richard kannicht, lutz kÀppel-ernst schmidt

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«EIKASMOS.. Vili (1997) - RECENSIONI 5ie RICHARD KANNICHT, Paradeigmata. Aufsdtz.e zur griechischen Poesie, hrso. von LUTZ KÀPPEL-ERNST A. SCHMIDT («Supplemente zu den Sitzungsberichten der Heidelberger Akademie der Wissenschaften. Philosophisch-historische Klasse», 10), Heidelberg (Universitàtsverlag C. Winter) 1996, 235 pp., 78 DM. Presentato al pubblico in occasione del «Colloquium zu Ehren von Richard Kannicht anlàBlich seines 65. Geburtstages» dal tema Literatur und Gelegenheit. Pindars Siegeslieder als Beispiel okkasioneller Poesie (6.-7. Dezember 1996), il volume presenta l'opera di Richard Kannicht sulla grecità in una successione concisa di studi che ne valorizza, per la prima volta, unità e coerenza metodica e concettuale ('Vorwort' degli editori, p. 5). I saggi raccolti non intendono rispet- tare l'ordine cronologico, ma ripercorrono un ideale viaggio 'tematico' lungo la storia della letteratura greca di età arcaica e classica. Inaugura la raccolta la 'Tùbinger Antrittsvorlesung' del 7 dicembre 1970, Philologia perennisi (pp. 13-42), in cui LA. delinea i tratti di una peculiare ermeneutica 'filologica', intesa quale Literaturwissenschaft attenta alle condizio- ni storiche di formazione del testo, ma che in ultima analisi considera il prodotto letterario Literatur in senso proprio, tentativo interpretativo della realtà, paradigma di un'autentica ricerca di dominio razionale del mondo (p. 33). La letteratura classica può rivendicare la sua attualità in quanto mezzo di conoscenza di sé e di autoriflessione, in accordo con la categoria gadameriana della «Fusione di oriz- zonti» (p. 20), un processo in cui l'orizzonte di senso e di significato del testo tradito e l'orizzonte di esperienza e di attesa dell'interprete gettano luce l'uno sull'altro, dialetticamente (ibid.). È questa la prospettiva in cui LA. indaga, nella successiva sezione 'Zu den Hauptgattungen der archaischen und klassischen Poesie', epos omerico, poesia arcaica, dramma attico. Nel saggio Dichtung und Bildkunst. Die Rezeption der Troja-Epik in den fruhgriechischen Sagenbildern (pp. 45-67), l'analisi verte sulla distinzione ermeneutica tra Lebensbild e Sagenbild, alternativa che risulta inappropriata a confronto con l'eloquente polisemia e la molteplice capacità interpretativa e comunicativa delle raffigurazioni vascolari (p. 53), dal momento che sia epos sia arte figurata arcaica elaborano poeticamente, con l'ausilio del materiale mitologico, aspetti della realtà (p. 67). L'ambito della poesia arcaica viene esplorato dal saggio Thnlia. Uber den Zusammenhang zwischen Fest und Poesie bei den Griechen (pp. 68-99), dedicato alla festa quale condizione fondamentale nella prassi letteraria (p. 71), 'testa' al tempo stesso 'occasione' e 'tema' della narrazione arcaica. Inaugura il percorso il racconto prandiale di KAÌCC civÒpcòv alla corte di Alcinoo nell'Odissea, si pro- segue attraverso la poesia lirica, che valorizza il simposio quale circolo di com- pagni di bevute oppure quale società legata da giuramento (eteria) nell'atmosfera di un moderno ambiente orientaleggiante (p. 78), e che al tempo stesso evoca clima rituale e tono festivo del ritrovo (p. 79), sino alla nascita dell'agone poetico

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«EIKASMOS.. Vili (1997) - RECENSIONI 5 i e

RICHARD KANNICHT, Paradeigmata. Aufsdtz.e zur griechischen Poesie, hrso. von LUTZ KÀPPEL-ERNST A. SCHMIDT («Supplemente zu den Sitzungsberichten der Heidelberger Akademie der Wissenschaften. Philosophisch-historische Klasse», 10), Heidelberg (Universitàtsverlag C. Winter) 1996, 235 pp., 78 DM.

Presentato al pubblico in occasione del «Colloquium zu Ehren von Richard Kannicht anlàBlich seines 65. Geburtstages» dal tema Literatur und Gelegenheit. Pindars Siegeslieder als Beispiel okkasioneller Poesie (6.-7. Dezember 1996), il volume presenta l'opera di Richard Kannicht sulla grecità in una successione concisa di studi che ne valorizza, per la prima volta, unità e coerenza metodica e concettuale ( 'Vorwort' degli editori, p. 5). I saggi raccolti non intendono rispet­tare l'ordine cronologico, ma ripercorrono un ideale viaggio 'tematico' lungo la storia della letteratura greca di età arcaica e classica.

