reminiscenze letterarie agostiniane nella vita augustini di possidio
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REMINISCENZE LETTERARIE AGOSTINIANE NELLA VITA AUGUSTINI DI POSSIDIOAuthor(s): MICHELE PELLEGRINOSource: Aevum, Anno 28, Fasc. 1 (GENNAIO - FEBBRAIO 1954), pp. 21-44Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/25820524 .
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MICHELE PELLEGRINO
REMINISCENZE LETTERARIE AGOSTINIANE
NELLA VITA AUGUSTINI DI POSSIDIO
Concludendo il racconto della vita di s. Agostino (31, 11) (1), Pos sidio afferma d'essere vissuto in dolce familiarita col suo eroe per qua si quaranf anni, quindi dagPinizi del monastero d'Ippona, nel 391, fino
alia morte del santo, avvenuta nel 430, poiche la devota amicizia conti nuo anche dopo che Possidio, fatto vescovo di Calama, poco prima, a
quanto sembra, del 400, dovette separarsi dal maestro.
Nella biografia possidiana Agostino e veduto essenzialmente come
servitore della Chiesa, della quale egli promuove la pace e l'unita nella
lotta contro eresie e scismi, per la quale educa chierici e vescovi esem
plari e spende infaticabile T opera sua.
Nel quadro dell'attivita spiegata da Agostino per Tincremento della
Chiesa Possidio da grande rilievo agli scritti di lui. Oltre a menzionarli
singolarmente ogni volta che se ne presenti l'occasione, ne parla di
proposito quando da uno sguardo air opera compiuta dal santo a van
taggio della Chiesa (18, 9), quando c'informa del disegno di Agostino nel comporre le Retractationes (28, 1-2) e di nuovo alia fine, presen tando i libri da lui scritti e quelli raccolti nella sua biblioteca come la
preziosa eredita, insieme col clero numeroso e i fiorenti monasteri, la
(1) Cito, oltre il capitolo, il paragrafo, secondo la suddivisione che mi parve oppor tuno introdurre nell'edizione della Vita Augustini che e in corso di stampa. Do qui l'elen
co dei codici dei quali ho riportato varianti in questo studio, riservandomi di trattare in altra sede della tradizione testuale della Vita Augustini. A = Carnutensis 112 saec. IX-X; B = Vat. Regin. 1025 s. XI; C = Vat. Regin. 1025 s. XI; D = Paris. 2076 s. IX ex.; E = Paris. 13220 s. X; F = Paris. 11748 s. IX-X (Fossatensis Maurinorum); G = Paris. 10863 s. IX; d= Bruxell. Mus. Bolland. P. MS 5; R = Ambros. P 113 sup. s. X; V = Ambros. D 22 inf. s. XII; Z = Ambros. B 33 inf. s. XIII; e = Paris. 5293 s. XII; 1 =z Paris. 11758 s. XIII; q = Paris. 16734 s. XII; s = Sangall. 571 s. IX; t = Sangail. 577 s. IX-X; x = Trecensis 1248 s. X; r = Tolet. 10007 a. 902; A zz Vat. Pal. 225 s. XV (copia di A, citato solo quando ne dissente).
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22 M. PELLEGR1NO
sciata dal vescovo alia sua chicsa. Appunto negli scritti cgli sopravvive in mezzo ai fedeli (31, 8-9).
Ma la testimonianza piu eloquente deirammirazione di Possidio per
Agostino scrittore e Telenco ch'egli ci lascio, rendendo un prezioso servizio alia posterita, delle opere del maestro (1).
La familiarita col santo e la stima ch' egli ha dei suoi scritti fa
pensare che fra i numerosi ammiratori di Agostino che ne leggevano avidarnente le opere, talora sottraendole all'autore prima della redazio ne definitiva (v. qui sotto, n. 29), Possidio doveva essere uno dei piu entusiasti.
E lecito pertanto attenderci nel suo scritto reminiscenze delle ope re agostiniane; del resto sembra che rientri nelle consuetudini del ge nere biografico il richiamo, aperto o tacito, agli scritti deU'eroe quando questi ne abbia lasciati (2).
Tali reminiscenze ci proponiamo di studiare qui, nella speranza di
lumeggiare meglio il carattere della biografia possidiana e un particola re aspetto della fortuna di s. Agostino.
Ometteremo quei passi di Possidio che, pur riferendo notizie conte nute nelle opere di s. Agostino, certamente non ne dipendono, come risul ta dal raffronto dei testi e talvolta dalle dichiarazioni del biografo, che
parla come testimone diretto o si appella a informazioni avute a viva voce dallo stesso Agostino: cosi 4, 1, ?ut nobis dicebat? cf. Serm. 355, 1 (ed. Lambot, S. Aurelii Augustini sermones selecti duodeuiginfi, ?Stro mata patristica et mediaevalia ?, I, Utrecht-Bruxelles 1950, p. 124); 4, 2 ?ut nobis ipse rettulit... ut nobis rettulit?, assai piu particolareggiato che YEpist. 21, 2 a Valerio (?Corp. script, eccl. Lat.? 34, p. 49 Goldba
cher); 12, 4-9, cf. Epist. 105, 4 (CSEL 34, p. 598) e specialmente Con tra Cresconium III 50-52 (CSEL 52, p. 456 ss. Petschenig). Abbiamo preso in esame i passi nei quali la dipendenza dalle opere agostiniane offriva
luogo a qualche dubbio.
Abbiamo anche omesso il raffronto di Possidio con le Confessioni nei luoghi ove cio fu fatto dal Courcelle (3), quando non avevamo nul la di nuovo da dire.
(1) Pubblicato criticamente, con ampio proemio, da A. Wilmart, ?Miscell. Agostin.?. vol. 2, Roma 1931, p. 149-233.
(2) Nelle vite scritte da Ponzio e da Paolino di Milano non sono infrequenti gli echi delle opere di s. Cipriano c di s. Ambrogio, come appare dalle nostre note alledizione che sara prossimamente pubblicata.
(3) Recherches sur les u Confessions ? de saint Augustin, Paris 1948, e special
mente Possidius et les " Confessions ? de saint Augustin, in ?Melanges Lebrefon*, I
= ?Recherches de science relig.? 39, 1951, p. 428-442. Ecco i pochi raffronti da noi omessi: Poss. praef. 5-6 ?
Con/. X 4-6; Poss. 3, 5 sed vacare etc. ? Conf. X 19; Poss.
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REMINISCENZE LETTERARIE AGOSTINIANE NELLA ?VITA AUOUSTINI* DI POSSIDIO 23
Abbiam tenuto conto dei protocolli dei contraddittori di Agostino con gli avversari, perche, sottoscritti e approvati da lui, erano considerati
quali opere del santo, e come tali li elenca Possidio.
Non abbiam fatto uno spoglio sistematico delle opere di s. Agosti no, limitandoci a studiare quei passi ai quali il testo di Possidio in
qualche modo rimanda o in cui ci siamo imbattuti nelle nostre letture e
consultando i repertori, molto incompleti, del Lenfant (1). Pensiamo che
tuttavia i risultati raggiunti valgano a illuminarci suirargomento studiato.
1 POSS. praef. 1. 3 De civ. Dei X 32, CSEL 40,1, p. 510,7 Hoffmann
Inspirante rerum omnium fac- quantum verus Deus et Dominus ad
tore et gubernatore Deo, me- iuuare dignatus est, satisfecimus ... de
mor mei propositi... 3 . . . de duarum civitatum . . . exortu et procur
praedicti venerabilis viri et ex- su et debitis finibus quod dicendum ar
ortu et procursu et debito ft- bitror, quantum dioinitus adiuvabor, ex
ne . . . ut Dominus donaverit pediam.
explicandum suscepi. XI 1 p 511 23
Sed huius sanctae civitatis inimicis
decem superioribus libris, quantum po tuimus, Domino et rege nostro adiuvan
te respondimus. Nunc vero quid a me
expectetur agnoscens meique non im memor debiti de duarum civitatum . . .
exortu et procursu et debitis finibus,
quantum valuero disputare eius ipsius Domini et regis nostri ubique opitula tione fretus adgrediar
Retract II 69 (43), 2, CSEL 36, p. 182, 7 Kn6ll
duodecim ergo librorum sequentium primi quattuor continent exortum dua rum civitatum... secundi quattuor excur sum earum sive procursum, tertii vero,
qui et postremi, debitos fines.
