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Cassa di Compensazione e Crediti Cassa di Compensazione e Crediti “Credit Crunch e politica monetaria locale” “Credit Crunch e politica monetaria locale” Un progetto integrato Un progetto integrato Realizzazione di una Cassa di Compensazione fra soggetti IVA per dare liquidità alle Imprese ed ai Cittadini nell'ambito di un circuito socio-economico locale Proposta di utilizzo dei BSL (Buoni Sociali Locali) Soluzioni di Microcredito e Finanza Etica

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la proposta di Valentino De Santi

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Cassa di Compensazione e CreditiCassa di Compensazione e Crediti“Credit Crunch e politica monetaria locale”“Credit Crunch e politica monetaria locale”

Un progetto integratoUn progetto integrato

Realizzazione di una Cassa di Compensazione fra soggetti IVAper dare liquidità alle Imprese ed ai Cittadini

nell'ambito di un circuito socio-economico locale

Proposta di utilizzo dei BSL (Buoni Sociali Locali)Soluzioni di Microcredito e Finanza Etica

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2) Prima Fase : Cassa di Compensazione fra soggetti IVA

a) Come funziona

Prendiamo tutti i soggetti IVA di una regione (solo le piccole medie imprese in Lombardia sono oltre 800.000 ) ma vanno sommati tutti i professionisti , tutte le partite IVA individuali “improprie”, tutte le imprese agricole. Tutti questi soggetti emettono fatture o ricevute fiscali quando vendono i loro beni e/o servizi . Il fatturato concorre al loro reddito, sulla fattura emessa si paga l’IVA. Ma la liquidazione della fattura, cioè ricevere il pagamento dal cliente non è una questione fiscale o normativa, è sostanzialmente una questione di flusso di cassa e di liquidità. Se una partita IVA avesse una fattura da un proprio fornitore di 10 € da pagare e contemporaneamente fatturasse verso il suo fornitore 8€ verrebbe naturale ad entrambi saldarsi l’un l’altro pagando l’uno 2 € all’altro. Il primo non andrebbe in banca a prendere 10€ ed il secondo non andrebbe in banca a prendere 8 € per poi mandarseli in modo incrociato. Entrambi pagare le tasse su un fatturato totale si 18 € ma si scambiano 2€ di liquidità, è il concetto di compensazione.

Ora pensiamo ad una “camera di compensazione” dove più soggetti scrivono i loro crediti o debiti. Una vera e propria “tenutaria dei conti debiti/crediti” del circuito delle aziende che si compensano in modo multilaterale le proprie fatture. Immaginiamo che le aziende del circuito quando si scambiano beni possano farsi pagare parte in Euro e parte in crediti che vengono loro trasferiti dal soggetto che compra e che aveva a sua volta crediti da poter spendere. Abbiamo fatto la camera di compensazione.

Per altro in termini bancari la camera di compensazione non è nient’altro che una delle funzioni principali che ha la Banca Centrale dello Stato, che tiene appunto il conto debiti/crediti di tutte le banche commerciali che sono sul territorio Nazionale e che hanno, appunto, almeno un conto presso di lei. Le Banche a fine giornata non si pagano i trasferimenti l’un l’altra con contante che circola (ovviamente), ma compensandosi reciprocamente l’un l’altra debiti e crediti via click che vengono fatti presso la Banca Centrale, garante sostanzialmente di questi click.

Ora torniamo ai nostri soggetti IVA che si accordano per scrivere debiti/crediti in una camera di compensazione Regionale inizialmente, ma che può diventare di più Regioni associate al progredire della sua espansione. Il soggetto che ha credito presso la camera di compensazione e lo spende verso un altro soggetto, passa il suo credito all’altro soggetto che non solo vende ma ha anche pagata immediatamente la sua fattura . Questo secondo soggetto avrà a sua volta un credito da spendere etc…..

Si notino subito due vantaggi non indifferenti

Il credito iniziale che fa partire la macchina è stabilito dal sistema stesso indipendentemente dal sistema Bancario tradizionale (poi ritorneremo sul come lo si fa nell’interesse pubblico)

Il fornitore di un bene/servizio ha pagata SUBITO la sua fattura appena la emette, poiché non serve una “ricerca della liquidità” per regolare i pagamenti. La liquidità “comprata in banca”, che funge da catena di trasmissione fra i vari anelli di una catena del credito è eliminata alla radice, e quindi non ci sono tempi morti nei pagamenti .Spesso le imprese vanno in crisi di liquidità anche solo per il tempo necessario ad incassare i crediti. Qui è immediato.

Per una Azienda od un singolo professionista o chiunque abbia una partita IVA, la camera di compensazione non è

quindi nient’altro di un conto corrente (ma non tenuto presso una banca) dove ha liquidità da spendere con l’unico vincolo che la spesa può essere fatta SOLO verso un altro “correntista” della Camera di Compensazione.

Da notare che qualsiasi soggetto che abbia un credito (liquidità in moneta locale) perché ha venduto il suo bene/servizio è portato a cercare un fornitore INTERNO al sistema dove spenderlo poiché qualsiasi fornitore esterno non accetterebbe il credito regionale. Il sistema si espande così in maniera abbastanza naturale e velocemente proprio in tempi di crisi di liquidità tradizionale (Euro) poiché, se ci si pensa bene, è esattamente la sua controparte.

Le camere di compensazione sono infatti tipicamente “anticicliche” al contrario del sistema bancario tradizionale che è “pro ciclico”. Cioè in tempi di crisi finanziaria la banca tradizionale fa fatica ad erogare credito, proprio perché lei stessa ha poca liquidità, e con questa difficoltà finisce per aggravare la crisi economica = “pro ciclica”.

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In tempo di crisi invece il sistema complementare, CHE NON FA PAGARE LA LIQUIDITA’ ED IL CREDITO, circola molto di più e compensa quello tradizionale. Per contro in periodo di espansione economica il sistema complementare locale si contrae ed anche si ferma, perché se non c’è nessuna differenza a reperire moneta locale o moneta nazionale/internazionale è più comodo usare quella nazionale/internazionale che apre molti maggiori mercati sia ai proprio prodotti in vendita sia alla possibilità di forniture provenienti da molti altri mercati oltre a quello locale.

Inoltre, come vedremo in seguito, il sistema di moneta locale sarebbe comunque molto utile anche in assenza di crisi finanziaria ed economica e “solo “ per promuovere certi tipi di prodotti (locali, a filiera corta, ecosostenibili, biologici etc…) cioè tutti quei prodotti che costerebbero un po’ di più rispetto al prodotto massificato e proveniente dal mercato globalizzato dove è poco valutato il costo del lavoro. Anche i servizi locali, e segnatamente quelli assistenziali ed alla persona sarebbero molto agevolati da una moneta locale che sostanzialmente li rende più economici poiché pagabili in parte con una liquidità che viene creata senza “comprarla dalle banche” cioè senza fare debiti. Poiché liquidità creata dal sistema stesso e nel momento della necessità.

b) Alcuni dati sulla diffusione del sistema “a camera di compensazione”

Purtroppo normalmente, e da sempre, non c’è una cultura diffusa sulla moneta, tutti la usano ma nessuno conosce bene da dove viene e perché, come è gestita etc.. ancorché temi importantissimi ed alla base di ogni ragionamento in tema economico, anzi, addirittura sulla nuova moneta che ci siamo dati , l’Euro, non c’è conoscenza diffusa e viene confusa la moneta con una generica politica pacifista pro unione degli Stati Europei, ma, ancora di più, e terzo passaggio, in Italia c’è anche molta meno conoscenza diffusa e popolare del funzionamento della moneta, rispetto ad altri paesi Europei, come la Germania ad esempio od i paesi scandinavi; Germania dove esistono diverse monete complementari applicate o paesi scandinavi che si sono guardati bene dall’adottare l’Euro pur essendo nell’Euro zona e soci attivi della BCE, come anche l’Inghilterra.

La moneta complementare locale avrebbe infatti ancor più vantaggi per una economia di piccola piccolissima impresa e media impresa, economia diffusa, come quella italiana con molti operatori e una decisa varianza di prodotti/beni servizi, più ancora che in una economia come quella tedesca centrata più della nostra sulla grande industria. Ma il problema principale è diffonderne la conoscenza.

Altro esempio di maggiore cultura europea in tema di moneta complementare rispetto all’Italiana è la Svizzera: nel paese delle banche per eccellenza vive la camera di compensazione più antica del pianeta: il sistema WIR, fondato nel 1939 (ai tempi del prima grande crisi finanziaria globale) ed ancora vivo tutt’oggi.

Ma diamo appunto alcuni dati di diffusione del sistema della compensazione di crediti/debiti o come potrebbe essere meglio definito: “baratto multilaterale strutturato”

Dati riferiti al 2006 e presi dal Wikipedia.

1.000.000 le aziende che utilizzano anche questa forma di pagamento nei paesi anglosassoni il 65% delle società quotate in borsa al New York Stock Exchange (NYSE) utilizzano il barter (baratto

multilaterale) per ampliare e gestire le loro attività ed imprese le società del Fortune 500 come: Pepsico - Gilette - Time Warner - General Motors - Philips Morris - Itt

Sheraton - Nestlè - Swatch - Kenwood - Xerox etc. includono il barter nelle loro strategie commerciali e finanziarie

negli USA il solo barter movimenta più di 900 miliardi di dollari equivalente al 2,9% del PIL nordamericano l’incremento medio annuo di questa formula di business negli ultimi tre anni è stato pari al 19%

Il sistema realizzato in Sardegna da due anni ha ottenuto l’espansione illustrata nella seguente tabella, dopo diversi mesi nel 2010 di avviamento e sperimentazione. Un dato veramente impressionante di crescita durante il 2011 ed il 2012 con la triplicazione delle transazioni in Euro rispetto all’anno precedente per entrambi gli anni di funzionamento.

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domanda interna che si presuppone in aumento proprio perché aumenta la liquidità interna sia a disposizione delle imprese, sia a disposizione dei lavoratori stessi, sia perché meno licenziati (le imprese hanno credito a minor costo rispetto al sistema bancario) sia perché aumenta il loro potere d’acquisto verso il mercato interno di beni in forza di quanto vedremo nei capitoli successivi.

d) Ulteriori dettagli su come affidare le Aziende ed ulteriori metodi innovativi e “sociali” di affidamento. Interesse e costo dell’affidamento.

Una volta specificato quanto sopra va comunque detto anche che ci sono limiti di esposizione delle Aziende che chiedono credito e che non rientrano entro un tempo stabilito e che tali esposizioni sono coperte sostanzialmente da una assicurazione che concorre al costo del credito stesso che si stima comunque ampiamente ridotto rispetto ai normali interessi bancari, ed applicabile solo quando dopo un anno o due anni il debito verso la cassa non viene ricoperto in Euro od estinto fatturando verso altri soggetti appartenenti alla cassa.

PRIMO CONCETTO: Chi paga lo scompenso in casa.

L’obbiettivo della cassa di compensazione è l’equilibrio, non l’utile di chie la gestisce, tantomeno l’utili finanziario di chi accumula crediti e non li spende. LA cassa non paga quindi interessi attivi, anzi. Qualsiasi sia il costo complessivo del sistema e dato dalla somma di qualsiasi voce, il costo viene ripartito sulle esposizioni SIA ATTIVE CHE PASSIVE. Poniamo che l’esposizione coti il 2% (ma si pensa anche meno) questa percentuale andrà pagata sia dagli sbilanci passivi, che da quelli attivi. Chi ha attività quindi è spinto a programmarsi la sua gestione in modo da non lasciarle ferme e spenderle al più presto. Questo accorgimento aumenta di per sé la velocità di circolazione, in definitiva ed in parte, anche la frequenza e quantità di fatturazioni (= più lavoro). Chi ha crediti è spinto a dare lavoro velocemente a chi può accettarli. Nessuno ha interesse finanziario, tutti hanno lo stesso interesse all’equilibrio ed la massimo fatturato.

