rivista di cultura classica e medievale

156
RIVISTA DI CULTURA CLASSICA E MEDIOEVALE Anno XLIV · numero 2 · luglio-dicembre 2002 FONDATA DA ETTORE PARATORE · CIRO GIANNELLI · GUSTAVO VINAY DIRETTORE GIAMPIETRO MARCONI ISTITUTI EDITORIALI E POLIGRAFICI INTERNAZIONALI ® PISA · ROMA

Upload: settemontierma1

Post on 04-Oct-2015

300 views

Category:

Documents


3 download

DESCRIPTION

.

TRANSCRIPT

  • RIVISTA DI CULTURACLASSICA E MEDIOEVALE

    Anno XLIV numero 2 luglio-dicembre 2002

    FONDATA DA

    ETTORE PARATORE CIRO GIANNELLI GUSTAVO VINAY

    DIRETTORE

    GIAMPIETRO MARCONI

    ISTITUTI EDITORIALI E POLIGRAFICI INTERNAZIONALI

    PISA ROMA

  • RIVISTA DI CULTURA CLASSICA E MEDIOEVALEPubblicazione Semestrale

    Fondata daETTORE PARATORE CIRO GIANNELLI GUSTAVO VINAY

    DirettoreGIAMPIETRO MARCONI

    RedazioneLia Coronati Paolo Garbini

    Comitato dei consulentiFilippo Cancelli (Tor Vergata, Roma), Pierre Carlier (Paris X, Nanterre), Giovannella Cresci(Venezia), Vincenzo Di Benedetto (Pisa), Pat E. Easterling (Cambridge), Domenico Fa-sciano (Montral), Cesare Letta (Pisa), Bruno Luiselli (La Sapienza), Domenico Musti(La Sapienza, Roma), Roberto Mercuri (La Sapienza, Roma), Bruna Marilena PalumboStracca (La Sapienza, Roma), Karl Reichl (Bonn), Riccardo Scarcia (Tor Vergata, Roma),

    Heikki Solin (Helsinki)

    Anno XLIV numero 2 luglio-dicembre 2002

    Direzione

    Via Palestro, 78 00185 Roma: a questo indirizzovanno inviati i dattiloscritti.

    Direzione editoriale

    ISTITUTI EDITORIALI E POLIGRAFICI INTERNAZIONALIVia Ruggero Bonghi 11/b (Colle Oppio) 00184 Roma

    E_mail [email protected]

    Abbonamenti e acquisti

    ISTITUTI EDITORIALI E POLIGRAFICI INTERNAZIONALIVia Giosu Carducci 60 56010 Ghezzano La Fontina (Pisa)

    Casella postale n. 1, Succursale n. 8, I 56123 PisaTel. **39 050 878066 (5 linee r.a.), Fax **39 050 878732

    E_mail [email protected]

    Condizioni di abbonamento annuo

    Italia: 120 (privati) 150 (enti) Estero (abroad): $ USA 280 (individuals) $ USA 350 (institutions)

    I pagamenti possono essere effettuati tramite versamento su c.c.p. n. 13137567o tramite carta di credito (Visa, Eurocard, Mastercard, American Express, Carta Si)

    indirizzato a Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali

    Autorizzazione del Tribunale di Pisa n. 35 del 28-12-1991Direttore responsabile: Fabrizio Serra

  • La Casa Editrice garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilit dirichiederne la rettifica o la cancellazione previa comunicazione alla medesima. Le informazioni

    custodite dalla Casa Editrice verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati nuove proposte(L. 675/96).

    Sono rigorosamente vietati la riproduzione, la traduzione, ladattamento, anche parziale o perestratti, per qualsiasi uso e con qualsiasi mezzo effettuati, compresi la copia fotostatica, il microfilm,

    la memorizzazione elettronica, ecc., senza la preventiva autorizzazione scritta degliIstituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa Roma.

    Ogni abuso sar perseguito a norma di legge.

    Propriet riservata All rights reserved

    Copyrights 2002 byIstituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, Pisa Roma

    http://www.iepi.it

    Stampato in Italia Printed in Italy

    ISSN 0035-6085

  • INDICE

    SAGGI pag.

    MARIA PIERA NAPPI, Note sulluso di A nellIliade 211MICHELA LOMBARDI, Le vie della conoscenza in Aisch. Ag. 1366-1371E e

    Soph. Trach. 141-177; 588-593 237LUIGI BRUSCHI, Ares, la notte e il giorno: Soph. Ot. 198-9 243HLNE PERDICOYIANNI-PALOLOGOU, The vocabulary of Kinship in Euripide 253RUBN FLORIO, Peristephanon: muerte cristiana, muerte heroica 269GABRIELE MURESU, Le corone della vera sapienza (Paradiso X) 281

    NOTE E DISCUSSIONI

    STENO VAZZANA, Il carme 64 di Catullo tradotto in versi italiani 325GIANFRANCO MOSCONI, Aetna 435: sulphure non solum sed obesa et alumine

    terra est? (a proposito dellallume delle Lipari) 337

    RECENSIONI

    PAOLO MAZZOCCHINI, Forme e significati nella narrazione bellica nelleposvirgiliano (Giampietro Marconi) 359

    SILVIA MARCUCCI, La scuola tra XIII e XV secolo. Figure esemplari di maestri(Giampietro Marconi) 360

    ELENA MALASPINA, Il liber epistolarum della cancelleria austrasica (sec. V-VI)(Giampietro Marconi) 362

    LIBRI

    H. STEPHANUS, Thesaurus Graecae linguae (Giampietro Marconi) 365FORCELLINI, Lexicon Totius Latinitatis (Giampietro Marconi) 365

  • SOMMARIO DELLANNATA 2002

    SAGGI pag.

    LUIGI BRUSCHI, Ares, la notte e il giorno: Soph. Ot. 198-9 243GIOVANNELLA CRESCI MARRONE, La cena dei dodici di 25RUBN FLORIO, Peristephanon: muerte cristiana, muerte heroica 269CESARE LETTA, Il culto pubblico dei Lares Augusti e del Genius Augusti in una

    dedica metrica da Acerrae 35RODNEY J. LOKAY, Manzoni, lettore di Dante in chiave comica 89MICHELA LOMBARDI, Le vie della conoscenza in Aisch. Ag. 1366-1371 E Soph.

    Trach. 141-177; 588-593 237GABRIELE MURESU, Le corone della vera sapienza (Paradiso X) 281DOMENICO MUSTI, Un ottativo dimenticato (Platone, Lettera VIII, 356 a) 7MARIA PIERA NAPPI, Note sulluso di A nellIliade 211ALESSANDRO PAGLIARA, Ignifluisque gemit Lipare fumosa cavernis. Mito, ar-

    cheologia e storia in una colonia greca di Sicilia 45HLNE PERDICOYIANNI-PALOLOGOU, The vocabulary of Kinship in Euripideus 253ANTONIO ROSSINI, Rane e formiche nella Commedia: la leggenda di due antichi

    popoli fra tradizione ovidiana, mediazione patristica ed intertestualit dan-tesca 81

    NOTE E DISCUSSIONI

    GIORGIO BRUGNOLI, Nota a Manzoni, Il Natale, vv. 71-91 163ALESSANDRO PARDINI, Alle radici di una Vulgata filologica sul testo di Pind. Ol.

    2,77 153GIANFRANCO MOSCONI, Aetna 435: sulphure non solum sed obesa et alumine

    terra est? (a proposito dellallume della Lipari) 337STENO VAZZANA, Il carme 64 di Catullo tradotto in versi italiani 325

    RECENSIONI

    ULRICO AGNATI, Ingenuitas (Orazio, Petronio, Marziale e Gaio) (GiampietroMarconi) 174

    DOMENICO LASSANDRO, Sacratissimus Imperator. Limmagine del princepsnelloratoria tardantica (Giampietro Marconi) 176

    ELENA MALASPINA, Il liber epistolarum della cancelleria austrasica (sec. V-VI)(Giampietro Marconi) 362

    SILVIA MARCUCCI, La scuola tra XIII e XV secolo. Figure esemplari di maestri(Giampietro Marconi) 360

    PAOLO MAZZOCCHINI, Forme e significati nella narrazione bellica nellepos vir-giliano (Giampietro Marconi) 359

    CARMELO SALEMME, Introduzione agli Astronomica di Manilio (FabrizioComparelli) 171

  • LIBRI

    DIETER FLACH, Marcus Terentius Varro: Gesprche ber die Landwirtschaft(Giampietro Marconi) 179

    AIMIIOC EM. MAYOYAHEC, A A: O " $ %& ' ' ( * +* , (Giampietro Mar-coni) 179

    H. STEPHANUS, Thesaurus Graecae linguae (Giampietro Marconi) 365FORCELLINI, Lexicon Totius Latinitatis (Giampietro Marconi) 365

  • SAGGI

  • Rivista di Cultura Classica e Medioevale - n. 2 - 2002

    MARIA PIERA NAPPI

    NOTE SULLUSO DI A NELLILIADE

    1. In un articolo sul duale del 1916 leminente filologo e linguista franceseAntoine Meillet cominciava con queste parole: La manire singulire dont estemploy le duel est un des traits qui caractrisent la langue homrique1. Chivoglia prendere in esame il problema delluso del duale nellepopea omerica nonpu prescindere dalla spinosa questione relativa alla forma duale A, la cuiinterpretazione stata spesso oggetto di discussione negli studi di filologia omeri-ca dellultimo secolo. A, infatti, costituisce un caso unico e atipico dimpiegodi questa categoria grammaticale. Si cercher di chiarire lo status quaestionis pren-dendo in esame i passi pi problematici in cui questa forma occorre, al fine dimostrare la difficolt di stabilire un significato rigoroso e univoco di A e,quindi, di tentare di spiegarne le ragioni.

    Secondo linterpretatio communis la forma A indica nellIliade i due Aiaci. noto che nella tradizione epica esistono due eroi con questo nome. Uno, il grandeAiace, figlio di Telamone e comanda gli uomini di Salamina2. Laltro, figlio diOileo, il capo dei Locresi3.

    In effetti, nella redazione definitiva dellIliade, quella a noi giunta, quando siparla di A evidente, nella maggior parte dei casi in cui tale forma attestata,che il poeta ionico intendesse e volesse indicare Aiace Telamonio e Aiace Oileo. Cisono tuttavia alcuni passi in cui questa interpretazione non perspicua e sembraforzare il testo omerico. Il merito di aver rilevato questa anomalia risale a J. Wacker-nagel4, che per primo5 si accorse, nel 1877, che in diversi passi dellIliade il duale

    1 A. MEILLET, Lemploi du duel chez Homre et llimination du duel, Mmoires de la Socit de lingui-stique de Paris 1922, pp. 145-65.

    2 Cf. O. ROSSBACH - J. TOEPFFER, s.v. Aias 3, in RE I (1894), coll. 930-6.3 Cf. O. ROSSBACH - J. TOEPFFER, s.v. Aias 4, in RE I (1894), coll. 936-9.4 J. WACKERNAGEL, Zum homerischen Dual, Zeitschrift fr vergleichende Sprachforschung 1877,

    pp. 302-10. Larticolo stato poi ripreso nei suoi Kleine Schriften, Gttingen 1953, pp. 538-46.5 Negli scolii non si ha alcuna traccia della coscienza di un duplice significato della forma A e

    della questione relativa al duale inclusivo; sembra che gli antichi scoliasti abbiano inteso con Asempre e comunque A, che per loro erano i due Aiaci, cio Aiace Telamonio e Aiace Oileo. Ilcommento allIliade di Eustazio presenta invece qualche contraddizione interpretativa: infatti a propo-sito di XII, 342 ss. (III, 909.30) Eustazio intende con A Teucro e Aiace Telamonio, ma altrove

  • 212 Maria Piera Nappi

    A non poteva designare i due Aiaci. Attraverso una minuziosa e articolata ana-lisi corredata di esempi tratti da altre lingue indoeuropee, egli giunse quindi a soste-nere che il significato originario di A era un altro: negli strati pi antichi del-lIliade lespressione doveva indicare piuttosto Aiace Telamonio e suo fratello Teu-cro6. Si tratta infatti, secondo la definizione di J. Wackernagel, di un duale ellittico,che pi propriamente potremmo definire inclusivo. Questo tipo di duale, che scom-parve prestissimo in greco, era impiegato originariamente per indicare due nozionio oggetti intimamente legati; dei due elementi unificati nella forma duale solo unoprendeva la desinenza del duale, mentre laltro era ellitticamente incluso nella signi-ficazione. Nel caso di A, che doveva appunto indicare la coppia di fratelli, ilnome delluno, Aiace, alla forma duale, poteva designare luno e laltro dei fratelli.

