presentazione dotto francesco consulting green

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Dotto Francesco Dotto Francesco Dotto Francesco Dotto Francesco Consulting Consulting Consulting Consulting Green Green Green Green L L L’ ’arte del Verde arte del Verde arte del Verde arte del Verde

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Servizio di consulenza e assistenza al verde. Studio della biodiversità e eco-compatibilità ambientale. Consultancy and assistance for the green. Study of biodiversity and ambient eco-compatibility

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Page 1: Presentazione dotto francesco consulting green

Dotto FrancescoDotto FrancescoDotto FrancescoDotto Francesco ConsultingConsultingConsultingConsulting GreenGreenGreenGreenLLLL’’’’arte del Verdearte del Verdearte del Verdearte del Verde

Page 2: Presentazione dotto francesco consulting green

È da 31 anni che mi occupo di Impianti Sportivi, prati e di consulenza e assistenza sulla costruzione e manutenzione degli stessi. Specializzato nel settore dei campi da calcio, campi da golf, rugby, aree verdi pubbliche e private, piste di volo, campi da tennis, ippodromi, vigneti e bordi stradali riconosciuto internazionale, nella consulenza e assistenza. Tutti lavori a cui presto la consulenza vengono realizzati da addetti specializzati presenti presso l'azienda o l'ente che richiede il servizio o da aziende che operano da anni in questo campo, garantendo ed applicando tutte le normative vigenti nel paese in cui si opera, e garantisco il risultato in prima persona.

La mia forza è il fatto di poter collaborare con circa 10 Università dal 1983, sia in Italia che all’estero e con le maggiori Aziende produttrici di materia prima ( semi, concimi,terricci,trattamenti, impianti di irrigazione) nonchè con alcune aziende tecniche che forniscono scarpette e palloni, parte da non sottovalutare per l’incolumità dello sportivo [(nel ipotesi dei campi da calcio) ( per valutare i tipi di interventi da effettuare prima degli incontri tipo di taglio erba , eventuale carotatura fori a mq, sabbiatura etc)]. La collaborazione con le maggiori Università mi consente di decidere le essenze,distinguendole non solo per specie ma anche per varietà, le concimazioni ,l’irrigazione ed altri interventi più adatti ad ogni ambito in cui opero, prendendo in considerazione molteplici fattori,fondo,temperatura etc.Questa possibilità di collaborazione mi garantisce, quasi settimanalmente, di conoscere tutte le novità riguardanti le nuove ricerche ed i risultati delle stesse, sia in essere e che terminate e le prove in campo che vengono effettuate.

Non mi sto a dilungare nella presentazione, La pongo a conoscenza di tre tecniche che permettono un risparmio economico dal 30% al 70% ,ci sono ovviamente opportunità diversificate per tipologia di intervento da effettuare disponibili il tutto senza che la qualità del lavoro ne risulti di scarsa qualità all’opposto ne guadagna avendo un ottimo risparmio economico ed un minore impatto ambientale:

1. Irrigare prati nelle ore più calde della giornata. Questa tecnica permette un risparmio di concimazione pari al 30% ed un risparmio d’acqua che può arrivare al 70%, previo valutazione del terreno.

2. Nei prati dove è presente l’impianto di riscaldamento utilizzando circa 70 kg di concime per l’intero campo da calcio in questo esempio, si può ridurre la temperatura delle serpentine fino a 5 C°.

3. Possibilità di effettuare solo 4 tagli del manto erboso anno.Tutte le valutazioni vanno ovviamente ponderate in loco in quanto le variabili sono centinaia.

Avrei piacere poterLa incontrare personalmente per esporre le mie conoscenze, farLe valutate i lavori effettuati, le schede su cui opero e

le referenze.

Membro AIS (Assosementi) non rinnovabile per termine mandatiMembro ESA ( European Seed Association) non rinnovabile per termine mandatiMembro ISF (International Seed Federation) non rinnovabile per termine mandati

Di seguito i servizi forniti.

Servizio di consulenza e assistenza al verde. Studio dellaServizio di consulenza e assistenza al verde. Studio dellaServizio di consulenza e assistenza al verde. Studio dellaServizio di consulenza e assistenza al verde. Studio della biodiversitàbiodiversitàbiodiversitàbiodiversità e ecoe ecoe ecoe eco----compatibilità ambientale.compatibilità ambientale.compatibilità ambientale.compatibilità ambientale.

ConsultancyConsultancyConsultancyConsultancy andandandand assistanceassistanceassistanceassistance for for for for the green.the green.the green.the green. StudyStudyStudyStudy ofofofof biodiversitybiodiversitybiodiversitybiodiversity and and and and ambientambientambientambient ecoecoecoeco----compatibilitycompatibilitycompatibilitycompatibility

Primo studio Italiano che utilizza il metodo Statunitense, Inglese, Irlandese e Giapponese delle prestazioni che ritroverà espresse.

Page 3: Presentazione dotto francesco consulting green

Servizi forniti dallaServizi forniti dallaServizi forniti dallaServizi forniti dalla

Dotto Francesco Dotto Francesco Dotto Francesco Dotto Francesco Consulting Consulting Consulting Consulting GreenGreenGreenGreen

Servizio di consulenza e assistenza al verde. Studio dellaServizio di consulenza e assistenza al verde. Studio dellaServizio di consulenza e assistenza al verde. Studio dellaServizio di consulenza e assistenza al verde. Studio della biodiversitàbiodiversitàbiodiversitàbiodiversità e ecoe ecoe ecoe eco----compatibilità ambientale.compatibilità ambientale.compatibilità ambientale.compatibilità ambientale.

