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Salvami Regina Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DR PD - Periodico dell’Associazione Madonna di Fatima - Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione Numero 52 Settembre 2007 La gioia della virtù

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Salvami Regina

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Numero 52 Settembre 2007

La gioia della virtù

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Veduta della statua del Cristo Redentore all’imbrunire, Rio de Janeiro (Brasile)

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addove non esiste Dio, non può esistere

nulla di buono. Dove non si vede Dio, l’uomo si corrom-pe e si corrompe il mondo. È in questo senso che il Signo-re dice: “Cercate prima il re-gno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saran-no date in aggiunta” (Mt 6, 33). Con questa parola è sta-bilito un ordine di priorità per l’agire umano, per il no-stro modo di essere nella vita quotidiana.

(Benedetto XVI – Gesù di Nazaret, Ed. Rizzoli, pag.176)

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Anno IX, numero 52, Settembre 2007

Direttore responsabile: Zuccato Alberto

Redazione e Amministrazione: Via San Marco, 2A

30034 Mira (VE) CCP 13805353

Aut. Trib. Padova 1646 del 4/5/99 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D. L.

353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DR PD

www.araldi.org www.salvamiregina.it

Con la collaborazione dell’Associazione

Privata Internazionale di Fedeli di Diritto Pontificio

ArAldi del VAngelo

Consiglio di redazione: Guy Gabriel de Ridder, Juliane

Vasconcelos A. Campos, Luis Alberto Blanco Cortés, Mariana Morazzani

Arráiz, Severiano Antonio de Oliveira

In Italia: Viale Vaticano, 84 Sc. A, int. 5

00165 Roma Tel. sede operativa

a Mira (VE): 041 560 08 91

Montaggio: Equipe di arti grafiche

degli Araldi del Vangelo

Stampa e rilegatura: Istituto Veneto di Arti Grafiche

Gli articoli di questa rivista potranno essere riprodotti, basta che si indichi la fonte e si invii copia alla Redazione. Il contenuto degli articoli firmati è di responsabilità dei rispettivi autori.

SalvamiRegina

Periodico dell’Associazione Madonna di Fatima - Maria, Stella

della Nuova Evangelizzazione

SommariOScrivono i lettori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 La cattedrale

di Santa Fé di Bogotá

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .30

Testimonianze della bontà celeste

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .32

Santa Ildegarda di Bingen – Guaritrice dei corpi e delle anime

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .34

La parola dei pastori – La presenza Reale: un dono

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .38

È accaduto nella Chiesa e nel mondo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .40

Storia per bambini… Un misterioso amico

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .46

I santi di ogni giorno

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48

La cattedrale di Chartres

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .50

Araldi nel mondo

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .26

La Madonna della Luce

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .24

Gli angeli: come sono?

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .22

San Michele Arcangelo – Chi è come Dio?

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .18

Commento al Vangelo – La prudenza della carne e la prudenza santa

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10

La voce del Papa – Conversione: portatrice di dolcezza e gioia

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6

Siate prudenti come i serpenti (Editoriale) . . . . . . . . . . . . . . 5

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4 Salvami Regina · Settembre 2007

Scrivono i lettori

Chiarezza e profondità senza eguali

Ero in ritiro, per preparare i miei 25 anni di professione religiosa nel Carmelo, quando il quarto giorno il mio cuore ha sussultato forte per l’ar-rivo della Rivista. Essa è tanto bella e maestosa! Tanto sotto l’aspetto vi-sivo quanto per il contenuto: ci parla di Dio con una semplicità, chiarezza e profondità senza eguali! Chi la leg-ge per la prima volta, certamente la vorrà sempre tenere in mano e custo-dirla nel cuore.

Suor Marinalva Maria, O.C.D.Trindade – Brasile

fratello adottivo

Sono figlia unica. Ho sempre so-gnato di avere un fratellino e ora so-no contenta di averne uno adottivo (seminarista). Gli voglio già bene e pregherò per lui!

Giulia BigazziBagno a Ripoli (FI)

inCoronare regina della mia Casa

È stata per me una grande gioia ri-cevere la vostra visita, ed è stata una sorpresa bellissima ricevere la Ma-donnina in casa mia e poterla incoro-nare regina della mia casa. Gli Aral-di del Vangelo sono ragazzi dolcissi-mi e davvero straordinari per la loro fede, che traspare anche dai loro mo-di di fare.

Pasqualina RiccardiPer l’email

invita a Correggere i difetti

In questa rivista tutto è positivo, istruttivo, edificante. Non c’è una pa-gina superflua. Leggendola, si può

constatare che gli autori dei diver-si articoli hanno una fede solida e il loro entusiasmo contagia ed emozio-na. Ci invitano a correggere i nostri difetti, a crescere spiritualmente, in una continua conversione e a vivere il Vangelo. Che il Signore li benedica.

Pedro Cuevas PascualNambroca, Toledo – Spagna

Bel lavoro soCiale

Vedo in questa rivista, così infor-mativa, il bel lavoro sociale degli Araldi, non solo in Brasile, ma in tut-to il mondo.

Chiedo alla Vergine Maria che continui ad intercedere e benedire voi, gli abbonati della Rivista e, prin-cipalmente, il nostro paese che ha bi-sogno di molte preghiere e di opere come quella degli Araldi del Vange-lo.

Fernanda Aparecida de OliveiraSan Paolo – Brasile

Che sia diffusa in tutti i paesi del mondo

Con molta gioia scrivo per dirvi che ho ricevuto la Rivista Araldi del Vangelo. Ogni numero è una gioia immensa nel mio cuore. Tutte le se-re prego con la mia famiglia perché questa campagna sia diffusa in tutti i paesi del mondo.

José do Carmo da SilvaCartaxo – Portogallo

ConosCere il santo rosario

Mi chiamo Annarosa ed è quasi un anno che ricevo la vostra rivista, all’inizio non conoscendola ero un po’ diffidente ma ho deciso lo stesso di ac-cogliere l’invito alla campagna. Ades-so quando arriva sono molto conten-ta. Tra l’altro quest’anno quando ero in vacanza a Bibione nella chieset-ta vicino a casa nostra ne ho trovato delle copie. Io ero già devota alla Ma-donna del Rosario Di Pompei dalla quale anni fa ho ottenuto una grande

grazia! Sono contenta perché chi ri-ceve la vostra rivista può conoscere il S. Rosario che rimane l’unico mezzo per ottenere grandi grazie ed arriva-re a Cristo. Grazie anche per tutte le cose che scrivete ed i doni che ci fate .

Annarosa PescicaniCassano d’Adda (MI)

ogni famiglia dovreBBe averlo

Una mia amica mi ha fatto visio-nare il Vostro bellissimo libro “Fati-ma Messaggio di pace e speranza” e ne sono rimasto veramente stupefatto per la sua bellezza , di quel poco che ho avuto modo di leggere ho notato la chiarezza nello scrivere e le illustra-zioni veramente appropriate. Credo che ogni famiglia dovrebbe averlo.

Guido Carrano Teggiano (SA)

la mia vita è CamBiata

Voglio dire a tutti voi che prima di essere abbonata alla Rivista ero una persona vuota, non avevo voglia di andare in chiesa, ero molto agitata e litigavo sempre coi miei figli.

Ma un giorno, la mia vita è cambia-ta. Ho ricevuto un foglietto della Ma-donna, in una panetteria, tramite il quale ho chiesto il libretto col Rosario.

Dopo averlo ricevuto ed esser-mi abbonata alla Rivista, la mia vi-ta è cambiata. Oggi sono allegra, va-do sempre in chiesa, ho pazienza coi miei figli e ho pace nel mio cuore.

Antonia Pereira MoraisTeresina- Brasile

Questa rivista è Come la BiBBia

I miei omaggi a tutti perché ci da-te la gioia di essere abbonati a questa meraviglia. Tramite questa pubblica-zione apprendo sempre di più. Come è bella, mi emoziono sempre quando la leggo (varie volte), in particolar mo-do quando mi soffermo sulla parola di Dio. Questa rivista è come la Bibbia!

Denir CoelhoRio de Janeiro - Brasile

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Número 69

Setembro 2007

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Numero 52

Settembre 2007

La gioia della virtù

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Settembre 2007 · Salvami Regina 5

Editoriale

L’ambiente gioioso è stato un costante invito alla santità, nel 6º Congresso del ramo femmini-le degli Araldi del Vangelo

(Foto: Timothy Ring)

esiderare di “essere come Dio” (cfr. Gn 3, 5)! È stato questo l’atto di superbia che ha ferito subito fin dall’inizio l’armonia dell’opera della creazione.

Gli angeli ribelli e nostri primi padri “hanno desiderato in modo disordi-nato la somiglianza con Dio” – spiega San Tommaso. “Entrambi [il demonio e l’uo-mo] hanno confidato nelle loro stesse forze, disprezzando l’ordine della legge divi-na” (Summa Teologica, II – II, 163, 2).

Ma l’infinita Bontà non avrebbe desiderato permettere che tutto il genere umano si perdesse eternamente “per la disobbedienza di uno solo” (Rm 5, 19).

Per questo, l’Offeso, il Padre onnipotente, santo ed eterno, “ha inviato suo Figlio come vittima di espiazione” (1 Gv 4, 10) per salvare gli uomini colpiti dalla lebbra e dalla maledizione del peccato. E – o mistero d’amore! – il Verbo eterno si è fatto carne e si è umiliato fino alla morte, per rendere “partecipi della natura divina” (2 Pt 1, 4) coloro che per orgoglio avevano voluto “essere come Dio”. “Il Figlio di Dio si è fatto uomo per farci Dio!” – esclama Sant’Atanasio.

“Essere come Dio” dopo la Redenzione, per i meriti infiniti del sacrificio del Cal-vario, è diventato l’invito soprannaturale per ogni uomo. “Essere come Dio” con la grazia santificante, ricevuta per mezzo dei sacramenti, ci conferisce una partecipa-zione fisica e formale della propria natura divina, e così ci rende capaci di praticare stabilmente gli insegnamenti del Divino Maestro. Tra questi si trova il consiglio ad essere prudenti.

Per molti questa virtù sarà sinonimo di timidezza e mancanza di coraggio e, di conseguenza, chi la praticherà potrà cogliere soltanto fallimenti nella vita. In con-tropartita, a ragione già gli antichi romani dicevano: audaces, fortuna iuvat. La for-tuna aiuta solo gli audaci…D’altro canto, alcuni confonderanno questa virtù con la dissimulazione e la falsità o, chissà, la considereranno come una qualifica utile per nascondere la paura o la codardia.

Come possiamo quindi interpretare bene il consiglio di Gesù: “Siate prudenti co-me i serpenti? (Mt 10, 16)? In che cosa consiste la vera Prudenza?

Già nell’antica Grecia, Aristotele aveva definito con esattezza la Prudenza, come recta ratio agibilium, la retta ragione nell’agire. La Chiesa la definisce la virtù che ci rende capaci di discernere qual’è il nostro vero bene e ci fa scegliere i mezzi adegua-ti per realizzarlo.

Da ciò si conclude che la Prudenza è la più necessaria di tutte le virtù morali, per il fatto che ci orienta in ogni istante su quello che conviene fare oppure omettere per ottenere la vita eterna. Per questo, è a ragione chiamata auriga virtutum, condut-trice delle virtù, poiché è essa che governa e dirige tutte le altre, indicando loro la regola e la misura in ogni caso particolare.

Grazie a questa importantissima virtù potremo sempre discernere la verità dall’errore e, così, abbracciare il bene ed evitare il male. ²

“Siate prudenti come i Serpenti” (mt 10, 16)

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Conversione: portatrice di dolcezza e gioia

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6 Salvami Regina · Settembre 2007

La voce deL PaPa

Concludendo la sua visita pastorale ad Assisi — città di San Francesco — il Papa Benedetto XVI ha voluto mettere in evidenza uno degli aspetti salienti della vita

di questo Santo, al quale ogni cristiano è chiamato continuamente: la conversione.

he cosa ci dice oggi il Si-gnore, mentre celebria-mo l’Eucaristia nel sug-gestivo scenario di que-sta piazza [inferiore del-

la Basilica], in cui si raccolgono otto se-coli di santità, di devozione, d’arte e di cultura, legati al nome di Francesco di Assisi? Oggi, tutto qui parla di conver-sione. (…)

Conversione: centro del messaggio cristiano

Parlare di conversione, significa andare al cuore del messaggio cristia-no ed insieme alle radici dell’esisten-za umana. La Parola di Dio appena proclamata ci illumina, mettendoci davanti agli occhi tre figure di converti-ti. La prima è quella di Davide. Il bra-no che lo riguarda, tratto dal secon-do libro di Samuele, ci presenta uno dei colloqui più drammatici dell’An-tico Testamento. Al centro di que-sto dialogo c’è un verdetto bruciante, con cui la Parola di Dio, proferita dal

profeta Natan, mette a nudo un re giunto all’apice della sua fortuna po-litica, ma caduto anche al livello più basso della sua vita morale.

Per cogliere la tensione dramma-tica di questo dialogo, occorre tener presente l’orizzonte storico e teologi-co in cui esso si pone. È un orizzonte disegnato dalla vicenda di amore con cui Dio sceglie Israele come suo po-polo, stabilendo con esso un’alleanza e preoccupandosi di assicurargli terra e libertà. Davide è un anello di que-sta storia della continua premura di Dio per il suo popolo. Viene scelto in un momento difficile e posto a fian-co del re Saul, per diventare poi suo successore. Il disegno di Dio riguar-da anche la sua discendenza, legata al progetto messianico, che troverà in Cristo, “figlio di Davide”, la sua pie-na realizzazione.

La figura di Davide è così imma-gine di grandezza storica e religiosa insieme. Tanto più contrasta con ciò l’abiezione in cui egli cade, quando,

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Settembre 2007 · Salvami Regina 7

accecato dalla passione per Betsa-bea, la strappa al suo sposo, uno dei suoi più fedeli guerrieri, e di quest’ul-timo ordina poi freddamente l’assas-sinio. È cosa che fa rabbrividire: co-me può, un eletto di Dio, cadere tan-to in basso? L’uomo è davvero gran-dezza e miseria: è grandezza perché porta in sé l’immagine di Dio ed è og-getto del suo amore; è miseria per-ché può fare cattivo uso della libertà che è il suo grande privilegio, finendo per mettersi contro il suo Creatore. Il verdetto di Dio, pronunciato da Na-tan su Davide, rischiara le intime fi-bre della coscienza, lì dove non con-tano gli eserciti, il potere, l’opinione pubblica, ma dove si è soli con Dio. “Tu sei quell’uomo”: è parola che in-chioda Davide alle sue responsabili-tà. Profondamente colpito da questa parola, il re sviluppa un pentimen-

to sincero e si apre all’offerta della misericordia. Ecco il cammino della conversione.

Convertirsi è passare dalla tristezza alla vera gioia

Ad invitarci a questo cammino, ac-canto a Davide, si pone oggi France-sco. Da quanto i biografi narrano dei suoi anni giovanili, nulla fa pensare a cadute così gravi come quella impu-tata all’antico re d’Israele. Ma lo stes-so Francesco, nel Testamento redatto negli ultimi mesi della sua esistenza, guarda ai suoi primi venticinque an-ni come ad un tempo in cui “era nei peccati” (cfr 2 Test 1: FF 110). Al di là delle singole manifestazioni, pec-cato era il suo concepire e organiz-zarsi una vita tutta centrata su di sé, inseguendo vani sogni di gloria ter-rena. Non gli mancava, quando era il

“re delle feste” tra i giovani di Assi-si (cfr 2 Cel I, 3, 7: FF 588), una na-turale generosità d’animo. Ma que-sta era ancora ben lontana dall’amo-re cristiano che si dona senza riserve. Com’egli stesso ricorda, gli sembrava amaro vedere i lebbrosi. Il peccato gli impediva di dominare la ripugnanza fisica per riconoscere in loro altret-tanti fratelli da amare. La conversio-ne lo portò ad esercitare misericordia e gli ottenne insieme misericordia. Servire i lebbrosi, fino a baciarli, non fu solo un gesto di filantropia, una conversione, per così dire, “sociale”, ma una vera esperienza religiosa, co-mandata dall’iniziativa della grazia e dall’amore di Dio: “Il Signore – egli dice – mi condusse tra di loro” (2 Test 2: FF 110). Fu allora che l’amarezza si mutò in “dolcezza di anima e di cor-po” (2 Test 3: FF 110). Sì, miei cari

“L’uomo è davvero grandezza e miseria: è grandezza perché porta in sé l’immagine di Dio ed è oggetto del suo amore; è miseria perché può fare cattivo uso della libertà che è il suo grande privilegio”.

Benedetto XVI ad Assisi durante la Concelebrazione Eucaristica

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8 Salvami Regina · Settembre 2007

fratelli e sorelle, convertirci all’amo-re è passare dall’amarezza alla “dol-cezza”, dalla tristezza alla gioia vera. L’uomo è veramente se stesso, e si re-alizza pienamente, nella misura in cui vive con Dio e di Dio, riconoscendolo e amandolo nei fratelli.

Il cammino di conversione di San Paolo

Nel brano della Lettera ai Gala-ti, emerge un altro aspetto del cam-mino di conversione. A spiegarcelo è un altro grande convertito, l’apostolo Paolo. Il contesto delle sue parole è il dibattito in cui la comunità primiti-va si trovò coinvolta: in essa molti cri-stiani provenienti dal giudaismo ten-devano a legare la salvezza al compi-mento delle opere dell’antica Legge, vanificando così la novità di Cristo e l’universalità del suo messaggio. Pa-olo si erge come testimone e bandi-tore della grazia. Sulla via di Dama-

sco, il volto radio-so e la voce for-te di Cristo lo ave-vano strappato al suo zelo violen-to di persecuto-re e avevano ac-ceso in lui il nuo-vo zelo del Croci-fisso, che riconci-lia i vicini ed i lon-tani nella sua cro-ce (cfr Ef 2,11-22). Paolo aveva capito che in Cristo tut-ta la legge è adem-

piuta e chi aderisce a Cristo si unisce a Lui, adempie la legge. Portare Cri-sto, e con Cristo l’unico Dio, a tutte le genti era divenuta la sua missione. Cristo “infatti è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro della separazione …” (Ef 2,14). La sua personalissima confessione di amore esprime nel-lo stesso tempo anche la comune es-senza della vita cristiana: “Questa vi-ta che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha ama-to e ha dato se stesso per me” (Gal 2, 20b). E come si può rispondere a questo amore, se non abbracciando Cristo crocifisso, fino a vivere della sua stessa vita? “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20a).

Parlando del suo essere crocifisso con Cristo, San Paolo non solo accen-na alla sua nuova nascita nel battesi-mo, ma a tutta la sua vita a servizio di

Cristo. Questo nesso con la sua vita apostolica appare con chiarezza nel-le parole conclusive della sua difesa della libertà cristiana alla fine della Lettera ai Galati: “D’ora innanzi nes-suno mi procuri fastidi: difatti io por-to le stigmate di Gesù nel mio corpo” (6,17). E’ la prima volta, nella storia del cristianesimo, che appare la pa-rola ‘stigmate di Gesù’. Nella dispu-ta sul modo retto di vedere e di vive-re il Vangelo, alla fine, non decidono gli argomenti del nostro pensiero; de-cide la realtà della vita, la comunione vissuta e sofferta con Gesù, non solo nelle idee o nelle parole, ma fin nel profondo dell’esistenza, coinvolgen-do anche il corpo, la carne.

I lividi ricevuti in una lunga sto-ria di passione sono la testimonianza della presenza della croce di Gesù nel corpo di San Paolo, sono le sue stig-mate. Non è la circoncisione che lo salva: le stigmate sono la conseguen-za del suo battesimo, l’espressione del suo morire con Gesù giorno per giorno, il segno sicuro del suo esse-re nuova creatura (cfr Gal 6,15). Pa-olo accenna, del resto, con l’applica-zione della parola ‘stigmate’, all’uso antico di imprimere sulla pelle dello schiavo il sigillo del suo proprietario. Il servo era così ‘stigmatizzato’ co-me proprietà del suo padrone e stava sotto la sua protezione. Il segno della croce, iscritto in lunghe passioni sul-la pelle di Paolo, è il suo vanto: lo le-gittima come vero servo di Gesù, pro-tetto dall’amore del Signore.

“Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”

Cari amici, Francesco di Assisi ci riconsegna oggi tutte queste paro-le di Paolo, con la forza della sua te-stimonianza. Da quando il volto dei lebbrosi, amati per amore di Dio, gli fece intuire, in qualche modo, il mi-stero della “kenosi” (cfr Fil 2,7), l’ab-bassamento di Dio nella carne del Fi-glio dell’uomo, da quando poi la vo-ce del Crocifisso di San Damiano gli mise in cuore il programma della sua

“Che cosa è stata, miei cari fratelli e sorelle, la vita di Francesco convertito se non un grande atto d’amore?”

Benedetto XVI prega davanti al sepolcro di San Francesco ad Assisi

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Settembre 2007 · Salvami Regina 9

vita: “Va, Francesco, ripara la mia casa” (2 Cel I, 6, 10: FF 593), il suo cammino non fu che lo sforzo quoti-diano di immedesimarsi con Cristo. Egli si innamorò di Cristo. Le pia-ghe del Crocifisso ferirono il suo cuo-re, prima di segnare il suo corpo sul-la Verna. Egli poteva veramente dire con Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.

Il dinamismo della conversione autentica

E veniamo al cuore evangelico dell’odierna Parola di Dio. Gesù stes-so, nel brano appena letto del Vange-lo di Luca, ci spiega il dina-mismo dell’autentica conver-sione, additandoci come mo-dello la donna peccatrice ri-scattata dall’amore. Si deve riconoscere che questa don-na aveva osato tanto. Il suo modo di porsi di fronte a Ge-sù, bagnando di lacrime i suoi piedi e asciugandoli con i ca-pelli, baciandoli e cospargen-doli di olio profumato, era fatto per scandalizzare chi, a persone della sua condizione, guardava con l’occhio impie-toso del giudice. Impressio-na, al contrario, la tenerez-za con cui Gesù tratta questa donna, da tanti sfruttata e da tutti giudicata. Ella ha trova-to finalmente in Gesù un oc-chio puro, un cuore capace di amare senza sfruttare. Nel-lo sguardo e nel cuore di Ge-sù ella riceve la rivelazione di Dio-Amore!

A scanso di equivoci, è da notare che la misericor-dia di Gesù non si esprime mettendo tra parentesi la legge morale. Per Gesù, il bene è bene, il male è male. La misericordia non cambia

i connotati del peccato, ma lo brucia in un fuoco d’amore. Questo effet-to purificante e sanante si realizza se c’è nell’uomo una corrisponden-za d’amore, che implica il ricono-scimento della legge di Dio, il pen-timento sincero, il proposito di una vita nuova. Alla peccatrice del Van-gelo è molto perdonato, perché ha molto amato. In Gesù, Dio viene a donarci amore e a chiederci amore.

Che cosa è stata, miei cari fra-telli e sorelle, la vita di France-sco convertito se non un grande at-to d’amore? Lo rivelano le sue pre-ghiere infuocate, ricche di contem-

plazione e di lode, il suo tenero ab-braccio del Bimbo divino a Greccio, la sua contemplazione della passio-ne alla Verna, il suo “vivere secon-do la forma del santo Vangelo” (2 Test 14: FF 116), la sua scelta del-la povertà e il suo cercare Cristo nel volto dei poveri.

È questa sua conversione a Cri-sto, fino al desiderio di “trasformar-si” in Lui, diventandone un’immagi-ne compiuta, che spiega quel suo tipi-co vissuto, in virtù del quale ci appa-re così attuale anche rispetto a gran-di temi del nostro tempo, quali la ri-cerca della pace, la salvaguardia del-

la natura, la promozione del dialogo tra tutti gli uomi-ni. Francesco è un vero ma-estro in queste cose. Ma lo è a partire da Cristo. È Cristo, infatti, “la nostra pace” (cfr Ef 2,14). È Cristo il princi-pio stesso del cosmo, giacché in lui tutto è stato fatto (cfr Gv 1,3). È Cristo la verità di-vina, l’eterno “Logos”, in cui ogni “dia-logos” nel tem-po trova il suo ultimo fon-damento. Francesco incarna profondamente questa verità “cristologica” che è alle radi-ci dell’esistenza umana, del cosmo, della Storia. (…)

Che Francesco di Assisi ottenga a questa Chiesa par-ticolare, alle Chiese che sono in Umbria, a tutta la Chie-sa che è in Italia, della quale egli, insieme con Santa Ca-terina da Siena, è patrono, ai tanti che nel mondo si ri-chiamano a lui, la grazia di un’autentica e piena conver-sione all’amore di Cristo. ²

(Omelia nella Concelebra-zione eucaristica nel Santua-

rio di Assisi, 17/6/2007)“San Francesco d’Assisi”,

Chiesa del Cristo di Medinaceli, Madrid

“Che Francesco d’Assisi obttenga ai tanti che nel mondo si richiamano a lui, la grazia

di un’autentica e piena conversione all’amore di Cristo”

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Tutti i diritti sui documenti pontifici sono riservati alla Libreria Editrice Vaticana. La versione integrale di questi documenti può essere trovata in www.salvamiregina.it/lavocedelpapa

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La prudenza della carne e la prudenza santa

Padre João Scognamiglio Clá Dias E.P.Presidente Generale

10 Salvami Regina · Settembre 2007

commento aL vangeLo – 25º domenica deL temPo ordinario

L’amministratore infedele usa la prudenza per garantire la propria sussistenza. Questa stessa sagacità e diligenza la dovrebbero avere i figli della luce per ottenere la santità.

I – L’uomo dI fronte aLLa povertà

C’era un paese nel quale, se-condo quanto narra San Giovan-ni Damasceno, i cittadini annual-mente eleggevano un nuovo re al

fine di evitare i rischi di una possi-bile tirannia. Conoscitori della se-

te di comando insita in ogni uo-mo, non consentivano la sta-

bilità perenne del monar-ca: alla fine dell’anno, egli

era detronizzato e depor-tato su un’isola deserta

nella quale, dopo qual-che tempo, moriva per mancanza di mezzi e

di cibo. È stato que-sto il destino di vari re fino a che uno, durante il suo esi-guo regno di 360 giorni, traspor-tò su quest’iso-

la tutto il possibile in materia di sussi-stenza per il resto della sua vita.

Egli ha saputo aggirare il più te-muto dei mali, ossia, la povertà. In parte, si comprende questo timore in funzione di alcuni istinti della nostra natura, come, per esempio, quello di conservazione e quello della socie-volezza. La prospettiva della caren-za dell’essenziale per la nostra vita ci lascia storditi. La miseria estrema, senza un intervento di Dio, distrugge nell’uomo le ultime energie, fissa la sua attenzione alla materia e lo ren-de incapace di elevare lo sguardo su considerazioni spirituali. Tale era, se-condo la narrazione di San Giovanni Damasceno, la situazione dei re esi-liati, una volta scaduto il loro manda-to, che lottavano per la vita su un’iso-la priva di mezzi.

Lasciamo da parte i casi estremi come quello appena menzionato e focalizziamo la nostra attenzione sul-

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La prudenza della carne e la prudenza santa

a Vangelo A

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la comune povertà, quella che consi-ste nell’ottenere lo stretto necessario e, pure così, mediante un arduo sfor-zo. In queste circostanze, pur cono-scendo il grande apprezzamento che Dio manifesta per la povertà, come pure per tutti i privilegi ad essa rela-tivi– le Scritture sono pervase da rife-rimenti a tal riguardo – le apprensio-ni della creatura umana di fronte alle contingenze della povertà, la condu-cono ad optare per le vie della falsa o vera prudenza.

Una falsa prudenza

Questa virtù, quando è falsa, in-tesa quindi in senso peggiorativo, ri-cerca un fine terra-terra, temporale e passeggero. Essa è frutto di una filoso-fia pagana per la quale non esiste Dio, né l’anima umana e la remunerazione futura. Quest’impostazione di spirito è ben sintetizzata nell’atteggiamento delle vergini stolte (cfr. Mt 25, 1-13) e

1 Diceva anche ai discepoli: “C’era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi ave-ri. 2 Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua ammi-nistrazione, perché non puoi più essere ammi-nistratore. 3 L’amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l’ammi-nistrazione? Zappare, non ho forza, mendi-care, mi vergogno. 4 So io che cosa fare per-ché, quando sarò stato allontanato dall’am-ministrazione, ci sia qualcuno che mi accol-ga in casa sua. 5 Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: 6 Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d’olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. 7 Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di gra-

no. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ot-tanta. 8 Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pa-ri sono più scaltri dei figli della luce. 9 Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand’essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. 10 Chi è fe-dele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel mol-to. 11 Se dunque non siete stati fedeli nella di-sonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? 12 E se non siete stati fedeli nella ricchezza al-trui, chi vi darà la vostra? 13 Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprez-zerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mam-mona” (Lc 16, 1-13).

ripudiata da Dio in innumerevoli passi dell’Antico e Nuovo Testamento (cfr. . Pr 4, 19; 25-26; 1Cor 1, 19; Rm 8, 6; 1Tm 3, 2 s; 1Pt 4, 7; ecc.).

eterni. Per lei, il fine giustifica i mez-zi. Essa si basa sulla saggezza di que-sto mondo e da qui sorgono equivo-ci come, per esempio, quello di vo-lere costruire edifici eterni con ciò che è solo passeggero. Così com-menta San Paolo: “Nessuno si illu-da. Se qualcuno tra voi si crede un sa-piente in questo mondo, si faccia stol-to per diventare sapiente; perché la sapienza di questo mondo è stoltez-za davanti a Dio. Sta scritto infatti: Egli prende i sapienti per mezzo della loro astuzia. E ancora: ‘Il Signore sa che i disegni dei sapienti sono vani’” (1 Cor 3, 18-20).

La virtù della prudenza

Diametralmente opposta è la ve-ra virtù della prudenza. Ad essa si ag-grappa soltanto chi si lascia condur-re dalla grazia di Dio, nella prospetti-va di una vita fatta di povertà. Il qua-dro a lato ci chiarisce bene quanto

La falsa prudenza

sa impiegare astuzie e artifici

per ottenere i beni terreni,

ma non quelli eterni

Non poche volte la falsa pruden-za sa impiegare astuzie e artifici per ottenere i beni terreni, ma non quelli

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Prudenza: Virtù intellettuale che

perfeziona la ragione

12 Salvami Regina · Settembre 2007

questa virtù consista nella retta scel-ta dei mezzi convenienti per ottenere un determinato fine (1).

Chi magistralmente ha saputo mettere in pratica questa bella dot-trina/ la bella virtù della pruden-za, è stato Sant’Ignazio di Loyola, il Fondatore della Compagnia di Ge-sù, nella prima meditazione dei suoi Esercizi Spirituali: “L’uomo è cre-ato per lodare, riverire e servire Dio Nostro Signore, e mediante questo salvare la sua anima”. Saper servir-si delle creature – incluso il denaro – per raggiungere questo fine, è il divino insegnamento somministra-to da Gesù nella parabola dell’Am-ministratore infedele, ma prudente, della Liturgia di oggi.

II – L’ammInIstratore InfedeLe

1 Diceva anche ai discepoli: “C’era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu ac-cusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi.

“Nelle tre parabole precedenti –com-menta don Juan de Maldonado -, Cri-sto aveva insegnato la cura che Egli metteva nel convertire i peccatori e la sua benignità verso quelli già converti-ti; in questa invece, riferendosi alla beni-gnità di Dio, insegna l’impegno e la dili-genza che i peccatori devono, a loro vol-ta, impiegare per convertirsi all’amicizia divina. Per questo motivo ha esposto le tre parabole anteriori agli scribi e ai fari-

sei, che Gliene avevano dato l’occasio-ne e, per altro verso, questa Egli la pro-pone ai discepoli e a tutti quelli che Lo ascoltavano. Questo significa la frase: ‘Diceva anche ai suoi discepoli ’, ossia, allo stesso modo come prima aveva fat-to con gli scribi e i farisei, come osserva San Geronimo”.

Al di là del commento di Maldo-nado, dobbiamo osservare, per una migliore chiarezza di interpretazio-ne, che i farisei continueranno ad es-sere presenti come ascoltatori anche in questa quarta parabola, come pos-siamo constatare nelle parole di Luca subito al termine della stessa: “I fari-sei, che erano attaccati al denaro, ascol-tavano tutte queste cose e si beffavano di lui” (Lc 16, 14). D’altra parte, la se-

1 – La prudenza è la virtù più ne-cessaria alla natura umana, perché vivere bene consiste nell’agire be-ne. Ora, per agire bene è necessa-rio non solo fare una cosa, ma farla anche in un modo certo, ossia, con una scelta corretta e non per impul-so o passione.

2 – Siccome tuttavia, la scelta mi-ra ai mezzi per raggiungere un fine, perché sia corretta si esigono due cose: il fine dovuto e i mezzi ade-guati a questo fine.

3 – Ora, al fine dovuto l’uo-mo si prepara convenientemente

con la virtù, che perfeziona la par-te appetitiva dell’anima, il cui og-getto è il bene e il fine. Quanto ai mezzi adeguati a questo fine, im-porta che l’uomo sia direttamen-te preparato dall’abitudine della ragione, perché consigliare e sce-gliere, che sono azioni relaziona-te con i mezzi, sono atti della ra-gione. È necessario, dunque, che ci sia nella ragione qualche virtù intellettuale che la perfezioni, af-finché essa proceda con pondera-zione in relazione ai mezzi. Que-sta virtù è la prudenza, virtù, per-tanto necessaria per vivere bene.

(San Tommaso d’Aquino, Summa Teologica I-II, q. 57, a 5 rep.)

“San Tommaso d’Aquino” Cattedrale del Cristo Re, Hamilton (Canada)

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quenza di parabole – quella della pe-cora smarrita, quella della dracma per-duta, quella del figliol prodigo( in Ita-lia si tende a preferire il titolo: padre misericordioso) e questa dell’ammini-stratore infedele, ma prudente – è ini-ziata per lo scandalo che ha significato agli occhi dei farisei e dei dottori della legge, il fatto di vedere “tutti gli esattori delle imposte e peccatori” approssimar-si a Gesù per essere istruiti: “Costui ac-coglie i peccatori e mangia con loro” (Lc 15, 1-2). Ecco perché Gesù ha propo-sto loro le tre parabole sulla misericor-dia. Pertanto anche in questa quarta sono compresi gli scribi e i farisei. Tan-to più che Egli dirà loro come una del-le conclusioni: “Procuratevi amici con la disonesta ricchezza…” (v.9).

Siamo amministratori di beni altrui e transitori

Da quello che si può dedurre dai versetti 6 e 7, relativi ai debiti che l’am-ministratore aveva obbligo di ben con-durre e riscuotere, le proprietà di que-sto tal “uomo ricco” avrebbero dovuto consistere in oliveti e campi di grano. Tutto porta a credere- e la maggioran-za dei commentatori concorda su que-sto giudizio – il fatto che egli “sperperi gli averi” del suo padrone non soltan-to a causa della rilassatezza, ma anche degli abusi commessi per soddisfare i suoi piaceri personali.

Già all’inizio, in questo versetto del Vangelo di oggi, viene a proposi-to un’applicazione morale per ognu-no di noi: “Un’idea erronea che domi-na gli uomini, aumenta i loro peccati e diminuisce le loro buone azioni, consi-ste nel credere che tutto quanto abbia-mo per i bisogni della vita, lo dobbia-mo possedere come padroni e, di con-seguenza, lo cerchiamo come il bene principale. Invece, è esattamente il con-trario, poiché non siamo stati collocati in questa vita come padroni nella loro propria casa, ma, questo sì, come ospi-ti e forestieri condotti dove non voglia-mo andare e quando non pensiamo: chi ora è ricco, tra poco sarà un mendican-te. Così, chiunque noi siamo, dobbia-

mo sapere che siamo soltanto dispen-satori di beni altrui, dei quali ci è stato dato uso transitorio e diretto per mol-to breve tempo. Stia lontano, dunque, dalla nostra anima l’orgoglio della do-minazione, e abbracciamo l’umiltà e la modestia dell’amministratore o affit-

tive intraprese nella sua proprietà gli giunge alle orecchie tramite persone invidiose e che desiderano rimanere nell’anonimato per non esporsi a rap-presaglie o vendette.

È comprensibile l’atteggiamento del padrone di chieder conto, perché anche noi, nel nostro rapporto con Dio, “quando, invece di amministra-re in modo da compiacerLo, i beni che ci sono stati affidati, ne abusiamo per soddisfare i nostri desideri, ci conver-tiamo in affittuari colpevoli” (3).

Oltretutto, si capisce da questa sen-tenza proferita dal padrone, la sua im-possibilità di applicare un castigo pro-porzionato. “Non potrai più essere mio amministratore, perché è questa la prima sanzione che riceve chi ammini-stra male i beni del suo padrone, anche perché non può neppure essere una con-suetudine che un ricco castighi in un’al-tra maniera, in quanto l’amministrato-re non è uno schiavo che potrebbe esse-re frustato o ucciso, ma un uomo libe-ro al quale il padrone non potrebbe da-re altro castigo se non quello di privarlo dell’onore e dell’incarico. Così si può ap-plicare al peccatore che, per la sua catti-va amministrazione, cioè, per la sua cat-tiva osservanza della Legge di Dio, non è sempre rimosso dalla sua funzione né escluso dalla Chiesa, non è sempre pri-vato della sua dignità ecclesiastica né spogliato dei beni che ha amministrato male, ma è sempre castigato” (4).

“Rendi conto della tua cattiva am-ministrazione…” Un fulmine gli at-traversa il cammino. Chissà, non avrà mai reso conto a nessuno durante la sua vita, niente portava avanti con or-dine/ magari non portava avanti nien-te con ordine. Per la prima volta, si vede nella circostanza di riconosce-re l’esistenza di un padrone, davanti al quale deve rispondere dei suoi at-ti. Quanti di noi non fanno gli stes-si erronei calcoli? Solo nell’ora del giudizio di Dio, realizziamo di esse-re semplici amministratori dei beni… Un giorno, a noi sconosciuto, ma non molto lontano, saremo dimessi dal-la nostra amministrazione dei beni di

Solo nell’ora del giudizio di Dio,

realizziamo di essere semplici

amministratori dei beni…

Un giorno, saremo dimessi

dalla nostra amministrazione

dei beni di questo mondo

tuario” (2). Dio, pertanto colloca nel-le mie mani i beni del corpo e dell’ani-ma – i beni materiali e quelli della gra-zia, vita, talenti, ricchezze, ecc. – affin-ché io li amministri in funzione della sua Legge e gloria. Che uso faccio dei beni ricevuti dalle mani di Dio?

Improvvisa resa dei conti

2 Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere ammi-nistratore.

Il padrone della parabola non di-mostra di essere molto vigile sui suoi propri beni, poiché è soltanto dopo aver ricevuto da altri le informazioni riguardo alla cattiva condotta del suo amministratore che si mette in azio-ne per riprendere il controllo della si-tuazione. L’ausilio per avere una rea-le nozione degli affari e delle inizia-

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14 Salvami Regina · Settembre 2007

questo mondo. Una volta resi i conti, quale sarà il nostro destino eterno?

“La stessa cosa ci dice il Signore tut-ti i giorni, presentandoci come esempio colui che, godendo di salute a mezzo-giorno, muore prima di sera, e colui che esala l’ultimo respiro in una festa: così lasciamo l’amministrazione in vari mo-di. Il buon amministratore, che ha fidu-cia, sicuro della sua buona amministra-zione, desidera dissolversi come San Pa-olo e stare con Cristo; mentre chi si at-tacca ai beni della terra si trova pieno di angustia nell’ora estrema” (5).

Coscienza della colpa

3 L’amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padro-ne mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ho forza, mendica-re, mi vergogno.

“L’amministratore non tenta neppu-re un’autodifesa. Ha la coscienza sporca

e sa perfettamente che è vero ciò di cui è venuto a conoscenza il padrone” (6).

Vediamo in questo versetto il ri-tratto di quelli che sono vissuti negli-gentemente nel corso dell’ esistenza terrena, proprio come afferma San Giovanni Crisostomo. Se questo am-ministratore fosse stato abituato al lavoro, non avrebbe avuto timore di essere mandato via.

E noi? Potremo lavorare per la no-stra salvezza dopo la morte? Come ci premuniamo di fronte a questo futuro?

Zelo del cattivo amministratore per garantire il suo futuro

4 So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qual-cuno che mi accolga in casa sua.

Facendo dei monologhi, anche noi, in molte occasioni, prendiamo le no-stre decisioni come lo ha fatto l’ammi-

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nistratore. Per soddisfare la sua pigri-zia ed il suo orgoglio, evitando il lavo-ro e la mendicità, egli studia un mezzo efficace che, in funzione del suo cat-tivo carattere, ancora una volta non metterà in conto gli interessi del suo padrone, ma quelli del suo egoismo.

