ri-fare il cittadino europeo nella scuola del terzo millennio. · 19/09/2018 1 ri-fare il cittadino...
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Ri-Fare il cittadino europeo nella scuola del Terzo millennio. Laboratorio di saperi destrutturati
Proff. Susanna Cancelli, Paolo
Molinari, Elena Riva
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Il territorio come produzione sociale
Attenzione al processo di territorializzazione (denominazione, reificazione, strutturazione), processo co-evolutivo fra ambiente insediativo e ambiente naturale che porta alla definizione dell’identità attuale di un luogo, che potremmo definire, più semplicemente, come lo stato contemporaneo della relazione tra insediamento umano e ambiente (Magnaghi, 1998)
Didattica: narrazione nella quale ogni cosa assume un proprio significato in relazione alle altre (responsabilità dell’uomo e sette saperi necessari all’educazione al futuro di Morin)
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Dall’esperienza personale alla dimensione collettiva
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Narrare un territorio (osservare, descrivere, rappresentare)
1) Scegliere una tematica (es. Acqua, Agricoltura, Trasporti, Globalizzazione, Patrimonio, Risorse, Turismo, Conflitti, Rischio, Migrazioni, Periferie, Giustizia, Disuguaglianze, Coesione, Tecnologia e sviluppo di un'App, ...)
2) Analisi spaziale a diverse scale geografiche (multiscalarità, dalla dimensione locale a quella sovranazionale)
3) Una lettura transcalare capace di connettere tra loro le diverse scale dell’organizzazione territoriale
Cittadinanza multilivello e plurale
• Multilivello perché si fa riferimento alle diverse prerogative e modalità con cui tale concetto può concretizzarsi dalla scala locale a quella globale, ancorandosi a quel concetto geografico fondamentale che è la transcalarità
• Plurale perché oggi i territori sono spesso abitati da persone provenienti da differenti culture, dunque portatrici di valori, vissuti e pratiche non riducibili
• Le classiche prerogative dello stato-nazione restano il punto di riferimento principale , chiaramente però non più sufficiente per via dell’intensificarsi delle interdipendenze globali
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Localismo cosmopolita
• Possibilità di partecipare e rielaborare attivamente, sulla base delle caratteristiche e della vivacità locale, le spinte al cambiamento provenienti dall’esterno.
• In una prospettiva geografica, una cittadinanza planetaria si realizza facendo “stare insieme” dimensione antropica, urbana e rurale, e dimensione ambientale in un’ottica di sostenibilità (es. ocean citizenship)
Le dinamiche territoriali nella UE
• L’UE delle aree, basato sulle relazioni orizzontali tra elementi territoriali contigui e la vicinanza fisica (aree metropolitane, aree di pendolarità, processi di integrazione regionale, politiche transfrontaliere, squilibri territoriali, la PAC, le politiche di coesione, il rapporto città-campagne, ecc).
• L’UE delle reti (relazioni orizzontali a distanza, reti di cooperazione tra città, imprese, enti di ricerca e università, network tra start up, progetti per l’innovazione, Horizon 2020, Erasmus, politiche infrastrutturali, la questione ambientale ecc.)
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• La polarizzazione delle funzioni economiche, politiche, culturali, tecnologiche crea squilibri e gradienti territoriali: le regioni e le aree metropolitane del centro-nord dell’UE « vincono » su quelle del Sud e dell’Est Europa.
• Relazioni gerarchiche e di complementarietà tra UE, stati e regioni e tra spazi urbani e spazi rurali.
• La necessità di politiche comunitarie oculate di coesione sociale e territoriale per attutire gli squilibri e i divari regionali.
Le dinamiche territoriali nella UE
Squilibri territoriali in Europa e nella UE
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Il modello centro-periferia: il core o banana
blu, le aree integrate e le periferie europee
Vecchi e nuovi modelli statuali
• Negli ultimi 40 anni, lo stato unitario ha conosciuto profonde trasformazioni che lo hanno allontanato progressivamente dal modello originario.
• Il regionalismo è e resta un fenomeno prettamente europeo, agisce come contestazione autonomista interna al modello unitario al fine di stemperarne non solo la centralizzazione (per cui basterebbe il semplice decentramento), ma anche e soprattutto il centralismo.
• Il regionalismo è dunque un movimento di riforma interno al modello unitario
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Confini
– Trappola territoriale (Agnew): i confini dei territori non sono un dato «naturali» e acquisito; lo Stato non è un «contenitore» di tutti i processi sociali, economici e culturali che si svolgono all’interno dei suoi confini
– I confini della territorialità non sono stabili (la globalizzazione non è antitetica rispetto ai confini, ma tende a fissarne di nuovi)
– Interterritorialità e relazionalità
Sviluppo locale
• Lo sviluppo locale riguarda tutti gli aspetti (risorse, progetti, politiche) che concorrono alla valorizzazione di un determinato territorio a scala locale. Lo sviluppo locale non comporta chiusura, ma capacità delle società locali di dare una risposta aspecifica a stimoli che arrivano da ogni parte, nel processo di globalizzazione in atto (Dematteis, 1999).
