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20 Giugno 2011
RIPRESA ECONOMICA E BASILEA 3:Strumenti e strategie
Massimo Ferracci
LE RELAZIONI TRA LE COOPERATIVE E LE BANCHEVERSO UN NUOVO MODELLO DI PARTNERSHIP
LE RELAZIONI TRA LE COOPERATIVE E LE BANCHEVERSO UN NUOVO MODELLO DI PARTNERSHIP
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Agenda1.1. Lo scenario macro economico;Lo scenario macro economico;
2.2. Approfondimento delle novità introdotte Approfondimento delle novità introdotte
dall’accordo interbancario “Basilea 2 e 3”: dall’accordo interbancario “Basilea 2 e 3”:
come cambia il rapporto banca – impresa;come cambia il rapporto banca – impresa;
3. Profili qualitativi: il contesto in cui operano le 3. Profili qualitativi: il contesto in cui operano le cooperative italiane;cooperative italiane;
4. Question time.4. Question time.
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1. 1.
Lo scenario macro economicoLo scenario macro economico
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Agenda
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Scenario
SocialeSociale
PoliticoPolitico
EconomicoEconomico
Interazioni tra SistemiPrivatiP.A.ImpresaIntermediari finanziari
GlobalizzazioneIntegrazioni etnicheEvoluzioni tecnologiche
NormativeEquilibri internazionali
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FAMIGLIEFAMIGLIE
Circuito economico e finanziario
LavoroLavoroLavoroLavoro
Beni e ServiziBeni e ServiziBeni e ServiziBeni e Servizi
ConsumiConsumiConsumiConsumi
IMPRESEIMPRESE
RetribuzioniRetribuzioniRetribuzioniRetribuzioni
Mercato reale e
monetario
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FAMIGLIEFAMIGLIEConseguono PROFITTIConseguono PROFITTIConseguono PROFITTIConseguono PROFITTI
IMPRESEIMPRESEConseguono REDDITIConseguono REDDITIConseguono REDDITIConseguono REDDITI
Acquisiscono Fattori produttivi
Cedono Fattori produttivi
Il RISPARMIORISPARMIO è la differenza tra
REDDITO - CONSUMIREDDITO - CONSUMI
IL Margine d’ImpresaMargine d’Impresa è la differenza tra
RICAVI - COSTIRICAVI - COSTI
Settorenormalmente
in deficit di finanza
Settoreoccasionalmente
in deficit di finanza
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Principali flussi monetari
BorsaBorsa
IntermediariFinanziari
BANCA
IntermediariFinanziari
BANCA SistemaP.A.
SistemaP.A.
PrivatiPrivati
ImpreseImprese
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2. 2.
Approfondimento delle novità Approfondimento delle novità
Introdotte dall’accordo interbancario Introdotte dall’accordo interbancario
““Basilea 2 e 3”: come cambia il Basilea 2 e 3”: come cambia il
rapporto banca – impresarapporto banca – impresa
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Agenda
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Obiettivi della regolamentazione
STABILITÀ
A LIVELLO MACROECONOMICO:STABILITÀ DEL MERCATO NEL SUO COMPLESSOIL MERCATO È STABILE OVE DISPONGA DI MECCANISMI DI PREVENZIONE DELLE PATOLOGIE E SIA IN GRADO DI ASSORBIRE LA CRISI DI UNA SINGOLA IMPRESA
A LIVELLO MICROECONOMICO: EQUILIBRIO GESTIONALE DEI SINGOLI INTERMEDIARI FAVORENDONE PATRIMONIALIZZAZIONE, DIVERSIFICAZIONE DEL PORTAFOGLIO, CONSAPEVOLE GESTIONE RISCHI
EFFICIENZA
ALLOCATIVA:CAPACITÀ DEL SISTEMA DI ALLOCARE IN MODO OTTIMALE I MEZZI FINANZIARI FORNITI DAI RISPARMIATORI
TECNICO-OPERATIVA:CAPACITÀ DEGLI INTERMEDIARI DI OFFRIRE I PROPRI PRODOTTI AL MINOR COSTO POSSIBILE
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Il Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria
Il Comitato è composto da rappresentanti di banche centrali e autorità di vigilanza di Arabia Saudita, Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Canada, Cina, Corea, Francia, Germania, Giappone, Hong Kong SAR, India, Indonesia, Italia, Lussemburgo, Messico, Paesi Bassi, Regno Unito, Russia, Singapore, Spagna, Stati Uniti, Sudafrica, Svezia, Svizzera, Turchia. Il Segretariato del Comitato ha sede presso la Banca dei Regolamenti Internazionali a Basilea, Svizzera.
