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GEOSOLUZIONI Geol. Mario Capeti
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REGIONE DEL VENETO
Provincia di Vicenza
Comune di Monte di Malo
Relazione geologica con elementi di geotecnica e studio di risposta sismica locale e
misura della frequenza di vibrazione strutturale a corredo del progetto per la verifica
sismica di due edifici, in via Europa, in comune di Monte di Malo, provincia di Vicenza.
RELAZIONE GEOLOGICA con ELEMENTI di GEOTECNICA
(D.M. 14/gennaio/2008)
Geol. Mario Capeti
Committente: Ing. Lorenzo Righele
Data: 06 settembre 2016
GEOSOLUZIONI Geol. Mario Capeti
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1. PREMESSE
Su incarico del Ing. Lorenzo Righele e per conto dello Stesso è stata redatta la
presente relazione geologica con elementi di geotecnica e studio di risposta sismica locale
e misura della frequenza di vibrazione strutturale a corredo del progetto per la verifica
sismica di due edifici, in via Europa, in comune di Monte di Malo, provincia di Vicenza.
(Fig. 1 Estratto da IGM).
Dal punto di vista generale, la presente relazione geologica con elementi di
geotecnica si propone di valutare le possibili interazioni tra le azioni di progetto e
l�ambiente geologico, ed in particolare di:
Verificare la situazione geologica, geomorfologica e idrogeologica generale dell�area.
Analizzare le problematiche geologico-tecniche del sito in esame;
Ricostruire l�assetto stratigrafico del sottosuolo;
Determinare le caratteristiche meccaniche del terreno di fondazione;
Riconoscere le proprietà del sistema idrogeologico locale;
Fig. 1
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Verificare la compatibilità e sostenibilità degli interventi di progetto in
relazione alla dinamica delle componenti del territorio di cui ai punti
precedenti;
Fornire al Progettista i parametri tecnici necessari per la corretta scelta e
dimensionamento delle strutture fondazionali.
Dal punto di vista generale, la vigente normativa in materia di geologia, geotecnica e
risposta sismica locale è regolata dal Decreto del Ministero delle Infrastrutture 14
gennaio 2008 (supplemento ordinario n. 30 Gazzetta ufficiale n. 29 del 4 febbraio 2007)
recante "Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni".
Più specificatamente, è stata approvata la legge di conversione del decreto-legge 31
dicembre 2007, n°248 (Decreto Milleproroghe) che all�articolo 20 prevede un periodo
transitorio per le norme tecniche per le costruzioni. Il testo dell�articolo 20 è stato
formulato in sette commi e in particolare:
il comma 1 definisce che il periodo transitorio in cui è possibile continuare ad
utilizzare i decreti ministeriali del 1996 viene traslato al 30 giugno 2009. Con
la nuova formulazione, sino al 30 giugno 2009 potranno essere utilizzate sia
le nuove norme tecniche di cui al D.M. 14 gennaio 2008 sia le precedenti
approvate con D.M. 14 settembre 2005, sia le norme di cui al D.M. del 9
gennaio 1996, al D.M. 16 gennaio 1996, al D.M.16 gennaio 1996
(costruzioni in zone sismiche), al D.M. 11 marzo 1988 (terreni, rocce e
stabilità dei pendii);
il comma 4 precisa che le indicazioni di cui ai punti precedenti (in particolare
comma 1) non operano per le verifiche tecniche e le nuove
progettazioni degli interventi relativi agli edifici di interesse
strategico e alle opere infrastrutturali la cui funzionalità durante gli eventi
sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile, nonché
relativi agli edifici ed alle opere infrastrutturali che possono assumere
rilevanza in relazione alle conseguenze di un loro eventuale collasso.
Dal punto di vista operativo, l�impostazione metodologica adottata per il presente
studio è stata articolata come di seguito esposto:
acquisizione ed esame critico degli elaborati progettuali preliminari;
rilievo geomorfologico, geologico ed idrogeologico speditivo dell�area;
indagine geognostica �in situ�;
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elaborazione e interpretazione dei dati sperimentali;
sintesi e prescrizioni per le opere di progetto.
Le ipotesi e le valutazioni tecniche formulate nel presente elaborato devono essere
intese come inquadramento preliminare per il dimensionamento e la valutazione della
fattibilità delle opere di progetto. Per la stesura della presente relazione tecnica, oltre a
riferimenti di archivio e bibliografici, sono stati utilizzati i dati sperimentali e le
osservazioni derivanti dai rilevamenti e dalle prove �in situ� effettuati nel mese di agosto
2016.
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2. INQUADRAMENTO GENERALE DELL�AREA
2.1 Ubicazione e caratteri geomorfologici principali
La zona di indagine è ubicata in via Europai, in comune di Monte di Malo, in una area
montuosa posta a circa 25 km a Nord Ovest di Vicenza. Il territorio si presenta
antropizzato troviamo infatti, oltre al comune di Monte di Malo e Malo, molte contrade,
Gentilata, Castello Marola, per citarne alcune.
La Fig. 2, estratto di ortofoto a colori riportata a seguire, illustra i dintorni dell�area
oggetto di studio.
Fig. 2
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(Fig. 3 Corografia estratto da C.T.R.).
Dal punto di vista morfologico, il territorio si inserisce in una zona montuosa e la
quota media del terreno risulta essere di circa e 350 metri s.l.m.
2.2 Stratigrafia ed idrogeologia generale
Dal punto geologico, l�area in esame è caratterizzata dalla presenza di terreni età
terziaria e quaternaria di età comprese tra i 22Ma e l�attuale, dal punto di vista
petrografico litotipi rilevati sono di natura sedimentaria terrigena, organogena e di natura
magmatico-effusiva di tipo basico.
Con l�inizio del Terziario la distribuzione delle facies, della zona dei Lessini Orientali è
fortemente condizionata da eventi tettonici a carattere distensivo legati all�Orogenesi
Alpina (fase Eoalpina), tale zona fu sede di un� intensa attività vulcanica.
Il Vulcanismo Veneto presenta caratteristiche riferibili a una situazione di rift
intracontinentale (De Vecchi et al., 1976). L�attività vulcanica Paleocenica-Eocenica, era
limitata ad occidente dalla presenza di una soglia di origine tettonica, coincidente con la
ben nota Faglia di Castelvero, ad oriente al posizione della controvoglia è ancor�oggi
Fig. 3
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dibattuta. La zona di Cornedo ricade in pieno nella struttura sopraccitata e le estese
colate basaltiche e tufitiche ivi presenti sono riferibili all� Eocene inferiore-medio.
Anche la sedimentazione, in questo periodo fu fortemente controllata dalla tettonica
distensiva definita da faglie normali ad alto angolo. All�interno di questa struttura di rift
intracontinentale definita �semigraben dell� Alpone � Agno� (Barbieri et al., 1991) sono
stati riconosciuti 7 cicli distinti di attività vulcanica, generalmente di breve durata,
alternati a periodi di sedimentazione carbonatica rappresentata dai Calcari Nummulitici.
Le vulcaniti, come è stato detto, si depositarono in un ambiente subacqueo non
molto profondo e solo nelle ultime fasi dell�attività vulcanica (Eocene medio), la
subsidenza delle strutture tettoniche non riuscì a controbilanciare l�apporto di materiale
igneo con conseguente emersione della dorsale e sviluppo di magmatismo di ambiente
subaereo. Questa parte orientale dei Monti Lessini può essere assimilata ad un esteso
tavolato debolmente inclinato verso SE, che rappresenta una struttura omoclinale
immergente sotto la coltre alluvionale dell�Alta Pianura Padana. Numerose dislocazioni
tettoniche, interferendo tra loro in più fasi diacrone, hanno notevolmente influenzato
l�assetto idrografico e morfologico del territorio anche in tempi molto recenti. (Pellegrini,
1988). L�assetto geologico strutturale è caratterizzato dalla presenza di una faglia
principale a carattere distensivo, che separa i Lessini Orientali da quelli Occidentali,
denominata �Linea di Castelvero�. Questo lineamento tettonico di età terziaria si attivò
alla fine del Paleocene in concomitanza con l�inizio del vulcanismo (Barbieri, 1972; De
Zanche e Conterno, 1972). In prossimità del limite Est dei rilievi, in corrispondenza
dell'area in studio, si colloca invece l�importante linea Schio-Vicenza, che con andamento
NW-SE ha abbassato tutto il settore orientale, attualmente sepolto sotto il materasso
alluvionale, determinando una brusca terminazione dei rilievi verso oriente.
La successione stratigrafica, presente nei rilievi attorno alla zona di interesse, è
costituita dalle formazioni sedimentarie calcaree organogene e dalle vulcaniti basaltiche
terziarie, parzialmente mascherate a ridosso dei rilievi dai depositi quaternari, con
spessori talvolta metrici. Qui a seguire estratto della Carta geologica.
Secondo la legenda della carta, l�area in esame appare caratterizzata da �Depositi
eluviali, colluviali, detritici, di frana - Quaternario�, in prossimità dei rilievi costituiti da
formazioni sedimentarie (marne, calcari e calcareniti) e litotipi vulcanici (basalti,
ialoclastiti, tufi e brecce d�esplosione). Per quanto concerne l�idrografia troviamo svariati
corsi che con andamento N-S diventano affluenti di destra del torrente Agno. La zona di
passaggio dal �sistema freatico indifferenziato� a quello multifalde è rappresentato da
una porzione di territorio denominata �fascia delle risorgive�, in cui la falda si avvicina
gradualmente alla superficie fino ad emergere, formando le tipiche sorgenti di pianura
dette risorgive (o fontanili).
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Per acquisire conoscenze utili sulla situazione idrogeologica locale, si è fatto ricorso alla
letteratura specializzata: �Il bilancio idrogeologico degli acquiferi nella pianura a nord di
Vicenza� (AIM, 1982) �Carta idrogeologica dell�Alta Pianura Veneta, A. Dal Prà 1983�. e
dalla recente pubblicazione Bacino del Bacchiglione: Studi e ricerche ideologiche
finalizzati alla messa a punto di modelli matematici per la tutela e la gestione delle
risorse idriche� (A. Rinaldo, L. Altissimo, M. Marani, M. Putti, A. Sottani, G. Passadore,M.