L'evidente reminiscenza agostiniana nella frase et exortu, ecc, fa ritenere probabile l'influsso di Agostino su altri tratti di questo contesto,
22, 2-3 = Conf. X 46. Non ha ragione di essere il richiamo fatto dal C. (Possidius, p. 434, n. 2) a Conf. X 40 a proposito di Poss. 30, 7, 24, ove si riporta YEpist. 228 di s. Agostino.
(1) Biblia Augustiniana, sioe col/ectio omnium locorum quae sparsim reperiuntur in omnibus S. Augustini operibus ordine biblico..., 2 voll., Lutetiae Paris. 1661-1670; Concordantiae Augustinianae, etc., 2 voll., Lutetiae Paris. 1656-1665.
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24 M. PELLEOR1NO
ove l'analogia potrebbe per se spiegarsi per il ricorrere di motivi abba
stanza comuni airinizio o a una svolta importante di un'opera.
2 POSS. praef. 4 Epist. 238, 10, CSEL 57, p. 540, 4 Goldbacher
Verum summa quaeso maies- potens est misericordia Dei nostri,
tatem, quo munus huiusmodi a quae praestet me, quod eredidi, sic lo
me arreptum ita geram et pera- nec eius offendam ueritatem
gam, ut nec Patris luminum o/- nec humanitatem tuam.
fendam ueritatem, nec bonorum ecclesiae filiorum ulla ex parte videar fraudare caritatem.
Reminiscenza d'una lettera indirizzata al conte ariano Pascenzio, citata da Possidio (c. 17), che doveva averla sott' occhio (v. nota al n. 23).
3 POSS. 1, 1 Conf. II 5
alitusque ac nutritus eorum longinquioris apud Carthaginem pere cura et diligentia inpensisque grinationis sumptus praeparabantur ani
(inpensisque om, R) mositate magis quam opibus patris, mu
nicipis Thagastensis admodum tenuis ...
quis enim non extollebat laudibus tune
hominem, patrem meum, quod ultra vi res rei familiaris suae inpenderet filio, quidquid etiam opus longe peregrinanti studiorum causa opus esset?
La parola inpensisque, di cui altrimenti non si vede la ragione nel
contesto, essendo naturale che i genitori provvedano a loro spese al Teducazione dei figli (e percio fu eliminata da R, che spesso cerca di
migliorare il testo trivializzando), dovette essere suggerita dal rilievo che Agostino da allo sforzo compiuto dal padre per fargli proseguire gli studi.
4 POSS. 1, 1 Conf. IV 30
omnibus videlicet disciplinis Et quid mihi prodest, quod omnes li inbutus, quas liberates vocant bros artium, quas liberates vacant. . .
legi
Non ci pare che questa espressione in bocca a Possidio abbia il suono di un ? detail meprisant?, come pensa il Courcelle (Possidius,p. 430, n. 4), mentre il biografo rileva in tono di elogio la cura posta dai genitori neir educazione del giovane Agostino. Del resto, anche nel breve rias
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REMINISCENZE LETTERARIE AOOSTINIANE NELLA ?VITA AUOUSTINI? DI POSSIDIO 25
sunto che da della vita del suo eroe prima della conversione, Possidio
ha cura di presentarlo in luce favorevole: nulla dice del traviamento
morale; menziona Tadesione al manicheismo in termini che sembrano
voler attenuare la responsabilita del giovane (?aliquando Manichaeorum
apud Carthaginem fuerat errore seductus? 1, 4), sostituisce alia frase
venditorem oerborum delle ConfAX 13 il vocabolo magistrum (v. sotto, n. 7).
5 POSS. 1, 3-5
in qua urbe tune episcopa tum administrabat acceptissimus
Deo et in optimis viris praecla rissimus sacerdos Ambrosius.
Huius interea verbi Dei praedi catoris frequentissimis in eccle
sia disputationibus adstans (ad sistens A) in populo intendebat
suspensus atque adfixus. 4 Ve rum aliquando Manichaeorum
apud Carthaginem fuerat errore
seductus, et ideo ceteris siispen sior aderat... 5 Et provenit
(praevenit D2st edd. vett.) Dei
liberatoris dementia sui sacer
dotis cor pertractantis, ut con
tra ilium errorem incidentes le
gis solverentur quaestiones, at
que ita edoctus sensim atque
paulatim haeresis ilia miseratio ne divina eius ex animo pulsa est; protinusque in fide catholi ca confirmatus
Conf. V 23-24
et veni Mediolanium ad Ambrosium
episcopum, in optimis notum orbi terrae,
pium cultorem tuum, cuius tune eloquia strenue ministrabant adipem frumenti
tui... Et studiose audiebam disputantem in populo ... et verbis eius suspendebar
infentus, rerum autem incuriosus et con
temptor adstabam ... ille (sc. Faustus)
per Manichaeas fallacias aberrabat, iste
autem saluberrime docebat salutem.
Sed longe est a peccatoribus salus,
qualis ego tune aderam. Et tamen pro
pinquabam sensim et nesciens . . .
24 . . . fidem catholicam, pro qua nihil
posse dici adversus oppugnantes Mani
chaeos putaveram, iam non inpudenter asseri existimabam, maxime audito uno
atque altero et saepius aenigmate so
luto de scriptis veteribus
La materia del racconto suggeriva a Possidio di tener sott'occhio il
testo delle Confessioni. Anche qui egli sottace cio che fa meno onore
ad Agostino nelle disposizioni con cui ascoltava le prediche di Ambro
gio. II confronto mostra poi Tinferiorita stilistica del biografo, che accu
mula sinonimi inutili (suspensus atque adfixus, sensim atque paulatim) e tradisce l'impaccio nel periodare con Tuso anacolutico dei nominati
vi edoctus e confirmatus (casus pendens). II Courcelle (Possidius, p. 431 s.) ha notato come tutto il merito della conversione sia riferito ad Ambro
gio, senza un accenno a Simpliciano e al filosofo Mallio Teodoro, che
pure vi ebbero una parte considerevole.
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26 M. PELLEORINO
6 POSS. 2, 1
Moxque ex intimis cordis me
dullis spem omnem quam habe bat in saecuto dereliquit, non
uxorem non filios non divitias non honores saeculi quaerens, sed Deo cum suis servire sta
tuit, ct in illo et ex illo pusillo grege esse studens, quern Domi nus adloquitur dicens: ?Nolite
timere, pusillus grex, quoniam
conplacuit Patri vestro dare vo
bis regnum. Vendite quae pos sidetis et date eleemosynam; fa cite vobis sacculos non vetera
scentes, thesaurum non deficien tem in caelis? (Luc. 12, 32 s.). 2 Et illud quod dicit iterum Do minus idem vir sanctus facere
cupiens: ? Si vis perfectus esse, oende omnia quae habes et da
pauperibus et habebis thesau rum in caelis, et ueni, sequere me (Matth. 19, 21). Et super fi dei fundamentum aedificare de siderans non ligna, fenum et
stipulam, sed aurum, argentum et lapides pretiosos (I Cor. 3, 10-12).
Conf. Ill 10
quam intime . . . medullae animi mei
suspirabant tibi
Conf. VI 19
Ouid cunctarum igitur relicta spe saeculi conferre totos ad quaerendum Deum et vitam beatam?
Conf. VII 26
ubi enim erat ilia aedificans caritas a fundamento humilitatis, quod est Christus Iesus?
Conf VIII 29
Audieram enim de Antonio, quod ex
evangelica lectione, cui forte superve nerat, admonitus fuerit, tamquam sibi diceretur quod legebatur: ?vade, vende omnia quae habes, da pauperibus et habebis thesaurum in caelis; et oeni, sequere me? (Matth. 19, 21), et tali o raculo confestim ad te esse conversum.