SECONDO CONCETTO: il servizio di valutazione come avviene nel microcredito

Va da sé che uno dei servizi principali che offre il gestore della camera di compensazione alle imprese in essa associate, è in sostanza una agenzia di valutazione delle imprese stesse, agenzia che però non si basa solo sull’algoritmo esposto, o su alcune ovvie minime considerazioni patrimoniali, ma anche su una vera e propria valutazione del prodotto/servizio offerto e del modello di business esattamente come si fa anche nel microcredito.

TERZO CONCETTO: La valutazione del prodotto e del lavoro (e non di beni immobili ad esempio) a garanzia dell’esposizione negativa

Vi può inoltre essere, caso per caso, ed Azienda per Azienda, ed in base alla domanda dei prodotti di questa Azienda sul mercato interno, la possibilità di garantire il debito che una azienda contrae rimanendo scoperta con il circuito per diverso tempo, con il lavoro o beni prodotti che mette a disposizione del circuito e garantisce di dare al circuito come opzione di ritiro a costi inferiori rispetto al loro prezzo di mercato. Cioè in alcuni casi è possibile garantire la propria esposizione non con beni immobili (come ad esempio si fa verso una banca) ma con lavoro o beni prodotti di cui si cede opzione di utilizzo alla comunità delle imprese appartenenti alla camera di compensazione a costo inferiore rispetto al costo di mercato, se non si riesce a rientrare del proprio debito via la fatturazione a prezzi corretti. Valutare un magazzino in queste condizioni o la parziale svendita dello stesso, non è come valutarlo come in un eventuale totale svendita da fallimento. Proprio il rapporto radicalmente diverso rispetto al rapporto azienda – Banca che le aziende hanno rispetto all’organismo di valutazione della camera di compensazione, potrebbe agevolare questa valutazione del prodotto a garanzia.

QUARTO CONCETTO: Il microcredito o la Regione entrano nel circuito della camera di compensazione.

Abbiamo detto che comunque, attivati molti meccanismi per proteggere l’impresa da crisi di liquidità, non ci si può permettere però un fallimento che pesi su tutto il sistema e quindi comunque ci vuole una assicurazione sul credito. Si potrebbe precorrere la strada più comoda di assicurare ogni singola azienda con diversi tassi da azienda ad azienda. Ma si può percorrere la strada di assicurare lo scompenso negativo prolungato di una qualsiasi azienda del circuito, cioè il contraente della assicurazione è la cassa di compensazione nel suo insieme e non la singola azienda. In questa ottica sarebbe del tutto auspicabile che fosse l’ente pubblico Regionale che garantisse. In fondo si tratterebbe di

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aiutare le imprese del proprio territorio con una cifra eventuale (neanche di spesa certa) molto inferiore al finanziamento diretto di una singola azienda, dato che si finanzia l’eventuale differenza espositiva negativa protratta.

Ma anche posto che il sistema sia del tutto privato e senza sussidi pubblici (cosa non auspicabile comunque), il microcredito potrebbe intervenire e fungere da assicurazione. Proprio perchè anche nel caso del microcredito si potrebbe finanziare l’attività imprenditoriale di molte aziende (come negli intenti del microcredito) ma usando in sostanza un elevata LEVA FINANZIARIA, che permette di finanziare SOLO le differenze espositive protratte e non direttamente la singola azienda. Proprio perché ‘ il sistema nel complesso delle aziende in prima battuta, e per tutto un anno o due, finanzia la singola esposizione.

e) Sette concetti riassuntivi base di questa declinazione della camera di compensazione.

a) FLESSIBILITA’ NEL CREARE LIQUIDITA’ IN ESPANSIONE CONTRAZIONE CONTINUA nel momento dell’utilizzo e SOLO se utilizzata

Il primo concetto importante in un sistema di moneta complementare che usa la compensazione multilaterale di debiti/crediti, differentemente da un sistema di moneta complementare che crea liquidità distribuendo buoni è che la compensazione non aumenta a priori la base monetaria del territorio ma crea liquidità, per definizione, contestualmente alla transazione e SOLO se avviene la transazione. Non è quindi per definizione un sistema che crea inflazione poiché appunto non crea base monetaria con un rischio che possa non essere usata, tanto meno crea base monetaria senza accertarsi che tale “moneta” abbia una richiesta di utilizzo totale che ne garantisce la circolazione e la domanda. Di fatto si crea liquidità in quantità continuamente variabile nel tempo a seconda degli scambi stessi , ed è quindi un sistema monetario “perfetto”, dal punto di vista dell’inflazione, che si espande o comprime in volume a seconda del suo utilizzo.

b) PARITA’ di COSTO PER I DEBITORI E CREDITORI (parte dell’interesse passivo)

Il secondo concetto è che il sistema deve essere strutturato per favorire al massimo il pareggio complessivo dei crediti/debiti. Cioè è pensato per agevolare le transazioni e “l’economia reale” e non per creare accumuli di crediti che rendano in interessi. In questo senso le esposizioni sia passive che attive sono “tassate”, quindi anche le attive esattamente come le passive. Chi ha crediti non deve avere interesse a tenerli ma li deve spendere. La “tassazione” dello sbilancio è per una percentuale minima necessaria a pagare il sistema e garantire una parte di copertura assicurativa di eventuali debiti non rientrati entro un tempo stabilito (un anno o due).

c) ESPOSIZIONE MINIMA valutata con i concetti del MICROCREDITO e possibilità di CEDERE PRODOTTI/LAVORO A GARANZIA di esposizioni non rientrati

Il terzo concetto è che la percentuale di esposizione in debiti verso il sistema è comunque minima e valutata caso per caso sia con alcuni parametri di patrimonio ma soprattutto con i parametri tipici del microcredito. Il ramking ce attribuisce la struttura di valutazione può anche valutare che la esposizione possa essere garantita non da patrimonio ma da lavoro/prodotti ceduti in opzione all’insieme della camera di compensazione a prezzi di realizzo (ma comunque superiori alla valutazione in un eventuale fallimento)

d) ESPOSIZIONE/RISCHIO DIFFUSO e NON CONCENTRATO. “Socializzazione” delle esposizioni.

Il quarto concetto è che una eventuale esposizione di un operatore, che non rientra neanche minimamente del suo debito (non riesce a vendere ad altri soggetti del sistema per un periodo prolungato), è sostanzialmente una esposizione verso TUTTI gli altri soggetti solidali del sistema. In sostanza un sistema di baratti multilaterali non solo genera un corpo solidale di soggetti che si scambiano forniture e vendite ma anche di soggetti che si scambiano crediti in modo “multilaterale”, in altri termini non è una Banca che rischia in un rapporto a due con una impresa finanziata, ma un insieme di imprese con un insieme di imprese come controparte anche dal punto di vista dello scambio del credito e non solo della merce/servizio. Ciò abbassa di molto il rischio rendendo solidale anche la eventuale difficoltà momentanea di una impresa che non trova clienti sufficienti, in un determinato periodo, nei confronti di altre imprese che potrebbero decidere di diventare clienti proprio per abbassare l’esposizione complessiva e bilanciare complessivamente il sistema .

e) COSTI BASSI equivalenti solo al costo di assicurazione e pagati anche dai depositi attivi, più costi di funzionamento che si possono rappresentare per lo più come costi costanti e poco variabili e quindi abbattibili

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nelle quota pro azienda, in relazione alla crescita del numero di aziende. E’ possibile inoltre che, solo inizialmente, si applichi un costo percentuale alla singola transazione compiuta, finchè la dimensione della rete non copra i costi di gestione senza questa percentuale. Anche se si applicasse una percentuale (supponiamo lo 0,5% sul valore della transazione avvenuta) questo costo sarebbe variabile e comunque inferiore anche ad un costo banalmente promozionale, dato che le Aziende ottengono anche, dall’appartenere ad un circuito di fornitura, il fatto di avere anche un circuito di clientela fidelizzata che ha massimo interesse a spendere i proprio crediti accumulati verso i prodotti del circuito stesso.

Il quinto concetto quindi, molto importante, è che la liquidità non costa a priori, non è applicato interesse; costa, ma in termini di ripartizioni di costi di funzionamento, solo il suo sbilancio e comunque in termini inferiore al tasso del prestito tradizionale.

f) LA CATENA DEL CREDITO NON HA TEMPI MORTI PER “INCASSARE” UNA FATTURA

Cioè chi fa una vendita ha immediatamente pagata la sua fattura in crediti. Anche solo questo elemento può cambiare totalmente la struttura dei rapporti di fornitura/pagamento ed il mercato interno. Spesso le aziende di un territorio non si forniscono da altre aziende medio piccole dello stesso territorio ma da multinazionali o da grandi aziende “dalla spalle finanziarie grosse” solo perché queste ultime possono accettare pagamenti più dilazionati, cosa che il piccolo fornitore locale non può fare. Ma se un sistema monetario garantisce di default l’immediatezza della transazione economica insieme a quella della merce, la rivoluzione non è da poco.

g) MAGGIORE CREDITO A CHI DA’ MAGGIORE LAVORO

Il settimo ed ultimo concetto è quello che differenzia questo modello da tutte le altre applicazioni della camera di compensazione. Ci torneremo in modo più diffuso anche nel prossimo capitolo. La sostanza è comunque che il sistema che accredita un determinato operatore economico di una esposizione iniziale, lo può fare non solo in base a dati patrimoniali ed alla analisi del business, come si farebbe nel microcredito, ma anche …… in base alle ore di lavoro che quell’operatore paga. Secondo il concetto della equazione della Redditività-Lavoro.

Sembra un dato di poca rilevanza ma in realtà è teoricamente rivoluzionario non solo sul piano etico, ma anche su quello puramente monetario , come si vedrà nel seguente capitolo.

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3) Seconda Fase : Liquidità per i lavoratori.

a) Il primo problema dei sistemi monetari tradizionali: la moneta è creata sul debito. Come porvi rimedio.

Come già detto, oggi la moneta è creata in base al debito cioè alla domanda di moneta da parte dell’utilizzatore e creata in modo totalmente FIAT (dal nulla) dal sistema creditizio, e tale creazione avviene su “riserve convenzionali” e non esistenti di fatto, da quando anche il dollaro è uscito nel 1971 dal gold standard. Come abbiamo visto nel primo capitolo la moneta è creata sul debito privato quando sono aziende e privati a chiedere liquidità alla banche commerciali accendendo mutui, prestiti, linea di credito etc…. ed è creata poi sul debito pubblico quando è un governo a chiederla. Al di là del sistema monetario ed al di là del fatto che il governo controlli la sua Banca Centrale o meno, il punto è che la moneta equivale al debito. Ma il debito equivale a lavoro futuro :

che sia il debito del privato che stipula un mutuo, dove l’accredito che riceve in conto, è in realtà il valore dei suoi prossimi 15-20-25 anni di lavoro

che sia una impresa, dove il prestito che ottiene è una parte dell’utile futuro necessario a restituirlo e quindi del “lavoro” futuro dell’impresa

che sia uno Stato (specie se non a moneta sovrana) è l’equivalente delle tasse future che si incamereranno, cioè parte del lavoro dei cittadini

Bene. Se un sistema monetario come quello qui progettato (ancorché limitatamente ad un sistema chiuso e solo per aziende aderenti etc.) crea però liquidità e credito sulla base di quanto lavoro una impresa deve pagare, poiché “LAVORO FATTO” e non “LAVORO FUTURO”, non solo si aiutano le imprese che più assumono, ma si ribaltano alla radice ed in senso ideale i termini del primo problema dei sistemi monetari che abbiamo individuato. Nei capitoli seguenti vedremo il “secondo problema” cioè l’interesse. Ma fermiamoci alla moneta-debito per ora.

