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  • FONDAZIONE NICCOL CANUSSIO

    SACERDOSFigure del sacro nella societ romana

    Atti del convegno internazionaleCividale del Friuli, 26-28 settembre 2012

    a cura diGIANPAOLO URSO

    Edizioni ETS

  • www.edizioniets.com

    Fondazione Niccol Canussio via Niccol Canussio, 4, 33043 Cividale del Friuli (UD)via Bernardino Luini, 12, 20123 Milano www.fondazionecanussio.org

    Copyright 2014EDIZIONI ETS

    Piazza Carrara, 16-19, I-56126 [email protected]

    DistribuzionePDE, Via Tevere 54, I-50019 Sesto Fiorentino [Firenze]

    Sacerdos. Figure del sacro nella societ romana, Cividale del Friuli, 26-28 settembre 2012 / a cura di Gianpaolo Urso. Pisa : Edizioni ETS, 2014 368 p. : 24 cm. (I convegni della Fondazione Niccol Canussio; 12)In testa al front.: Fondazione Niccol CanussioISBN 978-884673885-1

    CDD 21 - 946Roma Religione Sacerdoti V sec. a.C. / IV sec. d.C. Congressi Cividale del Friuli 2012I. Urso, Gianpaolo II. Fondazione Niccol Canussio

  • SOMMARIO

    Introduzione di Gino Bandelli 7

    BERNHARD LINKE, Die Patrizier, die Priester und die Transformation der Herrschaft. Die sakralen Wrdentrger im Zeitalter der Stndekmpfe 13

    JOS J. CAEROLS, Ingerenze (e manipolazione) del collegio dei XVviri sacris faciundis nel dibattito politico tardo-repubblicano 39

    JOHN A. NORTH, The Pontiices in Politics 63

    FEDERICO SANTANGELO, I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 83

    MARIA GRAZIA GRANINO CECERE, I salii: tra epigraia e topograia 105

    DOMINIQUE BRIQUEL, Gli aruspici nellimperium Romanum: nuove prospettive per lEtrusca disciplina 129

    MICHAEL VON ALBRECHT, Augurat und Auspicium bei Cicero 151

    LUCIANO CANFORA, La carriera religiosa di Cesare 167

    JOHN SCHEID, I sacerdozi arcaici restaurati da Augusto. Lesempio degli arvali 177

    SANTIAGO MONTERO, I sodales Titii: tradizione e innovazione 191

    ATTILIO MASTROCINQUE, I sacerdoti di Apollo e il culto imperiale 223

    ZSUZSANNA VRHELYI, A Paradigm of Roman Priestly Groups? Reconsidering Membership in the Religious Collegia of Early Imperial Italy 239

    MARIA VITTORIA CERUTTI, Operatori rituali e culti di origine orientale a Roma: aspetti di una prospettiva storico-religiosa 259

    FRANOISE VAN HAEPEREN, Les prtresses de Mater Magna dans le monde romain occidental 299

    FRANCISCO MARCO SIMN, Los druidas y Roma: representacin y realidad de un tema clsico 323

  • 6 Sommario

    WERNER ECK, Die Entwicklung des Bischofsamtes in den ersten drei Jahrhunderten: Strukturelle hnlichkeiten oder Vorbilder bei Priestermtern der paganen Welt? 341

    GIOVANNI FILORAMO, Continuit e fratture tra sacerdozi pagani e sacerdozio cristiano 355

  • I FEZIALI FRA RITUALE, DIPLOMAZIA E TRADIZIONI INVENTATE

    FEDERICO SANTANGELO

    Che hanno a far con noi gli uiziali degli antichi Romani? gente che andava alla buona,

    e che, in queste cose, era indietro, indietro.(Promessi Sposi, capitolo V)

    Il collegio feziale non era certo uno dei sacerdozi romani pi inluenti e prestigiosi, ma il suo sviluppo storico e le sue competenze hanno ricevuto considerevole attenzione, sia da parte degli storici della religione romana che da quelli della storia dellimperialismo romano, come pure da parte degli sto-rici del diritto. Lattivit dei feziali stata poi spesso associata alla rilessione moderna sul problema del bellum iustum, rispetto al quale essa rilevante solo in certa misura, e del quale non ci si occuper in questo contributo1. La bibliograia amplissima, sin dallet umanistica. Lultimo decennio ha per visto unattivit particolarmente intensa; i dibattiti recenti sulla legittimit della guerra e sulle modalit che ne presiedono la dichiarazione e la condotta hanno senzaltro giocato un ruolo rilevante2. Lampia produzione scientiica

    * Sono molto grato alla Presidente e al Comitato Scientiico della Fondazione Niccol Canussio per linvito che mi hanno rivolto a prendere parte al Convegno di Cividale. Ringrazio anche Massimiliano Di Fazio e James Richardson per le loro osservazioni su precedenti versioni di questo testo.

    1 Lo chiarisce bene W.V. HARRIS, War and Imperialism in Republican Rome, 327-70 B.C., Oxford 1979, 163-175. Vd. anche, da una prospettiva diversa, L. LORETO, Il bellum iustum e i suoi equivoci. Ci-cerone ed una componente della rappresentazione romana del Vlkerrecht antico, Napoli 2001, sul quale cf. le fondate riserve, tra gli altri, di G. URSO, Aevum 77 (2003), 193-195 e la recente discussione di N. RAMPAZZO, Iustitia e bellum. Prospettive storiograiche sulla guerra nella Repubblica romana, Napoli 2012, 39-43. Sulla questione del bellum iustum vd. ora A. KELLER, Cicero und der gerechte Krieg. Eine ethisch-staatsphilosophische Untersuchung, Stuttgart 2012.

    2 Vd. B. ALBANESE, Res repetere e bellum indicere nel rito feziale (Liv. 1,32,5-14), ASGP 46 (2000), 7-47; ID., Foedus e ius iurandum; pax per sponsionem, ASGP 46 (2000), 49-75; A. ZACK, Studien zum rmischen Vlkerrecht, Gttingen 2001; A. CALORE, Forme giuridiche del bellum iustum (Corso di diritto romano, Brescia, a.a. 2003-2004), Milano 2003, 43-106; F. GRAF, Eid, in ThesCRA, III (2005), 237-246, spec. 239; S. ESTIENNE, Ftiaux, in ThesCRA, V (2005), 87-89; J.H. RICHARDSON, The pater patratus on a Roman Gold Stater: A Reading of RRC Nos. 28/1-2 and 29/1-2,Hermes136 (2008), 415-425; F. SANTANGELO, The Fetials and Their ius, BICS 51 (2008), 63-93; S.L. AGER, Roman Perspectives on Greek

  • 84 Federico Santangelo

    sullargomento non ha condotto a un consenso: al contrario, restano dissensi rilevanti sul merito del problema, sui principi che presiedono alluso delle fonti, e su molti aspetti di dettaglio.

    Un esempio utile viene offerto da due notevoli lavori apparsi entrambi nel 2011, scritti in completa indipendenza luno dallaltro, ed entrambi basati su una precisa consapevolezza delle linee del dibattito storiograico: il libro di Giovanni Turelli sul ruolo dei feziali nellesperienza giuridica romana e il sag-gio di Clifford Ando sul diritto di guerra, incluso nel suo recente volume su diritto e impero3. Si tratta di due discussioni ambiziose e importanti, basate su premesse metodologiche opposte, che offrono conclusioni quasi del tutto in-compatibili. Turelli offre unaccurata ricostruzione dello sviluppo storico del collegio dei feziali, sostenendone la rilevanza nel tessuto giuridico romano. La sua discussione si fonda sul riconoscimento, senza sostanziali esitazioni, del valore della tradizione letteraria come fonte di positiva informazione storica. Ando parte invece da una netta svalutazione della tradizione letteraria sui feziali e mette in serio dubbio tutta la documentazione sullo sviluppo storico del collegio durante la Repubblica. Alla base di questa differenza di vedute che, come chiariremo pi avanti, non certo senza precedenti vi sono ri-lessioni divergenti sul valore delle fonti letterarie e un dissenso di fondo forse non componibile. In quanto segue, mi concentrer prevalentemente su aspetti speciici, dai quali emergeranno anche rilessioni sul valore di alcuni elementi della tradizione. Preliminarmente, mi limiter a dichiarare una iducia tempe-rata nel valore della tradizione letteraria e a sottolineare come il valore di una fonte vada dimostrato caso per caso, senza delegare il giudizio allapplicazione di rigidi principi di fondo; il medesimo onere della prova sta sulle spalle di chi nega lautenticit della tradizione come di chi la accetta. Non esistono canoni metodologici schematicamente applicabili a tutto il campo delle fonti a nostra disposizione.

    Discutere dei feziali signiica misurarsi anche con una certa idea di Roma

    Diplomacy, in C. EILERS (ed.), Diplomats and Diplomacy in the Roman World, Leiden - Boston 2009, 15-43; C. ANDO, Aliens, Ambassadors, and the Integrity of Empire, Law and History Review 26 (2010), 491-519; J. RICH, Thefetialesand Roman International Relations, in J.H. RICHARDSON - F. SANTANGELO (edd.), Priests and State in the Roman World, Stuttgart 2011, 187-242; L. ZOLLSCHAN, The Ritual Garb of the Fetial Priests, MH 68 (2011), 47-67; EAD., The Longevity of the Fetial College, in O. TELLEGEN-COUPERUS (ed.), Law and Religion in the Roman Republic, Leiden - Boston 2012, 119-144; RAMPAZZO, Iustitia, 61-93; J.W. RICH, Roman Rituals of War, in B. CAMPBELL - L.A. TRITLE (edd.), The Oxford Handbook of Warfare in the Classical World, Oxford 2013, 542-568.