Conf VIII 30
Convertisti enim me ad te, ut nec uxorem quaererem nec aliquam spem saeculi huius
Conf X 59
Nos autem, Domine, pusillus grex tuus ecce sumus, tu nos posside
Serm. 355, 2, ed. Lambot, p. 125, 3
spem quippe omnem saeculi relique ram
Epist. 177, 6, CSEL 44, p. 675, 7 Goldbacher
spem, quam habebant in saeculo, re
liquerunt
Retract, prol. 3, CSEL 36, p. 10, 2 Kn6ll
relicta spe, quam terrenam gerebam
Per alcune espressioni del linguaggio ascetico (spem saeculi relin quere, Deo servire), e da pensare, piti che a reminiscenza di passi de terminati, a modi di dire che dovevano tornare spesso sulla bocca di
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REMINISCENZE LETTERARIE AGOSTINIANE NELLA ?VITA AUOUSTINI? DI POSSIDIO 27
Agostino quando parlava del suo passato o di altri che si consacravano
al servizio di Dio (v. anche, per servire Deo, il n. 7). II composto dereli
quit, che e del solo Possidio, e dovuto forse alia clausola.
Per il Courcelle (Possidius, p. 433), la citazione di Luc. 12, 32 e
?senza dubbio? suggerita da Conf. X 59. Ma poiche fra i due passi non
si scorge altro legame, riteniamo che quest'asserzione non si possa di
mostrare; la conoscenza che P. aveva della Bibbia gli permetteva cer
tamente di citarla di prima mano. Si pud invece pensare che citando
Matth. 19, 21 P. avesse in mente Conf. VIII 29, ove Agostino tocca
d'uno dei momenti salienti della sua conversione airascetismo; tanto
piu che, come osserva il Courcelle (Recherches sur les "Confessions,,, p. 198, n. 1), Agostino ?insiste piu d'una volta sul richiamo che gli sug
geri questo versetto?. Ma assai piu evidente e la dipendenza di P. da un passo del De fide et operibus (c. 27, CSEL 41, p. 70, 22 ss. Zycha), ove la citazione paolina segue immediatamente, come in P., a quella mattaica (mentre non si scorge nella natura dei due testi una particolare
ragione deiraccostamento) e il ?fondamento? delle vita cristiana e pure ravvisato nella fede: ?Porro si faceret quod Dominus etiam addit dicens: si uis perfectus esse, oade, vende omnia quae babes et da pauperibus et habebis thesaurum in caelo, et oeni, sequere me, aedificaret super il
lud fundamentum aurum, argentum, lapides pretiosos; non enim cogita ret, nisi quae sunt Dei, quomodo placeret Deo. Et hae cogitationes sunt,
quantum existimo, aurum, argentum, lapides pretiosi. Porro si circa divi tias suas carnali teneretur affectu... quo talibus bonis sine dolore carere non posset, aedificaret super fundamentum illud ligna, fenum, stipulam, maxime et si uxorem haberet, ut etiam propter ipsam cogitaret ea quae sunt mundi, quomodo placeret uxori (I Cor. 7, 32 s.). Haec igitur quo niam affectu dilecta carnali non sine dolore amittuntur, propterea qui ea sic habent, ut habeant in fundamento fidem, quae per dilectionem
operatur (Gal. 5, 6), neque huic ista ulla ratione vel cupiditate prae
ponunt? etc.
Giovera riportare anche un passo precedente del De fide et operibus (c. 24, p. 65, 7), per l'insistenza sulla spiegazione del ?fondamento?, che consiste nella fede: ?quod ita intellegendum putant, ut illi videantur ae
dificare super hoc fundamentum aurum, argentum, lapides pretiosos, qui fidei, quae in Christo est, bona opera adiciunt; illi autem ligna, fenum,
stipulam, qui cum eandem fidem habeant, male operantur?. II contesto
continua a svolgere il motivo della fides come fundamentum, sempre lavorando sul passo paolino.
Si noti poi che l'argomento generale del passo agostiniano e la dimostrazione della necessita di buone disposizioni morali in chi aspira al battesimo (?ut sancto baptismo consona sit vita Christiana?, c. 48,
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28 M. PELLEGRINO
p. 93, 27). Era dunque naturale che P. vi si richiamasse parlando della
convcrsionc del suo eroe.
Del resto il passo paolino ora riportato e spesso citato e commen
tato da S. Agostino: v. Enarr. in ps. 29, 9, PL 36, 221-223; in ps. 80,
20, PL 37, 1043-1046; Enchir. 68, PL 40, 264 s.; De Civ. Dei XXI 21, CSEL 40, II, p. 553 s. Hoffmann; Serm. 362, 9 s., PL 39, 1616.
Nulla poi dimostra che la citazione di I Cor. 5, 10-12 dipenda da
Conf. VII 26, come vorrebbe il Courcetle. Qui Agostino riecheggia I Cor. 3, 11 ?scientia inflat, caritas vero aedificat* (inflabar scientia,ha. detto Agostino poco prima delle parole sopra riportate), combinato con
I Cor. 3, 11 ?fundamentum enim aliud nemo potest ponere praeter id
quod positum est, Christus Iesus?, lasciando da parte il v. 12, che e
quello piii largamente riportato da P., come s'e detto sopra.
7 POSS. 2, 3-4
Et erat tune annis maior tri
ginta, sola superstite matre si
bique adhaerente et de suscep to eius proposito serviendi Deo
amplius quam de carnis nepoti bus exultante; nam eius pater antea defunctus erat. 4 Renun tiavit etiam scholasticis, quos rhetor (rhetoricam D2Fst vett.
edd.) docebat, ut sibi magistrum alium providerent, eo quod ser
vire Deo ipse (ipse Deo A) decrevisset
Conf. VIII 30
Inde ad matrem ingredimur, indica
mus, gaudet. Narramus quemadmodum
gestum sit: exultat et triumphat et be
nedicebat tibi . . . quia tanto amplius sibi a te concessum de me videbat,
quam petere solebat . . . et multo ca
rius atque castius, quam de nepotibus carnis meae requirebat
Conf. IX, 8
matre adhaerente nobis
Possidio avvicina passi che nelle Confessioni appaiono in momenti
diversi, perche si riferiscono tutti alia conversione di Agostino vista nel suo insieme; cio avviene in tutta questa prima parte della biografia, nel la quale lo scrittore non si preoccupa deH'esatto ordine cronologico, pago di narrare il fatto della conversione nei suoi vari elementi, intel
lettuale e ascetico. In particolare, parlando del battesimo prima della rinuncia alia camera e al matrimonio, il biografo non fa che seguire un piano di composizione letteraria che lo induce a conchiudere col battesimo ricevuto dalle mani di Ambrogio il ritorno alia fede cattolica, al quale Ambrogio aveva dato l'impulso piu efficace. Del resto, come facilmente avviene nella biografia, Possidio, che pure segue di regola T ordine cronologico, non si fa scrupolo di scostarsene quando cio gli sembra richiesto dalla materia, raggruppando insieme fatti legati da un
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REMINISCENZE LETTERARIE AOOSTINIANE NELLA ?VlTA AUGuSTINt ? DI POSSIDIO 29
comune significato. Ci sembra pertanto eccessivamente severa l'accusa del Courcelle (Possidius, p. 433 s., cf. p. 442), che scorge in queste pa gine una grave deformazione del racconto agostiniano.
Osservando poi che Possidio non fa cenno del tolle, lege (Conf. VIII 29), il Courcelle (Possidius, p. 434) ravvisa in questo silenzio una
conferma della tesi ch'egli ha cercato di dimostrare (1), che queste pa
(1) Recherches sur les u Confessions a, p. 188-202. II Courcelle e riiornato piu volte
su quest'argomento: ?Rev. d'hist. des religions* 139,1951, p. 216-231; ?Annee theol. August.* 39, 1951, p. 253-260; ?Hermes* 80, 1952, p. 31-46; ?Rev. d'hist. et de philos. relig.* 32. 1952, p. 171-200 (qui, a p. 171 n. 2, un elenco di recensioni e di articolipavorevoli o con
trari alia tesi del C); ?Rev. de sciences relig.* 27, 1953, p. 40-46. Una notevole recen. sione al volume del Courcelle uscira su ?Ricerche religiose* a cura di F. Bolgiani, che studia la questione anche in un articolo che comparira su ?Aevum?.
