relazione della missione archeologica italo-turkmena nel delta del murghab (turkmenistan)

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1 Missione Archeologica Italo-Turkmena nel Delta del Murghab (Turkmenistan) Relazione Finale Campagna 2007 Barbara Cerasetti (Dipartimento di Archeologia, Università degli Studi di Bologna) Andrea Ninfo (Dipartimento di Geografia, Università di Padova) Valentina Azzarà (Dipartimento di Archeologia, Università degli Studi di Bologna) Helmut Becker (Beuerberg, Germania) Introduzione B. Cerasetti La campagna archeologica Autunno 2007 nel delta del Murghab si è svolta dall’11 al 13 di Ottobre nell'ambito dell'accordo tra l'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) di Roma e lo State Institute of Cultural Heritage of the Peoples of Turkmenistan, Central Asia and the Orient under the President of Turkmenistan di Ashgabat, sotto la direzione della Dr. Barbara Cerasetti e del Prof. Ovez Gundogdiyev. I membri della missione erano, oltre ad i responsabili scientifici, il Dr. Aydogdy Kurbanov, nella veste di Ispettore del Ministry of Culture and TV Broadcasting of Turkmenistan, il Dr. Nygmatulla Amanliev da parte turcomanna e la Dr. Valentina Azzarà, la Sig.ra Luana Cenci ed il Dr. Helmut Becker da parte italiana. Quest’anno per la prima volta sono stati invitati dal National Institute of Deserts, Flora and Fauna di Ashgabat, che in data 13 Luglio 2007 ha firmato un Protocollo di Cooperazione Scientifica con il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, grazie all’intercessione del Ministro per la Protezione della Natura della Repubblica del Turkmenistan, Makhtumkuli K. Akmuradov, studiosi e studenti di diverse Istituzioni italiane: il Dr. Dennys Frenez, dottorando presso il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, il Dr. Andrea Ninfo, dottorando presso il Dipartimento di Geografia dell’Università di Padova, i Sig.ri Pietro Liuzzo e Anna Tonelli, studenti presso la Nostra Università, e la Sig.ra Lucia Nieddu, studente presso l’Università di Sassari. La direzione scientifica della missione era del Dr. Paltamet Esenov, direttore del National Institute of Deserts, Flora and Fauna, e della Dr. Barbara Cerasetti. La missione si è rilevata particolarmente importante per consolidare la rete di contatti nodali già avviata nel 2006. Naturalmente anche quest’anno entrambi i progetti si sono avvalsi della colaborazione di diverse Istituzioni europee e non:

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Relazione Campagna 2007; Barbara Cerasetti, Andrea Ninfo, Valentina Azzarà, Helmut Becker

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Page 1: Relazione della Missione Archeologica Italo-Turkmena nel Delta del Murghab (Turkmenistan)

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Missione Archeologica Italo-Turkmena nel Delta del Murghab (Turkmenistan) Relazione Finale Campagna 2007

Barbara Cerasetti (Dipartimento di Archeologia, Università degli Studi di Bologna) Andrea Ninfo (Dipartimento di Geografia, Università di Padova) Valentina Azzarà (Dipartimento di Archeologia, Università degli Studi di Bologna) Helmut Becker (Beuerberg, Germania) Introduzione B. Cerasetti

La campagna archeologica Autunno 2007 nel delta del Murghab si è svolta

dall’11 al 13 di Ottobre nell'ambito dell'accordo tra l'Istituto Italiano per l'Africa e

l'Oriente (IsIAO) di Roma e lo State Institute of Cultural Heritage of the Peoples of

Turkmenistan, Central Asia and the Orient under the President of Turkmenistan di

Ashgabat, sotto la direzione della Dr. Barbara Cerasetti e del Prof. Ovez

Gundogdiyev. I membri della missione erano, oltre ad i responsabili scientifici, il Dr.

Aydogdy Kurbanov, nella veste di Ispettore del Ministry of Culture and TV

Broadcasting of Turkmenistan, il Dr. Nygmatulla Amanliev da parte turcomanna e la

Dr. Valentina Azzarà, la Sig.ra Luana Cenci ed il Dr. Helmut Becker da parte italiana.

Quest’anno per la prima volta sono stati invitati dal National Institute of

Deserts, Flora and Fauna di Ashgabat, che in data 13 Luglio 2007 ha firmato un

Protocollo di Cooperazione Scientifica con il Dipartimento di Archeologia

dell’Università di Bologna, grazie all’intercessione del Ministro per la Protezione

della Natura della Repubblica del Turkmenistan, Makhtumkuli K. Akmuradov,

studiosi e studenti di diverse Istituzioni italiane: il Dr. Dennys Frenez, dottorando

presso il Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, il Dr. Andrea

Ninfo, dottorando presso il Dipartimento di Geografia dell’Università di Padova, i

Sig.ri Pietro Liuzzo e Anna Tonelli, studenti presso la Nostra Università, e la Sig.ra

Lucia Nieddu, studente presso l’Università di Sassari. La direzione scientifica della

missione era del Dr. Paltamet Esenov, direttore del National Institute of Deserts, Flora

and Fauna, e della Dr. Barbara Cerasetti. La missione si è rilevata particolarmente

importante per consolidare la rete di contatti nodali già avviata nel 2006.

