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Psicologo e Medico un approccio multidisciplinare nell’ambito della Neuropsicologia Dott.ssa Daniela Zara Psicologa Psicoterapeuta Ospedale Villa Salus Mestre (Ve) Padova, 25 maggio 2013

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Psicologo e Medico

un approccio multidisciplinare

nell’ambito della Neuropsicologia

Dott.ssa Daniela ZaraPsicologa Psicoterapeuta

Ospedale Villa Salus – Mestre (Ve)

Padova, 25 maggio 2013

Il contesto attuale

L’invio al neuropsicologo si inserisce nel contesto più generale della

collaborazione tra medico e psicologo, professionisti dotati di

competenze che appaiono essere sempre più specializzate e

differenziate.

Il tema del convegno pone l’accento sulla necessità di

realizzare una integrazione interdisciplinare accanto alla

differenziazione, partendo dai modi in cui questa si realizza

nell’attuale realtà sanitaria.

Il contesto attuale

Pochi lavori focalizzano l’attività dello psicologo nel contesto della medicina

di base.

Katan (1985): circa la metà delle visite di medicina di base

riguardano la componente psico-sociale. Al MMG vengono spesso

sottoposte questioni che intrecciano fortemente la psicologia, come il

disagio mentale, i problemi emozionali legati a patologie

depressive o ansiogene, le difficoltà di relazione.

Progetto Esemed dell’I.S.S.: circa il 35-50% dei pazienti che si

rivolgono al medico di famiglia hanno bisogno di un supporto

psicologico (la realtà veneta rispecchia perfettamente questa

statistica con il 35% ).

Facoltà di Psicologia della Sapienza di Roma: 1 adulto su 2 che si

rivolgono al medico di base presenta un disagio non verbalizzato,

ma solo il 5% chiede aiuto.

Cosa fa il MMG in questi casi?

Quali criteri utilizza per decidere chi inviare e chi no?

Il MMG ha generalmente poco tempo a disposizione per inquadrare il disturbo

e quantificarlo, oltre che per capire se il suo assistito sia disponibile a un

eventuale invio allo psicologo .

Gli strumenti clinici che utilizza per individuare il disturbo sono senza dubbio

l’anamnesi clinica, la durata e gravità del disagio, l’insorgenza di

somatizzazioni, i cambiamenti avvenuti nelle abitudini quotidiane, nel ritmo

del sonno o nell’alimentazione. A questo punto, secondo i medici intervistati,

rispetto alla quantità di pazienti che segnalano un disagio, il numero si riduce a

invii sempre più specialistici. Ad esempio, se il problema è relativo al nucleo

famigliare sarà preferibilmente al Consultorio Famigliare, se il disturbo è importante

(es. deliri, disturbi del pensiero o del comportamento antisociale, dipendenze), sarà

ai servizi psichiatrici territoriali, ma spesso l’invio è a uno psicologo privato con

cui ha già instaurato un rapporto di fiducia.

Cosa fa il MMG in questi casi?

Quali criteri utilizza per decidere chi inviare e chi no?

Molti MMG prediligono l’invio ai servizi territoriali

convenzionati con l’ASL, ma molti altri ritengono che il

pubblico non sia in grado di rispondere a tutte le richieste,

sia per motivi di tempistica e liste d’attesa (rapidità

intervento, frequenza delle visite), sia per una questione di

pertinenza dell’invio in tutti i casi che esulano dal disturbi

psichiatrico o dalle problematiche in carico al consultorio o

ai servizi sociali (depressioni, disturbi d’ansia, difficoltà di

relazione, disturbi cognitivi).

Cosa fa il MMG in questi casi?

Quali criteri utilizza per decidere chi inviare e chi no?

L’identificazione e il riconoscimento di questo bisogno di assistenza ha

portato alla stesura di una proposta di legge per l’istituzione dello

“psicologo di base” e in alcune regioni d’Italia sono già partiti dei

progetti sperimentali in tal senso (nella provincia di Pd i casi del comune

di Carmignano e di Gazzo). Lo psicologo in farmacia è già divenuto una

realtà.

Ma oltre all’assistenza psicologica, alla prevenzione di depressione,

stress, abusi, ecc., l’importanza della figura professionale dello

psicologo sta anche nel contribuire alla diagnosi nella valutazione di

numerose patologie. Ed è proprio di tutto ciò che si occupa la

neuropsicologia.