ConsultancyConsultancyConsultancyConsultancy andandandand assistance forassistance forassistance forassistance for the green.the green.the green.the green. StudyStudyStudyStudy ofofofof biodiversitybiodiversitybiodiversitybiodiversity andandandand ambientambientambientambient ecoecoecoeco----compatibilitycompatibilitycompatibilitycompatibility

• Valutazione impatto ambientaleValutazione impatto ambientaleValutazione impatto ambientaleValutazione impatto ambientale biodiversità,eco-compatibilità

• Valutazione agronomico sportivo sul terrenoValutazione agronomico sportivo sul terrenoValutazione agronomico sportivo sul terrenoValutazione agronomico sportivo sul terreno

• Valutazione delle tecniche costruttiveValutazione delle tecniche costruttiveValutazione delle tecniche costruttiveValutazione delle tecniche costruttive

• Valutazione e supporto appalti Valutazione e supporto appalti Valutazione e supporto appalti Valutazione e supporto appalti comuni,enti,architetti e paesaggisti

• Prelievo campioni analisi Prelievo campioni analisi Prelievo campioni analisi Prelievo campioni analisi

• Selezione delle specie Selezione delle specie Selezione delle specie Selezione delle specie più adatte per ambiente ed uso

• Supporto architetti e paesaggistiSupporto architetti e paesaggistiSupporto architetti e paesaggistiSupporto architetti e paesaggisti

• Istruzione PersonaleIstruzione PersonaleIstruzione PersonaleIstruzione Personale

• Verde Pubblico e privato Verde Pubblico e privato Verde Pubblico e privato Verde Pubblico e privato comuni,enti,architetti e paesaggisti

• Campi da calcio Campi da calcio Campi da calcio Campi da calcio

• Campi da Golf Campi da Golf Campi da Golf Campi da Golf

• RugbyRugbyRugbyRugby

• Tennis su erbaTennis su erbaTennis su erbaTennis su erba

• Hockey pratoHockey pratoHockey pratoHockey prato

• CricketCricketCricketCricket

• Vigneti inerbimento Vigneti inerbimento Vigneti inerbimento Vigneti inerbimento per favorire ‘l aumento di flavonoli e antociani

• Bordi Stradali Bordi Stradali Bordi Stradali Bordi Stradali

• Piste da SciPiste da SciPiste da SciPiste da Sci

• IppodromiIppodromiIppodromiIppodromi

• Semina al apertoSemina al apertoSemina al apertoSemina al aperto con scelta delle essenze più adatte per ambiente ed uso

• Semina al coperto Semina al coperto Semina al coperto Semina al coperto con scelta delle essenze più adatte per ambiente ed uso

• Rigenerazione Rigenerazione Rigenerazione Rigenerazione con scelta delle essenze più adatte per ambiente ed uso

• Overseeding Overseeding Overseeding Overseeding con scelta delle essenze più adatte per ambiente ed uso

• ManutenzioneManutenzioneManutenzioneManutenzione

• LivellamentoLivellamentoLivellamentoLivellamento

• Arieggiatura con scelta Arieggiatura con scelta Arieggiatura con scelta Arieggiatura con scelta più adatta per ambiente ed uso

• Verticut Verticut Verticut Verticut più adatta per ambiente ed uso

• Verti drainig Verti drainig Verti drainig Verti drainig più adatta per ambiente ed uso

• Sabbiatura Sabbiatura Sabbiatura Sabbiatura più adatta per ambiente ed uso

• Top dressingTop dressingTop dressingTop dressing con scelta della miscela più adatta per ambiente ed uso

• Taglio Taglio Taglio Taglio più adatto per ambiente ed uso

• Irrigazione Irrigazione Irrigazione Irrigazione con scelta del metodo e tempo più adatto per ambiente ed uso

• ConcimazioneConcimazioneConcimazioneConcimazione più adatta per ambiente ed uso

• TrattamentiTrattamentiTrattamentiTrattamenti

• EcosostenibilitaEcosostenibilitaEcosostenibilitaEcosostenibilita

• DiagnosticaDiagnosticaDiagnosticaDiagnostica

• Ricerca nuove varietà, Ricerca nuove varietà, Ricerca nuove varietà, Ricerca nuove varietà,

miglioramento genetico. miglioramento genetico. miglioramento genetico. miglioramento genetico.

Page 4: Presentazione dotto francesco consulting green

PER OTTENERE QUESTO

Page 5: Presentazione dotto francesco consulting green

CAMPIONATURA ED ANALISI

Page 6: Presentazione dotto francesco consulting green

CERTIFICATO ANALISI

Campione azienda:Prelievo il :

Risultato dell' analisi sul secco.

TIPO DI ANALISI RISULTATIINTERPRETAZIONE

pH NeutroSali assimilabili micro simens/ cm Normale

Calcare totaleSostanza Organica OttimoCarbonio Organico C OttimoHumusAzoto totale N OttimoC/N

Fosforo P BuonoPotassio K Buono

ScheletroTerra fineSabbiaLimoArgilla

CONSIGLI AGRONOMICI o COMPOSIZIONE

9 Ca(NO3)2pH del 8suolo Senza N

7NH4 NO3

6

5nitrici urea fosfatici potassici solfato ferroso complessi complessi complessi 7-24-58ammoniacali 45+ 19-21 50-52 ammonico 10/10/10 12/12/12 15-15-155-14-53 nitrica 20-21 20/10/10 11-22-16 0-25-10

ammoniacale 8-24-24

Page 7: Presentazione dotto francesco consulting green

STUDIO DEL FONDO

SCHELETRO pietre e ciotoli >10mmghiaia 5-10 mmghiaino 2-5 mm

TERRA FINE sabbia grossa 0,2-2 mmsabbia fine 0,02-0,2 mmlimo 0,002-0,02 mmsostanze argilliformi <0,002 mm

0 100

10 90

20 80

30 d 70

40 60

50 50

60 40

70 30

80 àà 20

90 10

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100

Tessitura ottimale per terreni da compo sportivo egioco in generale

% IN PESO DEL MISCUGLIO TOT

1009080706050403020100

0,002 0,02 0,2 2 20 mmFINE GROSSA

ARGILLA LIMO SABBIA SCHELETRO

Page 8: Presentazione dotto francesco consulting green

Quanta sabbia,limo e argilla entrano nella preparazione di un prato da gioco.La fascia compresa tra le trelinee,in rapporto al peso del miscuglio totale e delle dimensioni delle singole particelle, limite max e minimo che si deve utilizzare per ogni singola cattegoria

Particelle isolate senza Particelle aggregate fra lorosostanze cementanti grazie alla presenza di humus,

argilla,torba

Per migliorare la struttura del terreno che naturalmente nonpossiede una struttura glomerulare,occorre intervenire con opportune correzioni. Nel caso di terreni sabbiosi si interviene con torbe,argilla e sostanza organica , nel caso oppostointerveniamo con sabbia e torba ultimamente anche con sostanze vulcaniche.