Naturalmente anche quest’anno entrambi i progetti si sono avvalsi della

colaborazione di diverse Istituzioni europee e non:

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1. Institute of Archaeology of University College of London (UCL);

2. Department of Archaeology, University of Durham;

3. Department of Geography, University of Durham;

4. “V.V. Dokuchaev” Soil Science Institute of Russian Academy of

Agricultural Sciences in Moscow;

5. Dipartimento di Geografia dell’Università di Padova;

6. Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Milano.

Obiettivi raggiunti

1. International Workshop “From Flow Control to Water Storage: Early

Development in Irrigation in Central Asia” (Ashgabat, September15th 2007),

organizzato dal National Institute of Deserts, Flora and Fauna of the Ministry

of Nature Protection of Turkmenistan e dal Dipartimento di Archeologia

dell’Università di Bologna. Il workshop ha visto la partecipazione di

specialisti turcomanni, europei e russi:

• P. Esenov, National Institute of Deserts, Flora and Fauna

(Turkmenistan);

• K. Kurbanmuradov, National Institute of Deserts, Flora and Fauna

(Turkmenistan);

• A. Nigarov (Turkmenistan), Turkmen Geology;

• K. Rejepbaev (Turkmenistan), Institute of Agronomy;

• E. Pyagay, V.V. Dokuchaev Soil Science Institute of Russian

Academy of Agricultural Sciences (Russia);

• T.J. Wilkinson, Department of Archaeology, University of Durham

(UK);

• D.N.M. Donoghue, Department of Geography, University of Durham

(UK);

• A. Ninfo, Department of Geography, University of Padua (Italy);

• B. Cerasetti, Department of Archaeology, University of Bologna

(Italy) (v. programma del workshop e CD allegati).

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2. Concessione da parte di V.I. Sarianidi, direttore della missione russo-

turcomanna nel sito del Medio Bronzo di Gonur, della creazione di un Sistema

Geografico intra-site della città e quindi la revisione e lo studio di tutti i dati

provenienti dai precedenti scavi;

3. Concessione al Dr. Dennys Frenez da parte di V.I. Sarianidi dello studio del

materiale in avorio proveniente dal sito di Gonur e conservato presso i Musei

di Ashgabat e Mary (la relazione dettagliata verrà fornita dallo stesso Dennys

Frenez);

4. Accettazione da parte del Ministero della Cultura turcomanno, nella persona

del Dr. Mukhammed A. Mamedov, Chief of Memorials Protection and

Restoration Department of Turkmenistan Ministry of Culture, di un nuovo

Protocollo Scientifico, concludendosi nel Luglio 2008 l’accordo con lo “State

Institute of Cultural Heritage of the Peoples of Turkmenistan, Central Asia and

the Orient” presso la Presidenza della Repubblica del Turkmenistan, e

l’IsIAO. Il nuovo progetto si articolerà nei seguenti punti:

Project 1:

The Archaeological Setting of Nomads and Sedentary in Southern Turkmenistan

in the Transition from Bronze Age to Iron Age;

Project 2

Relazione della missione Turkmenistan 2007

:

Pathways to Early State Formation in the Tejen and Murghab Floodplains: the

Exploration of Late Chalcolithic Sites and Irrigation Works.

A. Ninfo Introduzione

La missione 2007 è stata finalizzata a instaurare la collaborazione con il

National Institute of Deserts, Flora and Fauna e a proseguire il lavoro di campagna

intrapreso nel 2006.

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In verde sono rappresentati i punti d’interesse archeologico e geomorfologico. La linea nera rappresenta tutti i percorsi della “survey” 2007

L’International Workshop “From Flow Control to Water Storage: Early

Development in Irrigation in Central Asia” è stato un’occasione molto utile per

confrontarsi sullo stato dell’arte delle conoscenze dei diversi partner della collaborazione

e per pianificare gli sviluppi futuri della ricerca. Il 16 ed il 17 Settembre sono stati spesi

in ricognizione nel delta del Murghab con il Prof. Tony Wilkinson ed il Dr. Daniel

Donoghue dell’Università di Durham ed il 19 abbiamo dato inizio al lavoro di

campagna con il Dr. Aman Nigarov, esperto geologo locale e direttore dell’Istituto di

Paleontologia e del laboratorio per l’analisi dei sedimenti.

L’incontro con il direttore dell’Istituto di Geologia di Bayram-ali è stato molto utile,

soprattutto per quanto concerne la raccolta di informazioni sul costo e le tempistiche

necessarie per effettuare analisi e sondaggi meccanici. Gli ultimi giorni sono stati spesi

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nella capitale per un confronto sulle problematiche aperte e lo scambio dei dati

raccolti.

Ricognizione sul terreno

La ricognizione sul campo è stata concentrata nella parte centrale ed orientale

dell’antico delta del Murghab, ovvero la porzione orientale del fan del delta fluviale

comprendente il sito di Gonur, l’antica capitale Merv ed i siti a nord-orientali, in

quanto meno nota dal punto di vista geoarcheologico e geomorfologico. Infatti il

dosso fluviale principale che alimenta il delta antico si raccorda in maniera unitaria

una ventina di chilometri a sud di Merv, proseguendo fino all’incisione attuale del

Murghab.

