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Lunedì 2 Febbraio 2015 www.corrieredelmezzogiorno.it N ei prossimi mesi è attesa l’apertura dell’Ospedale del Mare, grande nosocomio complementare e di contraltare lungo la linea di costa al Cardarelli in collina. Al di là dei prevedibili annunci e dei probabili tagli di nastro in periodo pre-elettorale, la struttura dovrebbe effettivamente avviare la propria attività in estate. Assorbendo ben quattro ospedali già praticamente dismessi o in condizioni tali da non poter proseguire la propria attività. Se le cose andranno effettivamente così, ne beneficerà l’assistenza ospedaliera, che tra l’altro risulterà meglio distribuita sul territorio urbano decongestionando il Cardarelli, e quindi probabilmente ne guadagneranno anche i flussi del traffico di Napoli. Resta invece a pieno titolo un’incompiuta, almeno per ora, l’altro grande ospedale campano del quale si parla da decenni. I lavori per la realizzazione del Policlinico universitario di Caserta sono più a lungo fermi che in corso. Però, il nuovo vertice della Seconda Università promette di accelerare le operazioni e portarle a compimento al massimo entro l’anno prossimo. È evidente che questo contribuirebbe a decongestionare ulteriormente Napoli e soprattutto il comprensorio collinare dove di ospedali ce ne sono fin troppi. Vedremo. Intanto Corriere Salute e Prevenzione fa il punto sulle due grandi strutture con altrettanti servizi. Nel 2015 sono attese anche altre novità. Negli ultimi mesi dell’anno passato, infatti, la Campania ha portato a compimento il (doloroso) percorso di risanamento dei conti della propria Sanità. La Regione ora attende il via libera per effettuare le assunzioni necessarie dopo anni di blocco. I cittadini-utenti, invece, attendono che siano finalmente attivati servizi territoriali mai partiti e che la prevenzione si trasformi da obiettivo in qualcosa di concreto. Sullo sfondo, infine, c’è l’arrivo sul mercato di farmaci molto innovativi, per esempio quelli contro l’epatite C e altre patologie molto diffuse. È possibile, insomma, che il 2015 segni un vero punto di svolta per la Sanità campana. Forse anche per questo, cioè per avere più «peso» nelle decisioni che dovranno essere adottate, per la prima volta gli Ordini dei medici provinciali si sono stretti in una federazione regionale. © RIPRODUZIONE RISERVATA di Angelo Lomonaco E PREVENZIONE Salute in collaborazione con L’ANALISI Investire sulla prevenzione, scelta obbligata MUSEO DELLE ARTI SANITARIE Un «percorso» dedicato a Moscati, il medico-santo Cantiere Sanità Ospedale del Mare a Napoli e Policlinico a Caserta, due grandi sfide per la Campania Ospedali, università, medici, farmaci È cominciato l’anno delle svolte possibili di Olga Fernandes a pagina 13 di Marco Trabucco Aurilio a pagina 2 di Raffaele Nespoli e Piero Rossano da pagina 4 a pagina 7

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Page 1: Salute Luned 2 Febbraio 2015 cominciato l'anno ... · ragazzi pratiche sane». A proposito di giovani, uno dei problemi in crescita quello legato alla dieta. «Gli italiani Ð conclude

Lunedì 2 Febbraio 2015 www.corrieredelmezzogiorno.it

Nei prossimi mesi è attesa l’aperturadell’Ospedale del Mare, grandenosocomio complementare e dicontraltare lungo la linea di costa alCardarelli in collina. Al di là dei

prevedibili annunci e dei probabili tagli di nastro in periodo pre-elettorale, la struttura dovrebbe effettivamente avviare la propria attività in estate. Assorbendo ben quattro ospedali già praticamente dismessi o in condizioni tali da non poter proseguire la propria attività. Se le cose andranno effettivamente così, ne beneficerà l’assistenza ospedaliera, che tra l’altro risulterà meglio distribuita sul territorio urbano decongestionando il Cardarelli, e quindi probabilmente ne guadagneranno anche i flussi del traffico di Napoli. Resta invece a pieno titolo un’incompiuta, almeno per ora, l’altro grande ospedale campano del quale si parla da decenni. I lavori per la realizzazione del Policlinico universitario di Caserta sono più a lungo fermi che in corso. Però, il nuovo vertice della Seconda Università promette di accelerare le operazioni e portarle a compimento al massimo entro l’anno prossimo. È evidente che questo contribuirebbe a decongestionare ulteriormente Napoli e soprattutto il comprensorio collinare dove di ospedali ce ne sono fin troppi. Vedremo. Intanto Corriere Salute e Prevenzione fa il punto sulle due grandi strutture con altrettanti servizi.Nel 2015 sono attese anche altre novità. Negli ultimi mesi dell’anno passato, infatti, la Campania ha portato a compimento il (doloroso) percorso di risanamento dei conti della propria Sanità. La Regione ora attende il via libera per effettuare le assunzioni necessarie dopo anni di blocco. I cittadini-utenti, invece, attendono che siano finalmente attivati servizi territoriali mai partiti e che la prevenzione si trasformi da obiettivo in qualcosa di concreto. Sullo sfondo, infine, c’è l’arrivo sul mercato di farmaci molto innovativi, per esempio quelli contro l’epatite C e altre patologie molto diffuse. È possibile, insomma, che il 2015 segni un vero punto di svolta per la Sanità campana. Forse anche per questo, cioè per avere più «peso» nelle decisioni che dovranno essere adottate, per la prima volta gli Ordini dei medici provinciali si sono stretti in una federazione regionale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Angelo Lomonaco

E PREVENZIONESalute

Povero Sud, si risparmia

SaluteAncmzxzxzxzxzzxzxzxzxzx

Sanità, i dati Istat 2013

perfino sulle cure mediche

prevenzione

A PAGINA XX

ein collaborazione con

di EMANUELE IMPERIALI

Lunedì 24 marzo 2014

L’ANALISI

Investiresulla prevenzione,scelta obbligata

MUSEO DELLE ARTI SANITARIE

Un «percorso»dedicato a Moscati,il medico-santo

Cantiere SanitàOspedale del Mare a Napolie Policlinico a Caserta, due grandi sfide per la Campania

Ospedali, università,medici, farmaciÈ cominciato l’anno delle svolte possibili

di Olga Fernandesa pagina 13

di Marco Trabucco Aurilioa pagina 2

di Raffaele Nespoli e Piero Rossanoda pagina 4 a pagina 7

Page 2: Salute Luned 2 Febbraio 2015 cominciato l'anno ... · ragazzi pratiche sane». A proposito di giovani, uno dei problemi in crescita quello legato alla dieta. «Gli italiani Ð conclude

NA2 Lunedì 2 Febbraio 2015 Corriere del Mezzogiorno

Società e Salute

Stili di vitaLa gran parte delle malattie sono collegate a quattro fattori di rischio: fumo di sigaretta, scarsa attività fisica, abuso di alcol e cattiva alimentazione

Si rischia menosolo abbandonandole cattive abitudini

Ormai da tempo, soprattutto per le regio-ni del Mezzogiorno, si discute di inqui-namento ambientale e stili di vita. Sonomaggiori i rischi legati alle sostanze no-cive che ci circondano o incidono di più

le cattive abitudini? Per quanto sia impossibile dareuna risposta definitiva a questa domanda, abbiamocercato di fare un po’ di chiarezza su questo puntochiedendo il parere di tre autorevoli interlocutori:Walter Ricciardi (commissario dell’Istituto Supe-riore di Sanità), Michele Marzullo (ordinario di me-dicina dello sport alla Federico II di Napoli e specia-lista in cardiologia e cardiochirurgia) e AntonioGiordano (oncologo e direttore dello Sbarro Insti-

tute for Cancer Research and Molecular Medicinedi Philadelphia).

«In Italia — spiega Walter Ricciardi — l’80 percento delle malattie è legato a quattro fattori: fumodi sigaretta, scarsa attività fisica, abuso di alcol ecattiva alimentazione. Questi quattro fattori sonoresponsabili, singolarmente o associati tra loro,dell’80 per cento dei decessi. Dunque è facile capireche non solo gli stili di vita contano, ma sono deter-minanti». Ricciardi spiega anche che il rischio disviluppare una patologia aumenta esponenzial-mente quando più abitudini insane si uniscono traloro. «In questo caso — aggiunge — due più duenon fa mai quattro, il rischio cresce infatti in modoesponenziale».

Ma nel nostro Paese si fa abbastanza per creareuna cultura del benessere? La risposta è no. Ricciar-

di Raffaele Nespoli

Antonio Giordanoè direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine di Philadelphia, negli Stati Uniti

Michele MarzulloSpecialista in cardiologia e cardiochirurgia, è docentedi Medicina dello Sport alla Federico II di Napoli

Walter Ricciardi Commissario dell’Istituto Superiore di Sanità, Ricciardiè professore di igiene generale e applicata alla Cattolica di Roma

«P erché non pensare a un progetto regionaleche possa vedere protagonista i medici,

soprattutto quelli che hanno uno stretto legame con il territorio. È importante mettere in campo una azione comune che sia basata sulla vicinanza al territorio e alle famiglie, puntando su temi che affermino l’importanza dei corretti stili di vita, quali ad esempio l’educazione alimentare». La proposta arriva dal presidente della Regione Stefano Caldoro, intervenuto in occasione del

congresso sindacale della Federazione italiana medici pediatri di Napoli (Fimp). La prevenzione, a partire dalle abitudini quotidiane dei cittadini, è dunque una delle priorità per gli anni a venire nell’azione di governo della sanità regionale. Un tassello importante che si va ad aggiungere alle azioni di controllo già fortemente incrementate sulla scorta dei problemi legati all’inquinamento ambientale.

Idea di Caldoro«Un progetto regionale che parta dall’alimentazione»

di Marco Trabucco Aurilio

Mangiare sano, una moderata attività sportiva, no afumo e alcol: sembrerebbe questa la ricetta per viverein salute; ma è sempre così? O meglio, oggi è semprepossibile? Da anni come un mantra si parla di correttistili di vita per prevenire malattie come il cancro o

patologie cardiovascolari, vere e proprie piaghe nei paesi industrializzati. La letteratura scientifica con molta frequenza fornisce nuovi dati, gli ultimi dalla Gran Bretagna ci dicono che più di 4 casi di tumore su 10 potrebbero essere prevenuti soltanto scegliendo un corretto stile di vita, eppure in prevenzione si investe sempre meno, con l’Italia fanalino di coda dei paesi Ocse. Una recente e molto discussa ricerca condotta alla Johns Hopkins School of Medicine del Maryland, ci dice al contrario che ammalarsi di cancro è principalmente una questione di sfortuna. Come spesso succede la verità sta nel mezzo: è senza dubbio un dato incontrovertibile che adottare uno stile di vita sano contribuisce non solo a prevenire molte malattie, ma soprattutto al benessere globale della persona. Ma è altrettanto vero che il fato qualche volta è spietato anche con i più salutisti. Appare evidente che al di là delle diatribe scientifiche investire in prevenzione, oggi, è una scelta obbligata anche in considerazione di un‘ineluttabile riorganizzazione della spesa farmaceutica mondiale. È anche vero che la recente recessione non aiuta: le famiglie rinunciano progressivamente al cibo sano e all’attività fisica, entrambe costose, basti pensare che nel 2014 sono crollati i consumi di frutta e verdura. Non aiutano neanche le nuove tecnologie (tablet, smartphone e videogiochi) che aumentano progressivamente la nostra sedentarietà. Infine, l’inquinamento criminale di alcune regioni, che in aggiunta a scorretti stili di vita diventa un fattore di rischio pericoloso e molte volte, troppe volte letale per i cittadini. Dunque, cosa fare? Che lo stile di vita sano non sia più solo uno scontato slogan per convegni, ma il punto centrale di una nuova cultura della prevenzione che parta dalle abitudini quotidiane di ciascuno di noi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Investire in prevenzioneè una scelta obbligata

Benessere«Tale culturacomincia a scuola»

In ritardo«In Italiasi faancorapoco»

L’analisi

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 2 Febbraio 2015 NA3

di è convinto infatti che «si potrebbe fare molto dipiù per la cura della salute. A partire dalla scuola,che dovrebbe essere protagonista nell’instillare neiragazzi pratiche sane». A proposito di giovani, unodei problemi in crescita è quello legato alla dieta.«Gli italiani — conclude Ricciardi — hanno modi-ficato molto le proprie abitudini alimentari, in par-te anche a causa della crisi economica, perché i cibiinsalubri sono spesso anche i meno costosi».