ACIDITA' NEUTRO ALCALINITA'

5 5,5 6 6,5 7 7,5 8 8,5 9

AZOTO

FOSFORO

POTASSIO

ZOLFO

CALCIO

MAGNESIO

FERRO

MANGANESE

Questa figura rappresenta l'assorbimento della concimazione in relazione al pH del terreno la parte colorata e relativa al massimo assorbimento metre il restante non colorato è la parte di concime che viene dispersotale dispersione può raggiungere fino i due terzi della concimazione

Page 9: Presentazione dotto francesco consulting green

IRRIGAZIONE

Tipi di terreno

Sabbia Terriccio sabbioso Terriccio Terriccio limoso Terriccio argilloso Argilla

Infiltrazione

CM all’ora

5,080 centimetri 2,540 centimetri 1,270 centimetri 1,016 centimetri 0,762 centimetri 0,508 centimetri

Tempo per 2,54 cm

Per impregnarsi dentro

0,5 ore 1,0 ore 2,0 ore 2,25 ore 3,3 ore 5,0 ore

Page 10: Presentazione dotto francesco consulting green

COME FARE UN IRRIGAZIONE

OTTIMALE

10 mm di acqua Condizione 1

Impregnare abbondantemente il terreno ogni 7-10 gg. nel caso

0 cm le precipitazione atmosferiche siano inferiori a 2-3 cm.

Non irrigare frequentemente con piccole quantità,questa pratica

favorisce lo sviluppo di infestanti e renderebbe il tappeto più

facilmente aggredibile dalle malattie fungine. Con una irrigazione

5 cm in profondità il terreno si asciugherà in 24 ore in superficie

creando così un ambiente inadatto allo sviluppo delle infestanti

e delle varie malattie, e allo stesso tempo le radici possono

assorbire dalla parte bassa l' acqua che gli serve.

Molto importante è che le irrigazione avvengano nelle ore più

10 cm calde della giornata nel periodo estivo,mentre alla mattina nel

restante periodo in cui il tappeto necessiti d' acqua.

Condizione 2

Impregnare il terreno con 1,5-2,5 mm d'acqua in primavera e

autunno e con 6-8 mm nel periodo estivo giornalmente, in

15 cm relazione alle condizioni atmosferiche e del terreno.

ARGILLOSO MEDIO SABBIOSO L' irrigazione deve avere un periodo di ditribuzione ridotto a

3-5 minuti ripetibili per 3 volte in successione, il primo riduce la

effetto di infiltrazione d'acqua nei temperatura del terreno il secondo inizia l' inf iltrazione nel

vari terreni,prendendo in consi terreno il terzo arriva in profondità creando una riserva per le

derazione una irrigazione pari a ore successive.(Syringing)

10 mm. Molto importante è che le irrigazione avvengano nelle ore più

calde della giornata nel periodo estivo,mentre alla mattina nel

restante periodo in cui il tappeto necessiti d' acqua.

0 cmLa velocità di risalita dell'acquaè varia, il suo valore è compresotra 20 e 180 cm/ora tale velocità

50 cm può aumentare in condizionisfavorevoli vento forte,aria seccaecc.

La trasformazione di acqua in 100 cm vapore richiede circa 590 calorie

per centimetro cubo.Il calore può pervenire dalla pianta,dal sole,dal riscaldamento notturno del terreno.

150 cmARGILLOSO MEDIO SABBIOSO La percolazione è dovuta alla forza

forza di gravità

Page 11: Presentazione dotto francesco consulting green

Conoscere il tempo di di penetrazione dell'acqua nel suolo e cosa fondamentale per poter calcolare l'intervallo di tempo tra un ciclo

e un altro di irrigazionein modo da favorire l'interscambio gassoso di importanza rilevante per la vita dellle radici.Spesso per irriga

zioni troppo frequenti o eccessive fenomeni di ristagno attorno all'apparato radicale questo annulla o riduceal minimo la posibilità

delle radici di assorbire ossigeno il chepuò portare f ino alla mortedelle radici stesse.

ORE 13 irrigazione13 ottima 1315 1517 buona 1719 ORE 19 irrigazione 19 ottima

21 2123 23 buona

1 suff iciente 13 3 suff iciente

5 57 79 scarsa 9

11 11 scarsa

Dati calcolati su un terreno medio impasto.

Utilizzando questo metodo oltre a ridurre la quantità d'acqua da distribuire riduciamo le concimazionie il manto mantiene una colorazione verde brillante anche durante le ore più calde senza soffrire distress idrico, come possiamo notare al momento del maggior bisogno d'acqua la pianta ne ha a disposi zione una grossa quantità sia in superficie che in profondità per un numero di ore superiore al metodoclassico di irrigazione.

Le nuove essenze non risento dello sbazo di temperatura che ci può essere irrigando nelle ore più calde in quanto ormai la maggior parte delle aziende opera con semi che poi daranno luogo a foglie molto fineche non permettono al calore di rovinarle in quanto l'acqua non sosta che per soli pochi decimi sulle stesse,mentre per quanto riguarda l'apparato radicale non ne risente in alcun modo anzi ne ottiene dei beneficiin quanto il terreno si raffredda leggermente sfavorendo in questo modo la disidratazione radicale problemache attualmente si è notato molto spesso a causa di capitolati assurdi sulla preparazione del fondo e inmodo particolare degli ultimi 10-20 cm.