Non solo si dà vita ad una economia dove l’impresa ha meno interesse a pagare il meno possibile il lavoro per aumentare il profitto, dato che il profitto non è considerato dal sistema creditizio, come invece lo è il numero di ore pagate, ma la base monetaria aumenta all’aumentare del lavoro fatto e non futuro, cioè sulla base della capacità reale e già maturata di spesa dei lavoratori, e non sulla base del debito !

In questo contesto “filosofico ideale” l’equazione della Redditività-Lavoro acquista quindi ancor più significato, ma procediamo sul tema della liquidità per i lavoratori.

b) Estendere la Camera di Compensazione ai soggetti privati. Pagare il Lavoro con liquidità scritturale. Cambiare il modello di consumo a partire da una diversa liquidità.

Fino ad ora abbiamo parlato di liquidità che circola in un circuito business to business, ma dato che il modello è orientato alla maggiore liquidità complessiva del sistema ed a scopi sociali precisi non si poteva NON prevedere un vantaggio anche dei lavoratori ed un loro diretto coinvolgimento.

Esattamente come nella camera di compensazione dove tutte le tasse sono pagate nella moneta principale, anche nel pagare il lavoro si può pensare che le Imprese paghino ogni onere sociale attinente alla liquidazione di uno stipendio in Euro, mentre il netto da liquidare al lavoratore sia lasciato nella disponibilità del singolo lavoratore e nella sua volontà di riceverlo in crediti sul proprio corrente privato presso la Camera di Compensazione o in Euro o, come più ovvio, parte in una moneta e parte in un’altra, tanto più che il lavoratore, a differenza dell’impresa, non ha bisogno di avere Euro per pagare le tasse poiché il suo netto già comprende il pagamento di ogni onere.

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Se i lavoratori accettassero di ricevere come parte del compenso netto, accrediti, di fatto accetterebbero beni e servizi di produzione del circuito economico in baratto a compenso del loro lavoro, aumentando molto il mercato di tutte quelle imprese che produco prodotti per il consumo finale.

Nella esperienza sarda prima citata, l’esperimento condotto su 100 imprese ha determinato che in ben 83 casi i lavoratori accettassero di ricevere crediti in luogo di Euro e per altro per spese mensili fatte presso la camera di compensazione di circa 600 € al mese.

Questi numeri sono MOLTO significativi ed indice di un livello molto coeso di solidarietà all’interno di quel circuito.

Inutile dire che se i lavoratori di tutto il circuito diventano anche clienti del sistema delle imprese associate, non solo si ottiene un notevole risparmio nella liquidità netta in Euro necessaria alle imprese, ma le imprese stesse acquisiscono un mercato molto maggiore. Specie le imprese del primario, o dei servizi alla persona, possono pensare di distribuire direttamente, anche perché il circuito stesso è in sé la miglior forma di promozione e fidelizzazione della clientela.

Con questo secondo passo di fatto è il mercato stesso dei beni e servizi, oltre che la loro commercializzazione, che inizia a cambiare.

Se più imprese fra loro solidali stabiliscono che nel circuito, ed esempio, vengono promossi beni agroalimentari prodotti nel territorio, questa produzione può avvantaggiarsi immediatamente di una promozione dei propri prodotti molto incisiva ed a bassissimo costo, come potrebbe essere un catalogo sia informatico che cartaceo pagato da tutte le imprese e che promuove presso i lavoratori delle stesse imprese i prodotti.

Ma da questo catalogo avrebbero vantaggio anche piccoli commercianti o professionisti od aziende di servizio. Distribuzione organizzata ma che NON passa per la GDO.

Inoltre, se si sviluppasse una catena commerciale etica e sponsorizzata appunto da tutte le imprese del circuito, si potrebbe sviluppare anche il commercio di prodotti usati che originalmente non erano appartenenti al circuito stesso, come vedremo nel capitolo successivo.

Se poi si affiancasse al pagamento di parte del netto della busta paga in crediti della cassa di compensazione anche la circolazione di buoni acquisto che attribuiscono anche maggiore capacità di spesa ai cittadini allora si potrebbe

- Da una parte incentivare l’accettazione di crediti in conto corrente invece di Euro da parte del lavoratore - Dall’altra dare maggiore capacità di spesa al lavoratore stesso.

Ma di questa possibilità di far circolare buoni spesa, parleremo nel seguente capitolo. Ora vediamo come potrebbe cambiare la circolazione di beni in un distretto produttivo solidale se si introducesse una liquidità in forma di credito od anche di buono.

Facciamo un esempio:

Facciamo conto che un lavoratore riceva in luogo di 1000€ netti, 600€netti + 400 crediti. Questo ovviamente pagando il suo datore di lavoro la parte di contributi, relativi ad un netto di 1000€ (altri 1000€circa), sempre e totalmente in Euro.

Facciamo conto inoltre che il lavoratore possa ricevere oltre ai 400 crediti, anche in equivalente di 100€ in “ buoni acquisto” vedremo nel capitolo seguente come si potrebbe fare.

Comunque questi 100€ potrebbero derivare

da una campagna promozionale speciale di alcuni produttori del circuito, poiché è valutata una maggior capacità di produzione, a parità di costi del lavoro, se si sfrutta la promozione massiccia presso tutti i privati del circuito delle aziende associate in camera di compensazione. Campagna attivata da “Buoni Acquisto”

da una campagna di scontistica di alcuni commercianti associati che sia attiva con la distribuzione di “Buoni Sconto”

da entrambe le situazioni.

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Facciamo però conto che all’imprenditore la distribuzione di tali “Buoni” presso i propri lavoratori non costi nulla.

Se il netto del lavoratore era 1.000 € distribuisco buoni per 100€ oltre al netto aumenta del 10% la capacità di spesa del sistema, limitatamente a quanto attiene alla spesa dei lavoratori del sistema e limitatamente alla spesa di determinati prodotti od acquisti presso certi commercianti.

Sia produttori che commercianti potrebbero però avere un notevole vantaggio promozionale rispetto alla GDO, ma anche un vantaggio economico se tali 100€sono proprio un aumento netto di capacità di spesa, poiché tale aumento netto potrebbe compensare un maggior costo rispetto al costo del prodotto massificato ed importato da paesi a minor costo del lavoro, per di più distribuito dove c’è minor costo del lavoro in distribuzione e minor servizio.

OK arriviamo ai nostri esempi

Il primo che viene in mente è la classica produzione agroalimentare, magari a filiera corta, magari biologica, che costa di più se prodotto con standard qualitativi elevati rispetto alla similare in GDO.

Ma anche il servizio che costa ci più rispetto a quello comprato fuori dal circuito, se si può avvantaggiare di un 10% di liquidità in più se acquistato rispetto a concorrente , di fatto può costare il 10% in più che per il consumatore non cambia nulla.

MA andiamo ad un esempio che in genere non si considera. Un prodotto che tipicamente si importa e non viene più prodotto localmente poiché i produttori non hanno più economie per farlo in loco ma anche la catena commerciale non ha più economie rispetto alla distribuzione nella GDO, senza servizio, ma più economica. L’esempio potrebbe essere un PC.

Il PC di brand, prodotto direttamente in Cina è ormai sempre più SOLO importato e commercializzato in occidente, può essere venduto anche nella piccola distribuzione se può avere un prezzo superiore rispetto a quello della GDO, ma con incorporato un servizio come la consulenza per la sua installazione o per il primo collegamento alla rete, o qualche lezione di utilizzo. Tale consulenza (lavoro che tiene in piedi il piccolo commerciante) costa anche il 10% in più sul costo del prodotto ma se tale 10% è stato dato per convenzione a tutti i lavoratori che lo possono spendere SOLO per questo e per altri xx prodotti (protetti) si crea solo economia di servizio e lavoro della quale il prodotto diventa non il solo fine di scambio ma soprattutto il mezzo per veicolare lavoro e Valore Aggiunto basato sul lavoro e sul servizio. Cioè il modello contrario alla distribuzione del PC in GDO dove c’è il prezzo più economico e nessun servizio – lavoro collegato. Se ci si pensa bene lo stesso vale per il prodotto agroalimentare che incorpora un valore aggiunto di diversa e più costosa lavorazione.

Abbiamo esempi estremi ed opposti di tipologie di prodotto ma si possono mettere numerosi altre tipologie di prodotto in questa logica di distribuzione “protetta” via un maggior costo del lavoro – qualità intrinseca del prodotto/servizio che però è pagata da una maggiore disponibilità di liquidità immessa con lo scopo preciso di finire spesa in quel prodotto.

c) Aumentare la ricchezza netta del sistema senza immettere liquidità aggiuntiva e senza consumare continuamente prodotti nuovi.

Se si attivano queste distribuzioni, o meglio si riattivano, cioè il piccolo commerciante che dà anche un servizio, nasce anche un commercio di altro tipo che ora non ha più margini nel mercato del consumo dell’oggetto con il più basso valore di lavoro associato. Ad esempio: il negozio che vende i PC con servizio di assistenza incorporato può iniziare a collezionare, ad esempio, telefonini della penultima generazione. Non c’è bisogno che tutti abbiano l’iPhone 12 poiché anche l’iPhone 11 andava bene. Allora chi compra l’iPhone 12 può avvantaggiarsi del fatto di poter vendere il suo iPhone11 precedente ad una catena di distribuzione dell’usato, presso i nuovi negozi di tecnologia a valore di lavoro aggiunto, dove il suo iPhone 11 viene pagato da chi lo conferisce in crediti. Il negoziante paga in crediti e può vendere parte in crediti e parte in Euro.

Oppure, modello più semplice, il commerciante ritira l’usato in “conto vendita” e lo espone. La transazione pagata anche interamente in crediti fra il privato che vende e quello che acquista lascia una percentuale di crediti al

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negoziante che espone. Nel caso della transazione fra privati di beni usati si può usare in toto moneta complementare senza nessuna elusione/evasione fiscale poiché transazione non fiscalizzata per definizione.

Questa modalità non attiva semplicemente una economia che ricicla invece di consumare e buttare ma dal punto di vista macroeconomico introduce un bene/valore nel circuito di economia solidale che non è prodotto in quel circuito: l’iPhone11. Fatto che sembra marginale ma che, dal punto di vista teorico, è fondamentale. Vediamo perché.

La moneta sappiamo che ha una determinata circolazione: 100€ stampati se circolano 10 volte in un anno producono 1000€ di scambi e di economia ed hanno “velocità di circolazione” pari a 10.

La cosiddetta “Società del Consumo” potrebbe anche essere misurata I beni in termini di quanti beni vengono gettati od accantonati dopo il primo acquisto (cioè non ceduti ad altri per un seconda proprietà). Alla economia del consumo è associato quindi

non solo il prodotto a minor costo del lavoro possibile, non solo la distribuzione al minor costo del lavoro possibile (GDO) e maggiori economie di scala possibili, ma anche il prodotto dalla minor vita possibile e sempre di tipo “primo acquisto e poi discarica” un marketing che rinnova i prodotti sempre più spesso, senza rilevanti differenze, a volta semplicemente

nella confezione, per spingere al consumo del nuovo cioè al “RI.consumo” dello steso oggetto in luogo del “Riuso”.

Ma la ricchezza è data dall’uso del bene non dal suo acquisto. L’acquisto ed il RE.acquisto è una perdita di ricchezza

del sistema, se l’acquisto è verso un produttore esterno, specularmente il Ri.uso è una aumento della ricchezza netta del sistema.

