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Rassegna Stampa di Martedì 5 agosto 2014 SNALS / CONFSAL Italia Oggi 05/08/2014 IL GRAN PASTICCIO DELLE PENSIONI Italia Oggi 05/08/2014 GRADONI, RECUPERATO 11 2012 il Tempo 05/08/2014 C'E' CHI DICE NO Corriere del Veneto - Ed. Venezia 05/08/2014 QUEI PROF DA ENNA E BARI CHE SCALZANO I VENEZIANI NEGLI ASILI PRIMA I VENETI Il Gazzettino - Ed. Udine 05/08/2014 "IL PROBLEMA CRUCIALE E' CHE MANCA CHI PRENDA LE DECISIONI" Il Piccolo 05/08/2014 BREVI - "MANCA CHI DECIDE, SCUOLA IN AFFANNO" Il Secolo XIX - Ed. Savona 05/08/2014 ADDIO PENSIONE PER CENTO INSEGNANTI Testate on line . 04/08/2014 ARTICOLI PRESI DAL WEB Il Giorno - Ed. Lodi-Crema-Pavia 05/08/2014 "IL RICORSO AL TAR PER SANTA CHIARA PAGATO DA NOI E NON LO ABBIAMO ANCORA PERSO" Scuola, Formazione, Università, Ricerca Corriere della Sera 05/08/2014 "UN'ALTRA BEFFA, A SETTEMBRE AVREI AVUTO I REQUISITI PER LASCIARE" Corriere della Sera 05/08/2014 DIETROFRONT SULLE PENSIONI BLOCCATI GLI INSEGNANTI, MA SALTA IL TETTO DI 68 ANNI Corriere della Sera 05/08/2014 L'EUROPA UNITA (ALMENO) NEL RICORDO la Repubblica 05/08/2014 LA DECIMAZIONE DEGLI STATALI la Repubblica 05/08/2014 DIETRO FRONT DEL GOVERNO STOP ALLA PENSIONE PER 4 MILA INSEGNANTI RIVOLTA NEL PARLAMENTO la Stampa 05/08/2014 I PECCATI NASCOSTI DI SALUZZO la Stampa 05/08/2014 "HO MANCATO L'USCITA PER 5 MESI E MEZZO LAVORERO' SEI ANNI IN PIU'" la Stampa 05/08/2014 Int. a F.Boccia: "MA COSI' IL PARLAMENTO NON HA PIU' IL POTERE DI DISTRIBUIRE LE RISORSE" la Stampa 05/08/2014 SPECCHIO DEI TEMPI Italia Oggi 05/08/2014 SCUOLE SICURE, ARRIVANO I FINANZIAMENTI Italia Oggi 05/08/2014 Int. a G.Pagliari: PAGLIARI (PD): IL GOVERNO CHIARISCA COSI' SI GETTA DISCREDITO SULLA POLITICA Italia Oggi 05/08/2014 QUOTA 96 DOPO, DUE ANNI ANCORA VITTIME DELL'ANNO SCOLASTICO CHE NON E' SOLARE Italia Oggi 05/08/2014 IL RICAMBIO GENERAZIONALE SI FA SEMPRE PIU' ARDUO Italia Oggi 05/08/2014 PENSIONE, LIMITI ALLA REVOCABILITA' Italia Oggi 05/08/2014 ATA, NESSUN AUMENTO IN ORGANICO DI FATTO Italia Oggi 05/08/2014 IMMISSIONI IN RUOLO AL VIA, IL MIUR GIOCA D'ANTICIPO RISPETTO AL TESORO Italia Oggi 05/08/2014 SOS GRADUATORIE, NUMERO VERDE Italia Oggi 05/08/2014 BRILLANTI I RISULTATI DEI LICEALI DISASTRO NEI PROFESSIONALI Italia Oggi 05/08/2014 CLIL, PER INSEGNARE BASTA IL LIVELLO B2 DI INGLESE Italia Oggi 05/08/2014 EDUCAZIONE PERMANENTE FLOP Italia Oggi 05/08/2014 PRECEDENZE PER LA LEGGE 104, LA CONVIVENZA NON SERVE piu’ il Messaggero 05/08/2014 ECCO PERCHE' IL PREMIER RILANCIA ORA E' SFIDA A RAGIONERIA E TESORO il Messaggero 05/08/2014 STATALI, DIETROFRONT SULLE PENSIONI RENZI: INTERVENTO PIU' AMPIO PER I PROF il Giornale 05/08/2014 LA FIGURACCIA DELLA MADIA: SALTA LA PENSIONE ANTICIPATA NEL LIMBO 4MILA INSEGNANTI Libero Quotidiano 05/08/2014 SCUOLA, IL GOVERNO VUOLE RIVEDERE LE GRADUATORIE FILO SUD Libero Quotidiano 05/08/2014 DIETROFRONT DEL GOVERNO : VIA I PREPENSIONAMENTI Avvenire 05/08/2014 L'AGE: CONTRIBUTO VOLONTARIO DA ESENTARE LE FAMIGLIE IN DIFFICOLTA' Avvenire 05/08/2014 TECNICI SUPERIORI, PIU' RISORSE SE DIPLOMATI TROVANO LAVORO Avvenire 05/08/2014 "FAVORIRE LA COLLABORAZIONE TRA SCUOLA PARITARIA E STATALE" il Tempo 05/08/2014 PASTICCIO QUOTA 96, DIETROFRONT DEL GOVERNO Europa 05/08/2014 IL PASTICCIO DI "QUOTA 96". IL RECUPERO NEL PACCHETTO-SCUOLA DI FINE AGOSTO

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Rassegna Stampa di Martedì 5 agosto 2014

SNALS / CONFSAL Italia Oggi 05/08/2014 IL GRAN PASTICCIO DELLE PENSIONI Italia Oggi 05/08/2014 GRADONI, RECUPERATO 11 2012 il Tempo 05/08/2014 C'E' CHI DICE NO Corriere del Veneto - Ed. Venezia 05/08/2014 QUEI PROF DA ENNA E BARI CHE SCALZANO I VENEZIANI NEGLI ASILI PRIMA I VENETI Il Gazzettino - Ed. Udine 05/08/2014 "IL PROBLEMA CRUCIALE E' CHE MANCA CHI PRENDA LE DECISIONI" Il Piccolo 05/08/2014 BREVI - "MANCA CHI DECIDE, SCUOLA IN AFFANNO" Il Secolo XIX - Ed. Savona 05/08/2014 ADDIO PENSIONE PER CENTO INSEGNANTI Testate on line . 04/08/2014 ARTICOLI PRESI DAL WEB Il Giorno - Ed. Lodi-Crema-Pavia 05/08/2014 "IL RICORSO AL TAR PER SANTA CHIARA PAGATO DA NOI E NON LO ABBIAMO

ANCORA PERSO"

Scuola, Formazione, Università, Ricerca Corriere della Sera 05/08/2014 "UN'ALTRA BEFFA, A SETTEMBRE AVREI AVUTO I REQUISITI PER LASCIARE" Corriere della Sera 05/08/2014 DIETROFRONT SULLE PENSIONI BLOCCATI GLI INSEGNANTI, MA SALTA IL TETTO DI

68 ANNI Corriere della Sera 05/08/2014 L'EUROPA UNITA (ALMENO) NEL RICORDO la Repubblica 05/08/2014 LA DECIMAZIONE DEGLI STATALI la Repubblica 05/08/2014 DIETRO FRONT DEL GOVERNO STOP ALLA PENSIONE PER 4 MILA INSEGNANTI

RIVOLTA NEL PARLAMENTO la Stampa 05/08/2014 I PECCATI NASCOSTI DI SALUZZO la Stampa 05/08/2014 "HO MANCATO L'USCITA PER 5 MESI E MEZZO LAVORERO' SEI ANNI IN PIU'" la Stampa 05/08/2014 Int. a F.Boccia: "MA COSI' IL PARLAMENTO NON HA PIU' IL POTERE DI DISTRIBUIRE LE

RISORSE" la Stampa 05/08/2014 SPECCHIO DEI TEMPI Italia Oggi 05/08/2014 SCUOLE SICURE, ARRIVANO I FINANZIAMENTI Italia Oggi 05/08/2014 Int. a G.Pagliari: PAGLIARI (PD): IL GOVERNO CHIARISCA COSI' SI GETTA DISCREDITO

SULLA POLITICA Italia Oggi 05/08/2014 QUOTA 96 DOPO, DUE ANNI ANCORA VITTIME DELL'ANNO SCOLASTICO CHE NON E'

SOLARE Italia Oggi 05/08/2014 IL RICAMBIO GENERAZIONALE SI FA SEMPRE PIU' ARDUO Italia Oggi 05/08/2014 PENSIONE, LIMITI ALLA REVOCABILITA' Italia Oggi 05/08/2014 ATA, NESSUN AUMENTO IN ORGANICO DI FATTO Italia Oggi 05/08/2014 IMMISSIONI IN RUOLO AL VIA, IL MIUR GIOCA D'ANTICIPO RISPETTO AL TESORO Italia Oggi 05/08/2014 SOS GRADUATORIE, NUMERO VERDE Italia Oggi 05/08/2014 BRILLANTI I RISULTATI DEI LICEALI DISASTRO NEI PROFESSIONALI Italia Oggi 05/08/2014 CLIL, PER INSEGNARE BASTA IL LIVELLO B2 DI INGLESE Italia Oggi 05/08/2014 EDUCAZIONE PERMANENTE FLOP Italia Oggi 05/08/2014 PRECEDENZE PER LA LEGGE 104, LA CONVIVENZA NON SERVE piu’ il Messaggero 05/08/2014 ECCO PERCHE' IL PREMIER RILANCIA ORA E' SFIDA A RAGIONERIA E TESORO il Messaggero 05/08/2014 STATALI, DIETROFRONT SULLE PENSIONI RENZI: INTERVENTO PIU' AMPIO PER I

PROF il Giornale 05/08/2014 LA FIGURACCIA DELLA MADIA: SALTA LA PENSIONE ANTICIPATA NEL LIMBO 4MILA

INSEGNANTI Libero Quotidiano 05/08/2014 SCUOLA, IL GOVERNO VUOLE RIVEDERE LE GRADUATORIE FILO SUD Libero Quotidiano 05/08/2014 DIETROFRONT DEL GOVERNO : VIA I PREPENSIONAMENTI Avvenire 05/08/2014 L'AGE: CONTRIBUTO VOLONTARIO DA ESENTARE LE FAMIGLIE IN DIFFICOLTA' Avvenire 05/08/2014 TECNICI SUPERIORI, PIU' RISORSE SE DIPLOMATI TROVANO LAVORO Avvenire 05/08/2014 "FAVORIRE LA COLLABORAZIONE TRA SCUOLA PARITARIA E STATALE" il Tempo 05/08/2014 PASTICCIO QUOTA 96, DIETROFRONT DEL GOVERNO Europa 05/08/2014 IL PASTICCIO DI "QUOTA 96". IL RECUPERO NEL PACCHETTO-SCUOLA DI FINE

AGOSTO

Il Fatto Quotidiano 05/08/2014 E' GUERRA TRA RENZI E IL TESORO ASPETTANDO L'AUTUNNO CALDO Il Fatto Quotidiano 05/08/2014 Int. a F.Boccia: "IL MEF? UNA POTENTE BUROCRAZIA FUORI CONTROLLO" il Foglio 05/08/2014 DIETA DI STATO Il Giornale d'Italia 05/08/2014 LA RICETTA MADIA E' QUELLA DELL'ARIA FRITTA il Manifesto 05/08/2014 QUOTA 96, INDIETRO TUTTA il Manifesto 05/08/2014 UNA "BUONA SCUOLA" PER LA REPUBBLICA il Mattino 05/08/2014 PENSIONI, STOP A DOCENTI E MEDICI RENZI: QUOTA 96, LA NORMA CI SARA' il Mattino 05/08/2014 Int. a R.Reggi: "IL TESORO NON DICA SOLO DI NO PER QUELLO BASTANO I

RAGIONIERI" il Mattino 05/08/2014 LAVORI SUBITO AL VIA PER LE "SCUOLE BELLE" Il Secolo XIX 05/08/2014 "MA NON ERAVAMO UNA DELLE PRIORITA'?" Il Secolo XIX 05/08/2014 ABUSI SESSUALI SUGLI STUDENTI IL PROFESSORE HA UN PRECEDENTE la Padania 05/08/2014 SCUOLA, GRADUATORIE ROVESCIATE A TUTTO VANTAGGIO DEL SUD LEGA A

FIANCO DEI PROF. il Sole 24 Ore 05/08/2014 IL TURN OVER SPINGE LA CRESCITA Corriere della Sera 05/08/2014 "DOVEVO ANDAR VIA A OTTOBRE AVERE LA MIA ETA' NON E' UN REATO" la Repubblica 05/08/2014 EGITTO, TROVATA LA TOMBA SI SENEBKAY ORA IL FARAONE SCONOSCIUTO HA UN

NOME Italia Oggi 05/08/2014 I CORSI PER PILOTI DI DRONI RESTANO TERRA DI NESSUNO il Messaggero 05/08/2014 UNIVERSITA', IN ITALIA TASSE DA RECORD il Mattino 05/08/2014 TEST DI MEDICINA, LE QUATTRO BUGIE DEI RETTORI il Mattino 05/08/2014 Int. a F.Calise: "QUOTA 68 ANDAVA MANTENUTA ERA L'EQUILIBRIO TRA OSPEDALIERI

E PROF" il Mattino 05/08/2014 Int. a R.Esposito: II EDIZIONE- ESPOSITO: "SEGUIAMO IL SISTEMA USA SE IL PROF

PORTA STUDENTI, RESTI A LUNGO" il Mattino 05/08/2014 AUMENTO DEL 75% IN CINQUE ANNI PER LE TASSE UNIVERSITARIE Corriere della Sera 05/08/2014 IL NUOVO RITMO GALVANIZZA RENZI: CAMBIAMO IL PAESE CON I FATTI Italia Oggi 05/08/2014 IL RICERCATORE ENTRA IN AZIENDA Corriere di Bologna 05/08/2014 L'ATENEO: "MEDICINA? IL TEST DEVE RESTARE"

Economia, Lavoro, Previdenza il Sole 24 Ore 05/08/2014 IL TESORO FERMA (PER ORA) L'ASSALTO ALLA FORNERO E AI CONTI PUBBLICI il Sole 24 Ore 05/08/2014 NELLA PA IN 240MILA VERSO L'USCITA il Sole 24 Ore 05/08/2014 PENSIONI, SALTA "QUOTA 96" PER I DOCENTI il Sole 24 Ore 05/08/2014 SE L'ESODATO HA ANCORA UN LAVORO il Sole 24 Ore 05/08/2014 BUSTE PAGA, IL MANAGER PREFERISCE IL BENEFIT il Sole 24 Ore 05/08/2014 UN FONDO DI GARANZIA PER LE CASSE DI PREVIDENZA il Sole 24 Ore 05/08/2014 VALIDO IL TIROCINIO PROFESSIONALE SVOLTO IN UNO STATO DELLA UE il Sole 24 Ore 05/08/2014 PER LA CIG LIMITE A 11 MESI il Sole 24 Ore 05/08/2014 POLETTI: FONDO RISCHI PER LE CASSE il Sole 24 Ore 05/08/2014 DALLA PAGA ALLE FERIE: UN PATTO SCRITTO E DETTAGLIATO il Sole 24 Ore 05/08/2014 LE TUTELE PER MALATTIA INFORTUNIO E MATERNITA' il Sole 24 Ore 05/08/2014 NIENTE SCATTO SE LO STIPENDIO GIA' SUPERA IL MINIMO il Sole 24 Ore 05/08/2014 PER IL TFR ACCREDITO FINALE O FRAZIONATO il Sole 24 Ore 05/08/2014 VACANZE EXTRA NON RETRIBUITE SENZA CONTRIBUTI ALL'INPS Corriere della Sera 05/08/2014 UN'IDEA DI VECCHIAIA ORMAI SUPERATA MF - Milano Finanza 05/08/2014 ALITALIA, RESTA IL NODO DELLA MIDCO Italia Oggi 05/08/2014 Int. a C.Damiano: PIU' OCCUPAZIONE CON MENO IRAP Italia Oggi 05/08/2014 L'ITALIA, RIDOTTA DA FCA A SEMPLICE MERCATO AUTO, E' STATA ANNEGATA NEL

PIU' VASTO EMEA …. il Giornale 05/08/2014 MANCA IL LAVORO? ABBIAMO LE PEZZE AL SEDERE MA FISIME DA RICCHI il Tempo 05/08/2014 MA POLETTI PROMETTE: "ENTRO GIUGNO 2015 ARRIVA IL SALARIO MINIMO" il Tempo 05/08/2014 ILARIA CUCCHI: "HANNO PICCHIATO UN UOMO". E IL SINDACATO DEGLI AGENTI

PENITENZIARI LA QUERELA Corriere della Sera 05/08/2014 COPERTURE INCERTE, IL GOVERNO BLINDA I DECRETI PADOAN SVELA LA

STRATEGIA SUI TAGLI AGLI SPRECHI Corriere della Sera 05/08/2014 LA RIFORMA ALLUNGA IL PASSO TENSIONI SULL'IMMUNITA' MA IL SENATO VOTA A

FAVORE la Repubblica 05/08/2014 BERLUSCONI: MATTEO, VOGLIO CANDIDARMI la Repubblica 05/08/2014 PROSEGUE LO SHOPPING CINESE IN ITALIA A PBC QUOTE DI FIAT, TELECOM E

PRYSMIAN la Repubblica 05/08/2014 LE FAMIGLIE PUNTANO SU POLIZZE E FONDI E VENDONO BTP E AZIONI il Messaggero 05/08/2014 BANCHE-POSTE, I SOCI DI ALITALIA DI NUOVO AI FERRI CORTI il Giornale 05/08/2014 SALVATO IL BANCO S.SPIRITO. COI NOSTRI SOLDI

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Data 05-08-2014 Pagina 33 Foglio 1

Dietrofront del governo su quota 96. Marcucci-Puglisi (Pd): nuovo decreto del governo

Il gran pasticcio delle pensioni La Ragioneria già alla camera non aveva dato l'ok DI ALESSANDRA RICCIARDI

Ora è caccia aperta al responsabile. Un pa­sticcio, quello andato in scena ieri al se­

nato con il ritiro delle norme sul pensionamento dei do-

prio avesse ragione l'or­mai ex commissario alla 'spending review, Carlo Cot­tarelli, che aveva detto chia­ro e tondo che la coperta era

centi nella scuola, simile per corta e che proprio sui 4mila dimensioni a quello che fu docenti della scuola c'erano innescato, sempre sulla scuo- problemi di còpertura. Ora la e sempre a seguito di un c'è da capire se della carenza braccio di ferro con il Tesoro di relazione positiva alla ca­(«disguido informativo», provò mera fosse stato avvertito il a declassare l'allora ministro ragioniere generale, Daniele dell'istruzione, Maria Chiara Franco, e il ministro dell'eco­Carrozza), con la decisione nomia, Pier Carlo Padoan, prima di dare e poi di revo- oppure se anche in questo care l'aumento per anzianità caso si sia trattato di un di­di servizio ad alcuni docenti. sguido tecnico. Un disguido Per il premier, Matteo Ren- che fa gridare allo scandalo zi, che dell'efficienza i diretti interessati e i sinda-del proprio governo cati tutti:«Siamo su scherzi a ha fatto· bandiera, parte?», si chiede il segretario proprio una brutta della Cisl scuola, Francesco figura, che mette a Scrima, «questa è una beffa nudo quantomeno di stato», dice Rino Di Me-un'assenza di coor- glio, numero uno della Gilda, dinamento nell'azio- «il governo è stato messo in ne dell'esecutivo in ginocchio dal superpotere bu-parlamento. rocrat~co», ragiona il numero

La motivazione uno della Uil scuola, Massi-del ritiro della moDiMenna,«siintervenga norma, introdotta con un provvedimento ad hoc», alla camera e che chiede Marco Paolo~ se-consentiva a circa gretario Snals-Confsal, «il go-4mila docenti di verno trovi le risorse taglian-andare in pensione do dove ci sono gli sprechi», con qualche anno di attacca Mimmo Pantaleo, anticipo rispetto a numero uno della Fk:-Cgil. quanto previsto dal- A tentare di porre rime-fa riforma Fornero (i cosiddet- dio alla figuraccia sono in­ti docenti di quota 96), è che tervenuti il presidente della semplicemente non ci sono le commissione istruzione del coperture, e il ministro della senato, Andrea Marcucci, pa Marianna Madia con e la capogruppo del pd Fran­e~endamento del governo cesca Puglisi: «Il governo l'ha soppressa. Ma già alla ca- interverrà con un decreto ad mera al momento del voto sia hoc». Già, perché, nel decre­in co~missione che in aula la to pa non c'è più spazio per normaeraprivadellabolli~a- nessuna modifica, il testo tura della Ragioneria genera- deve essere approvato, pena le dello stato. Condizione che la decandenza, entro il 23 avrebbe dovuto sconsigliare agosto con un nuovo passag­il via libera e che evidente- gio alla camera, «non c'è più mente il governo e i partiti di tempo», ha detto la. Madia, maggioranza, dal Pd a Ncd, «sulla. scuola non s1 poteva contavano fosse sanata al se- fare diversamente». nato. E invece, in prima com- --©Riproduzionerisemat.a---ii

missione Affari costituzionali dì Palazzo Madama, fa doccia fredda: la Ragioneria ha scrit-to per dire che no, la copetu-ra non c'è per 45 milioni di euro.

Insomma, sembra pro-

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Data 05-08-2014 Pagina 35 Foglio 1

Sbloccata la terza annualità, per un valore di mille € annui. Nessuna certezza per il futuro

Gradoni, recuperato il 2012 Gli effetti si vedranno nella busta paga di ottobre

DI CARLO FORTE

I gradoni rientreranno in busta paga a partire dalla mensilità di otto­bre. È alle battute finali,

infatti, la trattativa sul re­cupero di un altro anno di ritardo nella progressione di carriera dei lavaratori della scuola (i cosiddetti gradoni) che dovrebbe concludersi con la sottoscrizione defi­nitiva dell'accordo entro questa settimana. Giovedì scorso, infatti, il governo ha dato il placet definitivo all'ipotesi di contratto, si­glato all'Aran l'll giugno dai rappresentanti del go­verno e dei sindacati Cisl, Uil, ~e Gilda-Unams, che restituisce ai docenti e al personale Ata un anno di servizio ai fini dei gradoni (la Cgil non lo ha firmato). A giorni la firma definitiva all'Aran.

La sottoscrizione della bozza di accordo, in zona Cesarini, aveva allontanato anche il rischio, per i lavora­tori della scuola che avevano ottenuto l'avanzamento di gradone nel 2013, di vedersi retrocedere al gradone pre­cedente. Così come prevede­va la legge, nel caso in cui entro il 30 giugno non si fosse arrivati ad un'intesa. L'anno

oggetto dell'accordo è il 2012, la cui utilità era stata cancellata dal governo Berlusco-ni insieme al 2011 e al 2012. Gli anni 2010 e 2011 sono già stati recuperati con altri interventi. Rimane-va il 2012, che sarà rianimato per effetto del nuovo accordo. I passaggi ai tavoli ne­goziali si sono resi ne­cessari perché l'art. 9, comma 23, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 ha di­sposto che: «Per il persona­le docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario (Ata) della scuola, gli anni 2010, 2011e2012 non sono utili ai fini della maturazione del­le posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economi­ci previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti».

L'intenzione del legi­slatore, infatti, era quella di introdurre un ritardo di tre anni nella maturazione degli scatti di anzianità. E ciò avrebbe comportato, a regime, una perdita secca di circa 1000 euro per ognuno degli anni del triennio, sia nella retribuzione che nel­la pensione. Con ulteriori decurtazioni della buonu­scita.

Gli effetti delle nuove disposizioni, però, sono

stati mitigati da un succes­sivo intervento legislativo, che ha ripristinato l'utilità del 2010. Il tutto mediante l'utilizzo dei fondi inizial­mente accantonati per fi­nanziare il merito (si veda il decreto interministeriale 14 gennaio 2011 n. 3). Fondi derivanti dal taglio di cir­ca 135mila posti di lavoro nella scuola, disposti tramite il piano programmatico dell'art.64 della legge 133/2008. Il ritardo, dunque, era già sta-to ridotto di un anno, grazie al recupero del 2010. Per il recupero del 2011, però, i soldi del merito sono ri­sultati insufficienti. Anche perché buona parte delle disponibi-lità sono state utiliz-zate dal governo per retribuire i docenti di sostegno, autorizzati in deroga alle riduzioni di organico. E quindi, per tro­vare i fondi che mancavano, governo e sindacati alla fine hanno deciso a maggioranza di utilizz;:,1re una parte dei fondi previsti per finan­ziare lo straordinario dei docenti e degli Ata (si veda il contratto del 13 marzo 2013). In ciò utilizzando il fondo per il miglioramento dell'offerta formativa (MoD. Infine, con l'accordo dell'll

giugno scorso, le parti han­no recuperato anche il 2012, attingendo, anche questa volta, ai fondi per lo stra­ordinario dei docenti e dei

non docenti.

Incertezze restano sul futuro degli scatti per gli anni a venire, visto l'inten­to del governo di rivedere il peso dell'anzianità di servi­zio nella carriera dei docen­ti. Resta il fatto, però, che il decreto del Presidente della Repubblica 122/2013, all'ar­ticolo 1, comma 1, lettera b) dispone la cancellazione an~ che dell'utilità del 2013 ai fini dei gradoni, prorogando di un anno le disposizioni contenute nell'articolo 9, comma 23, del decreto leg­ge 78/2010 (la norma che ha cancellato l'utilità del 2010 del 2011 e del 2012 ai fini dei gradoni.) E dunque, no­nostante gli sforzi fatti dai sindacati, la progressione di carriera è tuttora gravata da un anno di ritardo (senza gli interventi il ritardo sarebbe stato di 4 anni.). Ritardo che potrà essere colmato solo se il governo stanzierà dei fon­di ad hoc.

[email protected] riseroata--

Supplement.o a cura di ALESSANDRA RICCIARDI

aricciardi@cla.'u~.it

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zioni e alle norme anti corpora­zioni, tanti altri soggetti. Dai commercianti ai vescovi della Cei, ma anche farmacisti e bal­neari. Tutti prontiaerigeremu­ri.Ilcaso emblematico è la rifor­ma del mercato del lavoro, nata male e trasformata in peggio per la paura di stravolgere le protezioni oggi esistenti solo per chi lavora. Ebbene, doveva ridurre le tipologie contrattua­li, la complessità dell'impianto normativo e introdurre i licen­ziamenti economici. Ad alzare le barricate le Pmi di Rete Im -prese Italia sul primo punto, e quelle dei sindacati sul secon­do. Stop che hanno prodotto una legge che non raggiunge quanto richiesto dai mercati: sui licenziamenti economici, di­cono i giudici, non è cambiato quasi nulla. E la giungla di con­tratti non è stata disboscata.

LE PROFESSIONI

tre sigle - non è quella di una contrarietà a priori ma di una posizione di merito, legata prin­cipalmente alla scelta di quel territorio e alla mancanza di chiare garanzie sull'impatto ambientale». Per i sindacati l'approvvigionamento energe­tico non è una priorità.

llFISCO Persino la grande battaglia con­tro l'evasione, che vede tutti d'accordo sull'obiettivo, non trova sintonia sui mezzi per contrastarla. Sul Durt - il docu­mento unico di regolarità tribu­taria -tutte le associazioni di im­prese hanno fatto la guerra. No corale anche per sulle norme di semplificazione che danneggia-no i Centri di Assistenza Fisca­le, i Caf, da cui sindacati e asso­ciazioni di imprese ricavano circa la metà degli introiti.

IL CASO ALITALIA Poca fortuna hanno avuto an- Èl'esempiopiùrecenteedem­che le liberalizzazioni delle pro- blematico di come il sindacato fessioni. I paletti posti dai sinda- del «no» possa arrivare anche a ca ti delle categorie di farmaci- far rischiare di naufragare una sti, notai e avvocati, l'hanno re- trattativa aziendale delicata in samoncain partenza.Altro dos- nome della conservazione dei sier e solito no, anche questo posti anche quando l'azienda trasversale, suglioraridiapertu- non è più in grado di remune­ra delle attività commerciali. rarli.Cosìnonostanteilvialibe­Considerazioni economiche si ra della società all'arrivo di scontrano con ragioni etiche. Etihad nel capitale sociale, le Così da una parte si sono schie- . . . . . . . . rate Confesercenti e Cei dall' al- dlVlsiom dei smdacati che si so­tra la Federdistribuzio~e. Una no arroccate rispetto alla chiu­consuetudine che in altri paesi sur~ ?ell'acc~rdo hanno fatt_o è la norma, con catene commer- avvicmare pencolosamenteAli-ciali, aperte 24 ore su 24 ore per taliaalfallir;nento.All'ostinazio~ 365 giorni l'anno, in Italia è un ne dell~Cg~lanonmo~la~e,sugh tabù La discrasia tra volontà di esuben dei lavoraton si e ag­cambiamento e conservazione giunta anche la Uil che ha pun­si ritrova nei tagli alla spesa sta- tata i piedi_ su~ ri~no_vo. contra_t­tale: tutti d'accordo. Ma solo in tuale e sm piam di nsparm10 via di principio. Poi prevalgono contrattati con i vertici azienda­i no sindacali. Perfino sul taglio li. Divergenze rientrate ma che delle province sono arrivate le hannomessoinevidenzaquan­chiusure. La categoria Funzio- to ancora forte sia il potere di ne Pubblica di Cgil si è opposta, interdizione delle organizzazio­così come l' Api che rappresen- ni confederali nei processi di ri-tagli enti. strutturazione aziendale.

INFRASTRUTTURE È uno dei campi preferiti nei quali si esercita il potere di veto dei sindacati. La Camusso, ad esempio, non è contraria alla Tav Torino-Lione. Ma ha sem-

LA LEZIONE FIAT Nonostante la forza residuale il sindacato italiano non è più una parte attiva nel processo di governo dell'economia. Que­sto a causa della complessità

~re ,espresso un~ netta contra- connaturata ai mercati del n~ta all~ costruzi~ne d~l Po~t~ mondo d'oggi. Il caso di scuola di Mess,ma. Con Cisl e U il, pm, il è quello della Fiat che ha com -fronte e comp~tto p~r contra- preso anzitempo l'impossibili­stare la costruzio~e di una ce~ - tà di reggere così come struttu­trale Central,e a biogas a Berti- ratainltalialacompetizionein­noro tra Fo:h e ~e sena. Per t~t- ternazionale. Se n'è andatae ha te e tre ~e _sigle e una scelt~ m- lasciatoisindacatiinbaliadilo-compatibile con la vocazione t · U tt · t · · l d l · . ro s essi. n a eggiamen o, tunstico terma e e terntono. ll d" M h" d tt t La motivazione - spiegano le que 0 i are wnne, e a o

dal fatto che oggi è il mercato che detta le regole e non più le corporazioni. La velocità di tra­sformazione del mondo indu­striale ha reso vetusti gli stru­menti sindacali di un tempo. La concertazione è di fatto ridotta a una rappresentazione di inte­ressi al tavolo delle trattative. Vecchi metodi per un nuovo mondo. Il no preventivo sta per­dendo la sua forza. Forse è il mo­mento di ripensare il sindacato in un'ottica più moderna.

ha collaborato Marco Valeri

Lavoro L'interdizione sindacale ha reso la riforma debole rispetto agli obiettivi iniziali Dietro l'angolo rispunta la battagli per l'articolo 18

Infrastrutture Cgil è stata sempre contraria al Ponte di Messina E insieme a Cisl e Uil si è dichiarata non favorevole alla centrale di Bertinoro

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3 Sigle Cgil, Cisl e Uil nostante alcune divergenze dominano il mondo sindacale italiano

50°/o Incassi La metà degli introiti che arrivano nelle casse sindacali sono legati alle attività deiCaf

Battagliera Susanna Camusso, segretario della Cgil

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• Riforma lavoro Fornero

eJobsAd

e liberalizzazioni orari commerciali

• Flessibilità in entrata

•Contenzioso sui giochi

eDurt

e Spostamento Tasse su cose

•Blocco aumento IVA

• Semplificazione fiscale

e Sistri

•No al taglio delle province

•No revisione contratti demanio spiagge

•Tagli lineari al bilancio dello Stato

•Tagli cultura

eService Tax

•Dismissioni statali

e Legge di rappresentanza

• Destinazione Italia

•Costruzione del Ponte di Messina

•No alla mobilità nella Pubblica Amministrazione

•No all'apertura a guide turistiche estere

•Prove Invalsi (scuola)

•Piano insegnanti Giannini-Reggi

•Soppressione Uffici Equitalia

• Alitalia-Etihad

•Abolizione Cnel

•Centrale Gas Bertinoro

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Rete Imprese Italia, Cgil

Cgil, Usb, Unione degli studenti

Confesercenti, Confcommercio, Cisl, Cei

Cgil

Confindustria giochi

Rete Imprese Italia, Confindustria

Consumatori, Varie del commercio

Confindustria

Praticamente tutte le associazioni che hanno CAF

Rete Imprese Italia, Confindustria

FP-CGIL

Sindacati dei Balneari

Tutti

Sindacati di categoria CGIL, CISL, UIL

Tutti

Cgil

Fiom, Cgil, Cisl

Sindacati dei Balneari

Cgil

Sindacati di categoria CGIL, CISL, UIL

Sindacati di categoria Guide Turistiche

FLC-CGIL, ANIEF-CONFEDIR

CGIL, CISL, UIL, ~ Cobas, Gilda, USB Scuola

Fiba/Cisl e Fisac/Cgil

Cgil-Uil

Cgil, Cisl e Uil

C il, Cisl e Uil ~Ego

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Scuola «Invasione» di docenti dal Sud, protesta lo '411Him

Q1Iei prof da Enna e Bari che scalzano i veneziani Negli asili prima i veneti Il posto in cattedra? C'è, ma solo precario

VENEZIA -- «Ci sono più insegnanti meridionali che in­segnano qua, che settentrio­nali». La dice così Francesco Greco, sindacalista della scuo­la dello~ a commento del­le graduatorie provvisorie per il triennio 2014-2017 che da qui a tre anni decideranno l'ordine d'arrivo di nuovi do­centi di ruolo e supplenti dalle materne alle superiori. Basta dare un'occhiata alle nuove graduatorie da poco pubblica­te sul sito della direzione ve­neziana della pubblica istru­zione per vedere confermata una tendenza che va avanti da anni: pochi docenti veneziani, molti dal resto del Veneto, moltissimi dal meridione.