Ci sembra opportuna qualche osservazione all'ultima parte dell' articolo del Courcelle
(p. 434-441), che si occupa delle relazioni fra Agostino e Ambrogio quali appaiono dalla biografia di Possidio.
Quando questi dice (27, 6): ?Indicaverat (sc. Augustinus) quoque nobis se praedicti beatae memoriae viri (sc. Ambrosii) in ultimo vitae constituti audisse sapientissimum et
piissimum responsum*, secondo il Courcelle il biografo ?s'exprime comme si Augustin lui
avait dit avoir entendu (corsivo del C.) l'une des paroles qu'Ambroise prononga a son
lit de rnort*, mentre Agostino aveva lasciato Milano dieci anni prima della morte d'Am
brogio. Ma se il significato inteso dal C. non e escluso dal testo possidiano, e almeno altrettanto giustificato, stando al suono delle parole, intendere d'una risposta di Am
brogio pervenuta in qualche modo a conoscenza di Agostino. E naturale pensare a
Paolino di Milano, che consegno allo scritto questo episodio ( Vita Ambrosii 45, PL 14, 45) ed ebbe facilmente occasione di riferirlo ad Agostino, su richiesta del quale com pose la biografia del vescovo milanese (cf. Ch. Mohrmann, ?Vigiliae Christ.* 7, 1953, p. 118 s.). E poiche il C. reca a conferma della sua interpretazione la versione francese della Vita Augustini fatta da Peronne-Ecalle, Paris, Vives, 1872, t. I, p. 18, ci sia con
sentito citare altre versioni. In quella anonima stampata a Milano, Agnelli, 1764, p. 63,
leggo: ?Aveaci eziandio significato di aver udito una sapientissima, e piissima risposta del predetto sant'Uomo vicino a morte* (versione letterale, che puo essere intesa in due
maniere, come l'originale). H. T. WEISKOTTEN, S. Augustini vita scripta a Possidio epi soopo, Diss. Princeton 1919, p. 107: ?He also told that he had heard of the very wise and godly reply of an illustrious man of blessed memory at the end of his life* (a parte 1'articolo indeterminativo an, non rettamente usato giacche si continua a parlare di Am
brogio nominato sopra, da la vera interpretazione). Piu liberamenle V. Capanaga, Obras
de San Agustfn, 2a ed., ?Bibl. de autores crist.? t. 1, Madrid 1950, p. 405 ?Nos did a conocer igualmente una respuesta muy prudente y sabia del mismo santo varon cuando
estaba para morir*.
II Bindi, invece, nella versione della Vita premessa a quella delle Conf. (cito Tediz. di Firenze 1919, p.XLII), deve aver inteso come il C: ?Ci raccontava ancora d'aver udito dalla santa memoria di quell'uomo, quand'era in fine di vita, una sapientissima parola*.
II C. esprime anche il sospetto (p. 435, n. 16) che P. abbia seguito qui ?un procede d' aretalogue >, < procedimento piu abile che onesto, destinato ad abbellire il racconto a detrimento della verita*, facendo cioe compiere al suo eroe (cosi crediamo doversi in
tendere il pensiero dello studioso) il miracolo di assistere, mentre si trovava ad Ippona,
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30 M. PELLEGRlNO
role siano ?nient'altro che la traduzione d'un fatto interiore?. Ma in un
riassunto cosi rapido come quello che fa Possidio della conversione di S. Agostino, il silenzio su quest'episodio, come su tanti altri, richiesto
dall'economia della composizione, non pud suggerire siffatta interpre tazione.
8 POSS. 3, 4
liberari animam cupiens ab huius vitae periculis morteque aeterna
Contra Fortunatum 37, CSEL 25, p. 112,22 Zycha
quia et ego animam meam cupio cer
ta fide liberare (testo piu ampiamente
riportato qui sotto, n. 11).
Penso che la stretta somiglianza di espressione sia casuale, trattan dosi di locuzione familiare al linguaggio religioso.
9 POSS. 4, 2
nonnullis quidem lacrimas e
ius, ut nobis ipse rettulit, su
perbe interpretantibus
10 POSS. 5, 1
ut nemo quicquam proprium in ilia societate haberet, sed cis essent omnia communia et
Conf. IX 33
ibi erant aures tuae, non cuiusquam hominis superbe interpetantis ploratum meum
Serm. 355, 2, cd. Lambot p. 126, 6
Nulli licet in societate (nostra add.
yCpjJtaq maur.) habere aliquid pro
prium
alia morte di Ambrogio avvenuta a Milano. Qui veramente la critica olirepassa ogni limi
te di verosimiglianza, quando si rifletta al carattere della narrazione di Possidio, onesta e
obiettiva, ricca di riferimenti a testimonianze personali dell'autore e di altri, a documenti
noti, quali i verbali dei contraddittori, alle opere di Agostino, specialmente alle lettere (si vcda per questo, oltre quanto fu csposto nella prcsente riccrca, 1' introduzione alia nostra
cdizione), aliena da quel gusto del meravigtioso che ha tanta parte nell' agiografia, men
tre qui tutti i miracoli dell' eroe si riducono alia liberazione di alcuni energumeni e alia
guarigione d* un infermo fatta quasi in tono di celia (29, 4-5). Commentando l'accenno che fa Possidio (24, 7) ad ammonimenti rivolti da Agostino
ai fedeli in chiesa perche trascuravano la cassa dei poveri (gazophyiacium) e quella del la sacrestia (secretarium), il C. (p. 438-441), osservato che non possediamo alcun ser
mone di s. Agostino a cui si possa riferire questa notizia, suppone che un tal discorso
sia menzionato nelF indiculus di Possidio, al n. 86 dei tractates diuersi (ed. Wilmart, p. 198), intitolato de evangelio ubi Dominus interrogat ludaeos cuius dicerent Christum esse fiiium, et de oidua ilia quae misit duo minuta in gazofilacium, discorso non al
trimenti identificato. Ma non pare che 1' argomento cosi formulato suggerisca questa iden
tificazione, poiche nei luoghi indicati dal C. (Enarr. in ps. 125, 11, PL 37, 1665; Enarr. in ps. 128, 1, ibid. 1689; Serm. 47, 30, PL 38, 315), ove s' allude alia vedova del vangelo (Luc. 21, 1-4), non udiamo l'esplicito rimprovero di cui qui si fa menzione, rimprovero che Agostino rivolge invece ai chierici e al popolo, per quanto riguarda i poveri, in una lettera (Epist. 122, 2, CSEL 34, p. 744,17 Goldbacher). Del resto l'espressione aliquando in ecclesia loquens admonebat fa pensare a un argomento su cui Agostino dove ritor
nare piu volte, anche occasionalmente, parlando di altre cose.
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REMINlScENZE LETTERARtE aCOSTiNIANE NfcLLA ?VlTA AUOUSTlNl? DI POSSIDIO 31
distribuerenfur ( -retur DERstr recc. distribueret Fx) unicuique sicut opus erat
Serm. 356, 1, p. 132, 23
( citando Act. 4, 35) distribuebatur (-bantur Cp distribuebant y) autem w
nicuique prout cuique opus erat
Tali massime dovcvano essere familiar! ad Agostino; v., p. es., Enarr. in Ps. 99,11, PL 37, 1277.
11 POSS. 6, 7
In qua (disputatione) ille Ma nichaeus praeceptor (il presbi tero Fortunato), ut se geslorum continet fides . . . responsione deficiens ultima, collaturum se
cum suis maioribus ea, quae re
fellere non potuit, prosecutus est; et si sibi forte de his sa
tis minime fecissent, suae ani mae consulturum
Contra Fortunatum 37, CSEL 25, p. 112,1 Zycha
(parole di Fortunato) ilia quae a te
obponuntur cum retractavero cum meis
maioribus, si minus responderint interro
gation! huic meae, quae similiter a te nunc mihi offertur, erit in mea contem
platione ?
quia et ego animam meam
cupio certa fide liberari ? venire ad
huius rei inquisitionem quae a te mihi
offertur et ostensurum te polliceris
Qualche somiglianza di espressione (che tuttavia poteva essere sug
gerita dalPargomento) fa pensare a un raffronto diretto del testo del
contraddittorio; in tal caso, perd, sorprenderebbe alquanto il silenzio del
biografo sulla promessa di Fortunato di riprendere la discussione con
Agostino; egli dice solo che l'eretico se n'ando da Ippona e non vi si
fece piu vedere.