Sul piano strettamente monetario è come se prodotta una banconota da 100€ pensassimo SEMPRE e SOLO ad utilizzarla una sola volta e poi distruggerla o risparmiarla togliendola dalla circolazione e dagli scambi. Questo attività impoverirebbe di molto il circuito togliendogli liquidità; lo stesso vale per i beni/servizi che fanno da contropartita alla circolazione di moneta: se pensassimo che anche i beni possono circolare almeno 2 – 3 volte il sistema nel suo complesso si arricchirebbe dell’uso di quel bene SENZA necessità di produzione di nuovi beni. Si arricchirebbero propri gli scambi e la moneta circolante esattamente come per la banconota che gira tre volte e non una e produce fatture per 300 invece che per 100. E l’arricchimento sarebbe grosso modo proprio in misura matematicamente lineare: bene usato due volte, invece che finito in cantina o discarica, passato a chi non lo può consumare in primo acquisto, posto che sia ancora usabile, arricchisce di DUE volte il sistema. Vorremmo fosse chiaro il concetto. Non è solo una questione di consumare meglio, ma se un solo prodotto genera DUE transazioni il sistema si arricchisce DUE volte, ci sono due scambi, due

circolazioni di moneta inoltre il bene usato, specie se non prodotto nel sistema ma importato diventa nella seconda transazione un

bene “prodotto” nel sistema o meglio il primo consumo fa anche la “funzione di importatore a gratis” quindi il valore monetario scambiato per l’usato è tutta ricchezza netta in più che il sistema acquisisce. Il prodotto che valeva 100 e viene rivenduto usato a 50 produce ricchezza per 50

Il tutto SENZA il consumo di nuove risorse per produrre e comprare DUE beni nuovi: un che vale 100 ed uno, nuovo anche lui, ma che vale meno, cioè 50.

Per altro la seconda transazione arricchisce proprio solo il sistema dei cittadini e BASTA. Non produce PIL, non genera tasse e, se non ha bisogno di moneta ufficiale, non genera neanche massa monetaria basata sul debito pubblico. E’ ricchezza netta dei cittadini aggiunta. In anni di profonda recessione e povertà, come durante o subito dopo le guerre, il baratto, così come il riciclo, tornano da sé come buone pratiche di “scambio economico”, ma se le si applicasse anche senza la necessità della estrema povertà della società sarebbero solo pratiche positive. Anche qui vale un esempio chiaro di due tipologie completamente diverse di prodotti, analizzate nel concetto del

“primo acquisto” che pensiamo sempre più come unico :

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- da una, come detto, l’iPhone ennesimo e l’iPhone “ennesimo meno uno” che potrebbe tranquillamente essere usato da chi non necessita dell’ultimissimo modello ed acquistato/venduto . Internet al solito sta cambiando modelli di convivenza ed infatti eBay si espande. Però si potrebbero/dovrebbero sviluppare meccanismi locali anche di questo commercio.

- dall’altra parte un altro bene apparentemente opposto è il pane. Ben 200 quintali di pane ogni giorno in Lombardia vengano buttati nei cassonetti per via del meccanismo praticato dalla GDO della “resa garantita dell’invenduto”. 200 QUINTALI AL GIORNO. OGNI GIORNO, nella sola LOMBARDIA. Pane buono, non scaduto, perfetto, ma che ha il difetto di essere rimasto sugli scaffali più di 1 giorno. Dato che la GDO lo acquista dai panificatori industriali con il “diritto di reso”, tutto l’invenduto non viene pagato al produttore ma restituito, poiché ogni giorno sullo scaffale deve essere disponibile pane fresco. Il produttore che ha prodotto il nuovo non se ne fa niente di quello che ha 1-2 giorni e quindi lo butta poiché nel suo modello di business il prezzo di quello pagato dalla GDO (venduto e distribuito quindi) deve comprendere anche il costo di quello che si butta come reso non venduto.

Trattandosi di pane e di pane buono e di 200 quintali al giorno nella sola Lombardia, si attivano anche pensieri infiniti su come potrebbe modificarsi questa “disfunzione commerciale” a favore della povertà (attività che comunque ora non è fatta in Lombardia) ma il punto che qui si evidenzia è diverso: L’economia del primo acquisto e dell’acquisto del nuovo in sfavore del riciclo è talmente entrata nelle nostre abitudini che nessun direttore di un grande magazzino ha mai pensato che il pane non venduto possa essere regalato agli indigenti e non reso al fornitore. Nessun fabbricante industriale di pane ( o molto rari) ha mai pensato di regalarlo invece di spendere dei soldi per distribuirlo ….. nei cassonetti (attività di “smaltimento” che produce addirittura un costo). Ma lo stesso varrebbe per alcune catene in franchising di Fast Food che buttano tonnellate di panini che non sono più freschissimi ma comunque prodotti, oltre a buttare quantità enormi di confezioni e scatole (in genere carta) dalla quantità e peso sproporzionatamente alta rispetto alla quantità del panino consegnato per un consumo sul posto per altro , neanche trasportato, dove il costo del lavoro nel servire il prodotto differentemente potrebbe essere valutato in luogo del costo delle confezioni che poi si buttano. Tornando alla rivendita del prodotto usato il circuito commerciale solidale e la moneta in esso usata devono agevolare il più possibile, anche con mercatini locali di vendita/scambio del proprio usato, queste pratiche, facendo anche girare crediti/debiti della cassa di compensazione dei conti privati od utilizzando come unità di conto in questi scambi/baratti la moneta complementare in forma di buono che vedremo nel prossimo paragrafo. Anche perché lo scambio/baratto/vendita fra privati di prodotti usati può essere supportato da una moneta complementare FIAT senza che questa circolazione infranga leggi fiscali di alcun tipo. Il privato non emette fattura, non paga IVA, non ha reddito IRPEF maggiorato se vende un proprio bene usato di qualsiasi valore questo sia.

d) Il contratto di lavoro che già prevede esplicitamente il voucher in pagamento per il lavoratore.

Al di là del pochissimo utilizzo che fino ad ora si è fatta di questa tipologia di contratto di lavoro (date le limitazioni applicative) qui è riportato solo perché il concetto di “buono” per pagare il lavoro è già entrato nella nostra legislazione. La limitazione di utilizzo definita dal legislatore è però significativa dato che in questa forma è prevista una sorta di contributi forfettari ricompresi nel buono. Legislazione che, se individuata come utile per lavoratori (se funzionale ad abbattere strutturalmente costi contributivi) ed utile alle imprese, magari associate in distretto produttivo, potrebbe essere oggetto di richieste da parte del mondo dei lavoratori e delle imprese di una eliminazione di buona parte delle limitazioni di utilizzo.

Ciò non toglie che per alcuni lavori pagati dagli Enti pubblici questo buono può essere utile. Vediamo come.

Attualmente il pagamento in forma di buono (che è cambiato poi in contate dal tabaccaio) può essere applicata solo a soggetti come studenti, pensionati, lavoratori part-time e disoccupati e solo per un reddito complessivo lordo fino a 6.660 Euro con lavori occasionali o saltuari commissionati anche da Enti Pubblici e Locali.

Le mansioni che possono rientrare negli incarichi retribuibili con i voucher sono :

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lavori di giardinaggio, pulizia e manutenzione di edifici, strade, parchi e monumenti ; lavori domestici, insegnamento privato supplementare; manifestazioni sportive, culturali, fieristiche o caritatevoli o di lavori di emergenza o di solidarietà; attività agricole rese a favore di imprese agricole di qualunque dimensione, lavoro per imprenditori con volume d'affari non superiore a 7.000 euro; prestazioni rese dalla generalità dei soggetti, per attività stagionali; lavori in qualsiasi settore produttivo, compresi gli Enti locali, da parte dei pensionati;

Il datore di lavoro acquista quindi questi vaucher di un taglio fisso nominale di 10 euro che diventa comprensivo di contributo INPS ed assicurazione sugli infortuni INAL.

Una volta acquistati, il committente deve seguire una procedura, anch’essa molto semplice :

1. Entra nel sito dell’Inps alla sezione “COME FARE PER UTILIZZARE I BUONI DEL LAVORO”

e quindi nella sezione “SERVIZI ONLINE” – Accesso alla procedura telematica e alla procedura per tabaccai e

sportelli bancari e Uffici Postali.

2. Quindi nella sezione “Accesso alla procedura telematica” si iscrive il datore di lavoro e il lavoratore. Si attivano

i voucher inserendo il codice del lavoratore e il numero del voucher e si stampa il foglio da conservare per la

dichiarazione dei redditi.

3. Quindi il lavoratore potrà andare alla posta o in tabaccheria presentare i voucher compilati e ritirare i soldi

che corrispondono alla quota fissa di 7,50 euro per ogni voucher.

Dall’esperienza di alcuni enti locali è emerso un limite funzionale di questo strumento : essendo un valore fisso, che viene percepito dal lavoratore senza la possibilità di tagli diversi e senza che ci sia una possibilità di sovrapposizione di più voucher a parità di ore lavorate, viene meno la possibilità di trattativa di una diversa valutazione delle ore lavorate.

L’inserimento dei sopracitati enti locali e dei soggetti , che possono essere retribuiti con voucher, in circuiti di” buoni acquisto sociali” o “buoni sconto”(modello che vedremo nel capitolo successivo), dà la possibilità di incentivare maggiormente l’utilizzo dei voucher stessi. Poiché in tal caso potrà essere consegnato insieme all’insieme dei Vaucher che si cambiano in Euro dal tabaccaio anche dei buoni che si cambiano in beni e servizi presso gli esercizi convenzionati (che poi sono tutti gli esercizi appartenenti alla camera di compensazione ed anche presenti su territorio comunale)

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d) Un modello originale per Contribuire ai Costi di una Amministrazione Pubblica Locale (Comune) ed agevolare il commercio di prossimità, etico, ed i piccoli commercianti:

Il BUONO SOCIALE LOCALE (bsl) (buono acquisto)

Supponiamo che l’Assessorato al Commercio ed attività produttive di un Comune Italiano voglia fare una campagna per promuovere i prodotti dell’agricoltura biologica, magari del suo territorio o di territori vicini, e/o voglia agevolare la distribuzione presso i piccoli commercianti o quant’altro.

E contemporaneamente voglia abbassare alcuni costi dell’Amministrazione incamerando direttamente Euro come risultato finale di una promozione di vendita Etica di beni/servizi che usa in parte per abbassare il costo di tali prodotti una liquidità “aggiuntiva” generata ad hoc .

Come funzionerebbe il buono acquisto che si gestirebbe allo scopo.

Buono sconto che viene ritirato dopo la circolazione prevista, poiché convertibile.

Buono sconto ad interesse negativo come nel caso del SABER.

Prima di tutto vediamo un modello noto di buono acquisto esistente in Italia. Giusto per familiarizzarci anche con i diagrammi di circolazione monetaria che useremo in seguito.

1) IL TICKET RESATURANT

I Ticket (circuito in verde) circolano perché c’è un soggetto che li crea, li vende, incamera Euro per questo servizio dalla Aziende, e per il fisco può fatturare subito perché e nota l’aliquota IVA del prodotto che poi verrò scambiato con questi buoni(generi alimentari), poi rende parte degli Euro incamerati perché converte i Ticket ancora in Euro quando vengono riconsegnati; è quindi un circuito chiuso di liquidità con valuta parallela (il Ticket) ritirata alla fine del circuito.

La legislazione del lavoro è rispettata perché il buono è previsto per un valore massimo quotidiano, che il datore di lavoro non può superare nel dare tali buoni al dipendente. Al di sotto di tale valore c’è la defiscalizzazione di questa “parte di retribuzione”.

La fiscalità è rispettata perché il buono acquisto è un servizio, la società che lo emette fattura tale servizio all’impresa. Chi gestisce inoltre paga anche le tasse nel momento in cui fa utile nella differenza fra il valore facciale

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del buono (liquidità ritirata) e valore reale in Euro del ritiro. Queste differenze non sono indicate qui in modo corretto anche perchè in realtà questo modello non è rilevante in questa documento se non per far prendere confidenza il lettore con un buono e con il suo grafico di funzionamento, che è già largamente diffuso. Il realtà il modello di funzionamento del Buono Sociale Locale ( “bls” ) che vedremo in seguito differisce da questo modello ed anche la normativa fiscale è diversa.

