rassegna stampa 19 marzo 2015 def

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Rassegna Stampa Federpreziosi

Rassegna Stampa Federpreziosi

ECONOMIA E MERCATIIL SOLE 24 ORE L’export di orologi rimbalza a gennaio grazie all’Asia: +3,7%AREZZO NOTIZIE Export, il 2014 chiude in rosso ma sul saldo persa il prezzo dell’oroINVESTIRE OGGI Oro, quotazioni triple tra 15 anni. Previsto un boom della domanda in AsiaIL MESSAGGERO La domanda d'oro in Asia è destinata a raddoppiare entro il 2030 forzando

.ollatem osoizerp led inoizatouq el ozlair la IL SOLE 24 ORE MODA 24 - Moda&design, fatturato 2014 a +2,9%PREZIOSA MAGAZINE Pillole di Economia / Lusso, in positivo i bilanci 2014AREZZO NOTIZIE I dati dell’Istat: l’export italiano va, quello di Arezzo noPREZIOSA MAGAZINE e-Commerce, il consumatore chiede più PAMBIANCONEWS Festina Italia, vendite +15% nel 2014AREZZO NOTIZIE Commercio elettronico in Italia: dati positivi e fattori frenantiIL SOLE 24 ORE L’oro cancella il rialzo dell’anno e cala sotto 1.160 $IT ESPRESSO Identikit degli utenti di e-commerce

COMPRO OROGIOILLIS Meno gente vende i gioielli

FISCOLA NAZIONE «Sul pos sanzioni troppo severe»STRETTOWEB.COM Confartigianato Calabria: “l’obbligo del Pos è una vera azione

”airotassev PREZIOSA MAGAZINE Il Rolex dei presidenti cambia look e quello da yacht resiste a 100 metri

SETTORE E MODALA REPUBBLICA LA REPUBBLICA BasileaLA GAZZETTA DI LECCE Confcommercio e legalità meeting in PrefetturaIL SOLE 24 ORE «Leader nei gioielli in 7 anni»PRIMA PAGINA REGGIO CORRIERE DELLA SERA Il signore delle gemmeDELUXE BLOG Piaget apre a Parigi la sua boutique più grande al mondoGIOILLIS Il giardino di PiagetLA REPUBBLICA Conto corrente con touch, i progressi nei pagamentiAREZZO NOTIZIE

eratnemilaorga’llen GIOILLIS È l’ora di BaselworldGIOILLIS Liu Jo a Basilea con GlamourDELUXE BLOG Gioielli Gianmaria Buccellati in mostra alla Reggia d VenariaGIOILLIS Da Christie’s perle nere e gioielli da starDELUXE BLOG Baselworld 2015: Chopard orologi Grand Prix de Monaco Historique

19 Marzo 2015

IL GIORNALE Carlo Sangalli confermato presidente di ConfcommercioL’ORAFO Moda e innovazione al Tarì Bijoux 2015PREZIOSA MAGAZINE Swatch, le lancette si accomodano a tavola

Rassegna in collaborazione con

Economia e Mercati

del 19 Marzo 2015

Matteo ZaccagninoPer l’industria svizzera degli orologi il 2014 si è chiuso in maniera contrastante, anche a causa della decisione della Banca nazionale svizzera che, con una mossa a sorpresa a metà gennaio, ha deciso di revocare il tasso di cambio minimo tra franco ed euro con relativo apprezzamento della valuta elvetica.Restano aperti ampi spazi di riflessione sulla tenuta di un comparto che negli ultimi tempi è sempre cresciuto sia in termini di fatturato sia di volumi. In un quadro ancora difficile da decifrare gli analisti si sono già sbilanciati e, pur con un cauto ottimismo, prevedono anche per il 2015 performance in linea con il 2014.E così, con un occhio ai tassi di cambio e con l’altro alle tante novità proposte dai principali brand dell’orologeria, si apre oggi Baselworld, la più grande e importante rassegna fieristica al mondo dedicata al mondo dell’orologeria e della gioielleria, che anche per l’edizione 2015 ha fatto registrare il tutto esaurito con 1.500 espositori da 40 nazioni.Ma se il Sihh di Ginevra si è svolto all’insegna dell’annuncio della variazione del cambio euro/franco con le relative incognite, all’apertura del Salone di Basilea si respira un’aria completamente diversa alla luce dei primi dati ufficiali sull’export. Secondo la Fédéra-tion de l’industrie horologére suisse, in gennaio l’export ha registrato un significativo + 3,7

per cento rispetto allo stesso mese dello scorso anno, pur con un giorno lavorativo in meno, per un valore di 1,6 miliardi di franchi.A fare la parte del leone resta l’alto di gamma. Nel dettaglio, i segnatempo posizionati in una fascia di prezzo superiore ai 3mila franchi hanno fatto segnare una crescita del 7,5%, mentre i modelli 500 e 3mila franchi hanno subito una flessione del 4,8 per cento. Situazione analoga anche per la parte bassa del mercato dove gli orologi tra 200 e 500 franchi si sono distinti con un +5,3% mentre la gamma sotto i 200 franchi ha lasciato sul terreno lo 0,7 per cento.Ma le buone notizie per il settore non finiscono qui. Motore di questa ripresa sono la Cina (+4,1%) e Hong Kong (+5,4%), mercati che solo pochi mesi fa erano finito sotto osservazioni a causa del loro brusco rallenta-mento. Buone notizie anche da Corea (+42,4%) e Taiwan (+22,6%). Insomma, l’Asia sembra tornaa. Alla grande.

Baselworld. Da oggi con 1.500 marchi

L’export di orologirimbalza a gennaiograzie all’Asia: +3,7%

da pag. 7

19-MAR-2015

Dir. Resp.: Pier Francesco De Robertis

Tiratura: n.d.Diffusione 12/2012: 5.893Lettori II 2014: 64.000Dati rilevati dagli Enti certificatori o autocertificati

Oro, quotazioni triple tra 15 anni. Previsto un boom della domanda in AsiaGiuseppe Timpone Aggiornato il 18 Marzo 2015, ore 10:10

Le quotazioni dell'oro sono viste finanche a triplicare da ANZ, uno dei maggiori commercianti del metallo al mondo. La ragione del boom è l'impennata della domanda asiatica.Se il prezzo dell'oro si attesta sui 1.147 dollari l'oncia al momento, vicino ai minimi di 1.132 dollari toccati nel novembre scorso e ben lontano dal massimo storico di 1.921 dollari l'oncia raggiunti agli inizi di settembre del 2011, per l'Australia and New Zealand Banking Group (ANZ), uno dei maggiori commercianti di oro al mondo, da qui ai prossimi anni si registrerà un vero boom delle quotazioni del

metallo, grazie alla crescita della domanda in Asia.

Secondo ANZ, gli acquirenti privati e istituzionali asiatici aumenteranno le richieste di oro dalle 2.500tonnellate di oggi alle 5.000 entro il 2030, in conseguenza sia del maggiore benessere delle famiglie, grazie alla crescita dei loro redditi, sia dei maggiori investimenti dei fund manager e, infine, anche per l'accumulo di riserve di oro da parte delle banche centrali, le quali trovano sempre più conveniente diversificare gli assets e garantire le loro valute con il metallo.

Quest'anno, India e Cina si confermeranno i maggiori acquirenti al mondo di oro con una domanda attesa rispettivamente a 900 e 1.000 tonnellate. Altre 400 tonnellate saranno acquistate dalle rispettive banche centrali. Fino al 2012 era stata l'India il primo acquirente al mondo, superata dal 2013 dalla Cina, in seguito alle restrizioni introdotte due anni fa da Nuova Delhi sulle importazioni del metallo, grosso modo rimosse nei mesi scorsi.

APPROFONDISCI - Il prezzo dell'oro tornerà a salire dopo le novità dall'India?

Alla base del raddoppio della domanda asiatica ci sarebbero diversi fattori: come dicevamo, l'incremento di benessere della popolazione, che la spingerà ad aumentare gli acquisti di oro per un fattore tipicamente culturale; giocherà un ruolo importante anche il progressivo invecchiamento della popolazione, perché i più anziani tendono a investire in assets solidi. Infine, le banche centrali, con la Cina, in particolare, ad ambire ad assegnare allo yuan un ruolo di valuta internazionale, potenzialmente concorrente al dollaro.Si pensi che nel 2014, le banche centrali di tutto il pianeta hanno effettuato acquisti di oro per 477 tonnellate, il secondo dato più alto degli ultimi 50 anni. Poiché le banche occidentali non hanno aumentato le loro riserve di oro, ne consegue che siano state quelle asiatiche ad avere accumulato metallo. In assenza di nuovi dati dalla People's Bank of China, sappiamo che la Banca di Russia fa incetta di oro da circa un anno.APPROFONDISCI - Il mondo fugge dal dollaro e la Russia fa incetta di oro. Ecco chi e perché compra lingottiIl risultato di questa nuova corsa all'oro sarà visibile per ANZ dalle quotazioni: saliranno a più di 2.000 dollari l'oncia entro il 2025 e a 2.400 entro il 2030, ma se la Cina dovesse aprirsi maggiormente come economia e si dovesse registrare nel mondo ulteriore instabilità finanziaria, il prezzo del metallo potrebbe portarsi fino a 3.230 dollari per ogni oncia, il triplo dei livelli attuali.Le previsioni di ANZ riguardano Cina, India, Indonesia, Giappone, Corea del Sud, Malaysia, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam. L'istituto ha trattato nel 2014 il 12% dell'oro prodotto nel mondo, risultando così tra i maggiori commercianti del pianeta.

(Teleborsa) - La domanda d'oro in Asia è destinata a raddoppiare entro il 2030 forzando al rialzo le quotazioni del prezioso metallo. E' questo il sintetico parere espresso dall'Australia and New Zeland Banking Group, (ANZ) sottoscritto dagli analisti Warren Hogan e Victor Thianpiriya. La domanda da parte degli investitori retail e istituzionali arriverà a quasi 5.000 tonnellate l'anno entro il 2030, dalle attuali 2.500 tonnellate. Per questo motivo i prezzi dell'oro potranno oltre i 2.000 dollari l'oncia entro il 2025, per arrivare 2400 dollari entro il 2030, fa rilevare il gruppo bancario australiano che ha fornito lo scorso anno oltre il 20% delle importazioni d'oro della Cina. Secondo il World Gold Council, la domanda dei più grossi acquirenti mondiali, India e Cina, sarà per un totale di 900/1000 tonnellate annue e, a questo, si dovranno aggiungere almeno 400 tonnellate di acquisti operati dalle banche centrali. ”La robustezza del nostro scenario di aumento della domanda di oro fisico, poggia sull'aumento dei redditi previsto per i lavoratori asiatici”, ha detto Warren Hogan, analista prezzo ANZ. “ L'oro sta per avere nuovamente quel ruolo di investimento perso negli anni passati”. Mentre il gruppo bancario australiano ha un obiettivo a breve termine di 1,100 dollari l'oncia, i prezzi aumenteranno fino al 2030 sulla crescita della ricchezza in Asia e per l'aumento degli investimenti da parte dei gestori di denaro. “Se il passaggio della Cina verso un'economia più aperta continua anche in presenza dell'attuale l'instabilità finanziaria globale, il prezzo può tranquillamente arrivare anche a 3000 dollari l'oncia nei prossimi anni”, ha detto ancora Warren. La quotazione spot dell'oro è attualmente di 1,147.61 dollari, dopo aver oscillato dai massimi del 2011 visti a 1921,17 e i minimi di novembre segnati a 1132,16.