12 POSS. 8, 2
quod suae cathedrae non tarn
succederet, sed consacerdos ac~
cederet Augustinus
Paulin. Nol. Epist. 7, 2, CSEL 29, 2, p. 43, 16
Hartel = Epist. 32 dell' epistolario agostiniano, CSEL 34, p. 9,16 Goldbacher
ita consecratus est, ut non succede ret in cathedra episcopo, sed accederet
Possidio pote consultare questa lettera, indirizzata da Paolino e Tc rasia a Romaniano, nell'epistolario di Agostino, nel quale essa fu inclu sa. II quod consecutivo (o finale) e del linguaggio popolare.
13 POSS. 8, 5
Quod in se postea fieri non debuisse, ut vioo suo episcopo
(cpiscopo suo A) ordinaretur, et
dixit et scripsit, propter concilii universalis vetitum, quod iam
Epist. 213, 4, CSEL 57, p. 376, 11 Goldbacher
Cumque reticerent, Augustinus epi scopus dixit: ? Scio, quod scitis et vos, sed nolo de illo fieri, quod de me fac turn est. Adhuc in corpore posito bea tae memoriae patre et episcopo meo
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32 M. PELLEGRINO
ordinatus edidieit: nec quod si
bi factum esse doluit, aliis fie ri ooluiL
sene Valerio cpiscopus ordinatus sum
et sedi cum illo, quod concilio Nicae no prohibitum fuisse nesciebam nec ipse sciebat. Quod ergo reprehensum est in
me, nolo reprehendi in filio meo?.
Sono gli Ada ecclesiastica, protocollo deir elezione di Eraclio a
coadiutore c successore di Agostino, che certamente si conservavano ne
gli archivi della chiesa d'Ippona, e che i codici e le edizioni riferiscono
fra le lettere di S. Agostino.
14 POSS. 10, 2
armati diversis telis, bacchan tes (uagantes x uacantes recc.) per agros villasque usque ad
sanguinis effusionem accedere non metuentes . . . ipsisque ca
tholicis sacerdotibus et ministris
aggressiones diurnas atque noc
turnas direptionesque rerum om
nium inferebant.
Contra Cresconium III 46, CSEL 52, p. 453, 3
Petschenig
namque horrendis armati cuiusque
generis telis terribiliter vagando ... noo
turnis adgressionibus clericorum catho
licorum invasas domos nudas atque inanes relinquunt
Si parla dci Circoncellioni. II testo di P. fa sospettare una lezione
bacchantes nel passo di Agostino.
15 POSS. 10, 6
Nam et multos Dei servos
caedibus debilitaverunt, aliqui bus etiam calcem cum aceto in
oculos miserunt aliosque ccci derunt
Epist. 112, 1, CSEL 34, p. 634, 14 Goldbacher
quis cnim barbarus excogitare potuit,
quod isti, ut in oculos clericorum no
strorum calcem et acetum mitterent,
quorum membra etiam cetera plagis horrendis vulneribusque sauciarunt?
Sebbcne Tatrocita del supplizio dovesse imprimersi fortemente nel
la memoria e suggerire espressioni simili, la stretta analogia formale e
la distinzione d'una pena particolarmente raffinata dai tormenti comuni
fa pensare a una reminiscenza. Nel Contra Cresconium III 46 (CSEL 52,
p. 453, 8 ss. Petschenig) il medesimo fatto e riferito piu diffusamente ma in maniera meno vicina a Possidio.
16 POSS. 14, 1
Porro autem, quoniam post illam quae cum Donatisiis facta
est collafionem (collatio Gs^Z)
Gesta cum Emerito, 2, CSEL 53, p. 183, 18 Pet
schenig
Novi dictum esse uobis, quod ille (sc.
cognitor) fuerit communionis nostrae ct
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REMINISCENZE LETTERARIE AOOSTINIANE NELLA tVlTA AUOUSTINI* DI POSSIDIO 33
non defuerunt qui dicerent, per missos non fuisse eosdem epi scopos apud potestatem, quae causam audivit, dicere omnia
pro suis partibus, quoniam ca
tholicae communionis cognitor suac favcbat ecclesiae
propterea istos loqui omnia quae vellent minime permisit et eos potestate potius oppressit quam probitate quod loque bantur non accepit. Ista omnia iactata sunt post collationem sive ab ipso sive ab hominibus communionis illius.
Si richiama alia conferenza fra cattolici e donatisti che ebbe luogo a Cartagine dal 1 all'8 giugno del 411, per introdurre il racconto del contraddittorio fra Agostino ed Emerito, vescovo donatista di Cesarea di
Mauritania, avvenuto nella basilica maggiore di questa citta il 19 settem bre del 418. Di quest'incontro ci rimangono gli atti nei Gesfa cum Eme
rito, che P. aveva sott'occhio, come appare anche dal passo che si ri
porta sotto, al n. 18.
17 POSS. 14, 6
At ille amplius dicere nec vo
luit nec ualuit
17, 6
quod oolentibus et valentibus
legere conprobatur
18, 10
sibi quisque quod ooluerit ad
legendum et cognoscendum eli
gat. . . vel unde valuerit (uolu erit A1 potuerit A2 ut videtur)
inquirat
28, 3
quique prodesse omnibus vo
lens et valentibus multa libro rum legere et non valentibus
Aevum - Anno XXVIII - 3
Conf. I 13
nec ualerem quae volebam omnia nec
quibus volebam omnibus
IV 12
sciebam, sed nec volebam nec vale bam
VIII 20
Denique tarn multa faciebam corpore in ipsis cunciationis aestibus, quae ali
quando volunt homines et non valent
X 33
An omnes hoc volunt, sed... cadunt in id quod valent eoque contenti sunt,
quia illud, quod non valent, non tantum
volunt, quantum sat est, ut valeant?
X 65
Hie esse valeo nec volo, illic volo nec valeo, miser utrobique
Epist. 157, 10, CSEL 44, p. 456, 21 Goldbachcr
lex nos docet, quid velle debeamus, nisi adiuvet gratia, ut, quod volumus, va
leamus, et quod valuerimus, inpleamus
Epist. 174, CSEL 44, p. 651, 18
Sed si eis haec editio potuerit inno
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34 H. PELLECRINO
tescere, omnia, si voluerint et oaluerint
(ualuerint et uoluerint M), emendabunt
(poco sopra, lin. 8, non ut oolui, sed
ut potui) Epist. 218, 3, CSEL 57, p. 427, 9
oramus autem, ut oaleamas, quod do
luerimus
De gratia et lib. arbitrio 33, PL 44, 901
sine illo vel operante ut oelimus, vel
cooperante cum uolumus, ad bona pie tatis opera nihil valemus
De bono viduitatis 21, CSEL 41, p. 329, 24 Zycha
nostrum est enim uelle; sed voluntas
ipsa et admonetur ut surgat, et sanatur
ut valeat
Piu che a reminiscenza di passi determinati e da pensare aH'influs so esercitato sul discepolo da una consuetudine del maestro, che si com
piaceva di simili bisticci; cf. Ch. Mohrmann, Das Wortspiel in den
augustinischen Sermonen, ?Mnemosyne?, III ser. 3, 1936, p. 33-61. In
questo caso il giuoco di parole era particolarmente favorito dall'intento di esprimere la necessita e Tefficacia della grazia, come si vede negli ultimi due passi.
18 POSS. 14, 6
(dopo le parole riferite al n.
16 dice Emerito:) lam ilia ges ta continent apud Carthagi nem inter episcopos confecta, utrum oicerimus an oicti fueri mus (victi fuerimus an viceri mus x)
Gesta cum Emerito 3, CSEL 53, p. 184,7 Pet schenig
Emeritus episcopus partis Donati di
xit: ? Gesta indicant si oictus sum aut
oici, si veritate victus sum aut potesta te oppressus sum?.
