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Provincia di Rimini con la collaborazione: Regione Emilia-Romagna - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, Bologna Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Etnoantropologico per le Province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini.

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Provincia di Riminicon la collaborazione:

Regione Emilia-Romagna - Istituto per i Beni Artistici, Culturali e NaturaliMinistero per i Beni e le Attività Culturali

Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, BolognaMinistero per i Beni e le Attività Culturali

Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Etnoantropologico per le Province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini.

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Rimini Museo della Città Via L. Tonini, 147921 Rimini (RN)Per informazioni:tel. 0541.793851 - fax.0541.704410sitoweb: www.museicomunalirimini.ite-mail: [email protected]

Progetto editorialeProvincia di Rimini – Ufficio Cultura – Via Dario Campana, 64 - 47922 Rimini e-mail: [email protected]

Copy testi a cura diPier Giorgio Pasini

TraduzioniStudio Moretto Group Srl, Brescia

Progetto GraficoImpronta_Digitale - comunicazione&eventi

FotoArchivio fotografico Musei Comunali Rimini (Piero Delucca e Fernando Casadei, Emilio Salvatori, Gilberto Urbinati) - Archivio fotografico Biblioteca Civica Gambalunga Rimini

StampaLa Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio

Copyright 2013

In copertina rielaborazione digitale di una mattonella in maiolica con rosa malatestiana, da Castel Sismondo

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- guida catalogo della Sezione medievale e moderna -

a cura di Pier Giorgio Pasini

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PIANTA DEL MUSEOSEZIONE MEDIEVALE E MODERNA

PRIMO PIANO

1. Scalone - Staircase

2. Sculture medievali - Medieval sculptures

3. Nella città comunale - In the communal city

4. Sala del Giudizio - The hall of judgement

5. Pietre trecentesche - Fourteenth century stones

6. Il Trecento - The fourteenth century

7. Araldica monumentale malatestiana - Malatesta heraldry monuments

8. I Malatesti – I - The Malatestas - I

9. I Malatesti – II - The Malatestas - II

10. Corridoio dell’Ultima Cena - The corridor of the Last Supper

11. Tavole del Rinascimento - Renaissance panels

12. Dipinti del Cinquecento - Sixteenth century paintings

13. Sala dei Coda - The hall of the Codas

14. Sala del Museo delle Grazie - The hall of the ‘Museo delle Grazie’

15. Galleria dei capitelli - The capitals gallery

16. Prima sala degli arazzi - First tapestry room

17. Seconda sala degli arazzi - Second tapestry room

18. Terza sala degli arazzi - Third tapestry room

19. Sala di Scipione - Hall of Scipio

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SECONDO PIANO

1. Scalone - Staircase

2. Ingresso - Entrance

3. Il Seicento riminese - Seventeenth century Rimini

4. Dipinti del Seicento - Seventeenth century paintings

5. Sala delle nature morte - The hall of still lifes

6. Dipinti veneti - Veneto paintings

7. Galleria dei ritratti e degli stemmi nobiliari - Gallery of portraits and noble coats of arms

8. Il Settecento riminese - The eighteenth century in Rimini

9. Dipinti del Settecento - Eighteenth century paintings

10. Elementi d’arredo - Furnishings

11. Neoclassicismo riminese - Neoclassicism in Rimini

12. Ottocento riminese - Nineteenth century Rimini

13. Autoritratti del Novecento - Self-portraits of the twentieth century

14. Ritratti della Città e stemmi riminesi - Portraits of the city and Rimini coats of arms 15. Pittori moderni - Modern painters

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Nel più vasto e intenso affresco che Federico Fellini dipinse del suo “natio borgo selvaggio” non poteva mancare quella figura che si incarica di fare da guida all’osservatore. Con la bicicletta in mano, e con un affettato accento della voce, l’erudito locale di “Amarcord” segue le carrellate sul centro storico, di una Rimini ricostruita a Cinecittà, fornendo informazioni, aneddoti e commenti alla visione. Come in un rapido e sapido disegno di Guercino o in una descrittiva incisione di Hogarth, il paesaggio umano viene narrato attraverso un’affettuosa ironia e, giunti ad un certo punto della storia, quasi ci si aspetta il momento in cui la guida verrà sbeffeggiata per quel suo modo compunto di parlare.Questa guida stampata del Museo della Città di Rimini non è certo paragonabile alla voce che entra ed esce dal campo visivo di quell’indimenticabile film, se non nell’idea di accompagnare il visitatore, quasi in bicicletta, per le sale che scandiscono la storia artistica di Rimini.Malgrado il costante intento di alleggerire ruoli e livelli, che forse ci contraddistingue in quanto ‘romagnoli’, va tuttavia detto che qui è contenuto un sunto di preziose e generose ricerche che sono state condotte nei decenni scorsi non solo dagli studiosi locali, dagli archivisti e dagli storici dell’arte riminese, ma anche dagli specialisti che nel tempo si sono occupati delle singole opere esposte o degli artisti che le hanno create. Il tutto è compendiato dal giudizio asciutto e accorto di Pier Giorgio Pasini nella cui penna si sedimenta una conoscenza, quotidiana e annosa insieme, del profondo rapporto tra la città di Rimini e il suo patrimonio storico-artistico. Accompagnare allora davanti alla porta delle opere, predisponendo le basi degli studi finora condotti e dei documenti che nel tempo si sono ritrovati intorno a quel quadro, a quella scultura, significa fornire a tutti i dati essenziali per una lettura di quello che incontreremo. La discrezione del racconto è tale da rendere questa guida uno strumento oggettivo che non ostacola, ma incentiva l’interpretazione individuale dell’arte.

Massimo Pulini

Assessore alla Cultura del Comune di Rimini

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IL MUSEO DELLA CITTÀ

Il museo della città“Nei mesi ultimi del 1871 si è dato cominciamento materiale alla nuova Galleria archeologica nella loggia a sinistra del cortile della Gambalunga. Colla infissione dei marmi di maggior mole, si è avuto materiale per la chiusura bassa degli archi. Si è dovuto sudar molto per vincere le opposizioni su quella chiusura... In questo 1872 si è fatto il resto: piano di legno, fenestroni e due lunghe vetrine per le cose minute, bronzi, piccoli marmi, figuline, vetri, maioliche... Non è straniero, ed anche dame, che non si fermino a studiarvi, essendo che il pregio di si fatte collezioni non istà nella copia, ma nella singolarità, e nello appartenere esclusivamente al luogo. Solo i nostri non se ne curano...”. Con queste poche righe Luigi Tonini annotava in una specie di diario privato la fondazione del museo che accoglieva alcune testimonianze della lunga storia di Rimini, allestito proprio accanto all’antica biblioteca che nei suoi documenti e nei suoi libri conservava molteplici ‘voci’ della cultura cittadina. Carte e oggetti: materiali per fare e per verificare la storia; quella storia che il vecchio bibliotecario si sforzava da quasi mezzo secolo di decifrare e ricostruire, sfrondandola dalle leggende più strane e dai luoghi comuni. Di quel piccolo museo rimangono solo due sfocate fotografie eseguite una ventina d’anni dopo; in esse l’ambiente appare come un angusto magazzino d’antiquario, anzi come il laboratorio di uno stregone, con oggetti frammentari e polverosi, globi celesti e terrestri, protomi umane e fanciulli impietriti, antichi vasi forse ancora ripieni di chissà quali ingredienti. Quegli oggetti avevano dato al Tonini positive certezze, il materiale per esorcizzare definitivamente miti secolari come quelli di Ercole e Noè fondatori della città, la possibilità di aprire squarci sulle vicende reali della zona, sull’assetto del territorio, sul suo antico ordinamento.“Si è dovuto sudar molto..., i nostri non se ne curano”, annotava con amarezza il Tonini. Si riferiva ai concittadini, naturalmente, ma non a tutti, dato che in gran parte non sapevano né leggere né scrivere, ed erano in tutt’altre faccende affaccendati. Si riferiva a quella minoranza di nobili e di borghesi che si avvicendava al potere e che avrebbe dovuto mostrarsi sollecita del

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Fig.2

Fig.1

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presente e del futuro della città e almeno curiosa del suo passato; una minoranza che fingeva di interessarsi alla cultura solo presenziando assiduamente agli spettacoli del nuovo teatro, dove poteva fare sfoggio della sua superiorità e della sua ricchezza. E caso mai preferiva ammirare - anziché le povere cose del museo, che dovevano essere interpellate con pazienza e con umiltà - i più facili dipinti della quadreria, che da alcuni decenni era stata formata per iniziativa del conte Filippo Battaglini, del conte Giovan Battista Spina, dell’avvocato Luigi Pani nel “salotto buono” del palazzo municipale, per ricevere gli ospiti di riguardo. Oggetti riguardanti la storia da una parte; opere d’arte da ‘ammirare’ dall’altra. Questo criterio sembra aver guidato gli ordinatori del patrimonio culturale cittadino anche negli anni venti del nostro secolo, dopo lo smantellamento sia della quadreria che della galleria archeologica. Si pensò prima di tutto ad una “scelta pinacoteca”, che venne realizzata - ordinatore il conte Francesco Malaguzzi Valeri, Regio Soprintendente - nel piano nobile dell’ex convento francescano (Fig.1) attiguo al Tempio Malatestiano (1924). Solo otto anni dopo si riuscì ad allestire, al piano terra dello stesso stabile, un museo archeologico (Fig.2) (ad opera di Salvatore Aurigemma) e ben quattordici anni dopo una specie di “lapidario” medievale (ad opera di Carlo Lucchesi e di Gino Ravaioli). Sono molto significative le parole con cui il direttore della biblioteca e del museo chiudeva un suo alato discorso nel 1931: “Accanto al Tempio della Religione potremo vantarci di aver costruito anche il Tempio dell’Arte; e noi qui ci raduneremo a celebrare le nuove conquiste; per le fortune di questa Città, che sì faticosamente si apre la via a migliori destini, e per la gloria di questa Italia che sì faticosamente si riapre le sue vie nel mondo”. Quel museo non aveva né possibilità di sviluppo, né un minimo di autonomia; dipendeva dalla biblioteca e non disponeva nemmeno di personale. Era nato per rimanere una immobile raccolta di oggetti che dovevano dare “belle soddisfazioni spirituali” e inoltre “rivendicare e tutelare i valori della stirpe”. Rare scolaresche in visita coatta e qualche colto e curioso forestiero costituivano il suo pubblico. I bombardamenti del 1943-1944 hanno distrutto la città e spazzato via completamente anche le belle sale di quel solitario “Tempio dell’Arte”, ma non tutta la retorica di cui erano ricolme. Sicché ci sono voluti anni e anni per eliminare il cerchio di diffidenza e reticenza che soffocava il problema della ricostruzione del museo e della valorizzazione del suo patrimonio come patrimonio comune di esperienza e di storia, come testimonianza di lavoro e di pensiero, come documento di civiltà e talvolta di poesia, e anche, perché no?, come risorsa economica. L’attuale museo è nato dopo ripetute, parziali e precarie sistemazioni, con l’autonomia amministrativa concessagli nel 1968 e con l’acquisizione nel 1979 dell’edificio che per un secolo e mezzo aveva ospitato l’Ospedale Civile, nel cuore della città, e che era stato costruito nel Settecento come “Collegio” dei Gesuiti. Già nel 1981 nel cortile interno di questo edificio ha potuto essere realizzata ed inaugurata una

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prima sezione museale, quella del lapidario romano, mentre cominciava un lungo, delicato e impegnativo lavoro di recupero dell’edificio principale; un lavoro che procede tuttora, a sezioni o a lotti, secondo una razionale segmentazione che, a partire dal 1990, ne ha permesso l’allestimento e la fruizione di una parte cospicua. I materiali che costituiscono la dotazione del Museo sono di tipologia molto disparata, ma di provenienza in massima parte locale. Sono frutto delle soppressioni napoleoniche della fine del Settecento, di ritrovamenti archeologici casuali e di scavi appositamente condotti, di donazioni, di depositi, di acquisti oculati. Il loro ordinamento nel nuovo museo segue, compatibilmente con gli spazi a disposizione, un criterio cronologico, con qualche raggruppamento tipologico parziale (le nature morte, i ritratti, gli stemmi ecc.). Naturalmente il Museo non pretende - solo attraverso il materiale di cui dispone - di ‘illustrare’ o ‘dimostrare’ compiutamente la storia e lo svolgimento culturale della città e del suo territorio; tuttavia si pone come punto di riferimento per ogni operazione intesa ad un corretto recupero della memoria storica cittadina, in quanto conserva ed offre, concatenate per quanto possibile, alcune testimonianze importanti che le vicende storiche hanno ormai avulso dal loro contesto naturale; testimonianze importanti e spesso addirittura indispensabili, comunque uniche per la comprensione dell’arte e della cultura figurativa riminesi, e che inoltre spesso trascendono l’interesse meramente locale per il loro grande significato poetico, oltre che storico, e che per questo sono universalmente note. Fra queste ultime si ricordano appena opere come il Crocifisso

“Diotallevi” di Giovanni da Rimini ed il grande affresco trecentesco con il Giudizio Universale distaccato da San’Agostino, La Pietà di Giovanni Bellini, la Pala di San Francesco Ferreri del Ghirlandaio, i dipinti giovanili di Guido Cagnacci e il San Girolamo del Guercino (deposito della Confraternita di San Girolamo).

Al piano terreno (in parte seminterrato) e al piano dell’ingresso sono state allestite le sezioni archeologiche. Sono già complete e funzionanti le sezioni che espongono i materiali dalla preistoria all’età romana imperiale, e quelli compresi fra il XIV e il XVIII secolo. Per il XIX e XX secolo e per l’arte contemporanea è in corso di restauro un edificio moderno adiacente al settecentesco “Collegio” dei Gesuiti e vicino alla palazzina degli uffici del Museo (restaurata nel 1988). Nel nuovo edificio museale sono stati riservati spazi per attività didattiche e per mostre temporanee. Nonostante sia funzionante da pochi anni e nonostante l’impegno richiesto dai lavori di restauro architettonico e di allestimento, il museo già vanta una notevole attività: di didattica e assistenza alle scuole, di collaborazione agli scavi archeologici, di attività espositive, di restauro, di ospitalità per iniziative culturali (come conferenze, concerti, convegni).Tra le mostre promosse e realizzate dal Museo o in collaborazione con altri enti si ricordano: Il Giudizio: rivisitazione di un grande affresco riminese del Trecento (1991), “La stanza del chirurgo”: una domus romana in piazza Ferrari (1991), Presepi e Madonne nel Museo della Città (1991-92), I Gesuiti a Rimini (1992: nel V centenario della scoperta dell’America), Cortesia e geometria. Arte malatestiana fra Pisanello

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e Piero della Francesca (1992-93: nel V centenario della morte di Piero della Francesca), Una cartolina da Ariminum: il mosaico delle barche della Domus di Palazzo Diotallevi (1993), Con la terra e con il fuoco: la produzione fittile riminese in epoca romana (1993), Guido Cagnacci (1993), “Sventurati amanti”. Il mito di Paolo e Francesca nell’800 (1994), Neri da Rimini. Il Trecento riminese tra pittura e scrittura (1995), Il Trecento riminese. Scuole e botteghe tra Romagna e Marche (1995), Gino Ravaioli, 1895-1982 (1996), Novecento riminese. Pittura a Rimini nella prima metà del secolo XX (1997), 53/85. Ricerche artistiche a Rimini nel secondo Novecento (1998), L’Arco d’Augusto. Significato e vicende di un grande segno urbano (1998), Medioevo fantastico e cortese. Arte a Rimini fra Comune e Signoria (1998), Medioevo Romantico. Paesi e castelli tra Romagna e Marche nei disegni di Romolo Liverani (1999), Memorie d’Oriente. Opere della collezione Canepa e del Museo delle Grazie (1999), Alla scoperta dell’Anfiteatro romano. Un luogo di spettacolo tra archeologia e storia (1999-2000). Il Tempio di Sigismondo. Grafica malatestiana fra Rinascimento e Novecento (2000-2001), Arte al Convento. Opere scelte dal Museo Francescano delle Grazie (2001), Guercino ritrovato (2002), Aere Civium. Trenta restauri per il Museo di Rimini (2007).Molti restauri hanno accompagnato l’allestimento delle varie sezioni del Museo; in gran parte sono stati finanziati direttamente dal Comune di Rimini, in parte dall’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna e dall’amministrazione Provinciale di Rimini, e inoltre da numerosi sponsor privati (“Aere Civium”, AMIR, Cassa di Risparmio di Rimini, Inner Wheel, Ladies’ Circle Italia, Lions Rimini-Malatesta, Lions Rimini-Riccione, Pulix Coop Forlì, Round Table Rimini, Rotary Rimini-Riviera, Società Gas, Scuola Media n.4 di Rimini, Soroptimist Club).

La sezione medievale-moderna del Museo della Città si compone di 30 sale in cui sono esposte quasi ottocento opere; di esse una quarantina sono state ricevute in dono e altrettante sono state acquistate per integrare le collezioni e colmare i vuoti provocati dalla guerra: fra queste ultime si segnalano il Ritratto di giovane frate e Cleopatra di Guido Cagnacci (1998, 2002); quattro Figure

allegoriche in terracotta di Giovan Battista Ballanti (1999); Piazza Cavour, tavola di Filippo De Pisis (2007); fra le donazioni recenti particolarmente significativa è quella di Gustavo Voltolini (1995), composta da 36 dipinti moderni di autori locali, peraltro non ancora esposti per motivi di spazio. I ‘depositi’ sono numerosi e importanti: i principali si debbono all’Ente Diocesi di Rimini, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, alla Confraternita di San Girolamo, alla Biblioteca Gambalunghiana, all’AUSL, ai Frati Minori Osservanti delle Grazie.

L’edificio del Museo della Città (Fig.3)L’edificio oggi adibito a Museo è sorto fra il 1746 e il 1755 su progetto dell’architetto bolognese Alfonso Torreggiani (1682-1764) come “Collegio” dei Gesuiti. È attiguo alla chiesa costruita fra il 1719 e il 1740 dai Gesuiti in onore di San Francesco Saverio, e rispetta nell’impianto molto semplice, ma molto funzionale, lo schema applicato dai Gesuiti a tutti i loro conventi. In pratica ha una forma planimetrica ad U addossata al fianco della chiesa, con un corridoio

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Fig.3

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che gira sui tre lati e che permette l’accesso a tutti i vani, originariamente utilizzati come sale di rappresentanza, di ricreazione, di studio, aule, uffici amministrativi e archivio, biblioteca, refettorio e cucina, dormitorio, appartamenti dei frati, infermeria. I due piani fuori terra erano collegati da un ampio scalone a due rampe. Il sottotetto costituiva un terzo piano, molto più basso degli altri, considerato di magazzino, ed era servito da una apposita scala; e così il piano seminterrato, che conteneva le cantine, le stalle ed alcuni ambienti di servizio. Quando il “Collegio” era pienamente funzionante ospitava una decina di padri gesuiti e almeno un centinaio di studenti. Nel 1773, alla soppressione dei Gesuiti, il “Collegio” passò al Seminario vescovile, che vi introdusse modifiche nella parte meridionale (sull’attuale via Cavalieri), e che nel 1796 lo vendette ai Domenicani, i quali pochi mesi dopo vennero soppressi. Dal 1797 al 1977 venne utilizzato come Ospedale, prima militare e poi civile. Naturalmente ha subito parecchie trasformazioni di carattere funzionale, soprattutto nell’ultimo secolo, e ampliamenti per adeguarne la capienza. Fra il 1915 e il 1920 fu demolita la volta dello scalone (danneggiata nel 1916 dal terremoto), e quindi lo scalone venne prolungato per permettere un più comodo accesso all’ultimo piano, rialzato di più di un metro e reso abitabile; negli anni trenta fu rimaneggiata e ampliata l’ala su via Cavalieri, in cui si installarono vari laboratori medici; poi furono aggiunti corpi nuovi nei due cortili, per creare nuovi servizi e nuovi padiglioni. Colpito dai bombardamenti dell’ultima guerra soprattutto nell’ala principale, è stato immediatamente ricostruito senza preoccupazioni di ordine filologico. Ovviamente non esiste più traccia né dell’arredo, né delle decorazioni originali. Ma le facciate esterne, le prime due rampe dello scalone, qualche ambiente e qualche parte del corridoio del primo piano, così come l’impianto planimetrico, conservano ancora l’impronta dell’architetto bolognese e la suggestione degli antichi spazi - semplici, armoniosi e severi - del collegio gesuitico.

RIMINI – MUSEO DELLA CITTÀ - THE CITY MUSEUMTHE MEDIEVAL AND MODERN SECTIONCatalogue guide

‘During the last few months of 1871, construction of the new Archaeological Gallery was initiated in the loggia, to the left of the Gambalunga Library courtyard. The insertion of larger marble blocks made material available to close the arches. The oppositions to this closing were hard to overcome… The final touches were made in 1872: the wooden floor, the large windows and the two long display cases for exhibiting small finds such as bronzes, small marble statues, figulina pottery, glass and majolica pottery... It is not surprising that all foreigners and even ladies stop to admire the collections, as their beauty does not lie in their being perfect copies, but in their

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individuality, and the fact that they exclusively belong to the area. Only our people do not care for it...”.In a sort of private diary, Luigi Tonini noted, in just a few lines, the founding of the Museum that housed evidence of the long history of Rimini, established right next to the ancient library which garnered the many ‘voices’ of the city’s culture within the pages of its documents and books. Papers and objects: materials for creating and verifying history; the history which the old librarians tried for almost half a century to decipher and reconstruct, plucking it from the strangest legends and fallacies. Only two blurred photographs remain of this small museum, taken twenty years later; within these photos, the inside seems like a narrow antique warehouse, almost like a sorcerer’s laboratory, with fragmentary and dusty objects, celestial and terrestrial globes, human protomes and petrified children and ancient vases perhaps filled with some kind of ingredient. These objects had definitely given Luigi Tonini the material to exorcise secular myths such as those of Hercules and Noah founders of the city, as well as the possibility of glimpsing the true story of the area, the territory and its old order. ‘The oppositions to this closing were hard to overcome… our people do not care for it’, Tonini noted with bitterness. Naturally, he was referring to his fellow citizens, but not all of them, given that most of them could not read or write, and were otherwise occupied. He was referring to the minority of nobles and bourgeois who took office in turn, and who should have seemed concerned about the present and future of the city, and at least a little curious of its past; a minority of people who only feigned interest in culture by painstakingly attending shows in the new theatre, where they could show off their superiority and wealth. And rather than the poor objects of the Museum, which had to be studied with patience and humility, they preferred to admire the easier paintings of the Museum that for decades Count Filippo Battaglini, Count Giovan Battista Spina and the lawyer Luigi Pani had been gathering in the town hall ‘parlour’, in order to receive distinguished guests.There were objects which related to history and also works of art to be ‘admired’. This criterion seems to have guided the curator of the cultural heritage of the city in the twenties, after the dismantling of both the picture gallery and the archaeological gallery. First of all, it was decided that it would be a ‘select picture gallery’, created on the main floor of the ex-Franciscan convent (Fig.1) adjacent to the Tempio Malatestiano (Malatesta Temple, 1924) by the authorising officer Royal Superintendent Count Francesco Malaguzzi Valeri. It was only possible eight years later to set up an archaeological museum (Fig.2) (by Salvatore Aurigemma) on the ground floor of the same building and a sort of medieval ‘lapidarium’ (by Carlo Lucchesi and Gino Ravaioli) as much as fourteen years later. The words with which the director of the library and the museum closed his inspired speech in 1931 are very significant: ‘Next to the Religious Temple we can be proud of having also built a Temple of Art; and we gather together here to celebrate new achievements; for the fortunes of this City, which is struggling to open a path to a better destiny, and for the glory of Italy that is struggling to reopen its path in the world’.This museum had no chance of development, nor of autonomy; it depended on the Library and had no staff, and was founded in order to preserve a static collection of objects which had to

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give ‘great spiritual satisfaction’ and also ‘assert and protect the values of the local people and traditions’. The museum was only frequented by rare forced school visits and some educated and curious foreigners from time to time.The 1943-1944 bombings destroyed the city and completely wiped out the beautiful rooms of that solitary ‘Temple of Art’; however, not all of the rhetoric with which they were filled was lost. Years passed before the circle of mistrust and reticence could be eliminated which stifled the rebuilding of the museum and the use of its heritage as a common experience of history, evidence of work and thought, as a document of civilization and sometimes poetry, and also (why not?) as an economic resource.The current museum was founded after repeated, partial and precarious arrangements, with administrative autonomy granted to it in 1968. In 1979, the building was acquired which for a century and a half housed the Civil Hospital, in the heart of the city, and which had been built in the eighteenth century as a Jesuit ‘College’. Already in 1981, an initial section of the museum, the Roman lapidarium, was created and opened in the internal courtyard of this building, whilst the long, delicate and demanding job of restoring the main building started; a job that is still ongoing, in sections or lots, according to a rational segmentation that has allowed the preparation and use of a significant part of the building since 1990. Albeit disparate, the materials preserved in the Museum have mainly local origins. They are the result of the Napoleonic suppression at the end of the eighteenth century, random archaeological excavations and specifically conducted digs, donations, deposits and shrewd acquisitions. The objects are arranged in the new museum in chronological order, consistent with the space available, with some partial typological grouping (still lifes, portraits and coats of arms, etc.). Naturally the Museum does not pretend – with just the material it hosts – to ‘illustrate’ or ‘demonstrate’ fully the history and the cultural events of the city and its territory; however, it is a point of reference for any operation aimed at properly recovering the historical memory of the city, preserving and offering, interlinked as far as possible, some important evidence that historic events have by now removed from their natural context. This important and often even essential evidence, if not only for understanding Rimini’s figurative art and culture, often transcends purely local interest because of its great poetic meaning, for which it has become universally famous. Noteworthy are works such as the ‘Diotallevi’ Crucifix by Giovanni da Rimini and the Last Judgment of the fourteenth century, detached from the church of Sant’Agostino, La Pietà by Giovanni Bellini, the Altar piece of St. Francesco Ferreri by Ghirlandaio, as well as the early paintings by Guido Cagnacci and San Girolamo by Guercino (recently deposited by the Confraternita di San Girolamo).

The archaeological sections are set up on the ground floor (in the basement) and on the entrance floor. The

sections, which display materials dating from the prehistoric age to the Roman imperial age as well as those

between the fourteenth and eighteenth centuries, are already complete and operational. A modern building

is being restored adjacent to the eighteenth century Jesuit ‘College’ and near to the Museum office building

(restored in 1988) for art from the nineteenth and twentieth century and for contemporary art.

In the new museum building, spaces have been reserved for educational activities and temporary exhibitions.

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Despite being operational for just a few years and the effort dedicated to the architectural restoration

works, the museum already boasts significant activity: education and assistance to schools, collaborations

with archaeological excavations, exhibitions, restoration works and hosting cultural initiatives (such as

conferences, concerts and conventions).