La pianura terrazzata del Murghab, alla cui esplorazione sono stati dedicati due

giorni di ricognizione, è un’area importante per approfondire la comprensione del

sistema fluviale e del paleo-ambiente ad esso associato. Questa fertile pianura è stata

secondo Lyapin (1999. K paleogeografii Turkmenistana: kamennij bek) la culla

dell’agricoltura che sembra svilupparsi inizialmente sui terrazzi del Murghab per poi

colonizzare l’area deltizia. La disponibilità d’acqua durante l’intero l’anno fa di

quest’ambiente una zona molto favorevole all’agricoltura, ma con spazio limitato se

confrontata con l’ampiezza del delta, in cui di contro l’irregolarità del regime fluviale

richiede una maggiore capitalizzazione e gestione idraulica dei deflussi. Sicuramente

la pianura è, ed è stata, una via di comunicazione preferenziale con la parte nord-

occidentale dell’Afghanistan. Vicino al confine sorge, su un antico terrazzo fluviale

del Murghab, l’abitato di Tahkta Bazar (bazar = alto, rialzato). La presenza in questo

luogo delle caverne di Eke Deshik testimonia l’esistenza di un’importante via di

passaggio. Tali cavità, scavate nelle colline di loess che qui racchiudono la pianura su

entrambi i lati, si sviluppano su sette diversi livelli di cui il più antico sembra risalire a

circa 1500-2000 anni fa. Questi ripari vennero sicuramente riutilizzati nel periodo

islamico come caravanserragli e per proteggere la popolazione dagli invasori e dalle piene

del Murghab.

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Alcune delle caverne scavate nelle colline di loess in destra fluviale Pochi chilometri a sud si trovano i resti di un ponte sul Murghab attribuito, dai

locali ad Alessandro il Macedone, confermandone il ruolo strategico di importante via

di comunicazione. Si segnala un tepe ricoperto da ricca vegetazione riutilizzato come

cimitero moderno.

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Rifugio per carovane di cammelli

Antico ponte sul Murghab attribuito ad Alessandro il Macedone Descrizione sezioni stratigrafiche Sezione n° 2 GCS_WGS84: Lat. 37,630708 N, Long. 62,023605 E

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WGS84_UTM_zone_41N: 4165290,868 N, 413845,963 E 225 m slm SRTM 196 m slm GPS

Circa 15 km a ovest di Merv si trova un grosso canale artificiale alimentato dal

Murghab che sta erodendo la pianura “antica”, probabilmente ricalcando in parte tratti di

antica idrografia. L’erosione apre sezioni verticalmente esposte per 7-9 m e con

estensione laterale chilometrica. Lungo le sponde dello stesso canale, nello spazio di circa

500 m, si ritrovano svariati segni di una frequentazione antropica duratura e strutturata:

abbiamo una sezione con abbondanti resti di ceramica e una tubatura dell’acqua, poi una

struttura muraria, una fornace e infine un tepe islamico. Si trovano numerosi resti di

ceramica su almeno due differenti orizzonti pedogenizzati, segni di diversi cicli di

frequentazione umana. Si nota che lateralmente al punto della descrizione (tepe) il piano

di campagna si abbassa o varia di circa 1-1,5 m. Si rileva l’impossibilità di pulire

adeguatamente la parte alta della sezione senza l’ausilio di un’imbragatura da alpinista.

In rosso la sezione n° 2

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Visione generale delle superfici esposte nel punto della sezione n° 2 0-360 cm: argilla limosa e limi argillosi marrone chiaro. Alternanza di livelli

centimetrici grigiastri e giallastri; lenti centimetri che riempite da materiale argilloso.

Limite chiaro ondulato. Livello di vita chiaramente antropico per la presenza di grossi

cocci inclusi nella sequenza stratigrafica e per i tipici livelli grigio-giallastri;

I primi 4 m circa della sezione n° 2

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360-370 cm: livello argilloso, argilloso-limoso, con limite chiaro e segni di

laminazione piano parallela;

Livelli “antropici” di limi grigiastri con numerosi resti di ceramica; primi 4 m circa dal piano di campagna lateralmente alla sezione n° 2

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370-450 cm: livelli (10-20 cm) di limi grigi chiari cementati con alternanze di lamine

centimetriche di sabbia medio fine marroni (limite erosivo) e livelli di argilla e

argilla-limosa marrone chiaro compatti 1-5 cm. In generale i livelli hanno andamento

sub-orizzontale o ondulato. Limite inferiore erosivo;

450-470 cm: argilla, argilla-limosa finemente laminata; 470-520 cm: limi grigi chiari compatti e cementati; 520-650 cm: livelli alternati di limi argillosi alternati ad argille limose. Strati

centimetrici con accumulo maggiore di sostanza organica. Da marrone chiaro a scuro

compatti. A 5,50 -5,80 livelli argillosi compatti, centimetrici, inclusi millimetrici di

Fe-Mn debole grado di pedogenesi screziature con presenza di cristalli di gesso

secondario. Livello con inclusi pochi resti di ceramica lateralmente alla sezione

descritta;

650-680 cm: argilla scura organica accumuli millimetrici di sostanza organica,

debolmente laminato, strato con inclusi ceramici;

680-720 cm: sabbie screziate con segni di ferro medio fini;

720-800 cm: argilla bruno scuro pedogenesi (ambiente lacustre);

800-830 cm: primi 20 cm “ciottoli” di argilla centimetrici abbondanti (mud pebble) in

strato di limi fini limite obliquo lateralmente irregolare;

820-830 cm: sabbie marrone chiaro medio fini; finemente laminate limite erosivo

andamento come sopra;

830-870 cm: argilla, argilla limosa marrone bruno scuro, discreto livello di

pedogenesi, aggregati poliedrici centimetrici;

870-920 cm: AL bruno scuro 10YR 4/6 aggregati poliedrici;

920-940 cm: AL come sopra colore più scuro;

940-1050 cm: argilla organica 7,5 GY 4/1 pedogenesi aggregati pluricentimetrici.