A questo si aggiunge la totale assenza di attività,compromettendo nel tempo la salute del cuore. Aspiegarlo è il professor Michele Marzullo. «Tutti —dice l’esperto — dovrebbero dedicare qualche oradella giornata al movimento, perché in questo modo il rischio di incorrere in malattie cardiachecala sensibilmente». Lo specialista chiarisce an-che che gli unici fattori di rischio che non posso-

L’illustrazioneè di DanielaPergreffi

no essere eliminati sono: ereditarietà, genere edetà. «Tutto il resto — dice — dipende solo danoi. L’attività fisica abbassa il colesterolo Ldl“cattivo” e aumenta invece il colesterolo “buono”Hdl. Inoltre, migliora la frequenza, l’ossigenazio-ne e combatte l’ipertensione. Chi pratica il foo-ting tenga a mente a mente una regola: attenzio-ne alla frequenza cardiaca. Sarebbe sempre benetenere i battiti entro un certo range. In generalela frequenza massima si calcola sottraendo a 220la nostra età, teniamoci sempre in un range cheoscilla tra il 60 e l’80% del valore calcolato prima.In questo modo avremo un esercizio aerobico».

Fare esercizio fisico e condurre una vita sana ri-duce di molto anche la possibilità di ammalarsi ditumore. Addirittura esistono neoplasie che sonocorrelate proprio all’obesità. «Si è notato come nel-

le donne obese un eccesso di grasso sull’addomesia associato spesso a un maggior rischio di svilup-pare un tumore della mammella», dice il professorAntonio Giordano. Anche procedere a una sempli-ce mammografia può diventare un problema, per-ché si possono avere risultati anomali. Strettamen-te legati agli stili di vita sono anche i tumore dellostomaco e del colon, soprattutto se le cattive abitu-dini si sommano tra loro e vanno avanti per moltotempo. «Certo anche l’inquinamento ambientale siriflette sulla sullo stato di salute, soprattutto se sivive in zone “a rischio”. Non si può guardare solo auna faccia della medaglia, è bene sempre valutare ilquadro nel suo insieme. E comunque — dice Gior-dano — dobbiamo ricordare che la prevenzioneinizia proprio dalle nostre abitudini».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Nelle nostre mani«Non si possono eliminare ereditarietà, genere ed età. Il resto dipende solo da noi»

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NA4 Lunedì 2 Febbraio 2015 Corriere del Mezzogiorno

L’inchiesta

Nella gigantesca struttura confluiranno i nosocomi del centro di Napoli: San Gennaro, Ascalesi, Loreto Mare e Incurabili

Ospedale del MareAmbulatori già pronti, in agosto lavori finiti

Poco meno di due settimane, poi i primiambulatori dell’Ospedale del Mare sa-ranno consegnati all’Asl Napoli 1. Ven-tuno in tutto, tra i quali quelli di diabe-tologia, nefrologia, angiologia, cardio-

logia, dermatologia, ematologia, endocrinolo-gia , ger iatr ia , neurologia , oncologia , pneumologia, senologia, allergologia, gastroen-terologia e reumatologia. E nella stessa giornatasaranno consegnati anche gli ambienti dedicatialla formazione, la hall e l’eliporto.

Insomma, da chimera il gigantesco ospedale èormai una realtà. «Entro agosto 2015 – aveva det-to Stefano Caldoro – tutti gli ambienti sarannocompletati e consegnati» e questo è certamenteun importante passo affinché quella promessa possa essere rispettata. Poi i riflettori sarannopuntati tutti sul lavoro dell’Asl, che avrà la re-sponsabilità di evitare di gettare alle ortiche tut-to il lavoro fatto.

Ma cosa avrà quest’ospedale di tanto straordi-nario, perché attorno alla sua realizzazione ruo-tano tante attese? La prima e più ovvia risposta èche l’Ospedale del Mare è il perno attorno al qua-le ruota la riorganizzazione della sanità cittadi-na, e non solo. In questa gigantesca struttura confluiranno quattro nosocomi del centro stori-co di Napoli: San Gennaro, Ascalesi, Loreto Maree Incurabili. Inoltre l’Ospedale del Mare è, traquelli di moderna concezione, il più grande didel Mezzogiorno d’Italia. Al suo interno ci sonoben 450 posti letto, e cioè 320 di degenza ordina-ria, 75 tra degenza di day hospital e day surgery e55 di «high care» (alta intensità di assistenza),più i 50 di «low care» (bassa intensità di assi-stenza) nell’edificio albergo, dove potranno per-nottare anche i familiari dei pazienti.

Addirittura 16 le sale operatorie, suddivise trale specialità di emergenza, neurochirurgia, chi-rurgia generale, oncologica, urologia, oculistica,emergenza ostetrica, ortotraumatologia, chirur-gia robotica e day surgery. A queste si aggiungo-no 6 sale endoscopiche e 4 sale parto. Inoltre,l’Ospedale del Mare sarà qualificato come hub diterzo livello della rete di emergenza, centro hubdi primo livello per quanto riguarda la rete del-l’emergenza cardiologica (dotato dell’Unità ope-rativa intensiva cardiologica ed emodinamicainterventistica), centro hub di secondo livello per la rete dell’ictus cerebrale acuto, grazie a unastroke unit (dotata dell’Unità operativa di neuro-logia, di neuroradiologia e neurochirurgia), sto-ne center per il trattamento della calcolosi re-nouretrale, comprensivo della litotrissia extra-corporea e della lasertrissia e centro trauma dialta specializzazione di riferimento per tuttol’ambito regionale (dotato di un reparto di Unitàspinale unipolare). Insomma, un vero e propriogioiello. Anche se in molti hanno criticato la de-cisione di costruire in quella che oggi è a tutti glieffetti «zona rossa» intorno al Vesuvio. Comemettersi al riparo dai terremoti? Sorprendente ma vero, evitando che l’edificio tocchi il terreno.Soluzione che fa dell’Ospedale del Mare la strut-tura isolata più grande in Europa, tra le più im-portanti al mondo. Grazie alle più moderne tec-niche di ingegneria, l’intera struttura (14 mila metri quadrati) è poggiata su 327 isolatori. Il no-socomio di Ponticelli potrebbe resistere, senzasubire danni, a un terremoto di magnitudo su-

periore a quello del 1980. Anche in tal caso lastruttura resterebbe pienamente operativa du-rante e dopo il sisma. I critici però fanno notareche in caso di eruzione sarebbe tutt’altra storia.Ma del resto in quel caso nessun ospedale di Na-poli sarebbe al sicuro.

Se sul piano politico va riconosciuto al presi-dente Caldoro il merito di essersi speso per re-perire le risorse necessarie, dal punto di vistaoperativo la scelta decisiva è stata invece la no-mina a commissario ad acta dell’ingegner CiroVerdoliva, che sta trasformando un disastro an-nunciato in una vittoria per la Campania intera.Spulciando tra le carte che raccontano la storiadell’Ospedale del Mare ci si rende subito contodi una cosa: nel destino di questa struttura esisteuna prima fase, caratterizzata da grossolani er-rori e irregolarità che hanno poi innescato con-tenziosi (oltre a portare al-l’avvio di un’inchiesta), e unmomento successivo nelquale si è cercato di trovareuna soluzione. Nel mezzo, il14 maggio 2009, la nominadel commissario ad acta. Va-le allora la pena ripercorrerealcuni passaggi dell’epopea che ha prolungato i lavori si-no al 2015. La prima voltache si è sentito parlare diOspedale del Mare è statonel 1997. Fu allora che venneapprovata la proposta perl’individuazione dell’areadove costruire; l’anno suc-cessivo fu approvato il pro-gramma generale. Il primoprogetto risale invece al di-cembre 2003. Tutto questosino alla firma del contrattocon l’Ati che vede come ca-pofila l’Astaldi spa. Si arriva così al 21 ottobre 2004. Da quel momento in poi sarà tutto un sus-seguirsi di problemi e di vicende surreali. Il prin-cipale nodo da sciogliere risulterà essere una va-riante in corso d’opera mai firmata dall’Asl che,secondo le imprese appaltanti, è stata la causa principale dei ritardi loro addebitati. Di qui ladecisione da parte delle aziende coinvolte di ri-solvere il contratto con una richiesta di risarci-mento astronomica, oltre 100 milioni. Grazie al-l’impegno di Verdeoliva si è poi arrivati a una transazione che ha permesso di ripartire.

La copertura finanziaria arriva invece dall’im-pegno del presidente della Regione Stefano Cal-doro, che si spende personalmente d ottiene 180milioni dal governo Monti. I costi finali dell’ope-ra? Il progetto originario prevedeva una spesa di210 milioni, alla fine dei lavori l’ospedale sarà co-stato invece 286 milioni (per quanto riguarda lastruttura). Un investimento importante, ma il fi-ne è modificare radicalmente il volto dell’assi-stenza sanitaria in Campania.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Nella fotoin alto, una vista panoramica del grande complesso dell’Ospedale del Mare ormai quasi completoA destra,l’edificio nel quale potranno essere ospitati anche i parenti dei ricoverati

Ernesto Esposito è il direttore generale dell’Asl Napoli 1 Centro e proprio alla Asl spetterà il compito di assicurare la piena funzionalità dell’Ospedale del Mare a mano a mano che le strutture saranno completate e consegnate

di Raffaele Nespoli

1997In quell’anno si parla per prima volta dell’Ospedale del Mare. Il primo progetto risale invece al dicembre 2003

286È il costo finale in milioni della struttura, inizialmente previsto in 210 milioni. Gli ultimi 100 sono stati oncessi dal governo Monti

C’è anche l’eliportoCon i ventuno ambulatorisaranno consegnati anche gli ambienti dedicati alla formazione, la hall e l’eliporto

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 2 Febbraio 2015 NA5

«Il nosocomio avvicineràPonticelli al centro»Il commissario Ciro Verdoliva: «Apriranno anche nuove aree pedonali e nuove strade»

«I l 15 febbraio consegneremo gliambulatori, con un anticipo diotto mesi. Questi cinque anni e

mezzo sono stati tra i più duri, ma an-che i più entusiasmanti della mia car-riera». A parlare è Ciro Verdoliva, com-missario per la realizzazione dell’Ospe-dale del Mare.

Qual è stato l’ostacolo maggiore?«Realizzare una struttura tecnologi-

camente complessa, che coinvolge più“attori”, è qualcosa di inimmaginabile.Ma la sfida più grande è stata vincere ladiffidenza della gente».

La sfida non è ancora vinta, le pare?«Entro agosto consegnerò l’ospedale,

lo ribadisco senza alcun dubbio».Non crede sia stato azzardato co-

struire alle falde del Vesuvio?«La decisione non è stata mia, ma se

mai dovesse verificarsi un violento ter-remoto non ci sarebbe posto più sicuro.Comunque non è pensabile che l’interaarea orientale resti priva di servizi».

Il progetto è cambiato molto, qualisono state le varianti più importanti?

«Un passaggio fondamentali è arriva-to con il decreto 49 del presidente Cal-doro, al quale l’Ospedale del Mare si èadeguato. Altrimenti ci troveremmouna struttura povera di specialità».

Si spieghi meglio.«L’individuazione delle discipline

cliniche e le alte tecno-logie previste caratte-rizzano l’ospedale comemodello innovativo sot-to il profilo dell’ediliziasanitaria, ma soprattut-to sotto il profilo assi-stenziale. Nella struttu-ra di Ponticelli i cittadi-

ni troveranno una risposta a ogni esi-genza di cura».

Sarà un ospedale importante comeil Cardarelli?

«Negli anni ‘40, quando fu costruitoil Cardarelli, valeva il principio di una ri-gida suddivisione in specifiche aree.Una singola causa per ogni malattia,una singola cura per ogni causa, unasingola sede per ogni cura. L’Ospedaledel Mare va ben oltre, al centro del siste-ma assistenziale c’è il paziente».

Come cambierà il quartiere?«L’ospedale avvicinerà Ponticelli al

centro di Napoli, costituisce un primopasso per riqualificare la periferiaorientale. Già dal 15 febbraio i cittadinipotranno usufruire di un nuovo spaziopedonale davanti all’ospedale, poi apri-remo varie strade che io stesso ho chie-sto al Comune e che ho scelto di rimet-tere a nuovo».

