scarpa, ferrazzutto, d'este: antifascisti veneziani, quasi dimenticati

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Profili di tre importanti figure dell'antifascismo veneziano, a cura di Fabrizio Ferrari

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Alcuni luoghi a loro intitolati a Mestre

Scarpa, Ferrazzutto e D’Este antifascisti veneti quasi dimenticatidi Fabrizio Ferrari

Storia

pubblico nel 1940 è fermato e, comemolti antifascisti, internato nel campo diconcentramento di Istonio (1). Liberatonel 1942 rientra a Milano ed entra incontatto con i vecchi compagni delMUP (2). Nel frattempo è assunto dallaDora Film e come aiuto regista collabo-ra alla realizzazione del lungometraggioLa casa sul fiume. Durante la Resistenzacollabora con il Centro Clandestino Rac-colta Notizie costituito dai redattori del-l’Avanti! di Milano che avrà trentaquat-tro caduti nella lotta partigiana. Rientraa Venezia e con Cesare Lombroso fa daraccordo con i compagni milanesi delMup. In laguna realizza l’unica edizionedell’Avanti! clandestino che è distribuitopresso la pasticceria di Tiziano Ingua-notto al Ponte dell’Ovo, nei pressi diCampo S. Luca. È membro del Comita-to Militare Regionale Veneto del CLN esvolge un’azione di collegamento con ipartigiani del Basso Piave. Per la realizzazione dell’edizione clande-stina dell’Avanti! in laguna è arrestato eportato nel campo di sterminio di Mau-thausen. Nella prigionia è punto di rife-rimento di molti italiani che con lui con-dividevano la tragedia del lager. È trasfe-rito a S. Aegyd il 21 febbraio del 1945(3). Vede la fine della prigionia, ma nonrientrerà in Italia perché la morte so-praggiungerà più rapida della libertà perle sue gravi condizioni fisiche. Scrive di lui il Pappalettera nel suo Tupasserai per il camino (4): «Emilio Scarpaè per noi un buon papà, vecchio sociali-sta perseguitato dal 1922, ha patito con-fino, galera e sabotaggio nella sua pro-

Emilio Scarpa nasce a Venezia il 23 ot-tobre del 1895 in una modesta famigliamolto religiosa. Il padre è ignoto. Anco-ra ragazzo entra nel seminario e segue glistudi ecclesiastici, ma poi lascia quellastrada e va a Milano ove lavora alla Bre-da Fucine come operaio. Nel 1923 aderisce al PCdI, ma è espulsoperché dopo il primo arresto e la con-danna fa domanda di grazia. Infatti, ilsuo nome era in un elenco di spie cadu-to nelle mani della direzione generale diPS. Scarpa successivamente lavora nelcampo cinematografico come aiuto regi-sta, tecnico di montaggio e riduttore dilungometraggi d’importazione. Nel 1931 è arrestato per aver diffuso vo-lantini antifascisti da lui stesso compilati.È così condannato a tre anni. È trasferi-

to a Lipari poi a Ponza einfine a Cuglieri in Sarde-gna. È liberato il 29 giu-gno del 1934. Rientra aRoma, dove è discriminatocome antifascista, lavoranel settore del noleggio dipellicole cinematografiche.Nel 1939 presenta allaBiennale di Venezia un in-teressante documentariodal titolo Venti anni difilm muto in Italia. Nel1940 è assunto dalla Cro-mos Film, si trasferisce aTorino, dove collabora allarealizzazione del film Ildiario di una stella.Considerato un soggettopericoloso per l’ordine

Emilio Scarpa, l’animadella presenza socialistanella lotta clandestina egrande protagonista dellaResistenza veneziana.