    3 G. TURELLI, Audi Iuppiter. Il collegio dei feziali nellesperienza giuridica romana, Milano 2011; C. ANDO, Law, Language, and Empire in the Roman Tradition, Philadelphia 2011, 37-63; 139-141 (versione riveduta di ID., Empire and the Laws of War: A Roman Archaeology, in B. KINGSBURY - B. STRAUMANN, edd., The Roman Foundations of the Law of Nations. Alberico Gentili and the Justice of Empire, Oxford 2010, 30-52).

  • I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 85

    e con le sue letture moderne: quella di un impero del diritto, per citare la formula di Ando, che raggiunge una sintesi originale fra supremazia militare, coercizione e legge4. istruttivo come sia la discussione di Turelli che quel-la di Ando partano da un riferimento allopera del grande giurista Alberico Gentili (1552-1608), che si occup ripetutamente del rapporto fra diritto di guerra e diplomazia, e ai feziali dedic pagine di impressionante originalit. Turelli nota opportunamente come il punto di vista di Gentili mut attraverso gli anni e rilesse diverse preoccupazioni e orientamenti metodologici5. Nel suo trattato De legationibus, in tre libri, del 1585, Gentili delinea un codice di comportamenti e di competenze per il diplomatico dei suoi tempi, radicati nella conoscenza degli esempi del passato e, in primo luogo, della classici-t. Nel primo libro vengono discusse le prerogative dei feziali (1,11-13), con particolare enfasi sul rito feziale, sulla base delle testimonianze di Livio e di Dionisio; la dimensione religiosa e sacrale dellopera dei feziali viene chia-ramente riassunta dal capitolo in cui Gentili se ne occupa, il De legationum solennibus. Gentili accetta come storico il quadro generale offerto dalle fonti letterarie, anche se non mancano tracce di uno spunto critico: la tradizione che attribuisce a Numa lorigine del collegio smascherata come un anacro-nismo. Nel capitolo introduttivo del De iure belli (1,1), pubblicato nel 1598, lapproccio cambia. Gentili riconosce che nellantica Roma i feziali avevano ampie competenze e produssero unampia mole di dottrina giuridica, a suo tempo raccolta in volumi (libri qui fuerant de iure feciali), sino a quando la ine della respublica Romana non port la ine delle attivit dei feziali e dei loro testi: di quella produzione intellettuale e giuridica non rimasto nulla, se non il rimpianto (desiderium operum eorum). Ando si concentra invece sol-tanto sul De armis Romanis, un dialogo in due libri, pubblicato nel 1599, nel quale vengono presentate due valutazioni opposte dellimperialismo romano: nel primo libro un personaggio di nome Picenus (Gentili era marchigiano) si produce in una lunga arringa contro luso della guerra da parte dei Romani, che viene denunciato come un mezzo sistematicamente basato sullinganno e la peridia6. Lintroduzione del diritto feziale viene brevemente menzionata nel terzo capitolo e attribuita ad Anco Marcio; Picenus riprende il giudizio critico di Lattanzio (Div. inst. 6,9,3-4) e la giudica, piuttosto che un remedium

    4 Laws empire: ANDO, Law, 19-36. 5 TURELLI, Audi, 1 n. 2. A Turelli si deve anche un importante quadro del dibattito storiograico

    moderno (cf. le riserve di RAMPAZZO, Iustitia, 76 n. 48); G. FUSINATO, Dei Feziali e del diritto feziale. Contributo alla storia del diritto pubblico esterno di Roma, Reale Accademia dei Lincei. Memorie della Classe di scienze morali, storiche e ilologiche 13 (1884), 451-590, spec. 451-469 resta imprescindibile.

    6 Vd. ora leccellente edizione, con traduzione inglese, a cura di B. KINGSBURY, B. STRAUMANN e D. LUPHER, Alberico Gentili. The Wars of the Romans. A Critical Edition and Translation of De armis Romanis, Oxford 2011.

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    iniquitati, un emplastrum atque fucum un unguento, un belletto che copre la natura iniqua dellimperialismo romano. Nel secondo libro, un anonimo personaggio sviluppa una difesa della condotta dei Romani in guerra, che risponde sistematicamente alle obiezioni di Picenus; la rerum repetitio, che sta alla base del diritto feziale, viene individuata come un aspetto fondamentale della conduzione della guerra a Roma sin dallet regia (2,3). Il De armis Ro-manis non contiene una sezione in cui una voce narrante ponga il dialogo fra le due opposte posizioni in un contesto intellettuale; sarebbe dunque indebito attribuire un peso maggiore ad una delle due sezioni del dialogo; il fatto che largomentazione a favore di Roma abbia lultima parola ha unindubbia rile-vanza retorica, ma linsistenza di Gentili sui tratti piceni, e dunque latamente autobiograici, dellinterlocutore anti-romano suggerisce che le sue tesi siano in qualche modo accostabili al punto di vista dellautore. Quale che sia la soluzione a questo speciico problema interpretativo, non sorprende che la vigorosa denuncia dellimperialismo romano nel primo libro sia destinata ad essere pi affascinante per lo storico contemporaneo. Ando sottolinea oppor-tunamente come alcuni spunti critici dellarringa di Picenus siano notevolis-simi: il riferimento allassenza di tradizioni non romane sulle guerre condotte da Roma (1,1); lintuizione dellanalogia fra rerum repetitio e diritto civile; e la costante tensione fra lo scrupolo con il quale i Romani guardavano al processo attraverso il quale le loro rivendicazioni venivano trattate e il riiuto di esplo-rare se le rivendicazioni dei Romani fossero intrinsecamente giuste ovvero uno dei problemi di fondo del concetto di guerra giusta (1,6)7. Il riiuto di Gentili di accettare acriticamente le narrazioni antiche sul ruolo dei feziali e la sua intuizione di vedere un nesso tra le mansioni rituali dei feziali e aspetti del diritto civile permette ad Ando di esplorare la documentazione sui feziali come un coacervo di tradizioni inventate, nelle quali intellettuali dellet di Cicerone e di Augusto (per ricorrere ai termini, non del tutto convincenti, scelti da Ando stesso) scelsero di trasferire sul passato remoto e inesplorabile di Roma preoccupazioni e dinamiche che erano tipiche del loro tempo.

    In questa prospettiva, dunque, importante valutare la persistenza del col-legio feziale nellesperienza storica della Repubblica. Su questo punto, molti studiosi che hanno posto in discussione lafidabilit storica delle fonti antiche hanno messo in dubbio la continuit del collegio feziale e hanno proposto varie soluzioni riguardanti la ricostituzione del collegio in vari momenti della storia repubblicana, linvenzione di nuove tradizioni e riti, e la presenza di anacronismi nella tradizione. Un esempio delle conseguenze di questo ap-proccio interpretativo si ritrova in un memorabile lavoro di Elizabeth Rawson, nel quale la reinvenzione delle prerogative dei feziali viene identiicata come

    7 ANDO, Law, 37-38.

  • I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 87

    uno degli aspetti fondamentali del mutamento religioso e intellettuale del se-condo secolo a.C.8 Rawson sottoline che nel secondo secolo a.C. non vi traccia della presenza dei feziali in teatri di guerra. Essi rientrano per in gioco nella clamorosa consegna di Ostilio Mancino ai Numantini nel 136, dopo la ripudia del trattato da lui negoziato lanno prima; furono i feziali a compiere la consegna di Mancino e il loro coinvolgimento sarebbe stata una precisa scelta politica di L. Furius Philus e del suo entourage, improntata ad una linea che Rawson deinisce di revivalism9. La rilevanza della scelta di Furius Philus fu notevole, anche da un punto di vista religioso, ma nellenfa-tizzarla Rawson inisce per sottovalutare alcuni documenti signiicativi. Livio parla di un viaggio dei feziali in Africa nel 201, verso la ine della guerra annibalica (30,43,9); Rawson deinisce questepisodio senza discussione come una storia annalistica che non merita fede10. Vi sono poi altri casi di consegne di individui ai nemici attestate nel 266, 236 e 188, anche se non in seguito alla ripudia di un trattato; Valerio Massimo attesta il coinvolgimento dei fe-ziali11. Non vengono poi considerate dalla Rawson le fonti che attestano al-cuni interventi del collegio feziale nel dare pareri al Senato sulla conduzione dei preliminari di un conlitto12. Rawson sostiene invece che i feziali fossero, sino al 136, un organismo di scarso rilievo, che non aveva alcun ruolo nel-la gestione delle controversie internazionali; lassoluto silenzio di Polibio sul loro coinvolgimento, ad esempio nel trattato con Cartagine al termine della guerra annibalica, sarebbe dunque rivelatore13. Rawson suggerisce che il loro

    8 E. RAWSON, Scipio, Laelius, Furius and the Ancestral Religion, JRS 63 (1973), 161-174, spec. 167-168 (= Roman Culture and Society. Collected Papers, Oxford 1991, 80-101).

    9 Cic. Caec. 98; Top. 37; Or. 1,181; 2,137; Off. 3,109; Liv. Per. 56,3; Vell. 2,1,5 (ut per fetialis nudus ac post tergum religatis manibus dederetur hostibus); App. Ib. 80; Dio 23,79,3. J.-L. FERRARY, Ius fetiale et diplomatie, in E. FRZOULS - A. JACQUEMIN (edd.), Les relations internationales. Actes du Colloque de Strasbourg, 15-17 juin 1993, Paris 1995, 411-432, spec. 419 nota come il ruolo dei feziali in questa vicenda sia attestato da Cicerone e da Velleio, ma venga ignorato da Appiano, Cassio Dione, e dalla Perioca di Livio. Largomento e silentio, in questo come in altri casi, va applicato con cautela.

    10 RAWSON, Scipio, 167 (= Roman Culture, 91). Difendono a ragione la storicit dellintervento dei feziali J.-C. LACAM, Variations rituelles. Les pratiques religieuses en Italie centrale et mridionale au temps de la Deuxime Guerre Punique, Roma 2010, 76-77; RICH, The fetiales, 189; cf. anche ALBANESE, Foedus, 72.