Raf. Nes.© RIPRODUZIONE RISERVATA

4Nella grande struttura saranno assorbiti i nosocomi del centro storico di Napoli: San Gennaro, Ascalesi, Loreto Mare e Incurabili

450sono i posti letto previsti, dei quali 320 di degenza ordinaria, 75 di day hospital e day surgery e 55 di «high care», più 50 di «low care»

16sono le sale operatorie, alle quali si aggiungono altre sei sale endoscopiche e quattro sale destinate ai parti

Il governatoreStefano Caldoro con l’ingegnereCiro Verdolivain un sopralluogo nel cantiere dell’Ospedale del Mare

AMBIENTE SOLIDALEPER LA TRASPARENZA

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NA6 Lunedì 2 Febbraio 2015 Corriere del Mezzogiorno

Ideata oltre vent’anni fa e progettata da un decennio,per la struttura universitaria della Sun si attende ora che siano sciolti i nodi dell’adeguamento alle nuove normative e dello sblocco delle risorse economiche

Policlinico di CasertaProgetti vecchi e burocrazial’ospedale resta «chimera»

L’eterna incompiuta. Un’opera da 206milioni di euro, tra le più importantimai progettate nel Mezzogiorno d’Ita-lia ma con un futuro ancora pieno diincognite se è vero che sul capo di oltre

la metà degli addetti rimasti nel cantiere «fanta-sma» (sono ormai più i giorni di chiusura chequelli di apertura) pendono dallo scorso dicem-bre le procedure di mobilità e i lavori sono dinuovo sostanzialmente fermi. Il Policlinico uni-versitario di Caserta rischia di passare alla storiacome un gioiello mai nato se non interverrannoal più presto fatti nuovi e concreti. Che sono an-zitutto il pagamento di due stati d’avanzamentodei lavori (anche il terzo è ormai in via di scaden-za) per un totale di oltre 5 milioni di euro da par-te del ministero dell’Economia e delle Finanzeattraverso la Regione (la quota parte del Miur èstata versata, invece, dalla Seconda Università diNapoli). Concepito come struttura avveniristica,con soluzioni architettoniche d’avanguardia chenegli anni hanno dovuto subire anche adegua-menti sotto il profilo progettuale, l’opera si can-diderebbe a rivestire il ruolo di polo d’eccellenzasia per le funzioni didattiche che per quelle assi-stenziali dall’alto dei suoi 500 posti letto dispo-nibili una volta ultimata. Eppure, nonostantequeste credenziali, e nonostante la sua realizza-zione risulti da un protocollo firmato quattro an-ni dopo l’atto istitutivo della Sun (il decreto del-l’allora ministro dell’Università, Antonio Ruber-ti, è datato 4 giugno 1991), la sua storia altro nonè che il racconto di un miraggio. Di un percorsoche si sarebbe dovuto concludere in 1.461 giornie che è invece diventato a ostacoli essendosi sno-dato attraverso continui stop prima al progetto epoi ai lavori, blocco degli interventi e repentineripartenze, appalti annullati e poi riaffidati ad al-tre società, riconteggi delle risorse occorrentiper l’avanzamento dei lavori e rivisitazioni del progetto alla luce di nuove normative, protesteoperaie e occupazioni del cantiere, incontri a li-vello ministeriale e tavoli in Regione.

I lavori per il Policlinico universitario di Caser-ta, che sorge in località Tredici (di fronte allosvincolo della variante Anas, luogo ben collegatocon i caselli dell’A1 di Caserta Sud e CasertaNord), furono affidati dal cda della Sun il 2 di-cembre 2004 alla società Immobilgi FedericiStirling spa, con sede legale a Roma ma con ipiedi ben piantati sul territorio casertano anno-verando tra gli azionisti di riferimento grossi im-prenditori locali e avendo realizzato — attraver-so controllate — altre primarie opere pubblichenel capoluogo (dal parcheggio interrato allaReggia al nuovo mercato coperto). La posa dellaprima pietra ci fu nel febbraio del 2005. La rea-lizzazione del rustico del manufatto, almeno diuna consistente parte di esso, andò avanti percirca quattro anni tra alterne vicende. Il progettoprevedeva la realizzazione di 45 mila metri qua-

drati di superfici coperte (suddivise in oltre 15 mila metri quadrati per la ricerca, esclusi spazi averde, oltre 11 mila metri quadrati per la didatti-ca, quasi 17 mila per l’assistenza e oltre 2 mila perle centrali). E, inoltre, oltre 205 mila metri qua-drati liberi da costruzioni comprese le aree de-stinate al project financing.

Il progetto prevedeva anche 47.108 metri qua-drati di area destinata a parcheggio, di cui circa18.568 per la sosta al coperto. Il numero com-plessivo di posti auto ammonta a circa 1.900. E,inoltre, il cosiddetto «muro d’acqua»: una pare-te d’acqua, appunto, per una estensione di circaun centinaio di metri generata da una serie didiffusori che riutilizzavano sempre lo stesso li-quido (ripreso da vasche di raccolta a valle e re-immesso nelle condotte) in modo da costituireuna barriera alle polveri provenienti dai viciniimpianti estrattivi. Il Policlinico, infatti, sorge apoche centinaia di metri in linea d’aria da alcunedelle più grandi cave che insistono sulla coronadei monti Tifatini intorno a Caserta. Impiantiche, naturalmente, mal si conciliavano già in se-de progettuale con l’opera e che con il passaredegli anni in parte sono stati dismessi, in partesono in attesa di delocalizzazione, in parte sonoancora funzionanti.

Di fronte a una serie di inadempienze da partedell’impresa aggiudicataria dell’appalto e di la-

vori portati avanti or-mai a singhiozzo, l’allo-ra rettore FrancescoRossi il 31 marzo 2009decise la risoluzione delcontratto. Per oltre dueanni il destino dell’ope-ra rimase nella più tota-le incertezza: quando sistabilì di procedere alloscorrimento della gra-duatoria del bando,l’Università dovette re-gistrare alcune rinuncequasi tutte riconducibi-li a motivi economici.La svolta arrivò l’11 no-vembre 2011, quandonella sede del rettoratoa Napoli fu firmato ilnuovo contratto per l’af-fidamento dell’appaltoalla società Condotted’acqua spa riunita inassociazione tempora-nea d’imprese con laCordioli & C. spa. I lavo-

ri ripartirono dopo ulteriori mesi di incertezzelegate al destino delle maestranze già preceden-temente occupate.

I nodi che restano da sciogliere per l’ultima-zione dell’opera sono ora legati all’adeguamentodel progetto iniziale alle nuove normative in te-ma di lavori pubblici e di sanità e allo sbloccodelle risorse occorrenti alla prosecuzione: i soldici sono ma l’iter burocratico da seguire li rendequasi inaccessibili. Nuove rassicurazioni sonostate fornite a dicembre dal governatore StefanoCaldoro al neo rettore Giuseppe Paolisso ma, nelfrattempo, la società Condotte ha dovuto avviarele procedure di mobilità nei confronti di 21 dei40 addetti rimasti.

PieroRossano© RIPRODUZIONE RISERVATA

Giuseppe Paolisso è il nuovo rettore della Seconda Università di Napoli.La sua elezione risale alla primavera delloscorso anno, sebbene si sia insediato ufficialmente solo ai primi di novembre del 2014. Proviene dal Dipartimento di Medicina

A sinistra e a destra, due plasticiche mostranosome dovrà essereil Policlinicouniversitario di Caserta,i cui lavori sono in corso da anniNella fotodel cantiere, invece, la situazione realeattuale

di Piero Rossano

L’inchiesta 1991Intorno alla prima facoltà di Medicina di Napoli, in quell’anno nasce la Seconda Università, che dovrà avere un Policlinico a Caserta

2004Il 2 dicembre, il cda della Sun affidò i lavori per la realizzazione del Policlinico universitario di Caserta a un’azienda romana

2005Nel febbraio di quell’anno fu posata la prima pietra. I lavori andarono avanti per 4 anni, poi emersero problemi con l’azienda

Il «muro d’acqua»Una parete di cento metri di alti zampilli d’acqua dovrebbe fermare le polveri delle cave, che però nel frattempo sono state in parte chiuse

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 2 Febbraio 2015 NA7

«Troppi errori nel passatoma nel 2016 ce la faremo»L’ingegnere Di Natale, delegato del rettore Paolisso:«Siamo in condizione di accelerare, sono fiducioso»

N onostante interrogativi eincognite che incombo-no sul completamento

dell’opera il rettore della Sun,Giuseppe Paolisso, appena loscorso dicembre si diceva con-vinto: «La parte edilizia del-l’opera sarà conclusa entro il2015». E per rafforzare la volon-tà, uno dei primi atti al mo-mento del suo insediamento, ilprimo novembre, è stato quellodi nominare l’ex preside dellafacoltà di Ingegneria di Aversa,Michele Di Natale, responsabi-le del procedimento e della cu-ra di ogni aspetto che attienel’ultimazione del Policlinico. El’ordinario di Ingegneria idrau-lica si è calato anima e corponella causa.

Professor Di Natale, comestanno realmente le cose?

«Sono fiducioso che riusci-remo a uscire da questa nuovamomentanea impasse che fon-da su una doppia motivazione:una di carattere economico,l’altra procedurale».

Delle vicende finanziarieabbiamo un’idea. Cos’altrofrena l’ultimazione dell’ope-ra?

«Siamo nella delicata fasedell’adeguamento del progettoal mutato quadro normativo.Essendo trascorsi anni dal con-cepimento dell’opera sotto ilprofilo progettuale sono inter-venute nuove norme tecnichenei più disparati settori chehanno prodotto uno sconvolgi-mento significativo che ci ob-bliga adesso a fare delle varian-ti. Vi è un completo riassettodella parte impiantistica dellastruttura ma dobbiamo proce-dere anche a una rivisitazionedella parte assistenziale. Se aciò si aggiunge il contenutodella legge Gelmini riguardo lenorme sulla didattica, ne vienefuori che le aule per le lezionidovranno essere a loro voltaadeguate. Alcune dovrannocontenere fino a duecento stu-denti, cosa impossibile perquelle attuali».

Ma allora come fa a dirsicosì ottimista?

«Quest’opera ha avuto tra-scorsi che hanno determinatogrossi danni. Il primo appaltoha creato turbative diventatepregiudizievoli, problemi econtenziosi che si sono trasci-

nati anche dopo la rescissionedel contratto. Adesso ci augu-riamo di adeguare al più prestoil progetto alle nuove normati-ve e di ripartire di slancio perconcludere i lavori entro il2016, rispettando le tre finalitàche l’Università si è poste».

Quindi i tempi ipotizzatidal rettore si allungano unpo’...«Credo di sì, inevitabilmente».

E quali sono le finalità?«Quest’opera era nata con

tre ambizioni che siamo ancoradeterminati a rispettare. La pri-ma è che sia una struttura alservizio della didattica con pa-zienti veri, essendo annessa alDipartimento di Medicina eChirurgia. La seconda è che di-venti davvero un’opera assi-stenziale, dall’alto di una capa-cità di 500 posti letto. La terza èche rappresenti per didattica eassistenza un polo di eccellen-za a livello nazionale ed inter-nazionale. Dobbiamo spingereperché questi tre obiettivi sia-no soddisfatti».

P. Ros.PieroRossano

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Michele Di Natale è ordinario di Costruzioni idrauliche al Dipartimento di Ingegneria. Dal 1996 alla Seconda Università di Napoli, è stato preside della stessa facoltà dal 2004 al 2012. È il responsabile del procedimentodel policlinico

45.000Tanti sono i metri quadrati coperti previsti, dei quali: 15 mila per la ricerca, 11 mila per la didattica e 17 mila per l’assistenza

500Sono i posti letto del quale il nuovo ospedale dovrà disporre. Tanti erano previsti nel progetto iniziale e ne sono previsti tuttora

1.900Sono i posti auto che il progetto prevede sia realizzati intorno alla grande struttura ospedaliera, parte dei quali al coperto

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NA8 Lunedì 2 Febbraio 2015 Corriere del Mezzogiorno

Scienza e terapia

Tutti noi siamo espostiall’eventualità di speri-mentare traumi psico-logici. È chiaro che aseconda della gravità

alcuni possono essere definititraumi «con la T maiuscola»,altri «con la t minuscola». Lamaggioranza delle personetraumatizzate riesce a recupe-rare un nuovo equilibrio, ma cisono ferite che continuano asanguinare anche a distanza dianni. Nel caso dei traumi con laT maiuscola le persone posso-no reagire con paura, senso divulnerabilità e orrore; parliamoin questi casi di disturbo dastress post traumatico. Il trau-ma è sempre presente, le sensa-zioni sono vive, e sembra chel’evento sia successo poche orefa, anche se risale a mesi o anniaddietro.

La sofferenza psicologica deitraumi «con la t minuscola»può essere di minore impatto ma ugualmente invalidante.Sensazioni di insicurezza, man-canza di autostima, colpevoliz-zazioni, attacchi di panico, an-sie sono gli strascichi più fre-quenti.