Figure di assoluto rilievo nel campo cinematografico ed editoriale.Il primo con l’Avanti!e il secondo al lavorocon Rizzoli.La storia di Ida D’Este

Fabrizio Ferrari, già professore all’Università di Padova è iscritto all’ANPI. Hacondotto una lunga serie di ricerche su due antifascisti veneziani di assolutovalore ma ormai quasi dimenticati: Emilio Scarpa e Bonaventura Ferrazzutto,intellettuali e dirigenti socialisti, documentaristi, giornalisti e piccoli industriali.In tutte le loro attività la scelta di campo socialista e antifascista non vennemai meno. Scarpa e Ferrazzutto spariranno poi nei campi di sterminio nazisti.Lo scorso 2 giugno la citta di Venezia ha intitolato due luoghi di Mestre aipersonaggi e alla staffetta Ida D’Este.Ecco il racconto delle loro vite nei testi del professor Ferrari

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fessione di regista cinematografi-co. Tutto questo ha aumentato inlui la passione nell’ideale, persinoqui ne parla con tal entusiasmo dariuscire a contagiarci. Da lui hocompreso finalmente chi era Mat-teotti, e perché i fascisti l’hannoucciso. Emilio racconta le avventu-rose vicende per stampare e distri-buire un giornale clandestino: l’Avanti!». Emilio Scarpa muore il15 settembre 1945 appena dopola liberazione del campo per operadelle truppe americane, lontanodalla sua amata città, Venezia, senzaassaporare la tanto amata libertà.

Bonaventura Ferrazzutto dettoVentura (Venezia, 5 marzo 1887 –Hartheim, 4 ottobre 1944) è statoun politico e partigiano italianoveneziano. La famiglia era di origi-ne friulana, di Cisterna di Coseano(Ud). Il padre Antonio gestiva unatrattoria in Calle dei Fabbri, a Ve-nezia, nei pressi di Campo S. Lu-ca. Dopo le scuole elementari fre-quenta le secondarie tecniche, co-m’erano chiamate allora le scuoleprofessionali commerciali. Giova-nissimo entra nel movimento so-cialista veneziano. Nel 1912, aventicinque anni conosce GiacintoMenotti Serrati, esponente di spic-co dell’ala massimalista del PSI,

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oggetto di un provvedimento diallontanamento dalla sua città per-ché neutralista, pacifista e antimili-tarista. Pochi anni dopo sposa El-vira Pillon, pure lei veneziana, chediventerà dirigente del movimentodelle donne socialiste. Entra negliambienti della sinistra milanese co-struendo rapporti di amicizia conAngelica Balabanoff, Claudio Tre-ves e molti altri. Nel 1917 è attivonel Soccorso Rosso, organizzazioneil cui fine era aiutare i compagniarrestati o in difficoltà. Dopo unbreve periodo di attività presso laCamera del Lavoro di Milano, ovesi occupa della stipula dei primicontratti nazionali di lavoro, passaall’amministrazione dell’Avanti!.Quando Giacinto Menotti Serratifonda il PC d’Italia ed esce dalpartito, egli rimane nel PSI con iriformisti. Pietro Nenni assume al-lora la direzione del giornale eVentura Ferrazzutto ne divienel’amministratore. L’amicizia conNenni diviene molto stretta. Nel1922 dopo il secondo assalto deifascisti la tipografia del quotidianosocialista, allocata in via S. Grego-rio, è totalmente distrutta ed ilgiornale deve chiudere. Ferrazzut-to con tutti i linotipisti del quoti-diano accetta la proposta di Ange-lo Rizzoli di passare alle sue dipen-denze e collabora con l’editoremilanese che voleva sviluppare eincrementare la propria attività.Lavora gomito a gomito con l’in-telligente imprenditore milanese ene ottiene stima e fiducia tantoch’egli lo nomina poco dopo pro-curatore generale della Angelo

Rizzoli Editore e poidirettore amministrati-vo. Nel 1932 Ferraz-zutto con DomenicoViotto fonda a Milanola Chimico-Galvanica,un’impresa per la com-mercializzazione deiprodotti chimici consede in viale Bligny. Lasocietà fu un centroimportante della lottaantifascista milanese,centro di cospirazionee di aggregazione delleforze che si opponeva-no al regime. Sonoquesti gli anni dell’av-vio dell’industria cine-

direttore del settimanale venezia-no Secolo Nuovo ed anche segreta-rio della Camera del Lavoro dellacittà. L’amicizia con Serrati locondurrà a divenire poi il suo piùstretto collaboratore e segretario.È interessante citare il giudizio diAntonio Gramsci su Serrati: “Ècerto che Serrati fu allora amatocome mai nessun capo di partito èstato amato nel nostro paese”. Nel1914 Serrati è nominato direttoredell’Avanti!, il quotidiano del PSIe Bonaventura Ferrazzutto lo se-gue un anno dopo a Milano, nel1915. In quell’anno egli infatti è

La lettera di Emilio Scarpa alla famiglia.