    Wackernagel aveva addotto diversi esempi mutuati soprattutto dal latino e dal

    sembra propendere per linterpretazione tradizionale (cfr. III, 933.60: - T( / 0 $ A;III, 934 ss.: 2 A $ T( ,3). Questo dimostra che molto probabilmente i passi in cui siparla di A gi nellantichit avevano potuto generare confusione.

    6 Per quanto riguarda i legami di parentela tra Aiace Telamonio e Teucro ci limiteremo ad accenna-re ai passi omerici che vi fanno riferimento. I due eroi sono spesso indicati con il termine (cfr. Il. VIII, 330 e XV, 436, 466). Che Teucro sia figlio di Telamone un dato indiscutibile: nellIliade definito esplicitamente 45 T6 figlio di Telamone (Il. XIII, 177; XVII, 293) e il suo nome accompaganto dallepiteto T, (Il. VIII, 281; XIII, 170; XV, 462). C un verso che ha spessoattirato lattenzione dei filologi: in VIII, 284 Agamennone ricorda che Telamone il padre di Teucro elha allevato seppure bastardo ( 57 85), espressione che fa allusione al fatto che la madredi Teucro, Esione, era una prigioniera straniera, figlia del re troiano Laomedonte (cfr. lo scolio ABD aIl. VIII, 284, che spiega le parole di Agamennone con la leggenda di Esione). I dettagli relativi a questaleggenda si trovano nelle fonti postomeriche (cfr. Apd. II, 6, 4; III, 12, 7; Anth. Pal. XV, 9; Arist. Rh. III,15, 1416b; Hyg. Fab. 89; Isoc. Nicocl., 42; Soph. Ai., vv. 1226-31 e vv. 1302 ss.; Xen. Cyn. I, 9). Il versoVIII, 284 era stato gi atetizzato dagli Alessandrini (schol. A a Il. VIII, 284), che lo trovavano pocoappropriato alla situazione. Sono due i luoghi dellIliade che presentano i due eroi strettamente con-giunti, al punto che potrebbero essere nati dallo stesso padre e dalla stessa madre. In XII, 371, versomolto controverso, Teucro definito $ 9 in relazione ad Aiace. I problemi sonolegati allinterpretazione del termine che secondo alcuni indica una fratellanza uterina; peraltri, tra cui P. Chantraine e M. Lejeune (P. CHANTRAINE, Note sur lemploi homrique de , BSL1960, pp. 27-31; M. LEJEUNE, Hittite Kati, grec ,BSL 1960, pp. 20-6) il termine un equivalentepoetico di :;5 e pu indicare, in Omero, il fratello e il cugino germano per parte di padre: un vecchio nome di parentela appartenente al fondo non ionico della lingua epica ed indica unideadi discendenza maschile legittima e riconosciuta, per cui i possono essere anche cugini. Adifferenza di :;5, che designa il fratello in un senso pi stretto, di solito il fratello uterino, natodallo stesso padre e dalla stessa madre, ammette quindi un impiego pi ampio (cfr. Il. III,333, in cui Paride indossa la corazza di suo fratello - Licaone, figlio di Priamo e di Laote equindi fratellastro di Paride; XX, 419, in cui Ettore scorge Polidoro, suo , ma anche lui figliodi Laote; XV, 445, in cui Ettore si rivolge a suo Melanippo, che in realt suo cuginogermano per parte di padre). Questa sarebbe la ragione dellaggiunta di 9 che specifica che oltread appartenere alla stessa stirpe per parte di padre, Aiace e Teucro sono fratelli, e non cugini; bisognertradurre, quindi, suo fratello germano, nato dallo stesso padre (la stessa espressione $9 si trova anche in Il. XI, 257 a proposito di Ifidamante e Coone, figli di Antenore). Ma selespressione $ 9 non autorizza a ritenere Aiace e Teucro due fratelli pienamentelegittimi, il verso XV, 439 decisamente pi chiaro: Aiace, rivolgendosi a Teucro, parla dei nostrigenitori ; 0. Lo scolio T a XV, 439 annotava: Secondo Omero Teucro non un bastardo dice anche ? :;5).

  • Note sulluso di A nell Iliade 213

    sanscrito per corroborare la sua interpretazione di A come Aiace e suo fra-tello Teucro; in particolare7:

    Castores o Polluces, luno e laltro indicanti Castore e Polluce8; Cereres, per Cerere e Persefone9; dy+va , i due cieli, che indica il cielo e la terra10A questi esempi di duale inclusivo citati da Wackernagel possiamo aggiungerne

    altri: in latino Romuli, per Romolo e Remo11; in sanscrito Mitr+, i due Mitra,indica Mitra e Varun a12; us+sa il giorno e la notte. Nellepopea indiana delMahabharata la forma duale Krs nau spesso (pi di ottanta volte) impiegata conriferimento ai due Krsn a, cio la divinit Kr sn a e il suo amico mortale Arjuna,quando agiscono insieme13. Particolarmente interessanti sono le due forme pit+raue mat+ra u, letteralmente i due padri e le due madri, indicanti entrambi il padree la madre, cio la coppia di genitori. Le ritroviamo in una lingua germanica, ilvecchio islandese, nelle forme fegar e mgur, che sono per forme plurali eindicano, rispettivamente: il padre e il figlio e la madre e la figlia. Un esempiodi plurale di questo tipo si trova anche in Teocrito: in Id. XV, 141 utilizzato per Deucalione e Pirra.

    Nei poemi omerici unaltra testimonianza di duale inclusivo del tipo A statariconosciuta nella forma M14, che dovrebbe quindi designare i due Molioni, cioMolione e suo fratello, figli di Attore15. In realt il significato di tale termine rimaneoscuro e linterpretazione che ne fa un duale inclusivo stata spesso contestata. Di fronteallimpossibilit di disporre coerentemente tutti i dati relativi a questa forma di duale16,

    7 Per quanto riguarda gli esempi dal latino, naturalmente essi sono al plurale perch il duale nonesisteva in questa lingua. Nel corso dellanalisi avremo modo di approfondire questo discorso relativoal passaggio dal duale al plurale, che un fenomeno proprio a tutte le lingue indeuropee per lintrinse-ca tendenza alla semplificazione della flessione.

    8 Verg. G. 3, 89; Tert. Apol. 22.12 (phantasmata Castorum). Cfr. anche IG V 1, 1569 p. XXI, dove silegge Castori et Polluci.

    9 CIL 10 1585: sacerdos Cererum.10 Questa forma fu aggiunta in seguito da Wackernagel come ulteriore esempio alla sua ipotesi: si

    veda J. WACKERNAGEL, Altindische Grammatik II 1, Gttingen 1905, p. 150 ss.11 Tert. De Corona 12; Plin. N.H. 34, 23.12 Cf. E. SCHWYZER, Griechische Grammatik II, Munich 19663, p. 50.13 R.J. EDGEWORTH & C. MAYRHOFER, The two Ajaxes and the two Krsnas, AK 1987, pp. 186-188.14 Gli unici riferimenti ai M (Il. XI, vv. 709 e 750) sono fatti da Nestore, in discorsi in cui il

    saggio eroe ricorda nostalgicamente il suo passato: i due eroi designati con il termine M sonodunque eroi appartenenti ad unepoca precedente; essi non compaiono come combattenti nella guerradi Troia, cui prendono parte invece i loro figli, Anfimaco e Talpio (II, 621; XIII, 185), alla testa delcontingente degli Epei.

    15 Cfr. Il. II, 621; XI, 750; XIII, 185 e XXIII, 638 ss.16 Il verso che ha suscitato maggiori perplessit XI, 750: A M. Gli antichi mitografi

    hanno voluto vedere in M un matronimico derivato dal nome della madre, M5, ma la deriva-zione linguisticamente impossibile ed inoltre i matronimici sono estranei alla tradizione omerica.NellIliade non fatta menzione della madre dei Molioni, ma essa compare spesso nella tradizionepostomerica. Ibico, per esempio, parla dei due fratelli come dei M5 (fr. 16 Page). La tradi-zione postomerica, inoltre, conosce anche il matronimico M (cfr. schol. a XXIII, 638-42) accan-to al pi raro A. Il verso 750 non pu quindi indicare i due figli di Attore e Molione. Mpotrebbe invece derivare da M5, che figura nellIliade come padre di Merione (Il. X, 269; XIII, 249),e si spiegherebbe per la necessit di sottolineare la filiazione umana dei Molioni, nati da Poseidone eMolione, indicando la loro discendenza anche per parte di madre (Molo infatti considerato padre diMolione: schol. a XI, 750). Tuttavia la presenza di due patronimici in uno stesso verso improbabile ed

  • 214 Maria Piera Nappi

    sembra legittimo considerare A lunico duale inclusivo conservato nellIlia-de.

    La tesi di Wackernagel sul duale inclusivo A ha suscitato reazioni diverse.Se alcuni studiosi17 ne sono stati favorevolmente persuasi e vi hanno aderito conentusiasmo, altri18 lhanno rifiutata e considerata assolutamente infondata. Il con-fronto con le altre lingue indoeuropee permette di appurare lesistenza di questotipo di duale inclusivo, ma converr interrogarsi sulla validit di questa tesi inrelazione agli specifici passi omerici in cui la forma A attestata. Che essi, nelloro insieme, presentino numerose incoerenze e difficolt un dato incontroverti-bile; questo, tuttavia, non pu precludere il tentativo di chiarire i luoghi pi di-scussi e di darne la spiegazione pi coerente possibile. Nella redazione definitivadellIliade A significa nella maggior parte dei casi i due Aiaci, cio AiaceTelamonio e Aiace Oileo; tuttavia questo significato recente non ha cancellatodovunque quello originario: i due Aiaci, cio Aiace e suo fratello Teucro, le cuitracce si trovano in particolare in due passi dellIliade: IV, 223 ss. e XIII, 170 ss.

    Il. IV, 223 ss. sembra essere estremamente chiaro per la nostra interpretazione.Si tratta della nota scena dellepipolesis (vv. 220-41). Agamennone passa in rasse-

    inoltre i nomi in , vanno distinti dai nomi in , con . A questo secondo gruppoappartengono normalmente i patronimici, tra cui anche A che nellIliade indica appunto i figlidi Attore, gli Attoridi. Al primo gruppo, invece, costituito generalmente da antroponimi, va fatto risalireM (per questa distinzione si veda larticolo di J. RUIJGH, Sur le nom de Posidon et sur les noms en , , REG 1967, pp. 6-16). Bisogna quindi escludere che M sia un patronimico eammettere che si tratti piuttosto di un antroponimo. A questo punto le possibilit sono due:

    a) M un nome collettivo, un appellativo per i due gemelli Cteato e Eurito, esattamente comein latino la forma plurale Quirini, che ha origine da Quirinus, epiteto dato a Romolo dopo la suaapoteosi, designa Romulus e Remus (Juv. Sat. 11, 105). In questo caso si tratterebbe di un sempliceduale utilizzato per designare la coppia di fratelli e per sottolineare lo stretto legame di parentela cheesiste tra loro in quanto gemelli (, XXIII, 641: gli scolii ai vv. 638-41 li considerano comegemelli siamesi: ;0. Cfr. Hes. Cat., frr. 17-18 M.-W. e Ibyc. fr. 285 Page: C; ');

    b) M un duale inclusivo, che indica dunque Molione e suo fratello. NellIliade vi un eroetroiano di nome Molione (XI, 322), scudiero di Timbreo, ma difficile pensare che vi possano esseredei rapporti tra questo eroe e i due eroi indicati con il duale M. Sappiamo che M attestatoforse in miceneo nella forma M (PY Cn 1287, 9), ma anche questo dato risulta di difficile inter-pretazione. LIliade ci dice che i Molioni sono figli di Attore e, nello stesso tempo, che Cteato e Euritosono i figli di Attore (II, 621 e XIII, 185), cosa che sembrerebbe indicare che nessuno dei M sichiamasse Molione. Tuttavia, secondo alcuni studiosi, non si pu escludere che Attore potesse averealtri figli, oltre a Cteato e Eurito, e tra questi Molione e suo fratello. La situazione si complica se siconsidera che Attore menzionato anche come padre di Menezio (Il. XI, 785 e XVI, 14).