Finalità:• regolare cooperazione in materia di vigilanza bancaria• migliorare e rafforzare le prassi di vigilanza e di gestione
del rischio a livello mondiale
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Gli accordi di Basilea
• BASILEA 1 - RISCHI DI CREDITO - 1988
• BASILEA 1 - RISCHI DI MERCATO - 1994
• BASILEA 2 - COMPREHENSIVE VERSION – 2004/GIUGNO 2006
• DIRETTIVE 2006/48/CE E 2006/49/CE DEL 14 GIUGNO 2006
• DL 297 DEL 27.12.2006
• CIRC. BI N.263 DIC.2006 NUOVE DISPOSIZIONI DI VIGILANZA PRUDENZIALE
• BASILEA 3 - 2010
ALTRA “REGOLAMENTAZIONE” :
- PRINCIPI FONDAMENTALI PER UN’EFFICACE VIGILANZA BANCARIA - 2006
- PREVENZIONE DELL’UTILIZZO DEL SISTEMA BANCARIO PER IL RICICLAGGIO DI FONDI DI PROVENIENZA ILLECITA – 1988
- RAFFORZAMENTO DEL GOVERNO SOCIETARIO NELLE ORGANIZZAZIONI BANCARIE
- COMPLIANCE AND THE COMPLIANCE FUNCTION IN BANKS – 2005
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La logica degli Accordi di Basilea
L’armonizzazione internazionale delle regole
• Evitare una “competizione nel lassismo”
• Evitare distorsioni concorrenziali
Stabilità sistema finanziario internazionale
• microeconomica: assicurare solvibilità singole banche
• macroeconomica: ridurre le probabilità di crisi sistemiche
TUTELA DEL RISPARMIO E DEL SISTEMA PRODUTTIVO
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Il capitale proprio (Patrimonio di Vigilanza) è il primo presidio a fronte dei rischi connessi con l’attività bancaria e il principale parametro di riferimento dei requisiti prudenziali e per le valutazioni delle AdV .
Il capitale assicura la solvibilità delle banche se è allineato al complessivo profilo di rischio della banca, ovvero in grado di assorbire le perdite che potrebbero verificarsi ed evitare la crisi dell’azienda.
Il Comitato di Basilea fissa standard condivisi a livello internazionale su dotazione patrimoniale minima (e aspetti organizzativi) delle banche.
ma … il capitale costa (ma … il capitale costa (remunerazione azionisti):le banche tendono a minimizzare il capitale impiegato
Gli Accordi di Basilea IL RUOLO CENTRALE DEL CAPITALE
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I 3 “PILASTRI” DI BASILEA 2
1° pilastrorequisiti patrimoniali minimi per fronteggiare i rischi tipici dell’attività bancaria: - di credito e di controparte - di mercato - operativi
3° pilastrodisciplica di mercato obblighi di informativaal pubblico riguardanti adeguatezza patrimoniale, esposizione ai rischi e caratteristiche generali dei relativi sistemi di gestione e controllo
2° pilastrocontrollo prudenzialeBanche: strategia e processo di controllo dell’adeguatezza patrimoniale,attuale e prospettica (ICAAP). Le AdV verificano affidabilità e coerenza dei relativi risultati (SREP).
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Complessità crescente più requisiti organizzativi da soddisfare per conseguire benefici in termini di requisiti patrimoniali
Requisito:
8% attività suddivise in portafogli omogenei (retail, corporate,
settore pubblico, banche, mutui, ecc.) ciascuno ponderate per il proprio rischio
Diversi metodi di ponderazione
Approccio Standard:Coefficientiponderazione predefiniti (basati anche su eventuali rating esterni) In parte stabiliti da
OdVFoundation
Approccio IRB: Coefficienti ponderazione definiti mediante rating interni basati su fattori di rischio
Totalmente stimati dalla banca
Advanced
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1° Pilastro: rischio di credito
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IL 2° PILASTRO DI BASILEA II
ICAAP - Internal Capital Adequacy Assessment Process processo per determinare il livello di capitale adeguato a fronteggiare tutti i rischi, anche diversi da quelli presidiati dai requisiti patrimoniali di 1°pilastro, nell’ambito di una valutazione dell’esposizione, attuale e prospettica, che tenga conto delle strategie, dell’evoluzione del contesto di riferimento, nonché di eventuali situazioni congiunturali avverse (stress test)
SREP Supervisory Review and Evaluation Processattività dell’AdV volta a verificare l’affidabilità e la coerenza dei relativi risultati e adottare eventualmente le opportune misure correttive.
