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all’Adige San Michele “Biglietto da visita” ®

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all’AdigeSan Michele“Biglietto da visita” ®

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San Michele all’Adige

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San Michele all’Adige

Numeri ed indirizzi utiliMunicipio: tel. 0461 650117 - fax 0461 651099Biblioteca: tel. 0461 650955Farmacia: via Brennero, 20 - tel. 0461 431750 - urgenze 338 1971781Canonica (padre don Giancarlo Pellegrini): S. Michele - tel. 0464 834185 - Grumo: tel. 0461 650218Poste Italiane: via F. Biasi - tel. 0461 650122Scuola Elementare di San Michele: tel. 0461 650632Scuola Elementare: tel. 0461 650629Scuola Materna di Grumo: tel. 0461 650630Scuola Materna: tel. 0461 662154Carabinieri Pronto intervento: 112Carabinieri - P.zza Chiste, 3: 0461 650130

Cassa Rurale di Mezzolombardo e San Michele A/A: 0461 610160Vigili del Fuoco: tel. 0461 605786V.V.F. Pronto Intervento: 115Emergenza sanitaria: 118Fondazione Edmund Mach - Istituto Agrario di San Michele all’Adige: via E. Mach, 1 - tel. 0461 615111 - www.iasma.itMuseo degli Usi e Costumi della Gente Trentina: via E. Mach, 2 - tel. 0461 650314 - www.museosanmichele.itConsiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto del Legno e delle Specie arboree CNR-IVALSA: via Biasi, 75 - tel. 0461 660111 - www.ivalsa.cnr.itGuardia Medica: 0461 611111/269

Sanità ed assistenzaAmbulatorio via IV Novembre, 4 - Grumo - tel. 0461 650848Medici di base:Dott. Fabio Cappelletti: via Tonale, 94 - tel. 336 357027Dott. Roberto Viola: tel. 337 455527Dott. Adbu Ahmed Mahamed: tel. 380 7130836Dott.ssa Silvia Muzio: tel. 349 5991110Pediatra:Dott.ssa Maria Grazia Deluca: tel. 0461 431750 - urgenze 335 293872Dott.ssa Lorena Filippi: tel. 0461 431750 - urgenze 338 1971781

DistanzeLocalità:da Trento 17 km.da Bolzano 45 km.Da aereoporti:Verona 117 km.,Milano Linate 238 km.,Milano Malpensa 276 km.,Venezia 224 km.

La schedaAbitanti: 2758 di cui 1225 residenti

a San Michele e 1533 a Grumo

Altitudine: 206,3 m s.l.m.

Festa del Patrono: San Michele Arcangelo

Cap: 38023

Frazioni: Grumo

Mercato: Martedì

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San Michele all’Adige

La Giunta Comunale

Sindaco: MOSER GUIDOCompetente per bilancio-attività amministrativa

e quanto non delegato agli assessoriRecapiti: Cell. 349 6154591

Orario di ricevimento: da lunedì al venerdì 9.30-12.30 - c/o Municipio

da lunedì 15.00-16.00 - c/o Sala Dompieri Grumo

Vice Sindaco - Assessore: PANGRAZZI FRANCACompetenze per attività sociali, cultura, presidenza

del consiglio di biblioteca, pubblica istruzione con firma degli atti di competenza

Recapiti: Cell. 349 4460432Orario di ricevimento:

da martedì 9.00-11.30 - c/o Municipio

Assessore: DEVIGILI MARCOCompetenze: lavori pubblici e edilizia privata con firma

degli atti di competenzaRecapiti: Cell. 340 3631859

Orario di ricevimento: su appuntamento

Assessore: SERAFIN BRUNOCompetenze: urbanistica,

pianificazione territoriale, sport, turismo, sanità, personale, protezione civile con firma

degli atti di competenza.Recapiti: Cell. 328 9448567

Orario di ricevimento: da martedì 15.00-17.00 - c/o Municipio

Assessore: BRAGAGNA SERGIOCompetenze: viabilità, attività economiche, commercio, artigiano, ambiente, servizio

e centro raccolta R.S.U., presidenza della commissione Barbieri,

Parrucchieri e mestieri affini, con firma degli atti competenza.

Recapiti: Cell. 333 4693037Orario di ricevimento:

da venerdì 9.00-11.30 - c/o Municipio

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San Michele all’Adige

San Michele: ieri, oggi e domani

Nel corso di questi anni il comune ha avuto un notevole svi-luppo sia demografico che sociale, l’amministrazione comu-nale ha contribuito mediante la realizzazione di molte opere pubbliche, trasformando il paese e cercando di soddisfare le esigenze dei cittadini e migliorando di fatto i servizi offerti alla popolazione. Tra i principali interventi passati si possono citare in primo luogo il collegamento ciclo-pedonale tra i due centri abitati che ora permette un sicuro e agevole collegamento tra San Michele Grumo e la scuola materna di San Michele che ha portato i bimbi dentro un nuovo ambiente progettato espres-samente per loro, secondo i più moderni canoni dell’edilizia scolastica. Per quanto riguarda lo sport e le iniziative ad esso legate è stato rinnovato con manto sintetico il campo sportivo dell’oratorio e costruito il nuovo palazzetto dello sport che può ospitare manifestazioni con grande presenza di pubblico. Sul lato culturale è stata restaurata la statua dei San Giovanni Nepomuceno protettore del paese contro le al-luvioni e, parallelamente, creato il Centro di documentazione sul fiume Adige in cui è esposta la gigantografia della mappa raffigurante la valle dell’Adige dei primi dell’800 di Ignaz von

Nowak, documento storico che permette di capire i cambia-menti della valle negli ultimi secoli. Per quanto riguarda la viabilità, sono state messe in sicurezza e migliorate le pavi-mentazioni di molte vie dei due centri, tra le quali via Marco-ni e la strada a fianco al cimitero di San Michele che servirà le future lottizzazioni della zona. Tra le opere attualmente in cantiere possiamo citare la nuova scuola elementare di San Michele, il rifacimento della parte bassa di via Roma e la passerella sull’Adige. La posizione scelta per la scuola ele-mentare permetterà di proiettare i bambini in un ambiente didattico-formativo nuovo, tranquillo ed immerso nel verde. Gli spazi dedicati saranno maggiormente funzionali, ampi e progettati a misura di bambino. I lavori in corso in via Roma hanno permesso di rinnovarne la fognatura e si stanno concludendo con la pavimentazione in materiale pregiato. Il futuro ci riserverà sicuramente altre nuove opere pubbliche che aiuteranno a migliorare ulterior-mente il Comune. In fase di progettazione troviamo l’abbat-timento di casa Fisher a Grumo e la creazione di una piazza che darà nuova linfa vitale al centro storico dell’abitato; il parcheggio di via Roma a servizio dei cittadini della zona, il completamento della pavimentazione del centro storico di San Michele (via Roma e via Avanzi) in materiale pregiato e la passerella sull’Adige già in appalto.

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San Michele all’Adige

San Michele oggi

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San Michele all’Adige

Posizione geografica

L’abitato di San Michele all’Adige è situato a nord di Trento, in Val d’Adige, nella Piana Rotaliana. Si trova a non molta distanza dal Parco naturale del Monte Corno e confina con Mezzocorona, Faedo, Giovo, Lavis, Nave San Rocco, Mezzolombardo. Il Comune è bagnato dal fiume Adige, sulla cui sponda sinistra sorge l’abitato ed è attraversato dalla strada statale n. 12 dell’Abetone e del Brennero, che in direzione nord la collega a Bolzano e al passo del Brennero mentre in direzione sud, passa per Verona e Modena. Da S.Michele la SS 12 si raccorda con la strada statale n. 43 della Val di Non, e a sua volta con strada statale n. 42 del Tonale e della Mendola che la collegano a Bolzano e a Bergamo. Il casello autostradale di San Michele all’Adige-Mezzocorona, sulla A22 Brennero-Modena la connette al sistema autostradale europeo (E6). La più vicina stazione ferroviaria è a Mezzocorona, a 3km, sulla linea Verona-Brennero, mentre i collegamenti ferroviari locali della Trento Malè la mettono in collegamento con la zona sciistica.L’aeroporto internazionale di riferimento, quello di Verona,

è a 117 km. Anche Bolzano a 35 Km, offre interessanti collegamenti mentre per i voli intercontinentali gli aeroporti di Milano/ Linate e di Milano/Malpensa distano rispettivamente 238 e 276 km. Il porto più vicino è quello di Venezia, capoluogo regionale veneto, a 224km.

