rethinking human energies in guilmi
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O V E R L A P P I N G D I S C R E T E B O U N D A R I E S : G U I L M I 4 2 ° 0 ′ 0 ″ N 1 4 ° 2 9 ′ 0 ″ E
R E T H I N K I N G H U M A N E N E R G I E S .
di Alessandro Carboni - 22.08.2010
Alessandro Carboni racconta il viaggio e le esperienze della sua ultima residenza
creativa a Gulmi (Ch) un piccolo paese nelle colline Vastesi. Il progetto è un ulteriore
tappa di Overlapping Discrete Boundaries che esplora e ridefinisce in chiave
multidisciplinare luoghi e territori sparsi nel globo.
Alcuni giorni prima di partire per Guilmi1 mi è capitato per caso di vedere alcune foto2
scattate a New York nel 1965 durante uno dei più grossi black out della storia
americana. Le immagini mostravano volti impauriti della gente in preda al panico
1) La residenza e la ricerca sono state ospitate per due settimane da Federico Bacci e Lucia Giardino, (nata a Vasto ma
con origini guilmesi). Residenti a Firenze, da alcuni anni hanno deciso di abitare per brevi perdiodi il paese, invitando
artisti a lavorare e presentare le proprie opere. Oltre alla casa in cui abitano, hanno restaurato una piccola “Pitech” in
abruzzese significa “bottega” che ora è diventata una minuscola galleria. Oltre alla loro incredibile disponibilità e
supporto, sono stati indispensabili gli aiuti di Enzo Fascetto e Jimmi Gelli.
2) Renè Burri, fotografo svizzero. http://it.wikipedia.org/wiki/Renè_Burri
avvolti nell'oscurità. In questi momenti di totale perdita di controllo gran parte della
folla distruggeva le vetrine e saccheggiava brutalmente i negozi. Le foto, scattate
presumibilmente la mattina, ritraevano la città vuota, le strade desoltate e soprattutto
le tracce lasciate dagli assalti notturni. I meravigliosi scatti nascondevano la forza di
sondare gli abissi della metropoli insieme a quelli dell’umanità che la affolla.
sguardi del pubblico durante la performance “rethinking human energies”- foto di laura colini
A lungo, ho continuato a pensare alla forza di quelle fotografie. Senza luce siamo
persi, ma forse i blackout oltre a stuzzicare paure e fobie, insieme alla coscienza,
fanno luce su molti aspetti della nostra esistenza.
Da Cagliari sono arrivato a Guilmi, passando per Firenze: Sardegna, Toscana, Umbria,
Marche, e infine Abruzzo. E' stato un lungo viaggio in macchina con Federico ed Enzo
nel paesaggio italiano: dal blu del mare sardo sorvolato in aereo, alle meravigliose
colline tra la Toscana e l'Umbria; dai monasteri nelle montagne sempre verdi agli
autogrill all'autostrada; dal traffico dei camion che d'estate non si arrestano mai, alle
brutali costruzioni di cemento armato tra Pescara e Chieti. Finalmente Vasto e
l'adriatico che si affaccia sui balcani. Siamo usciti a Vasto nord e abbiamo percorso
una strada provinciale che penetra il territorio costeggiando le sponde del fiume
Sinello. Il paesaggio è molto frammentato.
L'edilizia del cemento armato rosa, le infinite catene di villette unifamiliari a schiera si
ripetono modulari a macchia di leopardo nel paesaggio. Non c'è armonia, è il banale
sincretismo delle perfiferie che mostra l'ennesimo fallimento del moderno sviluppo
urbano italiano.
presenze nel territorio intorno a Guilmi - foto di alessandro carboni
Via via che ci allontaniamo dalla città, le radure si fanno più ampie e la vegetazione
prende il sopravvento, i colori hanno più corpo diventando più visibili e chiari. Le
estese campiture di giallo inquadrate nei campi di grano, il verde della macchia, la
terra arata bruciata dal sole, ma soprattutto le lunghe crepe scure della terra che
attraversano le colline; sono spaccature, sottili aperture come tagli intrecciati, che
mostrano i continui movimenti sotterrai di questa regione3.