La graduatoria più Made in Sud, per così dire, è forse quel­la della cattedra di Matematica Applicata alle superiori: arri­vano da Cosenza, Catania, Foggia, Salerno, Ragusa e Lec­ce i primi nove docenti in clas­sifica trasferiti in provincia

negli ultimi quattro anni; per Francese le prime tre posizioni sono di new entry del 2014, da Enna e Catania; la docenza di Italiano e Latino per licei e ma­gistrali nei primi cinque posti è appannaggio di professori appena arrivati da Vercelli, Ba­ri, Avellino, Napoli.

Per il ruolo alle elementari i primi nove posti sono asse­gnati a insegnanti inseriti in graduatoria a luglio da Napoli, Ragusa, Palermo, Bari, Catan -zaro e Rovigo, mentre per i do­centi di sostegno alle elemen -tari bisogna scorrere fino al ventunesimo posto prima di trovare il nome di un profes­sore veneziano che è in gra­duatoria da dieci anni perché le prime posizioni spettano a insegnanti da Catanzaro e altri trasferiti da Udine, Padova, Ferrara.

La mobilità dalle province vicine è l'altro tema perché per le immissioni in ruolo per la scuola dell'infanzia spettano a

docenti di Treviso, Vicenza, Padova e Verona appena inse­riti in graduatoria e per trovare un prof veneziano in lizza fin dal 2000 bisogna scorrere fino al diciottesimo posto. Il Go­verno Renzi ha detto che ci metterà una pezza, che elimi­nerà la distinzione artificiale tra organico di diritto, cioè gli insegnanti necessari sulla car­ta, e di fatto, quelli che davve­ro servono a far funzionare le scuole per supplire a materni­tà, trasferimenti e pensiona­menti mai coperti. In provin -eia di Venezia tra organico di diritto e di fatto c'è una diffe­renza di circa duemila posti di lavoro, spiega il professor Ciro Vigorito, rappresentante sin­dacale della Flc Cgil. Il lavoro c'è, insomma, ma è precario.

Le graduatorie, fanno eco dallo f§i!ilE! non fanno nean­che a tempo ad essere compi­late che subito vanno esaurite. E se i bambini alle elementari cambiano nove docenti di . . . .

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scienze m cmque anm, se un insegnante in nove mesi cam -bia tre sedi di lavoro, il motivo è quello: c'è tanto lavoro per gli insegnanti ma solo preca­rio, che cambia sede ogni due o tre mesi. Un sistema talmen -te strutturato che non si fanno più neanche ricorsi sulle gra­duatorie: si scorrono tanto ve­locemente che c'è spazio quasi per tutti.

L'unica speranza sono le as­sunzioni in pianta stabile: il 52 per cento dei posti liberi in or­ganico di diritto e 1'82 per cen -to per il sostegno, si dice. I nu -meri non ci sono ancora, il Se­nato si è incartato sul pensio­namento degli insegnanti: alla fine non si sa quanti ne saran­no arruolati e la prossima trat -tativa a livello provinciale ci sarà dopo Ferragosto. Un mese prima dell'inizio dell'anno scolastico. Forse per allora sa­rà nominato il nuovo dirigente regionale per la scuola, altro posto vacante.

Monica Zicchiero ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Savona 05 agosto 2014

Pensione stop per cento prof savonesi Savona - Professori savonesi pronti a marciare su Roma contro le pensioni fantasma. Si tratta di un centinaio di dipendenti delle scuole (tra docenti e personale Ata) della provincia che, dopo l’improvviso dietrofront del governo sulla cosiddetta “quota 96”, a settembre si ritroveranno nuovamente dietro le scrivanie. Non ci sono soldi per le loro sudate pensioni e così, dopo l’illusione del “sì” alla Camera, sono rimasti impantanati in un emendamento passato in Senato che li blocca al lavoro ancora per un po’.

«Siamo furibondi e chiediamo al ministro Madia di trovare una soluzione affinché a pagare le conseguenze di giochini e decisioni più che discutibili non sia la categoria dei poveri insegnanti – esordisce Enzo Sabatini, segretario provinciale Snals (Sindacato nazionale autonomo lavoratori scuola) - È assurdo che il giorno prima si faccia passare un provvedimento alla Camera con l’idea che vi sia la necessaria copertura finanziaria per poi annunciare, a poche ore di distanza, che quel denaro non c’è. Questo è pressapochismo. Significa che siamo governati da persone a dir poco ingenue».

Ora l’intenzione è quella di prendere contatti con le segreterie degli altri sindacati di categoria per proporre l’organizzazione di una manifestazione davanti al Senato. Il tempo però scorre in fretta e così si pensa a un’azione più diretta e “in tempo reale”: «Chiediamo a tutti i “quota 96”, e a coloro che vogliono aiutarci in questa battaglia, di scrivere ai senatori della propria regione, di qualsiasi partito politico essi siano, per esortarli a combattere la nostra battaglia per far sì che si arrivi a una soluzione più chiara e sensata – continua Sabatini -. Sono d’accordo con chi parla di miseri giochini sulle spalle dei lavoratori: ho l’impressione che i burocrati del Senato, che si vedono in dirittura d’arrivo vista la prospettiva della soppressione, stiano facendo volutamente un’opera di devastazione che, alla fine, va a discapito di chi non c’entra nulla. Chiediamo ai nostri senatori di opporsi». E, dal Savonese, si è già fatta sentire la deputata Pd, Anna Giacobbe, che ha criticato il Governo. «È una decisione sbagliata e va assolutamente trovato il modo di correggerla - dice la parlamentare -. Il Governo cede alla pressione della Ragioneria generale dello Stato, le ragioni della quale sono assolutamente discutibili. Invece deve pretendere rispetto per il proprio lavoro e per quello del Parlamento».

Redazione 4 Agosto 2014

Scuola, manca un Dirigente Regionale: la protesta dei sindacati Associazioni compatte per l'assenza di una figura capace di prendere le opportune decisioni in materia di organici del personale docente e non docente La CISL Scuola e il sindacato SNALS lamentano l'assenza di un dirigente alla Direzione Regionale. Come si legge in una nota inviata dai segretari regionali di Uil scuola flcgil scuola unamsgilda, "a buon diritto e con piena ragione, pongono il problema della mancanza di un Dirigente alla Direzione Regionale, ora che quella direzione è diventata dirigenza di secondo livello".

Per i sindacati, questo è un problema di contorno perché il vero dilemma è la mancanza di qualcuno che possa prendere le opportune decisioni in materia di organici del personale

docente e non docente, di autorizzazione al funzionamento delle classi delle singole istituzioni scolastiche (soprattutto quelle che risulterebbero sottodimensionate), di assegnazione dei docenti di sostegno per gli alunni in certificata difficoltà di apprendimento e, ultimo, ma non ultimo, la copertura di ben 38 sedi prive di dirigenti.

L'assenza di una persona che si assuma una responsabilità di carattere sì politico, ma anche economico, dovrebbe - secondo la Uil, preoccupare i vertici sindacali e spingerli ad intervenire, anche a livello ministeriale, per giungere alla soluzione di problemi che, se ignorati, renderebbero impossibile il corretto inizio dell'anno scolastico, per il quale, oggi non si vede che incertezza.

"Le deleghe rilasciate dalla Dirigente uscente non permettono, al momento, di impostare un lavoro che consenta di pianificare tutte le operazioni di avvio dell'anno scolastico in assoluta tranquillità e, quindi, l'obiettivo delle OO.SS. deve essere quello di avere, a livello regionale, un interlocutore che abbia piena facoltà decisionale".

04/08/2014

Quota 96: oggi lunedì 4 Agosto non serve discussione in Senato. Legge già cancellato da Governo e Madia Solo dopo il via libera del Senato i quota 96 del mondo della scuola potranno presentare domanda di pensionamento. Ma i tempi potrebbero allungarsi.

AGGIORNAMENTO: Nonostante le parole e gli annunci di riforma di Poletti e di Beretta oggi il Governo ha annunciato il blocco di quota 96 e la cancellazione della legge nel testo finale della Riforma PA. E' ufficiale, l'annuncio è stato dato dal Ministro Madia. E' una vittoria della Ragioneria di Stato e del Mef nei confronti non solo del Governo, ma soprattutto del Parlamento e delle Comissione Bilancio e Affari Costituzionali. I quota 96 del mondo della scuola devono ancora affrontare il passaggio al Senato di lunedì 4 agosto o martedì 5 agosto 2014. Nonostante il disco vedere della Camera dei deputati, Palazzo Madama potrebbe apportare modifiche all'emendamento al decreto di riforma della pubblica amministrazione, provocando così il rinvio a Montecitorio e la dilatazione dei tempi di conversioni del provvedimento in legge.

Il beneficio della pensione viene riconosciuto dal primo settembre 2014 a 4.000 lavoratori e nei limiti della contestata autorizzazione di spesa: 35 milioni di euro fino a dicembre, 105 milioni di euro per il 2015, 101 milioni di euro per il 2016, 94 milioni di euro per il 2017 e 81 milioni di euro per il 2018. Chiuso questo capitolo spetta all'Inps il monitoraggio delle domande presentate e la stesura di una graduatoria basata su un criterio progressivo risultante dalla somma dell'età anagrafica e dell'anzianità contributiva alla data del 31 dicembre 2012.

Stando al testo approvato dalla commissione Bilancio, le disposizioni si applicano nell'ambito del ricambio generazionale nel comparto scuola. E in questo contesto occorre segnalare come il governo abbia dato il via libera all'assunzione di 276 docenti di I e II fascia e di altri 23 docenti per incarichi di insegnamento nelle Accademie e nei Conservatori di Musica. Ma per lo Snals-Confsal l'esecutivo disattende "l'applicazione della legge che prevede la copertura di tutti i posti disponibili e vacanti".

A detta del sindacato questa è solo un'operazione per coprire il turn over: "Abbiamo manifestato tutta la nostra delusione e il nostro dissenso per la mancata applicazione delle norme legislative vigenti che prevedono un piano pluriennale di nomine che coprisse tutti i posti disponibili e vacanti sia per il personale docente che per quello Ata".

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Marta, 62 anni, insegna a Roma al liceo Augusto

<<Un'altra beffa, a settembre avrei avuto i requisiti per lasciare»

MILANO -A ben vedere lo scon­forto non viene mitigato neanche dal «mea culpa>> dell'ex ministro del la­voro Elsa Fornero, che ha inviato una lettera assumendosi «tutte le re­sponsabilità» ma segnalando loro come non fosse «Un aspetto che le era stato fatto presente». Una riforma a sua insaputa e un gesto comunque apprezzato. Eppure dopo due anni di battaglie, audizioni in Parlamento, manifestazioni, proclami, cortei, so­prattutto ore in classe a insegnare ai tuoi allievi il senso civico e il primato (presunto) della politica, stavolta pensava di avercela fatta: «A settem­bre - dice - avrei dovuto smettere di lavorare sanando un errore com -messo tre anni fa>>. Lei è Nadia Marta, 62 anni (nata nella sfortunata classe 1952, lo spiegheremo poi), veneta ma ormai romana doc, docente di Scienze al liceo classico <<Augusto». Ieri è arrivata la doccia fredda - sot­to forma di diktat della Ragioneria generale dello Stato - che procrasti­na (per lei) di oltre due anni l'età del­la quiescenza Non ci sarebbero le «coperture contabili» per consentire a Nadia e altri 3-975 docenti in tutta Italia (si era favoleggiato fossero 9mila, in realtà sono molti di meno) di andare in pensione come la legge prescrive. Sì, la legge. Perché la rifor­ma previdenziale targata Fornero non ha considerato tre anni fa che l'unica finestra d'uscita per gli inse­gnanti è quella del 31 agosto, prima cioè che inizi un nuovo anno scola­stico. Mettendo nello stesso caldero-

La docente Nadia Marta, 62 anni compiuti a marzo, veneta ma da 35 anni a Roma. Insegna Scienze al liceo classico Augusto. È' la presidente del Comitato «Quota 96». li numero sta ad indicare la somma tra età e anzianità contributiva utile per andare in pensione prima della riforma Fornero

ne tutti i dipendenti pubblici/privati e calcolando l'anzianità contributiva secondo il solo calendario solare. Cosìchiènatoafine 1951 è andato in pensione. Lei - che tre anni fa aveva 59 anni e 37 di contributi- non c'è

andata perché non le è stato cal­colato l'anno sco­lastico 2011-2012 in cui stava matu­rando la fatidica «quota 96». «Noi non siamo né eso­dati, né prepen -sionati - rivendi­ca facendo intuire

che qui non si tratta di chiedere una forma di sostentamento pubblico-. Siamo insegnanti che per un errore di forma non riescono ad andare in pensione pur avendo tutti i requisiti prima della riforma Fornero».

Potremmo definirla una comme­dia beckettiana dell'assurdo, in cui la politica fa una brutta figura e la bu -rocrazia ministeriale ne fa una persi­no peggiore perché rileva l'incapaci­tà di trovare 45 milioni di euro di ri­sorse per mandare in pensione chi ne ha diritto. «In questi anni due proposte di legge si sono arenate per colpa di una politica assente: la de­putata (Pd) Manuela Ghizzoni con la sponda dei Cinque Stelle aveva tro­vato le coperture. Peccato che quelle risorse si sono utilizzate a suo tempo per altro. A nostro discapito».

Fabio Savelli © R\PRODUZIONE RISERVATA

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Conti pubblici I provvedimenti -- -- - ------ ------ -···- - -- --- -- -~- -·· -·---- --- -- - -- --- ·--

Dietrofront sulle pensioni Bloccati gli insegnanti, ma salta il tetto di 68 anni L'esecutivo annulla le modifiche del Parlamento Il premier Renzi: per la scuola pronti a intervenire

ROMA - Abolito il pensio­namento d'ufficio per professo­ri universitari e primari a 68 an­ni. Accantonata la «quota 96» (il mix di età anagrafica e anni di contribuzione) che sbloccava 4 mila pensionamenti nella scuo­la di docenti esodati per la Ri­forma Fornero. Ritornano le pe­nalizzazioni per chi va in pen­sione a 62 anni. Eliminati i be­n e f i ci assistenziali e previdenziali aggiuntivi per le vittime del terrorismo. Sono questi i quattro emendamenti del governo presentati ieri in Senato all'articolo 1 del decreto legge sulla pubblica ammini­strazione: le modifiche sono state dettate dalla mancata co­pertura finanziaria, come aveva rilevato la Ragioneria dello Sta­to dopo l'approvazione alla Ca­mera dei deputati.

Dure critiche piovono da Sel, M5S, Lega, Fdi-An, e da sinda­cati confederali, Ugl e organiz­zazioni dei medici. Replica il presidente del Consiglio: «L'emendamento sulla "quota 96" non c'entrava nulla con la ratio della riforma della pubbli­ca amministrazione - fa notare Matteo Renzi - e quindi è stato giusto toglierla dal decreto». Ma Palazzo Chigi sulla scuola, se­condo quanto trapela, ha inten­zione di preparare un interven­to a fine agosto, assai più ampio come platea del perimetro dei 4 mila insegnanti coperti dalla

«quota 96». Intanto il documento sulla Pa

incassa il parere favorevole della Commissione Affari Costituzio­nali di Palazzo Madama: ieri se­ra è iniziata la discussione in aula e oggi è atteso il voto finale. «Dobbiamo correre», prova a giustificarsi il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, rispondendo a chi le chiede se sul decreto sa­rà posta la questione di fiducia al Senato (arrivando così alla di­ciottesima volta dall'insedia -mento del governo), come già avvenuto alla Camera: le norme devono comunque tornare a Montecitorio e essere approvate in via definitiva entro il 23 ago­sto. Una possibilità che al mini­stro «Sembra ragionevole», vi­sto che anche alla Camera si è fatto ricorso a questo strumen­to.

Che la retromarcia del gover­no non sia stata semplice lo confermano le parole del relato­re al decreto legge, Giorgio Pa­gliari (Pd), che spiega come la decisione sullo stralcio dell'ar­ticolo su «quota 96» sia stata «soffertissima>>. Contro questa decisione, che riguarda gli inse­gnanti con 61 anni di età e 35 di contributi oppure 6o anni e 36 di contributi, aveva puntato l'indice anche il commissario alla spending review, Carlo Cot­tarelli. <<Non si possono prende­re in giro così migliaia di perso-

ne e le loro famiglie, già ingan­nate dalla Fornero», scrive in un Tweet il leader di Sel, Nichi Ven -dola Critiche condivise da For­za Italia: «Questa è una grave in­giustizia - sostengono Elena Centemero e Renata Polverini (Fi) - che ha tolto la possibilità agli insegnanti che avevano già maturato i requisiti pre Forne­ro, di andare in pensione». Per i parlamentari M5S delle com -missioni Cultura di Senato e Ca­mera «abbiamo assistito a un vergognoso dietrofront del go­verno Renzi». Più duro il segre­tario federale della Lega Nord Matteo Salvini: «Quattromila insegnanti, fregati dalla Forne­ro, sono stati ri-fregati da Renzi, Dovevano andare in pensione, ma il governo non trova i soldi». E appare perplessa pure la mi­noranza Pd. «Tutto ciò è inac­cettabile e il governo non può farsi dettare ancora la linea poli­tica da burocrati e tecnocrati», commenta Barbara Saltamartini (Ncd) che potrebbe anche vota­re contro il provvedimento. Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, parla di «Un pasticcio pensioni nella scuola>> frutto di un «nuovo dilettanti­smo della classe politiea>>.

Sui benefici aggiuntivi alle vittime del terrorismo intervie­ne il deputato Paolo Bolognesi (Pd), presidente dell'Associa­zione vittime della strage di Bo­logna: «Siamo sorpresi e indi-

gnati: la questione delle pensio­ni per le vittime del terrorismo era stata risolta positivamente, avevamo avuto rassicurazioni dal governo, tanto che il decreto PA aveva messo la parola "fine". Ora apprendiamo che si torna indietro in seguito ad un com­portamento assurdo e incom -prensibile dell'lnps».

Sul fronte sindacale Massimo Cozza, segretario nazionale Cgil Fp Medici, sottolinea: «Lo stop al tetto dei 68 anni per professo­ri universitari e primari porterà al possibile pensionamento d'ufficio per i medici pubblici a 65 anni, primari e non, mentre ad esempio in un Policlinico i medici, che sono anche profes­sori universitari, potranno an­dare in pensione a 70 anni». Cozza quindi punta il sito sul fatto che <<la staffetta generazio­nale per ora è rimasta chiusa nei cassetti». Replica Alfonso Bar­barisi, a nome dei professori universitari di area medica: «Evitare il pensionamento dei medici docenti a 68 anni non è la vittoria di chi è privilegiato, ma non aver commesso un gra­ve errore. Per il sistema univer­sitario sarebbe stato un danno, una sorta di decapitazione là dove non c'è un adeguato tur­nover». «Ha vinto il Gattopar­do», taglia corto Giovanna loia, dell'Associazione giovani chi­rurghi della Campania.

Francesco Di Frischia <l;ì RIPRODUZIONE RIS!':RVATA

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V"mlme del terrorismo Eliminati i benefici assistenziali aggiuntivi per le vittime del terrorismo

vecicrue regole professori e medid

1 In uno dei quattro emendamenti presentati dal governo ieri è abolito il pensionamento d'ufficio per professori universitari e primari ospedalieri a 68 anni. Restano quindi le soglie previste per il resto dei dipendenti pubblici (62 anni e 65 per i medici), mentre i docenti, compresi quelli dell'area medica, potranno andare in pensione a 70 anni

21nunaltro emendamento è stata accantonata la «quota 96» (il mix di età anagrafica più gli anni di contribuzione) che sbloccava 4 mila pensionamenti nella scuola di docenti «esodati» per la riforma Fornero. Il governo, però, sta preparando un provvedimento più ampio per fine agosto

pensione a 62 ~nni si perde r11/1 anno

3 Ritornano le penalizzazioni per chi va in pensione a 62 anni. L'anticipo della pensione potrebbe costare caro: viene applicata una riduzione dell'l %per ogni anno di anticipo nell'accesso al pensionamento rispetto ai 62 anni di età. Ma la penale sale al 2% per ogni anno ulteriore di anticipo rispetto ai 60 anni del lavoratore

Vittime del terrorismo niente benefid

4 Eliminati i benefici assistenziali e previdenziali aggiuntivi per le vittime del terrorismo. A pronunciarsi contro il provvedimento, secondo Paolo Bolognesi (Pd), presidente dell'Associazione vittime della strage di Bologna, sarebbe stato l'lnps «dopo le rassicurazioni del governo»

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Le mappa della previdenza •CHI VAIN PENSIONE E QUANDO ·!lii Uomini e Donne uaminiedonne

Categoria

Dipendenti privati

Dipendenti pubblici

Autonomi (artigiani, commercìanti. coltivatori diretti)

Giornalisti

Magistrati, Primari, Professori universitari

Medici di famiglia

Generali corpo d'armata

Carabinieri

Personale viaggiante

Attori

Ballerini

Sportivi professionisti

Età anagrafica per !a pensione d1 vecch1a1a

• 66 annle 3 mesi • 63 anni e 9 mesi

e 66 anni e 3 mest • 64annì e 9 mesi

65anni e61annì

70annì

•66anni

fl,J 63 anni e 3 mesi

60 anni e 3 mesi

61 anni e6rnesi • 58 anni e 6 mesi

64anni e 50anni

46anni

53anni !11!49anni

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42 anni e 6 mesi 941 annie6mesi

42 anni e 6 mesi e 41annie6 mesi

35 anni e 62 di età

42 anni .e 6 mesi e 41annie6 mesi

40 anni e 3 mesi

42 anni e 6.mesi e 41 annre 6 mesi

42 annl1t6mesi •41 artnie6 mesi

42 anni e 6 mesi . . • 41 anni e,6 mesr

42annie6toosi 941annie6m.esi

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• PE'.\SIO;\;ATI, IMPORTO COMPLESSIVO E l'.\1PORTO MEDIO DEL REDDITO PE'.\SIO'.\ISTICO PER CLASSE DI IMPORTO :V1E'.\SILE E SESSO (anno 2012)

Classe di importo mensile del reddito

Fino a 499,99

500- 999,99

1.000,00 - 1.499,99

1.500,00- 1.999,99

2 000,00 - 2.999,99

3.000,00 • 4999,99

5.000,00 ~ 9.999,99

10.000,00 e più

TOTALE

Numero pensiònati

I Importo 1 ·· Importo i complessivo i medio

913.456

1.603.160 I 1.664.035 i

j 1.553.262

1.400.162

507.942

167.259

(milioni · reddito di euro) pensionistico

2.885

14518

25.098

32.085

40.337

22.332

12.774

I I

(euro per anno)

3.158,19

9.055,95

15.082,88

I 20.65&,51

I I 28.808,66

43.965,02

76.371,36

Importo 1 Numero pensionati . complessivo

I (milioni di euro)

1.291.691 I 4.673

3.266.971 1 27.375

2.080.987 j 30.823

1.118.166 i 23.015

I 797.813 22.579

185.333 8.064

31.972 2.355

171

Importo medio reddito

pensionistico (euro

per anno)

3.617,69

8.379,45

14.811,74

20582,85

28.301,45

43512,25

73.645,47

146.238,19

CORRIERE DELLA SERA

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La decimazione degli statali

TITO BOERI

NEGLI ultimi 5 anni il pub­blico impiego ha perso cir­ca 260.000 dipendenti,

p""'"" I Omo

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un calo del 7%, quasi il doppio di ~elio registrato in questo pe­?odo J?er il totale degli occupati m Italia.Negli enti previdenzia­li pubblici e nelle amministra­zioni centrali dello Stato la ridu-

zione è stata, rispettivamente del 15 e del 10 per cento. Son~ principalmente gli effetti del bl?cco del turnover nella pub­blica amministrazione rinnova­to a più riprese in questi anni.

SEGUEAPAGINA25

IADECIMAZIONE DEGUSTATALI <SEGUEDALLAPRIMAPAGll\!A

TITO BOERI

~~ I SI aspetterebbe che, a

fronte di una così forte riduzionedelnumerodi

. ~/dipendenti pubblici, si siano registrate consistenti ri­duzioni della spesa pubblica, so­prattutto della spesa corrente destinata in gran parte propri~ a J?agare gli stipendi nella pub­blica, ~nistrazione. Eppure non e cosi: la spesa corrente in questi anni ha soltanto rallen­tato_ il suo cammino trionfale. I tagli veri, addirittura in termini nominali, hanno interessato so­lo la spesa in conto capitale quella cui non dovremmo mai rin~ciare se non vogliamo ri­nunciare al nostro futuro. La spesa corrente non è diminuita perché gli stipendi pubblici in ~e~~ sis?,notrasformatiin pen­smi:u m pm da pagare, sempre a carico del contribuente. Inoltre se il numero di stipendi è climi~ nuito, in molte amministrazio­nineèaUII,}entatol'importome­dioinvirtùdipromozioniescat­ti d' ~ianità (è il caso di magi­strati e docenti).

I politici che si sono cimenta­ti con il compito di ottenere ri­spar~ nel pubblico impiego in questi anru hanno tutti ragio­nato a c01"!1partimenti stagni, come se spmgere qualcuno ver­so la pensione e avere uno sti­pendio in meno a carico volesse dire risparmiare. Ma se chi esce dal pubblico impiego riceve, ol­tre~ Tfr, una pensione per 30 anm, cal~olata ancora in gran partecon1lgenerososistemare­tributivo,ilrisparmioperlecas­se pubbliche è solo virtuale. Quello stipendio si trasformerà in trasferimento più 0 meno del­la stessa entità. E siccome è im­maginabile che 1' ex lavoratore prima di andare in pensione: a~esse una produttività supe­riore allo zero, (anche i celebri fanigottoni non sono mai com­pletamenti inattivi), avremo, da una parte, una persona che è sempre a carico della colletti­vità e che per lo più viene paga­ta proprio per non fare nulla e dall'altra, l'amministrazio'n~

Ritaglio

pubblica presso cui il dipenden­te operava che magari assume un lavoratore, con un contratto temporaneo, per coprire le mansioni svolte in passato da chièandatoinpensione.Semet­tiamo insieme il magro stipen­diodellavoratoretemporaneoe la pensione dell'ex dipendente pubblico (che spesso arriva fino all'80% dell'ultimo salario), la spesa a carico dello Stato può ri­sultare addirittura più alta di prima.

Un altro vizio di fondo nella gestionedelnostropubblicoim­piego è quello di non preoccu­parsi minimamente dell' esem­pio che si offre al settore priva­to. Da sempre e a dispetto di ~~siasi affermazione di prin­cipio sulla necessità di assimila­re. al ~riv~to i contratti nel pub­blico impiego, si concedono al datore di lavoro Stato condizio­ni di favore rispetto al privato. I famigerati co.co.co., contratti di collaborazione coordinata e c~mtinuativa, ad esempio, con­tmuano a esistere solo nel pub­blico impiego, quando nel pri­vato sono stati soppiantati dai contratti a progetto. Per quanto la differenza tra co.co.co. e co.co. pro spesso sia più di forma che di sostanza, non si vede in base a quale principio il datore di la~oro pubblico debba poter far c10 che non viene concesso a chi crea lavoro (e entrate fisca­li) nel privato, anziché essere a carico del contribuente.

In altre parole, il pubblico si comporta come un datore di la­voro privato quando non do­

vrebbe affatto comportarsi co­me ~alee si rifiuta di agire come un imprenditore privato quan­do sarebbe giusto farlo. A diffe­renzadi un'impresa privata, do­vrebbe preoccuparsi se manda lav:oratori in pensione perché le qmescenze graveranno pur sempre sul suo bilancio. E do­vrebbe sempre evitare di con­cedersi deroghe a norme che in­vece impone, per buoni motivi ai datori di lavoro privati. '

Purtroppolaleggedelegasul­la riforma della Pubblica ammi-stampa ad uso esclusivo

nistrazione su cui il governo ha ottenuto la fiducia della Came­ra la scorsa settimana e che ap­proderà in Senato a fine agosto, ~embra seguire la stessa logica. E stata definita rivoluzione co­pernicana forse perché punta tu~to su una rotazione, quella dei lavoratori al tramonto or­mai prossimi alla pensione. 'I re­latori della maggioranza so­stengono che questo ricambio gi::nerazionale è fonte di rispar­rm, ma vengono smentiti dalla relazione tecnica alla riforma. La legge votata dalla Camera r~int.ro?uce per alcune catego­rie di dipendenti pubblici, che non hanno nulla a che vedere con gli esodati del privato, quo­ta 96 e la possibilità di andare in pensione prima di 62 anni sen­za alcuna riduzione dell'asse­gn? pensionistico rispetto a chi va m pensione dai 65 anni in su. Permette a insegnanti che era­no ~dati in pensione optando penlmetodo contributivo di ve­dersi riconosciuta la ben più ric­ca pensione retributiva.

Sono tutte opzioni e tratta­menti negati ai lavoratori e ai datori di ~avoro del settore pri­vato che in questi anni hanno dovuto gestire esuberi di più di un milione di lavoratori non po­tendo, come in passato ricorre­re ai prepensionamenti. Per for­tuna il governo ieri è tornato sui suoi passi presentando emen­damenti soppressivi dopo il pa­rere negativo della Ragioneria. Ma non è solo una questione di coperture. Con che faccia po­trebbe oggi il datore di lavoro pub~lico presentarsi al cospet­to~ esodati e imprenditori pri­vati, trattandoli tutto sommato come categorie di serie B? Il bel­loèchequesteoperazioni checi riportano indietro a prim~ della riformaFomero (conlabenedi­zione convinta di Cesare Da­miano, autore di un'altra cele­bre controriforma delle pensio­ni). vengono presentati'~ come un modo di fare spazio ai giova­ni. M~ aumentando la spesa pubblica, dunque le tasse, si fi-

nis~e,so~o per ridurre le oppor­tumta di lavoro per i giovani.

Certo la riforma punta a pa­role (come le leggi già in vigore) anche sulla mobilità dei dipen­denti pubblici tra un' ammini­strazione e l'altra. Ma non si po­ne un interrogativo molto sem­plice: perché nel settore pubbli­co la mobilità volontaria proce­de in direzione opposta che nel settore privato? Perché la mi­grazione del privato è dalle aree ad alta disoccupazione del no­stro Mezzogiorno verso le regio­ni del centro-Nord, mentre sono tantissimi i dipendenti pubblici che chiedono di essere trasferi­ti nelle regioni meridionali? Forse questo avviene perché lo stessosalariovalemoltodipiùal Sud. Un insegnante di scuola elementare a Ragusa, ad esem­p_io, ha uno stipendio che gli as­sicura un potered' acquisto di al­meno un terzo superiore rispet­to_ a quello di un insegnante di ~1lano. Questo avviene,seppur m forma più contenuta anche nel settore privato, dove però c'è un'alta probabilità dl perde­r~ lavoro. Il fatto che la competi­z10ne per trovare un altro im­piego sia più alta al Sud che al Nord, perché ci sono più disoc­cupati e meno posti vacanti, è u~ problema per un dipendente privat_o. non per un impiegato p~blico c~e confida, a ragione, di non verure mai licenziato.

_Finché il datore di lavoro pub­b~co non.si darà strumenti per differeilZlare maggiormente le retribuzioni in base al costo del­la vita e per premiare le ammi­~~trazi~ni ~più che i smgoli) pm effic1ent1 al Sud tanto quan­to al Nord, non ci saranno ri­sparmi nel pubblico impiego e, soprattutto, non ci saranno mi­glioramenti nella qualità dei servizi offerti ai cittadini Ma di salarieretribuzioniinquestain­ten~1inabile legge delega (che dara luogo a ben 8 decreti dele­gati) proprio non c'è traccia. I nostri ministri, forse perché so­no essi stessi soggetti ad un alto tasso di turnover. continuano a credere nelle virtù taumaturgi-

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la Repubblica che del turnover nella Pa. Non si preoccupano di motivare la granmassadidipendenti,apar­tire dai nuovi entrati, coloro che sono destinati a lavorare a lun­go, forse a vita, nella pubblica amministrazione. Perché i nuo­vi dovrebbero comportarsi di-

versamentedacolorochesivuo­le "rottamare" se gli incentivi sono gli stessi di prima?

Il ricambio generazionale può servire solo se accompa­gnato a nuove regole retributi­ve che cancellino definitiva­mente ogni automatismo negli avanzamenti retributivi e ri-

muovanol'egualitarismodifac­ciata, quello che permette diva­ri stridenti nel potere d' acqui­sto fra diverse parti del paese per chi ha le stesse qualifiche e svolge le stesse mansioni. Per cambiare queste regole, il dato­re di lavoro pubblico dovrà, co-

• ·~Bepubbli~ I

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megiusto,contrattareconilsin­dacato. Può fare leva su un ar­gomento molto forte: è un para­dosso che il principio dello" stes­so lavoro=stesso stipendio" venga disatteso in modo così pa­lese proprio dove il sindacato è più forte.

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Dìetrofront del governo stop alla pensione per 4 mila insegnanti rivolta nel Parlamento Via anche il limite dei 68 anni a profes.50ri e primari Renzi initato con i tecnici del Tesoro: ''Troverò le risorse"

iUISAGRION za aver raggiunto i 62 anni; pa- damenti del governo eliminano

ROMA Niente soldi, palla al cen­tro: per la riforma della Pubblica amministrazione la strada verso il traguardo si allunga un altro po'. Prendendo atto delle criti­che mosse dal ministero dell'E­conomia e dal Commissario del­la "spending review" Carlo Cot­tarelli riguardo alla mancata co­pertura di alcuni provvedimen­ti, il governo ha presentato 3 emendamenti soppressivi per annullare quattro norme intro­dotte durante il passaggio del te­sto alla Camera. Norme sulle qualilamaggioranza,inAula, ha già votato la fiducia. Un'iniziati­va che ha suscitato un vespaio di polemiche sia per il metodo usa­to che per il contenuto.