AUSILIO DIAGNOSTICO in….

valutazione di numerose patologie neurologiche e psichiatriche

complicanze neurologiche di malattie internistiche

traumi cranici

traumi cervicali

intossicazioni cerebrali

depressione dell’anziano

stadi iniziali del deterioramento cognitivo

progettazione di interventi riabilitativi

Cosa sa il MMG dell’attivita’ del neuropsicologo?

Che strumenti conoscitivi delle nostre competenze gli abbiamo fornito

fino ad ora? Come possiamo fare per proporre ai colleghi di medica

generale una collaborazione che realizzi una seria e non occasionale

presa in carico del paziente, non solo sul piano

diagnostico ma anche assistenziale, in modo

che diventi una pratica continuativa e diffusa?

In quali circostanze può avere incontrato il neuropsicologo?

Quali esperienze può avere avuto con questa figura?

Conoscenza diretta personale (un famigliare) per questioni riguardanti

l’attività dei CDC (ex UVA) o la richiesta di invalidità

Conoscenza indiretta attraverso un paziente preso in carico da centri

per l’invecchiamento o la demenza (invio fatto da altri specialisti

come il neurologo o il geriatra)

Durante un ricovero ospedaliero, ove lo specialista abbia segnalato al

MMG la presenza di disturbi cognitivi o comportamentali osservati

durante la degenza. In alcuni casi il paziente può già essere stato

sottoposto a VNP o a trattamenti riabilitativi, in tal caso si tratterà di

proseguire il monitoraggio della sintomatologia con visita di controllo o

progettare ulteriori percorsi riabilitativi

Conoscenza avvenuta a incontri e iniziative formative (congressi,

serate di presentazione promosse da specialisti ospedalieri)

non ha conoscenza

della

neuropsicologica

invio senza effettiva

consapevolezza del

valore della valutazione

Sono sempre pertinenti gli invii del MMG al neuropsicologo?

“Eccessivo scrupolo”: approfondire la situazione di pazienti ancora

giovani (fascia di età compresa tra i 50- 65 aa ), angosciati

dall’insorgenza di un calo della memoria, ove sia presente il dubbio e

la necessità di discriminare tra una possibile demenza in iniziale o

precoce e la presenza invece di una sintomatologia depressiva o

ansiogena invalidante sul funzionamento della persona (es. situazioni di

intenso stress, esperienze personali o lavorative dolorose come lutti,

perdita del lavoro, iniziale menopausa), o ancora ove vi sia famigliarità

per un decadimento cognitivo patologico. Indipendentemente dal

risultato dell’esame, l’utilità dell’intervento sarà di indirizzare il paziente

a una eventuale psicoterapia, o una presa in carico finalizzata a

fornirgli rassicurazione e indicazioni comportamentali, programmando

controlli per monitorare l’andamento dei sintomi. Nei casi più a rischio, si

potrebbero progettare approfondimenti diagnostici o interventi di

riabilitazione volti a preservare le risorse cognitive.

Sono sempre pertinenti gli invii del MMG al neuropsicologo?

L’impatto e la risonanza che la patologia dementigena ha sui vissuti

della popolazione è certamente una fonte di ansia sia per il paziente,

sempre più informato ed esigente verso il proprio medico, a cui rivolge

richieste specifiche. Il medico di famiglia è in genere il primo ad

accogliere e a dover rispondere a questo disagio .

La risposta che il neuropsicologo

darà al darà al medico di famiglia sarà

pertanto di grande di grande utilità per il suo lavoro e

per la relazione con per la relazione con il proprio

assistito. assistito

..se il paziente è

preoccupato…devo

preoccuparmi anch’io…

Sono sempre pertinenti gli invii del MMG al neuropsicologo?

Il MMF coglie segni di alterazione cognitiva, comportamentale o

affettiva, spesso già segnalata dal famigliare convivente, o dai figli e

spesso negata o minimizzata dall’interessato. Il medico consiglierà una

visita, cercando di vincere l’eventuale ritrosità del paziente: la parola

neuropsicologia non pare però essere quasi mai associata a un

pregiudizio o “a pazzia” (forse perché gli utenti non ne conoscono

l’effettivo significato), piuttosto alla paura di avere l’Alzheimer (o alla

paura dei famigliari). La situazione si complica nei casi in cui il

soggetto non riconosce le reali limitazioni che il disturbo cognitivo

provoca alle abitudini quotidiane e alla sua sicurezza (diniego).