3) Mi è capitato di sentire dai Guilmesi “la terra si muove. Vedi Atessa? - mostrandomi il paese in lontananza dal belvedere sud di Guilmi - “alcuni anni fa non riuscivamo a vederla da qui, adesso si vede perfettamente. La terra si muove, le colline si spostano, i paesi alzano e si abbassano”.
tracciati GPS lungo le sponde del fiume Sinello - foto di alessandro carboni
Non era difficile vedere questi tagli che indistintamente attraversavano tutto il
paesaggio, dai campi in lontananza alla strada che percorrevamo in macchina. Ho
immediatamente pensato al lavoro Shibboleth di Doris Salcedo4 che avevo visto alla
Tate Modern di Londra nell'Ottobre del 2007: una lunga fessura sul pavimento, una
spaccatura che percorreva tutta la Turbine Hall.
esplorazione lungo le sponde del fiume Sinello - foto di alessandro carboni
Mi trovavo in Abruzzo e non molto distante dall'Aquila in cui recentemente c'è stato un
disastroso terromoto. Il sottosuolo in continuo movimento, era dimostrato dal fatto
che ogni tanto si respirava odore di gas5. Durante il viaggio nella strada provinciale,
allontanandomi dalla costa e dalla perferia urbana, i paesi si facevano sempre più
4) Doris Salcedo nasce nel 1958 a Bogotá, in Colombia, dove vive e lavora. L'installazione Shibboleth, commissionata e realizzata nell'ambito delle Unilever Series, è stata visitabile dal 9 Ottobre 2007 al 16 Aprile 2008 presso la Turbine Hall della Tate Modern a Londra 5) Ho letto che oltre al gas siano state rilasciate delle concessioni per l’estrazione di petrolio a largo di Ortona non lontano da Vasto. Contro le quali hanno presentato osservazioni non solo le associazioni ambientaliste, ma anche esercenti e singoli cittadini. Recentemente qualcuno ha detto: “Il nostro oro nero e’ il vero incubo del futuro” - http://www.vastesi.com/blog/2008/09/04/il-nostro-oro-nero-e-il-vero-incubo-del-futuro/.
piccoli e disabitati, una lenta e progressiva decadenza: negozi chiusi, case disabitate,
le uniche presenze umane erano i vecchi seduti nelle strade che guardavano le
automobili passare.
guilmi - foto di alessandro carboni
Si percepiva che una intera generazione fosse andata via lasciando intorno il vuoto.
Tuttavia, nonostante l'estrema rarefazione umana e la continua descrescita sociale ed
economica di queste zone, sentivo che c'era una rete di sottili filamenti simili a quelli
descritti da Marc Augè. L'antropologo francese riprendereva l'espressione del
demografo Hervé Le Bras, si tratta di “...quegli spazi che, almeno in Europa, dove lo
spazio è risicato, saldano fra loro le grandi agglomerazioni. Tra gli immensi
agglomerati urbani, i filamenti attraversano da parte a parte le più lontane periferie,
creando una rete che annulla definitivamente la dicotomia urbano-rurale. È un
mondo-città....”6.
Ma è vero anche che, come ogni grande città, ogni piccolo agglomerato può essere un
mondo, ed addirittura una ricapitolazione, un riassunto del mondo che si trasforma
velocemente con i segni che si identificano nelle sue diversità etniche, culturali,
religiose, sociali ed economiche. Nel viaggio in macchina osservavo continuamente
questi segni e li confrontavo con altri territori e luoghi che avevo visto nei miei
precedenti viaggi7. Dal finestrino della macchina, vedevo una griglia intrecciata di
6) Marc Augé, Pour une anthropologie de la mobilité, 2009; trad. Guendalina Carbonelli, Per un'antropologia della mobilità, Milano: Jaca Book, 20107) Riferito ai numerosi viaggi nelle megalopoli Asiatiche con il progetto What Burns Never Returns e Overlapping
sottili filamenti, segni e iconemi8 che si ripetono costituendo la struttura di
quell'affascinante spettacolo chiamato globalizzazione.
guilmi - foto di alessandro carboni
Guilmi è posizionato su un punto panoramico di rara bellezza. Passeggiando per le vie
del paese, una delle prime impressioni è la mestosità del paesaggio intorno. Dalle
strade panoramiche è possibile osservare ampiamente i Monti Frentani coperti di
boschi di quercia in cui sorge il fiume Sinello, la montagna franata di Rocca Spinalveti,
Atessa, Carpineto, Montazzoli, le piane di Guilmi e infine il mare in cui sfocia il fiume.
L'arrivo a Guilmi è stato incredibile: dalle informazioni che avevo raccolto, mi
aspettavo un paese molto piccolo, invece è abbastanza grande ma molte delle case
non sono abitate. Nel paese ci sono: due bar, due negozi di alimentari, due
parrucchieri, un piccolo ristorante e una ferramenta che sta per chiudere
definitivamente. Ho incontrato Virginia, una giovane ragazza che studia a bologna e fa
l'assessore alla cultura. Lucio, giovane assessore che si occupa degli automezzi del
comune e che come altri 30 Guilmesi, lavora alla Sevel di Atessa9, nella val di Sangro.