    11 Nel 266 furono consegnati ad Apollonia due senatori che avevano colpito ambasciatori della citt (Liv. Per. 15; Val. Max. 6,6,5: per fetiales; Dio fr. 45; Zonar. 8,7,3); nel 188 due cittadini romani furono inviati a Cartagine per lo stesso crimine (Liv. 38,42,7; Val. Max. 6,6,3: per fetiales; Dio fr. 61); nel 236 M. Claudius Clineas fu consegnato ai Corsi dopo che il console C. Licinius Varus aveva ripudiato il trattato da lui concluso poco prima (Val. Max. 6,3,3; Dio fr. 45; Zonar. 8,18,7-8; Amm. Marc. 14,11,32). RICH, The fetiales, 196 spiega lassenza dei feziali dalla tradizione sui fatti del 266 e del 236 con unomissione accidentale.

    12 Liv. 31,8,4; 36,3,7-12. Vd. SANTANGELO, The Fetials, 74-76.13 FERRARY, Ius, 417 osserva che lapplicazione dellargumentum e silentio a Polibio unoperazione

    insidiosa.

  • 88 Federico Santangelo

    coinvolgimento fosse limitato alla celebrazione del trattato annuale con Lavi-nio, che per attestato solo nel primo secolo d.C.14 Il rischio di circolarit notevole; giustiicare le eccezioni al principio che viene posto al centro della discussione sostenendo che siano delle falsiicazioni unoperazione rischiosa. Sono possibili ricostruzioni diverse, in cui qualche progresso viene consentito dal raggruppare la documentazione in gruppi cronologicamente omogenei, misurandone in questo modo lattendibilit.

    Livio la fonte pi ricca sul ruolo dei feziali e il loro coinvolgimento nelle iniziative militari di Roma, ma richiede una lettura attenta alla complessit della composizione dellopera. Il materiale del primo libro sulla creazione del collegio feziale e sulla descrizione dei riti nei quali esso era coinvolto va let-to con una cautela diversa da quella con cui si leggono le informazioni sul coinvolgimento dei feziali nel dibattito su alcune guerre transmarine. Questa parte dellopera si basa su fonti annalistiche che mostrano una buona familia-rit con la storia contemporanea; nel caso delle testimonianze sul coinvolgi-mento dei feziali nei preliminari delle guerre contro Filippo V e Antioco III e la Lega Etolica, rispettivamente nel 200 e nel 191 a.C., si tratta di racconti che derivano presumibilmente da Valerio Anziate, uno storico che fonda la propria discussione anche sullaccesso a documenti darchivio, inclusi gli atti del Senato15. Sul torno fra il terzo e il secondo secolo a.C. Livio rappresenta i feziali allopera, sia nella consegna di condizioni al nemico prima dellinizio di un conlitto che nellofferta di pareri sulle modalit di una dichiarazione di guerra e nella conclusione di trattati16.

    Quanto segue dellopera di Livio perduto, e non siamo in grado di rico-struire quale fosse la posizione dei feziali nel contesto tardo-repubblicano; con linterrompersi della narrazione di Livio scompare anche linformazione sul loro coinvolgimento nelle dichiarazioni di guerra. Il forte legame tra i feziali e i trattati confermato gi da un testo tardorepubblicano, il De suppliciis di Cicerone, in cui viene irriso un argomento di Verre, che sostenne di non avere richiesto ai Mamertini di fornirgli una nave, perch la richiesta sarebbe anda-ta contro i termini del loro trattato con Roma. Secondo Cicerone, Verre non aveva usato le stesse cautele con unaltra comunit federata, la vicina Tauro-menio, e aveva dimostrato in realt un completo fraintendimento del trattato

    14 CIL 10,797.15 RICH, The fetiales, 189-190; 227-228 (che esprime per riserve sullaccuratezza del sunto che

    Livio d del responso dei feziali, pur accettandone la sostanziale storicit).16 Sullimportanza di questi episodi per la continuit del ius fetiale vd. D. NRR, Aspekte des rmi-

    schen Vlkerrechts: Die Bronzetafel von Alcantara, Mnchen 1989, 117. Sullo sviluppo di una pi solida competenza in materia di politica estera nella classe dirigente della Roma medio-repubblicana resta importante G. CLEMENTE, Esperti, ambasciatori del Senato e la formazione della politica estera romana tra il III e il II secolo a.C., Athenaeum 64 (1976), 319-352.

  • I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 89

    con Messana: sarcasticamente, Cicerone deinisce Verre un uomo in fetialium manibus educatus; poco pi tardi, suggerisce di consegnare ai Mamertini tutti i precedenti governatori della Sicilia, che si erano comportati in maniera dif-ferente17. Il riferimento sarcastico, in un discorso che non fu mai pronunciato, ma fu diffuso soltanto nella versione scritta, un altro sintomo dellesistenza dei feziali nella prima met del primo secolo a.C. e della loro rilevanza rispet-to ai trattati e al loro rispetto. Il nesso tra i feziali e i trattati ribadito anche in un noto passo del De legibus, problematico dal punto di vista testuale, e seguito da un commento nel quale Cicerone prospetta un ruolo di interpretes publici per i feziali18.

    Qualche dato ci giunge dalla documentazione epigraica, ed curioso che il destino di un sacerdozio di origine italica, quale il collegio feziale certa-mente era, ci sia noto grazie a tre iscrizioni provenienti dallOriente greco. I feziali sono coinvolti nella stipula di trattati fra Roma e alcune comunit libere in Asia Minore verso la met del primo secolo a.C. Il testo del trattato concluso fra Roma e il koinon dei Lici nel 46 a.C. si chiude con una descri-zione della cerimonia che suggella il trattato, che consiste in un giuramento e in alcuni sacriici animali (ll. 73-78)19. I due uomini che prendono parte al rito (l. 74) sono citati con il loro nome completo e unindicazione della loro trib di appartenenza, Lucius Billienus e Lucius Fabricius Licinus: a Billienus spettava il compito di celebrare il sacriicio, a Fabricius competeva la libazione che lo concludeva. Le loro funzioni sono rispecchiate da due Lici, Aristippos e Adeimantos, che vengono citati con il loro patronimico, con un procedimento che stato opportunamente accosta-to alla consuetudine onomastica romana. Billienus e Fabricius Licinus non sono esplicitamente indicati come feziali, n con alcun altro titolo, ma la loro partecipazione al rituale si spiega pi ragionevolmente, soprattutto alla luce di altra documentazione contemporanea, con la loro appartenenza al collegio dei feziali20. N Billienus n Fabricius Licinus hanno lasciato traccia di s nella vita politica del loro tempo, anche se possibile che Fabricius non sia altri che

    17 Cic. Verr. 2,5,49.18 Cic. Leg. 2,21: foederum pacis belli indotiarum oratorum iudices fetiales non sunto bella disceptatio

    (mss); A.R. DYCK opta per foederum {pacis belli} indutiarum ratorum fetiales iudices nun sunto, duella disceptanto (A Commentary on Cicero, De Legibus, Ann Arbor 2004, 309-310); Leg. 2.34: sequitur enim de iure belli, in quo et suscipiendo et gerendo et deponendo ius ut plurimum ualeret et ides, eorumque ut publici interpretes essent, lege sanximus. Cf. anche due passi notissimi e molto dibattuti: Off. 1,11,36 (belli quidem aequitas sanctissime fetiali populi Romani iure perscripta est); Rep. 2,31. Fondamentale FERRARY, Ius, 413-416.

    19 S. MITCHELL, The Treaty Between Rome and Lycia of 46 BC (MS 2070), in R. PINTAUDI (ed.), Papyri Graecae Schyen (PSchyen I), Firenze 2005, 165-258, spec. 237-240 = SEG 55,1452.

    20 Liv. 9,5,4 sostiene che in un foedus debbano necessariamente igurare soltanto i nomi dei due feziali che ne hanno celebrato la conclusione.

  • 90 Federico Santangelo

    il Licinus cooptato da Cesare nel Senato per il solo merito di avere fortemente avversato Pompeo21. Un quadro in parte diverso viene restituito dal trattato concluso lanno successivo tra Roma e Cnido, nel quale due rappresentanti di Roma concludono il trattato insieme a due cittadini di Cnido22. Anchessi potrebbero essere feziali; in questo caso, per, siamo di fronte a una igura di notevole rilievo politico, Cn. Domitius Calvinus, console nel 53 e nel 42, che celebr la conclusione del trattato insieme a C. Pomponius Rufus23.

    Nella copia della versione greca di un senatus consultum de Aphrodisiensi-bus, esposta sul noto archive wall del teatro, e databile al 39 a.C., si fa menzio-ne dei , purtroppo in una sezione gravemente mutila delliscrizione (l. 85): J.M. Reynolds ha suggerito, con ottimi argomenti, che nei si debbano identiicare i feziali, e che il testo del s.c. prescrivesse che i consoli dovessero invitare i feziali a presiedere ad un rito che ratiicasse il trattato che avrebbe fatto seguito al s.c., in cui il legame eccezionale fra Roma e la citt caria trovava una nuova ratiica giuridica; impossibile stabilire dove lintervento dei dovrebbe aver avuto luogo24. G. Sumi ha sostenuto che la presenza dei feziali ad Afrodisia si spiegherebbe con un interesse di Ottaviano per la ripresa di istituzioni religiose arcaiche in un contesto ricco di associazioni ide-ali25. Se iniziativa di revival ci fu, i documenti di Licia e di Cnido suggerireb-bero di attribuirla piuttosto a Cesare; sembra per pi fondato sostenere che i feziali prendessero direttamente parte alla conclusione dei trattati non soltanto nel periodo tardo-repubblicano. Si gi fatto cenno al coinvolgimento dei fe-ziali nel trattato che chiuse la guerra annibalica nel 201/200; un frammento del Bellum Poenicum di Nevio, tramandato da Festo, sembra riferirsi allesecuzio-ne di un rito da parte dei feziali prima della conclusione del trattato nel 241, al termine della prima guerra punica: scopas atque uerbenas sagmina sumpserunt (presero i mazzetti di frasche e le zolle di erba sacra perch divenissero oggetti inviolabili)26. In questo contesto, si spiegherebbe anche il coinvolgimento dei

    21 MITCHELL, The Treaty; su Licinus vd. Schol. Cruq. Hor. AP 301; T.P. WISEMAN, Some Republican Senators and Their Tribes, CQ 14 (1964), 122-133, spec. 132-133; ID., New Men in the Roman Senate, Oxford 1971, 281, no. 539.