2) IL BUON SCONTO “SCEC”

Gli SCEC sono buoni sconto. Un insieme di accettatori dichiara di accettarli in riduzione dell’incasso delle proprie vendite in quanto sconti veri e propri fiscalmente sono “abbuoni passivi”. Lo SCEC è poi distribuito ai cittadini gratuitamente proprio come se fosse il blocchetto degli sconti dei grandi magazzini.

Il primo esercizio commerciale accettatore ha quindi anche un vantaggio commerciale ad entrare nel circuito poiché fa una opera di fidelizzazione della clientela esattamente come il grande magazzino quando distribuisce i suoi buoni sconto.

Il primo esercizio commerciale poi può far girare tale sconto dando il buono ad un suo fornitore ed ottenendo a sua volta uno sconto. Se ciò avviene in pratica trasferisce l’abbuono passivo ad un altro esercizio, avendo un abbuono attivo, dal punto di vista fiscale. Se ciò non avviene ha fatto una campagna sconto commerciale tradizionale.

Dal punto di vista concreto il commerciante “primo accettatore” annulla l il proprio sconto e trasferisce lo sconto fatto al suo cliente sul suo fornitore. Va da sé che il fornitore deve esser fortemente motivato ad accettare una diminuzione di prezzo così configurata poiché il secondo esercizio non ha il rapporto con il cliente finale, cioè il vantaggio commerciale di “fidelizzazzione del cliente finale” (la campagna sconto di cui sopra) è solo del primo esercizio che per altro non pagherebbe tale campagna. Da notare che questo meccanismo è strutturalmente così proprio perché chi ha l’interesse netto alla circolazione è solo il cittadino che riceve il buono gratuitamente senza pagarlo, e questo interesse , dal punto di vista commerciale è anche in parte del primo accettatore, poi nessuno più ha un interesse se non quello di non rimanere con il cerino in mano e trasferire il buono a qualcun altro. Quindi si configura una sorta di catena dove l’interesse netto monetario del primo viene trasferito sull’ultimo che rimane con il buono e che non riesce più a farlo circolare.

Secondo quanto definito prima questo è un modello NON CHIUSO. I buoni emessi non ritornano a chi li emette cioè chi li stampa o chi li riceve gratuitamente che sono, proprio per la gratuità del trasferimento accumunabili nel primo soggetto che immette tale buono in circolazione e l’unico ad averne un interesse economico netto. E’ normale che gli

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SCEC non abbiamo velocità di circolazione apprezzabile, anzi non vengono proprio diffusi dati ufficiali sulla loro circolazione anche se ormai da alcuni anni esistono in Italia.

Da notare che un sistema che prevede di scaricare il beneficio netto del primo sull’ultimo e cioè che non si chiude, ha a che fare con quello che in termine volgare si definisce “la catena di Sant’Antonio”.

Questo per fare una analisi di due modelli esistenti, in qualche senso opposti un buono acquisto ed un buono sconto, da una parte, un modello a circolarità chiusa ed modello “aperto”. Ma comunque modelli esistenti.

Detto ciò, e precisato perché a nostro avviso lo SCEC fa fatica a diffondersi e circolare e comunque, appunto, non vengono forniti dati in merito, anche se richiesti, va detto che lo SCEC ha avuto in Italia il doppio merito

- di diffondere il concetto di moneta complementare , cioè un pezzo di carta con scritto un numero che equivale di fatto a degli Euro e che circola di mano in mano.

- di tentare di associare circuiti etici di beni e servizi in un interesse comune nel far circolare il buono.

Vediamo di unire ora le due fattispecie e di sommare le qualità di

un buono acquisto a circolarità chiusa che garantisca una domanda e non ristagni ad un uso etico dello stesso alla necessità di introdurlo quando si paga lavoro, cioè creare una disponibilità di spesa (liquidità) non in base

al debito (come per la moneta corrente), ma in base al lavoro svolto Al vantaggio dell’interesse negativo, che vedremo meglio proprio descrivendo il modello

VEDREMO INOLTRE CHE, PROGETTANDO QUESTO MODELLO POSSIAMO ANCHE PENSARE DI DARE UN

INTERESSE ECONOMICO DIRETTO DELL’ENTE PUBBLICO CHE FOSSE INTERESSATO A PROMUOVERLO. Cercando di implementare quindi anche il concetto esposto nel precedente capitolo che una moneta complementare dovrebbe fare l’interesse pubblico.

Nelle pagine seguenti lo schema di funzionamento IN PRIMA BOZZA.

Infatti allo stato DEVE ESSERE ANCORA MESSO A PUNTO IN MODELLO PRECISO IN OGNI SUO MINIMO DETTAGLIO

Facciamo in prima battuta presente che il modello si basa su precise autorizzazioni fiscali come da interpello del 22 Febbraio 2011 e Risoluzione della Agenzia delle Entrate n°21/E. Che si allega insieme ad uno speciale dedicato in materia di buoni acquisto dal Sole 24 Ore.

Descriviamo quindi il funzionamento del BUONO SOCIAL LOCALE per attori e teniamo presente che la convertibilità è 1 bsl = 1€ .Facciamo quindi riferimento allo schema delle seguenti pagine.

Soggetto VERDE: soggetto che emette e ritira i buoni sconto. La emissione avviene senza fatturare il valore nominale del buono, come definito dall’interpello, viene invece fatturato alle Aziende un servizio a parte, e di natura promozionale, sostanzialmente .

La emissione avviene anche verso cittadini che voglio aderire al circuito che offre beni e servizi. Nel caso di circuito costituito in Società di Mutuo Soccorso i cittadini come le aziende fornitrici di beni e servizi convenzionate sono tutte socie della Società di Mutuo Soccorso.

Il valore facciale del buono è superiore al valore nominale. Il valore nominale è quello effettivamente trasferito in cambio di Euro reali. Il valore facciale diminuirà poi nel tempo per effetto della svalutazione programmata (interesse passivo).

Soggetto BLU: Le aziende, come specificato dalla Agenzia delle Entrate ritirano i buoni-acquisto come se cambiassero della liquidità al valore nominale del buono (“mera movimentazione di carattere finanziario” nelal definizione della Agenzia delle Entrate. E quindi senza avere un costo messo a bilancio, in seguito danno tali buoni sconto ai propri dipendenti. Il primo vantaggio di questo modello è che a valore facciale e teorico, di 100 bsl (buono sociale locale) l’imprenditore conferisce al gestore solo 50€ cioè la metà. Inoltre può conferire questi 50 € dopo tre mesi. Il che vuol dire che il sistema finanzia l’impresa a tre mesi a tasso ZERO ma ….. dando liquidità doppia di quella che viene chiesta in dietro !!

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Soggetti ROSSI: Sono i cittadini privati. O lavoratori che ricevono gratuitamente bsl come premio dal datore di lavoro (modalità precedente) oppure che aderiscono a campagne promozionali particolari che possono essere messe in atto dall’insieme delle aziende appartenenti al circuito. Campagne promozionali che stimolano un credito al consumo al contrario che produce liquidità invece di sottrarla in favore di una finanziaria. Campagne che se poi promuovono il piccolo commercio (per compensare strapotere GDO) o la diffusione di prodotti ecologici etici del territorio possono/ dovrebbero essere anche sponsorizzate dall’ente pubblico territoriale dato che questo buono, circolando, produce poi anche Euro che finiranno nelle casse del Comune.

L’Amministrazione comunale comunica al gestore del BSL la lista dei servizi pubblici comunali che vuole siano sovvenzionati dalla circolazione del BSL (spesa pubblica utile direttamente alle imprese del circuito oppure ai cittadini disagiati o alla istruzione data sul territorio comunale o qualsiasi altra spesa pubblica locale in capo alle amministrazioni Comunali) . Chi acquista i buoni, imprenditori per il primo modello di immissione, o privati cittadini per il secondo modello, sceglierà a quale servizio vuole destinare la parte di Euro che verrà donata all’Amministrazione pubblica e che si produrrà alla fine della circolazione.

Il fatto che questa circolazione finanzia la spesa Comunale di servizi Pubblici motiva l’Acquisto di buoni e la loro immissione nel circuito. La scelta per ogni acquirente di dove destinare tale fondo motiva ancora di più la partecipazione del singolo alla politica comunale con atto concreto. Anche questo modello sarebbe interessante da studiare poiché “personalizza” l’atto di conferire dei soldi all’Ente Pubblico là dove il pagamento di tasse è del tutto spersonalizzante. Infatti se si sa che il 5% del valore iniziale del “BSL” ritirata da imprenditori o privati va all’Ente Pubblico alla fine della circolazione e si può scegliere all’atto dell’acquisto dove destinarla di fatto sarebbe come conferire delle tasse ma con l’opzione di poter scegliere in prima persona la destinazione.

Tornando alla contabilità di questi passaggi l’imprenditore conferisce 50€ dopo tre mesi e riceve oggi 100bs, il cittadino che invece aderisce ad una determinata campagna sconto promozionale conferisce 60€ che può spendere all’interno di un mese per avere 100bsl di sconti presso tutti gli esercizi che fanno quella campagna promozionale, campagna singola, per tipologia di prodotto, per insieme di esercizi commerciali, per territorio comunale, campagna costante e continua o campagna in un certo periodo dell’anno, quello che l’insieme dei commercianti e professionisti che accettano bsl vuole fare.

Buono acquisto o buono sconto ? Il “BSL” è a tutti gli effetti un buono acquisto però il suo utilizzo migliore e più equilibrato sarebbe come pagamento di parte della transazione. E’ comunque indubbiamente un biono acquisto in quanto accettatore metterà fra i suo redditi l’incasso anceh del buono per ciò che concerne il suo VALORE NOMINALE.

Riprendendo l’interpello citato si legge con precisione:

[…] Inoltre, il fatto che una parte del corrispettivo percepito per la cessione del bene "non sia stata materialmente versata dal consumatore finale stesso, ma sia stata messa a sua disposizione, per conto del consumatore finale, da un terzo, estraneo a tale operazione, non assume alcuna rilevanza ai fini della determinazione della base imponibile di tale dettagliante" (in tal senso, anche la sentenza emessa nella causa C-427/98, Commissione/Germania). In sostanza, il "corrispettivo soggettivo" per il dettagliante (ossia il corrispettivo realmente percepito con riferimento al caso concreto, secondo la nozione data dalla Corte nelle sentenze emesse nella cause C-154/80 e C-230/87, in seguito più volte richiamate dalla stessa Corte) si compone del prezzo integrale della merce, che è pagato in parte dal consumatore finale e in parte dal produttore; i buoni rappresentano per il dettagliante il diritto a ricevere dal produttore un rimborso pari all'importo indicato sul buono consegnato dal consumatore, il cui valore nominale deve essere incluso nella base imponibile del dettagliante medesimo. […]

Per quanto riguarda il valore del buono acquisto l’interpello invece cita il” valore facciale”:

[…] La successiva distribuzione gratuita del buono acquisto ai dipendenti o a clienti e fornitori risulta anch'essa fuori campo di applicazione dell'IVA, ai sensi dell'articolo 2, terzo comma, lettera a), in quanto la circolazione dei titoli di legittimazione è assimilabile ad una mera movimentazione di carattere finanziario.

c) Rapporto tra beneficiario del buono ed esercizio convenzionato: L'esercizio commerciale convenzionato cede beni/presta servizi ai portatori dei buoni acquisto al prezzo ordinario di vendita, con la particolarità che l'intero prezzo o una parte di esso viene assolto attraverso la consegna dei buoni acquisto medesimi (assunti al valore facciale).[..]