Poco sotto (c. 4) Agostino cosi ri
prendera la risposta dell' avversario:
?Verumtamen, quoniam gesta collatio
nis nostrae commemoravit, ubi appare re posse dixit, utrum veritate sit oictus, an potestate oppressus?
La differenza fra i due testi induce a pensare che Possidio, ch' era stato presente al contraddittorio, com'e detto nel proemio del verbale, riferisse a memoria. Cio spiegherebbe anche l'uso delVutrum... an (cosi
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REMINISCENZE LETTERARlE AOOSTINIANE NELLA ? VITA AUGUSTINI? DI POSSIDIO 35
pure Agostino) in luogo del si... aut interrogativo, che, per quanto non
estraneo al latino letterario, ha un colorito popolare, e percio si com
prende meglio nella parola viva che nello scritto (cf. E. Lofstedt, Pere
grinatio Aetheriae, Uppsala 1913, p. 327; A. H. Salonius, Vitae Patrum, ?Acta Societatis humaniorum litt. Lundensis?, II, Lund 1920, p. 313-315).
O forse Possidio subi Tinflusso della formulazione data da Agostino al
ia risposta deir avversario? Altre differenze si noteranno nel passo che
segue, che in entrambi i testi continua quello ora riportato.
19 POSS. 14. 7
Et alio loco, dum a notario
ut responderet admoneretur, ait
?Fac?; et cum reticeret, facta cius cunctis manifesta diffiden
tia, ecclesiae Dei augmenta ac
firmamenta pervenerunt.
I codici piu antichi offrono una lezione inintelligibile: ait et cum reticeret factaque (facta AGst que eras. D) eius cunctis
manifestata (-festa D2 stCe) dif
fidentia AEDFGHI\ Crediamo che il fac sia caduto per aplo grafia a causa del facta che
seguiva. Alcuni codici (lqx) dan no una lezione in se soddisfa cente: alio loco cum reticeret et dum a notario ut responde ret admoneretur ait fac qua eius
cunctis, etc. Ma il confronto con i Gesta (quanto alia posizione del reticeret) suggerisce la re
stituzione che abbiamo tentata.
Gesta cum Emerito 3-4
Augustinus episcopus ecclcsiae ca
tholicae dixit: ?Requiro quare veneris.
Hoc non requirerem, si non venisses*.
Emeritus episcopus partis Donati dixit
notario qui excipiebat: ?Fac?. 4 Cuni
que reticeret, Augustinus episcopus ec
clesiae catholicae dixit: ?Si ergo sub
veritate tacuisti, non sine causa ve
nisti, nisi quia istos decipere voluisti*.
Cumque diu reticeret, etc.
Anche se e esatto il testo di Possidio cosi restituito, rimane qual chc differenza dai Gesta, che fa supporre che il biografo non ne avesse
sotfocchio il testo, al quale pure rimanda il lettore (? 8). alio loco e ingiustificato, perche gli episodi narrati si seguono immediatamente.
Quanto airammonizione del notarius, taciuta nei Gesta, Possidio poteva arguirla dal fac (?fa' pure*, cioe ?scrivi?) a lui detto da Emerito.
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36 M. PELLEGRINO
20 POSS. 15, 6
qui (sc. Deus) cum voluerit et unde voluerit et quomodo voluerit et per scientes et per nescientes salutem operator ani marum.
Quaest. in Heptat. VII 49, CSEL 28, p. 490, 3 Zycha
Seu ergo per scientes seu per nesci entes praefigurationem praedicationem que futurorum Spiritus Domini prophe ticis temporibus operatus est
Conf. VI 12
ut aperte tibi ( sc. Deo ) tribueretur eius correctio, per me quidem illam sed nescientem operatus es . . . sed utens in omnibus et scientibus et nescientibus ordine quo nosti ? et ille ordo iustus est ? de corde et lingua mea carbones ardentes operatus es
Possidio narra del manicheo Firmus, convertito da una predica in cui Agostino non s'era proposto di parlare del manicheismo, ma solo
per aver perduto il filo aveva toccato quest'argomento; Alipio, a cui si
riferiscono le Confession!, era stato guarito dalla passione per gli spet tacoli del circo da un'allusione fatta dal maestro senza pensare a lui. La singolare analogia delle situazioni sembra dimostrare un diretto in flusso del passo agostiniano. Del resto il concetto e pienamente conforme alia mentalita di Agostino, incline a scorgere in tutto Tintervento della
provvidenza divina.
21 POSS. 15, 7
et forte adhuc usque in rebus humanis uivit trans mare consti tutus
Contra Faustum V 5, CSEL 25, p. 227, 21 Zycha adhuc in rebus humanis est ille Con
stantius
Enarr. in Ps. 50, 24, PL 36, 599
Neque enim oioentes in rebus huma nis migrare possumus a rebus humanis
Se e da pensare a un influsso agostiniano, si trattera di un'espres sione che il maestro poteva aver familiare, piu che di reminiscenza d' un
passo determinato.
22 POSS. 16, 1-2
Apud Carthaginem quoque, dum per quendam domus regiae procuratorem nomine Ursum, fi
dei catholicae hominem, ad
De Haeresibus 46, PL 42, 36
Qua occasione, vcl potius exsecra
bilis superstitionis quadam necessitate,
coguntur electi eorum ... Detecti sunt
tamen in ecclesia, sicut scis, apud
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REMINISCENZE LETTERARIE AGOSTINIANE NELLA ?VITA AUGUST1NI ? DI POSSIDIO 37
quosdam Manichaeorum, quos electos vel electas dicunt, prae scntes perveniretur atque ad ec
clesiam deducerentur et perdu cerentur ab episcopis, ad tabu
las auditi sunt. 2 Inter quos etiam sanctae memoriae Augus tinus fuit, qui prae ceteris il
lam exsecrabilem sectam nove
rat, qui... usque ad confessio nem earundem (earum G) blas
phemiarum eos perduxit; et
quae inter se (inter se om. A) film suo more (maiore A) malo
indigna et turpia facere consue
verunt, illarum velut electarum
proditione, illis ecclesiasticis
gestis declaratum est.
Carthaginem, iam te ibi constitute*,
quando instante Urso tribuno qui tune domui regiae praefuit, aliqui adducti sunt... Et recenti tempore nonnulli eorum reperti et ad ecclesiam ducti, sicut gesta episcopalia quae nobis mi sisti ostendunt, hoc non sacramentum, sed exsecramentum, sub diligenti inter
rogatione confessi sunt.
Non esscndoci pervenuti gli ?Atti? menzionati nei due testi, non
passiamo sapere se i luoghi paralleli risalgano ad essi come fonte co
mune, o se Possidio attinga ad Agostino.
23 POSS. 17, 2
Sed idem haereticus tabulas
aique stilum, quod magister nos ter et ante congressum et in
congressu instantissime fieri
volebat, ne adessent omnimodo recusavit ... Augustinus colla tionem suscepit, praedicens, ut
postmodum contigit, quod post conventum esse cuiquam posset liberum forte dieere, nullo scrip turae documento, se dixisse
quod forte non dixerit (dixerat O), oel non dixisse quod dixe
rit ... mendacia multa pro fide sua falsa iactabat, victum esse
a seipso proclamans multo rum ore laudatum Augustinum. 5 Quae cum minime laterent,
Epist. 238, 2, CSEL 57, p. 534, 2 Goldbacher
ne quisquam vel oblivione opinatus vel dissensione inritatus diceret ab all
quo nostrum aut non esse dictum, quod dictum erat, aut dictum esse, quod die turn non erat... Hoc autem nec a te nec a me nec de te nec de me dici
posset, si in fide condicti permaneres, ut verba nostra exciperentur et scribe
rentur ... 6 ... et constituimus, post meridianum tempus ut adessent notarii
ad excipienda verba nostra atque inter nos ista, quantum possemus, diligentius tractaremus. 7 Venimus, ut nosti, ad
horam condictam; notarios adduximus, ut et tui adessent; consedimus ... 8 ..