I commentatori utilizzano la reazio-ne di questo cattivo amministratore per dimostrare come lui, avendo davanti agli occhi un fine molto chiaro – quel-lo della propria sussistenza -, si sia mes-so immediatamente in azione ed abbia usato i mezzi per raggiungerlo. Disap-provando la sua rilassatezza morale, es-si fanno un’applicazione al caso specifi-co della nostra salvezza eterna. Se aves-simo una salda convinzione riguardo la nostra vita post-mortem, il fine ultimo della nostra esistenza, saremmo più di-ligenti nell’applicare i dovuti mezzi per ottenere la perpetua felicità.

Essi sottolineano in modo partico-lare la tenacia dell’amministratore nel

raggiungere i suoi obiettivi e la pren-dono come esempio per noi “perché chiunque, prevedendo il suo fine, allevia con buone azioni il peso dei suoi peccati (perdonando chi è in debito con lui o fa-cendo l’elemosina ai poveri), e dà gene-rosamente i beni del padrone, acquista molti amici che dovranno prestare buo-na testimonianza a suo favore davanti al giudice, non con parole, ma manife-stando le sue buone azioni, e contribu-iranno a preparargli, con la loro testi-monianza, la dimora della consolazio-ne. Non vi è nulla che sia nostro, poiché tutto è di dominio di Dio” (7).

La fretta di raggiungere obiettivi in questo mondo

5 Chiamò uno per uno i debito-ri del padrone e disse al primo: 6 Tu quanto devi al mio padro-ne? Quello rispose: Cento barili d’olio. Gli disse: Prendi la tua ri-

cevuta, siediti e scrivi subito cin-quanta. 7 Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento mi-sure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta.

Su quali sarebbero i debitori e la trasposizione di queste misurazio-ni agli usi di questa o di quella attua-lità, pullulano tra gli autori ipotesi e calcoli. Sul fatto che siano citati solo due debitori, né più né meno, a signi-ficare che dobbiamo acquistare mol-ti amici, concordiamo con il celebre Maldonado , secondo cui, per la ne-cessità di una sorta di schematizza-zione, era più adeguato utilizzare una narrazione breve (8). Idem per quan-to riguarda l’olio e l’aceto. Avrebbero potuto essere anche altri prodotti.

Riguardo alla differenza nelle ri-duzioni illecite, questa si deve più probabilmente al senso di opportuni-tà dell’amministratore, il quale offri-va ad ogni debitore il sufficiente per ottenere analoghi risultati.

Richiama l’attenzione la fret-ta dell’amministratore nel raggiun-gere la sua meta. Purtroppo, anche noi siamo spesso così, ossia, elabo-riamo piani e con rapidità li realiz-ziamo per i fini da conseguire in que-sto mondo, ma tutto diventa difficile e perfino insolubile, quando l’obiet-tivo è la nostra santificazione. Il no-stro fine ultimo è il supremo in rela-zione agli altri, ma non sempre gli tri-butiamo l’importanza dovuta. Quan-ti di noi non preferiscono – proprio al contrario di questo amministratore – lasciare per domani la realizzazione dei propri propositi di santità? In gio-ventù, con fervore sognavamo di con-cretizzarli nella maturità, ormai tan-to prossima. Entrando in questa, mai

Gesù insegnava attraverso le parabole, spiegando, in seguito, il loro significato ai discepoli

“Gesù insegna ai suoi discepoli”, Cattedrale di Notre Dame, Parigi

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16 Salvami Regina · Settembre 2007

ci sembra che cammini a passi veloci verso il suo termine definitivo…

Vediamo, da questi versetti, quanto si impegna il tale amministratore nel concentrare i suoi sforzi per farsi ami-ci compartecipi della sua frode, al fine di essere da loro appoggiato in futuro. Questo deve essere il nostro impegno nella ricerca dell’amicizia di Dio, dei giusti, dei casti, dei poveri, ecc.

Sagacità dei figli di questo mondo

8 Il padrone lodò quell’ammini-stratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di que-sto mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli del-la luce.

Arriva qui un altro versetto mol-to dibattuto tra gli autori. L’elogio del padrone della parabola non ricade sugli aspetti illeciti e immorali delle azioni praticate dal suo amministra-tore, ma soltan-to sulla sua scal-trezza: “Si defi-niscono contrad-dittorie queste pa-rabole affinché noi comprendia-mo che – se poté essere lodato dal suo padrone l’uo-mo che defraudò i suoi beni – molto più devono essere graditi a Dio colo-ro che fanno ope-re seguendo i suoi precetti” (9).

Per “figli di questo mondo” dobbia-mo intendere coloro che si preoccu-pano soltanto dei beni temporali. I

“figli della luce” credono nella vita eterna dopo la morte, nella resurre-zione finale e lavorano per la propria salvezza. Quindi, la “prudenza” dei primi è infaticabile”, solerte, perti-nace, intelligente, abile al fine di rag-giungere i propri obiettivi. Così dob-biamo essere noi rispetto al nostro fi-ne ultimo, in questo consiste il consi-glio implicito nella comparazione fat-ta da Gesù. Soltanto per evidenziare la chiarezza di comprensione, è bene sottolineare che i “figli della luce” so-no inferiori molte volte in materia di prudenza, ma non in saggezza (10).

9 Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand’essa verrà a man-care, vi accolgano nelle dimore eterne.

Questo versetto ha maggior ragio-ne di continuità con i quattro succes-

sivi (10 a 13), di quanto ne ab-bia propriamente con quelli com-mentati fino a qui (1 a 8). Essi possiedono (vs. 9 a 13) uno stesso concetto teologi-co sulla ricchez-za, mentre la pa-rabola narrata anteriormente ri-calca più l’impor-tanza della saga-cità e della pru-denza da essere

impiegate in vista della vita eterna. Si tratta, pertanto, di due considerazioni differenti che devono essere analizza-te secondo le rispettive essenze.

Dio è il vero proprietario di tutto l’universo

10 Chi è fedele nel poco, è fede-le anche nel molto; e chi è diso-nesto nel poco, è disonesto anche nel molto. 11 Se dunque non sie-te stati fedeli nella disonesta ric-

I “figli della luce” credono

nella vita eterna dopo la morte,

nella resurrezione finale

e lavorano per la propria

salvezza

“Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro” (Lc 16, 13)

Statua del Sacro Cuore di Gesù che si venera nella Casa Madre degli Araldi del Vangelo

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Settembre 2007 · Salvami Regina 17

chezza, chi vi affiderà quella ve-ra? 12 E se non siete stati fede-li nella ricchezza altrui, chi vi da-rà la vostra? 13 Nessun servo può servire a due padroni: o odie-rà l’uno e amerà l’altro oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire a Dio e a mammona”.

Alcuni autori danno a questi quat-tro versetti il titolo di “appendici pa-raboliche sulle ricchezze”. Le tre massime in essi contenute sono di fa-cile comprensione e ci risparmiano lunghe considerazioni.

È da notare che Gesù non condan-na la proprietà, ma la considera co-me un bene da essere gestito tempo-raneamente in vista della vita eterna. L’uomo non figura che come sempli-ce amministratore. Dio sì, è l’autenti-co proprietario. Se questa distinzione è ignorata dall’uomo, egli finisce per violare la supremazia di Dio come Si-gnore di tutto il Creato, entrando, co-sì, nell’ingiustizia.

“Le ricchezze esistenti su questa ter-ra non sono di possesso assoluto dell’uo-mo. Egli è l’amministratore di questi be-ni di Dio. Deve, dunque, esserGli fedele riguardo a questi. È l’espressione esterna della sua fedeltà. Così riceverà i ‘propri’ che, in questo contesto, per la contrappo-sizione stabilita, sembrano riferirsi a doni spirituali che Dio, a compensazione per questa fedeltà richiesta agli altri, concede in abbondanza al discepolo” (11).

Le espressioni: “ricchezze vere” e “ciò che è vostro” si riferiscono ai beni soprannaturali, i doni della grazia, gli unici eterni e assoluti.

Quanto all’ultimo versetto (v.13), San Matteo lo colloca nel corso del Discorso della Montagna e con una formulazione quasi identica: “Nessu-no può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona” (Mt 6, 24). Tanto in Luca come in Matteo, “si pone la tesi e si dà la ragione per cui non si può servire a due padroni: a Dio e alle ric-

Gesù non condanna la proprietà, ma la

considera come un bene da

essere gestito

temporaneamente in vista della vita eterna

chezze. Naturalmente, inteso nel senso di attaccamento a loro o acquisizione o uso riprovevole di esse” (12) .

In questi versetti finali (9 a 13), il Divino Maestro si manifesta come l’Araldo del distacco da tutto quanto succede. Non è illecito custodire i beni in una cassa, ciò che non possiamo fa-re è tesaurizzarli nei nostri cuori. ²

1) Si veda il box Prudenza: Virtù intel-lettuale che ha perfezionato la ra-gione.

2) San Giovanni Crisostomo, apud San Tommaso d’Aquino, Catena Aurea.

3) Teofilo apud San Tommaso d’Aqui-no, Catena Aurea.

4) Don Juan de Maldonado SJ, op. Cit., pag. 675.

5) San Giovanni Crisostomo, apud San Tommaso d’Aquino, Catena Aurea.

6) Raniero Cantalamessa, Echad las re-des – Ciclo C, EDICEP, pag.306.

7) San Giovanni Crisostomo, apud San Tommaso d’Aquino, Catena Aurea.

8) Cfr. op. cit.9) Sant’Agostino, apud San Tommaso

d’Aquino, Catena Aurea.10) Cfr. Origene, apud San Tommaso

d’Aquino, Catena Aurea.11) Don Manuel de Tuya OP, Biblia Co-

mentada, BAC, Madrid, 1964, vol.II, pag.874.

12) Id., ibid.

“Non potete servire Dio e il denaro” (Lc 16, 13)

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Chi è come Dio?

Padre Pedro Morazzani Arráiz, E.P.

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18 Salvami Regina · Settembre 2007

San micheLe arcangeLo

Gli angeli sono stati dotati da Dio della massima intelligenza e, comunque, hanno peccato, rivoltandosi contro il loro Creatore. Mistero del male… San Michele, per la sua fedeltà, ha ricevuto in premio la missione di proteggere la Santa Chiesa.

utte le domeniche, un in-calcolabile numero di fe-deli nell’orbe cattolico canta o recita, durante la celebrazione della sa-

cra Eucaristia, il simbolo della nostra fede. Le verità della nostra santa reli-gione sono proclamate, una dopo l’al-tra, in un’ispirata e sublime sintesi, fino a completare la totalità dell’unica dot-trina della fede: “Come la semente del-la senape contiene in un piccolissimo ra-mo un gran numero di grani – ci insegna San Cirillo di Gerusalemme -, allo stes-so modo questa sintesi della fede racchiu-de in qualche parola tutta la conoscenza della vera pietà contenuta nell’Antico e nel Nuovo Testamento” (1).

“Credo in Dio Padre onnipoten-te!” Dopo questa prima e fondamen-tale affermazione, dalla quale dipen-dono tutti gli altri articoli del Credo, proclamiamo in seguito “l’inizio del-la storia della salvezza” (2): “Creatore del Cielo e della terra!”

Il mistero della creazioneDio, essere assoluto ed eterno,

non aveva bisogno di nessuna creatu-ra che Gli rendesse omaggio e ricono-scesse la sua illimitata grandezza. Pe-rò, nella sua misericordia, ha voluto creare, non per accrescere la sua glo-ria, intrinseca e sempiterna, ma per manifestare il suo amore onnipoten-te e “comunicare la sua gloria” (3) agli esseri da Lui creati, facendoli parte-cipare alla sua verità, alla sua bontà e alla sua bellezza.

Un’immensa moltitudine di crea-ture le più diverse e varie– esseri vi-sibili e invisibili, intelligenti o sprov-visti di ragione, disposti in una me-ravigliosa gerarchia – costituisce al-lora l’Ordine dell’universo, riflesso della perfezione adorabile dell’Es-sere infinito, che si sarebbe manife-stato totalmente solo nella pienez-za dei tempi, col suo Figlio Unige-nito, Gesù Cristo, il Verbo eterno incarnato.

Il Dottor angelico spiega che “ogni effetto rappresenta qualcosa della sua causa” (4). Così, in tutte le creature possiamo trovare vestigia dell’eterna Sapienza che le ha tratte dal nulla: ne-gli astri che riempiono le vastità del fir-mamento e le cui costellazioni si tro-vano separate, alle volte, da milioni di anni luce; nei piccoli granelli di sabbia, mai uguali tra loro, che coprono deser-ti e spiagge; nella varietà stupefacente di vegetali, che va dall’ “erba del campo che oggi esiste e domani è bruciata” (Mt 6, 30) alle secolari sequoie e “ jequiti-bás”; nel mirabile istinto degli insetti, nella fedeltà quasi intelligente di un ca-ne, nella delicatezza verginale di un er-mellino, nelle migliaia di microbi che possono pullulare in una goccia d’ac-qua… Ma Dio ha voluto specchiarsi soprattutto nell’uomo, creandolo a sua immagine. Nel costituirlo di un corpo corruttibile e di un’anima immortale, lo ha reso anello di congiunzione tra la materia e il mondo spirituale.

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Settembre 2007 · Salvami Regina 19

Il mondo angelicoTuttavia, in vetta a questa gran-

diosa gerarchia, “superando in per-fezione tutte le creature visibili” (5), Dio ha collocato la natura angeli-ca: spiriti puri, intelligenti e capa-ci di amare, pieni della grazia di-vina dall’inizio della loro esisten-za, all’alba del primo mattino del-la creazione. Distribuiti ed ordina-ti da Dio in nove cori (6) – serafini, cherubini, troni, dominazioni, virtù, potestà, principati, arcangeli e an-geli – costituiscono l’esercito della Gerusalemme celeste ed hanno ri-cevuto la triplice missione di perpe-tui adoratori della Santissima Tri-nità, esecutori dei divini disegni e protettori del genere umano.

Immensa ed incalcolabile è questa corte del Signore. “Per caso possono essere contate le sue schiere?”, chie-de il libro di Giobbe (25, 3). E il pro-feta Daniele, sorpreso, scrisse: “Mille migliaia lo servivano e diecimila mi-riadi lo assistevano” (Dn 7, 10). Co-munque, ognuno di questi spiriti pos-siede una personalità propria, incon-fondibile e specifica, non essendone stato creato uno uguale all’altro (7).

Il primo degli angeli

A tanta diversità e splendo-re Dio ha voluto collocare un api-ce, un punto monarchico, un esse-re che rispecchiasse in modo ine-guagliabile la luce eterna e inestin-guibile. Meraviglia tra meraviglie, capolavoro del mondo angelico, era folgorante nel più alto dei cori e tutti rimanevano estasiati davan-ti a lui. “Tu sei il modello della so-miglianza di Dio, pieno di sapienza, perfetto in bellezza; tu vivevi nelle delizie del paradiso di Dio e tutto fu impiegato per risaltare la tua bel-lezza “ (Ez 28, 12-13).

Essendo il primo dei serafini, illu-minava tutti gli spiriti celesti con i ri-flessi della divinità che la sua intelli-genza impari discerneva con l’aiuto della grazia. Lucifero era il suo no-me: colui che portava la luce…

La prova degli spiriti celesti

Comunque, prima di poter contemplare, per tutta l’eter-nità, l’essenza di Dio, gli angeli dovevano passare per una pro-va, e nonostante l’altissima per-fezione della loro natura, “non potevano dirigersi a questa beati-tudine con la propria volontà, senza l’aiuto della grazia di Dio” (8).

Davanti a loro le sembianze dell’Essere infinito rimanevano co-me avvolte in penombra e soltanto i suoi riflessi erano capaci di alimen-tare l’ardente amore delle legioni del Signore.

Come affermano Tertulliano, San Cipriano, San Basilio, San Bernardo ed altri santi, la prova che ha deciso il destino eterno degli spiriti angeli-ci è stato l’annuncio dell’Incarnazio-ne del Verbo, Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, che avrebbe dovuto na-scere dalla Vergine Maria.

Possiamo immaginare, allora, che un fremito di stupore abbia percorso le schiere delle milizie celesti quan-do hanno conosciuto intuitivamente, con un’azione di Dio, il piano della Salvezza: il Creatore eterno, inacces-sibile, onnipotente, si sarebbe unito ipostaticamente alla natura umana, elevandola così fino al trono dell’Al-tissimo; una donna, la Madre di Dio, sarebbe diventata mediatrice di tut-te le grazie, sarebbe stata esaltata so-pra i cori angelici e coronata Regina dell’universo!

L’inesplicabile sorgeva davanti agli angeli come la vetta e il centro dell’opera della creazione.

La prova era arrivata.Amare senza intendere! Ama-

re sopra ogni cosa Dio Altissimo che in una sublime manifestazione del suo amore aveva tratto dal nulla tut-te le creature! Riconoscere, in un su-premo slancio d’adorazione e sotto- S

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Portico della Cattedrale di Strasburgo, Francia

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20 Salvami Regina · Settembre 2007

missione, la superiorità infinita della Bontà assoluta ed eterna!

Era questo l’atto che avrebbe con-fermato gli spiriti angelici nella gra-zia divina e li avrebbe introdotti nella visione beatifica per tutta l’eternità.

La prima rivoluzione della Storia

Lucifero, però, dubitò, di fronte ad un mistero che oltrepassava il suo an-gelico intendimento. Forse che Dio ignorava la natura perfettissima de-gli angeli e preferì unirSi ad un essere umano, tanto inferiore a loro nell’or-dine delle creature? Lui, il più alto dei serafini, sarebbe stato costretto ad ado-rare un uomo? “Quest’unione ipostatica dell’uomo con il Verbo gli parve intolle-rabile e desiderò che fosse realizzata con lui”, afferma Cornelio a Lapide (9). Sì, proprio soltanto a lui, Lucifero, “il per-fetto dal giorno della creazione ” (Ez 28, 15), Dio avrebbe dovuto unirSi ed in questo modo costituirlo come media-tore unico e necessario tra il Creatore e le creature. Così, “colui che dal nul-la era stato fatto angelo, comparandosi, pieno di superbia, col suo Creatore, pre-tese rubare ciò che era proprio del Figlio di Dio”, concluse San Bernardo (10).

“L’angelo ha peccato volendo esse-re come Dio” (11) e il principe della lu-ce è diventato tenebra.

Si è fatto udire il primo grido di rivolta della storia della creazio-ne: “Non servirò! Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il tro-no, dimorerò sul monte dell’assem-blea, mi farò uguale all’Altissimo. (cfr. Is 14, 13-14).

Il difensore della gloria di Dio

Echeggiò, allora, un urlo nel Cie-lo: “Chi è come Dio?”

Tra l’angelo ribelle e il trono dell’Onnipotente si ergeva “uno dei primi principi” (Dn 10, 3), un serafi-no incomparabilmente più splenden-te e forte di quello che era stato “co-lui che portava la luce”.

Chi era costui che osava sfidare il più alto degli angeli e ora rifulgeva invincibile, rivestito del “potere del-la giustizia divina, più forte di tutta la forza naturale degli angeli” (12)?

Chi era costui? Fiamma viva d’amore, fuoco di zelo e umiltà, ese-cutore della divina giustizia.

“Chi come Dio?” – Questo sim-bolo di fedeltà, che in ebraico si dice Mi-ka-el, passò ad essere il nome di quel serafino che con la sua impareg-giabile carità fu il primo ad alzarsi in difesa della Maestà offesa.

Michael, Michele: nome che espri-me, nella sua sonora brevità, la lode

più completa, l’adorazione più per-fetta, il riconoscimento più pieno d’amore della trascendenza divina e la confessione più umile della contin-genza della creatura.

La prima battaglia di una guerra eterna

“Scoppiò in Cielo una grande batta-glia” (Ap 12,7). Lotta tra angeli e de-moni, lotta della luce contro le tene-bre, della fedeltà contro la superbia, dell’umiltà e dell’ordine contro l’or-goglio e il disordine. “Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago, e il drago combatteva insieme con i suoi angeli contro di lui” (Ap 12,7)

Satana, sconvolto dall’orgoglio e “ostinato nel suo peccato” (13),” trasci-nò un terzo” (Ap 12,4) degli spiriti an-gelici, sommergendoli con sé nelle te-nebre eterne della rivolta.