Bonaventura Ferrazzutto.

Dalla mia prigione.

Anche questa volta spero farvi avere questa mia lettera. Cara Mamma la mia salute èottima, così spero di tutta la nostra famiglia e la piccola Voli. Ma se tu mammasapessi quanto ho lottato su questa mia gioventù per la mia famiglia e per una verapatria, ora mi ritrovo su una cella ma devo sempre sorridere perché farò il bene dellamia famiglia. Tutto passerà anche questa vita di tortura sotto queste belve fascisteche non finiscono mai di assetarsi del nostro sangue. Ma verrà un giorno che potròbaciare te e la famiglia. Allora ti spiegherò bene cosa facevo su questo maledettocarcere, e poi mi vendicherò perché un’idea è un’idea, e non sarà capace nessuno almondo troncarmela. Ti mando i più cari saluti e te e famiglia, un bacio alla piccola Voli.Ci vedremo presto Emilio

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matografica italiana e Ferrazzuttosi impegna nella costruzione dellacasa cinematografica dell’editoremilanese. Giunge così alla realizza-zione nel ’34 di uno dei primi filmparlati in lingua italiana: La signo-ra di tutti. In questi anni è ancheprotagonista dello sviluppo di quelrapporto di amicizia che legheràAngelo Rizzoli a Pietro Nenni e alPartito Socialista Italiano. Bona-ventura Ferrazzutto con il crollodel fascismo entra nel nella lottapartigiana milanese. Approfitta delsuo ruolo nella Rizzoli e avvia conil CLNAI (Comitato di Liberazio-ne Nazionale Alta Italia) una atti-vità editoriale clandestina per lastampa di documenti falsi per l’e-spatrio di perseguitati, ebrei edesponenti della Resistenza, mentrela sua casa di Cannero, sul LagoMaggiore, diviene rifugio sulla viadell’espatrio verso la Svizzera dimolti ebrei, resistenti e perseguita-ti, mentre quella milanese divieneun centro di cospirazione, in parti-colare vi si incontrano i dirigentidel MUP (movimento di unitàproletaria) Lelio Basso, CesareMusatti, Antonio Greppi, Dome-nico Viotto, Sandro Pertini ed al-tri resistenti (5).Ferrazzutto fu uno dei fondatoridel Centro Clandestino RaccoltaNotizie creato a Milano dai redat-tori dell’Avanti! che sarà impor-tante per l’azione del CLNAI. Va-le la pena qui ricordare che sonoben trentaquattro i giornalisti del-la testata delle redazioni di Romae Milano caduti nella lotta di libe-razione nazionale. Per una banaledelazione Ventura Ferrazzutto il19 ottobre del 1943 viene arresta-to a Milano dalla Gestapo nella suacasa, alle 5 del mattino, in via Lo-catelli 5, e trasferito a S. Vittore epoi nel campo di sterminio diMauthausen. Nella prigionia nonviene meno il suo impegno antifa-scista ed entra a far parte del Co-mitato di Liberazione Internazio-nale del lager con alcuni altri italia-ni come evidenzia il Pappaletteranel suo Tu passerai per il camino.Il comitato organizza una rivolta,poi detta “rivolta dei Russi”, checonsente la fuga di molti prigio-nieri poi in parte ricatturati. Bona-ventura Ferrazzutto è successiva-mente trasferito nel Castello di

Hartheim, lager nel quale i prigio-nieri erano oggetto di brutali espe-rimenti scientifici. Qui muore il 4ottobre 1944 (data presunta) all’e-tà di cinquantasette anni. Di luinon si avranno più notizie, saràuno dei molti usciti per il camino.La notizia della morte di Ferraz-zutto giunta a Milano suscitò unagrande eco nel popolo socialistacome testimonia una lettera di Le-lio Basso a Pietro Nenni del 10marzo del 1945. Il 1° maggio1945 il quotidiano socialistaAvanti! esce con la foto di Ferraz-zutto in prima pagina a ricordo di

una vita interamente spesa per ilmondo del lavoro, la libertà ed ilmovimento socialista. La Federa-zione veneziana del PSI intitoleràla sezione di Marghera alla suamemoria ed anche una a Milano,la federazione milanese. AngeloRizzoli, in ricordo di questo suostretto collaboratore, nel nuovostabilimento di via Civitavecchia aMilano, ora via Angelo Rizzoli,vorrà una lapide marmorea affin-ché il suo contributo allo sviluppodell’impresa editoriale non sia maidimenticato così come il suo sacri-ficio per la libertà in Italia.