Sartori, M. Monego, M. Donato; 2004-2005). Relativamente all�idrografia di superficie
troviamo, con direzione N-S, il T. Agno, ad E del lotto oggetto di indagine. A seguire
un�estratto dalla carta geologica dell�area oggetto di indagine.
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3. RILEVAMENTI E PROVE �IN SITU�
3.1 Premesse
Al fine di ottenere la caratterizzazione del sottosuolo, sono state eseguite alcune
indagini geognostiche �in situ�. Vista la situazione geologica e morfologica locale,
evidenziata dal rilievo preliminare di campagna le prove sperimentali sono state condotte
principalmente per riconoscere la natura parametrizzare il sottosuolo e verificare la
condizione globale dell�area.
A tal fine è stata eseguita un�indagine sperimentale �in situ�, che ha richiesto
l�esecuzione di:
n°2 prove penetrometriche dinamiche medie (D.P.M.);
n°1 prospezione sismica con tecnica passiva Re.Mi. (Refraction Microtremor)
sviluppata in un array lineare con n°16 geofoni a 4,5 Hz ad asse verticale
per la ricostruzione sismo-stratigrafica dei terreni e assegnazione della
categoria di sottosuolo di fondazione tramite la stima della velocità di
propagazione delle onde S (metodo semplificato);
n°1 registrazione di rumore sismico ambientale a stazione singola con
elaborazione H.V.S.R. (Horizontal to Vertical Spectral Ratio) per individuare le
frequenze di risonanza del terreno e per ricostruire puntualmente l�assetto
sismo - stratigrafico locale fino all�ultimo riflettore in grado di generare
amplificazione;
n°2 registrazioni di rumore sismico ambientale a stazione singola con
elaborazione S.S.R. (Standard Spectral Ratio) all�interno della struttura, per
stimarne le frequenze proprie di vibrazione.
Le profondità raggiunte con le prove penetrometriche sono riportate nella tabella a
seguire:
Nr Prova Profondità (m)
DPM 1 3,70 m
DPM 2 3,00 m
Le prove di campagna sono state ubicate entro i terreni di proprietà.
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3.2 Descrizione della strumentazione utilizzata
Il test penetrometrico dinamico consiste nell�infiggere verticalmente nel terreno una
punta conica metallica, tramite la battitura da altezza prefissata di un maglio di peso
standard; durante la percussione vengono misurati i colpi necessari alla penetrazione
della punta per una lunghezza prefissata. Per quanto attiene al Penetrometro Medio
(D.P.M.), il maglio ha una massa di 30,0 kg e viene misurato il numero di colpi
necessario all�infissione ogni 10,0 cm. Lo strumento utilizzato è ampiamente
standardizzato ed i risultati sono facilmente correlabili alla prova S.P.T. (Standard
Penetration Test), eseguita in foro di sondaggio e similare per modalità, da cui è possibile
ricavare i parametri geotecnici necessari a caratterizzare i terreni di natura
prevalentemente granulare e subordinatamente coesivi. Anche in questo caso, come per
tutta l'attrezzatura geognostica utilizzata dagli scriventi, le specifiche tecniche delle
strumentazioni e le modalità esecutive sono codificate da precise norme internazionali,
unitamente alle modalità di interpretazione dei dati quantitativi (rif: Raccomandazioni
sulla programmazione ed esecuzione delle indagini geotecniche - AGI 1977).
Dall'analisi dei valori della resistenza dinamica e dell'andamento della resistenza
stessa in funzione della profondità, si ottengono inoltre una serie di informazioni sui
terreni attraversati, oltre che la profondità del substrato roccioso. Nello specifico per la
caratterizzazione geotecnica dei terreni di fondazione sono stati utilizzati i risultati delle
Prove DPM, correlate alla Standard Penetration Test (S.P.T.), eseguite in corrispondenza
delle future opere di fondazione, secondo le modalità prima esposte. Per la
determinazione delle caratteristiche meccaniche, è stata utilizzata la correlazione tra N10
del Penetrometro Dinamico Medio (D.P.M.) ed il numero di colpi equivalente dello
Standard Penetration Test (Nspt), per la quale N10/Nspt risulta compreso tra 0,75 e
0,85.
Attraverso l'energia specifica per colpo è possibile inoltre calcolare la Resistenza
Dinamica alla penetrazione di punta (Rpd in kg/cm2), che è funzione del numero di colpi
N; a tal scopo si utilizza la correlazione nota come "Formula degli Olandesi", espressa
come segue:
Rpd = M2 H / [A e (M + P)] = M2 H N / [A § (M + P)]
Dove:
Rpd = Resistenza Dinamica alla punta
A = area punta
e = infissione per colpo = §/N
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M = peso massa battente
P = peso totale aste e sistema di battuta
H = altezza di caduta
Un'ampia casistica internazionale ha permesso inoltre di
ottenere delle relazioni empiriche che legano i valori rilevati
con i valori della capacità portante e, soprattutto in questo
caso, con i valori di coesione o di angolo d'attrito del terreno
attraversato. Le tabelle dei valori di resistenza ed i
diagrammi penetrometrici dinamici sono riportati in allegato
fuori testo, mentre in pagina precedente è riportata un
immagine della strumentazione leggera utilizzata.
4. CENNI TEORICI E STRUMENTAZIONE UTILIZZATA
4.1 Indagine sismica di tipo passivo in array (Re.Mi.)
BOX teorico/tecnico - È noto che la propagazione delle onde, nel caso di mezzi
stratificati e trasversalmente isotropi, avviene in maniera diversa rispetto al caso di mezzi
omogenei; non esiste più un�unica velocità ma ogni frequenza è caratterizzata da una
diversa velocità di propagazione a sua volta legata alle varie lunghezze d�onda. Queste
interessano il terreno a diverse profondità e risultano influenzate dalle caratteristiche
elastiche, appunto variabili con la profondità. Questo comportamento viene definito
dispersione in frequenza ed è fondamentale nello sviluppo dei metodi sismici che
utilizzano le onde di superficie. Ovviamente le lunghezze d�onda più grandi corrispondono
alle frequenze più basse e vanno ad interessare il terreno più in profondità; al contrario,
le lunghezze d�onda più piccole, poiché sono associate alle frequenze più alte, rimangono
nelle immediate vicinanze della superficie. I metodi di prospezione sismica che utilizzano
le onde di superficie si basano su modelli fisico � matematici nei quali il sottosuolo viene
schematizzato come una serie di strati con caratteristiche elastiche lineari. La procedura
Re.Mi. è un metodo di prospezione sismica sviluppato presso l�Università di Reno in
Nevada (Louie, 2001) e viene classificato come metodo passivo in quanto utilizza il
rumore ambientale. I vantaggi promossi da questo metodo sono molteplici: è molto
veloce e semplice da usare in fase di acquisizione, raggiunge una buona profondità e
risoluzione d�indagine ma soprattutto permette di ottenere migliori risultati in ambienti
particolarmente urbanizzati. La fase di acquisizione deve essere effettuata con una serie
di accorgimenti e precauzioni da prendere in sito e nella pianificazione della registrazione.
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Tutto è finalizzato alla registrazione di dati contenenti la miglior informazione
possibile riguardo alla propagazione delle onde di Rayleigh con buon rapporto segnale -
rumore. Il rumore incoerente, cioè di tipo casuale, nel caso Re.Mi. rappresenta la fonte
del segnale utile che si vuole registrare. I microtremori generati dall�ambiente si
propagano nel suolo e di questi si cerca di distinguere il modo fondamentale di vibrazione
dell�onda di Rayleigh da quelli superiori e dall�aliasing spaziale. C�è, in questo caso, la
necessità di soddisfare la condizione di �omnidirezionalità� delle sorgenti, cioè si suppone
che il rumore ambientale provenga sostanzialmente da tutte le direzioni. I tempi di
registrazione dei microtremori sono decisamente più tipo attivo. La registrazione sarà
analizzata in finestre temporali che variano dai 10 ai 30 sec. Sono da considerare la
lunghezza L dello stendimento e la distanza intergeofonica . Quest�ultima agisce sul
segnale come una specie di filtro in frequenza. Supponendo, infatti, che il segnale arrivi
da tutte le direzioni, maggiore è la spaziatura, minore sarà la frequenza del segnale utile
campionabile e viceversa. Se la frequenza è più bassa aumenta la profondità d�indagine.
La fase più delicata è quella del data processing, che consiste nel trattamento dei dati
acquisiti con l�obbiettivo di stimare la velocità di fase delle onde di Rayleigh (Vr) che
sono correlabili con le velocità Vs di propagazione delle onde S (Vs ).
Le varie tecniche di processing trasformano l�informazione registrata nel dominio x-
t (spazio tempo), in un dominio dove l�energia associata all�evento è funzione della
frequenza e di altre variabili. Tutto questo allo scopo, attraverso lo spettro, di localizzare
la densità di energia maggiore, alla quale sono di solito associate le onde di Rayleigh.
Con procedura manuale vengono selezionati dei punti sullo spettro, che andranno a
formare la curva di dispersione sperimentale. La scelta di questi valori, denominata
picking, è condizionata da alcune indicazioni
ma è imprescindibile dall�abilità e
dall�esperienza dell�interpretatore anche in
base ad altre conoscenze in merito al sito in
esame. Il sampling rate utilizzato è stato di
512 Hz in modo da ottenere un elevato
dettaglio del segnale. La durata (lunghezza
temporale) del segnale registrato è stato di circa 8 minuti per acquisizione.
Il software utilizzato per l�analisi spettrale è Grilla v.6.6 beta release 2015. Data la
necessità di analizzare con elevato dettaglio le basse frequenze (tipicamente anche al di
sotto dei 10 Hz), sono stati utilizzati n°16 geofoni verticali a 4.5 Hz uniti in array
lineari totalmente digitali (SoilSpy Rosina).
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Ogni geofono è munito di un digitalizzatore che converte il segnale e lo trasmette al
sismografo tramite un�interfaccia USB. Tale sistema permette di avere elevati rapporti di
rumore, un perfetto sincronismo e una estrema leggerezza. La spaziatura utilizzata tra i
geofoni è stata di 3,0 m e quindi la lunghezza complessiva di ogni profilo è risultata
essere di 45,0 m. Non sono presenti sostanziali variazioni di quota e quindi il sito può
essere considerato orizzontale.