Il fatto è che quando un trau-ma rimane irrisolto, questo di-venta parte di un circolo viziosodi pensieri, emozioni e sensa-zioni corporee disturbanti. Si èvisto che i ricordi traumatici so-no immagazzinati nel cervelloin modo differente dai ricordinon traumatici. I primi si collo-

tico in vittime di traumi singoli;mentre occorrono almeno 12sedute per vittime di traumimultipli come ad esempio neireduci di guerra.

In seguito a una psicoterapiacon Emdr la persona rafforzagli aspetti della sua autostima,è più centrata sui «qui» e «ora»e sul senso del sé, ha più fiducianelle sue capacità e nel suo va-lore. Gli eventi traumatici per-dono così l’iniziale impatto emotivo per venire trasformatiin una risorsa positiva.

Da quando è stata scoperta,nel 1989 negli Stati Uniti, la te-rapia dell’Emdr è stata utilizza-ta da oltre centomila psicotera-peuti su tutto il territorio ame-ricano. Oggi è impiegata nellacura di milioni di persone in 70paesi, tra cui l’Italia. L’Associa-zione per l ’Emdr in Ital ia(www.emdr.it), nata nel 1999,ha finora svolto un assiduo la-voro di formazione certificandooltre 6 mila psicoterapeuti inItalia, più del 10 per cento degliabilitati alla psicoterapia. Gliultimi interventi realizzati dal-l’Associazione, sono stati rivoltiai sopravvissuti al naufragiodella «Norman» qualche setti-mana fa. Una volta arrivati nellestrutture che li hanno accolti inPuglia, un team di psicologi, tracui molti specializzati in Emdr,ha potuto fornire un supportoimportante dal punto di vistapsicologico ed emotivo, in mo-do da aiutarli a tornare alla lorovita quotidiana, elaborando questa esperienza drammatica.

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B en 31,3 milioni di euro alla ricerca sulle malattiegenetiche rare grazie alla generosità degli

Italiani. È questa la somma raccolta con la venticinquesima maratona televisiva di Telethon. Dal 1990 a oggi, Telethon ha sostenuto la ricerca con 420 milioni che hanno permesso di mettere a punto terapie per alcune malattie rare prima considerate. Attraverso un metodo unico nel panorama italiano, Telethon segue l’intera «filiera della ricerca», occupandosi della raccolta fondi,

della selezione e del finanziamento dei progetti e dell’attività stessa di ricerca portata avanti nei centri e nei laboratori della Fondazione. L’assegnazione dei fondi Telethon avviene attraverso un rigido processo di selezione affidato alla Commissione medico scientifica che si avvale del metodo della «peer-review» (letteralmente «revisione tra pari»), lo stesso strumento con cui le riviste scientifiche internazionali selezionano i lavori da pubblicare.

GeneticaTelethon,ancora un recorddi solidarietà

Quando il trauma resta nella memoriaCi sono ferite psicologiche che continuano a sanguinare anche a distanza di anniNei casi di disturbo da stress post traumatico, l’Emdr è certamente un trattamento innovativo

cano soprattutto nell’emisferodestro, separati da altri ricordie informazioni, come se fosse-ro congelati in uno spazio etempo diversi dal resto dei no-stri vissuti. Qui continuano adagire ma queste cicatrici sono in realtà il ricordo di ciò che èsuccesso.

In questo senso l’Emdr, ovve-ro la Desensibilizzazione e rie-laborazione attraverso i movi-menti oculari, è certamente untrattamento innovativo. In uncerto senso è la chiave che aprei giardini della memoria. Que-sto trattamento psicoterapeuti-co, scoperto nel 1989 dalla psi-cologa americana FrancineShapiro, oggi è considerato iltrattamento evidence-basedper il Disturbo da stress posttraumatico validato da più ri-cerche e pubblicazioni di qua-lunque altra psicoterapia nelcampo del trauma. Basti pensa-re che è approvato e indicato,tra gli altri, dall’American

Bevi il latte che contie-ne calcio e approfittadel sole che serve perdare forza alle ossa.Due verità sul metabo-

lismo dello scheletro che affon-dano radici nella saggezza po-polare e costituiscono il puntodi partenza di tutti i progetti diricerca sul ruolo della vitamina D nell’organismo umano. Talistudi, negli ultimi lustri, hannorivoluzionato le conoscenze suquesta particolare molecola. LaD una vitamina è solubile neigrassi (insieme alla A, E e K), ilcui comportamento ricordamolto da vicino quello degli or-moni. Assunta con alcuni cibi,tra i quali l’olio extravergine dioliva, è sintetizzata dall’organi-smo soprattutto solo grazie airaggi Uv del sole a partire da unprecursore presente in formainattiva nella pelle. Le tappe se-gnate da tali ricerche rivelanooggi sorprendenti e inattesefunzioni della vitamina D chevanno ben oltre il ruolo ricono-sciuto da secoli (favorire l’assor-

bimento di calcio dall’alimenta-zione e garantire il risparmiodello ione a livello renale), sve-lando addirittura un compitonel modulare le risposte del si-stema immunitario a varie infe-zioni e la capacità di regolare lapressione del sangue con impli-cazioni anche nel cancro.

È proprio grazie ai suoi studisulla vitamina D che un mediconapoletano, Riccardo Musca-riello, attivo presso il diparti-mento di Medicina interna del-l’Università Federico II di cui è

direttore il professore PasqualeStrazzullo, deve la conquista delprestigioso premio di ricerca da40 mila euro destinato ai giovaniscienziati italiani, bandito dallaSiomms, la Società italiana del-l’osteoporosi, del metabolismominerale e delle malattie delloscheletro per il biennio 2014-2016. Un progetto originale con-dotto nell’ambito delle malattiedel metabolismo minerale e os-seo. Lo studio clinico si chiama«Hypood» e ha l’obiettivo di va-lutare l’efficacia della supple-

mentazione della dieta con ilprecursore della vitamina D sulcontrollo della pressione arte-riosa e sullo sviluppo di dannod’organo (anche il cancro) in pa-zienti ambosessi carenti dellavitamina. Si stima che nel mon-do un miliardo di persone ab-biano un deficit di D. «Il proget-to di ricerca, che conduco con ilcollega Domenico Rendina —dice Muscariello — si proponedi valutare che effetto abbia lasomministrazione di vitamina Din persone che ne sono modera-tamente carenti misurando imicro Rna specifici del tessutoosseo». Insomma si tratta di ca-pire nel dettaglio come la vita-mina D sia capace di renderel’osso più sano e come una suacarenza renda l’osso malato maanche quali ripercussioni abbiain altri organi e apparati. In par-ticolare la possibilità che la sup-plementazione di vitamina Dnella dieta possa ridurre l’assun-zione di farmaci negli ipertesi.La ricerca allarga infatti l’oriz-zonte anche alle funzioni menoconosciute della vitamina D cor-relandoli con l’espressione peri-ferica degli miRna. Sotto la lente

infatti il coinvolgimento deimessaggeri cellulari controllatidalla vitamina D nello sviluppodei disturbi non-scheletrici. Ilpotenziale dei miRna è enormesia come biomarcatori del tur-nover osseo sia quali bersagli te-rapeutici di nuovi farmaci. Lostudio «Hypood» è nella fase diarruolamento dei pazienti e siprevede di completare l’interostudio in 24 mesi.

Tra le malattie tipiche di chinon ne assume o sintetizza asufficienza c’è il rachitismo, masono molteplici le modificazio-ni cui va incontro l’osso, non so-lo nell’anziano, in assenza di vi-tamina D. Tutte condizioni sin-tetizzabili nel concetto di «fragi-lità», condizione che può esserescongiurata sia con un’adeguataassunzione sia, soprattutto, conuna regolare esposizione ai rag-gi del sole tenendo presente cheper qualche mese il fegato fun-ziona da serbatoio dopo la scor-pacciata di raggi del periodoestivo. «Alle nostre latitudini —conclude Muscariello — basta-no venti minuti al giorno diesposizione al sole a torso nudoper attivare il precursore della vitamina D presente nella nostrapelle. I soggetti di pelle chiarasono più sensibili ma quelli dipelle scura possono manifestarecarenze anche molto serie conripercussioni sul metabolismodelle ossa e su molti organi e ap-parati».

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Isabel FernandezPsicologa epsicoterapeuta,Isabel Fernandezè docente presso la scuola quadriennale di psicoterapia, Associazione italiana terapia cognitivocomportamentale (Aiamc) e presidente dellaAssociazione per l’Emdrin Italia

Riccardo Muscariello collabora dal 2007 con la cattedra di medicina interna della Federico II. Dopo la laurea in Medicina, nel 2009, è specializzando in medicina interna. È impegnato in attività di ricerca riguardanti il metabolismo minerale a livello nazionalee internazionale

di Isabel Fernandez

Gli ultimi interventi realizzati dallaAssociazione per l’Emdr sono stati rivolti ai sopravvissuti al naufragio del traghetto «NormanAtlantic» ma gli psicologi specializzati si occupano spesso di reduci di guerra

Sole e latte sono fondamentali per dare «forza» alle ossa

Psychological Association(1998-2002), dall’AmericanPsychiatric Association (2004), dall’International Society forTraumatic Stress Studies(2010), dall’OrganizzazioneMondiale della Sanità nel 2013e dal nostro ministero della Sa-lute nel 2003.

I suoi punti di forza? La rapi-dità di intervento, l’efficacia e lapossibilità di applicazione apersone di qualunque età,compresi i bambini. Lo psicote-rapeuta che ha ricevuto la spe-cifica formazione in Emdr rac-coglie la storia del paziente,identificando con lui gli eventiche hanno contribuito a svilup-pare il problema: attacchi di pa-nico, ansie, fobie. Sono questiricordi che saranno elaborati. Ilpaziente viene invitato a notarei pensieri, le sensazioni fisichee immagini collegati con l’espe-rienza traumatica, nel contem-po il terapeuta gli fa compiere dei semplici movimenti ocula-

ri, o procede con stimolazionialternate destra-sinistra. Que-ste stimolazioni hanno lo scopodi favorire una migliore comu-nicazione tra gli emisferi cere-brali e si basano su un processoneurofisiologico naturale, si-mile a quello che avviene nelsonno Rem.

Dopo il trattamento il pa-ziente ricorda ancora l’evento,ma sente che tutto ciò fa partedel passato ed è integrato inuna prospettiva più adulta. Do-po una o più sedute i ricordi di-sturbanti legati all’esperienzatraumatica si modificano: ilcambiamento è molto rapido,indipendentemente dagli anniche sono passati dall’evento, ipensieri intrusivi si attutisconoo spariscono, le emozioni esensazioni fisiche si riducono di intensità. Studi randomizzaticontrollati hanno dimostratoche nel giro di 3-6 sedute si hadal 77 al 100% di remissione delDisturbo da stress post trauma-

di Ettore Mautone

Osteoporosi e malattie dello scheletro,maxi premio di ricerca a un napoletanoA Riccardo Muscariello della Federico II 40 mila euro per gli studi sulla vitamina D

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 2 Febbraio 2015 NA9

Oncologia

Sempre più spesso sisente parlare di tumoridella tiroide, patologiain aumento ma fortu-natamente con ottime

possibilità di cura. Su questeneoplasie abbiamo chiesto il pa-rere di Giovanni Docimo, profes-sore associato di chirurgia allaSeconda Università di Napoli eresponsabile dell’organizzazionedell’Unità di chirurgia tiroidea.«Il tumore della tiroide — spiega— è quello che ha fatto registrarenegli ultimi vent’anni il maggioraumento di casi: il 2% di tutti i tu-mori e un’incidenza particolar-mente alta tra i 25 e i 60 anni, an-che se non sono infrequenti casisia prima dei 20 anni che dopo i70. E le più colpite sono le don-ne. Guardando ai dati scopriamoche nel decennio 1990-2000 ilcancro della tiroide colpiva circail 3% della popolazione italiana, nel decennio 2000-2010 il 4% enegli ultimi cinque si calcola chela percentuale si sia attestata al5%. Nelle donne il cancro della ti-roide rappresenta il 5% di tutti itumori diagnosticati, ma non lotroviamo nelle prime cinquecause di morte per tumore, a di-mostrazione della sua curabilità;

sizione a radiazioni ionizzanti (più esposti pazienti già sottopo-sti a radioterapia del collo), perl’inadeguata assunzione di iodio,in zone a più alto inquinamentoatmosferico e ambientale, inpresenza di alte quantità di ra-don. Si discute sull’associazionecon l’obesità e la vicinanza adambienti vulcanici».