.. hie ego cum modeste, ut poteram,
postularem, ut de excipiendis verbis
nostris, quod inter nos placuerat, in
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38 M. PELLEGRINO
coactus est ad ipsum scribere
Pascentium ... ad ea, si nega rentur, probanda magnam testi um habens copiam, clarissimos scilicet atque honorabiles qui tune aderant viros.
pleretur ... 8 . . . Tune indignanter dixisti melius fuisse, ut famam meam
semper audires, eo quod longe inferio rem me expertus esses, quam tibi ilia
iactasset... 9 ... vides, quam non de bes iactare apud homines, quod non ausus sim tibi adserere fidem meam,
quando quidem in fide nostri placiti stare noluisti . . . deinde, cum disputa tioni nostrae etiam honoratos viros in
teresse cupiveris, miror quo modo in
ipsa devitatione calumniae verba tua times a notariis conscribi et ex ore tuo a clarissimis testibus non times audi ri ... Vides ergo, quam recte dicam
ea, quae de his maxime rebus geruntur, excipi atque conscribi oportere et quam tibi quoque hoc ipsum recte placuerat, nisi postmeridianus timor antemeridia num placitum frangeret... 26 Tamen ea non solum dictata conscribi volui, sed etiam manu mea subscribenda cu
ravi, quod quidem et ante volueram, si,
quod inter nos placuerat, servaretur.
Sed modo certe puto iam non te de bere dici timuisse me tibi dicere fidem
meam, quando non solum dixi, sed scrip ta subscripsi, ne me quisquam dicat aut dixisse quod non dixi, aut non dixisse
quod dixi... 27 Facile est, ut quisque Augustinum vincat. Videris utrum veri
tate an clamore; non est meum dicere, nisi quia facile est, ut quisque Augus tinum vincat, quanto magis, ut vicisse
videatur aut, etsi non videatur vicisse, dicatur! ... 28 Noli ergo adtendere,
quo modo vincatur Augustinus ... 29 .. .. Non enim bonum hominis est homi nem vincere, sed bonum est homini, ut eum veritas vincat invitum. Nam ipsa vincat necesse est sive negantem sive
confitentem .. Praesumpsi enim de gra.
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REMINISCENZE LETTERARIE AOOSTINIANE NELLA ?VITA AUOUSTINI* Dl POSSIDIO 39
vitate et prudentia tua, quia potes con
siderarc quantam mihi necessitatem
respondendi inposueris.
Epist. 239, 1, CSEL 57, p. 557, 3
ut nemo posset dicere aut dixisse me
all quid, quod non dixerim, aut non di?
xisse quod dixerim ... 2 Haec et prae sens dicerem, si, quern ad modum pla cuerat, verba nostra exciperentur ...
Noli ergo ulterius iactare... cur dictum
scribi noluisti, praesertim cum magno
pere voluisses etiam honoratos viros
nostro interesse sermoni? cur ergo vo
lens calumniam devitare notariorum sti
lum timebas et clarissimorum testimo
nium non timebas?
Epist. 241, 1, CSEL 57, p. 560, 16
Quid in me diceres, si a placito, quod inter nos mane statueramus, ego reces
sissem et in re facillima, quae recte
placuerat. . . ideo te, sicut placuerat, cum simul essemus, verba tua dictare
noluisse.
Possidio riassume il contenuto dei documenti che cita. Crediamo che solo alia brevita del riassunto si debba l'inesattezza deH'informazione ove dice che Pascenzio si oppose a ogni costo alia richiesta di Agosti no che del contraddittorio si stendesse un regolare protocollo, omettendo
d'informare che nella seduta antimeridiana s'era raggiunto su cio un
accordo, rotto poi da Pascenzio nel pomeriggio. Si notino le differenze stilistiche: in luogo di interesse, che ricorre
due volte in Agostino, il biografo usa il participio interpositi (anche ? 7); in luogo del regolare aut di Agostino, usa il vel (vel non dixisse quod dixerit), indulgendo anche in cio a tendenze popolareggianti.
24 POSS. 17, 9
et quam nihil ille obicctis re ferre potuerit, nihilominus de
monstratum est ... Id enim
Collatio cum Maximino 26, PL 42, 740
Scis autem sermonem tuum prolixis simum occupasse nobis tempora quibus
respondere possemus, et tantum diet
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40 M. PELLEGRINO
egerat nequitia hominis, ut sua
novissima prosecutione multo
(multum AQs2) longissima to tum quod remanserat diet spa tium occuparet.
remansisse, quantum omnino non suffi
ceret, ut ea quae dixisti saltern nobis
relegerentur.
Contra Maximinum, praef., ibid., col. 743
Disputationi Maximini Arianorum epi
scopi, cuius prolixitate spatium diet,
quo praesentes conferebamus, respon sionem debitam reddens, ad ipsum loqui
utique debeo ... Prius itaque ostendam
refellere te non potuisse quae dixi.
Anche qui un' espressione popolareggiante (multum [o multo] longissi ma) distingue il linguaggio di Possidio da quello di Agostino.
25 POSS. 18, 7
illosque Manichaeos, Dona
tistas, Pelagianistas et paganos ex magna parte defecisse et
ecclesiae Dei sociatos esse
congaudens.
Gesta cum Emerito 2, CSEL 53, p. 182, 24 Pet schenig
quod Donatistas in nomine Christi in
gremium catholicum iam magna ex par te suscepimus, ita ut paene omnes com
munioni catholicae sociatos esse gau deamus.
Mentre le ultime parole hanno il suono d'una frase che poteva es
sere d'uso in simili occasioni, Fespressione magna ex parte, che ricor re in contesti simili, fa pensare a una reminiscenza.
26 POSS. 18, 9
Tanta autem ab co dictata et
edita sunt ... ut ea omnia oix
quisquam studiosorum perlege re et nosse sufficiat.
De Cio. Dei VI 2, CSEL 40,1, p. 273, 2 Hoffmann
tarn multa scripsit (sc. Varro), quam multa vix quemquam legere potuisse credamus
Si potrebbe spiegare la somiglianza col ricorrere d'un luogo comu
ne. S. Gerolamo dice di Origene, dopo aver menzionato la portentosa attivita letteraria di Varrone e del greco Calcentero: ?quis enim umquam tanta legere potuit, quanta ipse conscripsit?? (Epist. 33, 5, CSEL 54, p. 259, 4 Hilberg). Tuttavia una reminiscenza diretta del luogo agostiniano
parrebbe suggerita dall'identita delle espressioni sottolineate.
27 POSS. 24, 13
devitans in eis inplicationem
Con/. VIII 14
(di Alipio) deoitans in eis omnem
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REMINISCENZE LETTERARIE AGOSTINIANE NELLA ?VITA AUGUSTINI? DI POSSIDIO 41
animi, quern semper liberum ha
here volebat ab omni molestia
temporali
28 POSS. 27, 5
ut vel eorum iam pacta vel
placita (ita AB; pacta placita s2t2 iam facta placita DEFGRs't1
pacta et placita edd.) firma
rentur
inquietudinem animi, quern oolebat ha
bere liberum
I 22
secundum id pacfum et placitum
I 29
a tc accepta aeterna pacta perpetuae salutis neglegant, ut qui ilia sonorum
vetera placita tcneat
IV 2
quid distaret inter coniugalis placiti modum... et pactum libidinosi amoris
VIII 19
quod non irem in placitum et pactum tecum
Enarr. in Ps. 82, 6, PL 37, 1052
omne pactum et placitum testamen
tum vocabant
Serm. 56, 13, PL 38, 383
Sponsionem facimus cum Deo, pac tum et placitum.
Serm. 58, 7, ibid. 396
Et induxit nobiscum Deus pactum et
placitum
Serm. 114, 5, ibid. 634
Quo iure? quo pacto? quo placito?
II Courcelle (Possidius, p. 430) un'espressione familiare ad Agostino, ne entrava nelle sue consuetudini (v.
cita solo Conf. I 22. Era dunque che per il giuoco dell' allitterazio
sopra, n. 17).