Chiarito ciò possiamo dire che la parte di pagamento in “bsl” potrebbe essere fissata nel 30% (può essere anche inferiore ma si consiglia di tenerla fisso). Dal punto di vista della percezione commerciale questo appare uno sconto, cioè il portatore del buono ha uno sconto sul prezzo intero consegnando il buono. In realtà a tale diminuzione di

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prezzo, dovessimo assimilarlo ad uno sconto va detto che il commerciante ha una reale diminuzione del 18%, ne lcaso peggiore e non del 30%. Per l’accettazione in pagamento del 25% d i”BSL” avrà uno “sconto” effettivo del 15% quando il buono verrà riconvertito in Euro facendo ritornare al commerciante il 40% del suo valore facciale iniziale (come vedremo meglio dopo). Il commerciante quindi fa apparire al suo cliente una agevolazione ben superiore a quello che poi effettivamente applica poiché il buono che rimane in sua man, intanto circola molto più facilmente perché alla fine viene convertito in Euro, ma se anche lui non riuscisse a farlo circolare verrà poi da lui riconvertito in Euro recuperando parte del valore facciale iniziale. .Ma andiamo con ordine.

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I cittadini che hanno 300€ di spesa nel mese (poniamo) e che posseggono 100 bsl acquistano quindi spendendo 200€ + 100bsl se li hanno appena ricevuti e 100bsl equivalgono a 100€ (inizialmente).

Il cittadino che ha ottenuto “BSL” dal datore di lavoro ha una diminuzione del prezzo in Euro effettiva del 30%, il cittadino che ha pagato questi 100bsl 60 € reali spende in realtà 260 € in totale su 300 € di acquisti che equivalgono ad una diminuzione del 13,3% del prezzo in Euro.

Comunque la modalità di acquisto del buono acquisto e sua immediata spesa (prima che inizi a deprezzarsi) produce uno minor spesa in Euro del portatore del buono che è circa la metà rispetto a quella di acquisizione del bsl tramite il proprio lavoro (cioè avendolo in regalo dal proprio datore di lavoro). E’ quindi premiato il lavoro ovviamente (come in tutti i modelli di questo documento) ma è premiato anche l’imprenditore che paga la metà tale forma di premio al dipendente, senza contare il fatto che, se non vuole risparmiare, può dare in questo modo, al posto di un premio precedente di 100€, 200 bsl con la stesso esborso di Euro e con il “solo” vantaggio di pagarli a tre mesi ma anche di aumentare notevolmente il potere di acquisto del suo dipendente, per di più fidelizzato all’interno del circuito di cui l’imprenditore stesso potrebbe far parte come venditore dei suoi prodotti.

C’è però una libertà, impresa per impresa, di modulare questo risparmio della metà sul costo del bsl più da una parte o più dall’altra fra imprenditore e lavoratore. Magari sarebbe equo del 50% risparmiati sul costo del premio, fare in modo che 25% vadano al lavoratore e 25% all’imprenditore. Esempio concreto:

premio / liberalità / benefit fornito per 100 € in precedenza diventano 140 bsl che l’imprenditore cambia con 70€. Il lavoratore ha il 40% di valore in più (se spende nei primi 15 giorni i suoi buoni acquisto) il datore di lavoro usa il 30% in meno di Euro di liquidità.

Soggetti GIALLI : sono tutti i soggetti IVA aderenti al circuito e che applicano lo sconto. Non sono solo produttori di beni e/o commercianti ma anche artigiani o fornitori di servizi. Liberi professionisti, partite IVA individuali.

Questi soggetti a fronte di 100€ di servizio/bene venduto sono pagati, se in quel momento lo accettano, con 70€ e 30bsl al valore facciale correte del bsl (che non è il valore nominale ma è superiore). E’ importante sottolineare che l’accettazione del “BSL”rientra in questo modello come trattativa del momento e come proposta dell’acquirente e libera accettazione del accettatore , questo regola da sé il meccanismo, sena imporre nulla all’esercente. L’accettatore non è obbligato (a meno che non abbia fatto una campagna pubblicitaria specifica) ad accettare il bsl. La non accettazione avviene nel caso egli ne abbia già a sufficienza per i suo bisogni di spesa ma dato che c’è una domanda precisa e forte a monte di bsl che è il suo ritiro e la conversione in Euro reali, l’ accettatore può accettarlo anche se a sua volta non lo fa circolare molto ma ha “solo” l’interesse di “portarlo all’incasso” dopo sei mesi , per riceverne una parte del valore facciale, cioè il valore nominale in euro reali.

Quindi gli accettatori possono a loro volta dare bsl ai loro fornitori (che li accetteranno molto di più rispetto allo SCEC, proprio perché il bsl è ricambiabile in Euro dopo un certo tempo di vita residua.

L’interesse negativo:

L’interesse negativo è forse l’attore principale del modello , anche se non è schematizzato. Come funziona qui. Semplicemente il bsl ha valore nominale di 100 il giorno dell’emissione, ma dopo un mese vale 90, dopo due mesi 80, dopo tre mesi 70 fino al sesto mese dove vale 40. Da quel momento rimane costante il suo valore a 40 per tutto l’anno (dopo di che va fuori corso e non vale più nulla). Va da se che chiunque lo abbia in mano dopo il sesto mese o lo spende così o può avere interesse a riconvertirlo in Euro al valore nominale (40) e sempre in conversione 1bsl=1€. Quindi 100 bsl di valore facciale iniziale valgono dopo sei 40€.

Quali sono i vantaggi di questa complicazione dell’interesse negativo ??

1) Intanto proprio in forza di questo interesse negativo l’imprenditore può cambiare 50€ in 100bsl che dà al suo lavoratore. Chi cambia Euro in bsl può pagarli il 40% in meno. Poi vedremo che oltretutto alla fine saltano fuori degli Euro reali, non bsl, (a gratis) anche per l’Ente Pubblico.

2) Se ho una valore in mano che mi fa fare acquisti e questo valore mi diminuisce ogni giorno dello 0,33% cioè 100 bsl = 100€ diventano dopo tre giorni 99bsl=99€ io sono indotto a spenderli e non accumularli. Questo sembra un

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principio banale ma è il secondo principio fondativo di questa “moneta” all’incontrario: questa moneta non si accumula e non conserva valore, serve solo agli scambi. L’interesse negativo quindi:

Non permette alla moneta di accumulare valore contrariamente all’interesse positivo

Fa circolare molto di più la moneta e quindi aumenta gli scambi cioè il fatturato

Se definisce un sistema monetario a favore degli scambi e del fatturato delle imprese definisce un sistema a favore del lavoro al contrario di un sistema monetario a favore della rendita e del “i soldi fanno i soldi”.

Se l’interesse positivo sottrae liquidità alla Economia Reale drenandola verso le banche, l’interesse negativo, come vedremo fra poco, produce liquidità dal “sistema finanziario” (questo modello monetario locale) che va verso l’Economia Reale. Nel senso proprio di produrre “dal nulla” maggiori scambi inece di deprimerli.

Il modello poi non genera “liquidità” sulla base del debito. Non c’è debito quando si immette bsl nel circuito, o minor incasso come nel caso dello SCEC, ma c’è credito vero, cioè lavoro premiato da una parte o Euro reali nel caso di cambio del privato di Euro in “BSL” in questa sorta di “credito al consumo al contrario” non circola un bsl che non sia coperto da Euro reali quando si dovrà riconvertirlo. Al contrario, nel sistema “normale”, se tutti andassimo in Banca invece a chiedere le banconote (carta) e/o oro in controvalore ai nostri conti (click computer), ancorchè banconote e carta, faremmo saltare il sistema che non ha nelle riserve neanche la copertura in banconote-carta ed oro necessari a garantire il circolante.

Da ultimo l’interesse negativo funziona in modo progressivo, proprio come l’interesse positivo, ma al contrario: più c’è Economia Reale (che in sé viene agevolata) che gira, più si produce liquidità. E con progressione geometria e non lineare. Ma questa produzione di liquidità sarà più chiara in seguito

Ma finiamo il giro per capire come si chiude e, soprattutto, come si genera il contributo volontario per l’Ente

Pubblico e cioè la liquidità ad esso conferita.

Soggetto Arancione: Ente pubblico. Il soggetto verde aveva incassato

50€ dall’imprenditore tre/sei mesi prima della fine della circolazione del bsl (PREMIO del LAVORO)

60€ dal privato sei mesi prima della fine di circolazione del buono emesso. (CREDITO AL CONSUMO AL CONTRARIO)

Dopo sei mesi di circolazione ritira i bsl dando 40€. Posto che la grande maggioranza delle emissioni è fatta verso gli imprenditori il grosso delle entrate era di 50€ dovendone rimborsare 40€ avanzano 10 €. Cioè il 10% del valore facciale iniziale dei buoni. Possono essere anche cifre importanti dipendentemente dagli accordi sindacali di territorio, poiché si può pensare che non solo liberalità extra stipendio possano essere date dal datore di lavoro in questa forma, ma anche parte del netto in busta, assunto ovviamente che i contributi sono pagati in euro allo Stato.

In base al volume assoluto di queste emissioni ,e quindi all’abbattimento dei costi fissi di gestione, si può dire che una percentuale che va dal 5% al 7% può essere devoluta all’Ente pubblico, quando si è a regime, se il costo del sistema rappresenta il 3%-5% dell’incasso (tasse comprese).

Gli accettatori di bsl diventano quindi non solo gli utilizzatori, se li fanno circolare, e sicuramente i beneficiari nel momento in cui fidelizzano la clientela, ma anche le figure che ritirano i buoni dalla circolazione e li drenano verso il rimborso e successiva distruzione.

Una riflessione che non c’entra in questo ambito se non per far riflettere il lettore come funzionino i sistemi monetari oltre la nostra normale percezione e come ci sono soggetti che accumulano in sé diverse funzioni a cui non prestiamo attenzione. Le compagnie petrolifere ad esempio, svolgono la loro impresa e fanno i loro profitti, è indubbio che abbiano anche un enorme peso geopolitico oltre al fatto di fare impresa estraendo petrolio fino a fornircelo in forma di benzina. Però assumono anche una funzione monetaria precisa: nell’ultimo loro anello, il distributore, rappresentano

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esattori di tasse ed in forma cash e continua, ed ancora di più sono i migliori “rastrellatori di liquidità cartacea” che il mercato monetario abbia. E’ una funzione precisa. Le altre tasse le paghiamo in genere con click di computer. Le accise sulla benzina le paghiamo con cash più di ogni altra tassa. Ogni sportello bancario sa benissimo che l’esercente che gli conferisce più carta moneta ogni altro, è il benzinaio , sebbene l’utile del benzinaio sia una percentuale infinitesima di quella liquidità rastrellata e destinata, in ultima analisi alla distruzione, via qualche ulteriore passaggio. Gli sportelli bancari infatti, tengono ormai sempre meno banconote presso di sé perché c’è sempre meno liquidità cartacea circolante, quindi quando viene richiesta dal cliente spesso è arrivata fresca dalla Sede centrale in forma di banconota nuova. Cioè la crisi di liquidità implica ovviamente anche la minor vita possibile delle banconote in giro per agenzie. Il ritiro di banconote dal mercato è opera fondamentale per le banche … opera che fanno i benzinai appunto. Detto in altro modo se i privati tenessero banconote in quantità in casa le banche avrebbero ancora più problemi ….. ma appunto, questa è divagazione.

I benzinai del bsl sono gli esercenti che lo accettano (i soggetti Gialli dello schema) solo che qui hanno ben più interesse commerciale, margine e profitto rispetto al benzinaio.

Ma come si gestisce l’interesse negativo ?? Una diminuzione percentuale per interesse negativo è

complicata da gestirsi e poi di fatto ci si perde tutti !!

Allora. Seconda questione per prima e vediamola soggetto per soggetto chi ci perde e chi ci guadagna.

