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080 C hi cercasse di capire dalla letteratu- ra disponibile, sulle riviste di setto- re, su internet, sui libri dedicati al modello 1911 che arma sia la STI Seventy che abbiamo provato, resterebbe spiazzato. Di lei è impossibile trovare informazioni. Neppure sul sito e sul catalogo della Casa produttrice è menzionata. Decisamente curioso in un’epoca in cui l’informazione è sovrabbondante e, semmai, è difficile riuscire a selezionare il flusso informativo. Ma l’arcano, tanto misterioso non è... la Seventy è semplicemente una versione speciale di un’arma di grande successo, che si pone a cavallo tra le STI Lawman e Sen- tinel (con la quale condivide la cataloga- zione), costruita dal produttore americano in soli 70 esemplari su espressa richiesta del suo importatore italiano, Bignami, in occasione dei suoi settanta anni di attività. Bignami, che di marketing se ne intende, ha deciso di celebrarsi proponendo al suo pubblico un’arma da collezionismo, forse per qualcuno solo l’ennesimo clone dell’arma di John M. Browning, in un pe- riodo in cui sarà inevitabile parlare molto di 1911 visto che quest’anno se ne festeggia il primo secolo di storia. Una storia avvincente Per quanto giovane, la storia di STI è densa di avvenimenti. Nel 1989, Virgil Tripp inizia a customizzare alcune mo- dello 1911 per l’uso specifico nelle gare di tiro dinamico e, di lì a poco, inizia una piccola attività di produzione di pezzi di ricambio per la stessa arma. Un’attività che negli Stati Uniti è molto più diffusa di quanto si pensi. Undici anni più tardi Tripp, che è un armaiolo “praticone”, incontra Sandy Strayer, un ingegnere appassionato di CAD (computer aided design). I due costituiscono una miscela esplosiva e, dalle loro menti vulcaniche, esce un disegno eccezionale, una 1911 con caricatore bifilare che riesce ad andare oltre quello che era sentito come il limite maggiore dell’arma di Browning: l’esigua autonomia. A dir la verità, Para Ordnance era già uscita da qualche tempo con una 1911 ad alta capacità, ma quello che ren- deva unico il progetto di Tripp-Strayer era (ed è) la struttura modulare del fusto, costruito da una base in fibra plastica rinforzata (impugnatura con pozzo del caricatore integrato e guardia del grilletto) accoppiata a una parte alta, dove sono ricavate le guide di scorrimento, in un ortodosso acciaio al carbonio. Il risultato lasciò non pochi puristi perplessi ma, una volta che questi scoprirono che il fusto in questione pesava il 35% in meno di quello tradizionale d’acciaio e che era in grado di resistere alle sollecitazioni del .45 ACP (addirittura attutendone il rinculo), la STI INTERNATIONAL SEVENTY Una vista che evidenzia grilletto, pulsante di sgancio del caricatore e leva dell’hold open. Il meccanismo di scatto presenta la possibilità di registrazione del collasaso Un doppio anniversario Bignami ha festeggiato i suoi 70 anni di attività presentando la STI Seventy, una pistola modello 1911 celebrativa, realizzata in edizione limitata su sua specifica richiesta dal marchio americano, che celebra a sua volta i 20 anni di attività testo e fotografie di Matteo Brogi “Nel 1989, Virgil Tripp inizia a customizzare alcune modello 1911 per l’uso specifico nelle gare di tiro dinamico e, di lì a poco, inizia una piccola attività di produzione di pezzi di ricambio per la stessa arma. Un’attività che negli Stati Uniti è molto diffusa” 080-085STI Seventy- corretto box.indd 80 30/11/10 17:29

