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Ricerca applicata in corilicoltura

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Ricerca applicata in corilicoltura

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Pubblicazione a cura di :

Regione Piemonte - Assessorato Agricoltura, Tutela della fauna e della flora

Direzione Agricoltura

Settore Servizi di Sviluppo Agricolo

Coordinamento: Luisa Ricci

TORINO - FEBBRAIO 2009

CONSORZIO DI RICERCA SPERIMENTAZIONE E DIVULGAZIONE

PER L’ORTOFRUTTICOLTURA PIEMONTESE

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La Regione Piemonte ha una grande tradizione nel settore corilicolo sia per

l'estensione della coltura sia per la produzione di elevata qualità che si presta non

solo al consumo fresco ma alla trasformazione.

Nell’ambito del programma regionale di ricerca, sperimentazione e

dimostrazione agricola sono stati affidati progetti di ricerca specifici per il settore

corilicolo al CReSO – Consorzio di Ricerca Sperimentazione e Divulgazione per

l’Ortofrutticoltura Piemontese che li ha realizzati in collaborazione con numerose

istituzioni scientifiche.

I temi di ricerca trattati riguardano vari argomenti come la

micropropagazione, la potatura, la fertilizzazione e la difesa .

Si è quindi ritenuta utile una pubblicazione di presentazione dei risultati

ottenuti per metterli a disposizione dei tecnici e degli operatori del settore

augurandoci che possano trarre utili indicazioni per la propria attività.

Mino Taricco

Assessore all’Agricoltura

della Regione Piemonte

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INDICE

Introduzione pag. 2

Caratterizzazione climatica pag. 3

Situazione fitosanitaria pag. 6

Confronto dello sviluppo vegetativo e della produttività di piante di Tonda Gentile

delle Langhe ottenute da ceppaia e con tecniche di micropropagazione

pag.

8

Fertilizzazione del nocciolo: risultati di un’indagine quinquennale per

l’ottenimento di produzione di qualità

pag.

17

Ecosostenibilità della potatura meccanica del nocciolo e convenienza al recupero

delle biomasse prodotte

pag.

26

Monitoraggio della presenza del coleottero buprestide Agrilus viridis nei corileti

delle Langhe e studio sulla sua bioetolgia

pag.

45

Rilevamento di coreidi e pentatomidi nei corileti piemontesi e individuazione di

nuovi principi attivi insetticidi per la difesa delle nocciole dall’attività delle cimici

pag.

70

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Introduzione

Il nocciolo è una specie importante per i tanti territori collinari del basso Piemonte (Alta Langa,

Roero e Monregalese), dell’Astigiano e dell’Alessandrino. Rappresenta una coltura chiave per il

territorio, in particolare in quelle zone dove non sussistono alternative colturali, se non

l’allevamento ovi-caprino o la silvicoltura.

L’interesse per la coltura del nocciolo in Piemonte è dimostrato dall’incremento delle superfici

corilicole (fonte dati ISTAT anni 2000-2007) e delle produzioni; il primato della superficie coltivata

a nocciolo lo detiene la provincia di Cuneo (Albese) con circa 7.700 ha coltivati.

La cultivar di riferimento è la Tonda Gentile delle Langhe che ha caratteristiche agronomiche di

rilievo quali il portamento eretto, un vigore vegetativo medio, epoche di fioritura maschile e

femminile precoci ed epoca di raccolta precoce (ultima decade di agosto – inizio di settembre). I

suoi numerosi pregi sono stati tutelati anche attraverso una specifica IGP riconosciuta dall’Unione

Europea e la sue caratteristiche qualitative sono sempre molto apprezzate dall’industria e

dall’artigianato dolciario.

La sezione corilicola del CReSO (Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura

piemontese) che lega la propria attività di ricerca soprattutto alla Tonda Gentile delle Langhe,

svolge in gran parte il lavoro presso l’Azienda sperimentale “Nasio” di Cravanzana. L’attività

sperimentale è focalizzata , in particolare sui punti più importanti del percorso di qualità, curando

gli aspetti di gestione del suolo, della fertilizzazione fino alla difesa contro le avversità improntata

al più rigoroso rispetto dell’ambiente.

Le prove hanno durata pluriennale e i risultati ottenuti vengono puntualmente comunicati ai tecnici

dell’assistenza in modo che possano trasferirli alle aziende e agli operatori del settore.

L’attività sperimentale è negoziata con la Regione Piemonte (Programma di ricerca,

sperimentazione e dimostrazione agricola in frutticoltura e orticoltura – 2008) e annualmente

monitorata da un Comitato Tecnico composto da operatori del settore (tecnici, agricoltori)

incaricato di definire annualmente le prove da avviare, valutare i risultati della sperimentazione,

seguendo l’attività in campo nel corso della stagione.

In particolare le sperimentazioni attuate con l’attività negoziata riguardano:

- Indagini conoscitive sugli aspetti di tecnica colturale del noccioleto idonei all’ottenimento di

un miglioramento qualitativo, costante nel tempo, della nocciola Tonda Gentile delle

Langhe;

- Rilevamento dei principali fitofagi del nocciolo in Piemonte e definizione di strategie di

difesa.

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Il processo di trasferimento dei risultati della ricerca avviene attraverso azioni divulgative quali

comunicazioni ai tecnici di base che partecipano al coordinamento tecnico, riunioni specifiche di

coordinamento settimanali o mensili a seconda del periodo, invio di bollettini di aggiornamento

fitosanitario vai mail o fax e comunicazioni ai corilicoltori attraverso “incontri divulgativi”.

Caratterizzazione climatica

Le attività della sezione corilicola sono svolte presso l’Azienda Sperimentale Nasio, situata nel

comune di Cravanzana (CN).

Le coordinate geografiche sono:44°34’32’’ latitudine Nord – 8° 8’12” longitudine Est.

L’azienda Nasio ha un’estensione di circa 12 ettari di cui 10 investiti a nocciolo e 2 a superficie

boschiva. L’azienda i cui terreni, di proprietà della Provincia di Cuneo, in precedenza sono stati

gestiti dalla Comunità Montana Alta Langa di Bossolasco, è attualmente gestita

dall’Organizzazione -Produttori Frutta a guscio ASCOPIEMONTE e il CReSO, in forza di un

accordo di sperimentazione, conduce 2 ettari di superficie per lo svolgimento delle prove

sperimentali.

La giacitura è pianeggiante, il terreno franco limoso a reazione sub alcalina, con altitudine media di

534 m s.l.m.

I dati meteo derivano dalla capannina elettronica gestita dal Servizio Agrometereologico della

Regione Piemonte (Foto1) e sono riportati nel prospetto riassuntivo (tabella 1) e nei grafici allegati

(grafico 1 e 2).

Foto 1 – Capannina meteo Cravanzana Az.Nasio

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L’andamento climatico del 2008 è stato caratterizzato da precipitazioni superiori alla serie storica.

Riguardo alla loro distribuzione il grafico evidenzia che si sono concentrate maggiormente nei mesi

di aprile-giugno e di novembre-dicembre (dove si sono registrate soprattutto intense precipitazioni a

carattere nevoso) .

Le temperature medie dei mesi primaverili sono state inferiori alla media storica solo nei mesi di

aprile e maggio con un ritardo nella ripresa vegetativa delle piante. Durante i mesi estivi non si sono

invece registrate differenze tra le medie dell’anno e quelle della serie storica. Una riduzione più

brusca (quattro gradi centigradi in meno) si è avuta nel mese di dicembre dove si sono anche

verificate abbondanti nevicate e questo ha contribuito a ritardare l’inizio della fioritura maschile.

Medie mensili delle temperature

Precipitazioni (mm) Mese

Min Max Media Piovosità

Gennaio -0,5 7,2 2,9 104,2

Febbraio -0,7 9,4 4,1 20,0

Marzo 2,5 12,7 7,3 10,4

Aprile 4,4 15,1 9,6 100,0

Maggio 9,8 19,7 14,4 140,0

Giugno 13,2 24,1 18,3 28,4

Luglio 14,6 26,8 20,3 6,6

Agosto 14,3 27,5 20,4 56,8

Settembre 10,3 21,6 15,4 16,8

Ottobre 7,5 17,9 12,2 24,8

Novembre 2,0 9,7 5,7 223,4

Dicembre -4,7 3,2 -1,0 184,0

Tabella 1 - Prospetto riassuntivo dati meteo mensili 2008

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Andamento temperature medie mensili serie storica Vs 2008

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Grafico 1 – Andamento temperature medie mensili

Stazione di Cravanzana:confronto piovosità serie storica e anno 2008

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Precipitazioni (mm) 06-'07

Precipitazioni (mm) 2008

Grafico 2 – Andamento piovosità mensile

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Situazione fitosanitaria

Le piogge verificatesi nei mesi di aprile-maggio, unitamente a temperature medie non elevate,

hanno contribuito a ritardare lo sviluppo vegetativo del nocciolo.

A partire dal mese di marzo si sono verificati i primi, intensi, attacchi di Phytoptus avellanae

(eriofide delle gemme) a carico di noccioleti sia giovani che vecchi (Foto 2), ma grazie ad interventi

insetticidi mirati nel periodo di migrazione sono stati tenuti sotto controllo.

Foto 2 – Gemma di nocciolo colpita da eriofide

A partire da aprile sono iniziati i monitoraggi in campo, con trappole cromotattiche,del ciclo di

sviluppo dell’ Agrilus viridis. E’ emerso un ritardo nello sfarfallamento degli adulti rispetto al 2007

imputabile ad un andamento primaverile piovoso e con temperature medie al di sotto della media

del periodo. Le prove di lotta con p.a. insetticidi per ora non sono in grado di fornire risultati

soddisfacenti anche per le difficoltà di monitoraggio degli sfarfallamenti degli adulti che dovranno

essere studiate approfonditamente negli anni a venire.

Minori problemi hanno creato le cimici G. acuteangulatus e Palomena prasina le cui popolazioni,

negli ultimi anni si sono notevolmente ridotte tanto da contenerne gli attacchi con singoli interventi

insetticidi eseguiti nel periodo in cui le nucule in formazione sono maggiormente sensibili

all’attività trofica degli eterotteri (indicativamente tra l’ultima decade di giugno e la prima

settimana di luglio).

Principi attivi autorizzati dai Disciplinari di Difesa integrata della Regione Piemonte

Nella tabella si riporta lo schema della Difesa Integrata Nocciolo con i principi attivi attualmente

autorizzati dalle norme tecniche della Regione Piemonte.

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Confronto dello sviluppo vegetativo e della produttività di piante di Tonda

Gentile delle Langhe ottenute da ceppaia e con tecniche di micropropagazione

Nadia Valentini1, Giovanni Me

1, Caviglione Mauro

1, Roberto Botta

1 Maria Corte

2

1Dipartimento di Colture arboree, Università di Torino,Via Leonardo da Vinci 44, 10095

Grugliasco (Torino)

2 CReSO - Consorzio di Ricerca, Sperimentazione e Divulgazione per l’Ortofrutticoltura

Piemontese, Cuneo

________________________________________________________________________________

Riassunto

Tra i metodi di propagazione vegetativa utilizzabili per il nocciolo, la moltiplicazione in vitro

riveste un certo interesse poiché consente di ottenere un elevato numero di piante in spazi e tempi

limitati e soprattutto perché le piante ottenute con tale metodo possono offrire la garanzia della

rispondenza varietale e clonale, nonché una maggior sicurezza fitosanitaria.

Lo scopo della ricerca condotta a partire dal 2001 è stato quello di confrontare lo sviluppo

vegetativo e la produttività di piante di Tonda Gentile delle Langhe ottenute da micropropagazione

con quelle ottenute da ceppaia. In entrambi i metodi di propagazione sono state utilizzate piante

madri del clone TO-MT5.

I risultati della sperimentazione hanno finora dimostrato che le piante ottenute in vitro sono in grado

di fornire prestazioni simili alle piante ottenute mediante ceppaia. Infatti non sono emerse

differenze statistiche significative per quanto riguarda l’attività vegetativa, l’attitudine pollonifera,

la velocità di messa a frutto e la produttività delle piante, così come per le caratteristiche

morfologiche e merceologiche delle nocciole.

________________________________________________________________________________

Introduzione

L’Italia è il secondo produttore mondiale di nocciole con una superficie investita di 69000 ha ed una

produzione annua di circa 124000 t. Le principali zone corilicole sono in Campania, Lazio,

Piemonte, Sicilia. In queste Regioni il nocciolo rappresenta un’apprezzabile fonte di ricchezza non

solo economica, ma anche ambientale.

In Piemonte, la produzione di nocciole è circa il 13% di quella nazionale e la cultivar più diffusa, la

“Tonda Gentile delle Langhe” (TGL), è dotata di caratteristiche tecnologiche ed organolettiche

superiori. Alla TGL è stato riconosciuto il marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta) e solo le

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partite provviste del suddetto marchio hanno diritto alla denominazione “Nocciola Piemonte”.

La corilicoltura piemontese (foto1) è attualmente in fase di forte espansione (+30%, pari a 2.500 ha,

nel periodo 2000-2006, figura 1), in particolare negli ambienti collinari (ISTAT, 2008). In queste

aree, il nocciolo rappresenta una valida alternativa sostenibile all’abbandono dei terreni, grazie alla

sua adattabilità a suoli e climi diversi ed al basso input energetico richiesto per la sua coltura. A

questa congiuntura favorevole si contrappongono, tuttavia, una rapida diffusione della corilicoltura

in Europa orientale ed America Latina, con potenziali effetti di competizione. La coltura del

nocciolo in Italia richiede quindi la messa a punto di una serie di interventi tecnici capaci di

renderla più competitiva a livello internazionale.

Foto 1- Paesaggio corilicolo in Alta Langa

A fronte di una forte richiesta di materiale vivaistico sia in Piemonte, ove si prevede una espansione

degli impianti di oltre 2000 ettari nei prossimi anni, sia in altre aree italiane e internazionali, la

produzione vivaistica regionale risulta inadeguata a soddisfare la domanda ed è prevalentemente

basata sull’allevamento di polloni distaccati da piante non selezionate. Nonostante la qualità del

materiale commercializzato sia molto migliorata, grazie alle direttive dell’Unione Europea che

hanno definito i requisiti di commercializzazione del materiale di moltiplicazione delle piante da

frutto (recepite con DPR 697/97), è ancora possibile il rischio di eseguire impianti con materiale

non rispondente agli standard varietali. Il D.M. 24 luglio 2003 “Organizzazione del servizio

nazionale di certificazione volontaria del materiale di propagazione vegetale delle piante da frutto”

ha introdotto la possibilità di certificare la qualità del materiale vivaistico commercializzato

applicando norme tecniche specifiche per ogni specie. Per il nocciolo queste norme tecniche non

sono ancora state definite, nonostante l’importanza crescente del vivaismo corilicolo.

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2006

Superficie (ha)

Produzione (t)

Trend produzione

Figura 1 – Andamento delle superfici e delle produzioni corilicole in Piemonte

Tra i metodi di propagazione vegetativa utilizzabili per il nocciolo, la moltiplicazione in vitro

riveste un certo interesse poiché consente di ottenere un elevato numero di piante in spazi e tempi

limitati (figura 2) e soprattutto perché le piante ottenute con tale metodo possono offrire la garanzia

della rispondenza varietale e clonale, nonché una maggior sicurezza fitosanitaria.

Figura 2 - Metodologia utiliata per l'ottenimento di piante micropropagate in vitro

Trasferimento in

1 anno

Pianta

madre

selezionata

I° Fase di acclimatazione

II° Fase di acclimatazione

20-25 giorni

2 mesi

Espianto

Proliferazione (formazione

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Radicazione dei

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4

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11

Lo scopo della ricerca condotta a partire dal 2001 è stato quello di confrontare lo sviluppo

vegetativo e la produttività di piante di Tonda Gentile delle Langhe ottenute da micropropagazione

con quelle ottenute da ceppaia (foto 2). In entrambi i metodi di propagazione sono state utilizzate

piante madri del clone TO-MT5.

Foto 2 - Vivaio di barbatelle di TGL ottenute da ceppaia

________________________________________________________________________________

Materiali e Metodi

L’impianto, eseguito nel 2001 con 50 barbatelle da ceppaia e 50 da micropropagazione, è a

ritocchino con sesti di 5m x 5m (foto 3). Le piante delle due tesi sono state sistemate a filari alterni.

Per il confronto statistico sono state scelte otto parcelle (4 per tesi) di tre piante ciascuna.

Nelle parcelle impiegate per la prova, sono stati eseguiti i seguenti rilievi:

• percentuale di attecchimento dopo l’impianto (nel 2002);

• altezza delle piante e incremento vegetativo;

• numero di infiorescenze femminili, numero di infruttescenze dopo allegagione e numero di

infruttescenze e di nocciole a maturazione (periodo 2004-2006);

• produzione per pianta (dal 2006);

• caratteristiche dei frutti alla raccolta: peso e calibro della nocciola e del seme; resa dello

sgusciato; indice di rotondità del frutto; spessore del guscio; percentuale di nocciole vuote; distacco

del perisperma dal seme dopo tostatura a 160° C per 20’.

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12

Foto 3 – Impianto di confronto tecniche di propagazione in Cravanzana (CN)

I dati ottenuti sono stati analizzati statisticamente (ANOVA).

Annualmente sono stati eseguiti i seguenti lavori di gestione dell’impianto varietale:

• concimazione primaverile con fertilizzanti misto-organici e minerali;

• fertilizzazione fogliare con microelementi (inizio estate);

• trattamento insetticida con zolfo in polvere contro eriofide delle gemme (marzo);

• controllo infestanti interfila con interventi di trinciatura meccanica;

• controllo polloni con spollonatura chimica (a partire dal 2006);

• concimazione autunnale con fertilizzanti minerali.

________________________________________________________________________________

Risultati della prova

Adattabilità alle condizioni di campo

Le piante in prova non hanno manifestato particolari difficoltà di attecchimento.

Le fallanze sono infatti risultate del 4% per le piante ottenute in vitro e del 2% per quelle da

ceppaia.

Altezza delle piante

Le piante delle due tesi non presentano, al 7o anno dall’impianto, differenze statisticamente

significative nell’altezza (figura 3). L’incremento vegetativo percentuale tra il 2° ed il 7° anno è

risultato superiore nelle piante ottenute da micropropagazione (409%, con incrementi medi per anno

di 67 cm) rispetto a quello delle piante ottenute da ceppaia (323%, con incrementi medi per anno di

60 cm).

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13

Altezza delle piante

0

50

100

150

200

250

300

350

400

450

ceppaia coltura in vitro

cm

2008

2007

2006

2005

2004

2003

Figura 3 – Altezza delle piante e incrementi vegetativi annuali rilevati nel periodo 2003-2008

Attitudine pollonifera

Il numero di polloni prodotti dalle piante in prova è stato rilevato ad inizio agosto negli anni 2003-

2004-2005. Non ci sono differenze significative tra le tesi in quanto le piante all’interno della stessa

tesi presentano una notevole disomogeneità per questo carattere (tabella 1).

Anno Ceppaia Coltura in vitro

2003 4,58 ± �0,96 6,00 ± �3,47

2004 10,21 ±� 5,44 9,67 ± 3,62

2005 9,50 ± �3,16 13,54 ± �9,13

Tabella 1 – Numero medio di polloni e deviazione standard nelle tesi a confronto

Numero di infiorescenze femminili, di infruttescenze e percentuali di allegagione.

Nel periodo 2004-2006, per valutare la precocità di entrata in produzione delle piante, è stato

rilevato il numero di infiorescenze, di infruttescenze e di nocciole a maturità.

Nel 2004 l’allegagione è risultata molto ridotta (inferiore al 6%) in entrambe le tesi a causa della

giovane età delle piante. Nell’anno 2006, i valori di allegagione delle due tesi sono risultati simili

(circa 50%) e paragonabili a quelli medi dei noccioleti della zona.

Il numero medio di nocciole per pianta raccolto nel periodo 2004-2006 è riportato in figura 4.

Anche per questi dati non sono emerse differenze statisticamente significative tra le due tesi.

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14

10,5 14,1

118,8

5,4 8,4

96,4

0

20

40

60

80

100

120

140

2004 2005 2006

N.

no

cc

iole

ceppaia

coltura in vitro

Figura 4 – Numero medio di nocciole/pianta raccolte nel periodo 2004-2006

Produzioni

I dati relativi alle produzioni sono stati rilevati a partire dal 2006.

Nel 2006 la produzione media per pianta è risultata pari a 237 g per le piante ottenute da ceppaia e

215 g per quelle ottenute da micropropagazione. Le produzioni cumulate del periodo 2006-2008

sono riportate in figura 5. Non sono emerse differenze significative tra le tesi.

Produzione 2006-2008

1534 1495

1333 1509

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

ceppaia coltura in vitro

g/p

ian

ta

2008

2007

2006

Figura 5 - Produzione cumulata (g/pianta periodo 2006-2008) delle tesi a confronto

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Caratteristiche dei frutti alla raccolta

I parametri rilevati sulle nocciole alla raccolta sono riportati in tabella 2. Le caratteristiche dei frutti

ottenuti dalle due tesi non presentano differenze statisticamente significative.