Tuttavia, questi non hanno preval-so, né il loro posto si è più trovato nel Cielo. È stato precipitato quel grande drago, che si chiama demonio e sa-tana, e sono stati precipitati con lui i suoi angeli (cf. Ap12, 8-9) negli abissi tenebrosi dell’inferno (cf. 2Pd2,4).

Un immenso clamore ha riempi-to l’universo: come sei caduto dal cie-lo, o astro risplendente, che brillavi nel nascere del giorno? (cf. Is 14, 12) La tua superbia è stata abbattuta fino agli inferni! (cfr. Is 14,11).

Mentre il serafino ribelle era visto “cadere dal cielo come la folgore” (Lc 10,18) ed essere condannato al fuo-co inestinguibile, “preparato per lui e i suoi angeli” (Mt 25,41), San Michele era elevato dal Re eterno alla vetta del-la gerarchia degli angeli fedeli e diven-tava il “ gloriosissimo principe della mi-lizia celeste”, com’è designato dalla li-turgia della Santa Chiesa Cattolica.

Il nuovo campo di battaglia

Ristabilito l’ordine nei cieli ange-lici, il campo di battaglia dov ’è pro-

seguita la lotta tra la luce e le tenebre è diventata la terra degli uomini.

L’angelo detronizzato è riuscito a se-durre i nostri primi padri a peccare, co-

“San Michele che caccia i demoni”, Cattedrale della Trasfigurazione, Toronto (Canada)

“Non servirò”, è stato il grido di rivolta di Lucifero, al quale San Michele ha risposto, proclamando: “Chi come Dio?”

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L’iconografia rappresenta, frequentemente, San Michele come un guerriero magnifico, mentre lotta contro Lucifero

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me lui, contro l’Altissimo, volendo es-sere come dei (cfr. Gn 3,5), e il Signore Dio ha dichiarato guerra al tentatore: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua” (Gn 3,15).

A partire da que-sto momento una lotta ardua contro il potere delle te-nebre rasenta la storia dell’uma-nità. Iniziata all’origine del mondo, durerà fino all’ultimo giorno, secondo le parole del Signore. Inserito in que-sta battaglia, l’uomo deve lottare sem-pre per aderire al bene (14).

In questo combattimento, oltre al-le armi decisive della grazia di Dio, che riceviamo in sovrabbondanza per mezzo dei sacramenti, gli uomini con-tano sull’aiuto e la protezione degli angeli. Al principe della Gerusalem-me celeste è affidata la guida di tutte le legioni angeliche nella lotta contro le forza dell’inferno, per la salvezza delle anime. Così, San Michele con-tinua sulla terra la lotta trionfale che ha iniziato nel Cielo.

Protettore del popolo eletto e della Santa Chiesa

È stato San Michele l’angelo tute-lare del popolo di Israele.

Nelle Sacre Scritture, è lui men-zionato per la prima volta nel libro di Daniele. Questo profeta, scrivendo le rivelazioni ricevute dall’angelo Ga-briele sul combattimento per liberare il popolo eletto dalla servitù ai persia-ni, afferma che nessuno lo difenderà “se non San Michele, il vostro princi-pe” (Dn 10,21). Aggiunge, nel narra-re le tribolazioni delle epoche ventu-re: “A quel tempo, sorgerà Michele, il grande principe, che vigila sui figli del tuo popolo” (Dn 12,1).

Il serafino della fedeltà non ha ces-sato di proteggere il popolo di Israele e di vegliare sulla fede della Sinagoga fino al momento supremo della mor-te del Gesù.

Si è oscurato il sole e sono soprav-venute le tenebre, la terra ha trema-to, si sono crepate le rocce e il velo

Miniatura della statua di San Michele che si trova in cima alla torre

campanaria dell’abbazia di Mont Saint Michel, Francia. (Collezione privata)

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del Tempio – monumentale tessuto di giacinto, porpora e scarlatto che copriva l’entrata dell’impenetrabile “Santo dei Santi” – si è strappato in due parti, dall’alto al basso (cfr. Mt 27,51; Mc 15,38; Lc 23,45). Ci narra il

famoso storico ebreo, Flavio Giuseppe, che dopo questi

avvenimenti gli stessi sacerdo-ti del Tempio hanno udito dentro

al recinto sacro una misteriosa vo-ce che gridava ripetute volte: “Uscia-

mo da qui!” (15)San Michele, la sentinella di Isra-

ele, abbandonava definitivamente il Tempio dell’Antica Alleanza, inutile ora, perché l’unico e vero sacrificio si era appena consumato in cima al Cal-vario. Dal cuore trafitto dell’Agnello Immacolato nasceva la Santa Chie-sa, Corpo Mistico di Cristo, Tempio eterno dello Spirito Santo. A parti-re da questo istante, Michele il trion-fatore, il primo adoratore del Verbo incarnato, è diventato anche il vigile protettore dell’unica Chiesa di Dio.

A questo proposito ha scritto il cardinale Shuster: “ Dopo la fun-zione di padre legale di Gesù Cri-sto, che corrisponde a San Giusep-

pe, non c’è in terra nessun ministero più importante e più sublime di quel-lo conferito a San Michele: protettore e difensore della Chiesa” (16) ²

1) Cathecheses Iluminandorum, in CIC, 186

2) CIC, 2803) CIC, 3194)Summa Teologica, I, q. 45, a. 75) CIC, 330.6) Cfr. Summa Teologica I, q. 108, a. 57) Cfr. Idem, I, q. 50, a. 4.

8) Idem, I, q. 62, a. 2.9) A. Bernet, Enquête sur les Anges, Li-

brairie Académique Perrin, 1997, pag. 43

10) Obras Completas, BAC, Madrid, 1953, vol. 1, pag. 215

11) Summa Teologica I, q. 65, a. 5.12) Idem I, q. 109, a. 4.13) Idem, I, q. 64, a. 2.14) Gaudium et spes, 37, 2.15) Cfr. História dos hebreus, Editorial

das Américas, San Paolo, 1963, vol. 8, pag. 304.

16) Año Cristiano, BAC, Madrid, 2002, vol. 9, pag. 266.

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Gli angeli: come sono?

Diac. Joshua Sequeira, E.P.

Arcangelo San Gabriele del Beato Angelico, Museo del Prado – Madrid (Spagna)

“L’Angelo”, Maestro des Ronds de Cobourg, Museo di Digione (Francia)

22 Salvami Regina · Settembre 2007

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Gli angeli influenzano la nostra vita, molto più di quanto si pensi e sono nostri intercessori presso Dio. Conoscendoli meglio, invocheremo più frequentemente il loro potente aiuto.

arlando a proposito de-gli angeli, con molta fa-cilità ci viene in men-te la classica rappresen-tazione di un misterio-

so giovane, di bell’aspetto, vestito con una lunga tunica bianca. Non possiamo considerarla un’immagine errata, visto che nelle stesse Scritture essi sono raf-figurati così, basti ricordare l’ esempio dell’episodio di Tobia.

Anche nella nostra epoca, le appa-rizioni di Fatima sono state precedu-

te da alcuni interventi angelici. L’An-gelo della Pace è apparso tre volte ai pastorelli ed è stato così descritto più tardi da Suor Lucia, una delle veden-ti:

“Abbiamo cominciato a vedere (…)una luce più bianca della neve, con la forma di un giovane trasparente, più luminoso di un cristallo attraversato dai raggi del sole. Mano a mano che si avvicinava, cominciavamo a distingue-re i suoi lineamenti: un giovane di 14- 15 anni, di grande bellezza. Siamo ri-masti sorpresi e quasi estasiati”.

La descrizione di Suor Lu-cia rivela poco riguardo agli esse-ri angelici,aumenta soltanto il miste-ro che li circonda. Anche nelle Sacre Scritture non ci sono elementi preci-si sulla loro natura e virtù; quello che si conosce è dedotto dalla loro opera, nelle missioni a loro affidate da Dio presso gli uomini.

Chi sono, insomma,gli angeli? Che virtù posseggono? La risposta, la tro-viamo negli scritti di uno degli autori che più a fondo ne ha trattato il tema:

San Tommaso d’Aquino, il Dottor Angelico. Sulla base della sua dottri-na, prendiamo in considerazione al-cune delle interessanti questioni rela-tive agli angeli.

Gli angeli sono più numerosi degli uomini?

All’atto della creazione, Dio ha mirato alla “perfezione dell’Univer-so come finalità principale” (1), poi-ché aveva intenzione di specchiare il supremo Bene, ossia, Lui stesso. Per questo, ha fatto gli esseri più eleva-ti in un numero maggiore. Gli spiriti celesti, che superano in dono e qua-lità qualsiasi essere corporale, sono stati creati in tale quantità che, pres-so di loro, tutte le stelle del firma-mento non sembrano che un piccolo pugno di pietre preziose.

Tutti gli uomini – da Adamo fino all’ultimo che nascerà alla fine del mondo – sono pochi in relazione alle miriadi di puri spiriti che specchiano tanto perfettamente il Creatore de-gli uomini e degli angeli. È con gran-

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Pittura Cusquenha, Casa Madre degli Araldi del Vangelo

“L’Angelo”, Maestro des Ronds de Cobourg, Museo di Digione (Francia)

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de veracità che Dionisio ha confessa-to umilmente: “Gli eserciti beati degli spiriti celesti sono numerosi, superan-do la misura piccola e ristretta dei no-stri numeri materiali” (2).

Gli Angeli sono tutti uguali?

Secondo il Dottor Angelico, le cre-ature devono rappresentare la bon-tà di Dio. Nessuna di esse – neppu-re Maria Santissima! – è però capa-ce di rappresentare sufficientemen-te tutta la bontà divina. Per questo, Egli ha creato molteplici e distinti es-seri. Così, ogni individuo rappresen-ta un aspetto differente del Bene Su-premo, ed uno sopperirà quello che non si trova nell’altro.

Gli esseri creati – se posti in sca-la, dall’inferiore al superiore-forma-no un’immensa catena, dove l’insie-me di diversi gradi, ognuno dei qua-li più raffinato, dà una nozione più completa e architettonica della Som-ma Perfezione che qualunque di loro individualmente (3).

Inoltre, nella misura in cui le cre-ature si approssimano al Bene Su-premo, le differenze tra loro si mol-tiplicano, per meglio specchiare la ricchezza infinita dei doni di Dio. In questo modo, l’estrema varietà del mondo angelico supera tanto quel-la del mondo fisico che questo, a pa-ragone, sembra impallidito, povero e perfino monotono!

Tra gli angeli, non ci sono indivi-dui simili, raggruppati in famiglie o razze, come succede nel genere uma-no. Ognuno differisce dall’altro, come se fossero specie diverse (4). San Tom-maso d’Aquino, basandosi sulle Scrit-ture, li divide in tre gerarchie e nove cori: “ Isaia parla dei Serafini; Ezechie-le, dei Cherubini; Paolo, dei Troni, del-le Dominazioni, delle Virtù, delle Pote-stà, dei Principati; Giuda parla degli Ar-cangeli, mentre il nome degli Angeli è in molti luoghi della Scrittura” (5).

Mentre San Dionisio spiega la divi-sione della gerarchia angelica in fun-zione delle sue perfezioni spirituali, San Gregorio lo fa in base ai suoi mi-

nisteri esteriori: “Gli Angeli sono quelli che annunciano le cose meno importan-ti; gli Arcangeli, quelli che annunciano le più importanti; tramite le Virtù si realiz-zano i miracoli; per mezzo delle Potestà, si reprimono i cattivi poteri; i Principati presiedono gli stessi spiriti buoni” (6).

In che modo gli angeli possono influenzare gli uomini?

Gli angeli possono influenzare profondamente gli uomini, sebbe-ne lo facciano sempre discretamente, perché l’umiltà è anch’essa una vir-tù angelica. Quante volte, una buona ispirazione ha origine in un angelo! O quando il presentimento di qual-che pericolo grave porta la persona a prendere misure e scappare da un incidente o a liberarsi da un grande danno, certamente è stato un solle-cito angelo che si è impegnato per il bene del suo protetto.

Gli angeli inoltre esercitano un im-portante ruolo, soprattutto per quan-to riguarda la fede, come ci insegna il Dottor Angelico: “Dionisio prova che le rivelazioni delle cose divine giungono agli uomini tramite gli angeli. Queste rivela-zioni sono illuminazioni. Pertanto, gli uomini sono illuminati dagli angeli” (7).

Secondo l’ordine della Divina Prov-videnza – continua San Tommaso – gli inferiori si sottomettono alle azioni dei superiori. Così come gli angeli inferio-ri sono illuminati dai superiori, così gli uomini, inferiori agli angeli, sono da loro illuminati. (…) D’altro canto, l’in-telletto umano, essendo inferiore, è for-tificato dall’azione dell’intelletto ange-lico” (8).

È vero che ho un angelo custode per proteggermi?

Trattando questo punto, il dottor Angelico cita il commento di San Ge-ronimo alle parole del Divino Mae-stro: “i loro angeli [ dei piccini]nel Cie-lo contemplano sempre il volto di mio Padre” (Mt 18, 10). “Grande è la digni-tà delle anime – afferma San Geroni-mo –, poiché, nascendo, ognuna ha un angelo delegato alla sua custodia” (9).

Così, ogni uomo riceve un prin-cipe della corte celeste che non lo abbandonerà mai, per quante col-pevoli o paurose siano le situazio-ni attraverso le quali passi. Proprio come si prega nella nota preghiera all’angelo custode (Sant’Angelo del Signore) egli regge, governa e illu-mina il suo protetto. L’angelo illu-mina l’uomo per inclinarlo al bene o comunicargli la volontà divina (10) e lo protegge contro gli assalti del demonio. Soprattutto, l’angelo si trova sempre alla presenza di Dio, anche rimanendo a fianco del suo protetto, intercedendo continua-mente per lui. ²

1) I, q.50, a.3 resp2) De Caelesti Hierarchia, cap.14, in MI-

GNE, PG, 3, 321 A.3) cfr. I, q. 47, a. 1e 2.4) cfr. I, q. 50, a. 4.5) I, q.,108, a.,5 s.c.6 ) cfr. I, q 108, a.,5 resp.7) I, q. 111 a. 1 s.c.8) I, q. 111 a. 1 s.c.9) MIGNE, PL, 26, 130 B.10) cfr. I, q. 111, a. 1.

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La Madonna della Luce

Murilo Zampieri

24 Salvami Regina · Agosto 2007

Stimolando la fede in Europa, accudendo prigionieri in Africa o pacificando indios feroci in America, l’invocazione della Madonna della Luce è ricca tanto di grazie quanto di storia.

ppostato all’entrata del grandioso Tempio di Gerusalemme, il vecchio Simone aspet-tò per tutta la sua vita

il momento in cui avrebbe potuto ve-dere con i suoi propri occhi il Mes-sia tanto atteso. La sua fede alla fine fu premiata, e nel felice giorno in cui ha potuto avere tra le sue braccia il Divino Bambin Gesù, volse lo sguar-do al cielo e proclamò riconoscen-te: “I miei occhi han visto la tua sal-vezza (...) luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele” (Lc 2, 30-32).

Il venerando anziano parlava del tutto a proposito. Il Messia possede-va in Sé questa soprannaturale e ma-gnifica Luce i cui raggi avrebbero do-vuto penetrare i confini di ogni terra, conquistando i popoli, espellendo i demoni, ed infine aprendo agli uomi-ni le porte dei Cieli.

E cosa si sarebbe potuto dire del-la Donna scelta da Dio per portare al mondo tale Luce? Secoli prima, Ella era stata annunciata dal grande pro-feta Isaia: “Ecco: una vergine concepi-rà e darà alla luce un figlio, che si chia-merà Emmanuele, il cui significato è: Dio con noi”(Is 7, 14; Mt 4, 16).

Essendo la portatrice di questa Luce di valore infinito, con molta

La protettrice di un povero prigioniero

Pedro Martins, semplice conta-dino del piccolo villaggio portoghe-se di Carnide, conduceva un’esisten-za tranquilla con sua moglie. Ma era-no turbolenti i tempi in cui viveva. Le cronache non raccontano esattamen-te come, ma egli ebbe la brutta sorte di cadere prigioniero nelle mani dei Mori dell’Africa.

Dall’ambiente di affetto della sua famiglia, cadde nella disgraziata con-dizione di schiavo, sottoposto ad un re-gime senza compassione di lavori pe-santi, sotto un clima atroce e, soprat-tutto, privato completamente del con-forto della religione cristiana. Passava-no gli anni, e nessuna speranza uma-na restava al povero prigioniero. Ve-dendosi così abbandonato dagli uomi-ni, Pedro Martins si rivolse allora, con maggiore intensità che mai, a Dio.

Una notte, isolato nella sua cel-la, decise di pregare con più fervore e fede. Dopo ore di preghiera, vinto dal sonno, si addormentò. Allora gli apparve in sogno una Signora piena di luce, che gli promise che sarebbe ritornata più volte a consolarlo e, do-po la sua ultima visita, che lo avreb-be fatto tornare a Carnide. Aggiunse che, arrivando là, egli avrebbe dovuto cercare qualcosa che Le apparteneva

Statua della Madonna della Luce, che si venera nella

Cattedrale di Curitiba (Brasile)

ragione gli uomini, nei secoli a ve-nire, L’avrebbero venerata sotto la bella invocazione di Madonna del-la Luce. E fu soprattutto nel Porto-gallo del secolo XV che questa de-vozione fiorì e da lì si diffuse oltre mare.

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Agosto 2007 · Salvami Regina 25

e che era nascosto vicino a una fonte. Gli diede anche l’incarico di edificare in quel luogo una cappella, la cui lo-calizzazione esatta Lei gliela avrebbe indicata per mezzo di una luce.

Trenta notti consecutive l’uomo trascorse consolato dalla stessa Ma-dre di Dio! I dolori sofferti durante il giorno svanivano con la luce e la soa-vità delle ore passate ai piedi di Ma-ria. Intanto, egli continuava ad esse-re prigioniero. Svegliatosi la tredice-sima notte, oh che sorpresa! In mo-do miracoloso ed inaspettato, egli era di nuovo nel suo bel villaggio. Tutto preso dall’emozione, andò a trovare i suoi cari, che si stupirono molto di vederlo sano e salvo.

Ma egli non si dimenticò della ri-chiesta della Vergine, e subito si mise a cercare quello che, secondo l’indicazio-ne di Lei, era stato nascosto “vicino ad una fonte”. In verità, in un luogo chia-mato Fonte do Machado, da tempo una luce misteriosa appariva di tanto in tanto, e da ogni parte accorreva gente curiosa per vedere tale fenomeno. Pe-dro allora decise di andare di notte, ac-compagnato da un cugino, per fare lì la ricerca. Realmente, giungendo alla fonte avvistarono una luce che si muo-veva dinanzi a loro. La seguirono fino ad un bosco, ed essa si fermò sopra del-le pietre. Essi non ci pensarono su due volte. Tolsero le pietre e per incanto si imbatterono in una bellissima statua della Madonna. La notizia di questa miracolosa scoper-ta corse per tutto il paese, e in quello stesso anno – 1463 – fu dato inizio alla costruzione di una cappella, come era stato ordinato dal-

la Santissima Vergine. Anni più tardi, questa sarebbe stata sostitu-ita da una magnifica chiesa.

Una devozione fiorisce in tutto il mondo

Attraversando i mari, la devozione alla Madonna del-la Luce si estese per il mondo intero, frut-tificando con grazie prodigiose, in special modo nei luoghi colo-nizzati dai portoghe-si. Sono molti i mira-coli a Lei attribuiti, e non sarà eccessivo ci-tarne qui un altro.

Intorno al 1650, esisteva in un abitato di coloni del sud del Brasile una cappella dedicata alla Signora della Luce, lo-calizzata vicino ad un fiume chiama-to Atuba. I suoi abitanti erano mol-to perplessi, poiché tutte le mattine la statua della Vergine appariva tutta girata verso una regione ricca di pi-ni - curytiba, in idioma tupi- dove vi-vevano i feroci indios tingui. Decise-ro allora di disboscare quell’area, e là

si diressero, dispo-sti ad affrontare un eventuale attacco degli indigeni.