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tutti i risk considerati nel Pillar 1
credito
mercato
operativi
tutti i risk non considerati dal Pillar 1
rischio strategico
rischio residuale(da garanzie)
rischio di concentrazione
rischi legati acartolarizzazione
rischio tasso
rischio liquidità
rischio reputazionale
altririsk
2° PILASTRO: I rischi considerati nell’ICAAP
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Origini della crisi
La crisi ha avuto origine negli Stati Uniti dal segmento dei mutui “subprime” e dei
prodotti strutturati
è nata in comparti del sistema finanziario che non erano regolamentati.
Le sue conseguenze sono risultate amplificate dall’azione di soggetti che non erano sottoposti a una vigilanza adeguata alla loro operatività e al loro potenziale impatto sulla stabilità del sistema nel suo complesso.
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Crisi finanziaria: le cause e i “fallimenti” della regolamentazione
Squilibri macroeconomici e politiche monetarie accomodanti.
Deregulation e crescenti pressioni concorrenziali.Ricerca di alti rendimenti da parte delle banche.Innovazione finanziaria. Generale sottovalutazione del rischio:
– gravi limitazioni nelle tecniche di gestione dei rischi
– forti distorsioni nel sistema di incentivi alla base del modello “originate to distribute”
– eccessiva fiducia nella possibilità che i mercati potessero trasformare i prestiti bancari in strumenti negoziabili
– illusione della diversificazione del rischio, attraverso la creazione di prodotti strutturati complessi
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nel complesso il sistema bancario italiano ha mostrato una buona capacità di tenuta. Le banche italiane hanno resistito alle prime fasi della crisi meglio di altre, a motivo
Le banche italiane e la crisi (I)
dell’ampia quotadi raccolta da
clientela al dettaglio
di una supervisione prudente
di un modello di intermediazione più tradizionale
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Nelle prime fasi della crisi l’impatto è provenuto, soprattutto per gli intermediari più grandi, dal brusco calo della disponibilità di fondi sui mercati internazionali della provvista; l’accresciuta percezione del rischio di controparte rendeva più difficile anche per le banche italiane l’accesso ai mercati internazionali
Per far fronte all’inaridimento delle fonti di provvista estera, le banche hanno accresciuto la raccolta presso le famiglie, soprattutto con un maggior ricorso alle obbligazioni, relativamente onerose.
Le banche italiane e la crisi (II)
Nel 2008 i depositi e le obbligazioni detenuti Da intermediari non residenti si sono ridotti di 48 miliardi di euro, un calo concentrato quasiinteramente nei primi cinque gruppi bancari.
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conseguentemente….…
Le banche italiane e la crisi (III)
aumento del costomedio della raccolta
arretramento dei profitti
utili si sono ridotti di oltre il 40%
Il livello di patrimonializzazione del sistema bancario italiano si è mantenuto al di sopra dei
minimi regolamentari.
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Le banche italiane, come quelle di altri paesi, devono ora fronteggiare gli effetti del peggioramento dell’economia reale.
L’esperienza passata indica che l’emersione delle sofferenze segue con ritardo il peggioramento della congiuntura.
Le banche italiane e la crisi (IV)
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La crisi ha posto in evidenza la necessità di rafforzare la regolamentazione finanziaria e l’azione di supervisione. La stabilità finanziaria è condizione necessaria per assicurare lo sviluppo dell’economia.
Le lezioni della crisi
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Squilibri nei bilanci degli intermediari possono esercitare un forte impatto sulle prospettive di crescita del settore reale.
Un’attenta gestione della liquidità, la disponibilità di adeguate riserve patrimoniali e, più in generale, una corretta misurazione dei rischi sono fattori chiave per evitare che si inneschino circoli viziosi tra fragilità finanziaria, capacità delle banche di finanziare l’economia e crescita.