The following exhibitions are just some of those promoted and created by the Museum or in collaboration with

other bodies: The Judgement: review of a great Rimini fresco from the Fourteenth century (1991), ‘La stanza

del chirurgo’: a Roman domus in piazza Ferrari (1991), Cribs and Madonnas in the City Museum (1991-92),

The Jesuits in Rimini (1992: during the 5th centenary of the discovery of America), Courtesy and Geometry,

Malatesta art from Pisanello to Piero della Francesca (1992-93: during the 5th centenary of the death of Piero

della Francesca), A postcard from Ariminum: the boat mosaic of the Domus of Palazzo Diotallevi (1993), With

earth and fire: Rimini earthenware production in the Roman period (1993), Guido Cagnacci (1993), ‘Star-

crossed lovers’. The Legend of Paolo and Francesca in the 1800s (1994), Neri da Rimini. Fourteenth century

Rimini in paintings and writing (1995), Fourteenth century Rimini. Schools and shops between Romagna and

Marche (1995), Gino Ravaioli, 1895-1982 (1996), Twentieth century Rimini. Painting in Rimini in the first half

of the 20th century (1997), 53/85. Artistic research in Rimini in the late Twentieth century (1998), The Arch

of Augustus. Meanings and events of a great urban landmark (1998), The Fantastic and Courteous Middle

Ages. Art in Rimini between the Municipal and Lordship (1998), Medieval Romance. Towns and Castles

between Romagna and Marche in the drawings of Romolo Liverani (1999), Memories of the East. Works

from the Canepa collection and the Museo delle Grazie (1999), The discovery of the Roman amphitheatre.

A spectacular place from archaeology to history (1999-2000). The Sigismondo Temple. Malatesta graphics

between the Renaissance and the Twentieth century (2000-2001), Art in the Convent. Select works from the

Museo Francescano delle Grazie (2001), Guercino rediscovered (2002), Aere Civium. Thirty restorations for

the Museum of Rimini (2007).

Many restorations accompanied the setting up of various sections of the Museum; mostly funded directly

by the Municipality of Rimini and partly by the Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna and by

the Province of Rimini, as well as numerous private sponsors (‘Aere Civium’, AMIR, Cassa di Risparmio di

Rimini, Inner Wheel, Ladies’ Circle Italia, Lions Rimini-Malatesta, Lions Rimini-Riccione, Pulix Coop Forlì,

Round Table Rimini, Rotary Rimini-Riviera, Società Gas, Scuola Media n. 4 di Rimini and the Soroptimist

Club).

The Medieval-Modern section of the Museo della Città is made up of 30 rooms in which almost eight hundred works are displayed; forty of them were received as donation and the rest were acquired to supplement the collections and fill the gaps caused by the war. Among the latter, the following should be noted: Portrait of a young friar and Cleopatra by Guido Cagnacci (1998, 2002); four Allegorical figures in terracotta by Giovan Battista Ballanti (1999); Piazza Cavour, a panel by Filippo De Pisis (2007); among the recent donations, the one made by Gustavo Voltolini (1995) is particularly significant, comprising 36 modern paintings by local artists, not yet displayed as there is currently not enough space. The ‘deposits’ are numerous and large: the main are attributed to the Ente Diocesi di Rimini, the Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, the Confraternita di San Girolamo, the Biblioteca Gambalunghiana, AUSL and the Frati Minori Osservanti delle Grazie.

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The City Museum building (Fig.3)The building that the Museum inhabits today was built as a Jesuit ‘College’ between 1746 and 1755 from

the design of the Bologna architect Alfonso Torreggiani (1682-1764). It stands adjacent to the church built

between 1719 and 1740 by the Jesuits in honour of Saint Francis Xavier, and its layout respects the very

simple, but very functional model applied by the Jesuits to all their convents. The building is U-shaped and

leans against the church, with a corridor which runs along three sides enabling access to all the rooms,

originally used for reception, recreation, study, classrooms, administrative and archiving offices, a library, a

dining hall and a kitchen, a dormitory, apartments for the monks and an infirmary. A wide staircase with two

flights connected the two floors above ground. The loft constituted a third floor, a lot lower than the others,

considered as a warehouse, and was accessed by a special staircase; and the basement contained the wine

cellars, the stables and some service rooms. When the ‘College’ was fully operational, it housed a dozen

Jesuit priests and at least a hundred students.

In 1773, upon the suppression of the Jesuits, the ‘College’ passed to the Episcopal seminary, who made

some changes to the southern part (on the current via Cavalieri), and sold it to the Dominican order in 1976,

who were suppressed just a few months later. From 1797, to 1977 the building was used as a Hospital, first

military and then civil. Of course, the building has undergone several functional transformations, especially

over the last century, as well as extensions to adapt its capacity. Between 1915 and 1920, the large staircase

vault was demolished (damaged in 1916 by the earthquake), and then the staircase was extended to allow

easier access to the top floor, raised more than a meter and made habitable. In the thirties, the building

was remodelled and the wing on via Cavalieri was extended, where several medical laboratories were set

up; subsequently, two new sections were added in the two courtyards, in order to create new services and

pavilions. Hit by World War II bombings, especially in the main wing, the building was immediately rebuilt

without following any philological criteria. Obviously, there is no longer any trace of the furnishings, or the

original decorations. However, the external façades, the two staircase flights, some rooms and some parts of

the first floor corridor, as well as the floor plan, still preserve Torreggiani’s imprint and a suggestion of the old

rooms – simple, harmonious and austere – of the Jesuit College.

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I PIANODAL MEDIOEVO AL CINQUECENTO

SCALONELo scalone conserva in parte l’aspetto originario: è opera dell’architetto bolognese Alfonso Torreggiani (1682-1764), che lo progettò nel 1746. Aveva due sole rampe ed era coperto da un soffitto affrescato nel 1750 dal pittore riminese Giovan Battista Costa (1697-1767) con Il trionfo del nome di Gesù. Crollato il soffitto per il terremoto nel 1916, lo scalone venne prolungato fino al piano sovrastante.

Sul pianerottolo:Due panche a spalliera (XVIII sec.)Legno dipinto, cm. 173 x 200 x 31Dono di Domenico Francolini (1924)Sono dipinte a chiaroscuro con motivi decorativi; nella spalliera, fra bandiere, scimitarre e scettri, è raffigurato uno stemma che allude al matrimonio fra due membri delle nobili famiglie riminesi Soardi e Battaglini. Altre due panche uguali sono esposte al secondo piano, alla fine dello scalone.

SCULTURE MEDIEVALIIn questa sezione è stato riunito il materiale lapideo riminese databile fra l’VIII e il XIII secolo, ad eccezione di alcuni nuclei di cui è abbastanza sicura la provenienza da edifici paleocristiani o dall’antica Cattedrale (Santa Colomba), per i quali saranno predisposte particolari sale espositive. Si tratta di una quarantina di frammenti di varia tipologia e in genere di non grandi dimensioni, con motivi simbolici in buona parte derivati dall’arte paleocristiana e con decorazioni di tipo “barbarico”. Se ne elencano solo i principali.

Frammento di ciborio con pavone (VIII sec.) Fig.5Marmo, cm. 48 x 27 x 9 Dalla chiesa riminese di San Matteo

Supporto d’altare (1130 ca.)Pietra, cm. 90 x 36 x 20 Dalla chiesa riminese di San Tommaso. Nella fascia centrale è scolpita l’iscrizione dedicatoria di Revellone alla Vergine Maria.

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Fig.4

Fig.5 Fig.6

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Fig.6

Frammento con un re che dà ordini a un guerriero (XII sec.) Fig.4Marmo, cm. 44,5 x 61,5 x 8,5Risagomato e rilavorato al rovescio (con la raffigurazione a bassorilievo, incompiuta, di una croce astile infissa nel terreno, XIV secolo?).

Patera decorativa con animale (XII sec.)Marmo, diametro cm. 33 x 19

Frammento di capitello con re e sirena (XII-XIII sec.) Fig.6Marmo cm. 39 x 35 x 17Reimpiegato nel XV secolo; sul rovescio presenta uno scudo araldico con fasce ondulate.

Frammenti di un grande portale romanico (XIII sec.)PietraSi tratta di una parte delle 22 sezioni superstiti (alcune frammentarie) di un grande portale lapideo (dimensioni massime dell’intero circa m. 6,40 x 5,50) di incerta provenienza (Santa Colomba, San Francesco, San Cataldo?), attribuibili a lapicidi padani di cui esistono opere nella zona adriatica e specialmente nelle Marche. Un plastico in gesso (autore Flavio Casadei, 1998) aiuta a ricostruirlo idealmente.

NELLA CITTÀ COMUNALENell’Alto Medioevo il baricentro della città si è spostato dalla zona dell’antico foro (ora piazza Tre Martiri) a quella della Cattedrale (Santa Colomba, ora piazza Malatesta) e del porto sul Marecchia; e nel corso del XIII secolo si è strutturato fra la Cattedrale e la «piazza della fontana» (ora Cavour) con la costruzione del Palazzo Comunale (l’Arengo) e del Palazzo del Podestà. Poche e minori testimonianze di questa importante fase della vita cittadina sono giunte al Museo.

Capitelli e frammenti architettonici (XIII sec.)Dal Palazzo dell’Arengo.

Frammento di «iscrizione di datazione» (1160) Fig.7Pietra, cm. 42 x 33 x 6,5 Dalla chiesa di San Cataldo.Iscrizione di datazione, «ai tempi delle discordie fra i papi Vittore e Alessandro, regnante l’imperatore Federico».

Epigrafe con disposizioni statutarie sulla liberazione dei servi (1220) Pietra cm. 55 x 60 x 13 Dalle logge del Palazzo Comunale.Contiene un decreto sull’affrancazione dei servi del contado ed ha un riscontro nella rubrica 109 degli statuti trecenteschi.

I vetrina• Sedici esemplari frammentari di ceramica senza rivestimento e di maiolica arcaica (con

rivestimento di vetrina a base stannifera), del XII-XIV sec. Fig.8

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Fig.7 Fig.8

Fig.9

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II vetrina• Due mattoni con «iscrizione di datazione» metrica in volgare (1281) Fig.9

Cotto, cm. 26 x 29 x 5,2 Da un edificio del Borgo San Giuliano. Il testo recita: «In nome de l’onepotente core, ano mile cum dusento la nona indictione, otantuno la incarnatione».

• Frammento di «iscrizione di datazione», commemorativa del passaggio di Federico II nel 1231 Marmo, cm. 22 x 13 x 5,5 Dalla chiesa di San Martino in XX. Il testo, mutilo, si può integrare e tradurre così: «Quest’opera fu fatta nel 1231, ai tempi di papa Gregorio e di Federico imperatore, nel tempo in cui l’imperatore Federico venne a Rimini con elefanti, cammelli ed altri animali mostruosi. Il maestro Andrea p[ose]». Deposito della parrocchia di San Martino in XX.

• Copia della Bolla d‘Oro promulgata da Federico II a Rimini nel 1226. Con questo documento l’imperatore riconosce al Capitolo dell’Ordine dei Cavalieri Teutonici, riunito a Rimini nel Palazzo dell’Arengo, il possesso della regione di Kulm, dando mandato di evangelizzare i pagani della Prussia.

III vetrina• Quattro mattoni da ghiera (XIII-XIV sec.) con motivi vegetali e un uccello.• Riproduzione fotografica di una pagina (foglio 11 r) degli Statuti di Rimini del XIV sec. con rubriche

riguardanti il Podestà; l’originale è conservato nella Biblioteca Gambalunghiana (SC MS 1166).

IV vetrinaIl monetiere medievaleIl ricco monetiere del Museo di Rimini è stato saccheggiato e disperso durante la guerra. Qui vengono esposte venti monete provenienti dal territorio riminese, comprese fra il X e il XV sec., di varie zecche (Milano, Lucca, Siena, Cremona, Bologna, Ancona, Ravenna, e soprattutto di Rimini). La provenienza del danaro circolante nella città dimostra l’ampiezza dei traffici mercantili della Rimini medioevale.

SALA DEL GIUDIZIOIn questa sala, la maggiore di tutto il Museo e attrezzata come sala da conferenze, sono esposti alcuni affreschi staccati.

Pittore riminese, Il Giudizio Universale (1310 ca.) Figg. 10-12 (part.)Affresco, m. 5,70 x 16,78 Dopo il terremoto del 17 maggio 1916 nell’abside e sulla parete soprastante l’arco trionfale della chiesa riminese di San Giovanni Evangelista, detta di Sant’Agostino, sono comparsi affreschi dell’inizio del Trecento. Quelli sull’arco trionfale, appartenenti alla parte superiore di una grandiosa scena raffigurante il Giudizio Universale, erano nascosti dal soffitto settecentesco; sono stati distaccati e restaurati nel 1926 dal restauratore Giovanni Nave di Bassano grazie ad una sottoscrizione cittadina e alla generosità di Giuseppe Tosi, un riminese emigrato a Coggiola (Vercelli). Sono opera di maestranze riminesi guidate dai pittori Giuliano e Giovanni da Rimini. Nella fascia inferiore è raffigurato il consesso degli apostoli – si possono riconoscere a sinistra san Giovanni E. e san Pietro; e a destra san Bartolomeo - che assiste il Cristo Giudice (la cui figura non è stata recuperata), affiancato da angeli che portano gli strumenti della Passione e il labaro della Resurrezione, dalla Vergine (a sinistra) e da san Giovanni Battista (a destra).

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Fig.10

Fig.12Fig.11

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In alto angeli che suonano le trombe, a sinistra angeli che recano palme e corone agli eletti, e a destra angeli con scudo e lance e spade che cacciano all’inferno i reprobi. La scena doveva essere completata in basso dalla resurrezione dei morti.Nella chiesa di Sant’Agostino l’abside e la cappella del campanile conservano ancora la splendida decorazione originaria, con le raffigurazioni di Cristo e della Madonna in “maestà” e le storie di san Giovanni Evangelista e della Madonna, dovute a pittori riminesi del primo decennio del Trecento, probabilmente capeggiati dai fratelli Zangolo, Giuliano e Giovanni.

Ignoti pittori del XIV-XV sec., Sei frammenti di affreschi votiviDall’aula capitolare del convento riminese di San Francesco.Appartenevano a due diverse scene raffiguranti la Madonna in trono con il Bambino e santi. Scoperti nell’Ottocento, sono stati gravemente danneggiati dalla guerra.

PIETRE TRECENTESCHENel passaggio che congiunge la sala del Giudizio con il corridoio sono sistemate diciasette opere, fra sculture e frammenti architettonici gotici; se ne elencano solo le più rilevanti.

Due stemmi del cardinale Gozio de’ Battagli (1340)Pietra, cm. 56,4 x 48 x 7; 66 x 61 x 7Il primo, con iscrizione, proviene dall’esterno della cappella di Santa Prisca nella distrutta chiesa cattedrale di Santa Colomba; il secondo costituiva la chiusura del sepolcro terragno del prelato nella chiesa di San Francesco.

Scultore veneto, Cristo in Pietà (XIV sec.) Fig.13Marmo con tracce di policromia, cm. 65 x 65 x 7Dall’”Aiuto Materno”. Acquisto e deposito dello Stato (1921).

Scultore veneto, Timpano gotico con il Redentore benedicente (XV sec.)Marmo, cm. 80 x 121 x 10Dal chiostro di San Francesco.

Ignoto scultore del XIV sec., Madonna con il Bambino Fig.14Marmo, cm. 71 x 40,5 x 34Dalla collezione di Domenico Paolucci, acquisto del 1855.

Iscrizione della peste (1348)Pietra, cm. 47 x 154 x 13Dal cimitero di San Francesco. Documenta la sepoltura di più di duemila morti di peste nel 1348.

Scultore veneto (?), Ghiera di pozzo con stemma dei Rigazzi (XIV sec.)Pietra, cm. 90 x 110Dal cortile del convento dei Gesuiti (cioè di questo stesso edificio).

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Fig.13

Fig.14

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IL TRECENTONella prima metà del Trecento a Rimini si è sviluppata una “scuola” pittorica di grande importanza, con alcuni maestri eccellenti che hanno lavorato in tutta la Romagna, nelle Marche e nel Veneto. Oggi a Rimini rimane molto poco di tale “scuola”, cui aveva dato un forte impulso la presenza a Rimini di Giotto nei primissimi anni del secolo, e alla cui diffusione forse non è stata estranea la potenza della signoria malatestiana. Dopo il 1348, l’anno della terribile “peste nera”, lavorarono a Rimini e nel suo territorio in prevalenza pittori emiliani e veneti.

Giuliano da Rimini (not. 1307 – 1324), Polittico con l’incoronazione della Vergine, quattro santi e scene della Passione (1320 ca.) Figg.15, 16Tavole, cm. 190,5 x 205Dalla raccolta del march. Audiface Diotallevi, a Rimini fino al 1861, poi a Parigi e a Carlton Towers (duca di Norfolk) fino al 1986.Deposito della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (1998).

Giovanni da Rimini (not. 1292-1338 ca.), Crocifisso “Diotallevi” Fig.17Tempera su tavola, cm. 185 x 179Legato testamentario del march. Adauto Diotallevi (1936).

Francesco Pucci, Campana (1352)Bronzo, cm 43 x 68Reca la seguente iscrizione: A.D. M.CCC.LII. XPS. VINCIT. XPS. REGNAT. XPS. INPERAT. / FRANCISCHUS. PUCCI. FLORENTINUS. MEFECIT. Non se ne conosce la provenienza; fu abbandonata vicino al convento dei frati MM.OO. delle Grazie dai soldati Tedeschi in ritirata nel 1944.Deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001).

Pittore riminese del XIV secolo, Polittico raffigurante la Crocifissione ed i santi Cosma e Damiano, Caterina e Barbara (1350 ca.) Fig.18Tempera su tavola, cm. 101 x 157Dalla chiesa di Santa Croce (detta “la Crocina”)? Acquisto e deposito dello Stato (1921).

Giovanni Baronzio (doc. 1343 + ante 1362), Storie della Passione di Cristo Fig.19Tempera su tavola, cm. 70 x 110Si tratta della metà di sinistra di un dossale, in origine forse nella chiesa dei Francescani di Verucchio. L’altra metà è conservata presso la Galleria Nazionale di Arte Antica di Roma (“dossale Corvisieri”). Deposito della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (2006).

Vetrina• Serafino de’ Serafini (not. 1349-1393), Quattro apostoli

Due tavolette (frammenti di predella?), cm. 22 x 23,5• Ignoto pittore del XIV sec., Testa di santa monaca

Affresco staccato, cm. 28 x 20 Frammento forse proveniente dalla chiesa di San Giovanni Evangelista, detta “di Sant’Agostino”.

• Pietro da Rimini (not. 1309-1338), Resurrezione e Noli me tangere (1325 ca.) Coppia di tavolette, cm. 17,2 x 9,7 Deposito della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (1998).

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Fig.17Fig.16

Fig.15

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Fig.19

Fig.18

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• Giuliano da Rimini (not. 1292-1324), Testa di Cristo (1325 ca.) Tavola, cm. 22 x 25, frammento di un Crocifisso Deposito della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (2002).

ARALDICA MONUMENTALE MALATESTIANALa famiglia Malatesta ha signoreggiato su Rimini dalla fine del Duecento alla fine del Quattrocento. Molti dei loro edifici erano contrassegnati dallo stemma della famiglia, a bande scaccate, talvolta ‘personalizzato’ da iniziali. Al museo ne sono pervenuti diversi, spesso frammentari, del Trecento e del Quattrocento.

Scultore veneto, L’Angelo annunciante e l’Annunciata (XIV sec.)Coppia di cuspidi in pietra, cm. 80 x 30 x 30Dal chiostro di San Francesco.

Frammenti di stemma malatestiano a bande scaccate affiancato da una iscrizione con il nome di Sigismondo in caratteri gotici minuscoli (1445 ca.)Pietra, cm. 94,5 x 36 x 10, 37 x 98,5 x 13Da Castel Sismondo; la parte destra è un calco in gesso (l’originale è in posto) (1982).

Stemma malatestiano a bande scaccate (XIV sec.) Pietra, cm. 80 x 72 x 18Dal vicolo Gioia (1960 ca.).

Stemma malatestiano a bande scaccate (XIV sec.) Pietra (chiave d’arco), cm. 39 x 49,5 x 29

Testa di elefante coronato (XIV sec.) Pietra, cm. 31 x 28 x 18,5Frammento di cimiero di stemma malatestiano.Dalla collezione di Giovanni Bianchi (Jano Planco), acquisto del 1853.

Stemma malatestiano a bande scaccate (1450 ca.) Marmo, cm. 54 x 38 x 14Dalla collezione di Giovanni Bianchi (Jano Planco), acquisto del 1853.

Stemma frammentario con la sigla di Roberto Malatesta (1470 ca.)Pietra, cm. 36 x 60 x 16

Stemma malatestiano circolare inquartato con la sigla di Roberto Malatesta (1470 ca.)Pietra (chiave di volta), diam. cm. 30 x 33Dono di Rita e Ferruccio Farina (2011).

I MALATESTI - IDal punto di vista culturale e artistico Rimini ha vissuto una stagione molto felice nei decenni centrali del Quattrocento, quando Sigismondo Pandolfo Malatesta (1417-1468) ricercò ed accolse nella sua corte cosmopolita umanisti e artisti importanti. Il monumento che può essere preso a simbolo di questa stagione è il Tempio Malatestiano, dove operarono - spesso su suggerimento di Basinio da Parma e di Roberto

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Valturio - Matteo de’ Pasti, Agostino di Duccio, Piero della Francesca e Leon Battista Alberti. Nel Museo sono conservati stemmi, medaglie, maioliche, sculture e dipinti che documentano sia questa stagione felice e «d’avanguardia», sia i decenni seguenti, in cui, nonostante le mutate condizioni politiche ed economiche, non mancarono munifici gesti di mecenatismo ad opera di Roberto e Pandolfo IV Malatesta, successori di Sigismondo nella signoria della città.

Pittore riminese del XIV sec., Crocifisso (1350-60 ca.)Tempera su tavola, cm. 179 x 139Proveniente da San Giovanni in Marignano.Deposito della Cassa di Risparmio di Rimini (1991).

Andrea da Bologna (de’ Bruni; not. 1369-1377), Crocifisso (1370 ca.)Tempera su tavola, cm. 200 x 152Dalla Congregazione di Carità.

Bittino da Faenza (not. 1398 + ante 1422), Crocifissione Fig.20Tempera su tavola, cm. 88,5 x 51,5Cuspide centrale di polittico. Deposito della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (2010).

Agostino di Duccio (1408-1481 ca.), Portastemma acefalo (1450 ca.) Fig.21Marmo cm. 114 x 36 x 27Proviene dal Tempio Malatestiano ed in origine doveva trovarsi sul cornicione interno dell’edificio, come quelli tuttora in posto.

Cassa malatestiana (1450 ca.)Legno di cipresso intagliato, cm. 36 x 104 x 38Proviene da Montegridolfo; al centro reca lo stemma malatestiano inquartato con la sigla di Sigismondo. Si tratta dell’unico pezzo di arredo malatestiano conosciuto ed è databile intorno al 1450.Acquisto e deposito dello Stato (1920).

Agostino di Duccio, Angelo musicante (1450 ca.)Calco, cm. 108 x 62,5Da una formella del Tempio Malatestiano (cappella detta di Isotta, o degli Angeli musicanti) (1970).

Agostino di Duccio, Sigismondo vittorioso (1454)Calco, diam. esterno cm. 89Dal ritratto di Sigismondo scolpito nella parte non visibile del coperchio della «Tomba degli Antenati e dei Discendenti» nel Tempio Malatestiano

I vetrina, con medaglie malatestiane Figg. 23-25• a) Venti medaglie malatestiane in bronzo (con Sigismondo e Isotta) fuse da Pisanello e da Matteo

de’ Pasti, provenienti dal monetiere del vecchio Museo o acquisite per dono. • b) Due medaglie in bronzo di Sigismondo e di Isotta, fuse da Matteo de’ Pasti. Deposito della

Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (2002).• c) Sei medaglie in bronzo di Sigismondo, rinvenute in una parete della terza cappella destra del

Tempio Malatestiano (1947).• d) Sei medaglie di Sigismondo, rinvenute sul capitello del pilastro sinistro della prima cappella di

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destra del Tempio Malatestiano (1948): cinque sono di bronzo, una è d’argento (l’unica fino ad ora conosciuta in questo metallo).

• e) Venticinque medaglie in bronzo di Sigismondo, fuse da Matteo de’ Pasti, provenienti dal vano centrale (cassero) di Castel Sismondo (1983). Erano state riposte a gruppi di tre in buche pontaie tamponate con cura, a più di tre metri dal suolo.

• f) Venti medaglie in bronzo di Sigismondo, rinvenute sul dorso degli elefanti della prima cappella di destra del Tempio Malatestiano (1948). Sono tutte di Matteo de’ Pasti.

II e III vetrina • Vasellame (ciotole, catini e piattelli) in ceramica smaltata (maiolica) policroma dei secc. XV e

XVI, da scavi riminesi, con ornati di carattere araldico (stemma di Pandolfo IV Malatesta), trigramma di san Bernardino, fiore gotico, la Veronica, girandole…).

IV vetrina• Frammenti di decorazioni lapidee provenienti dal Tempio Malatestiano• Profilo di Augusto, in marmo, attribuito ad Agostino di Duccio• Quattro mattonelle in maiolica con la Rosa Malatestiana provenienti da Castel Sismondo (Fig. 22)

Giovanni Bellini (1430-1516 ca.), Cristo in pietà Figg. 26, 27Tempera su tavola (già), cm. 80,5 x 120Fu commissionata – secondo Giorgio Vasari - da Sigismondo Pandolfo Malatesta intorno al 1460; appartenne al suo consigliere Rainerio Migliorati, da cui per lascito testamentario passò alla chiesa di San Francesco e poi (1800 ca.) nel Palazzo Comunale.

Nella porzione di corridoio corrispondente alle due sale dedicate ai Malatesti sono esposti frammenti architettonici in pietra (capitelli e basi di colonne) e inoltre:

Sei tavolette di soffitto (1470 ca.)Tempera su tavola, cm. 18 x 43Sono decorate con stemmi malatestiani, con la rosa quadripetala e con la sigla di Roberto Malatesta; provengono dal distrutto “palazzo del Cimiero”, che fu la residenza di Roberto Malatesta, figlio e successore di Si gismondo.

Agostino di Duccio, Il segno zodiacale del Cancro (1455 ca.)Calco da un bassorilievo del Tempio Malatestiano, cm. 122 x 52Sotto alla raffigurazione del segno zodiacale compare la prima credibile veduta di Rimini, incentrata sulla foce del Marecchia, all’inizio del secolo attrezzata a porto moderno della città da Carlo Malatesta. Il presente calco è stato eseguito da O. Caprara nel 1969.