Nell’avvicinarsi, quale non fu la sor-presa quando Tin-diquera, il cacicco della tribù, si av-vicinò sorridendo accogliendoli ca-lorosamente. Era, senza dubbio, una miracolosa azione pacificatrice della Vergine. Divenuto amico dei coloni, il capo indio non

Interno della Basilica-Cattedrale della Madonna della Luce, Curitiba (Brasile)

La statua originale, miracolosa, della

Madonna della Luce, è conservata

nel Museo Paranaense

solo cedette loro il terreno che vole-vano, ma gli indicò il luogo miglio-re, conficcando la sua lancia al suo-lo; i coloni la lasciarono lì, in segno di rispetto e di amicizia. Arrivata la pri-mavera, la lancia dell’amichevole ca-cicco fiorì. Non erano necessari ulte-riori segnali. In quello stesso luogo, sotto la protezione della statua pro-tettrice, fondarono un nuovo villag-gio il cui nome, come era comune a quest’epoca, mescolava parole porto-ghesi e indigene: Madonna della Lu-ce delle Pinete di Curytiba.

In questo stesso luogo, si erge oggi una imponente cattedrale neo-goti-ca, testimonianza dell’azione nel con-tempo pacificatrice e luminosa della Madre di Dio.

La mirabile invocazione della Ma-donna della Luce è un continuo invi-to a tutti noi ad amarci sempre di più e a seguire il suo Divino Figlio, che di Se stesso ha detto: “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non cammine-rà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”(Gv.8, 12). ²

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La gioia di chi cerca la santità

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26 Salvami Regina · Settembre 2007

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i è chi dice che la gioia sia un “ottavo sa-cramento”. Opinione basata sulle Scrittu-re, dove gli autori sacri con frequenza in-

dicano la gioia dei giusti come un mezzo per otte-nere la perfezione: “Non abbandonarti alla tristez-za, non tormentarti con i tuoi pensieri. La gioia del cuore è vita per l’uomo, l’allegria di un uomo è lun-ga vita.” (Ecle 30, 21-22).

Nel 6º Congresso del ramo femminile degli Aral-di del Vangelo – realizzato nell’Auditorio Madonna della Luce, nelle vicinanze di San Paolo -, l’ambien-

te gioioso è stato un costante invito a percorrere le vie della santità.

Opere teatrali, conferenze, celebrazione quotidia-na della Santa Messa e l’esposizione permanente del Santissimo Sacramento, hanno costituito la program-mazione del Congresso, svoltosi dal 17 al 19 luglio, con la partecipazione di oltre 500 giovani.

Nella solenne Messa di chiusura, le parole di Padre João Scognamiglio Clá Dias, E.P. sono state un po-tente stimolo per tutti i presenti ad abbracciare la bel-la vocazione alla quale Dio chiama.

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araLdi neL mondo

Settembre 2007 · Salvami Regina 27

araLdi neL mondoaraLdi neL mondo

Durante l’intero Congresso, è stato Gesù Sacramentato che ha esercitato la maggiore attrattiva sui partecipanti, infondendo loro una profonda e soave gioia nell’anima. Nella foto a destra, cerimonia di Adorazione Solenne al SSmo. Sacramento. A sinistra, una delle animate conferenze sulla virtù della Fiducia, tema centrale dell’evento.

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Oratori in Kenia

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28 Salvami Regina · Settembre 2007

l fervore mariano delle Suore Carmelitane Cal-zate di Machakos, Ke-

nia, ha portato a far circolare oratori dell’Immacolato Cuo-re di Maria tra le famiglie del-la diocesi. Mons. Martín Kivu-va Musonde, vescovo diocesa-

no, ha incoraggiato e benedet-to l’iniziativa (foto a sinistra). Come in altri paesi, l’oratorio è condotto in un’improvvisata processione di casa in casa. Gli Araldi hanno già ricevuto ri-chieste per formare nuovi grup-pi nelle città circostanti.

Bolivia – Gli Araldi della città di Cochabamba partecipano regolarmente alla programmazione

di Radio Maria, all’interno della quale conducono un programma settimanale.

Argentina – Alunni della Scuola “Santa Maria”, a Buenos Aires, in fila per venerare la statua

Pellegrina, ivi condotta dagli Araldi.

Messico – In tutte le classi, le alunne del Collegio Rosedal hanno accolto con devozione la statua deI

Cuore Immacolato di Maria.

Brasile, Altinópolis – Ospedali, residenze, scuole e la stessa Prefettura Municipale sono stati visitati durante i sette giorni della Missione Mariana degli

Araldi nella città. Nella foto, processione organizzata dalla parrocchia del Buon Gesù.

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Settembre 2007 · Salvami Regina 29

Spagna – A Huéscar (Granada), l’evento “Un giorno con Maria” ha avuto inizio percorrendo le strade della città con la statua della Madonna. Hanno anche avuto

luogo una Messa, teatro e conferenze.

Portogallo – Più di 150 giovani provenienti da tutto il Paese hanno accompagnato il Santissimo Sacramento

durante il campo estivo realizzato a Foz de Arouce.

Brasile, Rio de Janeiro – Fedeli di tutto lo Stato hanno partecipato alla Messa Nuova

celebrata nella Chiesa della Candelária da Don Alex Brito EP, recentemente ordinato dal Cardinale

Franc Rodé a San Paolo.

Brasile, Joinville – Programmazione “Futuro e vita” nella Scuola Municipale João de Oliveira. L’apertura

ha contato sulla presenza di tutti gli alunni del 5º e 6º corso, oltre ai professori e direttori.

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30 Salvami Regina · Settembre 2007

La cattedrale di Santa Fé a Bogotá

Attraverso i secoli, la cattedrale ha ricevuto dalle mani di viceré, di chierici, di persone di potere, e anche dal popolo fedele, un gran numero di reliquie, oggetti di culto e pezzi artistici, che costituiscono oggi un vero tesoro.

e cattedrali sono ve-ri reliquiari della sto-ria dei paesi cristiani. Un esempio caratteri-stico di ciò, lo trovia-

mo a Bogotá. Eretta in un altopiano incastonato nelle Ande, a 2.600 me-tri sul livello del mare, essa è senza dubbio un monumento che riassume in sé quasi tutta la storia del popo-lo colombiano. Costruita da vescovi e monaci, distrutta da terremoti, ri-costruita in varie occasioni, per po-co vittima del fuoco nelle rivoluzio-ni, oggi ospita dalle tombe dei con-quistatori e viceré alle inestimabili reliquie, storiche tanto per la chiesa quanto per il mondo.

Gabriel Escobar

La fondazione di Santa FéLa fondazione della città di Santa

Fé di Bogotá è stata marcata dal ca-rattere religioso. L’altopiano noto co-me “La Sabana” era un luogo grade-vole per fondare un villaggio: clima mite, acqua abbondante, una gran-de pianura straordinariamente ferti-le per la coltivazione, alte montagne come naturali vedette per una difesa. Oltre a questo, si diceva che non lon-tano da lì si trovava il famoso “Eldo-rado”, leggendaria città degli indige-ni, che sarebbe stata stracolma di te-sori favolosi.

Gonzalo Jiménez de Quezada, il primo comandante ad arrivare, ed il cui corpo attualmente riposa in un al-

tare laterale della cattedrale di Bogo-tá, prese possesso del luogo in nome dei re di Spagna nel 1538. Come at-to principale della fondazione, vol-le che fosse celebrato il Santo Sacri-ficio eucaristico. Ma come farlo, se non avevano né calice né ciborio? La fede di quegli uomini non si fermò di fronte a questo tipo di difficoltà: fu-sero il piombo delle loro munizioni e con questo confezionarono i vasi sa-cri, i quali sono conservati ancor oggi in questa cattedrale.

Fra’ Domenico de la Casas cele-brò questa prima Messa il 6 agosto del 1538, in una cappella dalle pare-ti di pali e fango attorniata da dodici capanne nelle quali trovavano rifugio

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Settembre 2007 · Salvami Regina 31

i conquistatori e i loro uomini. Il fatto fu visto dal devoto frate come un sim-bolo di Nostro Signor Gesù Cristo at-torniato dai suoi Apostoli.

Storia della cattedrale

Grazie alla sua posizione strategi-ca, la città di Santa Fé finì per essere elevata alla condizione di capitale del Nuovo Regno di Granada, ragion per cui lo stesso Imperatore Carlo V chie-se al Papa, il 17 aprile del 1553, che vi fosse lì portata la sede episcopale di Santa Marta. La creazione della nuo-va arcidiocesi avvenne per mezzo del-la bolla In suprema dignitatis Apostoli-cae specula, del 22 marzo del 1564.

Fu nominato come primo arcive-scovo Frate Giovanni de los Barrios, il quale, al suo arrivo, trovò soltanto un tempio di pali e fango coperto di pa-glia. A partire da qui fu edificata una serie di costruzioni, molte delle quali, purtroppo, sono state distrutte dai ter-remoti, fino ad arrivare agli inizi del secolo XIX, quando un frate cappuc-cino con fama di santità, Frate Dome-nico de Petrés, portò a termine l’edifi-cazione della cattedrale proprio come la conosciamo oggi. Egli giunse ad-dirittura come semplice operaio. Più tardi, assunse le funzioni di architetto, dedicandosi a questo compito di gior-no, mentre buona parte della notte la consacrò alla preghiera e alle opere di misericordia.

Il tesoro della cattedrale

Attraverso i secoli, la cattedrale ri-cevette dalle mani di viceré, di chie-rici, di persone di potere, e anche dal popolo fedele, un gran numero di re-liquie di santi, oggetti di culto e pez-zi artistici, che, dopo aver attraversa-to le vicissitudini dei tempi, costitui-scono oggi un vero tesoro.

Tra queste si trova, per esempio, una reliquia del cranio di Santa Eli-sabetta d’Ungheria, dono della regi-na Anna d’Austria, sposa di Filippo II, all’arcivescovo Mons. Luigi Zapa-ta de Cárdenas, il quale era stato suo confessore. Dal secolo XVI, essa ri-

posa in un reliquia-rio d’argento mas-siccio che rappresen-ta il busto della santa regina.

Un altro prezio-so pezzo molto sti-mato è la penna con la quale il Beato Pio IX ha firmato la bol-la del dogma dell’Im-macolata Concezio-ne della Santissima Vergine Maria. Es-sa fu donata al Papa dalla Casa di Fran-cia. A sua volta, egli la lasciò al Cardina-le De Lai. In seguito la ricevette in dono Mons. Riccardo Sanz de Samper, Mag-giordomo dei Palaz-zi Apostolici, che la lasciò in eredità alla “Cattedrale Primate della Colombia”.

Tra i molti oggetti destinati al cul-to divino, spicca la custodia detta “Preziosa”, vero gioiello di 18 libbre d’oro fino e adornata con 3.223 pie-tre preziose, tra cui diamanti, sme-raldi e ametiste, oltre a 272 perle. Es-sa fu donata dal 14º arcivescovo della città, Mons. Antonio Álvarez, il qua-le, mosso dal desiderio di glorificare il Signore Sacramentato, utilizzò la maggior parte dei suoi beni personali per confezionarla.

La Vergine del Topo

Ma il nostro cuore vola al di sopra di così tanti oggetti di valore – come i calici di Limoges, le “vinajeras” (am-polle) d’argento lavorato, le custodie d’oro massiccio, i cibori incastonati di granate, le urne d’argento, i pastora-li di lapislazzuli e smalto – e si china riverente davanti alla cappella della Patrona, dove si venera la Santissima Vergine del Topo

Situata in fondo alla cattedrale, la datazione di questa statua va a tempi

immemorabili, essendo la sua origine attribuita alla stessa Bisanzio. Giun-ta alle terre americane, essa ha rice-vuto il culto degli indios nel villag-gio del Topo, nella regione di Muzo, a nord di Bogotá. Qui il conquistato-re García Varela vide nell’anno 1616 la statua che emetteva grande fulgo-re. A seguito di questo fatto, il Capi-tolo della Cattedrale – che governa-va in assenza dell’arcivescovo – la fe-ce portare in solenne processione al-la Capitale che da allora ne è stata as-sunta come Patrona. In questo qua-dro la Madre di Dio è rappresentata piena di sofferenza, col volto bagna-to di lacrime, il cuore trafitto da una spada di dolore, nell’atto di sostenere il suo Divin Figlio in grembo, subito dopo la discesa dalla croce.

È senza dubbio grazie alla mater-na intercessione di una tale protet-trice che oggi la Colombia possiede questo tesoro, più grande di qual-siasi meraviglia terrena: la fede cri-stiana. ²

Santissima Vergine del Topo

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Testimonianze della

celeste bontà

32 Salvami Regina · Settembre 2007

Non vi è rimedio più sicuro contro le angustie e le depressioni, che sconvolgono tante anime, del materno e soave aiuto della Madre di Dio.

sisterà un’anima, anche tra le più giovani, che non abbia mai sperimentato il dolore e la sofferenza di una o più angustie?

Soprattutto in una società tanto marcata dalla freddezza e dall’egoi-smo, in un momento di depressione molti non vedono via d’uscita. Pro-prio in questi momenti, la Madon-na è solita intervenire, facendo del suo meglio, con ancora più affetto e bontà, rispondendo al semplice ed affettuoso nome con cui è co-nosciuta: “Madre del Cielo”.

Di questo materno interven-to dà testimonianza la corri-spondenza ricevuta. A seguire, alcuni estratti di lettere ricevu-te negli ultimi mesi.

“Oggi la mia famiglia è felice, senza litigi”

Quando ho ricevuto il po-ster della Madonna di Fati-ma, stavo attraversando una forte depressione, ero pro-prio avvilita. Ma quando Lei

è entrata nella mia casa, tutto è cam-biato, sono riuscita ad uscire dalla depressione da sola, senza l’aiuto di medici, soltanto con l’appoggio della Madonna. Oggi la mia famiglia è feli-ce, senza litigi con mio marito e i miei figli. (T.A.P.)

“Sto chiedendo un’altra grazia e so che sarò ascoltata”

Io non conoscevo la Madonna ma in un momento difficile , di tribola-zioni nella mia famiglia, un giorno ho trovato un foglietto caduto per terra, mi sono chinata e l’ho preso. Vi era scritto: “Guarda questo volto e trove-rai quello che cerchi”.

Ho guardato, ho trovato e oggi chie-do a Gesù che non mi permetta mai di allontanarmi da sua Madre, special-mente dalla devozione alla Madon-na di Fatima. Dove abito, da otto anni partecipo alle commemorazioni del 13 maggio. Già ho ottenuto molti miraco-li per intermediazione della Madre di Gesù. Oggi sto chiedendo un’altra gra-zia e so che sarò ascoltata, non mi resta altro che ringraziare. (E. N.)Ti

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Settembre 2007 · Salvami Regina 33

“Niente è impossibile quando si ha fede!”

Vorrei dare la mia testimonian-za per render grazie alla Madre Ma-ria per la grazia che Lei mi ha con-cesso, ed anche per compiere una mia promessa. Mio padre è sempre stato un alcolizzato. A volte trascor-reva le notti fuori casa, ed io vedevo che mia madre soffriva molto. Innu-merevoli volte ho visto i miei genito-ri discutere per questo, finché è arri-vato il giorno in cui lui se n’è andato di casa. È stata una sofferenza mol-to grande. Dopo varie settimane, egli ha avuto una conversazione con mia madre ed è ritornato, ma continua-va a bere. Un giorno, non sopporta-vo più tutto ciò, così ho promesso alla Madonna di Fatima che se mio padre avesse abbandonato il vizio di bere io avrei dato la mia testimonianza. Oggi sono qui a ringraziare e a dire a tutti voi che niente è impossibile quando si ha fede! (S.S.P.)

Ha chiesto ed è stato subito ascoltato

Racconto qui due grazie ottenu-te. Sono apparse alcune macchie ros-sastre nel mio corpo, ed esse andava-no aumentando di dimensione e dif-fondendosi. Ho deciso di rivolger-mi ad un farmacista, e lui mi ha con-sigliato di andare da un medico, per-ché poteva trattarsi di un herpes. So-no tornato a casa molto scoraggiato, sentivo molto dolore e prurito. Ho cominciato a sentirmi depresso e ad aver paura, ad essere svogliato nel la-voro, a soffrire di insonnia e a perde-re l’appetito. Il giorno dopo, mia mo-glie ha aperto la cassetta della posta e vi ha trovato una busta dorata. Quan-do l’ho aperta, ho visto un poster con l’immagine della Madonna di Fati-ma ed un messaggio indirizzato a me: “Guarda questa foto, sembra che lei ti stia parlando. Chiedi quello che vuoi, ti ascolterà”. A queste parole, non ho trattenuto l’emozione: ho co-minciato a piangere e a chiedere un miracolo. È accaduto senza l’aiuto di

un medico o di qualsiasi medicina: in due giorni, sul mio corpo già non si vedeva più nulla, avevo la pelle come quella di un bambino.

Oggi sono Messaggero di Fatima e tutto quanto potrò fare per espande-re l’evangelizzazione nel nostro pae-se, lo farò col più grande orgoglio.

Un’altra grazia ottenuta è in rela-zione ai miei due figli. Mia figlia ter-minava la facoltà e aveva bisogno di un lavoro. Mio figlio terminava la scuola superiore e voleva iscriversi ad una fa-coltà di ingegneria elettronica. Il mio salario non era compatibile con le mensilità. Avevo solo un’uscita: chie-dere aiuto. È stato con la Madonna di Fatima che ho parlato di nuovo. Ed ho ottenuto ciò di cui avevo bisogno. Og-gi, la figlia sta lavorando ed il figlio ha ottenuto una borsa di studio. (L. T.)

Guarigione del figlio nato prematuro

Desidero dare la mia testimonian-za sulla grazia che ho ricevuto attra-verso la Madonna di Fatima. Quando ero all’ottavo mese di gravidanza, so-no entrata in travaglio ed il medico ha dovuto far nascere il bimbo anzitem-po. Egli è nato prematuro, con i pol-moni, diciamo così, “verdi”, e un affos-samento nella testa. Quando il medico mi ha mostrato il bambino, ho pianto molto. Hanno fatto l’ecografia e tutto era a posto, ma il problema più serio era quello dei polmoni. È stato ne-cessario fare un piccolo interven-to chirurgico per drenare i pol-moni, ma ha avuto il pneumoto-race e ha dovuto essere intuba-to. Ero molto triste, ma non mi to-glievo dalla testa l’immagine della Madonna di Fatima. Allora ho chie-sto a mia sorella che telefonasse

all’Associazione, riferisse della situa-zione di mio figlio e chiedesse preghie-re. Le dissero che avrebbero comin-ciato a pregare per lui a partire dalle ore 18, in una Messa che era prevista. Questo mi ha dato ancora più speran-za, sentivo che lui sarebbe migliorato, con la grazia di Gesù e della Madon-na. Il giorno successivo, quando il me-dico ha tolto gli apparecchi, egli ha re-agito bene, riuscendo a respirare sen-za l’aiuto dell’ossigeno. I medici si so-no meravigliati della sua reazione co-sì rapida. Voglio ringraziare per le pre-ghiere che avete recitato per lui, e per il fatto di ricordarvi sempre di me. (M. C. C. L. C.)

“La mia vita è cambiata molto”

Vi scrivo la mia letterina, raccon-tandovi cosa mi è capitato dopo es-sere entrato in contatto con voi. La mia vita è cambiata molto. Sono riu-scito a fare un matrimonio religioso. Nel 2005 ho ricevuto tre sacramen-ti, uno dietro l’altro: ho fatto cate-chismo, mi sono battezzato, perché ero nel dubbio di essere o no battez-zato, mi sono cresimato e poi mi so-no sposato. Tutto in un solo anno… (R. A. S.) ²

Tutti i mesi arrivano migliaia di

lettere che raccontano le grazie ricevute

Gustavo Gralj

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34 Salvami Regina · Settembre 2007

Santa iLdegarda di Bingen

Guaritrice di corpi e di anime

Dotata di un carisma eccezionale, la portata della sua opera va dalla descrizione di piante e minerali, alla medicina, e raggiunge la più elevata teologia e contemplazione mistica. La sua vita è stata la composizione di una vera “sinfonia divina”.

n quei primevi giorni della Creazione, il Signore ma-nifestava generosamente la sua onnipotenza e si com-piaceva nel trarre dal nul-

la le innumerevoli meraviglie che com-pongono l’Universo. Quando la lumi-nosità del sole già segnava il decorre-re del giorno e il colorito delle piante adornava la semplicità della terra, Egli ha esercitato su questo elemento il suo potere creatore e ha ordinato: “Faccia-mo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del ma-re e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra” (Gn 1, 26).

Così, era nell’elevata condizione di regalità che il capolavoro uscito dal-le mani di Dio si risvegliava alla co-noscenza delle realtà esteriori. Ognu-no degli esseri viventi, persino gli ele-menti, erano al suo servizio, disponen-do istintivamente la raffinatezza del-le loro qualità al beneplacito dell’uo-mo razionale. In questo stava la gloria del Padre: nel fatto che, servendosi di quella moltitudine di creature, Ada-mo fosse felice e restituisse al suo Cre-

atore il bene, la verità e la bellezza, ri-conoscendole come poste da Lui nel mirabile ordine dell’Universo.