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San Michele all’Adige

Le origini

L’abitato di San Michele all’Adige è collocato nella Piana Rotaliana un’importante area geografica in cui la presen-za umana è documentata fin dalla preistoria.La Piana Rotaliana è un vasto triangolo alluvionale at-traversato dalle acque del torrente Noce, con il corso dell’Adige alla base e al vertice la gola della Rocchetta, sul cui incombe il monte di Mezzocorona. Questa zona è stata fin dal neolitico un importante nodo di comunicazione fra le tre vallate dell’Adige, del Noce e dell’Avisio. Due grandi vie passavano nella Piana Rotaliana: il fiume Adige e la via imperiale Claudia Augusta. Con l’occupazione di questi terri-tori, i romani portarono anche la loro amministrazione e la lingua latina nonché il culto dei loro Dei, e costruirono strade per prose-guire verso nord le loro conqui-ste. Fu Druso che al tempo della guerra retico-vindelicia vi aprì

per primo una via a carattere militare. La Claudia Augusta aveva due assi principali. Uno sulla destra dell’Adige, che collegava i vari centri costeggiando i detriti di falda, ed uno sulla sinistra passava per San Michele. Il percorso della primitiva via romana attraverso il solco dell’Adige si snodava ai suoi bordi, su colli e dirupi a cau-sa delle periodiche inondazioni del fiume e per le paludi che dominavano soprattutto fra Aldeno, Zambana e Sa-lorno. Dalla Claudia Augusta partiva un’altra strada che collegava la Val d’Adige e la Piana Rotaliana con la valle

del Noce, con l’Anaunia, passando per Mezzocorona. L’antica via po-sta sulla destra dell’Adige fu gra-dualmente abbandonata mentre venne potenziata quella sulla sini-stra di San Michele attorno al XII° sec, quando assunsero crescente importanza la via postale e più tardi la navigazione fluviale.La sinistra dell’Adige e la via mi-litare di Druso furono invece adi-bite al vettovagliamento dell’eser-cito e al traffico e commercio

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San Michele all’Adige

locale. Il tracciato della Claudia Augusta raggiungeva Tridentum ai piedi della Verruca, valicava l’alveo antico dell’Adige nei pressi dell’ab-bazia di San Lorenzo, quindi da Pie-trastretta saliva leggermente per allacciarsi a Martignano con la via proveniente dalla Valsugana e pro-seguiva, sempre sulla sponda sini-stra della vallata, verso Pressano e San Michele all’Adige. La strada che staccandosi dall’antica via im-periale romana, la Claudia Augusta padana, risaliva il conoide di Faedo e passava per Giovo era considerata la più facile via di comunicazione fra la valle dell’Adige e la val di Cembra.Alcuni reperti archeologici e storici documentano il trac-ciato della strada consolare romana fra S. Michele ed Egna o Vadena: due pietre miliari di epoca romana furo-no ritrovate presso Castelvetere (Castelfeder) vicino ad Ora. Risale al 1053, invece, la relazione del viaggio di alcuni monaci tedeschi che attraversarono la regione, prove-nienti da Verona, con il compito di trasferire i resti mor-

tali di S. Anastasia da collocarsi in uno dei più importanti monasteri della Baviera.I religiosi, raggiunta Pressano, con-statarono che la Plaga rotaliana era completamente allagata da una delle ricorrenti inondazioni dell’Adi-ge, e decisero di incamminarsi alla volta di Faedo, e di qui per la valle del Sajuch ridiscendere verso l’Adi-ge proseguendo poi in direzione dell’altura di Castelvetere. Oltre-passato il castello di Salorno arri-

varono a San Floriano (Klosterhof), dove da tempo imme-morabile esisteva un ospizio per viandanti e pellegrini; quindi rifocillatisi tentarono di portarsi sull’altra sponda della vallata onde proseguire lungo la via romana. Ostacolati dall’eccessivo rigonfiamento delle acque, pre-sero la via dei monti per raggiungere la Baviera attra-verso il valico del Brennero, dove passava il raccordo stradale con la Claudia Augusta, costruito dai Romani fin dal III sec. dopo Cristo per la Val d’Isarco, raccordo nel quale s’inseriva pure la Julia Augusta proveniente dalla Val Pusteria.

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San Michele all’Adige

Il Sacro Romano Impero e i principi vescovi

La presenza romana aveva importato nella regione la vene-razione per Dei quali Saturno, Diana, Mitra, Giove ed altri. La religione cristiana fu introdotta sin dal II° sec e si diffuse sistematicamente dopo l’editto di Costantino del 313. Deter-minante per la cristianizzazione del territorio trentino fu l’apporto del Vescovo Vigilio agli inizi del 400, affiancato nel-la sua predicazione dai santi Sisinio, Martirio e Alessandro,

provenienti dalla Cappadocia, che furono contestati e uccisi nella Valle di Non. Consta peral-tro che verso l’ VIII° sec. tutto il territo-rio trentino fosse ormai dedito alla religione cristiana.Seguirono le inva-sioni barbariche con i Vandali, gli Unni, gli Ostrogoti e altri, e ancora i Longobardi che fondarono un Re-gno stabile diviso in 36 Ducati di cui uno, governato dal duca Evino residente in Trento. Nell’anno 800 con l’ incoronazione a Roma di Carlo Magno, Imperatore del Sacro Romano Im-pero e la dominazione dei suoi successori, detti Carolingi, venne a svilupparsi il feudalesimo, un sistema di governo che doveva durare oltre un millennio, e si basava sulle con-suetudini germaniche del “beneficio” e del “vassallaggio”.

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San Michele all’Adige

La proprietà fondiaria era dell’Imperatore che la concedeva in godimento ad alti personaggi che avevano acquisito par-ticolari benemerenze, con una cerimonia detta “investitu-ra”. Essi ricevevano così un titolo nobiliare, erano nominati “Vassalli” col potere di investire i propri “Valvassori”. Ora, bisogna ricordare che gli Imperatori del Sacro Romano Im-pero risiedevano in Germania: essi dovevano venire in Italia per impegni di governo e recarsi a Roma in occasione della loro incoronazione da parte del Papa. Perciò avevano biso-gno di trovare un passaggio libero e sicuro, al riparo dalle ricorrenti guerre tra i signorotti locali. Nell’anno 1027 furo-no istituiti dall’Imperatore Corrado il Salico i Principati di Trento e Bressanone, che comprendevano tutto il territorio regionale, più una estensione oltre Brennero, cioè la valle dell’Inn con la città di Innsbruck. I Principati erano dei veri e propri staterelli affidati ai Vescovi che acquisivano il titolo di Principe. Questi erano doppiamente legati a Roma, come rappresentanti della Chiesa, ma feudatari dell’Impero e vas-salli dell’Imperatore, con diritto di sovranità autonoma sul Principato. Come tali avevano l’autorità di mettere in sogge-zione gli altri signorotti nobili, sempre rissosi, e di garantire agli Imperatori il libero passaggio per le nostre valli.I Principati nel corso della storia ebbero alterne vicende a causa di guerre e lotte politiche. I Principi Vescovi furono

contrastati dai Conti di Tirolo, ufficialmente loro avvocati e protettori, che tentavano minarne l’autorità temporale per sostituirsi a loro come unici signori territoriali. Cionono-stante, i Principati durarono quasi 800 anni.In questo contesto storico il centro di S. Michele per la sua posizione così esposta nella valle conobbe, forse più di tanti altri, i disagi e le conseguenze delle guerre, con i numerosi passaggi di eserciti, accampamenti militari e relativi sac-cheggi, ruberie, carestie e pestilenze.

Castello Koenigsberg, 1904

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San Michele all’Adige

San Michele all’Adige L’origine del centro abitato di San Michele è molto antica e risale all’epoca romana, come testimoniano il ritrovamento di una necropoli di circa 20 tombe, verso la fine del secolo scorso, nei pressi del Maso Sornello e di altre sepolture con reperti e monete romane.Antica sede di fiera ed importante snodo fluviale, è posto su di una costa rocciosa e domina la Piana Rotaliana dalla riva sinistra dell’Adige. La frazione di Grumo sorge su di uno spuntone roccioso sulla riva destra del fiume: per secoli i due centri sono stati collegati da un traghetto che metteva in comunicazione anche i centri urbani delle due rive della piana.Fino al XII° sec. il borgo di San Michele era conosciuto col nome di “Burgum Cunispergi” e si sviluppava a ridosso della torre di guardia dei conti di Appiano che poi la donarono ai canonici regolari di S. Agostino. Tramuterà il nome in quello di S. Michele dopo la costituzione ufficiale del convento e la consacrazione della sua chiesa a San Michele Arcangelo, invocato durante le ricorrenti alluvioni sin dall’alto medioevo e protettore dei conti di Appiano. La cerimonia ebbe luogo con la benedizione di

Altemanno, vescovo di Trento, il 29 settembre del 1145, giorno dedicato al Santo.Attualmente l’antico nucleo urbano si snoda lungo la strada interna con edifici Sei-settecenteschi. All’incrocio con la strada provinciale c’è il vecchio albergo “Aquila nera”, antica osteria quattrocentesca e prima stazione di posta della Piana e, sulla via Roma, troviamo il restaurato Palazzo Mezzana. Il fiume Adige e il torrente Noce, suo affluente erano particolarmente impetuosi: in primavera e in autunno portavano a valle masse d’acqua insieme a detriti d’ogni genere e l’orografia subiva cambiamenti incisivi da un

“La ròsta” dell’Adige intorno al 1880.