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���������� ��������� ���� � ����� di�Marta�Casadei���13/03/2015�

Il�mini�euro,�il�calo�del�costo�del�petrolio�e�il�Quantitative�Easing�varato�dalla�Bce:�sono�questi� i� tre�grandi�eventi�che,� insieme�alla�ripresa�dell'economia�Usa,�potrebbero�innescare�in�Italia� la�crescita�tanto�auspicata.�Una�ripresa,�intanto,� c'è� stata:� secondo� i� dati� Istat� elaborati� dalla� Direzione� studi� e�ricerche� di� Intesa� Sanpaolo,� nel� 2014� il� fatturato� del� comparto� moda� e�design�ha�segnato�un�+2,9%�sull'anno�precedente.�Il�dato�è�stato�presentato�durante� il� Fashion&design� open� innovation� day� che� l'istituto� di� credito�organizza�da�quattro�anni�per�mettere�in�contatto�investitori�e�start�up,�con�un�occhio�rivolto�ai�trend�e�un�altro�alla�tecnologia.��

La�sfida�di�questo�macro�settore�che�unisce�due�grandi�eccellenze�del�made�in� Italy� –� la� moda� e� il� design� nelle� loro� più� svariate� accezioni� che� vanno� dal� tessile� alla� gioielleria� fino� agli�elettrodomestici�–�si�gioca,�ora�più�che�mai,�su�scala�globale.�A�trainare� la�crescita�del� fatturato�2014,� infatti,�sono� stati� i� mercati� esteri:� il� valore� delle� esportazioni� dei� comparti� tessile,� abbigliamento,� pelle� e� mobili� è�cresciuto�del�4,1%,�grazie�a�un�+4,7%�registrato�nell'Europa�a�28�e�un�+3,4%�extra�Ue.�Quest'ultimo�dato�risulta�in�frenata�rispetto�ai�due�anni�precedenti:�la�causa�è�da�ricercarsi�nella�difficile�situazione�che�coinvolge�l'area�ex�Urss� –� la� svalutazione� del� rublo,� abbinata� alla� crisi� politica� –� e� il� calo� del� prezzo� del� petrolio� che� sta� avendo�riflessi�sia�sull'economia�russa�sia�su�quelle�dei�Paesi�Opec.�

Se�il�primo�cliente�del�comparto�moda�design�made�in�Italy�è�la�Francia,�seguita�da�Germania�e�Paesi�Eda�(Corea�del�Sud,�Hong�Kong,�Malesia,�Singapore,�Taiwan�e�Thailandia),�ad�aver�registrato�tassi�di�crescita�maggiori�nel�2014�sono�le�esportazioni�verso�gli�Stati�Uniti.�Nel�2015�il�Pil�Usa�salirà�del�3,2%,�secondo�le�previsioni�di�Intesa:�«Le�prospettive�di�crescita�dell'economia�a�stelle�e�strisce,�unite�al�fattore�cambio�che�dovrebbe�mantenersi�a�favore�della�moneta�americana�per�tutto� il�2015,�renderanno�gli�Usa�una�piazza�ancor�più� interessante�per� le�imprese�italiane���spiega�Stefania�Trenti,�Head�of�industry�office�della�Direzione�studi�e�ricerche��.�Lo�è�già�stata�nel� 2014:� secondo� i� dati� dell'US� Census� bureau,� le� importazioni� americane� di� fashion&design� dall'Italia� sono�cresciute� del� 9,6%,� un� ritmo� nettamente� superiore� rispetto� a� quanto� registrato� dai� competitor� (+4%)».� Per�primeggiare�ulteriormente�e�su�scala�più�ampia���i�Paesi�che�beneficiano�indirettamente�del�rafforzamento�del�dollaro� spaziano� dalla� Cina� agli� Emirati� –� le� imprese� italiane� devono� potenziare� la� propria� vocazione�internazionale.�E�coniugare�il�proprio�know�how�con�le�nuove�tecnologie.�

Della�sinergia�tra�conoscenze�pregresse�e�dimensione�hi�tech�sono�testimonianza�concreta�le�otto�start�up�che�hanno�illustrato�i�propri�progetti�ai�150�presenti�all'Innovation�day�(di�cui�50�imprese,�25�investitori�potenziali,�40� istituzioni),� con� l'obiettivo� di� ottenere� finanziamenti� e� stringere� accordi� di� partnership� che� possano�contribuire�a�far�crescere�l'azienda�a�livello�globale.�Le�“giovani”�imprese�sono�le�finaliste�della�quarta�edizione�del�cluster�Fashion&design�di�Start�Up�initiative,�piattaforma�di�accelerazione�internazionale�attraverso�cui,�dal�2009,� Intesa� Sanpaolo� seleziona� promettenti� realtà� hi�tech� e� le� mette� in� contatto� con� il� mercato.� «Sta�avvenendo�un�processo�di�riconfigurazione�della�competitività�industriale:�ci�sono�aziende�tradizionali�che�sono�in�crisi�–�dice�Livio�Scalvini,�responsabile�Innovazione�e�crescita�imprese�di�Intesa�Sanpaolo�–�e�dall'altro�realtà�neonate�che�hanno�bisogno�di�essere�accompagnate�nell'incontro�con�gli�investitori.�Il�nostro�ruolo�è�quello�di�un� connettore».� Dall'edizione� pilota� a� oggi� il� programma� ha� fatto� incontrare� 540� startup� con� circa� 6.500� tra�investitori�e�imprese�per�un�totale�di�oltre�55�milioni�di�euro�raccolti.�

Sei� delle� otto� aziende� che� ieri� hanno� chiesto� i� finanziamenti� necessari� per� lo� sviluppo� �� dai� 420mila� euro� di�Rentez� Vous� ai� 650mila� di� Dis,� fino� agli� 800mila� di� Molopolo� –� sono� italiane� o� sono� state� fondate� da� italiani�all'estero.�Tutte�rileggono�in�chiave�più�prossima�che�futuribile�alcune�delle�eccellenze�tradizionalmente�legate�al�made�in�Italy:�dall'abbigliamento�alle�calzature�hand�made,�dall'occhialeria�al�product�design�passando�per�la�cosmesi.�Tutte�con�ambizione,�ma�anche�con�un�indice�di�ritorno�sull'investimento�ben�chiaro,�sia�in�testa�sia�su�carta.�

13�mar�

Pillole di Economia / Lusso, in positivo i bilanci 2014

Accessori�/�Economia�/�Gioielli�/�Orologi��Pubblicato�da�preziosa��

Swatch�Group�cresce�nelle�vendite�malgrado�l’incendio�di�inizio�anno�all’Eta�e�la�situazione�valutaria�difficile.�Festina�Italia�a�+15%�e�Ferragamo�trainato�dagli�accessori�

Il mese di marzo è sempre tempo di bilanci per le società. Il 2014 sembra essersi chiuso, dal punto di vista finanziario,�con molte buone notizie nel campo del lusso.�Il�gruppo�Swatch�vede�crescere�i�suoi�segmenti�di�orologi�e�gioielli,�così�in�aumento�è�il�fatturato�di�Festina Italia,�la�filiale�del�gruppo�spagnolo,�mentre�gli accessori trainano le vendite di Ferragamo.�

Gruppo Swatch, fatturato da 8,6 miliardi.�Il�Gruppo�Swatch,�con�i�suoi�20�marchi,�ha�generato�un�fatturato lordo di 8,6 miliardi di euro nel 2014.�Vendite�aumentate�del�3%,�nonostante�la�situazione valutaria�in�corso�molto�difficile,�con�un�effetto�cambi�negativo�pari�a�138�milioni�di�franchi�svizzeri�per�l’intero�anno.�Inoltre,�come�era�già�stato�evidenziato�nell’outlook�parziale,�l’incendio�alla�sede�dell’ETA�aveva�influenzato�negativamente�le�vendite�del�primo�semestre.�Il segmento orologi & gioielli ha visto una crescita del fatturato lordo del 5,6% e del fatturato netto del 3,9%.�Le�esportazioni�di�orologi�da�polso�alla�fine�di�dicembre�2014�sono�aumentate�dell’1,7%.�Molti�gli�investimenti�nel�marketing,�come�quello�di�Omega�con�il�tour�americano�PGA�Golf,�e�Longines�nelle�competizioni�equestri,�soprattutto�in�Giappone�e�negli�Stati�Uniti.�

Vendite a +15% per Festina Italia. Festina�Italia,�la�filiale�del�gruppo�orologiero�spagnolo,�ha�chiuso�l’esercizio�2014�con vendite a +15 per cento.�Dopo�una�leggera�contrazione�delle�vendite�registrata�nel�2013,�il�dato�di�chiusura�2014�si�è�assestato�su�un�+15%.�“Abbiamo�osservato�una�chiara�continuità�positiva,�come�negli�ultimi�4�anni,�che�ci�fa�ben�sperare�per�questo�2015�iniziato�con�risultati�favorevoli�e�nel�rispetto�delle�previsioni�di�budget�–�spiega�Ignazio De Lucia,�recentemente�nominato�Direttore Generale della Filiale��.�Le�nostre�scelte�sono�dettate�dalla�volontà�di�costruire�giorno�per�giorno�riferendoci�ad�un�orizzonte�temporale�di�lungo�termine,�il�mordi�e�fuggi�non�è�nelle�nostre�corde�ne�nelle�nostre�intenzioni.�La�Filiale�ha�trovato�un�proprio�ritmo�di�crescita�che�credo�sia�impostante�rispettare”.�

Ferragamo vola con gli accessori.�Calzature, borse e accessori in pelle�continuano�a�trainare�i�conti�di�Ferragamo:�complessivamente le vendite del gruppo sono aumentate del 6%, a 1.332 milioni,�differenziandosi�così�per�categoria:�calzature�a�+4,5%�e�+12,6%�per�la�pelletteria.�Si�è�ridotto�del�5,8%�invece�il�volume�delle�vendite�dell’abbigliamento.�I�vertici�della�società,�nel�commentare�i�dati,�hanno�dichiarato�che�i�target fissati dagli analisti per il 2015 sono raggiungibili,�“in�assenza�di�rilevanti�fenomeni�geopolitici�avversi”. Le stime degli analisti indicano una crescita del fatturato del 10% e una marginalità di poco superiore al 22%,�anche�se�il�dato�sui�ricavi�sarà�influenzato�dall’andamento�dei�tassi�di�cambio.�

I dati dell’Istat: l’export italiano va, quello di Arezzo no Redazione�Arezzo�Notizie���12/03/2015�

Arezzo�concorre�a�frenare�la�crescita�dell’export� in�Italia,�che�pure�è�del�2%.� I�dati�sono�relativi�al�2014�e�forniti�dall’Istat.�Tra� le�regioni�più�performanti�ci�sono� l’Emilia�Romagna�(+4,3%),� la�Lombardia�(+1,4%),� il�Veneto�(+2,7%),�il�Piemonte�(+3,3%)�e�le�Marche�(+7,5%),�segno�pesantemente�negativo�invece�per�Sicilia�(�13,9%)�e�Sardegna�(�13,6%).�

A� livello� povinciale� le� vendite� nei� mercati� esteri� sono� spinte� soprattutto� da� Bergamo,� Torino,� Genova,�Modena,�Frosinone,�Vicenza�e�Ascoli�Piceno.�Viceversa�Siracusa,�Cagliari,�Roma�e,�appunto,�Arezzo�sono�le�province�che�abbassano�la�prestazione�media�nazionale.�

12�mar�

e�Commerce, il consumatore chiede più flessibilità Economia�/�trade��Pubblicato�da�preziosa��

Secondo�l’indagine�Ups�comScore�gli�acquirenti�europei�vorrebbero�più�opzioni�di�pagamento�e�metodi�di�consegna�alternativi�

E�Commerce,�diventa�sempre più flessibile il consumatore europeo�tanto�da�meritarsi�l’appellativo�di�“flex shopper“.� Spesso,� però,� secondo� l’indagine� “UPS Pulse of the Online Shopper™ Europe”� di� Ups� e�comScore,�i�rivenditori�non�riescono�a�adeguarsi�alle�loro�esigenze.�Gli acquirenti online, infatti, chiedono più luoghi di recapito alternativi e più opzioni di pagamento: si aspettano esperienze di shopping on�line più avvincenti, e la possibilità di scegliere quando e come ricevere i loro articoli.�

Gli�acquirenti�online�in�tutti�i�mercati�sono�alla�ricerca�di�opzioni�di�consegna�alternative,�in�particolare�in�Europa,� dove� il 32% ha detto che preferirebbe la consegna in luoghi diversi dall’abitazione, con un incremento rispetto alla precedente edizione dell’indagine.�In�Asia,�il�33%�vorrebbe�che�gli�oggetti�fossero�spediti�in�un�punto�vendita�autorizzato�a�tenere�il�pacchetto�fino�al�ritiro.���������������� �������������� ���������� ���� ����������� ��������� ha� detto�Scott Aubuchon, vice presidente marketing di UPS Europe��:���������������������������� ���������������������������������������� �����������������.�

Solo il 59% degli acquirenti è soddisfatto del livello di dettaglio della descrizione:� in� risposta� alle�domande� relative� alle� informazioni� di� consegna,�più della metà (52%) degli intervistati ha dichiarato di preferire di conoscere la data di arrivo, piuttosto che il numero di giorni necessari al prodotto per arrivare.�Quanto� al� mobile,� il� 35%� dei� consumatori� online� ha� detto� che� confronta� i�prezzi�dallo�smartphone,� ma� in� Europa� la� percentuale di acquisti dal mobile è ancora bassa (il 19%) rispetto agli altri mercati.�

La� logistica� svolge� un� ruolo� chiave:�solo il 53% degli acquirenti è soddisfatto della facilità di recessi o cambi on�line.� I� tempi� di� consegna� sono� un� altro� fattore� importante:�il� 58%� degli� acquirenti� abbandona�il�carrello�a�causa�di tempi di consegna� troppo� lunghi�o�una�data�di�consegna�non�prevista.�La consegna gratuita continua a guidare le decisioni di acquisto: il 67% attenderebbe 1�3 giorni in più in cambio di un trasporto gratuito.�

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11/03/2015�

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Un�nuovo�studio�del�consorzio�Netcommm�mette�sotto�al�microscopio�quello�che�è�lo�stato�dell’arte�del�commercio�elettronico�in�Italia,�cercando�di�analizzarne�problematiche�e�vantaggi�da�un�punto�di�vista�non�soltanto�culturale.�Tra�i�fattori�frenanti�dell’internettizzazione�del�commercio�nostrano,�infatti,�ci�sarebbe�anche�un�pool�di�leggi�restrittive�e�poco�orientate�all’espansione�su�altri�mercati.�

Di�seguito�i�punti�salienti�dello�studio.�

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Soltanto�il�4%�delle�società�italiane�vende�online�i�propri�prodotti�o�servizi.�Si�tratta�di�una�percentuale�bassa�se�confrontata�–�oltre�che�con�la�media�europea�–�con�il�numero�di�potenaziali�acquirenti�presenti�in�Italia�e�all’estero.��

La�stima�degli�italiani�che�comprano�su�internet�è�infatti�passata�dai�9�milioni�del�2012�ai�quasi�16�milioni�del�2015;�un�aumento�impressionante,�segno�di�una�rivoluzione�culturale�e�strutturale�che�ha�travolto�il�nostro�paese�e�che�non�dà�segni�di�arresto.�

Per�quanto�riguarda�l’estero,�invece,�il�presidente�di�Netcomm�Roberto�Liscia�evidenzia�come�quella�del�“made�in�Italy”�potrebbe�costituire�un’attrattiva�interessante�per�l’Europa�e�tramutarsi�in�una�vera�e�propria�miniera�d’oro�per�gli�shop�italiani.�Sono�ancora�pochi,�però,�i�negozi�che�hanno�intravisto�questa�opportunità�e�che�stanno�sfruttando�al�meglio�il�buon�nome�di�cui�godono�i�prodotti�italiani�quando�si�parla�di�moda,�design�e�settore�eno�gastronomico.��

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Di�pari�passo�con�l’aumento�dei�cosiddetti�“e�buyers”,�si�è�registrato�negli�ultimi�anni�un�incoraggiante�incremento�di�fatturato�per�tutte�le�aziende�che�si�sono�lanciate�sul�web.�Si�stima,�infatti,�che�il�fatturato�globale�legato�al�commercio�elettronico�sia�aumentato�del�20%�l’anno�negli�ultimi�sei�anni�ed�ammonti�ad�oltre�13�miliardi�di�Euro�soltanto�per�il�2014.�

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Secondo�quanto�riportato�dal�Sole�24�Ore,�solo�il�59%�della�popolazione�italiana�(contro�il�75%�europeo)�utilizza�internet�regolarmente,�mentre�un�corposo�31%�non�lo�avrebbe�ancora�mai�utilizzato.�Di�conseguenza,�le�professioni�intrinsicamente�legate�ad�internet�ed�al�commercio�elettronico�come�la�SEO�(ottimizzazione�dei�motori�di�ricerca)�o�Adwords�stanno�prendendo�piede�più�lentamente�rispetto�a�quanto�accade�negli�altri�paesi�e�questo�ritardo�costituisce�un�fattore�frenante�per�l’avanzata�dell’ecommerce.�Non�sorprende,�quindi,�la�popolarità�crescente�di�piattaforme�come�Shopalike.it,�un�aggregatore�di�ecommerce�italiani�che�si�fa�carico�di�promozione�e�posizionamento�online,�sopperendo�ad�alcune�delle�mancanze�soprariportate�e�rendendo�il�lavoro�più�semplice�per�i�suoi�negozi�partner.�

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Stando�a�quanto�riportato�da�Netcomm,�un�pool�di�norme�fiscali�e�legislative�restrittive�renderebbe�l’Italia�un�terreno�poco�fertile�per�gli�ecommerce.�Nel�mirino�del�consorzio�elettronico�troviamo�una�disparità�legislativa�riguardante�la�certificazione�fiscale�tra�le�società�che�vendono�prodotti�e�quelle�che�invece�vendono�servizi�digitali.�Queste�ultime,�in�particolare,�sarebbero�penalizzate�da�norme�poco�in�linea�con�le�regole�per�la�fatturazione�europea�dell’IVA.�

Altro�punto�debole�della�legislazione�nostrana�sarebbe�inoltre�la�norma�che�costringe�i�negozi�ad�utilizzare�uno�specifico�tipo�di�autenticazione�(denominata�“forte”)�per�garantire�la�sicurezza�delle�transazioni�online,�mentre�altri�tipi�di�autenticazione�permetterebbero�agli�stessi�negozi�di�interfacciarsi�più�facilmente�ad�un’utenza�fuori�dai�confini�italiani.�

del 11 Marzo 2015

Il mercato dell’oro decisamente non si fa incantare dal mito Apple. Dopo un inizio d’anno scoppiet-tante, il prezzo del metallo prezioso ha continuato a scivolare fino a toccare ieri 1.155,60 dollari l’oncia, azzerando tutto il rialzo del 2015. Una coincidenza quasi imbarazzante, visto che l’azienda di Cupertino proprio nelle stesse ore stava presentando l’Apple Watch, un gadget che secondo alcune stime potrebbe inghiottire addirittura un terzo della produzio-ne aurifera mondiale.La versione extralusso dell’orologio intelligente - l’Apple Watch Edition, prezzo base 10mila dollari - avrà per l’appunto la cassa in oro (in futuro forse saranno lanciate anche la versione in argento e quella in platino). E già da qualche tempo si specula su quanto metallo verrà impiegato per la sua fabbricazione. A scatenare il dibattito in Rete è stato un articolo pubblicato tre settimane fa dal Wall Street Journal: fonti anonime rivelavano che Apple aveva programmato di produrre dal secondo trimestre oltre un milione di pezzi al mese dell’orologio intelligente “versione sceicco”. Un’enormità, che rende l’indiscrezione poco credibile: la Rolex, tanto per fare un esempio, in un intero anno vende circa 600mila orologi.In tanti hanno però deciso di servirsi delle cifre del Wsj per fare un paio di calcoli: è così che si è arrivati a stimare un fabbisogno di 746 tonnellate di oro l’anno per Apple, una quantità di poco

inferiore alle importazioni cinesi e pari a circa un terzo della produ-zione annua di tutte le miniere del mondo. Questo se si ipotizza che un Apple Watch contenga 2 once d’oro. Ma anche questo numero è arbitrario: da Cupertino non sono arrivati (né arriveranno) informa-zioni così dettagliate sulla fabbricazione dell’orologio.Gli analisti di Macquarie ritengono che al massimo gli Apple Watch conterranno un oncia di oro. Inoltre si sa che si tratterà di oro a 18 carati, varietà meno pura, col 25% di altri metalli in lega.