ORE 13 irrigazione ORE 19 irrigazione13 1315 1517 1719 1921 2123 231 13 35 57 79 9

11 11

Ore in cui il concime lavora maggiormente anche quello a lenta cessione visto che per il 90% dei casi ilrilascio della sostanza concimante parte da temperature di 20 gradi spesso la parte azotata gia a 18 e quindi il perido concimante viene a ridursi fino al 50% (casi limite) e la perdita di sostanza in dilavamento si riduce fino al 35% Continuazione

Page 12: Presentazione dotto francesco consulting green

SYRINGING

La pratica del “Syringing” consiste nell'applicazione di modeste quantità d'acqua allo scopo di:· Prevenire l'appassimento· Ridurre la traspirazione· Ridurre la temperatura a livello del tappeto erboso· Rimuovere brina, rugiada o essudati vegetaliIl “Syringing” può essere eseguito manualmente indirizzando il getto direttamente sulla zona prescelta, oppure nel caso di grandi superfici tramite una breve attivazione, da 1 a 5 minuti, degli irrigatori (a scomparsa o non) per un totale che va da 1,5 a 8 mm d’acqua.Esso non può essere intesa come una pratica di routine da effettuare ogni giorno, ma va applicato solamente in caso di necessità.Generalmente l'ora di applicazione varia dalle 11 alle 15 in corrispondenza con le ore più calde della giornata e, se lo stress è severo, può essere ripetuto anche due volte nell'arco della giornata.

WATERING

Si tratta della somministrazione di una più o meno modesta quantità d'acqua(da 1 a 3 mm) fatta seguire alla applicazione di prodotti chimici (in genere fertilizzanti) sul tappeto erboso.

CORRETTA DISTRIBUZIONE

Nell'esaminare il problema della corretta distribuzione dell'acqua non bisogna dimenticare il fattore vento. Il vento può modificare molto le caratteristiche di distribuzione di un irrigatore.

Sotto l'effetto del vento la distribuzione circolare e simmetrica dell'irrigatore viene ovviamente deformata. La curva di distribuzione dell'acqua diviene inattendibile quando la velocità del vento supera 18km/h.

Esistono fondamentalmente tre modi per posizionare gli irrigatori e la scelta dipende

principalmente dalla forma dell'area da irrigare.

Questi sono:

1) quadrato o rettangolo

2) triangolo

3) linea

Disposizione a quadrato

La distanza degli irrigatori viene determinata dalla casa costruttrice in relazione al tipo di irrigatore per garantire l'uniformità di caduta all'interno di ogni quadrato. La presenza di vento contribuisce a creare disomogeneitàe il raggio di influenza degli irrigatori diventa più piccolo.

Sono consigliate le seguenti distanze fra gli irrigatori in funzione del vento:

0 Km/ora 55% del diametro - - 7 Km/ora 50% del diametro - - 14 Km/ora 45% del diametro

Disposizione a triangolo

Nella configurazione a triangolo l'uniformità di caduta dell'acqua viene mantenuta anche per distanze degli irrigatori sensibilmente superiori a quelle consigliate per il quadrato. Anche in questo caso il vento può limitare il raggio di influenza degli irrigatori tanto che si consiglia di rispettare le seguenti distanze tra essi:

0 Km/ora 60% del diametro - - 7 Km/ora 55% del diametro - - 14 Km/ora 50% del diametro

Nella pratica succede spesso che, per poter coprire aree irregolari, la disposizione a quadrato si trasforma in disposizione a triangolo e viceversa. In questi casi si dovrà fare in maniera che l'intensità di pioggia rimanga il più possibile eguale dappertutto.

Page 13: Presentazione dotto francesco consulting green

PRESSIONE IDROSTATICA

Nell'idrostatica si considerano i fluidi in quiete, ovvero in assenza di moto e quindi in equilibrio. La pressione è un'espressione della forza che in una massa liquida è rappresentata dal peso delliquido che sovrasta un piano. La pressione idrostatica che agisce su un piano è direttamente proporzionale alla distanza che lo separa verticalmente dal pelo libero della massa liquida (altezza della colonna liquida).

La pressione idrostatica all'interno di una massa liquida quindi non è costante, ma varia in funzione dell'altezza della colonna: risulta cioè tanto maggiore quanto più il piano generico è profondo (distante dal pelo libero).

L'acqua, per il fatto di essere il liquido più conosciuto e comune, è servita come elemento di confronto per diverse grandezze fisiche.

Il peso specifico dell’acqua, alle temperature normalmente riferite all’uso irriguo, può essere considerato pari a:

1dm3 equivale a 1l (litro) 1 m3 = 1000 l - - 1l (litro) di acqua pesa 1Kg

Per la pressione idrostatica sono preferite unità di misura quali: Kg/cm2 (chilogrammo su centimetro quadrato) - - m.c.a. (metro colonna acqua) equivalente a 0,1 Kg/cm2 - - Atm (atmosfera) che equivale a 1,03323 Kg/cm2 - - Bar che corrisponde a 1,01972 Kg/cm2

Le grandezze più comunemente impiegate sono:

Kg/cm2 e m.c.a. (metri colonna d'acqua), ricordando che: - - 1 m.c.a. = 0,1 Kg/cm2 10 m.c.a. = 1 Kg/cm2

PRESSIONE DINAMICA

Quanto sino ad ora visto ci ha permesso di conoscere e valutare quella grandezza fisica che abbiamo denominato "pressione idrostatica".Tutte le considerazioni sin qui fatte sono quindi riferite ad una massa liquida in quiete. Un flusso idrico si genera quando si mettono in comunicazione due ambienti nei quali sussistono pressioni diverse: detto flusso sarà diretto dall’ambiente a maggior pressione verso quello a pressione più bassa e sarà tanto più consistente quanto maggiore è la differenza fra le due pressioni.