I MALATESTI - II

I-III vetrine con ceramiche del XIII-XV sec.• Ceramiche (piattelli, catini, boccali) di produzione riminese e di importazione spagnola: 20 pezzi

(XV sec.).• Ceramiche (piatti, ciotole, boccali e pentole) provenienti dallo scavo nell’area dell’Hotel Commercio

(1981): 23 pezzi (XV sec.).

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Fig.22 Fig.21

Fig.20

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Fig.23b

• Ceramiche varie, in parte di manifattura locale e in parte di importazione da Venezia e dalla Spagna (Valenza): 24 pezzi (XV sec.).

IV vetrina• Manifattura italiana, Pezza di stoffa ricomposta con i frammenti del vestito funebre di

Sigismondo Malatesta (+ 1468) Raso lanciato broccato, marrone e oro, cm. 230 x 58 Dalla tomba di Sigismondo Pandolfo Malatesta nel Tempio Malatestiano.

Mariano Mancini, Motivo di stoffa (1915)Tempera su carta, cm. 91 x 138Rilievo della decorazione murale a finta tappezzeria dipinta nella cappella di San Michele Arcangelo nel Tempio Malatestiano, sulla parete con il sepolcro di Isotta degli Atti.

V-VII vetrine con ceramiche del XV sec.Frammenti di ceramica “graffita rinascimentale” con motivi vari (animali, decorazioni vegetali e araldiche, busti femminili, motivi araldici).

Maestro dell’Annunciazione Dreicer, Santa Caterina (1410 ca.) Figg.28a,bPietra con tracce di policromia, cm. 103 x 31 x 25Dallo scomparso oratorio di Santa Caterina, nel borgo San Giuliano (1895).

Scultore transalpino, Crocifisso (1460-70) Fig.29Legno scolpito e dipinto, cm. 180 x 165Proveniente da Santa Maria ad Nives (detta “chiesa dell’Ospedalino”).

Stemma frammentario di Galeotto Malatesta (XV sec.)Marmo, cm. 52 x 38 x 7Reca le iniziali di Galeotto d’Almerico Malatesta, tutore di Pandolfo IV e governatore di Rimini dal 1482 al 1492.

Iscrizione della Biblioteca malatestiana di Rimini (1490)Pietra, cm. 46 x 65 x 7,5Dal Convento di San Francesco.

Scultore veneto, Madonna con il Bambino (XV sec.)Legno dipinto, cm. 110 x 30 x 30Proveniente da Comacchio. Deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001).

Domenico Ghirlandaio (1449-1494) e bottega, San Vincenzo Ferreri fra san Sebastiano e san Rocco, venerati dai Malatesti Fig.30Tempera su tavola, cm. 200 x 232; nella cimasa (cm. 61 x 232) è la raffigurazione del Padre Eterno; nella predella (cm. 24 x 232) tre miracoli di san Vincenzo.Fu commissionata nel 1494 per una cappella della chiesa dei Domenicani di Rimini. I personaggi ritratti in basso sono, da sinistra: Elisabetta Aldobrandini, Violante Bentivoglio, Pandolfo (IV) Malatesta, Carlo Malatesta.

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Fig.26

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Fig.27

Fig.29Fig.28bFig.28a

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Nella porzione di corridoio in uscita dalla sala:

Capitello con sigla di Roberto Malatesta e rosa malatestiana (1470 ca.)Pietra, cm. 31 x 22 x 19

Targa con trigramma bernardiniano (1450 ca.)Arenaria con deboli tracce di policromia, cm. 74 x 63 x 9Dal cortile di palazzo Ferri in corso d’Augusto, dono della Cassa di Risparmio di Rimini (1940) Con altri manufatti (un mortaio in marmo e forse un architrave o una banchina di finestra in arenaria e frammenti di ceramica) dimostra la ‘fortuna’ di questo simbolo cristologico tanto propagandato da San Bernardino da Siena.

Vetrina con decorazioni in cottoNella vetrina sono esposti ventidue elementi di decorazioni architettoniche in cotto, più o meno frammentari, di provenienza locale, ma quasi sempre incerta, databili fra il XII e il XVI sec.

«Saracino»Legno e metallo, cm. 84 x 92 x 30Si tratta di un fantoccio per giostre costruito nel XVII sec. utilizzando parti di armature dei secoli precedenti. I colori bianco e rosso sono quelli araldici della città. Il braccio destro è un rifacimento moderno.

Ignoto, Il Leone di San Marco (1503-1509)Affresco distaccato, cm. 120 x 200Proveniente dal palazzo Baldini, è una delle poche testimonianze superstiti della breve dominazione veneziana su Rimini all’inizio del XVI sec.

CORRIDOIO DELL’ULTIMA CENA

Bartolomeo Coda (1490 – 1565 ca.), L’ultima cena Fig.31 (part.)Affresco staccato e relativa sinopia, m. 3 x 11,50Si trovava nella parete di fondo del “refettorio nuovo” del Convento di San Francesco di Rimini (di fianco al Tempio Malatestiano). Era stato dipinto su una Crocifissione del 1515 di cui rimangono pochi resti, visibili in una fotografia anteriore alla guerra, quando il refettorio era adibito a “Museo Medioevale”. Durante il distacco dell’affresco (1967) è comparsa la sua sinopia, che è stata recuperata ed è qui esposta di fronte all’affresco. Si tratta dell’abbozzo tracciato dal pittore su un primo intonaco grossolano, per poter eseguire correttamente l’affresco; questo veniva dipinto - come è noto - su un sottile strato di intonaco fresco disteso di volta in volta solo sulla porzione di superficie che poteva essere dipinta durante la giornata. E’ interessante notare le numerose varianti subite dalla raffigurazione nel passaggio dall’abbozzo alla realizzazione definitiva. L’autore dell’affresco è probabilmente Bartolomeo Coda, attivo a Rimini prima al seguito del padre Benedetto (+1535), poi con i fratelli. Rispecchia bene i caratteri del manierismo provinciale assai diffuso fra Romagna e Marche intorno alla metà del Cinquecento, influenzato dalla pittura veneta e da quella bolognese.

Tiburzio Passerotti, Sacra Famiglia con san Giovannino e santa Caterina d’Alessandria (?)Tavola, cm. 84 x 64Deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001).

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Fig.30

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TAVOLE DEL RINASCIMENTOIn massima parte le tavole esposte in questa sala sono di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini che le ha acquistate sul mercato antiquario fra il 1980 e il 1993. Il loro deposito nel Museo permette di documentare l’attività di alcuni rari pittori riminesi e romagnoli del Rinascimento: Giovan Francesco e Lattanzio da Rimini, rispettivamente di formazione padovana e veneziana, Francesco Zaganelli e Girolamo Marchesi, entrambi da Cotignola. Da notare nei dipinti di questi ultimi le forti influenze nordiche, dovute alla presenza in tutto il territorio romagnolo, ed anche a Rimini, di opere tedesche importate tramite Venezia. A Rimini fra l’altro esisteva un dossale di Jan Baegert, di cui sono esposti due frammenti superstiti nella sala successiva.

Giovan Francesco da Rimini (not. 1441-1470), La Madonna e san Giovanni EvangelistaDue tempere su tavola, cm. 69 x 34Si tratta degli apici laterali di una grande croce sagomata di cui si sono perse le tracce.Deposito della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (1990).

Girolamo Marchesi da Cotignola (1480-dopo il 1531), Santo VescovoOlio su tavola, cm. 89 x 47Deposito della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (1990).

Lattanzio da Rimini (not. 1485-1527), San Giovanni BattistaTempera su tavola, cm. 120 x 50Probabilmente faceva parte di un polittico.

Lattanzio da Rimini, Sacra conversazione Fig.32Tempera su tavola, cm. 58 x 75Deposito della Cassa di Risparmio di Rimini (1990).

Francesco Zaganelli (1475-1532 ca.), La Veronica Fig.33Tempera su tavola, cm. 47 x 37Deposito della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (1990).

Giovan Battista Trotti, detto il Malosso (1556-1619), La Madonna con il Bambino e coro d’angeli (Madonna della Rosa) Fig.34Olio su tavola, cm. 60 x 47, dal Convento francescano della SS.ma Annunziata di ParmaDeposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001).

DIPINTI DEL CINQUECENTONella prima metà del Cinquecento la città di Rimini, ritornata sotto il diretto governo della Chiesa, importa opere d’arte soprattutto dalle regioni settentrionali, cioè dal Veneto e dai paesi transalpini. Comunque le opere più frequenti sono dovute a modesti artisti romagnoli che lavorano accanto ai Coda, pittori di origine veneta, ma divenuti riminesi dalla fine del Quattrocento. Solo dalla metà del XVI secolo vi compaiono manieristi famosi di educazione tosco-romana, come il Vasari, gli Zuccari e Marco Marchetti (quest’ultimo è presente nel Museo con alcune opere), e grandi pittori veneti, come il Veronese e il Tintoretto junior.

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Fig.33Fig.32

Fig.31

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Jan Baegert (not. 1490-1530 ca.), Annunciazione; Cristo davanti a Pilato Figg.36, 37Due tempere su tavola, cm. 61,5 x 38; cm. 65,5 x 41Forse frammenti di un polittico, provengono dalla Cattedrale. Deposito del Capitolo della Cattedrale (1924).

Ignoto romagnolo del XVI sec., La Vergine annunziataIgnoto romagnolo del XVI sec., Busti di santi (san Domenico e sant’Agostino?)Affreschi staccati, cm. 253 x 190; cm. 77 x 64Si tratta di frammenti della decorazione cinquecentesca della chiesa dei santi Bartolomeo e Marino, detta “di Santa Rita”, staccati dopo il terremoto del 1916. Gli ultimi due sono stati recuperati per la personale iniziativa del restauratore Giovanni Nave di Bassano, che li ha donati al Museo nel 1924.

Bottega dei Coda (XVI sec.), Madonna con il Bambino e sant’AnnaOlio su tela, cm. 98 x 112Già attribuito a F. Longhi. Dalla Congregazione di Carità.

Ignoto pittore del XVI sec., DeposizioneOlio su tela, cm. 290 x 187Dall’altar maggiore della chiesa di Santa Croce detta “la Crocina”; acquisto del 1966.

Nicolò Frangipane (not. 1563-1597), La salita al calvario Fig.35 (part.)Olio su tela, cm. 100 x 135 Acquisto del 1972.

Cerchia del Sodoma (?) (XVI sec), Sacra Famiglia con sant’Anna e san GiovanninoTempera su tavola, cm. 77 x 68Dalla Congregazione di Carità.

Biagio Pupini (XVI sec.), Madonna con il Bambino, san Giuseppe e santa Maria MaddalenaOlio su tavola, cm. 68 x 57Deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001).

SALA DEI CODABenedetto Coda (not. 1492-1535), originario di Treviso, si stabilì a Rimini nell’ultimo decennio del Quattrocento dopo un breve periodo di attività ferrarese: oltre che per la città, ha lavorato per diversi centri romagnoli e marchigiani, spesso in collaborazione con i figli (Bartolomeo, Francesco e Raffaele). Della sua reputazione in ambito locale fa fede l’elezione a membro del Consiglio Generale della città di Rimini; alla sua morte (1535) questa carica fu ricoperta dal figlio Bartolomeo. Come tutti i pittori attivi in Romagna nella prima metà del XVI secolo il Coda risentì dell’influenza veneziana (il Vasari anzi lo dichiarò ‘scolaro’ di Giovanni Bellini) e bolognese (molti suoi dipinti in passato sono stati attribuiti alla “scuola del Francia”). La sua arte è manierata ed arcaizzante, ma diligente e piacevole.

Benedetto Coda, Madonna col Bambino, santi e angeli (1513) Fig.38Tempera su tavola, cm. 193 x 112Dalla chiesa di San Domenico. Acquisto del 1880.

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Benedetto Coda, Sposalizio della Vergine (1515) Fig.39 (part.)Tempera su tavola, cm. 209 x 142Dall’altare della Compagnia dei fornai in Cattedrale (Santa Colomba).Deposito del Capitolo della Cattedrale.

Benedetto Coda (?), san Domenico e san FrancescoTempera su tavola, cm. 77,5 x 61,5Dal pulpito di San Francesco (Tempio Malatestiano).Deposito del Capitolo della Cattedrale.

Bartolomeo Coda (?), Cristo portacroceOlio su tavola, cm. 80 x 95,5Dalla Cattedrale. Deposito del Capitolo della Cattedrale.

SALA DEL MUSEO DELLE GRAZIE Oltre a quattro dipinti, contiene, in quattro vetrine, oggetti provenienti dal Museo delle Grazie, qui depositati dai padri MM. OO di Rimini nel 2001.

I vetrina• Intagli in avorio, tre frammenti, XIV sec.• Madonna con il Bambino, frammentaria, marmo, XV sec., dalla chiesa di Santa Chiara di Napoli (?).• Plasticatore padano del XV sec., Le tre Marie al calvario, terracotta policroma, dal Convento

francescano di Sant’Antonio di Bologna.• Tre crocifissi in avorio e legno, XVII-XVIII sec.• Cinque piccole icone con le figure di san Francesco e di santa Chiara, XVIII-XIX sec.

II vetrina• Sei oggetti in vetro (ampolle, coppe, bicchieri) del XVI-XVIII sec.• Ceramiche di varia datazione e provenienza, fra le quali un grande piatto istoriato attribuito alla

bottega di Antonio Carlo Grue (1655-1723).

III vetrina• Carlo Sarti (not. 1750-1773), San Michele Arcangelo, terracotta policroma, cm. 55 x 32 x 16 (Fig.40).• Carlo Sarti, Pastore, statuetta da presepe, terracotta policroma, cm. 35 x 18 x 14.• Plasticatore bolognese (P. Tadolini?), Santa Maria Maddalena giacente, terracotta,

cm. 30 x 45 x 20.• Battaglia di cavalieri, formella in terracotta, calco (?), terracotta, cm. 26 x 30.• Deposizione, formella in terracotta, da un rilievo di Guglielmo della Porta, cm. 49 x 35.

IV vetrina• Cinque reliquiari in lamina metallica, XVIII sec.• Plasticatore bolognese del XVIII secolo, Acquasantiera in terracotta acroma, cm. 45 x 25.

Pittore bolognese del XVII sec., Sacra FamigliaOlio su tela, cm. 90 x 70

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Copia dal Murillo, GiobbeOlio su carta, cm. 41 x 30

Ercole Banci (doc. 1504-1531), Madonna con il Bambino (frammento?)Olio su tela, cm. 84 x 7

Ercole Banci, San Giovannino (frammento?) Olio su tela, cm. 70 x 50

GALLERIA DEI CAPITELLIDi gran parte dei frammenti architettonici qui esposti, ricuperati nel magazzino del vecchio Museo, non è nota la provenienza. Nel loro classicismo composto, sontuoso e spesso anche raffinato, ci suggeriscono l’idea di cappelle e palazzi solenni e ricchi: effettivamente documentati a Rimini, ma quasi tutti perduti. Nel Cinquecento la città subì un sensibile ‘rinnovamento’: vennero regolarizzate le sue piazze principali (le attuali piazze Tre Martiri e Cavour), costruiti edifici pubblici (il Palazzo Comunale e la Torre dell’orologio) e palazzi nobiliari (Palazzo Marcheselli, poi Lettimi, Palazzo Monticoli, ora Briolini), fondate o rinnovate alcune chiese (La Colonnella, San Giuliano, San Marino, Santa Colomba), tracciate nuove strade (le attuali vie Castelfidardo, Saffi e Covignano).

Opus absolutum (1545)Pietra, cm. 51 x 59 x 18Proviene dalle mura cittadine (nella zona dell’Anfiteatro romano), restaurate da Paolo III nel 1545.

I santi Pietro e GiulianoPietra, cm. 61,5 x 79 x 22Si tratta della parte centrale dell’architrave di un pozzale cinquecentesco già al centro del chiostro dell’Abbazia di San Giuliano (trasferito nel 1906 nel cortile di palazzo Gambalunga e nel 1924 nel chiostro di San Francesco, dove è stato gravemente danneggiato dalla guerra). Già attribuito a Giuliano o Antonio da Sangallo, è opera di un ignoto scultore veneto intorno alla metà del Cinquecento. I santi che vi sono raffigurati sono gli antichi titolari dell’Abbazia.

Pilastrino frammentarioMarmo, cm. 53 x 16 x 10Rinvenuto in Piazza Tre Martiri (1823-25). Dalla collezione di Domenico Paolucci, acquisto del 1855.

Frammento di balaustra lavorataPietra, cm. 57 x 43 x 25Reca lo stemma di Simone Bonadies, vescovo di Rimini dal 1511 al 1518; forse proviene dall’antica Cattedrale (Santa Colomba).

Capitello ionico di colonnaPietra, cm. 28 x 73,5 x 60

Capitello ionico di pilastroPietra, cm. 39,5 x 69,8 x 70

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Fig.36

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Due mensole con busti di arpiePietra, cm. 54 x 21 x 26

Cassa cinquecentescaLegno, cm. 59 x 178 x 52

Bottega di Giovanni Antonio Garelli (+ 1598), Madonna con il Bambino e santi (1589-90) Fig.41Targa in maiolica, cm. 125 x 87, con cornice del XVIII sec.Dalla Congregazione di Carità. Il complesso devozionale in maiolica, racchiuso da una cornice settecentesca pure in maiolica, è stato fabbricato nella bottega riminese di Giovanni Antonio Garelli fra il 1589 e il 1590, come dichiarano le scritte sul recto e sul verso. È una buona dimostrazione dell’eccellenza delle locali botteghe di ceramica, in cui operavano anche artigiani provenienti da altri centri della Romagna e delle Marche.

Tre capitelli corinzi Pietra, cm. 43 x 50,5 x 50,5

Michiel Wouters (+ 1679), Semiramide diviene regina dell’Assiria (XVII sec.) Fig.44 (part.)Arazzo in lana e seta della manifattura di Anversa, lana e seta, cm. 384 x 573

Michiel Wouters, Semiramide fa costruire la città di Babilonia (XVII sec.)Arazzo in lana e seta della manifattura di Anversa, lana e seta, cm. 384 x 573

Vetrina con tre sculture lignee• San Giuseppe da Copertino, Santa Francesca Romana (XVII-XVIII sec.)

Statue-reliquiari lignee, completamene dorate, cm. 75 x 25 x 22• Madonna addolorata, statua lignea policroma, forse di provenienza abruzzese

Deposito del Museo delle Grazie dei Minori Osservanti di Rimini, in collocazione provvisoria.

L’organo idraulico di Leonardo da VinciRicostruzione dell’arch. Pier Luigi Foschi da un’idea di Leonardo da Vinci.

Vetrina con ceramiche provenienti da scavi riminesiTre frammenti di piatti (vasellame “amatorio”), fine XV - in. XVI sec.; ciotola in maiolica, smalto berrettino, con decorazione monocroma a foglie (dono Meluzzi 1973); due frammenti in maiolica di “stile compendiario”; ciotola e bacile in ceramica ingobbiata monocroma; due piatti in maiolica, smalto berrettino, con motivo “alla robbiana”; tre ciotole in maiolica con decorazione “alla porcellana”; piatto e ciotola in ceramica ingobbiata, ornato “marmorizzato” (dono G. Sesto Menghi, 1972).

PRIMA SALA DEGLI ARAZZII nove arazzi esposti nel Museo della Città in origine ornavano le pareti delle sale comunali: si ha notizia di arazzi nella residenza dei Consoli fin dal 1566. Non appartengono tutti ad una stessa serie, né, forse, ad una stessa epoca. I più numerosi ed importanti raccontano la storia di Semiramide, mitica regina assira, esaltata per le sue doti di governo: in gran parte sono stati tessuti verso il 1660 in una celebre manifattura di Anversa diretta dall’arazziere Michiel Wouters, che esportava i suoi prodotti in tutta l’Europa tramite i mercanti Frorchoudt di Vienna. I cartoni potrebbero essere stati forniti dal pittore Abraham van Diepenberk (1596-1675). Purtroppo molti hanno i bordi lacunosi e molti hanno bisogno di essere restaurati.

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Fig.38

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Fig.39

Fig.40

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Fig.40

Michiel Wouters (+ 1679), Semiramide fa regolarizzare le stradeArazzo, lana e seta, cm. 384 x 490

Michiel Wouters, Semiramide viene affidata al pastore SimmasArazzo, lana e seta, cm. 384 x 372

Ignoto, Semiramide a caccia uccide un leone Fig.42Arazzo, cm. 384 x 240I tre arazzi provengono, come tutti gli altri presenti nel Museo, dal Palazzo comunale. Nella cimosa di destra del secondo figura la marca di Michiel Wouters di Anversa. L’ultimo si differenzia per l’esecuzione più secca e per un disegno più aggiornato secondo il gusto barocco: il cartone potrebbe essere del pittore romano Giovanni Francesco Romanelli (che si sa aver collaborato con la manifattura di Anversa dei fratelli Wouters); l’esecuzione sembra dovuta ad un tempo successivo, e non è certo sia dei Wouters.

Scultore lombardo, San Paolo (1545)Pietra, cm. 85 x 40 x 28Dalla fontana pubblica di piazza Cavour.In omaggio a papa Paolo III nel 1545 sulla fontana pubblica venne posto questo San Paolo, di carattere arcaizzante e di stile lombardo, sostituito nel 1807 dall’attuale pigna. Potrebbe essere opera di Giovanni da Bergamo che, fra il 1540 e il 1543, aveva diretto i radicali lavori di restauro della fontana.

Scultore lombardo, Madonna con il Bambino, acefala (1552)Pietra, cm. 70Proveniente dal sagrato della chiesa di Santa Maria della Colonnella.

Daniele Ricciardelli, detto da Volterra (1509-1566), Ritratto di Michelangelo Buonarroti (1564-1566)Bronzo, cm. 43 x 31 x 22Si tratta probabilmente di uno dei ritratti eseguiti da Daniele da Volterra dopo la morte di Michelangelo. Ne sono noti altri dieci esemplari, dei quali il nostro può essere considerato una sorta di “prototipo”; per misure ed espressività è accostabile al busto conservato nel Museo Jacquemart André di Parigi, che tuttavia supera per freschezza e accuratezza di cesellature. Già nell’Ottocento era presente nel Museo di Rimini, montato in un disco concavo di marmo (perduto durante la guerra); ma non se ne conosce la provenienza originaria.

Arte toscana del XVI secolo, Cassa intagliataLegno di noce, cm. 56 x 175 x 57

Terenzio Terenzi, detto il Rondolino (ca. 1575 – 1621), Sacra FamigliaOlio su tela, cm. 115 x 85

SECONDA SALA DEGLI ARAZZI

Manifattura fiamminga (?) del XVII sec., Il popolo reca doni al Re SalomoneArazzo, cm 260 x 430

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Fig.43Fig.42

Fig.44

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Fig.45

Fig.46

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Fig.48

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Manifattura fiamminga (?) del XVII sec., Salomone benedice il popoloArazzo, cm. 300 x 325I due arazzi con Storie di Salomone, purtroppo mutili e completamente privi dei bordi, dovevano far parte di una serie assai più ampia. Sono databili al XVII secolo, e vengono attribuiti ad una manifattura fiamminga (potrebbe trattarsi sempre di quella dei fratelli Wouters di Anversa).I soggetti di tutti gli arazzi acquistati per adornare la residenza riminese dei Consoli, erano stati scelti con cura: Salomone e Semiramide venivano proposti come esempi eccellenti di giustizia e di capacità di governo, doti essenziali per chi ha la responsabilità della ‘cosa pubblica’.

Lorenzo Sabatini (ca. 1530 – 1576) (?), Madonna con il Bambino, san Giuseppe e san GiovanninoOlio su tela, cm. 90 x 73Deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001).

I vetrina con maioliche medievaliTredici boccali di maiolica arcaica, alcuni con decorazioni a “zaffera a rilievo”, XIV-XV sec. Deposito della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (1993-1998).

II vetrina con maioliche rinascimentaliQuindici fra boccali, ciotole, piatti, e un calamaio con figura di cavaliere, XV-XVI sec. Deposito della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (1993-1998).La preziosa raccolta di maioliche riminesi esposta nelle vetrine di queste sale proviene da una collezione privata riminese ed appartiene alla Cassa di Risparmio di Rimini, che l’ha depositata nel Museo nel 1993 e nel 1998. Essa permette di documentare sinteticamente con pezzi eccellenti (e talora rarissimi) lo sviluppo di quest’arte nella nostra città dal XIV al XVI secolo. Particolarmente rilevanti i boccali arcaici, alcuni con stemmi malatestiani e con lettere che potrebbero essere le iniziali dei signori di Rimini.

TERZA SALA DEGLI ARAZZI

Ignoto, La toletta di Semiramide (XVII sec.) Fig.43Arazzo, lana e seta, cm. 284 x 320Eseguito su cartone attribuibile al pittore romano Giovanni Francesco Romanelli (ca. 1610-1662) dalla stessa manifattura che ha eseguito l’arazzo con “La caccia di Semiramide” (esposto nella prima «sala degli arazzi»).

Michiel Wouters (+1679), Semiramide espugna BattraArazzo, lana e seta, cm. 393 x 473,5

I vetrina con maioliche rinascimentali Figg.45, 46Dieci boccali in maiolica del XV e XVI sec., con ornati a carattere araldico, amatorio, marino; otto piatti e ciotole della seconda metà del XVI sec.Deposito della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini.

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II vetrina con maiolicheAnfora e crespina in stile compendiario (XVI-XVII sec.); un piatto con tese decorate da raffaellesche, raffigurante Santa Chiara (XVI sec.); quattro piatti istoriati (XVI sec.); due pannelli con scene mitologiche (XVIII-XIX sec.).Deposito della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini e deposito della Fondazione Adiuncta (piatto istoriato con scena di Giacobbe al pozzo, depositato nel 1999).

SALA DI SCIPIONEIl faentino Marco Marchetti (ca. 1526-1588), collaboratore del Vasari, dipinse la “sala nobile” del palazzo Marcheselli (poi Lettimi) nel 1570 per 110 scudi d’oro. Oltre al soffitto con la raffigurazione delle imprese di Scipione in Spagna durante la seconda guerra punica, vi aveva eseguito un fregio con le imprese di Scipione in Africa. Si trattava di un’opera dipinta con straordinaria freschezza pittorica, nel gusto del miglior manierismo tosco-romano, che per il suo effetto decorativo non mancò di richiamare l’attenzione degli artisti locali. Fra le rovine del palazzo, dilaniato dalle bombe nel 1944, sono state ricuperate solo sette delle undici storie di Scipione che erano raffigurate nel soffitto della “sala nobile”. Il fregio, affrescato in una lunga fascia sotto al soffitto, è andato completamente perduto. Nello schema ricostruttivo esposto sono evidenziati i riquadri ricuperati.