    22 W. BLMEL, Die Inschriften von Knidos, I, Bonn 1992, no. 33, spec. l. 3-5.23 Vd. J. RPKE, Fasti Sacerdotum, II, Stuttgart 2005, 949, no. 1482: [e]ine zentrale Figur in der

    frhen Augusteischen Religionspolitik. Domizio fu ponteice e arvale; non possibile stabilire se anche per lui il sacerdozio feziale abbia rappresentato il primo passaggio della carriera sacerdotale (cf. infra).

    24 J.M. REYNOLDS, Aphrodisias and Rome, London 1982, no. 8, l. 85; vd. il commento a pp. 89-90.25 G.S. SUMI, Ceremony and Power: Performing Politics in Rome between Republic and Empire, Ann

    Arbor 2005, 211.26 Fest. 424 L. = Naevius, Bellum Poenicum, fr. 31 Morel = 2 Strzelecki. K.-H. SCHWARTE, Naevius,

    Ennius und das Beginn des Ersten Punischen Krieges, Historia 21 (1972), 206-223 ha dimostrato che il frammento non si riferisce allinizio della prima guerra punica e alla sua dichiarazione, ma alla sua conclusione; su questa linea gi M. BARCHIESI, Nevio epico. Storia interpretazione edizione critica dei fram-menti del primo epos latino, Padova 1962, 387 (cf. ibid. 387-390 per un dettagliato commento linguistico

  • I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 91

    feziali nel rinnovo annuale del trattato con Lavinio, al quale si fatto riferi-mento poco sopra: unistituzione antica, che affascin limperatore Claudio al punto da indurlo a ricoprire il ruolo di pater patratus e a concludere trattati con re nelle vesti di sacerdote feziale27.

    Pure in un quadro frammentario, sembra dunque ragionevole attribuire ai feziali due sfere di competenza, gi a partire dalla seconda met del terzo secolo: essi avevano un ruolo di consiglieri del Senato nella gestione dei pre-liminari di una dichiarazione di guerra, ed erano coinvolti nella conclusione dei trattati. Questo sembra essere il proilo del sacerdozio feziale per tutta la storia medio- e tardorepubblicana; se indubbio che Ottaviano ebbe un forte interesse nei confronti di questo sacerdozio, sembra eccessivo ritenere che egli si sia reso protagonista di una completa reinvenzione del collegio e delle sue prerogative.

    Un recente lavoro di J.H. Richardson sembra peraltro offrire un ulteriore argomento alla tesi di una continuit del collegio feziale e al coinvolgimento dei feziali nella conclusione dei trattati28. Uno statere e un mezzo statere, en-trambi aurei, coniati a Roma nel secondo quarto del terzo secolo (RRC 28/1-2 e 29/1-2: datati da Crawford al 225-212 e al 225-214 rispettivamente) recano sul rovescio una scena nella quale sono rappresentate tre igure: un uomo, munito di corazza, che accosta un coltello alla gola di un maiale, aiutato da un inserviente che tiene in braccio il maiale, e afiancato da unaltra igura maschile che tiene in una mano una lancia e nellaltra un coltello con il quale tocca anchegli il maiale. Richardson ha proposto di identiicare in questa sce-na la conclusione di un trattato piuttosto che un giuramento, come stato proposto in passato , nella igura sulla sinistra un pater patratus, e in quella sulla destra il capo militare dellesercito nemico con il quale si sta per con-cludere una pace29. Se questa ricostruzione, che Richardson ha pure avanzato

    e stilistico al passo).27 Suet. Claud. 25,5.28 RICHARDSON, The pater 29 La presenza di un maiale nel rito celebrato dal pater patratus nella conclusione di un trattato

    attestata anche in Liv. 1,24,9, che per non menziona luso di una lama, ma di una pietra (porcum saxo silice percussit); vd. anche Paul. 81 L. Serv. Auct. Aen. 8,641 sostiene che luso del silex fu uninnova-zione dei feziali stessi, ma non d riferimenti cronologici: nam cum ante gladiis conigeretur, a fetialibus inuentum ut silice feriretur ea causa, quod antiqui Iouis signum lapidem silicem putauerunt esse. La pietra a sua volta evocata nel noto giuramento per Iouem lapidem con il quale venne siglato il primo trattato romano-cartaginese (Pol. 3,25,6-9: ). F.W. WALBANK, A Historical Commentary on Polybius, I, Oxford 1957, 351-353 resta fondamentale; vd. ora J. H. RICHARDSON, The Oath per Iovem lapidem and the Community of Archaic Rome, RhM 153 (2010), 25-42, che sottolinea (31 n. 29) come la funzione del silex vari considerevolmente nei due rituali descritti da Polibio e Livio. Polibio non fa menzione alcuna del coinvolgimento dei feziali nella conclusione del primo trattato; secondo RICHARDSON (33 n. 35) questa sarebbe unindicazione del fatto che il collegio sarebbe stato istituito solo in et pi tarda; cf. sopra, n. 13, per una diversa spiegazione dei silenzi di Polibio. ALBANESE, Foedus, 65-66 sostiene

  • 92 Federico Santangelo

    con molta, opportuna cautela, fosse corretta, ci troveremmo di fronte a una rappresentazione iconograica del pater patratus, altrimenti non attestata, e ad una preziosa, ulteriore conferma del coinvolgimento dei feziali nella stipula-zione dei trattati nel terzo secolo a.C.30

    In un articolo molto inluente, T. Wiedemann affront il problema dellin-tervento di Ottaviano sul collegio concentrandosi sulla natura dei riti eseguiti dai feziali31. Il conlitto fra Ottaviano, Antonio e Cleopatra fu, come noto, presentato da Ottaviano come una guerra esterna; fu Ottaviano stesso ad ese-guire il rituale che apr la guerra nel suo ruolo di feziale, scagliando la lancia di fronte al tempio di Bellona32. Cassio Dione (o, presumibilmente, la sua fon-te) nota come questo rituale fu compiuto secondo il rito tradizionale ( ); Wiedemann sostenne lopposto, e sugger che quella temperie storica aveva offerto ad Ottaviano unopportunit eccezionale per mettere in scena un nuovo rito, basato su una tradizione inventata33. La tesi di Wiede-mann si fondava sul riiuto di una tradizione antica che poneva un mutamento rilevante nel rituale compiuto dai feziali in una data ben precedente. Un passo del Servio Danielino descrive infatti le soluzioni rituali che vennero escogitate quando Roma si trov a condurre le prime guerre transmarine e a dovere compiere dichiarazioni di guerra lontano dal suolo italico (Aen. 9,52). Il com-mentatore di Virgilio cita, verso la ine della sua glossa, unopera di Varrone, il Calenus, un logistoricus, nel quale si sosteneva che, quando i generali erano in procinto di entrare in territorio nemico, essi (duces) avevano la consuetu-dine di scagliarvi una lancia per individuare la porzione di terra sulla quale

    invece che il riferimento di Polibio a colui che presta i giuramenti per i trattati ( ) sia al pater patratus. Riguardo a RRC 28/1-2 e 29/1-2, nella storiograia italiana si talvolta parlato di un oro del giuramento: vd. ad es. L. BREGLIA, Loro del giuramento e i denari romani e italici del I sec., in Numismatica 12 (1946), 67-79; A. VALVO, Fides, foedus, Iovem Lapidem iura-re, in M. SORDI (ed.), Autocoscienza e rappresentazione dei popoli nellantichit, Milano 1992, 115-125, spec. 124 n. 42.

    30 ZOLLSCHAN, The Ritual Garb, 52-53 si enfaticamente pronunciata contro lipotesi di Ri-chardson, ma senza argomenti probanti: in particolare, la tesi secondo la quale il pater patratus dovrebbe aver avuto il capo velato sembra contraddetta dalluso delle uerbenae attestato in Liv. 1,24,6 (cf. RICH-ARDSON, The pater, 423 n. 36). E. LA ROCCA, Fabio o Fannio. Laffresco medio-repubblicano dellEsqui-lino come rilesso dellarte rappresentativa e come espressione di mobilit sociale, in Ricerche di pittura ellenistica. Lettura e interpretazione della produzione pittorica dal IV secolo a.C. allEllenismo, Roma 1985, 169-191, spec. 184 esclude che laffresco medio-repubblicano dellisolato XXI dellEsquilino rappresenti la conclusione di un trattato fra Romani e Sanniti (contra, ad es., T. HLSCHER, Die Geschichtsauffassung in der rmischen Reprsentationskunst, JDAI 95, 1980, 265-321, spec. 270); possibilista TURELLI, Audi, 39-40. M. HUMM, Appius Claudius Caecus. La Rpublique accomplie, Roma 2005, 503-504 n. 76 sostiene che laffresco rappresenti una deditio in idem di un Sannita nelle mani di un Romano e cita unampia bibliograia a sostegno di questa ipotesi.