3.3 Indagine sismica di tipo passivo a stqazione singola (H.V.S.R.)
Cenni teorici
La tecnica sismica passiva (tecnica dei rapporti spettrali o H.V.S.R., Horizontal to
Vertical Spectral Ratio) è totalmente non invasiva, molto rapida, si può applicare
ovunque e non necessita di nessun tipo di perforazione, né di stendimenti di cavi, né di
energizzazione esterne diverse dal rumore ambientale che in natura esiste ovunque. I
risultati che si possono ottenere da una registrazione di questo tipo sono:
la frequenza caratteristica di risonanza del sito che rappresenta un
parametro fondamentale per il corretto dimensionamento degli edifici in
termini di risposta sismica locale in quanto si dovranno adottare adeguate
precauzioni nell�edificare edifici aventi la stessa frequenza di vibrazione del
terreno per evitare l�effetto di �doppia risonanza� estremamente pericolosi per
la stabilità degli stessi;
la frequenza fondamentale di risonanza di un edificio, qualora la misura
venga effettuata all�interno dello stesso. In seguito sarà possibile confrontarla
con quella caratteristica del sito e capire se in caso di sisma la struttura potrà
essere o meno a rischio;
la velocità media delle onde di taglio Vs calcolata tramite un apposito
codice di calcolo. È necessario, per l�affidabilità del risultato, conoscere la
profondità di un riflettore noto dalla stratigrafia (prova penetrometrica,
sondaggio, ecc.) e riconoscibile nella curva H/V. Sarà quindi possibile
calcolare la Vs30 e la relativa categoria del suolo di fondazione come
esplicitamente richiesto dalle Norme Tecniche per le Costruzioni del 14
gennaio 2008.
la stratigrafia del sottosuolo con un range di indagine compreso tra 0,5 e
700,0 m di profondità anche se il dettaglio maggiore si ha nei primi 100,0
m. Il principio su cui si basa la presente tecnica, in termini di stratigrafia del
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sottosuolo, è rappresentato dalla definizione di strato inteso come unità
distinta da quelle sopra e sottostanti per un contrasto d�impedenza, ossia per
il rapporto tra i prodotti di velocità delle onde sismiche nel mezzo e densità
del mezzo stesso;
Le basi teoriche della tecnica H.V.S.R. si rifanno in parte alla sismica tradizionale
(riflessione, rifrazione, diffrazione) e in parte alla teoria dei microtremori. La forma di
un�onda registrata in un sito x da uno strumento dipende:
1. dalla forma dell�onda prodotta dalla sorgente s,
2. dal percorso dell�onda dalla sorgente s al sito x (attenuazioni, riflessioni,
rifrazioni, incanalamenti per guide d�onda),
3. dalla risposta dello strumento.
Possiamo scrivere questo come:
segnale registrazione al sito x =
sorgente * effetti di percorso * funzione trasferimento strumento
Il rumore sismico ambientale, presente ovunque sulla superficie terrestre, è generato
dai fenomeni atmosferici (onde oceaniche, vento) e dall�attività antropica oltre che,
ovviamente, dall�attività dinamica terrestre. Si chiama anche microtremore poiché
riguarda oscillazioni molto piccole, molto più piccole di quelle indotte dai terremoti. I
metodi che si basano sulla sua acquisizione si dicono passivi in quanto il rumore non è
generato �ad hoc�, come ad esempio le esplosioni della sismica passiva. Nel tragitto dalla
sorgente s al sito x le onde elastiche (sia di terremoto che microtremore) subiscono
riflessioni, rifrazioni, intrappolamenti per fenomeni di guida d�onda, attenuazioni che
dipendono dalla natura del sottosuolo attraversato. Questo significa che se da un lato
l�informazione relativa alla sorgente viene persa e non sono più applicabili le tecniche
della sismica classica, è presente comunque una parte
debolmente correlata nel segnale che può essere estratta
e che contiene le informazioni relative al percorso del
segnale ed in particolare relative alla struttura locale
vicino al sensore. Dunque, anche il debole rumore
sismico, che tradizionalmente costituisce la parte di
segnale scartate dalla sismologia classica, contiene
informazioni. Questa informazione è però �sepolta�
all�interno del rumore casuale e può essere estratta
attraverso tecniche opportune. Una di queste tecniche è
la teoria dei rapporti spettrali o, semplicemente, H.V.S.R. che è in grado di fornire stime
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affidabili delle frequenze principali dei sottosuoli; informazione di notevole importanza
nell�ingegneria sismica.
Per l�acquisizione dei dati è stato utilizzato un tromometro digitale della ditta
Micromed S.r.L modello �Tromino� che rappresenta la nuova generazione di strumenti
ultra-leggeri e ultra-compatti in alta risoluzione adatti a tali misurazioni. Lo strumento
racchiude al suo interno tre velocimetri elettrodinamici ortogonali tra loro ad alta
definizione con intervallo di frequenza compreso tra 0,1 e 256 Hz. Nella figura seguente
si riporta la curva di rumore di �Tromino� a confronto con i modelli standard di rumore
sismico massimo (in verde) e minimo (in blu) per la Terra. Gli spettri di potenza sono
espressi in termini di accelerazione
e sono relativi alla componente
verticale del moto. Per la
determinazione delle velocità delle
onde di taglio si utilizza un codice
di calcolo appositamente creato per
interpretare i rapporti spettrali
(H.V.S.R.) basati sulla simulazione
del campo d�onde di superficie
(Rayleigh e Love) in sistemi
multistrato a strati piani e paralleli secondo la teoria descritta in AKI (1964) e Ben-
Menahem e Singh (1981). Operativamente si costruisce un modello teorico H.V.S.R.
avente tante discontinuità sismiche quante sono le discontinuità evidenziate dalla
registrazione eseguita. Successivamente, tramite uno specifico algoritmo, si cercherà di
adattare la curva teorica a quella sperimentale; in questo modo si otterranno gli spessori
dei sismostrati con la relativa velocità delle onde Vs.
Il complesso delle nuove norme tecniche per le costruzioni in zona sismica è stato
varato con ordinanza n. 3274 del presidente del Consiglio dei Ministri del 20 marzo 2003
ed è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale l�8 maggio e successivamente ripreso dalle
Norme Tecniche per le Costruzione del 14 settembre 2005 e nella più aggiornata versione
14 gennaio 2008. Le nuove norme si compongono di quattro argomenti e in particolare
nel n° 2 evidenzia le norme tecniche per il progetto, la valutazione e l�adeguamento
sismico degli edifici.
Per comprendere pienamente il significato della nuova normativa è necessario rifarsi
al concetto di risposta sismica locale. Dal punto di vista strettamente fisico, per effetto di
sito (risposta sismica locale) si intende l�insieme delle modifiche in ampiezza, durata e
contenuto in frequenza che un moto sismico, relativo ad una formazione rocciosa di base
(R), subisce attraversando gli strati di terreno sovrastanti fino alla superficie (S). Nel
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presente lavoro si sfrutterà la teoria di Nakamura che relazione lo spettro di risposta del
substrato roccioso (rapporto spettrale H/V = 1) con quello effettivamente misurato in
superficie. Il moto sismico è amplificato in corrispondenza di determinate frequenze, che
corrispondono alle frequenze naturali fn di vibrazione del deposito:
fn = 1 / Tn = (Vs*(2n � 1)) / (4*H) con n = 1, 2, ��., [3.1]
mentre risulta ridotto di amplificazione alle frequenze elevate a causa dello
smorzamento del terreno. Di particolare importanza è la prima frequenza naturale di
vibrazione del deposito, denominata frequenza fondamentale di risonanza:
f1 = 1 / T1 = Vs / 4H [3.2]
E� quindi necessario porre estrema attenzione a fenomeni di �doppia risonanza�, cioè
la corrispondenza tra le frequenze fondamentali del segnale sismico così come trasmesso
in superficie e quelle dei manufatti ivi edificati in quanto le azioni sismiche su di essi
sarebbero, a dir poco, gravose.
Dal punto di vista empirico, è noto che la frequenza di risonanza di un edificio è
governata principalmente dall�altezza e può essere pertanto calcolata, in prima
approssimazione, secondo la formula (cfr. Es. Pratt):
freq. naturale edificio
E� la coincidenza di risonanza tra terreno e struttura:
freq. naturale edificio
[3.4]
ad essere particolarmente pericolosa, poiché da luogo alla massima amplificazione e
deve quindi essere oggetto di studi
approfonditi. Per una corretta
ricostruzione sismica del sottosuolo
e una buona stima delle onde Vs è
necessario adottare una
modellizzazione numerica che può
essere rappresentata dalla seguente
equazione:
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[3.5]
dove:
Vs = valore di velocità delle onde di taglio [m/s];
H = profondità alla quale si desidera stimare Vs [m] (30 m in caso di Vs30);
hi = spessore dello strato i � esimo [m];
vi = velocità delle onde Vs all�interno dello strato i � esimo [m/s].
In via puramente indicativa, al fine di correlare le velocità delle onde di taglio ad un
tipo di suolo, si riportano una serie d�esempi di classificazioni fatte sulla base di semplici
misure H/V a stazione singola. In tutti i siti descritti, la stratigrafia è nota da sondaggi e
prove penetrometriche e il profilo Vs è ricavato anche con metodi alternativi.
TIPO DI SUOLOVs min
[m/s]
Vs media
[m/s]
Vs max
[m/s]
ROCCE MOLTO DURE(es. rocce metamorfiche molto - poco fratturate)
1400 1620 -
ROCCE DURE(es. graniti, rocce ignee, conglomerati, arenarie e argilliti, da mediamente a poco fratturate).
700 1050 1400
SUOLI GHIAIOSI e ROCCE DA TENERE A DURE(es. rocce sedimentarie ignee tenere, arenarie, argilliti, ghiaie e suoli con > 20% di ghiaia).
375 540 700
ARGILLE COMPATTE e SUOLI SABBIOSI -GHIAIOSI(es. ghiaie e suoli con < 20% di ghiaia, sabbie da sciolte a molto compatte, limi e argille sabbiose, argille da medie a compatte e argille limose).