La percentuale di nocciole vuote è risultata elevata in entrambe le tesi poiché i campioni di nocciole

utilizzati per le analisi sono stati prelevati dalla produzione raccolta interamente da terra (nelle

nocciole raccolte meccanicamente i vuoti vengono per la maggior parte eliminati).

Le rese dello sgusciato sono da considerarsi come resa potenziale ovvero sono state calcolate

escludendo le nocciole vuote.

I dati ottenuti dalle analisi dei frutti sono in linea con quelli osservati nelle produzioni dei noccioleti

presenti nella zona.

Parametro Ceppaia Coltura in vitro

Peso nocciola (g) 2,43 ± 0,19 2,37 ± 0,13

Calibro nocciola (mm) 18,70 ± 0,57 18,49 ± 0,37

Indice rotondità 1,00 ± 0,04 0,97 ± 0,05

Spessore guscio (mm) 1,19 ± 0,09 1,22 ± 0,09

Peso seme (g) 1,14 ± 0,09 1,11 ± 0,08

Calibro seme (mm) 14,11 ± 0,98 13,82 ± 0,92

Resa sgusciato (%) 46,70 ± 1,59 46,48 ± 1,80

Nocciole vuote (%) 10,36 ± 7,39 6,92 ± 7,09

Pelabilità seme (%) 77,21 ± 7,70 78,66 ± 11,55

Tabella 2 – Principali caratteristiche dei frutti e dei semi (medie 2005-2008 ± deviazione standard)

________________________________________________________________________________

Conclusioni

I risultati della ricerca consentono di formulare alcune considerazioni:

� le piante ottenute da micropropagazione non manifestano particolari difficoltà di attecchimento:

le fallanze sono infatti risultate del 4% mentre sono state del 2% nel caso della ceppaia;

� le piante ottenute da coltura in vitro presentano uno sviluppo vegetativo di poco superiore a

quello delle piante ottenute da ceppaia, anche se non significativamente differente;

� l’attitudine pollonifera delle piante è la stessa per le due tecniche di propagazione;

� le prime produzioni significative (superiori a 1 kg/pianta) si sono ottenute nel 2007 al sesto

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anno dall’impianto in entrambe le tesi, pertanto le piante hanno manifestato lo stesso

comportamento per quanto riguarda la velocità di messa a frutto;

� la produzione cumulata per pianta è la stessa nelle due tesi, anche se riferita a soli tre anni;

� le caratteristiche morfologiche e merceologiche delle nocciole non presentano differenze

significative tra le due tesi.

In definitiva, si può affermare che l’ottenimento di piante di nocciolo per micropropagazione può

costituire una valida alternativa ai sistemi tradizionali. La sperimentazione in corso ha finora

dimostrato che le piante ottenute in vitro sono in grado di fornire prestazioni simili alle piante

ottenute mediante ceppaia.

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Fertilizzazione del nocciolo: risultati di un’indagine quinquennale per

l’ottenimento di produzioni di qualità

Maria Corte1 Roberto Botta

2, Nadia Valentini

2, Giovanni Me

2, Daniela Ghirardello

2

1CReSO-Consorzio di Ricerca, Sperimentazione e Divulgazione per l’Ortofrutticoltura Piemontese,

Cuneo

2Dipartimento di Colture arboree, Università di Torino,Via Leonardo da Vinci 44, 10095

Grugliasco (Torino)

________________________________________________________________________________

Riassunto

L’equilibrata concimazione del noccioleto è una pratica agronomica molto importante per

l’ottenimento di produzioni elevate, costanti e di buona qualità. Sono state impostate due prove

sperimentali con l’obiettivo di valutare l’effetto di concimi, dosi ed epoche di somministrazione

diversi sulla produttività e sulla qualità del frutto di Tonda Gentile delle Langhe. In una prima fase

della ricerca, durata 5 anni, si sono confrontati concimi organominerali e minerali complessi mentre

successivamente è stata avviata una prova, attualmente in corso, che valuta dosi e tempi di apporto

diversi.

Dallo studio sta emergendo l’importanza di una distribuzione frazionata dell’azoto (primaverile in

due tempi ed eventualmente autunnale) che consente una maggior efficienza di utilizzo da parte

della pianta. Per quanto riguarda gli apporti dei 3 elementi minerali principali, premesso che come

regola generale questi vanno definiti in base alle caratteristiche del suolo e agli asporti della coltura,

per produzioni intorno alle 2 t/ha si possono dare le seguenti indicazioni riferite all’ettaro: 80

kg/anno di azoto, 25-40 kg/anno di P2O5 e 60-80 kg/anno di K2O.

Infine, è importante sottolineare che l’impostazione di un piano di concimazione non può

prescindere dall’esecuzione periodica di analisi fogliari e del terreno, il cui costo è ampiamente

ripagato dal risparmio sui fertilizzanti e dalla produttività maggiore e più regolare del corileto.

________________________________________________________________________________

Introduzione

La concimazione è una delle pratiche agronomiche più importanti del noccioleto poiché consente di

mantenere il suolo in condizioni di buona fertilità, contribuisce a mantenere costanti le produzioni

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di nocciole, soprattutto in una cultivar soggetta ad alternanza come la Tonda Gentile delle Langhe, e

può avere effetti positivi sulla qualità delle nocciole.

Tuttavia, la scelta dei prodotti da utilizzare, le dosi e l’epoca di somministrazione, vanno scelti

accuratamente sulla base delle esigenze della specie, considerando anche le condizioni pedo-

climatiche della zona di coltivazione, l’età delle piante e l’entità delle produzioni.

Nel 2002 è stata avviata una prova di fertilizzazione con l’obiettivo di verificare gli effetti sulle

caratteristiche del suolo e sulla quantità e qualità delle produzioni dell’apporto di tipologie diverse

di fertilizzanti (minerali, organominerali e con N a cessione controllata). Si riportano i risultati

ottenuti dopo 5 anni di sperimentazione (periodo 2002-2006) dell’indagine svolta in un noccioleto

della cultivar Tonda Gentile delle Langhe.

Una seconda prova è stata avviata nel 2007, con l’obiettivo di valutare gli effetti sulla produttività e

sulla qualità delle nocciole della somministrazione frazionata e di diverse dosi di concime. La

sperimentazione, ancora in corso, consente di effettuare solo alcune considerazioni preliminari.

________________________________________________________________________________

Prova di concimazione con diversi tipi di fertilizzanti (2002-2006)

Materiali e metodi

Per la prova è stato utilizzato un noccioleto della cultivar Tonda Gentile delle Langhe ubicato

presso l'Azienda Nasio nel comune di Cravanzana (CN) (Foto 1). L’impianto era stato messo a

dimora nel 1995 con piante allevate a cespuglio e sesti di 6 x 5 m.

La prova prevedeva il confronto di 5 tipi di concime con una singola somministrazione primaverile:

Tesi A = Nitrophoska Perfekt (15-5-20 +0,02%B + 20%SO3 + 0,01% Zn) 115 unità N/ha;

Tesi B = Bonolivo (15-5-8 +10% SO3 + 0,1%B) 115 unità N/ha;

Tesi C = Fertilextra-Certaldo (12-5-14 +2% MgO) 90 unità N/ha;

Tesi D = Agrofert MBS (9,5-5-14,5 + 3% MgO + 0,05% B + 0,01% Cu + 0,5% Fe + 0,01% Zn) 80

unità di N/ha;

Tesi E = Nutex Slow (10-5-15 + 2% MgO + 30% SO3) 80 unità di N/ha.

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19

Foto 1 – Distribuzione di fertilizzante con spandiconcime

Prima dell’inizio e alla fine della prova sono state eseguite le analisi chimiche del terreno.

Ogni anno, nel periodo 2002-2006, su tre ripetizioni di tre piante ciascuna per ogni tesi sono stati

eseguiti i seguenti rilievi:

- contenuto di elementi minerali tramite analisi fogliare e confronto dei risultati con i valori di

riferimento di Westwood (1993);

- peso delle produzioni;

- caratteristiche morfologiche e merceologiche delle nocciole; su tre campioni di 100 nocciole

per ogni tesi sono stati valutati i principali parametri: peso e calibro della nocciola e del

seme, indice di rotondità, spessore del guscio, distacco del perisperma dal seme dopo

tostatura a 160° C per 20’, resa dello sgusciato, percentuale di nocciole vuote, avariate

(ammuffite, avvizzite) e semi doppi.

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Risultati e discussione

Analisi del suolo

I risultati delle analisi eseguite prima dell’inizio della prova sono riportate in tabella 1. La tessitura

del suolo è franco sabbioso-argillosa con reazione alcalina.

Parametro Valore Livello

pH 8,24 Alcalino

S.O. 1,66% Medio-basso

N totale 0,13% Medio

CSC 12,3 meq/100g Medio

Ca 2870 ppm Medio-alto

Mg 60 ppm Basso

K 162 ppm Medio

P 15 ppm Medio-basso

B 0,36 ppm Medio

Fe 20,3 ppm Medio

Mn 14,5 ppm Medio

Cu 1,5 ppm Medio

Zn 0,9 ppm Medio

Tabella 1 – Principali caratteristiche del suolo prima dell’inizio della prova

Il terreno del noccioleto si presenta inizialmente dotato a livelli adeguati di tutti gli elementi

minerali, tranne il magnesio, e di sostanza organica (1,66%).

Considerando le modificazioni indotte dal fertilizzante al suolo, per le tesi A, C e D i valori di

sostanza organica (S.O.) sono scesi a livelli intorno all’1% e solo le tesi B ed E sono parse in grado

di mantenere le quantità iniziali (rispettivamente 1,6 e 1,8%). In tutte le tesi il contenuto di Mg è

sceso ulteriormente rispetto ai valori iniziali.

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21

Analisi fogliari

Le analisi fogliari eseguite nel quinquennio di osservazioni hanno evidenziato buoni valori di N in

tutte le tesi a confronto (Figura 1), con una lieve flessione solo nel 2005.

0.0

0.5

1.0

1.5

2.0

2.5

3.0

TESI A TESI B TESI C TESI D TESI E

N %

I anno

II anno

III anno

IV anno

V anno

Figura 1 –Andamento del tenore fogliare di N (valore di riferimento: 2,2-2,5)

In generale, i livelli dei macro e micro elementi sono risultati adeguati in tutte le tesi, ad eccezione

del magnesio; le analisi del suolo hanno infatti dimostrato che tale elemento risulta essere carente

nel noccioleto oggetto della prova. Nel 3° anno di analisi (2004), in tutte le tesi è risultata una

sensibile riduzione del tenore di P e K (figura 2) e, tra i microelementi, di Fe, Mn e B. Tale

situazione è stata probabilmente generata dall’elevato carico produttivo. I valori sono infatti

rientrati nella media di riferimento negli anni successivi di indagine.

0.0

0.2

0.4

0.6

0.8

1.0

1.2

1.4

1.6

1.8

TESI A TESI B TESI C TESI D TESI E

K %

I anno

II anno

III anno

IV anno

V anno

Figura 2 –Andamento del tenore fogliare di K (valore di riferimento: 0,7-1,2)

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Le concentrazioni di B, Cu e Zn sono risultate sempre comprese nei valori ritenuti ottimali per la

specie.

Quantità e qualità delle produzioni

I dati di produzione evidenziano modeste differenze tra le tesi (tabella 2) che non risultano

statisticamente significative. Anche per quanto riguarda le caratteristiche delle nocciole, la resa alla

sgusciatura (tabella 2) e la presenza di difetti (dati non presentati) non hanno mostrato differenze

statisticamente significative tra le tesi e sono stati influenzati più dall’andamento climatico

dall’annata che dal tipo di concimazione.

Tesi

Produzione

(kg/pianta)

Resa sgusciato

(%)

A 5,7 44,5

B 5,0 44,7

C 5,4 44,7

D 5,0 44,8

E 5,3 45,4

Tabella 2 – Rese e produzioni medie (2002-2006) osservate nelle cinque tesi

Con il presente lavoro si intendeva valutare l’effetto della somministrazione di diversi tipi di

fertilizzante su piante di nocciolo di un impianto sito in area tipica di coltivazione. A livello di

risposta della pianta, nei cinque anni di lavoro non si sono evidenziate differenze significative che

facciano propendere decisamente verso l’uno o verso l’altro concime utilizzato.

Si consiglia, in situazioni simili a quella presentata, di preferire concimi in grado di fornire humus

stabile, che mantenga o migliori la dotazione organica, e per i terreni alcalini, quelli dotati di

reazione acida o che apportino anidride solforica.

Prova di concimazione con somministrazioni frazionate

Materiali e metodi

La prova si è svolta in un noccioleto della cultivar Tonda Gentile delle Langhe ubicato presso

l'Azienda Moscone Carlo nel comune di Torre Bormida (CN). L’anno d'impianto è il 1997 e le

piante sono allevate a cespuglio, con sesti d'impianto di 5 x 5,3 m.

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Nel primo anno di sperimentazione è stata eseguita in autunno una fertilizzazione organica

utilizzando 60 q a ettaro di compost (ammendante compostato misto) derivante da scarti alimentari

domestici 60% e scarti vegetali 40% (foto 2).

Foto 2 – Compost distribuito in autunno

Il noccioleto è stato suddiviso in 5 parcelle di due file ciascuna e su ogni parcella è stata eseguita la

fertilizzazione minerale impiegando i seguenti concimi:

-Nitrato ammonico (N 26%);

-Perfosfato semplice (P 9%);

-Solfato potassico (K 36%).

Le unità e l’epoca di distribuzione sono indicate in tabella 3.

TESI FINE MARZO FINE MAGGIO AUTUNNO

A 80-40-80

B 40-40-80 40-0-0

C 30-40-80 30-0-0 20-0-0

D 40-40-80 40-0-0 20-0-0

E 40-40-80 40-0-40

Tabella 3 – Unità/ha di fertilizzante ed epoca di somministrazione

Per ogni tesi sono state considerate tre parcelle di tre piante ciascuna in cui sono stati eseguiti i

seguenti rilievi:

� contenuto di elementi minerali della pianta (analisi fogliare);

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� peso della produzione;

� numero di polloni (agosto).

Per tutte le tesi è stata effettuata l’analisi della qualità delle nocciole. Su un campione di 1 kg di

nocciole, sono stati valutati i seguenti parametri:

� resa dello sgusciato;

� presenza di nocciole vuote, avariate (ammuffite, avvizzite, cimiciate) e di semi doppi.

Inoltre, su tre campioni di 50 nocciole per ogni tesi sono stati valutati i principali parametri

carpologici: peso e calibro della nocciola e del seme, indice di rotondità, spessore del guscio,

distacco del perisperma dal seme dopo tostatura a 160° C per 20’.

________________________________________________________________________________

Conclusioni

Le prove eseguite mettono in evidenza l’importanza degli apporti organici, che devono essere

almeno biennali e affiancati da concimazioni minerali che tengano conto dei seguenti criteri

(produzioni di 20-25 q di nocciole):

- gli apporti azotati indicativi si aggirano intorno agli 80 Kg/ha;

- l’azoto va distribuito in due tempi, a marzo e a fine maggio-inizio giugno, una terza

somministrazione al termine dell’accrescimento vegetativo può essere valutata nelle annate

di maggior carico produttivo con rapporto 40:40:20;

- per il fosforo si possono effettuare apporti annui di 25-40 unità di P2O5 per ha, tenendo

conto della dotazione del suolo, della sua tessitura e del pH.

- le carenze di potassio possono favorire la presenza di nocciole vuote; gli apporti sono da

ponderare in base alle caratteristiche del terreno (dotazione, dilavamento..) e si possono

ritenere indicative quantità di 60-80 Kg/ha di K2O;

- non paiono giustificate concimazioni con boro a meno che questo non scenda nel suolo al di

sotto degli 0,3 ppm e/o vi siano segni di carenze nelle analisi fogliari (<30 ppm).

Si sottolinea che le quantità riportate sono indicative e che solo la conoscenza delle caratteristiche

del suolo e dello stato nutrizionale della coltura possono guidare la concimazione razionale. E’

auspicabile quindi l’esecuzione periodica di analisi del terreno e fogliari. Il costo delle analisi è

ampiamente ripagato dal risparmio sui fertilizzanti e dalla produttività maggiore e più regolare del

corileto.

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25

Ringraziamenti: la ricerca è stata finanziata dalla Comunità Montana “Alta Langa Montana” e dalla

Regione Piemonte Progetto 4 “Indagini conoscitive sugli aspetti di tecnica colturale del

noccioleto idonei all’ottenimento di un miglioramento qualitativo, costante nel tempo, della

nocciola Tonda Gentile delle Langhe”.

Si ringrazia anche l’azienda agricola Moscone Carlo per la collaborazione.

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26

Ecosostenibilità della potatura meccanica del nocciolo e convenienza al recupero

delle biomasse prodotte

Virginia Ughini 1 , Claudio Sonnati

2 ,Gian Luca Malvicini

1, Alessandro Roversi

1, Gianni

Facciotto 3 , Sara Bergante

3

1Istituto Fruttiviticoltura – Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica Sacro Cuore – Piacenza (PC)

2CReSO – Consorzio di Ricerca, Sperimentazione e Divulgazione per l'Ortofrutticoltura Piemontese

3CRA PLF - Unità di Ricerca per le Produzioni Legnose Fuori Foresta (ex-Istituto di

Sperimentazione per la Pioppicoltura) - Casale Monferrato (AL)

________________________________________________________________________________

Riassunto

La corilicoltura piemontese seppur in espansione, è ancora per la maggior parte costituita da

impianti vecchi, molti dei quali non potati da tempo, caratterizzati da piante con chiome che si

intersecano o di notevoli dimensioni. Inoltre, attualmente è costante la ricerca di fonti energetiche

alternative. Ecco l’importanza di prove sperimentali di potatura meccanica e/o manuale per

determinarne l’operatività, gli effetti sulla quantità e la qualità della produzione e per quantificare il

valore energetico dei residui di potatura e saggiare possibili soluzioni di filiera campo- utilizzatore

di biomassa. I risultati ottenuti dopo 3 anni di prove hanno evidenziato per la potatura meccanica la

convenienza ed i positivi riflessi di questa pratica su quantità e qualità delle produzioni. Inoltre i

residui di potatura del nocciolo per l’elevata potenzialità energetica si rivelano utili per un loro

utilizzo come combustibile.

________________________________________________________________________________

Scopo dell’indagine

Da tempo in Piemonte stanno evidenziandosi problematiche nel settore corilicolo che è sempre più

chiamato a raggiungere traguardi quantitativi, mantenendo sempre alta la qualità della produzione.

Essa, come è noto, è rappresentata praticamente solo da frutti delle cv Tonda Gentile delle Langhe

(TGL) ed è caratterizzata da una importante e ormai storica IGP. La corilicoltura Piemontese,

tuttavia, rivela ancora un’alta percentuale (50%) di vecchi impianti (ossia con più di 30 anni), molti

dei quali non potati da molto tempo e quindi con piante a densità ed intersecazione delle chiome

elevatissime. Un’ulteriore problematicità del settore è legata all’elevato costo della manodopera,

aspetto che, peraltro, riguarda buona parte del settore produttivo agricolo delle Regioni Italiane.

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27

Perciò dal 1999 al 2005 sono state condotte prove sperimentali di potatura meccanica e/o manuale,

effettuate o meno con finanziamento regionale, che hanno evidenziato il ruolo importante della

potatura, soprattutto sulla qualità del prodotto. Comunque, da queste indagini sperimentali,

considerate preliminari, è scaturita la necessità di dover acquisire ampie conoscenze di base,

specifiche per la Tonda Gentile delle Langhe, sulla tecnica di potatura meccanica ed in particolare

sulle sue caratteristiche di operatività, nonché di quantificare nel tempo i possibili benefici della sua

applicazione sul corileto.

In questo periodo della nostra storia di consumatori di energia, risulta di grande interesse

l’individuazione di fonti energetiche alternative, perciò la biomassa prodotta con la potatura del

nocciolo potrebbe potenzialmente essere utilizzata a questo scopo. Tuttavia, prima della valutazione

del valore energetico intrinseco della biomassa ottenuta dalla potatura, vanno verificate soluzioni

operative per alcune fasi della filiera produttore-utilizzatore di biomassa. In particolare tale verifica

deve riguardare l’ operatività di macchine per l’asportazione dal campo dei residui legnosi.

Quindi dal 2006 la Regione Piemonte ha finanziato un’attività sperimentale triennale dal titolo

“Ecosostenibilità della potatura meccanica del nocciolo e convenienza al recupero delle

biomasse prodotte”. Con tale attività si intendeva verificare gli effetti della potatura meccanica e

manuale, effettuata in primavera o dopo la raccolta, sulla qualità e quantità delle produzioni

corilicole piemontesi e, al contempo, per accertare i vantaggi economici ed energetici derivanti

dalla raccolta della biomassa prodotta con la potatura del nocciolo.