    31 T. WIEDEMANN, The Fetiales: a Reconsideration, CQ 36 (1986), 478-490.32 Dio 50,4,4-5.33 WIEDEMANN, The Fetiales, 482.

  • I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 93

    installare un accampamento. Il Calenus fu composto poco dopo la morte del personaggio al quale era dedicato, Q. Fuius Calenus, avvenuta nel 40 a.C.; Wiedemann sostenne che questopera ebbe un effetto diretto sulle scelte di Ottaviano nel 32, ma non si tratta che di unipotesi34. Peraltro, non neppure certo che il passo del Calenus si riferisca ai feziali, n che quello di Servio e del Danielino si basi nella sua interezza su informazioni fornite da Varrone; il riferimento esplicito al Calenus si ha soltanto nellultima frase35. Il cuore della nota di Servio un tentativo di illustrare le modalit della dichiarazione di guerra, detta clarigatio, che il pater patratus usava fare al conine del territorio nemico, preceduta dal getto di una lancia nel territorio nemico stesso, trenta-tr giorni dopo la richiesta di restitutio36. Quando linizio di una guerra contro un avversario proveniente da oltremare rese impossibile quel rituale, venne escogitata una soluzione: un prigioniero dellesercito di Pirro fu costretto ad acquistare una porzione di terra presso il Circo Flaminio; quel terreno fu con-siderato territorio nemico, e la lancia fu scagliata in quel territorio. Levento pu datarsi con ragionevole precisione al 281/280; verosimile che il rito sia stato compiuto qualche tempo dopo linizio delle ostilit, poich presuppone-va la cattura di un prigioniero. Largomento di Wiedemann per cui lacquisto di un appezzamento di terra non era consentito ad un non-cittadino romano non sembra cogente37. Un argomento analogico si pu addurre a sostegno del-la sostanziale afidabilit di questa tradizione. J. Scheid ha recentemente sot-tolineato linteresse del parallelo con una simile inzione giuridica, di incerta

    34 WIEDEMANN, The Fetiales, 482-483.35 G. TURELLI, Polisemia di un gesto: lemittere hastam dei duces e dei feziali, RIDA 55 (2008), 523-

    537 sostiene che la citazione dal Calenus abbia il ine di segnare una differenza tra il gesto compiuto dai generali e il rito feziale (534: una identit materiale che cela una distinzione funzionale). WIEDEMANN, The Fetiales, 483 dubita che i duces menzionati da Varrone siano da considerarsi comandanti romani; vd. anche RICH, The fetiales, 206 n. 86.

    36 Vi qui una discrepanza rispetto ai trenta giorni indicati da Livio; cf. anche Dion. Hal. Ant. Rom. 2,72,8. Secondo RICH, The fetiales, 203: Servius is probably just garbling Livy in reference to the 33-day interval, representing it as elapsing between the restitution demand and the spear rite, rather than between two presentations of the restitution demand, as in Livy. ALBANESE, Res, 8, sostiene che Servio abbia indebitamente sempliicato la complessa procedura descritta da Livio deinendo come clarigatio sia la rerum repetitio che la indictio belli; Plin. Nat. 22,3,5 sembra invece associare la clarigatio soltanto al res repetere.

    37 TURELLI, Audi, 174-177 considera la testimonianza di Servio credibile, non vede dificolt so-stanziali di natura giuridica e riprende la tesi di P. DE FRANCISCI, Appunti e considerazioni intorno alla columna bellica, RPAA 27 (1951-1952), 189-203, spec. 197, 201-202, secondo il quale il terreno di propriet del soldato di Pirro fu dapprima ager peregrinus e dovette poi essere considerato ager generi-camente hostilis; la testimonianza di Servio accolta, con alcune precisazioni e argomenti diversi, anche da A. WATSON, International Law in Archaic Rome, Baltimore - London 1993, 56-58, 92 e da E. BIANCHI, Fictio iuris. Ricerche sulla inzione in diritto romano dal periodo arcaico allepoca augustea, Padova 1997, 114-127 (che sottolinea la pregnanza della formula serviana quasi in hostili loco). Contro questa lettura cf., fra gli altri, RICH, The fetiales, 206, con ricca bibliograia.

  • 94 Federico Santangelo

    datazione, anchessa tramandata da Servio: quando un esercito romano com-batteva una campagna fuori dItalia, si dichiarava romana una porzione del territorio nemico per potervi celebrare gli auspici di investitura38.

    Se anche linformazione riferita da Servio sullacquisto del terreno di fron-te al tempio di Bellona non provenisse da Varrone, comunque certo che nel primo secolo a.C. si svilupp una rilessione sullo sviluppo storico dei riti eseguiti dal collegio feziale. Cicerone, come noto, vi prese parte; Varrone vi contribu in varie occasioni39. In un passo del De lingua latina, databile fra il 47 e il 43, Varrone (5,86) stabilisce un nesso etimologico e concettuale tra i feziali e la ides publica40. Luso dei tempi verbali degno di nota:

    fetiales, quod idei publicae inter populos praeerant: nam per hos iebat ut iustum conci-peretur bellum, et inde desitum, ut foedere ides pacis constitueretur. ex his mittebantur, ante quam conciperetur, qui res repeterent, et per hos etiam nunc it foedus, quod idus Ennius scribit dictum.

    Dei feziali e delle loro antiche prerogative di compiere i passi che erano richiesti per avere un iustum bellum e per concludere un trattato alla ine del conlitto Varrone parla al passato. Il tempo presente viene riferito soltanto allultimo punto toccato in questa breve discussione: ai feziali spetta ancora un ruolo centrale nella stipula dei trattati per hos etiam nunc it foedus41. Non si parla qui di dichiarazioni di guerra.

    Varrone, dunque, sostenne lantichit dellistituzione feziale e si rifer in due occasioni nel Calenus e nel De lingua Latina al restringersi delle com-petenze del collegio feziale, dando unulteriore conferma del rilievo che esso aveva prima dellintervento di Ottaviano. Resta da stabilire la qualit della riorganizzazione promossa da Ottaviano. Wiedemann sostenne che la tra-dizione delineata da Varrone ebbe una decisiva inluenza sulla decisione di Ottaviano di usare la lancia nella dichiarazione di guerra contro Cleopatra. Questo sembra improbabile; Ottaviano era un accanito reinventore di tradi-zioni antiche, ma non le inventava senza appoggiarsi a qualche riconoscibile fondamento storico-antiquario. In ogni caso, importante sottolineare, con

    38 Serv. Aen. 2,178. Vd. J. SCHEID, Le rite des auspices Rome: quelle volution? Rlexions sur la transformation de la divination publique des Romains entre le IIIe et Ier sicle avant notre re, in S. GEOR-GOUDI - R. KOCH PIETTRE - F. SCHMIDT (edd.), La Raison des signes. Prsages, rites, destin dans les socits de la Mditerrane ancienne, Leiden - Boston 2012, 109-128, spec. 119 n. 26.

    39 Su questo punto vd. anche RAMPAZZO, Iustitia, 33.40 Le risonanze di questo passo sono discusse da NRR, Aspekte, 103. Nellantichit circolava

    anche la tesi di un nesso etimologico con foedus; il nodo delletimologia di fetialis resta per irrisolto (vd. RICH, The fetiales, 189).

    41 Vd. J. LINDERSKI, Ambassadors go to Rome, in FRZOULS - JACQUEMIN (edd.), Les relations, 453-478, spec. 460 = Roman Questions, II, Stuttgart 2007, 40-60, spec. 46.

  • I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 95

    J.-L. Ferrary, che il rito della lancia, quale che sia la sua origine, non pu con-siderarsi una dichiarazione di guerra, perch non prevede alcuna interazione con il nemico; un rito che richiede la presenza di testimoni romani, e che da un certo momento in poi pu svolgersi a Roma42.

    Varrone torn sui feziali in altri momenti della sua opera; due frammenti del De uita populi Romani fanno riferimento ai loro compiti. In uno (75 Ri-posati) Varrone enuncia un principio impegnativo: i Romani iniziavano una guerra con lentezza e magna diligentia, e non accettavano di fare una guerra che non fosse pia; prima di aprire un conlitto contro coloro dai quali sapevano di avere subito offese, inviavano quattro fetiales legatos per compiere la rerum repetitio; quegli inviati venivano detti oratores. Il passo problematico, anche da un punto di vista testuale43; linterpretazione pi lineare lo spiegherebbe come un tentativo di Varrone di sostenere che i feziali rivestivano funzioni paragonabili a quelle dei legati44. Nel terzo libro della stessa opera, Varrone si occupa dei feziali dal punto di vista delle loro prerogative nella consegna di chi maltratta gli ambasciatori, sottolineando che la loro competenza di cognoscere, iudicare, statuere, constituere. Incidentalmente, Varrone precisa qui il numero dei componenti del collegio, almeno in et repubblicana venti45.

    Gli spunti offerti dai frammenti di Varrone sono, inevitabilmente, disor-dinati. per interessante notare come essi riservino cenni a vari aspetti del-le prerogative dei feziali: trattati, operazioni preliminari alle dichiarazioni di guerra, punizione nei riguardi di chi si rendeva colpevole del maltrattamento degli ambasciatori. Soprattutto, questi passi dimostrano come la rilessione antiquaria sui feziali e le loro prerogative fosse ben incardinata nel dibattito tardo-repubblicano, e non possa spiegarsi soltanto come uno sviluppo augu-steo46. Riconoscere questo punto non signiica, evidentemente, negare un con-

    42 FERRARY, Ius, 421.43 Varro, De uita populi Romani 75 Riposati = 386 Salvadore (ap. Non. 850 L.): Varro de uita populi

    Romani lib. II: itaque bella et tarde et magna diligentia suscipiebant, quod bellum nullum nisi pium pu-tabant geri oportere: priusquam indicerent bellum is, a quibus iniurias factas sciebant, faetiales legatos res repetitum mittebant quattuor, quos oratores uocabant. Vd. TURELLI, Audi, 223. ALBANESE, Res, 14-16 sostiene che legatus debba intendersi, in alcune circostanze, come un termine tecnico riferibile a membri del collegio feziale.