PORTATA

E’ definita come il volume di liquido che nell'unità di tempo attraversa una data sezione di una condotta.

Q = V/T (Portata=Volume del liquido/tempo)

Il volume di flusso o portata in un sistema di condotte viene espresso in m3/s, ma nella pratica vengono usate altre unità, generalmente più piccole, quali: l/min o l/sec.

L'acqua è un elemento che, allo stato liquido, non si lascia nè dilatare nè comprimere. In una condotta in cui si riconosca un solo punto di ingresso ed un solo punto di uscita, la portata si mantiene costante in ogni punto, qualsiasi ne sia la forma e la dimensione.

Tra portata e velocità sussiste una relazione, precisamente:

Q = A x U (Portata = Sezione int. del tubo x Velocità dell'acqua)

Questo rende evidente il fatto che quando la portata è costante, la velocità dipende solo dalla sezione del tubo.

Se la sezione rimane sempre la stessa allora la velocità sarà costante, ma se la sezione varia, anche la velocità dell'acqua cambia in modo inversamente proporzionale: se il tubo si restringe, la

velocità aumenta: se il tubo si allarga, la velocità diminuisce. A questo punto abbiamo a disposizione tutte le grandezze di base necessarie per poter valutare una semplice rete di distribuzione.

Conosciamo il significato di:

- pressione idrostatica; - - portata; - - velocità;

ma prima di proseguire è necessario considerare ancora qualche aspetto in riferimento alla pressione.

Quando abbiamo parlato di pressione, abbiamo sempre considerato i suoi effetti su di una massa liquida in quiete, ovvero sottoposta alla sola forza di gravità; quando però l'acqua entra in movimento, si generano dei fenomeni che influenzano la pressione idrostatica.

Analizzando

Con il sistema in quiete, la forza "peso" rilevabile dalla pressione idrostatica non genera "lavoro" in quanto resa passiva dalla reazione delle pareti del recipiente. Praticando un foro nel recipiente, rompiamo questo equilibrio, l'acqua viene messa in movimento e spinta verso l'esterno.

Una parte dell'energia posseduta dalla massa liquida viene impiegata proprio per imprimere questo movimento. Altra energia viene poi dissipata per vincere le resistenze che l'acqua incontra nel suo cammino, forze antagoniste che si oppongono al moto idrico all'interno delle tubazioni generate dall’attrito. Dette forze vengono generalmente chiamate "resistenze passive" e la perdita di pressione a loro imputabile viene definita "perdita di carico". In pratica misurando con un manometro la pressione in un tubo derivato da un sistema in quiete, rileviamo la pressione idrostatica. Quando dalla stessa tubazione preleviamo acqua, la pressione che leggeremo sul manometro sarà senz'altro minore di quella idrostatica.

La differenza tra le due letture esprime il valore delle "perdite di carico" che si sono originate lungo la condotta.

Essere in grado di valutare l'entità di questa perdita di pressione è di fondamentale importanza nel dimensionamento di una rete idrica.

Page 14: Presentazione dotto francesco consulting green

CONCIMAZIONI

Page 15: Presentazione dotto francesco consulting green

BASI PER UNA

BUONA CONCIMAZIONE

Miscuglio incompatibileMiscuglio compatibile al momento dell' usoMiscuglio compatibile

Sol

fato

d' a

mm

onio

Cal

cioc

iana

mid

e

Nitr

ato

di s

odio

Nitr

ato

di c

alci

o

Nitr

ato

amm

onic

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Fos

fazo

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Sco

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cim

i pot

assi

ci

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cim

i org

anic

i

Cal

ce

Ure

a

Nitr

ato

pota

ssic

o

Solfato d' ammonioCalciocianamideNitrato di sodioNitrato di calcioNitrato ammonicoFosfazotoPerfosfatoScorie thomasFosfato bicalcicoFosforitiConcimi potassiciConcimi organiciCalceUreaNitrato potassico

AZOTO entra come costituente in tutte le S.O. azotate (proteine,clorofilla,alcaloidi).L' N. stimola laproduzione in presenza di acqua.Se è in equilibrio con gli altri elementi si rivela molto efficacee capace di prolungare il ciclo vegetativo,se invece i vari elementi non sono in equilibrio l' N.provoca un indebolimento della pianta difronte agli agenti esterni.

FOSFORO presente nel terreno sotto forma di fosfato esse hanno funzioni plastiche. Attiva il metabo-lismo,perché accelera il ciclo vegetativo della pianta,favorisce la fioritura,la fruttificazione.Indispensabile sotto forma di estere nella fermentazione zuccherina,nella sintesi del saccaro-sio. La sua deficienza provoca rallentamento vegetativo,ritardo di maturazione,nanismo. Non ci deve essere scompenso tra N-P, valori di reazione massimi a pH 6-7.

POTASSIO favorisce la formazione di protidi,il K influisce sull'inspessimento delle cellule parietali in in concentrazione ottimale favorisce l' irrobustimento.Agisce sulla qualità dei frutti, riduce ilfabbisogno di acqua, ma rende le piante più sensibili alle malattie. Il suo rapporto con l'N è 1/1 o 1/1,25 ottimale,la sua mancanza arresta l' accrescimento dei germogli e lo sviluppo della fioritura.

gr. assimilabili dall' intera pianta

160140120100 AZOTO8060 POTASSIO4020 FOSFORO

3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14tempo in settimane

INDISPENSABILI ACCESSORI NOCIVICl-Si-F-Br-Al Sn-Pb-As-Pt

Macroelementi Mesoelementi MicroelementiC-H-O-N - K-P Ca-Fe-Mg-S B-Zn-Cu-Co-Mn-----Volatili Fissi