________________________________________________________________________________

Materiali e metodi

Aziende interessate dalle prove

Volendo rispettare e conciliare i criteri di rappresentatività della realtà corilicola piemontese, in

termini agronomici e di caratteristiche pedo-climatiche, la scelta delle aziende presso cui effettuare

le prove risultava fondamentale. Perciò sono state scelte 4 aziende, site nelle Province di Cuneo ed

Asti, in ciascuna delle quali è stato individuato un corileto con piante di TGL da tempo non potate e

allevate a cespuglio. Dei 4 corileti, 3 erano nella fase di piena produzione (Sinio, Diano d’Alba e La

Morra); mentre il quarto (Calamandrana) era produttivo, ma più giovane rispetto ai precedenti. Ciò

per verificare le ipotesi sperimentali anche su impianti in cui non è ancora pressante la necessità del

ringiovanimento della chioma. In tutti i corileti la difesa è di tipo integrato, mentre gli interventi

cesori si limitano all’asportazione delle eventuali porzioni apicali rinsecchite ed alla eliminazione

dei polloni, quest’ultima operazione effettuata a mano in media ogni due anni. A completamento

della descrizione dei corileti si riportano ulteriori dati nella Tab.1.

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28

Azienda Comune e

provincia

Giacitura

campo

Altitudine

(m s.l.m.)

Età

impianto

(N °anni)

Sesto

d’impianto

(m)

Andreis Chiara Sinio (CN) leggera

pendenza 551 18 5 x 5

Olivero Lorenzo Diano d’Alba

(CN) pianura 239 13 6 x 5

Stroppiana Dario La Morra

(CN)

leggera

pendenza 421 15 4 x 7

Baldizzone Pietro Calamandrana

(AT) pianura 140 6 5 x 6

Tab. 1. Sinossi delle principali caratteristiche delle aziende scelte per le prove di potatura.

Epoche interventi

Nel triennio 2006-08 gli interventi cesori sono stati effettuati (Tab. 2) in 2 distinti momenti del ciclo

vegeto-produttivo annuale cioè in primavera, all’inizio della ripresa vegetativa (marzo) nelle

aziende Andreis (Sinio) e Olivero (Diano d’Alba) e in autunno, cioè dopo la raccolta (settembre)

nelle aziende Stroppiana (La Morra) e Baldizzone (Calamandrana). Queste due epoche sono state

scelte perché tra loro molto diverse e coincidenti con periodi dell’anno in cui è ancora agevole

entrare in campo con mezzi pesanti.

Anno effettuazione interventi

cesori Epoca

intervento Tipo potatura Azienda

2006 2007 2008

Andreis

Manuale

Olivero

Andreis

Pri

maver

a

Meccanica

Olivero

Stroppiana

Manuale

Baldizzone

Stroppiana

Au

tun

no

Meccanica

Baldizzone

Tab. 2. Epoche di intervento e tipi di potatura effettuate nel triennio 2006-2008

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29

Tesi di potatura

Le tesi a confronto per ogni epoca di intervento sono state:

- potatura meccanica;

- potatura manuale;

- test non potato.

Tuttavia, nel 2008 è stato effettuato solo il confronto della potatura meccanica con il testimone (cfr.

Tab.2). Ogni tesi era costituita da 2-3 blocchi di piante (repliche) di 10-15 cespugli ciascuno.

In tutte le tesi di potatura (meccanica e manuale) con la potatura si voleva ridurre ed equilibrare le

dimensioni della chioma per consentirne l’illuminazione anche internamente.

Potatura meccanica. Gli interventi cesori meccanici hanno interessato in modo combinato la parete

verticale (hedging) e la parte superiore orizzontale della chioma (topping) facendo assumere al

filare un profilo prossimo alla siepe. Al riguardo è stato utilizzato un cantiere sperimentale

predisposto dalla Ditta BMV di Alba (CN). Il cantiere di taglio era costituito da:

- una pompa, munita di serbatoio di recupero dell’olio idraulico, montata posteriormente al

trattore;

- un blocco comandi, installato in prossimità del volante del trattore, utilizzato per lo spostamento

delle apparecchiature poste frontalmente al mezzo meccanico;

- un castello telescopico su cui sono sistemati, fulcrati ed in successione, due bracci orientabili

rispetto al castello. Su ogni braccio sono rispettivamente posizionati dai 4 ai 6 strumenti di

taglio dei rami, in particolare dischi in ‘Widia’ di diametro variabile fra 400-500mm.

A seconda dell’orientamento che viene dato alle singole braccia l’operatrice può realizzare:

a) l’asportazione della vegetazione laterale delle piante fino ad una altezza di 7 m (hedging)

con una inclinazione regolabile dell’intero asse di taglio di ± 20 ° rispetto all’asse verticale della

macchina;

b) l’asportazione della vegetazione laterale delle piante fino ad una altezza di 5 m (hedging)

unitamente all’applicazione combinata di un taglio orizzontale di 2m della vegetazione in cima alla

chioma (topping). L’inclinazione massima raggiungibile dalla barra posta più in alto rispetto

all’asse verticale della macchina è pari a 90°.

La profondità dell’asportazione è stata di circa 80-100 cm per avere piante che dopo la potatura non

fossero più alte di 4-5m e non più larghe di 3-3,5m.

Potatura manuale. Per questo tipo di intervento cesorio, che ha interessato tutta la chioma della

pianta, è stato utilizzato un moto compressore carrellato della Ditta Campagnola (BO) su cui sono

state installate:

c) n° 2 forbici (svettatoi) modello Campagnola F6 ad uncino, con asta di prolunga di 1,5m (Ø

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30

taglio: 50mm);

d) n° 1 forbice Campagnola ad impugnatura diretta.

Con la potatura manuale sono stati effettuati tagli di ritorno e asportazioni di branche per avere,

dopo tale intervento, cespugli di dimensioni simili a quelli potati a macchina.

Rilievi

Potatura come operazione colturale. Per ogni anno, azienda, tesi e replica sono stati rilevati al

momento degli interventi cesori ed immediatamente dopo, il tempo di esecuzione della potatura

(sec/pianta), il numero tagli/pianta distinti in base alla loro posizione (parte basale, parte mediana,

parte apicale) ed al diametro della superficie di taglio (inferiore od uguale a 5 cm e superiore a 5

cm).

Prove di raccolta e imballaggio della biomassa residuale. Nel triennio sono state valutate 11

diverse macchine (Tab. 3) per il condizionamento dei residui di potatura di cui 9 operanti la raccolta

e l’imballaggio dei residui legnosi in varie forme e dimensioni; mentre una operante la sola

trinciatura ed un’ulteriore tipica per lo sminuzzamento del legno ed il successivo interramento in

campo. Per ogni macchina, oltre a considerazioni generali riguardanti la propria operatività e

funzionalità, sono stati rilevati i tempi effettivi di lavoro e la capacità operativa ossia il diametro

massimo del potato imballato o triturato e le tonnellate di sostanza verde raccolta per ora di lavoro.

Successivamente, per alcuni tipi di balle di legno, stoccate sotto tettoia aperta ai lati, è stata

misurata la perdita di umidità nel tempo.

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31

Tipologia macchina Ditta Modello

Data/e

effettuazione

prova

Biotrituratore-cippatore Caravaggi BIO 150 9 e16 ottobre 2007

Pressa-raccoglitrice Lerda L800 13 novembre 2007

Pressa-raccoglitrice Lerda L1100 13 novembre 2007

Rotopressa Caeb MP 400 S 04 aprile 2006

Rotopressa Caeb Quickpower 1230 30 marzo 2007

16 aprile 2008

Rotopressa Lerda Rotocamera T135 16 aprile 2008

Trincia Becchio & Mandrile Medium 2000 16 aprile 2008

Trincia-interratrice Seppi Midipierre Way 14 dicembre 2007

Trincia-raccoglitrice Peruzzo Cobra 1200 Collina 30 novembre 2007

Trincia-raccoglitrice Becchio & Mandrile BHS 1200 12 aprile 2006

29 marzo 2007

Trincia-raccoglitrice Nobili TRP 145-RT 20 aprile 2006

Tab. 3. Macchine utilizzate e date di effettuazione delle prove di condizionamento del legno di

potatura, nel triennio 2006 – 2008.

Aspetti quantitativi e qualitativi della biomassa prodotta. Sul legno potato, successivamente ad

ogni intervento cesorio meccanico o manuale, sono stati rilevati: il peso dei residui di potatura verde

prodotto da ogni singola pianta; la densità basale (calcolo su campioni di legno fresco); e la

percentuale di sostanza secca (dopo essiccazione in stufa a 105 °C fino a raggiungimento di peso

costante).

Influenza sulla quantità e qualità della produzione del corileto a seguito della potatura. Per ogni

azienda, tesi e replica si è provveduto al rilievo della produttività delle piante ed alla valutazione dei

principali tratti qualitativi carpo-merceologici (peso di nocciole e semi, resa commerciale e tecnica;

percentuali di semi sottocalibro, rancidi, bianconati, avvizziti, incidenza di danni da cimiciato,

balanino, muffa). In particolare questi tipi di rilievi hanno riguardato sia la produzione ottenuta

nella stagione produttiva immediatamente successiva agli interventi cesori, sia le produzioni delle

seguenti stagioni produttive. Ad oggi, pertanto sono state rilevate le produzioni riportate nello

schema sottostante in colore, mentre in grigio sono indicate quelle che minimante dovranno essere

rilevate nel 2009.

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32

Anno potatura

2006 2007 2008

Rilievi sulla produzione del

Ep

oca

inte

rven

to

Azi

end

e Tipo potatura

2006 2007 2008 2007 2008 2008 2009

meccanica

manuale

Andre

is

non potato (test)

meccanica

manuale Pri

mav

era

Oli

ver

o

non potato (test)

meccanica

manuale

Bal

diz

zone

non potato (test)

meccanica

manuale

Autu

nno

Str

oppia

na

non potato (test)

Schema 1: Relazione fra le potature eseguite nel triennio e le produzioni controllate.

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33

Risultati

Potatura come operazione colturale

In Tab.4 sono riportati, per ogni epoca di intervento, tipo di potatura ed azienda, le medie triennali

dei tempi di potatura e le percentuali dei tagli grossi.. Per quanto riguarda i tempi si evidenzia

subito come in tutte le aziende considerate esista una notevole differenza tra i tempi della potatura

meccanica e quelli della potatura manuale. La prima, infatti risulta durare dal 1,2% all’1,8% di

quella manuale. Tale percentuale aumenta, raggiungendo valori dell’8-10% se si aggiungono ai

tempi veri e propri di taglio quelli “morti”, cioè necessari per mettere a terra i rami tagliati rimasti

accidentalmente sulla chioma, per posizionare la macchina, ed in alcuni casi anche il tempo per

l’effettuazione della spollonatura manuale biennale. Le differenze che si notano tra le aziende sono

sicuramente dovute alla differente età e conformazione dei cespugli. Tuttavia nella potatura

autunnale, sia manuale, sia meccanica, cioè quando la pianta possiede ancora il suo fogliame, i

tempi di potatura risultano sempre inferiori.

Il numero di tagli con diametro superiore a 5 cm risulta (Tab.4) sempre superiore nella potatura

manuale rispetto a quella meccanica, tranne che nel corileto di Baldizzone a Calamandrana, cioè

nell’impianto più giovane.

Tempi di potatura

(sec/pianta)

Percentuale

tagli grossi 1 Epoca

interventi Aziende

Manuale Meccanica Manuale Meccanica

Andreis 3226 43 15,5 5,9 Primavera

Olivero 2336 42 16,5 6,0

Stroppiana 1935 26 46,6 25,9 Autunno

Baldizzone 2042 25 5,1 18,8

1 = con diametro superiore a 5cm

Tab. 4. Medie triennali dei tempi (sec/pianta) di effettuazione delle operazioni di taglio e delle

intensità dei tagli grossi (%), in funzione dell’epoca di intervento, del tipo di potatura e

dell’azienda.

Prove di raccolta e imballaggio della biomassa residuale

Per ciascuna delle macchine utilizzate in Tab. 5 sono riportate oltre alle caratteristiche tecniche

anche quelle di operatività rilevata nel corso delle prove di raccolta dei residui di potatura. Le

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macchine testate non sono specifiche per la raccolta di residui di potatura di nocciolo, perciò tutte

hanno presentato problemi, dovuti soprattutto alla scarsa elasticità e/o alle elevate dimensioni dei

rami di questa specie. Inoltre, per effettuare tutte le prove di raccolta o di interramento, è stato

necessario andanare manualmente le ramaglie. In generale, comunque, i residui della potatura

meccanica, di diametro inferiore a 3-4 cm, hanno dato meno problemi all’imballaggio, mentre quelli

della potatura manuale, di grandi dimensioni (fino a 8 cm di diametro) sono stati raccolti solo in

parte e con difficoltà. Tra le macchine imballatrici, i migliori risultati - sia come operatività che

come prodotto finale e necessità di manodopera - sono stati ottenuti con Caeb MP 400 S, Caeb

Quikpower 1230 e Lerda Rotocamera T135, le quali producono imballaggi cilindrici di dimensioni

differenti (Tab.5). Per quanto riguarda la forma degli imballaggi, le balle cubiche o a

parallelepipedo rettangolare occupano in modo ottimale lo spazio e non sono eccessivamente

pesanti; mentre le balle cilindriche sono leggermente più difficili da gestire, soprattutto se grossa.

Data la difficoltà di raccolta di ramaglie molto grosse, sono state provate anche due trituratici.

Buoni risultati sono stati ottenuti con la trincia- interratrice Seppi anche se in realtà è una macchina

nata come spacca sassi. Anche con questa macchina però sono stati necessari due passaggi su ogni

andana, uno per triturare e uno per interrare. Il biotrituratore BIO150, ad alimentazione manuale, è

ottimo per prove parcellari di piccole dimensioni, ma visto il rendimento operativo (Tab.5),

sconsigliato nelle piantagioni commerciali.

Nel grafico di Fig.1 è riportato l’andamento della percentuale di umidità di balle stoccate sotto

tettoia aperta ai lati. In particolare la prova è stata fatta con balle prodotte con la potatura

primaverile (linea blu) e con la potatura autunnale dell’anno precedente (linea rosa) monitorando

periodicamente per 5 mesi il loro contenuto idrico. I trend di Fig.1 rivelano come il contenuto di

umidità sia relativamente stabile in estate e di poco superiore al 25%. Inoltre, per le balle ottenute

con il legno di potatura primaverile si nota per il periodo di stoccaggio considerato quasi un

dimezzamento della percentuale di umidità, dal 48% al 26% circa.

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35

Dimensioni

macchina (cm)

Dimensioni

Imballo (cm) Nome macchina

Lar Lun Alt

Forma

imballo

Lar Lun Alt

Ø

potature

(cm)

Operatività

(t/h)

BIO 150 90 120 140 - - - - 8 0.1

BHS 1200 120 95 108 - - - - 8 1.5

MEDIUM 2000 215 - - - - - - 10 1.6

MIDIPIERRE WAY* 183 220 120 - - - - 15** 0.7

QUIKPOWER 1230 180 116 100 cilindrica 40 - 60 0.5***

MP 400S 130 100 100 cilindrica 40 - 60 3.5 0.5 – 1.2

L800 150 139 rettangolare 30 35 45 3.5 0.5

ROTOCAMERA

T135 238 390 220 cilindrica 135 122 3.5 2.9

L1100 200 139 rettangolare 120 35 45 3.5 1.3

TRP 145-RT 171 118 85 sacco

rettangolare 0.9 0.7 1 <5 1.4

Cobra Collina 1200 120 220 150 cassone

raccoglitore 150 200 150 3.5 0.5

* Dato fornito dalla Ditta; il dato espresso in peso è quello rilevato in campo nelle parcelle sperimentali.

** Macchina specifica per la frantumazione di sassi. Le capacità di lavoro è riferita al lavoro effettuato sulle potature. Il diametro

massimo lavorabile è riferito invece al lavoro su sassi.

*** I due modelli proposti da Caeb hanno operatività simili. Tuttavia questo modello, innovativo, non ha più i difetti del precedente

(MP 400 S) ed ha come accessori un attrezzo che consente di trasportare le balle sulle capezzagne dell’appezzamento.

Tab.5. Caratteristiche tecniche e operatività delle macchine utilizzate nel triennio 2006 – 2008,

nelle prove di condizionamento del legno di potatura.

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36

0

10

20

30

40

50

30/0

3/20

07

03/

04/2

007

12/

04/2

007

27/0

4/20

07

11/

05/2

007

28/

05/2

007

11/0

6/20

07

25/0

6/20

07

09/0

7/20

07

23/0

7/20

07

08/0

7/20

07

T °

C

Fig. 1: Andamento del contenuto di umidità (%) di balle ottenute con la potatura primaverile a

Sinio (linea blu) e con la potatura autunnale a La Morra (linea rosa), stoccate sotto tettoia

aperta ai lati nel periodo 31 marzo- 4 luglio 2007.

Aspetti quantitativi e qualitativi della biomassa prodotta

In ambito arboreo i residui di potatura costituiscono solitamente un problema gestionale perché

possono essere veicolo di infezioni di vario genere per la coltivazione in atto, anche se

frequentemente vengono triturati ed interrati. La raccolta e la vendita, oppure l’utilizzo diretto di tali

residui per fini energetici costituiscono una soluzione vantaggiosa, sia dal punto di vista ecologico

che economico. I risultati di produzione di biomassa (Kg/pianta e t/ha di biomassa secca) visibili in

Tab. 6, a parità di tipo di potatura ed epoca, risultano differenti tra le aziende. Ciò è

ragionevolmente dovuto al fatto che i noccioleti nei quali è stata testata la potatura hanno età e

spaziature differenti e sono siti in ambienti che, seppur rappresentativi della corilicoltura

piemontese, sono tra loro diversi. In particolare dalla Tab.6 si evince come le maggiori produzioni

di biomassa, sia per la potatura manuale che per quella meccanica, sono state ottenute presso

l’azienda Olivero (23,14 e 11,34 Kg/pianta rispettivamente dalla potatura primaverile manuale e

meccanica) e Stroppiana (18,01 e11,65 Kg/pianta rispettivamente dalla potatura autunnale manuale

e meccanica). In ogni caso, la potatura manuale ha sempre fornito maggiori quantità di biomassa in

tutti gli anni in cui è stata messa a confronto con quella meccanica. Ciò perché la prima, seppur più

precisa nell’eliminare od accorciare branche ormai esaurite od eccessivamente dominanti, è anche

più intensiva rispetto a quella meccanica, sia che si intervenga in corileti relativamente maturi con

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turni di potatura molto lunghi (aziende Andreis, Olivero e Stroppiana) sia che si intervenga in

corileti ancora giovani (Baldizzone).

La potatura manuale, tuttavia, richiede molto tempo e manodopera, perciò dopo queste indagini di

filiera “poto e riciclo”non sembra consigliabile, se non per particolari necessità (per esempio

quando l’operatività della macchina potatrice risultasse compromessa (es. per eccessiva pendenza

del corileto). Con la potatura manuale, inoltre, vengono eliminate anche branche intere o rami di

dimensioni troppo grandi, non adatti alla successiva raccolta meccanizzata.

La densità basale del legno di nocciolo ottenuta (Tab.6) è piuttosto elevata e ciò gli conferisce

caratteristiche vantaggiose per la combustione e la produzione di energia. Il contenuto di sostanza

secca rilevato sui rami tagliati varia dal 50 al 72% circa in base al periodo di potatura, all’età delle

piante e al periodo trascorso a terra prima delle prove di raccolta. Di conseguenza anche il potere

calorifico del materiale raccolto varia tra 2,45 KWh/Kg e 3,15 KWh/Kg, corrispondenti

rispettivamente a 0,219 e 0,282 Kg di petrolio equivalente.

Epoca

interventi Tipo potatura Aziende

Peso secco legno

potatura

(kg/pianta)

Biomassa secca

(t/Ha) S.S. (%)

Densità basale

(g/cm3)

Andreis 10,77 5,03 53,45 0,48

Olivero 23,14 8,56 50,35 0,48

Media 16,955 6,795 51,900 0,480

Andreis 9,21 4,02 53,75 0,48

Olivero 11,34 4,07 50,77 0,48

Media 10,275 4,045 52,260 0,480

Stroppiana 18,01 6,43 64,50 0,48

Baldizzone 6,40 2,33 67,35 0,51

Media 12,205 4,380 65,925 0,495

Stroppiana 11,65 4,15 71,90 0,48

Baldizzone 4,18 1,61 66,13 0,49

Media 7,915 2,880 69,015 0,485

Pri

maver

a Manuale

Meccanica

Au

tun

no

Manuale

Meccanica

Tab. 6. Aspetti quantitativi e qualitativi della biomassa prodotta, in funzione dell’epoca di

intervento, del tipo di potatura e dell’azienda (media triennale).

Influenza sulla quantità e qualità della produzione del corileto a seguito della potatura

Produttività - Prove di potatura primaverile. Per entrambi i corileti considerati (Andreis e Olivero),

per tutti gli anni nei quali è stata effettua la potatura primaverile, al momento della successiva

raccolta, si osserva un drastico calo produttivo, così come appare dalla Tab.7.

Ciò specialmente per la potatura manuale, poiché l’asportazione di materiale verde e, quindi, di

formazioni a frutto, è relativamente abbondante e comunque maggiore di quella derivante dalla

potatura meccanica.