Il dietrofront si è consumato su un tema altamente sensibile: le pensioni. Per evitare il muro contro muro con i tecnici della Ragioneria, ilministrodellaPl.Jb­blica amministrazione Marian­na Madia ha annunciato emen­damenti al testo (già approvati dalla Commissione Affari Costi­tuzionali del Senato) riguardo ad insegnanti; primari e profes­sori universitari; futuri pensio­nati che intendano ritirarsi dopo 42 anni di contributi anche sen-

Stop agli as.segni per i caduti delle azioni terroristiche. Forza Italia: esecutivo in confusione

renti delle vittime e superstiti il tetto dei 68 anni età per il pen­delle stragi di terrorismo. Nello sionamento di-primari e profes­specifico è stata cancellata la sori universitari (tornano i 70 modifica che permetteva di anni,secondolaRagioÌlerial'an­sbloccare i pensionamenti nella ti ci po costava troppo). Per me­scuola, facendo saltare "quota dicieprimarinondiclinicheuni-96" (somma d'età anagrafica e versitarierestail tettodei65 an­contributiva). La norma doveva ni, per i dipendenti statali di 62. sanare un errore tecnico com- Bloccataanchelanormacheper­messonellariformaForneroche metteva ai lavoratori «precoci» impediva l'uscita dal lavoro di (quelli che hanno iniziato da 4.000 insegnanti (costretti a adolescenti) di andare in pen­contaregliannidicontributinon sione, senza penalizzazioni, con secondo l'anno solare, ma scola- 42 anni di contributi anche pri­stico). Un passo indietro sul qua- madei 62 anni d'età (norma che le si sono scatenate feroci pole- preoccuperebbe i tecnici soprat­miche, anche all'interno del Pd: tutto per lapplicazione nel set­lastessaCommissioneAffari Co- toreprivato). Ultimostop,molto stituzionalidelSenatohaappro- contestato, quello che blocca le 'I. ato un ordine del giorno, votato pensioni di risarcimento ai fami­da tutti i gruppi, che impegna il liaridellevittimedellestragi ter­g werno ad occuparsi della que- roristiche: il ministro del Lavoro stione in un altro provvedimen- Giuliano Poletti e il sottosegre­to «Giusto togliere quella misu- tario alla presidenza del Consi­ra che non c'entrava niente con glio Graziano Delrio avrebbero il decreto, ce ne occuperemo nel già trovato le coperture richie­paLchetto scuola entro la fine di ste, ma lo stralcio dal decreto è ago.;to»,hapromessoRenzi,che consumato, bisognerà trovare in realtà sarebbe molto irritato una nuova collocazione alla mi­per come i tecnici del ministero sura. dell'E•'Onomiahannogestitoiri- Lo stop della Ragioneria non lievi e per come, contro le rifor- ha però riguardato solo la rifor­me, si stiano coalizzando varie maMadia,maancheunanorma burocrazie. del decreto Competitività che

Insegnanti a parte, gli emen- permetteva di ridurre l'Imu su-

gli immobili dotati di impianto fotovoltaico. Per accelerare i tempi della conversione il mini­stro delle Riforme MariaElena Boschi ha chiesto che sull'intero testo sia posta la fiducia. Stesso iter sarà applicato al decreto sul­la Pubblica amministrazione che andrà alla fiducia al Senato e poi -presumibilmente- di nuovo alla Camera: le conversioni di en­trambi scadono il 24 agosto. «Dobbiamo correre», ha am­messo la Madia. Metodi e scelte che hanno scatenato feroci criti­checontro il governo «Quando la politica sbaglia deve saper rico­noscereisuoierrori-hadettol' ex ministro Pd Cesare Damiano -bloccare "quota 96" è vergogno­so: si trattadirimediareun torto, non di assicurare un privilegio. La quota va reintrodotta entro agosto, senza perdere altro tem­po». Parole dure anche dai sin­dacati: «Siamo davanti ali' enne­sima dimostrazione di dilettan­tismo della classe politica», ha detto Raffaele Bonanni, Cisl. Per Michele Gentile responsabile settore pubblico della Cgil: «I fat­ti dimostrano che la declamata staffetta generazionale è una finzione: per farla servono inve­stimenti, non bastano le nor­me». «Il governo è in stato confu­sionale», conclude Forza Italia.

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LA STAMPA

!:insegnante beffato

"Ho mancato l'uscita per 5 mesi e mezzo Lavorerò sei anni in più"

FLAVIA AMABILE ROMA

La settimana scorsa Ruggiero Pinto aveva quasi creduto alle parole di chi aveva applaudito alla fine dell'incubo per quelli come lui, i 4mila della Quota 96 beffati dalla riforma Fornero. Se non ci si fosse messo di mezzo il gover­no Monti, sarebbe un uomo libero dal 2012. Ma compiva 60 annl troppo tar­di, cinque mesi e mezzo dopo lo spar­tiacque previsto dalle nuove regole. Cinque mesi e mezzo che gli sono co­stati due anni di lavoro in più e che - se nulla cambierà - alla fine della sua di­venteranno sei. «Sono uno dei più dan­neggiati dalla riforma - spiega -. Perdo sei anni di vita e di serenità».

Ruggiero inizia ~d insegnare poco dopo la laurea, sette anni di supplenze

in una materia che allora era un'ottima seelta per assicurarsi un posto: infor­matica. Infatti nel 1984 supera un con­corso, entra in ruolo. A Milano, però, non nella Puglia dove è nato.

Insegna per otto anni tra Sesto San Giovanni e la periferia milanese. «Un periodo non semplice della mia vita. C'è stato chi mi considerava un terro­ne, ma lavoravo tantissimo ed erano molti di più quelli che mi rispettava­no», racconta.

Appena può torna l'insegnante tor­na in Puglia. Ormai siamo negli anni Novanta, il mondo dei computer è in profonda e rapidissima evoluzione, Ruggiero studia, si tiene aggiornato. Dieci anni dopo è ancora lì, stesso isti­tuto, una materia da insegnare che corre più veloce di qualsiasi altra. Non fa in tempo a imparare una novità che

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subito ce n'è un'altra da capire. «Finito il lavoro a scuola studio sui libri, navi­go in rete, frequento corsi di formazio­ne. Tutto a mie spese».

Vent'anni dopo Ruggiero è ancora lì. Studia sempre ma pensa anche che sia giunto il tempo di a tirare i remi in bar­ca e godere il meritato riposo. «Se non si è mai insegnato non si ha idea di quanto sia faticoso questo mestiere. Soprattutto in questi ultimi anni i ra­gazzi sono molto più svegli. Se si ren­dono conto che non sei al loro livello non ti rispettano. E, in fondo, siamo obsoleti noi professori che abbiamo più di sessant'anni. C'è bisogno di for­ze più giovani e fresche».

Lui ha un solo desiderio, a questo punto: lasciare le aule e ritirarsi in campagna a coltivare alberi da frutto. «Hò acquistato un pezzetto di terra un anno fa, ho bisogno di allontanarmi dal mondo».

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LA STAMPA

Francesco Boccia (Pd)

"Ma così il Parlamento non ha più il potere di distribuire le risorse"

ROMA

Allora, onorevdle Boccia, alla fine ha vin­to Cottarelli. Era lui che «doveva ade­guare alla politica» e invece è andata al­l'opposto: nella vicenda di quota96 han­no prevalso le ragioni dei tecnici ...

«Se viene cancellato quello che anche Renzi definisce un errore grossolano,

no, hanno vinto i diritti. Se invece questa gente andrà in pensione solo fra tre anni e i 4mila gio­vani che dovevano su­bentrare entreranno solo fra tre anni, sì avrà vinto Cottarelli. Ma in quel caso avrà perso la politica». Perchè? «Perché se un Parla-

Depurat@ Boccia

presiede la Commis­

sione Bilancio

della Camera

mento intero con provvedimenti unitari che vanno dalle mozioni agli ordini del giorno, alle proposte di legge, non è in grado di definire le priorità su cui con­centrare le risorse significa che non con­ta nulla. Che basta mettere un commis­sario alle entrate ed uno alle uscite e fun­ziona tutto: il Parlamento non serve più e nemmeno il governo».

In Parlamento sono due anni che prova­te a cercare un rimedio. Qualcuno so-

stiene però che sarebbero soldi sprecati perchè questi 4mila insegnanti in fondo un lavoro ce l'hanno. Mica sono esodati.

«Sì, anch'io ho sentito questi ragiona­menti. Di solito li fanno persone che han­no pensioni d'oro o che le avranno, buro­crati che prenderanno 20mila euro al mese oppure opinionisti che stanno se­duti sulle loro comode poltrone. Mentre questi 4mila insegnanti di cui parliamo è

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gente che ha lavorato per 40 anni e che accettato di sottostare alle regole dure della legge Fornero. Hanno solo chiesto di andare in pensione ad agosto, come è prassi nella scuola, anziché a gennaio».

Ma questa copertura c'è oppure no? «La copertura c'è, è la stessa del resto del decreto Madia. È noto che quando c'è una divergenza politica tra governo e Parlamento si usa sempre questa moti­vazione per fermare i provvedimenti».

Forse è ora di finirla con le leggi omni­bus, come sostiene anche Renzi.

«Su questo sono d'accordissimo. In que­sto la Madia non ha colpe, è stata tirata dentro, come sul tetto dei professori».

Il premier dice che a fine agosto-settem­bre la questione sarà risolta.

«Se è fine agosto va bene, se si va a set­tembre questi 4000 si fanno un altro an­no di lavoro. E 4mila giovani restano fuo­ri. L'importante è saperlo». IP. BAR.J

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Scuole sicure, arrivano i finanziamenti Sono in arrivo i primi finan­ziamenti del programma go­vernativo #scuolesicure. Si tratta complessivamente di circa 400 milioni di euro de­stinati a 1639 istituti spar­si sul territorio nazionale. IJelenco, articolato per re­gione, è disponibile sul sito

. del ministero dell'istruzio­ne, dell'università e della ri­cerca ( www.istruzione.it ).

Si tratta di una parte dei circa 2.000 progetti di mes­sa in sicurezza e agibilità che erano rimasti esclusi dal cosiddetto «decreto del Fare». Il governo ha trovato nuove risorse per finanziarli grazie alla riprogrammazio-

ne dei Fondi di sviluppo e coe­sione 2014-2020 operata dalla deliberazione del Cipe del 30 giugno scorso in base all'art. 48, comma, 2 del di 66/2014. Le ag­giudicazioni av­verranno con iter agevolato per consentire una rapida par­tenza delle opere, che hanno un valore medio di 160.000 euro. Sindaci e presidenti di provincia (che possono gestire le procedure con poteri da commissari stra-

ordinari) riceveranno nei prossimi giorni una lettera del Miur che li autorizza ad avviare subito le gare, con pubblicazione del relativo bando, o ad affidare i lavori in caso di gare già espletate. Per l'assegnazione degli in­terventi ci sarà tempo fino al prossimo 31 dicembre. Il Cipe, infatti, ha deliberato la proroga a fine anno dalla scadenza iniziale del 30 ot­tobre. Gli altri 381 interven­ti presenti nelle graduatorie del «decreto del Fare» sa­ranno finanziati con i ribassi d'asta, insieme agli ulteriori 845 interventi per il conse­guimento del certificato di agibilità e per il completa­mento della messa a norma, previsti dal decreto del Miur n. 267/2013.

Prosegue, quindi, l'attua­zione del piano per l'edilizia scolastica predisposto dal governo. Per monitorarne l'evoluzione, è stato crea­to (all'indirizzo web http:// www.istruzione.it/edili­zia_scolastica/) un portale dedicato, in cui saranno ca­ricati documenti, normativa e Faq, utili sia per i cittadini che per le amministrazioni locali.

Matteo Barbero

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Pagliari (Pd): il governo chiarisca , Così si getta discredito sulla politica

DI ALESSANDRA RICCIARDI

Si chiariscano le

<< r~sponsabilità di ciascuno, quanto avvenuto non è ac­

cettabile», scandisce Giorgio Pagliari, senatore del Pd, re­latore al senato del ddl di con­versione in legge del decreto legge sulla pa. Spettatore della retromarcia del governo sui do­centi della scuola e i risarcimen­ti per le vittime del terrorismo, norme introdotte alla camera e saltate a Palazzo Madama per­ché l'esecutivo si è reso conto essere prive di copertura. «Non ho potuto che prendere atto di quanto deciso dal ministro della pubblica amministrazione, Marianna Madia, le norme inserite alla camera vanno soppresse perché non c'è copertura finanziaria».

Domanda. Perché questa retromar-

eia? Su quota '96 il governo si era impe­gnato a risolvere la situazione. E anche ilPd.

Risposta. Dalla camera, dove il testo ha avuto una ' lunga gestazione, è giunta , •. · una formulazione che non. aveva la bollinatura della Ragioneria. La relazione del I Tesoro è giunta al senato, e dice che non c'è copertura. Si è creata una situazione inac­cettabile, si sono alimentate aspettative che ora non si pos­sono mantenere. Così si getta discredito sulla politica.

D. Qualcuno rema con­tro?

R. Io dico che va fatta chia­rezza. La Ragioneria è un

organo tecnico, che deve dire in modo obiet­tivo se sulle norme ci sono o meno le risorse. Questo alla camera non è stato detto. Vanno chiarite le responsabilità, quanto avvenuto non è serio.

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Qoota 96 dopo, due anni ancora vittime dell'anno.scolastico che non è solare

m N1coLA MoNDÈLLI

Qota 96», dop .. o due anni .dalla J j riforma Fomero, non ha ancora ' ' vinto la sua lunga battaglia per

riconoscimento del diritto ad andare in pensfone con i requisiti anagrafici e contributi­vi richiesti dalla normativa previ­gente l'entrata in vigore delfarti· colo 24 del decreto legge 20112011, ancorché matqrati entro il 31 agosto 2012, anziché solo entro il 31dicembre2011. Si trattadi65 anni per la pensione di vecchiaia, per la pensione di anzianità 60 anni di età unitamente a 36 anni di contribuzione, o 61 anni e 35 di contribuzione oppure, indipen­dentemente dall'età anagrafica, 40 anni dì contribuzione utile a pensione. Requisiti che circa 4 mila docenti avevano maturato ad agosto dell'anno succef?~ sivo al tenniµe fissato .dal1a :e:orn.E}~; yjsto che nella scuola l'anno di servizio è scolastico e :rion solare. Il traguardo che sembrava raggiunto, dopo che l'aula di Montecitorio aveva appro•

vato il comma 1dell'articolo1-bis del decretò · legge 24 giugno 2014, n. 90, è svanito dopo la presentazione nella commissione affari costitu­ziomili di Palazzo Madama dell'emendamento del governo Renzi con il quale viene abrog~t,o

·· · · l'articolo in questione. In tale veste, l'articolato è stato poi trasmesso all'aula per il via libera definitivo. All'origine della decisione del governo, l'assenza della bollinatura da parte della Ragioneria gene­rale dello stato attestante le coperture finanziarie necessa­rie per coprire il collocamento in pensione dei quattromila docenti che avrebbero potuto beneficiarne a decorrere dal 1° settembre 2014.

Una decisione basata su un dato, quello dei quattro·

mila interessati, del tutto presunto in quanto trotto di.un monitoraggio posto in essere dal WStero d!;!ll'~one ne}1o.$COl'SO IP,ese qi ottobre in mal'.liera semplicistica e del tutto apptòSsimati\Ta. Ma ormai, ali:i;umo per.il dl ·sullapa; è.tardi. · ·

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Il ricambio generazionale si fa sempre più arduo

m FRANco BASTIANINI

Nella scuola stavano forse per essere poste in essere le basi per consentire, nell'arco di un paio di anni, quel ricambio generazionale da molti au­spicato e annunciato dallo stesso ministro della pa, Marianna Madia. Necessario soprattutto tra i docenti della scuo­la primaria e dell'in­fanzia, ma anche tra quelli del­la scuola secondaria di primo e secondo grado: l'età mediaè oggi tra i quaran­tacinque e i cinquanta anni, con una percen­tuale di ses­santenni che si aggira tra il venti e il venticinque per cento. Una età media che è tra le più alte che si registra nelle istituzioni scolastiche europee. A porle in essere concretamente avrebbero po­tuto contribuire, senza ombra di dubbio, alcune delle seguenti disposizioni contenute nel testo del decreto legge 24 giugno 2014, n.90 approvato in prima lettura dall'aula di Montecitorio. Disposizioni su cui è scesa pensatissima la deci­sione del governo di fermare tutto causa carenza di copertura. Le norme a cui il governo affidava il compito di re­alizzare un ricambio nella pa sono le suguenti: 1) l'articolo I-bis: avrebbe consentito a quattro­mila dipendenti della scuola, che alla data del 31 agosto 2012 avevano maturato i requisiti per ac­cedere al trattamento pensionistico previsti dal­la normativa previgente l'entrata in vigore della riforma Fornero, di cessare dal servizio potendo fare valere una età anagrafica minima compresa tra i 62 e i 63 anni, unitamente ad una anzianità contributiva compresa tra i tra i 37 e i 38 anni; 2) il comma 1dell'articolo1: abroga ogni possibi­lità di permanenza in servizio oltre i limiti di età previsti 11er il collocamento a riposo d'ufficio; 3) il comma 5 dell'articolo 1: attribuisce ai diri­genti scolastici la facoltà di risolvere il rapporto di lavoro del personale docente ed Ata a decor­rere dalla maturazione non solo dei limiti di età, ma anche del requisito dell'anzianità contribu­tiva richiesta per l'accesso al pensionamento a decorrere dal 1 ° gennaio 2012 dall'articolo 24 del decreto legge 201/2011. Identica facoltà è attribuita ai dirigenti degli uf­fici scolastici regionali nei confronti dei dirigenti scolastici; 4) il comma 6-bis dell'articolo uno nella parte in cui dispone che non trovano applicazione le ridu­zioni in percentuale del trattamento pensionistico previste dal comma 10 del citato articolo 24, nei confronti dei soggetti che maturano entro il 31 dicembre 201 7 il requisito di anzianità contribu­tiva richiesta dalla normativa vigente anche se

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possono fare valere una età anagrafica inferiore a 62 anni. La improvvisa decisione del governo di chiedere l'abrogazione delle disposizioni di cui al punto 1) rischia di annullare ogni possibilità, almeno anco­ra per qualche anno, di dare corso all'auspicato ricambio generazionale.

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Pensione~ lin~iti";Ji;' ;~;oeahilità

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La Corte costituzionale ha fatto chiarezza sul raggio di azione dell'amministrazione

Pensione, limiti alla revocabilità Al massimo tre anni di tempo per i trattamenti definitivi

m N1cou MoNDELLI

I trattamento pensioni­stico liquidato a titolo definitivo ai pubblici dipendenti, ivi compresi

i dipendenti della scuola, può essere revocato o mo­dificato d'ufficio dall'ammi­nistrazione che ha emanato il provvedimento o a do­manda dell'interessato non oltre il termine di tre anni dalla data di registrazione del provvedimento stesso o entro sessanta giorni dal rinvenimento di nuovi docu­menti.

A chiarirlo è stata la Corte costituzionale con la sentenza n. 208 del 9-16 luglio 2014. I giudici della Consul­ta -dichiarando non fondata la legittimità costituzionale dell'articolo 204 del decreto del Presidente della Repub­blica n. 1092/1973, sollevata dalla Corte dei Conti, terza sezione centrale di appello, nella parte in cui non consen­te la revoca o la modifica del provvedimento definitivo di liquidazione del trattamento pensionistico anche nel caso di errore di diritto- hanno presumibilmente posto fine, in tema, a interpretazioni non univoche registrate addirittu-

ra anche tra le diverse sezioni della Corte dei Conti.

Il termine di tre anni trova applicazione nel caso in cui, nel predisporre il provvedimento di pensio­ne, vi sia stato un errore di fatto o sia stato omesso di tenere conto di elementi ri­sultanti dagli atti o vi sia stato un errore nel computo dei servizi o nel calcolo del contributo di riscatto, nel calcolo della pensione, as­segno o indennità o nell'ap­plicazione delle tabelle che stabiliscono le aliquote o l'ammontare della pensione, assegno o indennità. Quello di sessanta giorni è il ter­mine entro il quale l'ammi­nistrazione o l'interessato potranno chiedere la revoca o la modifica del provvedi­mento nel caso siano stati rinvenuti nuovi documenti o si è avuto notizia della rico­nosciuta o dichiarata falsità dei documenti agli atti.

Nessuna revoca o modi­fica è invece possibile quando, successivamente all'emanazione del provve­dimento definitivo di pensio­ne, si riscontra esserci stata una errata interpretazione

o applicazione di norme di diritto. Ad avviso dei giudici xel­

la Consulta, la mancata inclusione nell'articolo 204 dell'errore di diritto, tra le cause che rendono possibi­le la richiesta di revocare o modificare un provvedimen­to pensionistico, non solo non viola la Costituzione ma è finalizzato a rafforza­re e garantire la sicurezza giuridica delle aspettative del dipendente collocato a riposo, sicurezza giuridica che non è invece assicura­ta dall'errore di fatto o di calcolo.

La sentenza in esame rafforza la raccoman­dazione che da parte del dipendente, che dal 1° set­tembre cessa dal servizio con diritto a pensione, ci sia un controllo preventivo della posizione stipendiale e contributiva in essere quale si può ricavare anche da un attento esame dal «prospet­to dati» documento che gli uffici scolastici territoriali trasmettono all'ente previ­denziale che dovrà predi­sporre il provvedimento di pensione.

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Ata, nessun aumento in organico di fatto

m ANTIMo D1 GERONIMO

I direttori generali potranno andare incontro alle necessità delle scuole, segnalate dai dirigenti, spost.ando unità di personale Ata da una scuola a un 'altra. Ma in ogni caso, i posti autorizzati dovranno essere pari al numero com­plessivo stabilito dall'amministrazione centrale per la re­gione di riferimento. In pratica, se sì dà un'unità in più ad una scuola, bisogna toglierla da un'altra parte, altrimenti alla fine i conti non tornano. Il monito viene dal ministero dell'istruzione che, a questo proposito, ha predisposto una nota che sarà inviata a breve ai direttori generali. Il prov­vedimento si è reso necessario per fare fronte alle richieste degli uffici scolastici, a loro volta, tempestati di richieste dai dirigenti scolastici, che faticano a coprire le necessità con le scarse risorse a loro disposizione. Specie se si pensa che non sono rari i casi di collaboratori scolastici a cui è reclusa l'attività ordinaria a causa di invalidità certificate. Il ministero, però, ha risposto sostanzialmente picche. Perché i soldi sono quelli e bisogna farseli bastare. L'am­ministrazione ha spiegato, infatti, che l'attivazione di posti nella presente fase può avvenire, sulla base delle richieste formulate dai dirigenti scolastici, anche a mezzo di com­pensazione con un corrispondente numero di posti già pre­visti in organico di diritto per i quali i direttori regionali ritengono possibile la revoca del funzionamento e per i quali siano cessate le condizioni che ne avevano legittimato l'istituzione. In ogni caso l'adeguamento dell'organico di diritto alla situazione di fatto non dovrà superare quanto previsto per l'anno scolastico 2013-2014. L'amministrazione centrale, inoltre, ha spiegato che i direttori potranno valu­tare l'opportunità di procedere all'attivazione di ulteriori posti nelle istituzioni scolastiche nelle quali si verifichi concentrazione di personale inidoneo (1 posto ogni 2 o 3 unità di tale personale o con mansioni ridotte nel profi­lo professionale di collaboratore scolastico o assistente amministrativo o tecnico) ovvero nei casi nei quali non sia possibile garantire, in altro modo, le necessarie condi­zioni di sicurezza e di incolumità.. Nel caso in cui lo stato di inidoneità riguardi il personale appartenente al profilo professionale di direttore dei servizi generali ed ammini­strativi o profili con una sola unità e non si renda possibile procedere alla utilizzazione , i direttori regionali dovranno segnalare la cosa direttamente al ministero.

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SI PARTE CON lE ASSUNZIONI IN ATTESA DEL SI DEFINITIVO AL DECRETO • • • • •• • • •• • • • • •• ••••••••••••••••• • • ••••~•·-•••••m><•-~->0>0-umm»•w--..._

Immissioni in ruolo al via, il Miur gioca d'anticipo rispetto al Tesoro

DI CARLO FORTE

S ono 28. 718 le immissioni in ruolo di docenti autorizzate dal ministero dell'ecnomia in vista dell'avvio del prossimo

anno scolastico. Di queste, 15.439 saranno destinate all'assunzione di insegnanti su post.o comune e 13.342 alle immissioni in ruolo di docenti di sostegno ai portat:.ori di handicap. Le immissioni in ruolo aut:.orizzate per il personale Ata (ausiliari, tecnic~ e amministrativi) invece sono pan 4599 posti. La richiesta del ministero dell'istruzione era stata di autorizza­re 52.010 unità di personale docente e Ata. Per i docenti su post.o comune sarebbero rimasti liberi 15.439 posti per i pensionamenti e altri 14.313 sa­rebbero posti vacanti. Per il sostegno, invece, i posti liberi sono 13.342 so­stegno. E dunque, la copertura tota­le sarà data solo ai posti vacanti del sostegno.

Per gli Ata i posti liberi sarebbe­ro 4.599 cessazioni, ai quali vann(] aggiunti 4.317 posti vacanti. I dati

sono stati resi noti dall'amministra­zione centrale il 30 luglio scorso. La ripartizione per province, posti e classi di concorso sarà resa nota, invece, nel corso di questa settimana. Nel frat­tempo, il ministero dell'istruzio~e ha già preparato il decreto che servirà a legittim:rre le ope:az~oni. Anche se, di

norma, le operaz10m avvengono con largo anticipo rispetto all'emanazio­ne definitiva del decret:.o. Che peraltro, prima di dispiegare effetti, necessita del placet degli organi di controllo, che avviene al termine di un iter lungo e complicat:.o.

Nondimeno, l'anticipazione de­gli effetti è necessitata dal fatto che, se non sì seguisse questa prassi, non si farebbe in tempo a disporre le immissioni in ruolo prima dell'inizio delle lezioni. E ciò comporterebbe una sorta di ingorgo amministrativo. lJamministrazione, infatti, nelle more dell'approvazione del decret:.o, dovreb­be assumere supplenti e poi dovrebbe licenziarli a seguito della nomina dei docenti a tempo indeterminato. E ciò determinerebbe l'interruzione della

continuità didattica con inevitabili danni per gli alunni. Le assunzioni in ruolo saranno effettuate sui posti che risultano disponibili e vacanti per l'intero anno scolastico, dopo la conclu­sione di tutte le operazioni di utilizza­zione e di assegnazione provvisoria.

Il numero dei posti su cui po­tranno essere disposte le assun­zioni a tempo indeterminat:.o sarà ri­partito a metà tra le graduatorie dei concorsi per esami e titoli attualmente vigenti e le graduatorie ad esauri­mento provinciali. Nelle assunzioni si terrà cont:.o delle quote di riserva, previste dalla legge 68/99 in favore degli invalidi e degli orfani per lavoro

(rispettivamente: 7% e 1% dell'orga­nico) da assegnare sia al concorso per esami e tit:.oli che alle graduat:.orie ad esauriment:.o. Le operazioni di nomina saranno effettuate al nett:.o dei posti accant:.onati sul contingente dell'anno scolastico 2010/2011, da ricoprirsi a seguit:.o dello sciogliment:.o delle ver­tenze relative ai docenti inseriti «a pettine>> nelle graduat:.orie ad esauri­ment:.o a seguit:.o di provvedimenti giu­diziari. ~le assunzioni non potranno essere disposte sulla t:.otalità dei posti assegnati, in assenza o per esaurimen­t:.o delle graduat:.orie o perché saranno venuti meno in sede di adeguamento i posti previsti in organico di diritto, ovvero per effetto delle utilizzazioni di personale in esubero, sarà consentit:.o, fermo restando il limite del contingen­te provinciale assegnato, destinare tali eccedenze a favore di altre gra­duat:.orie, avendo riguardo alla tipolo­gia del post.o. Tale compensazione tra le classi di concorso dovrà avvenire, in relazione alle esigenze accertate in sede locale, con particolare riguar­do agli insegnamenti per i quali da tempo esista la disponibilità del posto e, per i posti di sostegno, con partico­lare attenzione alle tipologie di post.o che presentino basse disponibilità e sempre tenendo cont:.o delle modifiche degli ordinamenti e dei curricula in corso. Al personale neoassunto sarà assegnata una sede provvisoria per l'anno scolastico 201412015. La sede definitiva sarà assegnata l'anno pros­simo ad esit:.o della mobilità.

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Il Miur si attrezza per l'aggiornamento delle liste di istituto: novità per le segreterie

Sos graduatorie, numero verde I punteggi, saranno attribuiti automaticamente dal sistema

DI ANTIMO DI GERONIMO

G raduatorie di istitu­to, numero verde per risolvere i casi diffi­cili e valutazione au­

tomatica dei punteggi. Sono queste le novità più impor­tanti contenute in una nota emanata il 29 luglio scorso dal ministero dell'istruzione che reca alcune indicazio­ni tecniche per consentire alle segreterie scolastiche di compilare agevolmente le graduatorie di istituti fina­lizzate all'individuazione de­gli aventi diritti to a ricevere le proposte di assunzione per le supplenze.

Dunque, gli impiega­ti e i direttori dei servizi generali e amministrativi delle istituzioni scolastiche, che dovessero incontrare difficoltà nell'utilizzo delle funzioni per la compilazione

' delle graduatorie di istituto, potranno telefonare al nume­ro verde: 800.903080. Il mi­nistero ha spiegato, però, che il numero va utilizzato solo per questioni non risolvibili consultando le Faq redatte dall'amministrazione centra­le. Che sono contenute nella nota del 29 luglio scorso. E sono consultabili dagli addet­ti alle segreterie scolastiche direttamente al Sidi (Siste­ma informativo dell'istru­zione). Anche la valutazione delle domande risulterà più agevole rispetto alle altre volte. Perché gli impiegati non dovranno più calcola­re i punteggi. Quest'anno, infatti, per la prima volta, la valutazione dei punteggi sarà effettuata automatica-

mente dal sistema tramite la funzione «Acquisizione/ Aggiornamento Posizione». Tale funzione consente di acquisire le domande di in­clusione nelle graduatorie di circolo e d'istituto di II e III fascia del personale docente ed educativo, ricevute in for­mato cartaceo (modelli Al, A2 e A2bis). E per la prima volta effettuerà la valuta­zione automatica dei titoli e dei servizi, sulla base dei criteri stabiliti nelle nuove tabelle di valutazione emes­se con decreto 308/2014. Per utilizzare questa nuova pro­cedura la segreteria scolasti­ca accederà alla funzione di «Acquisizione/ Aggiornamen­to Posizione» sempre tramite il codice fiscale dell'interes­sato.

Nel caso in cui l'aspi­rante non sia mai stato in­cluso nelle graduatorie d'isti­tuto, né risulti incluso nelle graduatorie a esaurimento, la funzione permetterà l'in­serimento ex-novo di tutti i dati dell'aspirante, compresi dati anagrafici e di recapito. In questi casi, è indispensa­bile verificare il corretto in­serimento dei dati anagra­fici al fine di consentire al sistema l'associazione degli stessi ai dati di registrazio­ne a Polis ed all'eventuale modello B inserito. Che è il modello tramite il quale gli aspiranti scelgono le scuole dove intendono figurare nelle graduatorie di istituto.

Nel caso in cui l'aspi­rante risultasse incluso nel passato triennio in II e/o III fascia delle graduatorie d'istituto, la funzione propor-

rà all'ufficio i dati presenti a sistema per il triennio 2011/14 in termini di: dati anagrafici, di recapito, gra­duatorie, specializzazioni, preferenze e punteggi.

Qualora, invece, l'aspiran­te risultasse presente nelle graduatorie ad esaurimen­to di una sola provincia, la funzione permetterà all'uffi­cio di operare impostando la provincia delle graduatorie ad esaurimento e inserendo i dati ex-novo, tranne quelli anagrafici e di recapito, se l'aspirante non è mai stato incluso sulle graduatorie di istituto di II e III fascia o proponendo i dati presen­ti in base informativa, se l'aspirante era già incluso sulle graduatorie di istituto del passato triennio. Indi­pendentemente dall'ufficio operante, la domanda sarà comunque «agganciata» all'identificativo numerico della posizione nelle gradua­torie a esaurimento.

Se l'aspirante dovesse essere presente nelle gra­duatorie ad esaurimento.di due province, la funzione permetterà di operare solo se l'istituzione scolastica appartiene ad una delle due province delle graduatorie a esaurimento, inserendo i dati ex-novo tranne quelli anagrafici e di recapito se l'aspirante non è mai stato incluso nelle graduatorie di istituto di II e III fascia o proponendo i dati presen­ti in base informativa, se l'aspirante era già incluso nelle graduatorie di istituto del passato triennio.

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Brillanti i risultati dei liceali Disastro nei professionali

DI GIORGIO CANDELORO

1 promossi in ulteriore lieve aumento agli Esami di Stato, dove crescono, seppur di poco, anche le lodi e calo netto dei bocciati (dal 10,3% del

2013 al 9,6%) negli scrutini delle classi inter­medie delle superiori. Diminuiscono anche le sospensioni di giudizio. Pure alle medie promozioni in aumento in prima e seconda, mentre all'esame di terza i promossi conti­nuano a sfiorare il 100%. Sono i dati 2014 forniti dal Miur, rilevati alla data del 28 lu­glio. Si tratta di un quadro quasi completo (il 95% dei candidati agli Esami di Stato, il 92% degli scrutinati alle superiori e il 91 % alle medie). Anche se le cifre definitive sa-

1 ranno rese note solo in ottobre e pubblicate in appositi focus a cura del ministero, questi numeri consentono già alcune riflessioni.

