retribuzioni discriminazione diseguaglianza sistema … · 2017. 5. 27. · retribuzioni e...
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RETRIBUZIONI
DISCRIMINAZIONE
DISEGUAGLIANZA
SISTEMA TRIBUTARIO
RETRIBUZIONI E DISCRIMINAZIONE
• Le retribuzioni sono determinate dalla domanda e dall’offerta di lavoro in un settore produttivo
• La domanda di lavoro (disponibilità a pagare un lavoratore) dovrebbe riflettere la produttività marginale del lavoro
• In equilibrio ciascun lavoratore dovrebbe essere pagato esattamente il valore del suo contributo marginale alla produzione di beni e servizi
DETERMINANTI DELLE RETRIBUZIONI
Differenziali di Compensazione
Capitale Umano
Abilità, impegno, fortuna
Segnalazione
Retribuzioni da superstar
DIFFERENZIALI DI COMPENSAZIONE
• Il termine Differenziale di Compensazione si riferisce a
differenziali salariali che non dipendono dalla maggiore
produttività, ma che monetizzano le caratteristiche
qualitative dell’impiego
• Per esempio: impieghi a più alto rischio determinano (a
parità di altro) un salario maggiore
• I lavoratori dei turni notturni sono pagati di più
• I ricercatori universitari sono pagati di meno degli
economisti che lavorano nel privato
CAPITALE UMANO
• Con il termine Capitale Umano ci riferiamo alla
accumulazione di capacità ed esperienza generati da
istruzione scolastica e universitaria, e dalla pratica
nel lavoro
• L’investimento in istruzione determina un incremento non
solo nella probabilità di impiego, ma anche nella
retribuzione attesa
• Questo dipende anche dal particolare tipo di istruzione
(corso di studi) scelto, più o meno richiesto sul mercato
del lavoro
ABILITÀ, IMPEGNO, FORTUNA
• La teoria dei salari di Efficienza ci dice che il livello
salariale può essere correlato all’impegno dei
lavoratori ed alla loro qualità (la domanda di lavoro per
questo tipo di lavoratori è maggiore)
• Inoltre, i lavoratori meno qualificati trovano maggiore
concorrenza da parte di altri lavoratori, soprattutto in un
mondo globalizzato: l’offerta di questo tipo di lavoro è
maggiore
ISTRUZIONE COME SEGNALAZIONE
• L’istruzione può servire non solo per “costruire” capitale
umano, ma anche per segnalare la capacità del
lavoratore
• Un lavoratore laureato con il massimo dei voti sarà - a
parità di altre circostanze - preferito ad un lavoratore che
non ha queste caratteristiche, se il lavoro richiede capacità
di ragionamento intellettuale
• È meglio il titolo o è meglio il contenuto formativo?
RETRIBUZIONI «STELLARI»
• In alcune professioni si registrano livelli retributivi
estremamente elevati: per esempio nel campo della TV, del
cinema, dello sport.
• La spiegazione, da una parte, è che chi ha doti straordinarie
in questi campi ha scarsa concorrenza da parte dei
competitori
• Ma, dall’altra, è anche il fatto che la domanda è su scala
nazionale o internazionale: gli show televisivi, i film o le
partite/gare sportive possono essere visti dal grande
pubblico
ECONOMIA DELLA DISCRIMINAZIONE
• Si ha discriminazione quando il mercato offre diverse
opportunità ad individui che hanno le stesse qualità
lavorative, ma differiscono per aspetti personali
ininfluenti sulla qualità del lavoro: per esempio, genere,
età, colore della pelle, gruppo etnico, preferenze sessuali
• Si può misurare la discriminazione analizzando i differenziali
salariali tra gruppi diversi
Fonte: Gender Gap Report 2016
Fonte: Gender Gap Report 2016
Differenziale retributivo per genere
MISURA DELLA DISCRIMINAZIONE
• Di per sé il differenziale salariale potrebbe non essere un
indicatore di discriminazione: per esempio, il gruppo sociale
con retribuzioni più basse potrebbe essersi «autoselezionato»
su professioni poco richieste dal mercato
• Le politiche di pari opportunità devono anche puntare
sull’incoraggiamento all’accesso a percorsi di formazione più
interessanti economicamente per le categorie svantaggiate
DISCRIMINAZIONE
DA PARTE DELL’IMPRESA
• Quali sono gli effetti della discriminazione?