Quanto conta la prevenzio-ne?

«Molto, perché consente di in-tervenire precocemente. Graziealla chirurgia mini invasiva, indi-cata oltre che in caso di patologiebenigne anche per le forme tu-morali maligne non infiltranti ediffuse, è possibile ottenere an-

corre valutare il volume tiroideo,le dimensioni dei noduli e l’esten-sione della malattia».

Nel caso sia possibile, qualivantaggi comporta?

«Come detto la maggior partedei pazienti sottoposti a interven-to chirurgico sono giovani, e mol-te sono donne. Poter eseguirel’intervento con incisioni più pic-cole rappresenta da una parte unevidente vantaggio estetico e dal-l’altra consente un decorso post-operatorio più breve con doloreridotto e una più rapida ripresa».

Quali sono le prospettive?«La chirurgia mini invasiva e la

Mivat hanno dato un contributo significativo nell’evoluzione chi-rurgica, nella riduzione dellecomplicanze, del dolore post-operatorio e nella riduzione degliesiti estetici. Attualmente sono infase sperimentale l’esecuzione diinterventi mini invasivi di linfoa-denectomia e la chirurgia roboti-ca. Forse in futuro potranno rap-presentare un’ulteriore possibili-tà ma oggi ci sono ancora dei li-miti importanti soprattutto per lachirurgia robotica a causa deitempi operatori particolarmentelunghi, dei costi esorbitanti, dellaoggettiva difficoltà di esecuzionee delle cicatrici decisamentemaggiori».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

P er i pazienti oncologici il rischio di perdere la fertilità è molto alto, ecco perché al Ruggi

d’Aragona di Salerno il centro di fisiopatologia della riproduzione ha ideato un nuovo servizio di onco-fertilità dedicato alle persone che, colpite da tumore in età fertile, vogliono preservare la propria capacità di procreare prima di sottoporsi a terapie che potrebbero mettere a repentaglio la possibilità di avere figli. Per le donne sarà possibile, prima della chemioterapica, fare richiesta per congelare

gli ovociti o il tessuto ovarico. Nell’ambito di questo programma il centro per la procreazione medicalmente assistita ha ottenuto dalla Regione Campania un finanziamento di 600 mila euro per il progetto di onco-fertilità e il potenziamento delle tematiche standard inerenti i percorsi di aiuto alla riproduzione nelle coppie. Il centro è diretto dal dottor Giorgio Colarieti, coadiuvato dall’endocrinologo ed esperto di endocrinologia ginecologica Francesco Orio.

Il programmaPazienti oncologici,al Ruggi d'Aragonasi preserva la fertilità

Tumori alla tiroide, la rapidità è decisivaGiovanni Docimo: «È molto importante intervenire al più presto possibile, i risultati sono incoraggiantiChirurgia mini invasiva e Mivat hanno ridotto complicanze, dolore post-operatorio e problemi estetici»

Vincenzo Mironeè presidente della fondazione Prosud e ordinario di urologia dell’Università Federico II di Napoli

più in basso nella classifica degliuomini».

L’incidenza è omogenea sututto il territorio nazionale?

«Ogni anno vengano diagno-sticati in Italia circa 15 mila nuovicasi di cancro della tiroide e sap-piamo che il rischio di ammalar-si aumenta nelle popolazionigozzigene, e la Campania rientranelle regioni a maggiore inci-denza».

Quali fattori di rischio pos-sono influenzare l’incidenzadei tumori della tiroide?

«L’ambiente, gli stili di vita, lafamiliarità. L’incidenza aumentaquindi con familiari affetti daquesta patologia, in caso di espo-

che ottimi risultati estetici. Ladiagnosi precoce, inoltre, con-sentendo di diagnosticare e ope-rare tumori di piccole dimensio-ni, può affidare alla sola chirur-gia, senza dover ricorrere alla suc-cessiva terapia radio-metabolica,la guarigione definitiva».

Quale la terapia e con qualirisultati in termini di guarigio-ne nei pazienti affetti da tumoredella tiroide?

«La terapia è chirurgica e i ri-sultati sono buoni. Solo nelle for-me più aggressive, che incidonoin circa il 2%, le forme anaplasti-che o indifferenziate, i risultatinon sono incoraggianti, mentrenelle forme differenziate (la mag-gior parte) la sopravvivenza liberada malattia a 10 anni dopo l’inter-vento chirurgico è superiore al95%».

Quando si può ricorrere allachirurgia mini invasiva?

«Nel 25 o 30% dei casi si può ri-correre alla Mivat, anche detta ti-roidectomia mini invasiva videoassistita, è quella che nei centri adalta specializzazione e maggiorevolume di chirurgia tiroidea hatrovato più consensi. Con questametodica, se indicata, è possibilecon incisioni ridotte a 2-3 centi-metri eseguire interventi di tiroi-dectomia. Per stabilire se la pro-cedura mininvasiva è indicata oc-

di Raimondo Nesti

Carcinoma della prostata, un nemico «silenzioso»Il professore Vincenzo Mirone: un’unità urologica mobile per la prevenzione sul territorio

È il tumore più frequentee la seconda causa dimorte oncologica negliuomini. Il carcinoma

della prostata è un nemico insi-dioso, perché soprattutto nellesue fasi iniziali non produce al-cun sintomo. «La maggior par-te dei registri tumori — spiegaVincenzo Mirone, presidentedella fondazione Prosud e ordi-nario di urologia dell’Universi-tà Federico II di Napoli — rilevaun forte aumento dell’inciden-za di questo carcinoma. Comeper altre neoplasie è presenteun gradiente Nord-Sud tra lediverse regioni italiane: rispet-to ai 109,5 casi annui per i resi-denti del Nord-Italia, le regionidel Centro registrano un –22%e quelle del Sud addirittura un–44%. Questo dato va riferito dicerto non a una reale minoreincidenza e prevalenza dellamalattia, ma piuttosto a unapiù bassa “cultura” della pre-venzione medica nelle regionidel Mezzogiorno. Infatti le sti-me epidemiologiche indicanoun trend in costante aumento,laddove si applichino i correttimetodi di prevenzione, tant’èche si stima un’incidenza dicirca 43 mila casi nel 2020 e dicirca 50 mila nel 2030». Mironespiega anche che non esiste al-cun esame che da solo consen-ta di diagnosticare con certezzaun cancro della prostata. «Perriconoscere una neoplasia pro-statica è necessario avere inmano tre elementi: il dosaggiodel Psa, l’esplorazione digito–rettale della prostata e una va-lutazione ecografica speciali-

Giovanni Docimo è professore associato di chirurgia alla Seconda Università di Napoli e responsabile dell’organizzazione dell’Unità di chirurgia tiroidea. È dirigente medico di I livello di chirurgia al policlinico universitario della Seconda Università di Napoli

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Il sole, la sabbia, anche l’acquapossono celare minacceEcco come affrontarle

Croce RossaSempre prontial soccorso

La mostraLa sanità al tempodei Borbone

Se l’inquinamentorende difficileil concepimento

Doping da palestraConsapevolee inconsapevole

Tunnel carpale,quandola mano duole

Un pompelmoe il medicinalenon funziona più

Salute

A PAGINA 12

prevenzione in collaborazione con

di ALESSANDRA GRASSI

ALLE PAGINE 14 e 15

e

A PAGINA 7

Lunedì 2 giugno 2014

di RAFFAELE NESPOLI

ALLE PAGINE 2 e 3

A PAGINA 5

A PAGINA 8

A PAGINA 11

di NICOLA COLACURCI

di DANIELA RITA VANTAGGIATO

di UMBERTO PASSERETTI

di VINCENZO SANTAGADA

Tutti al mare, ma...

E PREVENZIONE

Lunedì 27 Ottobre 2014 www.corrieredelmezzogiorno.it

Salute

Povero Sud, si risparmia

SaluteAncmzxzxzxzxzzxzxzxzxzx

Sanità, i dati Istat 2013

perfino sulle cure mediche

prevenzione

A PAGINA XX

ein collaborazione con

di EMANUELE IMPERIALI

Lunedì 24 marzo 2014

Coordinatore tecnico-scientificoMarco Trabucco AurilioIn questo numero hanno scritto: Olga Fernandes, Isabel Fernandez, Alessandra Grassi, Ettore Mautone, Francesco Saverio Mennini, Raffaele Nespoli, Raimondo Nesti.

Sono stati intervistati: Maria Ermonia Bottiglieri, Raffaele Calabrò, Michele Di Natale, Giovanni Docimo, Luisa Franzese, Vincenzo Mirone, Riccardo Muscariello, Giuseppe Paolisso, Cinzia Prisco, Bruno Ravera, Franco Salvatore, Silvestro Scotti, Ciro Verdoliva, Bruno Zuccarelli.

Il nuovo camper per la prevenzione mobile della Fondazione Prosud

stica della ghiandola». Dun-que, la prevenzione e la dia-gnosi precoce permettono diindividuare il tumore a unostadio iniziale e oggi, grazie al-la presenza di terapie efficaci, èpossibile tenere sotto controllola malattia. Questo si traduce inun significativo miglioramentodella sopravvivenza e dellaqualità di vita dei pazienti.

A giustificare i dati riportatidal professor Mirone c’è la con-sapevolezza che in Campanianon esiste una statistica speci-fica di quante persone si am-malino e muoiano di cancro al-la prostata, perché manca unregistro di riferimento. La Pro-sud, per contrastare questa si-tuazione, ha deciso di investirenella realizzazione di un data-base in cui vengono inserititutti i pazienti con tumore del-la prostata, gestiti nei centridella rete Prosud. Infatti, que-sto strumento, è messo a di-sposizione dei principali centri

regionali per il trattamentochirurgico del tumore prostati-co e ha proprio lo scopo di cre-are un “registro campano” chepossa essere poi impiegato persuccessivi studi clinici ed epi-demiologici.

Per svolgere l’attività di pre-venzione, la fondazione si è do-tata di un’unità urologica mo-bile, che porta letteralmente laprevenzione in piazza. Un cam-per, da poco rinnovato con tuttii comfort necessari alle visite,che si muove nei capoluoghi diprovincia e nelle principali cit-tà della Campania. E in soletrenta tappe sono state effet-tuate già più di mille visite. Gliurologi volontari, a bordo delcamper, sono ormai concretarealtà della medicina solidaleche scende in strada con le sueeccellenze per offrire controlligratuiti e per favorire l’abitudi-ne alla prevenzione. A questo siaggiungono anche le campa-gne di comunicazione; quelle«a tappeto» attraverso il web eun’intensa attività di distribu-zione di brochure e leaflets sulterritorio. Nel mese di dicem-bre, la Prosud ha dato vita an-che a degli spot grazie all’impe-gno di una serie di testimoniald’eccezione: Germano Bellavia,Rosaria de Cicco, MimmoEsposito, Francesco Paolanto-ni, Patrizio Rispo e Gino Riviec-cio. La campagna si chiuderà il19 marzo, giorno della festa delpapà che da tempo ormai è sta-ta identificata come la «Gior-nata Prosud».

Raf. Nes.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Un esame non bastaNon esiste un esame che da solo consenta di diagnosticare il cancro della prostata

Tre elementiOccorrono il dosaggio del Psa, l’esplorazione digito–rettale e una valutazione ecografica

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NA10 Lunedì 2 Febbraio 2015 Corriere del Mezzogiorno

Salute ed economia

In Italia, così come nei princi-pali Paesi d’Europa, il conte-sto socio-sanitario è in co-stante evoluzione e si collocaal centro di un acceso dibatti-

to politico sulla sostenibilità esulla ripartizione delle compe-tenze tra governo centrale e istitu-zioni regionali. Il settore farma-ceutico, inteso in senso lato (in-dustria, spesa farmaceutica pub-blica e privata) rappresenta unodegli aspetti più importanti inquesto scenario, soprattutto secollegato al concetto di innova-zione. In Italia la spesa sanitariapubblica in percentuale sul Pil èinferiore a quella di molti PaesiUe, con un tasso di crescita e undisavanzo, negli ultimi anni, rela-tivamente bassi. In particolaregiova ricordare che il finanzia-mento è cresciuto a tassi inferioried è stato caratterizzato, fino al2012, da un decremento in termi-ni reali compreso tra –0,6 e -0,8per cento. Anche la spesa privatanon ha avuto un aumento consi-stente e la sua quota rispetto allaspesa complessiva si è mantenutain linea con gli anni passati. Que-sta situazione è il risultato di unaserie di misure attuate negli ulti-mi anni con l’obiettivo di conte-

nere la spesa: tuttavia, i tagli effet-tuati hanno comportato anchedei ritardi nell’accesso ad alcune tecnologie, inclusi i farmaci, e undisincentivo all’innovazione. Og-gi, l’equilibrio economico-finan-ziario è stato relativamente rag-giunto sulla spesa corrente; tutta-via, sono ingenti i debiti pregres-si, le variabilità interregionali e sisono sostanzialmente ridotti, senon annullati, gli investimentinel Servizio Sanitario Nazionale ein particolare nel settore della far-maceutica.