Come descriverà il MMG l’esame neuropsicologico?

Come motiverà il paziente?

Difficilmente userà una terminologia scientifica,

nella maggioranza dei casi saranno frasi del tipo

“…la mando da una gentile dottoressa che le

farà fare dei giochetti, dei conti… e dei

disegnetti…le chiederà che giorno è…

chi è il presidente della repubblica”.

E come sarà l’adesione dell’utenza alla proposta?

Potrebbero non capire il motivo di tale invio!

Ma potrebbero anche sentirsi rassicurati,

nonostante non capiscano cosa sia effettivamente!

Misurazione obiettiva del funzionamento cognitivo delpaziente, ottenuta per mezzo di test standardizzati e tarati sucampioni sufficientemente ampi e rappresentativi di soggettisia normali che patologici, adeguatamente diversificati persesso, età e scolarità.

Le funzioni cognitive solitamente esplorate comprendono illivello intellettivo generale, linguaggio, orientamento,attenzione, memoria, percezione visiva, abilità costruttive,funzioni esecutive, prassie, ecc.

Per lo studio di ognuna di queste funzioni cognitive esistononumerosi test o batterie standardizzate, tra cui ilneuropsicologo sceglierà quelli più idonei in funzione deimotivi che hanno spinto il medico a richiedere l’esame

Ma che cos’è l’esame neuropsicologico?

Quali elementi conoscitivi potremmo dare al

medico di famiglia (o altri specialisti) per

giustificare un invio?

I sintomi cognitivi sono estremamente diffusi nella

popolazione generale e del tutto aspecifici, nel senso che

compaiono in associazione con la quasi totalità dei

processi morbosi nonché come corollario di situazioni di

vita particolarmente stressanti o faticose. In una

popolazione di soggetti che avevano subìto lievi traumi,

sono stati ad esempio riportati :

disturbi del sonno (92%)

depressione (89%)

mal di testa (88%)

faticabilità (79%)

problemi di concentrazione (78%)

irritabilità (77%)

impazienza (65%)

umore instabile (61%)

confusione (59%)

ridotta efficienza nelle attività quotidiane (56%)

problemi di memoria (53%)

vertigini (44%)

intorpidimento (39%),

difficoltà nel ritrovare le parole (34%)

(Lees-Haley & Brown)

La grande maggioranza di questi soggetti, specialmente se in età

giovanile o adulta, presenta di solito un esame dello stato

mentale normale o minimamente alterato dalla presenza di

turbe della memoria (per esempio un punteggio al MMSE >27 ,

strumento di screening del funzionamento cognitivo che il medico di

famiglia ha ormai da tempo incorporato nel proprio repertorio

diagnostico). In questo caso, il medico potrà richiedere un EN

formale e approfondito ove ravvisi l’opportunità di fornire al

paziente un ulteriore elemento di rassicurazione

> 60 aa

Sintomi cognitivi

stabili

Prime difficoltà

vita quotidiana

Invecchiamento fisiologico

Interferenza di Disturbi affettiviPseudodemenza depressiva

Demenza

precoce

Declino

cognitivo

Un importante elemento diagnostico differenziale consiste spesso nel

modo in cui i disturbi cognitivi giungono all’osservazione del medico di

famiglia: nel caso di deterioramento demenziale, infatti, è più frequente

che siano i parenti a riferire le loro preoccupazioni circa il

comportamento del paziente, piuttosto che quest’ultimo

Sebbene non sempre l’esame neuropsicologico sia efficace

nell’identificazione dei primissimi stadi del processo demenziale, esso

tuttavia fornisce una linea di base attendibile con cui confrontare le

successive valutazioni dello stato cognitivo. Il carattere di progressività e

pervasività del deterioramento cognitivo, al di là del normale declino

fisiologico, resta infatti a tutt’oggi il principale marker diagnostico della

patologia demenziale. L’accuratezza e precocità della diagnosi di

demenza sono strettamente correlate all’efficacia delle opportunità

terapeutiche oggi disponibili.