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Le lezioni della crisi
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Con la riflessione stimolata dalla crisi è stato delineato a livello internazionale un intenso programma di riforme della regolamentazione finanziaria e del sistema dei controlli di vigilanza. Alla luce delle strette interconnessioni tra paesi e mercati, l’efficacia di tali interventi dipende dall’intensità del coordinamento internazionale che ha richiesto, e sta richiedendo, uno sforzo senza precedenti.
Il coordinamento deve riguardare sia le politiche monetarie che quelle di vigilanza, a beneficio della stabilità del sistema finanziario
che fare?
alla crisi globale occorre dare risposte coordinate a livello internazionale
Riparare e rifondare il sistema finanziario mondiale
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La revisione della regolamentazione finanziaria
I paesi del G20 hanno dato mandato al Financial Stability Board di formulare specifiche raccomandazioni, chiedendo ai comitati tecnici di settore di tradurle in interventi concreti
Il Comitato di BasileaHa formulato una serie di proposte volte a superare le criticità evidenziate dalla crisi finanziaria
L’Unione EuropeaHa emanato un primo gruppo di modifiche alla disciplina prudenziale degli intermediari che anticipano una parte delle proposte di Basilea 3
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1. Miglioramento della qualità del capitale base per una migliore capacità di assorbimento delle perdite
2. Aumento del livello del capitale, con incremento del common equity, e la previsione di 2 buffer patrimoniali (capital conservation buffer e buffer “anticiclico”)
3. Aumento dei requisiti di capitale per le cartolarizzazioni complesse, per le esposizioni nel trading book, per il rischio di controparte
4. Imposizione di un leverage ratio che non contempli la ponderazione per il rischio ma che comprenda le poste sotto la linea
5. Introduzione di due standard minimi di liquidità per il breve (LCR) e per medio termine (NSFR)
6. Innalzamento degli standard per il processo di controllo prudenziale (2° pilastro)
7. Miglioramento dell’informativa al pubblico (3° pilastro)
La risposta del comitato di Basilea alla crisi (Basilea III)
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AUMENTO DEL LIVELLO DI CAPITALE DI QUALITA’ ELEVATA
CALIBRAZIONE SCHEMA PATRIMONIALE
REQUISITI PATRIMONIALI E BUFFER (IN PERCENTUALE ATTIVITA' DI RISCHIO)
COMMON EQUITY (al netto delle deduzioni)
PATRIMONIO DI BASE
(TIER 1)
PATRIMONIO TOTALE
MINIMO 4,5 6 8
CAPITAL CONSERVATION
BUFFER2,5
MINIMO + CAPITAL CONSERVATION
BUFFER7 8,5 10,5
BUFFER ANTICICLICO 0-2,5
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Le grandi banche necessitano, a livello aggregato, di un ingente apporto di patrimonio addizionale per poter soddisfare i nuovi requisiti.
La maggior parte delle banche di dimensioni minori, particolarmente importanti per il finanziamento delle piccole e medie imprese, soddisfa già tali standard più elevati.
Regime Transitorio
applicazione graduale dei nuovi standard
Ciò contribuirà ad assicurare che il settore bancario sia in grado di rispettare coefficienti patrimoniali più elevati attraverso ragionevoli politiche di accantonamento degli utili e di aumenti di capitale, sostenendo in pari tempo il credito all’economia
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Regime Transitorio – I tempi
Coefficienti patrimoniali: dal 1° gen. 2013 aumenteranno ogni anno,fino a raggiungere il livello definitivo alla fine del 2018:dal 1° gen. 2013 il requisito minimo per il common equity sarà innalzato dal 2% al 3,5%; il requisito minimo per il patrimonio di base (tier 1) dal 4
al 4,5%.
Il 1° gen. 2014 le banche dovranno soddisfare un requisito del 4% per il common equity e del 5,5% per il tier 1. Il 1° gen. 2015 i requisiti minimi saranno elevati al 4,5% per il common equity e al 6% per il tier 1
Gli strumenti di capitale che non soddisfano i criteri per la computabilità nel common-equity tier 1 saranno esclusi a partire dal 1° gen. 2013gli aggiustamenti prudenziali saranno dedotti dal common equity per il 20% del loro valore dal 1° gen. 2014, per il 40% dal 1° gen. 2015, per il 60% dal 1° gen. 2016, per l’80% dal 1° gen. 2017 e per il 100% dal 1° gen. 2018
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Regime Transitorio – I tempi
Indice di leva finanziaria: monitoraggio dal 1° gen. 2011; sperimentazione dal 1° gen. 2013 al 1° gen. 2017; informativa al pubblico dal 1° gen. 2015 requisito minimo
di primo pilastro dal 1° gen. 2018.