Il peccato rompe l’armonia

Ma… che triste danno è venuto a fare il peccato originale nello stato di perfezione della primitiva coppia! Espulsi dal Paradiso, tornarono alla terra da cui erano stati tolti e dovet-tero mangiare il pane col sudore del-la fronte, perdendo quel dominio as-soluto sulle creature del quale gode-vano nell’Eden. Tuttavia, nella sua in-sondabile misericordia, Dio non ha destituito il genere umano della su-premazia e della preferenza che gli aveva concesso. Volle che in lui rima-nesse la capacità di servirsi di tutti gli esseri e di scoprire le preziose pro-prietà racchiuse in ognuno degli ele-menti posti al suo servizio.

Ancor oggi, i figli di Adamo non hanno esaurito le possibilità delle creature che li attorniano, e come so-no lungi dal farlo! Ci arrivano tutti i giorni notizie sorprendenti riguardo alle scoperte fatte in tutto il mondo nelle quali, a volte, da cause semplici

Carmela Werner Ferreira

Statua di Santa Ildegarda, nella chiesa parrocchiale di Eibingen

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Settembre 2007 · Salvami Regina 35

si traggono effetti sbalor-ditivi. Il lato triste di que-sto fatto è che alla nostra epoca l’uomo ha induri-to il suo cuore nella ricer-ca sfrenata della scienza, omettendo colposamente a se stesso e agli altri che, se c’è qualcosa che possa essere alla radice di que-ste scoperte, sono i doni dello stesso Dio.

Non è in questa pro-spettiva che la Chiesa for-ma i suoi figli, neppure i santi hanno pensato a tal modo . Chi si avvicina, per esempio, alla straor-dinaria figura che fu San-ta Ildegarda di Bingen, ben presto rende grazie al Padre “che ha nascosto queste co-se ai dotti e ai sapienti e le ha rivelate ai piccoli”(Lc 10, 21).

Nasce una bambina predestinata

In una piacevole giornata dell’esta-te del 1098 nasceva nel castello di Böckekheim, nella regione del Re-no, il decimo figlio della coppia Hil-debert e Matilde de Bermersheim. Era un’incantevole bambina, battez-zata col nome di Ildegarda. Malgrado la sua fragile salute, lei mostrava — fin dai primi anni della sua esisten-za — acuta intelligenza e inclinazio-ne religiosa.

La Provvidenza volle già, attira-re a Sé questa angelica creatura, che già a tre anni di età era favorita da lu-ci e rivelazioni celesti. Pensando che tutti ricevessero ugual sorte di favori, commentava con entusiasmo la bel-lezza di quanto vedeva, generando stupore e meraviglia in coloro che la ascoltavano.

Un giorno, camminando con la sua governante nei dintorni del castel-lo, esclamò raggiante: “Guarda quel vitellino, com’è bello! Tutto bianco, ha macchie soltanto sulla testa e sul-le zampe. Ah! Ne ha una anche nel dorso!” La serva, guardandosi intor-

no e non vedendo nulla, le chiese do-ve fosse il vitello. Senza comprende-re come lei non riuscisse a vedere il vitellino, la bambina puntò il dito su una grande mucca e disse categorica-mente: “È lì! È lì!” Perplessa, la don-na credette di ascoltare un’altra del-le fantasie infantili e, a mò’ di celia, raccontò l’accaduto alla madre di Il-degarda. Invece, qualche tempo do-po nacque un vitello e nessuno più ri-se: aveva esattamente le fattezze pre-dette dalla bambina!

Nel silenzio della clausura germoglia un grande futuro

Siccome Ildegarda dava segna-li inequivocabili di vocazione con-templativa, e la nobile contessa Jut-ta de Spanheim aveva abbandonato in quello stesso periodo le sue glorie e ricchezze mondane per farsi mona-ca benedettina, i genitori di Ildegar-da non esitarono ad affidare la for-mazione della figlia allo zelo di que-sta donna virtuosa.

Fu così che, ad otto anni di età, lei fece il suo ingresso nell’eremo di Di-sibodemberg, dove “crebbe in grazia e santità” sull’esempio di Gesù Bam-bino. Il silenzio della clausura, i sag-gi orientamenti che le erano dati, la

partecipazione agli atti liturgici e il carisma di San Benedetto modella-rono via via la sua anima secondo il più puro ideale monastico: riflettere in tutti gli aspetti della vita le divine perfezioni di Gesù.

Vi era, comunque, un fattore che la univa in modo speciale a Dio: le co-municazioni soprannaturali di cui era oggetto. Iniziate le visioni nella prima infanzia e continuando nel corso di tutta la sua vita, esse dettero a Santa Ildegarda un discernimento profondo dell’azione del bene e del male, della grazia e del peccato, della realizzazio-ne della volontà di Dio a cui l’uomo è chiamato e la facilità che questi ha nel disprezzare i disegni divini.

Questa ricchezza di comprensione le fu concessa in vista del compimen-to della sua missione presso i gran-di del mondo, i poveri del popolo e la posterità lungo i secoli. Infatti, gli insegnamenti di Santa Ildegarda pos-seggono ai nostri giorni un’attualità uguale o maggiore di quella del tem-po in cui visse, più di 800 anni fa.

Una mirabile comprensione dell’Universo

Nei trent’anni in cui Jutta condus-se il monastero, grandi furono i pro-

Vicino al fiume Reno, in mezzo ai vigneti, si trova il monastero dove è vissuta la santa

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36 Salvami Regina · Settembre 2007

gressi fatti da Santa Ildegarda sulla via spirituale. Con la morte di que-sta badessa, la comunità non trovò , se non nella sua disciplina, la persona ideale per la successione. Suo malgra-do, affrontando moniti interiori che le dettavano l’umiltà, Santa Ildegar-da si piegò davanti al giogo dell’obbe-dienza e cominciò ad orientare quel-le anime elette. Esercitò questo inca-rico con una tale perfezione che do-vette fondare due nuovi monasteri — quello di Rupertsberg nel 1148 e quello di Eibingen nel 1165 — per ac-cogliere le numerose vocazioni che a lei accorrevano.

Trascorreva il quinto anno dalla sua elezione a badessa quando la vo-ce divina ,che la accompagnava, le in-dicò un ordine espressamente: “Ma-nifesta le meraviglie che apprendi. Scrivi e parla!” Così ha avuto origi-ne la principale opera scritta di Santa Ildegarda, “Liber Scivias”, il quale ri-cevette nientemeno che le lodi di San Bernardo di Chiaravalle e l’approva-zione del Papa Eugenio III. Entrambi riconobbero nelle sue parole e nella sua vita l’autenticità delle rivelazioni.

Ma, insomma, qual è il tenore dei suoi insegnamenti?

In un linguaggio esente da qualsia-si pretesa letteraria e ricco del colori-to tipico della sua epoca, Santa Ilde-garda parla della relazione tra Dio e gli uomini, della Creazione e del Giu-dizio Finale, ed insiste sul ruolo del-la Chiesa nella storia della salvezza. Il suo cuore filiale trabocca di esal-tazioni alla Santissima Trinità, non esclude vigorose denunce degli erro-

ri morali dell’umanità e parla dell’im-portanza dei sacramenti nella santifi-cazione delle anime.

Per lei, l’Universo creato è uno specchio mirabile delle realtà spiri-tuali e divine: “Dio, che ha fatto tutte le cose con un atto della sua volontà e le ha create per rendere noto e onorato il suo nome, non si accontenta di mo-strare attraverso il mondo soltanto ciò che è visibile e temporale, ma manife-sta in esso quelle realtà che sono invi-sibili ed eterne. Questo è quanto mi è stato rivelato”.

Un’anima piena di scienza divina

Tuttavia, se Santa Ildegarda riu-scì a sorprendere gli studiosi di tutti i tempi, fu soprattutto per le sue au-daci affermazioni mediche. Lei dimo-strò un’acuta capacità di penetrazio-ne riguardo le relazioni tra l’uomo e il mondo, la sua costituzione spiri-tuale e fisica, e le proprietà benefiche degli esseri viventi. Sono scritte da lei le due uniche opere mediche compo-ste in Occidente nel corso del secolo XII, di cui abbiamo notizia.

Lei afferma che gli squilibri ner-vosi e spirituali si riflettono in modo inevitabile sulla salute fisica, origi-nando i problemi di metabolismo che conducono alla depressione. In nes-sun momento Santa Ildegarda trala-scia di considerare la mutua influen-za che corpo e anima esercitano tra loro. Secondo la sua opinione, la vita religiosa deve cercare un saggio pun-to di equilibrio tra i due fattori. Di-fende ancora la tesi che la salute si mantiene essenzialmente con un sa-

lubre regime alimentare, e si dilunga a spiegare con ricchezza e profondità le caratteristiche di centinaia di pian-te medicinali e nutritive. Neppure le pietre sfuggono alla sua analisi, viste come eccellenti elementi canalizzato-ri dell’energia umana.

E se ancora fosse poca questa va-sta conoscenza impiegata generosa-mente nella cura della comunità e di tutti i bisognosi che accorrevano al monastero, Santa Ildegarda fu anche una notevole musicista. Dotata di ra-ra acutezza, bella voce e originalità, compose all’incirca settanta sinfonie secondo lo stile del suo tempo. Ecco quanto afferma sulla musica:

“Ricordiamoci che, con il pecca-to, Adamo ha perso la sua innocenza, di conseguenza, ha perso anche la vo-ce che prima possedeva, simile a quel-la degli angeli del Cielo. Avendo perso questa capacità di lodare Dio, i profeti, ispirati dallo Spirito Santo, hanno in-ventato i salmi e i cantici per incitare gli uomini a rivolgersi a questo dolce ri-cordo della lode di cui godeva Adamo in Paradiso. Anche gli strumenti musi-cali, con l’emissione di molteplici suo-ni, possono istruire spiritualmente gli uomini.”

Una donna predica nelle cattedrali

Nella congiuntura della società in cui viveva la santa badessa, la Chie-sa passava per pericoli che compro-mettevano la pace e la salvezza del-le anime. Il Papa era in quel tempo perseguitato dall’Imperatore Federi-co Barbarossa, il quale, ritenendo di

Ancora bambina, Santa Ildegarda si presenta a Jutta

Affreschi che rappresentano la vita di Santa Ildegarda, Monastero Benedettino di Eibingen (Germania)

Ad Ingelsheim, la santa parla con l’Imperatore Barbarossa

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Settembre 2007 · Salvami Regina 37

I resti mortali di Santa Ildegarda sono conservati in un prezioso reliquiario nella chiesa di Eibingen

Ildegarda guarisce un bambino cieco a Rudesheim In occasione della morte di Ildegarda sono apparsi segni nel cielo

dere: si moltiplicarono le conversio-ni e si sparse la fama di taumaturga della santa badessa alle cui parole se-guivano i prodigi. Oltre alle predica-zioni, ella inviò molte lettere a diver-se personalità, esortando sempre ad una maggiore osservanza del Vange-lo.

Il premio della buona lotta

A 81 anni, senza piegarsi al peso delle fatiche e delle sofferenze, colei che mai rifiutò di soccorrere i figli di Dio si spense all’interno della gran-de pace e serenità del suo monastero. Era il 17 settembre del 1179. In poco tempo, il suo tumulo si riempì di pel-legrini, si moltiplicarono i miracoli,

crebbe il numero dei suoi ammirato-ri e devoti. Ai nostri giorni, numerosi paesi contano su associazioni dedicate a studi della sua medicina naturale.

In questo insieme brillante forma-to dalle conquiste e fatti eroici di San-ta Ildegarda, risalta la pratica di una virtù preziosa: l’umiltà, che caratte-rizza coloro che sono i veri depositari dei tesori di Dio. Senza mai vanaglo-riarsi delle sue prerogative o utilizza-re a beneficio proprio i doni ricevu-ti, ella può essere definita con le sue stesse parole: “Coloro che, nell’eleva-zione della loro anima, hanno goduto della sapienza di Dio e si sono compor-tati con umiltà, si sono convertiti in co-lonne del Cielo”.

essere possessore di un maggior po-tere spirituale del Successore di Pie-tro, si sentiva in diritto di detroniz-zarlo e di collocare al suo posto chi favorisse i suoi intenti ambiziosi. Da poco era scoppiata l’eresia dei cata-ri, che tanto profondamente avrebbe segnato quest’epoca, in un delirio di avversione alla vita e al vero Dio. In-fine, regnava una visibile rilassatezza dei costumi che gradualmente con-duceva gli uomini verso l’abisso del-la perdizione.

Santa Ildegarda non restrinse il suo operato nell’ambito del monaste-ro; era necessario far risuonare la sua voce profetica nelle volte delle chiese, additare con la sua saggezza gli erro-ri di un secolo sor-do alla voce di Dio; urgeva che un’ani-ma fervente facesse trepidare il torpo-re della debolezza. Lei partì, ormai an-ziana, per predicare — cosa impensabile — nelle grandi cat-tedrali piene di cle-ro, nobiltà e popo-lo, desiderosi di udi-re le sue giuste am-monizioni.

Successivamen-te, le cattedrali di Mainz, Bamberg, Treviri, Colonia e molte altre furono palco del suo apo-stolato. Gli effetti non si fecero atten-

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La Presenza Reale: un dono sacro

UMons. Arthur Joseph Serratelli

Vescovo di Paterson (USA)

La ParoLa dei PaStori

La fede nella Presenza Reale di Nostro Signore nell’Eucaristia è un segno marcante della Chiesa Cattolica. In modo chiaro e conciso, il Vescovo di Paterson (USA) presenta una breve storia della verità della fede, evidenziandone l’ importanza.

na delle maggio-ri divisioni tra cat-tolici e protestan-ti riguarda l’Eucari-stia. Come intendia-

mo quello che Gesù ha fatto nell’Ulti-ma Cena? Qual è stata la sua intenzio-ne? Ha offerto alla Chiesa un semplice memoriale della sua Passione e Morte, dandole il pane e il vino come simboli del Mistero Pasquale? Ha dato Egli re-almente il suo Corpo e Sangue ai disce-poli riuniti intorno alla mensa del Ce-nacolo? Al giorno d’oggi dà Egli il suo Corpo e Sangue ai fedeli riuniti intor-no all’altare?

Fin dai tempi apostolici, tutti i segua-ci di Gesù hanno creduto nella Presen-za Reale. E’ stato così fino alla nascita del protestantesimo nel secolo XVI!

La fede nella Presenza Reale nel corso della storia della Chiesa

Prima del tempo di Lutero, tutta-via, ci sono state alcune, poche, voci di-scordanti che hanno negato la fede del-la Chiesa nella Presenza Reale. Subito ai primordi, Sant’Ignazio di Antiochia (110 d.C.) ci racconta che gli gnostici si rifiutavano di credere nella Presenza Reale. Egli afferma: “Essi si astengono dall’Eucaristia e dalla preghiera, perché non professano la dottrina secondo cui l’Eucaristia è la carne del nostro Salva-tore Gesù Cristo, carne che ha sofferto per i nostri peccati e che il Padre, nel-la sua bontà, ha resuscitato” (Lettera ai fedeli di Smirne 6, 2-7, 1). Per lo me-no essi avevano l’onestà di non appros-simarsi all’Eucaristia, perché non accet-tavano ciò che la Chiesa insegnava.

Quando gli antichi Padri della Chiesa analizzavano ciò che è scritto ( in 1Cor 10, 16-17; Gv 6, 32-71), co-me anche i resoconti dell’Ultima Ce-na (Mt 26, 26-28; Mc 14, 22-23; Lc 22, 19-20; e 1Cor 11, 23-25), essi inter-pretavano questi passi letteralmente. J. Kelly, l’illustre storico protestante della Chiesa primitiva, riassume suc-cintamente il loro insegnamento sul-la Presenza Reale, scrivendo: “[La lo-ro] Dottrina eucaristica – e questo è necessario capirlo fin dall’inizio – era in generale indiscutibilmente reali-sta, cioè, il pane e il vino consacrati erano assunti, trattati e designati co-me il Corpo e il Sangue del Salvato-re” (Early Christian Doctrines, 440).

Il primo cristiano di una certa im-portanza a negare la Presenza Rea-

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le fu Berengario di Tours, vissuto nel secolo XI! Questo giovane sacerdote aveva a suo carico una scuola di Te-ologia, a Tours, frequentata da molti studenti illustri che più tardi sono di-ventati vescovi e arcivescovi. Beren-gario rifiutava la credenza che Gesù fosse realmente e veramente presen-te nell’Eucaristia sotto le specie del pane e del vino. Egli chiamava que-sta credenza “opinione del volgo”, ed insegnava che l’Eucaristia era sempli-cemente un simbolo della presenza di Cristo tra noi.

La dottrina di Berengario ha fini-to per aiutare la Chiesa. In risposta al rifiuto di un elemento essenziale del deposito della fede, la Chiesa ha co-minciato a predicare più ampiamen-te sulla Presenza Reale. È interessan-te notare che, nel corso del dibattito della loro dottrina tra teologi e vesco-vi, Berengario ha ritrattato per lo me-no cinque volte rispetto a quello che aveva detto. Alla fine, nel IV Conci-lio del Laterano, nel 1215, la Chiesa formalmente ha definito che “per po-tere divino, il pane e il vino sono tran-

sustanziati nel Corpo e Sangue” (Ca-none I). La dottrina della Presenza Reale è molto semplice, tuttavia pro-fonda: l’Eucaristia è il Corpo e San-gue, Anima e Divinità di Gesù Cristo sotto le specie di pane e vino.

Sotto le specie di pane e vino

Sotto le specie di pane e vino. Questo significa che non è pane. Non è vino. È il Corpo e Sangue di Cristo.

Che grande disservizio si presta al-la fede della Chiesa quando qualcu-no, all’ora della Comunione, dice che il vino sarà distribuito in questa e in quella maniera, o il pane sarà riparti-to in un certo modo. Perché non chia-mare la Sacra Comunione per quel-lo che è: il Corpo di Cristo e il San-gue di Cristo?

Nel quarto Vangelo è notevole l’assenza della narrazione dell’isti-tuzione dell’Eucaristia nell’Ultima Cena; eppure Giovanni è profonda-mente eucaristico nel suo Vangelo. Il giorno successivo al miracolo del-la moltiplicazione dei pani e pesci operato da Gesù, Giovanni parla del-la predicazione di Gesù nella sinago-

ga di Cafarnao. Gesù dichiara aper-tamente che Lui era venuto per dar-ci la sua carne e il suo sangue come vero cibo e vera bevanda (cfr. Gv 6, 26-58). Per molti, questa dottrina era strana e difficile da accettare. Molti che Lo avevano seguito fino ad allora hanno reclamato: “Questo linguag-gio è duro; chi può intenderlo?” (Gv 6, 60). Alcuni dei suoi discepoli han-no smesso di seguirLo a causa di que-sto insegnamento sull’Eucaristia. Ge-sù li ha lasciati andare.

“Allora come adesso, l’Eucaristia resta “segno di contraddizione” e non può non esserlo, perché un Dio che si fa carne e sacrifica se stesso per la vita del mondo pone in crisi la sapienza de-gli uomini” (Benedetto XVI, Omelia a San Giovanni in Laterano, 7/6/07). Il seguire veramente Gesù include l’ac-cettazione del sacro dono dell’Eucari-stia. E un’autentica fede nell’Eucari-stia come Presenza reale apre il cam-mino a che noi comprendiamo tutte le dimensioni di questo mistero e il ca-rattere sacro di tutta la nostra vita.

(Ristampa autorizzata da The Bea-con, giornale della Diocesi di Paterson, NJ. Traduzione: Araldi del Vangelo)

Nel IV Concilio del Laterano, nel 1215, la Chiesa formalmente ha definito che “per potere divino, il pane e il vino sono transustanziati nel Corpo e Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo.”

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Processione fluviale

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Focolari: Incontro internazionale di seminaristi

Con l’obiettivo di riflettere sul-le “sfide che la società secolarizzata odierna propone”, 48 giovani semina-risti del Movimento dei Focolari, ori-ginari di 21 nazioni, hanno partecipa-to ad un workshop, nella cittadina di Arco-Iris, ad Abrigada, in Portogallo.