Nei 2 anni successivi a quelli della potatura stessa, che in Tab. 7 sono relativi alle piante potate nel

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2006, si osserva generalmente un recupero produttivo piuttosto consistente delle piante potate

meccanicamente. Per le piante potate nel 2007, invece, tale recupero non sembra verificarsi, ma si

può ritenere, sulla scorta di nostri precedenti lavori e di quanto verificato per le piante potate nel

2006, che esso si verifichi negli anni successivi.

Anno potatura

2006 2007 2008

Rilievi sulla produzione del

Azi

end

e

Tipo potatura

2006 2007 2008 �

06 08

2007 2008 �

07 08

2008

Manuale 3.7 4.4 7.1 15.2 1.0 5.5 6.5 -

Meccanica 8.4 3.2 7.7 19.3 0.8 5.3 6.1 2.2

An

dre

is

Non potato (Test) 8.2 2.5 6.4 17.1 2.5 6.4 8.9 6.4

Manuale 4.2 6.0 9.5 19.7 2.9 5.1 8.0 -

Meccanica 10.0 7.3 7.4 24.7 2.4 4.3 6.7 3.2

Oli

ver

o

Non potato (Test) 9.7 6.1 4.9 20.7 6.1 4.9 11.0 4.9

Tab. 7. Produzione media (kg/pianta) in funzione dell’azienda, del tipo di potatura, dell’anno di

potatura e di quello dei rilievi, di piante di nocciolo potate ad inizio germogliamento

(primavera).

Produttività-Prove di potatura autunnale. Per entrambe le aziende considerate (Baldizzone e

Stroppiana), la potatura effettuata dopo la raccolta del 2006, ha mostrato (Tab.8) di influenzare

negativamente la produzione dell’anno successivo.

Così come già osservato per la potatura primaverile, il maggior calo produttivo si verifica per la

potatura manuale rispetto a quella meccanica. Ancora una volta ciò si deve imputare alla maggior

asportazione di massa vegetale e, quindi, di formazioni a frutto che si ottiene con la potatura

manuale.

Nel 2008, cioè dopo 2 stagioni produttive, si assiste solo ad un modesto “recupero” produttivo per

le piante sottoposte a potatura meccanica. Per quelle sottoposte a potatura manuale, si osserva

ancora un certo calo produttivo rispetto al test.

Per le piante sottoposte a potatura autunnale dopo la raccolta del 2007, si osserva (cfr. Tab.8) un

sensibilissimo calo produttivo rispetto al test ed in particolare per l’azienda Stroppiana, per

entrambi i tipi di potatura.

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Anno potatura

2006 2007

Rilievi sulla produzione del Aziende Tipo potatura

2007 2008 �

07-08 2007

Manuale 0.6 5.6 6.2 1.1

Meccanica 1.3 7.8 9.1 1.7 Stroppiana

Non potato (Test) 4.4 6.4 10.8 6.4

Manuale 2.4 4.9 7.3 3.5

Meccanica 3.0 5.7 8.7 3.3 Baldizzone

Non potato (Test) 5.4 5.3 10.7 5.3

Tab. 8. Produzione media (kg/pianta) in funzione dell’azienda, del tipo di potatura, dell’anno di

potatura e di quello dei rilievi, di piante di nocciolo potate in post-raccolta (autunno).

Resa allo sgusciato-Prove di potatura primaverile. Così come appare dalla Tab. 9, la resa allo

sgusciato aumenta nello stesso anno (2006) di effettuazione della potatura: incrementa

sensibilmente rispetto al test (40,94%) solo per l’azienda Andreis, tanto per la potatura manuale

(46,07%), quanto per quella meccanica (44,32%). Ciò non si verifica, invece, per l’azienda Olivero.

Nell’anno successivo a quello della potatura primaverile, la resa allo sgusciato incrementa solo per

l’azienda Olivero (cfr. Tab. 9). Dai rilievi del 2008, ossia la 3a stagione produttiva dopo la potatura

primaverile, appare chiaramente come la potatura, tanto manuale quanto meccanica in entrambe le

aziende, incrementi sensibilmente i valori di questo parametro.

Per le piante potate nella primavera del 2007, i valori di questo parametro aumentano tanto

nell’anno stesso della potatura quanto in quello successivo, per entrambi tipi di potatura

nell’azienda Olivero. Per l’azienda Andreis, invece, un sensibile incremento di questo parametro si

osserva solo nel 2° anno dopo quello di potatura.

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40

Anno potatura

2006 2007 2008

Rilievi sulla produzione del

Azi

end

e

Tipo potatura

2006 2007 2008 media

06-08 2007 2008

media

07-08 2008

Manuale 46.07 44.21 44.49 44.92 44.80 47.97 46.39 -

Meccanica 44.32 45.08 45.13 44.84 43.50 45.62 44.56 47.06

An

dre

is

Non potato (Test) 40.94 45.37 43.54 43.28 45.37 43.54 44.46 43.54

Manuale 48.82 49.91 48.79 49.17 48.92 49.08 49.00 -

Meccanica 49.68 49.11 47.22 48.67 48.29 47.88 48.09 46.82

Oli

ver

o

Non potato (Test) 48.99 46.21 46.84 47.35 46.21 46.84 46.53 46.84

Tab.9. Resa allo sgusciato (%) in funzione dell’azienda, del tipo di potatura, dell’anno di potatura e

di quello dei rilievi, di piante di nocciolo potate ad inizio germogliamento (primavera).

Resa allo sgusciato-Prove di potatura autunnale. L’influenza della potatura autunnale sui valori

della resa allo sgusciato, risulta (cfr. Tab. 10) del tutto indifferente per i rilievi tanto di 1 anno

quanto di 2 dopo l’effettuazione della potatura. Anche per le piante potate nell’autunno 2007, i dati

produttivi della prima raccolta dopo la potatura non mostrano alcun sensibile e chiara influenza

sulla resa allo sgusciato.

Anno potatura

2006 2007

Rilievi sulla produzione del Aziende Tipo potatura

2007 2008 media

07-08

2007

Manuale 45.09 47.18 46.14 45.81

Meccanica 47.55 48.18 47.87 46.56 Stroppiana

Non potato (Test) 47.41 46.06 46.79 46.06

Manuale 48.29 48.04 48.17 45.94

Meccanica 47.90 46.68 47.29 46.70 Baldizzone

Non potato (Test) 48.42 47.38 47.90 47.38

Tab.10. Resa allo sgusciato (%) in funzione dell’azienda, del tipo di potatura, dell’anno di potatura

e di quello dei rilievi, di piante di nocciolo potate in post-raccolta (autunno).

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Difetti della nocciola e della mandorla. I risultati delle analisi carpo-merceologiche condotte su

campioni di nocciole dopo la sgusciatura hanno generalmente evidenziato che:

- la percentuale di nocciole vuote risulta generalmente molto scarsa (tra 1% e poco meno del 5%)

e non mostra alcuna chiara relazione con il tipo di potatura, né con l’azienda, né con l’anno dei

rilievi.

- Questo può ricondursi alla circostanza che la presenza di nocciole vuote è spesso riconducibile a

carenze nutrizionali e/o a turbative nella biologia fiorale;

- la percentuale di cimiciato mostra una sensibile influenza dovuta all’azienda, ossia

dall’effettuazione o meno di specifici interventi insetticidi. Il tipo di potatura (manuale o

meccanica), l’anno di effettuazione e quello dei rilievi, con poche eccezioni, non mostrano

alcuna particolare influenza sui valori percentuali di questo difetto;

- gli altri difetti della mandorla ossia ammuffito, avvizzito, doppie, marce, sottocalibro ed

ulteriori difetti (non riconducibili a quelli precedenti), sono dell’ordine di poche unità percento

(avvizzite e doppie), inferiori all’1% (marce e ulteriori danni) o addirittura molto meno

(ammuffite).

Il totale delle nocciole danneggiate è generalmente molto superiore per il test rispetto a quello delle

tesi potate e questa cosa spiega la maggior percentuale di mandorle sane ottenute specialmente con

la potatura primaverile.

Percentuale di mandorle sane (ossia senza alcun tipo di difetto)- prove di potatura primaverile.

La potatura effettuata nella primavera del 2006 mostra (cfr. Tab. 11), di influenzare positivamente

la percentuale di mandorle sane, sin dalla prima stagione produttiva dopo i tagli e nel biennio

successivo. Lo stesso vale le piante potate nel 2007 per le quali l’effetto positivo della potatura

sull’incremento della percentuale di mandorle sane si manifesta già dall’anno della potatura stessa e

soprattutto in quello successivo. Benché sempre positiva, l’influenza della potatura sui valori di

questo parametro risulta piuttosto variabile con l’anno, con l’azienda e con il tipo di potatura.

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42

Anno potatura

2006 2007 2008

Rilievi sulla produzione del

Azi

end

e

Tipo potatura

2006 2007 2008 media

06-08

2007 2008 media

07-08

2008

Manuale 80.49 92.78 86.53 86.60 96.59 92.67 94.63 -

Meccanica 82.23 94.48 89.06 88.59 94.77 88.33 91.55 89.74

An

dre

is

Non potato (Test) 45.16 92.06 82.88 73.37 92.06 82.88 87.47 82.88

Manuale 98.31 98.99 98.50 98.60 97.81 96.98 97.40 -

Meccanica 98.32 98.50 95.23 97.35 95.71 93.44 94.58 92.84

Oli

ver

o

Non potato (Test) 96.25 92.88 91.33 93.49 92.88 91.35 92.12 91.33

Tab. 11. Mandorle sane (%) in funzione dell’azienda, del tipo di potatura, dell’anno di potatura e di

quello dei rilievi, di piante di nocciolo potate ad inizio germogliamento (primavera).

Percentuale di mandorle sane - Prove di potatura autunnale. L’effettuazione della potatura dopo

la raccolta (cfr. Tab. 12) mostra di avere scarsa o addirittura nessuna influenza sulla percentuale di

mandorle sane della produzione della successiva stagione produttiva, tanto per le aziende quanto per

i 2 diversi tipi di potatura.

Anno potatura

2006 2007

Rilievi sulla produzione del Aziende Tipo potatura

2007 2008 media

07-08

2007

Manuale 95.13 96.35 95.74 96.61

Meccanica 97.98 98.94 98.46 97.95 Stroppiana

Non potato (Test) 97.47 96.96 97.22 96.96

Manuale 98.99 97.43 98.21 94.41

Meccanica 97.74 95.43 96.59 93.81 Baldizzone

Non potato (Test) 97.68 96.15 96.92 96.15

Tab.12. Mandorle sane (%) in funzione dell’azienda, del tipo di potatura, dell’anno di potatura e di

quello dei rilievi, di piante di nocciolo potate in post-raccolta (autunno).

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43

Conclusioni

E’ applicabile la potatura meccanica al cespuglio del nocciolo?

Relativamente al tipo di potatura, i risultati sin qui ottenuti evidenziano chiaramente (al di là

dell’aspetto economico) la superiorità della potatura meccanica rispetto a quella manuale.

Inoltre, sembra ben dimostrata la possibilità di potare meccanicamente i tipici corileti di TGL a

cespuglio. Ciò quantomeno con il tipo di potatrice e di cantiere qui utilizzato. Con il solo taglio

laterale lungo il filare (hedging) e quello alla sommità del cespuglio (topping) si ottiene un siepe

anche di notevoli dimensioni. Ciò a differenza della potatura manuale che tendendo a svuotare ed

abbassare le piante, comunque ne mantiene la ben distinta forma a cespuglio. Le branche di piante

potate, nel recente passato, in occasione di forti eventi nevosi, inoltre, si sono rivelate più flessibili e

resistenti.

I dati forniti sulla tempistica per le operazioni di taglio vero e proprio dal cantiere sperimentale

utilizzato nella prova, anche se aumentati per l’aggiunta dei tempi necessari ad operazioni

complementari e tempi morti, fanno stimare che per la potatura meccanica, pur non disponendo

attualmente di altri tipi di potatrici concepite specificatamente per il nocciolo, si impieghi per pianta

il 10% del tempo impiegato per la realizzazione della potatura manuale.

Dal punto di vista dell’epoca di effettuazione della potatura, risulta abbastanza chiaramente che i

risultati migliori si ottengono con la potatura primaverile, anziché con quella autunnale.

La possibilità qui verificata di condizionamento della biomassa prodotta lascia intravvedere

soluzioni per il suo riutilizzo direttamente in azienda (cippato) oppure venduta come balle, anche di

piccole dimensioni. Questo soprattutto con la potatura meccanica con cui si ottengono residui

facilmente imballabili. In pochi mesi, inoltre, le balle stoccate anche in modo posticcio raggiungono

il contenuto di umidità ideale per il loro utilizzo in caldaie.

Quanto è “interessante il recupero a fini energetici della biomassa prodotta?

Come verificato, la quantità di biomassa prodotta con la potatura meccanica è inferiore a quella

manuale; ciononostante le caratteristiche energetiche dei due materiali di risulta sono praticamente

uguali. In particolare i buoni valori di densità basale rendono tale biomassa molto interessante per

l’utilizzo come combustibile, alla pari o meglio di altre fonti attualmente disponibili di legno di

potatura (es. castagno e ceduo di incolti).

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Quanto la potatura influenza gli aspetti quantitativi e qualitativi della produzione ?

La potatura manuale quanto quella meccanica del nocciolo provoca cali produttivi talvolta piuttosto

pesanti che, tuttavia, vengono facilmente compensati dalla maggior produzione che la potatura

induce nelle piante negli anni successivi alla sua effettuazione.

In molti casi, dal punto di vista qualitativo la potatura, soprattutto quella primaverile, induce un

sensibile incremento nella resa allo sgusciato già dall’anno stesso della potatura. Inoltre, a causa

della riduzione della percentuale di difetti della “mandorla”, nelle piante potate aumenta

sensibilmente la percentuale di “mandorle” sane e quindi totalmente utilizzabili dall’industria

trasformatrice.

Ovviamente, ed infine, considerando i pochi anni di rilievi, il ciclo poliennale delle specie arboree,

l’alternanza di fruttificazione e le diverse forme di allevamento del nocciolo, la numerosità dei

cantieri di raccolta e/o interramento dei residui di potatura potenzialmente saggiabili, sarebbe

(finanziamenti permettendo !!) certamente utile poter prolungare queste indagini e progettarne

ulteriori per fornire risposte operative sempre più dettagliate e specifiche.

Ringraziamenti

Nel corso del triennio il gruppo di lavoro si è avvalso della preziosa collaborazione dei Tecnici

corilicoli Andrea Ferrero, Mario Benotto, Giancarlo Gonella e Federica Pola (tutti della Coldiretti di

Cuneo) e del Tecnico Antonio Marino dell’Unione Provinciale Agricoltori di Cuneo.

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Monitoraggio della presenza del coleottero buprestide Agrilus viridis nei corileti

delle Langhe e studio sulla sua bioetologia

Maria Corte1, Silvia Moraglio

2, Claudio Sonnati

1, Luciana Tavella

2

1CReSO – Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura piemontese.

2Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agro-Forestali (DiVaPRA), sez. di

Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano”, Università degli Studi di Torino.

____________________________________________________________________

Riassunto

A seguito della segnalazione di gravi attacchi di agrilo, con conseguente disseccamento di branche o

intere piante di nocciolo nell’areale delle Langhe, nel 2006 sono state avviate indagini bioetologiche

su questi xilofagi al fine di impostare strategie di difesa efficaci ed ecocompatibili. Nel triennio di

ricerca sono state identificate le specie di Agrilus presenti nei corileti piemontesi. Tra le otto specie

catturate con trappole cromotattiche, alcune anche in grandi quantità, responsabile dei recenti danni

agli impianti di nocciolo è comunque risultato A. viridis, che è stato pressoché l’unica specie ad

essere sfarfallata dalle branche poste in allevamento e ad essere raccolta su nocciolo mediante

scuotimento della chioma. Anche le ovature osservate sulle piante attaccate in questi anni sono da

attribuirsi a questa specie. Di conseguenza l’imenottero Oobius zahaikevitshi sfarfallato dalle

ovature prelevate in campo può essere considerato parassitoide oofago di A. viridis. L’attività di

parassitizzazione svolta dal parassitoide non sembra tuttavia sufficiente, da sola, a contenere

efficacemente i danni. Pertanto sono state condotte prove di lotta al fine di saggiare l’unico principio

attivo attualmente registrato su nocciolo contro A. viridis, che sinora non è apparso molto efficace.

Oltre che dalla scarsità dei prodotti registrati sulla coltura, la lotta chimica è resa particolarmente

difficoltosa dalla scalarità degli sfarfallamenti e dalla localizzazione delle larve all’interno dei rami.

Sono pertanto necessarie ulteriori indagini per migliorare la tecnica di campionamento e per

saggiare altre molecole, ad esempio spinosad risultato efficace nei confronti di un altro buprestide

su drupacee. Inoltre sono attualmente in corso di determinazione gli imenotteri sfarfallati insieme ad

A. viridis e ad altri coleotteri dalle branche di nocciolo poste in allevamento, tra cui potrebbero

trovarsi specie in grado di parassitizzare le larve dell’agrilo.

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46

Introduzione

Negli ultimi anni in molti noccioleti delle Langhe (provincia di Cuneo) sono stati osservati

improvvisi e frequenti disseccamenti di intere branche (fig. 1), che hanno spesso causato la morte

della pianta.

Figura 1 - Ingiallimenti a carico della chioma di nocciolo causati dagli attacchi di agrilo.

Su queste branche sono stati rilevati ovature e fori di sfarfallamento riconducibili a coleotteri

buprestidi del genere Agrilus. Infatti in Agrilus spp. le uova sono generalmente deposte in gruppetti

ricoperte da un secreto protettivo, mentre i fori operati dagli adulti durante lo sfarfallamento

presentano una caratteristica forma a mezzaluna.

Già in passato, negli anni ’70, sui noccioli nella stessa area erano stati segnalati attacchi simili,

attribuiti alla specie Agrilus viridis (L.) (Ciampolini e Ugolini, 1975; Pellegrino e Mozzone, 1985).

Gli studi condotti da questi autori in Piemonte hanno mostrato che il fitofago compie una

generazione all’anno con sfarfallamento degli adulti in maggio e giugno e ovideposizione circa dalla

seconda metà di maggio fino alla metà di luglio. La maggior parte delle ovature era osservata sulle

branche, ad un’altezza compresa tra 1 e 2 m dal terreno, nelle porzioni più esposte al sole. Le uova

erano deposte in gruppi, su due o tre livelli sovrapposti in modo che ogni uovo rimanesse a contatto

della corteccia almeno all’apice, e coperte con un secreto emesso dalla femmina che le avvolgeva

completamente e, indurendosi all’aria, le fissava alla corteccia. Dopo pochi giorni le larve

penetravano direttamente nella corteccia e scavavano nel legno una galleria che tendeva a divenire

serpentina (fig. 2); spesso la traccia era visibile anche dall’esterno per la reazione di rigonfiamento

della pianta (fig. 3). La larva scavava in profondità fino a raggiungere la zona del cambio, proprio

così provocava i maggiori danni alla pianta, interrompendo il flusso linfatico di molti vasi e

causando il disseccamento della porzione di pertica soprastante. In seguito superava l’inverno in

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diapausa in una celletta a circa 5-10 mm sotto la corteccia per sfarfallare la primavera successiva.

Gli adulti si nutrivano frugalmente di piccole porzioni di lembo fogliare del nocciolo.

Figura 2 - Larva svernante di agrilo in pertica di nocciolo.

Figura 3 - Pertica di nocciolo con evidenti segni dell’attacco di agrilo.

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48

In Italia risultano presenti 49 specie appartenenti al genere Agrilus; fra queste cinque sono state

segnalate su nocciolo (Curletti et al., 2003). Il genere Agrilus, le cui specie si nutrono a spese di

numerose latifoglie, attacca solitamente piante già deperienti. Infatti un periodo di prolungata siccità

può causare, aumentando il numero di piante in stress idrico e quindi appetibili per gli xilofagi, un

improvviso incremento della popolazione dei buprestidi (Ohgushi, 1978). In particolare proprio la

siccità viene citata da Heering (1956) come fattore scatenante la pullulazione di A. viridis. Di

conseguenza, con l’aumento di femmine ovideponenti, è possibile osservare l’inizio di massicce

ovideposizioni anche su piante vigorose, che a causa dell’attacco entrano in stress, permettendo così

sopravvivenza e sviluppo delle larve (Ohgushi, 1978). L’andamento climatico verificatosi negli

ultimi anni in Piemonte, caratterizzato da lunghi periodi di siccità durante l’estate, potrebbe quindi

spiegare l’improvviso aggravarsi degli attacchi di buprestidi, come già rilevato negli anni ’70

(Ciampolini e Ugolini, 1975).

La lotta chimica contro l’agrilo in corileto è resa particolarmente difficoltosa dalla scalarità degli

sfarfallamenti e dalla localizzazione delle larve all’interno dei rami oltre che dal numero esiguo di

prodotti registrati sulla coltura. Pertanto, al fine di impostare metodi di lotta razionali che non

interferiscano con l’entomofauna utile, particolarmente abbondante ed attiva nell’agroecosistema

corileto, nel triennio 2006-2008 sono state avviate indagini per:

� identificare le specie di Agrilus presenti nell’area corilicola piemontese e responsabili dei

gravi attacchi al nocciolo;

� accertarne il ciclo biologico, in particolare l’epoca di sfarfallamento e di ovideposizione;

� monitorare la presenza degli adulti e l’entità di attacco nei corileti;

� valutare la presenza e l’attività di contenimento svolta da eventuali parassitoidi oofagi e a

carico delle larve.