Nuovo standard globale di liquidità:LCR dal 1° gen. 2015 (breve termine);NSFR dal 1° gen. 2018 (medio e lungo termine)-
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Il capitale dovrà crescere e strumenti di qualità inferiore dovranno essere sostituiti con strumenti patrimoniali più robusti e, dunque, più costosi.
Le banche italiane mostrano livelli medi di patrimonializzazione che sono meno elevati nel confronto internazionale.
Secondo calcoli preliminari, che tengono conto anche di stime della futura
capacità di reddito, le banche italiane saranno in grado di muovere verso livelli di patrimonio più elevati con gradualità, continuando ad assicurare il necessario sostegno alle imprese.
È necessario continuare a rafforzare le scorte di attività prontamente liquidabili. La gestione della liquidità risentirà anche della necessità di rifinanziamento delle passività in scadenza, in una fase in cui sarà
rilevante il ricorso al mercato da parte di emittenti sovrani e privati.
L’impatto sulle banche
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Le imprese che fanno maggiore affidamento sul credito bancario potrebbero subire maggiormente le
conseguenze di un irrigidimento delle politiche di offerta ed in particolare le imprese di minore dimensione, potenzialmente più esposte a eventuali inasprimenti nelle condizioni di offerta del credito in quanto, per la sostanziale assenza di canali di finanziamento alternativi al credito, dipendono dal credito bancario.
L’impatto sulle imprese
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3. 3.
Profili qualitativi: il contesto in Profili qualitativi: il contesto in
cui operano le cooperative italiane.cui operano le cooperative italiane.
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Agenda
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PRINCIPALI CARATTERISTICHEPRINCIPALI CARATTERISTICHE DELLE COOPERATIVE ITALIANE DELLE COOPERATIVE ITALIANE
Coincidenza tra soggetto economico e management Quota di mercato ridotta Indipendente Scarsa specializzazione del management Contatti personali tra la direzione e la manodopera Difficoltà all’accesso al credito, specie a m/l termine Scarso potere contrattuale verso i terzi in genere
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PERCHE’ LA COOPERATIVA E’ PERCHE’ LA COOPERATIVA E’ UN AMMORTIZZATORE?UN AMMORTIZZATORE?
Con il decentramento le grandi imprese hanno trasferito sulle piccole l’onere di effettuare gli investimenti necessari per realizzare le lavorazioni decentrate (trasformazioni di costi fissi in costi variabili).
Ammortizzatore del fabbisogno finanziario della grande impresa.
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LA GESTIONE FINANZIARIA NELLA LA GESTIONE FINANZIARIA NELLA COOPERATIVACOOPERATIVA
• Scarsa pianificazione delle fonti di finanziamento;• Scarsa considerazione del rapporto fonti-impieghi;• Eccessivo utilizzo dell’indebitamento (e, quindi, carenza di mezzi propri), soprattutto di breve periodo;• A causa delle elevata rischiosità, il sistema bancario tende
ad applicare alle stesse condizioni meno favorevoli rispetto a quelle di maggiori dimensioni. Ciò anche perché le COOPERATIVE hanno minori conoscenze e competenze in campo finanziario, che le porta a privilegiare (o addirittura a considerare soltanto) i finanziamenti bancari.
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IL CAPITALE DI RISCHIOIL CAPITALE DI RISCHIO
Lo sviluppo delle COOPERATIVE sembra dipendere dalla possibilità di aumentare il peso del capitale proprio all’interno della struttura finanziaria delle stesse.Negli ultimi tempi, si nota, tra l’altro, un cambiamento nell’ambito delle PMI, più disposte, rispetto al passato, a fare entrare nel capitale proprio terzi finanziatori, sia pure con una quota minoritaria).