(ambiente lacustre di palude). Piccoli cristalli di gesso secondari;

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Sezione n° 2

È posta 500 m a sud della sezione n° 2 lungo la sponda destra dello stesso canale.

Tubatura a circa 2,80 m dal piano campagna attuale (sezione n° 2a)

0-190 cm: limi fini generalmente massivi grigio grigio-chiaro, fortemente cementati

con qualche piccola alternanza centimetrica di materiale più fine con debole

laminazione; limite graduale;

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190-250 cm: limi argillosi leggermente laminati. Limite chiaro;

Un canale artificiale in sezione localizzato a poche centinaia di metri dalla sezione n° 2 250-265 cm: argille limose, 7,5 YR 4/6 finemente laminate con andamento sub-

parallelo aggregate in piccole scaglie;

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270-290 cm: limi e limi argillosi biancastri (N 7/0 o 6/0). Inclusi ceramici;

290-300 cm: livello di argilla organica con segni di combustione 7,5 YR 3/4. Inclusi

ceramici;

300-330 cm: argilla limosa bruno chiara con pezzi di ceramica;

330-370 cm: fini limi cementati massivi grigi laminati verso la fine dello strato.

Limite abrupto;

370-380 cm: limi fini laminati;

380-420 cm: argille finemente laminate 7,5 YR 4/6.

Lo strato “antropico” è compreso tra 270 e circa 370 cm ed è racchiuso da due

strati fluviali finemente laminati e testimonia un discreto periodo di stabilità aperto e

chiuso da due momenti a maggior instabilità geomorfologica. La tubatura ceramica si

inserisce in questo orizzonte caratterizzato da segni e resti di attività agricola:

vasellame grezzo, pietre per macinare le granaglie resti di ossa e di fuoco ecc.

Lateralmente, lungo la stessa sponda in erosione, si ritrovano alcuni antichi canali

artificiali situati a circa 3 m di profondità che testimoniano una complessa regolazione

idraulica del territorio.

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Fornace situata ad un centinaio di metri a sud della sezione n° 2

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Struttura antropica, probabile muro di sostegno

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Calco di una grossa giara a circa 2 m dal piano di campagna

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Pestello (sezione n° 2a)

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Frammenti di ceramica nel più profondo dei livelli pedogenizzati. Trovate ad alcune decine di metri lateralmente dal punto della sezione n° 2 Sezione n° 5 GCS_WGS84: Lat. 36.640503 N, Long. 62.477317 E WGS84_UTM_zone_41N: 4055120.638 N, 453275.479 E 292 m slm SRTM 265,6 m slm GPS

Sezione situata 5-6 km a nord dell’abitato di Sandykachi, esposta da

scavi/spianamenti meccanici. Stratigrafia correlabile in base alla quota a quella

dell’antica piana del Murghab quando scorreva nella parte sinistra della sua valle.

L’alto morfologico correlabile con i terrazzi, ora ricoperti dai processi eolici, è

costituito per il primo metro da depositi con abbondanti resti ceramici probabilmente

islamici, motivo per cui è stato in parte risparmiato dalle ruspe.

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Visione d’ambiente dell’alto morfologico foto fatta da nord verso sud

Visione generale. In rosso la sezione descritta. Immagine orientata est-ovest

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0-40 cm: suolo argilloso limoso grigio chiaro in superficie frammenti di ceramica; a

20 cm inclusi bianchi soffici sub-centimetrici (campione n° 4);

40-120 cm: limi massivi grigio chiaro cementati;

120-160 cm: limi e sabbie fini con livelli alternati di argilla e sabbia grigio chiaro.

Livelli di sabbia in parte cementati spessi (1,5 cm);

160-280 cm: argilla limosa e limo, circa a 220 cm livelli sabbia cementata che vanno

sfumando o sostituiti da materiale più fine lateralmente lungo la sezione. Piccoli

livelli argillosi. Livelli di sabbia limite erosivo (Campione n° 3);

280-370 cm: sabbia, sabbia limosa grigio chiara, abbondanza di aggregati soffici in

piccole sfere subcentimetriche dovuti alla presenza di sali;

370-545 cm: sabbia più compatta della precedente superficie abrasiva (Campione n°

2);

545-600 cm: limi massivi grigio chiari alternati a due livelli centimetrici di argilla

marrone chiaro;

600-750 cm: sabbie medie grigio chiaro. Piccoli aggregati (compattazione interno

radice). Segni di radici centimetrici con deposito di ferro giallo-rosso. La stratigrafia

visibile di questo livello finisce sul piano campagna ma potrebbe proseguire oltre, da

uno scavo a poche decine di metri;

circa 850-1000 cm: 1,5 m di limi bianchi fortemente cementati massivi.