    17 P. CHANTRAINE ritiene che lipotesi di Wackernagel ne saurait concerner que la prhistoire delpope, in Grammaire Homrique II, Paris 1958, p. 29; A. DEBRUNNER adotta questa interpretazionenella sua sintassi del greco, Griechische Grammatik II, Mnchen 1950, p. 50, facendo osservare che ilsolo caso in cui A designa i due Aiaci si trova al canto X, 228, generalmente considerato pirecente. Tra i sostenitori di Wackernagel vi sono anche M. DURANTE, Preistoria della tradizione poeticagreca I, Roma 1971, pp. 115-6; R. MERKELBACH, A, Glotta 1960, pp. 268-27; D. PAGE, History andthe Homeric Iliad, Berkeley e Los Angeles 1959, pp. 232-5, che ha ripreso con rinnovato interessequestipotesi argomentandola con estrema chiarezza e lucidit e G. P. SHIPP, Studies in the language ofHomer, Cambridge 1953, pp. 93 ss.; P. WATHELET, Les traits oliens dans la langue de lpope grecque, Roma1970, pp. 330-4.

    18 J. E. KARNEZIS, Homeric Problems, Athens 1980; S. STAGAKIS, The Aiantes who are they, in Studies inthe Homeric Society, Historia 1975, pp. 24-40.

  • Note sulluso di A nell Iliade 215

    gna le sue truppe, disposte sulla linea di combattimento, per incitarle alla battagliae, dopo aver rivolto il suo incoraggiamento ad Idomeneo, capo dei Cretesi, arrivadavanti agli Aiaci (v. 273)19. Essi sono accompagnati da file di fanti armati discudi e di lance (E $ & ;0, v. 282) ed il re, contento di veder-li, si rivolge loro in questi termini: Aiaci, condottieri dArgivi chitoni di bronzo(A, A F? ,, v. 285). Sembra legittimo pensare che quiil duale A sia impiegato nel suo senso originario, cio Aiace e suo fratello,secondo luso attestato in indoeuropeo. Infatti i due Aiaci non sono i comandanticongiunti di ununica armata; anzi, il contingente regolare dei Salamini si distin-gue nettamente da quello irregolare dei Locresi ed molto pi probabile quindiche sia Teucro, privo di un contingente proprio, ad affiancare Aiace alla testa degliArgivi chitoni di bronzo. Come noto in particolare da XIII, 701 ss., la truppadei Locresi, comandanta da Aiace Oileo, combatte da lontano senza lance, nscudi e non armata di chitoni di bronzo, armi di cui invece sono provvisti icombattenti che, nel passo citato, si trovano agli ordini dei due Aiaci20. Questacaratterizzazione dei Locresi non smentita dallunico altro passo in cui si parla diloro nel poema: in II, 527-35 larmatura leggera del loro capo Aiace Oileo(7,3) si accorda perfettamente con le caratteristiche di fanteria leggera chesono loro attribuite in XIII, 712-21. Si pu immaginare, inoltre, che quando in III,79 si accenna alla presenza di arcieri nel contingente greco si faccia riferimentoanche ai Locresi: il termine impiegato 83EG tendevano larco, mentredi solito lepiteto che accompagna costantemente gli Achei 21. Sem-bra quindi difficile pensare che lespressione A F? , possariferirsi allinsieme di Locresi e di Salamini.

    A tutto questo va aggiunto che, se si considerassero i due Aiaci una coppiaunita come : di un contingente armato, il passo discorderebbe con il principioenunciato da Nestore per una migliore organizzazione tattica dellesercito sul cam-po di battaglia; il saggio aveva infatti suggerito ad Agamennone (II, 362) di divi-dere i guerrieri per ;( e ;H, rendendo pertanto impossibile lipotesi di ununico contingente comprendente Salamini e Locresi22.

    Laltro passo dellIliade che conserva traccia di questuso originario del duale XIII, vv. 170 ss. Aiace e Teucro stanno combattendo luno accanto allaltro. Teucro,con laiuto di Aiace, uccide il troiano Imbrio e si avventa sul suo cadavere per

    19 Si noti che qui e al verso 280 la forma usata un dativo plurale e non un duale: ACE. Viritorneremo con maggiore chiarezza nel seguito della trattazione.

    20 Karnezis, op. cit., ritiene che il confronto tra i due passi non sia valido, perch vi si raccontanoavvenimenti appartenenti a due giorni diversi, rispettivamente il ventiduesimo, che ha luogo vicino allemura di Troia, e il ventiseiesimo, che ha luogo nellala destra del campo acheo. Pi verosimile, macomunque improbabile, sembra lipotesi di Stagakis, art. cit., p. 37, che risolve il problema sostenendoche in realt non sussiste alcuna contraddizione tra i due passi se ammettiamo che quando il poetaparla di 5, al canto XIII, non debba necessariamente fare riferimento allintero reparto dei Locre-si ma possa piuttosto riferirsi a una parte del contingente locrese, quella armata di archi e frecce.

    21 Lepiteto compare in Il. I, 371; II, 47, 163, 187, 437; III, 127, 131, 251; IV, 199; VI, 454; VII, 275,444; VIII, 71; X, 136, 287, 367; XII, 352; XIII, 272; XV, 56; XVII, 414; XVIII, 105; XXIII, 575; XXIV,225.

    22 Il passo molto probabilmente uninterpolazione funzionale allintroduzione del Catalogo dellenavi. Sembra inoltre importante notare che nel testo la parola impiegata ;( popolo e non ;?stirpe.

  • 216 Maria Piera Nappi

    spogliarlo delle armi, ma Ettore sopraggiunge scagliando su di lui la sua lancia.Aiace accorre per respingere leroe troiano e, a questo punto, i due Aiaci (Avv. 197 e 201), ardenti di forza focosa, si impadroniscono del corpo di Imbrio e losollevano per spogliarlo delle sue armi. Interviene, allora, Aiace Oileo (v. 203) cheoltraggia il cadavere del Troiano: il capo dal molle collo / tronc lOileo [] / elo lanci come palla a rotolar fra la folla (vv. 202-4). Se si guarda con attenzionelepisodio, non si pu fare a meno di interrogarsi sulla presenza di Aiace Oileo; difficile spiegare e comprendere perch si lanci sul corpo di Imbrio visto che non stato lui ad ucciderlo23.

    Inoltre, sappiamo che a partire dal canto XII, vv. 364 ss., Aiace e Teucro vannoa combattere contro i Lici, mentre lOileo e Licomede restano in una parte diffe-rente del campo di battaglia. La presenza di Aiace Oileo pertanto assolutamenteincongrua e abrupta: essa ha leffetto di scardinare la coerenza narrativa del passo,risultando del tutto inopportuna. Bisogna restituire allA dei vv. 197 e 201 ilsuo senso originario: ad esser coinvolti nelluccisione di Imbrio sono Aiace Tela-monio e Teucro e loro due solo. Naturalmente lintrusione di Aiace Oileo al v. 203si spiega con linterpretazione che lultimo poeta diede di A: per lui, che noncomprendeva pi questa forma antichissima di duale inclusivo, A doveva in-dicare i due eroi designati con il nome di Aiace, cio Aiace Telamonio e AiaceOileo, e quindi, nella sua prospettiva, lintervento di Aiace Oileo al v. 203 non eraassolutamente fuori posto.

    Ai vv. 43 ss. deve essere stata la stessa logica a spingere il poeta a introdurreAiace Oileo (v. 66) al fianco del Telamonio. Sembra del tutto verosimile che aiversi precedenti Poseidone si sia rivolto invece ad Aiace e a Teucro. Il dio, assuntolaspetto e la voce di Calcante (v. 45), si rivolge infatti ai due Aiaci, chiamati incausa in qualit di campioni della resistenza achea. Le sue parole sono un incita-mento al coraggio e al valore e sono accompagnate da un gesto simbolico con cuiPoseidone infonde nelle membra dei due eroi una nuova e incontenibile energia.In questo caso valgono le stesse osservazioni fatte a proposito dei vv. 170 ss. Infat-ti, stando ai fatti raccontati al canto XII, Aiace Telamonio e Teucro sono accorsi inaiuto di Menesteo per arginare lattacco dei principi lici, allontanandosi da AiaceOileo e Licomede, e in XII, 400 Aiace e Teucro sono ancora insieme. Quindi, ameno che il ricongiungimento di Aiace Oileo e di Aiace Telamonio non sia avvenu-to ex silentio, ipotesi spesso avanzata24 o che, addirittura, questi versi si riferiscanoal momento stesso in cui i due eroi si riavvicinano, non abbiamo nessun indizio

    23 I passi iliadici che hanno a che fare con il trattamento riservato al cadavere del nemico mostranoche non c una pratica uniforme che permetta di stabilire chi abbia il diritto di impossessarsi dei benidel nemico ucciso, ma qui sembrano particolarmente chiare le intenzioni di Teucro e lintervento diAiace Oileo non si giustifica. Un confronto con il canto XVI, in cui Patroclo uccide Sarpedone (vv. 482ss.) sembra interessante. Patroclo si rivolge agli Aiaci esortandoli alla lotta ed esplicitando le sue inten-zioni: impadronirsi del cadavere del nemico e delle sue armi (vv. 558-61). Inizia cos una lunga lottaintono al cadavere di Sarpedone, che si conclude con la vittoria degli Achei, che strappano dalle spalledi Sarpedone le sue armi scintillanti; ma Patroclo che le prende e le d ai suoi compagni perch leportino alle navi. Il suo coinvolgimento nellazione quindi messo particolarmente in rilievo nel testo,come del resto lo dimostra il v. 800 del canto XXIII: I ?, K E :I armidi Sarpedone che Patroclo spogli.

    24 Stagakis, art. cit., p. 29 ss., afferma che si tratta di un fenomeno attestato anche altrove nellIliade,e cita come esempi una serie di passi poco probanti: XIII, 91, 125, 155, 164, 311, 326, 396, 402, 476.

  • Note sulluso di A nell Iliade 217

    che permetta di giustificare la presenza di Aiace Oileo al v. 66. Si tratta, ancora unavolta, di unincongruenza prodotta dallincomprensione dellantico significato del-la forma duale A: il v. XIII, 66 va dunque considerato uninterpolazione do-vuta allerronea e fuorviante interpretazione data allA dei versi precedenti25,che spinse il poeta ad introdurre poi esplicitamente Teucro al v. 92.

    Un passo mostra esplicitamente come il termine A abbia contribuito acreare confusione negli aedi che si succedettero nella trasmissione dellIliade. InXVII, 717-21 Aiace mette in pratica il piano di Menelao e ne ordina lesecuzione:mentre Menelao e Merione recupereranno il cadavere di Patroclo e lo metterannoin salvo, lui e il suo omonimo compagno darmi terranno alla larga i Troiani (vv.719-21):

    6 57 T $ NE O,

  • 218 Maria Piera Nappi

    ritenuto insensibile a comandi o esortazioni; in secondo luogo perch Teucro vifigura in qualit di 4? di Aiace e, soprattutto, esso era atetizzato perch siritenevano superflue le indicazioni particolari rivolte a Teucro, visto che costuicombatte sempre al fianco di Aiace. Gli antichi filologi, quindi, non avevano notatolincongruenza nelluso della forma A, ma lultima motivazione addotta perlatetesi rivela che in ogni caso Aiace e Teucro erano ai loro occhi intimamenteassociati, al punto tale che si poteva invocare laiuto di Aiace senza doversi rivolge-re direttamente a Teucro, sicuri che Teucro avrebbe comunque seguito il fratellonellimpresa.

    R. Merkelbach30 ha condotto una precisa e scrupolosa analisi di questo passo.Egli accetta pienamente la tesi sostenuta da Wackernagel, ma allespunzione dei vv.348-50 e 361-3, aggiunge anche quella dei vv. 336, 344-5, 357-8 e 365-70. Lostudioso, infatti, considera questo passo del canto XII rivelatore del modo in cuilultimo poeta dellIliade ha modificato il senso originario di A: lerronea in-terpretazione di A come Aiace Telamonio e Aiace Oileo rendeva il testoprivo di senso, e questo deve aver spinto il poeta ad aggiungere una serie completadi versi. Si tratta, appunto, dei vv. 336, 344-5, 348-50, 357-8, 361-3 e 365-70, chenellarticolo di Merkelbach sono scritti in minuscolo per rendere pi evidentelincongruenza delle interpolazioni, che, secondo laffermazione dellautore, di-sturbano il fluire del passo e intaccano leffetto poetico del poema31. Ci che con-vince, nellanalisi di Merkelbach, lipotesi che A e :; furono inter-pretati come i due Aiaci e fu quindi aggiunto il verso 350 (ripetuto al verso363): 2 T( K '7 53 8S C6 (e Teucro lo segua, ch molto esperto nellarco) per spiegare la presenza di Teucro al fianco di Aiace nei versisuccessivi (vv. 371 ss.; 400 ss.).