Per quest’ultimo obiettivo occorre precisare che la presenza di un parassitoide a carico delle uova di

A. viridis, probabilmente appartenente al genere Ooencyrtus, era già stata segnalata in Piemonte

(Ciampolini e Ugolini, 1975), mancava tuttavia uno studio più approfondito sulla sua distribuzione e

sulla sua efficacia.

_______________________________________________________________________________

Materiali e metodi

Localizzazione

I rilievi sono stati condotti nell’area corilicola delle Langhe (CN) in impianti con evidenti attacchi di

buprestidi, in particolare in due appezzamenti a Bossolasco e Cravanzana nel 2006 e in quattro

appezzamenti a Bosia, Bossolasco, Camerana e Cravanzana nel 2007 e nel 2008. Gli impianti di

nocciolo, varietà Tonda Gentile delle Langhe (TGL), presentavano le seguenti caratteristiche:

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49

- noccioleto situato a Bosia: anno di impianto 1993, sesto di impianto 6�5m e forma di

allevamento a cespuglio;

- noccioleto situato a Bossolasco: anno di impianto 1999, sesto di impianto 5�5m e forma di

allevamento a cespuglio;

- noccioleto situato a Camerana: anno di impianto 2000, sesto di impianto 5�5m e forma di

allevamento a cespuglio;

- noccioleto situato a Cravanzana: anno di impianto 1975, sesto di impianto 6�5m e forma di

allevamento a cespuglio.

Indagini 2006

Attività di campo

Monitoraggio degli adulti di Agrilus spp. All’interno dei noccioleti situati a Bossolasco e

Cravanzana sono state individuate pertiche con evidenti segni di attacco dell’agrilo su cui, a fine

aprile, sono stati collocati isolatori a forma di manica in rete antiafidi 16�10 (ditta Artes Politecnica,

Schio, VI). Le maniche sono state chiuse ai due lati e fissate alle branche a mezzo di filo animato;

poi, il ramo è stato avvolto con nastro biadesivo per catturare gli adulti sfarfallati che fossero riusciti

a fuoriuscire dall’isolatore (fig. 4). Con cadenza settimanale, nel periodo compreso tra l’inizio di

maggio e l’inizio di luglio, all’interno degli otto isolatori posti per appezzamento, sono stati eseguiti

monitoraggi per rilevare l’epoca di sfarfallamento degli adulti. Inoltre, in ciascuno dei due

noccioleti sono state collocate sostituite ogni 15 giorni quattro trappole cromotattiche adesive di

color giallo (fig. 4) con lo scopo di verificare se gli adulti sfarfallati dalle pertiche potessero, in

qualche misura, essere attirati e catturati dalle trappole.

Figura 4 – Isolatore e trappola cromotattica gialla

per rilevare lo sfarfallamento dell’agrilo in campo.

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Raccolta delle ovature di Agrilus spp. Nel mese di luglio, in ciascun noccioleto su dieci piante

colpite sono state raccolte ovature di agrilo scelte in modo casuale su tre rami dopo averne accertato

il grado di attacco. Le ovature, prelevate insieme a un piccola porzione di corteccia, sono state poste

in provette di vetro chiuse con tappo di cotone inumidito per mantenere un’idonea umidità durante il

trasporto. Il materiale è stato quindi trasferito nei laboratori del DiVaPRA Entomologia.

Attività di laboratorio

Allevamento delle ovature di Agrilus spp. e rilievo dei parassitoidi oofagi. Le ovature raccolte in

campo sono state poste in allevamento in cella climatica (T 24±1°C e UR 65±5%) e sono state

controllate sino alla nascita delle larve e/o allo sfarfallamento di parassitoidi oofagi. I parassitoidi

ottenuti sono stati conservati in etanolo 70%v e inviati al Dott. E. Guerrieri dell’Istituto per la

Protezione delle Piante del CNR di Portici (NA) per la determinazione specifica.

Indagini 2007

Attività di campo

Monitoraggio degli adulti di Agrilus spp. All’interno dei quattro noccioleti indagati sono state

individuate pertiche con evidenti segni di attacco dell’agrilo; a fine aprile, su queste pertiche sono

stati posti dieci isolatori in rete antiafidi per appezzamento con le modalità descritte nel 2006. Con

cadenza settimanale, nel periodo compreso tra l’inizio di maggio e la metà di agosto, sono stati

eseguiti controlli all’interno degli isolatori per rilevare gli sfarfallamenti degli adulti. Dalla metà di

maggio, su dieci piante colpite per appezzamento sono state anche collocate dieci trappole

cromotattiche adesive di color giallo. Le trappole, sostituite ogni due settimane, sono state trasferite

nei laboratori del DiVaPRA Entomologia dove sono state conservate in congelatore (T=-20°C) in

attesa di essere ulteriormente esaminate per il conteggio e la determinazione delle specie di agrilo.

Prova di lotta in campo. Nell’appezzamento di Cravanzana, sono stati eseguiti due trattamenti

insetticidi: uno il 23 maggio a base di lambda-cyhalothrin (f.c. Karate Xpress, Syngenta) alla dose di

etichetta di 170ml/hl, specificamente contro l’agrilo; uno il 24 giugno a base di endosulfan (f.c.

Evolution, Makhteshim Chemical Works) alla dose di etichetta di 250ml/hl, eseguito contro le

cimici. Per valutare l’efficacia degli interventi sono state precedentemente collocate ulteriori venti

trappole nell’appezzamento e venti trappole in un noccioleto adiacente (testimone non trattato). In

entrambi i noccioleti le trappole sono state controllate settimanalmente e sostituite quindicinalmente

sino all’inizio di agosto.

Raccolta delle ovature di Agrilus spp. Come preliminarmente effettuato nel 2006, ovature di agrilo

sono state raccolte con cadenza quindicinale nei corileti indagati nel 2007. Le ovature sono state

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prelevate casualmente dalle branche più colpite di ogni corileto, poste in provette di plastica chiuse

con tappo di cotone inumidito e trasferite nei laboratori del DiVaPRA Entomologia.

Prova di lotta sulle ovature. Nel 2007 è stata effettuata una prova di lotta sulle ovature, spennellando

con thiacloprid puro (f.c. Calypso, Bayer CropScience) il 11 giugno 13 ovature nel corileto di

Cravanzana e il 14 giugno 33 ovature nel corileto di Bossolasco. Lo stesso prodotto è stato utilizzato

in soluzione alla dose di etichetta (25ml/hl) il 20 giugno su 18 ovature nel corileto di Bossolasco.

Dopo il trattamento le ovature sono state raccolte e trasferite nei laboratori del DiVaPRA

Entomologia per verificarne la schiusura.

Rilevamento dell’andamento climatico. Nell’areale indagato sono state rilevate da maggio ad agosto

temperatura (T) e umidità relativa (UR) posizionando negli appezzamenti di Bosia e Bossolasco, sui

rami dei cespugli, rilevatori Hobo H8 Pro series (Elcam, Milano). A metà agosto i rilevatori sono

stati rimossi e i dati meteorologici raccolti sono stati elaborati.

Attività di laboratorio

Determinazione degli adulti di Agrilus spp. Tutti gli adulti di Agrilus spp. catturati con le trappole

cromotattiche sono stati staccati dal supporto adesivo utilizzando appositi solventi e conservati in

etanolo 70%v. Successivamente, gli individui sono stati determinati a livello specifico mediante

confronto con le chiavi di Curletti et al. (2003) e con il supporto del Dott. G. Curletti del Museo

Civico di Storia Naturale di Carmagnola (TO).

Allevamento delle ovature di Agrilus spp. e rilievo dei parassitoidi oofagi. In laboratorio le ovature

prelevate in campo sono state separate e poste singolarmente in allevamento in provette di vetro

chiuse con un tappo di cotone periodicamente inumidito. Tutte le provette sono state messe in cella

climatica (T 24±1°C e UR 65±5%). Con cadenza bisettimanale (ogni tre-quattro giorni) sono stati

effettuati controlli per rilevare la nascita di larve di agrilo e/o lo sfarfallamento di parassitoidi

oofagi. Le larve neonate sono state semplicemente conteggiate, mentre i parassitoidi, oltre ad essere

conteggiati, sono stati mantenuti in allevamento in cella climatica (T 24±1°C e UR 65±5%) per

rilevarne la longevità. Come già nel 2006, i parassitoidi oofagi sfarfallati dalle ovature sono stati

conservati in etanolo 70%v e, in parte, inviati al Dott. E. Guerrieri dell’Istituto per la Protezione

delle Piante del CNR di Portici (NA) per la determinazione specifica.

Le 54 ovature trattate con thiacloprid in campo sono state poste in allevamento come sopra descritto

e controllate con cadenza bisettimanale per conteggiare le larve neonate. Al termine, nel mese di

settembre, tutte le ovature sono state osservate al microscopio per verificare all’interno delle singole

uova la presenza di larve di agrilo o di adulti del parassitoide non fuoriusciti.

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52

Indagini 2008

Attività di campo

Monitoraggio degli adulti di Agrilus spp. Dall’inizio di aprile fino alla metà di ottobre, in ciascun

corileto sono state collocate su piante colpite dieci trappole cromotattiche adesive di color giallo,

che sono state controllate per conteggiare gli adulti catturati e sostituite con cadenza settimanale.

Inoltre, grazie alla preziosa collaborazione dei tecnici di base, i campionamenti sono stati eseguiti

anche in altri appezzamenti mediante scuotimento delle branche su telo e impiego di trappole

cromotattiche sostituite ogni 15 giorni. Tutte le trappole rimosse sono state poi trasferite nei

laboratori del DiVaPRA Entomologia, dove sono state conservate in congelatore (T=-20°C) in

attesa di essere ulteriormente esaminate per il conteggio e la determinazione delle specie di agrilo.

Anche gli adulti catturati mediante scuotimento sono stati trasferiti nei laboratori del DIVaPRA

Entomologia dove sono stati esaminati per la determinazione specifica e della sex ratio.

Raccolta delle larve di Agrilus spp. mediante prelievo di branche. Nei quattro noccioleti in

primavera si è provveduto a raccogliere dagli scarti di potatura porzioni di pertiche con residui di

ovature di agrilo. Nell’appezzamento di Bossolasco è stata inoltre prelevata un’intera pianta,

comprensiva di apparato radicale, con evidenti segni di attacco. Le pertiche e la pianta intera sono

state tagliate in pezzi di 60cm di lunghezza massima e trasferite presso i laboratori del DiVaPRA

Entomologia, dove sono state poste in allevamento in scatole di cartone al fine di rilevare l’inizio

dello sfarfallamento degli adulti oltre all’eventuale sfarfallamento di parassitoidi a carico delle

larve.

Raccolta delle ovature di Agrilus spp. All’interno di ciascun noccioleto indagato il 17 marzo sono

state individuate cinque piante con presenza di ovature di agrilo. Su ogni pianta due branche sono

state ripulite dalle ovature degli anni precedenti con carta vetro per la lunghezza di 1m e

contrassegnate con nastro segnaletico. Con cadenza settimanale, è stato eseguito sulle pertiche

segnate un controllo per rilevare la presenza di ovature appena deposte e individuare così il periodo

di ovideposizione. Le ovature sono state quindi prelevate come effettuato nel 2006-2007. Ovature

sono state raccolte anche in un appezzamento situato nella stessa area corilicola, nel comune di

Cortemilia, a seguito di un attacco particolarmente grave. Tutte le ovature sono state trasferite nei

laboratori del DiVaPRA Entomologia, dove sono state messe in allevamento in condizioni di

temperatura e umidità controllate sino alla schiusura delle uova e/o allo sfarfallamento di

parassitoidi oofagi.

Prova di lotta in pieno campo. Contemporaneamente all’attività di monitoraggio è stata impostata

una prova di difesa in pieno campo impiegando molecole di sintesi autorizzate all’uso su nocciolo.

In un noccioleto di TGL, sito nel comune di Castino (CN), anno di impianto 1989 e sesto di

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53

impianto 6�5m, sono state delimitate tre parcelle costituite da tre file per un totale di 100 piante

ciascuna. Il 26 giugno è stato eseguito un campionamento mediante scuotimento di tre semichiome

per fila per parcella per verificare l’entità della popolazione di Agrilus spp. prima del trattamento. Il

2 luglio è stato effettuato l’intervento insetticida utilizzando l’apparecchiatura aziendale (volume

d’acqua 10hl/ha). Nelle parcelle sono state distribuite le s.a. di seguito elencate con i relativi

formulati commerciali e dosi di impiego:

1. testimone non trattato;

2. thiacloprid (f.c. Calypso, Bayer CropScience - 25 ml/hl);

3. endosulfan (f.c. Evolution, Makhteshim Chemical Works -190 ml/hl);

A seguito del trattamento insetticida è stato ripetuto il campionamento con le modalità sopra

riportate in due date successive, il 9 e il 17 luglio.

Introduzione di piante trappola. Poiché in bibliografia la specie A. viridis, principale indiziata dei

danni sul nocciolo, è segnalata svilupparsi anche su altre piante ospiti appartenenti alle famiglie

delle Salicaceae, Rosaceae, Tiliaceae, Ulmaceae ed Anacardiaceae (Ciampolini e Ugolini, 1975), è

stata saggiata l’attrattività per le femmine ovideponenti di altre piante. In particolare, il 18 aprile nel

noccioleto di Bossolasco sono stati messi a dimora sei piantoni di Salix alba L., collocati in fila

vicino a piante molto colpite e irrigati saltuariamente per creare condizioni di stress che

contribuissero a renderli più appetibili per le femmine in fase di ovideposizione. Durante i

sopralluoghi settimanali, è stata verificata la presenza di ovideposizioni anche sulla corteccia dei

piantoni di S. alba.

Rilevamento dell’andamento climatico. Nell’areale indagato, sono state rilevate durante la stagione

temperatura media (T) e umidità relativa (UR) utilizzando, dove possibile, le capannine

meteorologiche della Regione Piemonte situate nelle vicinanze o in alternativa posizionando negli

appezzamenti rilevatori Hobo H8 Pro series (Elcam, Milano). Al termine i rilevatori sono stati

rimossi e i dati meteorologici raccolti sono stati elaborati.

Attività di laboratorio

Determinazione degli adulti di Agrilus spp. Gli adulti di Agrilus spp. catturati con le trappole

cromotattiche sono stati staccati dal supporto adesivo utilizzando appositi solventi e, così come

quelli raccolti mediante scuotimento, sono stati conservati in etanolo 70%v. Successivamente, gli

individui sono stati determinati a livello specifico mediante confronto con le chiavi di Curletti et al.

(2003).

Allevamento delle larve di Agrilus spp. e rilievo dei parassitoidi larvali. Le porzioni delle pertiche e

della pianta prelevate in campo sono state poste, separatamente per località e posizione (parte

ipogea nell’intera pianta, parte epigea mediana e apicale), in scatole di cartone collocate

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54

nell’arboreto del DiVaPRA Entomologia. In ogni scatola sono stati praticati due fori ove inserire

provette di plastica trasparente per raccogliere gli adulti degli insetti appena sfarfallati, attirati dalla

luce del sole. Gli individui così ottenuti sono stati raccolti e separati. Gli adulti del genere Agrilus

sono stati posti in allevamento per verificarne longevità e attività di ovideposizione, poi sono stati

determinati a livello specifico mediante confronto con le chiavi di Curletti et al. (2003). Il resto del

materiale è stato suddiviso secondo l’ordine di appartenenza e conservato in etanolo 70%v. In

particolare gli imenotteri sono in corso di ulteriore separazione e identificazione per rilevare

eventuali parassitoidi delle larve di agrilo.

Allevamento delle ovature di Agrilus spp. e rilievo dei parassitoidi oofagi. Come nel 2006-2007, in

laboratorio le ovature prelevate in campo sono state separate e poste singolarmente in allevamento.

Con cadenza bisettimanale sono stati effettuati controlli per rilevare la nascita di larve di agrilo e/o

lo sfarfallamento di parassitoidi oofagi. Le larve neonate sono state semplicemente conteggiate,

mentre i parassitoidi, oltre ad essere conteggiati, sono stati mantenuti in allevamento in cella

climatica per rilevarne la longevità. I parassitoidi sono stati poi conservati in etanolo 70%v e

confrontati con gli individui determinati dal Dott. E. Guerrieri dell’Istituto per la Protezione delle

Piante del CNR di Portici (NA).

Allevamento degli adulti di Agrilus spp. e monitoraggio dell’ovideposizione. Gli adulti di Agrilus

spp. emersi dalle branche raccolte in campo sono stati messi in allevamento in gabbie di plexiglas.

Gli allevamenti sono stati approvvigionati con rametti freschi di nocciolo, posti in vasetti con acqua

e periodicamente sostituiti, essendo gli adulti essenzialmente fillofagi. Settimanalmente le ovature

deposte all’interno delle gabbie sono state conteggiate e, quando possibile, sono state poste in

allevamento per rilevarne la schiusura. Alcune ovature sono state inoltre utilizzate per una prova di

parassitizzazione: i parassitoidi oofagi sfarfallati dalle ovature raccolte in campo sono stati posti in

allevamento con le ovature deposte dalle femmine in cattività (quindi sicuramente non

parassitizzate). Sono state quindi osservate l’attività dei parassitoidi e la nascita delle larve di agrilo.

_______________________________________________________________________________

Risultati e discussione

Indagine 2006

Monitoraggio degli adulti di Agrilus spp. I risultati del monitoraggio effettuato nei corileti di

Bossolasco e Cravanzana sono riportati nella tabella 1. Adulti sfarfallati sono stati rilevati

all’interno degli isolatori dal 19 al 30 maggio e con le trappole dal 30 maggio al 27 giugno. Nel

noccioleto di Bossolasco il 27 maggio è stato effettuato un trattamento a base di endosulfan che ha

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55

mostrato una certa efficacia anche nei confronti dell’agrilo: i due adulti rinvenuti all’interno degli

isolatori il 30 maggio erano morti.

Bossolasco Cravanzana Data

tipo cattura n. adulti tipo cattura n. adulti

19-22 maggio isolatore 2 isolatore 2

25 maggio isolatore 1

30 maggio isolatore 3 trappola 1

9 giugno trappola 1

16-19 giugno trappola 5

27 giugno trappola 2

Tabella 1 – Adulti di Agrilus spp. sfarfallati negli isolatori e catturati con trappole cromo tattiche

gialle nei corileti indagati nel 2006.

Raccolta e allevamento delle ovature e rilievo dei parassitoidi oofagi.In entrambi i noccioleti sono

state rinvenute ovature di agrilo. Da quelle raccolte e poste in allevamento in laboratorio sono

emersi sia larve di agrilo che adulti di un parassitoide oofago, l’imenottero encirtide Oobius

zahaikevitshi Trjapitzin. La presenza di un parassitoide a carico delle uova di A. viridis, attribuito al

genere Ooencyrtus, era già stata segnalata nei corileti piemontesi con valori di parassitizzazione pari

a 60% (Ciampolini e Ugolini (1975). Soltanto 23 delle 115 ovature raccolte nel 2006 (20%) sono

risultate parassitizzate da O. zahaikevitshi (tabella 2). Occorre però precisare che in questo primo

anno di indagine da 71 ovature (62%) non sono state osservate emergenze nè di larve di agrilo nè di

adulti di parassitoidi.

ovature da cui sono emersi

larve di Agrilus spp. adulti del parassitoide

ovature non schiuse Ovature

raccolte

n. n. % n. % n. %

115 21 18,3 23 20,0 71 61,7

Tabella 2 – Ovature di Agrilus spp. raccolte in campo e poste in allevamento nel 2006.

Indagine 2007

Monitoraggio degli adulti di Agrilus spp. A differenza di quanto rilevato nel 2006, non sono stati

rinvenuti adulti negli isolatori collocati sulle pertiche colpite, pertanto non è stato possibile

confermare nel 2007 l’epoca di sfarfallamento. Adulti di Agrilus spp. sono stati invece catturati già

con le trappole poste in campo nella prima decade di maggio (tabella 3).

n. di adulti catturati Corileto

maggio giugno luglio

Bosia 7 37 20

Bossolasco 18 55 42

Camerana 30 50 23

Cravanzana 70 28 21

Tabella 3 – Adulti di Agrilus spp. catturati con trappole cromotattiche gialle nei corileti indagati nel

2007.

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56

Le catture sono poi proseguite per tutto il periodo di osservazione: adulti sono stati rilevati anche

sulle ultime trappole collocate nella prima metà di agosto. Complessivamente sono state rinvenute

sette specie (tabella 4).

genus Agrilus Curtis

subgenus Anambus Thomson 2007 2008 subgenus Agrilus s.str. 2007 2008

A. sulcicollis Lacordaire x A. viridis (Linnaeus) x x

A. angustulus (Illiger) x x A. cuprescens Menetries x

A. graminis Gory et Laporte x x

A. derasofasciatus Lacordaire x x

A. olivicolor Kiesenwetter x x

A. convexicollis Redtembacher x

Tabella 4 – Specie di Agrilus catturate con trappole cromotattiche gialle nei corileti indagati nel

2007 e nel 2008.