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C hi cercasse di capire dalla letteratu-ra disponibile, sulle riviste di setto-re, su internet, sui libri dedicati al

modello 1911 che arma sia la STI Seventy che abbiamo provato, resterebbe spiazzato. Di lei è impossibile trovare informazioni. Neppure sul sito e sul catalogo della Casa produttrice è menzionata. Decisamente curioso in un’epoca in cui l’informazione è sovrabbondante e, semmai, è difficile riuscire a selezionare il flusso informativo. Ma l’arcano, tanto misterioso non è... la Seventy è semplicemente una versione speciale di un’arma di grande successo, che si pone a cavallo tra le STI Lawman e Sen-tinel (con la quale condivide la cataloga-zione), costruita dal produttore americano in soli 70 esemplari su espressa richiesta del suo importatore italiano, Bignami, in

occasione dei suoi settanta anni di attività. Bignami, che di marketing se ne intende, ha deciso di celebrarsi proponendo al suo pubblico un’arma da collezionismo, forse per qualcuno solo l’ennesimo clone dell’arma di John M. Browning, in un pe-riodo in cui sarà inevitabile parlare molto di 1911 visto che quest’anno se ne festeggia il primo secolo di storia.

Una storia avvincentePer quanto giovane, la storia di STI è densa di avvenimenti. Nel 1989, Virgil

Tripp inizia a customizzare alcune mo-dello 1911 per l’uso specifico nelle gare di tiro dinamico e, di lì a poco, inizia una piccola attività di produzione di pezzi di ricambio per la stessa arma. Un’attività che negli Stati Uniti è molto più diffusa di quanto si pensi. Undici anni più tardi Tripp, che è un armaiolo “praticone”, incontra Sandy Strayer, un ingegnere appassionato di CAD (computer aided design). I due costituiscono una miscela esplosiva e, dalle loro menti vulcaniche, esce un disegno eccezionale, una 1911 con caricatore bifilare che riesce ad andare oltre quello che era sentito come il limite maggiore dell’arma di Browning: l’esigua autonomia. A dir la verità, Para Ordnance era già uscita da qualche tempo con una 1911 ad alta capacità, ma quello che ren-deva unico il progetto di Tripp-Strayer era (ed è) la struttura modulare del fusto, costruito da una base in fibra plastica rinforzata (impugnatura con pozzo del caricatore integrato e guardia del grilletto) accoppiata a una parte alta, dove sono ricavate le guide di scorrimento, in un ortodosso acciaio al carbonio. Il risultato lasciò non pochi puristi perplessi ma, una volta che questi scoprirono che il fusto in questione pesava il 35% in meno di quello tradizionale d’acciaio e che era in grado di resistere alle sollecitazioni del .45 ACP (addirittura attutendone il rinculo), la

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Una vista che evidenzia grilletto, pulsante di sgancio del caricatore e leva dell’hold open. Il meccanismo di scatto presenta la possibilità di registrazione del collasaso

Un doppio anniversario

Bignami ha festeggiato i suoi 70 anni di attività presentando la STI Seventy, una pistola modello 1911 celebrativa, realizzata in edizione limitata su sua specifica richiesta dal marchio americano, che celebra a sua volta i 20 anni di attività

testo e fotografie di Matteo Brogi

“Nel 1989, Virgil Tripp inizia a customizzare alcune modello 1911 per l’uso specifico nelle gare di tiro dinamico e, di lì a poco, inizia una piccola attività di produzione di pezzi di ricambio per la stessa arma. Un’attività che negli Stati Uniti è molto diffusa”

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strada del successo era spianata. Tripp e Strayer brevettarono il dispositivo (i di-segni sono visibili su internet all’indirizzo www.freepatentsonline.com/D347256.html), crearono la STI (Strayer-Tripp Inc.) e iniziarono la produzione di quello che chiamarono modello 2011. Ma come le storie d’amore a volte finiscono, anche il sodalizio tra i due era destinato a romper-si; nel giugno del 1994 Strayer lascia STI per fondare la Strayer Voigt Inc. (SVI) e

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la Seventy è fornita delle tradizionali si-curezze presenti nel disegno di J. M. Brow-ning: la sicura ma-nuale al carrello, che consente di mettere in sicurezza l’arma con cane armato, e la si-cura manuale dorsale