    I vv. 335-6 costituiscono, insieme a XIII, 313, i passi pi discussi e problematicitra tutte le occorrenze di A. Vediamoli:

    XII, vv. 335-6: A I ... / T(5 XIII, v. 313: A I T(5 7

    Non stupisce che questi versi siano stati spesso presi ad esempio da quantisostengono che A indichi Aiace Telamonio e Aiace Oileo e non Aiace Tela-monio e Teucro, e lo stesso Page, che in generale pienamente daccordo con irisultati dellanalisi di Wackernagel, ritiene che il verso XIII, 313 sia uno dei raripassi in cui A non pu identificare Aiace e Teucro32. In effetti, apparente-mente, in questi versi sono nominati i due Aiaci e Teucro; si deve quindipensare che oltre a Teucro vi fossero altri due eroi: gli A I. Sembra difficileaffermare che il numerale I possa far allusione al numero complessivo dei guer-

    30 MERKELBACH, art. cit., pp. 268-270.31 Le argomentazioni addotte dallo studioso a questo proposito non sono tutte convincenti, e in

    particolare il fatto che Teucro non debba essere considerato 57 e quindi inferiore ad Aiace, nonsembra comportare conseguenze significative per linterpretazione di A come Aiace Telamonio eTeucro (cfr. in particolare alla p. 270: Teukros wird hier als Vollbruder des Telamoniers bezeichnet.Er kann dann nicht als 57 eine untergeordnete Figur sein, sondern ist seinem Bruder gleichgestellt.Das Paar A mu also aus dem Telamonier und Teukros).

    32 Page parla a proposito di esso di throughly untraditional phraseology (op. cit., p. 273, n. 52).

  • Note sulluso di A nell Iliade 219

    rieri coinvolti nel verso. Ma luso di I o Z; con i duali molto ricorrentenellIliade e mostra che la forza espressiva del duale si era talmente indebolita darendere spesso necessario limpiego del numerale due o entrambi per preci-sarlo33.

    Solo un confronto con le altre lingue indoeuropee pu spiegare queste diffi-colt illuminandoci su quale fosse luso del duale in indoeuropeo. Ancora unavolta si rivelano preziose le indicazioni fornite da Wackernagel. Lo studioso, pergiustificare questi versi, aveva osservato che, secondo un antico uso indoeuropeo,il duale inclusivo poteva essere seguito dal nome al singolare di uno dei duepersonaggi formanti la coppia, quello non rappresentato nel duale34: si tratta di uncaso di duale inclusivo rinforzato. In base a questuso, A T(5 dovrebbeindicare Aiace e Teucro, espressione possibile perch Teucro gi compresonella forma duale. A confronto e sostegno di questa ipotesi Wackernagel citava unesempio dal Rigveda, il Veda degli Inni, il pi antico testo della letteratura reli-giosa indiana:

    ruhava Vrun a ca noi due e Varuna saliamo, cio io e Varuna saliamo35

    Possiamo aggiungere allesempio di Wackernagel un costrutto che impiega ilpronome personale36:

    yuv+m Indra ca voi due e Indra, cio tu e Indra37

    A questi possiamo accostare molteplici altri esempi che presentano un costrut-to parallelo, in cui alla perifrasi costituita dal duale inclusivo accompagnato dalsingolare si sostituito un doppio duale senza la congiunzione coordinante e: insanscrito Mitr+-Vrun + i due Mitra e i due Varuna indica Mitra e Varuna; dy+va-prthiv, il cielo e la terra; us+sa -nkta, il giorno e la notte. Lo stesso fenomenosi riscontra in avestico: apa urvaire, che indica lacqua e le piante; Mira-Ahura;pasu-vira38 , lanimale e luomo.

    Quanto alla presenza del plurale in XIII, 313, essa estremamente problemati-ca. Non si hanno infatti termini di confronto per poter affermare che un pluraleseguito dal nominativo singolare potesse adempiere alla stessa funzione del dualeinclusivo rafforzato. Si deve trattare di un verso appartenente ad uno stadio recen-te dellepopea, in cui loriginario valore del duale inclusivo rafforzato andatoperduto ed stato sostituito da una forma al plurale che pu indicare unicamenteAiace Telamonio e Aiace Oileo. Il verso testimonia quindi al massimo grado ilfraintendimento del duale inclusivo A e gli effetti negativi che esso ha pro-dotto sul piano della coerenza narrativa: qui i tre eroi sono uno accanto allaltro, ecome in numerosi altri passi la menzione di Teucro deve essere stata motivata

    33 Cfr. WATHELET, op. cit., p. 334.34 art. cit., p. 308.35 RV 7.88.3. Ruhava una forma verbale al duale, valida per la prima persona plurale: noi salia-

    mo; Vruna il nominativo singolare del nome Varuna; ca corrisponde al greco .36 Cfr. Pind. Isthm. 5. 17-18: :;0 7[ .37 RV 7.97.10.38 Cfr. nellantico umbro u(e)iro pequo.

  • 220 Maria Piera Nappi

    dalla necessit di rendere verosimile il seguito del racconto39. Nel verso coesistonoe si giustappongono una struttura formulare, ben nota al poeta e molto ricorren-te40, costituita da A (I) $ / pi un nome proprio al nominativo, e lecodel vecchio duale inclusivo rafforzato: linserimento di T(5 deve esser statofavorito dallanalogia con lespressione A (I) $ / .

    Un confronto con le altre occorrenze del plurale A mostra come ancheesso deve aver indicato a partire da una certa fase dellepopea Aiace e Teucro enon i due Aiaci, esattamente come il duale. Il sentimento della dualit si and apoco a poco oscurando e le forme duali cedettero progressivamente il passo aquelle plurali. Fu questo a provocare la maggior parte dei disaccordi sintattici chetroviamo nel testo41. Naturalmente, come si gi accennato a proposito dei pluraliattestati in latino e in vecchio islandese, le forme plurali che si sostituiscono a quelleduali ne assorbono il significato e ne conservano la funzione: fegar e mgur, peresempio, sono forme di plurale che si sono imposte solo in seguito alla perdita delduale, ma originariamente avevano il valore di duali. Una lingua che perde lacategoria grammaticale del duale ricorre al plurale per adempiere alla funzioneoriginariamente ricoperta dal duale.

    NellIliade vi sono unicamente quattro versi che presentano il plurale A,oltre a XIII, 313. Per quanto riguarda VIII, 79: ] I A , 7ETA sembra convincente quanto proposto da Hierche42. Lo studioso accetta lalezione dei due manoscritti C e VI6, respinta da Allen Monro43, che danno perquesto verso la versione: ] A I , 7E TA. In effetti, secompariamo VIII, 79 con X, 228, risulter chiaro che in questo caso si pu agevol-mente ripristinare il duale A in luogo del plurale A: esso sembra piconforme al gioco delle formule e ai suoi meccanismi. Lesame delle formule invitadunque ad accettare la variante respinta dagli editori:

    VIII, 79: ] I A , 7E TA (Allen-Monro)] A I , 7E TA (mss. C e VI6)

    X, 228: ^7 A I, 7E TA

    Quanto alle altre occorrenze di A, estremamente significativo, ai fini delnostro discorso, che esse figurino in versi identici, in cui il secondo emistichiocontiene una formula che si trova unicamente in riferimento agli A e che attestata anche nel Rigveda44. Si tratta dei vv. VII, 164 = VIII, 262 = XVIII, 157 gliAiaci rivestiti di furioso vigore45:

    39 Cfr. in particolare, nello stesso canto XIII, i vv. 47, 66 e 91, in cui subito dopo aver parlato diAiace Oileo e Aiace Telamonio il poeta introduce Teucro.

    40 Cfr. Il. II, 406; V, 519; VI, 436; XVII, 507; XVII, 508; XVII, 669.41 La scomparsa del duale si opera a vantaggio del plurale e le lingue che stanno per perdere

    questo numero combinano volentieri, in uno stesso contesto, il duale e il plurale (cfr. in attico Pl. Leg.X 899 F; Ar. Plut. 599). Questo spiega la giustapposizione e laccordo, in uno stesso verso a volte, traforme duali e plurali (cfr. Od. III, 475 ss.). Emblematico in Omero il caso di 5, che si accorda siacon un plurale, sia con un singolare sia con un duale.

    42 H. HIERCHE, Lemploi du duel dans les formules homriques, Lyon 1987, pp. 49-50 e 131-32.43 T. W. ALLEN-D. B. MONRO, Homeri Ilias, Oxford 1966. Cfr. vol. II., v. 79 app. critico.44 RV IV.16.14; IX.7.4; XVII.591.45 Vi sono altri versi che insistono sullardore guerriero degli A: essi sono insaziabili di guer-

    ra :? (XII, 335) e ardenti di forza focosa 5 7I :H (XIII, 197).

  • Note sulluso di A nell Iliade 221

    0 8 A 7( 8 :? 0 8 A 7( 8 :? $ I A 7( 8 :?

    palese che si tratta di un verso formulare, in cui il primo piede dattilicopresenta la variazione 0 8 $ U I secondo lo schema: o, , , o, o, .

    Questo mostra che laedo poteva scegliere tra il duale e il plurale a secondadelle necessit metriche: infatti in questo caso la forma duale A sarebbe dif-ficilmente potuto rientrare nellesametro. Si deve trattare di unespressione formu-lare creata probabilmente quando il passaggio dal duale al plurale era gi in atto.Per questi plurali si notano infatti le stesse oscillazioni di significato notate a pro-prosito del duale. In VII, 161 ss., A ha senso unicamente se interpretatocome Aiace e Teucro; il plurale, in questo caso, ha lo stesso significato del dualeinclusivo. Nestore propone di ricorrere al sorteggio per designare il campione chesi batter in duello contro Ettore: nove eroi si alzano, pronti a sfidare il nemicotroiano, e tra questi vi sono anche gli A, rivestiti di furioso vigore. Avvieneil sorteggio ed estratto Aiace. Ai vv. 179 e 182 la menzione di Aiace non accompagnata da alcun epiteto distintivo che permetta di identificare luno o lal-tro Aiace. Soltanto se A del v. 164 designa Aiace e Teucro il seguito delracconto chiaro. Se A avesse indicato il Telamonio e lOileo il poeta avreb-be dovuto specificare di quale Aiace si trattasse. Solo in seguito sappiamo che sitratta di Aiace Telamonio (vv. 187, 199 ss.)46.

    Limiteremo a questi pochi casi la disanima dei passi omerici in cui A attestato. Vi sono infatti trentaquattro occorrenze47 di questo termine e non rite-niamo utile n opportuno prenderle in considerazione tutte48. Nostra intenzione,infatti, non quella di dimostrare che linterpretazione di A come Aiace esuo fratello Teucro valida in tutti i passi; anzi, siamo pienamente convinti chesono rari i casi in cui si conservato il senso originario dellespressione A. Sisono piuttosto volute mettere in evidenza le complicazioni e le incongruenze ge-nerate dalla differenza fra i due significati di A: quello antico, Aiace e Teu-cro, e quello recente Aiace Telamonio e Aiace Oileo, differenza che talvolta ha

    46 In VIII, 262, ritroviamo esattamente gli stessi versi del canto VII (VII, 164-7 = VIII, 262-5). Lacornice molto simile: anche qui si ha una lista di nove eroi, e nono sopraggiunse Teucro, tendendolarco flessibile / e si piant al riparo dello scudo di Aiace Telamonio (vv. 266-7). Cos inizia la grandearistia di Teucro, interrotta dal suo ferimento ad opera di Ettore. Lesplicita introduzione di Teucro al v.266 pu tradire, ancora una volta, un fraintendimento del plurale A del v. 262. Anche in XVIII,155 ss., in cui si descrive la fine della lotta per il cadavere di Patroclo e si getta luce sui due schieramen-ti in campo (da una parte ci sono Ettore e i suoi compagni, dallaltra i due Aiaci), sembra che ilsignificato recente sia prevalso, come del resto in tutto lepisodio della lotta intorno al cadavere diPatroclo. Qui non fatta alcuna allusione alla presenza di Teucro e il plurale si alterna con una formadi duale (v. 163).

