il recupero dell’imbarcazione, lungo e difficile, soprattutto perché la nave ha dimensioni doppie del Titanic, è stata chiamata l’azienda olandese Smit Salvage che prenderà provvedimenti e cercherà di svuotare, come primo punto, i serbatoi contenenti materiali inquinanti. Secondo il direttore di questo gruppo, il lavoro durerà da due a quattro settimane. Questa tragedia deve farci riflettere tantissimo, sulle responsabilità che si devono assumere e sulle conseguenze di comportamenti troppo superficiali.

R. Cambareri 2a L

Un interessante progetto, finanziato dalla Russia e dal Giappone, ha come obiettivo quello di clonare il mammut, attraverso il DNA ricavato dai resti dell’animale ritrovati in Siberia. Esso è un antenato dell’elefante e, a differenza di questo, non sopportava il caldo. Se l’esperimento dovesse riuscire, il mammut dovrebbe essere mandato a vivere in un luogo freddo. Come gli odierni elefanti, loro parenti più prossimi, anche i mammut potevano raggiungere dimensioni ragguardevoli. Il sostantivo "mammut", nella lingua parlata, è diventato un aggettivo di uso comune che sta ad indicare qualcosa di grande, enorme, massiccio.

Probabilmente i mammut pesavano circa 6 - 8 tonnellate, ma eccezionalmente i grandi maschi potrebbero aver superato le 12 tonnellate. La maggior parte delle specie, in ogni caso, erano grandi solo quanto un elefante asiatico attuale.

L. Muscatello e G.Puntillo 2a E

P a g i n a 7 G a l i l e i ’ s n e w s

Mercoledì 22 dicembre, accompagnati dalla professoressa di italiano, abbiamo visitato l'Archivio di Stato della nostra città, la cui ricca storia è in gran parte raccolta al suo interno. All'entrata, abbiamo firmato su un grande registro che documenta la nostra presenza dal punto di vista storico. Guidati da una gentile collaboratrice abbiamo osservato migliaia di documenti riguardanti la nostra città, antica colonia dei greci. Ella ci ha spiegato che i documenti recenti devono essere conservati per circa mezzo secolo nel deposito, così che nel tempo assumano importanza. Pertanto possiamo affermare che il compito dell'edificio è quello di tutelare e valorizzare il patrimonio storico attraverso i documenti. Al piano superiore era allestita una mostra di eleganti vestiti antichi di seta, tessuta nelle filande, che erano diffuse soprattutto nella provincia di Reggio come, ad esempio, Gallico e Cannitello. Alcuni di questi erano opera di uno stilista che emerse all'epoca: Domenico Versace. Proseguendo ci siamo spostati verso uno spazio riccamente decorato da incisioni di zinco, offerte dalla dottoressa Musolino. Abbiamo, infine, parlato sul nostro essere

calabresi e sull’esigenza di essere orgogliosi della nostra cultura.

C. Arcidiaco, F. Bruno 2a A

Giovedì mattina del quindici dicembre 2011, la splendida cornice culturale del Liceo Classico Campanella ha ospitato il terzo meeting di una campagna sostenuta dall’Avis per promuovere la donazione del sangue, un gesto di solidarietà che arricchisce chi lo dona e anche chi lo riceve. La nostra classe ha rappresentato tutto l’Istituto. Dopo il benvenuto della Dirigente Scolastica del Liceo Campanella, la Prof.ssa Maria Rosaria Rao e del presidente provinciale dell’Avis di Reggio Calabria il Dott. Domenico Nisticò, ha avuto inizio la conferenza. Erano presenti alcuni referenti dell’Avis regionale con il suo presidente, Paolo Marcianò, un professore di filosofia e l’assessore provinciale alla cultura Dott. Lamberti-Castronuovo. Abbiamo ascoltato molto attentamente gli interventi dei prestigiosi relatori, fra cui i presidi di varie e rilevanti scuole reggine; come ad esempio: il Vitrioli, la Spanò-Bolani e la Galileo Galilei. I numerosi discorsi hanno avuto un punto in comune: la rivalutazione del Liceo Classico Campanella, attraverso la storia delle origini greche della nostra città. La nostra preside ha concluso la conferenza trattando gli sport praticati dai greci nelle Olimpiadi, alle quali la nostra città ha partecipato più volte con valorosi atleti e vincendo.

E. Saraceno, A. Federico 3a A

Visita all'Archivio Di Stato

P a g i n a 8 G a l i l e i ’ s N e w s

MEETING AVIS

Il 24 Novembre 2011, una delegazione di alunni della nostra scuola “Galileo Galilei”, è stata invitata dall’AVIS presso il “Palazzo Campanella” per il convegno relativo al concorso Avis “RHEGION”. Siamo stati accolti dalle parole dall’Avv. Diego Geria che ci ha illustrato la storia, la religione, la cultura, l’ economia e lo sport di Reggio. Ha parlato di Giocasto fondatore della nostra città; di Ercole che, dopo aver salvato il vitello nelle acque dello stretto, ha avuto l’idea di fondare “VITULIA”, da cui deriva il nome Italia. Infine ha trattato di Oreste, in ricordo di quando venne a Reggio per purificarsi nei sette fiumi. Ha inoltre spiegato che, i Calcidesi nel raggiungere una località indicata dall’oracolo di Delfi, dopo giorni di viaggio, giunsero a Pallantion (Punta Calamizzi), dove avrebbero edificato una nuova città: Rhegion. Ha infine spiegato la religione, l’arte, la cultura, lo

“RHEGION … LE OLIMPIADI ”

Il 9 novembre 2011, nell’ambito di una serie d’incontri sul tema della Legalità, è stato chiamato a conferire il dr. Domenico Praticò, Presidente Regionale del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI). L’incontro aveva come slogan: “Simbiosi sport e scuola per creare campioni di vita”. Dopo le presentazioni di rito il dr. Praticò ha spiegato la vera funzione dello Sport, cioè quella dello sviluppo e della crescita dei giovani sia sul piano fisico che su quello psichico–caratteriale. Per meglio far comprendere il concetto ha fatto riferimento al detto latino: Mens sana in corpore sano cioè, l’esercizio fisico aiuta e stimola lo sviluppo mentale e caratteriale, rendendo il soggetto più forte e consapevole di sé. A tal riguardo si sono affrontati tre argomenti molto importanti: quello della salute, dell’impatto sociale e della legalità. Aspetto salutare: è stato evidenziato come una regolare attività fisica in età giovanile scolastica, giovi a porre fine o attenuare sensibilmente il problema dell’obesità infantile, molto accentuata nella società odierna. È naturale che vedersi con un fisico armonioso e in salute, fa acquisire autostima e voglia di esporsi, viceversa si va incontro a frustrazioni e depressioni con effetti negativi sul piano psichico e caratteriale (si è sempre di cattivo umore, tristi, ci si sente emarginati). Impatto sociale: lo sport permette di socializzare e relazionarsi con gli altri, entrando in contatto con soggetti e realtà socio ambientali diversi e distanti tra di loro. Le Olimpiadi, per esempio, mettono in contatto tra di loro atleti provenienti da ogni parte del mondo, differenti per colore della

pelle, religione, cultura, sesso, ma uniti dalla competizione sportiva, che deve essere sana e leale. Aspetto legale: lo sport ha dei valori etico morali a cui fare riferimento: lealtà, sana competizione, rispetto dell’avversario. Essi vanno rispettati ed osservati da tutti coloro che svolgono attività sportiva, sia a livello professionistico che dilettantistico. Come ogni altro aspetto della vita umana lo sport ha le sue regole da seguire e senza le quali nessun successo ha il sapore che merita. Una vittoria figlia dell’inganno, non ha alcun valore, mentre il successo raggiunto con lealtà e sacrificio rimarrà nella storia. In sostanza, ciò che il dr. Domenico Praticò ci ha voluto comunicare è il concetto che lo Sport non è solo attività fisica fine a se stessa ma un mezzo attraverso il quale trasmettere ai giovani il valore del rispetto delle regole, senza le quali il mondo vivrebbe in completa anarchia. Nella vita, come in una competizione sportiva, se non si rispettano le regole, non ci saranno veri vincitori ma solo sconfitti. Il vero scopo dello Sport, attraverso la competizione, è quello di creare non solo campioni sportivi ma, soprattutto, campioni di vita.

A. Alia 3a E

LO SPORT È LEGALITÀ

sport e il teatro. Poi la parola è passata al prof. Daniele Castrizio che ha illustrato la monetazione di Rhegion e il prof. Francesco Arillotta della Reggio Magno Greca. Successivamente, la Preside Rita Cananzi ha approfondito lo studio sull’arte di Reggio. Conoscere le nostre origini ci ha molto interessato e sicuramente la nostra scuola parteciperà al concorso Avis “RHEGION”.

F. S. Ieracitano, A. Paviglianiti, A. Teotino 3a E

P a g i n a 9 G a l i l e i ’ s n e w s

Il 4 Novembre l’Italia ha ricordato la fine della Prima Guerra Mondiale e, in tale occasione, le classi prime della scuola media statale Galileo Galilei, accompagnate dalle rispettive docenti, si sono recate alla Scuola Allievi Carabinieri di Reggio Calabria. In tale data, infatti, le caserme sono aperte al pubblico allo scopo di far conoscere le attività svolte al loro interno.

per l’Italia per eseguire servizi operativi. Un aspetto fondamentale dell’Arma è il rapporto con la gente. In moltissimi paesi e piccoli centri, dove mancano altre forze dell’ordine, ci sono infatti le stazioni dei Carabinieri. Queste hanno il 112 a cui si può rivolgere chiunque. Hanno comandi interregionali

collegati tra loro e costituiti da varie brigate tra cui quella a cavallo conosciuta in tutto il mondo. Nell’Aula Magna, dove si tengono le assemblee e le conferenze, abbiamo assistito alla proiezione di un video, che illustrava la storia dell’Arma. Dentro la caserma vi sono anche gli appartamenti per allievi e istruttori. Tutte le mattine, alle ore otto, viene effettuata la cerimonia dell’ “alza bandiera” in una piazza della caserma, durante la quale si canta l’inno nazionale. Tale “rito” si ripete la sera durante l’ammaina bandiera. In segno di rispetto i carabinieri attraversano correndo il piazzale durante le ore di pausa. Per gli allievi la sveglia è alle ore 6:30 e il rientro dalla libera uscita è previsto per le ore 22:30.

All’arrivo, siamo stati accolti da un ufficiale dell’Arma che ci ha illustrato l’origine. L’Arma è stata fondata il 13 luglio 1814 e ha vissuto grandi periodi nei campi militari e investigativi; ne sono testimonianze i riconoscimenti e le medaglie ricevute. L’Arma, nello svolgere le sue diverse funzioni, si avvale di specialisti in vari campi quali cinofili, elicotteristi, ausilio nel controllo delle coste, eccetera. Durante la nostra visita, abbiamo assistito a dimostrazioni di alcune attività dell’Arma, come l’individuazione delle tracce e il rilevamento delle impronte digitali con l’uso dei pennellini e della polvere magnetica. Le impronte rilevate durante i sopralluoghi, vengono inserite nel computer, dove sono contenuti i dati per l’identificazione. Abbiamo anche assistito all’utilizzo di un robot per trovare l’esplosivo e disinnescarlo e all’uso della tuta anti-esplosione, usata dagli artificieri insieme a tutti i mezzi di spostamento in dotazione all’Arma. Durante il percorso, ci è stato detto che l’edificio della scuola allievi carabinieri di Reggio Calabria era prima adibito ad ospedale psichiatrico. La caserma ha oggi un campo per l’addestramento. L’ultimo mese del corso viene svolto in giro

Subito dopo avviene il controllo delle camere. La caserma è dotata di un’infermeria. In una piazza più grande abbiamo incontrato due rappresentanti delle crocerossine, Corpo ausiliario che può avere due uniformi. Esse svolgono compiti di volontariato durante le emergenze nazionali ed internazionali; infatti è nato nel 1908, probabilmente a causa del terremoto; nel 2008 ha compiuto 100 anni. Nel corso del nostro giro abbiamo incontrato delle allieve, dato che da qualche anno è previsto anche l’arruolamento delle donne.