Marco Marchetti (ca. 1526-1588), La conquista di Cartagine, tempera su tavola, cm. 300x170 (Fig.47); La condanna dei capi ribelli, cm. 130x185; La sconfitta di Asdrubale, cm. 150x65; L’incendio di Orange, cm. 150x65; La sconfitta di Annone, cm. 150x65; Il conferimento della corona ai soldati valorosi, cm. 55x55; La continenza di Scipione, cm. 55x55.

SCALONEGiovan Battista Bolognini (1612-1689), I santi Gaetano e Andrea Avellino (1650) Fig.48Olio su tela, cm. 408 x 275La grande cornice intagliata e dorata è attribuita allo scultore bolognese Giuseppe Mazza.Dalla chiesa dei Teatini. Acquisto del 1916.

MUSEUM GUIDE – The Medieval and Modern Section

STAIRCASEThe great staircase partly preserves its original appearance: a great work by the Bologna architect Alfonso Torreggiani (1682-1764), who designed it in 1746. It has only two flights and was covered by a frescoed ceiling in 1750 by the Rimini painter Giovan Battista Costa (1697-1767) with ‘The Triumph of Jesus’ Name’. The ceiling collapsed during the earthquake in 1916 and the staircase was extended up to the floor above.

On the landing:Two benches with back (18th century)Painted wood, 173 x 200 x 31 cm.Donated by Domenico Francolini (1924)

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The two benches bear chiaroscuro paintings with decorative motifs; on the back of the benches, amidst flags, scimitars and sceptres, there is a depiction of a coat of arms that alludes to the marriage between two members of Rimini’s noble families, the Soardi and the Battaglini. Another two identical benches are displayed on the second floor, at the top of the staircase.

MEDIEVAL SCULPTURESThis section reunites stone material from Rimini which can be dated back to between the eighth and thirteenth century, with the exception of some groups which come from Paleo-Christian buildings or from the old Cathedral (Santa Colomba), for which special exhibition rooms will be prepared. There are forty generally small fragments of various types emblazoned with symbolic motifs mostly deriving from Paleo-Christian art, as well as ‘barbaric’ type decorations. Only the main pieces are listed.

Fragment of a Ciborium with a Peacock (13th century) Fig.5 Marble, 48 x 27 x 9 cmFrom the San Matteo church in Rimini.

Altar support (around 1130)Stone, 90 x 36 x 20 cm From the San Tommaso church in Rimini. The dedicatory inscription by Revellone to Virgin Mary is engraved in the middle.

Fragment with a king giving orders to a warrior (12th century) Fig.4Marble, 44.5 x 61.5 x 8.5 cmReshaped and reworked on the reverse (with an unfinished bas-relief depiction of a processional cross driven into the ground, 14th century?)

Decorative patera with an animal (12th century)Marble, 33 x 19 cm diameter

- Fragment of a capital with a king and a mermaid (12th - 13th century) Fig.6Marble 39 x 35 x 17 cmReused in the 15th century; on the reverse there is a heraldic shield bearing wavy lines.

Fragments of a large Roman doorway (13th century)StoneThis is a part of the 22 surviving sections (some fragmentary) of a large stone doorway (total maximum size around 6.40 x 5.50 m) of uncertain origin (Santa Colomba, San Francesco or San Cataldo?), attributable to stonecutters from the Po Valley, works of whom existed in the Adriatic areas and especially in the Marche region. A plaster model (by Flavio Casadei, 1998) helps to give an idea of its original form.

IN THE COMMUNAL CITYIn the Late Medieval Age, the city’s epicentre moved from the old forum area (now Piazza Tre Martiri) to the Cathedral area (Santa Colomba, now Piazza Malatesta) and the port on the river Marecchia and later on, during the thirteenth century, it settled in the area between the Cathedral and the «piazza of the fountain» (now Piazza Cavour), with the construction of the Town Hall

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(the Arengo) and the Palazzo del Podestà. Little evidence of this important phase of city life has come to the Museum.

Capitals and architectural fragments (13th century)From Palazzo dell’Arengo

Fragment of «date inscription» (1160) Fig.7Stone, 42 x 33 x 6.5 cm From the San Cataldo churchDate inscription, «at the time of the discord between Pope Victor, Pope Alexander and the reigning emperor Frederick».

Epigraph with statutory provisions on the emancipation of the serfs (1220)Stone 55 x 60 x 13 cm From the loggias of the Town Hall.The epigraph contains a decree on the enfranchisement of the countryside serfs to which reference is made also in section 109 of the fourteenth century statutes.

Display case I:Sixteen specimen fragments of pottery without coating and of archaic majolica (glazed with tin), from the 12th – 14th century Fig.8

Display case II:• Two bricks with «date inscription» in metric vernacular (1281) Fig.9

Earthenware, 26 x 29 x 5.2 cm From a building of Borgo San Giuliano. The text recites what follows, «In nome de l’onepotente core, ano mile cum dusento la nona indictione, otantuno la incarnatione».

• Fragment of «date inscription», commemorative of the passing of Frederick II in 1231.Marble, 22 x 13 x 5.5 cm From the church of San Martino in XX. The text, now defaced, may be integrated and translated as follows, «This work was made in 1231, in the time of Pope Gregory and Emperor Frederick, at the time in which the Emperor Frederick came to Rimini with elephants, camels and other monstrous animals. The maestro Andrea p[laced]». Donation from the San Martino in XX parish church.

• Copy of the Golden Bull promulgated by Frederick II in Rimini in 1226. With this document, the emperor recognised the possession of the region of Kulm to the Chapter of the Order of the Teutonic Knights meeting in Rimini in the Arengo Palace, ,mandating the evangelisation of the pagans of Prussia.

Display case III:• Four bricks from an arched lintel (13th – 14th century) with vegetable motifs and a bird.• Photographic reproduction of a page (sheet 11 r) of the Statuti di Rimini (Statutes

of Rimini) of the 14th century with sections regarding the Podestà (the governing magistrate); the original is preserved in the Gambalunghiana Library (SC MS 1166).

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Display case IV:Medieval Coins The rich coin collection of the Museum of Rimini was plundered and dispersed during the war. Twenty coins from the Rimini area are displayed here, including coins dating back to between the 10th and 15th century from various mints (Milan, Lucca, Siena, Cremona, Bologna, Ravenna and especially Rimini). The origin of the money circulating in the city demonstrates the breadth of medieval trade routes through medieval Rimini.

THE HALL OF JUDGEMENTThis hall is the largest of the entire Museum, equipped for use as a conference room, and displays some detached frescoes.

Rimini painter: The Last Judgement (around 1310) Figs.10-12Fresco, 5.70 x 16.78 m Following the earthquake on 17th May 1916, early fourteenth century frescoes emerged in the apse and on the wall above the triumphal arch of the San Giovanni Evangelista church in Rimini, known as Sant’Agostino. Those on the triumphal arch, belonging to the upper part of a great scene depicting the Last Judgement, had been hidden by the eighteenth century ceiling; they were detached and restored in 1926 by the restorer Giovanni Nave from Bassano following a town petition and the generosity of Giuseppe Tosi, a man from Rimini who emigrated to Coggiola (province of Vercelli). The frescoes are the work of Rimini craftsmen guided by the painters Giuliano and Giovanni da Rimini. The lower section depicts the assembly of the apostles – St. John the Evangelist and St. Peter can be recognised on the left and St. Bartholomew on the right –watching Christ the Judge (whose figure was not recovered). The Christ is flanked by angels who are carrying the Arma Christi (Weapons of Christ) and the Resurrection banner as well as by the Virgin Mary (on the left) and St. John the Baptist (on the right). The angels above play the trumpet, and the angels on the left bear palms and crowns for the elected ones. The angels on the right hold shields, spears and swords to chase the damned into hell. The scene would have been completed at the bottom by the resurrection of the dead. In the church of Sant’Agostino, the apse and the bell tower chapel still preserve the beautiful original decoration, with depictions of Christ and the ’Madonna in Maestà’ and the stories of St. John the Evangelist and the Virgin Mary, by painters from \ early fourteenth century Rimini, probably headed by the Zangolo brothers, Giuliano and Giovanni.

Unknown painters of the 14th – 15th century, Six fragments of votive frescoesFrom the capitulary hall of the St. Francis Convent in Rimini. The paintings belonged to two different scenes depicting the Virgin Mary enthroned with the Child and Saints. Discovered in the nineteenth century, they were seriously damaged in the war.

FOURTEENTH CENTURY STONESSeventeen works are arranged in the passage that connects the Hall of Judgement to the corridor, among them sculptures and gothic architectural fragments; the most relevant are listed.

Two coats of arms by Gozio de’ Battagli (1340)Stone 56.4 x 48 x 7; 66 x 61 x 7 cmThe first coat of arms bears an inscription and originates from the outside of the Santa Prisca

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chapel in the destroyed Santa Colomba cathedral; the second was used to close the earthly tomb of the bishop in the church of San Francesco.

Sculptor from Veneto, Christ in Pietà (14th century) Fig.13Marble with polychrome traces 65 x 65 x 7 cmFrom Aiuto Materno (Maternal Help). Acquired by and on deposit from the Italian State (1921).

Sculptor from Veneto, Gothic Tympanum with the Blessing Redeemer (15th century)Marble, 80 x 121 x 10 cmFrom the San Francesco cloister.

Unknown 14th century sculptor, The Virgin Mary with Child Fig.14Marble, 71 x 40.5 x 34 cmFrom the Domenico Paolucci collection, acquired in 1855.

Inscription about the plague (1348)Stone, 47 x 154 x 13 cmFrom the San Francesco cemetery. Documenting the burial of more than two thousand who died of the plague in 1348.

Sculptor from Veneto (?): Well ring with the Rigazzi family coat of arms of the (14th century)Stone 90 x 110 cmFrom the courtyard of the Jesuit convent (i.e., this same building).

THE FOURTEENTH CENTURYIn Rimini, in the first half of the fourteenth century, an important painting ‘school’ was developed, with some excellent masters who worked throughout Romagna, Marche and Veneto. Today, little remains of this ‘school’ in Rimini, which had given a strong impetus to the presence of Giotto in the city at the very beginning of the century and whose diffusion could perhaps be attributed to the power of the Malatesta family. After 1348, the year of the terrible ‘Black Death’, mainly painters from Veneto and Emilia Romagna worked in Rimini and the surrounding area.

Giuliano da Rimini (not. 1307 – 1324), Polyptych depicting the coronation of the Virgin Mary, four Saints and scenes from the Passion (around 1320) Figs.15, 16Panels, 190.5 x 205 cmFrom the collection of Marquis Audiface Diotallevi, in Rimini up until 1861, then in Paris and in Carlton Towers (Duke of Norfolk) until 1986.On deposit from the Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (1998)

Giovanni da Rimini (not. 1292- around 1338), ‘Diotallevi’ Crucifix Fig.17Tempera on panel, 185 x 179 cmBequest of the Marquis Adauto Diotallevi (1936)

Francesco Pucci, Bell (1352)Bronze, 43 x 68 cmIt bears the following inscription: A.D. M.CCC.LII. XPS. VINCIT. XPS. REGNAT. XPS. INPERAT. / FRANCISCHUS. PUCCI. FLORENTINUS. MEFECIT.

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Its origin is not known; it was abandoned near the convent of the Frati Minori Osservanti delle Grazie by retreating German soldiers in 1944.On deposit from the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini.

14th century Rimini painter, Polyptych depicting the Crucifixion and the Saints, Cosmas, Damian, Katherine and Barbara (around 1350) Fig.18Tempera on panel, 101 x 157 cmFrom the Santa Croce church (known as ‘la Crocina’)? Acquired by and on deposit from the State (1921).

Giovanni Baronzio (doc. 1343 + before 1362), Stories of the Passion of Christ Fig.19Tempera on wood, 70 x 110 cmThis is the left half of a reredos, perhaps originally in the church of the Franciscans in Villa Verucchio. The other half is kept at the National Gallery of Ancient Art in Rome (‘Corvisieri Reredos’). On deposit from the Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (2006).

Display Case:• Serafino de’ Serafini (not. 1349-1393), Four Apostles. Two small wood panels (perhaps the

fragments of a dais?), 22 x 23.5 cm• Unknown painter of the 14th century, The Head of a Saint Nun. Detached fresco, 28 x 20

cm. Fragment perhaps from the church of San Giovanni Evangelista, known as the church of Sant’Agostino

• Stone from Rimini (not. 1309-1338), Resurrection and Noli me tangere (around 1325) . Pair of tablets, 17.2 x 9.7 cm. On deposit from the Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (1998)

• Giuliano da Rimini (not. 1292-1324), Head of Christ (around 1325). Panel, 22 x 25 cm, fragment of a Crucifix. On deposit from the Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (2002)

MALATESTA HERALDRY MONUMENTSThe Malatesta family lorded over Rimini from the end of the Thirteenth century to the end of the fifteenth century. Most of their buildings were marked with the family crest, a chequered band, sometimes ‘personalised’ with initials. Various crests from the fourteenth and fifteenth century have come to the Museum, often in a fragmentary state.

Sculptor from Veneto, The Annunciating Angel and the Annunciate (14th century)Pair of Stone cusps, 80 x 30 x 30 cmFrom the San Francesco cloister.

Fragments of a chequered Malatesta coat of arms flanked by an inscription with the name of Sigismondo in lower case gothic characters (around 1445)Stone, 94.5 x 36 x 10 cm, 37 x 98.5 x 13 cmFrom the Sismondo castle; the right part is a plaster mould (the original is in place in the Castle) (1982)

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Malatesta coat of arms with chequered bands (14th century) Stone, 80 x 72 x 18 cmFrom Vicolo Gioia (around 1960)

Malatesta coat of arms with chequered bands (14th century) Stone (keystone), 39 x 49.5 x 29 cm

Head of a crowned elephant (14th century) Stone, 31 x 28 x 18.5 cmFragment of Malatesta coat of arms.From the Giovanni Bianchi (Jano Planco) collection, acquired in 1853.

Malatesta coat of arms with chequered bands (around 1450) Marble, 54 x 38 x 14 cmFrom the Giovanni Bianchi (Jano Planco) collection, acquired in 1853.

Fragmentary coat of arms with the initials of Roberto Malatesta (around 1470) Stone, 36 x 60 x 16 cm

Circular quartered Malatesta coat of arms with the initials of Roberto Malatesta (around 1470)Stone (keystone), diameter 30 x 33 cmDonated by Rita and Ferruccio Farina (2011).

THE MALATESTAS - IFrom a cultural and artistic point of view, Rimini experienced an extremely happy period in the middle decades of the fifteenth century, when Sigismondo Pandolfo Malatesta (1417-1468) sought and received in his court cosmopolitan humanists and important artists. The monument which can be taken as a symbol of this period is the Malatesta Temple where Matteo de’ Pasti, Agostino di Duccio, Piero della Francesca and Leon Battista Alberti worked – often on the suggestion of Basinio da Parma and Roberto Valturio. The Museum preserves coats of arms, medals, majolica pottery, sculptures and paintings that document both this happy and «avant-garde» season and the following decades, during which, despite the political and economic conditions, Roberto and Pandolfo IV Malatesta, successors of Sigismondo in the lordship of the city, did not fail to extend bounteous gestures of patronage.

Rimini painter of the 14th century, Crucifix (around 1350-60)Tempera on wood, 179 x 139 cmFrom San Giovanni in Marignano.On deposit from the Cassa di Risparmio di Rimini (1991)

Andrea da Bologna (de’ Bruni; not. 1369-1377), Crucifix (around 1370)Tempera on wood, 200 x 152 cmFrom the Congregazione di Carità.

Bittino da Faenza (not. 1398 + before 1422), Crucifixion Fig.20Tempera on wood, 88.5 x 51.5

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Central cusp of a polyptych. On deposit from the Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (2010)

Agostino di Duccio (around 1408-1481), Figure holding a coat of arms (headless, around 1450) Fig.21Marble 114 x 36 x 27 cmFrom the Malatesta Temple, and would have originally been on the internal cornice of the building, like those currently in place.

Malatesta chest (around 1450)Carved cypress wood, 36 x 104 x 38 cmFrom Montegridolfo; the centre bears the Malatesta coat of arms with the initials of Sigismondo. It is the only known piece of Malatesta furniture and can be dated around 1450.Acquired by and on deposit from the State (1920).

Agostino di Duccio, Playing Angel (around 1450)Cast, 108 x 62.5 cmFrom a panel of the Malatesta Temple (The Chapel of Isotta, or the Angeli musicanti) (1970)

Agostino di Duccio, Victorious Sigismondo (1454)Cast, external diameter 89 cmFrom the portrait of Sigismondo carved into the non visible part of the lid of the ‘Tomb of the Ascendants and Descendants’ in the Malatesta Temple

Display case I, with Malatesta medals (Figs.23-25):a. Twenty bronze Malatesta medals (depicting Sigismondo and Isotta) cast by Pisanello and Matteo de’ Pasti, originally from the coin and medal collection of the old Museum or acquired from donations. b. Two Sigismondo and Isotta bronze medals, cast by Matteo de’ Pasti. On deposit from the Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (2002).c. Six Sigismondo bronze medals, discovered in a wall of the third chapel on the right in the Malatesta Temple (1947).d. Six Sigismondo medals, found on the capital of the left pillar of the first chapel on the right of Malatesta Temple (1948): five are bronze, one is silver (the only one known of this metal up until now). e.Twenty five bronze Sigismondo medals, cast by Matteo de’ Pasti, from the central chamber (quarterdeck)) of the Sismondo Castle (1983). They were placed in groups of three putlog holes, covered with care, more than three metres above the ground.f. Twenty bronze Sigismondo medals, discovered on the back of the elephants of the first chapel on the right of the Malatesta Temple (1948). They are all by Matteo de’ Pasti.

Display cases II and III Pottery (bowls, basins and plates) in glazed polychrome ceramic (majolica) from the 15th and 16th centuries, discovered in excavations in Rimini, with heraldic decorations (coat of arms of Pandolfo IV Malatesta, the trigram of St. Bernardino, a gothic flower, Saint Veronica flower and pinwheels…)

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Display case IV - Fragments of stone decorations, from the Malatesta Temple; - Profile of Augustus, in Marble, attributed to Agostino di Duccio; - four majolica tiles depicting the Malatesta Rose from the Sismondo Castle.

Giovanni Bellini (around 1430-1516), Pietà (Figs.26, 27)Tempera on wood (formerly), 80.5 x 120 cmThis piece was commissioned – according to Giorgio Vasari – by Sigismondo Pandolfo Malatesta around 1460; it belongs to his advisor Rainerio Migliorati, from which it was passed on to the church of San Francesco and then (around 1800) to the Town Hall.

In the part of the corridor corresponding to the two rooms dedicated to the Malatesta family, architectural stone fragments are displayed (capitals and the bases of columns) as well as the following:

Six ceiling tablets (1470 ca.)Tempera on wood, 18 x 43 cmThe tablets are decorated with Malatesta coats of arms, with a four-petal rose and the initials of Roberto Malatesta; they originate from the destroyed ‘Palazzo del Cimiero’, which was once home to Malatesta, the son and successor of Sigismondo.

Agostino di Duccio, The Zodiac Sign of the Cancer (around 1455)Bas-relief cast of the Malatesta Temple, 122 x 52 cmUnder the depiction of the zodiac sign appears the first credible view of Rimini, centred around the mouth of the river Marecchia, equipped with a modern port by Carlo Malatesta at the beginning of the century. This cast was made by O. Caprara in 1969.

THE MALATESTAS - II.

Display cases I-III with pottery from the 13th – 15th centuries • Pottery (plates, basins, and mugs) both produced in Rimini and imported from Spain:

20 pieces (15th century)• Pottery (plates, bowls, mugs and pans) from the excavation carried out in the area of

Hotel Commercio (1981): 23 pieces (15th sec.)• Various pottery pieces, partly manufactured locally and partly imported from Venice

and Spain (Valencia): 24 pieces (15th century)

Display case IV:Italian manufacture, Piece of cloth recomposed with the fragments of the funerary dress of Sigismondo Malatesta (+ 1468)Maroon and gold satin with brocade embroidery, 230 x 58 cmFrom the tomb of Sigismondo Pandolfo Malatesta in the Malatesta Temple.

Mariano Mancini, Cloth Motif (1915)Tempera on paper, 91 x 138 cmRelief of the false tapestry wall decoration painted in the chapel of San Michele Arcangelo in the Malatesta Temple, on the wall with the tomb of Isotta degli Atti.

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Display case V-VII with 15th century potteryFragments of ‘Renaissance Sgraffito’ pottery with various patterns (animals, plant and heraldic decorations, female busts and heraldic motifs).

Master of the Annunciation Dreicer, St. Catherine (around 1410 ) Figs.28 a,bStone with polychrome traces, 103 x 31 x 25 cmFrom the missing oratory of St. Catherine, in the San Giuliano village (1895).

Transalpine Sculptor, Crucifix (1460-70) Fig.29Carved and painted wood, 180 x 165 cmFrom the church of Santa Maria ad Nives (known as the ‘chiesa dell’Ospedalino’).

Fragmentary coat of arms of Galeotto Malatesta (15th century)Marble, 52 x 38 x 7 cmThe coat of arms bears the initial of Galeotto d’Almerico Malatesta, tutor of Pandolfo IV and governor of Rimini from 1482 to 1492.

Inscription of the Malatesta Library of Rimini (1490)Stone, 46 x 65 x 7.5 cmFrom the St. Francis Convent.

Sculptor from Veneto, Madonna with Child (15th century)Painted wood, 110 x 30 x 30 cmOriginally from Comacchio. On deposit from the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini.

Domenico Ghirlandaio (1449-1494) and workshop, St. Vincent Ferreri between St. Sebastian and St. Rocco, revered by the Malatesta family Fig.30Tempera on panel, 200 x 232 cm; the Eternal Father is depicted in the cymatium (61 x 232 cm); and the three Miracles of St. Vincent are shown in the predella.This piece was commissioned in 1494 for a chapel in the church of the Domenicani (Dominicans) of Rimini. The portraits at the bottom are of, from left: Elisabetta Aldobrandini, Violante Bentivoglio, Pandolfo (IV) Malatesta and Carlo Malatesta.

In the segment of the corridor leaving the hall:

Capital with the initials of Roberto Malatesta and the Malatesta rose (around 1470)Stone, 31 x 22 x 19 cm

Plate with the trigram of St. Bernardino (around 1450)Sandstone with slight polychrome traces , 74 x 63 x 9 cmFrom the courtyard of Palazzo Ferri in Corso d’Augusto, donated by the Cassa di Risparmio di Rimini (1940). Along with other artefacts (a marble mortar and perhaps a sandstone architrave or window bench and pottery fragments), it demonstrates the ‘fortune’ of this Christological symbol much promoted by St. Bernardino of Siena.

Display case with terracotta decorationsTwenty-two decorative terracotta architectural items are displayed, more or less fragmentary, of

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local origin, but almost certainly dated between the 12th and 16th century.

«Saracen»Wood and metal, 84 x 92 x 30 cmThis is a carousel puppet made in the 17th century using parts of armour from previous centuries. White and red are the heraldic colours of the city. The left arm is a modern replacement.

Unknown, The Lion of St. Mark (1503-1509)Detached fresco, 120 x 200 cmFrom Palazzo Baldini, this is one of the few surviving examples of the short Venetian domination over Rimini at the beginning of the 16th century.

THE CORRIDOR OF THE LAST SUPPERBartolomeo Coda (around 1490 – 1565), The Last Supper Fig.31Detached fresco and related sinopia, 3 x 11.50 mThis was found in the rear wall of the ‘new refectory’ of the St. Francis Convent in Rimini (beside the Malatesta Temple). It was painted on a Crucifixion from 1515, of which little remains, seen in a photograph taken prior to the war, when the refectory was used as a ‘Medieval Museum’. Whilst the fresco was being detached (1967) its sinopia appeared, which was recovered and then displayed in front of the fresco. The sinopia is the sketch drawn initially by the painter on coarse plaster to then be able to properly execute the fresco; this was painted – as is known – on a thin layer of fresh plaster laid down from time to time only on the part of the surface which could be painted during one day. It is interesting to note the numerous variations of the depiction from the draft to the final creation. The artist of the fresco is probably Bartolomeo Coda, active in Rimini first with his father Benedetto (d. 1535), then with his brothers. The fresco reflects the features of provincial mannerisms common between Romagna and Marche around the mid sixteenth century, influenced by the Veneto and Bologna painters.

Tiburzio Passerotti, The Holy Family with St. John and St. Catherine of Alexandria (?)Wood Panel, 84 x 64 cmOn deposit from the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini.

RENAISSANCE PANELSMost of the panels displayed in this hall are owned by the Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, which acquired them on the antique market between 1980 and 1993. Their being on deposit at the Museum enables the documentation of the activity of some rare Renaissance painters from Rimini and Romagna: Giovan Francesco and Lattanzio da Rimini, trained in Padua and Venice respectively, Francesco Zaganelli and Girolamo Marchesi, both from Cotignola. The strong Nordic influence of the latter is particularly of note, attributable to the presence of German works throughout Romagna and Rimini, imported through Venice. In Rimini, among other things, there was a reredos by Jean Bagaert, the two surviving fragments of which are displayed in the next room.

Giovan Francesco da Rimini (not. 1441-1470): The Virgin Mary and St. John the EvangelistTwo temperas on panel, 69 x 34 cmThese are the lateral apexes of a large cross, all other traces of which have been lost.

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Girolamo Marchesi da Cotignola (1480 - after 1531), Holy BishopOil on panel, 89 x 47 cmOn deposit from the Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini.

Lattanzio da Rimini (not. 1485-1527), St. John the BaptistTempera on panel, 120 x 50 cmThis probably formed part of a polyptych.

Lattanzio da Rimini, Sacred conversation Fig.32Tempera on panel, 58 x 75 cm

Francesco Zaganelli (1475-1532 ca.), Saint Veronica Fig.33Tempera on panel, 47 x 37 cm

Giovan Battista Trotti, called the ‘Malosso’ (1556-1619), The Virgin Mary with Child and choir of Angels (Madonna of the Rose) Fig.34Oil on panel, 60 x 47 cm, from the Franciscan Convent of Santissima Annunziata of ParmaOn deposit from the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini.

SIXTEENTH CENTURY PAINTINGSIn the first half of the sixteenth century, the city of Rimini, back under the direct government of the church, imported works of art especially from the northern regions, i.e., from Veneto and transalpine towns. However, the most common works are attributed to modest Romagna artists who worked alongside the Coda family, painters originally from Veneto, but who established themselves in Rimini by the end of the fifteenth century. It was only from the mid 16th century that famous mannerist painters appeared, educated in Tuscany and Rome, such as Vasari, Zuccari and Marco Marchetti (some of the works of the latter are displayed in the Museum), as well as great painters from Veneto, such as Veronese and Tintoretto junior.

Jan Baegert (not. around 1490-1530), Annunciation, Christ in front of Pilate Figs.36, 37Two temperas on panel, 61.5 x 38, 65.5 x 41 cmPerhaps fragments of a polyptych, from the Cathedral.On deposit from the Cathedral Chapter (1924).