200 290 375
TERRENI TENERI(es. terreni di riempimento sotto falda, argille da tenere a molto tenere).
100 150 200
5. CENNI TEORICI DI ANALISI DINIMACA AVANZATA (FLAC 2D � ITASCA,
2016)
BOX teorico - Il codice di calcolo FLAC 2D v.8.0 (Fast Lagrangian Analysis of
Continua) della Itasca (2016) è basato sul metodo delle differenze finite con un
procedimento di tipo esplicito. La flessibilità nella modellazione della geometria del
problema, la disponibilità di elementi strutturali, l�elevato numero di modelli costitutivi
implementati e la possibilità di svilupparne nuovi, rendono FLAC idoneo allo studio di
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praticamente tutti i problemi riguardanti il comportamento meccanico di mezzi continui
(terreni, rocce, ecc.) e di strutture interagenti. Sviluppato inizialmente per le applicazioni
di ingegneria geotecnica e ingegneria mineraria in campo statico ha trovato
successivamente, con l�introduzione del modulo dinamico, largo impiego anche per la
soluzione di problemi di risposta sismica locale.
Il codice di calcolo FLAC, anche per i problemi in campo statico, risolve le equazioni
di equilibrio dinamico di un mezzo continuo:
(5.1)
dove:
- è la densità
- xi la componente i-esima del vettore posizione
- -esima del vettore velocità
- gi la componente dell'accelerazione di gravità (forze di volume) lungo la direzione i
-
Il comportamento meccanico dei materiali è espresso dalla legge costitutiva:
(5.2)
dove k è un parametro che tiene conto della storia di carico, M
tensore velocità di deformazione espresso dalla:
(5.3)
I materiali vengono rappresentati da elementi quadrilateri, o zone, che formano una
griglia (mesh) che può essere configurata dall'utente in modo da modellare contatti
stratigrafici e morfologie superficiali anche complesse e irregolari. A ciascuna zona si
assegnano le proprietà fisiche e meccaniche che ne caratterizzano il comportamento
nell'analisi. I vertici di ogni zona costituiscono i nodi della griglia.
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I metodi alle differenze finite come quelli agli elementi finiti traducono un sistema di
equazioni differenziali come le (5.1) in un sistema di equazioni algebriche. Se i metodi
agli elementi finiti hanno come punto centrale la definizione delle funzioni di forma che
descrivono la variazione delle grandezze che interessano il problema (tensioni,
deformazioni) attraverso ciascun elemento, nei metodi alle differenze finite si prescinde
da questa definizione della funzioni di
forma, e le equazioni algebriche vengono
scritte direttamente in termini di variabili di
campo (tensioni, spostamenti) definite nei
nodi della mesh. In sintesi, l�algoritmo
risolutivo dell�approccio esplicito si articola
secondo il ciclo indicato nella seguente
figura.
Ad ogni nuovo passo di calcolo (step), vengono risolte le equazioni di equilibrio
dinamico, per cui dalle tensioni e dalle forze si ottengono i valori corrispondenti delle
velocità di deformazione e degli spostamenti; successivamente dalle velocità di
deformazione, attraverso le equazioni dei
legami costituivi, si giunge a valori
aggiornati delle tensioni. L�ipotesi base
dell�approccio esplicito consiste nel fatto
che, durante ciascuna fase, le grandezze
vengono ricavate da altre grandezze i cui
valori sono assunti costanti durante l�operazione. Ad esempio, i valori delle velocità di
deformazione sono considerati fissi durante l�operazione di calcolo delle tensioni mediante
le leggi costitutive; in altre parole, i nuovi valori calcolati delle tensioni non influenzano le
velocità. Questo può apparire poco accettabile dal punto di vista fisico poiché se c�è una
variazione di tensione in un punto, questa necessariamente influenza i punti vicini
alterandone le velocità di deformazione. Tuttavia se l'intervallo di tempo
corrispondente al singolo ciclo di calcolo è sufficientemente piccolo, tale alterazione non
può propagarsi da un elemento all�altro in tale intervallo. Tale approccio si è dimostrato
particolarmente efficiente nella modellazione di problemi non lineari in presenza di grandi
deformazioni. Per contro, essendo il richiesto generalmente molto piccolo, sono
necessari un gran numero di passi di integrazione cui corrispondono tempi di calcolo
molto elevati. Gli elementi quadrangolari della griglia vengono automaticamente suddivisi
dal programma in due set sovrapposti di triangoli a deformazioni costanti. Le equazioni
alle differenze finite per ogni triangolo si ottengono dalla forma generalizzata del teorema
della divergenza di Gauss:
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(5.4)
in cui:
n è il versore normale al contorno S del dominio triangolare
f la funzione generica (scalare, vettore o tensore)
A la superficie del dominio triangolare di contorno S
ds la lunghezza incrementale lungo il contorno S.
Sostituendo ad f un valore medio del vettore velocità la relazione precedente
consente di scrivere:
(5.5)
dove (a) e (b) sono due nodi consecutivi sul generico lato del triangolo. Attraverso la
(3.12) e la (3.14) è quindi possibile calcolare tutte le componenti del tensore velocità di
deformazione. La legge costitutiva è poi utilizzata per calcolare un nuovo valore del
tensore delle tensioni. Calcolate le tensioni vengono calcolate le forze equivalenti
applicate ai nodi. Le tensioni agiscono in ciascun triangolo come trazioni sui lati del
triangolo stesso; ogni trazione è considerata equivalente a due forze agenti sui due nodi
all�estremità del lato. Su ogni nodo del triangolo quindi agiscono due forze relative ai due
lati convergenti nel nodo stesso:
(5.6)
Infine per ciascun nodo vengono sommate tutte le forze dovute ai triangoli
convergenti nel nodo, le forze dovute a eventuali carichi esterni applicati e le forze di
volume dovute alla gravità. In tal modo viene determinata la forza nodale netta
è in equilibrio altrimenti subirà un�accelerazione espressa dalla seconda
legge di Newton, nient�altro che la (3.10) espressa in termini incrementali:
(5.7)
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dove l�apice indica il tempo in corrispondenza del quale è valutata la variabile e m è
la massa associata a ciascun nodo pari alla somma di un terzo delle masse dei triangoli
convergenti nel nodo. Dalla relazione precedente si determinano nuovi valori della
velocità e quindi del tensore velocità di deformazione per un nuovo ciclo.
Come detto, condizione essenziale dell�algoritmo descritto, è che il time step
corrispondente al singolo ciclo di calcolo sia sufficientemente piccolo da rendere
accettabile l'approssimazione di tensioni e velocità costanti sul singolo step di calcolo. In
o dalla:
(5.8)
dove A è la superficie del sub-
della zona (in genere la diagonale) e VP la velocità delle onde di compressione. La
funzione minimo è presa su tutte le zone. Il timestep critico è tanto più piccolo (e i tempi
di calcolo quindi tanto più elevati) quanto più la rigidezza del materiale è elevata e
quanto più piccolo è l�elemento. Il
applicando un coefficiente di sicurezza due al valore fornito dalla (3.17).
Particolare attenzione va posta nella scelta delle dimensioni degli elementi della
mesh in quanto queste condizionano in maniera fondamentale l�accuratezza numerica
della trasmissione delle onde. In particolare, per un�accurata modellazione viene
consigliato di scegliere una altezza degli elementi h almeno pari ad un valore compreso
tra un decimo ed un ottavo della minima lun
(5.9)
è la lunghezza d�onda che corrisponde alla massima frequenza di interesse
ed è legata ad essa dalla velocità di propagazione delle onde di taglio. I metodi alle
differenze finite, così come quelli agli elementi finiti, si basano sulla discretizzazione,
tramite una mesh di nodi, di una porzione finita dello spazio per cui appropriate
condizioni al contorno vanno imposte ai confini artificiali di tale regione. In ogni problema
di propagazione di onde sismiche, parte dell�energia si allontana indefinitamente dalla
regione di interesse verso il semispazio circostante per fenomeni di diffrazione e
riflessione dando luogo ad una �perdita� di energia indicata come smorzamento di
radiazione. Al fine di modellare correttamente questo fenomeno, FLAC consente di
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minimizzare la riflessione delle onde sui contorni della mesh imponendo su questi
condizioni di campo libero (free-field boundaries) o viscose (quiet boundaries). La
definizione delle condizioni al contorno è strettamente correlata all�applicazione della
sollecitazione dinamica, come discusso in seguito.
I contorni free-field consistono sostanzialmente in colonne monodimensionali di
larghezza unitaria, situate ai lati del modello, che simulano il comportamento di un
mezzo infinitamente esteso (figura seguente).
In pratica, essi riproducono il moto libero del terreno che si avrebbe in assenza della
configurazione bidimensionale ed allo stesso tempo impediscono la riflessione ai bordi
della mesh delle onde diffratte verso l�esterno. Come illustrato, i singoli nodi dei contorni
laterali della griglia principale vengono accoppiati alla griglia free-field attraverso
smorzatori viscosi che materialmente assorbono l�energia delle onde incidenti sui
contorni, applicando delle forze viscose proporzionali alla differenza tra il campo di
velocità esistente al bordo e quello in condizioni free-field. Prima dell�applicazione delle
condizioni free-field durante l�analisi dinamica il modello deve essere in condizioni di
equilibrio statico, per cui è necessario eseguire una analisi statica preliminare per
determinare lo stato tensionale e deformativo all�interno del modello. All�atto
dell�applicazione delle condizioni free-field quindi tutte le variabili di stato determinate
dall�equilibrio statico vengono applicate alle colonne monodimensionali ai bordi del
modello. I contorni free-field sono di notevole utilità in quanto consentono di evitare
l�allontanamento dei confini laterali altrimenti necessario, in assenza di confini assorbenti,
per la minimizzazione delle onde riflesse dai contorni.
I contorni quiet sono invece costituiti, secondo la formulazione di Lysmer e
Kuhlemeyer (1969), da smorzatori viscosi attaccati alla griglia ed agenti in direzione
normale e tangenziale al contorno stesso; essi consentono un pressoché completo
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assorbimento delle onde di volume che incidono sul contorno. I contorni quiet possono
essere applicati su contorni verticali, orizzontali o inclinati. Essi vanno applicati al confine
inferiore della mesh per simulare la base elastica mentre ai bordi del modello, come
detto, è preferibile l�utilizzo dei contorni free-field.