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San Michele all’Adige

anno all’altro. Si viaggiava sempre sui dossi per evitare di venir travolti dalla improvvisa furia delle acque che minacciava i centri abitati sulle rive dei fiumi.Prima della sua deviazione a Zambana, nel 1852, il torrente Noce usciva dallo stretto della Rocchetta, dove il flusso diventava oltre modo irruente dirigendosi verso Mezzocorona e si gettava nell’Adige a nord di Grumo, di fronte a San Michele all’Adige, nei pressi del dosso di S.Sebastiano. Nel settecento gli abitanti avevano posto alla confluenza dei fiumi la statua di S. Giovanni Nepomuceno per richiederne la protezione. Le paludi a nord di San Michele costituirono per secoli il confine naturale tra le terre di cultura tedesca e quelle di cultura e tradizione italiana. Questa barriera di acqua, ostacolando i contatti tra le popolazioni della valle, isolava spesso per periodi piuttosto lunghi i paesi della Piana Rotaliana ed i paesi della Bassa Atesina. Anche il transito era reso poco sicuro a causa delle incostanti barriere naturali che ne modificavano la viabilità, perciò le relazioni degli abitanti della Piana Rotaliana tendevano a gravitare prevalentemente verso sud rafforzando i legami con la realtà culturale e sociale italiana, mentre quelli della Bassa Atesina si radicavano fortemente nella realtà culturale tedesca.

Le numerose ramificazioni dell’Adige lambivano il paese le cui abitazioni erano in prossimità del fiume mettendo a dura prova gli abitanti.La lotta per la sopravvivenza ha consentito alle tenaci popolazioni rotaliane di rubare terreno alle acque e via via di trasformare l’acquitrino nella più bella vallata vitata d’Europa.

Lo stemma di San Michele in tempi an-tichi raffigurava l’Arcangelo Michele. Di tale stemma vi sono almeno tre varian-ti. Una raffigurante S. Michele guerriero che porta nella mano destra una spada fiammeggiante e in quella sinistra la bi-lancia come simbolo di giustizia. Un’altra

rappresentazione lo vede portare nella destra una tromba e nella sinistra uno scudo mentre schiaccia il diavolo sotto il piede. Il diavolo, questa volta trafitto dalla lancia dell’Arcangelo compare anche in una ter-za variante dello stemma. Oggi lo stemma del Comune di San Michele A/A è uno scudo bipartito con una falce di luna d’argento in campo nero sulla destra e una mezza stella d’oro in campo azzurro sulla sinistra.

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San Michele all’Adige

Storia del Monastero Fortificato e di San Michele all’Adige

I conti di Appiano, antichi signori del castello di Monreale, fecero innalzare una torre di guardia poco più a valle, in cima ad un dosso roccioso sovrastante il corso dell’Adige, allo scopo di vigilare più agevolmente l’importantissima arteria di comunicazione che andava a Nord sul traccia-to della strada romana Claudia Augusta. Questo bastione fortificato, per la sua dipendenza dal vicino castello di Konigsberg/Monreale, diede il nome alla sottostante bor-gata chiamata “burgum Cunispergi”, vale a dire “borgo di Monreale”, l’odierna San Michele all’Adige. Attorno a questa torre verrà ampliandosi più tardi un monastero fortificato, ad opera di un gruppo di monaci agostiniani provenienti dall’abbazia di Novacella, presso Bressanone, che per la sua importante posizione sarà non solo luogo di preghiera ma anche riparo per i viag-giatori di passaggio. Durante i secoli, la sua opera di aiu-to e ristoro al viandante, sarà sostenuta da numerose lo-cande e osterie, come la antica osteria quattrocentesca “Aquila nera”, tuttora esistente, sulle cui mura ancora oggi si possono notare brandelli di affreschi gotici. L’im-

maginazione ci può riportare all’arrivo degli ambascia-tori veneziani, la mattina del 18 giugno 1492, diretti alla corte di Federico III di Asburgo. “… vennero a disnar a S. Michel, dove finisce la Lom-bardia et intra il principio de Alemagna; longi da Trento miglia X, in la hosteria de l’Aquila, in la qual si bevette cum gotti d’argento, come si suol dar in Alemagna, et era etiam all’incontro boccali di stagno. Il panzalo brovado bono de sorte todesca, del quale aveno etiam a Trento et mangiarono in stua, perché in Alemagna non si manza altramente. A cena poi vennero a Igna ...”

Per la sua importante posizione nella zona contestatissi-ma fra l’Avisio, il Noce e la chiusa di Salorno, il monastero

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San Michele all’Adige

fortificato di San Michele fu secolare spettatore, attore e spesso vittima, dell’aspra contesa fra i conti del Tirolo ed i principi vescovi di Trento: i primi decisi nella loro politica di espansione e sopruso ai danni del Principato tridentino, gli altri fermamente intenzionati a resistere alla violenza di questi loro feudatari e “avvocati”.I conti di Tirolo-Gorizia, nella seconda metà del Duecento, operarono una forte germanizzazione di questa parte del Trentino settentrionale con il conseguente arretramen-

to del confine linguistico e politico alla sponda destra dell’Avisio: così conquistarono, fra l’altro, il munitissimo e strategico castello di Segonzano a guardia di una impor-tante via fra le due sponde dell’Avisio e si assicurarono l’accesso ai castelli di Monreale, di “Mezo San Pietro” e della “Corona di Mezo”, feudatari della Chiesa tridentina.Durante il Duecento il monastero si andò accrescendo e completando: aumentavano i suoi beni mobili e immobili; ed i vasti appezzamenti di terreno, dato l’esiguo numero dei monaci, venivano dati per la coltivazione a laici, i quali si stabilivano nelle abitazioni del borgo sottostante.

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San Michele all’Adige

Il convento degli agostiniani di San Michele fu così co-stretto a supportare la politica dei conti del Tirolo popo-lando di contadini tedeschi non solo i dintorni del mona-stero, ma anche l’altipiano di Giovo e quello di Favogna, incardinati alla parrocchia di Mezzocorona.Il Quattrocento fu per l’abbazia un secolo fra i più avversi. La comunità religiosa, toccata dalla povertà, venne scos-sa da calamità d’ordine morale e materiale ed investita dal ciclone di dolorosi eventi storici.In seguito altri mali e disastri investirono la vita dell’ab-bazia agostiniana. Un’epidemia di peste dilagò con particolare violenza nella Val d’Adige e le inondazioni dell’Adige sconvolsero campi fertili e messi già mature, per cui sul finire del XVI° sec. Il convento venne a trovarsi talmente a mal partito che il Principe vescovo per poco non decretò la soppressione della comunità religiosa.Il contemporaneo e imprevisto dilagare del protestante-simo ebbe, a suo tempo, seguito anche nella regione e non è escluso che anche i monaci del Monastero risentis-sero delle nuove idee portate dal movimento protestan-te. Certo è che lo spirito di contestazione portato dalla riforma contribuì ad alimentare la grande sollevazione di contadini o “rustici” del 1525, iniziata in Germania e

giunta fino a noi col nome di “guerra rustica” con assal-ti a castelli, conventi e canoniche con relative violenze e ruberie.Il Settecento fu l’ultimo secolo di vita del glorioso mona-stero. Con la guerra di successione spagnola le vallate del Trentino videro susseguirsi gli eserciti al servizio di austriaci e di francesi. Migliaia e migliaia di armati occu-parono terre e abitati, con razzie ed espropri, non curan-dosi minimamente dei danni arrecati alla povera gente. Il paese e l’abbazia di S. Michele non furono in grado di sottrarsi agli abusi della soldataglia.Queste tristi vicende contribuirono a far aumentare nella Piana Rotaliana carestia e delinquenza; in più si verifica-rono malattie bovine, come l’afta epizootica, e un aumen-to straordinario di insetti divoratori di raccolti.Verso la fine del Settecento l’Europa fu nuovamente scos-sa dai moti rivoluzionari scoppiati in Francia. Nel 1796 le armate francesi giunsero in Trentino dal Sud, dilagando lungo la Val d’Adige. Dopo la vittoriosa battaglia di Calliano Napoleone occupò Trento ricacciando gli austriaci sempre più a Nord: per il monastero di S. Michele e la sottostante borgata furono giorni di terrore.La soldataglia francese abbandonò il convento, devastato