• Se in un mercato del lavoro c’è discriminazione, le
imprese che non discriminano saranno avvantaggiate.
• Questo comporterà maggiori profitti ed altre imprese
tenderanno a seguire l’esempio.
• All’aumentare delle imprese che non discriminano, il
differenziale salariale tende a ridursi.
DISCRIMINAZIONE
DA PARTE DEI CONSUMATORI
• Tuttavia ci sono dei casi in cui l’impresa troverà comunque
poco conveniente utilizzare lavoratori discriminati.
• Per esempio, se i consumatori del bene o servizio
discriminano, la domanda per l’impresa sarà inferiore, e i
margini di profitto si abbassano.
DISEGUAGLIANZA DEL REDDITO E POVERTÀ
• La retribuzione di una persona dipende dalla condizione di
mercato (domanda e offerta del particolare tipo di lavoro),
dalle sue capacità, impegno, capitale umano, differenziali di
compensazione, discriminazione…
• I differenziali retributivi possono essere estremamente
elevati, dando luogo a sostanziali diseguaglianze nella
distribuzione del reddito
Retribuzione Annua Lorda (RAL) 2014 per settore e inquadramento
Fonte: www.infodata.ilsole24ore.com
Retribuzioni Annue Lorde nel mercato italiano (2014)
MISURE DI DISEGUAGLIANZA
• In che modo si misura l’ineguaglianza?
DISTRIBUZIONE SOTTO UNA CERTA SOGLIA
RAPPORTO TRA QUANTILE PIÙ ALTO E QUANTILE
PIÙ BASSO
INDICE DI GINI
MISURE DI DISEGUAGLIANZA
• Ordiniamo gli N cittadini in base al reddito percepito
• Indichiamo con r(i) il reddito percepito dall’individuo i
• Dividiamo la serie ordinata in quantili (ovvero: quintili, decili,
percentili)
• Con Q(i) indichiamo la cumulata del reddito percepito
dagli individui fino a i
• Con P(i) indichiamo la cumulata della popolazione fino a i
SOGLIA DI REDDITO
Individui Reddito Quartili della
popolazione
Quota
reddito del
quartile
Quote
reddito
cumulate
% sotto
soglia
reddito
1 12000 0.25 0.124 0.124 25%<12001
2 13000 0.50 0.134 0.258 50%<13001
3 32000 0.75 0.330 0.588 75%<32001
4 40000 1 0.412 1
tot 97000
RAPPORTO TRA QUANTILI
• Calcoliamo il reddito di ogni quantile
• Un indice di diseguaglianza è dato dal rapporto tra ultimo
quantile e primo quantile
Individui Reddito Quartili della
popolazione
Quota reddito
del quartile
Rapporto tra
quota
ultimo/primo
quartile
1 12000 0.25 0.124
3.322 2 13000 0.50 0.134
3 32000 0.75 0.330
4 40000 1 0.412
tot 97000
Inequality of income distribution, 2015
(income quintile share ratio)
CURVA DI LORENZ E INDICE DI GINI • L’ indice di Gini si calcola come
rapporto tra l’area della
diseguaglianza (compresa tra la
linea di omogeneità e la curva di
Lorenz: area scura nel grafico) e
l’area del triangolo OAB.