Zia Irene e le altre; anziane signore tutte rigorosamente vestite di nero che ogni
Discrete Boundaries. Vedi http://www.alessandrocarboni.org8) Un elemento fondamentale per eggere la complessità del paesaggio, secondo Eugenio Turri , sono gli iconemi «unità elementari della percezione che, sommate con altre in combinazione formano l’immagine complessiva di un paese. Il paesaggio è la sintesi sommatoria di tante unità, di tanti iconemi, elementi carichi di singolari significati, artistici, storici ecc.».Eugenio Turri, a poi spiegato il significato del termine “iconema”.Eugenio Turri, Il paesaggio come teatro, Marsilio, Venezia, 20069) Circa trenta Guilmesi lavorano alla Sevel di Atessa, nella val di Sangro. Lo stabilimento è il più grande stabilimento di veicoli commerciali leggeri d’Europa in cui vengono prodotti il Fiat Ducato, Il Citroen Jumper e il Peugeout Boxer. Ogni mattina alle sei dalla piazza di Guilmi un piccolo autobus accompagna alla fabbrica i lavoratori
giorno sedute nella panchina parlano del tempo e del passato (numerose volte mi
sono fermato a parlare, ma più delle volte non ho capito nessuna parola del loro
dialetto stretto);
guilmi - foto di alessandro carboni
Zio Nicola che mi ha mostrato le foto appese nel soggiorno di casa sua e mi ha
raccontato delle sue avventure da militare in Sardegna durante la seconda guerra
mondiale; Leonardo, il padre di Lucia che mi ha dato numerosi consigli e soprattutto
mi raccontava che da ragazzino riusciva a percorrere la strada Guilmi Atessa in
mezzora; e poi Pino il vicesindaco; la Bruna che ha cucinato la porchetta; Tiziana, la
parrucchiera; Don Raj, il parroco che arriva dal Tamil Nadu, India; e infine il sindaco
Carlo Racciatti. “Guilmi si sta spegnendo! non c'è piu nessuno" è ciò che ognuno di
loro, nelle lunghe chiaccherate, mi ha costantemente ripetuto; nessuno di loro però,
riusciva a dirmi con esattezza il numero delle persone abitanti nel paese. In effetti era
difficile stimare il numero preciso. Da qualche parte avevo letto che nel 1861 la
popolazione era di 1260 abitanti, ma nell'ultimo censimento effettuato nel 2001, il
numero degli abitanti residenti erano solo 400. Per avere notizie più precise, una
mattina mi sono recato al comune, all'ufficio anagrafe, per capire realmente quanti
abitanti fossero residenti. Neanche con l'aiuto del ragioniere Cesidio, sono riuscito ad
individualre la cifra esatta. Mi diceva che molti emigrati pur abitando all'estero
mantengono la residenza a Guilmi. Questi rientrano raramente e solo d'estate, nelle
vie strette del paese, alla guida di qualche grossa Mercedes proveniente dalla
Germania o dalla Svizzera.
guilmi - foto di alessandro carboni
fotogrammi tratti dal video “replacing my patterns in guilmi's landscape” - foto di alessandro
carboni
Cesidio poi mi ha confidato che purtroppo dal 2008 non nascono bambini. Nel 2011
verrà fatto il nuovo censimento, quindi, mi ha rassicurato Cesidio, potrò avere tutte le
informazioni di cui ho bisogno. Ma anche senza questi dati è facile dedurre che lo
spopolamento del paese ha inevitabilmente disintegrato l'economia cardine del paese,
l'agricoltura. Di fatto è sparita la forza lavoro delle campagne e gran parte delle
fiorenti attività rurali degli anni passati. Non esistono più animali da lavoro e l'asino
animale da traino e trasporto è praticamente scomparso. Esiste solo il maiale che
viene allevato esclusivamente per la ventricina10.
casa di Zio Nicola - foto di alessandro carboni
Nei giorni successivi ho avuto modo di esplorare il paesaggio attraverso lunghe
camminate nelle campagne intorno al paese. Io e Federico, abbiamo camminato lungo
il fiume Sinello, costeggiando e percorrendo il fiume dalle sorgenti fino a Guilmi.
Passo dopo passo, la splendida vegetazione diventava sempre più difficile da
percorrere fino a diventare estremamente selvaggia e difficile da penetrare. . Trovata
una strada alternativa, abbiamo ripreso il cammino nel corso del fiume, ma da un altro
punto, attraversando vecchie mulattiere e fattorie abbandonate (tanto che le mie
gambe erano completamente distrutte, graffiate e doloranti!). Nei giorni successi ho
continuato le mie esplorazioni concentrandomi su tre tematiche principali: gli abitanti,
il paese, il terrirorio. In realtà, se pur osservati in modo distinto, cercavo di
considerarli come parte di un tutt'uno; tre cerchi concentrici in cui il territorio
conteneva il paese e questo, a sua volta, conteneva gli abitanti.