Anche pazienti che presentino un deficit

cognitivo conclamato potranno utilmente

essere sottoposti ad esame neuropsicologico

non per ragioni diagnostiche, ma in vista di

decisioni o problemi riguardanti il lavoro,

l’invalidità, la vita indipendente,

la gestione delle finanze, la capacità giuridica.

Allo stesso modo, questi pazienti potranno

beneficiare dell’esame neuropsicologico

per pianificare specifici interventi

riabilitativi od assistenziali.

Riassumendo: quali sono i soggetti che il medico di famiglia può

inviare al neuropsicologo?

Le situazioni più frequenti riguardano quesiti diagnostici:

il compito del NPS sarà fornire dati ed evidenze che

contribuiscano all’inquadramento diagnostico:

valutazione del funzionamento cognitivo in presenza di

sintomatologia mnesica in cui vi sia il sospetto di demenza

valutazione ai fini di diagnosi differenziale tra un

invecchiamento fisiologico o uno patologico, tra una

depressione o una demenza involutiva

progetti di riabilitazione cognitiva a seguito di cerebrolesioni

acquisite

indicazioni su attività (domestiche o extra) a cui il soggetto

può essere indirizzato dopo un trauma

Riassumendo: quali sono i soggetti che il medico di famiglia può

inviare al neuropsicologo?

Situazioni connesse a questioni medico-legali, per le quali il referto

neuropsicologico è allegato alle certificazioni mediche da presentare alle

Commissioni Mediche Locali. Valutazioni ai fini di:

riconoscimento dell’invalidità civile o lavorativa

soggetti che presentano insufficienze mentali o esiti di traumi cranici ai

quali viene richiesto un bilancio tra risorse e debolezze cognitivo-

funzionali ai fini di un inserimento lavorativo attraverso SIL

nomina di amministratori di sostegno ove vi sia un pregiudizio cognitivo

sulla capacità di intendere e volere (generalmente demenza)

Valutazione delle funzioni cognitive ritenute necessaria nell’idoneità

alla guida in soggetti anziani, o affetti da forme molto lievi di debolezza

mentale, o che presentano esiti di cerebrolesioni vascolari o traumi

cranici, o patologie neurologico/internistiche (es. epilessia, diabete,

cardiopatia, ecc.).

Cosa succede dopo che è stata fatta la

visita neuropsicologica?

Che riscontro ha il medico di famiglia?

Quali indicazioni potremmo fornirgli

per la corretta interpretazione e

l’utilizzo del referto

neuropsicologico?

Come interpretare i risultati

Come per altri esami di laboratorio, il referto scritto indirizzato almedico richiedente rappresenta la sintesi delle informazioniraccolte per mezzo dell’esame neuropsicologico. Analogamente aquanto accade per altre procedure diagnostiche, il medicorichiedente non ha solitamente accesso ai protocolli originali deitest eseguiti dal paziente, pur essendo questi ultimi consultabilisu richiesta.

Al momento non esiste un consenso nella comunità deineuropsicologi circa il tipo e la quantità di informazioni chedebbano essere contenute in un referto di esameneuropsicologico. I MMG vedono pertanto test diversi erefertazioni differenti.

Ad un estremo si trova la posizione di chi riporta solo ladescrizione qualitativa delle prestazioni osservate,tralasciando ogni informazione circa il tipo di test utilizzato edi punteggi ottenuti.

La fonte principale di informazioni per il medico saranno frasidel tipo "la memoria a breve termine verbale apparegravemente deficitaria", "il linguaggio presenta anomie”, "lecapacità attentive si collocano a un livello medio”,solitamente seguite da una qualche forma di conclusionecorrispondente ai motivi della richiesta, per esempio "quadrodi deterioramento cognitivo di grado lieve, compatibile conl’età e la scolarità del soggetto".

Come interpretare i risultati

All’altro estremo si trova un tipo di presentazione dei risultati informa rigorosamente quantitativa, riportando la funzionecognitiva esplorata, il nome di ciascuno dei test utilizzati, ilpunteggio grezzo ottenuto, il corrispondente punteggiostandardizzato e corretto (solitamente espresso in percentili oindicando il cut off), la valutazione della prestazione secondo ilsistema internazionale di classificazione dei livelli di abilità:

Superiore: al di sopra del 90° percentile

Medio-alto: compreso tra il 90° ed il 76° percentile

Medio: compreso tra il 75° ed il 25° percentile

Medio-basso: compreso tra il 24° ed il 10° percentile

Deficitario: al di sotto del 10° percentile.