• Nel caso estremo in cui il reddito
fosse ripartito in modo
perfettamente uguale tra i cittadini,
la curva di Lorenz coinciderebbe
con la linea di omogeneità, e
l’indice di Gini è = 0
• Nell’altro caso estremo in cui un
solo individuo avesse tutto il
reddito l’area della diseguaglianza
sarebbe pari all’area OAB, e
l’indice di Gini = 1
INDICE DI GINI
• Calcoliamo il reddito di ogni quantile
Individu
i
%
popolazio
ne
reddito quota
reddito
% pop
cumulata
𝒑𝒊
quota
reddito
cumulata
𝒒𝒊
𝒑𝒊 - 𝒒𝒊
1 0.20 10000 0.10 0.20 0.10 0.10
2 0.20 15000 0.15 0.40 0.25 0.15
3 0.20 20000 0.20 0.60 0.45 0.15
4 0.20 25000 0.25 0.80 0.70 0.10
5 0.20 30000 0.30 1 1
tot 100000 1
LINEA DI
OMOGENEITÀ
CURVA DI
LORENZ
𝒑𝟏
𝒑𝟐
𝒑𝟑
𝒑𝟒
𝒒𝟏
𝒒𝟐
𝒒𝟑
𝒒𝟒
Esercizio: Curva di Lorenz
Indice di Gini approssimato
• Una approssimazione dell’indice di Gini può essere
ottenuta applicando la seguente formula:
• R= (𝑝𝑖−𝑞𝑖)𝑛−1𝑖=1
𝑝𝑖𝑛−1𝑖=1
• Dove n è il numero di quantili
• Nell’esempio: R= 0.10+0.15+0.15+0.10
0.20+0.40+0.60+0.80= 0.50
2 =0.25
Countries' income inequality (2014) according to their
Gini coefficients (CIA and UN data)
Confronti internazionali e trend indice di
GINI (Rapporto annuale ISTAT, 2016)
Indice di Gini, Italia 2012
Fonte: http://www.infodata.ilsole24ore.com
Disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza
CRESCITA DELLA DISEGUAGLIANZA
• Motivazioni della crescita della diseguaglianza:
Globalizzazione, delocalizzazione: maggiore
competitività sul mercato del lavoro
Liberalizzazione, deregolamentazione: perdita di potere
contrattuale da parte dei lavoratori
Maggiore potere contrattuale a datori di lavoro e a
manager delle grandi imprese
Differenziali di remunerazione
Differenziali di remunerazione
IL TASSO DI POVERTÀ
• Il Tasso di Povertà (o percentuale di popolazione a
rischio povertà) è dato dalla percentuale di popolazione
il cui reddito familiare è al di sotto di un certo livello
predefinito, chiamato soglia di povertà.
• In Europa la soglia di povertà è fissata al 60% del reddito
mediano del Paese.
Per esempio, se il reddito mediano è 20000 euro, allora una famiglia
con un reddito di 12000 euro sarebbe classificata come povera in
termini relativi.
% Popolazione a rischio povertà e soglie
povertà relativa 2015
POVERTÀ RELATIVA
• Una famiglia viene definita povera in termini relativi se la
sua spesa per consumi è pari o al di sotto della soglia
di povertà relativa, che viene calcolata sui dati
dell’indagine sui consumi delle famiglie.
POVERTÀ ASSOLUTA
• La soglia di povertà assoluta corrisponde, invece, alla
spesa mensile minima necessaria per acquisire il
paniere di beni e servizi considerati essenziali, nel
contesto italiano e per una determinata famiglia, a
conseguire uno standard di vita “minimamente
accettabile”.
• Nel 2015, per una famiglia di due componenti adulti (18 -
59 anni) di un piccolo comune la soglia mensile di
povertà assoluta era pari a 1030 euro, se residente nel
Nord, e a 802 euro, se residente nel Mezzogiorno; saliva
a 1582 euro e 1265 euro rispettivamente se nel nucleo vi
fossero stati 2 figli adolescenti.