L’emettitore è una attività no profit. Paga il suo lavoro, paga le tasse per altro, non fa utile . Gira l’eventuale Utile, pari pari, all’Ente Pubblico in forma di donazione. Anche questo è un aspetto in se’ rivoluzionario se ci si pensa bene. La’ dove la moneta tradizionale viene creata sul debito e quindi necessita di tasse, qui il modello prevede che chi genera e governa questo Buono paga le tasse da una parte e finanzia il Comune dall’altra. Ma l’interesse del gestore è il bene comune appunto ,e quindi lui non ci perde.

L’imprenditore all’inizio della catena ha solo vantaggio. Converte la metà del suoi Euro nel valore doppio

facciale iniziale dei BSL che da al lavoratore.

L’Ente Pubblico alla fine della catena ha solo vantaggio. Riceve il 5%-7% del valore facciale iniziale del transato complessivo senza fare nulla.

Il privato che riceve il bsl per il suo lavoro a fronte di precedenti ipotetici 100€ (capacità di premio del datore di lavoro) può ricevere 140 bsl o fino anche a 200 bsl, se li spende subito valgono così 140 o 200 €. Se non li spende subito, in ogni caso, per il lavoratore il break even temporale è al terzo mese nel caso di 140bs che al terzo mese valgono appunto un po’ meno di 100 bsl . Mentre 200 bsl solo al quinto mese valgono 100 bsl e 100 era il valore originario che avrebbe preso in €uro. Si può dire che il lavoratore ci guadagni solo quindi. Basta che li spenda entro il quinto mese o nel caso peggiore entro il terzo mese.

Il privato che acquista 100 bsl spendendo 60€ al quarto mese ha 60 bsl se non li spende e va alla pari. Ma

ovviamente non si pone il caso poiché dato che si tratta di un credito al consumo all’incontrario, chi cambia Euro in “BSL” lo fa perché deve spenderlo non per tenerlo. Quindi ne ha un vantaggio e basta nell’immetterlo nel circuito.

Definiamo ora meglio questo concetto del Credito al consumo al contrario. Sembrerebbe una definizione non corretta dal punto di vista finanziario, però se ci riflettiamo chi fa acquisto e consuma usando questo mezzo di pagamento (si procura i bsl) aggiunge capacità di transazione al sistema data dalla differenza fra il valore faccaiel ed il valore nominale. Cioè aggiunge valore vero al sistema, merci scambiate in più, lavoro fatto in più, anche tasse pagate in più , esattamente come faceva l’avventore burolone con lA’lbergo nell’esempio della storia di inizio capitolo. Lo stesso vale ovviamente per il datore di lavoro che immette “BSL”

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I soggetti IVA accettatori del bsl hanno il vantaggio della campagna promozionale, esattamente come nello SCEC, dove lo “sconto” minor uso di Euro da parte del cliente e consegna di buoni, esposto al cliente in realtà è solo il 60% dello sconto che effettivamente fanno e questo nel peggiore dei casi (cioè ad accettazione del buono al suo valore facciale massimo). Cioè se accettano il buono in luogo del 30% dell’incasso ed accettano il buono il suo primo giorno di valore e poi lo trattengono fermo e lo convertono dopo sei mesi. Il 60% del 30% equivale ad aver accettato il 18% di minor incasso. Ma questo è il peggiore dei casi poiché se il buono viene usato a loro volta parte del minor incasso viene traslato sul loro fornitore ed il fornitore ha interesse a prenderlo perché anche lui quanto meno, lo converte. Quindi anche gli accettatori hanno chiari vantaggi rispetto al modello SCEC, ad esempio.

Ma come si gestisce l’interesse negativo in concreto ?

Se il sistema si basa su movimentazioni scritturali e quindi ci sono accrediti in conti dai quali si preleva anche spendendo con un sms l’interesse negativo può essere gestito anche giornalmente .Via sms si chiede cosa c’è in conto, il conto si decrementa di 0,33 % al giorno. Come si chiede cosa c’è in conto si può anche trasferire il proprio credito ad un altro soggetto indicando il suo numero di cellulare. ….

Se si vogliono fare dei buoni cartacei, allora ancora tantissimi anni fa (quando si sperimentò il primo sistema di moneta ad interesse negativo in Austria) sulla banconota era stampato anche un luogo dove validare i vari mesi.

Nel nostro caso si potrebbero stampare 12 caselle dove sono indicate le date ed il valore del buono in quel range di date.

Ogni range è di due settimane per un totale di 24 settimane e 12 caselle.

Banconota da 10 bsl vale 10 le prime due settimane di emissione a partire dal lunedì fino alla domenica. Passata quella nelle prossime due vale 9,5 bsl. Passate quelle due vale 9 ettc… per un totale di 12 caselle e dodici decrementi da 0,5 bsl l’uno. Cioè da 0,5 € l’uno.

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e) Le transazioni fra privati con il bsl.

Abbiamo detto in precedenza che agevolare la transazione fra privati aumenta la ricchezza complessiva del sistema, anche perché “importa” un bene nel circuito che nel sistema non è prodotto. Inoltre ci sono molti altri motivi di ordine Etico nell’aumentare la ricchezza di un gruppo senza aumentare la produzione di nuovi beni ,quando si parla di “decrescita felice” il meccanismo che andiamo ora ad illustrare è tipicamente utile.

Le transazioni fra privati di oggetti usati, si è detto, non sono tassate. Quindi alcuni esercizi potrebbero instituire una parte espositiva di beni in conto vendita .Mi viene in mente sempre l’esempio del negozio di tecnologia che vende i PC ma espone anche l’iPhone ennesimo (MENO UNO) usato in vendita che si può pagare anche interamente in bsl. Per il fatto che il negozio espone può trattenere il 20% dei bsl quindi ad esempio un oggetto che vale 50 € viene pagato 50bsl di cui 40 vanno all’ex proprietario che lo cede. Ma è solo un esempio.

Una Amministrazione Comunale puà organizzare il mercatino dell’usato o strutturare proprio un luogo capiente per agevolare questo scambio/vendita di merce fra privati dove circolano solo bsl. E la Amministrazione Stessa può ripagarsi la Gestione del luogo trattenendo il 20% dei bsl scambiati se si trova il modo istituzionalmente corretto pre farlo. Una Amministrazione può poi usare i bsl per “pagare” delle ore alla banca del tempo che viene definita più sotto. O dare i bsl ai suoi dipendenti come premio (esattamente come faceva l’impresa di prima).

Ciò che ora rileva è il modello oggetto del grafico della pagina precedente dove è ben chiaro che il cittadino in questo caso assume anche il ruolo di chi “fa partire il valore”. LA circolarità del bsl infatti è chiusa dal fatto che il “soggetto rosso” è la stessa categoria di soggetto economico nel sistema. In più si evidenzia chiaramente come il sistema complessivo si arricchisce di 50€ in beni a fronte di una opera di “importazione” del cittadino che si basa sulla sua disponibilità di Euro reali. Euro reali che però non entrano nel circuito in questo caso.

Gli esercizi accettatori di bsl, possono anche loro avere interesse ad acquistare in questo circuito spendendo così i bsl accettati.

Se il bsl diminuisce di valore questi circolarità è spinta dal suo deprezzamento in quanto pur di tenerlo troppo a lungo si può usarlo per “comprare” qualcosa di usato. Di fatto stiamo strutturando un baratto di oggetti usati poiché i fornitori di tali oggetti sono anche gli acquirenti. Il baratto bilaterale ha difficoltà nell’incontrare un interesse reciproco di due soggetti nello scambio, ma se lo scambio avviene tramite il bsl è molto più facile, se inoltre il bsl si deprezza è anche molto più sollecitato.

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La banca del tempo con il bsl.

Abbiamo parlato di scambio e baratto di beni materiali. Se parliamo invece di scambio/baratto di servizi (lavoro) introduciamo nient’altro che il concetto della banca del tempo.

Il modello di circolarità è rappresentato in figura. Le frecce che rappresentano il bene scambiato ora sono un po’ gialle (come prima erano rappresentati i beni) ed un po’ rosse (come prima era rappresentato il lavoro).

L’introduzione del lavoro che ci si scambia e si baratta in un baratto multilaterale e strutturato non è da poco dal punto di vista concettuale.

Cittadini del territorio Comunale

con professionalità ed esperienza lavorativa ma che non riescono ad essere assunti in tempi di profondissima crisi occupazionale e sono alla ricerca del lavoro possono, finchè non lo trovano, offrire il loro tempo/servizio in questo circuito

oppure pensionati o studenti.

tutte queste categorie possono far circolare ore lavoro in un circuito territoriale piccolo dove viene promossa strutturando la banca del tempo anche con una modalità comoda per “tenere il conto” delle ore conferite e di quelle che si ha diritto a ricevere in cambio. Se poi in cambio si hanno beni in natura il baratto diventa multilaterale sia nei soggetti che nel bene/servizio barattato.

Il bsl diventa l’unità di conto e di scambio per la banca del tempo in sostanza e facilita gli scambi di tempo esattamente come questa unità di conto facilita il baratto multilaterale di oggetti usati. Inoltre, proprio perché ad interesse negativo ed in deprezzamento costante, circola molto più velocemente ed agevola e spinge questa economia solidale di baratto di ciò che si ha in cambio di ciò che ha l’altro, di ciò che si fa in cambio di ciò che fa l’altro.

Il tutto limitato e gestito nel limite del territorio, quindi il bsl non è moneta tradizionale perché, fra l’altro, limitata al territorio comunale.

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Se nel circuito entrano poi le amministrazioni Comunali potrebbero “incentivare” il volontariato a sostegno di handicappati od anziani (come nel modello Giapponese già citato) “ricompensandolo” in parte tale volontariato in bsl.

QUESTIO MODELLI VANNO PERO’ ANCORA APPROFONDITI DAL PUNTO DI VISTA DEI CONTRATTATI DI LAVORO DI SECONDO LIVELLO. …..

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6) Soluzioni di Microcredito e di Finanza Etica

Abbiamo definito nei capitoli precedenti forme di scambio che possano prescindere dalla liquidità disponibile in Euro e possano far girare la cosiddetta economia reale, anche e soprattutto necessarie in tempi di Credit Crunch e di violenta crisi finanziaria sia deflattiva che recessiva.

Forme che non intendono violare alcun tipo di norma e che producono anzi, entrate fiscali esattamente come le produrrebbe la circolazione dell’Euro vero e proprio , ma potremmo dire anche che sono strumenti che producono una maggiore entrata fiscale per lo Stato proprio perché non sottraggono nulla alla fiscalità normale delle transazioni ma aumentano ed agevolano molto di più le transazioni stesse e quindi il volume del fatturato. Vantaggio che si aggiunge al vantaggio indotto di permettere alla Aziende di “morire in minor misura” e quindi di portare un valore in futuro che va oltre alla maggiore contribuzione fiscale di oggi, ma che riguarda anche la stessa possibilità di pagare tasse in futuro.

La ratio di questo progetto è però incentrata sul lavoro ma, appunto, il vantaggio di poter salvare posti di lavoro o dare maggiore capacità di acquisto ai lavoratori o agevolare le Aziende nel loro pagamento del lavoro etc … etc… è esattamente parallelo all’interesse della Stato ad avere maggiore contribuzione fiscale. Se aumenta lavoro e transazioni commerciali e chiudono meno Aziende ed i lavoratori hanno un po’ più potere di acquisto, noi qui ci preoccupiamo dell’aspetto Lavoro ma è chiaro che è anche un interesse fiscale dello Stato, ed anche in merito a minor costi assistenziali e di ammortizzatori sociali, non solo maggior fatturato delle imprese che pagano per questo maggiori tasse.

In questo capitolo parleremo invece di come si possono “far girare” Euro reali in modo diverso dal tradizionale e specificatamente cercando di implementare queste due caratteristiche

Uno SCOPO ETICO nella raccolta del risparmio e nel suo uso

Una modalità PIU’ FURBA di utilizzare gli Euro raccolti.

rispetto alla finanza tradizionale.