Le sollecitazioni dinamiche possono essere applicate sia ai bordi della mesh sia ai
suoi nodi interni in una delle seguenti forme:
storia temporale di accelerazioni;
storia temporale di velocità;
storia temporale di tensioni;
storia temporale di forze.
Nell'applicare la sollecitazione dinamica, bisogna però tenere conto di alcune
limitazioni che derivano da particolari incompatibilità tra forme di applicazione dell�input e
delle condizioni al contorno. Se, ad esempio, queste sono rappresentate da quiet
boundaries (come avviene solitamente per il bordo inferiore della mesh) il loro effetto
viene annullato se si applica un accelerogramma o una storia di velocità. In questo caso
quindi la base è modellata come rigida cioè perfettamente riflettente dando luogo a
irrealistiche sovrastime del moto sismico. Per simulare correttamente una base elastica
occorre applicare ai quiet boundaries alla base della mesh una storia temporale di
tensioni. A tal fine, un accelerogramma di input deve essere integrato per ottenere una
storia temporale di velocità e questa viene infine convertita in tensioni tramite le seguenti
relazioni:
(5.10)
dove:
è la densità
al contorno
VP, VS rispettivamente velocità delle onde di compressione e di taglio del
materiale che viene simulato al di sotto del contorno inferiore (costituente la
base elastica)
vn, vs rispettivamente la velocità di input normale e tangente al contorno.
In definitiva quindi un input costituito da onde SV sarà applicato come una storia
temporale di tensioni tangenziali mentre le onde P tramite una storia temporale di
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tensioni normali al contorno. Entrambe le sollecitazioni sono applicate con incidenza
verticale.La non linearità e le proprietà dissipative dei terreni possono essere modellate in
FLAC secondo differenti modalità: attraverso l�adozione di un legame costitutivo
propriamente non lineare o, a partire dalla versione 5.0 (Itasca, 2005), tramite semplici
modelli di smorzamento isteretico. Le proprietà dissipative possono altresì essere
modellate attraverso la formulazione di Rayleigh. L�adozione di una legge sforzi-
deformazione non lineare rappresenta, teoricamente, il modo più efficace per tenere
conto della degradazione di rigidezza al procedere della deformazione e della dissipazione
di energia per isteresi. Questi modelli possono essere accoppiati con modelli di filtrazione
per simulare la generazione e dissipazione di eccessi di pressioni neutre e/o fenomeni di
liquefazione e consentono inoltre la valutazione delle deformazioni permanenti. Dal punto
di vista pratico però spesso i modelli non lineari sono complessi e richiedono la
definizione di molti parametri e lunghi processi di calibrazione. La complessità dei modelli
non lineari e la comodità di un utilizzo diretto delle curve G/G0- -
fornite dalle prove di laboratorio e dalle correlazioni empiriche ha portato all�introduzione
di semplici modelli di smorzamento isteretico (hysteretic damping) nella recente versione
5.0 del codice. Durante ciascun step di calcolo, in funzione del valore medio del tensore
di velocità di deformazione, viene restituito un fattore moltiplicativo da usarsi nel legame
costitutivo in modo da correggere il valore del modulo tangente di taglio associato a
ciascun elemento. Il modello isteretico implementato utilizza solo curve continue che
esprimono la variazione del modulo di taglio con la deformazione tangenziale, quindi i
parametri da fornire in input, che definiscono la forma di tali curve, vanno ricavati
attraverso regressione dei dati sperimentali. Analisi di calibrazione dello smorzamento
isteretico sono necessarie prima di un suo uso nella pratica corrente.Nel caso di analisi
lineari, o per modellare comunque lo smorzamento a basse deformazioni che spesso i
legami costitutivi non lineari non riescono a cogliere, si può utilizzare la formulazione di
Rayleigh. Essa conduce ad uno smorzamento dipendente dalla frequenza in contrasto con
le evidenze sperimentali sul comportamento dei terreni. Il suo impiego richiede pertanto
una oculata scelta dei parametri che lo definiscono per limitare la variazione dello
smorzamento con la frequenza (Lanzo et al., 2003 e 2004). Lo smorzamento di Rayleigh
è stato originariamente formulato per le analisi strutturali ed è espresso in forma
matriciale attraverso la definizione di una matrice di smorzamento C proporzionale alla
matrice di massa M e a quella di rigidezza K:
(5.11)
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dove alfa-R e beta-R sono i coefficienti di Rayleigh che hanno dimensione
rispettivamente di s-1 e s.
-esimo
modo di vibrazione del deposito è espresso dalla:
(5.12)
è la frequenza circolare relativa al modo j.
I coefficienti di Rayleigh vengono comunemente determinati attraverso due
procedure, a seconda che si fissi il valore dello smorzamento modale in corrispondenza di
una o due frequenze naturali opportunamente selezionate (dette frequenze di controllo).
Il codice FLAC adotta la prima procedura in accordo alla quale i coefficienti di Rayleigh
sono espressi dalle:
(5.13)
* e
è possibile dimostrare che un�analisi lineare
eseguita con FLAC fornisce gli stessi risultati di un�analisi modale con rapporto di
smorzamento modale dell�intero sistema variabile con la frequenza circolare
secondo la:
(5.14)
sovrastimato nel
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La formulazione di Rayleigh viene
applicata a livello del singolo elemento della
mesh per cui, tra i dati di input, occorre
specificare per ciascun elemento il valore
del rapporto di smorzamento del materiale
che
scelta di f* è cruciale per fissare il campo di
frequenza in corrispondenza del quale lo
smorzamento mostra variazioni contenute
nel campo di frequenza significativo per
il problema in esame sia in termini di frequenze naturali del sistema che di frequenze
predominati dell�input. In prima approssimazione si può collocare f* tra la frequenza
fondamentale del sistema e la frequenza predominate dell�input (frequenza
corrispondente al massimo dello spettro di Fourier o di risposta). Se questi valori sono
distanti è comunque opportuno esaminare con analisi parametriche l�influenza sui risultati
delle diverse scelte di f*. In definitiva occorre quindi fornire in input, per ciascun
materiale, i seguenti parametri:
peso dell�unità di volume
nel caso di analisi lineari modulo di taglio (G0) e di elasticità volumetrico (k), o, in
alternativa modulo di Young (E) e coefficiente di Poisson ( ); nel caso di analisi non
lineari occorre fornire i parametri caratteristici del modello adottato
rapporto di smorzamento ( ) e frequenza di controllo (f*) se si adotta la
formulazione di Rayleigh.
In uscita il codice offre notevoli potenzialità potendo restituire la storia temporale di
tutte le grandezze di interesse: spostamenti, velocità, accelerazioni, deformazioni e
tensioni. L�interfaccia grafica consente inoltre di costruire ed esportare grafici delle sopra
citate grandezze in funzione della profondità o lungo un generico profilo.
6. RICOSTRUZIONE SISMO-STRATIGRAFICA E DEFINIZIONE CATEGORIA DI
SOTTOSUOLO
L�utilizzo incrociato delle due tecniche sismiche ha permesso di ottenere un modello
sismo - stratigrafico del sottosuolo robusto e affidabile in corrispondenza della zona
d�interesse.
L�indagine Re.Mi. ha individuato le discontinuità sismiche superficiali e stimato le
velocità di propagazione delle onde S, mentre le prospezioni passive a stazione singola
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(H.V.S.R.), tramite inversione congiunta, hanno stimato il grado di rigidità della
copertura profonda e del bedrock geofisico. Inoltre, le misure H.V.S.R. hanno
determinato le frequenze di risonanza di sito cioè i valori di frequenza attesi in superficie
in occasione di evento sismico.
L�attendibilità del modello sismo - stratigrafico desunto è da considerarsi elevata,
poiché la coerenza dei segnali è buona e gli spettri di velocità sono ben definiti per quasi
tutte le frequenze campionate. Il programma di elaborazione utilizzato permette di
considerare non solo il modo fondamentale ma, una volta individuati, anche i modi
superiori per vincolare con maggior attendibilità la ricostruzione del sottosuolo.
6.1 Indagine sismica passiva in array (Re.Mi.) con inversione congiunta
all�H.V.S.R.
INDAGINE SISMICA RE.MI. - Spettro di velocità: il modo fondamentale è presente
in tutte le frequenze campionate. Il segnale si presenta con una buona coerenza.
In blu le curve sintetiche create da una modellazione diretta delle onde S.
INDAGINE SISMICA H.V.S.R. - La curva spettrale rossa rappresenta l�andamento
sismico registrato in campagna mentre quella blu è la curva sintetica generata dal codice
di calcolo.
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La ricostruzione sismo - stratigrafica di sito ha
evidenziato la presenza di una copertura poco
addensata fino a circa 1,1 m dal p.c. locale
caratterizzata da una Vs di circa 110 m/s mentre
per valori di profondità maggiori il grado di rigidità
diventa più elevato (Vs ; vedi modello
sismo � stratigrafico interpretativo riportato a
seguire). Si osserva un incremento delle velocità di
propagazione delle onde S a circa 11,0 m dal p.c.
locale (Vs ); il bedrock geofisico (Vs
800 m/s), inteso come qual materiale che presenta una Vs , è stato
individuato a dal p.c. locale.
Il rilievo nello specifico ha fornito i seguenti dati sismici (modello sismo - stratigrafico
interpretativo):
Indagine sismica Re.Mi.
congiunta all�H.V.S.R. n°2
Velocità
onde di
taglio [m/s]
Spessori
[m]
Profondità[m]
I SISMOSTRATO 110 1,1 0,0�1,1
II SISMOSTRATO 190 10 1,1�
III SISMOSTRATO 350 42 �
IV SISMOSTRATO 800 Semisp. � Semisp.
6.2 Indagini sismiche passive a stazione singola (H.V.S.R.)
Nel caso specifico del sito in esame si è cercato di correlare il valore di picco Nel caso
specifico del sito in esame si è cercato di correlare i valori di picco, degli spettri di
risposta H.V.S.R., con le frequenze fondamentali di risonanza di sito.