Scuola Allievi Carabinieri Reggio Calabria

P a g i n a 1 0 G a l i l e i ’ s N e w s

LA FESTA DELLE FORZE ARMATE

A cura di G. Cantarella, F. G. Lo Giudice, M. Matarazzo (1a C)

Carlo Alberto Dalla Chiesa nasce a Saluzzo (in provincia di Cuneo) il 27 settembre del 1920. Figlio di un carabiniere, vice comandante dell’Arma, non frequenta l’Accademia ma entra nei carabinieri come ufficiale di complemento allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Nel settembre del 1943 ricopre il ruolo di comandante a San Benedetto del Tronto, quando passa con la Resistenza partigiana. Finita la guerra con il grado di capitano, sposa a Firenze Doretta Fabbo, che gli darà tre figli: Nando, Rita e Simona. Nel 1949, arriva in Sicilia, dove vive le sue prime esperienze nella lotta contro la mafia, arrivando all’incriminazione di Luciano Liggio, e, fra il 1966 e il 1973, all’arresto di 76 capi mafiosi. Per i suoi ottimi risultati riceverà una Medaglia d’Argento al Valor Militare. Nel 1973 Dalla Chiesa è promosso al grado di generale di brigata. Un anno dopo è comandante della regione militare del nord-ovest, che opera su Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria. Seleziona una decina di ufficiali dell’Arma per creare una struttura antiterrorismo (la cui base è Torino): nel settembre del 1974 a Pinerolo cattura Renato Curcio e Alberto Franceschini, esponenti di spicco delle Brigate Rosse. Il governo del paese gli affida poteri speciali: viene nominato Coordinatore delle Forze di Polizia e degli Agenti Informativi per la lotta al terrorismo, una sorta di reparto speciale del Ministero dell’Interno, creato proprio per contrastare il

fenomeno delle Brigate Rosse che in quegli anni imperversava con un riferimento particolare alla ricerca investigativa dei responsabili dell’assassinio di Aldo Moro. Grazie a Dalla Chiesa e ai suoi solleciti al Governo del Paese, in questo periodo viene formalizzata la figura giuridica del pentito. Facendo leva sul pentitismo arriva ad individuare ed arrestare gli esecutori materiali degli omicidi di Aldo Moro e della sua scorta, oltre che centinaia di fiancheggiatori. Alla fine del 1981, diviene vice comandante generale dell’Arma. Nel mese di maggio del 1982 viene inviato in Sicilia come prefetto di Palermo per contrastare l’insorgere dell’emergenza mafia.

P a g i n a 1 1 G a l i l e i ’ s n e w s CARLO ALBERTO DALLA CHIESA

La sera del 3 settembre 1982, Carlo Alberto Dalla Chiesa è seduto al fianco della giovane seconda moglie (sposata da soli 54 giorni) Emanuela Setti Carraro, la quale è alla guida di una A112 in via Carini a Palermo. L’auto viene affiancata da una BMW con a bordo Antonino Madonia e Calogero Ganci, i quali fanno fuoco attraverso il parabrezza, con un fucile Kalashnikov AK-47. Nello stesso istante, il veicolo con a bordo Domenico Russo, autista e agente di scorta del prefetto Dalla Chiesa, viene affiancata da una motocicletta guidata da Pino Greco, che lo fredda. Non potremo mai dimenticarci di uomini come Dalla Chiesa che hanno sacrificato la loro vita per dare a noi un’esistenza più serena. Questi sono secondo me i veri “eroi”!

G. Marrara 3a D

La vita è una cosa meravigliosa. Non sempre però si vive come in una fiaba. Ci sono dolori improvvisi, sofferenze che mai nessuno avrebbe immaginato, angosce che si portano dentro e che non si danno pace. Non tutti sono in grado di affrontare problemi di questa natura e di sopportare pesi così gravosi. Ognuno, secondo la propria sensibilità, ha un modo tutto proprio di vivere le difficoltà. Spesso, qualcuno ne rimane sopraffatto e cerca aiuto ma non ne trova. Molte tragedie, lutti, sofferenze, malattie, ingiustizie si consumano nell’indifferenza totale degli altri. La vita deve essere vissuta fino in fondo e, secondo me, ognuno dovrebbe decidere e gestire la propria esistenza nel bene e nel male. Essa è un dono e neanche davanti al più malvagio degli uomini si dovrebbe ricorrere alla morte. L’uomo che sbaglia, sconta la

pena proprio vivendo. Perfino i “grandi cattivi della storia” non dovrebbero essere eliminati dai rivali. Saddam Hussein e Muammar Gheddafi sono stati gli ultimi uomini di Stato braccati e giustiziati, secondo modalità diverse, perché ritenuti veri e propri mostri, nemici dell’intera società civile. In realtà anche i loro avversari, ricorrendo all’omicidio, si sonno dimostrati incivili, ingiusti, al di fuori di ogni regola umana e divine che dovrebbe guidare gli uomini verso la misericordia e l’idea che la pena vada scontata, senza il trionfo della morte.

Un immigrato va in un altro paese per trovare condizioni di vita migliori, per cercare lavoro, sicurezza, ma ciò che trova è insicurezza e maggiori problemi. Egli, con sacrificio, lascia la propria famiglia e si inserisce in un posto sconosciuto in cui i problemi derivano dalla sua questione sociale. Spesso nel suo paese d’origine c’è la povertà e i diritti umani vengono violati e, quindi, si immagina un luogo felice e armonioso, ma ad accoglierlo c’è solo l’indifferenza della gente. Tutto parte da pregiudizi. Ad esempio, si dice che le bionde manchino di cervello, che le donne guidino male, che gli italiani siano mafiosi e donnaioli, che gli irlandesi bevano tutti. Ma non è così; ci sono nel mondo scienziati donne, e italiani corretti e rispettosi delle regole, donne abili a guidare e irlandesi sobri. Nella nostra società si parla di solidarietà per gli immigrati ma, poi, riaffiorano discorsi riguardanti i luoghi comuni. Ci si ferma all’apparenza. Si dice che gli immigrati siano sporchi, ci prendano il lavoro, rubino. Senza riflettere che gli immigrati si occupano di attività molto umili

che noi non faremmo mai. Partendo dal fatto che sono esseri umani capiamo che sono normali e uguali a noi. Per questo, tali pregiudizi, dovrebbero essere superati. Forse alcuni di loro hanno infangato il nome degli altri immigrati, commettendo atti non decorosi, ma non per questo, si deve generalizzare. Tutto ciò è frutto solo di pregiudizi, pertanto, ogni immigrato, come ogni persona, ha il diritto di essere giudicato non per quello che sembra, ma per quello che è.

A. Federico 3a A

P a g i n a 1 2 G a l i l e i ’ s N e w s

Non sapevo che i piemontesi, per obbligarci ad entrare nel loro Regno, compirono orribili rappresaglie, massacri, combattimenti che durarono molti anni, leggi speciali (come la legge Pica), stati d’assedio e lager. Chi avrebbe potuto immaginare che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti compirono a Marzabotto? In questo periodo stiamo studiando la problematica della Shoah in vista della Giornata della Memoria. Ma come successe agli Ebrei travolti dall’ Olocausto, centinaia di migliaia di meridionali furono uccisi dalle truppe sabaude. Il Sud fu unito a forza e i fratelli d’Italia arrivati dal Nord svuotarono da ogni ricchezza le facoltose banche meridionali, le regge, i musei, le case private, per saldare i debiti del Piemonte e costruire grandi patrimoni privati. Ricordiamo che il Regno delle Due Sicilie era, fino al momento dell’aggressione, il terzo paese, dopo Inghilterra e Francia, più industrializzato. Negli anni post-unitari vennero scritti saggi, libri, articoli e interventi sulla razza e l’inferiorità del Mezzogiorno. La nostra regione era indicata come “luogo di epi let t ic i -degenerat i , d i popolazioni superstiziose, tendenzialmente, per caratteri razziali e temperamento etnico, criminali”.

Era l’unico modo per far confluire la ricchezza dell’Ovest all’Est fino a pareggiare il livello, tutto questo in vent’anni. In questi 150 anni nel nostro Paese la politica è stata ben diversa, condannando il Meridione ad un’eterna arretratezza.

A. Laurendi e R. Restivo 2a I

Abbiamo appreso, attraverso lo studio della storia, che il nostro Meridione è sempre stato, terra di continue conquiste. Ma uno dei nostri ricordi più dolorosi è il periodo dell’ Unità e gli anni successivi. Dal Nord arrivarono quelli che si consideravano nostri fratelli e invece compirono il massacro più imponente mai subito da queste regioni.

La teoria lombrosiana (il suo ideatore Cesare Lombroso soggiornò tre mesi in Calabria) si basava sulla classificazione craniologica secondo la quale le teste più allungate (dolicocefale) dei meridionali erano un evidente segno di inferiorità rispetto a quelle dove la larghezza prevaleva sulla lunghezza (brachicefale) dei settentrionali. Quello che i nordici ci fecero fu, dunque, molto orrendo. Ma ciò che è più grave è che questa verità oggi si tace nei libri di storia e si celano molti documenti che lo raccontano. Una parte della penisola, obbligata a decadere, fu depredata dall’altra, che con il guadagno finanziò la sua crescita e ne ebbe beneficio, poi difeso con qualsiasi mezzo, incluse le leggi. Nacque così la famosa questione meridionale, quel ritardo che tuttora sussiste. Lo Stato Unitario non si impegnò mai fino in fondo a eliminare il dislivello tra Nord e Sud, malgrado la Cassa per il Mezzogiorno. La Germania nei primi anni di riunificazione spese, nei territori orientali molto più poveri, una cifra cinque volte superiore a quella che è costata in questi 50 anni alla screditata Cassa per il Mezzogiorno; inoltre ogni anno vi investe quanto gli Stati Uniti, con il Piano Marshall, inviarono dopo la seconda guerra mondiale, per la ricostruzione dell’intera Europa.

P a g i n a 1 3 G a l i l e i ’ s n e w s

Il cittadino è colui che ha diritti e doveri. I nostri diritti sono tutti scritti nella “Costituzione” e nella “Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo”. Un diritto interessante è l’Art.23 che sancisce il

diritto al lavoro, alla protezione contro la disoccupazione e alla fondazione dei sindacati. Mi ha incuriosito perché proprio adesso in storia, stiamo affrontando l’argomento sulla Seconda rivoluzione industriale e la situazione dei lavoratori del tempo. Mi ha fatto anche riflettere sul periodo che stiamo vivendo: la “CRISI MONDIALE”. Ormai in Italia, ma anche in altri Paesi, 1 lavoratore su 5 è disoccupato o in cerca di prima occupazione e ciò determina una situazione davvero allarmante. Il lavoro è importante per garantire una vita dignitosa a se stessi e alla propria famiglia. Lo Stato, in questo casi, interviene dando una quota alle famiglie più bisognose, ma

En el colegio paiamo muchas horas al día

y de todo aprendemos con alegría. Llevamos studiando

y con solidaridad compartimos las lecciones con verdaderos amigos.

Dudas, preguntas y problemas tenemos que aclarar

pero cuando toca la campana termina la semana.

V. Maiolo, G. Lopes, A. Labate,

S. Autelitano, G. Tommasini 2a H

Mis compañeros y yo

Hace tres años atravesé el umbral de esta escuela,

Ahora tengo que tomar una decisión, escoger la enseñanza superior.

He pasado momentos lindos aquí, con mis profesores y mis compañeros,

personas tan fantásticas que me han enrequecido y entretenido.

Nunca me olvidaré de ellos y de lo que han hecho para mí.