    47 A: II, 406; IV, 285; V, 519; VI, 436; VII, 311; VIII, 79; X, 228; XII, 265, 335, 354; XIII, 46,47, 197, 201; XVI, 555, 556; XVII, 507, 508, 531, 669, 732, 747, 752; XVIII, 163 A: VII, 164; VIII,262; XIII, 313; XVIII, 157; ACE: IV, 273 e 280; XII, 353; XVII, 668 e 707; A: XIII, 126.

    48 Lo stesso Wackernagel definisce molte occorrenze neutraler: Il. II, 406; V, 519; VI, 436; XVII,507 e 669.

  • 222 Maria Piera Nappi

    portato a una maldestra sostituzione del significato recente a quello antico. Decen-ni di filologia omerica ci hanno ormai abituati allidea che il testo omerico pienodi anomalie di difficile, se non impossibile, spiegazione. Eppure la tentazione diformulare unipotesi che permetta di chiarire anche solo in parte queste difficolt, in questo caso come in tanti altri, estremamente allettante. Si cercato di dimo-strare, attraverso lanalisi di pochi passi ritenuti esemplari, come il significato diA si sia trasformato nel corso della trasmissione dellIliade e quali siano glieffetti che questa evoluzione ha prodotto sul testo. A questo punto ci sembraopportuno giungere ad alcune conclusioni relative alla forma A, tenendo pre-sente quale fosse limpiego del duale in indoeuropeo e nel greco comune, nono-stante A sia stato considerato, sin dallinizio di questa trattazione, un casoassolutamente atipico di duale. Non entreremo nei dettagli della questione del-luso del duale in Omero, ma cercheremo piuttosto di delineare un quadro sinteti-co e il pi chiaro possibile, al fine di accertare e chiarire i fondamenti della nostraanalisi49.

    1) A un caso di duale inclusivo, che rappresenta un impiego molto anticodel duale, attestato anche in altre lingue indoeuropee (sanscrito, slavo, lituano,ecc.) in base al quale la forma duale designa il personaggio il cui nome al dualee un altro personaggio che lo accompagna normalmente. Esso doveva indicareoriginariamente Aiace e suo fratello Teucro, ma un significato pi recente si imposto in numerosi passi. Il senso dellespressione A si alter e modific nelcorso del tempo e il suo nucleo primitivo cess di essere compreso dai poeti che laimpiegavano. Lautore dellIliade, nella forma a noi nota, non comprese il sensooriginario del duale A e, di conseguenza, introdusse il personaggio di AiaceOileo nei passi in cui Aiace e Teucro agivano di concerto. Nella sua lingua corren-te, lo ionico, egli aveva ormai solo il singolare e il plurale e doveva considerare ilduale delle formule una maniera particolare, secondaria, e senza dubbio arcaica,di indicare il plurale. Se infatti le forme del duale esistevano nei dialetti che servi-rono alla composizione dei primi frammenti epici, lautore dellIliade impiegava ilduale solo per tradizione letteraria, cos come molti altri arcaismi, o per necessitmetriche50.

    49 A titolo informativo ricordiamo che il duale conservato molto bene in indoiranico, in vecchioslavo, in lituano e in greco antico. Esso era ancora vivo nel V e IV secolo in alcuni dialetti continentali:eleo, arcadico, laconico e soprattutto in attico, dove lo troviamo regolarmente impiegato nelle iscrizionifino al 409. I dialetti dAsia Minore, il lesbico e i dialetti insulari, il cretese e il cipriota persero di buonora il duale; quanto allo ionico, non ve ne sono pi tracce. I Beoti lhanno conservato finch hannocontinuato a parlare il loro dialetto locale. Per quanto riguarda il miceneo, la lingua delle tavolette una buona testimonianza della vitalit delluso del duale: vi sono attestate un gran numero di formenominali al duale e uno pi esiguo di forme verbali. Il duale in miceneo era quindi ancora molto vivoe regolarmente impiegato (cfr. M. LEJEUNE, Observations sur le nombre duel, Mmoires de philologiemycnienne, II serie, Roma 1971). Sul duale in Omero si vedano i contributi di G. M. BOLLING, On thedual in Homer, Language 1933, pp. 298-308; CHANTRAINE, op. cit., pp. 22-9; A. CUNY, Le nombre duel engrec, Paris 1906; A. MEILLET-J. VENTRIS, Trait de grammmaire compar des langues classiques, Paris 1948,pp. 528-30; WATHELET, op. cit., pp. 330-4.

    50 Un esempio illuminante, a tal proposito, il numerale I, I e , di cui laedo pu sfruttaretutte le possibilit metriche. Si nota che utilizzato solo con il duale, mentre I pu essereseguito sia dal duale che dal plurale.

  • Note sulluso di A nell Iliade 223

    Luso del duale nellIliade porta le tracce delle conseguenze di questa trasfor-mazione della lingua, per cui esso esteso anche a coppie che non erano propria-mente paia. Se in numerosi passi lespressione A impiegata nel significatoche doveva avere in uno stadio pi antico della lingua greca, vero anche che, inaltri passi, essa ha perduto il suo senso originario per essere rimpiazzata da unonuovo, pi recente. Le incongruenze che ne sono derivate sul piano della coeren-za narrativa sono dunque da ascrivere allintepretazione non corretta, dovuta adun fraintendimento, che ne diedero i poeti che si succedettero nella trasmissionedellepopea omerica, i quali, gi molto presto, non compresero pi la funzione diuna categoria grammaticale della loro lingua tradizionale.

    Lanalisi di Wackernagel si dimostra quindi pienamente valida, anche se, neltesto che abbiamo, tale interpretazione non simpone dovunque: si visto infattiche non possibile interpretare costantemente i duali nel senso recente. Certoessa spiega perfettamente lo stato di una fase pi antica dellepos. Bisogna semprepensare al testo omerico come al risultato di una lunga tradizione. Nellepica arcai-ca questa formula era impiegata correttamente, e in alcuni contesti essa statapreservata fino alla redazione definitiva.

    Grazie al duale A possiamo dunque avere una testimonianza visibile dellevarie fasi di composizione dellepopea omerica: una fase preistorica, in cui il dualeconservava ancora il suo uso proprio, e una pi recente, coincidente con la reda-zione definitiva, in cui esso aveva cessato di essere usato nella lingua correntedegli aedi.

    2) Il fatto che due eroi portino lo stesso nome deve essere considerato unfenomeno occasionale, che non autorizza dunque il ricorso alla forma duale. Ilduale non indicava semplicemente due persone o due cose per distinguerle da treo da una sola, ma una coppia strettamente connessa. Esso simpiegava con paroleche designavano due nozioni o oggetti formanti una coppia, un paio, sia che ladualit fosse indicata da un numerale sia che fosse implicata dalla natura dellog-getto; esso non pu indicare due oggetti o persone completamente differenti, acco-munati solo dal nome. NellIliade, infatti, lo troviamo utilizzato per esempio per inomi degli organi pari: 9, R;7, e R;70 per gli occhi, ";E per lepalpebre, `, ` per le spalle, 0 per le mani, per le braccia, , peri femori, 0 per i piedi, per i tendini (di gomiti, caviglie ecc.). eviden-te che ci che accomuna tutti questi organi il fatto di essere due e due uguali51.

    Un dato interessante quello che emerge dal confronto con gli altri rari casi dinomi propri di persona alla forma duale. Si visto il caso emblematico di M,che rappresenta la forma pi simile ad A. Vi sono tuttavia anche due casi dipatronimici alla forma duale: A52, gli Attoridi, che indica appunto i due

    51 In Omero i nomi degli organi pari, che dovrebbero essere naturalmente alla forma duale, sononella maggior parte dei casi espressi al plurale: R;7, raro rispetto a R;7; 0 meno fre-quente di 0; accanto a a si trova anche Oa. Questo dimostra che il testo omerico presenta delleoscillazioni nelluso del duale e del plurale che non sono affatto sistematiche e non possono esserequindi ricondotte ad un unico modello esplicativo capace di render conto di ogni singolo caso. Laragione fondamentale di queste anomalie risiede, come si gi sottolineato, nel processo di semplifica-zione della flessione, per cui il duale lasci progressivamente il posto al plurale.

    52 Il. II, 621; XI, 750; XXIII, 638.

  • 224 Maria Piera Nappi

    figli di Attore, probabilmente gli stessi Molioni di cui si parlato; e Ab53, gliAtridi, appellativo dei figli di Atreo, cio Agamennone e Menelao54. Questi esempimostrano che in ogni caso la forma duale, che si tratti di un patronimico o di unduale inclusivo, aveva la funzione di designare due membri della stessa famiglia,in particolare due fratelli: si tratta quindi di coppie di fratelli.

    3) Ci che ha permesso di conservare molti duali, tra cui A nel suo signi-ficato originario, il loro uso in espessioni fomulari. Gi nel 1906 Cuny55 avevasottolineato come numerosissimi duali della lingua omerica siano degli arcaismi. Ilfatto che il duale, nella maggior parte dei casi, sia impiegato irregolarmente o siaccompagni a forme di plurale, creando evidenti disaccordi sintattici, tradisce, daparte del poeta, un impiego puramente tradizionale, spesso dettato da esigenzemetriche. Questo il motivo per cui numerose formule al duale sono passate nellaredazione ionica dei poemi. Tra queste, appunto, la forma A:

    la formula A , ; 6 $ +, attestata due volte (XVI,555 = XIII, 46), e in entrambi i casi seguita da un verso (XVI, 556; XIII,47) che inizia con la parola-formula A che riempie il verso fino allacesura tritemimera: , |

    formula dallinizio del verso alla dieresi bucolica:) A A F? + nome di persona al singolare preceduto oseguito da congiunzione:

    $ M (XVII, 508) M5 (XVII, 669)

    ") A A F? + , (XII, 354; IV, 285)

    formula di inizio verso fino alla cesura pentemimera, il cui primo piede costituito da un elemento monosillabico seguito da A I secondo loschema , zz, |

    I A I | $ (V, 519) Z; A I | $ (VI, 436)

    formula di inizio verso fino alla cesura eftemimera secondo lo schema zz,(+ A I:) , zz, |

    +% 8 A I | (II, 406) 8 85 A I | (XII, 335) ^7 A I | (X, 228)56

    53 Il. I, 16 = I, 375; XIX, 310. Alcuni studiosi hanno ritenuto che i duali in dei nomi maschi dellaprima declinazione siano degli atticismi della tradizione e che essi si sono sostituiti alle forme piantiche in -, che in indoeuropeo costituiva la desinenza del duale: Wathelet ritiene che non sia daescludere lipotesi che si tratti di un atticismo grafico, suscettibile di ricoprire il plurale Ab (op. cit.,pp. 237-9).

    54 Cfr. in latino la forma plurale del patronimico Martes, padre di Romolo, che indica quindi Ro-molo e Remo (CIL V 3262).

    55 A. CUNY, op. cit..56 Questo verso presenta il secondo emistichio formulare, 7E TA, con schema

    | zz, zz, z|| Cfr. VIII, 79.

  • Note sulluso di A nell Iliade 225

    formula di inizio verso fino alla cesura trocaica, secondo lo schema:a) zz, , z | : W ? A | (XVII, 732) :; A | (XII, 265) TI" ] A | (XIII, 197)b) , , z | ? ; A | (XVII, 531) d C$ A | (XVII, 752) d Ce A | (XVII, 507)

    formula di fine verso:a f P + 8I | I A %: XVIII, 163a f P 4( & | I A %: XIII, 201

    Il carattere formulare di queste espressioni ci permette di capire in che modo latradizione ha potuto preservare il significato originario del duale A in alcunicontesti57.

    4) Ci che singolare che A ha conferito al nominativo plurale Ae al dativo plurale ACE il suo senso originario di Aiace e Teucro. In altreparole, A e ACE dovevano significare Aiace e Teucro proprio comeA, nonostante non siano duali58. Il duale attestato unicamente nei casi diret-ti59, mentre per il dativo plurale si trova una forma in che molto probabil-mente un eolismo60. Essa, come ha sottolineato Wathelet, compare spesso in luo-ghi in cui ci si sarebbe attesi un duale. Se si ammette che queste forme di dativosono un eolismo, possiamo concluderne che luso del duale stava sparendo nelperiodo in cui dei tratti eolici sono stati introdotti nellepopea.

    Vi sono cinque occorrenze della forma del dativo plurale ACE. Anchessasi rivela formulare:

    formula di inizio verso fino alla cesura eftemimera in cui il primo piede, undattilo, costituito da un verbo seguito da due particelle, e ACE (, z) seguito da un participio bisillabico secondo lo schema zz, , zz, |

    - H ACE 7,

  • 226 Maria Piera Nappi

    0 K ACE (IV, 280)

    Solo in un caso ACE compare a fine verso: | ACE 8 (XVII,668).