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San Michele all’Adige

e in fiamme, alla mercé della gente del luogo che, esaspe-rata da tante traversie, completò l’opera di distruzione e di rapina. Il monastero degli agostiniani di S. Michele all’Adige non si risollevò più da questo disastro. Alla de-vastazione dei francesi fece seguito una nuova occupa-zione austriaca che trasformò il monastero in una vera e propria caserma fortificata. Nel 1801, dopo qualche anno di relativa quiete, i monaci furono nuovamente aggrediti, sempre durante le guerre napoleoniche: altre rapine, incendi, distruzioni si aggiun-sero alle precedenti calamità, impoverendo ulteriormen-te i religiosi di quanto avevano nascosto e preservato durante la prima bufera, o racimolato e costruito dopo di essa.Nel 1805 il governo bavarese, alleato di Napoleone, su-bentrò nell’amministrazione del Trentino e dopo due anni emanò il decreto di soppressione dei religiosi agostiniani di S. Michele ed il passaggio del convento all’amministra-zione governativa.E così anche il monastero di S. Michele fu soppresso: furono trafugate altre suppellettili sacre e profane qua-li pissidi, pivali, quadri, mobili, libri e altri documenti preziosi per la storia del convento della Plaga rotaliana, che presero la via soprattutto di Innsbruck, andando ad

arricchire le collezioni dell’Università la quale si giovò pure delle rendite dei beni amministrativi del monastero trentino.Quindi ciò che oggi rimane, più che i beni mobili e le rare suppellettili sacre e profane scampate chissà come al naufragio dell’epoca napoleonica, è la testimonianza del-la dignità architettonica di molti ambienti del monastero: il chiostro gotico, i due cortili, la chiesa con la luminosa facciata. Sono anche da ammirare le squisite opere di ar-

S. Michele all’Adige circa 1915 - Panoramica verso Nord

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tigianato che per la loro mole e il loro ingombro non sono state trasportate via dai tanti razziatori del monastero fortificato, come i ricami in ferro battuto che animano tuttora scalinate e portali, balaustre, logge, il chiostro e la chiesa stessa.Il chiostro gotico, molto suggestivo, anche se non delicato e ricco d’opere d’arte come tanti altri chiostri del nostro Paese rivela, nella sua impronta massiccia e senza fronzo-li, il carattere rude, montanaro e dignitosamente povero dei religiosi che l’abitavano. La pianta a forma triangolare è un modulo di costruzione piuttosto raro, che non trova

riscontro in Italia se non in altri due o tre esemplari. Poi i due luminosi cortili. Quello superiore, impropriamente chiamato anche chiostro essendo cinto su due lati da un loggiato con arcate di stile rinascimentale e barocco.E il cortile inferiore, subito dopo l’ingresso principale, movimentato nella sua parte occidentale da un portico e da una scalinata con ringhiera, che sale alla loggetta se-centesca sbarrata da mirabili ricami pure di ferro battu-to. A metà parete orientale di questo cortile si nota, anco-ra molto ben conservato, un curioso ricordo storico, una specie di scacchiera dipinta nella quale ricorre per 143 volte il nome di Massimiliano d’Asburgo, che soggiornò per ben cinque giorni al monastero, e pare abbia conces-so il titolo di borgata al paese di San Michele. La chiesa esprime forse più d’ogni altro ambiente il livello artistico raggiunto dal convento nella sua vita plurisecolare. Dopo aver ammirato all’esterno lo splendore e la luminosità cromatica della facciata, entrati, l’occhio si volge subito alla volta e alla cupola sfarzose di stucchi ed affreschi.La ricchezza artistica del tempio si esalta poi nelle cap-pelle e negli altari laterali, così pure nel presbiterio, ma soprattutto nella sagrestia dove appaiono i migliori affre-schi eseguiti dall’Alberti che rivelano il delicato influsso coloristico della pittura veneziana.

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San Michele all’Adige

La Chiesa di S.Michele

I frati agostiniani che fondarono il convento di S. Michele costruirono, su un ripiano roccioso, anche la chiesa che diede inizio alla Prelatura dei canonici di S. Agostino in S. Michele. Il vescovo di Trento, Alemanno, consacrò la chie-sa il 29 settembre 1145, festa di San Michele Arcangelo.

La pergamena originale è conservata presso l’Archivio di Stato a Vienna.Nei secoli l’edificio subì a più riprese furiosi incendi, a causa dei fulmini, uno dei quali, nel 13° sec. la ridusse ai muri perimetrali.L’attuale edificio fu costruito in seguito ai danni causati dagli incendi del 1664 e 1666.L’opera fu predisposta dagli architetti Giovanni Borghetti e Stefano Panizza che la completarono nel 1683, anno della riconsacrazione. Nel 1688 la chiesa fu ampliata con il grande coro e le facciate, arricchite con le finestre Ser-

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liane. E’ posta al centro del monastero: sulla sinistra si trova il caratteristico chiostro triangolare opera del XIII° sec., sulla destra invece, lo studentato che circondava il cimitero dei frati. Alla fine del’700 fu devastata dalle truppe francesi e spogliata di tutti i preziosi arredi di cui era dotata.Ai danni della guerra si aggiunsero i colpi dell’artiglie-

ria francese sparati per divertimento dalla postazione di Grumo che trapassarono la

porta di ingresso danneggiando i mar-mi dell’altare maggiore.

Una scalinata di una trentina di gradini, porta al sagrato pensile, vigilato da due statue marmoree dei vescovi Vigilio e Agostino.La facciata suddivisa in lesene, reca nelle otto nicchie altret-tante statue. Le statue superiori raffigurano i quattro evangelisti con i loro simboli. Quelle infe-riori rappresentano i quattro Padri della Chiesa occidentale: papa Gregorio VII, S. Agostino il grande vescovo d’Ippona, S.

Ambrogio metropolita di Milano e S. Gerolamo che dopo alterne vicende si impegna nella traduzione delle scrit-ture in lingua latina.Nel timpano si nota l’orologio settecentesco con due sta-tue di marmo ai lati. Il portale, costruito nel 1688, è sor-montato da una statua di San Michele arcangelo, di ot-tima fattura, che trafigge il diavolo con una lunga picca. La porta della chiesa è stata costruita in ambito nordico e, come la chiesa, è del XVII° sec. Sulla sinistra del sagrato un’edicola contiene la sta-tua seicentesca di S. Giovanni Nepomuceno ritrovata su una banchisa dell’Adige dove era rimasta sepolta a causa di una disastrosa alluvione avvenuta nei primi

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anni del ‘700.A Nord fra l’edicola e la chiesa è rica-vata una porta con un grazioso cancel-letto in ferro che porta sul piazzale pensile – ex cimite-ro dei frati.La chiesa si presen-

ta in forma longitudinale con la grande finestra serliana sulla facciata, circondata da un drappeggio a stucco.I quadri e gli affreschi della chiesa sono nella quasi tota-lità opera di Giuseppe Alberti e della sua scuola.L’Alberti (Tesero, 1640 - 1716) fu un illustre artista tren-tino, sacerdote, pittore e architetto. La sua fama gli ave-va affiancato dei valenti discepoli, creando una distinta scuola di pittori fiemmesi che eseguirono molte opere d’arte nella nostra regione. Peraltro l’Alberti aveva dipinto altri 25 quadri per il con-vento di S. Michele che, in seguito alla soppressione, sono scomparsi o finiti in altri conventi.Sull’altare, un rilievo particolare merita un piccolo af-fresco del V°/VI° sec, rimaneggiato più volte, con titolo

di S. Maria delle grazie. Il dipinto, si legge in un antico documento, stava in un salotto del Monastero. Nel 1520 un giocatore che aveva perduto altrove ogni suo avere, furibondo s’avventò sacrilegamente contro la sacra im-magine. Vivo sangue sgorgò dalla ferita, le cui tracce, come attestano i documenti, erano visibili anche nel 1624. Per questo prodigioso avvenimento, il quadro ebbe larga devozione, fu trasferito in chiesa e collocato sull’alta-re che rimase illeso nell’incen-dio del 1686 e che fu dichiara-to “privilegiato in perpetuo” come riportato negli “Atti Visi-tali” del 1749.La sontuosità barocca dell’edi-ficio trova il suo punto focale nell’altare maggiore.Marmi policromi in un cre-scendo armonioso partono dal presbiterio per salire in alto con colonnine, mensole e statue che mettono in evidenza il tabernacolo, per chiudere la statua di Cristo risorto. Si giunge al Risorto attraverso la visione di statuette raffiguranti i 4 evange-

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listi. Ai lati dell’altare il doppio ingresso al coro con le statue dei santi Pietro e Paolo e medaglioni di S. Vigilio e S. Agostino.Sopra l’altare sta la cupola ottagonale rivestita all’in-terno di artistiche e originali decorazioni a stucco che incorniciano sui pennacchi 4 affreschi rappresentanti i profeti: Daniele – Geremia – Isaia – Ezechiele e sulla volta 8 affreschi del pittore Wolfango Rupprecht di No-rimberga con allegorie delle virtù teologali e cardinali. In canonica sono custoditi: un quadro del XV-XVI° sec. raffiguranti il conte di Appiano (con alle spalle il com-plesso del monastero e chiesa in stile gotico: unica raf-figurazione del convento come appariva prima del ri-maneggiamento barocco) e un secondo quadro di poco posteriore al primo raffigurante il vescovo Hartmann. Un’altra decina di quadri minori sono conservati nei vari locali ecclesiastici e nel museo diocesano dove sono de-positati anche preziosi abiti liturgici, oggetti, reliquiari ecc… fra cui alcuni quadri della scuola dell’Alberti, con preziose cornici raffiguranti: la Madonna del suffragio; la vergine con bambino con ai piedi S. Agostino e la sua S. Monica; un santo vescovo mentre celebra l’eucare-stia; ancora due quadri raffiguranti scene di guarigione di santi.