10) La ventricina è un salume tipico abruzzese. Vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Ventricina
raccolta delle lampade - foto di alessandro carboni
Dopo una prima settimana di esplorazioni, ho iniziato a pensare ad una strategia che
mi permettesse di rielaborare il materiale di ricerca raccolto. In una prima fase, ho
rilettuto sul territorio, cercando di esaltare la percezione del paesaggio intorno a
Guilmi. Il video dal titolo “replacing my patterns in Guilmi's landscape” è stato
realizzato posizionando una telecamera in un punto del paese che mi permettesse di
osservare il paesaggio e inquadrare una porzione molto ampia di territorio. Proprio in
quell'area, a circa due km di distanza dalla telecamera, mi muovevo velocemente
camminando in diverse porzioni di territorio. Nell'inquadratura, date le dimensioni del
mio corpo, piccolissimo rispetto al paesaggio, l'impressione era quella di osservare una
piccola formica in movimento. Nonostante la maggior parte dei portoni fossero
chiusi, ero curioso di penetrare nel loro interno, e capire cosa fosse rimasto di
interessante dentro le case. “Una casa con i portoni chiusi, rappresenta la morte per il
paese, uno aperto significa la vita” - mi dicevano i vecchi del paese. Mi sono
soffermato a lungo ad osservarli; la polvera sul legno segnava il passare del tempo.
Non ancora soddisfatto di non essere riuscito a capire il numero degli abitanti di
Guilmi, ho deciso di anticipare il famoso censimento del 2011 utilizzando una modalità
particolare. Per calcolare le presenze nel paese avevo bisogno di qualcosa di fisico,
visibile. Per il mio censimento ogni famiglia doveva donare, in prestito, un oggetto.
Questo doveva essere qualcosa di forte che emanasse energia, calore, luce: una
lampada. Semplici lampade da comodino, torcie, abatjour, paralumi. Visitando, casa
per casa, famiglia per famiglia, ho raccolto le lampade e verificato in modo diretto la
presenza degli abitanti del paese. Ogni lampada rappresentava metaforicamente,
l'energia che ancora pulsa, vibra e vive nel paese. Grazie all'aiuto di Virginia, Lucio,
Lucia, Federico, Enzo e altri ragazzi del paese, la consegna delle lampade è stata
molto divertente e per certi versi straordinaria.
raccolta delle lampade - foto di alessandro carboni
In un primo momento le persone che incontravo, soprattutto anziane, pensavano che
la mia richiesta fosse legata ad una mostra sulle lampade antiche di Guilmi. Tuttavia,
in un secondo momento ogni abitante ha capito l'importanza della mia richesta,
contribuendo con particolare entusiasmo. Le lampade raccolte erano circa 80. Questo
dimostrava che nel paese vivevano circa 80 famiglie. Erano diverse, incredibili,
colorate semplici: ogni lampada raccontava una storia, una vita, un passato. Ziu
Nicola mi a detto che la sua lampada era molto preziosa perchè era il regalo del suo
matrimonio. Irene mi ha dato una fantastica lampada anni '70 rossa e bianca. Alcuni
mi hanno consegnato lampade a forma di mappamondo, altri di orsacchiotto o
elefantino, ma anche molto costose, lucide, con un blocco di marmo come base; altri
ancora una semplice lampadina. Cosa avrei fatto con tutte queste lampade? Come
potevo restituire agli abitanti tutta questa energia che mi era stata consegnata tra le
mani? Ho disegnato, scritto e pensato. Sucessivamente ho creato “rethinking human
energies”, una performance che ha cercato di coinvolgere non solo gli abitanti, ma il
paese e nella sua totalità e il territorio.