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Particolare di sabbie con segni di radici

Frammento ceramico rinvenuto in superficie

A circa un metro dalla superficie i depositi sono attribuibili alla parte superiore

del Pleistocene, la sequenza è correlabile agli antichi terrazzi fluviali, ora ricoperti da

sedimenti eolici, che racchiudono la pianura del Murghab. Si aspettano i risultati delle

analisi granulometriche e mineralogiche per confermare le ipotesi dell’età dei

sedimenti.

Considerazioni preliminari dei dati stratigrafici

Le sezioni stratigrafiche rilevate sembrano confermare che lo spessore, variabile

localmente, della coltre alluvionale olocenica nella parte centrale del delta (circa alla

latitudine di Merv) è di circa 10-20 m. I depositi delle sezioni n° 2 e 2a testimoniano

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una lunga e duratura gestione idraulica del territorio e due o tre cicli distinti di

occupazione umana. La sequenza stratigrafica della sezione n° 2 dovrebbe ben

rappresentare i depositi almeno dall’Olocene medio all’attuale. E’ stato raccolto un

campione a circa 1 m dalla base per la datazione al C14, il cui risultato speriamo

aiuterà a confermare tali ipotesi e ad attribuire una cronologia al livello antropico più

antico.

La sezione n° 5, previa conferma delle analisi, fornisce un primo esempio di

stratigrafia tardo-pleistocenica utile per una caratterizzazione preliminare di questo

tipo di depositi.

Campagna di scavo 2007 nei siti di cultura Andronovo N. 1211 e 1219 nell’area di Takhirbai V. Azzarà

L’obiettivo principale della campagna di scavo 2007 è stato quello di portare a termine l’indagine dei Siti di cultura Andronovo N. 1211 e 1219, localizzati nell’area di Takhirbai e investigati durante le stagioni 2002, 2004 e 2006.

Le operazioni di scavo condotte da M. Cattani e S. Salvatori (stagioni 2002-2004) avevano rivelato la presenza di evidenze insediamentali connesse ad occupazioni nomadiche di tipo probabilmente stagionale. Il Sito N. 1219 era in particolare caratterizzato dalla presenza di una capanna seminterrata con almeno due fasi di occupazione rivelate dalla successione stratigrafica di strutture accessorie quali forni e focolari. Il Sito N. 1211 sembrava invece costituire un’area di immagazzinamento dotata di fosse atte alla conservazione di granaglie. La campagna 2006, condotta da F.Genchi, aveva confermato la presenza di strutture di tale tipo nel sito N. 1211.

Le operazioni di scavo 2007 hanno interessato entrambe le aree di occupazione; l’apertura di cinque Test Trench ha condotto ad un’indagine esaustiva del Sito N. 1211 ed alla documentazione di interessanti evidenze di occupazione nel Sito N. 1219. La documentazione topografica delle evidenze di scavo è stata effettuata tramite una Stazione Elettronica Totale Leica TPS 1100, i cui dati sono stati elaborati tramite software Leica Survey Office; la documentazione grafica è stata realizzata procedendo all’elaborazione di immagini zenitali ortorettificate, modificate tramite il software MRS Rolley Metric. I dati così ottenuti sono stati importati e analizzati in ambiente GIS (ArcGIS 8.2).

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Sito N. 1211

Il sondaggio realizzato durante la stagione 2006, identificato nell’ambito di questo rapporto come TT 0000, è stato esteso verso est e verso ovest al fine di completare l’analisi planimetrica della zona di stoccaggio identificata nella precedente stagione.

Il sondaggio situato nell’area est (5 x 4 m.), designato come TT 1000, era caratterizzato dalla presenza di alcuni contenitori ceramici di tipo Namazga (NMZ) VI, torniti e con ingobbio, associati ad un piano di calpestio identificabile in un sedimento compatto di limo grigiastro. In associazione allo stesso piano sono stati rinvenuti diversi frammenti di ceramica di tipo ICW (Incised Corse Ware), connessi all’occupazione di tipo nomadico riconosciuta in tutti i contesti del sito precedentemente indagati. In fase di scavo non sono state identificate strutture chiaramente riconoscibili, ma la zona sembra connessa stratigraficamente, ed in base alle evidenze di cultura materiale, all’area di stoccaggio adiacente sul lato ovest (TT0000).

TT 1000. Distribuzione di ceramica di tipo Wheel-Made (WM) TT 1000. Ceramica associata ad una macina

Il TT 2000 consiste invece in un’area di 4 m.q. indagati fino al suolo vergine, adiacenti verso ovest al TT 0000 del 2006. L’area presenta chiare evidenze connesse ad attività di combustione ed alla trasformazione alimentare, legate stratigraficamente all’interfaccia superiore di un piano di calpestio perfettamente conservato, identificato come US 2002. Quest’ultimo consiste in un livello tabulare di argilla bruno-grigiastra,

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potente 10-15 cm, esteso in tutta l’area e evidentemente connesso all’ultimo livello indagato durante la stagione 2006 nel TT 0000.

TT 2000. Piano di calpestio US 2002

Tre lenti nerastre a matrice limo-argillosa, UUSS 2001, 2003 e 2004, erano

localizzate lungo i margini nord ed ovest dell’area di scavo. I depositi UUSS 2001 e 2004 presentavano forma pseudo-ovale piuttosto irregolare, ed erano caratterizzati dalla presenza di numerosi frammenti di ceramica di tipo ICW e WM. L’US 2001, in particolare, presentava un vaso di tipo NMZ frammentario ma interamente conservato.