Intanto l'esame di stato: in Italia è davvero molto difficile non superarlo. Già gli ammessi erano stati quest'anno il 95,8%, il 99,2% dei quali è stato poi pro­mosso (lo 0,1 % in più rispetto al 2013). In crescita anche i »superbravi con lode», circa

1 3400 ragazzi, lo 0,8% del totale, una trenti­na in più dell'anno precedente, concentrati soprattutto al sud (in testa la Puglia), con l'immancabile coda di polemiche mediatiche sulla »manica larga» degli esaminatori me­ridionali rispetto a quelli del nord. In lieve diminuzione, invece, i 100 e voti alti com­presi nella fascia tra il 90 e il 99, mentre aumentano le votazioni medie e discrete tra

i 81 e 90 e 71 e 80. Scorporando questi dati per indirizzo

emerge la conferma di un fenomeno tipica­mente italiano: i voti migliori se li accapar­rano i liceali, che sono in netta minoranza numerica, mentre la maggioranza dei loro coetanei, che frequenta i tecnici e i profes-

\ sionali si conferma fanalino di coda nella

valutazione finale del ciclo di istruzione su­periore. Più del 60% delle sufficienze secche e dei voti più bassi, compresi tra il 61 e il 70, infatti, sono appannaggio dell'istruzione tecnica e professionale, mentre, all'opposto, i due terzi delle lodi targate 2014 e quasi il 70% dei 100/100, sono in dote agli studenti liceali.

Il dato è confermato anche dagli scru· tini intermedi delle superiori: fermo re­stando che il grosso dei bocciati continua a concentrarsi nel primo anno di corso per tutti gli indirizzi, la maggior parte dei non ammessi proviene dai professionali (16%), seguiti dai tecnici (12,3%) e dai Licei (5,1%). Stessa musica per le sospensioni di giudizio: 29,8% nei professionali e 28,4% nei tecnici contro un più contenuto 22,1 nei licei. Ne emerge un quadro piuttosto allarmante relativo all'istruzione tecnico-professiona­le italiana, che se da un lato continua ad essere ogni anno quella più scelta dalle famiglie di chi esce dalle medie, presenta però un quadro di esiti non confortante: nei professionali quasi la metà degli stu­denti frequentanti i primi quattro anni non viene promosso a giugno, presentando un andamento non regolare dell'anno scolasti­co. Situazione analoga per circa il 41 % dei ragazzi dei tecnici.

Una situazione che si riverbera ovvia­mente sui risultati degli Esami di Stato, il cui esito numerico è condizionato dall'an­damento degli anni precedenti, ma che è anche l'anticamera dell'abbandono e della dispersione scolastica di cui proprio i tecni­ci e i professionali soffrono di più. Non un bel biglietto da visita per un settore della scuola italiana che, specie in tempo di crisi, dovrebbe essere centrale e strategico. C'è da augurarsi che l'annunciato potenziamento dell'alternanza scuola-lavoro possa aiutare a superare l'impasse.

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Clil, per insegnare basta il livello B2 di inglese

DI ANTIMO DI GERONIMO

Dal prossimo anno nell'ultimo anno scuole superiori una disciplina non linguistica sarà insegnata da docenti che parleranno in ingle,se. Al Liceo linguistico cominceran­no già dal terzo anno. E quanto si evince da una circolare emanata dal ministero dell'istruzione il 25 luglio, scorso, che contiene le prime disposizioni in tal senso (prot. 4969). Dal 1° settembre prossimo, dunque, una disciplina non linguistica, o parte di essa, sarà insegnata in lingua stra­niera. E quindl l'alunno, mentre imparerà la disciplina, apprenderà contemporaneamente la lingua straniera. Si tratta della cosiddetta metodologia Clil. A regime il docen­te della disciplina non linguistica che insegnerà secondo la metodologia Clil dovrà essere in possesso di un titolo di perfezionamento rilasciato dall'università al termine del corso di 20 crediti formativi universitari (Cfu). Ma a tale corso potranno accedere solo i docenti al docente in possesso di certificazione linguistica di livello Cl. L'am­ministrazione, però, ha già avviato dei corsi di forma­zioni diretti proprio a consentire ai docenti interessati di raggiungere il livello Cl. L'avvio graduale, attraverso moduli parziali, potrà essere sperimentato anche dai do­centi comunque impegnati nei percorsi di formazione per acquisire il livello B2. Ed è la novità più importortante della nota del Miur.

L'avvio della metodologia cm sarà possibile tramite una programmazione da parte del docente della disciplina non linguistica, concordata anche con l'insegnante di lingua straniera e, dove presente, con il conversatore di lingua straniera e con l'assistente lin­guistico. Anche tenendo conto degli orientamenti forniti nelle indicazioni nazionali per i licei e nelle linee guida per gli istituti tecnici. Potranno essere valorizzate anche le competenze degli insegnanti che rientrano sul territorio metropolitano dopo aver prestato servizio in scuole italia­ne all'estero. L'obiettivo a cui le scuole dovranno tendere è quello di insegnare con modalità Clil orientativamente il 50% del monte ore della disciplina. Le novità riguarderan­no anche l'esame di stato: l'accertamento del profitto nelle discipline non linguistiche veicolate in lingua straniera dovrà mettere gli studenti in condizione di valorizzare il lavoro svolto durante l'anno scolastico. Tuttavia, qua­lora la disciplina interessata dovesse costituire materia oggetto di seconda prova scritta, siccome questa prova è a carattere nazionale, essa non potrà essere svolta in lingua straniera.

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Data 05-08-2014 Pagina 37 Foglio 1

Firmato l'accordo stato-regioni. Serve un successivo atto per indicare gli standard

Educazione permanente flop Enunciati i principi, le azioni concrete non ci sono

DI GIORGIO CANDELORO

ato nella Conferenza to-Regioni l'accordo Governo, Regioni ed

nti locali che approva le linee di intervento sull'ap­prendimento permanente e sull'organizzazione delle rela­tive reti territoriali. Si tratta, in sostanza, di un insieme di indicazioni per realizzare per­corsi di apprendimento basati della sinergia tra soggetti pub­blici e privati di istruzione, for­mazione e lavoro.

Nello specifico l'accordo definisce ruolo e tipologia degli enti che comporranno le reti : servizi pubblici e priva­ti di istruzione e formazione, centri provinciali per l'istru­zione degli adulti, poli tecnico­professionali, centri per l'Alta formazione artistica e musi­cale, organismi con finalità di istruzione, formazione e lavoro, inclusi quelli del Terzo Settore, servizi di orientamento profes­sionale, camere di industria, commercio, artigiana-to e agricoltura, orga­nizzazioni sindacali

dei lavoratori e dei datori di lavoro.

La modalità or· ganizzativa per fornire l'apprendi­mento permanente sarà appunto quella delle reti territoriali, le cui leve strategiche di funzionamento sa­ranno i centri per l'impiego e i servizi per il lavoro accreditati dalle Regioni. Questi dovrebbero es­sere in grado di offrire i seÌ"vizi di orientamento, rilevazione dei fabbisogni e messa in tra­sparenza delle competenze, così da rendere davvero inte­grato il sistema.

Tutto questo, però in te­oria. Nella pratica l'accordo resta poco più che una dichia­razione di intenti e una indi­viduazione di criteri generali sull'educazione degli adulti e dei giovani adulti: per il momento infatti l'accordo de­manda ad un successivÒ atto normativo l'individuazione de­gli standard minimi di servizio per la realizzazione delle reti, la cui creazione resta ancora

nelle mani delle Regioni e non degli enti territoriali, in bar­ba allo sbandierato principio strategico della costruzione dal basso dei percorsi di appren­dimento permanente e della cosiddetta governance multi­livello. Insomma l'accordo si limita ad indicare chi dovrà mettere in moto l'operazione, ma le concrete moda-lità di coordina-mento fra i vari enti risultano ancora piuttosto nebulose. Quello che è certo è che le reti dovranno partire mante-nendo inalterati gli attuali asset-ti istituzionali e servendosi delle (scarse) risorse finanziarie e umane disponibili. Anche i continui richiami, presenti nel testo dell'accordo, alla necessi­tà di certificare rigorosamen­te le competenze rischiano di rimanere lettera morta, visto che i vari enti che dovranno comporre il macro-sistema dell'apprendimento perma-

nente o non dispongono anco­ra di sistemi di rilevazione e di autovalutazione, o ne hanno d sensibilmente diversi da regio­ne a regione.

Un altro problema si· gnificativo può essere rappresentato dall'insistenza sulla parificazione tra appren­dimento formale, non formale e informale, il primo istituzio­nalizzato e certificato gli altri due di natura più "sociale", ma i cui percorsi potranno essere inseriti nel libretto formativo del cittadino. Come integrarli e armonizzarli nel nuovo siste­ma e nella difficile coesistenza tra apprendimento come di­ritto e apprendimento come formazione al lavoro?

Uaccordo insomma tenta, anche coraggiosamente, di in­dicare una direzione di marcia verso un ampliamento della platea dei soggetti destinatari di apprendimento permanente e verso un'idea di educazione e formazione come servizio alla persona per tutta la durata della vita, ma le azioni concrete per realizzare questi obiettivi restano ancora sostanzialmen­te sulla carta

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L'ESPERTO RISPONDEI Il caso di un prof che assiste da solo il padre e finisce in esubero

Precedenze per la legge 104, la convivenza non serve più Prevista dal contratto, ma non dalla legge che è prevalente

A ssisto in. Yia. es·e···t.~iva m. ì.· () p.·· acir. e, .l"l.;portato~dihandiéap ~ve,mànon convivo .COJ1 luj.. sehbepe s0,l() t'or,màl· mente; pereh,tSm~~~p88$0~iltenqio . a casasu,a che. a casa inia> D .dirigente

, <lella mia $uola, per,ò, mi.ha dichiara· ' to sopr,annumer,ario, proprio perché la

convivenZll non tjsul•a fonltabn~te, e sono stato J;l,'Q.~itod,'uffi,cio in una sede moltolontanada casa. Posso fare ricorso? · ·

ktremfi,miatu I / · Tn effetti il requisi'to<kllaconoivef!Zct è espres­• J. sametJ,te previsto dallq, ~ormativa contrat­

.. tuale. Pertanto, il dirigente scolastico non ha i fatto altro che attenersi ·alla prassi v;igente, . Resta il fatto, però, Chft daJ 2000 il requisito · della convivenza non è pii:t previsto dalla kgge,

mentre i contratti sulla mobilità continuano

ìttìma .fino al icolf>21;,. della····

ntrattazio- • · le norme

~. · . . $ono ianz.ionate la nullità e lasoStituzio­

ne autqmgtica d{!l//! clq,usQl<f difformi con le norme di legge con cui contrastano. In buona sostaq,za, dunq~ sebbeneilcontrq,ttopreveda espres~nte l<if conuiveflZa, tale pr;evisione; essendo in contrasto conl'artieolo 33., eommi 3 e 5 deUa legge 1()4192, è. do, considerqrsi come se non fosse maiesis#ta e, per qWJito motivo, in sede di applwazi:òne dotìrebbe essere sostitu- . ita propri(> con l'articolo 83 della legge 104192, Nondinwno, cOn(Jid.eratoche nella prassi que­sto non açcaàe, l'unico rimedio effettivamente esperibile è il ricorso al giudice del. lavoro.

An:timo Di Geronimo

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Ecco perché il premier rilancia ora è sfida a Ragioneria e Tesoro ~Il capo del governo: solo questioni di forma non di copertura

Il RETROSCENA ROMA «L'emendamento sulla "quo­ta 96" non c'entrava nulla con la ra­tio della riforma della Pa e quindi è stato giusto toglierla dal decreto». Fosse tutta qui la retromarcia del governo somiglierebbe ad una re­sa, anche se un po' sorprende il mo­tivo addotto dal premier che ieri mattina a palazzo Chigi ha ricevuto il ministro Madia insieme al sotto­segretario Delrio. Non ci sarebbe problema di coperture, quindi, co­me ha anche sostenuto il commis­sario Cottarelli, ma solo un proble­ma di stile, di compatibilità forma­le. Motivi, questi, che avrebbero spinto il ministro Madia a levare dal decreto in corso di conversio­ne, il passaggio che avrebbe per­messo a 4 mila insegnanti di anda­re in pensione e sfuggire dalla ta­gliola della riforma Fornero che, per errore del Mef, non tenne con­

pariamo un intervento assai più ampio come platea del perimetro dei 4 mila insegnanti coperti dalla "quota 96"». Se non è un dito in un occhio dei tecnici, poco ci manca, e comunque si ripropone un braccio di ferro che non si vedeva da anni visto che sinora la politica aveva sempre dovuto cedere a tecnici e commissari. Un braccio di ferro per ora perso anche con i professo­ri universitari in grado di far lette­ralmente scomparire dal testo l'op­portunità che i senati accademici potessero mandarli in pensione a 68anni.

Tra i più irritati per l'epilogo, do­po il ministro Madia e Renzi, è pro­prio Boccia: «Dico a Renzi che se vogliamo essere quelli che vanno a Bruxelles a chiedere di farla finita con i danni collaterali da rigore e austerity, in Italia non possiamo la­sciare decidere ai tecnici che assu-

mono posizioni a prescindere». E ancora, «i diritti dei lavoratori ven­gono prima dei giochini dei ragio­nieri che lavorano al riparo di sti­pendi d'oro». Un attacco durissi­mo, quello del presidente della Commissione Bilancio della Came­ra, che ricompatta il Pd.

to. ~he l'anno .di per;sionamento de- DECRETO gh m?egnantI non.e solare ma lega- Resta il fatto che dare come termi-to all anno scolastico. f" · ·f· · u d · t · · . d" ne « me agosto» sigm 1ca costnn-

n errore .ei ec11:in, SI isse an- gere i 4 mila insegnanti in uscita e i cora, forse gh stessi a comunque . . .. colleghi di coloro che al Mef nelle 4 mila g1ovam m ent~ata, ad ~tte~-settimane scorse hanno dato pare- dere un altro anno ~1st? che Il pn­re contrario mentre nell'aula della mo settembre c.ommcia un al~ro Camera il presidente della Com- ~nno e ~he per ditventare ope~ativo missione Bilancio, Francesco Boe- il pens10namen o da quest anno eia, dava il via libera. Poi l'intervi- occ~rr~rebbe un decreto entro la sta di Cottarelli, qualche editoriale meta.di ago~to. e uindi la frenata della Ra ioneria La tr~r;cea .e comunque sca'.'ata. e

q . . g Renzi e deciso a combattere smo m - su questo e altn decreti - che non t d 1 b tt r t · t · · fa fare al governo una bella figura on ° ~ a ag ia con ro i ~cD1~1 ma neppure a tutti i partiti di mag- c.h~ ~ec1der~bbero .al P?Sto ~1 poh­gioranza e di opposizione che di t1c1 m contmu~ d1veD1~e ~sta la promesse in materia ne hanno fat- s~arsa du.ra~a dei gov~r11:1. L ann~n­te tante. ' ' ci.o f~tto 1en da Renz1 ~1 «~n ol~m-

«Motivi di copertura» e rischio p~oDlco. programma dei mille g10r­di creare un «pericoloso preceden- DI» la.dice lunga. «Stav?lta n?n,ac­te», le motivazioni che provengono c~tto 1i;iterfer~nz.e tecD1c?e» e 1 av­dai tecnici di via XX Settembre. viso d1 ~~nz1 nvolto, forse, allo Renzi, come si dice a Roma, "ab- stesso mm1stro Padoan. - . bozza" ma rilancia e fa sapere che Marco Conti «a fine agosto - nel decreto sulla ©RIPRODUZIONERISERVATA

scuola del ministro Giannini - pre- _L

1

1 La fotografia dei pensionati -- -···-- -···- --- --~- ----

~-- ...,. I~-~-,,__ -~'

2.200.000 13,3% fino a 500 --·----- --

4.870.000 29,3% 500-1.000 -- -----

6.400.000 38,7% 1.000-2.000 --··-·---

2.200.000 4,2% 2.000-3.000 ----

690.000 13,2% 3.000-5.000 . ---- -- --

199.000 1,2% 5.000-10.000 o•- -·--- - -- -- ---

11.683 0,1% oltre 10.000

Donne ·; 52,9% NORD

--.-- CENTRO Uomini ' 47,1%

SUD

I Fonte: lstaHnps (Casellario centrale ddi tutti gli enti previdenziali)

FORTE IRRITAZIONE TRA I OEM. BOCCIA: «I DIRITTI DEI LAVORATORI VENGONO PRIMA DEI GIOCHINI DEI RAGIONIERI>•

MA ANCHE CON UN NUOVO DECRETO ENTRO Il MESE Gli INSEGNANTI DOVRANNO ATTENDERE UN Al TRO ANNO

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nuovi pensionati

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Statali,. dietrofront sulle pensioni Renzi: intervento più ampio per i prof

Il GOVERNO ANNUNCIA MISURE A FINE AGOSTO SINDACATI E CATEGORIE IN RIVOLTA PllE SEl A TIACCANO

..,.Stop all'uscita anticipata di 4.000 insegnanti. Docenti universitari e primari potranno lavorare fino a 70 anni

Il CASO ROMA I grossi nuvoloni neri all'oriz­zonte sono arrivati e si sono tra­sformati in temporale sul decreto di riforma della Pubblica ammini­strazione. Ieri mattina il governo, con alcuni emendamenti presenta­ti dal ministro Marianna Madia in commissione Affari costituzionali al Senato, ha fatto una serie di cla­morose marce indietro: niente pensionamento anticipato a set­tembre per i 4.000 tra docenti e personale della scuola che aveva­no raggiunto "quota 96" nell'ago­sto del 2012 intrappolati dalla leg­ge Fornero; niente eliminazione delle penalizzazioni per i lavorato­ri con oltre 41 anni di contributi che vorrebbero smettere di lavora­re prima dei 62 anni; niente pen­sionamento d'ufficio per i profes­sori universitari e i primari che in­vece vogliono restare al loro posto fino a 70 anni. Un altro emenda­mento presentato dal governo e ap­provato elimina infine alcuni bene­fici sul calcolo della pensione per gli invalidi vittime del terrorismo.

A nulla sono valse le proteste dei sindacati e si sono rivelati inuti­li i tentativi di mediazioni dei poli­tici (di opposizione, ma anche di maggioranza): ha vinto la forza dei numeri, ha vinto il no dei tecnici della Ragioneria generale dello Stato che, nella relazione anticipa­ta da Il Messaggero (vedi edizione di domenica scorsa), avevano boc­ciato le norme per coperture finan­ziarie insufficienti. Poco importa

che la Camera le aveva approvate con la richiesta di fiducia da parte dello stesso governo. Palazzo Chigi ha preso atto che le risorse occor-renti sarebbero state molte di più e, vista la situazione precaria dei conti pubblici, ha capitolato.

LA MOSSA La questione ha scatenato però un tale putiferio con mal di pancia dif­fusi anche all'interno dello stesso Pd che, almeno per quanto riguar­da la vicenda della "quota 96" dei docenti,. Renzi in serata ha fatto trapelare di essere pronto a rime­diare: a fine agosto arriverà un nuovo provvedimento sulla scuola che risolverà l'annosa questione degli insegnanti rimasti intrappo­lati nelle maglie della riforma For­nero e riguarderà una platea ben più ampia dei 4.000 individuati fi­nora. Insomma un vero e proprio rilancio. Aver tolto ora la deroga dal decreto sulla pubblica ammini­strazione, chiarisce però il pre­mier, è stato giusto perché «non c'entrava nulla con la ratio genera­le del provvedimento».

DIRITTI E BUROCRATI Se davvero qualcosa cambierà di sicuro non sarà con il decreto Ma­dia che, dovendo essere convertito in legge entro il 23 agosto, si avvia alla richiesta di fiducia anche al Se­nato (poi dovrà ripassare nuova­mente alla Camera).

L'intervento di Renzi è sembra­to a molti la classica pezza a colo­re. Il dietrofront sulle deroghe ai pensionamenti anticipati (che già era finito nel mirino del commissa-

rio alla spending review Cottarel­li), produce infatti per tutta la gior­nata dichiarazioni di fuoco. Non pochi esponenti del Pd rendono noto il loro disappunto. «I diritti vengono prima di ragionieri e gio­chi di palazzo #quota96scuola» re­cita un duro tweet firmato France­sco Boccia. «È uno scandalo» tuo­nano Cesare Damiano e Maria Lui­sa Gnecchi (firmatari degli emen­damenti approvati alla Camera e ieri soppressi dal governo al Sena­to), mentre i colleghi Pippo Civati e Maria Grazia Rocchi definiscono «particolarmente mortificante la frenata su quota 96».

Ovviamente si scatenano le op­posizioni. «Il Governo dei soli an­nunci e delle bugie ha colpito anco­ra» attacca Sel. Grida «all'ingiusti­zia» e «alla vergogna» Forza Italia. Per non parlare dei commenti di Lega, Fratelli d'Italia e Movimento 5Stelle.

Insorgono i sindacati, sia confe­derali che di categoria. Raffaele Bo­nanni, leader Cisl, parla di «ennesi­ma figura di dilettantismo della classe politica». Per Massimo Coz­za, della Fp Cgil medici, «la staffet­ta generazionale per ora resta chiusa nei cassetti», mentre Massi­mo Di Menna (Uil) punta il dito contro «un governo messo in gi­nocchio dal superpotere burocrati­co». Il sindacato autonomo della scuola Gilda grida alla «beffa». De­lusione fortissima tra i giovani chi­rurghi che amaramente osserva­no: «Ha vinto il Gattopardo».

Giusy Franzesè ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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~Ni~~!~ ,~.~qu9ta 96" per gli iitse~anti

Asettembr~&PFO~~ tuttid{etroJ~i!a'rtedraa 1;: insegnare. Siilta la norma che avrebbe consentito il pensionamento per4.000 insegnanti che nel corso dell'anno scolastico 20U/2012, tra il 1 gennaio e il 3lagosto del 2012, avevano maturato i requisiti della vecchia «quota 96» (mix tra anni di contributi e età anagrafica). Là riforma Forn~ro in \"{gore da gennaio 2012 li aveva blocç~t{abolendoilsistemadellequoteele pensiop,ì d'anzianità.

Ma i sindacati della scuola hanno sempre protestato (e in questi ultimi tre anni sono sorti anclte molticomitat.t) rkordandoche tutte le riforme delle pensio~ìprecedenti alla Fornero, per i docentiàvevano stabilito la maturazione del requisito non altennine dell'anno solare ma al termine dell'anno scolastico, ovvero al 31 agosto. Dtqui latìthiesta di" correzione della svista", Al numero dì 4.000 si era arrifati in base ad una ricognizione del Miur (ministero istruzione).

Università e sanità si torna al passato

Professori universitari e primari: niente pensionamento d'ufficio. La norma che fissava la soglia a 68 anni, contenuta nel testo del decreto dì riforma della pubblica amministrazione approvato alla Camera con fiducia, è stata ora cancellata al Senato con un emendamento del governo.

In pratica sia i prof universitari che i primari (oltre al magistrati che già erano fuori) andranno in pensione con le norme previste finora, ovvero anche 70 anni se ci sono le condizioni. Per i tecnici della Ragioneria dello Stato l'anticipazione di due anni costerebbe 34,2milioni nel 2015 e dal 2015 al 2021 il costo sarebbe di circa 113 milioni.

Il pensionamento d'ufficio resta invece «non prima del raggiungimento dei 65 anni d'età» per i dirigenti medici e del ruolo sanitàrio. Resta anche a 62 anni per il resto dei dipendenti pubblici.

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'Penalizzato chi ', •1 '~l"Ff::~w. • • • • esce in anticipo

La1egge1fiornero è(tnsimte fies~ipclJ.ità iJè{J'.~!à' del pensionamento peri lavoratori che hanno maturato 42 anni e 6 m.esi di contributi ( 41 e sei mesi per le donne): possono scegliere di andare in pens~one prima dei 62 anni di età ma con penalizzazioni economiche ( dall'1% al 4%). Inoltre nel calcolo dei contributi devono · rientrare solo quem da «effettiva prestazione lavorativa» (ad eccezione della maternità obb ·a, leva militare, cig ordinaria, màl . , infortunio, donazìoni di sangue, congedi parentali, permessi per assistenza disabili). Di fatto sono fuori dal calcolo il riscatto aella laurea, i contributi volontari, i giorni di sciopero. La norma votata alla Camera eliminava le penalizzazioni economiche sull'assegno e quelle sul calcolo dei contrìbuti per chi avrebbe maturato i requisiti «entro dicembre 2017». Visti i rilievi della Ragioneria generale dello Stato, il governo ci ha ripensato é ha soppresso la deroga.

Vittime terrorismo , benefici annullati

Le associazioni delle vittime del terrorismo stavolta ciavevano creduto: B.'ssegni previdenziali e tfr dei dipendenti privati (e loro eredi) avrebbero avuto una base di calcolo più favorevole. Un emendamento in tal senso era stato approvato nell'ambito del decreto di riforma della pubblica amministrazione appena approvato alla Camera. Ma ieri al Senato è arrivata la doccia fredda: niente da fare, il governo ha presentato e fatto approvare un emendamentosoppressiv9 dei benefici appena ottenuti. Motivo, ané:he in questo caso, è dato dalle èopertura insufficienti: si prevedeva un costo di l milione di euro a partire dal 2014. «Stupore e ra~bia» è stata espressa dall'Unione vittime per stragi, che raccoglie le associazioni dei familiari delle vittime dr Piazza Fontana, Piazza della Loggia:, Treno Italicus, Stazione di Bologna del 2Agosto1980, Rapido 904 e Firenze Via dei Georgofili.

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il Giornale Pagina 2 Foglio 1 / 2

I GUAI DI PALAZZO CHIGI La giornata

La figuraccia della Madia: salta la pensione anticipata Nel limbo 4mila insegnanti Il governo costretto allo stop dalla Ragioneria. Renzi: scelta giusta, ripareremo a fine agosto. Opposizione e sindacati: «È inaccettabile»

di Fabrizio Ravoni Roma

on un atto di resipiscen­za, il governo cancella al Senato la misura - intro­

dotta alla Camera - che sblocca­va 4mila pensionamenti nella scuola.Non erano coperti da un punto di vista finanziario, come previsto dall'articolo 81 della Costituzione. Insomma, il de­creto Madia sulla Pubblica am­ministrazione non conteneva al propriointernolerisorseneces­sarie allo sblocco previdenziale. E Matteo Renzi dice che togliere «quota 96» per gli insegnanti (quota 96 è la somma fra l'età anagrafica e i contributi versati) èunasceltagiusta.Inquantoafi­neagostohainanimodipresen­tare un provvedimento che toc­cherà una platea «assai più am­pia» dei 4mila insegnanti inte­ressati. Oppure se ne riparlerà con la legge di Stabilità; come in­vita a fare un ordine del giorno

L'esecutivo sbloccherà l'impasse con una norma nella legge di Stabilità

votato dalla commissione Affari costituzionali di Palazzo Mada­ma.

Con il ripristino dello sblocco saranno anche recuperate le so­glie di pensionamento anticipa­to per professori universitari e primari. Lo stesso provvedimen­to le abbassava da 70 a 68 anni. Così come «graziava» dalle pe­nalizzazioni i lavoratori dipen­denti che andavano a riposo a 62 anni. Argomenti che secon­do il premiernon avevano ragio­ne di essere presenti nel decreto sulla Pubblica amministrazio­ne.

Il decreto approderà oggi nel­l'aula del Senato. Ed è assai pro­babile che il governo chiederà -per l'ennesima volta - la fiducia. Da notare che tutti i provvedi­menti del governo Renzi sono stati approvati dal Parlamento con voti di fiducia. Tra l'altro, queste modifiche costringerà il provvedimentoaunaterzalettu­ra a Montecitorio, che dovrà convertirlo in legge entro il 23 agosto.EallaCameragiàprepa­rano le barricate. Il presidente della Commissione Bilancio, Francesco Boccia, osserva: «So-

noconvintopiùdiprima:idiritti vengono prima di ragionieri e giochi di Palazzo». Boccia era stato tra i promotori delle misu­re che sbloccavano i pensiona­menti nella scuola. Un riferi­mento neppure tanto velato, il suo, al ruolo svolto dallaRagio­neriagenerale dello Stato ( tecni­camente, un dipartimento del ministero dell'Economia) nella scelta di convincere Palazzo Chi­giacongelare lo sbloc-co previdenziale dei 4mila insegnanti.

E portavoce dei mal di pancia della Ragioneria era stato Carlo Cottarelli. Sul suo blog aveva ricor­dato che le risorse ri­sparmiateconlaspen­ding review doveva­no servire a ridurre il cuneofiscalesullabu­sta paga, e non ad au­mentare le spese. E contro Cottarelli e la Ragioneria torna a schierarsi Boccia.

Il presidente della Commissione Bilan­cio di Montecitorio,

però, èin buona compagnia. Un gruppo di deputati del suo parti­to (Pd) chiede al governo di ripri­stinare lo sblocco. Altrettanto fanno Renata Polverini (Forza Italia) e Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia). E tutti i sindacati. Dalla Cgil all'Ugl, passando per la Ci­sl. «Non è accettabile- dice Vera Lamonica della Cgil - che ogni volta che si interviene per sana­reingiustizieneiconfrontideila­voratori scatta il contrordine. Così si commette un'ingiustizia più grande». Raffaele Bonanni sottolinea come «se la riforma F omero fosse stata discussa con il sindacato non ci troveremmo all'ennesimo pasticcio. Siamo in presenza - denuncia - all' en­nesima figura di dilettantismo della classe politica del nostro Paese».

La circostanza che il governo abbia accolto le osservazioni al­la Ragioneria sullo sblocco pre­videnziale nella scuola sembra averdatovigoreaquestodiparti­mento dell'Economia, a cui- isti­tuzionalmente - è delegato il ruolo di «bollinatura» delle leg­gi. Così,idubbidellaRagioneria bloccano anche il decreto com­petitività per un emendamento sul fotovoltaico.

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PENSIONI • Professori universitari

e primari Salta il pensionamento d'ufficio per primari e professori universitari a &Banni

• Disincentivi Tornano i disincentivi per chi va in pensione a &2 anni

•Quota96 Approvato un ordine del giorno che impegna il governo a valutare una nuova soluzione per i pensionamenti nella scuola: niente uscita con 61 anni di età e 35 di contributi o 60 anni+ 36

TERRORISMO

DIPENDENTI STATALI. MOBILITÀ

• Ad altro ufficio in un raggio di so km

• Non obbligatoria per i genitori con bimbi sotto i tre anni o con figli disabili

• Per il passaggio sarà necessario i I consenso dei sindacati

• Eliminata la necessità del nullaosta dell'amministrazione di provenienza

• Sforbiciata su permessi, distacchi e aspettative sindacali

Francesco Boccia (Pd)

Fabrizio Bocchino (MSS)

Raffaele Bonanni (Cisl)

Data 05-08-2014 Pagina 2 Foglio 2 / 2

CAMERE DI COMMERCIO • Riduzione del pagamento dei diritti

camerali dovuti dalle imprese Spalmata su tre anni: -35°/. nel 2015, -40 nel 2016 e-so·~ nel 2011

•Accorpamento delle sedi sul territorio

• Riduzione dei compiti, delle funzioni e delle partecipazioni societarie

•Trasferimento al ministero dello Sviluppo economico delle competenze sul registro delle imprese

Nichi Vendola (Sei)

L'EGO

' ' Mai diritti vengono prima di ragionieri '' I soldi per«quota

96» non ci sono per la Casta si È vergognoso

'' Figura da dilettanti per la classe politica '' Prese in giro

le famiglie già ingannate dallaFomero e giochi di Palazzo

Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia)

'' Ennesùnascelta che cor~fenna l'incapacità dell'esecutivo

DIETROFRONT li ministro

della Funzione pubblica

Marianna Madia in Aula al Senato con

lo sguardo perso nel vuoto. La

misura che estendeva la pensione a i

4mila insegnanti pena I izzati

dalla riforma Fornero

è saltato

del nostro Paese

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Data 05-08-2014 Pagina 3 Foglio 1

Scuola, il governo vuole rivedere le graduatorie filo Sud mROMf\

!111811 Emigrazione dei precari della scuola, si muove il governo. Dopo aver letto dei trentamila insegnanti che dal Mezzogiorno sono in procinto di trasferirsi al Nord grazie all'inserimento nelle graduatorie, e ai danni dei loro colleghi settentrionali, Palazzo Chigi sta pensando di correggere il meccanismo di reclutamento nel decre­to scuola che dovrebbe vedere la luce nel consiglio dei ministri di fine agosto. È stato lo stesso premier Matteo Renzi; ieri, a dare le prime direttive al ministro dell'Istru­zione, Stefania Giannini. In quel provvedimento saran­no sciolti tutti i nodi che riguardano la scuola: quota 96 per i lavoratori rimasti incastrati dalla riforma Fornero,

L'.i»YasioMde!30mila

Gli insegnanti del Sud cacciano quelli del Nord

asili nido e, appunto, le graduatorie. Le verifiche tecni­che su come intervenire sono già partite. Era stato il sot­tosegretario all'Istruzione, Roberto Reggi, ad anticipare l'intervento: «La riforma della sele-zione degli insegnanti sarà una prio-rità».

Fi non farà sconti. «Il caos delle graduatorie è legato alle modalità di reclutamento del sistema, che non prevede concorsi frequenti», de­nuncia Elena Centemero, responsa­bile Scuola e Università. La soluzio­ne è «cambiare il sistema di recluta­mento, bandire concorsi ogni due anni e introdurre gli albi regionali degli ìnsegnanti».

, T.M.