G. Marrara 3a D

Mi último año

purtroppo non a tutte. Così, per trovare condizioni migliori e un posto di lavoro, molte persone si spostano in altri Paesi. Ed è per questo che è importante essere cittadini del mondo. Non esistono solo diritti, ma anche doveri, che dobbiamo rispettare. Uno, strettamente legato al lavoro, è quello di lavorare con responsabilità. Una società, per migliorare e andare avanti, ha bisogno infatti di persone motivate a migliorare con il proprio lavoro la società. Spesso, però, questo bisogno non viene né percepito, né trasmesso da coloro che hanno un ruolo fondamentale nella società. Molti sono corrotti e non pensano al bene comune, ma al proprio interesse. Andando avanti la nostra società si potrebbe dissolvere nell’ombra del “dio denaro”. Essere cittadino del mondo significa conoscere ed intervenire in problematiche mondiali insieme per la promozione dello sviluppo economico e sociale, tutti uniti nei valori fondamentali di pace e giustizia!

L. Pitasi 3a A

P a g i n a 1 4 G a l i l e i ’ s N e w s

L’inizio della scuola

P a g i n a 1 5 G a l i l e i ’ s n e w s

... è un'occasione unica di crescita

Ed eccoci qua! A scrivere della nostra scuola media Galileo Galilei di Reggio Calabria, che il 29 settembre 2011 ha accolto le classi prime, con un esuberante spettacolo ricco di divertimento, allegria e vivacità, nella splendida cornice del Castello Aragonese. Questo piccolo spettacolo di benvenuto ha avuto lo scopo di invitare i nostri nuovi compagni ad una nuova avventura di vita e informarli che i prossimi anni li passeranno in serenità e compagnia. Ci sono state anche fantastiche esibizioni di cantanti, musicisti, pattinatori e tanto altro ancora. La performance che noi ragazzi abbiamo voluto creare, ha rappresentato ciò che siamo capaci di fare, attraverso le varie canzoni, come "Noi, ragazzi di oggi" e "Un amico è così"; insieme all'aiuto di alcuni docenti quali le prof.sse di musica, Corigliano e Bergamo. La festa si è conclusa con un'inaspettata standing-ovation, che ci ha fatto sentire fieri di ciò che siamo riusciti a dimostrare. È bello rivivere l'emozione del primo giorno in una nuova scuola, attraverso gli occhi dei nuovi ragazzi. Anche noi, come loro, abbiamo iniziato questa nuova avventura e allora ... “Forza, nuove leve, ... il vostro cammino comincia adesso... ma noi vi siamo vicini!” Dopo il grande show, siamo tornati a scuola per un grande buffet, in compagnia degli insegnanti e dei piccoli nuovi alunni, gustando e assaporando il delizioso banchetto di dolci offerto dall'Istituto. La nostra Dirigente Piera Caltabiano ha voluto trasmettere: "È un'occasione unica di crescita".

M. Dattilo e C. Muritano 3a I

Ai primi di settembre ho pensato: ‘’Wow, un nuovo anno di scuola è iniziato,

chissà quali pensieri, quali errori, quali emozioni messe fuori…

Si inizierà con la solita quotidianità, niente più rilassamento e oziosità,

si dovrà con impegno studiare e il pomeriggio fino a tardi i compiti elaborare!

Si dovrà dire addio ai pensieri incontrollati

e salutare i compiti in classe e i quaderni ordinati. Inizieranno le interrogazioni a tappeto

e i disegni di arte e tecnologia al completo.

Quando ci penso un po’ d’ansia mi viene. È normale, almeno così si sostiene.

Mah, in fondo è una bella vita che vado a fare perché mi sto allora a lamentare? NON ci si deve preoccupare!!!!’’

Valentina Velardi 3a G

IBICO, poeta greco di Reggio del VI secolo a.C., di famiglia aristocratica, ha vissuto alla corte di POLICRATE (o del padre di lui, EACE) a Samo, finché questi venne ucciso dai persiani nel 522. Il poeta viaggiò così per la Magna Grecia in cerca d’altre corti. Si formò alla famosa scuola poetica di Stesicoro, ottenendo così un quadro più completo dell’opera andata perduta del grande maestro del verso lirico, del quale il tempo ci priva di quasi tutta la sua produzione. Dai frammenti trovati possiamo ritenerlo anche un esperto artigiano di strumenti musicali. Secondo la leggenda, la sua morte avvenne, seppure in tarda età, per mano di ladroni; gli autori quindi vennero scoperti per l’intervento di uno stormo di gru che condusse alla scoperta dei responsabili. Forse, tale leggenda, nasce per l’analogia tra il nome del poeta ed il nome di una specie di gru. Antiche fonti indicano che nella biblioteca di Alessandria d'Egitto le opere di IBICO fossero raccolte in sette libri: si trattava di

carmi lirici di contenuto eroico (encomi) e poesie d’amore soprattutto in lode della bellezza degli efebi. CICERONE lo lodò considerandolo poeta d’amore più ardente degli altri poeti della Sicilia e della Magna Grecia. Tuttavia la maggior parte della sua produzione è andata perduta, e di queste composizioni poetiche possediamo oggi solo una sessantina di frammenti. Uno di questi, su papiro, ci permette di leggere la parte finale del cosiddetto “encomio a POLICRATE”, in cui IBICO elenca situazioni ed eroi della guerra di Troia, aggiungendo però di non volersi occupare di questo argomento perché preferisce ricordare alcuni eroi greci e troiani famosi per la loro bellezza, paragonando a questi lo stesso. Un tema comune in molte opere è quello della possessione amorosa, a cui il poeta risponde stancamente poiché colpito dall’amore in vecchiaia. Un altro carme proclama radiosamente che ogni stagione è tempo d’amore, così forte da gelare il corpo, a differenza della primavera che feconda la terra. La poetica di IBICO è caratterizzata da un grande uso degli aggettivi e dalla particolarità di inserire il significato del componimento dei versi centrali, nelle battute finali, in un uso discostato dalla poetica lirica.

CLEARCO (Kléarcos) fu uno scultore e bronzista di Rhegium (l’attuale Reggio Calabria) del V secolo a.C.. La bottega in

bronzo di CLEARCO era la più rinomata bottega della Magna Grecia considerata alla pari di quella di Fidia ad Atene. Le sue opere erano cosi celebri ed ammirate tanto da essere ospitate anche nei più importanti templi della Grecia. Costretto ad abbandonare la città per dissidi personali con i vecchi tiranni corrotti, la sua formazione artistica si compì nel Peloponneso dove raggiunse risultati prestigiosi. CLEARCO fu allievo di Eucheiro da Corinto (metà del VI secolo a.C.) che lo aiutò ad inserirsi tra gli spartani dove lavorò

persino nel santuario di Atena Chalkioikos, il principale tempio di Lakedaimon. Lì, secondo Pausania, realizzò la grande statua in bronzo di “ ZEUS HYPATOS”, la prima statua bronzea di grandi dimensioni che la storia ricordi. Si narra che non fosse capace di fondere le statue di grandi dimensioni ma da abilissimo artigiano del suo tempo forgiasse con il martello le lastre di bronzo, facendole adattare alle forme in legno e inchiodandole una all’altra. Questa era una tecnica antichissima; utilizzata da Learco, precursore della scuola di scultura reggina. Infatti, l’imponente statua di Zeus venne realizzata con questa arcaica tecnica.

P a g i n a 1 6 G a l i l e i ’ s N e w s

A cura di E. Pennestrì 3a G

IBICO DA REGGIO

CLEARCO DA REGGIO

Figlio di Eolo, Iocastro, o Giocasto (Iokastos), era ritenuto il mitico fondatore della città di Reggio Calabria. La sua figura si riconosce nell'immagine di un giovane seduto con un bastone che compare nelle monete reggine del V secolo a.C.. Sulla tomba di Iocastro, secondo la tradizione i Calcidesi si fermavano e ciò serviva a legittimare la loro presenza in questa parte dell'Italia. Iocastro, infatti, era uno dei sei figli di Eolo che ebbero un regno nelle coste dello Stretto, nelle Lipari e presso le coste orientali della Sicilia, tutti luoghi dove si registrerà la presenza calcidese.

Classe 2a A

GIOCASTO

La millenaria Storia di Reggio di Calabria inizia dall’ origine mitologica che risale al 2000 a.C. per proseguire con la fondazione come colonia greca nell'VIII secolo a.C. Fu una fiorente città della Magna Grecia e successivamente alleata di Roma. Poi fu una delle grandi metropoli dell'impero bizantino e fu sotto le dominazioni degli Arabi, dei Normanni, degli Svevi, degli Angioini e degli Aragonesi. Fu distrutta da gravi terremoti nel 1562 e nel 1783. Entrò a far parte del Regno di Napoli e del Regno delle Due Sicilie e passò quindi al Regno d'Italia. Nel 1908 subì le distruzioni di un altro terribile terremoto e maremoto, quindi fu ricostruita in epoca Liberty ma poi parzialmente danneggiata dai

bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Crebbe notevolmente nel corso del XX secolo ma nei primi anni settanta fu protagonista di grandi sconvolgimenti regionali, le cui conseguenze portarono ad un ventennio buio, dal quale però, grazie ad una serie di fortunate amministrazioni negli ultimi decenni, la città si è notevolmente ripresa, tornando ad essere secondo i dati demografici, economici e turistici protagonista nel panorama mediterraneo.

Gli insediamenti pre-greci, la civiltà meticcia e il nome "Italia" Gli storici antichi narrano che Reggio venne fondata su un precedente insediamento molto più antico che alcune leggende popolari, avevano attribuito ad Aschenez, pronipote di Noè, approdato sulla costa intorno al 2000 a.C.. Tale evento è ricordato attraverso il nome della "via Aschenez". «Aschenez in verità diede origine agli Aschenazi, che ora dai greci sono chiamati Reggini ». Altre leggende attribuiscono la fondazione a Giocasto, figlio del dio Eolo, il cui monumentale mausoleo sarebbe sorto sul promontorio di Punta Calamizzi denominato Pallanzio (Pallantiòn). Il territorio sarebbe stato poi uno dei luoghi della fatica di Ercole contro Gerione, il mostro con tre corpi. Si era dunque formato nei secoli anteriori allo sbarco dei greci un agglomerato più ampio con il nome di Rhegion (Ρηγίων), e prima ancora noto come Erythrà (Ερυθρά), abitato in epoche diverse da popoli appartenenti alle stirpi degli Ausoni, degli Enotri e infine degli Itali. Dionigi di Alicarnasso e Diodoro Siculo ci dicono che gli Ausoni erano stanziati nella zona di Reggio già intorno al XVI secolo a.C. Mentre gli Itali, secondo molte fonti tra cui lo stesso Dionigi di Alicarnasso, Tucidide e Virgilio, dicono che questi ultimi erano un ramo dei Siculi che non avevano seguito la maggioranza del loro popolo nel passaggio alla vicina Sicilia (dando poi il loro nome all'isola). Il piccolo nucleo rimasto al di qua dello Stretto era stato governato da un Re-Patriarca che con saggezza e generosità aveva conquistato il cuore dei propri sudditi, entrando nella leggenda popolare e nel mito come Re Italo. Alla sua morte i sudditi avevano deciso di assumere il nome di Itali. E con il tempo il territorio della punta dello stivale prospiciente lo Stretto aveva preso il nome di "Italia".