È?comunque possibile che la quantità sia ulteriormente ridotta, perché?il gruppo statunitense lo scorso giugno ha depositato il brevetto dell’«Apple Gold», un metodo per produrre oro a 18 carati mescolandolo a materiali ceramici, che ne aumentano la resistenza e la densità (quindi richiedono minori volumi di metallo prezioso).Il nuovo gadget firmato Apple non rappresenta comunque un «game changer» per l’oro, conclude Joni Teves, analista di Ubs. «Dovrebbe contenerne un sacco e vendere un sacco di unità. Una delle due cose potrebbe anche accadere, ma probabilmente non entrambe».Il dibattito non sembra comunque interessare agli investitori. L’oro - che a metà gennaio si era spinto oltre 1.300 $ sull’attesa del quantitative easing della Bce e delle elezioni in Grecia - ha invertito la rotta, accelerando la discesa man mano che il dollaro saliva verso i massimi da 11 anni. Il faro principale per il mercato è di nuovo negli Stati Uniti, ma lontano dalla sede californiana della Apple:?è la Fed, che sembra sempre più orientata ad avviare in giugno la risalita dei tassi di interesse. Non a caso lo scivolone di venerdì - quando il lingotto ha perso oltre 30 $ - è avvenuto in risposta ai dati sulladisoccupazione Usa, ai minimi da 7 anni.Sissi Bellomo

Preziosi. Il lingotto guarda alla Fed e risente del dollaro forte

L’oro cancella il rialzo dell’anno e cala sotto 1.160 $L’Apple Watch superlusso non incanta il mercato

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Compro Oro

marzo�16,�2015��

���� ���� ����� ���� C’è�meno� gente� che� va� a� vendere� i� propri� gioielli.� Un� segno� che� l’economia� globale� sta� migliorando� è� proprio� la�diminuzione�dell’oro�proveniente�dal�riciclo�di�gioielli,�lingotti,�monete�e�prodotti�dell’industria,�che�è�sceso�a�1.122�tonnellate.� Secondo� il�W���� X��� #���"�� l’associazione� industriale� delle� principali� aziende� minerarie� aurifere,�il�volume� non� è� mai� stato� così� basso� dal� 2007.� In� pratica,� il� rapporto� pubblicato� in� collaborazione� con� il�Y����� #������� X���'�sostiene�che�si�sia�tornati�a�livelli�pre�crisi.�Il�motivo?�Il�giro�d’affari�della�principale�fonte�di�metallo�prezioso�di� seconda�mano,�ossia� i�gioielli,�è�diminuito�perché�se�ne�vendono�sempre�meno�per�avere� liquidità.�Gli�analisti� affermano� che� gli� shock� economici� possono� determinare� un� aumento� del� 20%� delle� attività� dei� cosiddetti�compro�oro�e�simili,�è�successo�durante�la�crisi�asiatica�alla�fine�del�1990�e�c’è�stato�un�aumento�del�25%�durante�l’ultima�crisi�nel�2008�2009.�Un� lucroso�commercio�che,�però,�ora�sembra� in�declino,�almeno�negli�Stati�Uniti,� con�alcuni� casi� eclatanti� come� quello� di�#��>�X���Z"�;.� Il� sito� specializzato� nel� compro� oro� nel� 2009� aveva� un� giro�d’affari� tale� da� potersi� permettere� di� pagare� 3� milioni� di� dollari� per� mandare� in� onda� un� suo� spot� pubblicitario�durante�il�Super�Bowl,�ma�dopo�appena�tre�anni�è�fallito.��Forse�la�colpa�non�è�solo�da�imputare�a�un�drastico�calo�di�clienti,�ma�di�fatto�questa�azienda�ha�dichiarato�bancarotta�e�ha�cambiato�

proprietario.�Anche�la�svalutazione�dell’oro�ha�pesato:�sempre�gli�esperti�hanno�evidenziato�una�correlazione�tra�calo�dei�prezzi�dei�metalli�e�e�l’attività�di�compro�oro.�Per�esempio,�nel�1999,�quando�un’oncia�(poco�più�di�28�grammi)�di�metallo�giallo�valeva�250�dollari�la�provenienza�era�così�ripartita:�73%�produzione�mineraria�e�17%�riciclo.�Dieci�anni�dopo�il�valore�ha�superato�per� la�prima�volta� i�1000�dollari,� il�secondo�tasso�è�salito�al�42%,�un�record�visto�che�si�attesta�al�26%.�Certo,� in�paesi� come�Cina�e� India� che� rappresentano� il� 60%�della� domanda�mondiale�è� un� settore�ancora�da�sviluppare,�ma�in�Occidente�le�cose�stanno�cambiando.������"� X�����

Lingotti�d’oro�

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Fisco

da pag. 8

18-MAR-2015

Dir. Resp.: Pier Francesco De Robertis

Tiratura: n.d.Diffusione 12/2012: 3.863Lettori II 2014: 20.000Dati rilevati dagli Enti certificatori o autocertificati

da pag. 8

18-MAR-2015

Dir. Resp.: Pier Francesco De Robertis

Tiratura: n.d.Diffusione 12/2012: 3.863Lettori II 2014: 20.000Dati rilevati dagli Enti certificatori o autocertificati

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JConfartigianato������������������"��-�������� !�"_��è�contraria�all’introduzione�di�sanzioni�per�chi�non�si�è� ancora� adeguato� all’obbligo� di� disporre� del� Pos� per� consentire� pagamenti� con� bancomat� e� carte� di�credito:� si� tratta�di�un’azione�alquanto�vessatoria�nei� confronti�di�quei�piccoli� imprenditori,� in�piena�crisi,�che�non�hanno�la�capacità�di�sostenere�i�costi�del�canone�di�servizio�e�di�attivazione�di�uno�strumento�che�favorisce�solo�ed�esclusivamente� il� sistema�finanziario.� Il�disegno�di� legge1747�presentato� in�Senato� il�22�gennaio�scorso�dai�senatori�Aiello,�Gentile,�Bilardi�e�Di�Giacomo�prevede�–�prosegue��per�le�imprese�che�non�si� attrezzano� di� POS,� sanzioni� e� quant’altro.� Ad� oggi� le� disposizioni� non� prevedevano� alcuna� sanzione�malgrado� fosse� in� vigore� da� giugno� 2014,� ma� ci� hanno� pensato� i� senatori� sopraindicati� a� risolvere� la�problematica.�Forse�gli�Egregi�parlamentari,�prima�di�presentare�il�disegno�di�legge,�facevano�bene�a�porsi�una�domanda:�come�mai�in�tanti�ancora�non�si�sono�adeguati?�Evidentemente�ancora�non�hanno�la�giusta�contezza�della� situazione� tragica�che�vivono�quotidianamente� i�nostri�piccoli� imprenditori,�12000�aziende�chiuse�nella�sola�Calabria�non�sono�bastate�a�convincerli�diversamente.�Certamente�è�un�disegno�di�legge�e�un’altra�decisione�parlamentare� che� favorisce� le�banche,�né� serve�nel� concreto�a� combattere� seriamente�l’evasione.�Il�disegno�di�legge,�ora�in�discussione��aggiunge��specificatamente�prevede,�oltre�a�una�sanzione�di� 500� euro,� l’obbligo� di� adeguamento� entro� 30� e� 60� giorni� di� tempo� dalla� sanzione� per� comunicare�l’adeguamento� alla� Guardia� di� Finanza:� ”se� non� si� provvede� ancora� a� regolarizzare� scatta� un’ulteriore�sanzione�di�mille�euro�e�si�può�arrivare�anche�alla�sospensione�dell’attività”.�In�un�Paese�dove�l’utilizzo�della�moneta�elettronica�è�così�scarso,�è�veramente�un�paradosso�che�in�Parlamento�si� legifera�in�questo�senso�invece�di�affrontare�in�modo�esaustivo�la�mancanza�di�credito�alle�imprese�che�sta�veramente�devastando�il�nostro� tessuto� economico.� Che� si� preveda� quantomeno,� considerata� la� puntigliosità� dei� legislatori,� un�credito�di�imposta,�che�potrebbe�avere�il�duplice�risultato�di�premiare�il�professionista�o�l’artigiano�che,�in�adempimento� della� normativa,� abbia� provveduto� a� dotarsi� degli� strumenti� elettronici� di� pagamento,� e�anche�a�tutelare�il�consumatore�e�fruitore�del�servizio�nel�caso�in�cui�–�conclude��lo�stesso�si�veda�negata�la�possibilità�legittima�di�pagare�mediante�strumenti�elettronici”.�

12 mar

Limite ai contanti, interrogazione al ministero delle Finanze

Economia�/�Gioielli�/�trade��Pubblicato�da�preziosa��

Non� cala� l’attenzione� sulla� soglia� alle� spese:� il� parlamentare�Leonardo� Impegno� presenta� un� documento�alla�VI�Commissione�per�sollecitare�un�intervento�del�governo�

Non cala l’attenzione sul limite ai contanti:�si�aggiunge�un�nuovo�step�alla�battaglia�per�modificare il limite all’utilizzo del denaro contante.�Leonardo Impegno, parlamentare�e�membro�della�X�Commissione�Attività�Produttive� Commercio� e� Turismo� della� Camera� dei� Deputati,� è� il� primo firmatario dell’interrogazione presentata lunedì scorso alla VI Commissione (Finanze) del Ministero delle Finanze� per� sollecitare�l’intervento�del�governo.�

Il� documento� riguarda� non� soltanto� i� limiti imposti al comparto del commercio al dettaglio, ma anche l’incertezza normativa relativa alla vendita all’ingrosso.�Due�settimane�fa�il�premier Matteo Renzi�aveva�aperto�uno�spiraglio�ipotizzando�la�proposta�di�una�soglia�più�ampia,�che�portasse�il limite da 1000 a 3000 euro.�Le�aziende�di�alcuni�settori�interessate�dagli�effetti�del�provvedimento,�tra�cui�le�gioiellerie�ma�anche�aziende di produzione orafa,� lamentano�da� tempo�una�disparità� tra� i� limiti� imposti� in� Italia�e�quelli,�più�alti,�vigenti�in�altri�paesi dell’Unione Europea�(in�Germania�è�addirittura�assente).�

La�necessità�di�uniformare le soglie�e�di�evitare�il�freno alle vendite�è�stata�anche�al�centro�di�un�convegno alla scorsa edizione di Vicenzaoro January,� organizzato� da� Federpreziosi Confcommercio,� da� sempre�attiva� sulla� questione,� e� da�Assocoral,� l’Associazione� nazionale� produttori� di� corallo� e� cammeo� che� ha�portato�all’incontro�le�istanze�dei�grossisti.�

Settore e Moda

ASSATO e presente, detta-gli iconici e nuovi elementi, si fondono nelle novità che Rolex ha portato a Baselworld.

Tra i modelli presentati, infatti, si fa notare la nuova declinazione del modello nautico Oyster Perpetual Yacht-Master. Un orologio sportivo impermeabile fino a 100 metri in cui il movimento automatico, cronometro svizzero certificato, è protetto dalla celebre cassa Oyster (risale al 1926) proposta in oro Everose 18 carati e dotata di una lunetta girevole con disco in ceramica. In contrasto, il bracciale Oysterflex nero opaco: un bracciale tecnico, sviluppato e brevet-tato da Rolex, che unisce robustezza e flessibilità; all’interno, infatti, ha una lama metallica, realizzata in una lega di titanio e nichel, rivestita di un elastomero resistente alle aggressioni esterne ma delicato sulla pelle. Ed è

tempo di un nuovo look anche per un’altra icona: l’Oyster Perpetual Day-Date, creato nel 1956 e subito soprannominato “l’orologio dei presi-denti”, perché visto al polso di molti leader politici e per il nome del brac-ciale a tre maglie (President, appunto).Reso più moderno dal design della cassa in platino da 40 millimetri, c’è in una nuova gamma di quadranti dai motivi ideati appositamente per questo modello.( i. ca.)