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SCONTRO DEM L'ira del Pd Boccia contro il Tesoro: «Sconfessa la nostra linea politica>>. Ma la titolare della Pubblica amministrazione ha fretta: «Dobbiamo correre»

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i nostri soldi

Dietrofront del governo: via i prepensionamenti Dopo il no della Ragioneria dello Stato, la Madia cancella dal decreto sulla Pala «quota 96» per gli esodati della scuola, il tetto di 68 anni per prof e primari e i benefici per le vittime del terrorismo. Tornano le penalizzazioni della legge Fornero

:::TOMMASO MONTESANO

11111111 Quattro emendamenti per riscrivere la riforma della Pubblica amministrazione. Il governo, perso il braccio di fer -ro sulle coperture con la Ragio­neria generale dello Stato, vin­ce quello con il Parlamento e mette mano al decreto che porta il nome di Marianna Ma­dia, ministro della Funzione pubblica. È la stessa ministra, prima di entrare in commissio­ne Affari costituzionali del Se­nato dove è in corso lesame delle 650 proposte di modifica al testo, ad annunciare: «Ci sa­ranno quattro emendamenti soppressivi del governo».

Il più importante riguarda i circa 4mila pensionamenti nella scuola che sarebbero scattati per i lavoratori in pos­sesso della fatidica «quota 96», rimasti incastrati nelle maglie della riforma Fornero. L'emen­damento che sbloccava i pen­sionamenti degli «esodati», presentato da Manuela Ghiz­zoni (Pd) e sottoscritto da tutti i gruppi, aveva attirato i rilievi dei tecnici della Ragioneria, per i quali la misura era «sco­perta».

La Commissione ha dato il via libera all'emendamento soppressivo, ma poi ha appro­vato, all'unanimità, un ordine del giorno che chiede al gover­no di inserire la misura altro­ve. Palazzo Chigi, dopo aver dato lok alla cancellazione di «quota 96» - «non c'entrava nulla con la PA» - punta i fari sul «decreto scuola» previsto per fine mese, di cui hanno di­scusso ieri Matteo Renzi e il mi­nistro dell'Istruzione, Stefania Giannini.

Le altre tre modifiche riguar­dano leliminazione del tetto

dei 68 anni per il pensiona­mento d'ufficio di docenti uni­versitari e primari (voluto dal relatore, il pd Emanuele Pia­no); il ripristino delle penaliz­zazioni prevista dalla legge Fornero per le uscite anticipa­te dal lavoro (cancellate da una modifica della pd Maria Luisa Gnecchi) e l'eliminazio­ne dei benefici pensionistici per le vittime del terrorismo.

Scatenate le opposizioni. MSS, Sel e Forza Italia attacca­no il governo: «Vergognoso dietrofront»; «racconta bu­gie»; «ennesimo flop». Ma pu­re il Pd è all'offensiva. France­sco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, si scaglia contro l'Eco­nomia: <<C'è una scuola di pen­siero che si è opposta all'indi­cazione arrivata da tutte le for­ze politiche. Renzi faccia sua questa battaglia». Ma Palazzo Chigi vuole fare in fretta. Dopo la discussione generale, oggi si vota. Con probabile ricorso al­la fiducia. «Dobbiamo correre, mi sembra ragionevole», anti­cipa Madia.

::: LENOVITÀ

NIENTE QUOTA 96 Cancellata «quota 96» (61 an­ni con 35 anni di servizio o 60 con 36 di servizio) che sblocca­va il pensionamento per 4mila esodati della scuola che dove­vano andare in pensione due anni fa ed erano rimasti blocca­ti dalla legge Fomero

TETIO DEI 68 ANNI Eliminato il tetto dei 68 anni per i professori universitari e i primari (oggi la legge Gelmini prevede l'uscita obbligatoria a 70 anni per i docenti universi­tari). Non mutano le soglie per gli altri dipendenti pubbfici: 62 anni e 65 per i medici

PENALIZZAZIONI Niente cancellazione delle pe­nalizzazioni prevista dalla leg­ge Fornero per le uscite antici­pate dal lavoro

TERRORISMO Eliminati anche i benefici nei criteri di calcolo del trattamen­to pensionistico e del Tfr per i dipendenti privati (e loro ere­di) che avessero subito un'in­validità permanente in conse­guenza di atti di terrorismo. La spesa prevista era di un milio­ne di euro

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Data 05-08-2014 Pagina 6 Foglio 1

Temici superiori, più risorse se diplomati trovano lavoro Milano. «Con questo accordo confermiamo che il dia -logo tra la scuola e il mondo del lavoro e delle imprese è uno dei punti fondamentali del programma del nostro governo. Il 43% di disoccupazione giovanile si combat­te anche così». Non nasconde certo la soddisfazione, il sottosegretario all'Istruzione, Gabriele Toccafondi, pre­sentando l'accordo tra Miur e Regioni sulle nuove mo­dalità di finanziamento degli Istituti tecnici superiori (Its), che sarà firmato oggi pomeriggio in conferenza u­nificata. Sul tavolo ci sono i 14 milioni di euro dell'ap­posito Fondo nazionale, che saranno ripartiti tra le 64 fon­dazioni Its non più sulla base degli studenti iscritti, co­me avvenuto finora, ma secondo «criteri di efficienza ed efficacia», precisa Toccafondi. In sostanza, 1'80% delle ri­sorse saranno attribuite sulla base dei risultati conse­guiti dagli studenti e di una valutazione, effettuata dal­l'Indire, che considererà anche gli sbocchi lavorativi dei

diplomati. In media, il 59,52% degli studenti degli Its tro­va lavoro entro sei mesi dal diploma, con punte del 79, 73% per l'area tecnologica "Mobilità sostenibile". Le iniziative dell'esecutivo per promuovere il dialogo tra scuola e lavoro prevedono anche il potenziamento dei Poli tecnico-formativi, attraverso la stipula di nuove con­venzioni tra scuole e aziende, per favorire l'alternanza tra formazione in aula e lavoro. Con il prossimo anno scolastico, infine, prenderà il via un programma sperimentale di apprendistato di altafor -mazione e ricerca, riservato a 150 studenti dell'ultimo biennio degli Istituti tecnici ad indirizzo Elettronico ed Elettrotecnico di sette scuole di Napoli, Piacenza, Civi­tavecchia, Torino, Brindisi, Firenze e Venezia. Il protocollo d'intesa, che sarà stipulato in questi giorni, prevede che Enel assuma i ragazzi con contratto di apprendistato di alta formazione, impiegandoli in aziende del gruppo.

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Data 05-08-2014 Pagina 8 Foglio 1

«Favorire la collaborazione tra scuola paritaria e statale» Torino. «I~Italia è uno dei pochi Paesi europei dove stenta a diventare prassi normale la presenza collabo­rativa tra scuola statale e paritaria sia cattolica che pro­testante e di altre religioni, o anche laica, scuole che pos­sono convivere secondo regole comuni stabilite uguali per tutti nei diritti e nei doveri. Da noi la scuola parita­ria viene chiamata e considerata ancora e sempre "pri­vata'' quando la legge che l'ha istituita la riconosce pub­blica a tutti gli effetti e quindi soggetta a tutte le norme proprie della scuola dello Stato. Purtroppo non se ne è ancora tratto le conseguenze legislative in fatto di fi­nanziamenti per cui la libertà di una famiglia di scegliere l'una o l'altra scuola va incontro alla discriminazione palese verso chi sceglie quella paritaria, costringendo di fatto a pagare una retta per sostenere il suo diritto». Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, è tornato nei gior­ni scorsi sul tema della parità scolastica, in relazione ai "casi" emersi in Piemonte, dove in alcuni Comuni si in-

L'arcivescovo Nosiglia interviene sul caso

degli asili comunali in "concorrenza" con quelli parrocchiali

tendono aprire sezioni di scuola materna pur essendo già presente il servizio di istituti paritari della Fism e dunque creando il rischio di "doppioni" che rappresen­tano un costo per la comunità locale o che aprono al ri­schio di chiudere gli istituti paritari, con conseguente perdita di posti di lavoro. «Perché non sostenere un'unica scuola se questa è suf­ficiente, chiedendo certo il rispetto di tutte le norme pre­scritte dallo Stato in fatto di obiettivi, programma di in­segnamento, di accoglienza di tutti i bambini senza di­scriminazioni o rifiuti, qualificazioni dei docenti, radi­camento nel territorio sul piano culturale?», si chiede l'arcivescovo. Il vero tema, infatti, non è rappresentato soltanto dalle scelte concrete dei singoli Comuni e de­gli istituti scolastici, ma dal principio di garantire la li­bertà di scelta educativa per tutte le famiglie.

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Data 05-08-2014 Pagina 6 Foglio 1

Pasticcio quota 96, dietrofront del governo Salta la norma per anticipare la pensione a insegnanti e prof es sori Renzi: «Faremo un intervento più ampio a fine mese». E guerra nel Pd

Gianni Di Capua •Ormai lo chiamano "pastic­cio 96". O ancora: "paterac­chio 96". Quel che è sicuro è che la questione relativa alle pensioni per insegnanti e pro­fessori non è stata una grande pagina per il Parlamento e in particolare per il governo, che ha dovuto imporre un dram­matico dietrofront.

L'esecutivo infatti ha pre­sentato un emendamento al suo decreto legge sulla Pubbli­ca amministrazione che rive­de i limiti d'età per il pensiona­mento d'ufficio, eliminando il tetto dei 68 anni inserito per professori universitari e medi­ci. Restano invece le soglie pre­viste per il resto dei dipenden­ti pubblici (62 anni e 65 per i medici). Ritornano anche le penalizzazioni per chi esce a 62 anni e viene cancellata la possibilità di andare in pensio­ne per i cosiddetti quota 96, i circa4 mila insegnanti e colla­boratori scolastici rimasti inca -strati nelle maglie della rifor­ma Fornero. Eliminati pure i benefici per le vittime del terro­rismo. È stata il ministro della

Il premier È stato giusto togliere quella misura perché non attinente alla rifor­ma stabilita dal decreto

Boccia Difendo e rivendico quella misura, se è saltata è colpa del Tesoro

Salvini Quattromila insegnanti sono stati fregati dalla Fornero e adesso anche da Renzi

pubblica amministrazione Marianna Madia in persona a farel'annunciochemaiavreb­be voluto fare, a ratificarlo è toccato alle commissione Affa­ri costituzionali del Senato, che ha licenziato il testo inse­rendo le quattro modifiche.Il provvedimento ha ricevuto an­che il via libera del Senato ai requisiti di necessità e urgen­za: l'esame del provvedimen­to è iniziato ieri sera.

Il governo, con l'emenda­mento che di fatto blocca il pensionamento di 4mila inse­gnanti, accoglie così i rilievi della Ragioneria dello Stato che aveva evidenziato proble­mi di coperture. Anche il com­missario alla spendingreview, Carlo Cottarelli, aveva critica­to quella norma entrando in polemica con il Parlamento madifattoancheconl'esecuti­vo (e Matteo Renzi non l'ha presa molto bene). Ma rischia disollevareunnuovopolvero­ne, come quello che a gennaio ha fatto traballare il governo Letta, che solo in extremis deci­se di cancellare il prelievo di 150 euro dalla busta paga degli

insegnanti per gli scatti dian­zianità «indebitamente» ero­gati. Caustico il commento del segretario della Lega Nord: «Quattromila insegnanti, fre­gati dalla Fornero, sono stati ri-fregati da Renzi. Dovevano andare in pensione, ma il go­verno non trova i soldi... Altra promessa non mantenuta, al­tra Renzata».

IlministroMadiahaspiega­to che l'ipotesi di porre la fidu -ciain Senato sul decreto «sem­braragionevole», visto che an­che alla Camera si è utilizzato questo strumento. «Dobbia­mo correre» ha aggiunto il mi­nistro.

In serata lo stesso Matteo Renzi ha fatto sapere che si porràrimedio. A quanto si è ap­preso, il premier ha ritenuto giusto togliere la norma sulla "quota 96" dal decreto perché non c'entrava nulla con la ra­tio della riforma. Tuttavia, ilca­po del governo avrebbe inten­zione di presentare un inter­vento sulla scuola per fine ago­sto, che coprirebbe una platea più ampia rispetto ai quattro­mila che rientravano nella

"quota96". Ma la vicenda ha aperto un

conflitto all'interno del Pd. Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, in un'intervista all'Huffington post ha detto: «Certo: io la norma su "quota 96" la difendo e rivendico. Ed è inutile nascondere la polvere sotto il tappeto: nel Mef c'è sempre stata una scuola di pensiero che si è sempre oppo­sta all'indicazione di tutte le forze politiche per sanare l' er­rore della riforma Fornero, chehabloccatoinservizio4mi­lainsegnanti che avevano ma­turato la cosiddetta "quota 96" per andare in pensione. Tra l'altro, è diventata ormai "quota 98", visto che dalla ri­forma Fornero sono passati due anni... Io non mi posso sentir dire da esponenti della burocrazia o da un commissa­rio del governo che si rischia l'effetto emulativo se colmi la lacuna che ha provocato que­sto scempio. Dunque, mi au­guro che il presidente del Con­siglio faccia sua questa batta­glia e risolva il problema nelle prossime ore tra questo decre­to e quello annunciato sulla scuola».

Marianna Madia è il ministro della Pubblica amministrazione

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EUROPA Data 05-08-2014 Pagina 2 Foglio 1

Il pasticcio di "quota 96". ll recupero nel pacchetto-scuola di.fine agosto MARIANTONIETTA COLIMBERTI

I l colpo di scena arriva di buon'ora ed è una doccia gelata per tanti: la

cosiddetta "quota 96", che dava il via libera a circa 4 mila pensionamenti nella scuola, viene cancellata; con -temporaneamente sparisce il tetto dei 68 anni per il pensionamento dei pro­fessori universitari e dei primari e tornano le penalizzazioni per i dipen -denti pubblici che vanno in pensione a 62 anni.

Addio salvataggio per gli inse­gnanti incastrati dalla riforma Forne­ro nel 2012, addio svecchiamento di università, ospedali, pubblica ammi­nistrazione. La cruda realtà dei nu -meri ha imposto il ripensamento del governo sulle modifiche approvate alla camera - con il parere negativo del Tesoro - e ridimensionato molte attese.

Era stata la Ragioneria dello sta­to, qualche giorno fa, a rilevare un difetto di copertura nelle norme con -tenute nel decreto sulla pubblica am­ministrazione. Prima ancora, il com­missario alla spending review, Carlo Cottarelli, aveva evidenziato sul suo blog i rischi di impegnare risorse per aumentare la spesa. Ne era seguita una dura presa di posizione del pre­sidente della commissione bilancio

quale il premier ha spiegato che "quo­ta 96" non c'entrava nulla con la ratio della norma. Scadenza prevista per il nuovo provvedimento, fine agosto.

Un po' diverso il discorso sul tet­to a 68 anni per professori universi -tari e primari. I problemi di copertu -ra riguarderebbero i primi, ma le due categorie sono equiparate e dunque viaggiano insieme. Originariamente, Madìa avrebbe voluto fissare il tetto

della camera, Francesco Boccia, e una soltanto per i primari. sostanziale sconfessione del commis­sario da parte del premier.

Ieri, lo stop del governo. La que­stione di "quota 96", secondo quanto si apprende, verrà ripresa nell'ambito di un pacchetto strutturale sulla scuola, che riguarderà anche il pre­cariato e si rivolgerà a una platea più ampia dei 4 mila cui era rivolta la norma eliminata ieri. Matteo Renzi ne ha parlato con Marianna Madìa e Stefania Giannini in un incontro, nel

Ieri sindacati e opposizioni, ma anche parlamentari del Pd e di Popo­lari per l'Italia, avevano criticato il governo e la commissione affari co­stituzionali, all'unanimità, aveva chiesto di «onorare gli impegni presi» su "quota 96".

Oggi il decreto approderà in aula dove verrà posta la fiducia. Poi dovrà tornare alla camera, dove ieri è ap­prodato il decreto competitività. An -che in questo caso, è probabile che il governo ricorra alla fiducia.

@mcolimberti

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Data 05-08-2014 Pagina 4/5 Foglio 1 / 3

t TESORO CONTRO PALAZZO CHIGI t Soppresso l'emendamento su quota 96

Guerra per un pugno di euro in 4000 restano senza pensione Dopo i dubbi della Ragioneria, il dietrofront della Madia sulla norma che era stata votata all'unanimità dalla Camera per sanare i danni della Fornero nel settore scuola. Boccia (Pd): "Al ministero una burocrazia con poteri mai visti e fuori controllo" Palombi • pag. 4

È GUERRA TRA RENZI E IL TESORO ASPETTANDO CAUTU SCONTRO SULLE COPERTURE AL DECRETO MADIA, ALLA FINE IL GOVERNO CEDE

di Marco Palombi

Quel che è successo sugli emendamenti al decreto Pubblica amministrazione

n nto rilevante in sé, quanto per quel che significa: la frattura tra Tesoro e Palazzo Chigi è ormai conclamata con quest'ultimo, almeno per ora, nella parte dello sconfitto. Mat­teo Renzi, che aveva difeso la norma sui "quota 96" e il pre­pensionamento dei professori universitari contro le perples­sità di alcuni ministri (ad esem -pio Stefania Giannini, titolare dell'Istruzione) e l'uscita pub­blica di Carlo Cottarelli, è ora stato costretto alla marcia in­dietro. Quattro emendamenti soppressivi che dicono che la macchina dell'austerità è anco­ra in funzione e anzi non trova argini. Nessun cambiamento di verso, insomma, e un pessi­mo segnale per la battaglia sui conti pubblici che l'Italia dovrà affrontare in autunno.

VA NOTATO, intanto, che le uscite pubbliche anti-governa­tive del commissario alla spen­ding review e della Ragioneria generale dello Stato (ieri ne ha fatto le spese anche un emen­damento al dl Competitività del

MSS condiviso dalla maggio­ranza) arrivano all'indomani della formalizzazione della squadra economica di palazzo Chigi che doveva sottrarre po­teri proprio al Tesoro. Questa la scansione degli eventi. Lunedì 28 luglio Matteo Renzi ha co­municato i nomi degli econo­misti che faranno parte della fa­mosa" cabina di regia" di palaz­zo Chigi: l'ex rettore della Boc­coni Guido Tabellini, Marco Si-moni, Veronica De Romanis, Tommaso Nannicini, più i pid­dini Y oram Gutgeld e Filippo Taddei. Il giorno dopo e' è stato un incontro tra Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan a palazzo Chigi al termine del quale viene diffusa l'apposita velina "tutto bene, madama la marchesa": "Il titolare dell'Economia ha con­diviso con Renzi l'idea di irro­bustire la squadra economica di palazzo Chigi, in modo da avere una sponda e una interlocuzio­ne ancora più strutturata". Lo stesso giorno, però, al Teso­ro s'erano tolti i guanti: alla Ca­mera arrivano i pareri della Ra­gioneria generale che vogliono difendere l'impianto generale (e le accluse ingiustizie) della ri­forma delle pensioni Fornero. Non è finita. Mercoledì sera è arrivata la mazzata di Carlo Cottarelli che attacca il Parla­mento per attaccare il governo,

colpevole di aver avallato la ma­novra sui "quota 96" (i partico­lari tecnici li trovate nella pa­gina accanto). Venerdì ancora, con geometrica potenza di fuo­co, la Ragioneria è tornata sul luogo del delitto facendo "spa­rare" di nuovo dalle agenzie i suoi rilievi sulle mancate coper­ture. Ieri infine - con gli emen­damenti che si rimangiano i provvedimenti sui pensionati della scuola, le penalizzazione e la pensione a 68 anni per i ba­roni universitari - Renzi ha chi­nato il capo. Questa vicenda non è importante per le cifre in ballo - mezzo miliardo in sette anni sono una goccia nel bilan­cio dello Stato - ma per i rap­porti di potere che delinea.

LA TECNOSTRUTTURA del Tesoro è ormai pubblicamente all'opposizione: il capo di gabi­netto di Padoan, Roberto Ga­rofoli (già con Letta a palazzo Chigi) e il ragioniere generale Daniele Franco (ex Bankitalia voluto da Saccomanni) gesti­scono la più potente macchina anti-renziana in Italia, ma lo fanno con solidi agganci esteri. Non è infrequente - spiega al Fatto Quotidiano una fonte dell' esecutivo Ue - che dalla Ragio­neria partano telefonate alla volta di Bruxelles o Francoforte (la Bee di Mario Draghi) per

chiedere interventi pubblici o "denunciare" informalmente il lassismo in materia di rigore del governo. E evidente a questo punto -spiega un membro del governo - "che al Tesoro c'è una guerra interna: le strutture confermate da Padoan contro il parere di Renzi, da Franco in giù, si per­cepiscono come contropotere rispetto al premier e sanno che fare le sentinelle dell'austerità in salsa germanica è l'unico modo che hanno di pesare po­liticamente contro un governo che ha un grande consenso elet­torale. Ecco il consenso degli italiani non è un loro assillo".

SCENARIO abbastanza preoc­cupante se si pensa a quanto de­ve accadere di qui alla fine dell'anno: per rispettare quel che c'è scritto nelDefin termini di deficit e saldo primario, a Renzi servono una ventina di miliardi di minori spese (o maggiori tasse) entro l'anno prossimo. Roba che potrebbe uccidere un'economia già pro­vata da anni di recessione come la nostra. Solo che fare una bat­taglia sulla flessibilità, magari sull'esempio di quel che fanno Francia e Spagna, mentre il Te­soro rema contro, potrebbe far affondare il Paese insieme al governo.

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Data 05-08-2014 Pagina 4/5 Foglio 2 / 3

SPHCCIOU SCONTRI

Si litiga su 580 milioni in 7 anni Sono quattro le norme del decreto

Pubblica amministrazione bocciate dalla Ragioneria generale dello Stato perché prive di adeguata copertura e tutte riguardano le pensioni: i lavoratori della scuola (i cosiddetti "quota 96"), il prepensionamento di medici primari e professori universitari, l'abolizione del­le penalizzazioni per chi va in pensione a 62 anni avendo raggiunto il massimo dei contributi e persino un milione di euro destinato ai vitalizi dei parenti del­le vittime del terrorismo.

I CONTI DELLA SERVA. Ecco nel detta­glio di cosa si parla. I "quota 96" (la som­ma di età anagrafica e contributiva) sono quattromila dipendenti del settore scuo­la rimasti "incastrati" al lavoro per colpa della riforma Fornero: si tratta di per­sone che avevano i requisiti previsti per andare in pensione entro il 31 dicembre 2011 con le vecchie regole (come vuole la legge), ma non hanno potuto perché -banalmente - l'anno lavorativo degli in­segnati va avanti da settembre a giugno. Il governo Monti, pur conoscendo il problema, non fece nulla. Ora la Camera aveva risolto il problema stanziando 416 milioni in cinque anni (35 milioni di eu-

ro per il 2014, 105 per il 2015, 101 per il 2016, 94 per il 2017 e 81 milioni per il 2018), fondi da recuperare dalla spen-

ding review e dagli accantonamenti pro­venienti dal taglio delle spese dei mini­steri previsti dalla legge di Stabilità 2014. Secondo la Ragioneria, però, "non risul­tando economie accertate a consuntivo che possano fare fronte ai maggiori one­ri valutati per l'attuazione del provvedi­mento". La contestazione della Rgs, alla fine, riguarda sul 2014 circa dieci milioni di euro, una minuzia. Stessa sorte è toccata al pensionamento anticipato per i primari ospedalieri e i professori universitari: il decreto fissava il limite massimo d'età a 68 anni invece che agli attuali 70. L'idea era di far muo­vere un po' la pianta organica dell'uni­versità svecchiando i vertici e, a cascata, assumendo qualche ricercatore: il costo - non coperto adeguatamente secondo la Ragioneria generale - era di complessivi 113,3 milioni di euro dal 2015 al 2021. Il caso più spinoso, a livello tecnico, è in­vece quello delle penalizzazioni per chi vuole andare in pensione a 62 anni aven­do il massimo dei contributi (41 anni per le donne e 42 per gli uomini): un emen­damento al decreto Madia aveva cancel­lato queste penalizzazioni stimandone -col beneplacito di una relazione tecnica dell'Inps - il costo per le casse pubbliche in un milione di euro quest'anno, 3 mi­lioni nel 2015 e 7 nel 2016. La Ragio­neria, però, sostiene che

Il decreto risolveva il problema dei 4mila dipendenti scolastici

rimasti "incastrati" al lavoro pervia della riforma Fomero

nono.5tante avessero i requisiti per andare a riposo

La Ragioneria generale

e Cottarelli hanno reagito

alla nomina della "cabina

di regia" di palazzo Chigi:

a ottobre, per trovare 20

miliardi, saranno dolori

l'Inps sbaglia: 5 milioni per il 2014, 15 per il 2015 e 35 milioni per il 2016. Nell'ipotesi peggiore, insomma, si tratta di provve­dimenti che, sanando delle ingiustizie, costano all'ingrosso 580 milioni in sette anni. Non proprio cifre da fallimento. LE REAZIONI. I sindacati, ovviamente, non hanno gradito: "l'ennesimo pastic­cio" seguito alla riforma Fornero, dice il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, e ''l'ennesima figura di dilettantismo della classe politica del nostro paese"; la Cgil parla di "un fatto gravissimo" e la Uil incolpa "una lobby attiva contro la scuo­la". I sindacati autonomi della scuola, ovviamente, sono anche più arrabbiati, ma persino al Pd - la sinistra interna soprattutto, ma non solo - non è piaciuto l'inchino del governo alla Ra­gioneria generale: "È scandalo-so", hanno scritto ad esempio i deputati Cesare Damiano e Ma-ria Luisa Gnecchi. Festeggiano, invece, primari e professori uni­versitari, che avevano criticato la norma fin dall'inizio. Su "quota 96" e le "penalizzazioni", comunque, il governo ha an­nunciato nuovi decreti.

m.pa.

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Data 05-08-2014 Pagina 4 Foglio 1 / 2

Parlamento commissariato dall'Economia

"Il Mef? Una potente burocrazia fuori controllo"

Contro i 4mila

della scuola s'è

A desso nel mirino c'è finito lui. Francesco Boccia, presidente della commissione Bilan­

cio e artefice dell'emendamento sui "quota 96" della scuola che ha scatenato le ire del commis­sario alla spending review Carlo Cottarelli e della Ragioneria generale dello Stato, vale a dire dei pezzi più grossi della burocratja del Tesoro. Quan­do in serata, però, lo raggiungiamo al telefono, l'umore non è contrito, tutt'altro. Boccia, cos'è successo? Il Parlamento per ben sei volte in un anno si è espresso all'unanimità sulla necessità di cancel­lare un grossolano errore contenuto nella riforma Fornero delle pensioni. Non stavamo facendo nessuno sconto, ma semmai riparando alla pe­nalizzazione subita dai lavoratori della scuola: avevano i requisiti per ritirarsi, ma non l'hanno potuto fare entro il dicembre 2011 perché loro lavorano da settembre a giugno. Di quanti lavoratori parliamo? Quattromila persone, che hanno in genere 40 an­ni di contributi e 60 d'età, bloccate già da due anni in questa situazione. Anzi, se non si interviene entro agosto gli anni diventeranno tre e saremo a "quota 99". Intanto è bloccata l'assunzione di 4mila giovani. E chi si oppone? Chi? Qualche burocrate della Ragioneria generale o del Tesoro che, se non è già in pensione a 15-20mila euro al mese, lo sarà presto. Ah, e pure qualche

opinionista, d'oro pure lui. Dicono: la norma non è coperta. La copertura è la stessa usata per l'intero impianto del decreto Madia sulla Pubblica amministrazio­ne. C'era e basta. E allora perché? Su questo tema, fin dalla prima mozione, il mi­nistero dell'Economia ha risposto: "Temiamo l'effetto emulativo, iniziamo con gli insegnanti e poi arrivano pure i macchinisti delle Ferrovie e poi tutti". Non posso accettare che un tecnico, per quanto bravo, possa bloccare le decisioni del Par­lamento in questo modo.Non si dà un parere tec­nico, si indicano delle priorità la cui scelta è com­pito della politica. Il governo, però, ha chinato il capo.

Intanto Renzi ha annunciato che intende fare un decreto ad hoc sui quota 96, ma è evidente che nel governo c'è stata una difficoltà: alla fine hanno prevalso le priorità della burocrazia del Tesoro. Vi hanno bocciato pure il pensionamento anticipa· to per i baroni universitari. Eh, quelli hanno smosso mezzo Parlamento e molto altro, ma gli vorrei dire una cosa, da collega: se sei bravo all'università ci resti pure a 80 anni, senza bisogno di una legge. Insomma, i tecnici comandano e voi ubbidite. Non è una novità: succede da tempo e succederà finché la politica tira i remi in barca. Cosa intende? Non è che la stessa cosa non capitasse, faccio un esempio, a Giulio Tremanti, solo che allora un ministro politico a un certo punto imponeva la sua opinione, anche se magari non era la mia. Mentre Padoan non lo fa? Si capirà in autunno con la legge di Stabilità. Fi-nora in Parlamento risposte non ne ha date e sembra occuparsi più di cose europee. Molto diplomatico. Perché dovrei farne una questione di nomi? E poi nella terra del Gatto­pardo i nemici non hanno nome: non c'è la copertura e via così. Dico, però, che la macchina amministrativa del Mef - che poi sono tre o quattro ministeri insieme - è un concentrato senza precedenti di pote-re centrale incontrollato. Resta una domanda: se non Padoan, questa tecnostruttura così potente s'è messa all'opposizione di Renzi? Non l'ho ancora capito. Di certo in questi casi non c'è una terza via: o questa burocrazia è l'ultima bar­riera della resistenza al cambia­mento o è al servizio del premier, com'è giusto che sia visto che lui ci mette la faccia ed è politica­mente responsabile. Per ora, par di capire, i rapporti con le Camere non funzionano. No, è inutile essere ipocriti. Magari

è una questione organizzativa, ma va chiarita una cosa: se si ritiene che il

Parlamento ha una funzione allora bi­sogna rispettarlo, altrimenti lo si chiu-

da. Mettiamo un commissario alle Entra-te e uno alle Uscite e risparmiamo pure un

sacco di soldi. Temo che più di qualcuno sa­rebbe contento, certo non i quota 96.

Marco Palombi

schierato qualche

dirigente che,

lo sarà presto

se non è già in pensione

a 20mila euro al mese,

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IL GIORNALE D'ITALIA Data 05-08-2014 Pagina 2 Foglio 1

Saltano 4mila pensionamenti nella scuola; eliminato il tetto dei 68 anni per medici e docenti

di Igor Traboni

n'altra 'macliata', neolo­gismo che sta per 'fi­guraccia alla Madia, da Madia Mariana, ministro della Pubblica ammini­

strazione, che in pochi mesi ha inanellato più brutte figure di tutto il governo messo assieme; impresa che sembrerebbe imprnsibile, vi­sto che degli attuilli ministri c'è poco cfa snlvare, ma che nlla si­gnora Madia sta riuscendo. Tanto che "dopo la figura che ha fatto -ha t:wittato il leader de La Destra, Francesco Storace - la Madia do­vrebbe sentire come dovere mi­nimo quello di dimettersi. I.:uJima performance del ministro è proprio sulla riforma della pubblica amministrazione: dopo le critiche del commissario alla Spending review Carlo Cottarelli e della Ragioneria dello Stato, il governo è costretto a una cla­morosa marcia indietro. E visto che CottareLi sta poco o niente simpatico al premier, qual­cuno ha interpretato il tutto anche come la volontà di Renzi di scaricare la Madia. Fatto sta che ieri, entrando in commissio:1e Affari costituzionali, il mùistro della Pubblica am­ministrazione, ha annunciato che il governo presenterò. "quattro emendamenti soppressivi" al decreto ~egge PA, per rivedere alcuni punti, compresa la cosiddetta "quota 06", che sbloc­cava 4mila pensionamenti nell'istruzione. Un

altro emendame:1to rivede i limiti d'età, eli­mina:.1do il tetto di 68 arr1i per i docenti e i medici. Restano le soglie previste per gj altri dipendenti pubblici. Il dado è tratto e il ministro lo ha ammesso: non si sono trovate le coperture necessarie. Insomma, Cottarelli aveva ragione pre:1dendo di mira a "quota 96" e accusando il governo di continuare a dirottare altrove risorse, rendendo di fatto impossibi.e ridurre il peso fiscale. I tec:1ici del ministero, come detto, hanno messo in dubbio pure la riformadel mi:1istro Madia che prevede il prepensionamento d'uf­ficio a 68 annid ei professori universitari rispetto ai 70 previsti attualmente dala legge Gelmini. L'anticipazione cli due anni costerebbe

34,2 milioni nel 2015 e dal 2015 al 2021 i~ costo è di circa 113 milioni. Per la cancellazione delle pena­lizzazioni introdotte dalla legge Fornero per le uscite a:1ticipate dal lavoro, ~a relazione tecnica al decreto legge Madia ha stimato un esborso cli un milione per 2014, tre mùoni per il 2015 e 7 milioni per il 2O16. I conti della Ragioneria prevedono 5 milioni per il 2014, 15 mln per il 2015 e 35 mln per il 2016. Infine secondo i tecnici del Tesoro la quantificazione di un mi­lione cli euro dal 20 14 per i benefici alle vittime di atti di terrorismo sarebbe "sottostimata". Insomma, la riforma Madia è aria fritta. Scontente le opposizioni: secon­

do Sel "Il Governo dei soli annunci ha colpito ancora: per i lavoratori deJa scuola "quota 96" si allontana cli nuovo il sacrosanto diritto di andare in pensione". Ma anche Forza Italia parla di decisione "vergognosa ù cui vince la burocrazia". Forte contrarietà anche da una parte dei deputati del Partito Democratico. In sette chiedono al governo di ripensarci, anche loro parlando di vittoria dei freddi numeri della burocrazia sul buon senso. E intanto, con questa nuova gaffe, il governo Renzi perde anche un altro po' dello già scarso appenl di cui godeva dalle parti della Cgil, che parla di "palese ingiu­stizia" per l'emendamento sul personale della scuola. Il

La ricetta Madia è quella dell'aria mlla Sal/ano4miia~"""'1scuolatJ/imina/odi.ttudai68il!lfll/JMmMi1C1adocW111

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u 96, indietro tu Pubblica amministrazione, il governo costretto a sopprimere la norma · sui 4mila pensionamenti del personale scolastico dal decreto

Roberto Clccarelll

I 1 rigore di bilancio non perdona e il governo Renzi fa dietrofront sul per­sonale scolastico «Quota 96». Dopo

lesclusione di pensionati e partite Iva dal bonus Irpef da 80 euro, l'esecutivo è stato costretto ieri a cancellare la pensio­ne degli «esodati della sèuola», i «quota 96», coloro che hanno maturato i requisi­ti pensionistici prima dell'entrata in vigo­re della legge Fornero avendo accumula­to 60 anni di età e 36 di servizio - o 6I an­ni di età e 35 di servizio, per un totale di «96». È uno dei quattro emendamenti soppressivi al Decreto legge sulla pubbli­ca amministrazione che ieri ha iniziato l'iter dell'esame dei 650 emendamenti in commissione Affari costituzionali del Senato.