Incidenza di povertà assoluta e relativa per ripartizione geografica
(Anni 2011-2014)
At-risk-of-poverty rate before and after social transfers, 2015
La povertà in Europa – Eurostat 2014
REDISTRIBUZIONE DEL REDDITO
• La redistribuzione del reddito è materia di decisione politica
più che di analisi economica
• La scelta dipende da come la società valuta, politicamente,
la maggiore o minore equità nella distribuzione del reddito
• Diverse teorie per la forma della funzione di benessere
sociale: Bentham, Rawls, Nash
POLITICHE PER LA RIDUZIONE
DELLA POVERTA’
SALARIO MINIMO
SICUREZZA SOCIALE
IMPOSTA NEGATIVA SUL REDDITO
TRASFERIMENTI IN NATURA
LEGGI SUL SALARIO MINIMO
• Le leggi sul salario minimo hanno l’obiettivo di garantire un
tenore di vita accettabile per gli standard del sistema
economico.
• La critica posta ad un livello del salario minimo imposto per
legge è che determina un certo livello di disoccupazione.
• La grandezza di questo effetto dipende dall’elasticità al
prezzo della domanda di lavoro: più è elastica, maggiore è
l’effetto di riduzione della domanda.
• La globalizzazione ha fatto sì che la domanda di lavoro sia
diventata più elastica: i lavoratori – soprattutto quelli meno
qualificati – sono più facilmente sostituibili.
• Questo si verifica ancora più chiaramente nel lungo piuttosto
che nel breve periodo.
SICUREZZA SOCIALE
• Il termine Sicurezza Sociale si riferisce ai diversi
programmi di assistenza pubblica che forniscono un
sostegno economico alle famiglie in difficoltà.
• Per esempio: assegni familiari, pensioni di invalidità,
detrazioni fiscali, “bonus bebè”, programma flexicurity, etc.
IMPOSTA NEGATIVA
• Alcuni propongono l’adozione di un’imposta negativa sul
reddito, secondo la quale chi ha un basso reddito - a
prescindere dallo stato di necessità o dalle motivazioni -
dovrebbe ricevere dallo stato un sussidio (imposta
negativa). Il cosiddetto “reddito di cittadinanza” rientrerebbe
in questa categoria.
• Le critiche a questo sistema riguardano un possibile
effetto negativo sugli incentivi a procurarsi un reddito
da lavoro.
• In ogni caso, richiederebbe un impegno finanziario che
difficilmente lo Stato Italiano (dato l’attuale debito pubblico)
potrebbe sostenere in questo momento
TRASFERIMENTI IN NATURA
• I trasferimenti in natura sono in forma di beni e servizi
piuttosto che in denaro.
• Buoni alimentari, contributi sul pagamento di bollette
elettriche e gas, asili nido, assistenza sanitaria, alloggi,
sono esempi di beni e servizi erogati alle famiglie in
difficoltà.
• Lo stato agisce in modo “paternalistico” scegliendo per la
famiglia il tipo di bene o servizio da acquistare.
IL SISTEMA TRIBUTARIO
LE ENTRATE FISCALI
- Le entrate fiscali hanno:
finalità fiscali
• finanziamento della spesa per l’erogazione di beni e servizi
ai cittadini
finalità extrafiscali
• redistribuzione
• correzione fallimenti del mercato (p.es. esternalità)
Tassazione e redistribuzione
COMPOSIZIONE DELLE ENTRATE FISCALI
• Le Entrate Fiscali comprendono:
le ENTRATE TRIBUTARIE (Imposte Dirette e Indirette)
i CONTRIBUTI SOCIALI (contributi pensionistici)
Tab. Entrate tributarie – 2014-2016 (milioni di euro)
(*) Valore acquisito a febbraio 2015, ipotizzando per i restanti mesi dell’anno un gettito pari a quello
dei corrispondenti mesi del 2015, ad eccezione della Tasi, in cui si è tenuto conto di un minor gettito
presunto per il 2016 di 3,7 miliardi di euro, relativi alle prime case .