• Il termine "locale" non indica solo una scala geografica, ma anche l'identità e la coesione di una comunità con il proprio territorio. Si può arrivare così a una "coevoluzione" fra ambiente naturale, storia, infrastrutture economiche e comunità locale: si parla per questo anche di "distretti locali", "distretti culturali" e autosostenibilità.
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• Lo sviluppo locale è quindi anche un tentativo di difendere l'identità e la coesione del territorio dalle trasformazioni che possono impoverirne il valore, sfruttando il patrimonio territoriale in modo non sostenibile o senza produrre nuova ricchezza o nuove dotazioni a lungo termine.
• Lo sviluppo locale è sostenibile non solo se conserva il patrimonio territoriale, ma anche se lo riproduce, lo trasforma e lo potenzia per il futuro.
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Territorialità attiva
• Territorialità attiva: l’azione collettiva
territorializzata e territorializzante dei soggetti locali mira alla costruzione di strategie inclusive. In questo caso, i territori sono visti come territori ‘attivi’, in cui la territorialità svolge un ruolo di mediazione simbolica, cognitiva e pratica fra la materialità dei luoghi e l’agire sociale nei processi di trasformazione territoriale e di sviluppo locale (Dansero, 2013)
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Disuguaglianze, coesione, diritto alla città
L’elemento culturale è fondamentale nella costruzione della “narrazione”
del problema e nella sua rappresentazione (es. diffusione, ecc.)
Aree tradizionali di povertà (disoccupazione strutturale, le enclaves
urbane povere o emarginate, le zone rurali più arretrate)
Nuovi spazi della povertà (polarizzazione spaziale che produce
distanziamento sociale)
Discorso politico: “securizzazione”, declassamento da diritto a dono
volontario
La povertà alla scala locale
In un paese avanzato la povertà non dipende tanto dalla denutrizione,
dall’igiene e dalle condizioni essenziali di vita (povertà estrema),
quanto piuttosto dall'idea di privazione e di esclusione sociale
Segni nel paesaggio urbano
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Definisce non tanto un ordine spaziale, quanto una dimensione di senso, una rete di simboli, di valori, di risorse materiali e immateriali riconosciute da una comunità.
Il territorio è dunque lo spazio dell’abitare, dove realizzare il progetto di
vita dei singoli e della società, nodo di relazioni e di flussi a scale geografiche diverse, tra locale e globale.
Il territorio è il punto di riferimento nel quale ogni idea, norma, consuetudine, viene negoziata tra i singoli e la comunità, in una dimensione che non può prescindere da un confronto valoriale ma anche dalla conoscenza e dalla consapevolezza delle possibilità e dei limiti che il territorio offre, delle risorse umane e ambientali disponibili, delle criticità da affrontare e delle opportunità che possono essere colte (Dematteis, 2011, 17).
Il concetto di territorio
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Le quattro «forze globali» /1
1. La crescita e i flussi di popolazione;
2. Le risorse e i servizi naturali, nonché il pool genico del pianeta (lo stile di vita è un moltiplicatore della pressione umana sulle risorse mondiali ancora più potente della popolazione);
3. La globalizzazione (non è un processo spontaneo ma il frutto di decisioni politiche intenzionali);
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4. Il cambiamento climatico.
5. (l’evoluzione tecnologica)
Ciascuna «forza globale» è interconnessa alle altre…
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Le quattro «forze globali» /2
Riferimenti bibliografici
• Dematteis G., in Giorda C., Puttilli M. (a cura di), Educare al territorio, educare il territorio: geografia per la formazione, Roma, Carocci, 2011, pp. 23-32.
• Frémont A., Vi piace la geografia?, Roma, Carocci, 2007.
• Gilardi T., Molinari P. (a cura di), L’uscita didattica come educazione alla geografia, alla storia e al turismo. Spunti di riflessione teorici e pratici, Milano, EduCatt, 2012.
• Greiner A.L., Dematteis G., Lanza C., Geografia umana. Un approccio visuale, Torino, Utet, 2012.
• IGU-UGI CGE, International Charter on Geographical Education, 2016 (www.igu-cge.org).
• La Cecla, F., Perdersi. L’uomo senza ambiente, Laterza, Roma-Bari, 1988.
• Magnaghi A. (a cura di), Il territorio degli abitanti: società locali e autosostenibilità, 1998.
• Molinari P., Riva E. (a cura di), Spazi e tempi della cittadinanza. Idee e percorsi interdisciplinari per la didattica, Milano-Udine, Mimesis, 2017
• RAFFESTIN C., "Paysages construits et territorialités", in AMBROSINI G. et alii (a cura di), Disegnare paesaggi costruiti, Milano, FrancoAngeli, 2003, pp. 29-36.
• Turco A,, Verso una teoria geografica della complessità, Milano, Unicopli, 1988.
• Vallega A., Geografia umana. Teoria e prassi, Firenze, Le Monnier, 2004.
• “Tratti geografici: materiali di ricerca e risorse educative”, collana on-line open access di FrancoAngeli: volumi con contributi di didattica della geografia
(https://www.francoangeli.it/Ricerca/Risultati_Ricerca_collane.asp?Collana=11787)
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