    2. Cercheremo, a questo punto, di dimostrare il pieno fondamento della tesi soste-nuta. Linterpretazione di A come Aiace e Teucro non si giustifica solo dalpunto di vista linguistico-grammaticale. In realt esiste tra i due eroi unintimitche la forma duale veicola, suggellandola e chiarendola. NellIliade i due fratellicostituiscono una coppia molto unita. Questo risulter manifesto se si prendono inconsiderazione le imprese pi importanti di Teucro.

    Teucro considerato il migliore arciere di tutti gli Achei61 ed con questarma62che uccide un gran numero di Troiani63 e partecipa ai giochi funebri in onore diPatroclo64. Il canto VIII, 261-331 segna lacme della sua aristia: con il suo arcouccide dieci Troiani uno dopo laltro, fino allintervento di Ettore che lo costringe aretrocedere. Si tratta di un passo esemplare del modo di combattere di Teucro alfianco di Aiace. Teucro si pianta al riparo dello scudo di Aiace; poi, quando Aiacesposta leggermente lo scudo, Teucro si guarda intorno, prudentemente, prende lamira e scocca inesorabilmente una freccia contro i nemici e subito, come un bambi-no che ritorna da sua madre, si rifugia allombra di Aiace, che lo copre col suo scudo.

    Nei versi successivi Teucro torna allattacco e cerca caparbiamente di colpireanche Ettore, ma questi passa al contrattacco e, afferrato un gran sasso, lo scagliacontro di lui e lo ferisce facendogli cadere larco di mano. Allora Aiace accorrenuovamente, pronto a proteggere Teucro coprendolo da ogni parte con il suoscudo.

    La stretta unione tra i due eroi emerge anche nella breve aristia del canto XV,vv. 436-83. Aiace chiama a s Teucro e lo invita a prendere le sue frecce per vendi-care la morte del proprio scudiero Licofrone; Teucro immediatamente si affretta alfianco di suo fratello (Z ) e, preso larco, comincia a scagliare freccecontro i Troiani. Dopo aver ucciso lauriga di Polidamante, Teucro, secondo unoschema gi visto in precedenza, si appresta a scagliare un nuovo dardo controEttore, ma Zeus fa fallire il suo colpo: Teucro riconosce nella rottura della cordalintervento di un dio nemico e, esortato da Aiace ad abbandonare larco e adarmarsi di lancia e scudo, obbedisce prontamente armandosi come un oplita etornando rapidamente al fianco di Aiace65.

    61 Il. XIII, 313: Z A6 | 3Ii il migliore degli Achei con larco. Si veda anche Il. XII,350 = 363: 53 8j C, che ben conosce larte dellarco, esperto dellarco. Teucro consideratoun arciere in tutta la tradizione letteraria: per esempio lEpitome di Apollodoro e le Postomeriche diQuinto Smirneo, che raccontano lepisodio della sua partecipazione ai giochi funebri in onore diAchille (Apd. Epit. V, 5; Quint. Smyrn. Posthom., IV, 171-214, 405-17).

    62 Il. VIII, 266, 279, 296, 300, 309, 322 ss.63 Il. VI, 30; VIII, 261-331; XV, 436-83; XVI, 508-12.64 Il. XXIII, 850-883. Teucro sconfitto da Merione nella prova del tiro con larco: Apollo che gli

    rifiuta la vittoria perch Teucro non ha promesso di offrirgli unecatombe di agnelli primogeniti.65 La scena ricorda da vicino la grande aristia compiuta da Teucro nel canto VIII. Diversi sono gli

    elementi in comune: leroe scaglia le sue frecce (cfr. XV, 458 e VIII, 300), larco gli cade di mano (cfr.

  • Note sulluso di A nell Iliade 227

    Da questa corsiva rassegna di passi in cui Aiace e Teucro intervengono uno afianco allaltro66, emerge la singolarit della loro strategia di combattimento. Teu-cro, senza mai allontanarsi troppo da Aiace, avanza lanciando le sue frecce controi nemici e, appena scagliata la sua freccia, corre a mettersi al fianco di Aiace. Inquesta prospettiva risulta pi chiaro che linterpretazione di A come Aiace esuo fratello Teucro non si giustifica solo perch si tratta di una coppia di fratelli;infatti la situazione molto diversa nel caso di Agamennone e Menelao, che, anchese sono fratelli, non sono mai considerati una coppia cos unita. Ci che permettedi associare cos strettamente Aiace e Teucro nella forma duale A, il fattoche i due eroi rappresentano i due aspetti complementari e fondamentali dellalotta, rispettivamente quello della difesa e quello dellattacco. Questa strategia dicombattimento, fatta di cooperazione e coordinazione, resta isolata nellIliade: Aia-ce e Teucro sono gli unici guerrieri ad impiegarla. Se Aiace pu essere consideratoleroe della difesa per eccellenza67, il pi valoroso degli achei, Teucro, da parte sua,rappresenta laspetto offensivo del combattimento, ed il migliore arciere. Da unlato lo scudo, dallaltro larco68. Il fatto che i due eroi agiscano congiuntamente una prova ulteriore del loro particolare legame in quanto coppia di combattenti:essi formano ununit complementare, di cui Aiace costituisce lelemento statico eTeucro quello mobile. La similutudine del canto VIII, in cui Teucro si rifugiaallombra di Aiace come un bambino fa con la mamma (E d 4P )69rende perfettamente lidea dello statuto rispettivo dei due eroi e del rapporto cheesiste tra di loro: essa illumina perfettamente lazione concorde dei due eroi, tantopi armoniosa e efficace in quanto sono anche fratelli. A questo va aggiunto chelimmagine pi comune di Teucro, che ritroviamo in seguito nella tradizione figu-rativa70, quella del fratello minore, dellarciere accovacciato e inginocchiato che

    VIII, 329 e XV, 465) e in entrambi i casi uccide un auriga (in VIII, 13 si tratta dellauriga di Ettore,mentre in XV, 449 lauriga di Polidamante a soccombere).

    66 Vi sono altri passi in cui questa tecnica di combattimento impiegata. Per esempio al canto XII,vv. 361-404, quando Aiace e Teucro accorrono in aiuto di Menesteo, e, mentre combattono lunoaccanto allaltro, Teucro colpisce Glauco con una freccia e lo mette fuori combattimento; sono ancoravicini al canto XIII, 170-186, quando Teucro uccide Imbrio e si avventa sul suo corpo per spogliarlodelle armi, ma ancora una volta costretto a retrocedere per lintervento di Ettore.

    67 Il. XIII, 321-325. Di particolare efficacia lhapax legomenon +, che ribadisce linvinci-bilit di Aiace nel corpo a corpo (v. 325).

    68 Larco ha un ruolo poco importante nellIliade ed considerato unarma inusuale, straniera, il cuiuso molto raro (Cfr. H. L. LORIMER, Homer and the monuments, London 1950, pp. 289 ss.). In effetti, sesi escludono i Locresi (Il. XIII, 712-716), Teucro , con Filottete (Od. VIII, 216 ss.; XIV, 225) e Merionedi Creta (Il. XIII, 650-52, XXIII, 859-81), lunico arciere dellesercito acheo. Larco di Teucro, come loscudo di Aiace, molto probabilmente un anacronismo, ed possibile che anche Teucro sia stato uneroe dellepoca micenea. Del resto, come nel caso di Aiace, il patronimico T, che accompagnaTeucro assicura dellanzianit del personaggio, che, insieme a suo fratello, doveva far parte di cicli epicianteriori ai poemi omerici. Si veda a questo proposito A.J.B. WACE - F.H. STUBBINGS, A Companion toHomer, London 1963, p. 520: Do both brothers belong to an early stratum of the epic tradition?;T.B.L. WEBSTER, From Mycenae to Homer, London 1977, p. 115: His brother, Telamonian Teucer, as agreat archer, is also Mycenaean. A supporto di questa tesi da notare che lo scudo di Teucro definito7 a quattro pelli (XV, 478), un epiteto arcaico che compare solo una volta nellIliade.

    69 Il. VIII, 271.70 Per le rappresentazioni figurative, si veda W. H. ROSCHER, Lexicon der griechischen und rmischen

    Mythologie, t. V, s.v. Teukros, pp. 422-426 e O. TOUCHEFEU-MEYNIER, LIMC, s.v. Teukros 2, VIII, 1, pp.1195-1197 e VIII, 2, p. 827.

  • 228 Maria Piera Nappi

    combatte sotto la protezione dello scudo del grande Aiace, in piedi dietro di lui. Idue eroi formano dunque la coppia mitologica arciere-oplita che rester paradig-matica nellimmaginario ateniese71.

    3. Queste osservazioni sulla strategia di combattimento di Aiace e Teucro per-mettono di rendere conto anche di un altro aspetto legato alla forma A. Lapresenza di due eroi aventi per nome Aiace e che, oltre allomonimia, non hannoniente in comune, potrebbe spiegarsi con linserimento successivo di un secondoAiace72, favorito dallesistenza di un termine alla forma duale, A, che non erapi compreso. Se la forma arcaica A non significava pi Aiace e suo fratello,doveva evidentemente indicare due eroi con lo stesso nome: i due Aiaci.

    Questa ipotesi d ragione di due aspetti significativi riguardanti i due Aiaci. Inprimo luogo, si pu cos comprendere perch la presenza di Aiace Oileo, decisa-mente meno importante del suo omonimo, si limiti ai passi in cui compare qualeuno dei due A accanto allaltro Aiace, fatta eccezione dei soli canti II e XXIII.In secondo luogo, i tratti che qualificano i due eroi presentano una tale opposizio-ne tra loro, che sembra logico pensare che il poeta si sia impegnato a distinguerliaccuratamente luno dallaltro, marcando il pi possibile i tratti di differenziazionee creando cos un contrasto evidente e netto: luno grande e massiccio ed armato di uno scudo enorme, laltro piccolo e veloce e dotato di armi leggere. Lecaratteristiche fisiche dei due eroi non potrebbero essere pi diverse. Vi unpassaggio emblematico a questo riguardo. Si tratta di II, vv. 527-30:

    6 F5 OH S A,, ] 5 W T, A,:% S > R U &, 7,3,8i 8 $ AI>

    Dei Locri era a capo lOileo, il rapido Aiace,meno grande, non tanto grande quanto lAiace Telamoniomolto meno grande, piccolo anzi e con cotta di lino,ma con lasta vinceva tutti gli Elleni e gli Achei.

    71 Su questo tema si veda F. LISSARAGUE, Lautre guerrier. Archers, peltastes, cavaliers dans limagerieattique, Parigi-Roma 1990. Le rappresentazioni figurative in cui si possono identificare con certezzaAiace e Teucro rispettivamente come oplita e arciere sono rare. Se ne possono citare due: un frammen-to di pinax da Berlino (Berlino, Staatl. Mus. F 764), databile verso il 560 a. C., in cui la presenza diuniscrizione ha permesso di identificare i due eroi; e la Tabula Iliaca che raffigura il XV canto dellIlia-de al Museo Capitolino di Roma (Roma, Mus. Cap. 316): cfr. Roscher, op. cit., Fig. 5, p. 423.

    72 Cfr. Wackernagel, art. cit., p. 303 e passim; M.C. ROBERT, Studien zur Ilias, Berlin 1901, p. 406ss.; P. VON DER MHLL, Der grosse Aias, Basel 1930, p. 31. Cfr. P. Wathelet: Lexistence des deux Ajaxpourrait reposer sur une mauvaise interprtation du duel (op. cit., p. 333.) e M.M. WILLCOCK, TheIliad of Homer, London 1978, I, p. 227 (a proposito di IV, 273): It is not unlikely that the veryancient figure of Aias has inspired a double for himself, through differentation in local legends, andthe pair of Aiantes really go back to a single figure; cfr. anche II, p. 204 (a proposito di XIII, 46): Itseems probable that the very ancient figure of Aias has become duplicate in different local legends,so that by Homers day there was a pair of Aiantes. Ci sono studiosi, come U. VON WILAMOWITZ, chehanno respinto questa opinione ritenendola impossibile (Die Ilias und Homer, Berlino 1916, p. 49, n.1).