A. Marra, F. Aleo 2a G

Storia di Reggio di Calabria

P a g i n a 1 7 G a l i l e i ’ s n e w s

Per commemorare la Giornata della Memoria, la “G. Galilei”, il 26 gennaio 2012 alle ore 16.00 ha voluto offrire alla comunità, uno spaccato veramente emozionante e originale che ha visto in primissimo piano gli alunni della scuola. La recita, imperniata sul viaggio dei deportati ad Auschwitz, sul treno della morte, ha evidenziato l’ espressività dei ragazzi, la profonda sensibilizzazione verso la tematica trattata, la competente capacità di drammatizzazione. All’esibizione teatrale è seguita la declamazione di alcune poesie composte nel lager durante la prigionia dai sopravvissuti e dai parenti di internati tra le quali di grande effetto: “Lettera alla madre”, “Inferno”, “Le farfalle non vivono nel ghetto”; il tutto accompagnato da un ben modulato arrangiamento musicale di chitarre e flauti, ad opera di altri studenti che hanno supportato musicalmente anche le riflessioni spontanee dei giovanissimi, gli intrecci di danze, alcuni dolorosi frammenti del Genocidio, recitati in lingua originale. Durante le esibizioni scorreva un video, predisposto dagli alunni, in cui si è fatto riferimento a tutte le violenze, antiche e purtroppo anche contemporanee, che vengono espletate nel mondo, nei confronti di alcuni popoli e/o dei più deboli. Un’ampia e variegata cartellonistica, in cui affiorano creatività ed emotività, ha arredato le pareti della scuola con immagini significative delle barbarie umane. Don Valerio Chiovaro, punto di riferimento focale per tanti ragazzi, a cui si è sempre dimostrato molto vicino, ha espresso parole di apprezzamento ai protagonisti dell’evento, congratulandosi per la spontaneità ed il sincero coinvolgimento dimostrati. Così pure il vice presidente dell’Avis Diego Geria ha espresso ringraziamenti all’Istituzione Scolastica, sempre attenta alla formazione dei futuri cittadini, non soltanto per l’invito ma anche per il coinvolgimento di tanti alunni

nell’espletamento del concorso programmato dall’associazione umanitaria per l’a.s. 2011/2012 e soprattutto, per la sensibilità di tanti genitori di alunni della “Galilei”, che si stanno prodigando nella donazione di sangue. Un’alunna di III A Ludovica Pitasi ha realizzato un pregevole fumetto sulla Shoah dal titolo ”Il sogno della libertà” e l’intera classe III A ha apprestato, per un tuffo nel passato, un calendario: “I giovani ricordano la Shoah”, con una minuziosa cronologia dei tragici eventi, a partire dal 1933, corredata di disegni emblematici. Il fumetto e il calendario verranno messi sul sito della scuola. Si stima considerevolmente l’impegno encomiabile di tutti i docenti che con pazienza, passione, professionalità, amore, hanno consentito la concretizzazione delle attività sopra descritte. C’è da chiedersi come mai, in un momento così critico per il nostro Paese, attanagliato da problemi economici, di impiego, ecc., i nostri ragazzi, insieme ai numerosissimi genitori intervenuti, abbiano sentito il bisogno di esternare con passione e seria partecipazione la loro solidarietà e la loro vicinanza alle vittime delle mostruosità umane. È questo che in fondo ci fa guardare al futuro, con ottimismo e speranza.

Il Dirigente Scolastico Dott.ssa Piera Caltabiano

P a g i n a 1 8 G a l i l e i ’ s N e w s

P a g i n a 1 9 G a l i l e i ’ s n e w s

... Per sempre

Un fiore sbocciava ma subito appassiva

dentro di loro tutto moriva.

La dignità è stata distrutta, dimenticata ad Auschwitz,

come una cosa brutta.

Pianti, lacrime, disperazione alla vista dei loro cari

portati alla distruzione.

Solo voglia di sperare ma il pensiero

veniva a mancare.

Nel fumo se n’è andato, con dolore,

tutto quello che avevano sperato.

Scendeva il silenzio ed il nulla inghiottiva

l’UOMO straziato che tutto subiva.

Tanta sofferenza ci ha fatto imparare

e noi promettiamo di non dimenticare

Saremo fedeli

a coloro che hanno dimenticato il loro nome ed il loro passato …

per sempre!

C. Arcidiaco 2a A

Il 26 gennaio io e i ragazzi della mia scuola abbiamo interpretato il lungo ed estenuante viaggio verso Auschwitz , il famoso campo di sterminio situato in Polonia, nei panni dei tanti ebrei deportati da tutti i paesi governati dai nazisti mostrando e emulando tutto il terrore e la sofferenza che hanno dovuto subire attraverso canzoni, poesie , balletti e filmati. Fare questa esperienza per noi è stato molto importante perché ci ha fatto capire e vivere l’orrore, la paura e la tragedia sopportata da milioni di uomini, donne e bambini, colpevoli solo di non appartenere a quella, che un pazzo criminale di nome Adolf Hitler, aveva deciso fosse la razza “pura”. La deportazione degli ebrei nei campi di concentramento è stato il più grande genocidio della storia del mondo, una vergogna che gli uomini si porteranno dentro fino alla fine dei tempi. Nel nostro piccolo abbiamo cercato di interpretare questa tragedia, potendo solo immaginare la paura che hanno provato su quel treno soprattutto i bambini e i ragazzi come noi, che strappati alle loro vite, ai loro sogni, alle loro speranze si sono trovati stipati in un vagone come bestie verso un destino, che non avrebbero potuto mai immaginare. Quest’anno abbiamo studiato Il diario di Anna Frank, scritto da una ragazzina che purtroppo non è mai diventata grande, non ha potuto studiare come noi adesso facciamo, non ha potuto gioire o soffrire per il primo amore, come gioiamo e soffriamo noi, non ha potuto sbagliare, non ha potuto sognare, non ha potuto … non glielo hanno permesso.

P. Iero 2a L

SHOAH Come un fiore che è stato sradicato,

ad Auschwitz vi hanno deportato. Tante persone, tutte ammazzate, tante vite brutalmente maltrattate.

Innocenti bambini, senza alcun peccato, a cui il futuro è stato negato. Intere famiglie, cancellate,

le cui ceneri nell’aria sono volate. Di voi non ci si deve dimenticare,

per la vostra forza vi si deve ricordare.

E. Bolognese 2a A

L’olocausto degli ebrei

Questa giornata vuole commemorare

un dramma da non dimenticare

anni di sofferenza e torture

che lasciano ai posteri tante paure.

Anche gli ebrei sono esseri umani

ma vennero trattati come cani

la loro persecuzione fu atroce

e conobbero la via della croce.

Ma dopo anni di dura dittatura

ebbe un nuovo volto l’Europa futura.

Il giorno della memoria sta arrivando

e ai poveri Ebrei stiamo pensando.

Tante persone sono state fucilate

e poi dentro i forni crematori sono state mandate

il campo di concentramento li stava aspettando

mentre nei treni stavan viaggiando.

Giovani, bambini, mamme e papà

sono stati rapiti e portati là,

la pace era finita

e nessuno aveva più vita.

Un giorno gli Americani arrivarono

e tanti ebrei salvarono.

Che sfortuna quei deportati

rasati, umiliati e maltrattati

chiedevano pietà,

ma subivano solo crudeli atrocità.

Nelle baracche pregavano ogni dì,

chiedendo a Dio perché erano ridotti così.

Un triste giorno una S.S si presentò

e con in mano la loro vita giocò.

Nel loro cuore ormai speranza più non regnava,

pensando al triste destino che li riguardava.

Solo un gruppetto di Ebrei si salvò

e la loro umiliazione al mondo svelò.

N. Latella 2a A

Che tristezza!

I poveri ebrei, senza salvezza !

Né libertà, né giustizia

solo sofferenza!

Han sofferto

tra esperimenti e tormenti

i bambini, tutte le genti.

Solo una è la speranza

che teniamo stretta, stretta nel nostro cuore

che Gesù col suo grande amore

ci salvi tutti da questo orrore!

Che male abbiamo fatto per meritare tutto

questo?

Solo una è la spiegazione

che non tutti siamo dello stesso colore,

però siam tutti uguali.

Nel campo di Auschwitz.

le famiglie non esiston più

per questo orrore

che non si dimenticherà mai più! M. Imbalzano 1a E

P a g i n a 2 0 G a l i l e i ’ s N e w s

SHOAH

P a g i n a 2 1 G a l i l e i ’ s n e w s

DOMANI …

Domani il sole sorgerà di nuovo, ma forse non per me.

Io da qui non vedo nulla; solo il fumo nero

che s'innalza nel cielo, ed un enorme bagliore.

Bruciano i corpi,

a migliaia, bruciano i miei amici,

che non rivedrò mai più.

Ogni giorno aspetto cosa non so!

Forse un aiuto, ma non arriva mai.

Forse il sole sorgerà ancora, ma non per me.

F. De Stefano 2a A

Molti ebrei tanti anni fa, furono annientati, il perché non si sa! li ricordiamo nel giorno della Shoah. Di quei fatti atroci ho molto sentito, e per questo mi sono impietosito. Sicuramente erano tristi poveretti,

tutti rinchiusi dentro i “ghetti”! Solo se ci penso, mi si strazia il cuore

per quei bimbi ebrei nel dolore. Un ebreo imprigionato,

reagendo avrebbe commesso un reato. Per fortuna poi è finita

e molti son tornati alla vera vita! Ma sapendo ciò che è accaduto

nessuno può restare muto! A tutti se ne deve parlare

per non dimenticare! A. Iracà 1

a E

Se guardassi con gli occhi di quel povero bambino non capirei quel vestitino privo di colore che sono costretto ad indossare. Non saprei spiegare perché un adulto in divisa, che dovrebbe proteggermi, invece mi fa del male. E il mio lettino, i miei giochi, la mia casa che fine hanno fatto? Son spariti di soppiatto. Sto dormendo in un giaciglio di paglia e fango ammucchiato insieme ad altri bambini indifesi. Ho un numero scritto sul pigiamino, sarò forse il personaggio di un filmino? Riuscire ad immaginare e a capire è difficile per me, bambina nata nella bambagia del 2000, cullata, coccolata, spensierata. Vorrei che tutto ciò che vedo di quel passato sia smorzato da un adulto intelligente. Mi è difficile da pensare, ma un brivido mi assale e vorrei tornare a sognare le mie bambole e i miei giochi per non soffrire. Mi piacerebbe pensare che anche quei bimbi potessero sognare di vivere in un mondo di giochi e di sorrisi, perché noi bambini non possiamo pagare gli errori che gli adulti vanno a fare, per il desiderio di giocare il gioco dei potenti, che li fa agire come degli stupidi dementi.

C. Laurendi 1a E

La xenofobia, dal greco xenophobia (paura del

diverso), è la paura di ciò che è distinto per

natura, razza o specie, ossia un

atteggiamento sociale che spesso sfocia

nell'intolleranza, l'avversione e la

discriminazione nei confronti di un gruppo

etnico o di una razza.

Per la xenofobia ci sono due oggetti principali

verso cui si manifesta la fobia. Il primo è una

comunità ristretta presente all'interno di una

popolazione, che però non è considerata parte

di quella società; spesso si tratta di immigrati

recenti. Questa forma può provocare o

facilitare reazioni ostili e violente, come

l'espulsione di massa degli immigranti o, nei

casi peggiori, il massacro. La seconda forma è

sostanzialmente culturale e l'oggetto della

fobia sono alcuni elementi culturali che

vengono considerati alieni. Per evitare la

diffusione di queste culture differenti, vengono

svolte delle campagne politiche per esaltare la

purezza del proprio paese.

Nella nostra società, ancora oggi, la xenofobia

è molto diffusa e ce ne possiamo accorgere

benissimo quando al telegiornale sentiamo

parlare di violenza perpetrata nei confronti di

persone di etnie diverse.

Questi atti sono compiuti da tutti quelli che

non sono in grado di accettare una persona

“diversa” da loro: chi dimostra questa

affermazione è il famoso gruppo dei naziskin. I

naziskin si basano sulle tradizioni fasciste e

nazionalsocialiste e fanno dell'odio verso lo

straniero la loro forza trainante. Hanno una

visione del mondo frammentaria, tentano di

eliminare il "diverso" perché l'ignoto li

terrorizza, provando così a formare una

società chiusa in cui si possano sentire protetti

e inattaccabili e dove sono liberi di

manifestare la loro violenza condividendo con

gli altri le loro tesi razziste e xenofobe.

Tra le fila di naziskin e skinhead si collocano

quei giovani, di età spesso compresa fra i 17 e

i 20 anni, che si ispirano ancora oggi agli

ideali nazifascisti. Questi fanno propri

frammenti di cultura nazista e anche di altri

movimenti per la difesa della "razza bianca" o

della “razza pura”. I "neonazisti" esibiscono

con orgoglio i simboli a cui si ispirano: le

svastiche, le croci celtiche e gli altri vessilli

passati alla storia per i loro legami con le

dittature del '900. Hanno teste rasate e spesso

nel cuoio capelluto sono impressi simboli

esoterici e razziali.