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San Michele all’Adige

Istituto Agrario Provinciale di S. Michele

Il Monastero Agostiniano, o Prepositura, fu presente per un lunghissimo arco di tempo nel territorio del paese di S. Michele, (1145-1807) costituendo parte integrante del-la sua storia fino a quando venne incamerato con i suoi beni da parte del Governo Bavarese. Non era previsto al-cun programma di utilizzazione razionale o di interesse sociale benchè, anche dal punto di vista economico, lo stabile e le attività rappresentassero un rilevante com-plesso aziendale. L’amministrazione del patrimonio, salvato dopo tanti sconquassi, fu affidata ad un ufficio demaniale che nel tempo mise in vendita, all’asta, molti terreni mentre altri vennero dati in affitto a coltivatori del paese e forestieri. Gli edifici praticamente abbandonati andarono progres-sivamente deteriorandosi pertanto lo Stato, e per esso il cosiddetto Fondo di Religione che era proprietario del patrimonio, non ebbero difficoltà a cedere i beni immobi-liari dell’ex Convento per destinarli alla realizzazione di qualche opera di pubblica utilità.L’occasione si presentò con una richiesta della Dieta di

Innsbruck (il Governo della Provincia del Tirolo) di utiliz-zare i beni allo scopo di fondare una qualificata Scuola Agraria.La scuola in programma doveva configurarsi come una istituzione in grado di fornire una qualificata istruzione agraria, con relative applicazioni pratiche e ricerche sperimentali, ciò che infatti avvenne per l’impegno e la preparazione dei suoi dirigenti con grande vantaggio per l’agricoltura e per la viticoltura in particolare.

Foto di gruppo insegnanti e studenti del 1880 circa

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San Michele all’Adige

La scelta per la creazione della progettata Scuola Agraria cadde su S. Miche-le, sia per la disponibilità degli immobili dell’ex-Con-vento, sia per la loro van-taggiosa posizione e strut-tura che avrebbe permes-so delle valide esperienze nelle diverse colture.Personaggio di primo piano nella realizzazione dell’opera e nello stabilire il suo indirizzo, fu il prof. Edmund Mach, primo Di-rettore, il quale si adope-rò affinché l’Istituto di S. Michele fosse un valido centro di istruzione agraria e fosse autorizzato a operare come Stazione Sperimentale di controllo. Il prof. Mach intervenne e prestò la sua opera per ap-poggiare iniziative che indirettamente potevano porta-re dei vantaggi e affiancare validamente l’incremento dell’economia agricola, come l’introduzione delle Casse Rurali, dei Caseifici e Cantine Sociali, delle Società per

l’assicurazione del bestiame e altri Consorzi e sotto que-sto profilo lo potremmo considerare un promotore della Cooperazione.L’insegnamento venne previsto nelle due lingue, italiana e tedesca, perché gli studenti tedeschi erano numerosi e talvolta superavano gli italiani.Nel novembre del 1884 ebbero inizio le lezioni per il primo corso della Scuola.I programmi di insegnamento erano massicci e impegna-

Edmund Mach

Istituto Agrario Provinciale - 1908

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San Michele all’Adige

vano i giovani per l’intera giornata, con sveglia alle 5 sia d’estate che d’inverno. Era veramente una scuola a tem-po pieno e organizzata in modo che alle lezioni teoriche seguiva immediatamente l’applicazione pratica, per cui le cognizioni acquisite venivano ad essere ben radicate nella mente degli alunni. Per questo metodo, e per la serietà della conduzione, la Scuola agraria di S. Michele acquistò progressivamente stima e prestigio, tanto che era frequentata da giovani che provenivano da scuole di grado superiore e anche dall’estero.Occorre precisare che la scuola era affiancata e integrata da due attività collaterali, e cioè la Stazione Sperimentale e l’Azienda Agricola Sperimentale, e tutte e tre costituiva-no nel loro insieme un centro di istruzione e sperimenta-zione, più noto nella definizione di Istituto Agrario Provin-ciale di S. Michele.Per quanto riguarda l’Azienda agricola, la stessa venne ampliandosi con l’acquisto di nuovi terreni messi a col-ture diverse ed era gestita come una normale azienda agricola di produzione, ma nel contempo serviva per le esercitazioni della Scuola e per la sperimentazione. A tal fine era dotata di stalle, fienili, caseificio e cantina, con le relative attrezzature per la propria gestione, anche

ai fini dell’insegnamento e delle applicazioni sperimenta-li. Altra attività che merita di essere menzionata è stata l’opera di insegnamento e di divulgazione della tecnica agraria, attuata dall’istituto con brevi corsi speciali di caseificio, di viticoltura ed enologia, innesto delle viti e dei fruttiferi e potatura, allevamento e governo dei bovini, ed ancora, la cosiddetta “istruzione ambulante”, cicli di conferenze che venivano fatte nei paesi dagli insegnanti dell’istituto al fine di diffondere la conoscenza tecnica e teorica e allo scopo di migliorare la pratica agricola e farne una attività redditizia.

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San Michele all’Adige

L’istituto di San Michele e le Guerre Mondiali

L’attività dell’Istituto Agrario venne integrata da periodiche relazioni e pubblicazioni varie nelle due lingue italiana e tedesca. Per la parte italiana il mensile Bollettino Agrario e l’Almanacco Agrario.Con lo scoppio della prima guerra mondiale 1914-18 si

chiuse anche un capitolo di storia in cui la vita dell’azienda Istituto Agrario, considerata nel suo complesso, si era svolta ordinata e aderente al modello iniziale legato allo Statuto politico-amministrativo del Land Tirol, la Provincia del Tirolo, una componente dello Stato Austriaco dotata di una ampia autonomia, cioè con proprio governo e propria amministrazione. La fine della guerra i primi giorni del novembre 1918, con la disastrosa ritirata delle truppe austriache e nel contempo il caos, causa ed effetto del famigerato “Rebalton”, per cui ancora una volta gli antichi edifici, che videro le razzie dell’epoca napoleonica furono oggetto di nuovi saccheggi, con il volenteroso aiuto di parecchi civili, la biblioteca alleggerita di importanti volumi, e la preziosa enoteca praticamente distrutta.Questo rivolgimento, che segnava il crollo dell’Impero Austro-Ungarico, segnava anche il passaggio del Trentino al Regno d’Italia e, se traduceva nella realtà il sentimento coltivato per tanti anni da parte più evoluta della gente trentina, non era certamente indolore dal punto di vista amministrativo perché voleva dire anche il passaggio da vecchi e collaudati ordinamenti giuridico-amministrativi propri della Contea del Tirolo, e basati ormai su una radicata forma autonomista, al sistema centralistico Istituto Agrario Provinciale e Stazione Sperimentale - Cortile rurale 1909