Come interpretare i risultati

Come interpretare i risultati

La trasformazione del punteggio grezzo in punteggio percentile, ilpunteggio standardizzato più largamente utilizzato in campobiomedico, consente una diretta comparazione tra i risultatiottenuti in test diversi, indipendentemente dalle caratteristichesia del test utilizzato, che dei campioni normativi di riferimento.

Un punteggio inferiore al 10° percentile della popolazione diriferimento (cioè almeno 1,5 deviazioni standard al di sotto dellamedia) è per convenzione considerato come sospetto dipatologia.

Come interpretare i risultati

In molti casi, tuttavia, interessa non solo sapere se la prestazione delsoggetto in esame possa essere considerata patologica, ma anche serappresenti un significativo decremento o miglioramento rispetto ad unlivello di funzionamento precedente (comparazione intraindividuale).

In questi casi, oltre al confronto con altri esami neuropsicologici precedenti,sono disponibili particolari tecniche psicometriche capaci di stabilire consufficiente affidabilità il livello di funzionamento cognitivo premorboso(metodi di stima su base anamnestica, metodi basati sulla prestazione inparticolari tipi di test, sulla riserva cognitiva, oppure sulla miglioreperformance ottenuta).

Come interpretare i risultati

Una buona pratica è inoltre fornire informazioni circa il

comportamento del paziente durante l’esame, informazioni che

si possono trarre dal colloquio e dall’osservazione della relazione

con l’operatore e delle modalità con cui si è approcciato al tipo di

esame e ha eseguito le prove .

ASPETTI DI

RELAZIONE

ASPETTI

LINGUISTICI

Consapevolezza Comprensione

Collaborazione Contenuto semantico

Stato emotivo Fluenza dell’eloquio

Concentrazione Scelta lessicale

Postura e gestualità Competenza

sintattica

PERDITA DEL SET

Come interpretare i risultatiUn’intervista precisa e dettagliata sul livello di autonomie del paziente permetterà

infine di ottenere notizie fondamentali sulle abitudini di vita e sulla capacità di

gestione sia della cura di sé, sia delle attività. Tali informazioni andrebbero sempre

verificate con un famigliare, a maggiore ragione se vi è il dubbio che il paziente

abbia perso tali capacità. Potrebbero emergere infatti diniego, tendenza a

minimizzare, atteggiamento superficiale o disinibito.

Uno strumento ampiamente utilizzato per ottenere un

indice sono le scale ADL (ACTIVITIES OF DAILY LIVING)

IADL (INSTRUMENTAL ACTIVITIES OF DAILY LIVING), due scale semplificate che prevedono

l’assegnazione di un punto per ciascuna funzione indipendente così da ottenere un

risultato totale di performance che varia da 0 (completa dipendenza) a 6 (indipendenza

in tutte le funzioni) per le ADL, da 0

(completa dipendenza) a 8 (indipendenza in tutte le funzioni) per le IADL)

ADL (ACTIVITIES OF DAILY LIVING

A) FARE IL BAGNO (vasca, doccia, spugnature)

1) Fa il bagno da solo (entra ed esce dalla vasca da solo)

2) Ha bisogno di assistenza soltanto nella pulizia di una parte del corpo

(es. dorso)

3) Ha bisogno di assistenza per più di una parte del corpo

1

1

0

B) VESTIRSI (prendere i vestiti dall’armadio e/o cassetti, inclusa

biancheria intima, vestiti, uso delle allacciature e delle bretelle se

utilizzate)

1) Prende i vestiti e si veste completamente senza bisogno di

assistenza

2) Prende i vestiti e si veste senza bisogno di assistenza eccetto che

per allacciare le scarpe

3) Ha bisogno di assistenza nel prendere i vestiti o nel vestirsi oppure

rimane parzialmente o completamente svestito

1

1

0

C) TOILETTE (andare nella stanza da bagno per la minzione e

l'evacuazione,

pulirsi, rivestirsi)

1) Va in bagno, si pulisce e si riveste senza bisogno di assistenza (può

utilizzare mezzi di supporto come bastone, deambulatore o seggiola a

rotelle, può usare vaso da notte o comoda svuotandoli al mattino)