Vestono giubbotti bomber con bretelle nere o

bianche e lacci bianchi. In alternativa vestiti

attillati neri, tute mimetiche, il tutto completato

da anfibi Doc Marten's spesso con punte in

metallo. Sul corpo tatuaggi con simboli nazisti,

fascisti, motti di lotta numeriche. All’interno di

questi gruppi ristretti questi ragazzi compiono

delle cose che non sarebbero riusciti a fare se

fossero stati soli.

Essi, proprio per sentirsi forti e uniti, ricorrono

agli ideali del nazismo o del fascismo:

movimenti che in passato imponevano le loro

leggi con la prepotenza sui più deboli, senza

dover rendere conto a nessuno per i gravi

crimini che commettevano.

A. Vallone 3a B

P a g i n a 2 2 G a l i l e i ’ s N e w s

E’ importante che i ragazzi e le ragazze, al

giorno d’oggi, riconoscano che sono soggetti

attivi nella vita. Molto spesso, i ragazzi

tendono a chiudersi in se stessi e non a

confidarsi con gli altri. Perciò, è necessario

motivarli ad assumere coscienza dei propri

diritti e doveri, per crescere consapevoli e

protagonisti in una città in cui gli spazi

vengono minacciati dalla presenza della

‘ndrangheta. Noi ragazzi di terza media, siamo

stati scelti per acquisire questo tipo di

Il periodo dell’adolescenza è il più bello della

nostra vita, però in realtà, è anche il più

difficile.

Tra i giovani è diffusa la sfiducia nelle proprie

capacità è questo crea angoscia e dubbi tra i

giovani. I ragazzi sono diversi tra loro sulla

base dell’ impegno con il quale affrontano un

compito.

Don Lorenzo Milani aveva affisso sulla porta

della sua scuola “I CARE” che significa “io mi

impegno”.

L’impegno è la molla più potente che permette

di superare gli ostacoli. Però per potersi

impegnare, è necessario avere fiducia nelle

mentalità, attraverso il progetto: ”VERSO UNA

CITTADINANZA ATTIVA IN UN CONTESTO

DI ‘NDRANGHETA”.

In questi incontri abbiamo imparato che è

molto importante riconoscere in noi la capacità

di essere attivi nella vita sociale e scolastica,

che tutti siamo uguali di fronte alla legge, che

dobbiamo difendere e salvaguardare i diritti

umani contro ogni forma di discriminazione e

criminalità e infine che è importante acquisire

quel senso di responsabilità in più per

dimostrare che siamo veramente soggetti

attivi nella vita sociale. Inoltre, abbiamo

compreso che la fiducia in sé e nel prossimo è

la chiave per una buona cittadinanza. Infatti se

io non ho fiducia in te e tu non hai fiducia in

me non può esistere un Noi!

Abbiamo sperimentato attraverso il nostro

corpo ad esprimerci e a conoscere nuove

personalità e modi di comunicare. Questi

incontri, anche se pochi, hanno lasciato in noi

quella consapevolezza che Noi giovani

saremo il futuro della società.! A.M. Alia, M. E. Fiumanò, S. Lamberti 3a E

proprie capacità.

L’impegno costa sacrificio e il non guardare

cosa fanno gli altri.

Esso è importante per dare senso alla nostra

vita. A. D’Agostino 2a L

EDUCAZIONE ALLA DEMOCRAZIA

P a g i n a 2 3 G a l i l e i ’ s n e w s

LODE ALL’IMPEGNO

DIVARIO TRA NORD E SUD TUTTA QUESTIONE DI STORIA

L’Italia, è il nostro Paese e di esso dovremmo andar fieri. È necessario impegnarsi per farlo diventare unito superando le differenze fra nord e sud. Infatti, proprio 150 anni fa, Giuseppe Garibaldi, dopo innumerevoli sforzi e sacrifici, consegnò il meridione d’Italia a Vittorio Emanuele II che, dopo averlo unito al nord, proclamò il Regno d’Italia. Così dopo l’unità tutti pensavano di poter superare i problemi di miseria, povertà ed arretratezza che aveva precedentemente caratterizzato il nostro territorio, sotto il segno di un’unica bandiera, dai colori verde, rosso e bianco. Essi allegoricamente simboleggiano: Il VERDE: la speranza dei patrioti di poter riunire la nostra bella Italia e di avere finalmente un governo giusto ed italiano; Il BIANCO: la purezza degli animi ed il candore degli ideali per cui hanno combattuto i nostri patrioti. Chiaro esempio di ciò è Goffredo Mameli, seguace di Mazzini, che preferì sostenere le sue idee a costo della vita,

Ancora oggi le differenze fra nord e sud sono palpabili in moltissimi campi: la lingua: i dialetti parlati al nord ed al sud sono divergenti, inoltre è diverso anche l’utilizzo che si fa dell’italiano; al nord, si modificano le parole e si fa diventare il dialetto un italiano, mentre al sud, si usano tempi differenti, come il passato remoto che al nord si usa pochissimo; la cultura: differisce sia in campo morale, che in quello gastronomico. Al sud si è molto attaccati alle tradizioni e alla famiglia, al nord si pensa maggiormente alle opportunità, mentre al sud c'è gente molto più solare e aperta; la mafia:: al sud questo è una mala pianta che non si è ancora riusciti ad estirpare, mentre al nord è quasi del tutto assente; l'immigrazione: che è minore al sud e massima al nord e ne accentua la modificazione della cultura; l’economia: al sud è sempre stata una forma di puro sfruttamento, sempre tagliata fuori dal mercato comune. Si è sempre pensato che il problema del Sud fosse un problema locale e settoriale. In realtà è una questione centrale dello Stato. Per poter chiarire i punti citati è necessario un viaggio storico della situazione socio-economico-industriale negli ultimi anni del Regno delle Due Sicilie. Nel Meridione, dopo l’unificazione, i problemi erano quelli dell’arretratezza economica,

della staticità delle strutture burocratiche e ministeriali, del protezionismo. Il sistema economico del Regno delle Due Sicilie era basato sul settore primario. Questi era infatti la fonte più importante ed in talune zone l’unica fonte di lavoro e di ricchezza. Dopo l’Unità d’Italia, la divaricazione fra Nord e Sud era data dalla diversità dei quadri sociali ed economici, mentre nel Settentrione avevano assunto già una configurazione di tipo capitalistico, nel Meridione si erano fermati ad uno stadio di tipo feudale caratterizzato da una tendenza conservatrice. La politica adottata dalla classe dirigente post-unitaria non solo ignorò il problema del divario sorto dopo l’unificazione, ma lo accentuò mettendo in crisi l’iniziativa industriale del Sud, che costituiva una situazione finanziaria di subordinanza e che impediva lo sviluppo degli slanci imprenditoriali. Con il passare degli anni, in particolare negli ultimi decenni del secolo, la situazione divenne disastrosa. Spero che in futuro queste differenze spariranno, perché noi meridionali abbiamo grandi capacità intellettive grazie all’istruzione che abbiamo potuto ricevere in seguito alla formazione dell’Italia, in modo da farci diventare un paese solido e libero da qualsiasi interferenza straniera, motivo per cui siamo nati.

terminata a soli 22 anni. Il ROSSO: il sangue dei volontari e patrioti che colorò le nostre montagne e strade durante i moti per la liberazione dei Borboni, qui al sud, e degli Austriaci al nord.

P a g i n a 2 4 G a l i l e i ’ s N e w s

A cura di E. Saraceno, 3a A

Mercoledì 9 Novembre la nostra preside Piera

Caltabiano ha predisposto un incontro con il presidente del Coni, Mimmo Praticò. Il tema era “Simbiosi, sport e scuola per creare campioni di vita”. Parlando in questo ambito la preside ci ha invitati a riflettere “sull’importanza dello sport per la formazione del nostro corpo”- inoltre, ha affermato che lo sport crea integrazione e socializzazione e permette alle persone di incontrarsi, creando le condizioni per

condividere interessi. Il presidente ha ribadito che lo sport, oltre ad essere un campo di allenamento, offre a chi lo pratica qualcosa in più e di migliore, a livello di rapporti sociali. Pertanto, noi non possiamo sottovalutarlo come scuola di vita e dobbiamo riuscire a imparare l’importanza del fair-play che esso insegna. Inoltre lo sport stimola i più timidi ad impegnarsi e a spendere tutte le proprie energie per raggiungere un obiettivo. La regola fondamentale dello sport è quella di battere il proprio avversario lealmente e, a tal fine durante gli incontri sportivi vi è la presenza di un arbitro. Egli, emettendo un fischio quando le regole non vengono rispettate, ferma i giocatori che riflettono sull’errore commesso. Un altro problema che si presenta nello sport è “la corruzione” degli arbitri che porta violenza o aggressività nei giocatori. Il signor Praticò ha invitato i ragazzi a basarsi “su una concorrenza leale e veritiera” senza la quale il gioco perderebbe il suo valore.

F. Firriolo, C. Pellicanò 3a A

Creare campioni di vita applicando le regole del fair-play

Da sempre lo sport è un modo per sfogarsi, divertirsi e stare in compagnia, se in un gioco di

squadra. È qualcosa da fare per il bello di giocare e competere, per vincere, per ottenere una coppa, un nastro, un trofeo, un titolo, un'onorificenza, un qualsiasi premio per il bello di essere riusciti a vincere, di essere stati il numero uno fra tutti.

Tuttora lo sport insegue questi valori ma, a parecchie persone, purtroppo, questi valori non bastano. Oggi una cosa a cui viene data più importanza del dovuto è il denaro, anche nello sport. Tutti i giocatori di tutti gli sport giocano per vincere, ma la differenza tra ieri e oggi è che una volta si desiderava vincere per il gusto di farlo, ora, invece, si fa per denaro. La gente è disposta a fare di tutto per il denaro, addirittura imbrogliare e corrompere. Quante volte accendendo il televisore ci capita di sentire al telegiornale di calciatori, portieri e arbitri corrotti. Quanti casi di corruzione si sono sentiti, in tutti gli sport, soprattutto nel calcio e nel pugilato. I campioni dello sport di oggi guadagnano cifre esorbitanti che poco hanno a che fare con i veri valori dello sport. I campioni con valutazioni altissime sono gestiti da manager e sponsor, spesso animati solo dal desiderio di guadagno. Questo perché si praticano scommesse sui risultati delle partite, cosa che una volta si faceva solo per le corse dei cavalli. Purtroppo molta gente è trascinata nel tunnel delle scommesse, portando le loro famiglie sul lastrico sperperando tutti i loro soldi. Per fortuna, però, esistono ancora veri campioni dello sport che si allenano con serietà e si impegnano per raggiungere risultati da loro davvero meritati, che dovrebbero essere da esempio per i giovani.

M. Dattilo 3a I

La corruzione avvelena lo sport, distruggendo lo spirito che lo anima.

Le Olimpiadi o giochi olimpici, sono un evento sportivo quadriennale in cui i migliori atleti del mondo si sfidano

in quasi tutte le discipline praticate nei cinque continenti. Anche se l’Olimpiade è in realtà l’intervallo temporale di quattro anni che separa un’edizione dall’altra, spesso il nome è utilizzato al posto del nome Giochi. Essa è stata conteggiata anche nei Giochi olimpici del 1916, del 1940 e del 1944, di conseguenza, i giochi

di Pechino 2008, ne hanno rappresentato la ventinovesima edizione. I giochi sono chiamati Olimpici per ricordare i giochi che si svolgevano ad Olimpia, in Grecia, dove si confrontavano i migliori atleti in onore del Dio Zeus. Alla fine del XIX secolo il barone Pierre De Coubertine organizzò giochi simili a quelli antichi. La prima olimpiade si svolse ad Atene nel 1896 e, a partire dal 1924, vennero istituiti anche i giochi olimpici invernali e le Paraolimpiadi, competizioni per persone diversamente abili. La bandiera olimpica a sfondo bianco, raffigura cinque anelli intrecciati dei cinque colori più presenti nelle bandiere mondiali, uno per ogni continente. Un altro simbolo dei giochi è la fiamma, introdotta da Hitler. Il motto è “Citius, Altius, Fortius” cioè “ Più veloce, più alto, più forte” .

