raccontare il digitale/2

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Page 1: Raccontare il digitale/2
Page 2: Raccontare il digitale/2

Osservazione delle cause sociali che portano al cambiamento

Cosa fa succedere quello che vedo

Punto di vista dell’individuo in rapporto ad una dimensione sociale ed ai comportamenti percepiti

Cosa mi succede, cosa faccio insieme agli altri

Sociale

Osservazione dei “prodotti evidenti” del cambiamento in rapporto all’individuo

Cosa vedo che succede

Punto di vista dell’individuo in quanto utilizzatore:

Cosa mi succede, cosa faccio

Privato

OggettivoSoggettivo

Una delle griglie interpretative possibili

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Kurai: scala, scelta, complessità, serendipity, relazioni

Uskebasi: meta-, ulteriorità, logica operativa, ubiquità, contaminazione

Deneb: desincronizzazione,

Monica: condivisione

Mr. Volare: apprendimento continuo, competizione, confronto diretto, cooperazione, reputazione

Sociale

Deneb: liberazione di quote di attenzione, “La natura della bestia”

Zygmunt: collaborazione, riduzione costi pubblicazione, aumento produzione culturale, metaverso

Monica: immediatezza, opportunità, arricchimento, selezione

Deneb: sintonizzazione, rintracciabilità della conversazione

Velas: rapporto con l’informazione, esplorazione, smarrimento, ampiezza, relazioni

Privato

OggettivoSoggettivo

Una delle griglie interpretative possibili

Page 4: Raccontare il digitale/2

Sociale

Privato

OggettivoSoggettivo

Una delle griglie interpretative possibili

Kurai

Monica

Uskebasi

Zygmunt

Deneb

Velas

MrVolare

Page 5: Raccontare il digitale/2
Page 6: Raccontare il digitale/2

Raccontare per processi“un film è innanzitutto un ‘ordine aperto', romanzesco, mentre una fotografia riuscita

presuppone una rigorosa limitazione previa, imposta in parte dal campo ridotto che l'obiettivo comprende e inoltre dal modo in cui il fotografo utilizza esteticamente tale limitazione.

Fotografi del calibro di Cartier-Bresson o di un Brassaï definiscono la loro arte come un apparente paradosso: quello di ritagliare un frammento della realtà, fissandogli determinati limiti, ma in modo tale che quel ritaglio agisca come un'esplosione che apra su una realtà molto più ampia

Mentre nel cinema,come nel romanzo, la percezione di tale realtà più ampia e multiforme si ottiene mediante lo sviluppo di elementi parziali, accumulativi (…) in una fotografia o in un racconto di grande qualità si procede in modo inverso, ovvero il fotografo e lo scrittore di racconti si vedono obbligati a scegliere e a circoscrivere un'immagine o un avvenimento che siano significativi”

Julio Cortàzar, Alcuni aspetti del racconto

Se vogliamo “capire il digitale” dobbiamo capire il film e la sua trama

Page 7: Raccontare il digitale/2

Dalla foto al film

Fotografia 1: “Il web 2.0 è fondato sulla collaborazione con e tra gli utenti”

Film: perché gli utenti collaborano? Perché pur avendo tutti i bit necessari fin dal 1996 ci siamo arrivati solo oggi? Ecc.

Fotografia 2: “YouTube ha un grande successo e tutti diventano esibizionisti, dai bulli alle pupe”

Film: Perché YouTube ha successo? Perché gli utenti ci mettono i video? Come mai un semplice “magazzino” di video è arrivato solo nel 2004?

Fotografia 3: “Second Life è una bolla”

Perché Second Life risulta così difficile da capire? Perché attira tanta ostilità?

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I processi sono la “trama” del cambiamento

Definizione classica di processo: “L'insieme delle attività attraverso cui determinati input, provenienti da aree diverse, vengono trasformati in output con creazione di valore.”

Il "valore“ (o risultato) di un processo è una componente di fondamentale importanza, ma è solo una fotografia. Non spiega il processo in sé e non ci spiega il cambiamento.

Se accettiamo che i network digitali hanno al loro interno l’intera complessità di un sistema sociale, il processo di cambiamento indotto dal digitale si deve alla coesistenza di numerose e correlate forze differenti.

Si tratta dunque di un insieme di processi continui, che condivide le prerogative dei sistemi aperti

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Benvenuti nel sistema aperto

Un sistema chiuso è:

c) Governatod) Isolato (spesso) dal suo contesto socialeIn un sistema chiuso il cambiamento è imposto dall’alto. Es.: Organizzazioni aziendali

Un sistema aperto, generalmente:

i) È caratterizzato da livelli gerarchici variabili (non c’è un centro regolatore o coordinatore)

j) Cambia in base ad un numero elevato di variabili che interagiscono tra loro (non sempre) in maniera proporzionale alla loro forza

k) E’ un sistema “vivo” costantemente in mutazione, in cui il cambiamento è continuo e spesso impercettibile

l) Assimila il cambiamento quando un numero sufficiente di individui (massa critica) accetta ed utilizza il cambiamento con committment e collaborazione

Un sistema aperto non è spiegabile con risposte semplici

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Approcci teorici

Normalmente ci sono diversi approcci teorici che collocano il cambiamento in precisi framework:

c) Futuro strategico: pianificazione o proiezione del cambiamento(lettura segnali deboli, progettazione, previsione)

d) Conflitto: analisi del cambiamento in base ai rapporti di forza tra gli attori(Es: blogging vs journalism). Debole nei sistemi aperti.

e) Diffusione: analisi dell’accettazione del cambiamento da parte di un sistema sociale (Es: Rss, Blogging, Second Life)

f) Complessità: considera il cambiamento come sistema sociale. (Es: processi di traduzione, comunità di pratiche, ecc.)

Nessuno di questi, in genere, basta da solo

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Es. 1 - La curva di adozione

Applicata al blog:

1997-2000: Innovatori

2001-2003: Early adopters

2004-2005: Prima ondata di massa (ricettivi)

2006-200?: Seconda ondata di massa

200?: Ritardatari

Raccontare i blog: Quando si colloca la fase del conflitto? Perché si sono diffusi tanto? Cosa avviene socialmente nella blogosfera durante e dopo la diffusione?

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Es. 2° - Visibilità delle innovazioni

Assimilazione:

i “termini” nella parte destra del grafico sono ormai “divulgati” e socialmente compresi

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Es 2b – Accettazione delle innovazioni

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L’acqua calda, apparentemente, la conosciamo da sempre.

Eppure, l’acqua calda nella storia l’abbiamo conosciuta, trattata e descritta in maniera diversa nel corso dei secoli. Nel 1901 Henri Bèrnard scoprì che esiste una soglia critica di calore, oltre la quale inizia l’ebollizione

Nel 1917 Lord Rayleig descrisse la “fisica dell’ebollizione”

Cinquant’anni dopo ci siamo accorti che i calcoli di Lord Rayleigh erano sbagliati

Oggi siamo in grado di spiegarci cosa succede ad ogni singola molecola durante l’ebollizione

Continuare a scoprire l’acqua calda. Un invito alla prudenza di valutazione

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Come ha potuto Internet svilupparsi tanto (e in così breve tempo) senza alcun coordinamento e senza alcun governo?

Raccontalo in 2000 battute e manda l’elaborato a [email protected] entro il 5 gennaio.

Esercitazione