Grazie ad un attento lavoro di progettazio-ne che ha coinvolto l’elevatore, la molla e il pad, i caricatori delle moderne 1911 arriva-no a ospitare 8 colpi in-vece dei 7 tradizionali

la STI Seventy presenta su entrambi i lati del fu-sto la scritta “70” in numeri romani (lXX) che va a sovrapporsi ai classici pannelli per la presa del carrello. Sul lato sinistro del fusto è presente il nome del modello dell’arma che ricorda ancora il settantesimo anniversario di Bignami

La produzione fuori dagli Usa

STI è un’azienda che produce con orgoglio i suoi prodotti in America e solo in tempi molto recenti ha infatti atti-vato la commercializzazione di due linee di pistole in aree geografiche differenti dal continente americano. È il caso della 1911 Spartan, realizzata nelle Filippine

da Armscor, e della serie GP con fusto in polimero e doppia azione (GP5 e GP6) costruita da Grand Power in Slovacchia. Per queste armi, comunque, i fornitori esterni producono esclusivamente fusto, carrello, canna e alcuni altri particolari di secondaria importanza, essendo tutti gli

elementi dello scatto e delle altre componenti fondamen-tali prodotti internamente allo stabilimento americano. Queste due linee passano co-munque il controllo di qualità da parte di STI, che riserva loro la stessa attenzione e aspettative delle sue armi. Questa scelta, criticata da più

parti, ha consentito a STI di affacciarsi a mercati diversi da quelli suoi tradizionali con armi comunque di pregio ma a costo contenuto; in Ameri-ca, la Spartan filippina di STI si paga intorno ai 600 dollari, un prezzo decisamente allet-tante. Ma la Seventy è tutt’al-tra cosa.

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caricatore (collocato sul lato sinistro del fusto) e il comando della sicura manuale, bilaterale, di dimensioni generose. A com-pletare la dotazione di sicurezza dell’arma concorre la sicura dorsale. Il sistema di scatto è d’impostazione classica con un’ap-pendice (grilletto) traforato in alluminio che conferisce all’arma un aspetto aggres-sivo e, al tempo stesso, da strumento di precisione. Lo scatto di cui è dotata, per la verità, è di per sé un valido ausilio per ottenere rosate significative anche a

sfidare il suo ex socio con una nuova gam-ma di cloni-1911, le Infinity. Lo stesso anno Tripp fa entrare in azienda Dave e Shirley Skinner che poco dopo, nel 1997, rileveranno tutte le quote dell’azienda; Dave e Shirley la trasformeranno in quella che oggi conosciamo come STI International mentre Virgil Tripp tornerà alle origini, fondando la Tripp Research Inc. e avviando una piccola produzione di parti di ricambio per il modello 1911. Dopo otto anni, nel 2005, anche gli Skin-ner lasceranno l’azienda vendendola ai dipendenti. Ad oggi, STI International è l’unica azienda del comporto armiero a essere completamente posseduta dai suoi lavoratori (gli americani le definiscono aziende ESOP, Employee Stock Ownership Plans). La storia di eccezionalità del mar-chio americano non si ferma alle sue cu-riose vicende societarie e al possesso dei brevetti (alcuni peraltro scaduti) ma si estende alla gamma dei suoi prodotti, che nel tempo si è arricchita sia nel settore delle bifilari – con armi da collezionismo, da difesa e da tiro – sia in quello delle più classiche single stack, le tradizionali 1911 con caricatore monofilare da 8 colpi che STI produce, in rispetto della tradizione più ortodossa, in tutto acciaio. E qui, fi-nalmente, dopo un viaggio durato 30 an-ni, arriviamo alla nostra Seventy. Un’ar-ma che ci ricorda, nella configurazioni, le Sentinel e Lawman già menzionate, e, nell’allestimento, la Anniversary Edition, la pistola a serie limitata lanciata dai nuovi proprietari di STI per celebrare i 20 anni del marchio. Della Limited Edition, per inciso, ne sono stati realizzati solo 200 esemplari numerati che hanno trova-to un acquirente nelle prime 48 ore della sua commercializzazione, nonostante che non sia proprio una bellezza per i nostri standard culturali. La 20th Anniversary Edition ha comunque lanciato alcune interpretazioni stilistiche che ritroviamo nella Seventy, per esempio il numero ro-mano (che in America deve essere incom-prensibile ai più) che va a sovrapporsi e in definitiva a comporre gli intagli di pre-sa sulla parte posteriore del carrello. Per motivi stilistici, gli intagli anteriori sono giustamente assenti.