A. Sigilli e S. Torino 3a A

I GIOCHI OLIMPICI

P a g i n a 2 5 G a l i l e i ’ s n e w s

P a g i n a 2 6 G a l i l e i ’ s N e w s

Il Natale, in questa società consumistica che sta perdendo di vista i veri valori sui quali dovrebbe essere fondata la nostra vita, rappresenta un importante momento di pausa, riflessione, raccoglimento. Non è per tutti così, coloro che non riescono a cogliere il vero significato di questa festa, vivono il Natale come un’occasione per fare una bella vacanza, cene sontuose, regali costosi. Sicuramente passeranno momenti divertenti ma effimeri. Per fortuna la maggior parte delle persone riconosce il vero significato di questa festa che ci richiama all’altruismo, alla solidarietà, alla fede, all’unità familiare, anche se l’aspetto religioso si lega a consuetudini che hanno carattere diverso. Il Natale per me assume un significato molto

importante perché in questa vita frenetica, in cui si vive abitualmente solo all’interno del nucleo familiare, rappresenta un momento per incontrarsi con parenti e amici lontani; è la festa della famiglia nella quale si lasciano da parte i problemi che generalmente ci assillano e si vive in allegria e serenità. Nella mia famiglia si rispettano moltissimo le tradizioni quindi i miei Natali sono legati al presepe, ai doni sotto l’albero, agli addobbi di casa, alla tombola. ai canti natalizi intonati la sera di Vigilia, alla grande tavola apparecchiata con i servizi importanti, perché il Natale è una festa importante. Sono sicuro che porterò con me questi ricordi e che, anche da grande, sentirò la magia di questa festa.

A. Lacquaniti 3a A

Amo questa parola perché suscita un me

profonde emozioni e mi fa riflettere sul senso

delle cose che davvero contano nella vita.

Amo il Natale per il grande evento che ricorda,

di anno in anno, la nascita di un bimbo in una

grotta che, cambiò e rivoluzionò la storia del

mondo.

Amo il Natale perché tutti diventano più buoni,

nell'aria si respira un atmosfera di festa, in

ogni stradina, in ogni piazza ci sono mille luci

colorate, ogni negozio è addobbato per

rendere più magico questo momento.

E infine lo ammetto: amo il Natale anche per

tutti i doni che si trovano sotto l'albero.

Col passare del tempo però ho capito che non

sono i ''balocchi'' a scaldarci il cuore, bensì

l'amore, la comprensione e anche le cose più

semplici come una torta preparata dalla zia,

l'affetto sincero di un amico o un biglietto di

un parente lontano.

Il Natale è un occasione per trascorrere il

tempo assieme ai più cari, cosa che non è

P a g i n a 2 7 G a l i l e i ’ s n e w s

ogni anno si comprano nuovi sino alla cena

sempre più ricca di alimenti che spesso si

finisce per buttare. I bambini scrivono la

letterina a Babbo Natale chiedendo doni

sempre più dispendiosi, la gente è indaffarata

a comprare tanti regali costosi mentre un

tempo si regalavano noccioline, mandarini,

dolciumi e alimenti vari, dal costo esiguo ma

significativi, perché il vero spirito del Natale

non era questo ma era un’occasione per

riunirsi tutti insieme.

Anche i giochi sono cambiati: prima si giocava

a carte, a tombola, oppure alla fussitta con

noci e noccioline. Si sentiva di più il senso

della famiglia e dello stare insieme con amici e

parenti!

possibile quotidianamente perché il lavoro e

gli impegni non lo permettono. Però esso

viene anche per chi non ha una famiglia e

che, a maggior ragione, ha bisogno di essere

coinvolto in questa stupenda atmosfera. F. Bruno 2a A

Il Natale è considerato da sempre la festa più

bella dell’anno. Per i cristiani ha un’enorme

importanza perché rappresenta la nascita di

Gesù Salvatore e, per tutti gli altri, è

un’occasione per riunirsi insieme durante il

cenone della vigilia di Natale, magari accanto

al caminetto. Di solito i commensali sono

numerosi perché ci sono i nonni, gli zii, i cugini

e altri parenti. Tutto si svolge senza fretta e,

tra una chiacchiera e l’altra, si arriva alla fine

della cena dopodiché, liberato il tavolo, si

inizia a giocare a carte o a tombola.

Ma solo poche famiglie conservano ancora

queste tradizioni.

Oggi il consumismo ha preso il sopravvento a

partire dagli addobbi dell’albero di Natale che

Giorno 14 dicembre 2011 il Vescovo della Calabria è venuto nella scuola media “Galileo Galilei” per spiegarci l’importanza del Natale; le sue parole ci hanno fatto riflettere sul significato di questa festa di origine cristiana che celebra la nascita di Gesù. Il Natale è prima di ogni cosa la festa della natività e dunque della venuta al mondo del Salvatore quindi, non è da considerare solo come la festa degli alberi colorati, delle vie illuminate e del consumismo, ma è importante prepararsi ad accogliere questa fatidica data con una maggiore spiritualità; certo questo è difficile in un’epoca come la nostra votata al consumismo sempre più superfluo dove la bontà dell’animo umano si manifesta con lo scambio dei regali. Il Natale, certamente, deve essere anche gioia e divertimento. È giusto che gli uomini ritrovino in questa festività la gioia di vivere, la speranza e la spensieratezza. Ma è altrettanto certo che il Natale non deve essere solo questo, dobbiamo andare fino in fondo alle radici della nostra fede e interrogarci se questa nascita è significativa per noi e se, il messaggio di vita che ci ha portato Gesù ha ancora un valore nei nostri cuori, solo così il Natale sarà sempre reale se noi rinnoviamo queste domande.

Quale evento avrebbe potuto essere più gradito di una visita dell’arcivescovo Vittorio Mondello alla nostra scuola Galileo Galilei in periodo pre-natalizio? La notizia ha reso tutti gli alunni frenetici ed i preparativi, già iniziati per le festività del Santo Natale con i presepi creati e venduti da noi allievi per scopi benefici, sono stati coronati dalla venuta dell’Arcivescovo. Guidati dagli insegnanti, abbiamo preparato cartelloni e bandierine con su scritti i comandamenti poi, il 14 Dicembre 2011, giorno della tanto attesa visita, ci siamo disposti in ordine nei grandi corridoi di destra e di sinistra del secondo piano della scuola mentre all’Arcivescovo ed al suo segretario è stata riservata una zona centrale. Lo hanno accolto i nostri scroscianti applausi e Lui, visibilmente contento, ci ha salutati con affetto. Ha parlato del Santo Natale che è un grande prodigio, che celebra la nascita di Gesù venuto al mondo per trasmettere il suo messaggio di pace e d’amore e si è soffermato sul vero significato di esso. Non deve essere corsa ai regali ed ai doni sotto l’albero ma deve spingere alla pace, all’amore, al perdono, all’aiuto verso i più bisognosi, agli ammalati ed a chi è solo.Noi ragazzi abbiamo posto delle domande alle quali l’Arcivescovo ha risposto in maniera chiara e soddisfacente dimostrando di essere felice della nostra partecipazione e del nostro interesse. Tutto ciò si è concluso con grande gioia; ognuno di noi, sentendosi più leggero nell’animo, ha portato a casa, nella propria famiglia, un messaggio cristiano.

F. Galletta 1a F

IL VESCOVO ALLA GALILEO GALILEI P a g i n a 2 8 G a l i l e i ’ s N e w s

Festeggiare il Natale significa dunque avere un’educazione sui grandi valori cristiani, un compito che viene affidato soprattutto alle famiglie che hanno l’impegno di educare alla vita buona del Vangelo. Ecco perché il Natale è la festa della famiglia e deve essere considerato come un grande mistero d’amore perché solo incontrando Dio l’uomo potrà riportare nella società di oggi speranza, gioia, giustizia, pace e solidarietà.

M. Crea, R. Cambareri 2a L

Infanzia negata

Nel mondo ci sono tantissimi bambini che si differenziano non solo per il nome, cognome e le qualità, ma anche perché ognuno di loro vive una realtà diversa. C’è chi sta nel benessere, soprattutto nei paesi sviluppati; chi, invece, è costretto alla povertà e a lavorare, in particolare nei paesi sottosviluppati o in via di sviluppo. Proprio per questo l’O.N.U.(Organizzazione Nazioni Unite) ha firmato la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo il 20 Novembre 1959. Nonostante ciò, i diritti dei bambini vengono spesso violati da coloro che vendono i propri figli per procurarsi da mangiare o da uomini senza scrupoli che li fanno lavorare senza paga e in condizioni terribili. Ciò è accaduto ad esempio a Iqbal Masih, venduto dai genitori a 4 anni, per soli 16 dollari ad un fabbricante di tappeti. Per fortuna Iqbal è riuscito a scappare e a raccontare pubblicamente la propria storia. Per questo, però, è stato ucciso a 12 anni, il 16 Aprile 1995. Su questa tematica la mia classe, la 1^C, ha realizzato tanti cartelloni che mettono in evidenza, attraverso le immagini, le diverse realtà in cui i bambini vivono ed i loro diritti negati. Io penso che i bambini, come gli uomini, siano esseri liberi, non piccoli schiavi di persone senza scrupoli che li sfruttano, facendoli lavorare tutto il giorno, in cambio di un tozzo di pane. Pertanto apprezzo molto le attività dell’O.N.U. e dell’UNICEF attraverso le quali si cerca di tutelare i bambini dal lavoro minorile, dall’odio e dalla guerra.

F. Catanzariti 1a C

I soldi dello Stato, sono quelli che ogni onesto cittadino deposita con le tasse per assicurare l’istruzione, la sicurezza e i diritti di ogni individuo. Essi dovrebbero essere spesi, secondo me, per problematiche di pubblica utilità come: le scuole, gli uffici, gli ospedali, i luoghi pubblici, gli edifici. Prendiamo la scuola: “Che cosa c’è da assicurare ad ogni alunno?” Beh, prima di tutto la sicurezza, quindi una struttura solida e antisismica, soprattutto se si è in una zona a rischio di terremoti. Un’altra cosa fondamentale è l’igiene. Quante volte si trovano bagni sporchi e malcurati? Ma questo non soltanto a scuola ma anche negli uffici e nei luoghi pubblici. Infine servono le attrezzature: lavagna, gessetti, sedie, banchi, cattedre… A me è capitato sin dalle elementari, che il mio compagno di classe ‘’rompesse’’ la sedia, e in qualche caso era vero, ma può esserlo sempre? O sono invece le sedie di scarsa qualità? Stessa cosa con i banchi, alcuni traballano, altri hanno le chewingum attaccate. Il fenomeno di noncuranza riguarda pure gli ospedali, dove mancano anche i posti letto. Ma ora io penso, se c’è questa noncuranza per questi disagi considerati meno gravi, come sono considerati quelli più gravi? Un esempio lampante sono le alluvioni che si sono verificate recentemente in tutta Italia, o i terremoti. Ma io dico, quanti altri morti e disgrazie devono accadere perché si prendano provvedimenti? L’unica cosa che so, è che se continuiamo così rimarranno gli stessi problemi e con nuove disgrazie.

V. Velardi 3a G

Come dovrebbero essere spesi i soldi dello Stato?