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CICLO DI VITA DELLA COOPERATIVA E CICLO DI VITA DELLA COOPERATIVA E FONTI DI FINANZIAMENTOFONTI DI FINANZIAMENTO
STADIO
A) NASCITA (SEED FINANCING)
B) CRESCITA1 (START UP FINANCING)
C) CRESCITA2 (FIRST STAGE FINANCING)
D) SVILUPPO
E) MATURITÀ
F) DECLINO
FONTI DI FINANZIAMENTOA) RISORSE DELL’IMPRENDITORE
B) A + UTILI NON DISTRIBUITI
C) B+CREDITO BANCARIO A BREVE, LEASING, FINANZIAMENTI A M/L, SCONTO EFFETTI
D) C+MERCATO DELLE NUOVE EMISSIONI
E) TUTTE LE FONTI DISPONIBILI
F) LIQUIDAZIONE, FUSIONE O CESSIONE DELL’IMPRESA.
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Collegamento tra Basilea 3 e le cooperative italiane
I requisiti patrimoniali delle banche sono quantificati in funzione del rischio di credito associato alle singole operazioni creditizie.
Le nuove regole hanno pertanto riflesso sul processo di selezione, monitoraggio e di definizione del pricing del credito.
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Approccio qualitativo analisi dell’ambiente e delle
caratteristiche interne dell’impresa (analisi SWOT).
Attraverso l’analisi qualitativa si cerca di valutare il livello di variabilità dei risultati operativi prospettici e la capacità di questi ultimi di permettere un puntale rimborso dei debiti contratti (quota capitale + interessi). Spesso si procede utilizzando una griglia di valutazione, assegnando un punteggio da 1 a 5 ai vari fattori presi in considerazione. Alla fine si formula un giudizio di sintesi, tenendo conto anche dell’importanza relativa dei fattori suddetti.
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LE NUOVE REGOLE IMPOSTE DA LE NUOVE REGOLE IMPOSTE DA BASILEA 3 ALLE IMPRESEBASILEA 3 ALLE IMPRESE
L’Internal rating dovrà servire:
Nelle delibere di fido, nella fissazione dei limiti operativi e a supporto delle politiche di pricing dei crediti;
Per l’analisi dell’adeguatezza patrimoniale, della redditività e degli accantonamenti;
Per la reportistica agli amministratori e all’alta direzione a sostegno delle decisioni strategiche sull’attività operativa della banca.
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COSA SIGNIFICA BASILEA 3 PER LE COSA SIGNIFICA BASILEA 3 PER LE IMPRESE COOPERATIVEIMPRESE COOPERATIVE
• UNA MAGGIORE CAPITALIZZAZIONEUNA MAGGIORE CAPITALIZZAZIONE
• UNA MIGLIORE TRASPARENZA ED UNA MIGLIORE TRASPARENZA ED AFFIDABILITA’ DEI BILANCIAFFIDABILITA’ DEI BILANCI
• UNA MAGGIORE APERTURA AL MERCATO DEI UNA MAGGIORE APERTURA AL MERCATO DEI CAPITALICAPITALI
• UNA CRESCITA DIMENSIONALEUNA CRESCITA DIMENSIONALE
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UNA MAGGIORE UNA MAGGIORE CAPITALIZZAZIONECAPITALIZZAZIONE
Le procedure di rating evidenzieranno l’equilibrio patrimoniale
dell’impresa e la storica sottocapitalizzazione delle
COOPERATIVE che, rappresenta un grave punto di debolezza
del nostro sistema produttivo che viene penalizzato a causa di
un leverage eccessivo
Debiti finanziari/Mezzi propri
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UNA MIGLIORE TRASPARENZA ED UNA MIGLIORE TRASPARENZA ED AFFIDABILITA’ DEI BILANCIAFFIDABILITA’ DEI BILANCI
L’adozione di metodologie “oggettive” di valutazione del
credito determinerà un cambiamento delle relazioni banca-
impresa in quanto, l’accesso al credito sarà regolato da precisi
parametri di valutazione del bilancio aziendale, favorendo il
passaggio da rapporti fiduciari tra imprenditore e istituto
bancario, a rapporti banca impresa dove, la valutazione del
merito di credito si baserà sull’impiego automatico di
informazioni standardizzate e di indici oggettivi.
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LA BANCA VALUTERA’ SOLO DATI CERTI PROVENIENTI DA BILANCI APPROVATI
I bilanci di periodo, che riflettono situazioni contabili
relative ad un intervallo temporale di pochi mesi non
saranno oggetto di valutazione.