Il programma ha evidenziato la “formazione specifica dei seminaristi in una cultura di fraternità, secondo il modello della Chiesa ‘casa e scuola di comunione’ annunciato dal Papa Gio-vanni Paolo II nella Novo Millennio Ineunte. In sintonia con la Deus cari-tas est, i giovani hanno dedicato un’at-tenzione speciale alle caratteristiche dell’arte di amare che nasce dal Vange-lo” – afferma il comunicato divulgato dagli organizzatori dell’Incontro.

Il Vaticano visto da dentroCittà del Vaticano (RV) – È sta-

to recentemente aperto un nuovo si-to Internet (www.vaticanstate.va) in-teramente dedicato alla Città del Va-ticano e ai suoi servizi: Museo, Osser-vatorio Astronomico, Filmoteca, Di-partimento Filatelico e Numismatico, telefoni e farmacia. Il sito dispone di cinque webcams focalizzate in diver-si punti dei Giardini Vaticani, che da-ranno all’internauta la possibilità di vi-sitare alcuni tratti dei giardini e , forse anche di intravedere la bianca figura del pontefice che passeggia per i viali.

Il nuovo sito darà informazioni det-tagliate sulla Città del Vaticano e vie-ne a colmare un lacuna, visto che il si-to ufficiale della Santa Sede (www.va-tican.va) offre informazioni relative alla Chiesa Cattolica e alle sue istitu-zioni, con la pubblicazione – in tempo reale – dei discorsi e pronunciamen-

ti del Papa, dei documenti della Curia Romana e delle nomine pontificie, ma non contiene informazioni sulla Cit-tà del Vaticano: uno Stato che susci-ta molta curiosità in tutto il mondo, e non solo tra i cattolici.

Le webcams mostrano anche Piaz-za San Pietro, la cupola della Basilica e il sepolcro di Giovanni Paolo II che, in questo momento, è meta di pelle-grinaggio di migliaia di fedeli prove-nienti da tutto il mondo.

Il portale – in cinque lingue – ab-borda anche il settore istituzionale, con uno sguardo panoramico sulla legislazione in vigore della Città del Vaticano e sulla sua storia.

Esiste un settore di vendita, dove l’internauta registrato potrà acquista-re francobolli, carte telefoniche e ar-ticoli con il marchio dei “Musei Vati-cani”. È, pertanto, un sito indirizzato non solo ai fedeli, ma anche ai turisti e collezionisti.

Libro di Benedetto XVI attira i francesi

Parigi (RV) – Il libro “Gesù di Naza-ret”, scritto da Benedetto XVI, si man-tiene tra i più venduti in Francia. Nell’ul-timo “Palmarès” pubblicato dalla rivista “L’Express”, il volume compare al quin-to posto come saggio più divulgato.

on soltanto a piedi si fanno processioni. Ad Alcácer do Sal, città localizzata a sud di Lisbona, i pescatori hanno promosso un pellegrinaggio con la statua del-

la Madonna del Castelo, al fine di ottenere la protezione del-la Madre di Dio per le loro attività. Una settantina di barche adornate per l’occasione hanno fatto il percorso della proces-sione fluviale, lungo le tranquille acque del fiume Sado.

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Mons. Odilo consola i parenti delle vittime di un incidente aereo

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Il libro, che in Francia è stato pub-blicato posteriormente rispetto ad al-tri paesi, sta da sette settimane tra i primi posti. Nella classificazione del 7 giugno, poco dopo il suo lancio, era già il secondo più richiesto nel paese.

La Polonia vuole un re: Gesù Cristo

Varsavia (ACI) – Un progetto di legge che propone che Gesù Cri-sto sia proclamato Re della Polonia è stato sottoscritto da 46 parlamen-tari polacchi. Questa iniziativa è sta-ta promossa fondamentalmente dalla Lega di Famiglie Polacche (Polskich Rodzin), il Partito Legge e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwosc) e il Partito degli Agricoltori (PSL).

Il movimento, guidato dal parla-mentare Artur Górski, del Partito Legge e Giustizia spiega che “più che mai, la Polonia ha bisogno della guida e dell’aiuto divino per far fronte ai nuovi

dinale Jean-Marie Lustiger – affer-ma il Papa nel suo messaggio – desi-dero esprimervi la mia profonda unio-ne nella preghiera con l’Arcidiocesi di Parigi, con i familiari del defunto e con tutti coloro che si sentono colpiti dalla scomparsa di questa grande figu-ra della Chiesa in Francia.

Affido alla misericordia di Dio – prosegue il Santo Padre – il caro Cardi-nal Lustiger, che ha consacrato genero-samente la sua vita al servizio di Dio.

Uomo di fede e di dialogo, egli si è dedicato generosamente a promuo-vere relazioni sempre più fraterne tra cristiani ed ebrei. Intellettuale lun-gimirante, ha saputo collocare i suoi doni al servizio della fede, per rende-re presente il Vangelo in tutti i campi della vita e della società.”

Il Cardinale Lustiger nacque il 17 settembre 1926, a Parigi, da genitori polacchi, di religione giudaica. Sì con-vertì al cattolicesimo nel 1940, all’età

tempi. Alcuni potranno prendere in gi-ro la nostra proposta, ma per me è una questione di sensibilità religiosa e rispet-to politico”, afferma in un’intervista concessa alla gazzetta “Wyborcza”.

“Soltanto posso dire che da quando ho parlato per la prima volta di quest’idea ho ricevuto più di novemila lettere di so-stegno”, ha detto Artur Górski.

350 anni fa, il Re Giovanni II Casi-miro ha proclamato la Vergine Maria Regina Perpetua della Polonia.

Scomparsa del Cardinale Lustiger

Città del Vaticano (RV) – Il Papa Benedetto XVI ha manifestato profon-do cordoglio per la dipartita verso la ca-sa del Padre del Cardinale Jean-Marie Lustiger, Arcivescovo emerito di Pari-gi, ed ha inviato un toccante telegram-ma a Mons. André Vingt-Trois, attuale Arcivescovo della capitale francese:

“Nell’apprendere la notizia, con grande emozione, della morte del Car-

ue “Che i familiari trovino con-forto pensando che Dio sa trar-re il bene da dove soltanto vedia-

mo il male e il dolore”. Queste belle paro-le di consolazione sono state pronuncia-te dall’Arcivescovo di San Paolo, Mons. Odilo Scherer, nella Messa celebrata il 22 luglio nella Cattedrale di San Paolo per l’eterno riposo alle vittime dell’inci-dente aereo capitato nell’aeroporto di

Congonhas, di questa città. Alla Messa, concelebrata da Mons. Tomé Ferreira e illustri membri del clero diocesano, han-no partecipato familiari ed amici degli scomparsi, riempiendo completamen-te lo spazioso tempio. Mons. Odilo ha presentato loro le condoglianze, manife-stando il suo caratteristico zelo di pasto-re e padre, soprattutto nei confronti di coloro che più soffrono.

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Distribuzione di 250.000 medagliete del Sacre Cuore:

Gesù, confido in Te!

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di 14 anni; due anni dopo, sua madre fu deportata nel campo di concentra-mento di Auschwitz, in Polonia, dove morì. Il porporato fu ordinato sacer-dote nel 1954 e creato cardinale nel Concistoro del 1983; fu Arcivescovo di Parigi per 24 anni – dal 1981 al 2005.

ziativa è partita dal Vescovo diocesa-no, Mons. Manuel Felicio, ed ha avuto il suo momento culminante nell’Euca-ristia di rendimento di grazie celebrata nella Sede della Cattedrale.

Il Cardinale José Saraiva Martins – nato a Gagos de Jamelo, Portogal-lo – si è formato in teologia nell’Uni-versità Gregoriana e si è specializzato all’Università San Tommaso d’Aqui-no, entrambe a Roma. Ha esercita-to la carica di rettore della Pontifi-cia Università Urbaniana dal 1977 al 1983, e dal 1986 al 1988, quando fu nominato arcivescovo e segreta-rio della Congregazione per l’Edu-cazione Cattolica. Nel 1998 ha assun-to l’elevata funzione di Prefetto del-la Congregazione per le Cause dei Santi. Nel Concistoro di febbraio del 2001 il Papa Giovanni Paolo II gli ha conferito la dignità cardinalizia.

Educazione o parolacce?

Applicare una multa simbolica di dieci centesimi a chi dica qualche

e grazie della mia Misericordia – ha confidato il Divino Salvatore a Santa Faustina Kowalska – si raccolgono in un solo recipiente, che è la fiducia.

Quanto più un’anima ha fiducia, tanto più riceverà. Io mi compiaccio particolarmente dell’anima che si affida alla mia Bontà”.

Il Servo di Dio Papa Giovanni Paolo II raccoman-dava vivamente la devozione alla Divina Misericordia e consigliava questa devozione a “chi, afflitto da una dif-ficoltà particolarmente dura, o schiacciato dal peso dei peccati commessi, ha perso la fiducia nella vita e si sen-te tentato di cedere alla disperazione. Il volto soave di Cristo si offre a lui, facendogli giungere quei raggi che partono dal suo Cuore, illuminano, riscaldano, indica-no il cammino e infondono speranza. Quante anime so-

no state già consola-te dall’invocazione ‘Gesù, confido in Te’. Questo semplice atto di abbandono a Ge-sù dissipa le nubi più dense e fa arrivare un raggio di luce alla vita di ognuno”.

“Gesù, confido in Te”, sia que-sta breve ed efficace orazione il at-to di fiducia di tutti quelli che han-no ricevuto la medaglia del Sacro Cuore di Gesù, offerta dall’Associa-zione Madonna di Fatima – Maria, Stel-la della Nuova Evangelizzazione.

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parolaccia è stata la misura più po-polare ed efficace a favore del lin-guaggio corretto, tra gli alunni del Collegio Evangelico di Jaraguá del Sud (Brasile). L’idea è partita da un professore di tedesco, certamen-te desideroso di instaurare il buon ordine nel linguaggio dei suoi alun-ni, non solo nella sonora lingua te-desca, ma anche in quella portoghe-se. L’ammontare riscosso viene uti-lizzato a favore della biblioteca del-la scuola. La misura ha avuto enor-me successo, perché gli stessi alunni vigilano sulla purezza di linguaggio, denunciando coloro che infrangono la regola della proibizione delle pa-rolacce.

Il pittoresco fatto ha inflitto un manrovescio ai metodi educativi con-siderati moderni, i quali propugnano l’abolizione di regole sotto il prete-sto di non reprimere la spontaneità e creatività degli adolescenti. E non so-no mancati specialisti in educazione che hanno criticato il metodo.

Il Cardinale Saraiva Martins: giubileo sacerdotale

Il Cardinale Saraiva Martins, Pre-fetto della Congregazione per le Cau-se dei Santi, ha commemorato le nozze d’oro sacerdotali nella città di Guarda, In Portogallo, il giorno 15 agosto. L’ini-

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XXVI Incontro Carismatico Cattolico Latino-Americano

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Cachoeira Paulista (Brasile) – Per la terza vol-ta nella Storia, il Brasile è stato la sede dell’Incontro Carismatico Cattolico Latino-Americano (ECCLA), mentre si realizzava simultaneamente il 26º Con-gresso Nazionale del movimento. Carismatici di tut-to il continente si sono riuniti nell’auditorio San Pao-lo, della Comunità Canção Nova, a Cachoeira Pauli-sta (SP). In questo evento, si è anche commemorato il 40º del Rinnovamento Carismatico Cattolico (RCC).

In un’intervista collettiva con la stampa, Marcos Volcan, Presidente della RCC Brasile, ha afferma-to che il Movimento “ha una risposta al Documen-to della V Conferenza [del CELAM], che chiama la Chiesa ad una conversione pastorale”.

Secondo lui, la RCC porta molti frutti alla Chiesa, come l’inserimento ecclesiale di molti

cattolici, i quali diventano poi membri attivi del-la Chiesa, e l’aumento del numero di persone che partecipano a un gruppo di preghiera, che già as-sommano a più di 20mila in tutto il Brasile.

Il Presidente del Consiglio Carismatico Catto-lico Latino-Americano, Miguel Mendonça, che coordinava il tavolo dell’intervista collettiva al-la stampa, ha completato queste affermazioni ri-cordando che nella V Conferenza i vescovi han-no parlato della missione continentale dei cri-stiani, partendo come discepoli e missionari di Cristo per evangelizzare. E ha fatto ai parteci-panti del Movimento l’invito a “mettersi al ser-vizio della Chiesa, del loro vescovo, del loro par-roco, per condividere questa grazia con gli altri, con gioia”.

Mons. Alberto Taveira Correa, Arcivescovo di Palmas (Tocantins, Brasile), presiede la Celebrazione

Eucaristica di chiusura del Congresso

www.cancaonova.com.br

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Madrid: fenomeno inesplicabile

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44 Salvami Regina · Settembre 2007

ul far della sera del 26 luglio, centinaia di persone si sono dirette al Monastero dell’Incarnazione, a Madrid, per assistere ad uno straordinario fenomeno che si ri-pete annualmente: il sangue di San Pantaleone, martire del IV secolo, contenuto in

un’ampolla di vetro, riacquista il suo colore naturale e diventa liquido, rimanendo in questo stato per tutta la notte e il giorno dopo, 27 luglio, commemorazione del suo martirio. Al ter-mine della giornata, circa all’ora del vespro, il sangue torna lentamente a solidificarsi e riac-quista il suo aspetto precedente.

San Pantaleone nacque a Nicomedia, nell’attuale Turchia. Era medico, come suo padre, e subì il martirio nella persecuzione di Diocleziano, nel 303. Secondo la tradizione, l’albero secco presso cui fu decapitato fiorì quando fu innaffiato col suo sangue. Il nome Pantaleone significa: “Co-lui che ha compassione di tutti”.

La scienza non ha trovato, finora, spiegazione a un tale straordinario fenomeno, che i fedeli cristiani non esitano a qualificare come miracolo.

Ma tra gli alunni del Collegio Evan-gelico di Jaraguá ha prevalso, certa-mente, l’apprezzamento per l’insegna-mento del libro dei Proverbi: “il Si-gnore corregge chi ama, come un pa-dre il figlio prediletto” (Pr 3, 12).

1º centenario dello scoutismo

Città del Vaticano (RV) – Benedet-to XVI ha inviato, il 2 agosto, un tele-gramma ai partecipanti dell’Incontro Mondiale di Scoutismo, realizzato a Chelmsford, in Inghilterra, in occasione del centenario del primo campo scout aperto dal generale inglese Robert Ba-den-Powell, nell’isola di Brownsea.

Nel telegramma – firmato dal car-dinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone – Benedetto XVI esorta gli “scout del mondo intero ad impegnarsi sempre per il bene dei giovani”.

L’evento ha avuto inizio il giorno 27 luglio e si è concluso l’8 agosto. Si sono riuniti circa 40mila giovani pro-venienti da varie parti del mondo per celebrare i 100 anni dalla fondazione dello scoutismo.

“In un tempo nel quale molti giova-ni sono confusi e disorientati – eviden-zia il Pontefice nel telegramma – gli scout sono chiamati a continuare ad offrire il loro servizio inestimabile.

“Un’opera – si legge nel telegram-ma – che ha permesso a milioni di gio-

vani di diventare adulti liberi, genero-si e responsabili, facendo buon uso dei talenti dati da Dio e collocandoli al servizio dei fratelli.”

Il messaggio del Papa è stato letto alla fine di una grande Celebrazione Eucaristica nel Parco di Chelmsford, presieduta dal Cardinale-Arcive-scovo di Westminster, Cormac Mur-phy- O’Connor, che ha ringraziato gli scout per l’impegno a creare un mon-do migliore. “La Chiesa – ha sottoli-neato il porporato – ha bisogno del-la generosità, della fede e dell’amore di voi tutti per il futuro”.

La chiave della felicità

Molta gente dice che il denaro non porta la felicità. E la realtà sembra confermarlo.

Secondo la rivista Forbes, un que-stionario a cui hanno risposto le 50 per-sone più ricche degli Stati Uniti rive-la che nessuno fra questi favoriti dalla fortuna ritiene che il denaro dia gioia.

Secondo gli studiosi della materia, uno dei fattori più determinanti per il benessere risiede nella famiglia: avere un buon padre ed una buona madre.

Opus Dei: 50 anni in Brasile

San Paolo (RV) – La Prelatura perso-nale dell’Opus Dei, fondata da San Jo-semaria Escrivá di Balaguer, celebra, in

Brasile, le sue nozze d’oro. L’Opera è ar-rivata nella città di San Paolo nel 1957.

Attualmente, l’Opus Dei è diffu-so in molte località brasiliane e con-ta circa 1.700 membri. I suoi cen-tri “contribuiscono alla formazione umana, spirituale, dottrinario-reli-giosa e professionale, in accordo con le necessità delle persone”, secondo una nota informativa dell’entità.

I suoi membri promuovono “ini-ziative educative, culturali, di promo-zione sociale e assistenziale, la cui fi-nalità è il servizio e la formazione”.

Visita Apostolica in Austria

Città del Vaticano (RV) – Il Papa Benedetto XVI visiterà l’Austria dal 7 al 9 di questo mese, in occasione degli 850 anni di fondazione del San-tuario di Mariazell.

Durante il suo viaggio apostolico in-ternazionale, il pontefice visiterà anche la capitale, Vienna, l’abbazia di Heili-genkreuz, oltre al Santuario di Maria-zell. Il viaggio include anche la visita al monumento alle vittime della Shoah. Benedetto XVI ricorderà così tutti co-loro che sono stati vittime dell’olocau-sto, nella II Guerra Mondiale.

Il Santuario di Mariazell fu costru-ito nel cuore dell’Austria, a 160 km a sudovest di Vienna, e riceve ogni an-no circa un milione di persone prove-

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Nuovo Presidente del CELAM

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ons. Raymundo Damasceno Assis, Arcivescovo di Aparecida, è il Nuovo Presidente del Consiglio Episcopale Latino-Americano (CE-LAM), per il quadriennio 2007-2011. L’elezione si è realizzata all’Ava-

na (Cuba), il giorno 10 luglio, dove era in corso la 31ª Assemblea del CELAM.Per la prima vicepresidenza è stato eletto l’Arcivescovo di Mérida (Vene-

zuela), Mons. Baltazar Porras Cardozo, e per la carica di secondo vicepresi-dente il Vescovo di Reconquista (Argentina), Mons. André Stanovnik.

Uno fra i compiti importanti della nuova Presidenza sarà l’applicazione delle decisioni della Conferenza di Aparecida, il cui documento è stato re-centemente approvato per la sua pubblicazione dal Santo Padre. Tra queste c’è la realizzazione della missione continentale.

nienti da tutto il paese, come anche dall’Ungheria, Repubblica Ceca, Slo-vacchia, Slovenia e Croazia.

Secondo il programma divulgato dalla Santa Sede, il Papa reciterà, la mattina del 7 settembre, una preghie-ra nel centro della capitale austriaca. In seguito, dopo l’omaggio alle vitti-me dell’olocausto, avrà luogo, nel Pa-lazzo di Hofburg, un incontro con le autorità locali e il corpo diplomatico.

Il sabato, giorno 8, Benedetto XVI farà il pellegrinaggio da Vien-na a Mariazell, dove presiederà alla

Celebrazione Eucaristica. Nel pome-riggio dello stesso giorno, il Santo Pa-dre parteciperà alla celebrazione del-la Liturgia delle Ore dei Vespri, con sacerdoti e seminaristi.

La domenica, giorno 9, il Papa ce-lebrerà una Messa nella Cattedrale di Santo Stefano, nel centro di Vien-na, e reciterà l’Angelus nella piazza antistante la chiesa. Il Pontefice ritor-nerà a Roma la sera del giorno stes-so, dopo la visita all’abbazia di Hei-ligenkreuz e un incontro con i gruppi di volontariato, a Vienna.

Giochi di contenuto religioso

La nota catena Wal Mart, mette-rà in commercio fra breve, nei suoi negozi, pupazzi infantili di contenu-to religioso. Daniele nella fossa dei leoni e altre figure della Storia Sa-cra saranno fra poco a disposizione del pubblico. L’impresa vuole così trarre profitto da una tendenza cre-scente negli Stati Uniti, poiché le vendite dei cosiddetti prodotti cri-stiani si stanno incrementando no-tevolmente.

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AAdotti un giovane Araldo del Vangelo

ttualmente 825 giova-ni aspiranti agli Araldi del Vangelo di tutto il Brasi-

le, aspettano il momento di entrare in uno dei Centri di Formazione Gio-vanile degli Araldi del Vangelo. Essi

hanno bisogno di una borsa di studio che aiuti a sostenere i costi della loro formazione. Per questo, è stata lancia-ta la Campagna “Padrini o Madrine”. Consiste nell’”adottare” un ragazzo o una giovane aspirante, aiutando a fi-

nanziare la formazione di questi neo-Araldi. Questo è un gesto concreto a beneficio della gioventù. Nell’adotta-re un aspirante lei starà offrendo una solida formazione cattolica a un ado-lescente bisognoso.