R2 CronacaLA NOVITÀ

Il Rolex dei presidenti cambia look e quello da yacht resiste a 100 metri

del 19 Marzo 2015

ILENIA CARLESIMOBASILEAUN OROLOGIO svizzero al 100 per cento, nel movimento meccanico di manifattura come nella tecnologia, che abbinato a uno smartphone è capace di custodire su un cloud i dati personali di chi lo indossa. È il Diagono Magne-sium: concept watch nato dalla collabo-razione tra Bulgari e Wisekey, società svizzera per la sicurezza digitale e l’immagazzinamento dati, e presentato a Basilea, dove si è aperto oggi il salone mondiale Baselworld, l’appuntamento più importante per gli amanti delle lancette. Un prodotto che va di pari passo con le novità hitech che inevita-bilmente hanno cambiato e continuano a cambiare le nostre vite, ma che non tradisce il forte legame che il settore ha con la tradizione. Interattivo e multifun-zione, “il Diagono Magnesium unisce infatti l’eternità di un orologio di lusso con l’innovazione tecnologica e in più partecipa alla vita quotidiana di chi lo acquista”, commenta Jean-Christophe Babin, presidente del Gruppo Bulgari, raccontandoci in anteprima il progetto. «Il Diagono Magnesium », continua Babin, «funziona infatti come una cassaforte intelligente da polso, dove salvare i titoli di viaggio come i più svariati codici, da quelli delle carte di credito a quelli per i siti internet». Come? Con una triangolazione tra l’orologio, un cellulare dotato dell’applicazione Bulgari Vault e un cloud, attraverso la tecnologia di trasmissione dati NFC (Near Field Communication), che richiedendo una stretta vicinanza tra i due apparecchi

rende sicuro il passaggio. Il Diagono Magnesium, infatti, integra un chip crittografato NFC e un’antenna invisibi-li, anch’essi svizzeri, che trasmettono un certificato all’applicazione: per accedere ai contenuti riservati, imma-gazzinati in un bunker militare in Svizzera, basta avvicinare l’orologio allo smartphone, senza la necessità di alcuna password. «Inoltre l’applicazione offre un altro valore aggiunto», continua il presidente del Gruppo Bulgari «perché permette di accedere a istruzioni d’uso e dati tecnici dell’orologio e anche di verificarne l’autenticità o di tracciarne eventuali operazioni di manutenzione. Tutto senza bisogno di aggiornamenti e senza scaricarsi visto che, a differenza di uno smartwatch, ha la classica riserva di carica di un segnatempo a carica automatica ». In poche parole, niente di simile a un gadget hi-tech ma un vero e proprio orologio, che tra l’altro può essere acquistato anche senza questa tecnologia, e che esteticamente richiama l’iconico design della maison.Hi-tech ma non solo. Anche le radici contano. Una delle tendenze delle

novità in fiera, infatti, è proprio la riscoperta del passato, tra riedizioni di orologi iconici e modelli commemorati-vi. Breguet, per esempio, arricchisce la collezione Tradition con il Seconde Retrograde 7097. Un modello, con cassa in oro da 40 millimetri e movi-mento manuale, che consente di ammi-rare ponti, ruote, scappamento e altri componenti di solito nascosti sotto la platina e mostra sobri decori, come il classico guilloché realizzato a mano che mette in risalto il quadrante in oro argentato decentrato al 12, tipologia che tra l’altro si trova su molti orologi a tatto creati da Breguet dal 1799 in poi. E guarda indietro anche Chopard, che reinterpreta il L.U.C Regulator, un classico della collezione omaggio a Louis-Ulysse Chopard, fondatore dell’azienda nel 1860. L’azienda miniaturizza un meccanismo “regolato-re”, in cui la lancetta dell’ora non è fissata al centro del quadrante, per inserirlo in un orologio da polso. Il risultato è un modello, con cassa in oro da 43 millimetri e movimento manuale con riserva di 216 ore, che punta su simmetria e leggibilità.

R2 CronacaSi apre oggi la più grande fiera delle lancette E l’obiettivo è coniugare la tradizione con l’hi-tech presentando veri e propri gioielli

BasileaL’orologio che sa tutto di te come una cassaforte da polso

del 19 Marzo 2015

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da pag. 8

19-MAR-2015

Dir. Resp.: Giuseppe De Tomaso

Tiratura: n.d.Diffusione 12/2012: 3.759Lettori II 2014: 40.000Dati rilevati dagli Enti certificatori o autocertificati

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19-MAR-2015

Dir. Resp.: Giuseppe De Tomaso

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CONFCOMMERCIO 1

«Leader nei gioielli in 7 anni»Paola Bottelli 18 marzo 2015

«Provo imbarazzo: mentre tutti i player del lusso si lamentano delle vendite, Bulgari sta andando molto bene: nei primi due mesi del 2015 cresciamo a doppia cifra e al di sopra delle nostre attese. La definirei una bella doppia cifra, spalmata su tutte le categorie: dagli orologi ai gioielli, passando per le borse, prodotte in Toscana. Stiamo rispettando il piano strategico per diventare entro sette anni leader mondiali nella gioielleria».Non parla di numeri Jean-Claude Babin, amministratore delegato di Bulgari, rispondendo al telefono dal quartier generale di Roma, mentre si prepara per volare a Baselworld, la più grande fiera mondiale del settore, dove anche il marchio italiano controllato dal colosso francese Lvmh presenterà le novità 2015. Secondo Exane Bnp Paribas, i ricavi del 2014 sono volati a 1,9 miliardi (+10% circa), con un margine Ebit del 13%. Signor Babin, un piano ambizioso...Ambizioso, ma non illusorio: siamo in un periodo di forte espansione e puntiamo a sorpassare l’attuale leader nei gioielli, Cartier, senza sottovalutare nessuno, ovviamente. Negli orologi, invece, Rolex avrà sempre il primato.A Baselworld, che si apre oggi, presentate più prodotti nuovi nel segmento femminile o in quello maschile?La donna per noi cresce fortissimo e rappresenta ormai oltre i 2/3�������������� ���������������l’uomo resta importante e abbiamo nuove referenze.

Partiamo dalla donna, allora.Quest’anno allarghiamo la gamma presentando Lucea in materiali e finiture diversi e più preziosi , il che testimonia il successo di questa collezione che cresce molto più della media del mercato. In parallelo celebriamo i 40 anni del Bulgari Bulgari con modelli sempre più preziosi che includeranno i diamanti.

Qual è il posizionamento del prezzo?Ragionevole per Lucea e Bulgari Bulgari in acciaio, cioè attorno ai 3.500 euro al pubblico. Ovviamente più alto quando i pezzi sono preziosi. Ma ci saranno novità anche sulla collezione Serpenti: il modello Scaglie avrà nuove sagome più contemporanee con prezzi di 15-30mila euro.

Dunque presidiate ogni fascia di mercato...Sì, perché abbiamo anche il Diva, diamanti e smeraldi, lanciato l’anno scorso a Basilea con prezzi di 50-350mila euro, che ha vinto un premio importantissimo a Ginevra. E quest’anno avremo il Diva Divina che ne riprende i codici ma con l’utilizzo di piccoli diamanti, in vendita a 15-40mila euro. Il che crea una vera gamma che si colloca sopra Lucea, la cui offerta core è sotto i 15mila euro, anche se con una punta di 30mila.

E l’uomo?Anche qui celebriamo i 40 anni del Bulgari Bulgari con un modello unisex, rivoluzionato nel design, molto attraente per i consumatori di mercati come Cina e Giappone dove lui e lei amano avere al polso lo stesso modello per il fidanzamento o anche per il matrimonio. Per la nostra azienda

è l’ingresso nel mondo degli orologi di lusso di uso quotidiano, nel quale competiamo con Rolex, Cartier, Omega e altri marchi. Ma attenzione: ci sarà una serie limitata che si chiama Bulgari Roma.

Ci sono versioni più sportive?Sì, il Diagono, celebre negli anni ’90 per l’uso dell’alluminio, all’epoca innovativo, e ora lanciato con un design d’avanguardia come Diagono Magnesium, nato dalla nostra collaborazione con le supercar Maserati.

Il prezzo?Nonostante il movimento di manifattura, lo stesso che batte nel cuore di Octo e Bulgari Bulgari, questo orologio costa circa 3.500 euro e sul mercato del lusso non sono proprio in grado di trovare un orologio altrettanto accessibile. Ma non è tutto, perché lanciamo oggi a Basilea un’innovazione ancora più forte.

Quale?Presentiamo anche il concept watch Diagono Magnesium, il primo orologio meccanico di lusso intelligente, interattivo, capace di stoccare dati e codici bancari, tessere frequent flyer e altro attraverso dispositivi Ios e Android, e di custodire il tutto su un Cloud molto segreto, denominato Bulgari Vault, totalmente inviolabile.Scusi, ma è un concorrente dell’Apple watch?Eh no! Ha tutte le qualità di un orologio Bulgari di manifattura svizzera, ma consente funzioni senza l’apporto energetico di elettricità o batterie. Non è un gadget che calcola i battiti del cuore o ti avvisa quando sei seduto da troppo tempo. È un bell’oggetto da polso utilissimo.

Quando lo lancerete sul mercato?Dipenderà dall’interesse dei visitatori di Baselworld e non sappiamo se ne faremo mille, diecimila o centomila. È un laboratorio.

Ottimista sul 2015?Stiamo soffrendo solo in Svizzera, dove i turisti non comprano molto a causa del franco forte, e in America Latina per il problema valutario opposto. Ma, nonostante lo scenario globale, siamo ottimisti: abbiamo portato innovazioni giuste e investimenti in comunicazione che aumenteranno. E qui in Italia ora arriva anche Expo.