    44 Cf. LINDERSKI, Ambassadors, 459-460 = Roman Questions, II, 45-46, che richiama luso di oratores in un contesto diplomatico in un passo di Verrio Flacco (197 L.).

    45 Varro, De uita populi Romani 93 Riposati = 386 Salvadore (ap. Non. 850 L.): idem lib. III: si cuius [ciuitatis] legati uiolati essent, qui id fecissent, quamuis nobiles essent, uti dederentur ciuitati statuerunt faetialesque uiginti, qui de his rebus cognoscerent, iudicarent et statuerent et constituerent.

    46 Non possibile stabilire se Annius Fetialis, un autore antiquario citato da Plinio il Vecchio (Nat. 34,29; vd. anche index 16; 33 citato come Fetialis ; 36) vi avesse in qualche modo contribuito, n se questi fosse effettivamente afiliato al collegio feziale. F. MNZER, Beitrge zur Quellenkritik der Naturgeschichte des Plinius, Berlin 1897, 168-169 colloca questo autore prima dellet sillana e lo ritiene un contemporaneo di L. Calpurnio Pisone Frugi.

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    tributo di innovazione creativa da parte di Ottaviano sul sacerdozio feziale. Di tali tradizioni antiquarie si nutrirono anche le discussioni storiche sui feziali e la loro posizione in Roma arcaica. I racconti di Livio e di Dionigi, peraltro divergenti in vari aspetti signiicativi, ne mostrano scopertamente la traccia, talora senza risolverne le contraddizioni. Per citare un solo esempio: sia Livio sia Dionigi danno conto di diverse tradizioni sullorigine dellistituto feziale, dagli Aequicoli ai Falisci ad Ardea47.

    La documentazione sul coinvolgimento dei feziali nei riti che precedevano linizio di un conlitto assai pi problematica. Essa ci porta a misurarci con tradizioni sulle origini di Roma e con fonti tardorepubblicane che presentano versioni di riti compiuti nellottavo secolo a.C., senza chiarire su che cosa ba-sino la loro informazione. Livio offre una complessa ricostruzione del rituale che porta alla dichiarazione di guerra (1,32), che viene datata al regno di Anco Marcio, e viene attribuita al re, in uno schema secondo il quale Numa intro-dusse le istituzioni religiose in tempo di pace e Anco quelle in tempo di guer-ra48. I feziali entrano in gioco per la prima volta nella guerra contro i Prisci Latini; come J. Rich ha sottolineato in una recente discussione, il racconto si compone di due parti indipendenti, che risalgono ad almeno due tradizioni diverse49. Colpisce luso di tempi verbali differenti. Nella prima parte (6-10), in cui si parla della visita di un inviato romano alla controparte per compiere la rerum repetitio, viene usato il presente, come di unusanza ancora in vigore; colpisce che accanto ai feziali si parli di un legatus e di un nuntius50. Nella seconda parte, dedicata alla consultazione fra re e senato sulla possibilit di dichiarare guerra, viene usato il tempo imperfetto: i feziali agiscono dopo il voto del senato a favore della dichiarazione di guerra, quando un membro del collegio feziale si reca al conine del territorio nemico, recita una formula di dichiarazione di guerra, e scaglia la lancia nel territorio nemico. indubbio che Livio derivi la sua informazione da fonti annalistiche, ed possibile che

    47 Aequi / Aequicoli: Liv. 1,32,5; Dion. Hal. Ant. Rom. 2,72,2; De uir. ill. 5,4; fragmentum de prae-nominibus 1; Inscr. It. 13,3,66 = ILLRP 447. Falisci: Serv. Aen. 7,695; cf. Dion. Hal. Ant. Rom. 1,21,1. Ardea: Dion. Hal. Ant. Rom. 2,72,2 (= Cn. Gellius, fr. 16 Peter, Chassignet).

    48 Secondo lipotesi di P. REHAK, Aeneas or Numa? Rethinking the Meaning of the Ara Pacis Augustae, ABull 83 (2001), 190-208, spec. 196-197, 204-205, la tradizione di Numa fondatore dellistituto feziale e campione della pace e della concordia troverebbe posto anche nellAra Pacis: la igura virile ritratta nel pannello meridionale del lato ovest del recinto dellAra non sarebbe Enea intento a compiere il sacriicio di una scrofa dopo il proprio arrivo nel Lazio, ma Numa, intento a sacriicare una scrofa nellatto di compiere un giuramento di pace con un sovrano straniero, che sarebbe anchegli rappresentato nella scena. Numa sarebbe dunque rappresentato in un deliberato contrappunto a Romolo, che ritratto nellaltro pannello del lato occidentale, e ha tratti tradizionalmente guerreschi.

    49 RICH, The fetiales, 199-209.50 LINDERSKI, Ambassadors, 460 = Roman Questions, II, 46 spiega luso di legatus come un tentativo

    modernizzante da parte di Livio. RAMPAZZO, Iustitia, 80, al termine di una diffusa e non del tutto perspicua discussione, insiste sulla distinzione ontologica tra legati e fetiales.

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    una parte del suo racconto sia anche frutto di una personale rielaborazione. anche certo che il testo di Livio non possa essere utilizzato come fondamento sicuro per la ricostruzione dei rituali eseguiti dai feziali in et monarchica o nella prima et repubblicana, n delle loro responsabilit. per istruttivo ve-dere come una fonte repubblicana valuti il problema: i feziali hanno un ruolo nel trasmettere le volont dei Romani, nel riferire lesito della rerum repetitio, ed hanno poi il ruolo di attuare le indicazioni del Senato. Il loro statuto sacer-dotale viene confermato dalla duplice invocazione a Jupiter. Il ruolo che essi rivestono, per, meramente reattivo.

    poi interessante vedere come, nella versione di Livio, listituzione feziale non sia un istituto romano, ma sia derivata dagli Aequicoli (o Aequiculi)51. Come vedremo meglio in seguito, lattivit dei feziali in questo periodo si comprende in un contesto di comunit coninanti, tutte raggiungibili via ter-ra, in cui sia la rerum repetitio che la dichiarazione di guerra hanno luogo con spostamenti rapidi. La tradizione che legava i feziali agli Aequicoli fu accettata anche da altri autori, e trova uneco di grande interesse in uniscrizione pro-veniente dagli scavi del Palatino, precisamente dai riempimenti della Domus Tiberiana: lelogio del re degli Aequicoli Ferter Resius (CIL 6,1302) che viene onorato per avere elaborato per primo il ius fetiale, successivamente assunto dal popolo romano52. Liscrizione viene datata allet augustea, o comunque allinizio dellet imperiale, ed dunque probabile che riletta una tradizione ben radicata allepoca, presumibilmente gradita ad Augusto stesso53.

    Anche altre tradizioni annalistiche vedevano nel sacerdozio feziale unim-portazione da altre comunit. Dionisio, al quale si deve laltro grande resoconto

    51 Liv. 1,32,5. Vd. anche Dion. Hal. Ant. Rom. 2,72,2; De uir. ill. 5,4; CIL 6,1302.52 La discussione pi completa resta quella di FUSINATO, Dei Feziali, 180-181. RICH, The fetia-

    les, sottolinea le chiare etymological possibilities delletnonimo. Sugli Aequi / Aequicoli / Aequiculi / Aequiculani vd. ora S. BOURDIN, Les Peuples de lItalie prromaine: identits, territoires et relations inter-ethniques en Italie centrale et septentrionale (VIIIe-Ier s. av. J.-C.), Roma 2012, 140-143; cf. anche A. DE LUIGI, Limmagine degli Equi nelle fonti letterarie, SE 69 (2003), 145-179, spec. 146-150 (secondo il quale gli Aequicoli menzionati in Liv. 1,32,5 sarebbero gli Equi; cf. Diod. Sic. 14,117,4); M. BUONOCORE, Res publica. Aequiculani e Superaequani a confronto, in S. DEMOUGIN - J. SCHEID (edd.), Colons et colonies dans le monde romain, Roma 2012, 283-303, spec. 300 (secondo il quale letnonimo Aequiculi deriverebbe da un toponimo *Aequiculum, e Aequiculani sarebbe un etnico concorrenziale).

    53 La forma del cippo e lassenza di un contesto archeologico (vd. C. CECAMORE, Palatium. Topograia storica del Palatino fra III sec. a.C. e I sec. d.C., Roma 2002, 144-145) non permettono di sostenere che lelogio fosse la base di una statua di Ferter Resius eretta nel Foro di Augusto (pace ANDO, Law, 41). L. CAPPELLETTI, Il giuramento degli Italici sulle monete del 90 a.C., ZPE 127 (1999), 85-92, spec. 89-90 sostiene, in maniera invero speculativa, che la tradizione sul nesso fra ius fetiale e Aequicoli fosse nota agli Italici durante la Guerra Sociale e che questi ne riconoscessero gli aspetti prettamente italici. A. BARCHIESI, Bellum Italicum: luniicazione dellItalia nellEneide, in G. URSO (ed.), Patria diversis gentibus una? Unit politica e identit etniche nellItalia antica, Pisa 2008, 243-260, spec. 260, sostiene che per i Romani della tarda Repubblica lo ius fetiale fosse un contributo degli Italici a Roma, una tradizione che precede Roma e fu portata a Roma dalle montagne.

