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Referendum costituzionale Il dossier di Quorum/YouTrend
Il sondaggio di Quorum per SkyTg24
Il sondaggio
Tutti i diritti riservati ©Referendum costituzionale – Il dossier di Quorum/YouTrend
Il giorno del voto, domenica 4 dicembre, Quorum ha svolto un sondaggio per approfondire le opinioni degli elettori che si sono recati alle urne.
Il sondaggio è stato commissionato da Sky Tg 24 e i risultati sono stati presentati nel corso dello speciale andato in onda la sera del 4 dicembre a partire dalle ore 23.
Il sondaggio è stato effettuato con metodo CATI (interviste telefoniche) su un campione casuale di 1500 casi rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne.
Le motivazioni
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Per quanto riguarda le motivazioni alla base del proprio voto, è stato chiesto su cosa è stato espresso il proprio voto: sui contenuti della riforma oggetto di referendum o per dare un giudizio politico?
Fra chi ha votato SÌ Fra chi ha votato NO
Sopratutto sui contenuti della riforma costituzionale 71,0% 54,0%
Sopratutto per dare un segnale politico 29,0% 46,0%
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Le motivazioni
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I risultati ci dicono che tra chi ha votato Sì prevale nettamente la quota di coloro che hanno votato sui contenuti della riforma (7 su 10), mentre tra chi ha votato No c’è un equilibrio molto maggiore, con quasi la metà degli intervistati che dichiara di votato per dare soprattutto per dare un segnale politico.
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Quorum ha chiesto agli elettori quale delle due opzioni referendarie incarnasse meglio il cambiamento, distinguendo tra elettori delle tre aree politiche principali (PD, M5S, centrodestra).
Il fattore “cambiamento”
Elettori PD Elettori M5S Elettori FI-Lega-FDI
Il cambiamento è maggiormente rappresentato dal SÌ 76,0% 16,0% 20,0%
Il cambiamento è maggiormente rappresentato dal NO 24,0% 84,0% 80,0%
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Il risultato è molto interessante: secondo tre elettori del PD su quattro il cambiamento era rappresentato maggiormente dal Sì, mentre per otto elettori su dieci del centrodestra – e addirittura l’84% di quelli del M5S – è stato il No ad incarnare il cambiamento.
Il fattore “cambiamento”
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Ma quali sono questi contenuti su cui la maggioranza degli elettori (sia del Sì che del No) dicono di essersi espressi? Abbiamo chiesto agli intervistati quanto fossero d’accordo sulle singole misure della riforma.
I contenuti della riforma
D’accordo Non d’accordo
Abolizione del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro 63% 37%
Nomina dei senatori da parte dei consiglieri regionali in conformità con le scelte degli elettori 40% 60%
Modifica alla composizione del Senato, che sarebbe composto da 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 senatori nominati dal Presidente della Repubblica
46% 54%
Differenziazione delle competenze tra Camera e Senato (superamento del bicameralismo paritario) 56% 44%
Trasferimento di alcune competenze dalle Regioni allo Stato centrale e introduzione della clausola di supremazia dello Stato 56% 44%
Introduzione dell’obbligo di discussione in Parlamento delle leggi di iniziativa popolare, con aumento da 50mila a 150mila firme necessarie per proporle
48% 52%
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Come si nota, sulle due misure “cardine” della riforma (superamento del bicameralismo paritario e riforma delle competenze Stato-Regioni), oltre che sull’abolizione del CNEL, si è registrato un consenso abbastanza netto.
Il punto debole della riforma era invece il nuovo Senato, sia per quanto riguarda la sua composizione sia – soprattutto – per le sue modalità di elezione (non più diretta bensì indiretta).
I contenuti della riforma
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Più di un mese fa 52,7%
Nell’ultimo mese 18,6%
Nell’ultima settimana 13,1%
Negli ultimi 2-3 giorni 8,6%
In cabina elettorale 7,0%
Ad ogni elezione il numero di chi sceglie come votare nelle ultime settimane (o addirittura gli ultimi giorni) prima del voto è piuttosto alto. Nel sondaggio abbiamo anche chiesto quando gli elettori avessero maturato la propria scelta di voto.
Il momento della scelta del voto
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Non sorprende che più della metà (52,7%) abbia scelto come votare oltre un mese prima del voto (del resto, la campagna durava già da molti mesi).
Il resto si è orientato nell’ultimo mese, e addirittura quasi tre su dieci nell’ultima settimana (28,7%). Fa un certo effetto che ben il 7% abbia deciso come votare solo una volta nella cabina elettorale.
Il momento della scelta del voto
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Incrociando i dati sull’età dei rispondenti con quello sul voto al referendum, è possibile ricostruire il comportamento di voto per fasce d’età.