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Un amico misterioso

Maria Angélica Iamasaki

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Storia Per BamBini...o Per aduLti Pieni di fede?

Purtroppo, il piccolo non riuscì a mantenersi calmo e a ricordarsi delle istruzioni del nonno. Ad un certo punto, egli si fermò impaurito e gemette: “Sono perduto!”

i margini della foresta, quasi ai piedi delle Al-pi, vivevano il sig. Hans Holzfäller, un taglia-legna in pensione ed il

piccolo Karl, suo di appena dieci an-ni. La famiglia era un tempo numerosa ma, trascorsi gli anni, si era ridotta a lo-ro due solamente. Per questo Hans de-cise di lasciare la vecchia capanna do-ve abitavano. Pensava: “Questo luogo è molto isolato, non è prudente vivere così. Chiuderò la nostra vecchia casa e mi trasferirò in una casetta più picco-la vicino al villaggio. Chissà che in fu-turo qualche nostro discendente deci-da di tornare a vivere qui”.

Cominciò così ad organizzare il tra-sloco e a fare le ultime riparazioni pri-ma di partire. Quando in uno di quei pomeriggi salì sul tetto per verificar-ne lo stato, avvenne il disastro: scivo-lò, cadde da una notevole altezza e si ruppe gravemente la gamba. Attrat-to dalle grida del nonno, Karl andò di corsa a vedere ciò che era succes-

so. Hans coprì la gamba con la giac-ca, affinché il sangue non impaurisse il ragazzino. Sforzandosi di contenere il dolore, disse lentamente al bambino:

— Karl, sono molto ferito. Ricor-dati di quello che abbiamo sempre detto, di pregare, in situazioni diffi-cili, la Vergine e di mantenere il san-gue freddo.

— Sì! — rispose il fanciullo, col volto divenuto pallido.

— Ecco. Nella situazione in cui mi trovo, non posso aspettare che qual-cuno passi per di qui per caso. Tu de-vi andare al villaggio a chiamare il dottor Grübber. Siamo ormai sul far della sera ed è una buona cammina-ta fino a là ma, se camminerai spedi-tamente, arriverai prima del buio. So che non ci sei mai andato da solo, e la foresta ha i suoi pericoli, ma non ho altra scelta. Va’, mettiti la giacca e parti immediatamente.

Prima che Karl partisse, suo nonno gli ricordò ancora una volta i partico-lari del percorso ed insieme pregaro-

no un’Ave Maria. Pieno di angoscia, Hans vide il bambino scomparire tra gli alberi in fondo al sinuoso viottolo.

* * *Purtroppo, il piccolo non riuscì a

mantenersi calmo e a ricordarsi delle istruzioni del nonno. Il sentiero si di-videva molte volte, e ad un certo pun-to, egli si fermò impaurito e si guardò intorno. No — pensò — io non sono mai stato qui! Questa è la strada sba-gliata!” Si sentì raggelare e gemette: “Sono perduto!”

Si rimise in cammino, cambiando molte volte di direzione e vedendo, at-traverso la densa coltre dei rami, il so-le declinare pericolosamente. Il gior-no terminava e lui, stanco e senza me-ta, si sedette su un masso, preso dallo sconforto. La notte scesse velocemen-te nel bosco e, dopo qualche tempo, le tenebre ricoprivano ogni cosa.

Karl udiva rumori sinistri nell’oscu-rità e con paura gli venivano in mente storie di bambini divorati dai lupi. Col volto tra le mani, pianse a lungo. Ad

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Settembre 2007 · Salvami Regina 47

un certo punto, si ricordò della racco-mandazione del nonno, di mantenersi calmo e di pregare. Stringendo tra le mani una medaglietta che portava al petto, si mise a pregare. Recitò tutte le preghiere che conosceva. All’improv-viso un rumore lo colse di soprassalto. Erano passi. Senza dubbio, qualcuno si stava avvicinando. Un fiammifero venne acceso ed un antico lume a olio illuminò la notte. Poté allora vedere la sagoma di un anziano barbuto con un vecchio cappello, che lo guardò atten-tamente e chiese:

— Che fa un ragazzino da solo nel-la foresta?

— Per favore, signore! Mi sono perduto, mi tiri fuori da qui!

Confondendo le parole, Karl gli raccontò dell’incidente capitato a suo nonno e di quanto fosse urgente cer-care aiuto. Sebbene avesse un viso se-vero, il vecchio rispose:

— Lo aiuterò io! Ma adesso siamo lontani e potremo raggiungere il mar-gine della foresta soltanto all’alba.

Prese il bambino per mano e si inoltrarono per il sentiero. L’uomo procedeva con tutta sicurezza per il bosco, non inciampava mai e i suoi passi non facevano alcun rumore.

Mentre camminavano, il suo fa-re sereno cominciò a tranquillizzare Karl ed il piccolo allora volle spinger-lo a conversare. Chiese all’anziano come si chiamava e cosa faceva.

— Mi chiamo Zacharias Dunkel, ma puoi chiamarmi Zack. Sono un taglialegna.

— Ma mio nonno mi ha detto di essere l’ultimo taglialegna di questa regione… — osservò il bambino.

Il barbuto allora fece una breve ri-sata.

— Sì, capisco bene che il vecchio Hans non mi conti mai tra i tagliale-gna. Ma non c’è problema…Sai, fi-gliolo, per tutta la mia vita sono sta-to molto egoista e brontolone, per questo le persone non mi amano molto. Penso persino di avere qual-che debito con Dio… Così, quando ho visto che te ne stavi lì con l’aria

sperduta, ho udito una voce che mi diceva: “Zack, è l’ora che tu aiuti qualcuno che ne ha molto bisogno. Facendo questo, riuscirai all’istante a pagare il tuo debito, o per lo meno una parte…”

Camminarono per ore e, nono-stante fosse stanco e avesse son-no, Karl non si scoraggiava, perché gli veniva continuamente in mente il nonno ferito. Finalmente, come ave-va detto il vecchio Zack, ai primi rag-gi del sole la foresta cominciava a di-radarsi, lasciando intravedere le pri-me case del villaggio.

— Bene, amico mio, corri a chiama-re il medico. Io aspetto qui. Non posso uscire dalla foresta e venire in paese. Ti chiedo soltanto il piacere di raccontare a Don Albert che ti ho aiutato.

— Il bambino non comprese bene, ma salutò calorosamente il suo miste-rioso amico e corse alla casa del dot-tore. In breve costui, seguito da altri uomini a cavallo, partì in soccorso del sig. Hans. Alcune ore più tardi, egli era stato condotto già in città, dove ricevette il dovuto soccorso metten-dosi così fuori pericolo.

Passato il pericolo, tutti commen-tavano sorpresi di come il bambino fosse riuscito ad attraversare la fore-

“Attratto dalle grida del nonno, Karl corse a vedere cos’era successo…”

sta di notte. Quando egli raccontò chi lo aveva aiutato, nessuno ci credette.

— Come? Zacharias Dunkel? No, ti sbagli di sicuro! Il vecchio Zack è morto ormai da più di cinque anni. Quel bron-tolone di un taglialegna è sepolto là, in fondo al cimitero – disse il medico.

Qualcuno si ricordò allora di por-tare un vecchio album nel quale c’era una foto ingiallita di lui. Vedendola, il bambino continuò:

— È proprio lui!Tutti rimasero stupiti e a bocca

aperta . Don Albert, che era presen-te, prese allora la parola:

-Miei cari amici, per me è tut-to chiaro come l’acqua. Zack — nes-suno qui lo ignora – non è stato pro-priamente un uomo cattivo, ma il suo egoismo era in effetti un suo grande difetto. Non mi meraviglia, dunque, che avesse un conto da pagare in pur-gatorio. Per me, la Vergine Maria ha trovato un modo per rispondere ai tre: al bambino che ha pregato con fervo-re, al sig. Hans che era in pericolo di vita e, infine, al vecchio Zack… Non dobbiamo dimenticarlo. Pregherò og-gi stesso una Messa per la sua anima, e tutti siete invitati a parteciparvi. Chis-sà se, alla fine del Santo Sacrificio, egli non sia già in Cielo… ²

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I SantI dI ognI gIorno ___________________________ ottobreI SantI dI ognI gIorno ___________________________ ottobre

48 Salvami Regina · Settembre 2007

1. Santa Teresa di Gesù Bambi-no, vergine e dottore della Chiesa (+1897).

Beato Antonio Rewera, sacerdote e martire (+1942). Per aver profes-sato la vera fede, fu deportato dalla Polonia a Dachau in Germania, dove subì terribili torture ed ottenne la co-rona del martirio.

2. Santi Angeli Custodi.Beati Luigi e Lucia Yakichi, e i lo-

ro figli Andrea e Francesco, marti-ri (+1622). A Nagasaki in Giappo-ne, i carnefici sgozzarono la madre e i bambini davanti al padre che in se-guito fu bruciato vivo.

3. Beati Andrea de Soveral, Am-brogio Francesco Ferro e compagni, martiri (+1645).

Sant’Edmondo di Scozia, religioso (+1100). Figlio di Santa Margherita, abbracciò la vita monacale nell’abba-zia cluniacense di Montacute, Inghil-terra.

4. San Francesco d’Assisi, fonda-tore (+1226). Patrono d’Italia

Santa Aurea, badessa (+666). Sant’Eligio la nominò superiora del

monastero da lui fondato a Parigi, dove vivevano circa trecento vergini osservanti la Regola di San Colom-bano.

5. San Benedetto, il Negro, religio-so (+1589).

Beata Anna Schäffer, vergine (+1925). Giovane tedesca che, la-vorando come impiegata domestica, si bruciò con l’acqua bollente e non si curò mai dalle ferite riportate in questo incidente. Dedicò, da allora, la sua vita ai sacrifici derivanti dal-la povertà e alle preghiere, offren-do le sofferenze per la salvezza del-le anime.

6. San Bruno, sacerdote (+1101).Santa Maria Francesca delle Cin-

que Piaghe, vergine (+1791). Reli-giosa terziaria francescana a Napoli.

7. XXVII Domenica del Tempo Or-dinario.

Beata Vergine Maria del Rosario.

8. San Felice di Como, vescovo (+ sec. IV). Ordinato da Sant’Ambro-gio, fu il primo pastore della Chiesa di Como.

9. San Dionigi, vescovo e compa-gni, martiri (+250).

San Giovanni Leonardi, sacerdo-te (+1609).

San Günther, eremita (+1045). Nobile tedesco attratto dalla rifor-ma cluniacense, abbandonò il mon-do, cedette i suoi beni e si incorporò all’ Ordine Benedettino. Dopo alcuni anni, optando per la vita eremitica, si ritirò nelle remote regioni della Ba-viera e Boemia.

10. San Chiaro, vescovo (+sec. IV). Primo vescovo di Nantes, Fran-cia.

11. San Gaudenzio, vescovo (+1011). Vescovo di Gniezno, Po-lonia. Frate e fedele compagno di Sant’Adalberto, vescovo di Praga, lo seguì in carcere e assistette al suo martirio.

12. Nostra Signora della Conce-zione Aparecida.

Beato Tommaso Bullaker, sacer-dote e martire (+1642). Religioso francescano. Durante il regno di Car-lo I d’Inghilterra, fu catturato mentre celebrava la Santa Messa, impiccato a Tyburn ed sviscerato mentre era an-cora agonizzante.

13. San Geraldo, conte di Aurillac (+909). Mantenne in segreto la sua vita monastica, vestendo abiti secola-ri. Fu un costante esempio per gli al-tri principi.

14. XXVIII Domenica del Tempo Ordinario.

San Callisto I, papa e martire (+222).

15. Santa Teresa d’Avila, vergine e dottore della Chiesa (+1582).

Santa Tecla, badessa (+790). Religiosa benedettina di Wimbor-ne, Inghilterra, inviata in Germania

Il reliquiario con le ossa di Santa Teresa di Gesù Bambino

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Carmelo di Lisieux, Francia

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I SantI dI ognI gIorno ___________________________ ottobreI SantI dI ognI gIorno ___________________________ ottobre

Settembre 2007 · Salvami Regina 49

ad aiutare San Bonifacio nelle mis-sioni. Diresse il monastero di Och-senfurt e in seguito fu nominata ba-dessa di Kitzingen.

16. Santa Edvige, religiosa (+1243).

Santa Margherita Maria Alaco-que, vergine (+1690).

San Bertrando di Comminges, ve-scovo (+1123). Vescovo di Commin-ges, Francia, su nomina di San Gre-gorio VII. Si dedicò alla riforma del-la Chiesa, istituì nella sua dioce-si l’Ordine dei Canonici Regolari di Sant’Agostino, ricostruì la città e la cattedrale.

17. Sant’Ignazio di Antiochia, ve-scovo e martire (+107).

Beata Tarsila Cordoba Belda, ma-dre di famiglia, martire (+1936). Du-rante la Guerra Civile Spagnola, cu-stodì i beni della Chiesa perseguita-ta e fu uccisa perché scoperta che si prendeva cura delle suore nascoste.

18. San Luca, evangelista.Sant’Amabile, sacerdote

(+475). Parroco di Riom in Aquitania, Francia. Per le sue virtù e doni di mira-coli, fu denominato “Uo-mo di mirabile santità”.

19. Santi Gio-vanni di Brébeuf e Isacco Jogues, sacerdoti, e com-pagni, martiri (+1642 a 1649).

San Paolo della Croce, sa-cerdote (+1775).

Santi Luca Al-fonso Gorda, sacerdo-te, e Matteo Kohio-ye, religioso, marti-ri (+1634). Domeni-cani intrepidi predi-

catori del Vangelo nelle Filippine e nel Giappone, dove subirono il martirio.

20. Santa Maria Bertilla Boscar-din, vergine (+1922). Religiosa della Congregazione delle Suore di Santa Dorotea del Sacro Cuore, lavorò con sollecitudine per la salute corporale e spirituale dei malati in un ospedale di Tarvisio.

21. XXIX Domenica del Tempo Ordinario.

Laura di Santa Caterina da Siena Montoya y Upegui, vergine (+1949). Fondò a Medellín, Colombia, la Con-gregazione delle Suore Missionarie di Maria Immacolata e Santa Cateri-na da Siena, per predicare il Vangelo ai popoli indigeni.

22. San Leotadio, vescovo (+sec. VII). Guidò la diocesi de Auch, Francia.

23. San Giovanni da Capestrano, sacerdote (+1456).

Beate Maria Clotilde Angela di San Francesco de Borja Paillot e com-

pagne, vergini e martiri (+1794). Religiose orsoline, clarisse e brigidine, decapitate, per odio alla fede, a Valence, durante la Rivoluzione Francese.

24. Sant’Antonio Ma-ria Claret, vescovo (+1870).

Beato Luigi Guanel-la, sacerdote (+1915). Fondò a Como, la Con-gregazione dei Ser-vi della Carità e delle Figlie di Santa Maria

della Provvidenza, per far fronte alle necessità dei poveri e afflitti.

25. Sant’Antonio di Sant’Anna Galvão, sacerdote (+1822).

San Bernardo Calbó, vescovo (+1243). Abbandonata la carica di giudice, fu nominato abate cistercen-se. Elevato alla sede episcopale di Vich, in Catalogna, predicò con vigo-re la retta dottrina.

26. Beato Bonaventura da Potenza, sacerdote (+1711). Religioso dell’Or-dine dei Frati Minori Conventuali. Esi-mio predicatore, favorito da doni mi-stici, esempio di obbedienza e umiltà.

27. Beato Salvatore Mollar Ven-tura, martire (+1936). Religioso francescano martirizzato durante la Guerra Civile Spagnola.

28. XXX Domenica del Tempo Or-dinario.

San Simone e San Giuda, apostoli.San Ferruccio, martire (+300).

Abbandonò l’ esercito per servire li-beramente Cristo. Fu ucciso a Ma-gonza, Germania, perché professava la fede cristiana.

29. Beato Gaetano Errico, sacer-dote (+1860). Dotato di doni sopran-naturali: bilocazione, estasi e discer-nimento degli spiriti. Fondò a Napoli la Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria.

30. Beato Terenzio Alberto O’Brien, vescovo e martire (+1651). Domeni-cano, vescovo di Limerick, Irlanda. Durante il regime di Oliver Cromwell fu catturato e condotto al patibolo.

31. Beato Cristoforo di Romagna, sacerdote (+1272). Religioso france-scano inviato dallo stesso San France-sco per predicare in Aquitania, Francia. Morì centenario nella città di Cahors.

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Monastero della Luce, San Paolo (Brasile)

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La cattedrale di Chartres

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50 Salvami Regina · Settembre 2007

Gli artisti medievali hanno lasciato alla posterità una delle più belle ed armoniose realizzazioni della genialità umana posta al servizio del suo Creatore: la cattedrale di Chartres.

e meravigliose cat-tedrali gotiche sono, senza dubbio, uno dei più bei frutti offerti dal Cristianesimo al-

la civiltà. Nata in un periodo tur-bolento, ma estremamente fecondo, l’arte gotica si è diffusa dall’Europa al mondo intero. I suoi ideatori ave-vano come obiettivo quello di con-durre gli uomini fino al loro Cre-atore, offrendogli, per mezzo del-lo splendore, della bellezza e anche della magnificenza, la possibilità di

sperimentare una forma di contat-to con Lui.

Dobbiamo concordare che quegli antichi artisti hanno realizzato al-quanto felicemente il loro intento.

* * *Possiamo trovare in quasi tutta

Europa capolavori esemplari d’inge-gneria ed arte. In Francia, per esem-pio, alcune di queste cattedrali sono di rara bellezza. Partendo da Parigi in direzione sud-ovest, a meno di no-vanta chilometri di percorso si posso-no contemplare a distanza le due su-

perbe torri della cattedrale di Char-tres, eleganti e belle, che si elevano graziosamente in mezzo agli on-dulanti campi di grano.

Questo monumen-tale edificio goti-

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co, costruito nel secolo XIII, conser-va un’inestimabile reliquia, che attira costantemente pellegrini dal mondo intero: la cosiddetta Sancta Camisia, una tunica che appartenne alla San-tissima Vergine Maria e che, secondo la tradizione, fu offerta alla cattedrale dall’imperatore Carlo Magno.

Il suo imponente portico, come pu-re i due transetti, sono ornati

da numerose statue di santi, scolpite con

estrema deli-

catezza e ricche di un’infinità di detta-gli impossibili da cogliere nel corso di un’unica visita. All’interno del maesto-so tempio, suscitano profonda impres-sione le enormi colonne che si ergono dal pavimento e terminano in un deli-cato incontro, a formare ogive.

* * *Tuttavia, quello che forse ha più

entusiasmato generazioni e genera-zioni di visitatori, recatesi a Char-tres nel corso dei secoli, sono le in-comparabili vetrate.

La luce del sole illumina ed attra-versa i vetri di questo luogo sacro, fa-cendo brillare nel suo grembo le più belle figure. Vivaci colori e incante-voli forme si riflettono sulle austere pareti, in una magnifica molteplicità

di tonalità che sembrano dipingere continuamente l’ambiente.

Queste vetrate sono un catechi-smo vivo: ora espongono uno squar-cio della vita dei santi, ora di qual-che personaggio biblico. Mostrano così una continuità tra i profeti che annunciavano la venuta del Mes-sia e i santi che hanno proclamato la sua gloria con l’esempio delle lo-ro vite.

E non solo un catechismo. Le mi-rabili vetrate di Chartres sono an-che un affettuoso appello spirituale: come queste cristalline opere d’ar-te si lasciano trapassare dai raggi del sole, ricevendo ognuna un aspet-to impareggiabile, anche noi dobbia-mo permettere che la luce di Dio pos-sa penetrare e riflettersi nelle nostre anime, facendovi fruttificare con ab-bondanza il preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo. ²

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Vetrate della cattedrale di Chartres (Francia)

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Icona della Madonna col Bambino Gesù, Santuario

Nazionale e Basilica dell’Immacolata Concezione, Washington

(Stati Uniti)

e, che sei degna d’onore più dei Cherubini, Te

che sei degna di gloria più dei Serafini, Te che intatta hai portato nel grembo il Dio Verbo, Ti glorifichiamo come vera Madre di Dio.”

(“Orthros” - Cantico dell’Ufficio del Rito

Bizantino)