2) Ha bisogno di assistenza nell’andare in bagno o nel pulirsi o nel

rivestirsi o nell’uso del vaso da notte o della comoda

3) Non si reca in bagno per l’evacuazione

1

0

0

ADL (ACTIVITIES OF DAILY LIVING)

D) SPOSTARSI

1) Si sposta dentro e fuori dal letto e in poltrona senza

assistenza (eventualmente con canadesi o deambulatore)

2) Compie questi trasferimenti se aiutato

3) Allettato, non esce dal letto

1

0

0

E) CONTINENZA DI FECI ED URINE

1) Controlla completamente feci e urine

2) “Incidenti” occasionali

3) Necessità di supervisione per il controllo di feci e urine, usa il

catetere, è incontinente

1

0

0

F) ALIMENTAZIONE

1) Senza assistenza

2) Assistenza solo per tagliare la carne o imburrare il pane

3) Richiede assistenza per portare il cibo alla bocca o viene

nutrito parzialmente o completamente per via parenterale

1

1

0

PUNTEGGIO TOTALE (A+B+C+D+E+F) /6

IADL (INSTRUMENTAL ACTIVITIES OF DAILY LIVING)

A) USARE IL TELEFONO

1) Usa il telefono di propria iniziativa: cerca il numero e lo compone

2) Compone solo alcuni numeri ben conosciuti

3) E' in grado di rispondere al telefono, ma non compone i numeri

4) Non è capace di usare il telefono

1

1

1

0

B) FARE LA SPESA

1) Si prende autonomamente cura di tutte le necessità di acquisti nei negozi

2) E' in grado di effettuare piccoli acquisti nei negozi

3) Necessita di essere accompagnato per qualsiasi acquisto nei

negozi

4) E' del tutto incapace di fare acquisti nei negozi

1

0

0

0

C) PREPARARE IL CIBO

1) Organizza, prepara e serve pasti adeguatamente preparati

2) Prepara pasti adeguati solo se sono procurati gli ingredienti

3) Scalda pasti preparati o prepara cibi ma non mantiene dieta adeguata

4) Ha bisogno di avere cibi preparati e serviti

1

0

0

0

D) GOVERNO della CASA

1) Mantiene la casa da solo o con occasionale aiuto (ad es. lavori pesanti)

2) Esegue solo compiti quotidiani leggeri ma livello di pulizia non suffic

3) Ha bisogno di aiuto in ogni operazione di governo della casa

4) Non partecipa a nessuna operazione di governo della casa

1

1

0

0

IADL (INSTRUMENTAL ACTIVITIES OF DAILY LIVING)

E) FARE IL BUCATO

1) Fa il bucato personalmente e completamente

2) Lava le piccole cose (calze, fazzoletti)

3) Tutta la biancheria deve essere lavata da altri

1

1

0

F) MEZZI di TRASPORTO

1) Si sposta da solo sui mezzi pubblici o guida la propria auto

2) Si sposta in taxi ma non usa mezzi di trasporto pubblici

3) Usa i mezzi di trasporto se assistito o accompagnato

4) Può spostarsi solo con taxi o auto e solo con assistenza

5) Non si sposta per niente

1

1

1

0

0

G) ASSUNZIONE FARMACI

1) Prende le medicine che gli sono state prescritte

2) Prende le medicine se sono preparate in anticipo e in dosi separate

3) Non è in grado di prendere le medicine da solo

1

0

0

H) USO DEL DENARO

1) Maneggia le proprie finanze in modo indipendente

2) E' in grado di fare piccoli acquisti

3) E' incapace di maneggiare i soldi

1

1

0

PUNTEGGIO TOTALE (A+B+C+D+E+F+G+H) /8

Come interpretare i risultati

Nel caso emerga una diagnosi di demenza, l’entità della compromissione

del funzionamento cognitivo può anche essere riassunta utilizzando unostrumento, la Clinical Dementia Rating Scale di Morris, che quantifica ildeclino su una scala da 0 (assenza di demenza), a 5 (molto grave).

Tutti gli elementi desunti dai test andrebbero verificati con un approfonditocolloquio clinico, la tecnica di osservazione e di studio del comportamentoche permette di raccogliere informazioni al fine diagnostico ed informativo-orientativo.

Infine, il neuropsicologo può dare indicazioni al MMG circa la possibilità diulteriori approfondimenti clinico-strumentali (visite specialistiche, RM,SPECT).