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La lettera di Lelio Basso inviata a Pietro Nenni. Sotto, l’edizione dell’Avanti! con la notiziadella scomparsa di Bonaventura Ferrazzutto.

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Ida D’Este (10 febbraio 1917-9agosto 1976) laureatasi a Ca’ Fo-scari nel 1941 ha insegnato rego-larmente francese sino al 1943,anno in cui l’incontro con Giovan-ni Ponti, insegnante di lingue clas-siche al Liceo di Venezia, determi-na una scelta definitiva nella suavita. Il professor Ponti, infatti, do-po l’armistizio, era diventato unautorevole membro del CLN ve-neziano e, in quanto tale, intro-dusse Ida prima nella Resistenza epoi in politica. Alla giovane vieneaffidato il compito di fare la “staf-fetta” tra i comitati provinciali diVenezia, Padova, Vicenza e Rovi-go e di mantenere i collegamentitra Ponti e Alessandro Zancan, as-sistente all’istituto di Farmacolo-gia dell’Università di Padova. Nel gennaio del 1945, la staffettapartigiana cade nelle mani dellapolizia. Arrestata con altri membridel CLN, Ida è detenuta e tortura-ta dalla banda Carità a PalazzoGiusti a Padova. È quindi deporta-ta a Campo Tures, presso Bolza-no. La Liberazione evita alla gio-vane il trasferimento in Germania.Nel dopoguerra, Ida D’Este, cheaveva ripreso saltuariamente l’inse-gnamento del francese, organizzanella regione il movimento femmi-nile della Democrazia Cristiana.Prima dei non eletti nelle liste del-la DC, subentra come deputato alParlamento nel 1953 e viene con-fermata nelle elezioni dello stessoanno. Esplica la sua attività di de-putata nelle commissioni Lavoro ePrevidenza e collabora con TinaAnselmi al coordinamento dellegiovani democristiane. Nel 1958,quando decide di lasciare la vitapolitica, torna alle lezioni di fran-

cese, ma si dedica prevalentementead attività di carattere assistenziale.Ida D’Este ha fondato, nel 1963,l’istituto laico “Missionarie dellacarità”, che ha come scopo il recu-pero delle prostitute e la tuteladelle ragazze madri.

NOTE1) Il campo per gli italiani “pericolosi” diIstonio Marina. Da I Campi di concentramento in Abruz-zo (1940-1944) di Costantino Di Sante: Ilcampo di Istonio Marina fu uno dei primicampi abruzzesi ad essere allestiti. L’11giugno 1940 era già attivato: era costitui-to dall’albergo dell’avv. Oreste Ricci edalla villa degli eredi Marchesani, entram-bi nel rione marino. Aveva una capienzacomplessiva, preventivata all’inizio, di280 posti, poi diminuita a 170. Il serviziodi sorveglianza era effettuato da 12 cara-binieri, e quello sanitario dal Dr. NicolaD’Alessandro. A dirigere il campo, fino al16 agosto 1943, venne riassunto il Com-missario in pensione Giuseppe Prezioso,poi sostituito dal Vice Commissario Ag-giunto di P.S. Giuseppe Geraci. Nel cam-po di Istonio vi si internarono, soprattut-to, italiani ritenuti “pericolosi”, e solo ne-

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Ida D’Este.