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San Michele all’Adige

dello Stato italiano.Col ritorno all’assolutismo statale, anche l’Istituto Agrario che si era sviluppato e potenziato in un ambiente autonomista e con l’aiuto e la protezione della Provincia del Tirolo, veniva messo in difficoltà nel perseguire i suoi fini e programmi, perché ogni nuova iniziativa veniva ora mortificata dai controlli della burocrazia che riduceva anche i finanziamenti occorrenti. Forse anche la scomparsa dei vecchi dirigenti che per la loro capacità

e il loro tenace impegno avevano portato in alto il prestigio della Scuola e ancora per il concorso di avverse circostanze, l’Istituto veniva a perdere quella carica di vitalità che in tempi passati gli aveva assicurato una meritata rinomanza che ora veniva compromessa.Intanto era cominciata la nuova guerra che con l’armistizio dell’8.9.1943 portò all’occupazione da parte delle truppe tedesche, della regione e della Provincia di Belluno, formando un vasto territorio chiamato “Alpenvorland” o “Zona delle Prealpi”, destinato secondo certi programmi, ad esser aggregato, a guerra finita, al Reich tedesco.Finita la guerra nel 1945 e proclamata la Repubblica nel 1946, venne costituito l’Ente Regione, formato dalle due Province Autonome di Trento e Bolzano e promulgato lo Statuto Speciale per il Trentino e Alto Adige, con quale veniva reintegrata l’antica autonomia legislativa e amministrativa.Di conseguenza anche l’Istituto Agrario di S. Michele rientrava nelle competenze e nei poteri della Provincia e della Regione, almeno per quanto riguarda la gestione della Scuola e della Stazione Sperimentale, e si ricreavano le basi per una possibile ripresa e potenziamento delle attività dell’Istituto.Furono necessari alcuni anni per risollevare l’economia

Istituto Agrario Provinciale

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San Michele all’Adige

debilitata dalla guerra ma poi si rilanciarono iniziative, programmi e realizzazioni. In seguito alle sollecitazioni avanzate dalle categorie interessate per riportare l’Istituto ai livelli dei suoi anni migliori, la Provincia di Trento si mosse con interventi finanziari assai rilevanti e progressivi nel 1958, che servirono a potenziare le attività dell’Istituto, della Scuola e della stazione Sperimentale dell’Azienda Agraria. Con l’inizio dell’anno scolastico 1960-61 la Scuola Tecnica Agraria venne trasformata in Istituto Professionale Agrario triennale, con specializzazione in viticoltura e enologia, mentre la Stazione Sperimentale

venne a sua volta convertita in Stazione Sperimentale Agraria Regionale sganciata dalla vigilanza dei ministeri e passata alle competenze della Giunta Regionale.Per qualificare maggiormente il programma degli studi la scuola professionale fu integrata nel corso completo di scuola media superiore, con la creazione dell’Istituto Tecnico Agrario con specializzazione in viticoltura ed enologia che rilascia il Diploma e abilita alla professione di Perito Agrario ed Enotecnica.

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San Michele all’Adige

La Fondazione Edmund Mach

L’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, dal primo gen-naio 2008 Fondazione Edmund Mach, svolge attività di ricerca scientifica, istruzione e formazione, sperimenta-zione, consulenza e servizio alle imprese, nei settori agri-colo, agroalimentare e ambientale.

Nato sul modello tedesco di convivenza tra didattica e ri-cerca, è stato il secondo Istituto Agrario, dopo Klosterneu-burg, dell’ex impero austroungarico ed oggi rappresenta il primo e unico modello nazionale di convivenza sotto lo stesso tetto tra ricerca e formazione in ambito agricolo.Fondato nel 1874 da Edmund Mach come scuola agraria con annessa stazione sperimentale, l’istituto ha consegui-to negli anni importanti traguardi a livello internazionale sia nel campo della ricerca che della formazione. Primo fra alcune prestigiose scuole europee specializza-te in agricoltura, in questi lunghi anni di storia ha svilup-

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San Michele all’Adige

pato ricerca e formazione in vari comparti agricoli, ma la sua vocazione fin dall’origine è stata quella di dedicarsi agli studi in campo viti enologico.E’ una vera e propria cittadella agricola che conta più di 600 dipendenti: un campus in continua espansione. Attualmente il compendio immobiliare si estende su una superficie di 24 mila metri quadrati e la sede istituziona-le trova collocazione presso il prestigioso ex monastero agostiniano di San Michele all’Adige.Il consiglio di amministrazione dell’Istituto Agrario è com-posto da 12 membri in rappresentanza delle organizza-

zioni professionali e cooperative agricole del Trentino. L’ente, retto da un presidente e da una direzione genera-le, si articola nei Centri istruzione e formazione, ricerca e innovazione, trasferimento tecnologico. L’azienda agricola, con funzioni di produzione e trasfor-mazione, ma anche di supporto alla didattica e alla spe-rimentazione, comprende circa 100 ettari di terreni col-

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San Michele all’Adige

tivati a vite e melo, una cantina e una distilleria. All’inter-no della fondazione opera anche Aqa certificazioni, che, promuove e svolge attività di certificazione, ispezione e controllo in campo agricolo, alimentare, forestale e della filiera legno.Più nel dettaglio, il Centro istruzione e formazione com-prende le aree istruzione secondaria tecnica, istruzione secondaria professionale, qualificazione professionale

agricola, istruzione post-secondaria e universitaria e convitto; al suo interno opera Europe Direct-Carrefour delle Alpi con attività di informazione su programmi e op-portunità offerte dall’Unione Europea.Il Centro ricerca e innovazione svolge attività di ricerca, utilizzando gli approcci scientifici più avanzati e lo studio dei sistemi agricoli e ambientali, con l’obiettivo di valoriz-zare le produzioni agricole, la biodiversità, la salute uma-na e la qualità della vita. Articolato nelle aree Agricoltura, Ambiente, Agroalimen-tare, intende proporsi come centro leader in questi setto-ri e forza di attrazione per percorsi di dottorato.Il Centro trasferimento tecnologico si occupa di speri-mentazione scientifica e tecnica, ma anche di servizi di consulenza alle aziende agricole operanti in Trentino. Lo scopo è favorire il trasferimento delle conoscenze e dell’innovazione e consentire un ulteriore sviluppo eco-nomico della provincia di Trento. Si articola nelle aree Consulenza e servizi per imprese, e Sperimentazione agraria, ambientale e forestale.

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La CantinaE’ ospitata nell’antico monastero agosti-niano e comprende due parti storiche risalenti al XII e XVI secolo, svolge atti-vità produttive e di trasformazione, ma esercita anche un ruolo di supporto

per attività sperimentali, didattiche e dimostrative condot-te dagli altri centri dell’Istituto. Nella cantina moderna, am-pliata e razionalizzata nel 1994, si trasformano le migliori uve provenienti dagli appezzamenti aziendali a maggiore vocazione viticola. Oltre comprendere anche un reparto per la produzione di spumante secondo il metodo classico ed una distille-ria, offre una gamma di prodotti (vini, spumanti, grappe e distillati) rappresentativa di tutte le tipologie diffuse in Trentino. Punto vendita cantina: [email protected], 0461/615252 Orario: dal lunedì al venerdì 8.30-12.00 14.30-17.00, sabato dalle 09.00 alle 12.00

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San Michele all’Adige

Il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina

Il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, fon-dato nel 1968 da Giuseppe Šebesta nella sede dell’anti-ca Prepositura Agostiniana di San Michele (1145), è uno dei maggiori istituti italiani di conservazione etnografica. Vero museo dell’uomo della montagna alpina, è dedicato soprattutto alla cultura materiale e alla tecnologia del si-stema agrosilvopastorale tradizionale.La collezione consta di oltre 12.000 pezzi, in gran parte sistemati in più di 40 sale: dall’agricoltura tradizionale il percorso prosegue con le lavorazioni artigianali di sup-porto – del legno, del rame, del ferro, della ceramica e dei tessuti – per concludersi con gli aspetti legati alla socialità e all’identità locale: costumi tradizionali, riti, musica e devozioni popolari.Caratteristica principale del Museo è l’attenzione che esso dedica alla cultura materiale propria del sistema agrosilvopastorale della montagna trentina, con la sua tecnologia ingegnosa e versatile, conservatasi pratica-mente intatta dalle sue origini fino alle soglie dei tempi nostri.