Clinical Dementia Rating (CDR)Assente

0

Dubbio

0,5

Lieve

1

Medio

2

Grave

3

Memoria Nessun disturbo o

amnesie del tutto

sporadiche

Amnesie ricorrenti

ma non tali da

interferire con la

normale attività

Notevole disturbo

di memoria; più

marcato per gli

eventi recenti; tale

da interferire con la

normale

attività

Grave disturbo

di memoria; solo

i ricordi appresi

da lungo tempo

sono conservati;

i nuovi materiali

decadono

rapidamente

Grave disturbo

di memoria: solo

pochi frammenti

autobiografici

conservati

Orientamento Del tutto orientato Del tutto orientato

all’esame; può

avere sporadiche

difficoltà con

l’orientamento

temporale nella

vita

reale

Qualche difficoltà

nell’orientamento

temporale;

orientato nello

spazio all’esame;

può avere

sporadici

episodi di

disorientamento

spaziale altrove

Gravi difficoltà

con

l’orientamento

temporale;

quasi sempre

disorientato nel

tempo, spesso

nello spazio

Conserva solo

l’orientamento

personale

Clinical Dementia Rating (CDR)Assente

0

Dubbio

0,5

Lieve

1

Medio

2

Grave

3

Capacità di

giudizio e

soluzione di

problemi

Risolve bene i

problemi quotidiani

o gestisce i propri

affari; conserva

intatta la capacità

di giudizio

Lievi difficoltà nella

soluzione di

problemi, nel

trovare analogie e

differenze

Notevoli difficoltà

nella soluzione di

problemi, nel

trovare analogie e

differenze; giudizio

sociale di

solito conservato

Gravi difficoltà

nella soluzione

di problemi, nel

trovare analogie

e differenze;

giudizio sociale

solo

parzialmente

conservato

Incapace di

formulare

giudizi o

risolvere

problemi

Vita sociale Funziona come

sempre nel lavoro

(se ancora in

attività), nel fare la

spesa, nella

partecipazione ad

iniziative sociali

fuori dell’ambiente

domestico

Lievemente in

difficoltà in queste

attività

Incapace di

cavarsela

autonomamente in

queste attività

sebbene possa

essere ancora

impegnato in

alcune di queste;

appare normale

all’osservazione

Appare

abbastanza in

forma da poter

svolgere una

qualche attività

sociale

Appare troppo

malato per poter

svolgere una

qualche attività

sociale

Clinical Dementia Rating (CDR)

Assente

0

Dubbio

0,5

Lieve

1

Medio

2

Grave

3

Gestione

della casa,

passatempi

ed interessi

Attività

domestiche,

passatempi ed

interessi culturali

ben conservati

Attività

domestiche,

passatempi ed

interessi

culturali

lievemente

disturbati

Lieve ma

evidente

disturbo delle

attività

domestiche;

abbandono

delle faccende,

dei passatempi

e degli

interessi più

impegnativi

Ha

conservato

solo le

faccende più

semplici;

molto ridotto

nei

passatempi

ed interessi

Ha rinunciato

a svolgere da

solo attività

fuori casa

Non svolge

alcuna attività

domestica

significativa

Cura

personale

Del tutto

autonomo nella

cura di sé

Lievemente in

difficoltà in

queste attività

Necessita di

incoraggiament

o

Richiede

assistenza

nel vestirsi,

igiene,

conservazion

e degli effetti

personali

Richiede

assistenza

continua nella

cura

personale;

spesso

incontinente

Conclusioni

Lo psicologo dovrà utilizzare le proprie competenze professionali

per fornire il maggior numero di informazioni utili al medicodi famiglia per trarre le conclusioni circa il quesito diagnosticoiniziale, all’interno di una valutazione approfondita del complessodei dati familiari, anamnestici, clinici e sintomatologici delpaziente.

Con la proposta-invito ai colleghi di medicina generale di fareinvii professionali e non occasionali potrà realizzarsi quellacollaborazione continuativa e diffusa, che porterà alla cura delpaziente, al mantenimento del suo benessere psicofisico e diquello dei suoi famigliari.

Conclusioni

Solo sostenendo un approccio multidisciplinare

e interdisciplinare alla salute si potrà

finalizzare e migliorare la qualità delle cure.

Grazie per l’attenzione