  • Note sulluso di A nell Iliade 229

    73 Il. II, 527; XIII, 66; XIV, 442; XVII, 256; XXIII, 473, 488, 754.74 Il. XIII, 701; XIV, 520.75 Quando gli Achei attaccano, lOileo di gran lunga il primo in rapidit ad assalire e a ferire il

    nemico o ad accorrere in caso di pericolo (Il. XIV, 442 ss., 520 ss.); e quando Achille indice la gara dellacorsa, in occasione dei funerali di Patroclo, Aiace si porta subito in testa, e avrebbe vinto se Atena nonfosse intervenuta per favorire la vittoria di Odisseo.

    76 Il. III, 229. Lepiteto ricorre frequentemente a designare leroe (cfr. anche VI, 5 e VII, 211), quasiconnotato essenziale e imprescindibile della sua figura.

    77 Il. XIII, 321 ss; II, 768 (:6 k Z & T, A, / 9; AS ?>); XVII,279 ss. Lespressione ritorna nellOdissea (XI, 468-9; 550-1) dove Aiace detto essere il migliore (Z)di tutti i Danai, per aspetto (

  • 230 Maria Piera Nappi

    te al modo di combattere: le armi che contraddistinguono i due Aiaci sono unelemento ulteriore di differenziazione, che contribuisce a sancire la polarit cheesiste tra di loro. Nel passo del canto II citato in precedenza Aiace Oileo definito7,3, egli porta cio la corazza di lino81. A differenza del Telamonio, la cuimarca distintiva il famoso scudo dalle dimensioni sovrumane, che per peso egrandezza larma meno maneggevole e pi ingombrante di tutto il campo acheo,il capo dei Locresi dotato di un armamento leggero: non ha scudo, n corazzapesante. La sua truppa costituita di arcieri che combattono solo a distanza, conlarco, senza scudi n lance n tantomeno elmi di bronzo82. Al canto XIII essi sonogiustamente messi a confronto con i compagni del Telamonio (vv. 719-21):

    ? f 57 2 U 57 S & E T...,2 W7 "E 8E7>

    gli uni cos, davanti, con larmi tutte adornelottavano contro i Teucri []gli altri dietro, scagliavano stando nascosti.

    Sembra logico dedurre da tutto questo che nella caratterizzazione di un secondoAiace abbia giocato un ruolo decisivo il modello della coppia di guerrieri comple-mentari impersonato da Aiace e Teucro. Aiace Oileo ha cos potuto rimpiazzare Teu-cro come combattente al fianco di Aiace Telamonio in numerose occasioni. Se siprendono in considerazione i passi in cui i due Aiaci sono associati, emerge chiara-mente che i due eroi compiono insieme molte imprese. Essi formano indiscutibilmen-te una coppia, sebbene si tratti di una coppia ineguale, diversa dalla coppia omogeneae complementare dei fratelli. Ma ci che unisce i due eroi, nonostante siano duepersonaggi di aspetto e di qualit differenti, la complementarit nella strategia dicombattimento, in cui i loro ruoli sono opposti83. I vv. 712-21 del canto XIII mettonoin luce la tattica coordinata degli uomini dei due Aiaci: i compagni del Telamonio

    messa dalleroe, che cerc di strappare Cassandra, figlia di Priamo, dalla statua di culto di Atena allaquale la giovane si era aggrappata per trovare rifugio (cfr. Procl., Chrest., Allen p. 108). Sulle conseguen-ze nefaste di questo atto sacrilego e le parole oltraggiose rivolte da Aiace agli dei siamo informati daitesti che riassumono il contenuto dellIlioupersis: Procl. Chr., Allen, p. 108, 2-6; Apd., Epit. V, 22 ss.; Eur.Tro. 70; Paus. V, 29, 5. Si veda anche Paus. I, 15, 2 e X, 26, 3, che descrive due quadri di Polignoto chetrattavano questo soggetto: uno nella Leskh degli Cnidi a Delfi e laltro nella Stoa Poikil di Atene.NellOdissea vi sono due passi che alludono allira di Atena contro i Greci: il gi citato IV, 499-511 e V,108-9. Per uno studio approfondito sul sacrilegio di Aiace Oileo si veda J. DAVREUX, La lgende de laprophtesse Cassandre daprs les textes et les monuments, Paris 1942.

    81 Il termine utilizzato in Il. II, 830 per un eroe troiano. Lepiteto pu essere considerato unaconferma della recenziorit dei passi in cui compare Aiace Oileo. I vv. 528-30 erano stati atetizzati dagliantichi scoliasti (schol. D ad II, 530), con la seguente motivazione: Omero ignora per i Greci luso dicorazze di lino. Deve quindi trattarsi di unaggiunta tarda.

    82 Il. XIII, 712-722.83 Nella coppia dei due Aiaci D. BRIQUEL (Des comparaisons animales homriques aux guerriers-fauves

    indo-europens, Kernos 1995, pp. 31-9) ha voluto vedere uneco della vecchia concezione indoeuro-pea del guerriero. I due eroi rappresenterebbero i due aspetti distinti e complementari della funzioneguerriera, cos come sono simbolizzati nel Mahabharata da Arjuna e Bhima, rappresentanti delle duedivinit Indra e Vayu: il guerriero con larmatura pesante contrapposto a quello con larmatura leggera,il guerriero che affronta lavversario in uno scontro regolare contrapposto a quello che combatte dalontano.

  • Note sulluso di A nell Iliade 231

    sono in prima fila, pronti a combattere i Troiani con le loro armature, e dietro di lorogli uomini dellOileo lanciano sassi senza essere visti. Questa interazione tra dueschiere diverse e diversamente armate ricorda indubbiamente la collaborazione cheavviene tra Aiace e Teucro, ma in questultimo caso nellambito di uno stesso reparto.

    I versi 703-8, che pecedono il passo appena citato, associano i due eroi inmaniera emblematica e sottolineano la stretta unione che esiste tra loro; essi sonouniti come due buoi che nel maggese, sotto un unico giogo, tracciano il solco:

    : a 8 O6 "5 P Z :;$ Z ;0 E S : 2,>e GP 8I3 :;$ 82 % m> :I>d e ""6 E l :?.

    ma come nel maggese due buoi colore del vino laratro connessotirano insieme concordi, e alla radicedelle corna dentrambi gronda molto sudore;solo il giogo ben levigato di qua e di l li divide,mentre vanno pel solco, e giungono al confine del campo;cos quelli, avanzando vicini, stavano stretti uno allaltro.

    Limmagine dei due buoi che lavorano nel campo rappresenta una scena isola-ta. Nonostante i due Aiaci siano due eroi diversi, spesso in opposizione per le lorocaratteristiche, qui viene messo laccento sulla stretta identit di comportamentodei due guerrieri, uniti uno allaltro come lo sono i buoi sotto il giogo. La lorointerdipendenza e collaborazione espressa e persino rinforzata, il caso di met-terlo in rilievo, dallimpiego della forma verbale al duale.

    Concludendo: Aiace Oileo potuto entrare in gioco nellespressione Aquale uno dei due Aiaci come eroe combattente al fianco di Aiace Telamonio; comenel caso della coppia Aiace Telamonio-Teucro, si tratta anche in questo caso di unacoppia di guerrieri che agiscono congiuntamente. Questo permette di riavvalorareuna tesi sostenuta da von der Mhll84, secondo la quale Aiace e Teucro, cio lacoppia originaria di A, costituivano nella tradizione precedente una coppia dieroi soccorritori, simile alla coppia costituita da Castore e Polluce. Aiace, in partico-lare, risalirebbe al tipo delln 5, una figura appartenente alla credenzapopolare che, secondo la tradizione, appariva da solo o con un secondo nella batta-glia per difendere e aiutare le persone che lo onoravano, esattamente come i Dio-scuri avevano fatto sul Sagra85. In questo modello di combattenti, il secondo ele-mento della coppia era diverso e inferiore rispetto alleroe principale. Era stato cosper Teucro, larciere, e lo fu in seguito anche per Aiace Oileo, la cui figura, come si visto, viene caratterizzata in maniera antitetica rispetto ad Aiace Telamonio86.

    84 Op. cit., passim.85 Al soccorso dei Dioscuri i Locresi dItalia attribuivano la vittoria che avevano riportato contro i

    Crotoniati sulle rive del Sagra negli ultimi decenni del VI sec. a. C.. Cfr. Cic. Nat. D. II, 2, 6 e III, 5, 11;Strab. VI, 261 (il geografo dice la Sagra e non il Sagra).

    86 Un esempio divino di Helferpaare, di cui von der Mhll ha parlato a proposito della coppia AiaceTelamonio e Teucro, si ha con i due Krs nas, che, come si visto, sono Krsn a e Arjuna. interessantenotare, a tal proposito, che Arjuna, considerato figlio del dio Indra, conduca il carro di Kr s na, ottava

  • 232 Maria Piera Nappi

    Se Aiace Telamonio e Teucro costituiscono la coppia originaria, Aiace Telamo-nio e Aiace Oileo sono la coppia spuria, generata dal fraintendimento, ad opera delpoeta, di un elemento tradizionale della lingua: il duale A.

    Anche lomonimia di questi due eroi pu illuminare i meccanismi che hannoportato alla caratterizzazione del secondo Aiace. Il nome di Aiace ha attirato lat-tenzione di molteplici linguisti, che ne hanno proposto diverse etimologie, anchesulla scorta di quanto i Greci stessi avevano detto87. Molto interessante, e pococonosciuta, letimologia proposta da Hugo Mhlestein in un articolo apparso nel196788. Lo studioso, sulla base di unanalisi dei boonimi di Cnosso, giunto adimostrare che A unabbreviazione ipocoristica in del nome originarioA. noto, secondo quanto dice anche il lessicografo Esichio, che la parolaC5 ha in greco due significati fondamentali: I svelto, rapido, agile e variopinto, screziato, chiazzato. Ora, come ha notato Mhlestein, la qualit diC5 un tratto che contraddistingue entrambi gli Aiaci, anche se in manieradifferente, secondo le due diverse accezioni indicate. Se infatti Aiace Oileo co-stantemente accompagnato dallepiteto I ed il suo comportamento e le sueazioni sono caratterizzate da prontezza e agilit, Aiace Telamonio, dal canto suo,ha uno scudo che in due occasioni definito C589, in quanto costituito da pelledi bue variopinta: egli , quindi, leroe dallo scudo variopinto, scintillante90. Que-sto dimostra, ed la conclusione a cui si voleva arrivare, che anche il nome dei dueAiaci si prestava alla contrapposizione che esiste tra di loro. Si pu agevolmenteimmaginare che, nel momento in cui A stato interpretato come i due Aiaci,il poeta sia stato facilitato nel suo intento di contrapporre il loro comportamento ele loro caratteristiche proprio dallesistenza di un nome che presentava pi acce-zioni: partendo dal nome, stato quindi immaginato un secondo Aiace da accosta-re al primo secondo larchetipo delln 5.

    Una indubbia traccia di questa funzione originaria di Aiace come n 5risiede nel fatto che lui e il suo compagno, che si tratti di Aiace Oileo o Teucro,cio la coppia degli A, sono invocati come soccorritori nei momenti di pigrande difficolt91:

    incarnazione del dio Vishnu: si pu quindi individuare una stretta collaborazione tra loro, propriocome avviene nel caso di Aiace e Teucro da una parte e del Telamonio e dellOileo, dallaltra. NellIliadesono numerose le coppie di fratelli che combattono insieme: in V, 385, i giganteschi Oto e Efialte, figlidi Aleo, che gettano in catene Ares; in III, 237: i Dioscuri Castore e Polluce; in XXI, 308: il fiumeScamandro chiama a soccorso il fratello Simoenta. A questi vanno aggiunti i due Molioni, di cui unoconduce il carro e laltro incita il cavallo con la frusta. Tutto concorre a indicare che la pratica dicombattere in coppia di fratelli fosse un motivo epico antico.

    87 Pindaro riconduce il nome di Aiace ad C5 (Isthm. 6, 35 ss.), lanimale che aveva assistito allanascita delleroe, e lo stesso etimo risulta dai frammenti della perduta trilogia di Eschilo; Sofocle loassocia invece al grido di dolore C0 (430, 904, 914). Gli autori tardi greci e latini conoscono invece laleggenda del giacinto, il fiore nato dal sangue di Aiace suicida, sui cui petali si potevano distinguere lelettere AI (cfr. Mosco 3, 6; Ov. Met., X, 215 e XIII, 397).

    88 H. MHLESTEIN, Le nom des deux Ajax, Studi Micenei ed Egeo-Anatolici 1967, pp. 41-53.89 Cfr. Il. VII, 222 e XVI, 107. Lepiteto usato nel significato di lucente, scintillante anche per le

    armi di Licaone (V, 295). Altrove impiegato solo in riferimento ad animali, col significato di screzia-to, variopinto: per le api (XII, 167), per il serpente (XII, 208), per il cavallo (XIX, 404) e per i vermi(XXII, 509).