Interpretando i minimi della componente verticale come risonanza del modo
fondamentale dell�onda di Rayleigh e i picchi delle componenti orizzontali come contributo
delle onde SH, si sono potute ricavare le frequenze relative ad ogni discontinuità sismica.
La frequenza caratteristica di risonanza di sito, nell�intervallo di normale interesse
ingegneristico � strutturale, è risultata a circa 1,6 Hz con un�ampiezza del picco H/V di
4. Data l�ampiezza spettrale dei picchi considerati, si ritiene importante considerare
l�intervallo frequenziale compreso tra 1,4 e 2,8 Hz.
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È ormai consolidata, sia a livello accademico sia professionale, l�ipotesi che le
strutture subiscono le sollecitazioni sismiche maggiori quando c�è coincidenza tra la
frequenza di vibrazione naturale del terreno investito da un�onda sismica e quella
naturale dell�edificio. Si dovrà quindi porre estrema attenzione nell�edificare strutture
aventi lo stesso periodo di vibrazione del terreno, poiché il rapporto H/V calcolato è tale
da ipotizzare un fattore di amplificazione del moto sismico in superficie.
6.3 Modello sismico locale
Ai fini della definizione dell�azione sismica di progetto, si rende necessario valutare
l�effetto della risposta sismica locale mediante specifiche analisi. In assenza di tali analisi,
per la definizione dell�azione sismica si può fare riferimento ad un approccio semplificato,
che si basa sull�individuazione di categorie di sottosuolo di fondazione (D.M. 14 gennaio
2008):
Categoria Descrizione
A
Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigiri caratterizzati da valori di Vs30 superiori a 800 m/s, eventualmente comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con spessore massimo pari a 3 m.
B
Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto
addensati o terreni a grani fine molto consistenti, con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs30 compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero NSPT,30 > 50 nei terreni a grana grossa e cu,30 >250 kPa nei terreni a grana fina).
C
Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o
terreni a grana fine mediamente consistenti, con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà
Frequenza caratteristica di risonanza registrata � H.V.S.R. n°1
1,56 ± 0,08 Hz
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meccaniche con la profondità e da valori di Vs30 compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero 15<NSPT,30 < 50 nei terreni a grana grossa e 70<cu,30 <250 kPa nei terreni a grana fina).
D
Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o
terreni a grana fine scarsamente consistenti, con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs30 inferiori a 180 m/s (ovvero NSPT,30 < 15 nei terreni a grana grossa e cu,30 <70 kPa nei terreni a grana fina).
ETerreni dei sottosuoli C o D per spessore non superiore a 20 m, posti sul substrato di riferimento (con Vs > 800 m/s).
Esistono poi due categorie speciali di sottosuolo, che sono quelle denominate dalle
sigle S1 e S2, per le quali le NTC08 richiedono che l�azione sismica sia definita tramite il
ricorso a studi speciali. Per queste categorie di sottosuolo non è quindi possibile utilizzare
l�approccio semplificato basato sul coefficiente di amplificazione stratigrafica.
S1
Depositi di terreni caratterizzati da valori di Vs,30 inferiori a 100
m/s (ovvero 10 < cu,30 < 20 kPa), che includono uno strato di almeno 8
m di terreni a grana fina di bassa consistenza, oppure che includono
S2
Depositi di terreni suscettibili di liquefazione, di argille sensitive o
qualsiasi altra categoria di sottosuolo non classificabile nei tipi
precedenti.
Dall�indagine sismica effettuata è possibile calcolare la velocità media di
propagazione delle onde di taglio fino a 30 m dal piano di posa delle fondazioni come
espressamente richiesto dalla normativa vigente (Norme Tecniche sulle Costruzioni �
D.M. 14/01/2008). A seguire si riportano i valori di Vs,30 ipotizzando varie profondità
delle fondazioni:
Dalla ricostruzione del quadro geofisico emerso dal presente studio e dalle indicazioni
normative, si prevedere l�inserimento del sito d�indagine nella Categoria C (Depositi di
terreni a grana grossa mediamente addensati o terreni a grana fina mediamente
consistenti, con spessori superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento
delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di Vs,30 compresi tra 180 m/s
e 360 m/s (ovvero 15 < NSPT,30 < 50 nei terreni a grana grossa e 70 < cu,30 < 250
Profondità piano di posa fondazioni Vs,30
0,0 m da p.c. Vs (0-30)
1,0 m da p.c. Vs (1-31)
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kPa nei terreni a grana fina).Alla luce dei risultati ottenuti, si consiglia, tuttavia, di
effettuare uno studio approfondito di risposta sismica locale (RSL) � vedi capitolo
seguente.
6.4 Categoria topografica e coefficiente di amplificazione topografica st
L�area in esame è modellizzabile nella Categoria T1 (Superficie pianeggiante, pendii e
rilievi isolati con inclinazione media i - cfr. Tabella 3.2.IV del par. 3.2.2 delle NTC);
il coefficiente di amplificazione topografica ST si può quindi assumere pari ad 1,0 come
indicato nella Tabella 3.2.VI del paragrafo 3.2.3.2.1 delle NTC.
7. MODELLAZIONE NUMERICA AVANZATA
Come anticipato nelle premesse, è stato effettuato uno studio di risposta sismica
locale tramite una modellazione numerica avanzata in modalità dinamica. Nel rispetto
della normativa vigente � N.T.C. D.M. 14 gennaio 2008 � è stata assunta una severità
dell�azione sismica con la probabilità di superamento, P, e con il periodo di ritorno, Tr,
relativi allo stato limite considerato. In particolare, è stata considerata una vita nominale
della costruzione (Vn) di 50 anni, una Classe d�uso IV con coefficiente d�uso (Cu)
pari a 2 e quindi una vita di riferimento Vr = 100 anni. A partire da queste indicazioni si
è determinato un periodo di ritorno dell�azione sismica di 949 anni corrispondenti allo
stato limite ultimo di salvaguardia della vita (SLV).
L�input sismico utilizzato è rappresentato da una settupla di storie accelerometriche
applicate alla base del modello e riferite agli spetri di normativa calcolati per il sito in
esame, considerando un sottosuolo di roccia affiorante (classe A) con topografia sub -
orizzontale (T1) e correttamente deconvoluto (v. Dynamic Analysis della ITASCA, 2016).
In particolare, gli accelerogrammi sono stati ricavati tramite l�utilizzo del software
REXEL - computer aided record selection for code - basedvseismic structural analysis.
Nella modellazione numerica è stata utilizzata sia la sismo � stratigrafia e i valori di
rigidità ricavati dalle indagini geofisiche eseguite e precedentemente descritte sia quelle
ottenute dalle misure condotte a supporto dello studio di microzonazione sismica del
Comune di Monte di Malo, condotto dagli scriventi nel maggio 2014.
Il modello geometrico è stato discretizzato con una maglia ad elementi
quadrangolari, le dimensioni dei quali sono state stabilite in funzione delle lunghezze
d�onda minime caratterizzanti il fenomeno di propagazione sismica, determinabili con la
relazione di Kuhlemeyer & Lysmer (hmax < Vs / 10 * fmax) in funzione delle velocità
delle onde di taglio nei diversi terreni del modello e della frequenza massima di interesse
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dei segnali accelerometrici selezionati (fmax=10 Hz). Lungo le frontiere laterali sono
stati introdotti particolari elementi assorbenti (free-field boundaries), che, oltre ad evitare
la riflessione delle onde in maniera analoga agli smorzatori viscosi introdotti da Lysmer &
Kuhlemeyer (1969), forzano i nodi delle frontiere laterali a riprodurre il moto di free-field,
essenziali per le analisi di risposta sismica locale 2D.
Per limitare la riflessione delle onde in corrispondenza della frontiera inferiore del
modello sono stati utilizzati degli smorzatori viscosi (quiet boundaries) mentre le
proprietà dissipative dei materiali sono state ottenute attraverso la formulazione di
Rayleigh al 0.002 % per quanto riguarda il bedrock sismico e smorzamento isteretico per
i materiali più superficiali tramite le curve di degrado G/G0 e D/D0 indicate negli
�Indirizzi e criteri per la microzonazione sismica� del 2008 e sotto riportate.
Le history (storie temporali) ricavate al tetto del modello rappresentano le storie
accelerometriche orizzontali attese nel sito d�indagine. Le n°7 history ottenute sono state
successivamente plottate in uno spettro di risposta elastico e mediate in una curva
rappresentativa (Step n. 1), confrontabile con gli spettri di normativa provenienti
dall�approccio semplificato (Step n. 2). Inoltre, a seguire viene proposto il modello
sismo - stratigrafico bidimensionale impiegato per le simulazioni numeriche.
0
0,2
0,4
0,6
0,8
1
1,2
0,0001 0,001 0,01 0,1 1gamma (%)
G/Go
Argilla
Sabbia
Ghiaia
0
5
10
15
20
25
30
0,0001 0,001 0,01 0,1 1gamma (%)
D/Do
Argilla
Sabbia
Ghiaia
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Modello sismo � stratigrafico 2D impiegato per lo studio di RSL
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7.1 Analisi allo stato limite di salvaguardia della vita (slv)
Step n.1: le linee acc1, acc2, acc3, acc4, acc5, acc6 e acc7 rappresentano gli spettri
di risposta elastica calcolati in superficie (tetto del modello) per ogni evento sismico
modellizzato. La media di questi è rappresentata dalla linea nera (acc_medio; v.
Allegato).
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Step n.2: lo spettro di risposta medio viene confrontato con quelli derivanti dalla
procedura semplificata di risposta sismica locale e identificabile nelle categorie di
sottosuolo.
Lo spettro di risposta elastico calcolato presenta i massimi valori di accelerazione
nell�intervallo 0,1-0,4s con un picco massimo di 0,76g/g0 a circa 0,26s. Invece, per
periodi superiori lo spetto appare caratterizzato da valori decisamente inferiori. La
Categoria di Sottosuolo C, alla quale appartiene il sito d�indagine, riesce a modellizzare
correttamente l�input sismico da utilizzare durante le fasi di verifica/progettazione
strutturale.