In genere, il mondo del farma-co viene, erroneamente, percepi-to come un costo. Solo di recentesi insiste sull’evoluzione del con-cetto di costo verso quello d’inve-stimento per la salute, anche se vi

sono barriere che ne rallentano ilconsolidamento. Anche se le tec-nologie innovative, più efficaci,rappresentano il driver principaleper il miglioramento della salutee per attrarre investimenti in sa-nità, il ritorno dell’investimento in queste tecnologie non è tutta-via a breve termine, ma a mediolungo termine, e l’esito dell’inve-stimento è spesso incerto. Ma co-me si possono valorizzare le inno-vazioni? Quali percorsi possonopermettere al decisore di coniu-gare l’esigenza di rispettare i bud-get assegnati e, al contempo, ga-rantire l’accesso a trattamenti far-macologici innovativi? Sicura-mente, così come dimostrato inEu, l’Hta e la farmacoeconomiarappresentano lo strumento chia-

ve tale da permettere di verificarel’effettivo valore di una nuova tec-nologia. Al contempo, visto che non basta dimostrare se un far-maco è costo efficace, si ritiene necessario sviluppare degli ap-procci che, a partire dai risultatidella valutazione farmacoecono-mica, permettano anche di valu-tare/calcolare la disponibilità apagare del sistema.

Alla luce, però, di alcune «resi-stenze» di carattere organizzativoe gestionale, affinché il processosopra descritto possa incidere inmaniera significativa è necessariosuperare alcune barriere che ca-ratterizzano il nostro sistema sa-nitario. Tra queste, una delle piùimportanti è sicuramente rap-presentata dall’approccio per «si-los budget», tanto a livello cen-trale che regionale e locale. Infat-ti, la valutazione dell’impatto del-le tecnologie e, in particolare deifarmaci, avviene considerando laspesa complessiva: in questo mo-do, tecnologie più complessevengono ritenute troppo dispen-diose (in quanto si fa riferimentoesclusivamente al prezzo), tra-scurando gli effetti che si vanno adeterminare in altri comparti dispesa a queste collegate quali: laspesa previdenziale (Inps e Inail),la spesa sociale e l’impatto in ter-mini di investimenti e occupazio-

nali. Applicando la logica dei «si-los budget» alla spesa farmaceu-tica, l’attenzione è stata incentra-ta sulla spesa della farmacia(quindi solo il prezzo del farmacosenza considerare i suoi possibilieffetti positivi nella filiera delpercorso diagnostico terapeuti-co), non considerando gli effettiche alcune scelte determinavanonella crescita della spesa di tuttoil restante percorso terapeuticodel paziente. Per le tecnologiepiù impattanti (tanto dal puntodi vista del prezzo che dell’effica-cia), si dovrebbe ragionare inun’ottica più allargata, tenendoin considerazione non solo la spesa farmaceutica (tanto a livel-lo generale che regionale e loca-le) quanto tutto il percorso tera-peutico.

Attualmente si assiste, invece,a una situazione di inefficienzatra norme e realtà di accesso, so-prattutto per i farmaci innovati-vi: aspetti di budget impact,compensazione regionale, riva-lutazione clinica, ecc., determi-nano allungamenti dei tempi dirimborsabilità e di accesso ai far-maci. Non occorre, quindi, tantoridurre la spesa o approvare ulte-riori tagli, quanto individuare icapitoli di spesa in cui si puòspendere meglio. Una soluzioneper rendere più efficiente la spe-sa potrebbe essere caratterizzatadall’utilizzo delle logiche di Htaaccompagnate da: l’abbandonodel «silos budget» così da garan-tire una valutazione del percorsoterapeutico del paziente, e l’ap-plicazione ragionata degli sche-mi di rimborso condizionato, co-me prezzo-volume, risk-sharing,cost-sharing e payment by result.

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Farmaci, perché spendere meglioconviene più di tagliare ancora

Francesco Saverio Menniniè docente di economia Sanitaria per il Centre for economic and international studies (Ceis) dell’università di Tor Vergata, è inoltre professore di Economia Sanitaria presso l’Università di Roma La Sapienza, facoltà di Scienze Statistiche .

Progetto TriologySclerosi multipla, uno studio per ottimizzare gli investimenti

A nalizzare la prevalenza, il consumo di risorse e i costi acarico del servizio sanitario regionale dei pazienti

residenti in Campania affetti da sclerosi multipla sulla base degli archivi sanitari informatizzati della Regione. È questo l’obiettivo che ha portato il Dipartimento di Sanità pubblica della Federico II a sviluppare il progetto Trilogy. La sclerosi multipla è infatti una patologia estremamente onerosa, che

colpisce oltre due milioni e mezzo di persone nel mondo, circa 450 mila in Europa, 60 mila persone in Italia e ben 7.000 in Campania. Una patologia da gestire al meglio per garantire sostegno ai malati e alle loro famiglie, dato che il costo sociale di un paziente con sclerosi multipla è stimato in circa 39 mila euro l’anno, con i costi sanitari che assorbono circa il 30 per cento del totale.

di Francesco Saverio Mennini

Negli ultimi anni gli investimenti del Servizio Sanitario Nazionale,in particolare nel settore della farmaceutica,si sono moltoridotti, se non annullati

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 2 Febbraio 2015 NA11

Allarme e litiNel 2014 i medici produssero uno spot in cui gli avvocati diventavano avvoltoi

Professione

«Icinque Ordini pro-vinciali riuniti inunica Federazionecapace di inciderein maniera fattiva

nel dibattito di programmazio-ne della politica sanitaria regio-nale, pronti ad analizzare i pro-blemi e individuare soluzioni concrete che siano di vantaggioper i cittadini e per tutti i medi-ci e gli operatori della sanità».Le parole di Maria Erminia Bot-tiglieri, presidente dell’Ordinedei medici di Caserta, salutanola realizzazione di un progettorimasto per anni solo un’idea, edivenuto realtà grazie a un ac-cordo tra i cinque neo elettipresidenti campani. Venerdì 23gennaio la Federazione si è in-fatti ufficialmente costituita, delegando al presidente del-l’Ordine di Napoli, Silvestro Scotti, uno dei più attivi soste-nitori dell’iniziativa, il compitodi fare da portavoce.

Arriva così una ventata d’arianuova per un sistema ordinisti-co sino a oggi coeso, ma noncerto capace di promuovereazioni coordinate. Un sistemache diversamente avrebbe ri-schiato di diventare poco più

te, rappresentanti delle istitu-zioni regionali e tutti i presi-denti degli Ordini dei medicicoinvolti. Ed è anche già statadefinita la lista di priorità da af-frontare, che vanno dal riordi-no della rete ospedaliera, aiproblemi dell’emergenza ur-genza (in particolare la necessi-tà di favorire lo sviluppo di mo-delli di integrazione tra ospe-

l’esigenza non le manda a dire. Carismatico e largamente

apprezzato anche Bruno Rave-ra, storico presidente dell’Or-dine di Salerno confermatoper il triennio 2015-2017. Suquesta elezione c’è veramentepoco da dire, per comprenderela caratura del presidente diSalerno basti pensare che, aparte un breve intervallo, è incarica da 36 anni.

Diametralmente opposta,nel segno di un profondo cam-biamento, l’elezione della pre-sidente dell’Ordine di CasertaMaria Erminia Bottiglieri, laquale non solo è riuscita a otte-nere la maggioranza dei con-sensi in occasione delle ultimeelezioni, ma anche a portarecon sé altri sette componenti dilista nel nuovo consiglio diretti-vo. Aria nuova anche a Bene-vento con Giovanni Pietro Ian-niello, una nomina che ha in-terrotto i tre mandati di Vincen-z o L u c i a n i , a l l a g u i d adell’Ordine per nove anni.

Ad Avellino, infine, si ricon-ferma Antonio D’Avanzo, anchelui capitano di lungo corso cheha accolto con grande soddisfa-zione la costituzione della neo-nata Federazione degli Ordinidella Campania.

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U n gesto concreto per compiere un piccolo mafondamentale passo avanti nella lotta

all’Incontinentia pigmenti (I.P.), grave malattia genetica che colpisce in particolar modo le bambine nei primi mesi di vita e si manifesta con tipiche lesioni cutanee come bolle, croste, striature rosse e zone ipocromatiche. L’associazione Ipassi ha donato un assegno di 10 mila euro al Cnr di Napoli per l’acquisto di una minicentrifuga refrigerata utile per proseguire lo studio dei

meccanismi cellulari che provocano la malattia. Il denaro donato dall’associazione servirà ad acquistare anche altro materiale, oltre alla minicentrifuga; l’assegno è stato consegnato nella sede dell’associazione alle dottoresse Matilde Valeria Orsini e Francesca Fusco, responsabili del gruppo di ricerca dell’istituto di genetica e biofisica Buzzati Traverso del Cnr di Napoli, diventato in pochi anni un centro di riferimento europeo per la diagnosi molecolare dell’Incontinentia Pigmenti.

SolidarietàDall’Ipassi 10 mila euro al Cnrper la ricerca

Ordini dei medici, alleanza per la svoltaIn Campania è nata la Federazione, che ha già incontrato la Regione per definire insiemela rete ospedaliera, l’integrazione con il territorio, il superamento del blocco del turn over

dale e territorio), alle difficoltàcausate dal blocco del turnover. E ancora, la questione delriordino della rete territorialedell’assistenza, la formazionemedica e molto altro. Tutti temimolto cari anche al governatoreStefano Caldoro, che ha mo-strato una grande sensibilitànell’accogliere in Regione i pre-sidenti degli Ordini dei medici,aprendo un canale di comuni-cazione e fissando sin da subitoun calendario operativo.

Ma per capire meglio ciòche succede oggi è bene dareuno sguardo a quanto accadu-to ieri, vale a dire in occasionedel rinnovo di tutti i consiglidirettivi.

A Napoli il rinnovamentoprende le mosse dalla lista cheha portato all’elezione di Silve-stro Scotti, il neo presidente (succeduto a Bruno Zuccarelli)è riuscito a coagulare attorno asé tutte le diverse anime del pa-norama medico cittadino eprovinciale; una sorta di «coali-zione di larghe intese» nell’in-teresse della salute pubblica edella professionalità dei camicibianchi. Scotti, che si è moltospeso per la nascita della Fede-razione, ha già dimostratogrande autorevolezza e prag-matismo; uno insomma che al-

che spettatore nel quadro dellaprogrammazione sanitaria re-gionale.

La Federazione avrà inveceun ruolo da protagonista sindai primi mesi di vita, si campi-sce dal fatto che già dal primogiorno della sua costituzione èstato attivato un tavolo perma-nente al quale prenderannoparte, con scadenze già defini-

Toghe contro camici bianchiOrtopedici sotto attaccoContinuano a dilagare le richieste di risarcimento «Nel mirino» anche chirurghi generali e oculisti

G ià nei primi mesi del2014 l’ex presidente del-l’Ordine dei medici diNapoli, Bruno Zuccarel-

li, aveva detto in maniera moltochiara che il rapporto «medici–tribunale» sarebbe diventatosempre più complesso a causadel numero crescente di causeavviate (spesso anche in modotemerario) da parte di pazientiscontenti. «Il medico — spiega-va Zuccarelli — rischia di sentir-si costantemente sotto attaccoda parte dei pazienti, che in casodi esito non gradito di un inter-vento o di una prestazione pro-fessionale non hanno alcuna re-mora a chiedere un risarcimen-to». Di qui il perpetrarsi della co-siddetta medicina difensiva,ovvero la prescrizione di una se-rie infinita di accertamenti edesami, utili a comprovare il buonoperato del medico in caso diprocesso.

Nell’anno appena concluso laquestione delle cause ai mediciera anche stata oggetto di unagrossa polemica, che aveva con-trapposto i camici bianchi agliavvocati. In uno spot particolar-mente incisivo i medici avevanodefinito gli avvocati (o almenoalcuni di loro) avvoltoi, pronti adafferrare un paziente scontentoe a convincerlo a rivoltarsi con-tro il suo medico.