    90 Si noti che Sofocle utilizza lo stesso epiteto per la spada di Aiace: Ajax 1025.91 Cfr. il noto passo erodoteo secondo cui Aiace e Telamone furono chiamati in aiuto dagli Ateniesi

    prima della battaglia contro i Persiani a Salamina (Hdt. VIII, 64).

  • Note sulluso di A nell Iliade 233

    in XII, 331 ss. Menesteo confida negli Aiaci per la difesa dai Lici; in XIII, 46 ss. Poseidone si rivolge loro nel momento pi drammatico della

    battaglia perch sostengano la resistenza achea e facciano fronte allavanzata deiTroiani;

    in XVII, 507 ss. Alcimedonte ad invocarli perch difendano il cadavere diPatroclo.

    4. Nei tratti che caratterizzano la figura di Aiace possiamo distinguere unatradizione che risale ad unepoca anteriore allepopea omerica. Tra gli eroi chefigurano nella tradizione omerica Aiace ha molte caratteristiche che autorizzano aritenere che questo personaggio appartenesse ad unepoca eroica precedente esono diversi gli studiosi che ne hanno sostenuto lascendenza micenea92:

    a) Citiamo, innanzitutto, uno degli elementi pi ricorrenti e caratteristici delpersonaggio di Aiace: larma con cui combatte93. Lo scudo di Aiace, infatti, com-pletamente diverso da quello leggero e di forma circolare degli altri Achei. unoscudo di tipo miceneo94, che dopo lepoca micenea scomparve per essere rimpiaz-zato dal piccolo scudo tondo che troviamo descritto in Omero95: esso ricopre tuttala figura delleroe, proteggendolo dal mento alle caviglie, ed quindi estremamen-te pesante. Alto come una torre96 (E ^o I), capace di coprire e proteg-gere anche Teucro97, lo scudo di Aiace formato da sette strati sovrapposti di pelledi bue, e con un ottavo strato esterno costituito da una piastra di bronzo (EE, '"5)98. Larma, che era stata fabbricata dallartigiano Tichio99, oltre

    92 M.P. NILSSON, Homer and Mycenae, London 1933, p. 258; PAGE, op. cit., pp. 234-8; WEBSTER, op. cit.,p. 101.

    93 Sullo scudo di Aiace si veda H.L. LORIMER, op. cit., pp. 134 ss., pp. 181 ss.; D.L. PAGE, op. cit., pp.232-5; A.J.B. WACE - F.H. STUBBINGS, op. cit., pp. 510-3; T.B.L. WEBSTER, op. cit., pp. 100 ss.; W. WHALLON,The shield of Ajax, YCS 1966, pp. 7-36.

    94 Che lo scudo di Aiace sia dellantico tipo miceneo confermato dal fatto che Aiace lunico, tragli eroi pi importanti, a non indossare la corazza, un pezzo dellarmatura il cui uso apparve soloquando gli scudi divennero pi piccoli e maneggevoli. significativo, a tale proposito, che Aiace ma-neggi il suo scudo grazie a una cinghia (,) appoggiata sulla spalla sinistra (Il. XVI, 106). Si vedala descrizione di Erodoto, I, 171, 4, che, parlando dei Cari, dice: Sono essi che per primi hannoapplicato corregge (9) interne agli scudi; fino ad allora tutti quelli che solevano servirsi di scudi liportavano senza correggia, maneggiandolo per mezzo di cinghie di cuoio (6 ) chepassavano intorno al collo e alla spalla sinistra. A questo si aggiunge il fatto che i compagni di Aiaceintervengono per prendergli lo scudo quando stanco, il che implica che si tratta di unarma moltopesante, come lo era appunto lo scudo miceneo (Il. XIII, 709-711).

    95 NellIliade c solo un altro eroe che ha uno scudo lungo fino ai piedi (?, Il. XV, 646),simile a quello di Aiace: si tratta del miceneo Perifete (M0 ;?).

    96 Il. VII 219; XI, 485; XVII, 128. significativo che lo stesso Aiace sia paragonato ad una torre: cfr.Od. XI, 556: 0 E ; I :,.

    97 Cfr. Il. VIII, 267-272; 331.98 Per la descrizione dello scudo si veda Il. VII, 219-23 (E ^o I, E '"5,

    E C5 '"5), 245-6 (P E '"5), 266-7 (P E '"5); VIII, 272(E ;5); XI, 485 (E o I), 527 (+S E), 545 (E '"5); XVI, 107 (EC5); XVII, 128 (E ^o I), 132 (E +I); XXIII, 820 (E ).

    99 Secondo Il. VII, 219-23 Tichio era il migliore tagliatore di cuoio e aveva la sua casa ad Ile inBeozia.

  • 234 Maria Piera Nappi

    100 interessante notare che nellAiace di Sofocle Aiace presentato sin dallinizio della tragediacon il suo scudo leggendario: al v. 19 definito ;5 che porta lo scudo.

    101 Come si visto, gli epiteti pi frequenti per descrivere Aiace, & A6 e I, evidenzia-no proprio la sua forza difensiva, che si dispiega nei momenti cruciali della battaglia: quando proteggela ritirata degli Achei, o difende il corpo di un compagno ferito o ucciso, come accade ai canti XVI, XVIIe XVIII, dove osa affrontare Ettore per impedirgli di impadronirsi del corpo di Patroclo.

    102 A questo si aggiunga che E un termine obsoleto e che la similitudine con la torre, E^o I, viene espressa con un avverbio arcaico. Mi sembra che Page, op. cit., abbia sottolineatoquesto aspetto in maniera estremamente chiara e convincente: egli afferma infatti che lespressioneE ^o I the clearest possible example of a Mycenaean relic embedded in a Homericformula (p. 232).

    103 P. CHANTRAINE, La formation des noms en grec ancien, Paris 1933, p. 38.104 Sulla tavoletta An 654, alle linee 8-9, si pu leggere: a-re-ku-tu-ru-wo e-te-wo-ke-re-we-i-jo (in

    greco alfabetico E?, cio Alektruon figlio dEtewoklewes, e su unaltra, la tavoletta Aq64.15: ne-que-u e-te-wo-ke-re-we-i-jo, cio Neqeu figlio dEtewoklewes, esattamente come AiaceT, indica Aiace figlio d Telamone (M. VENTRIS e J. CHADWICK, Documents in Mycenaean Greek,Cambridge 1959, p. 176 (PY Aq 64. 15) e p. 191 (PY An 654. 8,9). Riferendosi a queste tavolette,Webster, op. cit., p. 98) ha sottolineato che questo tipo di appellativo era attestato per i nobili di Pilo, cheportavano il loro nome seguito dal cognome (si veda anche A. SACCONI, Due note sul patronimico greco in-, Atti d. Acc. d. Lincei: Rendiconti 1961, 275-97). Secondo quanto dice C.J. RUIJGH, tudes sur lagrammaire et le vocabulaire du grec mycnien, Amsterdam 1967, pp. 136-7, gli altri dialetti del primomillennio usano, per il patronimico, il genitivo dellantroponimo.

    105 Cfr. Il. IV, 367: 7 K? 25; XXIII, 514 A N?; XXIII, 349 e X, 18:Ne N?.

    106 Non tutti gli studiosi sono concordi nel considerare T, un patronimico. Alcuni hannoavanzato lipotesi che questo aggettivo in origine non fosse un patronimico, ma piuttosto un epitetocaratteristico di Aiace, connesso con il termine ,, che indica la cinghia a cui sospeso lenormescudo delleroe; solo in seguito esso sarebbe stato preso per un patronimico e collegato con il nomeproprio sul quale sembrava essersi formato, T,. Cfr. J.M. AITCHISON, T A and otherPatronymics, Glotta 1964, pp. 132-8; di questa opinione anche W. Whallon, art. cit., secondo il qualeAiace divenuto un grande difensore armato di scudo prima che lepiteto T, fosse consideratoesclusivamente come patronimico (si vedano anche le interpretazioni di U. VON WILAMOWITZ-MOELLEN-DORFF, Homerische Untersuchungen, Berlin 1884, p. 244 ss., e P. GIRARD, Ajax fils de Tlamon, REG1905, pp. 1-75). Sembra difficile immaginare come una parola indicante una parte secondaria dellar-matura di Aiace, la cinghia appunto, possa aver generato il personaggio di Telamone, soprattutto per-ch nel testo si parla di essa solo incidentalmente (Il. XIV, 404 ss.).

    ad essere un caratteristico attributo di Aiace100, anche un simbolo della sua azio-ne di guerriero, valida in attacco ma soprattutto in difesa: Aiace lo usa infatti comemezzo di difesa stazionaria dietro cui proteggersi per combattere101. Lo scudo,quindi, un indubbio indizio che Aiace era gi un eroe dellepopea allepocamicenea: le formule che descrivono lo scudo hanno quindi conservato non solo lamemoria di questarma, poi sparita nellepoca post-micenea, ma anche quella del-leroe che le associato102.

    b) Un altro elemento che rinvia allepoca micenea il patronimico di Aiace,figlio di Telamone: T,. P. Chantraine ha dimostrato che il suffisso -yos o-iyos aveva avuto come esito, in eolico e nella lingua epica, aggettivi patronimiciche, in dialetti diversi dalleolico, erano stati rimpiazzati da composti in -103. Letavolette di Pilo hanno confermato le intuizioni di Chantraine, apportando la pro-va che questo tipo di aggettivo patronimico esisteva gi in greco miceneo104. InOmero, tuttavia, questa forma di aggettivo miceneo rara105 e spesso rimpiazzatadalla forma di patronimico in o E (per esempio TE, A,)106 .

  • Note sulluso di A nell Iliade 235

    c) Aiace un personaggio molto singolare. Rappresentato come un eroe guer-riero, dotato di energia e vitalit particolari e di statura e dimensioni superiori allanorma, i suoi tratti caratteristici lo avvicinano pi a un gigante che a un eroe: oltread essere di dimensioni smisurate, egli preferisce combattere con enormi maci-gni107, avanza a grandi passi108, minaccioso e immane come Ares, sprezzante delnemico, destando sgomento e incutendo un senso di terrore con il suo sorrisoterribile e la sua voce possente109. Aiace inoltre lunico eroe omerico a combatte-re senza laiuto degli dei e a non avere una divinit protettrice. Egli si distingueper il suo aspetto gigantesco e imponente, per la sua grandezza e possanza, che nefanno il simbolo della resistenza achea. Giustamente stato messo in rilievo ilcarattere arcaico e il significato religioso dellattributo ,110, un termine chesuggerisce qualcosa di spaventoso e di terribile, come la stessa enorme statura, eche Aiace condivide con figure come i Lapiti, Eracle, i Giganti, ecc.111.

    d) Come ultimo indizio dellantichit del personaggio di Aiace, e a conclusionedellarticolo, citeremo appunto la forma A: essa, come si cercato di dimo-strare, in alcuni passi dellIliade ha conservato il valore di duale inclusivo, secondoun uso molto antico del duale, e pu con tutta evidenza essere considerata untratto della lingua omerica che appartiene a uno stadio molto remoto della linguagreca.

    Aiace deve aver avuto un ruolo nellepica gi a partire dallepoca micenea. Tut-to concorre ad indicare che i tratti tipici di questo personaggio costituiscano lere-dit di una tradizione eroica molto antica: un eroe di unet precedente, che laforza della dizione formulare ha preservato fino alla redazione definitiva dellIlia-de.

    107 Il. VII, 264; XII, 383; XIV, 409-413.108 Il. VII, 206-13; XV, 674-78.109 Particolarmente efficace la descrizione di VII, 206 ss.110 Von der Mhll, op. cit., ha connesso il termine con lo statuto di Aiace come eroe di culto.

    Secondo lautore , non si riferisce unicamente alle enormi dimensioni fisiche delleroe, maanche al potere quasi magico degli Heroen des Glaubens, degli eroi della fede, cio di personaggi cheappartengono al mondo delle credenze religiose, prima ancora che a quello della poesia: Aiace, secon-do von der Mhll, deve essere stato uno di questi eroi.

    111 Laggettivo comune nei poemi omerici in questa forma (Il. III, 229; V, 395; VII, 208, 211;XVII, 174, 360, ecc.) e in quella , (Il. II, 321, ecc.) e si registra anche il sostantivo gemello