Elementi indispensabili : senza i quali la pianta non può vivireElementi accessori : senza i quali non è risentita la carenzaElementi nocivi : formati da metalli pesanti sgradita la presenzaElementi volatili : che alla calcinazione si volatilizzano sotto forma di H2OElementi Fissi : costituiscono la cenere

Elemento Condizioni del terreno

dove le carenze sono più facili

Boro pH alto, siccità

Page 16: Presentazione dotto francesco consulting green

CONSIGLI DI

CONCIMAZIONE DOPO ANALISI

sviluppo culmi e foglie

svilupo delle radici

G F M A M G L A S O N D

fabbisogno di foglie e culmi

parte di azoto da integrare

azoto fornito dal terrenoG F M A M G L A S O N D

EPOCHE OTTIMALI DI CONCIMAZIONE e grammi per 100 mq consigliata facoltativa

TIPI DI PRATO febbraio 1/2 marzo aprile giugno agos-sett f ine ottobre novembre

Rustico 40 40 40Ornamentale 40 20 20 20 20 20 20Sportivo alto sfruttamento 40 40 30 40 40Sportivo medio alto sfruttamento 40 30 30 30 30Sportivo medio basso sfruttamento 40 30 30 40 20 30Sportivo basso sfruttamento 40 30 40 30GolfGreen 30 30 40 30 40 30Tee 30 30 30 30 30 30Fairway 20 20 40 30 40 30Rough 20 40 40 20

Se il pH del terreno è adeguato sia il Ca che il elemento concentraz. elemento concenteaz.fabbisogno annuo g/m2

Mg dovrebbero essere suf. Se scarseggiano minima minima N P2O5 K2Oimpiegare calcare dolomitico .Le maggiori def i N 2,75-3,50% Fe 35-100 ppm 10/20 6 8cenze di micro elementi si anno nei terreni alca P 030-0,55% Mn 25-150 ppm 20/25 9 10lini pH>7 sabbiosi,compatti fortemente irrigati, K 1,00-2,50% Cu 5-20 pmm 25/30 9 12tglio troppo a filo ecc. Ca 0,50-1,25% Zn 20-55 ppm 35/40 10 15

Mg 0,20-0,60% B 10-60 ppm 35/40 13 18 S 0,20-0,45% Mo sconosciuto

CONCIMI CONSIGLIATI PER I VARI 25/05/09 30/3/10 18/06/15 5/14/53TRATTAMENTI DURANTE L' ANNO 13/0/24 1,2Mg 28/03/12 15/15/15 5/10/40DI ORIGINE CHIMICA E ORGANICA 15/0/15 1,5 Fe 28/03/10 15/5/20 + micro 0/19/21

10/15/20 1,2 Fe 25/5/15 + micro 20/05/10 + micro 0/50/52da kg 1 a 5 kg per 100 metri quadrati 10/0/15 1,5 Fe 24/6/12 15/9/15 + micro 0/25/10la concentrazione di azoto davrà essere di 08/12/20 1,5 Fe 22/4/5 12/10/20 + micro1,5-4 kg per 100 metri quadrati 1 kg ad inizio Urea 46% 20/10/10 +2 Fe 12/12/17 + microprimavera il resto gradatamente 8/24/24 15/0/30 10/05/25

Solfato di potassio 18/24/12 10/2/10DOSI E PERIODO VENGONO CONSIGLIATI Solfato di Fe 28% pol. Solfato ammonico 7/20/20 + microDOPO ANALISI DEL TERRENO Solfato di Fe 19% gran. Stallatico 7/7/7

Dolomite 22%Ca+12,5 Mg Pollina Zolfo grezzo

Argilla calcinata Sangue, ossa Spray 15-2-10+Fe++

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0

20

40

60

80

gennaio aprile luglio ottobre

Culmi e Foglie

Culmi e Foglie

Radici

Laterale

020406080

100

gennaio aprile luglio ottobre

Culmi foglie errata

Culmi foglie errata

Radici

Culmi foglie corretta

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0

20

40

60

80

gennaio aprile luglio ottobre

Radici errata

Radici errata

Culmi e Foglie

Radici corretta

-25

-20

-15

-10

-5

0

5

cm cm cm cm

Apparato fogliare

Radicazione standard

Apparato fogliare

Radicazione concimazione

non assimilabile

Apparato fogliare

Radicazione concimazione

assimilabile

Apparato fogliare

Radicazione ottimale

Page 19: Presentazione dotto francesco consulting green

0,00%

0,50%

1,00%

1,50%

2,00%

2,50%

3,00%

Elemeto Elemeto Elemeto

Azoto (N)

Fosforo (P)

Potassio (K)

Calcio (Ca)

Magnesio (Mg)

Ferro (Fe)

0,00%

1,00%

2,00%

3,00%

4,00%

5,00%

6,00%

7,00%

8,00%

Elemeto Elemeto Elemeto

Azoto (N)

Fosforo (P)

Potassio (K)

Calcio (Ca)

Magnesio (Mg)

Ferro (Fe)

0,00%

0,50%

1,00%

1,50%

2,00%

2,50%

3,00%

3,50%

4,00%

4,50%

Elemeto Elemeto Elemeto

Azoto (N)

Fosforo (P)

Potassio (K)

Calcio (Ca)

Magnesio (Mg)

Ferro (Fe)

Page 20: Presentazione dotto francesco consulting green

0

5

10

15

20

25

30

35

40

45

gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre

RUSTICO

ORNAMENTALE

SPORTIVO ALTO

SFRUTTAMENTO

SPORTIVO MEDIO

SFRUTTAMENTO

SPORTIVO MEDIO

BASSO

SFRUTTAMENTOSPORTIVO BASSO

SFRUTTAMENTO

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

0 7 14 21 28 35 42 49 56 63 70 77 84 91 100 GIORNI

UREA

SOLFATO

AMMONICO

SALE DI FERRO

LENTA CESSIONE

(12-12-17+ MICRO)