Come sono andate le cose lospiega il rapporto Pit Salute delTribunale del malato-Cittadi-nanzattiva, presentato al conve-gno dell’Associazione italiana dichirurgia plastica estetica (Ai-cpe) dal titolo «Come preveniree affrontare il contenzioso legalein chirurgia estetica». I più at-taccati sono gli ortopedici(33,4%), seguiti dai chirurghi ge-nerali (16,8%) e dagli oculisti(9,6%); mentre i chirurghi plasti-ci sono in fondo alla classifica(2%). «Dal convegno — spiega ilvicepresidente di Aicpe, Luca Si-liprandi — è emerso che si staandando verso l’americanizza-zione in tutti i settori del rappor-to medico-paziente, con unamaggiore litigiosità in tutti i

campi, soprattutto nel pubblico.Il maggior numero di richiestedi risarcimento si rivolge infattiagli ospedali». Rispetto alle altrespecialità mediche, i chirurghiplastici rappresentano una dellecategorie meno interessate dallesegnalazioni al Tribunale per idiritti del malato, con un bassonumero di cause e un basso va-lore medio per risarcimento (40mila euro circa). «Riscontriamotuttavia — continua Siliprandi— un aumento delle cause in-tentate ai nostri danni. Molti pa-zienti minacciano cause civili aicolleghi anche per problemi ine-sistenti, con il solo scopo di otte-nere un rimborso in seno ad ac-cordi extragiudiziali».

I magistrati che hanno presoparte al convegno Aicpe hannoperò mostrato una maggiore at-tenzione al comportamento delchirurgo estetico, soprattuttoper quel che riguarda le diverselinee guida, in armonia con larecente introduzione della leggeBalduzzi. Una legge molto criti-cata per diversi punti di vista, mache ha il merito di rivolgere l’at-tenzione al comportamento pro-fessionale e, appunto, al rispettodelle linee guida. In questo sen-so il documento di consenso in-formato assume un significatocentrale nel rapporto tra medicoe paziente in chirurgia estetica.

dopo un adeguato lasso di tem-po, comunque prima della datadell’intervento chirurgico, perconcedere al paziente di medita-re sulle informazioni e di poterchiedere al chirurgo ogni possi-bile chiarimento. Veniamo pur-troppo a conoscenza che ancoraoggi questo fondamentale docu-mento viene a volte fatto firmare“al volo”, talora subito primadell’intervento, perdendo cosìogni significato e anche la suavalidità giuridica».

Raimondo Nesti© RIPRODUZIONE RISERVATA

Silvestro Scotti Medico di medicina generale, Scotti è stato eletto presidente dell’Ordine di Napoli con il voto di dicembre 2014. È stato nominato anche portavoce della neonata Federazione degli Ordini dei medici della Campania

Bruno Zuccarelli è stato sino alla fine del 2014 presidente dell’Ordine dei medici di Napoli. È direttore del Centro di medicina trasfusionale del Monaldi di Napoli ed è stato eletto segretario campano dell’Anaao Assomed

di Raffaele Nespoli

Il convegnoLuca Siliprandi (Aicpe):«Ci stiamo “americanizzando”e le liti si moltiplicano»

«Il consenso informato, ben lun-gi dall’essere un essere pezzo dicarta da far firmare al pazienteper sgravare le responsabilitàdel chirurgo o un mero atto bu-rocratico, rappresenta l’attesta-zione finale dell’avvenuta infor-mazione. Informazione — ag-giunge il vicepresidente Aicpe— che deve essere adeguata,cioè comprensibile e completa.Questo documento, adeguata-mente personalizzato per ognispecifico caso, dovrebbe essereconsegnato al paziente al termi-ne del primo colloquio e ritirato

Un fotogrammadello spot anti-avvocati prodottodai medici

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NA12 Lunedì 2 Febbraio 2015 Corriere del Mezzogiorno

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 2 Febbraio 2015 NA13

Le iniziative

Sorridono, sporchi dipastelli e plastichina,ed è già un piccolomiracolo. Siamo in unospedale e sembra di

stare in una scuola «vera». Conbambini affetti da patologiegravi ai quali viene garantito ildiritto allo studio e quello auna vita il più serena possibile,nonostante i loro problemi. È ilprogetto «La Scuola in ospeda-le», il servizio di istruzione do-miciliare oggi presente e diffu-so su tutto il territorio naziona-le che, dalla scuola dell’infan-zia alla scuola secondaria disecondo grado, garantisce lapresenza di maestre e inse-gnanti nelle strutture ospeda-liere. Con le maestre che ap-pendono i disegni degli alunnialle pareti dell’ospedale dovesono ricoverati; sono i loro ca-polavori, nei quali hanno ritrat-to se stessi e i medici che listanno curando, i loro nuovi«supereroi».

Attualmente, in Campania,l’organico della «Scuola inospedale» è costituito da 90 in-segnanti di ogni ordine e gra-do, in 41 sezioni ospedalierepresenti nei principali nosoco-

mi dove non è presente la se-zione che dovrebbe accoglierliper lo svolgimento delle attivi-tà didattiche inerenti al pro-prio percorso di studi; lezioni adistanza per ragazzi che duran-te i periodi di degenza deside-rano partecipare alle lezioni ealla vita di classe dei propricompagni; gemellaggi, all’in-terno dell’istituzione scolasticache presenta nel proprio orga-nico sezioni di «Scuola inospedale», tra classi ospedalie-re e classi comuni; progetti con«Scuole Aperte» per i periodiestivi in cui i ragazzi ospedaliz-zati, purtroppo, non vanno invacanza. «Ogni bambino hauna sua storia — spiega la ma-estra Cinzia Prisco, che lavora

l’interno del mobile, realizzatoappositamente e dipinto a ma-no dall’artista Silvia Zacchello,gli studenti hanno a disposi-zione schede didattiche opera-tive e materiali per scoprire ilcorpo umano divertendosi inmaniera interattiva. In più,spunti e curiosità correlati allostile di vita attivo e alle discipli-ne sportive a firma del Coni.

«La Scuola in ospedale —commenta Luisa Franzese, di-rettore scolastico regionaledella Campania — garantiscedue diritti costituzionali, quel-lo alla salute e quello all’istru-zione. E interviene, in rapportoalle tipologie dei degenti e alladurata del ricovero, soprattuttoper evitare e contrastare l’ab-bandono scolastico dovuto allamalattia e all’ospedalizzazione.Non è inopportuno ricordare— aggiunge — che l’interventodella “Scuola in ospedale”, instretta sinergia con quello sa-nitario, costituisce parte inte-grante del protocollo terapeuti-co, perché sostiene il ragazzoin un momento di grande diffi-coltà, contribuendo a stimola-re il desiderio di vita, l’impe-gno a combattere la malattia ealleviandone il senso di smarri-mento e di paura».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

I l dipartimento di Scienze sociali della Federico IIpromuove il master di secondo livello in

direzione, management e coordinamento delle strutture sanitarie, sociali e socio-assistenziali territoriali e il master di primo livello in management e coordinamento dei servizi sanitari e sociosanitari. Nell’ambito di questi corsi si colloca il primo volume sul tema dedicato agli assetti istituzionali, organizzativi e gestionali del management socio-sanitario a cura della

coordinatrice dei master Gianfranca Ranisio, docente straordinaria di antropologia culturale presso il dipartimento di Scienze sociali dell’Ateneo e vicepresidente della Siam (Società italiana di Antropologia medica) per i tipi di Ad Est dell’Equatore editore. Quaderni che non sono solo supporto cartaceo alla didattica, ma soprattutto spazio per una riflessione a 360 gradi sui temi della salute e modelli organizzativi e gestionali della sanità.

I «Quaderni»Federico II: salute e alta formazione post-universitaria

Scuola in ospedale, si studia in repartoProgetto del ministero, l’organico in Campania è costituito da 90 insegnanti di ogni ordine e gradoLa direttrice scolastica regionale Franzese: «L’attività aiuta i ragazzi anche a combattere la malattia»

nel reparto di cardiochirurgiadel Policlinico della Federico IIdi Napoli, diretto dal professo-re Carlo Vosa — e una sua per-sonalità. Noi cerchiamo di ren-dere la loro giornata comequella dei loro coetanei».

In questi giorni è arrivato al-l’ospedale Santobono anche il«Mobile delle scoperte», stra-colmo di giochi, un contenito-re di esperienze, stimoli e atti-vità dedicato a insegnanti ealunni della «Scuola in ospeda-le» Viale delle Acacie. Un’ini-ziativa promossa nell’ambito del progetto della FondazioneAngelini «Imparare fa bene»,realizzato in collaborazionecon il Coni e patrocinato dallaSocietà Italiana di Pediatria. Al-

mi e reparti pediatrici del terri-torio (si tratta di 19 ospedali intutto il territorio campano): 9sezioni di scuola dell’infanzia, 19 sezioni di scuola primaria; 11di scuola secondaria di primogrado e 2 di scuola secondariadi secondo grado. Tante le atti-vità del progetto «Scuola inospedale», che per motivi logi-stici non riproduce pedisse-quamente quelle scolastiche:esami on line per ragazzi rico-verati nei reparti di trapiantodel midollo dove, per l’elevatogrado di immunodepressionedei degenti, è vietato l’accesso apersone, familiari e docenti,non autorizzate; insegnamentirelativi a discipline di indirizzoper alunni ricoverati in nosoco-

Così Giuseppe Moscaticurava i suoi pazientiUn percorso espositivo dedicato al medico-santonell’ambito del Museo delle Arti Sanitarie

U n luogo magico e pienodi storia, un luogo di cu-ra e cultura, e da qualche

settimana un vero e proprio museo aperto al pubblico. Èl’ospedale Santa Maria del Po-polo degli Incurabili, il cui no-me, a dispetto di quanti credo-no stia ad indicare l’ultimachance per i moribondi, è in-vece un simbolo di speranza.Un ospedale in piena attivitàma anche uno scrigno pienodi straordinarie ricchezze sto-riche, artistiche e culturali: è proprio qui, nel Museo delleArti sanitarie degli Incurabiliche è stato inaugurato un per-corso espositivo dedicato almedico-santo Giuseppe Mo-scati. Il percorso si snoda at-traverso alcune sale che resti-tuiscono ai visitatori l’atmo-sfera dell’epoca, a partire daun autentico laboratorio di analisi d’inizio Novecento, checonsente di conoscere le carat-teristiche e la metodologia diricerca dell’epoca di Moscati. Ilmedico santo che coniugòscienza e fede è il protagonistaassoluto dell’iniziativa: tra idocumenti che arricchisconoil Museo ci sono anche alcuneprescrizioni che mostrano co-me Moscati, nonostante il pi-glio spesso severo, fosse dota-to di una capacità di intuizione

fuori dal comune e come aves-se grande attenzione per que-gli aspetti che oggi chiame-remmo psicosomatici: «Miraccomando, non si prendacollera», si legge per esempioin una delle sue ricette.

In mostra anche la statua dimarmo della Madonna delleGrazie dinanzi alla quale il fu-turo santo non mancava maidi trattenersi in preghiera al-l’entrata e all’uscita del suo re-parto, la Terza Medicina Uomi-ni, di cui fu anche primario. Inun angolo c’è poi una grandecappelliera donata dallo stesso

A sinistra, una «ricetta» di MoscatiNelle altrefoto, statuette di pastori malati, un applicatore di clisteri,monaci spezialie un cavadenti esposte nel Museo delle Arti Sanitarie(foto Pinde)

Moscati alla signora Servino,ostetrica agli Incurabili, la cuifamiglia ha donato al Museoanche altri oggetti del perio-do. All’ingresso del suo studio,c’era un cappello capovoltocon la scritta (un biglietto) cheil professor Moscati vi avevafatto apporre per spiegare aipazienti come dovevano rego-larsi per gli aspetti economici:«Chi ha da mettere metta, chinon ha prenda».