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    antico del rito feziale, accanto a quello di Livio, d conto di una tradizione che ne poneva lorigine ad Ardea54. Dionisio dissente poi da Livio nellattribuire la creazione del collegio a Numa, e non ad Anco Marcio, di nuovo prima di una guerra contro unaltra comunit laziale, Fidene (2,72,3), che si era resa responsabile di un atto di aggressione nei confronti di Roma. Dionisio non si occupa dei feziali in un contesto narrativo, ma nel quadro di una descrizione tassonomica dei sacerdozi romani, una sistemazione antiquaria volta a render-li intelligibili ad un pubblico greco. Lenfasi della discussione di Dionisio sui doveri dei feziali, sul compito che hanno di vigilare () afinch i Romani non entrino in guerra senza un fondamento giuridico; il loro compito di determinare (; cf. il passo del De uita populi Romani discusso sopra) se vi siano state violazioni nei confronti degli alleati dei Romani: come Dionisio stesso precisa in apertura della sua discussione, la parola latina fe-tiales si pu tradurre con il greco . Il ruolo dei feziali dunque, in questa discussione, considerevolmente pi impegnativo di quello deinito in Livio 1,32. Anche Dionisio attribuisce per ai feziali, in alcune occasioni, il ruolo di araldi ( ) che venivano inviati presso una comunit a domandare compensazione. Secondo J. Rich, le coincidenze della descrizione della rerum repetitio, compresa linvocazione a Jupiter, in Livio e Dionisio fanno ragionevolmente pensare alluso di una stes-sa fonte. Dionisio aggiunge per un aspetto molto signiicativo, che assente in Livio: al loro ritorno a Roma, passati i trenta giorni, i feziali dichiarano al Senato di aver compiuto la loro missione e annunciano che non esistono ostacoli da parte degli dei ad uneventuale dichiarazione di guerra da parte del Senato. Nella tradizione seguita da Dionisio, dunque, viene chiarito come il compito dei feziali fosse quello di garantire che la comunit avesse assolto a tutti i propri doveri verso gli dei, offrendo cos le condizioni necessarie ad una libera deliberazione politica, che bene precisarlo non coinvolge i feziali, e non certo frutto della volont divina, ma un procedimento che pertiene alla dimensione umana.

    La versione seguita da Livio e Dionisio parte di un pi ampio panorama di tradizioni letterarie sullorigine del collegio feziale, che in larga parte sono perdute. In Livio troviamo traccia di unaltra tradizione riguardo allorigine della rerum repetitio, alcuni capitoli prima della descrizione dei preliminari della guerra con i Prisci Latini. In 1,22 si parla di una controversia fra Roma e Alba, nella quale gruppi di guerrieri romani e albensi compiono scorrerie nei rispettivi territori; ambasciatori vengono inviati da ambo le parti, ma i Romani furono pi rapidi nel domandare la restitutio alla loro controparte; quando Tullo si trov a parlare con gli ambasciatori albensi, egli disse loro che gli dei

    54 Dion. Hal. Ant. Rom. 2,72,3 (= Cn. Gellius, fr. 16 Peter, Chassignet).

  • I feziali fra rituale, diplomazia e tradizioni inventate 99

    erano stati chiamati a testimoni dai Romani e che i suoi ambasciatori erano gi stati respinti dagli Albensi. Qui non si fa menzione dei feziali, ma si presuppo-ne, evidentemente, lesistenza di un ius che regola lo svolgimento della rerum repetitio. Due capitoli pi oltre (1,24), un feziale fa improvvisamente la sua apparizione, alla ine del conlitto, chiedendo al re se intenda autorizzare la conclusione di un trattato; il feziale chiede (rogat), e il re ordina (iubente rege). Di fronte allassenso del re, il rituale ha poi luogo, con la richiesta al re dei sagmina strappati dalla rocca del Campidoglio, linvestitura del pater patratus, e la conclusione del trattato, seguita dallinvocazione a Jupiter e dalluccisione di un maiale con una pietra di selce.

    Ci troviamo di fronte a tradizioni discordi e a narrazioni non del tutto coe-renti, composte per da autori intelligenti e informati a partire da fonti pi an-tiche, a noi non accessibili. inevitabile porsi il problema di come utilizzarle e, soprattutto, chiedersi se vadano ritenute in alcun modo valide. Nella recen-te discussione di C. Ando, ad esempio, viene sostenuto che usare queste tra-dizioni per ricostruire il ruolo dei feziali nellet monarchica e allinizio della Repubblica del tutto illegittimo: non si pu ricostruire quanto avvenne nel settimo secolo a.C. sulla base di fonti letterarie che risalgono al primo secolo a.C., e che, in ogni caso, si basano su tradizioni che non vanno oltre la met del terzo secolo a.C.55 In questa lettura, le testimonianze sui feziali sono piuttosto lindicazione di una rilessione romana sulla nozione di stato e sulla formazio-ne dellimpero transmarino. Il problema di come la tradizione sui feziali e i loro riti si sia dipanata attraverso i secoli reale, ed certo che quanto ci viene detto sulla deinizione del collegio feziale in et monarchica non possa essere accolto come informazione storica accurata su quanto accadde allepoca. Vi la remota possibilit che una parte delle informazioni sul collegio feziale derivi dai documenti prodotti dal collegio sacerdotale stesso, i commentarii fetialium che sono probabilmente menzionati in un passo, peraltro frammen-tario, di Festo, che fa signiicativamente parte del lemma nuntius (178,3 L.)56. Non abbiamo per alcuna informazione sui temi discussi in quei testi, n si pu escludere che anchessi siano stati oggetto di un qualche adattamento di

    55 ANDO, Law, 45 sembra confondere lantiquario L. Cincio, che nel suo De re militari si occup dei feziali (Gell. 16,4,1), con lannalista Cincio Alimento, nei cui frammenti i feziali non sono men-zionati. Sulla non identit di questi due autori vd. H. PETER, HRR I2, civ-cxii. L. HOLFORD-STREVENS, Aulus Gellius. An Antonine Scholar and his Achievement, Oxford 2003, 19-20 discute il passo di Gellio e deinisce Cincio come un probably Triumviral antiquary (19); una datazione tardo-repubblicana, di poco successiva a Varrone, proposta anche in J. RPKE, Religion in Republican Rome. Rationalization and Ritual Change, Philadelphia 2012, 162; 250 n. 37.

    56 Ne enfatizzano la rilevanza E. BIANCHI, Fest. s. v. Nuntius p. 178, 3 L. e i documenti del collegio dei feziali, SDHI 66 (2000), 335-341; ID., Qualche riscontro di lessico feziale latente nel I libro delle Storie di Livio, RDR 10, 2010 (http://www.ledonline.it/rivistadirittoromano/allegati/dirittoromano10Bianchi.pdf); ALBANESE, Foedus, 51.

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    stampo antiquario. Il problema di come la conoscenza del collegio feziale si sia trasmessa attraverso i secoli rimane dunque aperto.

    Il dibattito su come usare le tradizioni antiche sui feziali rilette, come evidente, il dibattito pi generale sul valore storico di ogni tradizione lette-raria su Roma arcaica. In tutte le sue imperfezioni, delle quali si in parte dato conto qui, la tradizione letteraria sviluppa in modo ricorrente alcuni punti: lesistenza di un collegio feziale sin da unet molto antica, che fu coinvolto in alcune dispute fra Roma e comunit laziali e italiche. Tale isti-tuto ebbe un ruolo diretto nella presentazione delle rivendicazioni romane presso il nemico e nella dichiarazione di guerra, che aveva al centro uninvo-cazione a Jupiter; esso non aveva per un ruolo nel processo che conduceva alla decisione di iniziare una guerra. probabile che, in et monarchica e repubblicana, un collegio di sacerdoti fosse incaricato di una serie di ri-tuali con i quali venivano presentate rivendicazioni al nemico e veniva poi dichiarata la guerra. anche ragionevole ipotizzare che listituzione feziale avesse signiicato in un contesto di tensioni fra comunit coninanti; una sorta di diplomazia basata sulla presenza isica e sulla celebrazione di riti in entrambi le sedi del conlitto: non presuppone preoccupazioni riguardo alla percorrenza di lunghe distanze57. Non siamo in grado di dire quanto sistematicamente questo metodo fosse utilizzato; J. Rich ha sostenuto che in vari casi si sar fatto ricorso ad altre fonti di diplomazia e di risoluzione del conlitto58. T. Wiedemann sugger che lorigine dellistituzione feziale sia radicata in un tempo che precede la formazione dello stato, e nel quale erano decisivi gli arbitrati fra le gentes; il cuore di questo modello pu mantenersi valido anche se non si accetta lidea che la gens preceda la formazione dello Stato e si sostiene invece, con L. Rawlings, che il compito originario dei feziali era quello di limitare le guerre private, creando una forte sanzione pubblica nel processo che doveva condurre ad una dichiarazione di guerra59.

    57 Non si pu peraltro escludere che altri soggetti fossero coinvolti nellamministrazione dei con-ini: cf. peraltro la notizia di un possibile coinvolgimento in questioni coninarie di un collegio che fu anchesso oggetto dellinteresse di Ottaviano: la citazione dal De oficio proconsulis di Ulpiano nel lessico latino-greco di pseudo-Filellenio, databile probabilmente al sesto secolo (Arbares s[c]odales Liber de oficio proconsulis). Su questo frammento, per vari aspetti problematico, vd. J. SCHEID, Romulus et ses frres. Le collge des Frres Arvales, modle du culte public dans la Rome des empereurs, Roma 1990, 35-39.

    58 RICH, The fetiales, 217.59 L. RAWLINGS, Condottieri and Clansmen. Early Italian Raiding, Warfare and the State, in K. HOP-

    WOOD (ed.), Organised Crime in Antiquity, London 1999, 97-127, spec. 112-115. Sul ruolo dei clans nel processo di formazione statuale in Roma arcaica vd. ora N. TERRENATO, The Versatile Clans: Archaic Rome and the Nature of Early City-States in Central Italy, in N. TERRENATO - D.C. HAGGIS (edd.), State Formation in Italy and Greece. Questioning the Neoevolutionist Paradigm, Oxford - Oakville 2011, 231-244, spec. 233-237.