INDICATORI DI PRESSIONE
Pressione FISCALE = Dirette + Indirette + Contributi sociali _______________________________
Pil
Pressione TRIBUTARIA = Dirette + Indirette
___________________
Pil
Pressione fiscale in Area Euro – Anno 2014, % del PIL
Totale Entrate Fiscali
UN QUADRO DELLE IMPOSTE IN ITALIA
- Le principali imposte del sistema tributario si distinguono in:
Imposte a livello NAZIONALE (Irpef, Ires, Iva, Oli minerali,
Lotterie, Isos)
Imposte a livello LOCALE (Irap, Imu, addizionali Irpef)
Tassonomia delle Imposte
- Le imposte si distinguono in:
Imposte DIRETTE : sono quelle che incidono
direttamente sulla capacità contributiva (reddito o
patrimonio)
Imposte INDIRETTE: sono quelle che si applicano su
«indicatori» della capacità contributiva (consumi,
scambi)
Imposte Nazionali e Locali
• Le principali imposte a livello NAZIONALE sono:
Imposte sul reddito (dirette): (IRPEF, Ires, Isos)
Imposte sui consumi (indirette): (IVA, Lotterie, Oli
minerali,..)
• Le principali imposte a livello LOCALE sono:
Imposte sul reddito di famiglie (addizionale IRPEF) ed
imprese (IRAP)
Imposte sul patrimonio (IMU)
ALTRE IMPOSTE
L’IVA è un’imposta proporzionale sul valore del bene
acquistato (4% - 10% - 22%)
• In realtà è un’imposta regressiva se si considera che la
propensione marginale al consumo è maggiore per le
famiglie più povere
ACCISE: imposte commisurate alla quantità di prodotto
=> accisa sulla benzina, sulle sigarette, sui liquori
Gettito IVA
STRUTTURA DELLE IMPOSTE • Le imposte possono essere:
PROPORZIONALI: il debito d’imposta cresce
proporzionalmente con l’ammontare della base
imponibile
• Esempio: IRES (Imposta sul Reddito delle Società): aliquota del 27,5%
PROGRESSIVE: il debito d’imposta cresce più che
proporzionalmente => redistribuzione
• Esempio: IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche): aliquote
fra il 23% e il 43%
• Esempio: ISOS (Imposte sostitutive sui redditi da capitale): aliquote del
26% e, per le obbligazioni di titoli di Stato, del 12,5%
REGRESSIVE: il debito d’imposta cresce meno che
proporzionalmente
Aliquote Irpef 2015
• RIFORMA FISCALE
Dal 2018, nell’ambito della Riforma del Fisco, si dovrebbe
attuare una revisione degli scaglioni IRPEF. L’idea
sarebbe di prevedere quattro aliquote:
• 0%, no tax area per chi ha redditi fino ad 8mila euro
l’anno;
• 27,5% fino a 15mila euro;
• 31,5% fino a 28mila euro;
• 42% oltre 28mila euro.
LA SPESA PUBBLICA
• La spesa pubblica comprende:
i consumi pubblici : spese effettuate per l’erogazione di
beni e servizi pubblici
i trasferimenti: spese effettuate per trasferire redditi alle
famiglie: p.es. pagamento di pensioni, di sussidi di
disoccupazione
Comparazione tra Paesi Europei della Spesa Pubblica
per aree di intervento (2011)
Composizione della spesa pubblica
Composizione della Spesa –Regione
Sardegna
Composizione della Spesa –Amministrazioni Locali
della Sardegna
Spesa per servizi sociali nei Comuni
Italiani
Spesa per servizi per l’infanzia nei
Comuni Italiani
Bambini negli asili nido
EFFICIENZA
• Un sistema tributario è più efficiente di un altro se
raccoglie lo stesso ammontare di risorse ad un costo
inferiore per i contribuenti
• Un sistema tributario efficiente determina una perdita
secca minimale e bassi costi amministrativi
• Il costo della tassazione per i contribuenti è dato da:
L’ammontare dell’imposta
Perdita secca
Oneri amministrativi (monetari o non monetari: tempo,
impegno)
PERDITA SECCA
• L’imposizione fiscale distorce gli incentivi, e determina così una
perdita secca.
Per esempio, se un bene di consumo viene tassato ed un altro no, ci sarà
un incentivo a sostituire il consumo del primo con il secondo, anche se a
parità di costo si preferirebbe il primo.