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San Michele all’Adige

Giuseppe Šebesta, personalità di sperimentatore scien-tifico, narratore e artista a tutto campo, ha la consape-volezza, a metà degli anni’60, di un mondo che rischia di scomparire per sempre: un mondo di tradizioni e di valo-ri, ma anche e soprattutto di saperi e di tecniche. Saperi e tecniche che riguardano in particolare l’utilizzo delle specie selvatiche e domestiche proprie dell’ecosistema montano, la manipolazione del legno e dei metalli nelle loro potenzialità plastiche, e naturalmente le esperienze primarie della macinazione, della tessitura, della caseifi-cazione, che richiamano direttamente le intuizioni tecno-logiche fondamentali dell’uomo della preistoria.Un grande museo scientifico, un museo dell’uomo della montagna alpina. Un museo dove poter dimostrare anche nel concreto dall’evidenza ancora recentemente disponi-bile nelle valli del Trentino, i caratteri e i valori fondamen-tali dell’uomo nell’ambiente che lo circonda.Per anni, Šebesta gira in lungo e in largo le valli del Tren-tino per recuperare manufatti, attrezzi, macchine dai vecchi maestri artigiani. E finalmente, forte di un ampio mandato da parte provinciale, realizza il trasferimento in Museo di alcune delle grandi macchine idrauliche del vecchio mondo agrosilvopastorale: il mulino vitruviano e i pestini rotativi per l’orzo, la nòria per l’alimentazione dei

canali irrigui, il maglio idraulico del fabbro ferraio e del magnano, la segheria veneziana, grandi velieri nella bot-tiglia, ricostruiti come per incanto all’interno del Museo. Accanto a questi recupera torni, alambicchi, torchi, stufe, travagli, barche, alveari, cassapanche, zangole, portoni, telai…Šebesta cerca di distinguere nel gran calderone della realtà contadina tradizionale alcune filiere tecnologiche, denominate appunto “cavali chiusi”, e di rappresentarle

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nel museo una alla volta. Elementari, semplici, durevoli, i precetti della museografia di Šebesta: percorsi tematici lineari, in cui gli oggetti appaiono nel rispettivo ordine che occupano in questa o quella sequenza.Il museo è una specie di “teatro della memoria”, dove con oggetti che ci riguardano da vicino un po’ tutti, e che al-trimenti, senza museo, nella coscienza generale finiscono per non esistere più.Il percorso ha inizio con l’agricoltura tradizionale, pro-

segue con lavorazioni artigianali di supporto al sistema, (legno, pietra, ceramica, tessuto, rame, ferro) per con-cludersi con la socialità e la produzione del simbolico. Il percorso di visita ordinaria consta attualmente di 41 sale suddivise in una ventina di sezioni.Il percorso museale è disposto su quattro piani. Al piano terra le sale dedicate ad agricoltura, mulino, fucina, chio-deria, mascalcia e zootecnia, ferro battuto.Al primo piano il percorso si snoda tra fibre tessili, mal-ga, apicoltura, bosco, carri e slitte, segheria veneziana, arte del legno e usi nuziali.

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San Michele all’Adige

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Al secondo piano troviamo stufe a olle, ceramica e cucina. Al terzo e ultimo piano il percorso propone i costumi, i riti dell’anno, la musica e le bande, la devozione popolare, la caccia. Particolarmente significative sono le ricostruzioni delle grandi istallazioni idrauliche del mondo contadino di montagna: il mulino vitruviano, la fucina del fabbro con il maglio e la tromba idroeolica, la segheria veneziana, la noria per l’irrigazione dei prati.Negli spazi del seminterrato, anticamente occupati dal-la cantina del monastero, si trovano le sale dedicate a viticoltura, enologia e distillazione. Accanto alla ricca collezione di strumenti per i lavori nel vigneto, la vendem-mia, l’imbottigliamento, e la distillazione delle vinacce, la selezione ha ereditato dall’Istituto Agrario di San Miche-le alcuni importanti cimeli, quali la collezione di vitigni pregiati autoctoni ed eteroctoni (1930 circa) e la raccolta di frontali di botte dedicati ai primi direttori dell’Istituto. La selezione è completata dalla suggestiva ricostruzione della canèva. A conclusione del percorso le Sale Šebesta ricordano il fondatore del Museo con opere che presen-tano la sua attività di etnografo e museografo ma anche di creatore di pupi animati, pittore, vignettista, narrato-re, fotografo e cineasta. Con il Seminario Permanente di Etnografia Alpina (SPEA) che si riunisce con cadenza an-

nuale dal 1991, l’Archivio Provinciale delle Tradizioni Orali (APTO) consultabile anche su internet, la ricca Biblioteca specializzata, e con le sue attività in campo editoriale, di ricerca e didattiche, il Museo di San Michele è il luogo ideale per avvicinarsi alla memoria e alle radici dell’inte-ro territorio.Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, via Mach, 2 38010 San Michele all’Adige (TN)Tel. 0461 650314 Fax 0461 [email protected] www.museosanmichele.it

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San Michele all’Adige

Grumo

Il toponimo Grumo deriva dal latino “Grumus” indicante il monticello di terra e roccia su cui sorgeva il vecchio abitato.I primi insediamenti risalgono presumibilmente all’età del bronzo, epoca cui si fa risalire la presenza di un ca-stelliere preistorico. La presenza umana è confermata in epoca romana dal ritrovamento di monete del II° sec. d.c. con l’effige dell’imperatore Antonino Pio.La storia e lo sviluppo dell’abitato sono strettamente le-gati alla presenza dei fiumi. Per secoli l’Adige ha ricoperto un ruolo centrale nella comunicazione fluviale favorendo i trasporti ed il commercio: al porto di Grumo atraccava-no le zattere che da Bronzolo scendevano verso Verona. Nel 1858, la costruzione della ferrovia del Brennero segna il graduale passaggio ai trasporti via terra e l’abbandono delle attività portuali.Il Noce lambiva il dosso sulla parte nord e si gettava nell’Adige proprio di fronte alle case di San Michele. Prima della rettifica del corso del Noce e la bonifica del-le zone antistanti San Michele il fiume periodicamente inondava il territorio trasformando le colline di Grumo in

piccole isole. I grandi interventi di bonifica hanno modifi-cato l’assetto territoriale rendendo disponibile una vasta area di terreno coltivabile a vigneto.La parte antica è costruita su un minuscolo rilievo roc-cioso. Poco più a nord, isolato, il caratteristico dosso di Cantaleone (m 209) denominata nel medioevo Dossum Candalionis, zona attualmente attraversata dall’autostra-da del Brennero. Sul dosso sorgeva un fortilizio chiamato “del castello presso Grumo”che nel 1340 era feudo dei Da Mezo. Sin da

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allora e fino al 1805 Grumo, con Mezzocorona e Roverè del-la Luna, era inglobato nella Nobile Vicinia che formava un tipico comune feudale. La storia di questi paesi si intreccia fino al 1820 quando, dopo l’abolizione ufficiale delle investiture feudali e della Vicinia, Grumo diventa sede comunale autonoma. Resterà autonomo per oltre un secolo, fino al 1928, quan-do nel riassetto amministrativo viene unito a San Miche-le all’ Adige.

Albergo Grumo - circa 1915

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L’azienda nasce nel lontano 1958 per opera del falegname LINO ZENI coadiuva-to dalla moglie. Nel corso degli anni entrano in azienda sei dei nove figli e tutt’ora l’azienda è totalmente a gestione familiare.

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San Michele all’Adige

I Vecchi Ponti sull’Adige

Attraversare l’Adige ha sempre rappresentato un proble-ma per S. Michele. Nei tempi passati il guado era organiz-zato con barche e chiatte, poi fu potenziato nel 1473 con la costruzione del traghetto del Preposito Vilser del locale Convento Agostiniano. Un primo ponte in legno sull’Adige, nella località Masetto, fu costruito a spese del Comune di Mezzolombardo nel 1780, in seguito ad una disputa con il Comune di Mezzocorona. Il ponte rimase in funzione per un periodo di 16 anni: ven-ne bruciato durante l’invasione delle truppe francesi nel 1796 e fu poi ricostruito nel 1818-19. Un secondo ponte di legno fu costruito nel 1883-84 con un costo totale di 20.000 fiorini ripartito tra i Comuni di S. Michele e Grumo. Questo ponte restò attivo fino al 1932 anno della costruzione dell’attuale ponte di cemento realizzato a cura dell’A.N.A.S. Per quanto riguarda i ponti della ferrovia, il primo ponte in pietra fu costruito nel 1855-58 e comportò importanti lavori di rettifica e sistemazione dell’Adige. Era sostenuto da 5 grosse pile che, in occasione della famosa alluvione del 1882, formarono una barriera al libero corso delle ac-que che, alzandosi di livello, tracimarono o ruppero gli ar-

gini sui fianchi provocando una generale inondazione della valle. Per evitare il ripetersi di altri simili disastri, il ponte venne demolito verso il 1900 e sostituito da un manufatto in ferro ad una sola campata con un imponente arco, ma sempre con un unico binario. Nel 1916, per esigenze belliche, fu costruito il secondo binario, ma sui ponti rimase il binario unico ancora per qualche anno, fino al 1933-34 quando venne eseguita la elettrificazione della linea e in questo contesto fu sostituito anche il ponte. Completamente demolito dai bombardamenti aerei nell’in-verno 1944-45 fu poi rifatto quasi uguale in sede di rico-

struzione delle opere distrutte dagli eventi bel-lici. Pochi anni dopo venne rico-struito, sempre in legno e infine sostituito nel 1966 con un mo-derno ponte in cemento a spese della Provincia.