Di queste, A. convexicollis Redtembacher e A. cuprescens Menetries, soltanto con un esemplare, e

A. derasofasciatus Lacordaire, con sei esemplari, possono essere ritenute una presenza sporadica su

nocciolo. Al contrario le altre quattro specie, A. angustulus (Illiger), A. graminis Gory et Laporte, A.

olivicolor Kiesenwetter e A. viridis, sono segnalate riprodursi e svilupparsi su nocciolo, oltre che su

svariate altre latifoglie, come castagno, faggio, betulla, quercia (Curletti et al., 2003). A. olivicolor è

risultata la specie più abbondante, predominante in tutti i corileti indagati (tabella 5). A. viridis è

stato raccolto in maggiori quantità (25% sul totale) nel noccioleto di Bossolasco, mentre A.

angustulus (24,6%) e A. graminis (15,6%) sono stati rilevati soprattutto nel corileto di Camerana

(tabella 5).

n. di adulti catturati Specie

Bosia Bossolasco Camerana Cravanzana

trattato

Cravanzana

non trattato

totale

A. angustulus 0 1 30 1 0 32

A. graminis 5 4 19 0 0 28

A. derasofasciatus 0 3 1 3 2 9

A. olivicolor 48 70 61 72 57 308

A. convexicollis 0 0 1 0 0 1

A. viridis 2 26 9 1 1 39

A. cuprescens 0 0 1 0 0 1

totale 55 104 122 77 60 418

trappole osservate 40 54 48 101 70 313

Tabella 5 – Adulti di ciascuna specie di Agrilus catturati con trappole cromotattiche gialle nei

corileti indagati nel 2007.

Prova di lotta in campo. Nel noccioleto di Cravanzana (trattato) l’intervento a base di lambda-

chyalothrin effettuato il 23 maggio ha mostrato una scarsa efficacia sugli adulti di agrilo. La

settimana successiva sono stati rinvenuti ancora molti adulti sulle trappole cromotattiche. Il

trattamento a base di endosulfan effettuato contro le cimici ha invece mostrato efficacia anche nei

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57

confronti dell’agrilo: infatti non sono state effettuate catture di adulti sulle trappole cromotattiche

per circa venti giorni, al contrario di quanto osservato nell’appezzamento confinante non trattato. Va

ricordato però che l’autorizzazione all’impiego di endosulfan è stata revocata.

Raccolta e allevamento delle ovature e rilievo dei parassitoidi oofagi. Nei noccioleti indagati, le

ovature di agrilo sono state rinvenute già nel corso del primo sopralluogo a fine maggio. In totale,

sono state raccolte in campo e poste in allevamento in laboratorio 305 ovature. Da queste sono nate

numerose larve di Agrilus spp. e sfarfallati adulti del parassitoide oofago O. zahaikevitshi. I risultati

ottenuti mediante l’allevamento delle ovature sono riportati nelle tabelle 6-7 e nelle figure 5-8. Per

facilitare la lettura i dati sono stati divisi in quattro gruppi identificati da una data rappresentativa

della decade in cui le ovature sono state raccolte. I dati relativi alle ovature raccolte nei due corileti

di Cravanzana non sono stati riportati per l’eccessiva scarsità di materiale reperito.

0

20

40

60

80

100

120

140

160

24/5

28/5 1/

65/

69/

613

/617

/621

/625

/629

/6 3/7

7/7

11/7

15/7

19/7

23/7

27/7

31/7 4/

88/

812

/816

/820

/8

agrilo

parassitoidi

Figura 5 – Numero di larve di Agrilus spp. e di adulti del parassitoide O. zahaikevitshi

complessivamente ottenuti dalle 305 ovature raccolte in campo nel 2007.

Dalla tabella 6 emerge come sia possibile ottenere da una stessa ovatura sia larve di Agrilus spp.

che adulti del parassitoide oofago. La parassitizzazione può quindi non interessare tutte le uova

all’interno dell’ovatura; l’efficacia dell’azione del parassitoide è stata perciò calcolata come

percentuale di adulti sfarfallati sul totale di individui ottenuti (larve di Agrilus spp. e adulti del

parassitoide) (figure 6-8).

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58

% ovature Corileto/data n. ovature

solo agrilo solo parass. entrambi non schiuse

Bosia

25/5 14 86 0 0 14

5/6 100 68 2 7 23

15/6 26 54 4 12 31

25/6 18 33 6 6 56

Bossolasco

25/5 33 41 3 33 23

5/6 19 42 11 11 37

15/6 22 50 0 18 32

25/6 27 19 26 4 52

Camerana

25/5 9 44 44 11 0

5/6 5 0 40 0 60

15/6 11 27 9 18 45

25/6 15 27 27 0 47

Tabella 6 – Percentuali di ovature sul totale raccolto nei corileti indagati nel 2007 da cui sono stati

ottenuti larve di Agrilus spp. o adulti di O. zahaikevitshi o entrambi oppure né larve né

adulti.

10095 93

81

1975

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

25/5 5/6 15/6 25/6

%

agrilo

parassitoidi

Figura 6 – Percentuale di larve di Agrilus spp. e adulti del parassitoide O. zahaikevitshi sul totale di

individui ottenuti dalle 158 ovature raccolte nel corileto di Bosia nel 2007.

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59

2519

24

54

7581

76

46

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

25/5 5/6 15/6 25/6

%

agrilo

parassitoidi

Figura 7 – Percentuale di larve di Agrilus spp. e adulti del parassitoide O. zahaikevitshi sul totale di

individui ottenuti dalle 107 ovature raccolte nel corileto di Bossolasco nel 2007.

45

100

33

53

47

6755

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

25/5 5/6 15/6 25/6

%

agrilo

parassitoidi

Figura 8 – Percentuale di larve di Agrilus spp. e adulti del parassitoide O. zahaikevitshi sul totale di

individui ottenuti dalle 40 ovature raccolte nel corileto di Camerana nel 2007.

Come riportato nella tabella 7 mediamente i parassitoidi impiegano più tempo a sfarfallare rispetto

alla schiusura delle uova, cioè lo sviluppo preimmaginale del parassitoide richiede più giorni

rispetto allo sviluppo embrionale di Agrilus spp. Infatti dalle ovature sono state ottenute le prime

larve già a fine maggio, mentre i parassitoidi hanno cominciato a sfarfallare soltanto da metà giugno

(figura 5).

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N. medio di giorni

dalla raccolta in

campo al primo

individuo

dal primo all’ultimo

individuo nella stessa

ovatura

dall’ultima larva al

primo parassitoide

nella stessa ovatura

Nascita larve di

Agrilus spp.

11

(min 2, max 24)

3

(min 1, max 13)

Sfarfallamento adulti

del parassitoide

22

(min 3, max 36)

5

(min 1, max 11)

14

(min 4, max 24)

Tabella 7 – Intervallo (numero di giorni) intercorso fra la raccolta delle ovature in campo e

l’emergenza di larve di Agrilus spp. e adulti di O. zahaikevitshi in laboratorio nel 2007.

Il parassitoide è però già attivo in campo a fine maggio-inizio giugno: gli adulti ottenuti in giugno

sono infatti sfarfallati dalle prime ovature raccolte (figure 7 e 8). In allevamento gli adulti di O.

zahaikevitshi hanno mostrato una longevità media di 19 giorni; tuttavia alcuni individui sono

sopravvissuti sino a 60 giorni.

L’entità di parassitizzazione (calcolata sul totale di individui ottenuti) è stata bassa nel noccioleto di

Bosia, con un valore massimo pari a 19% per le ovature raccolte a fine giugno (figura 6), maggiore

nei noccioleti di Bossolasco (figura 7) e Camerana (figura 8), con valori compresi rispettivamente

tra 19% e 54% e tra 33% e 100%

I risultati della prova di lotta sulle ovature sono riportati in tabella 8. In complesso il thiacloprid ha

mostrato una buona efficacia nei confronti delle larve di Agrilus spp., maggiore somministrando il

prodotto tal quale rispetto al prodotto in soluzione acquosa. È tuttavia importante sottolineare come

il thiacloprid in entrambe le somministrazioni non sia risultato selettivo nei confronti del

parassitoide.

larve di Agrilus spp. adulti del parassitoide Trattamento

n. % mortalità n. % mortalità

thiacloprid puro 92 93 49 100

thiacloprid in soluzione 27 63 40 65

testimone 37 16 38 39

Tabella 8 – Mortalità percentuale sul totale (n.) di larve di Agrilus spp. e di adulti di O.

zahaikevitshi nelle ovature trattate con thiacloprid e in ovature non trattate raccolte

nello stesso periodo nel 2007.

Rilevamento dell’andamento climatico. I dati relativi a temperatura e umidità relativa rilevati nei

corileti di Bosia e Bossolasco sono riportati nella tabella 9.

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Bosia Bossolasco Mese

T media (°C) UR media (%) T media (°C) UR media (%)

Maggio 16,2 71,9 17,0 74,7

Giugno 16,7 85,7 17,6 82,5

Luglio 18,0 65,3 22,1 51,2

Agosto 18,3 78,0 19,3 71,1

Tabella 9 – Temperatura (T) e umidità relativa (UR) medie rilevate nei corileti di Bosia e

Bossolasco nel 2007.

Indagine del 2008

Monitoraggio degli adulti di Agrilus spp. I risultati del monitoraggio degli adulti effettuato mediante

trappole cromotattiche nei quattro corileti oggetto delle indagini sono riportati nelle tabelle 4 e 10.

numero di adulti catturati Specie

Bosia Bossolasco Camerana Cravanzana totale

A. sulcicollis 1 1

A. angustulus 15 1 16

A. graminis 1 2 3

A. derasofasciatus 2 2 2 6

A. olivicolor 48 5 23 76

A. viridis 6 6 4 16

totale 57 16 15 30 118

trappole osservate 180 230 120 160 690

Tabella 10 – Numero di adulti di ciascuna specie di Agrilus catturati con trappole cromotattiche

gialle nei corileti indagati nel 2008.

I risultati del monitoraggio effettuato dai tecnici di base in altri corileti mediante scuotimento delle

branche e impiego di trappole cromotattiche sono riportati nelle tabella 11. In tutti i corileti sia

quelli indagati nel biennio 2007-2008 sia quelli seguiti dall’assistenza tecnica, con le trappole

cromotattiche sono state catturate diverse specie di Agrilus, tra cui la più numerosa è risultata, come

nel 2007, A. olivicolor. Mediante scuotimento di branche di nocciolo invece sono stati raccolti

soltanto adulti di A. viridis, ad eccezione di un adulto di A. olivicolor catturato a Castino il 17 luglio

(non riportato in tabella 11).

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numero di adulti catturati

trappole scuotimento

Località

A. viridis A. olivicolor A. derasofasciatus A. viridis

Albaretto Torre 0 0 0 n.r.

Barbaresco 0 0 0 n.r.

Borgomale n.r. n.r. n.r. 7

Bosia 0 0 0 4

Canelli 0 4 1 n.r.

Carrù 0 1 0 53

Castino 1 0 0 9

Cortemilia n.r. n.r. n.r. 1

Cossano 0 0 0 n.r.

Cravanzana n.r. n.r. n.r. 28

Feisoglio n.r. n.r. n.r. 5

Lequio Berria n.r. n.r. n.r. 3

Perletto n.r. n.r. n.r. 3

Piozzo n.r. n.r. n.r. 3

Sinio n.r. n.r. n.r. 2

Torre Bormida 3 0 1 n.r.

Tabella 11 – Numero di adulti delle specie di Agrilus catturati con trappole cromotattiche gialle e

mediante scuotimento delle branche nei corileti seguiti dal servizio tecnico nel 2008.

Le due tecniche di monitoraggio mostrano quindi risultati molto differenti, che potrebbero essere

riconducibili alla distribuzione spaziale delle due specie. Infatti, in un’indagine condotta

recentemente in Svizzera, volta a verificare la distribuzione degli insetti xilofagi all’interno della

chioma, la quasi totalità degli adulti di A. viridis è stata rinvenuta nella parte alta, mentre gli adulti

di A. olivicolor sono stati catturati principalmente a media altezza (Wermelinger et al., 2007). Le

trappole nei corileti indagati nel 2007-2008 erano collocate circa a 1,5m dal suolo, dove si trova

presumibilmente A. olivicolor. Con lo scuotimento vengono invece coinvolte le parti più flessibili

delle branche, compresa quindi la parte più alta della chioma, dove pare insediarsi di preferenza A.

viridis.

Raccolta e allevamento delle ovature e rilievo dei parassitoidi oofagi. I controlli periodici effettuati

sulle branche pulite in primavera hanno permesso di rilevare l’entità di ovideposizione nel corso

della stagione. Il numero totale di ovature raccolte su ciascuna pianta è riportato in tabella 12. È

possibile notare come gli attacchi del buprestide non siano uniformemente distribuiti all’interno dei

singoli corileti, ma siano più concentrati su alcune piante, probabilmente quelle che si trovano in

situazione di maggiore stress, causato da fattori differenti.

Dalle ovature in allevamento, raccolte sia nei quattro corileti oggetto di osservazione sia nel corileto

colpito a Cortemilia, sono emersi parassitoidi appartenenti sempre alla stessa specie O.

zahaikevitshi. Questo dato conferma la naturale presenza e attività del parassitoide nell’areale

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corilicolo considerato. L’entità di parassitizzazione, calcolata come numero di oofagi sfarfallati sul

numero complessivo di uova schiuse, è risultata pari a 35%. Inoltre il 15% delle ovature poste in

allevamento è risultato interessato dall’attività del parassitoide.

numero di ovature raccolte Corileto

pianta 1 pianta 2 pianta 3 pianta 4 pianta 5 totale

Bosia 11 2 4 18 0 35

Bossolasco 8 1 0 1 8 18

Camerana 3 0 6 0 0 9

Cravanzana 0 0 2 0 0 2

Tabella 12 – Numero di ovature raccolte sulle porzioni di branca nei corileti indagati nel 2008.

Allevamento delle larve e rilievo dei parassitoidi larvali. In figura 9 sono riportati gli sfarfallamenti

di adulti di Agrilus spp. dalle branche di nocciolo poste in allevamento. Come già osservato negli

anni precedenti, gli sfarfallamenti sono stati molto scalari e sono proseguiti in modo continuativo

per circa un mese, a partire dal 26 maggio fino al 25 giugno.

0

1 1 1

11

6

2

3

6

0 0

4

5

0

1

00

2

4

6

8

10

12

23

mag

26

mag

28

mag

30

mag

2 g

iu

4 g

iu

6 g

iu

9 g

iu

11 g

iu

13 g

iu

16 g

iu

18 g

iu

20 g

iu

23 g

iu

25 g

iu

27 g

iu

Figura 9 – Sfarfallamento adulti di Agrilus spp. dalle branche prelevate in campo nel 2008.

Sono stati ottenuti in totale 42 individui, appartenenti tre alla specie A. angustulus e i restanti 39 alla

specie A. viridis (tabella 13). Tuttavia gli adulti di A. angustulus sono sfarfallati soltanto dalle

branche prelevate nel corileto di Bosia, da cui comunque è stato ottenuto anche il maggior numero

di adulti di A. viridis.

Da questi dati emerge che A. viridis è la principale specie a cui per il momento attribuire i danni agli

impianti di nocciolo verificatisi negli ultimi anni. Ad eccezione di tre adulti di A. angustulus,

nessuna delle altre specie catturate in campo è sfarfallata dalle branche di nocciolo poste in

allevamento. Si può preliminarmente ipotizzare che le altre specie, anche se segnalate su nocciolo,

siano meno aggressive di A. viridis.

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n. di adulti sfarfallati

A. angustulus A. viridis

Corileto

totale totale femmine maschi

Bosia 3 27 9 18

Bossolasco 9 2 7

Camerana 1 1

Cravanzana 2 2

Tabella 13 – Numero complessivo degli adulti delle specie di Agrilus sfarfallati dalle branche

prelevate nei corileti indagati nel 2008.

Dalle branche in allevamento sono stati ottenuti anche altri coleotteri ma soprattutto numerosi

imenotteri (complessivamente 451) appartenenti a diverse famiglie, tra cui ad esempio icneumonidi,

braconidi, eulofidi, eupelmidi e pteromalidi. In queste famiglie sono segnalate in bibliografia specie

in grado di parassitizzare larve di buprestidi, se non anche di specie del genere Agrilus. Fra gli altri

coleotteri potrebbero invece trovarsi ospiti dei parassitoidi non riconducibili al genere Agrilus.

Il numero di imenotteri sfarfallati dalle branche di ciascuna località è stato rilevante soprattutto se

paragonato con il numero di Agrilus spp. e di altri coleotteri. Naturalmente fra questo imenotteri

sono compresi anche parassitoidi di altri insetti presenti sulle branche poste in allevamento quali ad

esempio cocciniglie e ditteri. Data la mole di materiale ottenuto negli allevamenti, per ora gli

esemplari sono stati esaminati, conteggiati, separati per famiglia e in parte inviati agli specialisti dei

diversi gruppi per la determinazione specifica. In attesa dell’identificazione, non è ancora possibile

ipotizzare il ruolo svolto da questi parassitoidi nel contrastare le infestazioni di Agrilus spp.

Allevamento degli adulti e monitoraggio dell’ovideposizione. In tabella 14 è riportato il numero di

ovature deposte in allevamento dagli adulti sfarfallati dalle branche di Bosia e Bossolasco.

Località di provenienza 19/6 25/6 30/6 7/7 14/7 21/7 28/7 totale

Bosia 0 19 24 16 25 13 1 98

Bossolasco 0 8 6 5 3 0 2 24

totale 0 27 30 21 28 13 3 122

Tabella 14 – Numero di ovature deposte settimanalmente dalle femmine di A. viridis in

allevamento nel 2008.

Le femmine di entrambe le località hanno deposto in media 11 ovature e 33 uova ciascuna, poiché

in cattività le ovature contenevano in media 3 uova (figura 10). Anche l’ovideposizione, come gli

sfarfallamenti, è stata molto scalare: ha avuto inizio circa un mese dopo i primi sfarfallamenti ed è

proseguita con andamento piuttosto costante dalla seconda metà di giugno alla seconda metà di

luglio circa.

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Figura 10 - Femmina di A. viridis nell’atto di ovideporre in cattività.

Dalle ovature messe in allevamento in cella climatica purtroppo non sono nate molte larve,

probabilmente per le condizioni ambientali e il substrato di ovideposizione non ottimali. Anche

l’esposizione di alcune delle ovature ad adulti del parassitoide oofago sfarfallati dalle ovature

raccolte in campo non ha avuto successo, probabilmente a causa delle condizioni di ovideposizione

oltre alla difficoltà di determinare il sesso dei parassitoidi oofagi in vivo.

Le ovature ottenute nell’allevamento sono risultate del tutto simili a quelle osservate sulle branche

di nocciolo in campo, caratterizzate da uova embricate ricoperte da un secreto avvolgente a forma di

cupola. Sono state rilevate differenze solo per il minor numero di uova presente in ciascuna ovatura,

dato spesso osservabile anche per altre specie in condizioni di cattività.

Rilevamento dell’andamento climatico. I dati relativi a temperatura, umidità relativa e piovosità,

ove possibile, rilevati nei corileti di Bosia, Bossolasco, Camerana e Cravanzana sono riportati nelle

tabelle 15 e 16. Il differente periodo di acquisizione dei dati meteorologici è legato alla durata del

monitoraggio con trappole eseguito nei quattro corileti. Infatti le trappole non venivano più

sostituite quando per due controlli successivi non erano più osservate catture di adulti.

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Mese T media (°C) UR media(%) PG(mm)

Aprile 9,6 70,9 100,0

Maggio 14,4 75,7 140,0

Giugno 18,3 76,1 28,4

Luglio 20,3 72,2 6,6

Agosto 20,3 72,4 56,8

Tabella 15 – Temperatura (T) e umidità relativa (UR) medie e piovosità mensile(PG) rilevate dalla

stazione meteo di Cravanzana nel 2008. Fonte dati Servizio Agrometereologico

Regione Piemonte.

Bosia Bossolasco Camerana Mese

T media

(°C) UR media (%) T media (°C) UR media (%) T media (°C) UR media (%)

Aprile 11,5 78,7 10,0 75,2 10,0 70,6

Maggio 15,1 85,4 13,9 86,3 15,3 80,8

Giugno 20,6 77,1 16,9 85,1 18,5 77,1

Luglio 20,3 78,5 19,5 78,5 22,7 71,5

Agosto n.p. n.p. 19,7 77,2 20,9 71,0

Settembre 15,3 80,4 14,8 80,9 / /

Ottobre / / 12,6 83,9 / /

Tabella 16 – Temperatura e umidità relativa medie rilevate nei corileti di Bosia, Bossolasco e

Camerana nel 2008.