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    Wiedemann sostenne inoltre che essa presupponga laccettazione del rito feziale da ambo le parti il che potrebbe spiegare i riferimenti di alcune fonti letterarie allesistenza di feziali in alcune comunit italiche, compresi, probabilmente, i Sanniti60.

    J. Rpke, nella sua fondamentale monograia sulla costruzione religiosa della guerra a Roma, ha accolto la tesi secondo la quale i feziali sarebbero stati coinvolti nella prevenzione di conlitti in ambito italico, presumibilmente nella repressione di conlitti scaturiti fra una gens e lintera comunit: il loro ruolo sarebbe stato eminentemente politico e diplomatico, e si sarebbe pro-gressivamente eroso con il rafforzarsi dellautorit statale, per un verso, e con il crescente coinvolgimento di Roma con entit politiche in contesti non italici, che non conoscevano listituzione feziale. Verso la ine del terzo secolo, per, si sarebbe avviato un graduale mutamento del proilo dei feziali, lungo la linea di una loro sacralizzazione (Sakralisierung): il Senato, desideroso di esercitare inluenza e pressioni sui magistrati e i promagistrati, avrebbe individuato in una versione riveduta e corretta del collegio feziale, opportunamente dota-to di prerogative sacerdotali, un centro di potere in grado di contrastare la crescente autonomia dei magistrati coinvolti in contesti provinciali. A questa fase, che vedrebbe nellaffaire Mancinus il suo punto culminante, andrebbero fatti risalire i riti e le formule noti attraverso le fonti annalistiche61. I feziali sa-rebbero dunque divenuti una igura del sacro solo tardivamente, e per ragio-ni che nulla avevano a che vedere con il sacro, o con scrupoli religiosi di sorta. Questa elegante ricostruzione si basa su un uso radicale dellargumentum e silentio: per tutti gli aspetti della storia del collegio feziale non documentati dalle fonti letterarie viene sostenuta una forte discontinuit con gli aspetti che sono attestati dalla nostra documentazione. Il processo di sacralizzazio-ne, inoltre, prevede che non vi fossero aspetti sacrali nel coinvolgimento dei feziali in et arcaica; il valore delle fonti letterarie, che per altri aspetti Rpke accetta come fondamentalmente afidabili, viene nettamente sminuito. Se si accetta per lidea della fondamentale storicit dei rituali noti nelle fonti an-nalistiche come rerum repetitio e clarigatio, sembra prudente accogliere anche la possibilit che un coinvolgimento divino e un ruolo sacerdotale dei feziali facessero parte del quadro sin dallinizio della storia del collegio.

    Un altro problema merita di essere discusso: la straordinaria scarsit di at-testazioni dei nomi di singoli componenti del collegio feziale. Per let repub-blicana non abbiamo che tre nomi, noti grazie a Tito Livio: M. Valerius, Sp.

    60 Liv. 8,39,14. Lesistenza di feziali sanniti viene accettata, da ultimo, da TURELLI, Audi, 244; contra, con argomenti diversi, vd. WATSON, International Law, 91 n. 3; RICH, The fetiales, 188.

    61 J. RPKE, Domi militiae. Die religise Konstruktion des Krieges in Rom, Stuttgart 1990, 115-117.

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    Fusius e A. Cornelius Arvina62. Nessuno di questi nomi pu essere accolto con sicurezza; il rischio di trovarsi di fronte a invenzioni annalistiche evidente63. A. Cornelius Arvina noto per aver rivestito il consolato in due occasioni (nel 342 e nel 332). Fu certamente feziale Ottaviano, come egli precis nelle Res Gestae64; non siamo in grado di dire se altre igure di importante livello diven-nero parte del collegio in et repubblicana senza che sia rimasta traccia della loro appartenenza o se si tratti di uninnovazione introdotta da Ottaviano, in discontinuit con la pratica repubblicana precedente. Il quadro diventa appe-na pi favorevole nellet imperiale, quando la documentazione epigraica si fa pi abbondante e ci restituisce i nomi di alcune dozzine di feziali; secondo Rpke, un sacerdozio al quale accedono prevalentemente uomini di origine plebea65. Laffermazione di Dionisio dAlicarnasso secondo la quale i feziali venivano scelti fra le migliori famiglie di Roma (Ant. Rom. 2,72,1) potr appli-carsi al massimo, e con notevole cautela, ad unepoca arcaica.

    La penuria di attestazioni dei feziali in et repubblicana pone, in ogni caso, un problema storico. Una possibile spiegazione che il collegio feziale ebbe una storia molto pi recente di quella che le fonti letterarie suggeriscono. Come si cercato di dimostrare, il collegio feziale ebbe una storia piuttosto lunga durante let repubblicana; largomento con il quale si spiega la storia del collegio feziale come un collage di tradizioni inventate va ridimensionato, anche se il quadro generale delle evidenze a nostra disposizione resta mol-to problematico. Per quanto dato di capire dalle fonti, per, le mansioni dei feziali sono in generale non eclatanti. La cerimonia della dichiarazione di guerra, o la partecipazione in mansioni legate alla conclusione dei trattati non erano certo momenti che assicuravano grande prominenza pubblica o nei quali potesse giocarsi un ruolo politico e religioso signiicativo. Linluenza del collegio feziale non era certo paragonabile a quella dei ponteici, degli au-guri, o dei (quin)decemuiri s.f.; le fonti letterarie suggeriscono che il suo ruolo consultivo era limitato allinterpretazione di situazioni speciiche, come quelle legate ai preliminari della dichiarazione di guerra, ed era volto a stabilire che

    62 Liv. 1,24,6 (Valerius e Fusius); 9,10,8-10; 9,11,9. Vd. RICH, The fetiales, 189. Cf. RPKE, Fasti, II, 1012; 1344 (Sp. Fusius e M. Valerius sarebbero iktive Personen). Tralascio, per ragioni di cautela, i quattro Romani noti dalle iscrizioni di Licia e di Cnido.

    63 Su M. Valerius cf. R.G. OGILVIE, A Commentary on Livy Books 1-5, Oxford 1965, 14: Valerii claim a disproportionate number of irsts.

    64 RG 7,2; nel testo greco fetialis viene reso con .65 RPKE, Fasti, I, Stuttgart 2005, 42: ein von Plebejern besetzes Einstiegsamt; sulla stessa linea

    Z. VRHELYI, The Religion of Senators in the Roman Empire. Power and the Beyond, Cambridge 2010, 60. Cf. J. SCHEID, Les prtres oficiels sous les Julio-Claudiens, in ANRW, II.16.1 (1978), 611-654, spec. 640: ce sacerdoce tait confr tout des gens obscurs, jouant par exemple le rle de sacerdoce de repchage; ma non esclude che non fosse anche unulteriore distinzione riservata a sacerdoti che facevano parte di grandi famiglie.

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    non esistessero condizionamenti divini tali da impedire il formarsi di una de-cisione politica da parte del Senato. Non sarebbe sorprendente, dunque, se il sacerdozio feziale fosse stato poco ambito, e fosse stato ricoperto per lo pi da individui che non ottennero signiicative posizioni pubbliche. Per quanto ci dato sapere, i feziali erano un collegio sacerdotale meramente reattivo, che non aveva iniziativa autonoma al di fuori dellinterazione con Senato e magi-strati66. Esso poteva per avere, nellambito di questa interazione, prerogative di grande signiicato. Sia che essa sia stata uninnovazione o una scelta di con-tinuit, la decisione di Ottaviano di diventare feziale in un tempo che prece-deva lo scoppio di una guerra civile fu una grande intuizione politica, e un sintomo della sua straordinaria attenzione alla dimensione religiosa e rituale.

    Alcuni suoi successori certamente Claudio e Marco Aurelio lo ebbero ben chiaro, e riproposero il rito feziale in importanti occasioni pubbliche67. In altri passaggi storici e politici, il sacerdozio feziale fu un tassello della com-plessa economia degli onori sacerdotali che aveva una parte tanto importante nei complessi meccanismi di ascesa, promozione e distinzione delllite sena-toria durante il Principato. Z. Vrhelyi ha recentemente sottolineato limpor-tanza di un episodio documentato da Tacito per il 22 d.C.68 L. Apronius (cos. suff. 8) propose che anche ai feziali fosse consentito prendere parte ai ludi per la salute di Julia che si tennero in quellanno, accanto ai quattro amplissima collegia. Non sappiamo il movente di quella proposta: possibile, ma non cer-to, che Apronio fosse un componente del collegio feziale; pi dificilmente ne avr fatto parte il iglio, L. Apronius Caesianus (cos. 39), che era stato ammesso fra i septemuiri epulones lanno prima, a soli 22 anni69. Quello che certo che Tiberio respinse quella proposta con fermezza, bloccando cos il tentativo di Apronius di esercitare uninluenza in una materia di carattere rituale e privando il suo idato generale di una signiicativa opportunit per distinguer-si nel dibattito pubblico. Anche sui moventi non confessati di Tiberio non possiamo che speculare, ma Tacito menziona gli argomenti che egli addusse di fronte al Senato: contra dixit Caesar, distincto sacerdotiorum iure et repetitis exemplis. La tradizione antiquaria che si era formata intorno al collegio feziale gi durante la Repubblica, fondata sia su argomenti giuridici che sulla sistema-tica raccolta di casi esemplari, poteva essere messa al servizio delle aspirazioni e delle preoccupazioni imperiali. Anche in questo senso Ottaviano aveva se-gnato un modello destinato a durare.

    66 Il punto opportunamente riconosciuto da ZACK, Studien, 72.67 Claudio: Suet. Claud. 25,5; Marco Aurelio: Dio 50,4,4-5; 72,33,3.68 Tac. Ann. 3,64; vd. VRHELYI, The Religion, 68-69.69 CIL 10,7257. Vd. RPKE, Fasti, II, 774, no. 690.

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