TT 2000. Le fosse afferenti al piano di calpestio US 2002 in un’immagine ortorettificata

L’US 2003 si è rivelata interessante poiché, dopo un’accurata pulizia di

superficie, i limiti della stessa apparivano di forma perfettamente rettangolare.

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L’approfondimento stratigrafico non ha però rivelato la presenza di un’interfaccia negativa che tagliasse l’US 2002, alla quale le evidenze di combustione sembrano connesse. L’US 2003 sembrerebbe piuttosto essere la testimonianza di qualche attività, realizzata probabilmente attraverso una sovrastruttura deperibile di cui non è rimasto alcun segno tangibile, se non appunto la traccia perfettamente rettangolare e quindi con estrema probabilità strutturale che insiste sul piano di calpestio US 2002.

L’ultimo livello archeologico indagato durante la stagione 2006 nel TT 0000 corrisponde, come si è detto, al piano di calpestio US 2002. Un’accurata pulizia di superficie ha rivelato la presenza di alcune buche di palo e fosse afferenti lo stesso periodo di occupazione, oltre ad aver evidenziato i limiti non precedentemente riconosciuti di alcune fosse indagate nella passata stagione.

Lungo il limite sud del sondaggio è stata identificata una buca di palo (UUSS 2014-2015), caratterizzata da un riempimento nerastro piuttosto sciolto e da un taglio circolare abbastanza regolare. Una seconda buca (UUSS 2018-2019) si trovava a circa 70 cm di distanza, anch’essa riconoscibile in base al colore nerastro del riempimento, piuttosto friabile, inserito in un taglio circolare regolare.

Buca di palo UUSS 2018-2019 prima dello scavo Buca di palo UUSS 2013-2014 dopo lo scavo

Sempre lungo tale limite è stata identificata una fossa purtroppo danneggiata

durante le passate operazioni di scavo, e dunque solo parzialmente conservata. La fossa (US 2013) sembrava avere forma ovoidale o tondeggiante, era profonda ca 40 cm., e larga, nella parte preservata, ca 50 cm. La parete era rivestita da uno strato spesso ca 1-2 cm. di argilla cotta caratterizzata dalla presenza di fibre vegetali, costituente un intonaco protettivo isolante per quella che doveva essere una fossa destinata all’immagazzinamento di derrate, come sembra indicare la presenza di un vaso di tipo NMZ VI, frammentato ma interamente conservato. Il vaso era riempito da un sedimento di colore nero e consistenza friabile quasi sciolta, campionato ai fini di analisi di laboratorio.

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TT 2000. Fossa di immagazzinamento US 2013; particolare del vaso NMZ VI posto al suo interno

Lungo il limite nord del saggio era invece presente una fossa (UUSS 2016-2017) di forma pseudo-circolare di diametro intorno ai 60 cm., profonda ca 70 cm., riempita da un sedimento friabile bruno-nerastro, caratterizzato dalla presenza in dispersione di resti faunistici frammentari.

L’evidenza maggiormente interessante concerne una fossa indagata durante la stagione 2006, i cui limiti reali sono stati identificati durante l’ultima stagione. La fossa (UUSS) 2015-2020) conteneva, secondo la relazione di scavo 2006, un vaso di tipo NMZ VI e diversi grani (o semi secondo l’indicazione del report stesso) collocati lungo il margine nord del taglio. Quest’ultimo in realtà si è rivelato essere molto più largo degli 80 cm. precedentemente scavati, proprio nella parte settentrionale della buca. In tale area sono stati rinvenuti, durante le operazioni di scavo dell’ultima stagione, alcune migliaia di grani combusti di forma tondeggiante presentanti una piccola concavità connessa al tipo di attaccatura degli stessi. Le caratteristiche morfologiche sembrano condurre a un’identificazione di tali granaglie come specimena di Sorghum bicolor. Se tale evidenza fosse confermata le conseguenze nell’ambito di una valutazione dell’impatto e dell’interazione delle popolazioni Andronovo con gli stili di vita sedentari sarebbero notevoli, poiché la coltivazione del sorgo implica precise conoscenze astronomiche e agronomiche non scontate per popolazioni finora ritenute “semplicemente” nomadiche. In ogni caso, i grani, inequivocabilmente distribuiti secondo una forma ben precisa, non erano posti in un

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recipiente ceramico, ma sembravano essere comunque inseriti all’interno di un contenitore, presumibilmente di materiale deperibile, probabilmente tela o pelle.

TT 0000. Limiti reali della fossa US 2015 afferente al piano di calpestio US 2002; particolare dei grani, forse di Sorghum bicolor,

rinvenuti all’interno del riempimento.

Dopo l’identificazione e lo scavo di tutte le evidenze connesse al piano di calpestio US 2002, si è proceduto alla rimozione di questo in entrambi i Test Trench 0000 e 2000. Lungo i margini nord dei sondaggi il livello di frequentazione si impostava direttamente sulla roccia di base, US 2025, corrispondente all’US 3 identificata nelle altre zone del sito.