Inaugura la raccolta la 'Tùbinger Antrittsvorlesung' del 7 dicembre 1970, Philologia perennisi (pp. 13-42), in cui LA. delinea i tratti di una peculiare ermeneutica 'filologica', intesa quale Literaturwissenschaft attenta alle condizio­ni storiche di formazione del testo, ma che in ultima analisi considera il prodotto letterario Literatur in senso proprio, tentativo interpretativo della realtà, paradigma di un'autentica ricerca di dominio razionale del mondo (p. 33). La letteratura classica può rivendicare la sua attualità in quanto mezzo di conoscenza di sé e di autoriflessione, in accordo con la categoria gadameriana della «Fusione di oriz­zonti» (p. 20), un processo in cui l'orizzonte di senso e di significato del testo tradito e l'orizzonte di esperienza e di attesa dell'interprete gettano luce l'uno sull'altro, dialetticamente (ibid.).

È questa la prospettiva in cui LA. indaga, nella successiva sezione 'Zu den Hauptgattungen der archaischen und klassischen Poesie', epos omerico, poesia arcaica, dramma attico. Nel saggio Dichtung und Bildkunst. Die Rezeption der Troja-Epik in den fruhgriechischen Sagenbildern (pp. 45-67), l'analisi verte sulla distinzione ermeneutica tra Lebensbild e Sagenbild, alternativa che risulta inappropriata a confronto con l'eloquente polisemia e la molteplice capacità interpretativa e comunicativa delle raffigurazioni vascolari (p. 53), dal momento che sia epos sia arte figurata arcaica elaborano poeticamente, con l'ausilio del materiale mitologico, aspetti della realtà (p. 67).

L'ambito della poesia arcaica viene esplorato dal saggio Thnlia. Uber den Zusammenhang zwischen Fest und Poesie bei den Griechen (pp. 68-99), dedicato alla festa quale condizione fondamentale nella prassi letteraria (p. 71), ' testa' al tempo stesso 'occasione' e ' tema' della narrazione arcaica. Inaugura il percorso il racconto prandiale di KAÌCC civÒpcòv alla corte di Alcinoo nell'Odissea, si pro­segue attraverso la poesia lirica, che valorizza il simposio quale circolo di com­pagni di bevute oppure quale società legata da giuramento (eteria) nell'atmosfera di un moderno ambiente orientaleggiante (p. 78), e che al tempo stesso evoca clima rituale e tono festivo del ritrovo (p. 79), sino alla nascita dell 'agone poetico

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all 'interno della festa religiosa e allo sbocciare della lirica corale quale poesia festiva per eccellenza (p. 87).

Nella sezione 'Attisches Drama', un primo, inedito contributo (Polis und Tragèdie. Die Thebanisclie Trilogie des Aischylos, pp. 100-124) è dedicato ad un'indagine della tragedia in generale, e dei Sette contro Tebe in particolare, quale istituzione pubblica e poesia 'politica' (p. 103), condotta dal punto di vista dell 'orizzonte di attesa del pubblico (p. 107) e della conseguente 'ironia tragica'. Se da un canto, infatti, la tensione drammatica pone l 'accento sull 'ambigua sorte della città, per lasciare in secondo piano l'incertezza sul destino di Eteocle, lo spettatore sa in anticipo rispetto alle dramatis personae che alle due incognite è stato attribuito un rilievo ingannevole, che il dramma consiste in verità nella tragica fine di Eteocle (p. 115). Nel rappresentare il confronto diretto tra i due fratelli come già deciso dal destino1, Eschilo ripropone la forza tragica della rovina determinata da forze esterne (p. 1 17) e al tempo stesso rivela una volontà politica. L'errore 'fatale' di Eteocle vuole mettere in guardia da un'eccessiva sicurezza di sé nell'arena dell'agire politico (p. 124) e rendere più acuto lo scacco a cui è destinato l'intraprendere umano: le relazioni umane si rivelano tanto più incalcolabili quanto più crediamo di controllarle con certezza (ibid.).