Dopo circa 10 giorni di residenza, il 7 agosto abbiamo inaugurato la mostra11 nella
piccola Galleria Pitech. In una parete ho esposto le foto dei portoni. Per ognuno di essi
ho esposto anche dei disegni di appunti e scritti che avevo raccolto durate la
11) La mostra è stata curata in collaborazione con Federico bacci e Lucia Giardino.
residenza. A fianco a questi, ho esposto anche dieci ritratti di alcune persone del
paese al momento della consegna delle lampade.
raccolta delle lampade - foto di alessandro carboni
raccolta delle lampade - foto di alessandro carboni
raccolta delle lampade - foto di alessandro carboni
raccolta delle lampade - foto di alessandro carboni
raccolta delle lampade - foto di alessandro carboni
raccolta delle lampade - foto di alessandro carboni
raccolta delle lampade - foto di alessandro carboni
raccolta delle lampade - foto di alessandro carboni
lampade - foto di laura colini
lampade - foto di laura colini
Nella parete frontale ho presentato il video “Replacing my patterns in Guilmi
landscape”. Nella terza parete, il tracciato Gps della esplorazione che avevo fatto nel
fiume Sinello.
lampade - foto di laura colini
Alle 21.30 allo scoccare delle campane, il paese si è completamente spento, un
improvviso black out! Il paese riunito nella via roma di fronte alla Galleria Pitech
piombava nell'oscurità. Dalla valle, i paesi limitrofi non potevano più vedere il paese:
Guilmi era sparito definitivamente. Grazie ad un precedente accordo con il comune
infatti, avevo ottenuto il permesso per spegnere per circa 40 minuti l'illuminazione
pubblica. Una persona indicata da noi aveva il compito, allo scoccare della campana,
di interrompere l'energia elettrica nel paese. Al completo buio, ho chiesto a tutti i
presenti di seguirmi. In mano, avevo una potente torcia che il vice sindaco Pino mi
aveva gentilmente prestato. Alla luce della sola torcia, tutti mi hanno seguito;
sembrava una processione, che seguiva, in fondo, una luce puntata in alto per
illuminare i portoni e le case disabitate. Vecchi, giovani, bambini, il sindaco e persino
Zio Nicola seguivano la processione completamente al buio. Gli abitanti si muovevano
lentamente tra l'oscurità e le ombre del paese: i dettagli dei balconi e delle finestre
illuminate, venivano ripetutamente inghiotitti dal buio ogni volta che la luce illuminava
un nuovo dettaglio. Il paese era invisibile e in un silenzo surreale, tutti avanzano verso
la meta sconosciuta. Sorpassato il comune, dopo il corso Italia, arrivati alle scale,
siamo saliti per il largo Merdionale.
momenti della processione durante la performance “rethinking human energies”- foto di laura colini
momenti della processione durante la performance “rethinking human energies”- foto di laura colini
momenti della processione durante la performance “rethinking human energies”- foto di laura colini
momenti della processione durante la performance “rethinking human energies”- foto di laura colini
In questo ampio spazio, avevo posizionato con l'aiuto di Enzo, Jimmi e Chico tutte le
lampade del paese che la gente mi aveva consegnato. Quando la folla in processione
si era comodamente posizionata a semicerchio, ho acceso una dopo l'altra le lampade.
Il largo merdionale si illuminava poco a poco: ogni luce emanava energia.
lampade accese in largo meridionale durante la performance “rethinking human energies”- foto di
laura colini
lampade accese in largo meridionale durante la performance “rethinking human energies”- foto di
laura colini
largo meridionale durante la performance “rethinking human energies”- foto di laura colini
largo meridionale durante la performance “rethinking human energies”- foto di laura colini
Dopo aver acceso l'ultima lampada, tutti i presenti hanno applaudito spontaneamente!
L'euforia presente nell'aria, ha raggiunto il culmine quando il sindaco a preso parola
ringraziando tutti per l'evento. Dopo poche decine di minuti, l'illuminazione pubblica è
stata ripristinata, riportando il paese alla normalità. Durante la performance, per
alcuni istanti mi è sembrato di vivere gli stessi momenti del black out del 1965 di New
York: ho percepito la sensazione del buio che arriva all'improvviso e la potenza dei
corpi che in preda al panico riscoprono il senso di comunità. L'azione di far
letteralmente sparire dal mondo Guilmi, personalmente ha significato interrompere
metaforicamente quei filamenti, che costituiscono la griglia urbana del mondo e della
globalizzazione. Accendere le lampade invece, ha significato una dichiarazione di
presenza, come dire: io esisto! “Il paese si sta lentamente spegnendo. Ma adesso
esistiamo” - mi dicevano dopo la performance. Io rispondevo “se il paese si spegnerà,
questo dipenderà solo da voi”. Il caso di Guilmi è emblematico. In Italia è in atto un
lento e inarrestabile processo di dissolvenza. Il patrimonio economico, sociale,
culturale dell'italia, che nelle piccole comunità ha la richezza più grande probabilmente
sarà destinato a sparire. L'esperienza di Gulmi mi ha confermato che ormai la
resistenza passa attraverso il corpo. Bisogna esserci fisicamente, come energia,
presenza, come una fonte luminosa che continua a bruciare.
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