Unknown 16th century Romagna artist, The Virgin Annunciate; Unknown 16th century Romagna artist, Busts of Saints (St. Dominic and Saint Augustine?)Detached frescoes, 253 x 190 cm, 77 x 64 cmThese pieces are fragments of sixteenth century decorations from the church of Saint Bartholomew and Saint Marinus, better known as ‘church of Santa Rita’. They were detached after the earthquake of 1916. The last two fragments were recovered upon the personal initiative of the restorer Giovanni Nave of Bassano, who donated them to the Museum in 1924.

The Codas’ workshop (16th century) Madonna with Child and St. AnneOil on canvas, 98 x 112 cmAlready attributed to F. Longhi. From the Congregazione di Carità.

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Unknown painter of the 16th century, DepositionOil on Canvas, 290 x 187 cmFrom the high altar of the church of the Santa Croce better known as ‘la Crocina’; acquired in 1966.

Nicolò Frangipane (not. 1563-1597), The Ascent to Calvary Fig.35Oil on canvas, 100x135 cmAcquired in 1972.

Circle of Sodoma (?), 16th century, Holy Family with St. Anne and John the BaptistTemper on panel, 77 x 68 cmFrom the Congregazione di Carità.

Biagio Pupini (16th century.), Madonna with Child, St. Joseph and Mary Magdalene Oil on panel, 68 x 57 cmOn deposit from the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini.

THE HALL OF THE CODASBenedetto Coda (active from 1492 to 1535), a native of Treviso, established himself in Rimini in the late fifteenth century after a short period in Ferrara: he worked for various Romagna and Marche centres as well as for the city, often with the collaboration of his sons (Bartolomeo, Francesco and Raffaele). The reputation he held in the local area was attested by his election as member of the General Council of the city of Rimini; upon his death (1535), this position was taken over by his son, Bartolomeo. Like all painters active in Romagna in the first half of the 16th century, Coda was influenced by artists from Venice (Vasari declared him ‘pupil’ of Giovanni Bellini) and Bologna (many of his paintings in the past were attributed to the ‘Scuola del Francia’). His art is archaic, whilst diligent and pleasant.

Benedetto Coda, Madonna with Child, saints and angels (1513) Fig.38Tempera on panel, 193 x 112 cmFrom the church of San Domenico. Acquired in 1880.

Benedetto Coda, Marriage of the Virgin (1515) Fig.39Tempera on panel, 209 x 142 cmFrom the altar of the Compagnia dei fornai in the Cathedral (Santa Colomba).On deposit from the Cathedral Chapter.

Benedetto Coda (?), St. Domenic and St. FrancisTempera on panel 77.5 x 61.5 cmFrom the pulpit of St. Francis (Malatesta Temple).On deposit from the Cathedral Chapter.

Bartolomeo Coda (?), Christ carrying the crossOil on panel, 80 x 95.5 cmFrom the Cathedral. On deposit from the Cathedral Chapter.

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THE HALL OF THE ‘MUSEO DELLE GRAZIE’ In addition to four paintings, this room contains four display cases with objects from the ‘Museo delle Grazie’, on deposit from the Padri Minori Osservanti of Rimini since 2001.

Display case I:• Ivory carvings, three fragments, 14th century• Madonna with Child, fragmentary, marble, 15th century, from the Santa Chiara Church

in Naples (?).• Sculptor from the Po Valley 15th century, The three Marys at the Calvary, polychrome

terracotta, from the St. Franciscan Convent of Sant’Antonio in Bologna.• Three ivory and wood crucifixes, 17th - 18th century.• Five small icons depicting the figures of St. Francis and St. Clare, 18th – 19th century

Display case II:• Six glass objects (flasks, cups, glasses) of the 16th – 18th century• Pottery of various age and origin, among them a large istoriato plate attributed to the

workshop of Antonio Carlo Grue (1655-1723)

Display case III:• Carlo Sarti (not. 1750-1773), San Michele Arcangelo, polychrome terracotta, 55 x 32

x 16 cm.(Fig.40)• Carlo Sarti, Shepherd, nativity scene figurine, polychrome terracotta, 35 x 18 x 14 cm.• Sculptor from Bologna (P. Tadolini?), St. Mary Magdalen lying, terracotta, 30 x 45 x

20 cm.• Battle of Knights, terracotta tile, cast (?), terracotta, 26 x 30 cm.• Deposition, terracotta tile, from a relief by Guglielmo della Porta, 49 x 35 cm.

Display case IV:• Five reliquaries in metal foil, 18th century• 18th century sculptor from Bologna, Holy water font in colourless terracotta, 45 x 25 cm.

17th century painter from Bologna, Holy FamilyOil on canvas, 90 x 70 cm

Copy by Murillo, JobOil on paper, 41 x 30 cm

Ercole Banci (doc. from 1504-1531), Madonna with Child (fragment?)Oil on canvas, 84 x 7 cm

Ercole Banci, St. John the Baptist (fragment?) Oil on canvas, 70 x 50 cm

THE CAPITALS GALLERYThe origin of the majority of the architectural fragments displayed here and recovered in the warehouse of the old Museum is unknown. Their classical composition, lavish and often refined, suggests rich and solemn chapels and palaces: actually documented in Rimini, but almost all lost. In the sixteenth century, the city underwent a significant ‘renewal’: the main piazzas were

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regulated (the current Piazza Tre Martiri and Piazza Cavour), public buildings (the Town Hall and the Clock Tower) and noble palaces were built (Palazzo Marcheselli, then Lettimi, and Palazzo Monticoli, now Briolini), some churches were founded and renovated (La Colonnella, San Giuliano, San Marino, Santa Colomba) and new roads were made (the current via Castelfidardo and via Saffi).

Opus absolutum (1545)Stone, 51 x 59 x 18 cmFrom the city walls (in the area of the Roman Amphitheatre), restored by Pope Paul III in 1545.

Saint Peter and Saint JulianStone, 61.5 x 79 x 22 cmThis is the central part of the architrave of a sixteenth century puteal once at the centre of the cloister of the San Giuliano Abbey (transferred in 1906 to the courtyard of Palazzo Gambalunga and in 1924 to the cloister of the San Francesco church, where it was seriously damaged during the war). Attributed to Giuliano or Antonio da Sangallo, this work was created by an unknown sculptor from Veneto around the middle of the sixteenth century. The saints depicted are the old holders of the Abbey.

Small fragmentary pillar Marble, 53 x 16 x 10 cmDiscovered in Piazza Tre Martiri (1823-25). From the Domenico Paolucci collection, acquired in 1855.

Fragment of a carved balustradeStone, 57 x 43 x 25 cmThis piece bears the coat of arms of Simone Bonadies, bishop of Rimini from 1511 to 1518; perhaps from the old Cathedral (Santa Colomba).

Ionic column capitalStone, 28 x 73.5 x 60 cm

Ionic pillar capitalStone, 39.5 x 69.8 x 70 cm

Two shelves with busts of harpiesStone, 54 x 21 x 26 cm

Sixteenth century chestWood, 59 x 178 x 52 cm

Workshop of Giovanni Antonio Garelli (d. 1598), Madonna with child and saints (1589-90) Fig.41Majolica tablet, 125 x 87 cm, with 18th century frame From the Congregazione di Carità.The devotional majolica tablet, enclosed by a seventeenth century frame also in majolica, was made in the Rimini workshop of Giovanni Antonio Garelli between 1589 and 1590, as stated in the writing on the back and the front. It is a good example of the excellence of the local pottery workshops, where craftsmen from other centres of Romagna and Marche also worked.

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Three Corinthian capitalsStone, 43 x 50,5 x 50,5 cm

Michiel Wouters (d. 1679), Semiramis becomes Queen of Assyria (17th century) Fig.44Wool and silk tapestry made in Antwerp, wool and silk, 384 x 573 cm

Michiel Wouters, Semiramis builds the city of Babylon (17th century)Wool and silk tapestry made in Antwerp, wool and silk, 384 x 573 cm

Display case with three wooden sculptures• St. Joseph of Cupertino, St. Frances of Rome (17th – 18th century) wooden statue-

reliquary, completely gilded, 75 x 25 x 22 cm• Our Lady of Sorrows, polychrome wooden statue, perhaps from Abruzzo. On

temporary deposit from the Museo delle Grazie dei Minori Osservanti of Rimini.

The Water Organ by Leonardo da VinciReconstruction by the architect Pier Luigi Foschi of Leonardo da Vinci’s idea.

Display case with pottery from Rimini excavationsThree fragments of plates (‘amatory’ tableware), late 15th– early 16th century; majolica bowl, with blue-grey ‘berrettino’ enamel and monochrome leaf decorations (donated by Meluzzi 1973); two majolica fragments of the ‘compendario style’; ‘slipped’ monochrome ceramic bowl and basin; two ‘berrettino’ enamel majolica plates with ‘Della Robbia’ pattern; three majolica bowls with ‘porcellana’ decorations; slipped ceramic plate and bowl, with ‘marbled’ pattern (donated by G. Sesto Menghi, 1972)

FIRST TAPESTRY ROOMThe new tapestries displayed in the Museo della Città originally adorned the walls of the town halls: tapestries have been documented in the House of the Consuls since 1566. They do not all belong to the same series, nor, perhaps the same era. The most numerous and important tell the story of Semiramis, the legendary Assyrian queen, exalted for her ruling qualities: most of the tapestries were woven around 1660 in a famous workshop in Antwerp directed by the weaver Michiel Wouters, who exported his products all over Europe through the Frorchoudt merchants of Vienna. The tapestry cartoons may have been supplied by the painter Abraham van Diepenberk (1596-1675). Unfortunately, most of the edges are patchy and may need to be restored.

Michiel Wouters (d. 1679), Semiramis regulates the roadsTapestry, wool and silk, 384 x 490 cm

Michiel Wouters, Semiramis is entrusted to Simmas the ShepherdTapestry, wool and silk, 384 x 372 cm

Unknown, Semiramis hunts and kills a lion Fig.42Tapestry, 384 x 240 cmThe three tapestries are from the Town Hall, as are all the other tapestries in the Museum. The mark of Michiel Wouters of Antwerp can be found in the selvedge on the right of the second figure. The last tapestry was made using a different method as it is dryer and the drawing is

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more according to baroque taste: the cartoon may have been from the Roman painter Giovanni Francesco Romanelli (who had collaborated with the Antwerp workshop of the Wouters brothers); it seems to have been made at a later date, and it is not sure whether it is a Wouters piece.

Sculptor from Lombardy, St. Paul (1545)Stone, 85 x 40 x 28 cmFrom the public fountain in Piazza Cavour.In 1545, in homage to Pope Paul III, this sculpture of St. Paul was placed on the public fountain. The sculpture is archaic and of Lombardy style and was replaced in 1807 by the current pine cone. It may be the work of Giovanni da Bergamo who directed the radical restoration of the fountain between 1540 and 1543.

Sculptor from Lombardy, Madonna with child, headless (1552)StoneFrom the churchyard of the Santa Maria church in Colonnella.

Daniele Ricciardelli known as ‘da Volterra’ (1509-1566), Portrait of Michelangelo Buonarroti (1564-1566)Bronze, 43 x 31 x 22 cmThis portrait is probably one of the portraits painted by Daniele da Volterra after Michelangelo’s death. Ten other specimens are known, of which ours can be considered as a sort of ‘prototype’; due to its size and expressiveness, it is comparable to the bust preserved in the Jacquemart André Museum in Paris, which however, it exceeds for its freshness and accurate chiselling. It was already in the Museum of Rimini in the nineteenth century, mounted on a concave marble disc, (lost during the war); however, its origin is unknown.

Tuscan art of the 16th century, Carved chestWalnut, 56 x 175 x 57 cm

Terenzio Terenzi, better known as Rondolino (around 1575 – 1621), Holy FamilyOil on canvas, 115 x 85 cm

SECOND TAPESTRY ROOM

17th century Flemish workshop (?), The people bear gifts for King SolomonTapestry, 260 x 430 cm

17th century Flemish workshop (?), Solomon blesses the peopleTapestry, 300 x 325 cmThe two tapestries with Stories about Solomon, unfortunately defaced and completely without edges, would have been part of a much larger series. They are dated back to the 17th century and are attributed to a Flemish workshop (perhaps that of the Wouters brothers of Antwerp).The subjects of all the tapestries acquired to adorn the Rimini house of the Consul were chosen carefully: Solomon and Semiramis were proposed as excellent examples of justice and the ability to rule, essential qualities for those who were responsible for the ‘res publica’.

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Lorenzo Sabatini (around 1530 – 1576) (?), Madonna with child, St. Joseph and St. John the BaptistOil on canvas, 90 x 73 cmOn deposit from the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini.

Display case I with medieval majolicaThirteen archaic majolica mugs, some decorated with blue and white known as ‘zaffera’relief’, 14th – 15th century. On deposit from the Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini.

Display case II with renaissance majolica potteryFifteen pieces including mugs, bowls, plates, and an inkwell with the figure of a knight, 15th -16th

century. On deposit from the Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini.

The precious collection of Rimini majolica displayed in this room comes from a private Rimini collection and belongs to the Cassa di Risparmio di Rimini, on deposit in the Museum in 1993 and 1998. The excellent (and some very rare) pieces allow a brief documentation of the development of this art in our city from the 14th to the 16th century. The archaic mugs are particularly relevant, some with Malatesta coats of arms and letters which may be the initials of the Rimini lords.

THIRD TAPESTRY ROOMUnknown, Semiramis’s vanity table (17th century) Fig.43Tapestry, wool and silk, 284 x 320 cmMade on a cartoon attributed to Giovanni Francesco Romanelli (around 1610-1662) from the same workshop that made the tapestry depicting Semiramis’s hunt (displayed in the first ‘tapestry room’)

Michiel Wouters (died 1679), Semiramis conquers BactraTapestry, wool and silk, cm

Display case I with renaissance majolica Figs.45, 46• Ten 15th and 16th century majolica mugs, decorated with heraldic, amatory and marine

designs; - eight plates and bowls from the second half of the 16th century• On deposit from the Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini.

Display case II with majolica‘Compendario’ style amphora and drinking cup (16th- 17th century); - a plate decorated with Raphaelite drawings depicting St. Clare (16th century); - four istoriato plates (16th century); - two panels with mythological scenes (18th – 19th century). On deposit from the Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini and the Fondazione Adiuncta (istoriato plate with a scene of Job at the well)

HALL OF SCIPIOMarco Marchetti from Faenza (around 1526-1588), a collaborator of Vasari, painted the ‘noble hall’ of the Palazzo Marcheselli (then Lettimi) in 1570 for 110 pieces of gold ‘scudi’. In addition to the ceiling painting depicting the endeavours of Scipio in Spain during the Second Punic War, he also made a frieze showing Scipio’s feats in Africa. The piece was painted with extraordinary freshness, according to the taste of the best Tuscan-Roman mannerism, which captured the

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attention of local artists due to its decorative effect. Among the palace ruins, destroyed by the bombs of 1944, only seven out of eleven works depicting the stories of Scipio were recovered, once adorning the ceiling of the ‘noble hall’. The frieze, frescoed in a long section under the ceiling, was lost completely. The recovered frames are shown in the reconstruction diagram.

Marco Marchetti (around 1526 - 1588), The conquest of Carthage, tempera on panel, 300x170 cm, Fig.47; - The condemnation of the rebel leaders, 130x185 cm; - The defeat of Hasdrubal, 150x65 cm; - The fire of Orange, 150x65 cm; - The defeat of Hanno, 150x65 cm; - The conferment of the crown to the brave soldiers, 55x55 cm; - The continence of Scipio, 55x55 cm

STAIRCASE

Giovan Battista Bolognini (1612-1689), The Saints Gaetano and Andrea Avellino (1650) Fig. 49Oil on canvas, 408 x 275 cmThe large carved and gilded frame is attributed to the sculptor Giuseppe Mazza from Bologna.From the Teatini church. Acquired in 1916.

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II PIANODAL SEICENTO ALL’OTTOCENTO

INGRESSO

Ignoto manierista romano della fine del XVI sec., Crocifisso Fig.49Oro sbalzato e fuso, cm. 65 x 20, con placchetta raffigurante la Deposizione, oro sbalzato, cm. 5,2 x 4,7È stato donato ai “Consoli” della città di Rimini dal cardinale riminese Michelangelo Tonti il 27 febbraio 1612. Dalla fantasia popolare è stato attribuito a Benvenuto Cellini (del quale rispecchia la tecnica: a sbalzo, ma con le estremità fuse). Si tratta piuttosto dell’opera di un abile orafo manierista tosco-romano della fine del Cinquecento, vicino al Giambologna (forse Gasparo Mola). Ne sono noti diversi altri esemplari in bronzo e in argento, ma uno solo interamente d’oro come questo (a Milano, Poldi-Pezzoli).

Due panche a spalliera del XVIII sec.Sono uguali a quelle esposte nel primo pianerottolo dello scalone.Dono di Domenico Francolini, 1924.

Ignoto, Battaglia (XVIII sec.)Olio su tela, cm 45 x 64Dalla Congregazione di Carità.

Ignoto, Battaglia (XVIII sec.)Olio su tela, cm 45 x 64Dalla Congregazione di Carità.

Ignoto, Battaglia (XVIII sec.)Olio su tela, cm 42 x 54Dalla Congregazione di Carità.

Ignoto, San Giorgio e il drago (XVII sec.)Olio su tela, cm. 46,5 x 59,5

Vetrina Ex-voto in forma di galea (XVII sec.) Legno, cm. 63 x 95 x 60 Deposito del Capitolo della Cattedrale.

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Fig.50Fig.49

Fig.51

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Fig.52

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Fig.54

Fig.55

Fig.53

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Fig.54

Copia da Federico Barocci, san Francesco riceve le stimmate (e ritratto del committente)Olio su tela, cm. 101 x 97Deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001).

Giovanni Laurentini detto l’Arrigoni (1581-1633), La consegna delle chiavi a san Pietro (1600) Fig.51 (part.)Olio su tela, cm. 99 x 80Acquisto del 1969.

IL SEICENTO RIMINESEIl Seicento pittorico riminese riveste una importanza notevole nel quadro dell’arte italiana per l’attività di Guido Cagnacci e di Giovan Francesco Nagli detto il Centino, che sono stati i migliori pittori locali in epoca di controriforma: la loro arte è interessata alla riscoperta dei sentimenti e della realtà, e a ricerche formali basate sulla riconsiderazione della natura e sulla dialettica della luce.Nel Museo sono conservate alcune tele della prima maturità del Cagnacci (che ha lavorato lungamente nelle Marche, in Emilia, nel Veneto e in Austria) e varie opere del Centino. Due di queste provengono, insieme alle tele di Monsù Bernardo (il danese Ebherard Keylhau) che sono loro accostate, dal distrutto oratorio detto “della Gomma”, che era completamente rivestito da grandi dipinti di soggetto biblico (perduti, ad eccezione dei quattro qui esposti).

Guido Cagnacci (1601-1663) Ritratto di giovane frate Fig.50Olio su tela, cm. 100 x 74Acquisto del 1998.

Guido Cagnacci, Sant’Antonio abate fra due santiOlio su tela, cm. 190 x 160

Guido Cagnacci, San Pietro e San FrancescoDue tele, olio, cm. 170 x 86Provengono da Urbania. Acquisto del 1973.

Guido Cagnacci, La vocazione di San Matteo Fig.52Olio su tela, cm 185 x 145Originariamente nella chiesa delle monache di San Matteo; dalla Congregazione di Carità.

Guido Cagnacci, Cleopatra Fig.53Olio su tela, cm. 73 x 61Acquisto del 2001.

Ignoto pittore (XVII sec.), Cristo morto sorretto da un angeloOlio su tela, cm. 98 x 73Dalla Congregazione di Carità.

Marco Sammartino (XVII sec.), Il battesimo di CostantinoOlio su tela, cm. 278 x 184Dalla Cattedrale (Santa Colomba). Deposito del Capitolo della Cattedrale.

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Fig.56

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Alfonso Arrigoni (+ 1637), AnnunciazioneOlio su tela, cm. 242 x 196

Giovan Francesco Nagli detto il Centino (not. 1438-1675), Scena biblica (?)Olio su tela, cm. 70 x 96Acquisto del 1960.

Giovan Francesco Nagli detto il Centino, Santo Vescovo Fig.56Olio su tela, cm. 111 x 79Dalla Congregazione di Carità.

Giovan Francesco Nagli detto il Centino, San Giovanni Evangelista Fig.55Olio su tela, cm. 89 x 115Dalla Congregazione di Carità.

Giovan Francesco Nagli detto il Centino, Sant’Ubaldo libera un’ ossessaOlio su tela, cm. 250 x 199Proveniente dalla chiesa delle “Monache Rocchettine” di San Sebastiano.

Giovan Francesco Nagli detto il Centino, Davide e Golia Fig.54Olio su tela, cm. 370 x 193

Giovan Francesco Nagli detto il Centino, Mosè e il serpente di bronzoOlio su tela, cm. 365 x 208

Eberhard Keilhau (1624-1687), La Pasqua ebraica (La cena dell’agnello) Olio su tela, cm. 371 x 215

Eberhard Keilhau, Davide suona la cetra davanti a SaulOlio su tela, cm. 371 x 215Le quattro grandi tele con scene bibliche del Centino e del danese Keilhau (detto “Monsù Bernardo Oltramontano”) provengono dall’oratorio di Santa Maria in Acumine (detto “della Gomma”), soppresso nel 1798.

Nel corridoio:

Ritratto di Alessandro Gambalunga (1631) Fig.57Pietra, cm. 28 x 16 x 22Proviene dal sepolcro di Alessandro Gambalunga, fondatore della Biblioteca Gambalunghiana (nato intorno al 1560 e morto nel 1619), già nel distrutto oratorio di San Giuseppe (detto “del Paradiso”), nell’ambito del convento di San Francesco.

Vetrina• Calamaio a forma di Atlante, bronzo, XVI-XVII sec.; Due cavallini, bronzo, XVII sec.; Mazza con

stemma Gambalunga, per la rilegatura dei libri, bronzo, XVII sec.; Gaspare Mola (ca. 1580-1640), Medaglia in argento per Alessandro Gambalunga, 1610; Calamaio, bronzo, XVIII sec.. Depositi della Biblioteca Civica Gambalunghiana (1994).

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• Statuetta di Gesù, marmo del XVII sec., dono del Collegio Geometri di Rimini (1967); Pan ed un satiro, marmo del XVII sec. proveniente dalla collezione di Jano Planco (acquisto del 1853); Nettuno, marmo del XVII sec..

Giulio Bistolli (metà del XVII sec.), Madonna con il BambinoOlio su tela, cm. 160 x 122Dalla Congregazione di Carità.

Carlo Leoni (+1700), Madonna con il Bambino e sante martiriOlio su tela, cm. 165 x 225Dalla Congregazione di Carità.

Carlo Leoni, Madonna con il Bambino e santi (1680)Olio su tela, cm. 310 x 200Dalla chiesa di San Francesco di Paola.

Maestro degli Annunci (Bartolomeo Passante?, 1618-1648), Presepio Fig.59Olio su tela, cm. 100 x 170Dono Des Vergers de Toulongeon (1934).

Bernardo Strozzi (1581-1620), San Francesco in meditazioneOlio su tela, cm. 103 x 77Deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001).

Sebastiano Ricci (1659-1734), Tobia, Tobiolo e l’Arcangelo RaffaeleOlio su tela, cm. 87 x 105Deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001).

Marco Benefial (1684-1764), L’Addolorata con gli angeli che le recano gli strumenti della PassioneCarboncino su carta, cm. 160 x 181

Artigianato tedesco, Cassaforte, (XVI-XVII sec.) Fig.58Cm. 52 x 51,5 x 94.Dono del N.H. Guido Ripa (1988).

DIPINTI DEL SEICENTONel Seicento confluirono a Rimini opere bolognesi, romane, venete e “oltramontane”; insieme a quelle prodotte da un vivace gruppo di artisti locali (Arrigoni, Cagnacci, Centino, Leoni) esse contribuirono ad aggiornare secondo nuovi dettami di dottrina e di gusto l’arredo pittorico di quasi tutte le chiese locali. L’artista che nella seconda metà del Seicento ha maggiormente influito - direttamente o attraverso i suoi collaboratori e seguaci - sul ‘gusto’ della città è stato il Guercino. Di questo grande artista sono messi a confronto due capolavori: il San Girolamo già sull’altar maggiore dell’oratorio della confraternita di San Girolamo, e il Sant’Antonio da Padova già sull’altar maggiore della chiesa dei Paolotti. Il primo è un’opera conclusiva della maturità del pittore, mentre l’altro appartiene alla sua ultima e più dolce maniera. Entrambi si debbono a committenti privati: il padre teatino Tommaso da Carpegna ed il

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Fig.59

Fig.58Fig.57

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mercante Francesco Manganoni. Quest’ultimo era proprietario di una ricca collezione (dispersa) di dipinti guercineschi, di cui vengono esposti alcuni pezzi recentemente recuperati sul mercato antiquario.

Pittore veronese (?) del XVII sec., PietàOlio su ardesia, cm. 44 x 35Di particolare interesse la cornice in legno intagliato, interamente dorata, di fattura emiliana (cm. 70 x 62).

Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (1592-1666), San Girolamo (1641) Fig.60Olio su tela, cm. 345 x 199Dall’altare del distrutto oratorio di San Girolamo, per il quale era stato commissionato dal teatino padre Tommaso da Carpegna. Deposito della Confraternita di San Girolamo (1979).

Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, Sant’Antonio da Padova (1659) Fig.61Olio su tela, cm. 264 x 178Dall’altar maggiore della chiesa di San Francesco di Paola (Paolotti), per il quale era stato commissionato da Francesco Manganoni.

Benedetto Gennari (1633-1715), Il battesimo di GesùOlio su tela, cm.144,5 x 167,5Già nella collezione di Francesco Manganoni. Acquisto del 1985.

Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (?), Il carnefice consegna a Salomè la testa del Battista Fig.62 (part.)Olio su tela, cm. 144 x 167Già nella collezione di Francesco Manganoni. Acquisto del 1985.

Copia da Benedetto Gennari, Gesù e la SamaritanaOlio su tela, cm. 148 x 168Dal Palazzo Comunale. Il dipinto originale era, come i due precedenti, nella collezione Manganoni, poi Zollio, poi Ripa, dispersa all’inizio del XX secolo.

Ignoto del XVII sec., Francescano in meditazione Olio su tela, cm. 156 x 213Dono di Domenico Francolini (1924).

Giovanni Andrea Donducci detto il Mastelletta (1575-1655), L’ultima Cena Fig.63Olio su tela, cm. 170 x 300Dalla chiesa riminese della Colonnella, ma in origine forse presso i Cappuccini di Cesenatico.

Claude Vignon (1593-1670), EvangelistaOlio su tela, cm. 115 x 150Dalla Congregazione di Carità.