gli ultimi mesi, precedenti la chiusura, glislavi. Nel luglio 1940 arrivarono i primi79 internati, tutti italiani. Sei di essi eranostati internati, perché “sovversivi scheda-ti”, gli altri perché ritenuti “pericolosi inlinea politica”. Il 15 settembre erano pre-senti nel campo 109 internati tutti italianiritenuti “pericolosi”. Per tutto il 1940venne utilizzato solo l’albergo, mentre lavilla degli eredi Marchesani rimase quasisempre vuota. Nell’estate del 1941 ilcampo venne interamente occupato: su-però pure il limite massimo di capienza,raggiungendo, nell’autunno dello stessoanno, le 185 presenze con ben 15 inter-nati in più. Nel mese di gennaio 1941venne scoperta, dallo stesso direttore,un’organizzazione sovversiva che si stavaformando all’interno del campo: i pro-motori, Mauro Venegoni e Angelo Pam-puri, vennero trasferiti alla colonia delleTremiti. Anche nel 1942 il campo rimasesovraffollato; solo nel 1943, il numerodegli internati scese, intorno alle 150 pre-senze. Nello stesso anno arrivarono, tra-sferiti da Tortoreto, 52 internati “ex Ju-goslavi” ed in seguito altri slavi, trasferitida diversi campi, tutti ritenuti particolar-mente “ostili verso l’Italia”. Le condizio-ni di vita, nel campo di Istonio, vennerorese difficili dalla mancanza di spazio edegli infissi in alcuni locali, dall’insuffi-cienza dei servizi igienici, dalle difficoltàdi approvvigionamento del vitto e dall’at-teggiamento arbitrario, nei confronti de-gli internati, del direttore Vincenzo Pre-zioso. All’inizio il direttore non autorizzòl’approntamento di una mensa comunenel campo e costrinse gli internati ad an-dare nelle trattorie del paese, creandogravi disagi ai meno abbienti. In seguitovenne stipulato, per il servizio mensa, uncontratto con la ditta S.P.I.A. Molini ePastifici di Casalbordino, la quale, peral-tro, spesso distribuì cibo avariato agli in-ternati. Dopo il 25 luglio 1943, le auto-rità militari sollecitarono la chiusura delcampo, perché nei pressi di Istonio eranoiniziati dei lavori di fortificazioni per ladifesa del territorio, e gli internati, deiquali alcuni accusati di spionaggio, pote-vano vedere, sapere e forse riferire quelloche si stava facendo. Il Ministero dell’In-terno, per la mancanza di posti disponibi-li in altri campi, dispose solo il trasferi-mento degli elementi più pericolosi men-tre il campo continuò a funzionare finoalla fine del settembre successivo.2) Vedasi per maggiori notizie Il movi-mento di unità proletaria 1943-1945, Ca-rocci Editore, Roma, 2005, pag. 254.3) Vedi lettera del Borgomastro di S.Aegyd al Pappalettera 24/6/64 – in Tupasserai per il camino, Ed. Mursia, Mila-no, 1965. pag 163.4) Vedi Pappalettera Tu passerai per ilcamino, Ed. Mursia, Milano, 1965, pag. 44.5) A Venezia a dirigere il MUP era Cesa-re Lombroso. Esponenti del gruppo era-no Ermanno Giommoni, Francesco Par-lanti, Emilio Scarpa ed altri.

Il Movimento di Unità Proletaria nacque ufficialmente, a Milano, il 10 gennaio 1943, dopomesi di febbrile attività clandestina, per opera di Lelio Basso, Domenico Viotto, Corrado Bon-fantini, Carlo Andreoni, Paolo Fabbri, Roberto Veratti vi confluirono gruppi che provenivano daBologna, Torino, Roma, Venezia, Firenze, Brescia. Il Movimento, costituito da uomini che rap-presentavano le diverse anime del proletariato e della piccola borghesia (massimalisti, riformi-sti, comunisti, anarchici, repubblicani di sinistra, giovani di Giustizia e Libertà), si proponeva dirinnovare i vecchi schemi della tradizione socialista italiana, per realizzare la massima unitàdel movimento operaio «attorno ad un programma concreto e attuale». Dopo la caduta di Mus-solini, durante i quarantacinque giorni, la fedeltà, che la maggioranza dei lavoratori dimostròdi avere per la vecchia bandiera del PSI non permise al MUP di raccogliere l’adesione dellemasse. Lelio Basso e gli altri, accortisi della realtà politica del momento, decisero nell’agostodel 1943 di fondersi con il Partito Socialista. La fusione portò alla costituzione del Partito So-cialista di Unità Proletaria (PSIUP). Durante la Resistenza, gli uomini che avevano fatto partedel MUP costituirono l’ossatura ed ebbero funzioni di comando delle formazioni Matteotti inPiemonte (Renato Martorelli), Lombardia (Corrado Bonfantini), Emilia-Romagna (FernandoBaroncini) e nel Lazio (Carlo Andreoni).