La zona sud presentava invece una situazione diversa. Nel TT 0000 il piano di calpestio insisteva su un altro piano di frequentazione (US 2021) identificabile in un livello bruno-grigiastro argilloso, coperto da un sottile strato di limo nerastro sciolto (US 2022), caratterizzato dalla presenza di cocci di tipo ICW e WM in dispersione. Questo stesso deposito ha restituito diversi vaghi in bronzo di piccole dimensioni collocati, in situ, a costituire i resti di un braccialetto o di una collana. A circa 50 cm. di distanza è stato rinvenuto un martelletto cilindrico con evidenti tracce di usura su entrambe le estremità arrotondate e lungo tutto il corpo.

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TT 0000. Particolari del martelletto e del braccialetto in vaghi di bronzo rinvenuti nell’US 2022

Per quanto riguarda il TT 2000, la rimozione dell’US 2002 ha rivelato la

presenza di un sedimento a matrice limosa sciolta, di colore nerastro, con evidenti tracce di combustione, caratterizzato dalla presenza di frammenti ceramici di tipo ICW e WM, oltre che da diversi frammenti di argilla cotta con tracce di fibre vegetali. Tale argilla sembra costituire una sorta di intonaco, spesso ca 1-2 cm., afferente ad una struttura, coperta appunto dall’US 2005, connessa alla combustione o alla trasformazione alimentare, come sembrano indicare i resti faunistici, pertinenti a mammiferi, individuati nel riempimento (US 2006) della struttura stessa. Questa consiste principalmente in una fossa (US 2008), di forma pseudo-ovale i cui diametri misurano ca 50 e 90 cm., profonda ca. 20 cm. Le pareti della fossa erano completamente foderate dall’intonaco di argilla mista a paglia (US 2007) i cui resti sono stati rinvenuti nell’US 2005: diversi frammenti di notevoli dimensioni (ca 20 x 10 cm.), collocati in posizione orizzontale lungo i limiti esterni della fossa e sparsi intorno a questa per un raggio di ca 40 cm., indicano il fatto che probabilmente le pareti fossero più profonde degli attuali 20 cm., e che siano collassate verso l’esterno.

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TT 2000. Fossa US 2008 affiancata dal focolare US 2023

Come già riferito, la struttura era probabilmente connessa ad attività di cottura o trasformazione alimentare; tale ipotesi sembra confermata dalla stretta connessione stratigrafica e funzionale con un piccolo focolare ben strutturato immediatamente adiacente. Il focolare era costituito da un corpo tronco-conico di argilla limosa (US 2023), circondato da una canaletta larga una decina di centimetri, riempita da limo combusto e frusti carboniosi (US 2024). Non lontano da tale complesso è stato rinvenuto un macinello ovoidale con tracce di usura su tutto il corpo, affiancato da una punta in bronzo lunga ca 5 cm. e spessa 2-3 mm.

TT 2000. Particolari del macinello e della punta in bronzo rinvenuti in US 2005

Tali evidenze si impostavano direttamente sulla roccia di base. La successione e

la connessione stratigrafica fra le principali UUSS presenti nei tre sondaggi scavati è perfettamente visibile lungo la Sezione Nord che connette i Test Trench da ovest a est senza soluzione di continuità.

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Particolare della Sezione Nord che connette i tre Test Trench indagati durante la stagione 2007

Ad una distanza di circa 2 m. dal limite nord dei sondaggi è stata indagata un’ulteriore area (4 x 3 m), TT 3000, che, al di sotto di una superficiale concentrazione di ceramiche di tipo WM e ICW, ha rivelato la presenza di un deposito di argilla limosa estremamente compatta di colore brunastro e con evidenze connesse presumibilmente al ristagno di acqua, non ulteriormente indagata.

Sito N. 1219

Nell’area del Sito N. 1219 si è proceduto all’apertura di due Test Trench, TT 4000 e TT 5000, in due aree corrispondenti a evidenti concentrazioni di ceramica connesse a sedimenti scuri e presumibilmente antropici.

Il TT 4000, aperto su un’estensione di 4 x 4 m., presentava, dopo la raccolta delle ceramiche di superficie, un livello fortemente compatto di limo alluvionale, asportato su una profondità di ca 10 cm. rispetto al piano di campagna. L’unità stratigrafica US 4001, un sedimento limoso poco compatto, ha restituito una fusaiola ed una perlina in bronzo. Tale sedimento copriva l’US 4007, costituita da limo compatto di colore brunastro, tagliato da quelli che sembrano essere resti strutturali: due buche di palo (UUSS 4003-4005), i cui riempimenti sono stati campionati, tagliavano il piano nella parte nord, mentre la zona sud ha rivelato la presenza di cinque fosse dal diametro medio di 40 cm., riempite da limo grigiastro leggermente compatto. Per ragioni di tempo, tale sondaggio non è stato ulteriormente indagato.

L’indagine principale ha interessato il Test Trench 5000, posizionato 20 m. più a sud del precedente. Un’area di 10 m.q. è stata aperta in corrispondenza di una notevole concentrazione di ceramica visibile in superficie. Un livello alluvionale di

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limo compatto (US 5000) copriva un deposito argilloso brunastro, potente tra i 5 ed i 15 cm., identificato come US 5001. Tale deposito era caratterizzato dalla distribuzione pressoché omogenea in tutta la superficie di frammenti di piccole, medie e grandi dimensioni, afferenti a entrambi i tipi ceramici identificati sul sito, WM e ICW. Tali frammenti erano affiancati ad un certo numero di resti faunistici, purtroppo in cattivo stato di conservazione; alcuni macinelli in pietra inoltre erano collocati fra i cocci.