Simone Cantarini (1612-1648), San Giacomo in gloria Fig.64Olio su tela, cm. 215 x 144Dall’oratorio di San Giacomo.

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Fig.60

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Guido Reni (1575-1642) (?), San Giuseppe con Gesù BambinoOlio su tela, cm. 95 x 75Proveniente dal mercato antiquario (1976). Deposito della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (1990).

SALA DELLE NATURE MORTEIn questa sala ai complessi dipinti barocchi di Jacopo del Castello (cioè l’olandese Jacob van de Kerckhoven) sono accostati i semplici quadretti del riminese Nicola Levoli, frate agostiniano lungamente attivo alla fine del Settecento per la borghesia cittadina. Esemplificano assai bene due visioni diverse della natura, considerata pretesto per virtuose e sontuose composizioni dal primo, campo di lenta indagine di una realtà feriale dal secondo; indagine che si fa più attenta e capillare con i pittori successivi, come il faentino Rivalta, di cui il Museo ha recentemente acquistato alcune opere importanti. Altre nature morte arricchiscono la sala, a dimostrazione della fortuna goduta da questo “genere” pittorico dal Seicento al primo Ottocento.

Ignoto del XVII sec., Natura morta con strumenti musicali Fig.68 (part.)Olio su tela, cm. 95 x 130

Ignoto del XVII sec., Natura morta con animali e fruttiOlio su tela, cm. 95 x 130

Jacob van de Kerckhoven (1640-1712 ca.), Cortile con animali e figura di donnaOlio su tela, cm. 164 x 260Di provenienza romana (1984), deposito della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (1990).

Nicola Levoli (1729-1801) attr., Natura morta con villanoOlio su tela, cm. 94 x 132Acquisto del 2002.

Giovanni Rivalta (1756-1832), Coppia di nature morte con oggetti da cucina Fig.69Olio su tela, cm. 62 x 90Acquisto del 2000.

Nella vetrina:• Angelo Maria Bigari (1692-1776), Natura morta con oggetti da cucina

Tempera su carta. Acquisto del 2002.• Adriaen Brouwer (ca. 1605-1638), seguace di, Scena d’osteria

Olio su tela, cm. 20 x 16. Acquisto 1961.• Cinque piccoli oggetti bronzei dei secoli XVII-XVIII, tra i quali un mortaio di Camillo Bernardi di

Montiano (1699).

Jacob van de Kerckhoven, Anitra e bacile Fig.65Olio su tela, cm. 95 x 72

Nicola Levoli, Coppia di nature morte con pesci Fig. 66Coppia di tele, olio, cm. 29,5 x 39Acquisto del 1967.

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Fig.62Fig.61

Fig.63

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Fig.64

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Nicola Levoli, Coppia di nature morte con pesci Fig.67Coppia di tele, olio, cm. 45,5 x 65,5Acquisto del 1987.

Giovanni Rivalta, Tre nature morteTempera su carta, cm. 48 x 66Acquisto 1995.

Nicola Levoli, Coppia di nature morte, con cacciagione e con oggetti di cucina e gattoCoppia di tele, olio, cm. 40 x 52Acquisto del 1996.

Nicola Levoli, Coppia di nature morte, con uova e pane e con boccale e uova al tegaminoCoppia di tele olio, cm. 32 x 42Acquisto del 2005.

DIPINTI VENETIFra Cinquecento e Settecento i rapporti commerciali di Rimini con Venezia furono particolarmente intensi e fruttarono l’importazione di grandi pale d’altare (dovute a Paolo Veronese, Domenico Tintoretto, Palma il giovane) e di dipinti di modeste dimensioni ad uso di “privati amatori”. Alcuni di questi finirono nelle raccolte della Congregazione di Carità e nelle sagrestie delle chiese maggiori, da cui sono confluiti nel Museo: particolarmente seducenti le due straordinarie telette “apocalittiche” del Maffei, ancora racchiuse nelle loro originarie cornici intagliate. Nel Seicento alcuni artisti riminesi (come Carlo Leoni) si formarono a Venezia, o (come Guido Cagnacci) vi si trasferirono alla ricerca di migliori occasioni di lavoro.

Giovan Battista Langetti (1625 – 1676), Filosofo Olio su tela, cm. 128 x 113

Francesco Maffei (1600-1660 ca.), L’angelo del Purgatorio; I Cavalieri dell’ Apocalisse Figg.70, 71Coppia di tele, olio, cm. 60 x 66Deposito del Capitolo della Cattedrale.

Pietro Muttoni detto “della Vecchia” (1603-1678) (?), San SebastianoOlio su tela, cm. 130 x 110Dono di Domenico Francolini (1924).

Alessandro Turchi detto l’Orbetto (1578 – 1649) (?), Presepio; Assunzione della VergineCoppia di tele, olio, cm. 216 x 103Dalla chiesa dei Teatini. Acquisto del 1916.

Pittore veneto del XVII secolo (dal Carpioni?), Satiro e putti Olio su tela, cm. 65 x 89Dalla Congregazione di Carità.

Cristoforo Savolini (1639-1677) (?), Sant’Ignazio da LoyolaOlio su carta, cm. 41 x 27,5Acquisto del 1960.

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Fig.67

Fig.66Fig.65

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GALLERIA DEI RITRATTI E DEGLI STEMMI NOBILIARI Fig.72Anche a Rimini la ritrattistica barocca si è perfettamente adeguata alle richieste della vanitosa committenza, nobile ed ecclesiastica, producendo opere vistosamente retoriche e adulatorie. Purtroppo ne sopravvivono poche e non sempre eccellenti, provenienti in gran parte da ambienti ‘pubblici’ (il Palazzo Comunale, la Biblioteca civica, le sale di rappresentanza dei monasteri); si tratta quindi di dipinti che hanno un carattere ‘ufficiale’ e che riguardano personaggi illustri per le cariche ricoperte; questo fatto spiega, almeno in parte, l’assenza dalla raccolta del Museo di ritratti femminili, che pur esistevano nei palazzi nobiliari, ma che sono stati dispersi e ci sono noti solo tramite documenti inventariali. Oltre ai ritratti viene esposta una serie di stemmi gentilizi, laici ed ecclesiastici, di provenienza riminese. Con l’arrivo delle truppe giacobine (1798) moltissimi stemmi nobiliari sono stati distrutti o abrasi, e questo fatto ci ha privato di opere di grande importanza storica. Purtroppo di gran parte degli stemmi qui esposti - tutti databili fra il XVI e il XVIII secolo - è ignota la provenienza: la raccolta si è formata sostanzialmente alla fine dell’Ottocento. Stemmi riminesi medievali sono esposti nel primo piano del Museo.

Ignoto, Ritratto di gentiluomoOlio su tela, cm. 90 x 71Dalla Congregazione di Carità.

Ignoto, Ritratto del conte Alessandro MarazzaniOlio su tela, cm. 104 x 76Dono di Alessandro Tosi (1946).

Ignoto, Ritratto di mons. Camillo MarazzaniPatrizio riminese e vescovo di Parma.Olio su tela, cm. 88 x 61Dono di Alessandro Tosi (1946).

Ignoto, Ritratto di Michelangelo Battaglini Abate generale degli Olivetani dal 1687 al 1690.Olio su tela, cm. 97 x 77Acquisto del 1982.

Pittore romano (?) del XVIII sec., Ritratto di Costantino Grassi, Protonotario apostolicoOlio su tela, cm. 67 x 50Deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001).

Benedetto Gennari (?) (1633-1715), Ritratto di Filippo Ricciardelli, “castellano di Rimini” (1662) Fig.73 (part.)Olio su tela, cm. 74 x 62Deposito della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini (1991).

Ignoto, Ritratto del conte Cesare Bianchetti Gambalunga (1702)Olio su tela, cm. 217 x 140Deposito della Biblioteca Gambalunghiana (1992).

Ignoto, Ritratto di CardinaleOlio su tela, cm. 72 x 60

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Fig.68 Fig.69

Fig.70 Fig.71

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Ignoto, Ritratto di mons. Luigi Valenti GonzagaCardinal Legato di Romagna dal 1778-1783.Olio su tela, cm. 74 x 63

Ignoto, Ritratto di mons. Mario BolognettiCardinal Legato di Romagna dal 1751 al 1754.Olio su tela, cm. 70 x 59

Ignoto, Ritratto di mons. Ludovico Valenti GonzagaVescovo di Rimini dal 1759 al 1763.Olio su tela, cm. 72 x 60

Ignoto, Ritratto di mons. Giuseppe Garampi (1725-1792)Cardinale tit. della basilica dei SS. Giovanni e Paolo al Celio (1775).Olio su tela, cm. 136 x 100Deposito della Biblioteca Gambalunghiana (1994).

Ligorio Donati (1725-not. 1774), Ritratto di Jano Planco Fig.74 (part.)Olio su tela, cm. 95 x 73Deposito della Biblioteca Gambalunghiana.

Pittore romano (ca. 1770), Clemente XIV Fig.75Olio su tela, cm. 73,5 x 99 Deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001).

In questo ambiente sono inoltre esposti:

Due iscrizioni provenienti dall’edificio dell’Annona (1716)Pietra d’Istria, cm. 84 x 127Le due iscrizioni provengono dall’edificio dell’Annona o “dell’Abbondanza”, comprendente magazzini di grano e forni pubblici (e per questo detto anche “dei forni”), costruito nel 1615 sulla piazza della Fontana o del Comune (ora Cavour) nel luogo in cui sorge il Teatro.

Fittone con stemma della città (1718)Pietra d’Istria, cm. 100 x 38 x 38

Insegna della Farmacia dei Moderati, detta “della morte” Fig.76Pietra, cm. 82 x 50 x 27L’insegna della farmacia dei Moderati proviene dall’attuale piazza Tre Martiri; col fittone del 1718 costituisce uno dei pochi elementi superstiti dell’antico arredo urbano di Rimini.

Lastra tombale di Odoardo Bianchelli, 1659Pietra, cm. 120 x 88Dal Tempio Malatestiano.

Pietra tombale dei Gambalunga (ramo bolognese) (XVI sec.)Pietra, cm. 111 x 69Da Bologna, dono del conte Cesare Ranuzzi Segni (1933).

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Fig.72

Fig.73

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Frammento di lastra tombale di Andrea Olfi (XVI-XVII sec.)Pietra, cm. 56 x 69Dal Tempio Malatestiano.

Sei stemmi nobiliariStemma delle famiglie Serafini-Farnese (XVI-XVII sec.) Stemma della famiglia Tortorini (XVI sec.)Stemma dei conti Bandi (XVI sec.)Stemma della famiglia Serafini (XVII sec.)Due stemmi di mons. Cipriano Pavoni, vescovo di Rimini dal 1619 al 1627.

Stufa in maiolica con la raffigurazione della dexterarum iunctio (inizio del XIX sec.) Fig.77Maiolica bianca con dorature, cm. 200 x 83 x 60Dono del dott. Vittorio Belli (1946).

Artigianato emiliano, Tavolo (XVIII sec.)Legno intagliato, dipinto e dorato, cm. 85 x 162 x 90

IL SETTECENTO RIMINESELe opere dei migliori artisti riminesi del Settecento (l’architetto Giovan Francesco Buonamici ed il plasticatore Antonio Trentanove) vanno ricercate nelle chiese cittadine e negli edifici pubblici costruiti o rinnovati in questo secolo. Il Museo è ricco soprattutto di opere pittoriche dovute ad artisti modesti, come Giovan Battista Costa, un pittore che fu lungamente protetto dalla famiglia Marcheselli, e particolarmente da Carlo Francesco Marcheselli, cultore d’arte ed estensore della prima Guida di Rimini. Ma nel Settecento la cultura riminese si è espressa meglio in altri ambiti: quello dell’antiquaria e della scienza (Giovanni Bianchi, Giovanni Antonio Battarra, Francesco Bonsi), dell’erudizione (Giuseppe Garampi, Angelo e Francesco Gaetano Battaglini), delle lettere (Aurelio Bertola).

VetrinaPittore veneto? del XVIII sec., Martirio di Santa Margherita, olio su tavola (bozzetto per soffitto?), cm. 54 x 26,5, deposito del Capitolo della Cattedrale; G. M. Crespi (1665-1747), Sacra Famiglia, olio su tela, deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini. Ubaldo Gandolfi (1728-1781), Sacra Famiglia, olio su tela, deposito della sig. Silvana Garavini, 1992; Scultore del XVIII sec., Annunciazione, terracotta policroma (frammentaria); Copia della miracolosa Madonna di Casa Parri, tempera su carta; Scultore del XVIII sec., Testa muliebre, marmo; Medaglia per il pittore Giovan Battista Costa (1740), bronzo, diam. cm. 6,5, dono di Antonio Bianchi, 1933; Ignoto scultore del XVIII sec., Due altorilievi con profili muliebri, marmi.

Giovan Battista Costa (?), L’arcangelo MicheleOlio su tela, cm. 54 x 40Dono di Domenico Francolini (1924).

Giuseppe Passeri (1654-1714?), L’Assunzione della VergineOlio su tela, cm. 260 x 195Originariamente nella chiesa di San Sebastiano. Dalla Congregazione di Carità.

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Fig.76 Fig.77

Fig.74 Fig.75

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Giuseppe Torretti (1682-1743), Frammenti delle tombe di Luigi Marcheselli e di Filippo MarcheselliMarmi (busti cm. 75 x 67 x 30; iscrizioni, cm. 80 x 75; stemmi, cm. 55 x 42)Dalla chiesa dei Teatini. Acquisto del 1916.

Giovan Battista Costa, Allegoria della SemplicitàOlio su tela, cm. 178 x 258Altre tre allegorie della stessa serie (l’Umiltà, la Prudenza e la Fortezza) sono depositate nella Residenza Comunale.

Giovan Battista Costa, Santa Geltrude Fig.78 (part.)Olio su tela, cm. 195 x 120Dalla chiesa della Crocina. Acquisto del 1966.

Ignoto scultore del XVIII sec., Frammenti della tomba di Carlo Francesco MarcheselliMarmo (busto cm. 68 x 56 x 35; stemma, cm. 47 x 40)Dalla chiesa di San Francesco.

Giuseppe Milani (1716-1798), EstateAffresco staccato nel 1916, cm. 185 x 200Dall’ex-palazzo Cima.

Pietro Tosi (not. 1720-1754), L’ImmacolataOlio su tela, cm. 123 x 59

Padre Atanasio (Favini) da Coriano (1749-1843), L’ImmacolataOlio su tela, cm. 110 x 83Deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti (2001).

Richard Wilson (1713-1782), Il ponte romano di Rimini Fig.80Olio su tela, cm. 50 x 71Acquisto del 1971.

Pietro Santi (1737-1812), Ritratto di Aurelio Bertola Fig.79Olio su tela, cm. 63 x 49Acquisto del 1963.

Giuseppe Soleri Brancaleoni, Ecce HomoOlio su tela, cm. 70 x 62Dal convento di San Bernardino di Rimini.Deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001).

Ignoto scultore del XVII sec., MadonnaLegno intagliato policromo, cm. 140 x 35 x 48È stata mutilata nella parte anteriore e posteriore nel 1885 per poterla rivestire con abiti di stoffa.Dalla chiesa di Santa Maria della Misericordia, detta “dell’Ospedalino”.

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Fig.80

Fig.79Fig.78

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Stefano Montanari (1876-1851), L’estasi di san FrancescoOlio su tela, cm. 116 x 90Deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001).

Giuseppe Soleri Brancaleoni (1750-1806), Tobiolo e l’AngeloOlio su tela, cm. 184 x 100

Giuseppe Soleri Brancaleoni, Abramo scaccia Agar e Ismaele Fig.81 (part.)Olio su tela, cm. 184 x 125

Scultore romano, Busto di Benedetto XIV (1740-1758)Marmo, cm. 69 x 76 x 40Da Palazzo Garampi.

DIPINTI DEL SETTECENTOAlla modestia dei prodotti pittorici locali si contrappone nel Settecento la buona qualità di opere ‘forestiere’, venete, romane e soprattutto bolognesi, importate dai vecchi e nuovi ordini religiosi o eseguite in loco: come i bellissimi affreschi di Vittorio Maria Bigari in Sant’Agostino (1722), dei quali il Museo conserva cospicui frammenti.

Gaetano Gandolfi (1734-1802) (?), I santi Antonio Abate e GaetanoCoppia di dipinti ad olio su tela, cm. 55 x 44Deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001).

Giacomo Triga (?-1746), La Madonna concede l’abito ai fondatori dei Servi di Maria (1731) Olio su tela, cm. 270 x 167Originariamente nella chiesa di Santa Eufemia. Dalla Congregazione di Carità.

Giuseppe Antonio Petrini (1677-1759 ca.) (?), Sant’AndreaOlio su tela, cm. 132 x 108Dalla Congregazione di Carità.

VetrinaManifattura pesarese (?) del XVII sec., Testa muliebre, maiolica; Scuola bolognese del XVIII sec., Quadretto con la Natività, deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001); Bottega faentina del XVII sec., Madonna con il Bambino e santa Caterina da Siena, formella in maiolica, cm. 28 x 35, da Sorbano (Sarsina), dono di Alessandro Lami (1980); Teste di putti e di un vegliardo, XVII-XVIII sec., sculture in pietra; Messale, XVIII sec. (dono di G. Sesto Menghi); Scatola da musica, XVIII sec.

Giambattista Pittoni (1687-1767), San Girolamo Fig.82Olio su tela, cm. 97 x 77

Antonio Crespi (1712-1781), PietàOlio su tela, cm. 115 x 178Dalla Congregazione di Carità.

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Fig.83Fig.82

Fig.81

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Girolamo Donnini (1681-1743), Pietà e santiOlio su tela, cm. 270 x 164Originariamente nella chiesa di Santa Eufemia. Dalla Congregazione di Carità.

Vittorio Maria Bigari (1692-1776), Angeli che cantano e che suonano Fig.83Quattro affreschi staccati, cm.170 x 160 (tre); 170 x 107Dalla chiesa di San Giovanni Evangelista, detta di Sant’Agostino. Furono staccati dalla volta del presbiterio, gravemente danneggiata dal terremoto del 1916. Erano dipinti fra straordinari stucchi rococò eseguiti su disegno di Ferdinando Bibiena. Per la loro freschezza e vivacità sono considerati i capolavori giovanili del pittore bolognese, che ha affrescato anche tutto il grande soffitto della navata di Sant’Agostino.

ELEMENTI D’ARREDOMobili ed elementi d’arredo - panche, cassapanche, tavoli, specchi, cornici - di diverse epo che sono collocati in vari punti del Museo, e specialmente nella “Galleria dei ritratti”. Ma, per quanto abbastanza numerosi, sono insufficienti per tracciare un profilo, anche schematico, dei gusti e degli stili. Per il Settecento e l’Ottocento risultano preziosi, a integrazione delle suppellettili esistenti, i dise gni firmati dal pittore e architetto Gaetano Stegani (veri ‘progetti’ per sontuose suppellettili ecclesiastiche concepite nell’ambito del più puro barocchetto bolognese) e le figure allegoriche in terracotta di recente acquisto, opere del faentino Giovan Battista Ballanti Graziani, tipiche del decoro neoclassico, provvisoriamente esposte al piano terra del Museo.

Poltrona (XVIII sec.)Legno naturale intagliato cm. 113 x 60 x 65

Cornice bolognese (XVIII sec.)Legno intagliato e dorato, cm. 81 x 73

Specchiera bolognese (XVIII sec.)Legno intagliato e dorato, cm. 81 x 51

Marcantonio Franceschini (1648-1729) (scuola di), Madonna con il BambinoOlio su tela, cm. 76 x 64Deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001).

Felice Andrea Bondi (1670–1733), Madonna con il BambinoOvale, su tela, cm. 116 x 91Deposito del Museo delle Grazie dei Padri Minori Osservanti di Rimini (2001).

Felice Orlandi (1799-1870 ca.), Cestino di ortaggi e Cestino di frutti Figg.84, 85Coppia di tempere su carta, cm. 29 x 45

Giuseppe Stegani (1719-1787), Disegno per suppellettile liturgicaInchiostro su carta, cm. 47 x 35

Cassettone emiliano con ribalta e cassettiera (XVIII sec.)Legno intarsiato, cm. 108 x 151 x 63

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Ignoto pittore del XVIII sec., Madonna con il BambinoOlio su tela, cm. 101 x 78

NEOCLASSICISMO RIMINESEPer quanto riguarda le sorti della pittura neoclassica a Rimini, esse furono affidate soprattutto alle modeste forze di Marco Capizucchi, piacevole decoratore e “pittore di storia”, che ebbe la ventura di dipingere, in concorrenza soprattutto con gli artisti faentini, una gran quantità di teatri e di soffitti tanto in Romagna che nelle Marche. Più celebre del Capizucchi fu Francesco Albèri, che ebbe incarichi tanto dal governo napoleonico che dal governo pontificio, e che insegnò a lungo all’Accademia Clementina di Bologna; ma la sua presenza a Rimini fu sporadica e limitata agli anni della giovinezza, come quella di suo figlio Clemente, ottimo ritrattista, anch’egli insegnante dell’ Accademia bolognese.

Marco Capizucchi (1784-1844), Sacrificio per la fondazione di Rimini Fig.87 (part.)Tempera su tela, cm. 92 x 148

Marco Capizucchi, Concione nel foro di Rimini Fig.86Tempera su tela, cm. 92 x 148

Marco Capizucchi, La morte di SocrateTempera su carta, cm. 38 x 52

Giuseppe Turchi (1759-1799), Ritratto del dottor Michele Rosa (1731-1812) Olio su tela, cm. 46 x 37,5

Luigi Pedrizzi (1803-1879), Ritratto di famiglia (1837)Olio su tela, cm. 62 x 75Acquisto del 1964.

Clemente Albèri (1803-1864), Ritratto di Pietro Renzi Fig.88Olio su tela, cm. 58 x 46Dono di Giulia Carlini ved. Renzi (1938).

Clemente Albèri, Paolo e Francesca (1828) Fig.89Olio su tela, cm. 72 x 108Acquisto del 1992.

Clemente Albèri, Ritratto di gentiluomo (1852)Olio su tela, cm. 61 x 48Acquisto del 1993.

Tavolo da muro emiliano, neoclassicoLegno intagliato, dipinto e dorato, cm. 98,5 x 177 x 79

Romeo Pazzini (1852 - 1942), Dante Alighieri (1921)Terracotta, cm. 58 x 54 x 37

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Fig.85

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Marco Capizucchi, Venere e Adone Fig.90Tempera su tela, diam. cm. 138,5

Marco Capizucchi, Socrate ad AtenePenna e acquerello su carta, cm. 25 x 39Acquisto del 1992.

OTTOCENTO RIMINESEIl pittore Guglielmo Bilancioni, eclettico ed abile professionista, fu gradito alla borghesia locale per l’abilità con cui dipingeva accurati ritratti e ricche decorazioni. Nonostante la sua attività l’abbia portato assai spesso a lavorare lontano (in Grecia, in Sardegna), a lui si deve il tono accademico e tradizionalista che l’arte riminese ha assunto nella seconda metà dell’Ottocento e che ha conservato per buona parte del Novecento. Il verucchiese Norberto Pazzini, educatosi a Roma alla scuola di Nino Costa, si rivela il pittore di gran lunga più sensibile e raffinato fra quelli riminesi dell’Ottocento; ma la sua attività si svolse per la maggior parte a Roma. A Rimini sono stati attivi soprattutto Mariano Mancini, scenografo, decoratore e pittore di nature morte, e Francesco Brici, pittore di storie sacre e di ritratti.

Guglielmo Bilancioni (1836-1907), Ritratto di Valerio Valeri Caldesi (1879) Pastello su carta, cm. 61 x 48Dono di Valerio Valeri Caldesi j.(1970).

Guglielmo Bilancioni, Il battesimo di Gesù (1869)Olio su tavola, cm. 53 x 24,52Dono di G. Bilancioni j. (1933).

Guglielmo Bilancioni, Ritratto di fanciulla Fig.91Olio su tela, cm. 61 x 50Dono eredi di Amelia Biasini (1971).

Guglielmo Bilancioni, Veduta di Atene dal Pireo Fig.93Olio su tela, cm. 30 x 57,7Dono di G. Bilancioni j. (1933).

Guglielmo Bilancioni, Veduta di CagliariOlio su tela, cm. 23,5 x 50Dono di G. Bilancioni j. (1933).

Guglielmo Bilancioni, Interno con giovane donna greca Fig.92Olio su tela, cm. 43,5 x 34,4Dono eredi di Amelia Biasini (1971).

Guglielmo Bilancioni, Ritratto di Guglielmo Massani (1873)Olio su tela, cm. 118 x 87Dono della sig. Guiducci Giorgi Landi (1968).

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Fig.88

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Guglielmo Bilancioni, La Trakka (costumi sardi)Olio su tela, cm. 76 x 112Dono eredi di Amelia Biasini (1971).

Vetrina• Quattro piccoli dipinti di Guglielmo Bilancioni, per lo più donati nel 1971 dagli eredi della sig. Amelia

Biasini, parente dell’artista: Paesaggio con San Marino, tavola, cm. 17 x 27,5; La mietitura, tela, cm. 15 x 48; L’Arco d’Augusto sotto la neve, tavola, cm. 30 x 19; Il letto del Marecchia, tela, cm. 28,5 x 84.

• Cinque acquerelli di Mariano Mancini, acquistati nel 1995: Studio per decorazione parietale, Napoli 1899; Studio per decorazione di soffitto, Sulmona 1888; Due studi per il completamento del Tempio Malatestiano, 1918; Fregio con vaso di fiori, 1920 ca.

• Nel fianco della vetrina: Francesco Brici, Vecchia col lume (1899), tavola, cm. 42,5 x 30.

Mariano Mancini (1861-1928), I fiori della festaOlio su tela, cm. 150 x 64,7

Romeo Pazzini (1852-1942), San Giovannino (1930 ca.) Fig.94Bronzo, cm. 106 x 51 x 29Acquisto del 1933.

Romeo Pazzini, Giovanni di Bicci de’ Medici (1925 ca.)Terracotta policroma, cm. 56 x 52 x 31,5Acquisto del 1933.

Mariano Mancini, Limoni e aranci Fig.95Olio su carta ?, cm. 27,5 x 43,5

Mariano Mancini, Pesche in un giornaleOlio su tavola, cm. 15 x 23

Francesco Brici (1870-1950), Ritratto del dott. BartoliniOlio su tela, cm. 47,5 x 30,5Dono di Giuseppe Bartolini (1932).

Francesco Brici (1870-1950), Ritratto di Mariano Mancini (1898)Pastello su carta, cm. 60 x 43,5

Francesco Brici, Medici riminesi (1901) Fig.97Pastello su carta, cm. 48 x 200Acquisto del 1965.