Il ministro della Pubblica Amministra­zione Marianna Madia ha cancellato an­che l'emendamento sui benefici previsti per le vittime di atti di terrorismo (1 mi­lione di euro), quello sulla cancellazione delle penalizzazioni prevista dalla legge Fornero per le uscite anticipate dal lavo­ro e, infine, la misura che eliminava il tet­to dei 68 anni per i professori universita­ri e i primari a proposito dei limiti d'età per il pensionamento d'ufficio. Gli uni­versitari interessati sono 1546. Il loro pensionamento è quello più oneroso. Su questo capitolo, per il ministero dell'Eco­nomia non c'è un centesimo. Contro questa misura si erano schierati filosofi quali Roberto Esposito, Michele Ciliber­to o Maurizio Ferraris che hanno denun-

dato la «rottamazione» di «competenze e saperi di cui invece università e sanità hanno vitale bisogno». L'appello a man­tenere la norma che permette di restare in cattedra fino ai 70 anni, e non a 65, aveva scatenato una dura polemica tra il populismo renziano della guerra dei «vecchi contro i giovani» e le accuse di «corporativismo» e gerontocrazia contro i «baroni». Su tutto la quasi certezza che i pensionati non verranno sostituiti a causa del blocco del turn-over e della mancanza di risorse che strozza il pub­blico impiego. Massimo Cozza, segreta­rio nazionale Fp-Cgil Medici, evidenzia l'assenza di staffetta generazionale'. «Re-

sta assente ogni vincolo di contestuale assunzione di giovani medici con le risor­se che si libereranno per i pensionamen­ti d'ufficio». Questa palude era stata anti­cipata dallo zar della spending review Carlo Cottarelli nel contestatissimo (dal governo) blog sulla tentazione -assai po­co «rigorosa», nell'ottica di una politica economica ispirata ali' «austerità espansi­va» - di tagliare la spesa sociale per finan­ziare una nuova spesa futura. E lo aveva­no confermato anche i techici della ra­gioneria dello Stato: i soldi non ci sono per una pensione pari a 28 mila euro an­nui per 4 mila persone. Nel 20I4 manca­no 10 dei 45 milioni di euro preventivati. Entro il 2018 il governo ne dovrebbe tro­vare complessivamente 416. Sempre che i «Quota 96» siano effettivamente 4 mila. Quando all'Inps è stato chiesto un censimento, la cifra era più che doppia: 9 mila persone.

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Per là seconda volta in un anno, il par­tito democratico ha dovuto fare marcia indietro. Una situazione che ha imposto al presidente del Consiglio Matteo Renzi di intervenire per spegnere l'incendio: «L'emendamento non c'entrava nulla con la· ratio della riforma della P A - ha detto - è stato giusto toglierla dal decre­to». Una giustificazione tardiva visto che l'intero Pd si è speso, trovando l'intesa con tutti i partiti dell'arco costituzionale: Ieri si parlava di un intervènto riparatore a fine agosto rivolto ad una platea più ampia rispetto alla «quota 96».

I sindacati sono furiosi. «Una beffa di Stato che denota una mancanza di serie­tà intollerabile da parte delle istituzioni» - afferma Rino Di Meglio, coordinatore Gilda - Dopo due anni di calvario, 4000 insegnanti assistono impotenti per la se­conda volta allo scippo della pensione maturata legittimamente e tutto ciò av­viene perchè viviamo in un Paese dove la politica è fatta soltanto di annunci». Per Francesco Scrima, Cisl Scuola, «Chi si apprestava a lasciare il lavoro viene bruscamente costretto a modificare i suoi progetti di vita. Sarebbe bastato ri­conoscere la partitolare disciplina delle cessazioni dal servizio del personale sco­lastico per evitare sperequazioni che in­vece ci sono state e alle quali è doveroso

porre rimedio». «Non è accettabile torna­re indietro su una norma che sana errori e palesi ingiustizie - afferma Domenico Pantaleo (Flc-Cgil) - Il risultato è che si commette un'ingiustizia ancora più gra-

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il manifesto ve». L'Anief annuncia «battaglia spietata nei tribunali». Per Nichi Vendola (Sei),

«continua l'intenso riformismo del go­verno senza riforme». «Il Pd si è cosi gio­cato faccia e credibilità» sostiene Celeste

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Costantino (Sei). Il dietrofront è stato giudicato «vergognoso» dal Movimento 5 Stelle.

INSEGNANTI IN PlAZZA /FOTO EIDOr

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Pensioni, stop a docenti e medici Renzi: quota 96, la nonna ci sarà Nodo coperture, niente uscite anticipate: 4mila insegnanti al lavoro

Alessandra Chello

Costano troppo. E con questi chiari di luna è impossibile trovare le risorse per farlo. Il governo ci ripensa. E sulle pensioni dei prof tira il freno a mano. Non se ne fa niente.

Per ora. Corregge il tiro Renzi che in serata interviene. E mette una top­pa laddove, un altro dietrofront, do­po quello sugli 80 euro estendibili an­che a pensionati e partite Iva, aveva già aperto le danze a raffiche di pesan -ti critiche. «L'emendamento sulla quota 96 non c'entrava nulla con la ratio della riforma della pubblica am­ministrazione - si affretta a dire il pre­mier - e quindi è stato giusto toglierla dal decreto». E promette di preparare un intervento a fine agosto, assai più ampio come platea del perimetro dei 4mila insegnanti coinvolti.

Dunque, perora, e fino a nuovi in­terventi promessi, le cose stanno co­sì: salta il limite d'età per docenti e pri­mari. Restano le soglie per il resto dei dipendenti pubblici. Eliminato lo sbarramento dei 68 anni inserito per prof universitari e medici. Restano in­

Bonanni: un pasticcio da dilettanti M5S:ecco un'altra vergognosa marcia indietro

vece le soglie pre­viste per il resto dei dipendenti pubblici (62 anni e 65 per i medi­ci).Ritornanoan-

che le penalizza­zioni per chi esce a 62 anni e viene cancellata la pos­sibilità di andare in pensione per i cosiddetti quota 96, i circa 4 mila

insegnanti e collaboratori scolastici ri­masti incastrati nelle maglie della ri­forma Fornero. Cancellati anche i be­nefici per le vittime del terrorismo.

Ad annunciarlo è il ministro della pubblica amministrazione Marianna Madia, e a ratificarlo è la commissio­ne Affari costituzionali del Senato, che ha licenziato il testo del decreto legge sulla Pa inserendo le quattro modifiche. Via libera del Senato ai re­quisiti di necessità e urgenza. Così, conl' emendamento che di fatto bloc­ca il pensionamento di 4mila inse­gnanti, Palazzo Chigi accoglie i rilievi della Ragioneria dello Stato che ave­va evidenziato problemi di coperture dopo che anche il commissario alla spendingreview, Cottarelli, aveva cri­ticato quella norma entrando in pole­mica conl' esecutivo. Ma rischia di sol­levare un nuovo polverone, come quello che a gennaio ha fatto traballa­re il governo Letta, che solo in extre­mis decise di cancellare il prelievo di 150 euro dalla busta paga degli inse­gnanti per gli scatti di anzianità «inde­bitamente» erogati. Caustico il com­mento del segretario della Lega Nord:

«Quattromila insegnanti, fregati dal­laFornero, sono statiri-fregatidaRen­zi. Dovevano andare in pensione, ma il governo non trova i soldi ... Altra pro­messa non mantenuta, altra renza­ta». Quanto all'ipotesi fiducia il mini­stro Madia taglia corto: «Dobbiamo correre».

Dalle fila dei sindacati Bonanni at­tacca: «Se la riforma Fornero fosse sta­ta discussa con noi, non ci saremmo trovati di fronte all'ennesimo pastic­cio di questi giorni con gli emenda­menti presentati dal governo con l'avallo di tutte le forze politiche e poi precipitosamente ritirati dallo stesso governo». E aggiunge: «L'ennesima fi­gura di dilettantismo della classe poli­tica del nostro Paese. Speriamo che questa vicenda serva da lezione e da monito al governo Renzi: non si inter­viene per decreto sulle materie del la­voro e sulla pelle dei lavoratori e dei pensionati senza prima un opportu­no confronto di merito e di metodo con il sindacato sull'impatto sociale ed economico dei provvedimenti». L'affondo arriva anche dai grillini: «Un vergognoso dietrofront: prima il ministro Madia aveva promesso di ri­solvere il problema con una norma all'interno del decreto. Ora con un colpo di spugna la norma è stata can­cellata e con essa anche la speranza per 4mila insegnanti di veder rispetta­to il loro diritto ad andare in pensio­ne».

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I punti principali

Dimezzamento dei diritti camerali spalmato in tre anni 11·35% nel 2015 •·40% nel 2016 n·50% nel 2017

Quanti ricoprono incarichi in uffici di diretta collaborazione con la Pa non possono più godere dell'aspettativa e devono quindi per forza andare fuori ruolo

Il presidente dell'Anac può proporre al prefetto di provvedere direttamente alla straordinaria e temporanea gestione dell'impresa appaltatrice, limitatamente al contratto o, viene aggiunto, della concessione

ABOLITI

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Quota 96, la norma che liberava 4 mila pensionamenti nella scuola

Pensionamento d'ufficio per professori universitari e primari a 68 anni

Stop alle penalizzazioni per chi va in pensione a 62 anni

Benefici per le vittime del terrorismo

\. \

ANSA +.:Elltime.tri

I dubbi Il premier Matteo Renzi e il ministro perla semplificazione la Pubblica Amministrazione Marianna Madia

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Chi sono iquota'96 Sonoi4mila docenti che avevano maturato i requisiti per andarein pensione prima della riforma Fornero. Ma rimasero intrappolati dalla legge del governo Monti.

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«Il Tesoro non dica solo di no per quello bastano i ragionieri» Reggi: il reclutamento nella scuola deve andare avanti

Daniela De Crescenzo

«I pensionamenti nella scuola? Servono a far entrare 4000 giova­ni nella scuola. Tocca al ministe­ro per l'economia risolvere i pro­blemi finanziari»: il sottosegreta­rio all'istruzione Roberto Reggi, a Napoli per visitare la Fava-Gioia, una delle scuole interessate dai la­vori avviati grazie ai finanziamen -ti del progetto «Scuole Belle», spiega il punto di vista del suo mi­nistero sulle divisioni all'interno del governo sul provvedimento che coinvolgerebbe migliaia di aspiranti pensionati.

Il governo si era impegnato a sbloccare i pensionamenti bloc­cati nel 2012 dalla legge Forne­ro. Ma ieri ha fatto marcia indie-

«Abbiamo bisogno come il pane dei giovani Impossibile rinunciarvi»

tro. Una battu­ta d'arresto importante?

«L'aspetto più significati­vo per quel che riguarda il ministero del­la pubblica istruzione era quello di poter contare sul re-clutamento di 4000nuovigio­vaninellascuo­la: ce ne è biso­gno come il pa­ne. È necessa­rio rinnovare il corpo docente chehal' età me­dia più alta d'Europa.Nel-lo stesso tem -po il provvedi­

mento dava risposta a un'ingiusti­zia palese che c'è stata negli anni scorsi. Quindi era una bella op­portunità. Adesso non sappiamo ancora come andrà a finire la vi-cenda».

Un problema, questa volta, interno al governo?

«C'è un evidente conflitto tra una parte che ha il dovere di tene­re in ordine i conti, il ministero dell'economia, e chi invece legitti­mamente chiede a livello politico di risolvere un problema che or­mai è sotto gli occhi di tutti. Vedia­mo come andrà a finire. Io mi au­guro che finisca bene, che si pos­sano assumere 4000 nuovi giova­ni nella scuola. Io faccio sommes­samente presente al Mef che do­vrebbero essere loro a risolvere il problema e non gli altri. Non de­vono limitarsi a dire di no, per quello bastano nemmeno i ragio­nieri, basta un programma di un computer: si mette un numero viene fuori verde o rosso e si deci­de. Io ho fatto il sindaco per dieci anni: in questi casi chiedevo al ra­gioniere di trovami la soluzione, visto che l'indirizzo politico è quello. E normalmente questa si

trovava». Anche questa volta ci sono

state un mare di contestazioni per le ammissioni ai tirocini for­mativi. Adesso che succede?

«Su numeri tanto elevati è am­missibile e statisticamente possi­bile anche qualche problema che riguarda qualche centinaio di ca­si».

Ma ci sono state ancora una volta domande sbagliate

«Su quante domande ci sono stati errori? Si tratta di dare il peso relativo. È chiaro che si può sem­pre far meglio. Sono convinto che riusciremo a risolvere il proble­ma in tempi brevi».

I soldi spesi per il progetto scuole belle sono stati investiti bene?

«Il provvedimento interessa la metà dei plessi della provincia di Napoli, stiamo parlando di37mi­lioni di euro destinati a Napoli che su 150 milioni di euro rappre­sentano il 25 per cento. Per la città è una grande opportunità per ri­mettere a nuovo le proprie scuo-

le. Io mi auguro che non venga sprecata. Nel 2015 arriveranno fondi altrettanto consistenti e questo, insieme ad altri provvedi­menti che fanno sempre riferi­mento all'edilizia scolastica, con­sentirà a metà delle scuole del Pa­ese di essere messa in sicurezza e di ripristinare il decoro e la funzio­nalità degli impianti».

L'operazione ha permesso di recuperare molti Lsu che ri­schiavano di perdere il posto. Ma sarà utile?

«Questo è un altro aspetto im­portante. Grazie a questa opera­zione si sono salvati 13 mila posti di lavoro reimpiegando persone che prima facevano solo pulizie e oggi fanno pulizie e piccola manu­tenzione. Quindi è un investimen­to anche sulla professionalità di questi lavoratori».

Non tutti i presidi so­no soddisfatti del recu­pero degliLsu che, a lo­ro parere, non sempre in passato hanno lavo­rato bene. Osservazio­ni giuste?

«Sta anche ai capi d'istituto trovare il mo­do di far funzionare me­glio le cose. Abbiamo fat­to una bella operazione: bisognerà essere pazien­ti, venirsi incontro e tut-ti dovranno fare la propria parte. L'alternativa quale era? La cassa integrazione che sarebbe com un-

que finita dopo pochi mesi eque­ste persone avrebbero perduto il posto di lavoro. Certo, i dipenden­ti per primi devono essere respon­sabili e mettersi a disposizione per fare il lavoro che gli è richie­sto».

Le nomine per le direzioni scolastiche regionali sono bloc­cate in un momento in cui ci sa­rebbe molto lavoro da svolgere. Che succederà?

«Non mi risulta che le nomine sono bloccate. Ci saranno a bre­vissimo».

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Anche sulle ammissioni a me­dicina ci sono stati tanti ricorsi e il governo ha detto no al numero chiuso. Mai presidi di facoltà so­no contrari alla proposta. Che fa­re 1

«Si tratta di capire quale è la so­luzione migliore per il futuro. È chiaro che i test d'ingresso oggi creano una barriera selettiva mol­to forte. Le famiglie per prime chiedono maggiore libertà di ac­cesso alla facoltà di medicina: bi­sogna sempre mettere insieme quello che è un desiderio con il fabbisogno di medici che abbia­mo».

Oggi molti vanno a studiare ali' estero.

«Appunto. Bisogna evitare che ci siano percorsi inutilmente

Le "'H"""''"""'""' «A Napoli 37milioni permettere in sicurezza gli istituti Salvati così 13mila Lsu»

La visita 11 sottosegretario al Miur Roberto Reggi ieri a Napoli

dannosi e dispendiosi per i nostri cittadini. Quindi, a mio parere, dovremo trovare una soluzione che pur mantendo una limitazio­ne all'accesso, consenta di dare una valutazione che non sia un test. Questo sistema non sempre è coerente con quella che dovreb­be essere la cultura generale di un aspirante medico. Siamo in una fase di discussione. Giustamente le università chiedono di essere messe in condizione di organizza­re i corsi perché altrimenti avre­mo migliaia di iscritti che non sa­premo dove mettere nemmeno nelle aule. Bisogna fare una scelta insieme alle università».

Napoli è la capitale dell'eva­sione scolastica. Qual è il vostro progetto per batterla 1

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«Noi abbiamo un progetto di sistema che parte dalla realizza­zione degli asili nido ovunque perché questo è lo strumento più potente contro la dispersione sco-

lastica e contemporane­amente può mettere in circolo un po' di lavoro, soprattutto femminile. È in discussione proprio in questi giorni alla setti­ma commissione del Se­nato una nuova legge per i servizi dell'infanzia che vorrebbe trasforma­re un servizio a doman­da individuale oggi pre­valentemente al Nord in un diritto dei bambini e

delle bambine presente ovun­que».

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Lavori subito al via per le <<scuole belle>> Il sottosegretario Reggi in visita a Materdei

Daniela De Crescenzo

Carmela Castiglione sta ridipin­gendo un termosifone della scuola Flavio Gioia e il sottose­gretario Roberto Reggi le si awi­cina: «Facciamo una foto?». I po­chi fotografi presenti scattano a ripetizione: l'immagine è impor­tante. Perché Carmela è uno dei 13 mila lavoratori socialmente utili che grazie al progetto «Scuo­le belle» ha riacciuffato il lavoro che le stava sfuggendo di mano: prima faceva le pulizie, adesso ridipinge anche. Lavorava alla media Berlinguer, adesso fa par­te di una squadretta di otto per­soneincaricatadimettereanuo­vo la Flavio-Gioia. Un cambia­mentonon da poco. E un'opera­zione abbastanza costosa per lo Stato: i capi d'istituto hanno sot­tolineato che con le tariffe Con­sip, la società del ministero dell'economia, avrebbero potu­to ottenere di più spendendo di meno. Ma per Carmela e i suo compagni di lavoro va bene co-

munque: l'importante è portare a casa lo stipendio.

Perché l'operazione sia vin­cente, però, a guadagnarci non potranno essere solo gli Lsu: le scuole dovranno essere vera -

L'esponente del governo scatta foto col telefonino: metterò a confronto i risultati

mente più belle e, so­prattutto, più sicure. Proba­bilmente an­che per que­sto ieri il rap­presentante del governo è venuto ad as­sicurarsi che tutto girasse per il verso giusto: a Na­

poli è stato destinato un quarto del finanziamento nazionale, entro l'anno arriveranno 37 mi­lioni e non possono essere butta­ti. Reggi spiega il progetto ai gior­nalisti e poi gira per i corridoi del­la scuola: «Questo muro verrà ri­fatto?», chiede. E fa scattare l'obiettivo del cellulare. «E que­sta porta di che colore sarà?» do­manda. E fa un nuovo scatto. Poi awerte: «Guardate che tor-

Caffé e babà di benvenuto «Ma poi torno a controllare» Sfogliatelle e babà: la dirigente scolastica della scuola Favo-Gioia li offre con tutto il personale al sottosegretario Roberto Reggi, e lui non si fa sfuggire l'occasione di assaggiare le specialità made in

Campania. Poi va a visitare l'altro plesso dello stesso istituto e arriva il caffè, zuccherato e con una lieve spolverata di cioccolatta. Il sottosegretario assaggia, gusta e commenta: «Se vado avanti così ... »

no, e confrontiamo le immagi­ni». Ma il personale prende l' oc­casione al volo e propone un tour anche nell'altra sede dell'istituto: così la comitiva si awia peri vicoli diMaterdei fino ad arrivare a ridosso della Sanità nella sede della scuola Gioia, si­stemata nell'ala di un antichissi­mo convento. E il sottosegreta­rio commenta: «Questo tour del 4 agosto lo segno tra le esperien­ze da ricordare». E anche nella sede storica dell'istituto, il rap­presentante del governo vuole vedere aule e corridoi, parlare con i dipendenti, visitare l'aula che contiene le attrezzature più antiche e di valore, ammirare da vicino il ficus secolare che si ar­rampica su un muro del giardi­no.

Nel suo tour il sottosegreta­rio viene accompagnato dal di­rettore dell'ufficio scolastico re­gionale della Campania, Diego Bouchè, e dalla dirigente dell'istituto, Mariangela Alloc­ca. Con loro il rappresentante dellaManital, la società consorti­le che in Campania attualmente fornisce gli Lsu, Antonello Cam-

mar ma. I lavori che costeranno

167mila euro riguardano la tin­teggiatura e la verniciatura di tut­ti gli spazi interni dell'edificio. «Siamo felici di questa opportu­nità che ci consente di restituire ai nostri studenti una scuola rin­novata e colorata».

«É un modo per recuperare occupazione e al tempo stesso realizzare un restauro locativo delle scuole», ha commentato dal canto suo Bouché.

La Campania per l'annualità 2014 ha ottenuto risorse pari a 57 milioni di euro, 37 saranno destinati a Napoli, mentre per l'annualità 2015 arriveranno in regione altri 114 milioni. Le scuo­le interessate sono complessiva­mente 86 in provincia di Napoli e tra luglio e agosto saranno spe­si 10 milioni. L'unico vincolo per ottenere il finanziamento di «Scuole Belle» è che l'istituto de­ve essere di proprietà pubblica: in Campania sono ancora tanti i locali scolastici in affitto che ov­viamente non possono essere ri­messi a posto a spese dello Sta­to. L'appuntamento è a settem­bre per le prime verifiche.

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IL SECOLO XIX Data 05-08-2014 Pagina 3 Foglio 1

LA DELUSIONE DEI DOCENTI

«MA NON ERAVAMO ' UNA DELLE PRIORITA?»

LORENZA CASTAGNERI

GENOVA. «Ci hanno tenuto sulla gra­ticola per due anni per poi che cosa? Ar­rivare a questo risultato. Io credo che abbia perso la politica. Prima con la leg­ge Fornero che non ha tenuto conto della specificità del settore scuola e poi questo Governo: noi insegnanti dove­vamo essere una delle priorità. Guardi dove siamo finiti. Sembra che la sorte di quattromila persone possa salvare i conti dell'Italia. Mica vogliamo che ci facciano un favore. Il nostro è un diri t­to leso e mi sembra fondamentale che in uno Stato di diritto vengano riparati i torti subiti».

E' un fiume in piena Anna Maria Li­vierato. Professoressa di Matematica e Fisica al liceo classico "Colombo" di Genova, insegna da quando ha 26 anni. Oggi ne ha compiuti 62 e rientra nella schiera dei" quota 96". Pur avendo ma­turato i requisiti per la pensione dal 2012, in base alle decisioni di ieri del Governo, dal 1° settembre dovrà torna­re a scuola. «Poveri noi. E poveri quelli che dovranno aspettare ancora che si liberi un posto» dice a caldo. Tutt'altro che contenta. Già da due anni ha chie­sto il part-time per assistere la madre anziana. E poi con un marito e dei figli la pensione sarebbe stata una manna dal cielo. «lo i requisiti li ho. E poi, co­me si può pretendere che una persona

della mia età possa avere l'entusiasmo, l'energia e la capacità di entrare in sin­tonia con i ragazzi di un giovane inse­gnante? Non prendiamoci in giro. E' così. La stanchezza pesa. Ci sono classi­pollaio anche di trenta studenti. Alle ore di lezione frontale ne vanno som­mate altrettante di preparazione. Ab­biamo il ricevimento studenti, le riu­nioni. Se poi aggiungiamo la mia situa­zione personale, che penso sia comune a molti, è chiaro che sarei stata felice di restare a casa». Invece, come migliaia di suoi colleghi, è praticamente certo che resterà in cattedra almeno ancora perun anno. Lei si arrabbia e tanti pro­fessori precari. che vedono sfumare il sogno di un incarico di ruolo, si dispe­rano.

A Genova non si sa ancora chi sono. Qui le graduatorie degli insegnanti per il 2014-2015 non sono ancora state pubblicate. A Savona, invece, le hanno rese note qualche giorno fa. Al primo posto per insegnare Matematica nelle scuole secondarie - medie e superiori -c'è Marco Guiducci. Ma a lui dovrebbe andare bene comunque. Due docenti fuori quota 96 a giugno sono andati in pensione. Il sudatissimo posto fisso dovrebbe essere suo. «Tranquillo? No, nella scuola non si può mai esserlo. Tengo le dita incrociate fino alla firma del contratto. Sono precario da 14 anni. Penso di meritarmelo».

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Data 05-08-2014 Pagina 12 Foglio 1 iaRdania. com

Scavalcati graduatorie Docenti ROVESCIATE a tutto

DEL NORD . discriminati vantaggio DEL SUD il Carrocci;: Lega a fianco · prof «Graduatorie

regionali»

damentale il requisito di residenza per l'assegna­

denza superano selezioni zione dei posti e pensiamo più severe e con commis- sia più che mai doveroso sioni di manica assai meno modificare la normativa na-

di Andrea Accorsi larga. Qualche esempio? A zionale per favorire l'inse-a pag. 12 Lucca, nelle graduatorie rimento dei docenti locali

della scuola dell'infanzia, rispetto a quelli che arri­

di le prime duecento posizio- vano dal Sud Italia». Andrea Accorsi ni sono state tutte occu- Sempre in Piemonte, il con­[email protected] pate da maestre di altre sigliere regionale Alessan-

province. Idem a Mantova. dro Benvenuto presenterà A Torino una maestra ele- un ordine del giorno che

R iesplode lo scan- mentare che occupava il impegni presiidente e Giun­dalo della gradua- primo posto nei vecchi ta ad attivarsi nei confronti torie a tutto van- elenchi è finita al 69°. Nel- del governo. «In futuro -taggio del Sud per la stessa graduatoria, co- auspica Benvenuto - non

le cattedre del prossimo me rileva la Cisl Scuola, vorremmo più dover assi­anno. scolastico. Una ano- sulle prime 105 posizioni, stere a situazioni che pre­malia nel sistema dei pun- ben 101 sono state oc- giudichino gli insegnanti teggi che valgono l'assun- cupate da maestre che pro- presenti da anni nelle gra­zi 0 ne c 0 me d 0 ce n ti vengono, nell'ordine, da Si- duatorie della regione». dall'asilo al liceo interes- cilia, Calabria e Campania. sando tutte le s~uole pri- Le insegnanti che erano al llasia: «Da anni marie e secondarie. E che secondo, terzo e quarto po- sosteniamo permette di scavalcare, an- sto, e che. ~en.sav~no di la necessità che di decine di posizioni, avere pos1z1~n1. blindate gli aspiranti insegnanti "au- ~er le as.sunz1oni a tempo di liste stilate toctoni" delle regioni del indeterminato delle pros- su. base regionale, Nord. sime settimane, si sono per l'attribuzione

ritrovate al 77°, 95° e 105° delle cattedre posto. Stesso andazzo per Succede che nelle gradua­

torie, appena pubblicate, degli insegnanti precari dalle quali saranno attinti a

le scuole medie e per e è fondamentale classi di concorso delle su- il requisito peri ori.

breve i docenti da immet- «Sono anni che sostenia-tere in ruolo, i prof in at- mo, come Lega Nord, la tesa, magari da anni e an- necess1·ta' che le grad ua-che nelle prime posizioni, torie per l'accesso al ruolo si sono ritrovati sorpassati degli insegnanti· si·ano sti· da altri, provenienti dalle -late su base regionale -regioni meridionali. Con ribadisce l'on. Stefano Ai­tanti saluti all'agognata lasia -. Presenterò un'in-cattedra. t .

1 •.

L I - d

11 . rt errogaz1one a ministro

a co pa e e a nape ura . . . d

· t f · t. . d' . per capire cosa s1 voglia e1 ras enmen 1 in 1scn- . . r d . . fare per risolvere questo mina 1 a una provincia ma paradosso N , . _

h d .

11,

1 • on e amm1s

anc e a una ~egione a a - si bile che gli insegnanti tra della Penisola. E, so- · t · · · · 1

tt tt d . t .

1 p1emon es1, msent1 ne le

pra u o, e1 pun egg1 a - d · · d r · · d' . d . f gra uatone, s1 ve ano per 1ss1m1 ~ cui go ono I .pro magia superati all'improv-

del Sud rispetto a quelli d~I viso da colleghi di altre Nord, che con tutta evi- regioni. Noi riteniamo fon-

della residenza»

Dagli asili i >precari del Nord che erano ai primi posti si sono scavll,lcare anche di posizioni. della libertà trasferimento e del diverso metro nell'assegnazione punteggi

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COBBIEBE DELLA SEBA

1-

111 chirurgo Lezoche, 69 anni, cattedra alla Sapienza

<<Dovevo andar via a ottobre A vere la mia età non è un reato>>

ROMA - «Sono contento che pos­so rimanere nel Policlinico Umberto I ancora un anno: così potrò continuare a curare i miei malati e a fare ricerca. Se fosse passato quell'emendamento, invece, sarei dovuto andare in pensio­ne a ottobre». Il professor Emanuele Lezoche, 69 anni, chirurgo esperto di tumori del colon retto e docente al­l'università <<La Sapienza», è uno delle migliaia di camici bianchi che benefi­cia del ritiro dell'emendamento che permetteva ai docenti universitari e ai primari ospedalieri di diventare pen -sionati nel giro di pochi mesi.

Lezoche sottolinea che la misura del governo Renzi comunque non gli avrebbe causato particolari problemi: <<l veri danneggiati sarebbero stati i malati, che non avrebbero trovato tut­ti i bravi medici presenti attualmente nelle strutture pubbliche. E chiari danni di immagine avrebbero avuto gli stessi ospedali e policlinici, con conseguente vantaggio per le cliniche private perché è 1ì che sarebbero finiti molti miei colleghi, compreso il sot­toscritto». Il chirurgo del Policlinico Umberto I, che rivendica con orgoglio di avere sempre lavorato all'interno di strutture pubbliche, se fosse stato co­stretto a andare in pensione tra tre mesi, ammette: <<Di certo avrei prose­guito l'attività assistenziale e di ricer­ca sfruttando l'esperienza e le cono­scenze, anche a livello internazionale, accumulate in oltre 30 anni». «Oggi spesso i malati non vanno nell'ospe­dale più famoso o in quello più vicino a casa - fa notare - ma si scelgono il

li medico Il professor Emanuele Lezoche, 69 anni.è un chirurgo esperto di tumori del colon retto. Dal 1986 è professore ordinario di Chirurgia ed è docente a «La Sapienza». Dirige la Divisione di Chirurgia e Tecnologie Avanzate del Policlinico Umberto I

medico cercandolo tra quelli più bravi che si trovano su Internet: per questi motivi mandare in pensione tanti professionisti da oggi a domani avrebbe solo avvantaggiato i privati che si sarebbero potuti arricchire di

tanti esperti». Parlando di ri­

forme, il professor Lezoche critica certi provvedi­menti: «Pur com -prendendo le criti­cità economiche, l'alta disoccupa­zione giovanile e la gravità della situa­

zione generale, tutto va fatto con gra­dualità e programmando gli interven­ti nel tempo - sostiene - senza im­provvisare, ma questo in Italia non avviene».

E sul ricambio generazionale solle­citato dalla Cgil e poi accantonato, il chirurgo esprime qualche dubbio: «Non sono contrario all'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, ma non si può neanche sopprimere una gene­razione per fare posto a un'altra: forse il premier Renzi doveva facilitare chi voleva andare in pensione e program­mare il tumouer nel tempo». Infatti «Se tutti i primari andassero in pen­sione domani mattina~ si chiede Le­zoche - siamo sicuri t:he i loro giova­ni sostituti sarebbero all'altezza di so­stituirli in cinque minuti? Ho qualche dubbio ... ».

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Data 05-08-2014 Pagina 2 Foglio 1

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Data 05-08-2014 Pagina 15 Foglio 1 / 2

Il rapporto Università, in Italia tasse record ma pochi servizi per gli studenti

NONOSTANTE I FORTI RICAVI, SI RISERVANO POCHE RISORSE PER lE BORSE msrunm ROMA Le tasse sono da record

(al secondo posto in Europa dietro la Gran Bretagna) ma in Italia le università pubbliche non garantiscono servizi ade­guati agli studenti nè il diritto allo studio a tutti. A valle di una riduzione di finanziamenti sta­tali concessi agli atenei, negli anni sono aumentate le impo­ste fino a superare, in alcuni ca­si, i limiti di legge.