Meccanica tradizionaleLa parte meccanica dell’arma la si può descrivere a memoria ripensando agli altri modelli di STI. Ci troviamo al cospetto di un’arma costruita su piattaforma 1911 che conserva il tradizionale funzionamento di chiusura geometrica a corto rinculo di canna tipo Browning su telaio lungo tipo Government; ovvero di lunghezza e spes-sore standard. Quello che la differenzia da altre armi di produzione di massa sono gli standard produttivi, che in STI sono ele-vatissimi e prevedono molte azioni con macchine a controllo numerico dal pieno su blocchi di forgiato e succes-sivi aggiustaggi manuali di precisione eseguiti dalle maestranze aziendali. Sul lato sinistro del fusto, brunito lucido, è visibile la scritta Seventy, che richia-ma in lingua inglese i 70 anni dalla fondazione della Bignami. Le guancette sono in un bel legno di palissan-dro che, almeno nell’esem-plare che abbiamo provato, tendeva ad una tonalità calda molto gradevole. I controlli disponibili sull’ar-ma sono quelli standard del disegno di Browning: il pulsante di sgancio del

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vista lato utente nella quale è evidenziata la cresta del cane e la tacca, che non presenta nessun riferimento utile alla collimazione in condizioni di scarsa luminosità

Il lato destro del fusto evidenzia il registro di re-golazione della deriva dell’arma e l’acronimo TaS sulla tacca che sta per Tactical adjustable Sight

“La Seventy è una versione speciale di un’arma di grande successo, che si pone a cavallo tra le STi Lawmane Sentinel (con la quale condivide la catalogazione)”

la faccia superiore della tacca presenta il comando micro-metrico per la va-riazione dell’alzo

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“Al tiro l’arma non fornisce sorprese. Lo standard di riferimento è quello STi, l’arma è solida, stabile e massiccia senza essere però pesante né ingombrante”

la STI Seventy smontata. Come le altre STI presenta un sistema di smontaggio conside-revolmente differente da quello del modello 1911 di Browning. le guancette in palissan-dro presentano una corretta zigrinatura e il logo del produttore americano

Il vivo di volata della Seventy e il mirino, montato a coda di rondine: è quindi, al-meno teoricamente, sostituibile

i 70 anni di Bignami

La storia di Bignami inizia nel 1937 gra-zie all’iniziativa del padre degli attuali proprietari dell’azienda, Battista Berti. Tiratore e appassionato cacciatore, Berti si dedicò alla distribuzione esclusiva di marchi tedeschi di primaria importan-za che, alla fine della Seconda guerra mondiale, cercavano il rilancio. Le prime armi importate furono carabine da cac-cia idonee all’impiego che se ne faceva nella provincia di Bolzano, dove tuttora ha sede l’azienda, conformi al modello venatorio mitteleuropeo. I primi marchi ad essere distribuiti furono dunque Tyrol, Franz Sodia, Sauer & Sohn e, con una deviazione Oltreoceano, Weatherby. La caccia a palla è sempre rimasta il core business dell’azienda ma, nel corso del tempo, Bignami ha ampliato la propria offerta puntando anche su altri settori e altri mercati, in particolar modo ac-

quisendo la rappresentanza di primari marchi nord-americani. Oggi Bignami distribuisce tra le armi lunghe Sauer, Weatherby, Merkel, HK, CZ, Marlin, Thompson Contender, Swiss Arms, H-S Precision, Mauser, Lebeau Courally, Dumoulin, Mossberg, Maverick; nel settore delle armi corte Walther, Sig Sauer, HK, Glock, Smith & Wesson, CZ, Weinrauch, North American Arms, Mau-ser, Anschütz, Umarex e, appunto, STI; nel campo dell’ottica Zeiss, Bushnell, Meopta; in quello del munizionamento e della ricarica Rottweil, RWS, Geco, Nor-ma, Hornady, Magtech, Speer, Federal, CCI, Kynoch, Gamebore, Nosler, RCBS; nel settore dell’abbigliamento 5.11. Un catalogo amplissimo, senza dimenticare che a questi prodotti si sono nel tempo aggiunti quelli del settore sportivo e dell’arceria.