Ponte della ferrovia in traliccio di ferro a una sola campata (1901-1930)

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CNR-IVALSA

L’Istituto per la Valorizzazione del Legno e delle Specie Arboree del Consiglio Nazionale delle ricerche nasce nel settembre del 2002 dalla fusione di tre preceden-ti Istituti – l’Istituto sulla Propagazione delle Specie Legnose, l’Istituto per la Ricerca sul Legno, l’Istituto per la Tecnologia del Legno – ed è il più grande istitu-to di ricerca italiano nel settore foresta-legno. IVALSA possiede uno staff di circa 70 persone, ripartite tra la

sede di Firenze e quello di San Michele. Le attività di ricerca riguardano lo sviluppo dell’in-novazione tecnologica del legno, l’edilizia in legno, la dendrocronologia e la conservazione del patrimonio culturale ligneo, la tutela e la valorizzazione del patri-monio forestale, il supporto alle imprese, la formazio-ne e il servizio di documentazione.I laboratori sono equipaggiati con attrezzature di pro-va avanzate e innovative e svolgono attività di consu-lenza tecnica e certificazione.L’Istituto collabora con molte Università nello svolgi-mento di master post-laurea e programmi di dottora-to e partecipa a molti progetti di ricerca nazionali ed europei. IVALSA è inoltre attivo nei processi di normazione nell’intera area del legno sia in ambito nazionale che europeo. IVALSA È UN LUOGO DI CONFRONTO SCIENTIFICO E TEC-NICO, IL RIFERIMENTO NATURALE PER IL SETTORE DEL LEGNO E PER CHI DI LEGNO SI OCCUPA DA PROGETTISTA, DA IMPRENDITORE, DA RICERCATORE E DA SPECIALISTA DEL SETTORE. www.ivalsa.cnr.it

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Il Castello Monreale o Königsberg

La Piana Rotaliana, per la sua importante posizione geo-grafica e strategica, venne presidiata lungo il corso dei secoli da castelli e torri fortificate.Non si può parlare di S.Michele senza ricordare la pre-senza di un noto castello, quello di Königsberg, l’antico nome tedesco o Monreale (o Montereale) che sorge su un dosso ventoso sul versante della montagna a circa 350 metri d’altezza fra le località Masetto e Cadino. Visto dal fondo valle si staglia nitidamente con la sua caratteristica merlatura sullo sfondo del pendio boscoso tanto da sembrare un ca-stello delle fiabe.Vi si accede da una strada percorri-bile anche in auto che dalla naziona-le, poco a sud di Cadino, si allaccia alla provinciale che da S. Michele sale a Faedo e da qui si inoltra ver-so la Valle di Cembra per il valico di Masen. Il castello era in origine un fortilizio che controllava sia la stra-

da sottostante ai piedi del monte sia la strada romana Claudia Augusta Padana. Il castello è dunque antichissimo e la sua notorietà si ricollega a un avvenimento storico: nel 589 fu celebrato nel castello il matrimonio di Autari Re dei Longobardi con Teodolinda figlia del Re dei Baiuva-ri. Da allora il sito fu denominato “Monte del matrimonio del Re” e poi, più brevemente Monte Reale, ora ridotto a Monreale. La Regina Teodolinda è ricordata per l’impegno nel convertire i suoi sudditi al Cattolicesimo. Verso il 1200 il castello divenne feudo della potente famiglia dei Conti di Appiano (Eppan) ai quali venne espropriato in punizio-ne di una delle loro ribalderie, avendo imprigionato due Cardinali Legati inviati dal Papa alla corte dell’Imperatore

Federico Barbarossa.Verso la seconda metà del 1200 en-trarono in scena i Conti di Tirolo, avvocati e protettori del Principato di Trento ma in realtà demolitori del potere e dell’autorità dei Princi-pi Vescovi. Nel 1269 l’allora Vescovo Egnone fu obbligato a concedere in feudo la Giurisdizione di Monreale al prepotente Mainardo II Conte di Tirolo. Da allora i Principi Vescovi

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non riusciranno più, nel corso dei secoli, a recuperare la Signoria di Monreale, che resterà a lungo infeudata ai famigerati Conti e ai loro protetti. Il castello Monrea-le è stato nel corso dei secoli la sede di una giurisdizione detta Königsberg che comprendeva i paesi di S. Michele, Faedo, Ville di Giovo, Pressano e Lavis a cui, ver-so la metà del 1300, fu aggiunto il comitato di Cembra con i paesi di Lisignago, Valda e Grauno costi-tuendo un centro territoriale con sede a Pressano. Il castello e la Giurisdizione di Monreale hanno visto succedersi almeno una ventina di feudatari dei Conti del Tirolo. La Dinastia di maggior spicco è sta-ta sicuramente quella dei Conti Thun , che governò quasi ininterrottamente dal 1407 al 1648, con una breve interru-zione negli anni tra il 1572 e il 1600. Durante la signoria dei Thun emergono due personaggi di rilievo, il Conte Cristo-foro, che intorno al 1545 provvide ad eseguire importanti lavori di ripristino del castello nuove opere di sistemazio-ne interna, quali la costruzione di belle finestre trifore,

la cappella, le sale del Giudizio e dei Cavalieri con un bel soffitto a travature di legno ed altri ancora. Anche la caratteristica merlatura scalare di facciata rivolta a valle è dovuta a rimaneggiamenti ese-guiti in tempi successivi. Del suc-cessore, Sigismondo Thun sappia-mo che era uomo di cultura con importanti relazioni nelle corti mitteleuropee, era infatti amico e consigliere di Sovrani, ben cono-sciuto anche a Trento dove pro-mosse la costruzione o il comple-

tamento del palazzo Thun dove oggi ha sede il Municipio di Trento. Nell’intervallo della dominazione dei Thun trovia-mo nel 1585 signore del castello Dario Busio Castelletti, un nipote di quel Dinasta di Nomi che fu bruciato vivo nel suo castello durante le vicende della Guerra rustica. Nel 1648 il Castello fu acquistato, unitamente a quello di Egna Montagna, dal patrizio veneto Conte Zenobio per una rilevante somma. Il Conte commissionò importanti restauri e alla sua morte, nel 1817, lo lasciò in eredità alla sorella Contessa Albrizzi.

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MANIFESTAZIONI e RICORRENZEFesta del carnevale alpino Febbraio

Sagra di mezza Quaresima (a San Michele) Marzo

La corte degli artigiani Aprile

Festa del fiume e delle zattere Maggio

Solstizio d’estate Giugno

Festa patronale di S.Anna (a Grumo il 22 Luglio) 29 Settembre

Festa patronale di San Michele arcangelo Dicembre

Babbo Natale sull’Adige Dicembre

San Nicolò Dicembre

Finestre sul Natale (presepi nelle vecchie finestre del paese) Dicembre-gennaio

Presepe vivente Dicembre-gennaio

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La cartina

ClesVal di Sole

Verona TrentoLavis

FaedoBolzano Salorno

Casello Autostrada

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San Michele all’Adige

presenta…

Anche in Piana Rotaliana è operativa la “Strada del Vino e dei Sapori” che insieme alle altre sei Strade del vino e dei sapori completano l’offerta enogastronomica trentina.Che cos’è una Strada del vino e dei sapori? E’ un percorso ben segnalato con appositi cartelli e mappe territoriali che ne evidenziano le peculiarità enogastronomiche. Ed è infatti dalle produzioni tipiche che parte questo progetto di valorizzazione territoriale da abbinare a tutte le risorse naturali, paesaggistiche, storico-culturali ed alle tradizioni per arrivare a creare un’offerta turistica integrata.La Strada del Vino e dei Sapori della Piana Rotaliana è stata riconosciuta dagli organi provinciali competenti nel corso del 2006 ed ha iniziato la propria attività operativa dal gennaio 2007. Attualmente conta su sessantacinque associati tra operatori turistici e non che si impegnano a

seguire un disciplinare di qualità sia per quanto riguarda le produzioni e che per l’ospitalità.I prodotti della Strada sono il vino principe del Trentino, il Teroldego Rotaliano D.O.C., l’Asparago di Zambana, il TRENTODOC, la Trentino Grappa, il vino Pinot Grigio e la mela Red Delicious.Fanno parte della Strada del Vino e dei Sapori della Piana Rotaliana i comuni di Faedo, Mezzocorona, Mezzolombardo, Nave San Rocco, Roverè della Luna, S.Michele all’Adige e Zambana.Per qualsiasi informazione e collaborazione siamo a disposizione di cittadini locali, associazioni e turisti presso il Sito Archeologico del Giontech a Mezzocorona . Possimo mettere a disposizione materiale informativo sull’offerta enogastronomica della Piana Rotaliana, organizzare momenti di degustazione dei prodotti tipici e organizzare tour e visite alle nostre aziende associate.

INFOStrada del Vino e dei Sapori della Piana Rotaliana Via Romana, 27 - 38016 Mezzocorona - Tel. 0461 601512Cell. 346 3729618www.stradavinorotaliana.it - [email protected]

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