AZOTO A LENTA

CESSIONE

ZOLFO GREZZO

DISINFETTANTE

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ARIEGGIATURA E CAROTATURA

Page 22: Presentazione dotto francesco consulting green

PREPARAZIONE FONDO

baulatura 30-45 cm PROFILO CLASSICOsabbia-torba-terra sabbia 20-50%1-3 cm torba 50-80%

terra 5-10%terra di campo-torba terra 70-90%25-35 cm torba 10-30%

drenaggio

tubo di drenaggio55-70 cm

PROFILO A NORMATIVA DIN 18035/4sabbia- torba 0,02mm 10% in peso15 cm 0,06mm 18% in peso

4,00mm 15% in peso

ghiaia fine parte molto permeabile12-17 cm

drenaggio

tubi di drenaggio50-70 cm

PROFILO U.S.A.G. (Stati Uniti Golf Association)sabbia-torba-terra di campo sabbia 80-90%25-35 cm torba 10-20%

ghiaia f. ghiaino5-8 cm 1/7-1/5

delle dimensioni di quelloghiaia g. sottostante8-15 cmtubi di drenaggio55-70 cm

Page 23: Presentazione dotto francesco consulting green

NORMATIVA FIGCterra di campo-torba-sabbia15 cm

materiale arido10 cm

pietrame30 cm

tubi di drenaggio70 cm

P 0,5% P 0,5%

P 1% P 1%

tubi drenanti forati posti pozzetto d'ispezionein senso trasversale

Page 24: Presentazione dotto francesco consulting green

In presenza di acqua risorgiva la soluzione ideale è l'utilizzo delle fascine vecchi metodo ma ancora il più efficace per risolvere il problema di risalita dell'acqua verso l'altoIl tessuto non tessuto utilizzato per la maggiore crea grossi problemi sia di ristagno se utilizzato a profondità di 30-40 cm che di permeabilizzazione se utilizzato a profondità maggiori 80-90 cm inentrambi i casi con terreni dove lo sgondo è difficoltoso il manto ne risente e gli interventi di manutenzione diventano sempre maggiori .

sabbia-torba-terracm 15

ghiaione-ghiainocm 20

ghiaia grossa

pietrame

pietrone

fascine

30 cm Carotatura da effettuare almeno 1 volta al meseTopdressig da effettuare ogni due carotature

30 cm Arieggiatura lamellare con vibrante da effettuarealmeno una volta al mese

Baulatura per favorire lo sgrondo non deve essereinferiore al 5-7% del diametro

Baulatura inglese serve a favorire lo sgrondo in giardini e campi sportivi con particolari problemidi drenaggio profondo e la sua baulatura deve essere compresa tra il 10-15%

Senza baulatura solo nel caso di terreno sabbioso purocon l'utilizzo di essenze particolari(agropiron ect)

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Pulizia del felcroLa pulizia è un'altra operazione importante per la manutenzione del tappeto erboso. Rimuovendo i residui della potatura meccanica (taglio) dell'erba, scarificando il tappeto erboso e riempiendo le zone o i fori irregolari di areazione con sabbia e torba si prepara una parte superficiale molto importante per un tappeto erboso sano.Rimozione del felcroQuesta operazione è suggerita solitamente per tutti i tipi di prati nelle seguenti circostanze: I prati con le popolazioni molto presenti di infestanti, la parte superficiale guasta, una eccessiva presenza di materiale residuo del taglio . La rimozione di materialeindesiderabile tiene conto dello sviluppo migliore del prato concedendo più aria, acqua e fertilizzanti nel terreno. I livelli del felcrocon più di 1,25 cm possono essere considerati nocivi. La rimozione del felcro lascia ispessire l'erba e il relativo sviluppo della parte superiore della radice, così migliorando la salute del prato.L'aerazione del terreno ed il controllo del felcro devono fare di un programma di manutenzione di moda un programmata per fornire le condizioni ottimali allo sviluppo del tappeto.

ARIEGGIATURA

L'importanza delle pratiche di arieggiamento in profondità servono a migliorare l'insieme degli scambi idrici, gassosi e nutrizionali a livello dello strato di terreno superficiale, in genere pari a 20 centimetri( fino ad un massimo di 40 cm). Il compattamento, tipico soprattutto di tappeti erbosi intensamente calpestati (infatti fenomeno purtroppo noto sui campi da calcio), che causa in tempi brevi il deperimento progressivo dell'erba.Questo accade "maggiormente" quando lo strato superficiale viene realizzato utilizzando substrati ad elevato contenuto argilloso. Ciò

comporta una drastica riduzione dei livelli idrici carenza di ossigeno profondità e di conseguenza un deperimento dello sviluppo

radicale.L'arieggiamento diventa l'unico metodo proponibile per un miglioramento significante di situazioni compromesse.

Aerazione

Benefici di aerazioneaumenta il contenuto nella materia organica di terreno.migliora il tasso di percolazione del terreno. aumenta l'acqua che tiene la capienza di terreno.riduce il consolidamento di terreno.migliora il tappeto erboso che sradica e la durevolezza.riduce il felcro.

fornisce gli elementi nutritivi.può biologicamente controllare determinate malattie del tappeto erboso

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Verticut o Slit Seeding - Verticutting o fessura semina, utilizza una macchina per tagliare le linee rette nel vostro prato. Una macchina verticut, come l'aeratore, ha diverse lame attaccate ad un tamburo. Queste lame tagliano il terreno producendo un letto di semina adeguato. Verticutting si sostiene essere il modo migliore di preparare un prato per over-semina. Tagliando le righe, una "pulita" letto di semina uniformemente distribuito crea ancor prato. Verticutting dovrebbe anche essere fatto in due passaggi. Verticutting diminuisce anche prato compattazione tagliando nelle righe.