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distanze considerevoli per un’arma del genere. Belle, e sportive, anche le mire... il mirino non lascia spazio alla fantasia (d’impostazione classica, e montato su una slitta a coda di rondine) ma la tacca è deci-samente ben fatta, ed è regolabile in alzo e deriva. Sul fianco riporta l’acronimo TAS che identifica una Tactical Adjustable Sigth (in breve, una tacca tattica registrabile). Il cane ricorda più quello della Comman-der ed è anch’esso alleggerito, per ridurre di quel poco la pressione di sgancio. Un

essere camerati anche per altre cartucce. Le finiture sono come prevedibile di pregio e contemplano la più classica accoppiata di brunitura nera lucida e guancette in legno. Bignami ha preferito attenersi alla tradi-zione piuttosto che rincorrere abbinamenti two-tone in colori pseudo-tattici (come il color marrone coyote – sic – su marrone chiaro o il verde militare su nero che deci-samente non ci piacciono).

La prova a fuocoAl tiro l’arma non fornisce sorprese. Lo standard di riferimento è quello STI, l’ar-ma è solida, stabile e massiccia senza essere però pesante né ingombrante. Le mire so-no facili da collimare anche se l’assenza di un qualsiasi sistema di amplificazione del-la luce a tre punti (sia trizio o fibra ottica) si fa sentire in condizioni di scarsa lumi-nosità. Lo scatto è semplicemente superbo, senza incertezze, e permette di sganciare il colpo nel momento esatto in cui ci si aspetta di farlo. E i fori sul bersaglio sono lì a dimostrarlo, belli incisi nel punto esatto in cui si desidera trovarli.

accorgimento inutile, sicuramente più decorativo che funzionale, considerando la qualità dello scatto, ma significativo dell’at-tenzione che STI ha riposto in quest’arma. La canna è quella classica da 5 pollici con bushing di categoria Match e rampa d’alimentazione integrata. Sulla parte che incorpora la camera di cartuccia è ripor-tata con enfasi l’indicazione del calibro in quanto, anche se in questo caso è disponi-bile solo il .45 ACP, si deve ricordare che i modelli cui la Seventy si ispira possono

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la canna presenta due intagli che vanno ad im-pegnare i rispettivi ri-salti ricavati sul cielo del carrello, permettendo al gruppo canna-carrello di rinculare solidalmente finché la bielletta visibile anche in questa immagi-ne abbassa la culatta e permette di interrompere il vincolo tra le due parti

STi international Seventy

Costruttore: STI International, Georgetown, Texas (Usa), tel. +1 512 819.06.56, www.stiguns.comDistributore: Bignami Spa, via Lahn 1, Ora (BZ), tel. 0471 803.000, www.bignami.it

Modello: SeventyTipo: pistola semiautomatica a chiusura geometrica a corto rinculo di cannaCatalogazione:16761Alimentazione: caricatore da otto colpiCongegno di scatto: scatto ad azione singola

Calibro: .45 ACPorgani di mira: tacca registrabile in alzo e deriva, mirino montato a coda di rondineSicurezze: sicura automatica dorsale, sicura manuale ambidestraimpugnatura: guancette in palissandro

Lunghezza totale: 216 mmLunghezza canna: 127 mmPeso: 1.050 gMateriali: acciaio forgiato, guancette in legno di palissandro Finitura: brunitura lucida per canna e fusto, calcio rifinito con trattamento a olio

l’autore dell’ar-ticolo mentre prova l’arma

rosata ottenuta a mano libera a

12 metri con mu-nizioni american

eagle FMJ con palla da 230 grani

¤ PreZZo 1.850 euro

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