Nel secondo saggio della sezione, dedicato alla commedia (Dikaiopolis. Von der Schwierigkeit, ein rechter Biirger zu sein, pp. 125-137), LA. intende mostrare quale temerarietà poteva richiedere esercitare 'letteratura nella democrazia' con lo strumento della commedia politica (p. 127), nel momento in cui Diceopoli - e nel contempo Aristofane - esprime l'amara e disillusa consapevolezza dell'incapacità della democrazia ateniese di governare la nóÀic,, quando essa lascia all'onesto cittadino (p. 129) l'utopia come ultima ratio. Chiude la sezione un saggio di «Theorie des Dramas» (Handlung als Grundbegriff der aristotelisclien Theorie des Dramas, pp. 138-149), un'interpretazione minuziosa della Poetica alla luce del ben noto asserto in 1450a 3-5 èrjxi Se Tf|<; pèv 7ipàcj£a)<; ó piiOoc, f| pipicene;, Àiyco yàp poOov IOOTOV xqv oóvOeoiv TCOV 7tporypàTCOV, e dal punto di vista di un'estetica della ricezione (p. 147): quella aristotelica è una Wirkungspoetik empirica e fenomenologica, lontana dal recuperare la categoria di 'storicità' della letteratura.

La sezione seguente è dedicata alla 'Griechische Verskunst' ed è interamente occupata dalla dotta Rezension der 'Griechischen Metrik' von D. Korzeniewski (pp. 153-179). Due i principali capi d'accusa contro il volume recensito: 1) l'er­rore metodologico in cui Korzeniewski incorre perseguendo l'ideale del passag­gio da una metrica sistematico-descrittiva ad una metrica estetico-interpretativa (p. 155), soprattutto quando pretende di generalizzare quanto è dimostrabile per un caso singolo e di applicarlo, a guisa di regola, ad altri casi (p. 169); 2) l'aver sprecato l'opportunità dell'istruttiva relazione tra metrica e storia della metrica (p. 161; esemplari, a questo proposito, le pagine dedicate alla trattazione del docmio. pp. 166-168).

Costituisce L'AbschluB' il saggio Der alte Streit zwischen Philosophie und

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Dichtung. Grundzìige der griechischen Literaturauffassung (pp. 183-223). Il tema (l'antica e controversa discussione sul valore della poesia nella comprensione del mondo) viene illustrato in un percorso lungo la storia della letteratura greca. Tappa iniziale la poetica omerica, che non pone in discussione l'autenticità del narrato (p. 198) e veicola conoscenza tramite il diletto (p. 200) ed Esiodo, primo ad intuire la Fiktionalitdt dell'epos omerico - senza con ciò formulare alcun giudizio di valore. Si prosegue poi, attraverso Solone e Senofane e la contrapposizione di Tepjivóv e XPO.0"^ - con la quale si impone il dilemma se la poesia debba essere 'dolce e dilettevole' oppure 'utile e istruttiva' (p. 203) - e la definizione di una funzione sociale della letteratura quale insegnamento edificante dei citta­dini (p. 206), sino al rifiuto della 'degradante' poesia euripidea, formulato nelle Rane di Aristofane, alla condanna definitiva di Platone (perché essa si rivolge in modo immediato al pépoc; yu/ric; emozionale, p. 218) e all'altrettanto definitiva riabilitazione aristotelica: una poesia svincolata da intenti educativi (p. 219) e determinata dalle categorie di 'verosimiglianza' e 'probabilità'.

Completano il volume i 'Bibliographische Nachweise' ed utili 'Indices' (cu­rati da L. Kàppel).

Lodevole, in conclusione, l'iniziativa degli editori: questi 'paradigmi' di let­teratura greca rappresentano, in una veste grafica accurata e in una stampa nitida, la testimonianza di un lavoro costantemente sorretto da impegno scientifico e premura didattica2.

L A U R I A N A S A P I E N Z A

1 È questa l'interpretazione dell'A. dei sette Redenpaare che costituiscono il nucleo del dramma, in contrasto con le soluzioni di Taplin. Lesky e Hutchinson.

: Pochissimi i refusi: p. 63 n. 26 r. ultima si chiuda la parentesi tonda; p. 64 r. 24 si legga «(Taf. Vili)»; p. 107 rr. I4s. «Euripides»; p. 1 10 r. 1 «1. Stasimon»; p. 126 r. ultima «1983»; p. 158 r. 16 «e a t a l e tt i co »; ibid. «coni m e d i a »; p. 167 r. 11 «besteht»; p. 189 n. 9 r. 2 «Gòttingen»; p. 217 r. 25 «Dithyrambos».

WALTER LAPINI, // POxy. 664 di Eraclide Politico e la cronologia dei Cipselidi, Firenze (Leo S. Olschki Editore) 1996, 219 pp., L. 49.000.

Quando visse Periandro, l'enigmatico tiranno di Corinto, che quasi tutte le fonti antiche (probabilmente sulla base di Apollodoro) fanno regnare tra il 628 e il 586 a.C, e che Karl Julius Beloch1 (sulla scorta di due passi erodotei: III 48,1 e V 94s.) pone invece in pieno VI secolo, prolungandone l'opera sino agli ultimi