Fasce d’età
SÌ NO
18-34 anni 19% 81%
35-54 anni 33% 67%
55 anni e oltre 53% 47%
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Da questo quadro emerge un gap generazionale piuttosto netto: i giovani (18-34 anni) hanno votato No in modo massiccio (otto su dieci), e anche nella fascia intermedia (35-54) il No ha prevalso in misura piuttosto netta (due su tre). Il Sì invece ha vinto, anche se non di molto, tra chi ha 55 anni o più, una fascia numericamente molto consistente.
Fasce d’età
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La distribuzione del voto per fasce d’età spiega anche, in parte, quella per titolo di studio.
Livello d’istruzione
SÌ NO
Licenza elementare o media 47% 53%
Licenza di scuola superiore 35% 65%
Laurea o oltre 39% 61%
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Nonostante una prevalenza del No in tutte le fasce, il Sì è andato meglio rispetto alla media (+7 punti) nella fascia relativa al livello d’istruzione più basso. Questo si spiega probabilmente anche col fatto che tra i più anziani – dove il Sì è andato meglio – il livello d’istruzione è più basso rispetto alle fasce più giovani.
Livello d’istruzione
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La distanza tra gli elettori del Sì e quelli del No emerge in modo ancor più netto quando si va a guardare la condizione lavorativa: solo tra i pensionati il Sì prevale, e anche in modo piuttosto netto; ma in tutte le altre categorie, e soprattutto tra studenti e lavoratori autonomi o dipendenti, la prevalenza del No è molto marcata.
Occupazione
SÌ NO
Dipendenti 34% 66%
Autonomi 33% 67%
Disoccupati 36% 64%
Casalinghe 36% 64%
Studenti 21% 79%
Pensionati 61% 39%
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Infine, nel sondaggio abbiamo chiesto agli elettori che partito avessero votato due anni e mezzo fa alle elezioni europee. Abbiamo così potuto determinare in quale misura gli elettorati si siano orientati sul Sì o sul No, e quanta coerenza ci sia stata con le posizioni ufficiali dei partiti.
Voto passato
SÌ NO
Elettori PD 2014 75% 25%
Elettori M5S 2014 6% 94%
Elettori FI-Lega-FDI 2014 20% 80%
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I numeri ci dicono che questa coerenza è stata molto alta: il 75% degli elettori del PD ha votato a favore della riforma promossa e approvata principalmente da quel partito. Otto elettori su dieci dei partiti di centrodestra (che si sono schierati per il No, sia pure con toni e tempi diversi) hanno invece bocciato la riforma, e lo stesso ha fatto la quasi totalità (il 94%) degli elettori che nel 2014 scelsero il M5S.
Voto passato
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Le analisi del voto
Le analisi
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A partire dai primi istanti successivi al voto, gli analisti di Quorum/YouTrend hanno elaborato diverse analisi sulla base dei risultati ufficiali del Ministero dell’Interno e dell’ISTAT.
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La seguente mappa mostra i comuni in cui ha vinto il No (in rosso) e quelli in cui ha prevalso il Sì (in verde).
La mappa del voto nei comuni
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Il Sì è riuscito a contendere la vittoria al No soltanto in poche zone: gran parte dell’Emilia-Romagna e della Toscana, e le province di Perugia e di Bolzano. In tutte le altre zone del Paese (e in maniera pressoché totale in regioni di primo piano come Lazio, Veneto, Puglia, Sicilia e Sardegna) il No ha vinto nella stragrande maggioranza dei comuni.
La mappa del voto nei comuni
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Questa mappa mostra invece le zone dove il No ha raccolto più voti: più il rosso è scuro, maggiore è la percentuale del No.
La mappa del No
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Le diverse sfumature di rosso ci consentono di capire subito come il No abbia letteralmente sfondato in vaste zone del Centro-Sud e del Nord-Est. Nel Nord-Ovest invece la prevalenza del No è meno netta.
La mappa del voto nei comuni
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Confrontando i voti del Sì con quelli ottenuti dai partiti di governo (promotori della riforma) in occasione delle Europee 2014, otteniamo questa distribuzione a livello regionale:
Confronto con il 2014: il voto nelle regioni
0%
20%
40%
60%
80%
100%
120%
140%
Tren
tino
Alto
-Adi
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Valle
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Cam
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a
Bas
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abri
a
76%82%
86%87%
97%97%97%98%98%98%98%99%99%100%105%106%
112%117%
129%133%
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In termini di voti assoluti, la corrispondenza è quasi perfetta (tra il 97 e il 100%) in tutte le regioni del Centro, in Friuli Venezia Giulia e Liguria al Nord, in Puglia e in Sardegna; il Sì fa meglio dei partiti promotori in Lombardia, Veneto e Piemonte e soprattutto in Molise, Val d’Aosta e Trentino Alto Adige. Ma è il Sud il tallone d’Achille del Sì: in Sicilia, Campania, Basilicata e soprattutto Calabria la riforma ottiene molti meno consensi rispetto ai partiti che l’avevano promossa.