Norberto Pazzini (1856-1937), Capanna rustica (1927)Olio su tavola, cm. 21,5 x 36,5Dono della Famiglia Pazzini (1983),

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Norberto Pazzini, Il vitellino (1930) Fig.96Olio su tavola, cm. 23 x 28Acquisto del 1933.

AUTORITRATTI DEL NOVECENTODurante gli anni trenta, per merito del dott. Carlo Lucchesi, direttore degli Istituti Culturali, si è formato presso il Museo un buon nucleo di “autoritratti” di artisti riminesi, che in seguito è stato arricchito da diverse donazioni. Quegli autoritratti - fra timide adesioni alla tarda scapigliatura, accenni di stilizzazioni secessioniste, dichiarazioni di fede novecentista, ingenui tentativi espressionisti - vengono qui riproposti, integrati da recenti donazioni, come testimonianze dell’attività pittorica cittadina, che fu assai intensa nel Novecento e che, specialmente fra le due guerre mondiali, coinvolse numerosi e appassionati operatori; e come documento conclusivo di un modo tradizionalista e, sotto molti punti di vista, anacronistico di intendere e di fare arte.

Francesco Brici (1870-1950), Autoritratto (1933) Fig.98Olio su tavola, cm. 43 x 23,5Dono dell’Autore (1933).

Alberto Bianchi (1882-1969), Autoritratto (1948)Pastello su carta, cm. 48,5 x 38,5Dono di un gruppo di riminesi (1998).

Giuseppe Piombini (1908-1990), Autoritratto (1956) Olio su cartone, cm. 47 x 45Dono di Maurizio Piombini (2007).

Addo Cupi (1874-1958), Autoritratto (1931) Fig.99Olio su tela, cm. 76 x 67

Primo Amati (1894-1944), AutoritrattoOlio su tavola, cm. 37 x 27

Gaetano Mele (1916-1991), AutoritrattoOlio su tavola, cm. 27 x 21Dono di Anna Turri Siligardi (1994).

Nicolosa Leziroli Rastelli (1908-2002), Autoritratto (1939) Fig.100Pastello su carta, cm. 62 x 48Dono dell’Autore (1994).

Felice Bertozzi (1915-1994), Autoritratto (1969)Olio su tela, cm. 88 x 79.Dono della Famiglia (2008).

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Demos Bonini (1918-1991), Autoritratto (1943) Fig.101Olio su tela, cm. 69 x 49

Tommaso Molari (1876-1935), Autoritratto (1933)Olio su tela, cm. 71 x 50

Gino Ravaioli (1895-1982), Autoritratto (1930) Fig.102Olio su tela, cm. 70 x 56

Piero Guardigli Bagli (1898-1946), AutoritrattoOlio su tavola, cm. 46 x 37

Emo Curugnani (1897-1964), Autoritratto (1932)Olio su tavola, cm. 37 x 30,5Dono dell’Autore (1933).

Alfredo Scarponi (“Alfredo di Romagna”, 1903-1979), Autoritratto (1934)Olio su tavola, cm. 45 x 35

Isidoro Barilari (“Doro da Rimini”, 1897-1964), AutoritrattoTempera e pastello su carta, cm. 24 x 20

Giovanni Sesto Menghi (1907-1990), Autoritratto (1937) Fig.103Olio su tela, cm. 35 x 30,5

Luigi Bonizzato (1898-1962), Autoritratto (1947)Olio su tavola, cm. 28 x 26Dono della Famiglia Bonizzato (1998).

RITRATTI DELLA CITTÀ E STEMMI RIMINESIAll’inizio del corridoio sono raccolte alcune opere - stampe e dipinti – ispirate alla città; ad esse seguono diversi stemmi in pietra, fra i quali lo stemma della Compagnia di Gesù, forse originariamente posto sull’ingresso principale del suo “Collegio” riminese.

Filippo De Pisis (1896-1956), Piazza Cavour (1940) Fig.104Olio su tavola, cm. 65 x 47Acquisto del 2007.

Rimini, 1616Incisione su disegno di Alfonso Arrigoni, cm. 32 x 42Da C.Clementini, Raccolto istorico della fondatione di Rimino, Rimini 1617.

Rimini, 1663 Fig.105Incisione di J. Blaeu, cm. 39,5 x 43Ristampa di P. Mortier, Nouveau Theatre d’Italie, Amsterdam 1724.

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Fig.97

Fig.99Fig.98

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Fig.103Fig.102

Fig.100Fig.101

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Mappa topografica della Diocesi di Rimini alla fine del XVIII sec.Acquerello e tempera su carta, cm. 110 x 165

L’ingresso orientale di Rimini, 1835 ca.Incisione di Bernardo Rosaspina su disegno di L. Ricciardelli, cm. 33 x 41

Il Tempio Malatestiano, 1835 ca.Incisione di Bernardo Rosaspina su disegno di R. Trebbi, cm. 28 x 38

Piazza di Rimini, 1835 ca.Incisione di Bernardo Rosaspina su disegno di R. Trebbi, cm. 28 x 38

Il ponte romano di Rimini, 1835 ca. Fig.106Incisione di Bernardo Rosaspina su disegno di L. Ricciardelli, cm. 28 x 38

Guglielmo Bilancioni (1836-1907), Il Kursaal Fig.107Olio su tela, cm. 115 x 216

Stemma del cardinal Domenico Maria Corsi (XVII sec.)Vescovo di Rimini dal 1687 al 1697.Marmo, cm. 75 x 56 x 14

Stemma dei Gesuiti (XVIII sec.) Fig.108Pietra calcarea, cm. 56 x 38 x 9

Stemma della famiglia Paci (1631)Pietra calcarea, cm. 65 x 55 x 12Dono del conte Luigi Baldini (1870).

Stemma del cardinal Michelangelo Tonti (XVII sec.)Pietra calcarea, cm. 120 x 83 x 13

Stemma frammentario del Pontefice Giulio II (1550-1555)Pietra calcarea, cm. 115 x 92 x 24

Chiave di volta o serraglio d’arco con stemma abraso (XVII sec.)Pietra calcarea, cm. 75 x 27

Stemma della confraternita della Santa Croce (XVII sec.)Pietra calcarea, cm. 38 x 32

In questo ambiente sono inoltre esposte le seguenti opere:

Giovan Battista Costa (1697-1767), Ritratto del marchese Ercole BuonadrataOlio su tela, cm. 247 x 159Dal Palazzo Buonadrata. Acquisto del 1960.

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Fig.104

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Fig.105

Fig.106

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Fig.108

Fig.107

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Pittore bolognese del XVIII sec., Madonna con il Bambino e san Giovannino Olio su tela, cm. 75,5 x 62,5

Gian Andrea Lazzarini (1710-1801), Madonna con il BambinoOlio su tela, cm. 72 x 57,5

Tavolo a muro (XVII-XVIII sec.)Legno intagliato, dorato e dipinto cm. 90 x 127 x 62,5

Romeo Pazzini (1852-1942), San Giorgio e il dragoBronzo, diam. cm. 104Acquisto del 1933.

PITTORI MODERNIIn questa saletta sono riunite in via provvisoria poche opere d’arte contemporanea in attesa del completamento del restauro di una palazzina attigua al Museo della Città, destinata ad ospitare il Museo d’arte moderna e contemporanea e il Museo degli Sguardi.

Giuliana Mazzarocchi (1921-2012), Trittico del fico (1973)Uno dei tre pannelli che compongono l’opera.Acrilico su tela, cm.100 x 80Dono dell’Autrice (1999).

Isidoro Barilari (“Doro da Rimini”, 1897-1964), Dopo la festa (1925 ca.)Tecnica mista, cm. 73 x 101

Fernando Gualtieri (1919), My Nuong (1977-78)Olio su tela, cm. 54 x 37Dono dell’Autore (2010).

Fernando Gualtieri, Scintillante (2000) Olio su tela, cm. 125 x 135Dono dell’Autore (2010).

Fernando Gualtieri, Uva di Romagna (1970) Olio su tela, cm. 33 x 40Dono dell’Autore (2010).

Fernando Gualtieri, My Wife (la moglie dell’Artista) (1958)Olio su tela, cm. 44 x 37Dono dell’Autore (2010).

Fernando Gualtieri, I cavalli del Vietnam (2003)Olio su tela, cm. 92 x 71Dono dell’Autore (2010).

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Giovanni Sesto Menghi (1907-1990), Debora Seidenfeld Stratiesky (Barbara Tresso) (1948)Olio su cartone telato, cm. 50 x 40Dono di Grazia de Paulis (2012).

Giovanni Sesto Menghi (1907-1990), Ragazzo ammalato (1962)Olio su tela, cm. 42 x 34Dono delle Sorelle dell’Artista (1991).

Obes Gazza (1931), Ricordo di un soggiorno romano (1961)Olio su tela, cm. 58,5 x 98,5

SECOND FLOOR

ENTRANCE

Unknown Roman mannerist from the end of the 16th century, Crucifix Fig.49Embossed cast gold, 65 x 20 cm, with plaque depicting the Deposition, embossed gold, 5.2 x 4.7 cmThis piece was donated to the ‘Consuls’ of the city of Rimini by Rimini’ cardinal Michelangelo Tonti on 27th February 1612. Popular belief is that it was attributed to Benvenuto Cellini (whose technique it reflects: embossed, but with cast ends). It is the work of a skilled Tuscan-Roman Mannerist from the end of the Sixteenth century, similar to the works of Giambologna (perhaps Gasparo Mola). Other specimens made from bronze and silver are known, but this piece is the only one made entirely from gold (in Milan, Poldi-Pezzoli).

Two 18th century benches Identical to those displayed in the first landing of the staircase.Donated by Domenico Francolini, 1924.

Unknown, Battle (18th century)Oil on canvas, 45 x 64 cmFrom the Congregazione di Carità.

Unknown, Battle (18th century)Oil on canvas, 45 x 64 cmFrom the Congregazione di Carità.

Unknown, Battle (18th century)Oil on canvas, 42 x 54 cmFrom the Congregazione di Carità.

Unknown, St. George and the Dragon (17th century)Oil on canvas, 46.5 x 59.5 cm Display case Ex-voto in the shape of a galley (XVII sec.)Wood, 63 x 95 x 60 cmOn deposit from the Cathedral Chapter.

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Copy by Federico Barocci, St. Francis receiving the stigmata (and portrait of his patron)Oil on canvas, 101 x 97 cmOn deposit from the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini.

Giovanni Laurentini better known as Arrigoni (1581-1633), The giving of the keys to St. Peter (1600) Fig.51Oil on canvas, 99 x 80 cmAcquired in 1969.

SEVENTEENTH CENTURY RIMINISeventeenth century painting from Rimini is considered extremely important within the context of Italian art because of the work by Guido Cagnacci and Giovan Francesco Nagli better known as Centino, the best local Counter-Reformation painters: their art centres on the rediscovery of feelings and reality, as well as on formal research based on the reconsideration of nature and the dialectics of light. Some canvases from Cagnacci’s first maturity (who worked for a long time in Marche, in Emilia, in Veneto and in Austria) and various works by Centino are kept in the museum. Along with the works of the Danish painter Bernard Keil placed alongside them, two are from the destroyed oratory known as the ‘della Gomma’, which was completely covered with large biblical paintings (all lost, with the exception of the four displayed here).

Guido Cagnacci (1601-1663) Portrait of a young friar Fig.50Oil on canvas, 100 x 74 cmAcquired in 1998.

Guido Cagnacci, St. Anthony Abbot between two saints Oil on canvas, 190 x 160 cm

Guido Cagnacci, St. Peter and St. FrancisTwo canvases, oil, 170 x 86 cmFrom Urbania. Acquired in 1973.

Guido Cagnacci, The Calling of St. Matthew Fig.52Oil on canvas, 185 x 145 cmOriginally in the church of the ‘Monache di San Matteo’; from the Congregazione di Carità.

Guido Cagnacci, Cleopatra Fig.53Oil on canvas, 73 x 61 cmAcquired in 2001.

Unknown painter (XVII sec.), The Dead Christ Supported by an AngelOil on canvas, 98 x 73 cmFrom the Congregazione di Carità.

Marco Sammartino (17th century) The baptism of ConstantineOil on canvas, 278 x 184 cmFrom the Cathedral (Santa Colomba). On deposit from the Cathedral Chapter.

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Alfonso Arrigoni (died 1637), The annunciationOil on canvas, 242 x 196 cm

Giovan Francesco Nagli better known as Centino (doc. from 1438-1675), Biblical scene (?)Oil on canvas, 70 x 96 cmAcquired in 1960.

Giovan Francesco Nagli better known as Centino, Holy Bishop Fig.56Oil on canvas, 111 x 79 cmFrom the Congregazione di Carità.

Giovan Francesco Nagli better known as Centino, St. John the Evangelist Fig.55Oil on canvas, 89 x 115 cmFrom the Congregazione di Carità.

Giovan Francesco Nagli better known as Centino, St. Ubaldo frees a possessed woman Oil on canvas, 250 x 199 cmFrom the ‘Monache Rocchettine’ church of San Sebastiano.

Giovan Francesco Nagli also known as Centino, David and Goliath Fig.54Oil on canvas, 370 x 193 cm

Giovan Francesco Nagli also known as Centino, Moses and the bronze serpentOil on canvas, 365 x 208 cm

Eberhard Keilhau (1624-1687), Passover (The lamb dinner) Oil on canvas, 371 x 215 cm

Eberhard Keilhau, David playing the harp in front of SaulOil on canvas, 371 x 215 cmThe four large canvases depicting biblical scenes by Centino and Keil (also known as ‘Monsù Bernardo Oltramontano’) from the Santa Maria in Acumine oratory (better known as ‘della Gomma’), suppressed in 1798.

In the corridor:

Portrait of Alessandro Gambalunga (1631) Fig.57Stone, 28 x 16 x 22 cmThe portrait is from the tomb of Alessandro Gambalunga, founder of the Gambalunghiana Library (born around 1560 and died in 1610), once in the destroyed San Giuseppe oratory (also known as ‘Oratorio del Paradiso’ – Heaven’s Oratory), within the grounds of the Convent of San Francesco.

Display case:• Inkwell in the shape of Atlas, bronze, 16th-17th century; two horses, bronze, 17th

century; club with Gambalunga coat of arms, for binding books, bronze, 17th century; Gaspare Mola (around 1580-1640), silver medal for Alessandro Gambalunga, 1610; inkwell, bronze, 18th century. On deposit from the Gambalunghiana Library, founded by Alessandro Gambalunga (1619)

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• Statuette of Jesus, marble from the 17th century, donated by the Collegio Geometri di Rimini, 1967; Pan and a satyr, 17th century marble from the Jano Planco collection (acquired in 1853); Neptune, 17th century marble

Giulio Bistolli (mid 17th century) Madonna with ChildOil on canvas, 160 x 122 cmFrom the Congregazione di Carità.

Carlo Leoni (d. 1700), Madonna with saints and martyrsOil on canvas, 165 x 225 cmFrom the Congregazione di Carità.

Carlo Leoni, Madonna with child and saints (1680)Oil on canvas, 310 x 200 cmFrom the San Francesco di Paola church.

Maestro degli Annunci (Bartolomeo Passante?, 1618-1648), Nativity Scene Fig.59Oil on canvas, 100 x 170 cmDonated by Des Vergers de Toulongeon, 1934.

Bernardo Strozzi (1581-1620), St. Francis in meditationOil on canvas, 103 x 77 cmOn deposit from the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini.

Sebastiano Ricci (1659-1734), Tobit, Tobias and the Archangel RaphaelOil on canvas, 87 x 105 cmOn deposit from the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini.

Marco Benefial (1684-1764), Our Lady of Sorrows with angels bearing the instruments of the Passion Charcoal on paper, 160 x 181 cm

German craftsmanship, XVI-XVII sec. Fig.58safe52 x 51.5 x 94 cm.Donated by N.H. Guido Ripa (1988).

SEVENTEENTH CENTURY PAINTINGSWorks from Bologna, Rome, Veneto as well as ‘ultramontane’ works flowed to Rimini in the seventeenth century; together with those produced by a lively group of local artists (Arrigoni, Cagnacci, Centino, Leoni), the works contributed to updating the new dictates of doctrine and the pictorial taste of almost all the local churches. The artist who had the greatest influence in mid Seventeenth century was Guercino – either directly or through his collaborators and followers. Two masterpieces by this artist are compared: the St. Jerome that was once on the high altar of the San Girolamo brotherhood oratory, and the St. Anthony of Padua that was once on the high altar of the church of the Paolotti. The first is one of the final works of the mature painter, whilst the other is an example of his last and most gentle methods. Both were painted for private

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clients: Father Tommaso da Carpegna and the merchant Francesco Manganoni. The latter was the owner of a rich collection (now dispersed) of Guercino paintings, some pieces of which have been recently recovered on the antique market.

17th century painter from Verona (?), PietàOil on slate, 44 x 35 cmThe entirely gilded carved wooden frame is particularly interesting, made in Emilia (70 x 62 cm)

Giovan Francesco Barbieri better known as Guercino (1592-1666), St. Jerome (1641) Fig.60Oil on canvas, 345 x 199 cmFrom the altar of the destroyed San Girolamo oratory, for which it was commissioned by Father Tommaso da Carpegna from Chieti. On deposit from the Confraternita di San Girolamo (1979)

Giovan Francesco Barbieri better known as Guercino, St. Anthony of Padua (1659) Fig.61Oil on canvas, 264 x 178 cmFrom the high altar of the San Francesco di Paola (Paolotti) church, for which it was commissioned by Francesco Manganoni.

Benedetto Gennari (1633-1715), The baptism of JesusOil on canvas, 144.5 x 167.5 cmOnce in the Francesco Manganoni collection. Acquired in 1985.

Giovan Francesco Barbieri better known as Guercino (?), The executioner delivering the head of John the Baptist to Salome Fig.62Oil on canvas, 144 x 167 cmOnce in the Francesco Manganoni collection. Acquired in 1985.

Copy by B. Gennari, Jesus and the SamaritanOil on canvas, 148 x 168 cmFrom the Town Hall. Like the two previous paintings, the original was in the Manganoni collection, then the Zollio collection, then the Ripa collection, dispersed at the beginning of our century.

Unknown (17th century), Franciscan in meditation Oil on canvas, 156 x 213 cmDonated by Domenico Francolini (1924).

Giovanni Andrea Donducci better known as Mastelletta (1575-1655), The Last Supper Fig.63Oil on canvas, 170 x 300 cmFrom the Colonnella church in Rimini, but originally at the Capuchin church of Cesenatico.

Claude Vignon (1593-1670), EvangelistOil on canvas, 115 x 150 cmFrom the Congregazione di Carità.

Simone Cantarini (1612-1648), St. James in Glory Fig.64Oil on canvas, 215 x 144 cmFrom the San Giacomo oratory.

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Guido Reni (1575-1642) (?), St. Joseph with Baby JesusOil on canvas, 95 x 75 cmFrom the antique market (1976). Deposited by Cassa di Risparmio di Rimini.

THE HALL OF STILL LIFESIn this hall, the complex baroque paintings by Jacob van de Kerckhoven are flanked by the simple paintings of Nicola Levoli from Rimini, an Augustinian friar active for a long time at the end of the Eighteenth century for the town bourgeoisie. They represent two very different visions of nature. Van de Kerckhoven considered it as a pretext for virtuous and sumptuous compositions, whereas for Levoli nature was the theatre for slow investigation into everyday life, an investigation which becomes more focused and detailed with successive painters such as Rivalta from Faenza, of whom the Museum has recently acquired some important works. Other still lifes enrich the hall, demonstrating the fortune enjoyed by this pictorial ‘genre’ from the Seventeenth century to the early Nineteenth century.

Unknown (17th century), Still life with musical instruments Fig.68Oil on canvas, 95 x 130 cm

Unknown (17th century), Still life with animals and fruitOil on canvas, 95 x 130 cm

Jacob van de Kerckhoven (around 1640-1712), Courtyard with animals and a figure of a womanOil on canvas, 164 x 260 cmFrom Rome (1984), deposited by the Cassa di Risparmio di Rimini.

Nicola Levoli (1729-1801) attributed, Still life with peasantOil on canvas, 94 x 132 cmAcquired in 2002.

Giovanni Rivalta (1756-1832), Pair of still lifes with kitchen objects Fig.69Oil on canvas, 62 x 90 cmAcquired in 2000.

In the display case:• Angelo Maria Bigari (1692-1776), Still life with kitchen objects.

Tempera on paper. Acquired in 2002• Adriaen Brouwer (around 1605-1638), follower of, Tavern scene.

Oil on canvas, 20 x 16 cm. Acquired in 1961• Five small bronze objects of the 17th and 18th centuries, among them a mortar by

Camillo Bernardi of Montiano (1699)

Jacob van de Kerckhoven, Duck and Basin Fig.65Oil on canvas, 95 x 72 cm

Nicola Levoli, Pair of still lifes with fish Fig.66Pair of canvases, oil, 29.5 x 39 cmAcquired in 1967.

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Nicola Levoli, Pair of still lifes with fish Fig.67Pair of canvases, oil, 45.5 x 65.5 cmAcquired in 1987.

Giovanni Rivalta, Three still lifesTempera on paper, 48 x 66 cmAcquired in 1995.

Nicola Levoli, Pair of still lifes with game, kitchen objects and catPair of canvases, oil, 40 x 52 cmAcquired in 1996.

Nicola Levoli, Pair of still lifes, one with egg and bread and one with jug and fried eggsPair of oil canvases, 32 x 42 cmAcquired in 2005.

VENETO PAINTINGSBetween the Sixteenth and Eighteenth centuries, Rimini had particularly strong trade relations with Venice which also resulted in the import of great altar pieces (by Paolo Veronese, Domenico Tintoretto and Palma the Young) as well as small paintings for the appreciation of ‘private enthusiasts’. Some of these ended up in the collection of the Congregazione di Carità and in the sacristies of major churches and eventually made their way into the Museum: two small ‘apocalyptic’ canvases by Maffei are particularly alluring, still enclosed in their original carved frames. During the Seventeenth century, some Rimini artists (such as Carlo Leoni) trained in Venice or (like Guido Cagnacci) moved there in search of better job opportunities.

Giovan Battista Langetti (1625 – 1676), PhilosopherOil on canvas, 128 x 113 cm

Francesco Maffei (around 1600-1660), The angel of purgatory Fig.70 (quadrangular)Francesco Maffei (about 1600-1660), The Knights of the apocalypse Fig.71 (quadrangular) or together in a single photo, horizontalPair of canvases, oil, 60 x 66 cmDeposited by the Cathedral Chapter.

Pietro Muttoni better known as ‘della Vecchia’ (1603-1678) (?), St. SebastianOil on canvas, 130 x 110 cmDonated by Domenico Francolini (1924)

Alessandro Turchi better known as ‘l’Orbetto’ (1578 – 1649) (?), CribAlessandro Turchi better known as ‘l’Orbetto’ (1578 – 1649) (?), AssumptionPair of canvases, oil, 216 x 103 cmFrom the church of the ‘Teatini’. Acquired in 1916

Veneto painter of the 17th century (from Carpioni?), Satyr and cupids Oil on canvas, 65 x 89 cmFrom the Congregazione di Carità.

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Cristoforo Savolini (1639-1677) (?), St. Ignatius of LoyolaOil on paper, 41 x 27.5 cmAcquired in 1960.

GALLERY OF PORTRAITS AND NOBLE COATS OF ARMS Fig.72Even in Rimini, baroque portraiture perfectly met the demands of the vain, noble and ecclesiastical clients, producing evidently rhetorical and flattering works. Unfortunately, few have survived and the surviving , mostly taken from ‘public’ places (the Town Hall, the Civic Library and monastery reception rooms), are not always excellent examples; thus this section holds paintings which have an ‘official’ nature and concern characters famous for the position they held; the absence in the Museum collection of female portraits is partly explained by this and, although some did exist in noble palaces, they have been lost and are only known of from inventory documents. In addition to the portraits, a series of secular and ecclesiastical coats of arms from Rimini are displayed. With the arrival of the Jacobin troops (1798), many noble coats of arms were destroyed or abraded, depriving us of works of great historical importance. Unfortunately, the origin of most of the coats of arms displayed here – all dated between the 16th and 18th century – is unknown: the collection was mainly formed at the end of the nineteenth century. Medieval coats of arms from Rimini are displayed on the first floor of the Museum.

Unknown, Portrait of a gentlemanOil on canvas, 90 x 71 cmFrom the Congregazione di Carità.

Unknown, Portrait of Count Alessandro MarazzaniOil on canvas, 104 x 76 cmDonated by Alessandro Tosi, 1946.

Unknown, Portrait of Count Camillo MarazzaniRimini patrician and bishop of ParmaOil on canvas, 88 x 61 cmDonated by Alessandro Tosi, 1946.

Unknown, Portrait of Michelangelo BattagliniAbbott general of the Olivetans from 1687 to 1690Oil on canvas, 97 x 77 cmAcquired in 1982.

Roman painter (?) from the 18th century Portrait by Costantino Grassi, Apostolic prothonotaryOil on canvas, 67 x 50 cmDeposited by the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini.

Benedetto Gennari (1633-1715) (?), Portrait by Filippo Ricciardelli, ‘castellan of Rimini’ (1662) Fig.73Oil on canvas, 74 x 62 cmDeposited by Cassa di Risparmio di Rimini.

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Unknown, Portrait of Count Ludovico Bianchetti GambalungaOil on canvas, 217 x 140 cmDeposited by the Biblioteca Gambalunghiana.

Unknown, Portrait of a CardinalOil on canvas, 72 x 60 cm

Unknown, Portrait of Count Luigi Valenti GonzagaCardinal Legate of Romagna from 1778-1783Oil on canvas, 74 x 63 cm

Unknown, Portrait of Count Mario BolognettiCardinal Legate of Romagna from 1751 to 1754Oil on canvas, 70 x 59 cm

Unknown, Portrait of Count Ludovico Valenti GonzagaBishop of Rimini from 1759 to 1763Oil on canvas, 72 x 60 cm

Unknown, Portrait of Count Giuseppe Garampi (1725-1792)Cardinal Titular of the Basilica of Santi Giovanni e Paolo al Celio (1775)Oil on canvas, 136 x 100 cmDeposited by the Libreria Gambalunghiana.

Ligorio Donati (1725- doc. until 1774), Portrait of Jano Planco Fig.74Oil on canvas, 95 x 73 cmDeposited by the Libreria Gambalunghiana.

Roman painter (around 1770), Pope Clement XIV Fig.75Oil on canvas, 73,5 x 99 cmDeposited by the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini.

The following are also displayed in this area:

Two inscriptions from the Annona building (1716)Istrian stone, cm. 84 x 127.The two inscriptions come from the building of the Annona (ancient food administration board), also called ‘of Abundance’, which included grain stores and public ovens (for this reason this place is also known as ‘the building of the ovens’). It was built in 1615 in Piazza della Fontana, also known as Piazza del Comune (now Piazza Cavour) where the Theatre now stands.