Sebbene la distribuzione di tutti gli elementi apparisse accidentale, il tipo di deposizione dei frammenti per ordine di grandezza e tipo di allineamento potrebbe indicare un episodio più precisamente determinabile. I frammenti sono infatti allineati in direzione nord-ovest\sud-est e sembrano essere posizionati secondo un ordine decrescente di grandezza dal centro dell’allineamento verso i margini esterni, come se i contenitori fossero appesi o collocati su un elemento di mobilio crollato in un momento definito a seguito di un episodio repentino e non piuttosto a seguito di una normale fase di abbandono.

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TT 5000. Particolari della distribuzione di frammenti ceramici di tipo ICW e WM caratterizzanti la superficie dell’US 5001. Si evince la presenza di cocci di piccole, medie e grandi dimensioni

La stessa ipotesi combacia con l’evidenza che i resti faunistici non fossero

uniformemente distribuiti tra i cocci ma fossero piuttosto collocati in una zona delimitata, verso il margine sud del sondaggio.

Lungo il margine sud è stata invece identificata una struttura ovale dalle pareti in argilla combuste. Poiché per mancanza di tempo le evidenze non sono state ulteriormente indagate, non è possibile sapere se si trattasse di una struttura di combustione o di una fossa d’immagazzinamento che avesse subito episodi di combustione. Allo stesso modo non è stato possibile determinare la natura della distribuzione di ceramica, che potrebbe essere uno scarico o rispondere all’ipotesi poc’anzi avanzata. Il sedimento bruno argilloso copriva ad ogni modo, almeno nell’area nord del sondaggio, un deposito limo-argilloso grigiastro (US 5003) visibile sporadicamente in altri punti dell’area di scavo al di sotto appunto dell’US 5001. La stessa US 5003 era coperta nell’angolo nord-est da un deposito sciolto di limo nerastro, identificato come US 5002, e legato probabilmente ad episodi di combustione.

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Ricostruzione di un vaso ICW (restauro e disegno di L. Cenci)

Braccialetto composto da ventisette perline, di cui venticinque in bronzo e due in faience. Le perline in bronzo (alcune riportano incrostazioni e risultano parzialmente corrose) hanno forma cilindrica e dimensioni simile tra loro con un diametro di circa 0,5 cm. Lo spessore è di circa 0,3 cm. ed il diametro del foro di circa 0,2 cm. (tre di esse sono rotte). I due elementi in faience sono di forma biconica e presentano un diametro di circa 0,5 cm. Lo spessore è di circa 0,4 cm. ed il diametro del foro di circa 0,2 cm. (uno di essi è rotto) (restauro e disegno di L. Cenci)

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First test of Caesium-Magnetometry in the Murghab Delta Project H. Becker

Magnetic prospecting for archaeology is applied since the 1950s (M. Aitken,

Physics and Archaeology. Oxford 1974). For the use on large areas for landscape

archaeology fast and highly sensitive methods are needed. Magnetometry was found

to be the most suitable method for archaeological prospection. Specially caesium-

magnetometry meets all the requirements for fast and high sensitive measurements.

The development of this method is described in Becker, H., 1995. From Nanotesla to

Picotesla - a new window for magnetic prospecting in archaeology. Archaeological

Prospection, 2, 217-228. But there are also fluxgate magnetometers in use for

archaeological prospection, but these instruments have a 100 fold less sensitivity than

caesium-magnetometers. They should be used only in areas with high magnetization

contrast and near surface archaeological structures,

The magnetic prospecting during eight days in October 2007 with a high

sensitive caesiummagnetmeter in the Murghab Delta Project may have been the first

application in Turkmenistan. The instrument used for these test measurements was a

Geometrics G-858 G caesium gradiometer with two sensors. The sensitivity of this

instrument is in the range of 10 to 50 pT (Picotesla) at a cycle of 10 Hz (10

measurements per second). The two sensors were configured horizontally with a

distance of 0.5 m, which allows the measurement of two profiles in one run (total

field measurement). At normal walking speed the sample rate on the profile was in the

range of 10 cm. The magnetometer in this so-called duo-sensor configuration was

mounted on a wooden frame and carried at walking speed over the area. A metronome

controlled the sampling and the walking speed. This method makes the coverage of 1

hectare at a resolution of 0.5 x 0.1 m in 3 hours possible.

Several areas were chosen for testing the caesium magnetometry in

Turmenistan. All sites were situated around Sovkhoz Bayram-ali at a distance of 1 or

2 hours drive by car. Besides two small areas at Sovkhoz Bayram-ali and an

Andronovo Culture site with Site no. 1468 two rather big sites (Takhirbai-depe and

Togolok 1) were measured in 2 or 3 days each. It became evident that in all these sites

caesium magnetometry can give important contributions to the knowledge of an

archaeological site. This was even possible at sites, which had been excavated before.

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After these promising results of magnetic prospecting for archaeology the method

should be applied to a greater extend in future projects in Turkmenistan.

Takhirbai-depe 2007. Caesium-magnetometry with Geometrics G-858 G with duo-sensor configuration, raster 0.5 x 0.1 m (interpolated to 0.25 x 0.25 m), dynamics –15.0 / +15.0 nT in 256 grayscale (white / black), 40m-grids

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Togolok I 2007. Test area of 2 – 3 hectares. Technical data see Fig. 1, dynamics was in the range of +- 20.0 nT