P a g i n a 2 9 G a l i l e i ’ s n e w s

Finalmente, era giunto il tanto atteso sabato.... Marco, aspettava quel giorno da un'intera settimana: sarebbe andato dal nonno! Era un bambino di soli dieci anni, però, la sua maturità era quella di un ragazzo ben più grande... Si trovava, come al solito, seduto al suo noiosissimo banco, nella sua noiosissima scuola, a seguire una noiosissima lezione... Ma, la sua mente era altrove: pensava a quale storia, oggi, gli avrebbe raccontato il nonno... -Driiiiiiiiiiiiin- Marco sussultò... raccolse in fretta tutto ciò che si trovava sul banco e corse verso la casa del nonno. Bussò ansioso alla sua porta finché egli non aprì. -Oh, Marco! Puntuale come sempre!- esclamò contento il nonno, Marco, sorrise. -Certo nonno! Che buon profumino arriva dalla cucina: cosa avrà preparato la nonna per me?- Un'esile voce giunse alle orecchie di Marco: -Vedrai, caro mio!- esclamò la nonna sorridente. Dopo aver pranzato, Marco scorse con la coda dell'occhio una vecchia scatola impolverata riposta sullo scaffale. -Cosa c'è in quella scatola nonno?- chiese Marco incuriosito. -Aspetta un secondo...- Il nonno, si diresse verso lo scaffale e prese la scatola, la ripose sul tavolo e la aprì : -Oh! Questa scatola, racchiude tutta la mia infanzia! Quanti ricordi riporta a galla!- Ad un certo punto, il nonno prese in mano una vecchia foto scolorita. -Chi sono loro?- domandò il bambino. -Mmh... credo proprio di aver scelto quale storia ti racconterò oggi!- rispose il nonno. -Quale, nonno? Quale storia hai in serbo per me?- Chiese Marco incuriosito. -Ecco, vedi: questa non è la solita storia, loro sono i miei compagni di scuola, i miei compagni di avventura, con i quali, trascorrevo i momenti più belli della mia vita... È passato tutto così in fretta: sembra ieri che ci divertivamo insieme ed ora eccomi qui a rammentarli con gioia, a raccontarti la loro storia, la nostra storia!- disse il nonno con malinconia. -Continua nonno... Com'era la scuola ai tuoi tempi?- disse il bambino sempre più curioso.- -Sai, caro Marco, la scuola ai miei tempi era molto diversa: i maestri, erano rigidi e severi, rispettati da alunni e genitori. Tra alunni e insegnanti si instaurava un rapporto molto formale, adesso, invece, i professori sono più disponibili e gli si possono esporre i propri problemi. Era molto facile essere puniti, ed al primo sbaglio il maestro tirava fuori la sua bacchetta e con essa, colpiva le nostre mani, ci obbligava ad inginocchiarci dietro la lavagna oppure convocava i genitori per comunicare loro i comportamenti scorretti ed inadeguati e ti assicuro che i nostri atteggiamenti, erano di gran lunga migliori di quelli dei ragazzi di oggi. Eravamo molti alunni con un solo maestro e

possedevamo solamente due libri: un sussidiario e un libro di lettura. Spesso, cantavamo brani popolari e disegnavamo sui nostri album. Ognuno, possedeva un calamaio contenente inchiostro e un pennino per scrivere sui propri quaderni. Assegnavano sempre i compiti per casa e chi non li svolgeva veniva punito. Ognuno indossava un grembiule, e durante il periodo del fascismo, la divisa dei ragazzi, dal nome “Giovane Balilla”, consisteva in camicia e calzoncini neri con un foulard bianco; le ragazze, invece, indossavano una gonna e un fiocco nero con una camicia bianca, la loro uniforme, invece, era chiamata “Piccola Italiana”. Durante la ricreazione mangiavamo ciò che portavamo da casa: frutta, fichi, castagne. Per i locali scolastici spesso si ricorreva a semplici abitazioni, ma a noi tutto ciò bastava perché partecipare alle lezioni significava non essere costretti a lavorare per contribuire alla conduzione familiare. C'erano molte regole, ma per fortuna i miei compagni mi aiutavano a rispettarle, andavamo sempre d'accordo, ma non c'erano molte occasioni per incontrarci al di fuori degli edifici scolastici. Ricordo i tempi della scuola con malinconia, mi mancano molto nonostante tutte le difficoltà che ho incontrato e se avessi la possibilità di ripeterli, direi di si senza esitare...- disse il nonno emozionato... -Nonno, la scuola era molto diversa rispetto ad ora... Questo racconto è stato il più

avvincente fra tutti quelli che mi hai narrato... Mi è piaciuto davvero molto!- disse Marco con aria entusiasta... -Già... questo tuffo nel passato, è stato meraviglioso anche per me...- disse il nonno ancora sognante riponendo nuovamente i ricordi nella vecchia scatola che avrebbe custodito con attenzione...

P a g i n a 3 0 G a l i l e i ’ s N e w s Educazione ieri, oggi e domani per un futuro di speranza!

Garibaldi, come ben sappiamo, è passato in

Calabria con i suoi Mille uomini, è sbarcato a

Melito Porto Salvo il 19 agosto 1860 e poi ha

raggiunto Reggio il 22 agosto dello scorso

anno, ha diretto il combattimento con arguzia

ed intelligenza, infatti grazie a queste è

riuscito a sconfiggere i Borboni e, proprio per

questo, ha ottenuto il permesso di entrare

nella città.

Reggio Calabria, lì 25 marzo 1861.

In onore della vittoria più grande che noi

italiani abbiamo raggiunto, ossia l’unione del

Regno d’ Italia, avvenuto qualche giorno fa,

vogliamo rendere onore a Giuseppe Garibaldi

e alle sue gesta. Ma in particolar modo

ricordare la Sconfitta dei Borboni a Reggio

Calabria, che ha permesso l’unità della nostra

Patria.

Ma purtroppo, Enrico Cialdi, governatore della

Calabria, ha dato l’incarico a Emilio Pallavicini

di fermare Garibaldi. Infatti ha preparato ben

sette battaglioni, affinché questi potessero

sconfiggere il grande Garibaldi e i Mille, in

Aspromonte. Questi battaglioni, formati da

3000 uomini, sono partiti il 28 agosto da

Reggio per poi raggiungere Gallico ed, infine,

l’Aspromonte. Qui hanno trovato la dimora in

cui i Mille avevano pernottato.

Garibaldi non è scappato ma ha deciso di

combattere i Borboni. Egli non ha disposto i

suoi uomini in posizione d’attacco, ma in

difesa, per non sparare e rischiare di ferire o

uccidere qualche italiano. Purtroppo la sua

umanità non è stata premiata, bensì punita,

perché egli è stato sparato e la pallottola è

entrata nel collo del piede destro ferendolo.

Per questo la battaglia è durata solo dieci

minuti. Purtroppo la ferita provoca ancora

oggi, al grande 55enne, eroe dei “due Mondi”,

dolore e desolazione, ma allo stesso tempo

onore di essersi procurato quella ferita in

nome dell’ unione di quella che egli

considerava la sua Patria, per la quale

avrebbe anche dato la vita. L. Aricò 3a l

P a g i n a 3 1 G a l i l e i ’ s n e w s

Cristoforo Colombo, navigatore ed esploratore italiano, nacque a Genova il 3 agosto 1451. Figlio di Domenico e di Susanna Fontanarossa, da giovane il futuro navigatore non era affatto interessato ad apprendere i segreti paterni di quest'arte ma volgeva la sua attenzione già al mare e in particolare alle conformazioni geografiche del mondo allora conosciuto. Di lui sappiamo che non frequentò scuole e che tutte le cognizioni scolastiche in suo possesso gli derivarono dalla sapiente e paziente opera del padre. Per qualche tempo Colombo visse con il fratello Bartolomeo e grazie a lui approfondì la lettura e il disegno delle carte, studiò le opere di molti geografi, navigò su molte navi, dall'Africa al nord Europa. Grazie a tali esperienze si convinse che la Terra fosse rotonda e non piatta come da millenni si andava affermando. Colombo cominciò a coltivare l'idea di raggiungere le Indie, navigando verso occidente. Per realizzare l'impresa si rivolse alle corti di Portogallo, Spagna, Francia e Inghilterra ma per anni non trovò letteralmente nessuno disposto a dargli fiducia. Nel 1492 i sovrani di Spagna, Ferdinando e Isabella decisero di finanziare il viaggio. Prima spedizione (1492-1493). Il 3 agosto 1492 Colombo salpò da Palos (Spagna) con tre caravelle (le celeberrime Nina, Pinta e Santa Maria) con equipaggio spagnolo. Dopo aver fatto sosta alle Canarie dal 12 agosto al 6 settembre, ripartì verso occidente e avvistò terra, approdando a Guanahani, che battezzò San Salvador, prendendone possesso in nome dei sovrani di Spagna. Era il 12 ottobre 1492, giorno ufficiale della scoperta delle Americhe, data che convenzionalmente segna l'inizio dell'Età Moderna. Con ulteriori esplorazioni verso sud, scoprì l'isola di Haiti (che chiamò Hispaniola). Il 16 gennaio 1493 salpò per l'Europa e arrivò a Palos il 15 marzo. Re Ferdinando e la regina Isabella gli conferirono onori e ricchezze pianificando subito una seconda spedizione. Seconda spedizione (1493-1494). La seconda spedizione era costituita da diciassette navi, con quasi 1500 persone imbarcate, fra cui sacerdoti, dottori e contadini: l'intento era, oltre quello di diffondere il

continente). Il 20 aprile del 1496 salpò per l'Europa e raggiunse Cadice l'11 giugno, con due navi che aveva costruito nelle colonie. Terza e quarta spedizione (1498-1500, 1502-1504)Con una flotta di otto navi, dopo due mesi di navigazione giunse nell'Isola di Trinidad vicino alle coste del Venezuela, per poi tornare a Hispaniola. Nel frattempo i re spagnoli inviarono un loro emissario, Francisco De Bobadilla, con l'incarico di amministrare la giustizia per conto del re. Ma questa decisione era dovuta al fatto che Colombo in realtà difendeva gli indigeni contro il maltrattamento degli Spagnoli. Colombo si rifiutò di accettare l'autorità dell'emissario, che, per tutta risposta, lo fece arrestare rispedendolo in Spagna. Dopo tutte queste vicissitudini Colombo venne scagionato e liberato. Due anni dopo ebbe modo di fare un ultimo viaggio durante il quale incappò in un terribile uragano che causò la perdita di tre delle quattro navi a sua disposizione. Navigò però insistentemente per altri otto mesi lungo la costa tra l'Honduras e Panama, per poi tornare in Spagna, ormai stanco e malato. Morì il 20 maggio 1506 a Valladolid.

P a g i n a 3 2 G a l i l e i ’ s N e w s

cristianesimo, di affermare la sovranità spagnola sulle terre scoperte, colonizzare, coltivare e portare in Spagna l'oro. La partenza da Cadice avvenne il 25 settembre 1493 e dopo l'arrivo a Hispaniola, Colombo continuò le esplorazioni, scoprendo Santiago (attuale Jamaica) ed esplorando la costa meridionale di Cuba (che Colombo non riconobbe comunque come isola, convinto che facesse parte del

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I T A L I A

Il Duomo di Milano è la chiesa più importante dell'Arcidiocesi di Milano; è dedicato a Santa Maria Nascente. Per superficie, è la quarta chiesa d'Europa, dopo San Pietro in Vaticano, Saint Paul's a Londra e la cattedrale di Siviglia. Con 11.700 m² di superficie e 440.000 m³ di volume è la chiesa più grande d'Italia.

D U O M O

I l Colosseo, originariamente conosciuto come Anfiteatro Flavio, è il più famoso anfiteatro romano, nonché il più imponente monumento della Roma antica ed è situato nel centro della città. Era usato per gli spettacoli di gladiatori e altre manifestazioni pubbliche.

COLOSSEO

La Valle dei Templi è un sito archeologico

ubicato ad Agrigento. Dal 1997 l'intera zona

archeologica è stata inserita nella lista dei

luoghi Patrimonio mondiale dell'umanità,

redatta dall'UNESCO.

I templi che fanno parte di questa fantastica

’’valle’’ sono: il Tempio di Eracle, o tempio di

Ercole, il Tempio di Zeus Olimpio,il Tempio

dei Dioscuri o tempio di Castore e Polluce, il

Tempio di Efesto o tempio di Vulcano,il

Tempio di Atena, il Tempio L, il Tempio di

Asclepio, o tempio di Esculapio, il Tempio di

Demetra e Santuario rupestre di Demetra e,

infine, il Tempio di Iside.