In allegato si riporta, in forma tabellare, lo spettro di risposta elastico calcolato in
termini di accelerazione.
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8. ANALISI STRUTTURALE PER LA DETERMINAZIONE DELLA FREQUENZA DI
VIBRAZIONE MEDIANTE MISURE DI RUMORE AMBIENTALE A STAZIONE
SINGOLA
Il metodo geofisico-strumentale mira a identificare sia il comportamento dinamico
della struttura sia la presenza, in un edificio, di comportamenti ritenuti critici in termini di
risposta sismica, attraverso l�interpretazione di misure dirette di tremore ambientale
effettuate all�interno dell�edificio e nel sito che lo ospita.
Per interpretare il comportamento
del sito in termini di frequenze principali
di oscillazione, viene applicata la tecnica
H.V.S.R. (rapporto tra le componenti
spettrali orizzontali e verticale), mentre
per poter meglio individuare il
comportamento dell�edificio è preferibile
usare la tecnica S.S.R. (Standard
Spectral Ratio). Quest�ultima procedura
consiste nel calcolare il rapporto tra gli
spettri misurati all�interno dell�edificio ai
vari piani, in modo tale da riconoscere al meglio le frequenze proprie dei modi di vibrare
dell�edificio stesso.
Il metodo parte dall�assunto che, per un�adeguata valutazione della propensione al
danneggiamento di una struttura, si deve tenere conto sia del comportamento sismico
dell�edificio, sia del comportamento del sito su cui esso è ubicato (figura a fianco).
Le misure di tremore sono utilizzate, in particolare, per riconoscere strumentalmente
alcuni indicatori di vulnerabilità del sistema unitario sito-edificio.
Nello specifico, le misure di tremore sul sito consentono di:
definire la presenza di un significativo contrasto di impedenza che può
causare l�incremento dell�azione sismica in superficie (tecnica H.V.S.R.);
valutare la frequenza naturale del sito (tecnica H.V.S.R.);
identificare la presenza di variabilità laterale della geometria del bedrock
(rotazione delle componenti spettrali).
Le misure di tremore effettuate all�interno di un edificio consentono invece di:
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risalire alle frequenze naturali delle strutture (tecnica S.S.R.);
stimare e individuare la propensione a subire effetti torsionali (tecnica
S.S.R.).
Conoscendo le frequenze naturali del sito e dell�edificio è possibile, quindi, valutare la
propensione alla doppia risonanza tra sito e struttura.
La frequenza naturale di un edificio è considerata il parametro fondamentale per
valutare l�azione sismica a partire dallo spettro di progetto; generalmente, essa viene
stimata attraverso formule empiriche, anche se molteplici studi hanno dimostrato che i
valori così ottenuti non sono sempre in buon accordo con quelli rilevabili con misure
dirette (si veda ad esempio Gallipoli et al. 2009). La frequenza naturale può essere
direttamente stimata individuando i picchi presenti nei rapporti tra gli spettri dell�edificio
e quelli del sito. La verifica dell�eventuale effetto della doppia risonanza tra sito ed
edificio è molto importante, nonostante non sia espressamente contemplata nelle norme
tecniche, poiché può causare un incremento dell�azione sismica sulla struttura.
Tale possibile sincronizzazione si valuta semplicemente comparando la frequenza
naturale del sito con quella dell�edificio. Le misure geofisiche di tremore sull�edificio
consentono anche di individuare la propensione a subire effetti torsionali; la loro
eventuale presenza può incrementare le sollecitazioni su alcuni elementi strutturali,
aumentando, di conseguenza, la vulnerabilità dell�edificio.
I risultati ottenuti dalle indagini condotte e riportati nelle pagine seguenti,
evidenziano che la metodologia proposta consente una valutazione rapida ed economica
degli indicatori collegati alla danneggiabilità degli edifici ed è adatta a definire delle
strategie di mitigazione di rischio sismico, anche su vasti territori. A differenza di altre
metodologie di stima indiretta, quali ad esempio formulazioni empiriche o modellazioni
FEM, il metodo consente di ottenere degli indicatori di vulnerabilità misurati direttamente
sulla struttura che, pertanto, sono soggetti al solo errore di misura e non a tutte le
incertezze che caratterizzano i metodi indiretti.
Si deve tuttavia sottolineare che il metodo geofisico-strumentale non può e non deve
sostituirsi a valutazioni e calcoli strutturali o a prove dinamiche attive, né tanto meno è in
grado di identificare direttamente quali siano le eventuali carenze strutturali di un edificio
in termini di risposta sismica.
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Scuola media
Monte di Malo
Componente Nord � Sud
del moto sismico
Frequenza del primo
modo di vibrazione della
struttura:
5,0 � 5,5 Hz
Componente Est - Ovest
del moto sismico
Frequenza del primo
modo di vibrazione della
struttura:
5,4 Hz
Componente verticale
del moto sismico
Non si rivelano
sostanziali amplificazioni
Andamento H.V.S.R. in
free field Assenza di
contrasti sismici nel
sottosuolo tali da
generare amplificazioni
del moto alle frequenze
della struttura analizzata
Confrontando la misura H.V.S.R. condotta con le frequenze strutturali calcolate è
possibile escludere l�insorgere di una doppia risonanza suolo-struttura in caso di eventi
sismici di magnitudo rilevante. Tuttavia, si ribadisce l�importanza di utilizzare lo spetto di
Frequenza di vibrazione della struttura
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risposta elastico, calcolato tramite la modellazione numerica precedentemente descritta,
in quanto riesce a quantificare correttamente la spinta sismica.
Resta di stretta competenza del Sig. Progettista la scelta definitiva dell�input sismico
da adottare per i calcoli strutturali, che sarà subordinata all�individuazione dei parametri
progettuali definitivi. Si ricorda che qualunque tecnica di geofisica applicata ha un
margine di errore intrinseco variabile in funzione del tipo di tecnica usata, di
strumentazione utilizzata e di problematiche incontrate durante la fase di acquisizione.
Infine, i profili di Vs ricavati con questa metodologia, come tutti i metodi indiretti, non
presentano una soluzione univoca e quindi più modelli possono fornire curve sintetiche
simili tra loro.
9. MODELLO GEOLOGICO ED IDROGEOLOGICO LOCALE
L�assetto stratigrafico del sottosuolo dell�area in esame, oltre che dalle fonti
bibliografiche, è stato evinto dalle prove penetrometriche dinamiche medie e dalle prove
sismiche. Dai risultati delle prove è risultato che la situazione stratigrafica si presenta
sostanzialmente omogenea sia dal punto di vista geotecnico che dal punto di vista
geostratigrafico ed in relazione alla distribuzione spaziale laterale degli orizzonti.
I risultati così evinti hanno evidenziato che terreni indagati sono costituiti da:
Profondità (m) Litologia Orizzonte
0,00 � 0,10 vegetale A
0,10 � 2,50 detrito di versante in matrice limosa B
2,50 � 2,60 argille debolmente limose C
2,60 � 3,70 detrito di versante in matrice limosa D
Si evidenzia inoltre che durante l�esecuzione delle prove �in situ� non è stata rilevata
circolazione idrica ma non si esclude la formazione di falde effiemere a seguito di
preecipitazioni meteoriche anche di breve intensità.
3.4 Modello geotecnico
Qui di seguito in tabella vengono riportati, tramite le metodologie sopraccitate, i
parametri geotecnici dei terreni attraversati durante lo svolgimento delle prove. Tali
valori verranno utilizzati per il calcolo dei parametri per il corretto dimensionamento
dell�opera in progetto. Si precisa che i valori dei parametri geotecnici riportati nella
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tabella soprastante rappresentano una media ponderata
di quanto desunto dalle prove �in situ� e possono essere
considerati rappresentativi degli orizzonti stratigrafici
individuati nella loro globalità, anche in considerazione
della naturale disomogeneità del sottosuolo. Per la
caratterizzazione geotecnica dei terreni di fondazione
sono stati utilizzati i risultati delle Prove Penetrometriche
Dinamiche Medie, correlate alla Standard Penetration Test (SPT), eseguite in
corrispondenza delle future opere di fondazione, secondo le modalità prima esposte. Nel
caso specifico, per la determinazione delle caratteristiche meccaniche, è stata utilizzata la
correlazione tra N10 del Penetrometro Dinamico Medio (D.P.M.) ed il numero di colpi
equivalente dello Standard Penetration Test (Nspt), per la quale N10/Nspt compreso
tra 0,75 e 0,85. Per quanto riguarda i litotipi di natura coesiva, sono stati utilizzati
metodi di calcolo riconducibili a vari autori, come riportato in Fig. Correlazioni Cu -
NSPT. Per la valutazione della coesione non drenata (Cu) dei terreni di natura
prevalentemente coesiva, è stato adottato il metodo proposto da Terzaghi e Peck (1948).
Relativamente ai terreni caratterizzati da natura prevalentemente granulare, per la
determinazione dell'angolo di attrito sono stati utilizzati metodi riconducibili a vari
autori, come indicato in Fig. Correlazioni - NSPT, riportata a seguire.
I valori di resistenza differenti, minori o maggiori, da utilizzare nei calcoli geotecnici
sarà subordinata alle ipotesi progettuali specifiche
relative alla tipologia, dimensionamento e
posizionamento preliminari delle fondazioni analizzate.
Si precisa che i valori dei parametri geotecnici
riportati nella tabella sottostante rappresentano una
media ponderata di quanto desunto dalle prove in sito e
possono essere considerati rappresentativi degli orizzonti
stratigrafici individuati nella loro globalità, anche in
considerazione della naturale disomogeneità del
sottosuolo.
3.7 Modello geotecnico
Qui di seguito in tabella vengono riportati, tramite le metodologie sopraccitate, i
parametri geotecnici dei terreni attraversati durante lo svolgimento delle prove. Tali
valori verranno utilizzati per il calcolo dei parametri per il corretto dimensionamento
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dell�opera in progetto. Si precisa che i valori dei parametri geotecnici riportati nella
tabella sottostante rappresentano una media ponderata di quanto desunto dalle prove in
sito e possono essere considerati rappresentativi degli orizzonti stratigrafici individuati
nella loro globalità, anche in considerazione della naturale disomogeneità del sottosuolo.
