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LA SOCIETÁ DEL RISCHIO Cleto Corposanto Catanzaro, novembre ‘16

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LA SOCIETÁ DEL RISCHIOCleto Corposanto

Catanzaro, novembre ‘16

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Un libro famoso: La società del rischioUna diversa percezione e attenzione da parte della società moderna verso il concetto di rischio.

È possibile creare e presentare diapositive 16:9 anche se non si dispone di uno schermo widescreen. Nella modalità presentazione di PowerPoint le diapositive vengono ridimensionate automaticamente in base al tipo di schermo in uso.

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Un altro autore che parla del rischio

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La società moderna

Rischio

Incertezza

La globalizzazione ha evidenziato la necessità di un’equa distribuzione dei rischi, oltre che della ricchezza.

La ricchezza infatti è concentrata in poche zone, i rischi sono per lo più a carico dei paesi poveri.

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Una società mondiale del rischioI rischi tecnologici, ambientali e sociali

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La sindrome Nimby Alcune fonti sostengono che il termine sia nato nel 1956 negli Stati Uniti in seguito alla Freeway Revolts il cui scopo era di bloccare i progetti di reti viarie nella zona intorno a San Francisco. A partire dal secondo dopo guerra, il termine è comunemente usato per definire un generico atteggiamento di rifiuto verso tutto ciò che non appartiene alla comunità stessa.

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La sindrome Nimby Nimby (Not In My Back Yard) Noos (Not In Our Street) Notpe (Not On The Planet Earth) Cave (Citizens Against Virtually

Everything) Banana (Build Absolutely Nothing

Anywhere Near Anyone)

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Una questione di (poche) certezze La società del rischio

incomincia laddove finisce la tradizione, vale a dire nel momento in cui, in tutte le sfere della vita, non possiamo più dare per acquisite le certezze tradizionali. Minori sono i riferimenti che possiamo fare alle sicurezze tradizionali e maggiore è il numero dei rischi cui dobbiamo far fronte

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Un caso emblematico La vicenda della mucca pazza non è

solo che uno dei tanti esempi della società del rischio, della presa d’atto che “la più semplice delle decisioni – mangiare o non mangiare manzo – può diventare una questione di vita o di morte” a dimostrazione di come l’uomo abbia trasformato la natura, facendo in questo caso di un animale erbivoro un carnivoro-cannibale, non rispettando l’ordine dell’essere e non riconoscendo alla natura la sua identità.

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Da cosa dipende la percezione del rischio?

Le percezioni e le rappresentazioni sociali dei rischi sono legate a una molteplicità di fattori, ma storicamente determinate. Le paure, l’importanza degli effetti a lungo tempo, la controllabilità e tutti gli elementi che concorrono, assieme al peso dei sistemi valoriali, delle regole esistenti, degli interessi locali, del ruolo dei media, a caratterizzare l’atteggiamento verso uno specifico rischio sono diversi a seconda delle comunità (e anche degli individui) e si modificano nel tempo.

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Da cosa dipende la percezione del rischio?

L’approccio culturale al rischio, a differenza di quello psicometrico, ha cercato di focalizzarsi sui fattori sociali che definiscono le differenze tra le persone nelle reazioni al rischio. La teoria culturale del rischio è stata originariamente proposta da Mary Douglas e mira a mostrare come la percezione, il riconoscimento e la gestione del rischio siano intimamente connessi e filtrati dalla specifica cultura, orizzonte simbolico e organizzazione sociale entro cui le persone si muovono.

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Come reagiscono le società occidentali moderne al rischio? Con riflessività, cioè con la

capacità di rispondere alle circostanze che suscitano paura o ansia in modo attivo anziché passivo.

Monitoraggio del comportamento e dei suoi contesti

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4 gruppi ideali con altrettantiapprocci al rischio

i gruppi gerarchici rispettano le autorità, si conformano alle norme di gruppo, ne condividono le previsioni riguardo ai rischi e hanno fiducia nelle organizzazioni prestabilite

i gruppi egualitari sono costituiti da individui che si identificano fortemente con il proprio gruppo, attribuiscono le responsabilità dei rischi ad attori non appartenenti al gruppo stesso, tendono a diffidare delle norme imposte dall’esterno e sono favorevoli a un approccio al rischio fondato sulla partecipazione

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4 gruppi ideali con altrettantiapprocci al rischio

i gruppi individualisti, invece, sostengono che ognuno debba affrontare il rischio sulla base dei propri criteri, confidano nei singoli più che nelle organizzazioni e sostengono che l’assunzione di rischio possa avere conseguenze tanto negative quanto positive

i fatalisti mancano di legami forti con il gruppo, rispetto al rischio tendono ad affidarsi al caso e alla sorte e si attribuiscono scarso controllo sugli eventi

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Una conseguenza della società “liquida”?(e di reti di relazioni deboli…)

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Ci sono poche certezze… Tempo e spazio (il web…) I legami di coppia Il lavoro Il senso di comunità Le cose che fanno stare

bene… ……

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Una precarietà diffusaAnche se non si verifica alcuna catastrofe l’attesa dei rischi possibili domina sempre più la scena della nostra vita, individuale e collettiva

L’acutizzarsi dell’incertezza riguarda tutti gli aspetti della nostra vita: dal mercato del lavoro alle case, dallo stipendio ai figli, alla scurezza per la propria vecchiaia. La società del rischio è la società della precarietà diffusa.