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UNA MAGGIORE APERTURA AL MERCATO DEI CAPITALIUNA MAGGIORE APERTURA AL MERCATO DEI CAPITALI
Le difficoltà che le PMI italiane incontreranno sul mercato del
credito, dovrà compensarsi con una maggiore facilità di
accesso al mercato dei capitali.
Occorre sviluppare e diffondere strumenti finanziari innovativi
adeguati alle esigenze finanziarie delle PMI (prestiti
partecipativi, cambiali finanziarie, ecc…)
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UNA CRESCITA DIMENSIONALEUNA CRESCITA DIMENSIONALE
La nuova regolamentazione bancaria è stata elaborata
come modello di riferimento al sistema finanziario e
imprenditoriale anglosassone dove, la dimensione
media delle imprese è sensibilmente più elevata del
nostro Paese.
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La valutazione della banca non si limiterà ai soli
requisiti oggettivi (rating quantitativo), ma si
estenderà anche al rating qualitativo.
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RATING QUALITATIVO
Mix di informazioni qualitative, andamenti congiunturali e previsioni di mercato per una valutazione d’impresa orientata al al futuro.La valutazione qualitativa si baserà sui seguenti elementi:1. Tipologia della clientela2. Grado di dipendenza da fornitori o clienti3. Percentuale di crescita del fatturato4. Precedente esperienza dell’imprenditore5. Immagine aziendale 6. Efficacia della localizzazione7. Titolo di proprietà dei locali dell’impresa
8. Evoluzione dell’impresa rispetto al passato9. Potenzialità finanziaria della proprietà10.Giudizio del gestore sul rapporto fiduciario
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Nuova visione del rischio di credito
Con l’introduzione di Basilea 3, le imprese dovranno impegnarsi per ridurre il rischio di impresa ossia dovranno cercare di migliorare il proprio rating, al fine di ridurre, nell’ottica della banca, la probabilità di insolvenza (PD);
Le garanzie reali e personali non consentono infatti di ridurre la probabilità di insolvenza ma permettono di ridurre il valore delle perdite in caso di insolvenza.
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Nuovo rapporto banca-impresa
Le imprese devono operare per minimizzare il costo del rischio (migliorare il rating) al fine di utilizzare dei coeff.di ponderazione più bassi;Le imprese sono invitate ad abbandonare la prassi del pluriaffidamento ma a privilegiare il rapporto con una o poche banche selezionate.
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Annullare le asimmetrie informative
Affinchè il rischio percepito dalla banca sia allineato al rischio effettivo d’impresa occorre che quest’ultima indirizzi verso la banca un complesso di informazioni aggiornate e veritiere circa la propria situazione economico-finanziaria e circa la capacità dell’impresa di rimanere competitiva nel proprio settore di attività.
Le analisi finanziarie vengono pertanto a svolgere un ruolo strategico anche per quanto concerne questo aspetto, sottolineando la necessità, da parte delle imprese, di investire risorse e tempo su tali attività di analisi.
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L’importanza dell’equilibrio finanziario
Affinchè una impresa possa essere considerata in equilibrio finanziario occorre che siano soddisfatte tutte o alcune delle seguenti caratteristiche:
1.Buon controllo delle entrate e uscite monetarie2.Struttura finanziaria coerente alla strategia seguita3.Buona dinamica del Capitale circolante4.Corretta relazione tra rendimento del capitale investito e costo
del capitale5.Buon rapporto tra Reddito operativo e Oneri finanziari6. Rapporto corretto tra valore economico dell’attivo e valore
delle passività7.Buona relazione tra flusso di cassa complessivo e sviluppo
aziendale8.Presenza di una struttura finanziaria che permette di
massimizzare il valore dell’impresa.
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Roma, 20 giugno 2011PROF. MASSIMO
FERRACCI
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Roma, 20 giugno 2011PROF. MASSIMO
FERRACCI
Insieme Insieme
nel nel
mondomondo
Grazie per l’attenzione
Il paradigma delle nuove relazioni banca-impresa cooperativa:
coniugare la grande tradizione delle aziende, il Made in/by Italy e l’inventiva dei nostri imprenditori con lo sviluppo
dei nuovi processi integrativi attraverso la STRATEGIA D’IMPRESA
Prof. Massimo Ferracci