29 POSS. 28, 2
Praereptos etiam sibi quos dam libros ante diligentiorem emendationem a nonnullis fra
Epist 174, CSEL 44, p. 650, 16 Goldbacher
Omiseram quippe hoc opus, postea
quam conperi praereptos mihi essc sive
subreptos antequam eos absolverem et
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42 M. PELLEGRINO
tribus conquerebatur, licet eos
postmodum emendasset. retractatos, ut mea dispositio fuerat, ex
polirem ... interruptam dictationem reli
queram cogitans hoc ipsum in aliquibus scriptis mcis conqueri . . . verum . . .
opus tarn laboriosum adiuvante Domino
terminare curavi eosque emendates Ic
gendos describendosque permisi.
Si riferisce ai primi dodici libri De Trinitate, incominciati gia nel
399, sottratti alPautore c divulgati prima ch'egli potesse correggerli c finire il XII; Agostino, che aveva gia proposto di non pubblicarli piu, ce
dendo alle preghiere dei fratelli s'indusse a emendarli e completarli, e li pubblico verso il 416; indi vi aggiunse altri tre libri, che videro la luce nel 418 o 419. Si vedano, oltre i passi qui riportati, le Retract. II 41 (15), 1, CSEL 36, p. 147 Knoll; A. Harnack, Die Retraktationen Augu stins, ?Sitzungsberichte der kgl. preuss. Akad. d. Wiss.?, 1905, 1127 s.; S. Zarb., Chronologia operum s. Augustini, Romae 1934, p. 48 s. (= ?An
gelicum? 10, 1933, p. 487 s.). Anche il libro De immortalitate animae fu
pubblicato contro la volonta deU'autore (Retract. I 5, 1, p. 25). Come spesso, il biografo riassume, pur riportando testualmente al
cune frasi del testo a cui attinge.
30 POSS. 28, 3
ex utroque divino testamento veteri et novo praemissa praefa tione praecepta (praecepta prae
missa praefatione A) seu vetita
excerpsit atque ex his unum
codicem fecit, ut qui vellet
legeret atque in eo vel quam obediens Deo inobediensque (-ensue st edd.) esset agnosce ret; et hoc opus voluit ? Specu lum ? appellari.
Speculum Quis ignorat, praef. CSEL 12, p. 3
Weihrich
quaedam vero sic esse iussa ut ob servarentur et fierent, vel prohibita, ne fierent... horum autem quae iubendo et uetando scripta sunt... alia vero etiam nunc facienda sunt, si facienda
praecepta sunt, nec facienda, si prohi bita ... De his igitur quae ita sunt po sita in litteris sacris vel iubendo vel vetando vel sinendo eum qui iam cre
dens oboedire Deo voluerit admonemus,
quantumque in bonis moribus operibus que profecerit et quantum sibi desit, adtendat.
Anche qui Possidio riassume motivi diffusamente sviluppati da
Agostino, con richiami precisi che dimostrano la dipendenza dal testo
agostiniano.
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REMINISCENZE LETTERARIE AGOSTINIANE NELLA ?VITA AUGUSTINI ? DI POSSIDIO 43
31 POSS. 28, 11
Et sc inter haec mala cuius
dam sapientis sententia conso
labatur dicentis: ?Non erit mag num putans quod cadunt ligna et lapides, et moriuntur mor
tales?.
Serm. Biblioth. Casin. I, 7, Miscell. Agostin., Ro
ma 1930, p. 405, 24 Morin
Doles ergo, et ploras, quia ruerunt
ligna et lapides, et quia mortui sunt
morituri ? Damus aliquem mortuum sem
per victurum: doles quia ceciderunt lig na et lapides, et quia mortui sunt mo
rituri?
De Civ. Dei II 2, CSEL 40; I, p. 61, 23 Hoffmann
quando quidem in ruina eius (sc.
Romae) lapides et ligna... ceciderunt
Serm. 81, 9, PL 38, 505
Non enim de lapidibus et lignis agi tur... Hoc sic erat factum, ut esset
aliquando ruiturum
Poiche in nessuno dei passi allegati si cifa il ?saggio? che ha pro
ferito questa sentenza, bisogna pensare che Possidio Tabbia udita dalla
bocca stessa di Agostino; il che pote facilmente avvenire durante Tas
sedio d'Ippona, quando Possidio con altri vescovi vi si era rifugiato (? 13),
anche se il passo riportato precede il racconto dell'assedio. II ?saggio?
qui menzionato e Plotino, Enn. I 4, 7 oux av Ixi anoubaloc, tir\ i*6Xa xal
XI&o'jq xal vyj Ata O-avaxou^ frvYjx&v (xeya ^yo6u,evo<;, come rilevd per pri
mo, a quanto ci consta, H. Dorries, in ?Theol. Literaturzeitung ? 56, 1931,
103; v. anche P. Henry, Plotin et 1'Occident, ? Spicil. sacrum Lovan.? 15,
1934, p. 137-139; Courcelle, Histoire litteraire des grandes invasions
germaniques, Paris, 1948, p. 55, 96, 221. Del resto il concetto era dive
nuto un luogo comune, particolarmente frequente nella letteratura con
solatoria: cf. Cic. Ad fam. IV 5, 4 (imitato da s. Ambrogio, Epist. 39,3,
PL 16, 1146); Sen. Epist. 91; Dial. VI 21, 1; 26, 5; XI 1; Epictet. Diss.
I 28, 14-18; Menand. p. 414, 6 Spengel; Cypr. Epist. 58, 3, CSEL 3, 2,
p. 659, 9 Hartel; Auson. Epit. 32, 9 s., p. 84 Peiper; Rut. Namat. I 413
s., p. 22 Vessereau-Prechac; Tasso, Gerus. Lib. XV 20; Byron, Child
Harold IV 44. Cf. Courcelle, Sur les dernieres paroles de S. Aug., ?Rev.
d' etudes anc.? 46, 1944, p. 205-207, dove nota che il parallelo col testo
delle Enneadi e phi esteso di quanto fu osservato finora. Gli ultimi due
passi di Agostino ivi indicati (Serm. 105, 9, PL 38, 624, e Serm. 296, 6,
ibid. 1356) non sembrano a proposito.
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44 M. PELLEOR1NO
CONCLUSIONE
La dipendenza letteraria di Possidio da s. Agostino e abbondante
mente dimostrata dai passi mcssi a confronto. Lc reminiscenze piu importanti sono suggerite dall'argomento. Rac
contando o alludendo a fatti o a stati d'animo narrati da Agostino, Pos
sidio ha riletto i passi (quando non li avcva fortemente impressi neila
memoria), riecheggiando il maestro anche nelle espressioni (5, 6, 7, 9, 11, 12, 13, 14, 15,16, 18, 22, 23, 27, 29). Raramente, in tali casi, il biografo si
stacca alquanto dai testi a cui allude, o perche accosta passi tolti da
luoghi diversi (8), o perche riassume, talora frettolosamente, o per aver
dato solo un rapido sguardo al testo agostiniano, se pure non s'e fida to della memoria (18).
Talvolta la reminiscenza non e particolarmente suggerita dall'argo mento trattato, il che dimostra ancor meglio la familiarita del biografo con gli scritti del suo eroe (1, 2, 4, 20).
Piu volte si pud pensare, anziche al ricordo d' un passo determinato, a concetti ed espressioni che dovevano essere consuete ad Agostino, anche se non sempre appaiono documentate da passi numerosi (6, 8, 10, 17, 21, 25, 28); ne e sempre facile distinguere i luoghi comuni da quel li propriamente agostiniani (26).
Qua e la e dato anche di cogliere la fisionomia del biografo in
espressioni di colorito popolareggiante in cui egli si stacca da Agostino (5, 23, 24) o da altri autori che riecheggia (12); una volta corregge for se un costrutto meno regolare che trovava nel documento consultato (18).
Almeno in tre casi il raffronto della Vita con le opere agostiniane sembra giovare alia costituzione del testo: n. 19, ove i Gesta cum Erne rito ci hanno suggerita la congettura che riteniamo richiesta dai senso; n. 23, ove la lezione comune dixerit e confermata daH'?p/s/. 239,1 (sen za varianti) in confronto al dixerat di G, codice del resto molto auto
revole; n. 28, ove i numerosi passi di Agostino inducono a ripudiare la lezione facta placita, attestata da un buon gruppo di codici fra i piu antichi, che spesso danno la vera lezione.
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