Orizzonte Litologia correlataCumed
(KN/m2) (°)
NATmed
(KN/m3)
A vegetale 40 - 18,0
B detrito di versante in matrice limosa - 34 20,0
C argille debolmente limose 75 - 19,0
C detrito di versante in matrice limosa - 34 20,0
L'assunzione di valori di resistenza differenti, minori o maggiori, da utilizzare nei
calcoli geotecnici sarà subordinata alle ipotesi progettuali specifiche relative alla tipologia,
delle fondazioni analizzate.
Data: 06 settembre 2016
Geol. Mario Capeti
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ALLEGATI FUORI TESTO
Tabelle e diagrammi relativi alle prove penetrometriche dinamiche medie (D.P.M.);
Documentazione fotografica: panoramica del cantiere durante l'esecuzione
dell�indagine sismica.
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PROVA PENETROMETRICA DINAMICA
Caratteristiche Tecniche-Strumentali Sonda: DPM CM
Rif. Norme DIN 4094Peso Massa battente 30 KgAltezza di caduta libera 0,20 mPeso sistema di battuta 18 KgDiametro punta conica 35,68 mmArea di base punta 10 cm²Lunghezza delle aste 1 mPeso aste a metro 2,93 Kg/mProfondità giunzione prima asta 0,80 mAvanzamento punta 0,10 mNumero colpi per punta N(10)Coeff. Correlazione 0,78Rivestimento/fanghi NoAngolo di apertura punta 60 °
RESPONSABILE OPERATORE Geol. Mario Capeti Geol. Mario Capeti
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PROVA ... Nr.1
Strumento utilizzato... DPM CM
Prova eseguita in data 04/09/2016
Profondità prova 3,70 mt
Falda non rilevata
Profondità (m) Nr. Colpi Calcolo coeff.
riduzione sonda
Chi
Res. dinamica
ridotta
(Kg/cm²)
Res. dinamica
(Kg/cm²)
Pres. ammissibile
con riduzione
Herminier -
Olandesi
(Kg/cm²)
Pres. ammissibile
Herminier -
Olandesi
(Kg/cm²)
0,10 8 0,857 26,86 31,35 1,34 1,57
0,20 17 0,805 53,61 66,62 2,68 3,33
0,30 14 0,803 44,04 54,87 2,20 2,74
0,40 16 0,801 50,21 62,70 2,51 3,14
0,50 20 0,799 62,62 78,38 3,13 3,92
0,60 21 0,747 61,48 82,30 3,07 4,11
0,70 25 0,745 73,01 97,98 3,65 4,90
0,80 18 0,793 52,61 66,31 2,63 3,32
0,90 24 0,742 65,56 88,42 3,28 4,42
1,00 20 0,790 58,19 73,68 2,91 3,68
1,10 19 0,788 55,16 70,00 2,76 3,50
1,20 16 0,786 46,35 58,94 2,32 2,95
1,30 12 0,835 36,89 44,21 1,84 2,21
1,40 10 0,833 30,68 36,84 1,53 1,84
1,50 10 0,831 30,62 36,84 1,53 1,84
1,60 10 0,830 30,56 36,84 1,53 1,84
1,70 9 0,828 27,45 33,16 1,37 1,66
1,80 7 0,826 20,10 24,33 1,01 1,22
1,90 8 0,825 22,93 27,80 1,15 1,39
2,00 9 0,823 25,75 31,28 1,29 1,56
2,10 12 0,822 34,27 41,71 1,71 2,09
2,20 13 0,770 34,80 45,18 1,74 2,26
2,30 15 0,769 40,07 52,13 2,00 2,61
2,40 13 0,767 34,66 45,18 1,73 2,26
2,50 12 0,816 34,02 41,71 1,70 2,09
2,60 9 0,814 25,47 31,28 1,27 1,56
2,70 8 0,813 22,60 27,80 1,13 1,39
2,80 7 0,811 18,68 23,03 0,93 1,15
2,90 7 0,810 18,65 23,03 0,93 1,15
3,00 7 0,809 18,62 23,03 0,93 1,15
3,10 7 0,807 18,59 23,03 0,93 1,15
3,20 7 0,806 18,56 23,03 0,93 1,15
3,30 8 0,805 21,18 26,32 1,06 1,32
3,40 9 0,803 23,78 29,61 1,19 1,48
3,50 11 0,802 29,02 36,18 1,45 1,81
3,60 14 0,751 34,58 46,05 1,73 2,30
3,70 14 0,750 34,52 46,05 1,73 2,30
STIMA PARAMETRI GEOTECNICI PROVA Nr.1
Strato Prof.
(m)
Nspt Tipo Gamma
(t/m³)
Gamma
Saturo
(t/m³)
Fi
(°)
Cu
(Kg/cm²)
Modulo
Edometrico
(Kg/cm²)
Modulo
Elastico
(Kg/cm²)
Modulo
Poisson
Modulo
G
(Kg/cm²)
1 0,1 6,24 Coesivo 1,82 1,89 -- 0,78 28,63 62,40 -- --
2 2,5 11,37 Incoerente 1,78 1,93 34,18 -- 50,82 131,85 0,33 638,75
3 3,4 5,98 Coesivo 1,81 1,89 -- 0,75 27,44 59,80 -- --
4 3,7 10,14 Incoerente 1,73 1,92 33,72 -- 48,29 125,70 0,33 573,57
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PROVA ... Nr.2
Strumento utilizzato... DPM CM
Prova eseguita in data 05/09/2016
Profondità prova 3,00 mt
Falda non rilevata
Profondità (m) Nr. Colpi Calcolo coeff.
riduzione sonda
Chi
Res. dinamica
ridotta
(Kg/cm²)
Res. dinamica
(Kg/cm²)
Pres.
ammissibile con
riduzione
Herminier -
Olandesi
(Kg/cm²)
Pres.
ammissibile
Herminier -
Olandesi
(Kg/cm²)
0,10 7 0,857 23,50 27,43 1,17 1,37
0,20 12 0,855 40,19 47,03 2,01 2,35
0,30 11 0,853 36,76 43,11 1,84 2,16
0,40 21 0,751 61,79 82,30 3,09 4,11
0,50 19 0,799 59,49 74,46 2,97 3,72
0,60 21 0,747 61,48 82,30 3,07 4,11
0,70 20 0,795 62,32 78,38 3,12 3,92
0,80 22 0,743 60,25 81,05 3,01 4,05
0,90 19 0,792 55,40 70,00 2,77 3,50
1,00 19 0,790 55,28 70,00 2,76 3,50
1,10 14 0,788 40,64 51,58 2,03 2,58
1,20 16 0,786 46,35 58,94 2,32 2,95
1,30 21 0,735 56,83 77,36 2,84 3,87
1,40 8 0,833 24,55 29,47 1,23 1,47
1,50 9 0,831 27,56 33,16 1,38 1,66
1,60 7 0,830 21,39 25,79 1,07 1,29
1,70 7 0,828 21,35 25,79 1,07 1,29
1,80 20 0,776 53,96 69,51 2,70 3,48
1,90 26 0,725 65,49 90,36 3,27 4,52
2,00 22 0,723 55,30 76,46 2,76 3,82
2,10 24 0,722 60,20 83,41 3,01 4,17
2,20 26 0,720 65,07 90,36 3,25 4,52
2,30 17 0,769 45,41 59,08 2,27 2,95
2,40 8 0,817 22,72 27,80 1,14 1,39
2,50 9 0,816 25,51 31,28 1,28 1,56
2,60 7 0,814 19,81 24,33 0,99 1,22
2,70 7 0,813 19,78 24,33 0,99 1,22
2,80 7 0,811 18,68 23,03 0,93 1,15
2,90 9 0,810 23,98 29,61 1,20 1,48
3,00 10 0,809 26,60 32,89 1,33 1,64
STIMA PARAMETRI GEOTECNICI PROVA Nr.2
Strato Prof.
(m)
Nspt Tipo Gamma
(t/m³)
Gamma
Saturo
(t/m³)
Fi
(°)
Cu
(Kg/cm²)
Modulo
Edometrico
(Kg/cm²)
Modulo
Elastico
(Kg/cm²)
Modulo
Poisson
Modulo
G
(Kg/cm²)
1 0,1 5,46 Coesivo 1,78 1,88 -- 0,68 25,05 54,60 -- --
2 1,3 13,98
3 1,7 6,04 Coesivo 1,81 1,89 -- 0,76 27,71 60,40 -- --
4 2,3 17,55 Incoerente 1,94 1,96 36,31 -- 63,51 162,75 0,32 960,58
5 3,0 6,35 Coesivo 1,83 1,89 -- 0,79 29,13 63,50 -- --
PROVA PENETROMETRICA DINAMICA Nr.1Strumento utilizzato... DPM CMDIAGRAMMA NUMERO COLPI PUNTA-Rpd
Committente : Data :04/09/2016Cantiere :Località :
Numero di colpi penetrazione punta Rpd (Kg/cm²) Interpretazione Stratigrafica
0 5 10 15 20 25
1
2
3
8
17
14
16
20
21
25
18
24
20
19
16
12
10
10
10
9
7
8
9
12
13
15
13
12
9
8
7
7
7
7
7
8
9
11
14
14
0 14,6 29,2 43,8 58,4 73,0
1
2
3
1 10 c
m
0.00
10,0
2
240 c
m
250,0
3 90 c
m
340,0
4 30 c
m
370,0
Scala 1:15
PROVA PENETROMETRICA DINAMICA Nr.2Strumento utilizzato... DPM CMDIAGRAMMA NUMERO COLPI PUNTA-Rpd
Committente : Data :05/09/2016Cantiere :Località :
Numero di colpi penetrazione punta Rpd (Kg/cm²) Interpretazione Stratigrafica
0 5 10 15 20 25
1
2
3
7
12
11
21
19
21
20
22
19
19
14
16
21
8
9
7
7
20
26
22
24
26
17
8
9
7
7
7
9
10
0 13,2 26,4 39,6 52,8 66,0
1
2
3
1 10 c
m
0.00
10,0
2
120 c
m
130,0
3 40 c
m
170,0
4 60 c
m
230,0
5 70 c
m
300,0
Scala 1:13