Perché la finanza “creativa” può essere, come cercheremo di dimostrare, declinata anche a scopi etici e sociali.

a) Il soggetto giuridico che gestisce la Finanza Etica

Nei modelli che seguiranno si dà per scontato che ci sia un soggetto che possa fare impiego di Euro. E’ chiaro che questa è attività destinata dalla legislazione alle banche od alle società finanziarie pubbliche come alcune Agenzie Regionali, od alle strutture di Microcredito, che comunque hanno spesso delle banche alle loro spalle. Ci sono anche le figure giuridiche come le “Società di Mutuo Soccorso” che possono fare raccolta ed impiego di liquidità.

Nei modelli che seguiranno non ci poniamo il problema di indicare quale soggetto possa metterli in pratica. A nostro parere le Banche stesse avrebbero interesse a sperimentare queste forme di raccolta ed impiego del risparmio, proprio in un momento come questo dove da una parte c’è gravissima crisi di liquidità e dall’altra risparmio privato ancora disponibile che si associa però spesso a sfiducia totale nei confronti delle Banche che devono quindi recuperare in credibilità. A questo scopo quale azione sarebbe meglio che fare operazioni finanziarie concrete che possano aiutare gli italiani e per altro costare molto poco anche alle Banche stesse ?

b) Finanziare l’assicurazione sugli scoperti dei circuito di crediti commerciali via le liquidità raccolte dal Microcredito

Nel secondo capitolo abbiamo definito il sistema di circuitazione di crediti commerciali , definito anche Barter, o camera di compensazione per le partite IVA o baratto multilaterale.

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Abbiamo detto che in tale circuito le Aziende possono essere accreditate di una certa capacità di spesa prima che fatturino e se la guadagnino,

abbiamo poi detto che si potrebbero trovare metodologie innovative per stabilire il quantum di questo credito prestando un occhio di riguardo alla quantità di lavoro pagato più che allo stato patrimoniale ,

ed abbiamo definito che in tale sistema, dato che non si “prestano” Euro comprati altrove, il dare credito è più economico e corrisponde di fatto all’insieme delle imprese del circuito che dà credito ad una di esse

ed abbiamo detto anche che questo sistema deve costare il meno possibile alle Aziende che vi partecipano, che la gestione paga SOLO normali stipendi e non fa utile

e anche che le Aziende pagano se il loro conto si allontana dallo zero, al quale devono tendere, sia se si allontana in modo positivo sia che si allontanino in modo positivo.

Senza dilungarci ora su tutti i vantaggi di questo sistema di circolazione di liquidità/baratto delle proprie merci/servizi abbiamo però detto che se una azienda non riesce a rientrare del suo debito verso il circuito entro un tempo dato (magari anche due anni) e cioè non riesce più a fatturare in modo maggiore rispetto ai costi che ha verso lo stesso circuito, il circuito si deve tutelare con una assicurazione di tale scoperto, tale per cui vengono immessi Euro reali in caso di conto crediti/debiti in rosso e non solvibile.

Ora l’eventuale rosso di una Azienda è solo per differenza fra crediti e debiti (fatture attive e passive) quindi coprire quel rosso non vuol dire finanziare l’azienda toutcour, potenzialmente quindi la cifra in gioco può essere significativamente inferiore. Inoltre se tale finanziamento scatta solo quando dopo due anni l’Azienda ha avuto lo scoperto da finanziare, si riduce ulteriormente la quantità di casi in cui l’esborso reale di Euro è necessario.

Se questa attività assicurativa potesse essere messa in capo al Microcredito, magari raccogliendo le liquidità necessarie per farla, dalla stessa base di cittadini lavoratori e/o consumatori e/o imprenditori delle aziende del circuito, avremmo un impiego di risorse e di risparmio privato che viene moltiplicato non poco nella sua efficacia per sostenere un sistema produttivo a cui appartiene.

Di fatto si sta declinando in altro modo il concetto di derivato. L’assicurare lo scoperto non rientrato dopo due anni di una azienda, mettendo a disposizione da subito una cifra affinchè , se tale scoperto avviene si interviene, non è nient’altro che moltiplicare la potenzialità di quella cifra di sostenere l’intero business dell’azienda, cioè l’intero fatturato, che è ben più grande dell’eventuale rosso coperto.

Se l’operazione avviene come costo assicurativo che è una piccola % su tutti gli sbilanci attivi e passivi, si ripartisce su tutti gli aderenti al circuito questo costo e si ottiene anche una entrata per la struttura del microcredito che funge da assicurazione.

Il concetto è qui esposto in modo “grezzo”, poiché è l’esposizione del concetto, appunto, che interessava, non la sua definizione precisa in termini numerici quantitativi, né in termini normativi e/o fiscali.

c) Finanziare le imprese terremotate a costo zero per le imprese e circa il 10% di rendita per il cittadino che finanzia.

Questo modello discende da una pratica che nel consumo etico e nella esperienza dei Gruppi di Acquisto Solidale , è già attiva. La pratica è la seguente:

se acquisto dal produttore 100 litri di olio e poi li distribuisco accorcio la catena distributiva

se pago al produttore i 100 litri di olio in primavera, molto prima del raccolto e della produzione, di fatto lo finanzio.

Su questa semplice idea si potrebbe proprio ipotizzare un “prodotto finanziario” ed arrivare a pensare di collocare delle “obbligazioni particolari” sul mercato finanziario, come vedremo, che ci permetterebbero, ad esempio, di finanziare la ricostruzione delle imprese terremotate.

Dato che l’idea è quantomeno “balzana” in questo caso vedremo di andare a fondo della precisa quantificazione numerica.

Partiamo dai dati. Prendiamo la produzione di Parmigiano Reggiano.

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Nei documenti allegati (Tabella 1) si evince che la distribuzione diretta del Parmigiano non esiste, se non forse presso gli spacci. La distribuzione di olio precedente è sostanzialmente una distribuzione diretta. Ora le cooperative produttrici di Parmigiano magari non hanno un interesse commerciale ad inimicarsi la GDO mettendo su una distribuzione diretta, però questo caso è un caso particolare e di reale emergenza, si tratta di finanziare la ricostruzione dopo il terremoto e quindi questo” vincolo commerciale” supponiamo possa essere superato . Supponiamo inoltre che magari la GDO stessa possa prendere parte al meccanismo in qualche passaggio.

Comunque dagli allegati (Tabella 2 e Tabella 3) si ricava che il prezzo medio di vendita al dettaglio IVA compresa è 17,52 €/Kg. e che il mercato all’origine quota 8,6 €/Kg (IVA esclusa). I dati sono riferiti al maggio 2012 quando questo modello è stato pensato. Ora conta il modello e non tanto il numero esattamente uguale o meno ad oggi. Anche perché in forza di questi numeri si ottiene un forte interesse per chi prestasse dei soldi acquistando il “terremoto bond” tale per cui anche se l’interesse fosse la metà del 10-11 % sarebbe comunque appetibile.

Ora vediamo la tabella excel dove appaiono le variabili “E” ed “F” l ivanno messi i prezzi che si adottano per questo modello, i prezzi che venivano dagli allegati precedenti

F = primo prezzo IVA compresa al consumo (valore percepito dal mercato come valore equo del prodotto)

E = Primo prezzo alla distribuzione (IVA ESCLUSA)

Nel caso del parmigiano reggiano vediamo che la catena distributiva vale il 68% del primo prezzo alla distribuzione che è una bella percentuale. Ora introduciamo una variabile “G” che è il costo medio della distribuzione diretta, tenuto conto che questa distribuzione, messa in piedi per questo scopo Etico, non fa utile ma si paga i propri costi. Nella tabella seguente avremo poi una ulteriore variabile per considerare il costo distributivo.

Veniamo quindi alla tabella seguente:

Ora abbiamo 4 variabili :

“A” = cifra che il privato cittadino vuole prestare alle imprese terremotate

“B” = parametro di redditività della distribuzione diretta, che comprende quindi i costi variabili oltre che i fissi. Si stima che con un tale MOL la distribuzione possa esser fatta con utile finale pari a zero e copertura di tutti i costi.

“C” e “D” = sono i parametri del prestito, vale per un anno e ci sono 4 cedole. Se devo avere un MOL dell’8% ogni 1000 Euro che “tratto” nel mio modello devo avere 80€ ogni 1.000 Euro , che potrei ripartire in 4 cedole cioè 20€ per ogni cedola.

Ora i calcoli successivi rispondono a questa domanda: cosa succede se, invece di liquidare cedole monetarie (soldi in conto corrente) a chi mi ha dato 1.000 €, faccio 4 spedizioni di parmigiano Reggiano ?

Quanto capitale restituisco alla fine ? E quanto parmigiano consegno nelle 4 spedizioni? E nelle 4 spedizini mi assicuro un margine di 20€ che è il mio MOL presunto iniziale per far costare niente la struttura? Eh ho anche compreso il costo ipotetico del 20% sul prezzo iniziale del prodotto che stimo come costo minimo in battota di quesat struttura distributiva? E quanto pagano gli imprenditori che ricevono il finanziamento ?

Le riposte sono due:

Gli imprenditori finanziati non pagano nulla il costo del denaro che affluisce loro.

Chi presta i soldi riceve 4 spedizioni da 4,8 Kg l’una di Parmigiano (ogni 1000 Euro prestati per un anno) che in 3 mesi si possono consumare benissimo.

Alla fine c’è una restituzione di oltre 800 € liquidi più 336.98 € di valore di parmigiano per un totale di 1138 € ceh equivale a più dell’11% rispetto ai 1.000 € prestati.

Ora le cifre magari non sono aggiornate e magari non sono precisissime ma è il concetto che conta anche perché, anche se non ci fosse una rendita del 11% ma del 5% come dicevamo comunque sarebbe interessante per il cittadino

1) Aiutare le imprese terremotate prestando diretta,mente una piccola parte dei suoi risparmi (trance da 1000 o 500 €)

2) Avere un interesse maggiore di quello che si ha normalmente 3) Ottenere che le imprese finanziate non paghino nulla il costo del denaro

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Ma l’idea si può estendere costruendo dei cesti di Parmigiano e prosciutto crudo di Parma, o dei cesti ancora più vari.

E’ una ipotesi di unione “spuria” ma DIRETTA (questo è importante) fra finanza e mondo della produzione, per altro magari con la produzione agroalimentare di qualità italiana, per altro con modalità Etica (struttura che non fa utili), per altro in un contesto di aiuto concreto alla cittadinanza (terremoto) …..

Da ultimo un’altra sollecitazione. Ma se ci fosse veramente questo bond e veramente potesse essere collocato sul mercato internazionale dei bond, quanta liquidità attrarrebbe dagli investitori di Londra o New York secondo voi ?? Ve li immaginate a New York vedersi arrivare a casa il Parmigiano quanta “gola” farebbe, posto che ci si guadagna anche in termini finanziari.

Se mai, per frenare speculazioni e vendendola come ulteriore mossa di marketing furbo il bond sarebbe a sottoscrizione LIMITATA (massimo 5.000 € a testa) e solo per i primi x cesti Parmigiano/Prosciutto/etc… a disposizione per questa distribuzione. Come si fa per i prodotti di marca a tiratura limitata. Qui il limite sarebbe probabilmente dettato dalla capacità di soddisfare tutte le richieste possibili.

In termini promozionali la stessa struttura bancaria italiana che lo mettesse in piedi quanto ritorno di immagine positiva ne trarrebbe? Quanto certi prodotti agroalimentari italiani sono brand di successo all’Estero ?

Dovremmo cercare forse questa creatività e questo made in Italy anche in campo finanziario … e forse anche fra gli ambienti neoliberisti che forse, per primi, capiscono che il modello della attuale finanza non può reggere all’infinito, potremmo magari avere un pizzico di più di credibilità.