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18-MAR-2015Tiratura: n.d.Diffusione: n.d.Lettori: n.d.Dati rilevati dagli Enti certificatori o autocertificati

VIVIMILANO Pagina: Cronache Data: 17 Marzo 2015

=��� �'�� � =�� �� ��� [���?�� '} ����� �� ;���� Scritto�da:�Rosario�Scelsi���martedì�17�marzo�2015��

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=���� annuncia� l’apertura� a� maggio,� nella� splendida� cornice� di�=��,� della� sua� centesima� e�'} ����� [���?�� �� ;����.�Il�punto�vendita�si�sviluppa�su�due�piani,�in�Rue�de�la�Paix�7,�ed�afferma�la�personalità�unica�della�maison,�con�il�suo�ricco�patrimonio�nel�mondo�degli�orologi�e�dei�gioielli.�

Questa�strada�ha�il�profumo�di�un�luogo�leggendario:�per�più�di�un�secolo�è�stata�la�casa�nella�Ville�Lumière�del� marchio� di� lusso� svizzero.� Oggi� consente� a� Piaget� di� andare� avanti� con� il� suo� motto:� “Fare� sempre�meglio�del�necessario”.�

Nel�tempo�il�signor�Charles�Frédéric�Worth,�cui�si� fa�risalire� l'origine�della�haute�couture�francese,�ospitò�insigni� esponenti� dell’aristocrazia� dell’epoca� nell’edificio� scelto� dalla� maison� dell’orologeria� e� della�gioielleria�di�La�Côte�aux�Fées.�

Affidato�al� talento�di�noti� scenografi�contemporanei�che�portano�segni�di� freschezza�e�vitalità,� il� "Vitrine�Théâtre"� cattura� e� trattiene� lo� sguardo,� come� un� invito� a� scoprire� l'intero� universo� della� manifattura�elvetica,�con�tutto�il�suo�carico�di�creatività�e�audacia.�

Una�volta�all'interno,�i�visitatori�soccombono�alla�magia�dei�preziosi�in�vetrina,�offerti�su�una�superficie�di�500�metri�quadri.� La� trama,� frutto�di�un� sapiente�concetto�architettonico,�porta�a�vivere�un’affascinante�esperienza,�nel�virtuosismo�tecnico�e�dialettico�delle�raffinate�proposte�messe�in�esposizione.�

marzo�17,�2015��

Il giardino di Piaget Chi�crede�che�il�marchio�Piaget�sia�famoso�solo�per�gli�orologi,�si�sbaglia:�la�gioielleria�rappresenta�ormai�un�terzo�del�fatturato.�Ed�è�un’attività�quasi�naturale�per�chi�già�si�occupa�di�orologi�di�gran�pregio�sostengono�in�azienda.�L’ultima�collezione�è�una�linea�di�alta�gioielleria,�battezzata�Mediterranean Garden,�che�celebra�la� creatività� e� lo� stile� di� vita� spensierato� della�Costa Azzurra�degli� anni� Sessanta� e� Settanta.� Si� ispira� ai�giardini� con� vista� sul� mare,� alle� rose,� agli� alberi� di� alloro� e� alle� palme� che� riproduce� con� l’oro� inciso,� le�pietre�colorate,�i�diamanti�taglio�marquise.�

Mediterranean� Garden,� orecchini� con� 48� diamanti� taglio� marquise� per� un� totale� di� 23� carati,� 2� smeraldi�taglio�cushion�e�6�diamanti�taglio�brillante�

Una�scelta�estetica�che�punta�alla�femminilità,�ma�che�costringe�anche�a�selezionare�le�migliori�pietre�dato�che�nel� taglio�marquise� le� inclusioni� sono�più�visibili�� rispetto�ad�altri.�Una� sfida�per� i� gemmologi�e�per� i�lapidari� alle� prese� anche� con� tormaline,� smeraldi� e� acquamarine� per� evocare� le� acque� cristalline� della�riviera.�Alcuni�pezzi�sono�molto�sofisticati�ed�eleganti,�altri�più�informali,�altri�ancora�sono�ultra�moderni,�per�esempio�l’earcuff�indossato�da�Scarlett Johansson�in�occasione�della�consegna�dei�premi�Oscar,�eppure�non� potrebbero� essere� più� in� sintonia� con� la� tradizione� della� casa:�George Piaget,� il� fondatore� era� un�grande� amante� delle� rose,� una� passione� tramandata� in� famiglia� tanto� che� un� esemplare� vincitore� di� un�concorso�del�1982�porta� il�nome�Yves Piaget Rose�dell’attuale�presidente.� Insomma,�non�a�caso� il� fiore�è�un�motivo�ricorrente�nelle�collezioni.�Ma�di�una�cosa�è�certo�Yves Piaget,� la�rosa�di�Piaget�non�diventerà�mai�un�profumo.�Monica Battistoni�

Mediterranean� Garden,� collana� con� 1� acquamarina� taglio� pera� da� 24.84� carati,� 5� tormaline� verdi� taglio�cushion,�4�taglio�ovale,�6�acquamarine�taglio�ovale�e�una�taglio�cushion�e�233�diamanti�taglio�brillante�

Mediterranean�Garden,�orecchini�con�30�tormaline�Paraiba�taglio�ovale,�2�tormaline�Paraiba�tglio�pera�e�30�diamanti�taglio�brillante�

Mediterranean�Garden:�anello� in�oro�bianco�con�uno�zaffiro�blu�di�8.48�carati�taglio�pera�e�116�diamanti�taglio�brillante;�anello�in�oro�bianco�con�un�diamante�incolore�centrale�da�2.�02�carati�taglio�brillante�e�222�diamanti�incolori�più�piccoli�sempre�taglio�brillante�

Mediterranean�Garden,�collier�con�uno�zaffiro�taglio�pera�da�21.71�carati,�4�zaffiri�taglio�pera�per�un�totale�di�15.�23�carati�e�357�diamanti�taglio�brillante�

Mediterranean�Garden,�orecchini�con�26�diamanti�taglio�marquise,�2�perle�bianche�South�Sea�e�4�diamanti�taglio�brillante�

Mediterranean�Garden,�bracciale�rigido�in�oro�giallo�con�8�diamanti�taglio�marquise,�uno�taglio�cuchion�e�8�taglio�brillante;�bracciale�in�or�giallo�con�opale�nero�centrale�taglio�ovale�da�14.82�carati,�8�tormaline�taglio�marquise,�6�smeraldi�taglio�marquise�e�12�diamanti�taglio�brillante�

Mediterranean�Garden,�anello�multidita� in�oro�bianco�con�200�diamanti�taglio�brillante,�due�spinelli�viola�taglio�cuschion,�uno�spinello�rosa�taglio�cuschion�e�uno�rosa�più�chiaro�taglio�ovale�

Mediterranean� Garden,� anello� in� oro� bianco� con� rubellite� centrale� da� 25.09� carati� taglio� cushion� e� 345�diamanti�taglio�brillante�

Mediterranean�Garden:�collier�con�19�tormaline�verdi�taglio�fancy�per�un�totale�di�23.44�carati,�9�tormaline�Paraiba,� 89� diamanti� taglio� brillante� per� un� totale� di� 9.62� carati� e� 12� taglio� pera;� orecchini� con� quattro�

tormaline�verdi�di�4.59�carati�taglio�pera,�quattro�tormaline�Paraiba�taglio�rotondo,�12�diamanti�taglio�pera�e�2�taglio�brillante�

Mediterranean� Garden,� orecchini� con� 2� smeraldi� taglio� pera� da� 8.56� carati,� 2� smeraldi� taglio� cushion� da�5.69�carati�e�150�diamanti�taglio�brillante�

Mediterranean� Garden,� earcuff� con� 5� smeraldi� taglio�pera,�4� acquamarine� taglio� pera,�2� tormaline� verdi�taglio� pera,� e� 278� diamanti� taglio� brillante;� anello� in� oro� giallo� con� tormalina� centrale� verde� blu� di� circa�18.74�carati,�7�tormaline�verdi�taglio�pera�e�382�taglio�brillante�

Mediterranean�Garden,�spilla�con�uno�zaffiro�giallo�centrale�da�35.90�carati,�16�berilli�gialli�taglio�marquise,�8�spessartiti�taglio�marquise,�8�diamanti�taglio�marquise,�18�spessartiti�rotonde,�16�diamanti�taglio�brillante�

Piaget�Mediterranean:�orecchini�con�84�diamanti�taglio�baguette,�26�diamanti�taglio�marquise,�2�smeraldi�taglio� marquise,� 2� tormaline� verdi� taglio� cushion,� 2� smeraldi� taglio� cushion,� 1� tormalina� rotonda� e� 1�smeraldo� rotondo;� collana� 224� diamanti� taglio� baguette,� 45� diamanti� taglio� marquise,� 3� smeraldi� taglio�cushion,�3�tormaline�verdi�taglio�cushion�

Yves�Piaget�

Sviluppo digitale aziende: “work in progress” per orafi, bene nell’agroalimentare Claudia�Failli����� 16/03/2015�

Pagine� Facebook� più� sviluppate� e� siti� internet� con� aggiornamenti� più� frequenti.� Sono� questi� i� dati� che�emergono� dalla� ricerca� legata� al� progetto� “Made in Italy: eccellenze in digitale”.� Contestualmente�all’indagine�è�stato�attivato�anche�nel�territorio�aretino�un�progetto�promosso�da�Google�in�collaborazione�con�Unioncamere.�

“A�livello�nazionale�–�fanno�sapere� il�presidente�della�Camera�di�Commercio�di�Arezzo, Andrea Sereni�e� il�segretario� generale� Giuseppe Salvini� –� è� stato� avviato� questo� progetto� di� digitalizzazione� ed� è� stato�affidato�a�107�giovani,�formati�da�Google�e�Unioncamere,�che�per�6�mesi�sono�stati�ospitati�in�52�Camere�di�Commercio�in�tutta�Italia�scelte�per�la�rilevanza�dei�distretti�di�impresa�presenti�nei�rispettivi�territori”.�

Gli� obiettivi� del� progetto� sono� quelli� di� diffondere� la� cultura� dell’innovazione� digitale� e� accrescere� la�consapevolezza�dei�vantaggi�derivanti�da�un�utilizzo�più�avanzato�del�web�per�il�Made�in�Italy.�Valorizzare�lo�scambio�di�competenze�tra�le�piccole�imprese�e�i�giovani�nella�transizione�al�digitale�per�dare�risalto�anche�all’estero� delle� eccellenze� produttive� italiane� a� partire� dall’agroalimentare� e� dall’artigianato.� Ad� Arezzo�l’iniziativa� ha� visto� la�collaborazione� di� due� neolaureati�Mattia Monaci e Niccolò Bravaccini.� Gli� esperti,�dopo� aver� analizzato� il� livello� di� digitalizzazione� delle� imprese� aretine� operanti� in� due� settori� strategici,�quale� quello� orafo�argentiero� e� quello� dei� prodotti� tipici�indotto� turismo/agriturismo� hanno�successivamente� individuato� e� selezionato� le� imprese� beneficiarie� del� progetto,� implementando� e�condividendo� con� esse� un� programma� di� lavoro� per� sviluppare� su� internet� la� presentazione� e�commercializzazione�dei�loro�prodotti.�

Per�quanto�concerne�il�settore orafo,�secondo�quanto�emerso�nella�ricerca�“c’è�un�sostanziale�interesse�per�il�potenziale�del�web.�E,�al�contempo,�viene�riscontrato�un�aumento�dell’investimento�per�la�presenza�online�delle� imprese”.� Ma� non� solo� “numerosi�marchi� hanno� creato� o� ridisegnato� la� propria� identità� virtuale� e�organizzato� e�commerce� e�web� advertising.� Le� imprese� di�medie� dimensioni� con� disponibilità� finanziarie�stanno�tutte�investendo�nell’aggiornamento�della�loro�immagine�su�internet,�anche�con�la�creazione�di�linee�di�produzione�studiate�per� il�pubblico�digitale”.�Ma�è� sempre�all’interno�dell’indagine�che�viene�alla� luce�come� “le� piccole� imprese� artigiane,� quelle� che� più� rispecchiavano� il� target� di� eccellenze� in� digitale,�lamentano� purtroppo� grandi� difficoltà� a� sfruttare� queste� tecnologie.� In� buona� sostanza� gli� imprenditori�sarebbero�ben�disposti�a�crearsi�una�presenza�online,�ma�non�hanno�le�risorse,�le�competenze�o�le�persone�per�gestire�i�canali�online”.�

�Scenario� differente� per� quanto� riguarda�il� settore dell’agroalimentare.� “Il� cambiamento� marcato� della�situazione�in�questi�sei�mesi�è�stato�possibile�grazie�alla�collaborazione�delle�associazioni�di�categoria�che�hanno� saputo�avvantaggiarsi�di� eccellenze� in�digitale� coinvolgendo�un�pubblico� interessato�e� realizzando�con�noi�i�workshop�formativi.�Così�è�stata�immediata�la�diffusione�di�competenze�per�la�comprensione�e�la�gestione�di�base�degli�strumenti�digitali,�ed�è�stato�possibile�indirizzare�le�energie�dei�partecipanti�verso�le�attività�atte�a�migliorare�la�loro�presenza�online”.���

marzo�16,�2015��

� �@��� � Y��������� Ritorna�Y���������,�l’evento�più�importante�al�mondo�dedicato�a�gioielli�e�orologi.�I�visitatori�previsti�sono�150mila,�tra�cui�4mila�giornalisti�(anche�quelli�di�Gioiellis,�ovviamente),�per�individuare�le�novità�presentate�dai�1.500�marchi��di�40�Paesi�distribuiti�sui�141mila�metri�quadri�dell’area�espositiva.��La�fiera�è�anche�un�grande�business:�secondo�il�direttore�di�Baselworld,�-$��� �����,�l’evento�genera�«800mila�notti�trascorse�in�Svizzera�nel�corso�della�manifestazione,�13mila�posti�di�lavoro�in�tutto�il�paese�e�muove�un�giro�di�affari�di�2,4�miliardi�di�franchi�svizzeri».�La�regione�di�Basilea�beneficia�della�fiera�con�6.500�posti�di�lavoro�e�ricavi�pari�a�1,2�miliardi�di�franchi.�

Oltre� ai� produttori� di� orologeria,� Baselworld� ospita� anche� principali� operatori� nel� settore� dei� diamanti,�perle� e� pietre� preziose,� i� fornitori� di� macchine� e� subappaltatori.� Anche� qui� non� mancano� novità:� per�esempio,� la� britannica� #��B������� presenta� una� stampante� 3D� appositamente� costruita� per� la�produzione�di�gioielli�in�oro.�La�stampante�M�080�promette�di�realizzare�gioielli�con�disegni�complessi,�che�finora� non� si� potevano� realizzare� per� le� difficoltà� nella� produzione� tradizionale.� I� gioielli� sono� realizzati�strato� dopo� strato,� con� la� fusione� di� sottile� polvere� di� metallo� e� un� laser.� In� questo� modo� un� gioiello�complesso�può�essere�fabbricato�in�poche�ore.�

Insomma,� Baselworld� un� appuntamento� da� non� perdere.� Alcune� delle� novità� le� abbiamo� anticipate� in�questi� giorni,� ma� ce� ne� saranno� altre� da� scoprire.� Ma� se� il� mercato� dei� gioielli� sembra� attraversare� un�periodo�di�discreta�salute,�c’è�qualche�problema�in�più�per�quello�degli�orologi.�Il�mercato�tedesco,�francese�e�russo,�per�la�crisi�ucraina,�sono�stimati�in�calo.�Inoltre,�la�rivalutazione�di�circa�il�25%�del�franco�svizzero�rischia�di� incidere�pesantemente�per�i�produttori�della�Confederazione�elvetica.�Le�vendite�vanno�meglio,�invece,� in� Stati� Uniti,� Giappone,� Corea� del� Sud� e� Medio� Oriente,� anche� se� il� calo� del� petrolio� potrebbe�presto� frenare� quest’ultimo.� «L’industria� orologiera� svizzera� non� è� in� crisi,� ma� ci� manca� la� visibilità»,� ha�spiegato�a����� �����il�presidente�della�Fédération�de�l’industrie�horlogère�suisse�(FH)�*���� ���� =��">�.�Sugli�orologi,�però,� incombe�il�ciclone�Apple�Watch:� l’orologio�smart�da�collegare�all’iPhone�deprimerà� le�vendite�di�orologi�tradizionali?�A�Baselworld,�forse,�si�troverà�una�risposta.������"� X�����

Baselworld�2014�

marzo�16,�2015��

Liu Jo a Basilea con Glamour Liu Jo Luxury Jewels Collection:� a� Baselworld,�Nardelli Luxury� partecipa� con� nuovi� orologi� e� con� una�collezione�di�gioielli�a�cavallo�tra�glamour�e�lusso.�Un�po’�come�è�la�filosofia�del�brand�che�si�è�affermato�nel�mondo� del� fashion.� Non� a� caso� la� collezione� si� chiama� Glamour:� il� filo� conduttore� è� il� logo� di� Liu� Jo,�riconoscibile� in�ogni�pezzo.� I�gioielli� sono�proposti� in� tre�varianti:�gold,�silver�e�gold�rose.�La�collezione�si�compone� di� quattro� linee:� Trama,� come� indica� il� nome,� è� realizzata� con� la� tecnica� di� piccoli� trafori.� In�questo�caso�lo�stile�adotta�la�forma�circolare,�abbinata�al�classico�cuore,�con�logo�in�cristalli.�Il�cuore,�ma�a�forma�di� lucchetto�(ma�con�chiave�per�aprirlo),�è� invece�al�centro�della� linea�Destini,�che�utilizza�dettagli�brillanti�per�le�iniziali�del�logo�e�una�superficie�martellata.�La�linea�Dolceamara,�invece,�punta�su�un�mix�di�catene�con�volumi�e�geometrie�diverse,�alternate�a�tocchi�di�luce:�in�questo�caso�il� logo�Liu�Jo�è�discreto,�posto� su� micro� cuoricini� pendenti� e� sulle� chiusure.� Infine,� la� stella� brillante� in� stile� Hollywood,� per�simboleggiare�l’energia�delle�donne,�si�trova�nei�gioielli�della�collezione�Illumina.�

Accanto�ai�gioielli,�il�brand�presenta�nuove�collezioni�di�orologi.�La�brand�extension�nata�dalla�partnership�tra�Liu�Jo�e�Nardelli�Luxury,�nata�nel�2006,�aumenta�così�la�sua��offerta.�Una�nota�speciale�riguarda�proprio�l’azienda�guidata�dall’amministratore�delegato�e�direttore�creativo�Bruno Nardelli,�che�ha�visto�l’ingresso�nell’azionariato� dell’ex� direttore� generale� di� Fossil,� Stefano Abbati,� che� ha� acquisito� anche� il� ruolo� di�vicepresidente� con� delega� all’internazionalizzazione� e� al� commerciale.� La� brand� extension,� in� ogni� caso,�funziona:�in�otto�anni�ha�venduto�3�milioni�tra�orologi�e�gioielli.�In�Italia�il�brand�è�presente�in�più�di�1.600�punti� vendita.� «La� nostra� presenza� a� Baselworld� fa� parte� di� una� strutturata� strategia� di�internazionalizzazione� che� vede� il� brand� riscuotere� sempre� maggior� interesse� nei� principali� mercati� sulla�scia�del�successo�riscosso�prima�in�Italia�ed�ora�all’estero�da�Liu�Jo»,�è�il�commento�di�Bruno�Nardelli.�Giulia Netrese

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Orologio�Sophie�� � � � � Bracciale�della�collezione�Destini�

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Pendente�della�collezione�Illumina�� � Liu�Jo�catena�della�linea�Dolecamara�

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Liu�Jo,�catena�della�collezione�Dolceamara�� � Collana�della�collezione�Trama�

Stefano�Abbati�(a�sinistra)�e�Bruno�Nardelli�

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Scritto�da:�Rosario�Scelsi���domenica�15�marzo�2015��

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I������di�X��;��� Y�""������si�preparano�ad�offrirsi�in�tutto�il�loro�splendore�nella�;������“L'arte�della�bellezza”� in� programma� dal� 21� marzo� al� 30� agosto� 2015� nell'incanto� della���� � ������,� grandioso�complesso� monumentale� alle� porte� di� Torino,� capolavoro� dell'architettura� e� del� paesaggio� europeo�dichiarato�Patrimonio�dell'Umanità�dall'Unesco.�

In� questa� splendida� cornice,� ammantata� di� magia,� sarà� possibile� ammirare� il� fascino� e� l’eleganza� delle�creazioni� di� alta� oreficeria� e� gioielleria� della� celebre� firma.� Nelle� Sale� delle� Arti� della� Reggia� sabauda�saranno� messi� in� vetrina� oltre� 90� preziosi� esemplari,� molti� dei� quali� inediti,� che� testimoniano� come� la�creatività,� la� tradizione� e� l’eccellenza� artigianale� siano� diventati� gli� elementi� costitutivi� del� successo� di�Gianmaria�Buccellati�nel�mondo.�

L’esposizione,�curata�da�Chiara�Tinonin�con�Gianmaria�e�Rosie�Buccellati,�è�frutto�della�collaborazione�fra�il�“Consorzio� La� Venaria� Reale”,� la� “Fondazione� Gianmaria� Buccellati”� e� la� “Fondazione� di� Studi� dell’Arte�Orafa�e�dei�suoi�Protagonisti”,�con�il�coordinamento�della�Swiss�Luxury�Culture�Management.��

Questa� mostra� ricostruisce� l’affascinante� storia� artistica� e� imprenditoriale� di� Gianmaria� Buccellati� e� le�ambizioni�della�sua�genialità,�anche�attraverso�i�suoi�stessi�ricordi�e�gli�scatti�del�fotografo�Giò�Martorana�che�restituiscono�in�un�originale�itinerario�visivo�i�propositi�estetici�del�suo�stile.�

Il� percorso� si� articola� in� tre� sezioni� e� racconta� quella� straordinaria� capacità� dell'autrice� di� intendere� ed�elaborare�la�materia�preziosa,�che�ha�portato�alla�nascita�di�creazioni�innovative�in�dialogo�con�il�passato.�Gianmaria� ha� infatti� saputo� guardare� con� estremo� interesse� alle� diverse� espressioni� artistiche�dell’Antichità,�del�Rinascimento�e�del�Rococò,�come�fonte�d’ispirazione�inesauribile�cui�attingere�motivi�e�temi�da�rielaborare�e�applicare�alle�diverse�tipologie�di�manufatti�preziosi.�

news�—�marzo�14,�2015��

Da Christie’s perle nere e gioielli da star Tornano�i�Magnificent�Jewels�di�Christie’s.�Una�nuova�asta�di�pezzi�pregiati�è� in�programma�il�14�aprile�a�New�York.� In�vendita�ci�sono�più�di�300�gioielli,�tra�cui�alcuni�eccezionali,�come�la�collana�a�quattro�fili�di�perle�naturali�colorate.�Le�perle�naturali�nere�e�grigie�sono�molto�rare:�pochissime�le�collane�di�questo�tipo�sono�state�messe�in�vendita�negli�ultimi�50�anni.�Il�caso�più�famoso�è�quello�di�The�Nina�Dyer�Black�Pearl�Necklace,� venduta� a� Ginevra� da� Christie’s� nel� maggio� 1969� e,� più� recentemente,� il� caso� di� The� Cowdray�Pearls,� vendute� a� Londra� nel� giugno� 2012.� La� collana� di� perle� all’asta� ha� una� quotazione� da� capogiro:�Chistie’s�prevede�di�raggiungere�i�40�milioni�di�dollari.�

In� Europa� le� perle� nere�hanno� cominciato� a�essere� molto� desiderate� dalla� seconda� metà� dell’Ottocento:�gran� parte� del� successo� è� dovuto� a� Eugenia,� moglie� di� Napoleone� III� (sposata� 1853),� che� aveva� una�predilezione�per�gemme�e�perle�esotiche.�In�asta�da�Christie’s�c’è�un�lotto�che�comprende�oltre�289�perle,�con�sfumature�rosa,�verdi�o�viola.� Inoltre,�sono�offerti�anche�gioielli� in�stile�Art�Deco,�come�due�bracciali�con�diamanti�con�cinque�fili�di�perle�naturali,�stimati�120�150mila�dollari,�e�una�collezione�di�perle�naturali�bianche�con�prezzi�da�40mila�a�400mila�dollari.�

«Dopo�l’anno�record,�il�2014,�nel�quale�il�settore�Gioielli�di�Christie’s�ha�realizzato�vendite�per�754,7�milioni�dollari,� iniziamo�la�stagione�delle�aste�con�una�vendita�eccezionale»,�gongola�Rahul�Kadakia,�responsabile�internazionale�di�Christie’s�per�i�gioielli.�«L’asta�del�14�aprile�è�composta�da�diamanti�di�qualità�superiore,�gemme�colorate�rare,�e�perle�naturali�che�rappresentano�un’occasione�notevole�per�i�collezionisti».�

Tra� le� decine� di� gioielli� in� vendita� è� presente� anche� una� selezione� firmata Laurence Graff,� quasi� un�sinonimo�di�gioielli�con�diamanti.�Pezzi�anche�firmati�Bulgari, Cartier, Harry Winston, Jar, e Van Cleef & Arpels.�

Tra�le�gemme�in�vendita,�da�segnalare�un�raro�diamante�taglio�cuscino�di�80.73�carati,�stimato�tra�i�4�e�i�5�milioni�di�dollari.�Una�collana�di�diamanti�bianchi�e�diamanti�colorati�di�Graff�è�invece�valutata�500�700mila�euro.�Un�diamante�a�forma�di�pera�internamente�perfetto�di�25.49�carati�è�stimato�2,5�3,5�milioni�dollari.�

Altri�pezzi�da�segnalare�sono�i�«capricci»�di�Paolo�Flato.�Nato�in�Texas�nel�1900,�è�stato�il�gioielliere�delle�star�di�Hollywood,�ma�anche�di�donne� ricche�come� l’ereditiera�Millicent Rogers.� Flato�ha� fondato� la� sua�azienda�a�New�York,�nel�1920,�e�ha�poi�aperto�un�negozio�a�Los�Angeles�nel�1937:� i�suoi�gioielli�avevano�spesso�uno�stile�umoristico.�Federico Graglia�

In�alto,�a�sinistra,�anello�con�diamante�fancy�rosa:�2,5�5�milioni�di�dollari.�Al�centro,�diamante�con�riflessi�blu�taglio�prillante:�1,75�2,5�milioni�di�dollari.�A�destra,�anello�di�grand�con�diamante�a�cuscino:�750mila�1�milione� di� dollari.�In�passo,�a�sinistra,�collana�di�rubini�e�smeraldi�di�Bulgari:�300�400�mila�dollari.�Al�centro,�anello�con�zaffiro�a�taglio�ottagonale:�1,2�1,8�milioni�di�dollari.�A�destra,�bracciali�Art�Deco�con�diamanti�e�perle:�120�150mila�dollari�

A� sinistra,� un� diamante� taglio� cuscino� flautato� 4�5� milioni� di� dollari.� A� destra,� una� collana� di� zaffiri� e�diamanti�firmata�Graff,�stimata�250�350mila�dollari�

A�sinistra,�orecchini�a�clip�con�diamanti�e�smeraldi�di�Jar.�Stima:�250�350mila�dollari.�A�destra,�una�collana�di�zaffiri�e�diamanti�di�Van�Cleef�&�Arpels,�valutata�300�500mila�dollari�

A�sinistra,�collana�di�perle�nere:�da�3,8�a�4,5�milioni�di�dollari.�A�destra,�collana�di�diamanti�bianchi�e�fancy�yellow,�stimata�500�700mila�dollari�

Baselworld 2015: Chopard orologi Grand Prix de Monaco Historique Scritto�da:�Rosario�Scelsi���venerdì�13�marzo�2015��

La nuova collezione di orologi Grand Prix de Monaco Historique comprende tre strumenti pensati per aiutare i piloti.

Baselworld�2015���La�collezione�di�orologi�di� lusso�Chopard�Grand�Prix�de�Monaco�Historique�si�aggiorna,�con� tre� strumenti� al� servizio� degli� amanti� delle� auto� storiche.� Questo� assortimento� completo� ad� alte�prestazioni�prevede:� il�Crono,� l'Automatico�e� il�Power�Control,�un�modello�con� indicatore�della� riserva�di�carica,� dedicato� al� più� prestigioso� dei� gran� premi� classici;� insieme,� incarnano� la� passione� per� la� guida�sportiva�e�l’esigenza�orologiera�di�Chopard.�

Il�Grand�Prix�de�Monaco�Historique,�che�chiama�a�raccolta�bolidi�da�corsa�costruiti�dal�1920�al�1985,�è�per�sua� natura� una� competizione� variegata,� dove� si� fiancheggiano� auto� profondamente� diverse.� Tutte� sono�degne�rappresentanti�dell’eccellenza�meccanica�del�loro�tempo�e�sono�guidate�in�condizioni�reali�da�piloti�appassionati.��

Chopard� è� legata� a� questo� evento� dal� ruolo� di� sponsor� e� cronometrista� ufficiale,� ma� anche� dall’affetto:�Karl�Friedrich� Scheufele,� co�presidente� della� maison,� infatti,� è� un� grandissimo� appassionato� di� auto�classiche.��

La�gara�si� tiene�con�cadenza�biennale�e�a�ogni�edizione,�Chopard�ha�sempre�presentato�un�orologio�con�cronografo� in�edizione� limitata,� in� stile� “gara”.�Nel�2014,�per� la�prima�volta,� la�maison� lancia�una�vera�e�propria� collezione� legata�alla� competizione.� La� nuova� gamma� Grand� Prix� de� Monaco� Historique� offre� un�ventaglio�completo�di�orologi�con�diverse�funzioni,�che�ricordano�le�tre�principali�classi�di�motori:�V6,�V8�e�V12.��

Tre modelli, un unico spirito

L’orologio�Grand Prix de Monaco Historique Automatic�è�lo�strumento�orario�per�eccellenza.�Il�suo�calibro�a�carica�automatica�certificato�dal�COSC�è�come�un�V6�e�garantisce�una�prestazione�cronometrica�in�grado�di�soddisfare�le�esigenze�dei�piloti�e�quelle�di�Chopard.��

Equiparabile�a�un�V8,�il�modello�Grand Prix de Monaco Historique Power Control�possiede�un�indicatore�di�riserva� di� carica� posto� a� ore� 6� che� ricorda,� nello� stile,� la� strumentazione� di� bordo� per� i� livelli� di� olio� e�carburante.�

Infine,�il�modello�Grand Prix de Monaco Historique Chrono�è�il�V12�della�famiglia.�Forte,�di�classe�e�nobile,�è�lo�strumento�del�pilota�elegante�per�eccellenza.��

I� tre� modelli� Grand� Prix� de� Monaco� Historique� sono� realizzati� a� partire� da� una� piattaforma� comune.� Si�distinguono�per� il� loro�design� interamente�ripensato�e� innovativo.�La�carrozzeria�è�una�cassa� in�titanio�di�44,5�mm,�materiale�scelto�per�la�sua�leggerezza,�la�sua�durezza�e�la�sua�dermocompatibilità.�Il�fondello�reca�inciso�il�logo�dell’Automobile�Club�di�Monaco�ed�è�in�acciaio,�che�meglio�si�presta�al�lavoro�di�incisione.�Le�anse�sono�state�rilavorate�per�offrire�un�miglior�comfort�al�polso.�Ma�è�il�quadrante�a�esibire�le�principali�modifiche.�La�sua�superficie�scanalata�e�azzurrata,�sempre�in�moto,�ricorda�le�auto�da�corsa�che�sfrecciano�e�la�segnaletica�orizzontale�all’uscita�delle�curve.�

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���� � ��������� �� ���� Y���� ���� 12/03/2015�By�orafoitaliano��

Al�via�la�quarta�edizione�di�Tarì�Bijoux,�mostra�mercato�del�bijoux�e�gioielli�fashion,�che�dal�14�al�16�marzo�nello�spazio�espositivo�di�Marcianise�vicino�a� Caserta�presenta�le� ultime� tendenze� e� le� collezioni� in� anteprima� per�l’estate� 2015.�Creatività,� moda� e� innovazione� sono� gli� elementi� che�caratterizzano�questa�fiera,�organizzata�dal�centro�orafo�di�Marcianise�per�rispondere�a�una�precisa�richiesta�di�mercato�che�vede�in�ascesa,�accanto�al�gioiello�classico�ed�esclusivo,�anche�la�costume�jewellery,�caratterizzata�da�materiali,�stili�e�forme�alternativi�ma�sempre�più�ricercati.�Quasi�500�le�aziende� partecipanti,� sommando� quelle� stabilmente� insediate� al� Tarì� e�diversi�espositori�esterni�tra�i�quali�10�aziende�partecipanti�al�programma�di� promozione� Made� in� Campania� promosso� dalla� Regione�Campania.�Quest’anno� inoltre� Tarì� inaugura� lo� Spazio� Giovani� Designer,�una� opportunità� rivolta� a� giovani� creativi� emergenti� che� avranno� la�possibilità�di�dare�visibilità�alle�loro�creazioni�originali.�

“Gioielli�stellari”�è�infine�il�tema�del�Bijoux�Award�2015,�che�domenica�16,�a�conclusione�della�manifestazione,�selezionerà�l’oggetto�dell’anno,�scelto�

sulla�base�delle�preferenze�dei�partecipanti�alla�mostra.��

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