Al MENO ABBIENTI

Mozzetti a pag.15

Università, in Italia tasse da record ~In media uno studente versa 1.100 euro l'anno. In Europa ~Diversi atenei chiedono agli iscritti più soldi di quanto solo i britannici pagano di più, in molti paesi il costo è zero consente la legge: superato di 4 7 milioni il tetto di incassi

euro. Poi nel 2012, lex responsabi- 1.802 euro chiesti dal Politecnico le di viale Trastevere, Francesco di Milano ai 1.614 della Statale mi-

····---·-- Profumo, attuò una sanatoria e lanese. Più economiche, invece, le -------- permise agli atenei di sforare il tet- rette nelle università del Sud. A Po­RO MA Sìchiamano università pub- to del 20% solo per ifuori corso, au- tenza, l'università della Basilicata bliche e si differenziano dagli ate- mentando la loro tassazione del chiede 490 euro l'anno per studen­nei privati, poiché le tasse, riequili- 100%. Gli atenei considerati "fuori- te, a Catanzaro, le tasse della Ma­brate secondo le fasce di reddito, legge" diminuirono, passando da gna Grecia non superano i 532 eu­dovrebbero garantire il diritto allo 36 a li. Tuttavia gli studenti conti- ro. studio a tutti. Anche a chi non può nuarono a pagare un importo IL CONFRONTO chiedere un contributo, giacché il maggiore per un complessivo di Confrontando il contribuito me­proprio reddito familiare - com- 4 7 milioni di euro. «E se un tempo dio con quelli di altre università eu­preso tra 20mila e 35mila euro - iscriversi a un corso di laurea, in ropee, quello italiano è tra i più ca­pur essendo basso, non è conside- un ateneo pubblico, costava relati- ri. Prima di noi - come analizza il rato talmente esiguo da far scatta- vamente poco -spiega il coordina- rapporto Education at a Glance, ri­re la borsa di studio. C'è da dire, toredell'Udu,GianlucaScuccimar- lasciatodall'Ocsenel2012-c'èso­poi,che,standoallecifreelaborate ra _farlo ora significa spendere loilRegnoUnito,èhechiedepiùdi dall'Unione studenti universitari e molto di più rispetto a quanto elar- 4.500 euro l'anno in tasse agli stu­da quelle della Flc-Cgil, !'universi- giscono gli universitari europei». denti, e paesi d'oltreoceano come tà pubblica italiana è tutto fuorché Secondo la Flc-Cgil nel corso di cin- Giappone, Stati Uniti, Australia. gratuita. Al contrario, a valle di que anni, dal 2009 al 2014, le tasse Tornando in Europa, i paesi scan­una riduzione di finanziamenti universitarie sono aumentate del dinavi sono, invece, i più virtuosi. statali concessi al ministero del- 75%. «E quel denaro, che in teoria Studiare non costa nulla. Anzi, in l'Istruzione-e quindi agli Atenei - dovrebbe in parte servire a coprire Danimarca e Svezia chi desidera negli anni sono aumentate le tasse anche le borse di studio per gli uni- conseguire il diploma di laurea ri-per gli studenti. versitari più indigenti -aggiunge il ceve indistintamente una borsa di

segretario, Domenico Pantaleo - studio mensile di 900 euro. Lo stu­viene utilizzato per altro». Nel dio è considerato, a tutti gli effetti, 2013, gli studenti idonei a ricevere un lavoro. Non a caso i ragazzi una borsa, ma che invece rimase- scandinavi iniziano a costruirsi ro senza contributo per mancanza una vita autonoma dalla famiglia di fondi, furono 34.683. Appena il già a 18 anni. In Germania le tasse 6% dehichiedenti riuscì, conti alla raggiungono circa mille euro l'an­mano, aottenere l'assegno.Il costo no, 500 euro a semestre. In Belgio dell'università spiega anche quel non superano i 653 euro l'anno, in 30% di abbandoni e di mancate Spagna arrivano a un massimo di iscrizioni raggiunto nell'ultimo tri- 1.100 euro, mentre in Francia van­eìmìo. ' no da un minimo di 200 euro a un

IL TETTO Fino al 20ll - spiega un report del­l'Udu - ben trentasei università ita­liane invece di rispettare la soglia del 20% imposta alla contribuzio­ne studentesca per la tutela del di­ritto allo studio, sulla base dei fon­di erogati dallo Stato, hanno chie­sto agli iscritti somme maggiori. Alla Statale di Bergamo le tasse ar­rivavano al 40%, alla Statale di Mi­lano al 32%, alla Carlo Bo di Urbino al 35%, e così via. La cifra totale che gli atenei raccolsero in più dagli studenti superava i 255 milioni di

La tassazione media delle uni- massimo di 1.400. A costo zeto poi versità itallane supera i 1.100 euro le università di Cipro, Malta, Un­l'anno per studente. Con picchi più gheria, Repubblica Ceca e Grecia. alti negli atenei del Nord Italia: dai Camilla Mozzetti

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i I numeri i" ____ ----

1.100 euro 1

1

La cifra annua pagata mediamente 1

· da un universitario italiano per le tasse universitarie

Il Cl.1NFRONTl'.l CON L'EUROPA Tasse universitarie medie annue neipaesiUe ·­·-Danimarca 0€

• ' Germania

Portogallo

~

i ......

... ·-Svezia

• 950-1.250 €

Spagna •••• non oltre i 1.100 € i

-l-.:2Jttiml!.h"i i

La truffa

Albania, stop del governo alle lauree per stranieri Bufera sulle università in Albania. Oltre la metà degli atenei rischiano infatti la chiusura per non aver rispettato i criteri minimi di affidabilità sul fronte normativo e dei programmi di educazione.Il governo vuole mettere fine, tra l'altro, al fenomeno delle lauree concesse a stranieri che neanche parlanù l'albanese. Un esempio noto, qudlo del "Trota", il figlio di Umberto Bossi laureato a Tirana. Il suo ateneo è tra quelli che dovranno chiudere.

Data 05-08-2014 Pagina 15 Foglio 2 / 2

L'ACCUSA Il costo degli studi universitari in Italia è superiore a quello di quasi tutti i paesi europei

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Data 05-08-2014

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Che cosa c'è dietro la crociata per fermare la riforma del ministro

Test di medicina, le quattro bugie dei rettori rata contro la proposta del mini- dal ministro sia formalizzato,

Antonio Galdo stra Stefania Giannini di abolire nel prossimo autunno, con un gli argomenti dei rettori, tutti me­dici, tutti custodi di un mestiere ormai diventato ereditario, co­me dimostra una statistica di Al­malaurea.

i test di accesso ai corsi di laurea: prowedimento legislativo. Ieriil

L a corporazione è scesa in un vero fuoco di sbarramento ministro ha convocato i rettori campo. La maggioranza dei con l'obiettivo di impedire che il per un confronto a Roma a fine

rettoridelleUniversitàsièschie- cambiamento già annunciato agosto. Ma vediamo quali sono >Segue a pagina 5

il caso

No all'abolizione dei test l'autodifesa dei medici Il fuoco di sbarramento che complica i piani del ministro

Antonio Galdo SEGUE DALLAPRIMAPAGINA

Una statistica che certifica il falli­mento dell'attuale selezione: il 40 per cento dei dottori in Italia sono figli di medici.

Il primo punto messo sul tavolo dai rettori riguarda la mancanza di spazi, dicono in coro. Bella scusa. In realtà le aule ci sono, solo che vengono utilizzate poco e male, a partire dal fatto che il pomeriggio le luci delle università di spengono: lor signori sono impegnati con l' at­tività privata, negli studi e nelle cli­niche, e dunque non c'è tempo per l'insegnamento.D'altra parte in Ita­lia quando non si vuole cambiare qualcosa si utilizza sempre l'argo­mento della mancanza di struttu­re, una parola magica e piuttosto strana in un Paese dove, a proposi­to di sedi universitarie, ne ab biamo create dappertutto, anche in posti dove non servono.

Seconda obiezione: bisogna sal­vaguardare una selezione all' acces­so. Vero. Ma in questo caso i rettori giocano con le parole, neanche troppo in buonafede. L' eliminazio­ne dei test, di quei 60 quiz da esame per la patente che tutti definiscono indecenti, non significa affatto la cancellazione di una selezione. Semmai il contrario. I numeri di­mostrano che in Italia, a fronte di circa 60mila partecipanti ai quiz en­trano nelle facoltà poco più di 8mi­la studenti, dei quali poi circa 5mi­la si laureano. Esattamente il nume-

rodi quanti poi trovano posto nelle scuole di specializzazione (a nume­ro chiuso), diventando così di fatto medici. Che cosa significa questa

Secondo uno studio, il40% dei nuovi dottori è figlio di un professionista

cronologia nu­merica? Sempli­ce: superato l'ostacolo dei quiz non esiste più alcuna bar­riera in termini di selezione, e se sei un asino hai ottime pro­babilità di fare il medico sulla pel­le dei poveri pa-zienti che do­

vrai curare. In un Paese come la Francia, dove sia la formazione sia la sanità pubblica rappresentano due eccellenze mondiali, ci sono ol­tre 55mila studenti che si iscrivono al primo anno di Medicina (più o meno quelli che lo farebbero in Ita­lia senza i quiz), senza passare per il cappio delle domandine da esa­me per la patente, ma la selezione diventa durissima già il secondo an­no. Appena il 20 per cento degli iscritti al primo anno, infatti, passa al secondo, in quanto il percorso di studi è costruito proprio sulla base di una crescente selezione e non di una lotteria di domandine come in Italia.

Terzo argomento dei rettori: non ci sono posti in Italia per tanti medici. Falso. Per effetto della cur­va demografica e del pensionamen­to di un'intera generazione di medi­ci, entro il 2020 in Italia mancheran-

no qualcosa come 50mila medici (già oggi in Lombardia il deficit è pari a 5mila unità) che saremo co­stretti ad importare. Risultato: ira­gazzi italiani sono respinti all' acces­so, al buio; mentre gli stranieri sa­ranno reclutati amani basse per co­prire i posti vacanti nel servizio sani­tario nazionale. La verità è che ab­biamo bisogno come il pane di me­dici e di bravi medici. Specie al Sud, dove il depotenziamento degli or­ganici, la bassa qualificazione di tanto personale e l'affollamento di molte strutture ospedaliere sta de­terminando un grave fenomeno di emigrazione di massa dei malati: in molte province del Mezzogiorno più del 30 per cento dei pazienti scelgono di curarsi in ospedali pub­blici del Nord. Un forma molto sin­golare di mobilità interna, che foto­grafa una sorta di dualismo del si­stema sanitario, con le regioni set -tentrionali che, in quanto ad assi­stenza, danno affidamento, men­tre quelle meridionali inducono al­la fuga per evitare di incappare in qualche episodio di malasanità.

Il quarto punto è al confine con l'umorismo. Secondo i rettorila se­lezione attraverso i test, semmai, andrebbe resa «più coerente con i saperi liceali». Un'idea piuttosto astratta, che il professore Giuseppe Novelli, rettore a Tor Vergata, tradu­ce con questa proposta: anticipare al quarto anno di liceo l' esecuzio­ne del test. Perché? Innanzitutto per evitare la sovrapposizione tra i test per entrare a Medicina e la pre­parazione agli esami di maturati.

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Attualmente, infatti, uno studente dell'ultimo anno di liceo che inten­de poi iscriversi a Medicina deve de­stinare alcuni mesi dell'anno alla preparazione ai quiz da sostenere in primavera con effetti devastanti sui suoi studi in vista dell'esame di maturità. Inoltre il rettore Novelli immagina di avere come interlocu­tori dei ragazzi super dotati dal pun­to di vista della chiarezza degli orientamenti di studio. Capaci, cioè, già a 16 anni di essere in grado di decidere il proprio futuro profes­sionale e il percorso di studi più ido-

La selezione

neo per realizzarlo. Quelli che ha in testa Novelli sono studenti che non esistono, o magari esistono solo nel­la sua immaginazione, e semmai i giovani di oggi, tra le tante incertez­ze con le quali si devono misurare, c'è anche quella sulle scelte di studio in vista del futuro lavo­ro. Spesso oscil­lano tra prospet­tive molto di­stanti, da Archi­tettura a Medici-

I Entro il 2020 in Italia serviranno almeno

-Superato il primo scoglio, la strada verso la professione medica è in discesa

Il bando

Domani le borse regionali

Partecipanti ai test di medicina nel 2009

Idonei ai test di medicina nel 2009

8.065 15,8%

Laureati negli ultimi dodici mesi

5.136

Contratti scuole di specializzazione 2014

11 5.000 Nota: al concorso per le scuole di specializzazione parteciperanno anche i laureati in medicina fuori corso che hanno iniziato gli studi prima del 2009 e quelli che non hanno superato le prove negli anni precedenti

+.:.e.n1"ime.tri

È online, sul sito www.istruzione.it, nella sezione Università, il decreto finnato dal ministro Stefania Giannini che ripartisce i 5.000 posti disponibili quest'anno per le Scuole di specializzazione di medicina, con 500 posti in più del 2013. Le Regioni avranno tempo fino a domani 6 agosto per comunicare il numero di borse integrative che intendono attivare. L'S agosto sarà pubblicato il bando del primo concorso nazionale, che si terrà in ottobre. La specializzazione più richiesta è anestesia con 525 posti (47 in più sul 2013)seguitada radiodiagnostica (346,+35)e pediatria (325, +33).

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na: come potreb­bero essere pronti ad affron­tare un test deci­sivo, o dentro o fuori, così pre-

50mila camici bianchi

sto? Magari, per capire meglio l'uni­verso che hanno di fronte, ragazzi in carne ed ossa, i nostri rettori più che lanciare veti contro un mini­stro che sta provando a eliminare uno scandalo del nostro sistema universitario, farebbero bene ad ascoltare i loro studenti. Forse an­che loro imparerebbero qualcosa.

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Ministro Stefania Giannini, titolare del dicastero dell'Università, ha convocato perfine mese i rettori degli atenei italiani per discutere la riforma dei test di accesso nelle facoltà a numero chiuso

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I numeri

1.100 euro La cifra annua pagata mediamente da un universitario italiano per le tasse universitarie

Poi itecn ico di Milano

Università di Potenza

Tasse universitarie medie annue nei paesi Ue ·- . ·- . Danimarca

O euro -Germania

Portogallo

Svezia Norvegia

•••• 950-1.250 euro

~

~ Spagna non oltre •••• i1.100euro

+.:e.niime..tri

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IL~MA.TTINO Data 05-08-2014 Pagina 4 Foglio 1

Calise: <<Quota 68 andava mantenuta era l'equilibrio tra ospedalieri e prof»

Cardarelli, critico il direttore del centro trapianti di fegato «Ripensamento sbagliato»

Bruno Buonanno

L'età anagrafica conta, ma fino a un certo punto. Perché Stato e Regioni prima di applicare nel mondo sani­tario pensionamenti per limiti di età devono valutare soprattutto la capacità e l'esperienza dei primari ospedalieri e dei docenti universita­ri. Questa la valutazione del profes­sore Fulvio Calise, direttore del cen­tro trapianti di fegato dell'azienda ospedaliera «Cardarelli» di Napoli, la più grande del Sud Italia.

«Trovo una follia aver annullato il blocco dei pensionamenti dei pro­fessori universitari: per la prima vol­ta si era riusciti ad equiparare il de­stino dei chirurghi ospedalieri con quello dei loro colleghi che lavora­no nelle aziende ospedaliere uni­versitarie. Finora questi due mondi sono sembrati dal punto di vista pensionistico notevolmente diffe­renti. Il medico ospedaliero va in pensione a 65-66 anni, il suo colle­ga che fa lo stesso lavoro in un'azienda universitaria va in pen­sione a 70 anni. Quella dei 68 anni mi sembrava una mediazione che avrebbe riavvicinato i destini di me­dici ospedalieri e universitari». Ma il dietrofront sarebbe stato determinato dalla mancanza di coperture economiche. «È intervenuta la Ragioneria dello Stato ma il problema mi sembra molto più semplice: se lo Stato decide che un dirigente ha l'età per andare in pensione, vuol dire che ha la disponibilità di pagargliela. Per uno specialista che come me dirige un centro di chirurgia e trapianti epatici il problema non

Il paradosso Nelle Regioni costrette al commissariamento della sanità alla fine vengono penalizzati i dirigenti medici più utili

dovrebbe sussistere perché una struttura di tale importanza non chiude perché il direttore va in pensione. È logico che il posto mio dovrà essere occupato da un nuovo specialista e su questo tema - tenendo presenti esperienza e competenze dei singoli - si poteva ipotizzare una doverosa mediazione. Magari un periodo di «affiancamento» tra il dirigente che occupa quel posto perché ha una particolare esperienza e lo specialista che poi dovrà sostituirlo». Mandare in pensione i dipendenti pubblici dovrebbe dare il via a posti di lavoro per i giovani. Vale anche per la Sanità'? «Quando nell'89 sono andato negli Stati Uniti per fare la mia

formazione in chirurgia epatologica con il professore Starzl (lo specialista che nel '63 effettuò il primo trapianto di fegato al mondo) i direttori generali delle strutture ospedaliere italiane indossavano il camice, entravano in sala operatoria per controllare che i loro chirurghi fossero realmente in grado di eseguire quei delicati interventi. Il direttore generale del Cardarelli ritenne che io ed altri dovessimo guidare le divisioni di chirurgia epatica e dei trapianti di fegato. A questo punto entrano in campo le competenze, in ogni azienda ospedaliera il manager delegato dal presidente della giunta regionale a dirigere un ospedale pubblico deve poter ritenere «indispensabile» la presenza di alcuni dirigenti medici. C'è un'autonomia regionale in campo sanitario che non può essere risolta con un pensionamento a oltranza che manda in pensione in Italia centinaia di persone di notevole esperienza.Nel Sud cinque Regioni sono commissariate: è impossibile bandire concorsi per primari. E in quelle Regioni la norma per il pensionamento dei dipendenti statali penalizza le persone ritenute "utili" dai direttori generali che di fatto sono i terminali periferici dell'organizzazione sanitaria». Dalle sue parole sembra che la nonna saltata ieri non la convincesse totalmente. «Sono in linea di massima d'accordo sull'idea dello svecchiamento, ma la norma che volevano approvare mi sembrava una contraddizione in terminis. Continuo a chiedermi perché fra un medico ospedaliero e un universitario c'è un tale sbalzo di età per il pensionamento? La normativa generale deve esistere, ma non può vanificare la storia delle persone».

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'°'""'" 'P;;;f'h; pensione, in Campania IOmila domande ls111<l.<ra~nlancinnol'allaoncriscll'5C"llgovcmol1asottosl1motolaJ(l"a"L<ldclprolJlcma

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IL~MA.TTINO Data 05-08-2014 Pagina 4 Foglio 1

Esposito: «Seguiamo il sistema Usa Se il prof porta studenti, resti a lungo»

Il filosofo era tra i finnatari di un appello al premier «Lui ci ha ascoltati, il Mef no»

Mariagiovanna Capone

Contro il pensionamento d'ufficio a 68 anni dei professori universitari si era schierato anche lui, Roberto Esposito, docente e filosofo tra i più stimati, vicedirettore dell'Istitu­to italiano di Scienze umane, che di anni ne ha già compiuti 64. C'era anche la sua firma nell'appello di numerosi intellettuali al governo perché il tetto si spostàsse a 68 an­ni.

Professor Esposito, come giudica il no della Ragioneria generale dello Stato alla revisione dei limiti di età per i prof universitari eiprimari1 «Non sono contento per quanto accaduto. I cambiamenti di comparti del Paese dovrebbe scaturire non dal richiamo della Ragioneria ma da una opzione ragionata del governo stesso. Perché quando un organo di Stato ti richiama stai solo incassando un fallimento». Una débàcle che era nell'aria visto che inizialmente il limite d'età da 65 anni e poi è stato portato a 681 <<Avevamo chiesto di alzare la soglia proprio noi filosofi, firmatari di un appello che il governo ha ascoltato. Un punto che abbiamo sottolineato con la convinzione che non si dovessero contrapporre le diverse generazioni, ma riconoscere quel potenziale di competenza che ha quella più anziana. Fermo restando che è necessario un rinnovamento di tutto l'apparato burocratico dell'amministrazione,

Lo svecchiamento Si può fare evitando di tagliare la testa alle elite intellettuali: in ogni Paese moderno restano indispensabili

resta la preoccupazione che la competenza di categorie come medici, ingegneri o docenti universitari possa andare persa». Cosa significherebbe perdere questa fetta di competenze? «Nçm c'è stata in questo periodo una critica giusta ai corporativismi, ovvero a quei ceti che tendono a mantenere dei privilegi particolari. Ma non si possono confondere le corporazioni con élite intellettuali che in ogni Paese moderno sono stati e sono ancora fondamentali. Per esempio, ora mi trovo in Francia e qui alti funzionari di Stato costituiscono l'ossatura della pubblica amministrazione e quindi un punto di forza per Paese. Ritengo che anche in Italia

il rinnovamento non debba consistere nel tagliare la testa a élite intellettuali». Eppure per molti questo di «svecchierebbe» il mondo accademico e farebbe mollare le poltrone ai cosiddetti <<baroni». «La considerazione errata è quella di valutare il tutto come una questione anagrafica, mentre andrebbe fatta una valutazione esclusivamente qualitativa». In base a quali criteri? «L'unica via radicale sarebbe quella di istituire il sistema americano. Ovvero è la richiesta da parte degli studenti che definisce il valore degli insegnanti. Cioè negli Usa, se un professore è valido e porta studenti, può insegnare anche a 80 anni. Se viceversa non lo è, può andarvia anche a 40 anni. Questo porterebbe a una trasformazione radicale dell'Università». Senza un ricambio generazionale non si corre il rischio di stagnazione? «La loro assunzione dovrebbe essere affidata alla valutazione da parte di docenti anziani, quelli che ho definito come validi e al di là di ogni sospetto». Secondo lei il governo Renzi proverà a trovare un punto di equilibrio tra vecchie e nuove generazioni? «Questo governo ha un presidente del Consiglio molto forte ma una struttura molto debole. Credo che debba fare alcune sostituzioni. Il gruppo dirigente scelto da Renzi a volte non mi sembra ali' altezza. Vuole fare tutto da solo o con il gruppo di suoi fedeli, alcuni validi, altri piuttosto inesperti. Eppure gioverebbe a tutti se si consultasse con persone indubitabili su temi importanti per creare il grande cambiamento del Paese di cui parla. Così facendo, Renzi pecca di presunzione, e questa decisione lo svaluta».

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Universita'

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IL~MA.TTINO Data 05-08-2014 Pagina 5 Foglio 1

Aumento del 75% in cinque anni per le tasse universitarie

Diritto allo studio frenato dal costo dell'iscrizione con punte sopra i 1.800 euro

Camilla Mozzetti

ROMA. Si chiamano università pub­bliche e si differenziano dagli ate­nei privati, poiché le tasse, riequili­brate secondo le fasce di reddito, dovrebbero garantire il diritto allo studio a tutti. Anche a chi non può chiedere un contributo, giacché il proprio reddito familiare - com­preso tra 20mila e 35mila euro -pur essendo basso, non è conside­rato talmente esiguo da far scatta­re la borsa di studio. C'è da dire che, stando alle cifre elaborate dall'Unione studenti universitari e da quelle della Flc-Cgil, l'universi­tà pubblica italiana è tutto fuorché gratuita. Al contrario, a valle di una riduzione di finanziamenti sta­tali concessi al ministero dell'Istru­zione - e quindi agli Atenei - negli anni sono aumentate le tasse per gli studenti.

Fino al 2011 - spiega un report dell'Udu - ben trentasei università italiane invece di rispettare la so­glia del 20% imposta alla contribu -zione studentesca per la tutela del diritto allo studio, sulla base dei fondi erogati dallo Stato, hanno

Il confronto Solo nell'Uk rette più salate E nei Paesi scandinavi lo studente è retribuito 900 euro al mese

chiesto agli iscritti somme maggio­ri. Alla Statale di Bergamo le tasse arrivavano al 40%, alla Statale di Milano al 32%, alla Carlo Bo di Ur­bino al 35%, e così via. La cifra tota -le che gli atenei raccolsero in più daglistudentisuperavai255milio­nidieuro. Poinel2012, l'exrespon­sabile di viale Trastevere, France­sco Profumo, attuò una sanatoria e permise agli atenei di sforare il tetto del 20% solo per i fuori corso, aumentando la loro tassazione del 100%. Gli atenei considerati "fuori­legge" diminuirono, passando da 36 a 11. Tuttavia gli studenti conti­nuarono a pagare un importo mag­giore per un complessivo di 4 7 mi­lioni di euro. «E se un tempo iscri­versi a un corso dilaurea, in un ate­neo pubblico, costava relativa­mente poco - spiega il coordinato­re dell'Udu, Gianluca Scuccimar­ra - farlo ora significa spendere molto di più rispetto a quanto elar­giscono gli universitari europei». Secondo la Flc-Cgil nel corso di cinque anni, dal 2009al2014, le tas­se universitarie sono aumentate del 75%. «E quel denaro, che in teo­ria dovrebbe in parte servire a co­prire le borse di studio per gli uni­versitari più indigenti - aggiunge il segretario, Domenico Pantaleo -viene utilizzato per altro». La tassa -zione media delle università italia­ne si aggira intorno ai 1.500 euro l'anno per studente. Con picchi più alti negli atenei del Nord Italia: dai 1.802 euro chiesti dal Politecni-

codi Milano ai 1.614 della Statale milanese. Più economiche, inve­ce, le rette nelle università del Sud. A Potenza, l'università della Basili­cata chiede 490 euro l'anno per stu­dente, a Catanzaro, le tasse della Magna Grecia non superano i 532 euro.

Confrontando il contribuito medio con quelli di altre universi­tà europee, quello italiano è tra i

più cari. Prima di noi - come ana­lizza il rapporto Education at a Glance, rilasciato dall'Ocse nel 2012 - c'è solo il Regno Unito, che chiede più di 4.500 euro l'anno in tasse agli studenti e paesi d' oltreo­ceano, come Giappone, Stati Uni­ti, Australia. Tornando in Europa, i paesi scandinavi sono, invece, i più virtuosi. Studiare non costa nulla. Anzi, in Danimarca e Svezia chi desidera conseguire il diploma di laurea riceve indistintamente una borsa di studio mensile di 900 euro. Lo studio è considerato, a tut­ti gli effetti, un lavoro. Non a caso i ragazzi scandinavi iniziano a co­struirsi una vita autonoma dalla fa­miglia già a 18 anni. In Germania le tasse raggiungono circa mille eu­ro l'anno, 500 euro a semestre. In Belgio non superano i 653 euro l'anno, in Spagna arrivano a un massimo di 1.100 euro, mentre in Francia vanno da un minimo di 200 euro a un massimo di 1.400. A costo zero poi le università di Ci­pro, Malta, Ungheria, Repubblica Ceca e Grecia.

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Stefania Giannini

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Dal Miur 11 milioni per 136 borse

Il ricercatore entra in azienda

DI BENEDETIA PACELLI

!ricercatori entrano in azienda. Con il via libe­ra del Cipe, il Comitato interministeriale per la

programmazione economica al finanziamento per il progetto «PhD ITalents», infatti, il mi­nistero dell'istruzione, univer­sità e ricerca porta i giovani dottori di ricerca nel mondo del lavoro, intensificando nel­lo stesso tempo le relazioni fra imprese e università. Con uno stanziamento complessivo di 16.236.000 euro, di cui 11 milioni assegnati dal Miur at­traverso il Fondo integrativo speciale per la ricerca e il resto da privati, parte un'iniziativa che prevede la selezione di 136 giovani dottori di ricerca da inserire, per un periodo non inferiore ai due anni, in imprese fortemente orientate all'innovazione e alla ricerca. La proposta, che sviluppa un nuovo modello di placement dei dottori di ricerca, è realiz­zata in stretta collaborazione con la Fondazione della Con­ferenza dei rettori delle uni-

' versità italiane (Crui) e con Confindustria. «Coinvolgere le aziende in questi progetti significa cominciare a gettare le basi per un futuro diverso del nostro paese in cui il dot-

torato di ricerca non resta più confinato solo in ambito universitario, ma diventa un titolo strategico per assunzio­ni di alto livello in imprese che vogliono fare innovazione puntando sui nostri giovani cervelli», ha spiegato il mini­stro dell'istruzione, universi­tà e ricerca Stefania Giannini. «Vogliamo trattenere i migliori talenti, dandogli la possibilità di completare la loro forma­zione d'eccellenza in imprese all'avanguardia».

A seguito della delibera del Cipe sarà stipulato uno speci­fico Accordo di programma tra il Miur e i soggetti che hanno proposto il progetto. Saranno coinvolte le più significative esperienze imprenditoriali italiane dei settori di rilevan­za strategica individuati dal Piano nazionale per la ricer­ca: Energia, Agroalimentare, Patrimonio culturale, Mobilità sostenibile, Salute e Scienza della vita. Il coordinamento, il monitoraggio e la valutazione dell'intero processo saranno garantiti dalla Fondazione Crui e da una cabina di regia dedicata (Miur-Crui-Confindu­stria), con l'obiettivo di valu­tare una possibile estensione del progetto a un numero più ampio di beneficiari.

---© Riprod112ione riseroata---

Data 05-08-2014 Pagina 31 Foglio 1

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Stefania Giannini

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Data 05-08-2014 Pagina 5 Foglio 1

Il dibattito Il presidente del corso Andrea Stella: «Non ci sono aule per 3.000 matricole»

L'Ateneo: <<Medicina? Il test deve restare>> <<Abbiamo aule che possono ac­

cogliere 200-300 persone, come po­tremo fare lezioni a tremila perso­ne? Non abbiamo strutture adegua­te e neppure i docenti per poter ac­cogliere tutti gli studenti che verosimilmente si iscriverebbero a Medicina senza selezione iniziale». Andrea Stella, presidente del corso di laurea in Medicina e chirurgia dell'Alma Mater, concorda, insieme ai vertici dell'Ateneo, con i rettori italiani contrari all'abolizione del test di Medicina. Eliminandolo in un colpo solo e, come prevede il mi­nistro Stefania Giannini che presen­terà la sua proposta a settembre, in -trodurre un modello alla francese con selezione al termine del primo anno.

<<lntanto c'è il problema dell'ac­coglienza di tutti i potenziali stu -denti al primo anno - spiega Stella

-, a Bologna ci sono 400 posti, più 40 per gli stranieri, e quest'anno ab­biamo avuto 2.906 candidati a fron­te di 3.200 domande. Se fossero an­che 2.500 gli iscritti, dove Ii possia­mo mettere? Che i test siano perfet­tibili, adeguandoli nei contenuti per renderli più mirati va bene, ma una

La prova All'ultimo test per Medicina, a Rimini, si sono pre­sentati 2.906 candidati

selezione è necessaria». Stella si è laureato nel '72 «e ricordo ancora che eravamo in i.200 a lezione, do­vevo andare a lezione un'ora prima solo per poter riuscire a entrare in aula perché gli altri stavano fuori. Oggi, con aule per 2-300 persone non è immaginabile».

Non convince neppure la propo­sta di qualcuno di anticipare il test, a maglie più larghe, al quarto anno, facendo poi un primo anno comune ai corsi di laurea bio-medici. «Al quarto anno di superiore è troppo presto - argomenta il professore -, a quell'età due anni sono impor­tanti nel percorso di formazione dei ragazzi. E comunque prima o dopo una selezione va fatta, il modello francese può anche andar bene ma va studiata molto bene la modalità>>.

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Lavoro e previdenza

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Il Sole?]{! mmrn deve ancora concretizzarsi e si chiama spendingreview. Non

----- ---- èuncasoseneigiorniscorsi

Davide Colombo

proprio Carlo Cottarelli aveva reagito con fermezza davanti all'ipotesi di «quota 96»: non si

---- --- -- può coprire nuova spesa con i

Il Tesoro fenna (per ora) l'assalto allaFomero e ai conti pubblici

I l ministro Marianna Madia, insiemealministero · dell'Economia, ha fatto la

scelta giusta. Il decreto Pa non poteva rischiare di finire in «zona Cesarini», con l'altissimo rischio dinonrispettare i tempi della conversione in legge, in pieno mese d'agosto, per colpa di un pacchetto di misure previdenziali prive di copertura Illoro stralcio e la doppia fiducia che si prospetta ora dovrebbero garantire l'obiettivo dell'approvazione finale. In quel testo non ci sono solo le prime misure per il riordino della Pa, ci sono anche semplificazioni decisive per comparti in crisi come l'edilizia e, soprattutto, i poteri speciali conferiti al presidente dell' Anticorruzione, Raffaele Cantone. Inimmaginabile una decadenza del decreto per il :superamento dei termini di conversione. Ma lo stop della Ragioneria e del Tesoro è tanto più significativo perché riguarda l'ennesimo tentativo di assalto alla riforma delle pensioni varata con il «Salva Italia» difine2on. Le nuove regole previdenziali non possono diventare merce di scambio semplicemente perché rappresentano uno dei baluardi dei nostri conti pubblici: stabilizzano una spesa che viaggia attorno al 15% del Pil, tra le più alte d'Europa. Certo, sono requisiti difficili da rispettare, soprattutto quelli sull'età pensionabile. L'unico modo per rendere realistici quei requisiti è far sì che il nostro mercato del lavoro sia più dinamico e inclusivo, capace di garantire livelli di occupabilità elevati e certi oltre i 55-60 anni senza ridurre le possibilità d'ingresso dei giovani.

L'altro baluardo dei conti

tagli alla spesa già impegnati. Ieri Matteo Renzi ha affermato che entro fine mese verrà presentato un intervento sulla scuola assai più ampio come platea del perimetro dei 4Jl1Ìla insegnanti coperti dalla «quota 96».Aspettiamo prima di commentare e ricordiamo il penultimo annuncio del premier, ovvero che il bonus di So euro non verrà esteso nel2015 a categoria rimaste escluse. I margini di finanza pubblica sono noti. Così com'è noto che non mancherà l'assalto autunnale alla" diligenza Stabilità" da parte del Parlamento. Per questo le scelte di politica economica della prossime settimane dovranno essere coraggiose e coerenti.

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Data 05-08-2014 Pagina 3 Foglio 1

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Lavoro e previdenza

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Il Sole?]{! mmrn Data 05-08-2014 Pagina 3 Foglio 1

l,; st<IHetta g1ml'rnzìonale. Resta l'abolizione del trattenimento in servizio, il pensionamento automatico per chi ha raggiunto i requisiti contributivi pieni e la semplificazione del turn aver

Nella Pa in 240mila verso l'uscita ROMA

Con il colpo di spugna alla norma su «Quota 96» nella scuola e le altre misure previ­denziali introdotte alla Camera il decreto 90 non perde la sua ca­pacità propulsiva. Nei prossimi anni, grazie alle nuove misure introdotte dal ministro Marian­na Madia, la cosiddetta "staffet­ta generazionale" nella Pa ci sa­rà. I motori dell'operazione sa­ranno tre, in attesa della quarta possibile spinta che potrebbe arrivare dal part-time volonta­rio previsto nel disegno di leg­ge delega per i dipendenti pros­simi alla quiescenza.