Bollard with city coat of arms (1718)Istrian stone, 100 x 38 x 38 cm

Sign of the Pharmacy of the ‘Moderati’, better known as ‘della morte’ (‘of death’) Fig.76Stone, 82 x 50 x 27 cmThe ‘Moderati’ pharmacy sign comes from the current piazza Tre Martiri; together with the bollard from 1718, this is one of the few surviving elements of the ancient urban landscape of Rimini.

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Tombstone of Odoardo Bianchelli, 1659Stone, 120 x 88 cmFrom the Malatesta Temple.

Tombstone of the Gambalunga family (Bologna branch) (16th century)Stone, 111 x 69 cmFrom Bologna, donated by Count Cesare Ranuzzi Segni, 1933.

Fragment of the tombstone of Andrea Olfi (16th – 17th century)Stone, 56 x 69 cmFrom the Malatesta Temple.

Six noble coats of armsCoat of arms of the Serafini-Farnese families (16th - 17th century) Coat of arms of the Tortorini family (16th century)Coat of arms of the Bandi Counts (16th century)Coat of arms of the Serafini family (17th century)Two coats of arms of Mons. Cipriano Pavoni, bishop of Rimini from 1619 to 1627.

Majolica stove with depiction of the dexterarum iunctio Fig.77White majolica with gilding, 200 x 83 x 60 cm, beginning of the 19th centuryDonated by Dr. Vittorio Belli (1946).

Emilia craftsman, TableCarved, painted and gilded wood, 85 x 162 x 90 cm, 18th century

THE EIGHTEENTH CENTURY IN RIMINIThe works of the best Rimini artists of the Eighteenth century (the architect Giovan Francesco Buonamici and the sculptor Antonio Trentanove) are found in the city churches and in public buildings which were built and renovated during this century. The Museum, therefore, preserves many paintings by more modest artists, such as Giovan Battista Costa, a painter who was protected by the Marcheselli family, particularly by Carlo Francesco Marcheselli, an art lover and creator of the first Guide to Rimini. However, the culture of Rimini was better expressed in other contexts in the Eighteenth century: the antiquities and sciences (Giovanni Bianchi, Giovanni Antonio Battarra and Francesco Bonsi), erudition (Giuseppe Garampi and Angelo and Francesco Gaetano Battaglini) and letters (Aurelio Bertola).

Display case:Veneto painter? of the 18th century: The Martyrdom of St. Margaret, oil on panel (draft for ceiling?), 54 x 26.5 cm, deposited by the Cathedral Chapter. – G. M. Crespi (1665-1747), Holy family, oil on canvas, deposited by the Museo delle Grazie of the Padri Minoti Osservanti of Rimini. - Ubaldo Gandolfi (1728-1781), Holy Family, oil on canvas, deposited by Ms. Silvana Garavini, 1992. – Sculptor of the 18th century, Annunciation, polychrome terracotta (fragmentary). - Copy of the miraculous Madonna di Casa Parri, tempera on paper. – 18th century sculptor, Female head, Marble. – Medal for the painter Giovan Battista Costa (1740), bronze, diam. 6.5 cm, donated by Antonio Bianchi, 1933. - Unknown sculptor of the 18th century, Two high-reliefs with female profiles, marble.

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Giovan Battista Costa (?), The archangel MichaelOil on canvas, 54 x 40 cmDonated by Domenico Francolini (1924).

Giuseppe Passeri (1654-1714?), The Assumption of the VirginOil on canvas. 260 x 195 cm.Originally in the church of San Sebastiano. From the Congregazione di Carità.

Giuseppe Torretti (1682-1743), Fragments of the tombs of Luigi Marcheselli and Filippo MarcheselliMarble (busts 75 x 67 x 30 cm; inscriptions, 80 x 75 cm; coats of arms 55 x 42 cm)From the Teatini church. Acquired in 1916.

Giovan Battista Costa, Allegory of SimplicityOil on canvas, 178 x 258 cmAnother three allegories of the same series (Humility, Prudence and Strength) are deposited in the Municipal Residence.

Giovan Battista Costa, St. Gertrude Fig.78Oil on canvas, 195 x 120 cmFrom the church of ‘Crocina’. Acquired in 1966.

Unknown sculptor of the 18th century, Fragments of the tomb of Carlo Francesco MarcheselliMarble (bust 68 x 56 x 35 cm; coat of arms, 47 x 40 cm)From the church of San Francesco.

Giuseppe Milani (1716-1798), SummerFresco detached in 1916, 185 x 200 cmFrom the former Palazzo Cima.

Pietro Tosi (doc. from 1720-1754), The ImmaculateOil on canvas, 123 x 59 cm

Padre Atanasio (Favini) da Coriano (1749-1843), The ImmaculateOil on canvas, 110 x 83 cmDeposited by the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti.

Richard Wilson (1713-1782), The Roman Bridge at Rimini Fig.80Oil on canvas, 50 x 71 cmAcquired in 1971.

Pietro Santi (1737-1812), Portrait of Aurelio Bertola Fig.79Oil on canvas, 63 x 49 cmAcquired in 1963.

Giuseppe Soleri Brancaleoni, Ecce HomoOil on canvas, cm. 70 x 62

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From the San Bernardino Convent in Rimini, deposited by the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini.

Unknown sculptor of the 17th century, Madonna.Polychrome carved wood, 140 x 35 x 48 cmThis piece was partially defaced on the front and the back in 1885 to be covered with a cloth dress.From the church of Santa Maria della Misericordia, better known as ‘Chiesa dell’Ospedalino’.

Stefano Montanari (1876-1851), The ecstasy of St. FrancisOil on canvas, 116 x 90 cmDeposited by the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini.

Giuseppe Soleri Brancaleoni (1750-1806), Tobias and the AngelOil on Canvas, 184 x 100 cm

Giuseppe Soleri Brancaleoni, Abraham casts out Hagar and Ishmael Fig.81Oil on canvas, 184 x 125 cm

Roman sculptor, Bust of Benedict XIV (1740-1758)Marble, 69 x 76 x 40 cmFrom Palazzo Garampi.

EIGHTEENTH CENTURY PAINTINGSThe modesty of the local paintings is contrasted in the Eighteenth century by the good quality of ‘foreign’ works from Veneto, Rome and Bologna, imported by old and new religious orders or painted on site, such as the beautiful frescoes by Vittorio Maria Bigari in the church of Sant’Agostino (1722), of which the Museum preserves substantial fragments.

Gaetano Gandolfi (1734-1802) (?), The Saints Anthony Abbott and GaetanoPair of oil on canvas paintings, 55 x 44 cmDeposited by the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini.

Giacomo Triga (?-1746), Our Lady giving a dress to the founders of the Servants of Mary (1731)Oil on canvas, 270 x 167 cmOriginally in the church of Sant’Eufemia. From the Congregazione di Carità.

Giuseppe Antonio Petrini (around 1677-1759) (?), St. AndrewOil on canvas, 132 x 108 cmFrom the Congregazione di Carità.

Display caseMade in Pesaro (?) in the 17th century, Female head, majolica. – Bologna school of the 18th

century, Small painting depicting the Nativity, deposited by the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini. – Faenza workshop of the 17th century, Madonna with child and St. Catherine of Siena, majolica tile, 28 x 35 cm, from Sorbano (Sarsina), donated by Alessandro

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Lami, 1980. – Heads of cherubs and an old man, 17th -18th century, Stone sculptures. - Missal, 18th

century (donated by G. Sesto Menghi); - Music box, 18th century.

Giambattista Pittoni (1687-1767), St. Jerome Fig.82Oil on canvas, 97 x 77 cm

Antonio Crespi (1712-1781), PietàOil on canvas, 115 x 178 cmFrom the Congregazione di Carità.

Girolamo Donnini (1681-1743), Pietà and SaintsOil on canvas, 270 x 164 cmOriginally in the church of Santa Eufemia. From the Congregazione di Carità.

Vittorio Maria Bigari (1692-1776), Angels singing and playing Fig.83Four detached frescoes, 170 x 160 cm (three); 170 x 107 cmFrom the church of San Giovanni Evangelista, better known as church of Sant’Agostino.The frescoes were detached from the presbytery vault, seriously damaged from the earthquake of 1916. They were painted between extraordinary Rococo plasterwork made on a drawing by Ferdinando Bibiena. They are considered early masterpieces of the Bologna painter because of their freshness and vivacity, this same painter also frescoed the great nave ceiling of Sant’Agostino church.

FURNISHINGSFurniture and furnishings - benches, chests, tables, mirrors and frames – from different ages can be found around various points of the Museum, and especially in the ‘Portrait Gallery’. However, even though there are many examples, they are insufficient for creating a schematic idea of tastes and styles. Both the drawings signed by the painter and architect Gaetano Stegani (real ‘designs’ for lavish church furnishings conceived in the purest Baroque style in Bologna) and the recently acquired allegorical terracotta figures, works of Giovan Battista Ballanti Graziani of Faenza and typical of neoclassical decor, are precious integrations to the Eighteenth and Nineteenth century furnishings.

Armchair (18th century)Carved natural wood 113 x 60 x 65 cm

Bologna frame (18th century)Carved and gilded wood, 81 x 73 cm

Bologna mirror (18th century)Carved and gilded wood, 81 x 51 cm

Marcantonio Franceschini (1648-1729) (school of), Madonna with childOil on canvas, 76 x 64 cmDeposited by the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini.

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Felice Andrea Bondi (1670–1733), Madonna with childOval, on canvas, 116 x 91 cmDeposited by the Museo delle Grazie of the Padri Minori Osservanti of Rimini.

Felice Orlandi (around 1799-1870), Vegetable basket and Fruit basket Figs.84, 85Pair of temperas on paper, 29 x 45 cm

Giuseppe Stegani (1719-1787), Drawing for liturgical furnishingsInk on paper, 47 x 35 cm

Large Emilia chest with flap and drawer (18th century)Inlaid wood, 108 x 151 x 63 cm

Unknown painter of the 18th century, Madonna with childOil on canvas, 101 x 78 cm

NEOCLASSICISM IN RIMININeoclassical painting in Rimini is mainly attributed to the painter Marco Capizucchi, a pleasant decorator and ‘historic painter’, who had the good fortune to paint a great number of theatres and ceilings in Romagna and Marche, mainly competing with artists from Faenza. More famous than Capizucchi was Francesco Albèri, who was often appointed both by the government of Naples and the papal government, and who taught at the Accademia Clementina of Bologna; however, his presence in Rimini was sporadic and limited to his younger years, like his son Clemente, an excellent artist, who also taught at the Bologna Academy.

Marco Capizucchi (1784-1844), Sacrifice for the founding of Rimini Fig.87Tempera on canvas, 92 x 148 cm

Marco Capizucchi, Harangue in the Court of Rimini Fig.86Tempera on canvas, 92 x 148 cm

Marco Capizucchi, The death of SocratesTempera on paper, 38 x 52 cm

Giuseppe Turchi (1759-1799), Portrait of the Doctor Michele Rosa (1731-1812) Oil on canvas, 46 x 37.5 cm

Luigi Pedrizzi (1803-1879), Family portrait (1837)Oil on canvas, 62 x 75 cmAcquired in 1964.

Clemente Alberi (1803-1864), Portrait of Pietro Renzi Fig.88Oil on canvas, 58 x 46 cmDonated by Giulia Carlini widowed Renzi, 1938.

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Clemente Alberi, Paolo and Francesca (1828) Fig.89Oil on canvas, 72 x 108 cmAcquired in 1992.

Clemente Alberi, Portrait of a gentleman (1852)Oil on canvas, 61 x 48 cmAcquired in 1993.

Emilia wall table, neoclassicalCarved, painted and gilded wood, 98.5 x 177 x 79 cm

Romeo Pazzini (1852 - 1942), Dante Alighieri (1921)Terracotta, 58 x 54 x 37 cm

Marco Capizucchi, Venus and Adonis Fig.90Tempera on canvas, diam. 138.5 cm

Marco Capizucchi, Socrates and AthensPen and watercolour on paper, 25 x 39 cmAcquired in 1992.

NINETEENTH CENTURY RIMINIThe eclectic and skilled professional painter Guglielmo Bilancioni was well-liked by the local bourgeoisie due to his ability to paint accurate portraits and rich decorations. Despite the fact that his work often led to him working far from home (in Greece and Sardinia), he was responsible for the academic and traditional tone that Rimini art assumed in the second half of the Nineteenth century and kept for a good part of the Twentieth century. Norberto Pazzini from Verucchio, trained in Rome at Nino Costa’s school, was the more sensitive and refined painter of Nineteenth century Rimini painters; however, his work mainly took place in Rome. Mariano Mancini, designer, decorator and still life painter and Francesco Brici, portraitist and painter of holy stories and portraits, were most active in Rimini.

Guglielmo Bilancioni (1836-1907), Portrait of Valerio Valeri Caldesi (1879) Pastel on paper, 61 x 48 cmDonated by Valerio Valeri Caldesi j. (1970).

Guglielmo Bilancioni, The baptism of Christ (1869)Oil on panel, 53 x 24.52 cmDonated by G. Bilancioni j. (1933).

Guglielmo Bilancioni, Portrait of a young girl Fig.91Oil on canvas, 61 x 50 cmDonated by the heirs of A. Biasini (1971).

Guglielmo Bilancioni, View of Athens from Piraeus Fig.93Oil on canvas, 30 x 57.7 cmDonated by G. Bilancioni j. (1933).

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Guglielmo Bilancioni, View of CagliariOil on canvas, 23.5 x 50 cmDonated by G. Bilancioni j. (1933).

Guglielmo Bilancioni, Indoor scene with young Greek woman Fig.92Oil on canvas, 43.5 x 34.4 cmDonated by the heirs of A. Biasini (1971).

Guglielmo Bilancioni, Portrait of Guglielmo Massani (1873)Oil on canvas, 118 x 87 cmDonated by Mr. Guiducci Giorgi Landi (1968).

Guglielmo Bilancioni, La Trakka (Sardinian costumes)Oil on canvas, 76 x 112 cmDonated by the heirs of A. Biasini (1971).

Display case: • Four small paintings by Guglielmo Bilancioni, mostly donated in 1971 by the heirs of

Ms. Amelia Biasini, a relative of the artist: - Landscape with San Marino, panel, 17 x 27.5 cm – The harvest, canvas, 15 x 48 cm – The Arch of Augustus in Snow, panel, 30 x 19 cm – The Marecchia riverbed, canvas, 28.5 x 84 cm.

• Five watercolours by Mariano Mancini, acquired in 1995: - Design for wall decoration, Naples 1899; - Design for ceiling decoration, Sulmona 1888; - Two designs for the completion of the Malatesta Temple, 1918; - Frieze with vase of flowers, around 1920.

• To the side of the display case: - Francesco Brici, Old lady with lantern (1899), panel, 42.5 x 30 cm.

Mariano Mancini (1861-1928), Feast flowersOil on canvas, 150 x 64.7 cm

Romeo Pazzini (1852-1942), St. John the Baptist (around 1930) Fig.94Bronze, 106 x 51 x 29 cmAcquired in 1933.

Romeo Pazzini, Giovanni di Bicci de’ Medici (around 1925)Polychrome terracotta, 56 x 52 x 31.5 cmAcquired by 1933.

Mariano Mancini, Lemons and oranges Fig.95Oil on paper?, 27.5 x 43.5 cm

Mariano Mancini, Fish in newspaperOil on panel, 15 x 23 cm

Francesco Brici (1870-1950), Portrait of Dr. BartoliniOil on canvas, 47.5 x 30.5 cmDonated by Giuseppe Bartolini.

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Francesco Brici (1870-1950), Portrait of Mariano Mancini (1898)Pastel on paper, 60 x 43.5 cm

Francesco Brici, Rimini Doctors (1901) Fig.97Pastel on paper, 48 x 200 cmAcquired in 1965.

Norberto Pazzini (1856-1937), Rustic cabin (1927)Oil on panel, 21.5 x 36.5 cmDonated by the Pazzini family (1983).

Norberto Pazzini, The calf (1930) Fig.96Oil on canvas, 23 x 28 cmAcquired in 1933.

SELF-PORTRAITS OF THE TWENTIETH CENTURYDuring the thirties, thanks to Dr. Carlo Lucchesi, director of the Istituti Culturali, a large group of ‘self-portraits’ of Rimini artists was formed at the Museum, which has subsequently been enriched by various donations. These self-portraits - from timid adhesions to the late scapigliatura period, hints of secessionist stylisations, declarations of Twentieth century faith and naive expressionist works – are displayed once again, supplemented by recent donations, as evidence of the pictorial activity in the city, most intense in the Twentieth century and involving numerous and enthusiastic painters, especially during the two world wars; and as a conclusive document of a traditionalist method and, in many respects, an anachronism of understanding and making art.

Francesco Brici (1870-1950), Self-portrait (1933) Fig.98Oil on panel, 43 x 23.5 cmDonated by the artist (1933).

Alberto Bianchi (1882-1969), Self-portrait (1948)Pastel on paper, 48.5 x 38.5 cmDonated by a Rimini group (1998).

Giuseppe Piombini (1908-1990), Self-portrait (1956)Oil on cardboard, 47 x 45 cmDonated by Maurizio Piombini (2007).

Addo Cupi (1874-1958), Self-portrait (1931) Fig.99Oil on canvas, 76 x 67 cm

Primo Amati (1894-1944), Self-portrait Oil on panel, 37 x 27 cm

Gaetano Mele (1916-1991), Self-portrait Oil on panel, 27 x 21 cmDonated by Anna Turri Siligardi (1994)..

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Nicolosa Leziroli Rastelli (1908-2002), Self-portrait (1939) Fig.100Pastel on paper, 62 x 48 cmDonated by the artist (1994).

Felice Bertozzi (1915-1994), Self-portrait (1969)Oil on canvas, 88 x 79 cm.Donated by the family.

Demos Bonini (1918-1991), Self-portrait (1943) Fig.101Oil on canvas, 69 x 49 cm

Tommaso Molari (1876-1935), Self-portrait (1933)Oil on canvas, 71 x 50 cm

Gino Ravaioli (1895-1982), Self-portrait (1930) Fig.102Oil on canvas, 70 x 56 cm

Piero Guardigli Bagli (1898-1946), Self-portrait Oil on panel, 46 x 37 cm

Emo Curugnani (1897-1964), Self-portrait (1932)Oil on panel, 37 x 30.5 cmDonated by the artist (1933).

Alfredo Scarponi (‘Alfredo di Romagna’, 1903-1979), Self-portrait (1934)Oil on panel, 45 x 35 cm

Isidoro Barilari (‘Doro d’Arimini’, 1897-1964), Self-portrait Tempera and pastel on paper, 24 x 20 cm

Giovanni Sesto Menghi (1907-1990), Self-portrait (1937) Fig.103Oil on canvas, 35 x 30.5 cm

Luigi Bonizzato (1898-1962), Self-portrait (1947)Oil on panel, 28 x 26 cmDonated by the Bonizzato family (1998).

PORTRAITS OF THE CITY AND RIMINI COATS OF ARMSSome important works – prints and paintings – inspired by the city can be found at the beginning of the corridor; following these are various stone coats of arms, among then the coat of arms of the Society of Jesus, perhaps originally placed at the entrance of their ‘College’ in Rimini.

Filippo De Pisis (1896-1956), Piazza Cavour (1940) Fig.104Oil on panel, 65 x 47 cmAcquired in 2007.

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Rimini, 1616 Engraving from a drawing by Alfonso Arrigoni, 32 x 42 cmFrom C. Clementini, Raccolto istorico della fondatione di Rimino, Rimini 1617.

Rimini, 1663 Fig.105Engraving by J. Blaeu, 39.5 x 43 cmReprint by P. Mortier, Nouveau Theatre d’Italie, Amsterdam 1724.

Topographic map of the Diocese of Rimini at the end of the 18th centuryWatercolour and tempera on paper, 110 x 165 cm

The eastern entrance of Rimini, around 1835 Engraving by Bernardo Rosaspina from a drawing by L. Ricciardelli, 33 x 41 cm

The Malatesta Temple, around 1835 Engraving by Bernardo Rosaspina from a drawing by R. Trebbi, 28 x 38 cm

A Piazza in Rimini, around 1835 Engraving by Bernardo Rosaspina from a drawing by R. Trebbi, 28 x 38 cm

The Roman Bridge in Rimini, around 1835 Fig.106Engraving by Bernardo Rosaspina from a drawing by L. Ricciardelli, 28 x 38 cm

Guglielmo Bilancioni (1836-1907), Kursaal Fig.107Oil on canvas, 115 x 216 cmDeposited by the Provincial Administration of Rimini.

Coat of arms of Cardinal Domenico Maria Corsi (17th century)Bishop of Rimini from 1687 to 1697Marble 75 x 56 x 14 cm

Coat of arms of the Jesuits (18th century) Fig.108Limestone 56 x 38 x 9 cm

Coat of arms of the Paci family (1631)Donated by Count Luigi Baldini (1870)Limestone 65 x 55 x 12 cm

Coat of arms of Cardinal Michelangelo Tonti (17th century)Limestone 120 x 83 x 13 cm

Fragmentary coat of arms of Pope Julius III (1550-1555)Limestone 115 x 92 x 24 cm

Keystone of an arch with abraded coat of arms (17th century)Limestone 75 x 27 cm

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Coat of arms of the Confraternita di Santa Croce (17th century)Limestone 38 x 32 cm

The following works are also displayed in this area:

Giovan Battista Costa (?) (1697-1767), Portrait of Marquis Ercole BuonadrataOil on canvas, 247 x 159 cmFrom Palazzo Buonadrata. Acquired in 1960.

Bologna painter 18th century, Madonna with child and St. John the Baptist Oil on canvas, 75.5 x 62.5 cm

Gian Andrea Lazzarini (?) (1710-1801), Madonna with childOil on canvas, 72 x 57.5 cm

Wall table (17th – 18th century)Carved, painted and gilded wood.90 x 127 x 62.5 cm

Romeo Pazzini (1852-1942), St. George and the DragonBronze, diameter 104 cmAcquired in 1933.

MODERN PAINTERSA few pieces of contemporary art are being provisionally displayed in this small room, awaiting the completion of the restoration works to a building adjacent to the Museo della Città, intended to host the Museum of Modern and Contemporary Art and the Museo degli sguardi.

Giuliana Mazzarocchi (1921), Triptych of the Fig Tree (1973) Fig. 112One of three panels which comprise the work, Acrylic on canvas, 100 x 80 cmDonated by the artist.

Doro Barilari (Doro d’Arimini, 1897-1964), After the party (around 1925)Mixed technique, 73 x 101 cm

Fernando Gualtieri (1919), My Nuong (1977-78)Oil on canvas, 54 x 37 cmDonated by the artist (2010).

Fernando Gualtieri, Shimmering (2000) Fig. 113 (horizontal)Oil on canvas, 125 x 135 cmDonated by the artist (2010).

Fernando Gualtieri, The Grape of Romagna (1970)Oil on canvas, 33 x 40 cmDonated by the artist (2010).

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Fernando Gualtieri, My Wife (1958)Oil on canvas,44 x 37 cmDonated by the artist (2010).

Fernando Gualtieri, The horses of Vietnam (2003)Oil on canvas, 92 x 71 cmDonated by the artist (2010).

Giovanni Sesto Menghi (1907-1990), Debora Seidenfeld Stratiesky (Barbara Tresso) (1948)Oil on canvas board, 50 x 40 cmDonated by Grazia de Paulis (2012).

Giovanni Sesto Menghi (1907-1990), Sick boy (1962)Oil on canvas, 42 x 34 cmDonated by the artist’s sisters (1991).

Obes Gazza (1931), Memory of a Roman holiday (1961)Oil on canvas, 58.5 x 98.5 cm

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BIBLIOGRAFIA

Gli studi riguardanti i materiali non archeologici del Museo della Città sono numerosi: un elenco, anche sommario, dovrebbe comprendere diverse centinaia di titoli. Qui si indicano solo gli studi complessivi più recenti, dai quali si potranno ricavare utili indicazioni particolari.

There are numerous studies regarding the non-archaeological material of the City Museum: an extensive list, including a summary, would include hundreds of titles. Here, we indicate just the most recent studies, in which you can find useful information.

P.G. Pasini, M. Zuffa, L’arte e il patrimonio artistico e archeologico, “Storia di Rimini dal 1800 ai nostri giorni”, III, Rimini 1978Pittura a Rimini tra Gotico e Manierismo, Rimini 1979Appunti per una nuova pinacoteca, Rimini 1983P.G. Pasini, La Pinacoteca di Rimini, Milano 1983M. Biordi, I Musei Civici, in “Storia illustrata di Rimini”, IV, Milano 1991I Gesuiti a Rimini (1627-1773), a c. di P.G. Pasini e G. Rimondini, Rimini 1992Guido Cagnacci, cat. a c. di D. Benati e M. Bona Castellotti, Milano 1993Il Trecento riminese. Maestri e botteghe tra Romagna e Marche, cat. a c. di D. Benati, Milano 1995O. Delucca, Artisti a Rimini fra Gotico e Rinascimento. Rassegna di fonti archivistiche, Rimini 1997Novecento riminese. Pittura a Rimini nella prima metà del secolo XX, cat. a c. di P.G. Pasini, Rimini 1997Medioevo fantastico e cortese. Arte a Rimini fra Comune e Signoria, a c. di P.G. Pasini, Rimini 1998Guercino ritrovato, collezioni e committenze riminesi, cat. a c. di P.G. Pasini, Milano 2002 Seicento inquieto. Arte e cultura a Rimini, cat. a c. di A. Mazza e P.G. Pasini, Milano 2004P. G. Pasini, Il tesoro di Sigismondo e le medaglie di Matteo de’ Pasti, Bologna 2009

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La presente Guida è alla sua terza edizione. Le precedenti, del 1995 e del 2005 (quest’ultima

in lingua inglese), sono state pubblicate quando il Museo della Città era ancora incompleto.

Anche questa si presenta ad allestimento incompleto: mancano ancora, infatti, le sezioni che

comprenderanno i materiali dell’Alto Medioevo e dell’Età Contemporanea. Ma intanto può dare

conto di gran parte del materiale esposto in maniera pressoché definitiva nei due piani riservati

alle sezioni medievale e moderna (che si sono di molto arricchite negli ultimi decenni): ma si

tenga sempre conto che di veramente definitivo, in un allestimento museale serio, non c’è

e non ci dovrebbe essere nulla. Naturalmente altrettanto va detto, in molti casi, per quanto

riguarda i riferimenti agli autori delle opere, tuttavia verificati sui vecchi e nuovi studi e in parte

dovuti a suggerimenti di autorevoli studiosi.

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INDICE

Introduzione

Il museo della cittàEnglish translation

Dal Medioevo al CinquecentoEnglish translation

Dal Seicento all’OttocentoEnglish translation

Bibliografia

7

915

2157

77122

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NOTE:

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Finito di stampare nel mese di Giugno 2014presso La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio S.r.l.