Il ritardo nell’inizio dello sfarfallamento nel 2008, rispetto a quanto osservato nel 2007 (metà

maggio), è da attribuirsi alle condizioni meteorologiche che hanno caratterizzato il periodo aprile-

maggio, cioè temperature medie basse e precipitazioni elevate (240 mm di pioggia caduti

complessivamente nel bimestre) (tabelle 9, 15 e 16), che hanno rallentato lo sviluppo vegetativo

delle piante e di conseguenza anche il ciclo dell’insetto. Tuttavia, nonostante l’elevata piovosità, che

poteva contribuire a ridurre le condizioni di stress idrico delle piante e quindi anche l’attrattività nei

confronti dell’agrilo, gli attacchi sono proseguiti e nel periodo estivo 2008 sono comparsi gli

ingiallimenti tipici delle chiome delle piante colpite dal fitofago.

Prova di lotta insetticida in pieno campo. Nell’appezzamento sede della prova di lotta, nel

campionamento effettuato prima del trattamento è stato catturato un solo adulto di agrilo nella

parcella testimone. Nonostante il basso livello di catture è stato comunque eseguito l’intervento

insetticida poiché, in base all’esperienza dell’anno precedente, alcune molecole (ad esempio

endosulfan) avevano mostrato un effetto positivo per quanto riguarda il contenimento degli adulti in

fase di volo. Infatti nell’appezzamento trattato con endosulfan nel 2007 le trappole cromotattiche

non avevano catturato adulti per due settimane dopo il trattamento. Tuttavia restano ancora molti

punti da chiarire per impostare un’efficace programma di difesa chimica, fra cui quello di definire

corrette metodologie di monitoraggio degli sfarfallamenti degli adulti di agrilo.

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Introduzione di piante trappola. L’individuazione di piante fortemente attrattive per A. viridis e la

loro successiva introduzione nell’agroecosistema possono costituire un metodo di difesa alternativo

alla lotta chimica di difficile applicazione. Gli astoni di S. alba, utilizzati appunto come piante

trappola per attirare le femmine ovideponenti, verranno prelevate dal campo a fine inverno, prima

dello sfarfallamento degli adulti, e trasferite in laboratorio dove saranno posti in allevamento. Il

riconoscimento sistematico degli adulti neosfarfallati di Agrilus spp. fornirà un’indicazione circa

l’attrattività di S. alba nei confronti del fitofago. Infatti, nel caso in cui dagli astoni sfarfallassero

solo adulti di A. viridis, nel prossimo anno si potrebbe valutare di utilizzarli, anche in maggior

numero, in noccioleti infestati per confrontare l’intensità di ovideposizione su nocciolo e salice

bianco.

________________________________________________________________________________

Conclusioni

Le indagini condotte nel triennio hanno permesso di identificare le specie di Agrilus presenti nei

corileti delle Langhe e di valutare il loro effettivo ruolo nei danni agli impianti di nocciolo segnalati

negli ultimi anni. A. viridis risulta l’unica specie a cui per il momento possono essere attribuiti i

gravi attacchi osservati a carico delle piante. Nessuna delle altre specie catturate in campo, ad

eccezione di tre adulti di A. angustulus, è infatti sfarfallata dalle branche di nocciolo poste in

allevamento. Si può preliminarmente ipotizzare che le altre specie, anche se segnalate su nocciolo,

siano meno aggressive di A. viridis e che la loro presenza non rappresenti quindi attualmente un

pericolo per gli impianti. Molte specie di buprestidi non sono infatti in grado di attaccare piante

ancora in vita, seppur deperienti, ma si sviluppano solo a carico di piante morienti o già morte

(Evans et al., 2004).

Dai risultati sinora ottenuti emerge anche che il campionamento di A. viridis in corileto deve essere

effettuato esclusivamente mediante scuotimento delle branche; infatti le trappole cromotattiche

hanno mostrato di catturare grandi quantità di adulti delle altre specie, difficilmente riconoscibili a

un rapido esame macroscopico da A. viridis.

Anche le numerose ovature rinvenute in campo sulle branche possono essere al momento attribuite

alla specie A. viridis. Sono infatti del tutto simili a quelle ottenute in cattività dalle femmine

sfarfallate dalle branche colpite.

Come già anticipato il contenimento delle popolazioni di agrilo attraverso la lotta chimica risulta

difficoltoso a causa della scalarità degli sfarfallamenti e dell’ovideposizione oltre che alla scarsità di

molecole attive a disposizione. Il trattamento effettuato nel corileto di Cravanzana nel 2007

utilizzando lambda-cyhalothrin, l’unica sostanza attiva attualmente registrata contro questo

xilofago, non ha mostrato particolare efficacia. Al contrario il trattamento a base di endosulfan

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eseguito nello stesso anno contro le cimici nel corileto di Bossolasco ha mostrato di avere effetto

anche sugli adulti di agrilo. Tuttavia, a seguito dell’applicazione della Direttiva CE 91/414,

l’autorizzazione all’impiego di endosulfan è stata revocata. Diventa pertanto necessario individuare

altre sostanze attive che siano efficaci per il contenimento dell’agrilo. Particolarmente interessanti al

riguardo sono prove effettuate in Puglia nel biennio 2005-2006 utilizzando spinosad per il controllo

su drupacee di adulti del buprestide Capnodis tenebrionis (L.) (Marannino et al., 2007). La sostanza

attiva, già autorizzata all’uso su nocciolo, ha mostrato buona efficacia e persistenza nei confronti del

capnode e andrebbe quindi saggiata anche nei confronti di A. viridis, appartenente, seppur a un altro

genere, alla stessa famiglia. Nelle prove di lotta, oltre all’efficacia delle molecole sarà però

importante non trascurare gli effetti collaterali ai fini del mantenimento, per quanto possibile,

dell’equilibrio relativamente stabile che caratterizza l’agroecosistema corileto, dovuto a una

particolare abbondanza di limitatori naturali.

L’importanza di questo equilibrio nell’areale corilicolo è stata confermata dal rilevamento del

parassitoide oofago O. zahaikevitshi, che apre prospettive per il contenimento biologico di A. viridis

attraverso l’attività dei limitatori naturalmente presenti in campo. Le indagini condotte nel triennio

hanno confermato l’attività e la diffusione nei corileti dell’imenottero, tuttavia l’entità di

parassitizzazione raggiunta non sembra, da sola, sufficiente a contenere efficacemente le

popolazioni di agrilo. Maggiormente efficace potrebbe essere l’attività svolta dai parassitoidi larvali,

visto l’elevato numero di imenotteri sfarfallati dalle branche poste in allevamento nel 2008

attualmente in corso di determinazione.

Per impostare una strategia di difesa efficace e a basso impatto ambientale, meriterà proseguire le

indagini allo scopo di:

- determinare l’efficacia di contenimento svolta complessivamente dai parassitoidi oofagi e

larvali e studiarne la bioetologia ai fini di salvaguardarne e incrementarne l’attività in

corileto;

- individuare piante fortemente attrattive per A. viridis in vista di un loro impiego quali piante

trappola per contenerne gli attacchi su nocciolo;

- verificare l’efficacia nei confronti di A. viridis degli insetticidi registrati sul nocciolo e

definire il periodo più opportuno in cui effettuare gli interventi;

- valutare l’impatto dei principi attivi saggiati sull’artropodofauna utile abbondante

nell’agroecosistema corileto.

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Ringraziamenti

Si ringraziano per la collaborazione:

- le aziende agricole Bertone Pierpaolo Cravanzana,

Busca Marco Bosia,

Gabutti Renato Cravanzana,

Grosso Franco Bossolasco,

Moretto Enzo Camerana,

- i tecnici di base Benotto Mario Coldiretti Cuneo,

Curti Roberto Coldiretti Cuneo

Dimatteo Daniele Coldiretti Asti

Ferrero Andrea Coldiretti Cuneo

Gonella Giancarlo Coldiretti Cuneo

Marino Antonio Unione Provinciale Agricoltori Cuneo

Pola Federica Coldiretti Cuneo

Un particolare ringraziamento per l’aiuto nella determinazione delle specie va a Giancarlo Curletti

per i buprestidi, Emilio Guerrieri per i parassitoidi oofagi, Paolo Navone per i parassitoidi larvali.

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Rilevamento di coreidi e pentatomidi nei corileti piemontesi e individuazione di

nuovi principi attivi insetticidi per la difesa delle nocciole dall’attività delle

cimici

Silvia Moraglio1, Maria Corte2, Loredana Guidone1, Claudio Sonnati2, Luciana Tavella1

1Dipartimento di Valorizzazione e Protezione delle Risorse Agro-Forestali (Di.Va.P.R.A.), sez. di

Entomologia e Zoologia applicate all’Ambiente “Carlo Vidano”, Università degli Studi di Torino. 2CReSO – Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l’Ortofrutticoltura piemontese

________________________________________________________________________________

Riassunto

A seguito della revisione europea in materia di classificazione di agrofarmaci (Direttiva CE

91/414), negli ultimi anni è stata revocata l’autorizzazione all’impiego di alcuni prodotti utilizzati

con successo per la lotta alle cimici del nocciolo. Nel quadriennio 2005-2008 sono state pertanto

saggiate l’efficacia e la persistenza di molecole tradizionalmente impiegate e di recente

introduzione mediante prove di laboratorio, semi-campo e campo. Inoltre sono stati condotti rilievi

per accertare l’entità e la distribuzione delle popolazioni di cimici nell’areale piemontese, a distanza

di un decennio dalle segnalazioni dei gravi danni alla produzione corilicola.

Tra le molecole saggiate, i piretroidi hanno mostrato la maggiore efficacia in termini sia di mortalità

sia di contenimento del danno; oltre alla tossicità, alcune molecole hanno infatti esplicato un effetto

repellente, in grado di preservare la qualità della produzione, che dovrà essere ulteriormente

verificato. Questi principi attivi sembrano quindi rappresentare una validi alternativa ai prodotti a

cui è stata revocata l’autorizzazione all’uso, sebbene non sia stata sinora individuata una molecola

che abbia efficacia e persistenza paragonabili a endosulfan. Inoltre sarà necessario accertare anche

l’impatto ambientale dei piretroidi, non selettivi nei confronti dell’artropodofauna utile, valutando il

loro effetto sulle popolazioni dei limitatori naturali particolarmente abbondanti nei corileti.

Nel biennio 2006-2007, nell’areale corilicolo piemontese le popolazioni di cimici sono risultate

notevolmente ridotte, ben al di sotto della soglia di danno in molti appezzamenti. Le cause

potrebbero essere ricondotte sia al verificarsi di condizioni climatiche sfavorevoli a questi fitofagi,

sia a un’influenza dei ripetuti trattamenti a base di endosulfan effettuati negli ultimi anni. Gli attuali

cambiamenti climatici, insieme alla revisione degli agrofarmaci, non permettono quindi di escludere

la possibilità che un’improvvisa pullulazione di questi fitofagi possa ripetersi in futuro, rendendo

necessaria l’attuazione di interventi chimici.

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Introduzione

Alla fine degli anni ’90, a seguito di un consistente accrescimento delle popolazioni, le cimici

(Heteroptera: Coreidae e Pentatomidae) (fig. 1) sono divenute in Piemonte i principali fitofagi del

nocciolo, in grado di compromettere la qualità delle produzioni causando il danno comunemente

noto come cimiciato (fig. 2) e, di conseguenza, di influire negativamente sul reddito aziendale.

Figura 1 – Cimici su nocciolo.

Figura 2 – Nocciole cimiciate.

Tra le cimici rinvenute più frequentemente nei corileti, la specie Gonocerus acuteangulatus (Goeze)

è risultata la più dannosa (Tavella et al., 2001a; 2001b; 2002). Indagini condotte nel biennio 2000-

2001 hanno mostrato che le nocciole sono più suscettibili alle punture di nutrizione delle cimici a

partire dalla metà del mese di giugno, in corrispondenza con l’accrescimento del seme, e per tutto il

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mese di luglio (Tavella et al., 2003). L'individuazione del periodo in cui gli insetti provocano il

danno è un elemento utile ma non sufficiente per impostare adeguati programmi di lotta contro

questi fitofagi, senza inoltre compromettere il naturale equilibrio dell’agroecosistema noccioleto.

A partire dal 2005 sono state quindi avviate prove sperimentali in laboratorio, semi-campo e campo

con lo scopo di valutare l’efficacia insetticida e la persistenza di diversi formulati commerciali

tradizionalmente impiegati contro le cimici del nocciolo e in particolare contro G. acuteangulatus.

Occorre ricordare che, in seguito alla revisione europea in materia di classificazione di agrofarmaci

(Direttiva CE 91/414), l’impiego di molte sostanze attive, tra cui quelle utilizzate per la lotta alle

cimici, è stato vietato a partire dal 2008. Proprio per questo, si rendono necessarie ulteriori prove al

fine di verificare l’efficacia e la persistenza delle molecole di recente introduzione in vista di un

loro impiego per contenere le infestazioni delle cimici e di conseguenza il cimiciato.

________________________________________________________________________________

Materiali e metodi

Durante il quadriennio di sperimentazione (2005-2008) i vari principi attivi (p.a.) sono stati saggiati

con il protocollo sperimentale descritto in Guidone e Tavella (2007) e di seguito riportato, così da

poter confrontare i risultati ottenuti nei diversi anni e costituire un archivio dei dati relativi a

efficacia e persistenza dei diversi prodotti.

Raccolta e allevamenti massali di G. acuteangulatus

Gli individui di coreidi necessari per le prove sono stati prelevati dagli allevamenti massali condotti

presso il DiVaPRA Entomologia a partire da adulti catturati in differenti aree corilicole piemontesi

(fig. 3). Gli allevamenti sono stati allestiti in gabbie di plexiglas e rete di nylon, all’interno delle

quali sono state poste piantine di bosso, e approvvigionati con nocciole che venivano

periodicamente sostituite. Gli allevamenti sono stati mantenuti nella serra sperimentale del

DiVaPRA Entomologia in condizioni di temperatura e umidità relativa controllate.

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Figura 3 – Ninfa di G. acuteangulatus.

Prove di lotta in laboratorio

Nel triennio 2005-2007 sono state eseguite prove in laboratorio per valutare la tossicità diretta di

alcuni p.a. utilizzabili per la lotta alle cimici. Tutte le prove sono state condotte in capsule di Petri

(� 135 mm). Per ciascun formulato saggiato le capsule sono state trattate con 1 ml di soluzione

acquosa del prodotto alla dose massima di etichetta. Per il testimone non trattato le capsule sono

state trattate con acqua. In ciascuna capsula, non appena asciutta, sono stati introdotti ninfe (3 per

capsula in 5 capsule per tesi nel 2005-2006) o adulti di G. acuteangulatus (2 per capsula in 7

capsule per tesi nel 2007) con due nocciole e una provetta contenente acqua come nutrimento e

umidità rispettivamente (fig. 4).

Figura 4 – Prove di lotta in laboratorio con ninfe di G. acuteangulatus.

Le capsule venivano conservate in camere climatizzate, con temperatura di 24±1°C, umidità relativa

di 75±5% e fotoperiodo pari a luce:buio 16:8. Per accertare la mortalità delle cimici sono stati

eseguiti controlli a distanza di 1, 24, 48 e 72 ore dall’introduzione degli individui nelle capsule.

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Sono stati saggiati i seguenti p.a:

Anno 2005

• endosulfan (f.c. Selner, Europhyto - dose 190 ml/hl)

• malathion (f.c. Smart, Bayer CropScience - dose 250 ml/hl)

• piretro (f.c. Biopiren Plus, Intrachem Italia - dose 150 ml/hl)

• piretro+rotenone (f.c. Show, SerBios - dose 600ml/hl)

• spinosad (f.c. Laser, Dow Agrosciences - dose 30 ml/hl)

• thiacloprid (f.c. Calypso, Bayer CropScience - dose 25 ml/hl)

Anno 2006

• endosulfan (f.c. Selner, Europhyto T.S.A.) (dose 190 ml/hl)

• piretro+rotenone (f.c. Show, Serbios) (dose di etichetta 600 ml/hl)

• spinosad (f.c. Laser, Dow Agrosciences) (dose di etichetta 30 ml/hl)

• thiacloprid (f.c. Calypso, Bayer Cropscience) (dose 25 ml/hl)

Anno 2007

• bifenthrin (f.c. Brigata Flo, Sipcam - 100 ml/hl)

• deltamethrin (f.c. Decis Jet, Bayer CropScience - 80 ml/hl)

• etofenprox (f.c. Trebon Star, Sipcam - 100 ml/hl)

• fenitrothion (f.c. Fenitrofast, Cerexagri - 300 ml/hl).

Prove di lotta in semi-campo e campo

Localizzazione. Le prove in semi-campo e campo sono state eseguite nell’areale corilicolo delle

Langhe (CN), in particolare in appezzamenti situati nei comuni di Cravanzana e Rocchetta Belbo,

dove in passato erano stati riportati danni alla produzione causati dalle pullulazioni di coreidi e

pentatomidi (dallo 0,7% al 7% di cimiciato).

Esecuzione delle prove. L’appezzamento sede della prova è stato suddiviso in parcelle di 2 o 3 file

di piante ciascuna, a seconda delle dimensioni dell’impianto. Nell’appezzamento le parcelle erano

in numero di una per p.a. saggiato più una come testimone non trattato. Per delimitare le parcelle

sulle piante di bordo sono stati appesi nastri segnaletici al fine di rendere facilmente riconoscibile al

proprietario l’area in cui non eseguire trattamenti insetticidi.

I p.a. saggiati sono di seguito elencati:

Anno 2005

• endosulfan (f.c. Selner, Europhyto - 190 ml/hl)

• piretro+rotenone (f.c. Show, SerBios - 600 ml/hl)

• spinosad (f.c. Laser, Dow Agrosciences - 30 ml/hl),

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75

• thiacloprid (f.c. Calypso, Bayer CropScience - 25 ml/hl)

Anno 2006

• diazinone (f.c. Knox Out, Cerexagri - 300 ml/hl)

• endosulfan (f.c. Evolution, Makhteshim Again - 150 ml/hl)

• fenitrothion (f.c. Fenitrofast, Cerexagri - 250 ml/hl);

• thiacloprid (f.c. Calypso, Bayer CropScience - 25 ml/hl)

Anno 2007

• bifenthrin (f.c. Brigata Flo, Sipcam - 100 ml/hl)

• deltamethrin (f.c. Decis Jet, Bayer CropScience - 80 ml/hl)

• etofenprox (f.c. Trebon Star, Sipcam - 100 ml/hl)

• fenitrothion (f.c. Fenitrofast, Cerexagri - 300 ml/hl)

• piretro + rotenone (f.c. Show, Serbios -700 ml/hl)

Anno 2008

• bifenthrin (f.c. Brigata Flo, Sipcam - 140 ml/hl)

• endosulfan (f.c. Evolution, Makhteshim Chemical Works – 265ml/hl)

• etofenprox (f.c. Trebon Star, Sipcam - 140 ml/hl)

• lambda-cyhalothrin (f.c. Karate with Zeon technology , Syngenta – 35ml/hl).

Per valutare l’efficacia dei diversi p.a. in condizioni di semi-campo, nello stesso giorno in cui

veniva eseguito il trattamento, sulla fila interna di ciascuna parcella venivano montati sette isolatori

su rami portanti almeno quattro infruttescenze. Gli isolatori, numerati in ordine progressivo,

venivano chiusi alle due estremità e poi legati con filo animato al ramo soprastante, per impedire

che il peso piegasse o spezzasse lo stesso ramo (fig. 5). All’interno di ciascuno erano quindi

introdotti due adulti di cimice. Al fine di valutare la tossicità dei formulati sono stati poi eseguiti

controlli della mortalità a distanza di 1, 3 e 7 giorni dall’introduzione delle cimici.

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76

Figura 5 – Isolatore su nocciolo impiegato nelle prove di lotta in semi-campo.

Per verificare la persistenza dei p.a. sono state effettuate introduzioni successive a diversi intervalli

dal trattamento, eseguendo nuovamente controlli della mortalità dopo 3 e 7 giorni dall’introduzione

delle cimici.

Esame delle nocciole alla raccolta. Al termine delle prove in semi-campo e campo, gli isolatori sono

stati smontati e rimossi. I frutti presenti all’interno di ciascun isolatore sono stati prelevati e

conservati separatamente in sacchetti di rete. Campioni di nocciole sono stati raccolti anche da terra,

precisamente sei campioni da 50 frutti in ciascuna parcella, sempre conservati in sacchetti di rete.

Tutte le nocciole sono state poi trasferite in laboratorio dove sono state sgusciate e sezionate per

verificare l’entità di cimiciato.

Rilevamento delle popolazioni di cimici in corileti delle Langhe

Nel biennio 2006-2007 sono stati condotti campionamenti nel comprensorio corilicolo delle Langhe

per rilevare presenza e distribuzione delle specie di cimici, precisamente in tre appezzamenti:

- corileto situato a Murazzano, varietà Tonda Gentile delle Langhe (TGL), anno di impianto

1999, sesto di impianto 5�5m e forma di allevamento a cespuglio;

- corileto situato a Cravanzana, varietà TGL, anno di impianto 1995, sesto di impianto 6�5m e

forma di allevamento a vaso cespugliato;

- corileto situato a Castelnuovo Bormida, varietà TGL, anno di impianto 1998, sesto di impianto

5�5m e forma di allevamento a cespuglio.