Confronto con il 2014: il voto nelle regioni
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La seguente mappa mostra questo stesso rapporto tra Sì e voto ai partiti di governo nel 2014, ma a livello comunale.
Confronto con il 2014: voti assoluti
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Ma in presenza di un’affluenza così differente tra le due tornate (56% alle Europee 2014, 68% in occasione del referendum) più che ai voti assoluti conviene fare un confronto rispetto alle percentuali. In questo modo otteniamo la seguente mappa.
Confronto con il 2014: percentuali
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In termini di percentuali, diventa evidente come in realtà il Sì abbia fatto meglio (rispetto al suo potenziale “politico”) solo nel Nord-Ovest e in Molise, mentre la performance nel resto del Paese è stata complessivamente negativa – e al Sud e nelle isole è stata disastrosa.
Confronto con il 2014: percentuali
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Il seguente grafico mostra la correlazione esistente tra le performance delle diverse aree politiche (sinistra, PD/centrosinistra, M5S, centrodestra) in occasione delle elezioni 2013 (Politiche) e 2014 (Europee) e il voto al Sì e al No, a livello comunale.
Il Sì, il No e le aree politiche
Componente 1: Governo-Opposizione
Com
pone
nte
2: T
ipo
di o
ppos
izio
ne
SÌ
NOsx_2014
M5S_2013M5S_2014
cdx_2014Berlusconi_2013
gov_2014Bersani_2013
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Si conferma come il voto al Sì sia distribuito geograficamente in modo molto simile al voto per il PD (e per la coalizione di Bersani nel 2013). Viceversa, il No è molto più vicino alle distribuzioni di voto del centrodestra e del M5S. Il voto della sinistra radicale sembra essere più correlato a quello per il Sì, nonostante quell’area si sia espressa per il No: questo può essere dovuto al fatto che storicamente le aree di forza della sinistra spesso coincidono con quelle del PD, che come abbiamo visto sono molto correlate al voto per il Sì.
Il Sì, il No e le aree politiche
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Il seguente grafico mostra la correlazione tra voto al Sì e la latitudine, a livello provinciale. Come si nota, esiste una correlazione piuttosto netta: le province più settentrionali hanno tendenzialmente votato in misura maggiore per il Sì rispetto a quelle più meridionali.
La frattura Nord-Sud
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Il tasso di occupazione, così come rilevato dal censimento ISTAT nel 2011, mostra una certa correlazione (per quanto debole) con il voto al Sì. In pratica, nei comuni dove il tasso di occupazione è maggiore le percentuali del Sì sono mediamente più alte.
Il voto per tasso d’occupazione
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All’opposto, esiste una relazione inversa tra voto al Sì e tasso di disoccupazione. In particolare, nei 100 comuni con il maggior tasso di disoccupazione il No ha vinto con il 65% (+6 rispetto al dato nazionale). Nei 100 comuni con il tasso di disoccupazione più basso, invece, è stato il Sì a prevalere con il 59% dei voti (+18 rispetto al dato nazionale).
Il voto per tasso di disoccupazione
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Tra le varie categorie occupazionali è interessante il caso delle casalinghe, in passato un segmento in grado di risultare decisivo in occasioni elettorali. La correlazione tra presenza di casalinghe e voto al Sì mostra un andamento inverso, similmente a quanto accade per la disoccupazione.
Il voto delle casalinghe
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Oltre 1,3 milioni di italiani residenti all’estero hanno votato per questo referendum. La seguente mappa ci dice come (in rosso i paesi in cui i voti al No sono stati più numerosi, in verde quelli dove ha vinto il Sì).
Il voto degli italiani all’estero
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Il Sì è stato maggioritario nella quasi totalità delle Americhe e dell’Africa, nell’Europa occidentale e mediterranea, in Medio Oriente, Cina e Australia. Il No è stato più votato in Russia, India, parte dei paesi europei orientali e in Scandinavia (a eccezione della Svezia), nel Sud-Est asiatico continentale e in Nuova Zelanda.
Il voto degli italiani all’estero
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Grazie!
Sondaggio Davide Policastro Mappe ed elaborazioni Matteo Cavallaro
Testi Salvatore Borghese Impaginazione Leonardo Nicolai Supervisione Lorenzo Pregliasco