LA VALLE DEI TEMPLI (AGRIGENTO)

F R A N C I A P a g i n a 3 4 G a l i l e i ’ s N e w s

La Torre Eiffel (in lingua francese Tour

Eiffel) è il monumento più famoso di Parigi ed è conosciuta in tutto il mondo come simbolo della città stessa e della Francia. Fu chiamata così dal nome del suo progettista, l'ingegnere Gustave Eiffel, che

LA TOLA TOLA TOLA TOURURURUR EIEIEIEIFFELFFELFFELFFEL costruì anche la struttura interna della Statua della libertà. È visitata mediamente ogni anno da oltre cinque milioni e mezzo di turisti. La struttura, che con i suoi 324 metri è la più alta di Parigi, venne costruita in meno di due anni, dal 1887 al 1889; Inaugurata il 31 marzo del 1889, fu aperta ufficialmente il 6 maggio dello stesso anno dopo appena 2 anni, 2 mesi e 5 giorni di lavori. La torre pesa 10.000 tonnellate ma le sue fondamenta discendono di appena 15 metri al di sotto del livello del terreno.

Il Museo del Louvre a Parigi, in Francia, è uno dei più celebri musei del mondo, e il primo per numero di visitatori: 8,5 milioni l'anno. Si trova sulla rive droite tra la Senna e Rue de Rivoli. Il palazzo che ospita il museo fu originariamente costruito durante la dinastia dei Capetingi, sotto il regno di Filippo II.

IL MUSEO DEL LOUVRE

L'Arco di Trionfo è un importante monumento di Parigi. Si trova all'inizio del famoso viale dei Champs-Élysées, al centro della piazza denominata Place de l'Étoile.Commissionato da Napoleone Bonaparte nel 1806, l'arco venne progettato da Jean Chalgrin e costruito dagli architetti Louis-Robert Goust e Jean-Nicolas Huyot, come versione neoclassica degli antichi archi di trionfo dell'Impero RomanoIl monumento è alto 50 metri e largo 45, e ciò ne fa il secondo arco di trionfo in ordine di grandezza, dopo quello costruito nella Corea del Nord. Le pareti interne dell'arco contengono i nomi di 558 generali francesi. Alla base dell'arco di Trionfo, venne posizionata nel 1920 la tomba del Milite Ignoto e una fiamma perenne, in memoria dei morti della prima guerra mondiale mai stati identificati. Ogni 11 novembre viene eseguita una cerimonia ufficiale, anniversario dell'armistizio del 1918 tra Francia e Germania.

ARC DE TRIOMPHE

La Sagrada Família,

nome completo in lingua

catalana Temple Expiatori

de la Sagrada Família

(Tempio espiatorio della

Sacra Famigl ia ) d i

Barcellona è una grande

basilica cattolica, tuttora in costruzione,

considerata il capolavoro dell'architetto Antoni

Gaudí, massimo esponente del modernismo

catalano. La vastità della scala del progetto e il

suo stile caratteristico ne hanno fatto uno dei

principali simboli della città e una delle tappe

obbligate del turismo di massa.

È in fase di costruzione. I lavori sono cominciati

nel lontano 1882 e proseguiranno ancora per

molti anni, probabilmente fino al 2026. Anche se

non conclusa, la chiesa è stata consacrata da

papa Benedetto XVI il 7 novembre 2010 ed

elevata al rango di basilica minore.

La Rambla di Barcellona (chiamata anche Las

Ramblas), appena fuori dal quartiere gotico, è

famosa in tutto il mondo per lo spettacolo di luci e

movimento che offre al

visitatore. Simbolo della

città, La Rambla è un

lungo viale pedonale diviso

in tre, pullulante di

suonatori ambulanti, statue

viventi, mimi e venditori ambulanti che vendono

di tutto, dai biglietti della lotteria ai gioielli.

Le Ramblas sono senza dubbio la zona più

cosmopolita e colorata di Barcellona, frequentata

da una variegata e pittoresca folla di persone: dai

turisti ai semplici passanti, dagli impiegati ai

nottambuli, dagli artisti di strada ai mendicanti. E'

qui che si passeggia e ci si ferma al tavolino di un

caffè per osservare il panorama della gente che

scorre lungo il viale.

S P A G N A

Last month, whit our English teacher, we

visited an exhibition about the information

net “Europe Direct”. It is an association

which gives to young people the

opportunity to know the different ways of

communicating in Europe in relation to the

European Institutions.

The aims of the association are:

• Informing, communicating

• Vocational guidance

• Education and vocational training

• Promoting activities

• Net working and public relations.

All the instruments let us take part to the

life of the European Community and,

through the Local Institutes, have

information and free professional advice

about the opportunities of living and

studying in Europe.

The association promotes also the

voluntary work and the free exchanges

among young people coming from different

countries.

LET’S PLAN OUR FUTURE!!

CLASSE 3a A

LET’S MEET

“EUROPE DIRECT”

P a g i n a 3 5 G a l i l e i ’ s n e w s

Mardi 24 Janvier, nous sommes allés voir la représentation de la comédie «L’Avare» de Molière. Le spectacle a été vraiment intéressant, nous nous sommes amusés et nous avons apprécié beaucoup cette œuvre, les quatre acteurs et le scénario. Et surtout nous avons amélioré notre français! Jean-Baptiste Poquelin (Paris 1622-1673), dit Molière, est un des plus importants écrivains des temps du Roi Soleil. Dès l’âge de 15 ans il commence à écrire des comédies et bientôt il connaît le succès. Il jouit de la protection du roi qui devient le parrain d’un de ses fils et qui, en 1664, lui accorde une pension et le titre de directeur de la «troupe du roi». L'Avare ou l’École du mensonge, une de ses comédie les plus célèbres, a été représentée la première fois le 9 septembre 1668 au théâtre du Palais Royal. Bien que au début elle n’ait pas rencontré un très grand succès auprès du public, cette comédie est

♦ « Tous les hommes sont semblables par les paroles; et ce n'est que les actions qui les découvrent différents. » (Elise, acte I, scène première)

♦ « Que la peste soit de l'avarice et des avaricieux ! » (La Flèche, acte I, scène III) ♦ « Donner est un mot pour qui il a tant d’aversion, qu’il ne dit jamais : « Je vous donne », mais « Je

vous prête le bonjour ». » (La Flèche, acte II, scène IV) ♦ « Quand il y a à manger pour huit, il y en a bien pour dix. » (Harpagon, acte III, scène I) ♦ « Il faut manger pour vivre, et non pas vivre pour manger. » (Valère, acte III, scène I) ♦ « Hélas ! mon pauvre argent, mon pauvre argent, mon cher ami ! On m'a privé de toi ; et puisque tu

m'es enlevé, j'ai perdu mon support, ma consolation, ma joie ; tout est fini pour moi, et je n'ai plus que faire au monde ! Sans toi, il m'est impossible de vivre. » (Harpagon, acte IV, scène 7)

♦ «Je me meurs ; je suis mort ; je suis enterré... » (Harpagon, acte IV, scène 7)

Les élèves des classes de français

3a A - 3a E - 3a F - 3a L

Voilà des phrases célèbres de la comédie

considérée comme un chef-d’œuvre par la postérité. Depuis la mort de Molière, L’Avare est une de ses pièces les plus souvent jouées et Harpagon est devenu un type universel assurant la renommée de son auteur dans toutes les cultures, contribuant à le parer du titre d’auteur classique français par excellence. Le sujet de cette comédie en prose est fortement inspiré d’une pièce de Plaute intitulée «La Marmite (Aulularia)» qui date d’environ deux cents ans avant Jésus-Christ, mais Molière a apporté des éléments nouveaux: l’œuvre de Plaute est uniquement une comédie d’intrigue, tandis que Molière développe une comédie de caractère et de mœurs. Il peint l’avarice dans le milieu bourgeois du XVIIe siècle, il en montre toutes les conséquences dévastatrices pour la personne, tout le désordre qui en résulte pour la cellule familiale. Harpagon est omniprésent dans cette comédie qui traite de sujets guère amusants: l'avarice en premier lieu, mais aussi la tyrannie domestique, l'égoïsme et ce qu'aujourd’hui on nomme le sexisme. Le bourgeois qui a réussi dans les affaires d'argent, pense pouvoir s'acheter une douceur conjugale pour ses vieux jours, au mépris des désirs des uns et des autres, même de ses propres enfants. Au prix d'un coup de théâtre molièresque, ses projets sont ruinés et la seule consolation qui lui reste est enfermée dans une cassette. Enfin c’est le vrai amour qui triomphe et non la convenance économique! Il faut noter qu'en grec ancien, ἁρπαγή (harpagế) signifie au sens actif «rapacité» ou «avidité» et ἅρπαξ (hárpax) «rapace» ou «pillard» et que le discours d’Harpagon abonde en termes clés tels que profit, argent, possession, affaire, vol, bien, etc.

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en accumulant des richesses et en perdant de vue les vraies valeurs de la vie. Le spectacle a été très beau et les acteurs de langue française ont été parfaits dans leurs rôles . La troupe a représenté la comédie en manière superbe , en exaltant les personnages qui tournent autour le protagoniste Harpagon. La représentation est terminée avec une chanson qui nous exhorte de profiter du printemps de nos beaux ans et d’être plus gentils avec les autres. À la fin du spectacle nous avons applaudi, parce que cette comédie a été vraiment intéressante et grâce à cette production nous avons appris et compris de nombreux aspects de l’ancienne société, très semblables à notre réalité d’aujourd’hui.

A. Furia 3a C, A. Vallone 3a B

On the 12th December

2011, we went to the

Odeon Theatre to see a

musical:”Guys and

Dolls.” Guys and Dolls

is one of the most

amazing comedies of Broadway. It defines the

New York of the Fifties in grapple with the

crapgames. Nathan Detroit, the main

character, is trying to prepare the crapgame,

but to do it, he needs some money; so he bets

with Sky Masterson, a very inveterate

crapgamer. The bet consists of taking Sarah

Brown, the mission doll, to Havana with him.

At the same time Adelaide, Nathan’s girlfriend,

tries to keep him out of the crapgames and

after marry him. At the end, Sky will marry

La représentation théâtrale de «L’Avare» de Molière a été une expérience très intéressante qui a été programmée pour nous faire apprécier le théâtre en langue française. Naturellement nous avons lu l’œuvre, mais nous avons étudié aussi le grand auteur de cette comédie magnifique : Molière. Jean- Baptiste Poquelin, dit Molière, n’est pas seulement un comédien, mais aussi le chef de la troupe du théâtre français qui s’est illustré au début du règne de Louis XIV. Né d’une famille de la riche bourgeoisie marchande parisienne, il se consacre au théâtre à 21 ans et après la rencontre de Madeleine et Joseph Béjart il fonde l’ «Illustre Théâtre». L’histoire a comme protagoniste l’avare Harpagon qui décide de combiner le mariage de ses deux fils Elise et Cléante avec des personnes riches, seulement pour ne pas laisser son argent. À la fin Harpagon subit un coup de scène : les fils se marient avec des personnes qu’ils aiment et il reste seul avec son argent. C’est l’avarice le thème principal de l’œuvre, un sentiment qui rend les hommes vides et seuls. L’avarice est sujet très actuelle qui porte les hommes à vouloir toujours de plus,

Sarah and the same will happen to Nathan

and Adelaide. This comedy has been a really

funny experience, especially for music and

dances, which were very captivating. With this

experience we’ve also improved our English. C. Accorinti, A.Cuccio e G.Mariotto, 3a E

P a g i n a 3 7 G a l i l e i ’ s n e w s

“L’Avare” de Molière

Istituto Secondario di I° Grado "Galileo Galilei"

Via D. Bottari, 1 (Piazza Castello) - 89125 Reggio Calabria

C.F. 80007110804 - C.M. RCMM17600X

℡ 0965/892030 (Centralino) - 0965/894522 (Fax)

� http://smsgalilei.altervista.org

Coordinatori

Prof.ssa Mandaliti Maria Florinda

Prof. Malara Gregorio

Alunni

Martina Crea

Monica Zaccuri

Rosa Cambareri

Martina Canzonieri