Nel 2007 il corileto di Castelnuovo Bormida è stato sostituito da:

- corileto situato a Bosia, varietà TGL, anno di impianto 1993, sesto di impianto 6�5m e forma di

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77

allevamento a cespuglio.

In ciascun appezzamento, ogni dieci giorni a partire da metà maggio sino a fine luglio, nelle prime

ore del mattino sono stati eseguiti i campionamenti mediante lo scuotimento della semichioma di sei

piante, tre piante per fila, su un telo collocato nell’interfilare sottostante la proiezione delle

semichiome medesime. Al termine dello scuotimento il materiale raccolto nel telo era posto in

sacchetto di polietilene, separato per data e località di campionamento, e trasferito in laboratorio,

dove si procedeva alla separazione, al conteggio e all’identificazione degli individui catturati.

Al momento della raccolta, in ogni corileto indagato sono stati prelevati cinque campioni di 50 frutti

ciascuno; i campioni così prelevati sono stati trasferiti in laboratorio dove le nocciole sono state

sgusciate, divise in quattro parti e osservate attentamente per rilevare le alterazioni al seme dovute

all’attività trofica delle cimici.

________________________________________________________________________________

Risultati e discussione

Valutazione della tossicità diretta su cimici in prove di laboratorio

Anno 2005

Le prove condotte in laboratorio hanno mostrato una buona efficacia insetticida nei confronti delle

ninfe di G. acuteangulatus per tutti i p.a. saggiati, ad eccezione dello spinosad (tab. 1). In

particolare malathion e thiacloprid hanno raggiunto una mortalità pari a 100% già dopo 24 ore

dall’introduzione. Molto efficaci sono comunque risultati dopo 72 ore anche endosulfan (mortalità

pari a 100%), la miscela piretro+rotenone (mortalità pari a 93%) e piretro (mortalità pari a 80%).

% mortalità dopo p.a. f.c. dose

(ml/hl)

n. ninfe

introdotte 24 ore 48 ore 72 ore

testimone --- --- 15 0,0 0,0 0,0

endosulfan Selner 190 15 66,7 93,3 100,0

malathion Smart EW 250 15 100,0 --- ---

piretro Biopiren Plus 150 15 60,0 66,7 80,0

piretro + rotenone Show 600 15 73,3 80,0 93,3

rotenone Bioroten 300 15 6,7 40,0 60,0

spinosad Laser 30 15 13,3 20,0 33,3

thiacloprid Calypso 25 15 100,0 --- ---

Tabella 1 – Mortalità percentuale cumulata rilevata 24, 48 e 72 ore dopo l’introduzione delle ninfe

di G. acuteangulatus nelle capsule trattate in laboratorio nel 2005.

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78

Anno 2006

Sono state confermate sia l’efficacia dei p.a. thiacloprid, endosulfan e piretro+rotenone in miscela

sia l’inefficacia del p.a. spinosad. In particolare thiacloprid e piretro+rotenone hanno raggiunto una

mortalità pari al 100% rispettivamente dopo 24 e 72 ore dall’introduzione, mentre endosufan ha

raggiunto una mortalità pari a 93% dopo 48 ore (fig. 6).

0.0

20.0

40.0

60.0

80.0

100.0

1h 24h 48h 72h

% m

ort

alità

piretro+rotenone spinosad endosulfan (Selner)thiacloprid testimone

Figura 6 - Mortalità percentuale cumulata rilevata 1, 24, 48 e 72 ore dopo l’introduzione delle ninfe

di G. acuteangulatus nelle capsule trattate in laboratorio nel 2006.

Anno 2007

Tutti i p.a. saggiati sono risultati efficaci nei confronti di G. acuteangulatus (fig. 7). I p.a.

etofenprox e deltamethrin hanno mostrato un elevato potere abbattente raggiungendo mortalità

rispettivamente pari a 79% e 93% già un’ora dopo l’introduzione. A distanza di 24 ore

dall’introduzione non è stata più rilevata alcuna differenza tra i p.a. utilizzati, in quanto tutti hanno

mostrato un’elevata tossicità causando una mortalità pari a 100%.

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79

0

14

93

79

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

1h 24h 48h

mo

rtal

ità

%

testimone

bifenthrin

deltamethrin

etofenprox

fenitrothion

Figura 7 - Mortalità percentuale cumulata rilevata 1, 24, 48 ore dopo l’introduzione degli adulti di

G. acuteangulatus nelle capsule trattate in laboratorio nel 2007.

Valutazione della tossicità e persistenza dei p.a. in semi-campo

Anno 2005

Introduzione degli insetti immediatamente dopo il trattamento. I p.a. spinosad e endosulfan hanno

confermato i risultati ottenuti nelle prove di laboratorio, raggiungendo dopo 8 giorni una mortalità

rispettivamente nulla e pari a 88% (fig. 8). È da considerare invece la minor efficacia mostrata in

semi-campo da thiacloprid e da piretro+rotenone che hanno raggiunto dopo una settimana mortalità

esigue, pari rispettivamente a 38% e 13%.

Introduzione degli insetti una settimana dopo il trattamento. Negli isolatori delle tesi che hanno

mostrato una maggior efficacia, cioé endosulfan e thiacloprid, è stata effettuata una seconda

introduzione di cimici una settimana dopo il trattamento (fig. 8). Il thiacloprid, oltre a una scarsa

efficacia, già rilevata con la prima introduzione, ha mostrato anche una scarsa persistenza d’azione,

provocando una mortalità pari a 13% degli insetti. Al contrario, endosulfan ha causato una mortalità

pari a 50%, manifestando quindi una certa persistenza.

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80

0 0

88

50

13

0

38

13

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

T0 T1

mo

rtali

tà %

testimone

endosulfan

piretro+rotenone

spinosad

thiacloprid

Figura 8 - Mortalità percentuale degli adulti di G. acuteangulatus introdotti immediatamente (T0) e

una settimana (T1) dopo il trattamento nelle prove di semi-campo condotte a Cravanzana nel 2005.

Anno 2006

Introduzione degli insetti immediatamente dopo il trattamento. La tossicità è stata riferita alla

mortalità rilevata dopo 8 giorni (fig. 9). Tra i p.a. saggiati endosulfan ha confermato di essere il più

efficace nei riguardi del coreide con una mortalità pari a 90%, seguito da fenitrothion (mortalità pari

a 80%). Thiacloprid e diazinone, rispettivamente con una mortalità pari a 30% e a 20%, non hanno

invece mostrato un’efficacia soddisfacente, a conferma per il primo p.a. di quanto già osservato nel

2006.

Introduzione degli insetti una settimana dopo il trattamento. La persistenza è stata saggiata per i due

p.a. più efficaci endosulfan e fenitrothion che hanno mostrato entrambi una discreta tossicità

rispettivamente con una mortalità pari a 50 e 60% (fig. 9).

10

2020

90

50

80

60

30

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

T0 T1

mor

tali

tà %

testimone

diazinone

endosulfan

fenitrothion

thiacloprid

Figura 9 - Mortalità percentuale degli adulti di G. acuteangulatus introdotti immediatamente (T0) e

una settimana (T1) dopo il trattamento nelle prove di semi-campo condotte a Cravanzana nel 2006.

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81

Anno 2007

Introduzione degli insetti immediatamente dopo il trattamento. Il p.a. più efficace nei riguardi del

coreide è risultato essere deltamethrin, p.a. peraltro non ancora registrato su nocciolo, che ha

causato una mortalità pari a 93% e 100% rispettivamente dopo 2 e 7 giorni dall’introduzione,

mostrando anche un alto potere abbattente (fig. 10). Anche l’altro piretroide saggiato bifenthrin ha

manifestato un’elevata efficacia e un buon potere abbattente (mortalità pari a 71% e 86% dopo 2 e 7

giorni rispettivamente). Buona tossicità ha ancora mostrato il p.a. etofenprox con una mortalità pari

a 50% dopo 2 giorni e 57% dopo 7 giorni. É da considerare invece la scarsa efficacia del

fenitrothion che ha provocato una mortalità del 14%, pari a quella del testimone, dopo 2 giorni e

soltanto del 36% dopo 7 giorni, a differenza di quanto rilevato nella prova di semi-campo condotta

nel 2006, dove la mortalità era stata pari a 80%. Infine si conferma la scarsa efficacia della miscela

piretro+rotenone con 7% e 36% di mortalità rispettivamente dopo 2 e 7 giorni.

21

86

100

57

36 36

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

1T0

mort

alit

à %

testimone

bifenthrin

deltamethrin

etofenprox

fenitrothion

piretro+rotenone

Figura 10 – Mortalità percentuale degli adulti di G. acuteangulatus introdotti immediatamente

dopo il trattamento (T0) nelle prove di semi-campo condotte a Cravanzana nel 2007.

Anno 2008

Introduzione degli insetti immediatamente dopo il trattamento. Tutte i p.a. saggiati sono risultati

efficaci, con valori di mortalità compresi tra 86% e 100% (fig. 11). Un discreto potere abbattente è

stato osservato già un giorno dopo l’introduzione per i due piretroidi bifenthrin (mortalità pari a

71%) e lambda-cyhalothrin (mortalità pari a 64%).

Introduzione degli insetti una settimana dopo il trattamento. Per quanto riguarda invece la

persistenza sono state rilevate differenze notevoli fra i p.a. a confronto (fig. 11). Endosulfan e

lambda-cyhalotrin hanno mostrato una tossicità ancora elevata una settimana dopo il trattamento

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82

raggiungendo entrambi mortalità pari a 92% 7 giorni dopo l’introduzione degli insetti. Al contrario

gli altri p.a. hanno causato una mortalità compresa tra 31% e 50%. Vista l’alta mortalità provocata

da endosulfan e lambda-cyhalotrin la loro persistenza è stata ulteriormente saggiata con una

seconda introduzione due settimane dopo il trattamento.

Introduzione degli insetti due settimane dopo il trattamento. Sia endosulfan che lambda-cyhalotrin

hanno mostrato buona persistenza d’azione anche due settimane dopo il trattamento, provocando

mortalità rispettivamente pari a 64% e 79%, rispetto al testimone non trattato con mortalità pari a

21% (fig. 11).

7

31

21

100

42

100

92

79

86

50

93 92

64

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

T0 T1 T2

mo

rtal

ità

%

testimone

bifenthrin

endosulfan

etofenprox

lambda-cyhalothrin

Figura 11 – Mortalità percentuale degli adulti di G. acuteangulatus introdotti immediatamente

(T0), una settimana (T1) e due settimane (T2) dopo il trattamento nelle prove di semi-campo

condotte a Rocchetta Belbo nel 2008.

Esame delle nocciole alla raccolta

Anni 2005-2006

Nel biennio 2005-2006 dall’esame delle nocciole raccolte negli isolatori non sono emerse differenze

significative per quanto concerne l’entità del cimiciato nelle tesi a confronto, in particolare nel 2006

nessun seme, né tra quelli prelevati negli isolatori né tra quelli raccolti a terra, mostrava le

alterazioni tipiche causate dalle punture di nutrizione delle cimici.

Anno 2007

Dall’esame dei frutti raccolti all’interno degli isolatori nel 2007 è emerso come i due piretroidi

saggiati, che avevano mostrato la maggior tossicità nelle prove di semi-campo nei confronti di G.

acuteangulatus, siano risultati al contempo i più efficaci anche nel contenimento del danno (tab. 2).

Negli isolatori delle parcelle trattate con i due piretroidi non sono stati rilevati frutti cimiciati. Fra i

due p.a. però deltamethrin non è ancora registrato per trattamenti sul nocciolo, mentre bifentrin ha

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83

ottenuto un’estensione di etichetta proprio nel 2007. Nonostante la presenza di cimiciato in alcune

tesi, non sono tuttavia emerse differenze statisticamente significative fra le tesi. È da rilevare

peraltro come nella tesi trattata con la miscela piretro+rotenone il danno sia stato addirittura

maggiore rispetto a quello osservato nella tesi testimone non trattato.

Nei campioni raccolti a terra nelle tesi a confronto, a conferma della scarsa presenza di cimici

all’interno del corileto, non sono stati osservati più di 2 frutti colpiti su 250 raccolti per parcella;

non è stato quindi possibile mettere in evidenza eventuali differenze di efficacia in pieno campo tra

i diversi formulati (tab. 2).

isolatori campo p.a.

%

sane

%

cimiciate

%

vuote

%

avvizzite

%

sane

%

cimiciate

%

vuote

%

avvizzite

testimone 83,78 6,76 4,05 5,41 94,40 0,40 3,20 2,00

bifenthrin 84,00 0,00 8,00 8,00 97,20 0,40 2,40 0,00

deltamethrin 84,72 0,00 4,17 11,11 99,20 0,40 0,00 0,40

etofenprox 67,86 3,57 7,14 21,43 98,00 0,00 1,20 0,80

fenitrothion 78,75 7,50 5,00 8,75 97,60 0,40 1,60 0,40

piretro + rotenone 68,85 22,95 6,56 1,64 98,40 0,80 0,80 0,00

Tabella 2 – Percentuali medie di nocciole sane, cimiciate e con altri difetti nei campioni prelevati

all’interno degli isolatori e raccolti a terra nella prova di semi-campo condotta a

Cravanzana nel 2007.

Anno 2008

Anche nella sperimentazione condotta nel 2008, dall’esame dei campioni raccolti a terra in ciascuna

parcella è emersa una bassa incidenza di cimiciato, con un valore pari a 1% nel testimone, sempre a

testimonianza di una scarsissima presenza di cimici nel corileto (tab. 3). Nei campioni raccolti

all’interno degli isolatori è stato invece possibile notare una riduzione del danno rispetto al

testimone, soprattutto nelle parcelle trattate con bifenthrin ed endosulfan (tab. 3). Occorre però

tener conto del fatto che le cimici hanno stazionato all’interno degli isolatori per tempi diversi in

relazione alla tesi, precisamente:

• testimone per 31 giorni;

• bifenthrin per 14 giorni;

• etofenprox per 14 giorni;

• endolsulfan per 31 giorni;

• lamda-cyhalothrin per 21 giorni.

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84

isolatori campo p.a.

%

sane

%

cimiciate

%

vuote

%

abortite

%

sane

%

cimiciate

%

vuote

%

abortite

testimone 17,46 49,27 0,00 27,61 92,00 1,00 6,67 0,00

bifenthrin 34,72 0,00 6,57 30,93 97,67 0,33 0,00 0,67

endosulfan 83,90 1,19 5,27 7,78 97,33 0,67 2,00 0,00

etofenprox 69,48 9,43 10,22 10,86 99,00 0,67 0,33 0,00

lambda-

cyhalothrin

63,98 16,94 5,56 11,67 90,67 0,67 8,67 0,00

Tabella 3 – Percentuali medie di nocciole sane, cimiciate e con altri difetti nei campioni prelevati

all’interno degli isolatori e raccolti a terra nella prova di semi-campo condotta a

Rocchetta Belbo nel 2008.

A parità di tempo (31 giorni) endolsulfan ha quindi dimostrato di contenere efficacemente i danni

provocati dalle cimici con 1% di semi cimiciati contro 49% del testimone nono trattato. Pur con una

presenza di cimici per un tempo inferiore (rispettivamente 21 e 14 giorni), lambda-cyhalothrin ed

etofenprox non sono stati in grado di ridurre altrettanto efficacemente il danno: infatti le percentuali

di semi cimiciati, rispettivamente 17% e 9%, sono state abbastanza elevate. Buona riduzione del

cimiciato ha invece mostrato bifenthrin, capace di contenere totalmente il danno all’interno degli

isolatori ove le cimici avevano stazionato per 14 giorni.

Rilevamento delle popolazioni di cimici in corileti delle Langhe

In entrambi gli anni 2006-2007 è stata rinvenuta una quantità di cimici estremamente esigua,

compresa fra 10 e 20 individui raccolti complessivamente nell’intera stagione in tutti i corileti.

Anche il danno rilevato sui campioni di nocciole prelevati negli appezzamenti indagati è sempre

stato al di sotto della soglia di danno, non superando, se presente, valori pari a 1%. La riduzione

delle popolazioni osservata nel comprensorio corilicolo piemontese non ha quindi permesso

un’adeguata valutazione dell’attività delle molecole in pieno campo.

________________________________________________________________________________

Conclusioni

Rispetto alla fine degli anni ’90 le popolazioni di cimici nei corileti piemontesi sono notevolmente

ridotte come emerso sia nelle prove di lotta in campo sia nei campionamenti svolti nel biennio

2006-2007. La scarsità di cimici rilevata e di conseguenza la bassa incidenza di danno potrebbero

essere imputabili a condizioni climatiche avverse (periodi secchi alternati ad altri con elevata

piovosità come avvenuto nel 2008) che potrebbero aver influenzano negativamente il ciclo

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85

biologico di questi insetti. Potrebbero tuttavia aver influito anche i ripetuti trattamenti effettuati

negli ultimi anni con prodotti altamente tossici nei confronti delle cimici, come quelli a base di

endosulfan, la cui formulazione microincapsulata, inserita anche nei disciplinari regionali di difesa

integrata, garantiva maggiore efficacia e persistenza in campo. Gli attuali cambiamenti climatici,

insieme alla revisione degli agrofarmaci in corso, non permettono quindi di escludere la possibilità

che un’improvvisa pullulazione di questi fitofagi possa ripetersi in futuro nel comprensorio

corilicolo piemontese. La sperimentazione condotta nel periodo 2005-2008 ha consentito, di volta in

volta, di valutare le caratteristiche dei vari formulati che potrebbero essere utilizzati in caso di

pesanti infestazioni.

In particolare nei diversi anni i p.a. che hanno mostrato maggiore efficacia nelle prove di semi-

campo sono stati endosulfan, bifenthrin, deltamethrin, lambda-cyhalothrin ed etofenprox.

Quest’ultimo, già saggiato in passato in campo (Michelatti et al., 2003), ha tuttavia mostrato

un’efficacia non costante nei diversi anni, come fenitrothion, mentre diazinone, piretro+rotenone,

spinosad e thiacloprid non hanno fornito risultati soddisfacenti. I piretroidi hanno quindi mostrato la

maggior tossicità nei riguardi degli adulti di G. acuteangulatus; inoltre bifenthrin e deltamethrin

sono apparsi efficaci anche nel contenimento del cimiciato, diversamente da lambda-cyhalothrin ed

etofenprox. Tra questi lambda-cyhalothrin è tuttavia il p.a. che ha mostrato una maggiore

persistenza d’azione, paragonabile a quella di endosulfan. Non è stata però saggiata la persistenza di

deltamethrin, che non è stato sinora autorizzato all’uso su nocciolo.

Dalle prove eseguite è emerso quindi come tra i p.a. saggiati bifenthrin e lambda-cyhalothrin siano

quelli che attualmente potrebbero rappresentare una possibile alternativa a endosulfan, il primo per

il potere abbattente e l’elevato contenimento del danno e il secondo per la persistenza. Entrambi

risultano però carenti almeno in un aspetto nei confronti di endosulfan, dimostratosi ancora il p.a.

più efficace in termini sia di attività e persistenza sia di riduzione del cimiciato. Per il futuro merita

tuttavia verificare il presumibile effetto di repellenza esplicato da bifenthrin che potrebbe supplire

alla sua scarsa persistenza. Inoltre ulteriori indagini sulla persistenza e sugli effetti collaterali

potrebbero essere condotte nei confronti di deltamethrin, ai fini di una sua estensione di impiego sul

nocciolo.

Nella valutazione dell’efficacia dei p.a. occorre però non trascurare l’effetto dei trattamenti

sull’artropodofauna utile, che nell’agroecosistema corileto, fortunatamente ancora caratterizzato

dalla presenza di numerose specie di limitatori naturali, svolge un ruolo fondamentale nel

mantenimento degli equilibri naturali. In effetti è noto come i piretroidi siano poco selettivi nei

confronti di acari e insetti predatori e parassitoidi. Pertanto sarà importante verificare l’impatto dei

p.a. risultati più efficaci nei confronti delle cimici anche sui principali gruppi di nemici naturali

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presenti in corileto.

La revisione della normativa europea in materia di agrofarmaci (Dir. CEE 91/414) sta cambiando il

panorama della difesa del nocciolo e di molte altre colture, e molti p.a. finora impiegati sono stati

revocati o hanno subito restrizioni d’impiego pertanto, negli anni a venire, sarà importante

proseguire la sperimentazione alla ricerca di p.a. efficaci contro le cimici e a basso impatto

ambientale.

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Ringraziamenti

Si ringrazia per la collaborazione l’azienda agricola Buffa Silvio di Rocchetta Belbo (CN).

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CCoonnssoorrzziioo ddii RRiicceerrccaa SSppeerriimmeennttaazziioonnee ee DDiivvuullggaazziioonnee

ppeerr ll’’OOrrttooffrruuttttiiccoollttuurraa PPiieemmoonntteessee

Centro Sperimentale Corilicolo (Az. Nasio) Cravanzana

Centro Sperimentale Corilicolo

Referente: Dott.ssa Maria Corte Cell. 335/8143030

Piazza Oberto, 1 – 12060 BOSSOLASCO Az. Sperimentale Nasio –CRAVANZANA

[email protected]

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