Oppure se aumenta l’imposizione fiscale sui redditi da lavoro si aumentano
gli incentivi per sostituire lavoro con tempo libero – o, per i datori di lavoro,
sostituire i lavoratori con altri che abbiano costi inferiori (meno garantiti;
delocalizzati; lavoratori in nero)
• Questo determinerà una perdita di benessere
• La perdita secca della tassazione è la perdita di benessere
economico subita sul mercato oltre al gettito fiscale raccolto
dall’amministrazione pubblica.
ONERI AMMINISTRATIVI
• L’imposizione fiscale comporta anche altri tipi di perdita
secca di benessere:
il tempo impiegato dai contribuenti per compilare il
modello di dichiarazione dei redditi
le somme spese per pagare Centri di Assistenza
Fiscale, o commercialisti/fiscalisti
• Questi sono oneri aggiuntivi rispetto al gettito fiscale
• La semplificazione dei modelli dovrebbe ridurre questo
tipo di perdita secca 730 pre-compilato
EFFICIENZA ED EQUITÀ
• In teoria si potrebbe adottare un sistema fiscale
EFFICIENTE, ovvero che non generi alcuna perdita secca.
• Questo risultato potrebbe essere ottenuto se l’imposta non
determina effetti distorsivi né oneri amministrativi
• Per esempio una imposta in somma fissa (lump sum tax)
non determina effettivi distorsivi se ognuno, a prescindere
dalla propria capacità contributiva, è tenuto a versare
l’imposta.
• Infatti non c’è modo di eludere, modificando i propri
comportamenti, il versamento dell’imposta.
EFFICIENZA ED EQUITÀ
• Esempio: «poll tax» in UK, introdotta da M. Thatcher a
fine anni ’80, era un’imposta in somma fissa: ogni adulto
doveva pagare una somma (quantificabile in circa 300€ in
media)
• Un contribuente con un reddito di 10000 Euro paga
un’imposta pari al 3% del reddito; un contribuente con un
reddito di 20000 Euro paga un’imposta pari all’1.5% del
reddito
• È un’imposta regressiva rispetto al reddito
EFFICIENZA ED EQUITA’
• Il principio dell’efficienza deve essere contemperato dal
principio dell’EQUITÀ
• Ma si deve sapere che maggiore equità comporta maggiore
distorsione, e quindi maggiore perdita secca perdita di
efficienza
Si parla di trade-off tra efficienza ed equità
• Come si può valutare l’equità di un sistema tributario?
1. PRINCIPIO DEL BENEFICIO
2. PRINCIPIO DELLA CAPACITÀ CONTRIBUTIVA
1. PRINCIPIO DEL BENEFICIO
• Secondo il Principio del Beneficio dovrebbe pagare di più
chi fruisce di più dei beni e servizi pubblici
• Secondo i modelli proposti da alcuni economisti, la
contribuzione individuale dovrebbe essere uguale al beneficio
marginale derivante dall’erogazione di beni e servizi pubblici
• Il principio del Beneficio terrebbe conto in qualche modo
anche della capacità contributiva se fosse vera l’ipotesi
secondo cui i cittadini più benestanti traggono maggiore
beneficio dal fatto di vivere in una società con un’ampia
offerta di beni e servizi pubblici, compresi quelli della pubblica
sicurezza
2. PRINCIPIO DELLA CAPACITÀ CONTRIBUTIVA
• Secondo il Principio della Capacità Contributiva dovrebbe
pagare di più chi ha maggiore capacità di sopportare
l’onere tributario, a prescindere da quanto benessere
tragga dalla spesa pubblica
• Questo principio si collega a due nozioni:
I. EQUITÀ VERTICALE: il principio dell’equità verticale
dice che i contribuenti con maggiore capacità
contributiva dovrebbero pagare di più
II. EQUITÀ ORIZZONTALE: il principio dell’equità
orizzontale dice che i contribuenti che hanno la
stessa capacità contributiva devono pagare lo stesso
ammontare
• Ma qual è la capacità contributiva? Si deve tener conto delle
spese necessarie per curarsi, o per la cura dei figli etc.?