Resta innanzitutto l'abolizio­ne del «trattenimento in servi-zio», cioè i tempi supplementa­ri che potevano mantenere in uf­ficio il personale dopo aver rag­giunto i requisiti previdenziali. La regola, in realtà, è tutt'altro che rivoluzionaria, perché i limi­ti progressivi al turn over (un trattenimento in servizio in un

ANIIANI Numerosi i dipendenti che hanno già compiuto 60 anni e che sono destinati ad andare in pensione entro il 2018

ente locale, per esempio, anda- effettivamente si determinerà va conteggiato come nuova as- un ricambio generazionale. sunzione) e le tante incertezze Nelle Pubbliche arrìministra­previdenzialihannoridotto i nu- zioni, esclusa la magistratura e i meri di chi chiedeva di rimanda- docenti universitari, sappiamo relapensione.Lastessarelazio- che ci sono 24omila persone ne tecnica al provvedimento che avevano già compiuto 60 spiega che i trattenimenti nel anni a fine 2012, e quindi sono 2012 erano circa I.200, la metà destinate ad andare in pensione dei quali però si concentra nel entro il 2018. A queste si potrà set,tore della magistratura che aggiungere una quota di dipen­incontranello stesso decreto re- denti che, anche se più giovani, gole un po' più flessibili. hanno debuttato presto nel

C'è poi la misura che prevede mondo.del lavoro, e quindi rag­il pensionamento automatico giungeranno l'anzianità massi­per chi ha raggiunto i requisiti ma nello stesso periodo. contributivi pieni e, infine, la fa- Il ministro Madia aveva quan­mosa semplificazione del turn tificato in 6omila i posti che si li­over, che nel prossimo triennio, bereranno nel prossimo trien­a spesa invariata, consentirà al- nio con il pensionamento auto­le amministrazioni di procede- matico da parte delle ammini­re a una nuova pianificazione strazioni dei dipendenti che dei reclutamenti grazie al calco- hanno raggiunto la contribuzio­lo dei tetti assunzionali sulle te- ne piena. Si vedrà strada facen­ste e non sul budget disponibile. do se la cifra verrà confermata, Difficiledirequantaforzaavran- anche perché contemporanea­no, nel loro insieme, queste mi- mente alla «staffetta generazio­sure in termini di posti sui quali nale» le amministrazioni do­

vrebbero misurarsi con la speri-

La carica degli over SO

mentazione del piano delle mo­bilità volontaria e obbligatoria.

Le altre misure per il ricam­bio generazionale nella Pa fan­no per il momento da contorno: come il divieto di incarichi diri­genziali o di consulenze nella Pa ai soggetti in pensione.Una boc­cata d'ossigeno arriva infine con la riduzione della durata dei corsi di formazione specialisti­ca per i medici. Secondo la rela­zione tecnica il fabbisogno an­nuo di specializzandi è di 8.500 unità. Con le risorse attuali si ar­rivava, per il prossimo anno ac­cademico, a circa 3-300 borse, meno della metà del fabbiso­gno. Grazie all'articolo 15 del dl 90 e le risorse aggiuntive messe in campo si salirà a cinquemila unità. Per completare il quadro bisogna poi tener conto delle nuove assunzioni prevista per il corpo dei Vigili del Fuoco (I.030 nuove unità) al costo pre­visto di 42 milioni di euro ag­giuntivi a partire dal 2016.

O.Col .. ~;RIPRODUZIONE RlSER.VA~A

Distribuzione del personale della Pa per fasce d'età. Numero e% sul totale

>60 anni 240.669

1.255.828

Fonte: Aran

TOTALE DIPENDENTI

3.238.409

18 · 29 anni 118.937

30 · 39 anni --- --

521.972

40 · 49 anni 1.101.003

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Lavoro e previdenza

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Data 05-08-2014 Il Sole?]{! mmrn Pagina 3

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Le vie della ripresa : Il Pn al Senato , Altolà anche al pensionamento d'ufficio ' di docenti universitari e primari

Le altre norme Niente cancellazione delle penalizzazioni per chi anticipa la pensione e ha versato oltre 42 anni LE RIFORME IN CANTIERE

Pensioni, salta «quota 96» per i docenti Tensione Renzi-Ragioneria -Retromarcia sulle deroghe alla Fornero, ma il premier: intervento più ampio a fine mese

Davide Colombo ROMA

Contrordine al Senato sul "pacchetto previdenziale" che Montecitorio aveva introdotto a forza nel d!Painfase di prima lettu­ra. Con quattro emendamenti sop­pressivi presentati in Commissio­ne Affari costituzionali dal Gover-· no sono state cancellate le norme su «quota 96» nella scuola e quella sui pensionamenti d'ufficio a 68 an­ni per docenti universitari e i pri­mari. Via anche la misura sulle pe­nalizzazioni al trattamento pensio­nistico in caso di ritiro anticipato e quella sulle pensioni di reversibili­tà per le vittime del terrorismo.

Per Matteo Renzi è stato giusto lo stop a "quota 96" perché la misu­ra non c'entrava nulla con la "ra­tio" del decreto e ha fatto sapere che sulla scuola è in preparazione un intervento.entro fine agosto as­sai più ampio, come perimetro di riferimento, della platea dei 4J11ila interessati dalla misura cancella­ta. Insomma le tensioni con la Ra­gioneria, che ci sono, non impedi­ranno alla politica di prevalere sul­le obiezioni tecniche.

Ieri sera, dopo aver incassato il via libera sui presupposti di costitu­zionalità del disegno di legge di conversione del decreto, è partita

la discussione generale sul testo dove entro questa mattina verrà posto il voto di fiducia. I tempi per la terza lettura alla Camera a que­sto punto sono molto stretti: si do­vrebbe arrivare al voto finale (con terza fiducia) entro venerdì, in pa­rallelo con l'approvazione dcl di competitività al Senato e il primo via libera al Ddl costituzionale.

Dopo un tira e molla durato tut­to il week-end l'Esecutivo ha dun­que deciso di non andare al muro contro muro con la Ragioneria ge­nerale dello Stato, che aveva solle­vato rilievi di copertura nel docu­mento presentato venerdì scorso. Nel dettaglio, secondo la Ragio­neria, la norma su «quota96», che avrebbe regalato il pensiona­mento a settembre a 4ffiila inse­gnanti e addetti della scuola (pla­tea che potrebbe allargarsi),risul­ta «scoperta in termini di fabbiso­gno e indebitamento netto». E quindi per assicurare «la neutrali­tà degli effetti per il 2014 la ridu­zione da apportare si deve attesta­re a 45 milioni di euro» (e non 34 milioni come indica la relazione tecnica del provvedimento).

Le coperture ipotizzate, appro­vate dalla Camera, e che consisto­no in un aumento degli obiettivi di spending review e tagli lineari, comportano «criticità», sempre se-

condo i tecnici del Mef, perché «corn1esse all'entità del ricorso a forme di copertura operate già con precedenti interventi attraverso l'accantonamento o la riduzione de­gli stanziamenti relativi alle spese rimodulabili».Solo per il20J4 tali ri­duzioni ammontano già a circa un miliardo di euro (che vengono pre­si con tagli a oneri rimodulabili dei ministeri). E perciò l'ulteriore ridu­zione di queste spese porta con sé «l'elevato rischio di determinare la formazione di debiti fuori bilancio in relazione a spese difficilmente comprimibili, soprattutto in una fa­se già avanzata della gestione».

Analoghi i rilievi per quanto ri­guarda il pensionamento d'ufficio a68annideiprofessoriuniversitari (oggi la legge Gelmini consente l'uscita obbligatoriaa70 anni-aven­do abolito il cosiddetto "biennio Amato"). Qp.esta anticipazione di due anni, sottolinea la Ragioneria, «determina oneri non quantificati né coperti in termini di anticipazio­ne della corresponsione dei tratta­menti di pensione e di fine servi­zio». Sulla base dei dati forniti dal Miur il costo dell'intervento è di ypmilioni solo nel2015 (dal2015 al 2021 è di circa n3 milioni). Nel miri­no anche i conti per la cancellazio­ne dei disincentivi introdotti da El­saFornero per chi lascia prÌlllail la-

voro. La relazione tecnica al dl Mao diaha stimato un esborso di un mi­lione per il 20J4, 3 milioni per il 2015, 7 milioni per il 2016. I conti rivisti dalla Ragioneria sono però mag­giori: 5 milioni per il 20J4, 15 milioni per il 2015, 35 milioni per il 2016, 50 milioni per il 2017 e 60 milioni dal 2018. E sottostimata è anche la quantificazione delle spese (un mi­lione per quest'anno) della norma che prevede dei benefici per le vit­time degli atti di terrorismo. Una copertura, quest'ultima, che poi sa­rebbe stata trovata da Poletti e Delrio ma la misura entrerà in un altro provvedimento.

n dietrofront naturalmente ha scatenato un putiferio politico, so­prattutto tra le componenti del Pd che alla Camera avevano sostenu­to le correzioni. «Sarebbe scanda­losb non risolvere "quota 96" degli insegnanti, ma soprattutto utilizza­re argomenti falsi pernonfare que­sta scelta. Chi dice che vogliamo in­trodurre quota 96 per estenderla a tutti ilavoratorisa di mentire o non conosce l'argomento» hanno rile­vato Cesare Damiano e Maria Lui­sa Gnecchi. Ma anche Forza Italia non è per nulla convinta: una de­cisione «Vergognosa in cui vince la burocrazia». Mentre per Sel «il Governo dei soli annunci ha colpito ancora».

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Lavoro e previdenza

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~Indica la somma degli anni di età anagrafica e contributiva aprendo una finestra per il diritto alla pensione di anzianità. I periodo di contribuzione non può essere inferiore ai 35 anni, e deve essere perfezionato escludendo la contribuzione figurativa per disoccupazione ordinaria e malattia. Peri lavoratori dipendenti e iscritti ai fondi pensione sostitutivi e integrativi due le opzioni possibili: 60 anni di età+ 36 di contributi oppure 61 anni di età+ 35 di contributi

Senza coperture

Quota 96, prepensionamenti nella scuola cancellati Salta la norma "quota 96" per il prepensionamento di 4mi!a insegnanti a settembre. La norma introdotta alla Camera era nel mirino della Ragioneria dello Stato che non l'ha "bolli nata". Renzi sta preparando un intervento che amplia la platea dei fruitori

Data 05-08-2014 Pagina 3 Foglio 2 / 2

Stop all'anticipo di due anni per professori e primari Uno dei quattro emendamenti al DI Pa presentati dal Governo al Senato blocca il pensionamento d'ufficio a 68 anni dei professori universitari e dei primari. Sulla base dei dati forniti dal Miur l'intervento sarebbe costato 34,2 milioni nel2015e113 fino al 2021

Tornano i disincentivi per chi lascia a 62 anni Tornano le penalizzazioni della riforma Fornero per chi lascia il lavoro a 62 anni. La Ragioneria ha infatti rilevato costi più alti rispetto a quelli della relazione tecnica al Dl. No ai benefici per chi avesse subito un'invalidità permanente in conseguenza di atti di terrorismo

Emendamenti al decreto Pa. Marianna Madia, ministro della Semplificazione e della Pubblica amministrazione

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Lavoro e previdenza

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Data 05-08-2014 Il Sole?]{! mmrn Pagina 3

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In Parlamento allentati i requisiti (con effetti paradossali) per evitare la riforma Monti-Fornero

Se l' esodato ha ancora un lavoro Matteo Prioschi

Con il termine esodati spesso si indicano, erronea­mente, tutte le persone pena­lizzate dalla riforma previden­ziale Monti-Fornero di fine 2011. In realtà gli esodati sono una categoria ben precisa, co­stituita da quei lavoratori che prima della riforma hanno sot­toscritto un accordo di incenti­vo all'esodo, accettando quin­di di lasciare il posto a fronte di un bonus economico con la previsione di andare in pensio­ne nell'arco di qualche mese.

Le nuove regole, però, han­no comportato requisiti più elevati e quindi queste perso­ne si sono trovate senza lavoro e con la prospettiva di dover maturare più anni di contribu­ti prima di poter incassare l'as­segno previdenziale. Secondo le stime iniziali gli appartenen­ti a questa categoria erano ol­tre 14omila, ma i posti previsti con la prima salvaguardia furo­no meno di 7mila. Con succes­sive integrazioni sono ora arri­vati a oltre 3omila.

Anche se tecnicamente non sono "esodati", si sono trovati in questa situazione, cioè sen-

IN D'ATTESA Oltre agli insegnanti si vorrebbero salvare dai nuovi minimi ferrovieri, donne che optano per il contributivo e «quindicenni»

za impiego e senza la prospetti­va di pensione in tempi brevi, altre categorie di lavoratori, oggetto dei sei interventi di sal­vaguardia che si sono sussegui­ti in due anni e mezzo (l'ultimo deve ancora essere approvato dal Senato). Si tratta di lavora­toriinmobilitàordinariaolun­ga, di quelli a carico dei fondi di solidarietà di settore (princi­palmente bancari) e di quelli autorizzati al versamento vo­lontario dei contributi. In quest'ultima macro categoria (116.650 persone stimate ini­zialmente) rientrano persone che hanno perso il lavoro di re­cente e non hanno più trovato occupazione,maanchechima­gari ha versato qualche contri­buto volontario in passato, fi­no a maturare i vecchi requisi­ti per il pensionamento, e poi ha ripreso senza più interruzio­ni l'attività e magari non si tro­va attualmente in condizioni di difficoltà. Non a caso i primi interventi di salvaguardia han­no tutelato chi dopo l'autoriz­zazione al versamento volon­tario non ha più lavorato e poi via via sono stati "ammorbidi­ti" i requisiti in modo da con-

sentire l'accesso alla pensione con le vecchie regole anche a chi ha intervallato periodi di la­voro e di inattività.

Già dal primo intervento si è inoltre provveduto a tutelare quelle poche migliaia di lavora­tori in congedo per assistere fi­gli con gravi disabilità.

Nel corso del tempo si sono aggiunte nuove categorie tra cui i licenziati (non più solo gli esodati quindi) e chi ha concluso un contratto a tem­po determinato tra il 2007 e il 2011,nonhapiù trovato un im­piego a tempo indeterminato e matura la decorrenza della pensione con le vecchie rego­le entro il 6 gennaio 2016. Ri­spetto ai primi interventi, la mancanza di impiego in quan­to tale non ha più costituito un requisito necessario alla salvaguardia, sostituito dalla mancanza di occupazione a tempo indeterminato.

Ci sono poi altre categorie di lavoratori penalizzati dalla riforma previdenziale, ma non obbligatoriamente senza lavo­ro a tempo indeterminato, che alcune componenti del Parla­mento vorrebbero comunque

tutelare. Tra questi gli inse­gnanti che, come hanno ricor­dato i deputati del Pd Cesare Damiano e Maria Luisa Gnec­chi, non sono andati in pensio­ne con le vecchie regole per­ché calcolano i contributi con la cadenza dell'anno scolasti­co (entro il mese di agosto) e quindi non rientravano nella scadenza generale di fine 2011.

Ci sono i macchinisti delle ferrovie che dovranno lavora­re fino a 67 anni e non sonori­compresi tra chi esercita attivi­tà usuranti, le donne che per evitare l'innalzamento dei re­quisiti possono andare in pen­sione con 57 anni e tre mesi (58 etre mesi se lavoratrici autono­me) di età e 35 di contributi ma con l'applicazione del sistema contributivo che comporta pe­nalizzazioni di almeno il 20% dell'assegno, chi aveva il requi­sito minimo di15 anni di contri­buzione da lavoro (non volon­taria) al 31 dicembre i992.

Già graziati dagli effetti del­le nuove regole, invece, i di­pendenti pubblici dei compar­ti sicurezza e difesa che sono stati esclusi dal decreto di ar­monizzazione.

Pensioni, salta «quota 96» per i docenti ~,~ ,- -'"·°'"" ".'~ ".;.orn: '~" "~"!"!•:'~'! '' "'•~" .. "!'~"'~ "·' •!r "·"·''~ ~.·~\·~· •'~' "!. ''"'°'' •N

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Le p1revisioni e gli interventi

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Numero di lavoratori da tutelare previsti inizialmente e posti effettivamente messi a disposizione con gli interventi di salvaguardia

IM-tt•

LE STIME

328.650 .J1liMimUlll"L,ll4.Jlii

!··------·----

Fonte: elaborazione Il Sole 24 Ore

LE SALVAGUARDIE

170.230

Prosecutori volontari in mobilità

1.850

Tempo determinato

4.000

Gestione eccedenze con ammortizzatori

20.000

..................... 0 ••••• , ............................. .

........ i; ......... J~,: .................. ~11-0 ............ ..

Mobilità

Pros~cutnri volontio;ri

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Le tutele per malattia infortunio . ' ematemzta

Malattia, maternità, infortunio: ecco le regole.

Il lavoratore in caso di malattia deve avvertire immediatamente il datore di lavoro (entro l'orario di inizio della prestazione) facendogli pervenire il certificato medico entro due giorni dal rilascio. Il datore di lavoro deve garantire al lavoratore domestico inmalattia la conservazione del posto che varia in base all'anzianità maturata presso la stessa famiglia. E tenuto al pagamento della metà dello stipendio i primi tre giorni e del salario intero per i giorni successivi, fino a un massimo di: 8 giorni per anzianità fino a 6 mesi; 10 giorni (anzianità da 6 mesia2anni);15 giorni (oltre 2 anni).

In caso di maternità, durante l'astensione obbligatoria, la collaboratrice ha diritto alla conservazione del posto e all'indennità sostitutiva della retribuzione. La tutela scatta se la colf possiede il requisito di 52 settimane di lavoro "utili" nei 2 anni precedenti o 26 settimane nell'anno precedente l'inizio del congedo di maternità. La maternità obbligatoria è pagata dall'Inps - su domanda della lavoratrice - ed è pari all'8o% del salario convenzionale sul quale sono versati i contributi orari.

Infine, nel caso di infortunio sul lavoro, il datore di lavoro deve: denunciare l'evento all'Inail e alla Ps entro 2 giorni dalla ricezione del certificato d'infortunio; pagare retribuzione globale di fatto per i primi tre giorni di assenza; conservare il posto per un periodo variabile secondo l'anzianità di servizio (10 giorni di calendario per anzianità fino a 6 mesi, 45 giorni da 6 mesi a 2 anni; 180 giorni oltre i2anni).

O.La. A.R.P.

t· R;PR1•[J:.z:s~E RISERVATA

Data 05-08-2014 Pagina 32 Foglio 1

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PerilTfr accredito finale o frazionato

Il rapporto di lavoro può cessare per libera volontà del datore di lavoro e del lavoratore domestico, a patto che si dia regolare preavviso all'altra parte.

In merito al calcolo del preavviso, il contratto collettivo nazionale prevede che il rapporto di lavoro possa esser~ risolto con l'osservanza dei seguenti termini: in caso di licenziamento, 15 giorni di calendario, per il rapporto di lavoro non inferiore a 25 ore settimanali e fino a 5 anni di anzianità presso lo stesso datore; 30 giorni di calendario, oltre i cinque anni di anzianità presso lo stesso datore. I termini sono ridotti alla metà nel caso di dimissioni da parte del lavoratore. Per il rapporto di lavoro inferiore alle 25 ore settimanali il preavviso dovrà essere di 8 giorni di calendario, fino a due anni di anzianità e di 15 giorni, oltre i due anni di anzianità.

Nel caso di mancato preavviso da parte del datore è dovuta al lavoratore un'indennità sostitutiva; se invece il lavoratore dimissionario non effettua la prestazione nel suddetto periodo, viene trattenuto l'importo corrispondente al mancato preavviso.

Le dimissioni volontarie o la risoluzione consensuale devono essere convalidate con le seguenti modalità: convalida del lavoratore presso la direzione territoriale del Lavoro o il Centro per l'impiego territorialmente competenti; sottoscrizione da parte dellavoratore di dichiarazione in calce alla ricevuta della comunicazione di cessazione inviata all'Inps.

La cessazione del rapporto va comunicata all'Inps entro 5 giorni (online o al numero gratuito 803164). Il versamento dei contributi relativi all'attività

) prestata fino alla data di cessazione, deve invece essere effettuato entro i 10 giorni successivi alla data di fme rapporto; l'eventuale ritardato pagamento comporta sanzioni da parte dell'Inps. Si ricorda che devono essere versati, sempre entro la stessa data, anche i contributi relativi a ferie maturate ma non godute e al preavviso.

Si precisa, peraltro, che per i lavoratori domestici non è dovuto il contributo di interruzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato introdotto dalla legge 92/ 2012.

Qµando cessa il rapporto di lavoro, il collaboratore domestico ha sempre diritto al trattamento di fine rapporto, anche nel caso di rapporto saltuario o di poche ore settimanali o di risoluzione durante il periodo di prova, se superiore a 15 giorni. Per calcolare l'importo del Tfr, si deve tener conto di: retribuzione mensile, tredicesima, indennità sostitutiva di vitto e alloggio quando dovuta. Inoltre, il Tfr accantonato deve essere rivalutato annualmente sulla base dell'indice Istat.

Il Tfr può anche essere frazionato nel corso del rapporto: la liquidazione può essere pagata ogni anno, su richiesta da parte del lavoratore o del datore con il consenso dell'altro. Tuttavia, la legge stabilisce che dopo otto anni di servizio il dipendente può avere diritto a un anticipo pari al 70%

della liquidazione maturata. O. La.

A.R.P.

IL CALCOLO DEL TFR

I NELL'ANNO Si determina la retribuzione annua utile, la quota annua d'accantonamento e si rivalutano le quote accantonate negli anni

02 I A FINE RAPPORTO Si determina la quota dell'ultimo periodo e si somma con il Tfr rivalutato degli anni precedenti

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- I Conti pubblici. L'attesa per la crescita negativa· stimata dall'lstat nel secondo-trimes~-. -- -

Coperture incerte, il governo blinda i decreti Padoan svela la strategia sui tagli agli sprechi Direttive vincolanti peri sindaci sulle municipalizzate. Il ministro in Parlamento

ROMA- Dopo lo stop sul­le pensioni, che ha costretto il governo a modificare il de­creto sulla pubblica ammini­strazione in Senato, ieri il faro della Ragioneria Generale dello Stato si è acceso sul de­creto competitività all'esame dell'Aula di Montecitorio. Nel mirino sono finiti un altro paio di emendamenti dalla copertura finanziaria incerta, uno sulla Cassa depositi e prestiti, l'altro sugli incentivi al fotovoltaico, col risultato che il decreto, dall'Aula, è sta­to rispedito in Commissione Bilancio per un supplemento di istruttoria, e modificato prima che il governo ponesse la questione di fiducia. L'in­ciampo questa volta si è risol­to senza troppi patemi d'ani­mo, ma l'attivismo e la scru­polosissima attenzione della Ragioneria, al di là delle rea­zioni di facciata dell'esecuti­vo, suona come la conferma più evidente dello stato di massima allerta sui conti pubblici.

Il bilancio soffre della mancata crescita e per que­st'anno sarà quasi impossibi-

le centrare il 2,6% di deficit gennaio), poi altri 11 miliardi concordato con la Ue. Per il nel 2015 e altri 12 nel 2016. E 2015 si partirebbe con unaza- se è già difficile immaginarli, vorra in più. E a poche setti- si sta rivelando ancor più mane dalla messa a punto complicato fare in modo che i della Legge di Stabilità, che risparmi attesi vengano con­sarà definita nelle grandi li- tabilizzati, e che dunque pos­nee già entro agosto, e che sano essere usati a copertura dovrà confermare il taglio degli sgravi fiscali o delle al­delle tasse per il 2015, per il tre spese. governo diventano imperati- Mentre il Commissario vi sia la tenuta della manovra Carlo Cottarelli sta ultimando impostata l'anno scorso che il il rapporto sulle partecipate blocco di ogni nuova spesa. degli enti locali, atteso a Pa -Soprattutto di quelle che, alla lazzo Chigi per giovedì, tra il fine, si scaricherebbero sulla ministero dell'Economia e già ardua "spending review", Palazzo Chigi si ragiona pro­come facevano proprio gli prio su come si possano uti­emendamenti parlamentari lizzare i risparmi dovuti al­bocciati. l'efficientamento della'pub-

Sulla revisione della spesa, blica amministrazione (a loro alla quale si affidano tutte le volta derivanti dalla revisione speranze d_i recuperare ?so~- della spesa), inserendoli nel s~ per tagh~e le tass~, il ~1- bilancio a legislazione vigen­mstro dell eco_nom.1~ Pier te, rendendo tutto il percorso Carlo Padoan fara ogg11l pun- più agevole. L'intenzione è to in Parlamento, ma è chiaro quella. Intanto la nuova spen­che l'operazione non sarà af- ding review sulle partecipate fatto semplice, né dall'esito pubbliche si tradurrà in di­scontato. Già per il 2014 ser- rettive vincolanti per gli am­vono 3,5 miliardi di euro (an- ministratoti degli enti locali, che per compensare il man- ma anche in una minor spesa cato taglio delle detrazioni Ir- pubblica che sarà quantifica­pef che dovevano scattare a ta sia nel Patto di Stabilità in-

temo con gli enti locali, che nella Legge di Stabilità del 2015.

Il primo scoglio per la mes­sa a punto della manovra di bilancio del prossimo anno sarà in ogni caso la revisione delle previsioni economiche. Domani l'Istat diffonderà i dati del prodotto interno lor­do del secondo trimestre, e dopo il meno o, 1 dei primi tre mesi, gli analisti si attendono un segno leggermente positi­vo, intorno allo 0,2%. Troppo poco, in ogni caso, per garan~ tire la crescita dello o,8 % ipo­tizzata dal governo per que­st'anno. Se ci si fermasse allo 0,3% il deficit aumenterebbe in modo automatico dal 2,6% previsto al 2,8% e peggiore­rebbe anche il saldo struttu­rale, allontanando ancora di più il pareggio di bilancio, già rinviato. Il governo, per il momento, esclude una ma -novra correttiva per il 2014, ma per rispettare gli impegni sulla riduzione delle tasse è molto probabile che qualcosa in più, nel 2015, si dovrà fare.

Mario Sensini ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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COBBIEBE DELLA SEBA

Fiscal compad

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Secondo il trattato del cosiddetto

Fiscal compact, firmato nel marzo del 2012, il rapporto deficit/Pil non deve superare il 3%. Mentre il debito non deve andare oltre quota 60%, sempre rispetto al Pil. L'Italia è già arrivata al 133%. Ciò comporta la necessità di ridurre il rapporto almeno di un ventesimo ogni anno. Per il nostro Paese i controlli sul rispetto di questo vincolo, particolarmente oneroso, partiranno dal 2016.

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Secondo l'accordo di Maastricht per la

nascita dell'euro i Paesi aderenti alla moneta unica si sono impegnati a non superare la soglia del 3% per quanto riguarda il rapporto tra deficit (disavanzo) e prodotto interno lordo. L'Italia attualmente oscilla intorno al 2,6% ma potrebbe arrivare alla soglia del 2,8%. Gli ultimi dati sul disavanzo segnalano un miglioramento ma l'indebitamento è pari al 134%delPil

m11a.rc11 di euro I risparmi previsti dai progetti di spen­dingteview ai quali stanno la­vorando i tecnici guidati da Carlo Cottarelli. Oggi il mini­stro dèll'Economia interverrà in Parlàmento sulla questio­ne,

I' ipotesi sul nlPtqtto tra deficit e Prodottoif\te1mo lordo che potrebbe indieare il ministerodell'Econolttia dopo che l'lstat avrà annun­ciato il tassò di crescita per il secondo trimestre del 2014

Pier Carlo Padoanè ministro del­l'Economia e delle Finanze dal 24 feb­braio 2014. Precedente­mente, era capo econo­mista del­l'Ocse. E' sta­to anche di­rettore ese­cutivo per l'Italia del Fmi

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COBBIEBE DELLA SEBA

il ministro Boschi. Ma la mag­gi ora nza, cessato di botto l'ostruzionismo, va come un treno: dall'articolo 3 all'articolo g in un pomeriggio. La riforma alla quale il premier ha legato il suo mandato è a un passo dal­l'approvazione in prima lettura: per licenziare i primi due articoli c'era voluta una settimana inte­ra, ieri per approvarne cinque sono bastate due d'ore.

I futuri inquilini di Palazzo Madama non percepiranno altra indennità che quella di consi-

Scranni vuoti I banchi di

5 Stelle, Lega e Gal ieri: a sinistra, Vincenzo

Santangelo del M55, a destra,

Paolo Naccarato

di Gal (Eidon)

glieri regionali o sindaci. Esulta­no i renziani, con Andrea Mar­cucci: <<li governo Renzi riduce i costi della politica, il M5S sta fuori dall'Aula>>. E dalla Costitu­zione spariscono i senatori a vi­ta, perché i cinque nominati dal capo dello Stato «per altissimi meriti» resteranno in carica set­te anni soltanto. Elena Cattaneo, la più giovane senatrice a vita, si è concessa una riflessione che ha definito triste: «Chiedere a colleghi italiani che partecipano

a disegnare l'eccellenza nel mondo di sedere qui per non la­vorare troppo e per non essere retribuiti è umiliante».

Boschi e Finocchiaro trattano con le opposizioni, ma il gover­no non sembra disposto a offri­re altre modifiche, se non lari­duzione del numero delle firme per referendum e leggi di inizia­tiva popolare. Renzi ha fretta di chiudere. Ma Palazzo Madama non è nuovo ai colpi di scena e far scorrere anzitempo i titoli di coda è un azzardo che nessuno

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può permettersi. Tra le migliaia di emendamenti si nasconde ancora qualche trappola. All'ar­ticolo 18 è previsto il voto segre­to per l'emendamento di Casson su amnistia e indulto e i nemici della riforma sperano nei fran -chi tiratori. Qualche preoccupa­zione desta anche la modifica del Titolo V cara ai leghisti, che sono pronti a salire sulle barri­cate per impedire un annacqua­mento dei princìpi federalisti.

Monica Guerzoni ©RIPRODUZIONE RISFRVATA

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COBBIEBE DELLA SEBA

I nodi già affrontati equelli da sciogliere --- ------------- --

1.atidavio a vita addio: come sceglierà il Colle

1 Dopo il via libera della settimana scorsa al Senato non elettivo composto da 100 membri, di cui 95 scelti con il sistema proporzionale dalle Regioni tra i rappresentanti degli enti locali e 5 individuati dal Quirinale, ieri l'Aula ha approvato le norme del ddl Boschi che meglio definiscono l'individuazione dei membri di nomina presidenziale: resteranno in carica per 7 anni non rinnovabili e saranno scelti tra personalità che avranno dato lustro al Paese

Nessuna retribuzione ad hoc, resta l'immunità

2 Approvate anche le norme secondo cui i nuovi senatori non percepiranno nessuno «stipendio» aggiuntivo per le sedute a Palazzo Madama, ferme restando le indennità che gli sono corrisposte in quanto amministratori locali. Saranno invece protetti, ed è stato uno dei punti più caldi della trattazione di ieri, da immunità parlamentare: per arrestarli, perquisirli o intercettarli, i magistrati dovranno chiedere l'autorizzazione di Palazzo Madama

Referendum, Quirinale e gli altri pi!mi dedsivi

3 La platea per lelezione del Capo dello Stato, le firme necessarie per i referendum, le norme che regolano la presentazione dei disegni di legge di iniziativa popolare e le funzioni del futuro Senato: sono questi i punti più controversi sui quali l'Aula di Palazzo Madama deve ancora pronunciarsi prima dell'ok definitivo. Su questi temi, il governo la settimana scorsa ha annunciato la propria disponibilità al dialogo con le opposizioni, sbloccando così un'impasse che pareva insormontabile

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la Repubblica bre, stando all'agenda del segretario Pd, dovrebbe cominciare il suo iter in commis­sione a Palazzo Madama. «Il Paese ha biso­gno di una legge fortemente bipolare e maggioritaria, non si possono modificare le soglie al di fuori di questo principio» awer­te il capogruppo di Forza Italia al Senato, Paolo Romani, con un messaggio destinato per intero aibig del Nuovo centrodestra.

Nell'incontro delle prossime ore (o dei prossimi giorni) Berlusconi non si attende che Renzi apra il dossier economico. Perché su quel fronte il premier non prende nem­meno in considerazione l'ipotesi del «soo-

Oggi vertice di Fi per definire i ritocchi all'Italicum prima dell'incontro con Renzi. Verdini suggerisce la linea dura

corso azzurro». Anche lì, il leader di Forza Italia spiega ai suoi che resterà in riva al fiu­me. «Spetta a Renzi il primo passo, non sa­remo noi a offrirci - è la strategia che in questi giorni ha dettato da Arcore - Se la situazione si fa assai complicata, se c'è bi­sogno di noi, non saremo un'opposizione ir­responsabile. Vogliovederechesuccede, se in autunno c'è il rischio di uninterventodel­la Trojka». Forza Italia insomma non si tira indietro. E in effetti quel che fanno ripeten­do gli esponenti di punta del partito confer­ma la linea dell'opposizione «responsabi­le». Ieri sera Maria Stella Gelmini, interve-

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nendo a proposito del pasticcio della cosid­detta" quota 96" sisbilanciavainfavoredel-1' esecutivo: «Spiace per gli insegnanti, ma il governo ha agito correttamente. Il bilan­cio dello Stato non cambia col cambio delle maggioranze, le risorse sono scarse e i con­ti vanno salvaguardati». Due giorni fa l'ex ministro si era spinto fino a parlare della di­sponibilità forzista a dare una mano per «misure shock per l'economia». Ieri è stata la volta del capogruppo Romani a Tgcom 24: «La nostra posizione è quella che se ci sarà bisogno di noi per l'interesse del Pae­se, noi ci saremo».

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"NIENTE LEGGI SALVA BERLUSCONI"

RIFORMA DEL SENATO Forza Italia confermerà nel faccia a faccia tra Berlusconi e Renzi il sostegno ai prossimi passaggi parlamentari della riforma del Senato

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"Nel patto del Nazareno non ci sono scambi, nessuna legge salva-Berlusconi" ha detto ieri Matteo Renzi nell'intervista a RepubblJca

ITALICUM Sarà il piatto forte dell'incontro. Le modifiche al Patto del Nazareno: riduzione dello sbarramento, preferenze e innalzamento della soglia per il premio

GIUSTIZIA La riforma che il Guardasigilli sta preparando non sarà trattata nell'incontro. Ma il ministro Orlando illustrerà il testo a tutti i capigruppo, anche a Forza Italia