Il periodo natalizio ha fattoregistrare un’altra iniziativa digrande rilievo culturale: un presepe assai singolare è stato

A lezioneNelle immagini, da sinistra, il «Mobile delle scoperte» appena consegnato al Santobonoe un momento di una lezione nel reparto di cardiochirurgia del Policlinco Federico IIdiretto dal professoreCarlo Vosa

Gennaro RispoliIl primario chirurgo dell’Ascalesiè anche animatore e direttore del Museo delle Arti Sanitarie che ha sede nello storicoospedaledegli Incurabili

di Olga Fernandes

infatti allestito in una delle sa-le del Museo delle Arti sanita-rie di Napoli. I «pastori mala-ti» mostrano sui loro corpi isegni lasciati dalle pestilenze edai vari malanni che affligge-vano i napoletani del Settecen-to. Il presepe artistico parteno-peo, infatti, non faceva alcunriferimento ai luoghi originaridel racconto biblico (Bet-lemme e dintorni) ma era in-vece una fedele ricostruzionedella vita napoletana del tem-po. Un’esposizione che è statopossibile assemblare grazie al-la preziosa disponibilità degli

artisti-artigiani del famosoatelier Fratelli Scuotto (la cele-bre «Scarabattola»), che an-che su questo tema hanno rea-lizzato alcuni dei loro capola-vori. Al lavoro dei fratelli di viaTribunali si è aggiunto quellodi alcuni artisti, cultori e colle-zionisti che è doveroso ricor-dare: Roberto Caruso, il pro-fessor Fernando Gombos, Ste-fania Matera e lo stesso diret-t o r e d e l M u s e o d i A r t iSanitarie, il professore Genna-ro Rispoli.

O. F.© RIPRODUZIONE RISERVATA

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NA14 Lunedì 2 Febbraio 2015 Corriere del Mezzogiorno

Prospettive

Ogni anno le malattiecardiovascolari ucci-dono più di 4,3 mi-lioni di persone inEuropa e sono causa

del 48% di tutti i decessi (54%per le donne, 43% per gli uomi-ni). In Italia, provocano il 35%dei decessi tra gli uomini e il43% tra le donne. Sono solo al-cuni dei dati emersi in occasio-ne del secondo simposio scien-tifico di cardiologia della Sun,organizzato dai professori Raf-faele Calabrò, Paolo Golino ePaolo Calabrò. «La Campania —spiega Raffaele Calabrò — è inlinea con i dati nazionali e que-sto ha un notevole impatto sullasalute pubblica e sulle risorsesanitarie e economiche. Trat-tandosi di malattie con elevatitassi di morbilità e di mortalità,si hanno infatti elevati costi in-diretti (riduzione dell’aspettati-va di vita, produttiva e non,ndr), e notevoli costi diretti intermini di assistenza sanitaria».Basta pensare che la Società eu-ropea di cardiologia e l’Europe-an heart network hanno calco-lato un costo per l’economiadell’Unione Europea di oltre 196miliardi di euro l’anno. Stando

gressi compiuti negli ultimi duedecenni, queste malattie rap-presentano ancora una delleprincipali cause di morte in Ita-lia e in tutti i paesi occidentali.Proviamo allora a capire qualisono i principali rischi e le tera-pie oggi disponibili per il tratta-mento della fibrillazione atria-le, la più diffusa tra queste pato-logie. «I più colpiti — spiegaRaffaele Calabrò — sono gli an-ziani, anche se la fibrillazioneatriale può essere associata ad

cambiano di giorno in giorno,ragione per cui il trattamentocongiunto dei sintomi e della fi-brillazione atriale si rivela tut-t’altro che semplice. Un disposi-tivo di monitoraggio continuopuò fornire al medico un qua-dro clinico più completo, met-tendolo in condizione di attua-re un trattamento più mirato.

La gestione della fibrillazioneatriale si fa con farmaci anti-aritmici, mentre la gestionedelle conseguenze si ottienecon farmaci anticoagulanti ma,spiega Calabrò, si tratta di unagestione difficile. «Fortunata-mente oggi abbiamo a disposi-zione strumenti che aiutano ilmedico a calibrare la terapiapiù opportuna. Motivo per ilquale abbiamo promosso que-sto e altri workshop di forma-zione e approfondimento sullaterapia antitrombotica e anti-coagulante. Occasioni impor-tanti per fare chiarezza sugliobiettivi che il medico deveprefiggersi nella terapia, al finedi ottenere il massimo benefi-cio possibile per il paziente,raggiungendo il migliore equi-librio nel rapporto tra rischioischemico (risultato della tera-pia) e rischio emorragico(eventuale effetto collaterale)».

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R endere la ricerca scientifica accessibile a tutti,informare medici e specialisti sulle ultime

novità in campo medico, creare occasioni di confronto tra scienziati e ricercatori. È il filo conduttore che caratterizza il nuovo ciclo d’incontri «L’informazione al servizio della salute» promosso dall’Istituto Sdn di Napoli. Tanti gli argomenti trattati nel corso degli ultimi appuntamenti: dall’impiego degli ultrasuoni in campo diagnostico, alla trattografia, una moderna e sofisticata tecnica

di indagine utilizzata in campo neurologico. Sdn, centro recentemente acquisito dal gruppo internazionale Labco diagnostics, con il nuovo ciclo di incontri ha l’obiettivo di avvicinare i cittadini all’informazione scientifica e fornire un momento di confronto per gli specialisti. Si tratta di uno dei primi tasselli fissati dalla nuova direzione scientifica affidata al fondatore Marco Salvatore, direttore del dipartimento di Diagnostica per immagini del Policlinico Federico II.

Incontri da SdnRendere la ricerca scientifica accessibile a tutti

Fibrillazione atriale, questione di equilibrioRaffaele Calabrò: «Fortunatamente oggi abbiamo a disposizione strumenti che aiutano i medicia calibrare le terapie più opportune. Però sono importanti formazione e aggiornamento»

altre patologie cardiache. Lamalattia può essere acuta o cro-nica ed è un importante fattoredi rischio per lo stroke (ictus).Semplificando un po’, quandol’atrio non ha una buona capaci-tà contrattile è facile che si for-mino dei piccoli trombi».

Va detto che le caratteristichedella fibrillazione atriale varia-no da individuo a individuo. Al-cune persone non manifestanosintomi rivelatori anche per an-ni, mentre in altri casi i sintomi

ai dati più recenti, le malattiecardiovascolari sono costate nel2006 circa 192 miliardi, dovutiper il 57% (circa 110 miliardi) al-le spese sanitarie, per il 21% allaproduttività persa e per il 22%alle cure informali (82 miliardi).Le spese sanitarie dirette am-montano a 223 euro all’annopro capite: sono le malattie chehanno i costi economici, oltreche umani, più elevati d’Euro-pa.

Nonostante i sostanziali pro-

Una pazientesottopostaa visita cardiologica

Raffaele Calabròè professore ordinario di cardiologia presso la Seconda Università degli Studi di Napoli ed è stato direttore del dipartimento di cardiologia presso l’Azienda sanitaria Monaldi di Napoli.È stato assessore regionale alla Sanità ed è tuttora consigliere delegato del governatore Stefano Caldoroper il settore

di Raimondo Nesti

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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 2 Febbraio 2015 NA15

Ricerca

Creare nuovi farmaciper il trattamento diinfezioni resistenti aivecchi farmaci . Èl’obiettivo dei ricerca-

tori alla luce della rispostasempre meno efficace degli an-tibiotici verso batteri comuni.Secondi i dati delle principalisocietà scientifiche gli antibio-tici sono diventati meno effica-ci. Il rapporto dell’Organizza-zione Mondiale della Sanità del2014 ha rilevato come le resi-stenze agli antibiotici rappre-sentino un problema per la sa-nità pubblica. Per questo i ri-cercatori stanno puntano sunuove molecole in grado di for-nire una risposta adeguata amicrorganismi diventati sem-pre più resistenti. Nell’elencodei batteri «più vigorosi» com-paiono Escherichia coli, Kleb-siella pneumoniae, Pseudomo-nas aeruginosa, Streptococcuspneumoniae, Staphylococcusaureus, Acinetobacter, Entero-coccus faecalis e faecium. Poconoti ai profani, ma responsabilidi malattie frequenti come pol-moniti, infezioni delle vie uri-narie, diarree, infezioni sessua-li. Un tassello importante è sta-

to fissato a Napoli dai ricercato-ri del Ceinge, il Centro diingegneria genetica e biotec-nologie avanzate diretto daFranco Salvatore. Anni di lavo-ro per giungere a un risultatoche promette nuovi senari nelcampo della ricerca farmacolo-gica. L’attenzione si è concen-trata su una nuova funzionesvolta da una proteina del siste-ma immunitario. È stato sco-perto che la beta defensina

umana 3 (hBD3), una proteina,ha un efficace e particolaremeccanismo di intervento. Laproteina ha una forte azionetossica nei confronti di virus ebatteri, nonché di batteri anti-biotico-resistenti.

Nei laboratori del Ceingehanno scoperto che l’hBD3 silega a un’altra proteina, chia-mata CD98, un recettore re-sponsabile dell’invasione di vi-rus e batteri a livello di diversi

epiteli. L’hBD3, dunque, oltread avere funzioni antimicrobi-che, lega direttamente con ilrecettore CD98 riuscendo cosìe penetrare all’interno dellecellule stesse. «In questo lavoro— spiega il coordinatore dellaricerca Francesco Salvatore,fondatore e presidente del Ce-inge — descriviamo un nuovomeccanismo antimicrobico dihBD3 che passa attraverso il le-game di hBD3 stesso con il re-cettore CD98 su cellule epitelia-li umane. È la prima volta cheviene identificato un interatto-re di hBD3 su cellule epitelialiumane, proteina quest’ultimanota soprattutto per il suo mec-canismo di uccisione diretta dibatteri e virus. Il legame a unrecettore umano, implicatonell’invasione degli epiteli daparte di numerosi batteri, aprela strada all’identificazione diun nuovo meccanismo d’azio-ne di hBD3».

Il risvolto dello studio è lapossibilità di disegnare nuovemolecole-farmaco in grado dilegare con maggiore affinità ilrecettore CD98 e inibire l’inva-sività batterica. Un trampolinodi lancio per la realizzazione ela sperimentazione di nuovemolecole destinate a conteneremolte infezioni.

Il punto di partenza della ri-cerca napoletana sono stati i ri-sultati di due studi del Ceinge.L’attività di ricerca si è focaliz-zata sulla possibilità di crearemolecole analoghe alle betadefensine umane con un eleva-to potere antimicrobico. Ungruppo di studio molto attivocui hanno partecipato numero-si esperti, tra i quali Olga Scu-diero, ricercatrice presso l’Uni-versità Federico II che ha inizia-to ad analizzare le defensineumane in Belgio nel laborato-rio del professore J.J. Cassiman,Aurora Daniele della SecondaUniversità di Napoli, i ricerca-tori del Ceinge Irene Colavita,Ersilia Nigro, Antonello Pessi eDaniela Sarnataro, del diparti-mento di Medicina molecolaredell’ateneo federiciano. La ri-cerca è in corso di pubblicazio-ne sulla rivista scientifica inter-nazionale Chemistry & Biologydel gruppo Cell. «Siamo ancorauna volta orgogliosi — eviden-zia Francesco Salvatore — diuna delle tante ricerche con-dotte nei nostri laboratori. Unrisultato ottenuto grazie all’ec-cellenza nella ricerca e nelladiagnostica che abbiamo rag-giunto in questi anni diventan-do, per unanime consenso del-la comunità scientifica, puntodi riferimento internazionaleper la biologia molecolare e lebiotecnologie avanzate».

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Una proteina sfida i batteri più resistentiGli scienziati del Ceinge hanno scoperto le peculiarità della beta defensina umana 3che può dare una nuova risposta ai microrganismi che non cedono agli antibiotici

di Alessandra Grassi

Franco Salvatore, napoletano con origini pugliesi, è professore emerito di biochimica della Federico II. Nel 1984 ha fondato il Ceinge che, da piccolo laboratorio di ingegneria genetica, in trent‘anni si è trasformato in un polo di eccellenza, con una sede di oltre ottomila metri quadrati nel Policlinico e 250 ricercatori

Una ricercatriceal lavoro in un laboratorio del Ceinge, che ha sede a Napoli nel comprensoriodel Policlinico Federico II

U na borsa di studio da duemila euro allo studente laureatosi tra il 2012 e il 2014 in

Medicina e chirurgia che avrà prodotto la migliore tesi. Il premio sarà assegnato quest’anno dalla Fondazione medica Natale Ferrara. L’iniziativa nasce dalla lunga tradizione che la famiglia Natale Ferrara vanta nei campi della medicina e della farmacia fin dalle sue origini e all’amore per l’insegnamento nella scuola. La valutazione delle tesi sarà affidata al comitato scientifico in carica

che potrà avvalersi di esperti esterni. I concorrenti al premio dovranno inviare per via telematica, assieme alla tesi di laurea, domanda di partecipazione al concorso indicando i propri dati anagrafici e fiscali, nonché la votazione riportata nei singoli esami del corso di laurea e la votazione finale. Chiunque voglia partecipare è tenuto a rilasciare nella domanda (separatamente) espressa autorizzazione al trattamento dei propri dati personali.

Natale FerraraTesi in Medicina,borsa di studiodella Fondazione

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