Verticut o Slit SeedingAerare vs Verticut - aerazione Core è ottimo per il prato come si rompe la compattazione e aiuta a controllare paglia. Non è la migliore pratica per la risemina del prato, come il seme cade solo nei fori di aerazione per la germinazione. La germinazione dei semi sarebbe sporadica. Se la vostra preoccupazione principale è quello di concentrarsi sulla risemina del prato, il verticut offre la migliore e più efficace e anche letto di semina. Suggeriamo alternando calendari annuali perverticutting e aerazione in un anno. Se il vostro prato dovrebbe aver bisogno di entrambi, consigliamo verticutting e risemina in autunno e in seguito con un nucleo di aerazione in primavera prima di un essere preventiva sanguinella applicata. Primavera aerazione non sarebbe seguita da risemina come prevenzione crabgrass avrebbe ucciso tutta la progenie. Se l'aerazione nucleo è stato preferito in autunno, vorremmo seguire con un sistema di semina inversa.

VERTICUT

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Vertidrein

Nel corso dell'anno ogni campo sportivo ben utilizzato diventa compatto. Si dimostra che questa compattazione può sigillare la superficie del campo e rendere difficile per qualsiasi all'acqua di penetrare e passare al sistema di scarico. Questo spesso lascia l'acqua superficie di gioco registrati e può limitare il gioco.

Verti drenaggio è un metodo per alleviare la superficie introducendo una serie di punte che penetrano la superficie 250-300mm.

Questo metodo si ripete in media ogni anno, in autunno o in primavera quando il terreno è morbido.10x10cm da 100 a 300 fori metro quadrato

Misure di allentamento profonde devono essere effettuati dopo l'esame precedente del grado di compattazione conpenetrometro mano negli intervalli necessari. A seconda del substrato (in basso) e l'intensità d'uso, questo lavoro sarà un anno o ogni 2 - 3 anni richiesti.

VERTIDREIN

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Vantaggi di di Prato Prato Verde aerazione e Carotaggi

■Allevia la compattazione del suolo ■Aumenta infiltrazioni d'acqua

■Stimola nuovo sviluppo delle radici e la crescita delle radici fresca simile agli impianti di ri-invasatura

■Migliora spessore di tappeto erboso, il vigore, e la salute generale ■Fornisce una migliore penetrazione dei fertilizzanti nella zonadella radice ■Aumenta la penetrazione di aria nel suolo che aumenta l'attività microbica del suolo

■Attività microbica Aumento rompe paglia ■Ripartizione paglia avanzata

■Diminuisce il fabbisogno di acqua per manto erboso sano ■Tolleranza allo stress caldo e siccità avanzata

■Migliora l'assorbimento di fertilizzanti ■Migliora ricambio d'aria

■Infine, promuove un erbaccia libero prato verde

Suoli con un'alta percentuale di argilla diventano molto duro e compatto. Ciò rende difficile per radici acqua, fertilizzanti, vie e erba di penetrare nel terreno. Compattazione contribuisce anche alla formazione di paglia.

Aerazione, o la coltivazione di base, è la cura del prato standard. Aerare un prato significa fornire il terreno con l'aria, di solito colpendo i fori nel terreno per tutto il prato utilizzando un aeratore. Si riduce il compattamento del suolo e aiuta il controllo paglia in prati aiutando acqua e fertilizzante movimento nella zona della radice.

Un prato può essere aerato in qualsiasi momento, il terreno non è congelato, ma non dovrebbe essere fatto quando è molto caldo esecco. Zone di traffico pesante richiederanno aerazione più frequentemente.

L'aerazione è più efficace quando core reali o tappi di terreno sono tirati dal prato. Buchi dovrebbero essere 2-3 cm di profondità e non più di 2-4 centimetri. Prati devono essere accuratamente innaffiate il giorno prima di aerare in modo spine possono essere estratti più profondamente e facilmente

CAROTATURA

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TAGLIO

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TAGLIO OTTIMALE

ALTEZZA E TAGLI IN FUNZIONE AL PRATO

TIPO DI PRATO n. di tagli altezza altezzaanno estate inverno

RUSTICO 3-8 4-9 5-10PARCO 8-12 3-5 4-4,5ORNAMENTALE 20-40 1-3 2-4ORNAMENTALE NANO 10-20 1,5-3,5 2,5-4,5SPORTIVO 25-45 2-4 5-7,5GOLFGREEN 100-360 0,3-0,8 0,3-0,8TEE 40-70 1-2,5 1-2,5FAIRWAY 20-50 2-4 2-4

Quando l' erba germogliata raggiunge i 4-6 cm, deve essere tagliata una prima volta. Il primo taglionon deve asportare più di 1-1,5 cm dalla parte superiore della foglia. Con i tagli successivi si diminusce l' altezza gradatamente fino a raggiungere quella desiderata di 3-3,5 cm.E' importante ricordare che ogni taglio non deve asportare più di un terzo dell' altezza delle foglie,inoltrava ricordato che la direzione del taglio deve essere ogni volta modificata.L' erba tagliata deve essere sempre asportata solo in estate è possibile lasciare del materiale fine e corto per rallentare l' evoparazione termica,va però ricordato che oni 7-10 giorni il manto varastrellato per evitare la formazione di un feltro troppo spesso causa di malatie fungine e asfissiadel terreno.

non corretta applicazionedelle lame orizzontale effetto washboarding taglio corretto

velocità troppo elevata elicoidale effetto rifling taglio perfetto

inizio

fine

Primo taglio inizio a fine secondo taglio fine a inizio cioè invertire il senso del taglio

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DRENAGGIO

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Controllo computerizzatoscelta essenzeconcimazione

irrigazione

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Le sementi da tappeto erboso, i semi per erba da prato e giardino si dividono in due specie. Microterme e macroterme. Si tratta di due famiglie di graminacee che sviluppano un manto erboso avente caratteristiche di resistenza al caldo / freddo molto diverse. Le sementi per prato sono impiegate per la realizzazioni di qualsiasi tipo di tappeto erboso: da un prato di erba resistente al calpestio ad un manto capace di vivere anche in condizioni climatiche difficili come le zone costiere del sud Italia. Da un tappeto erboso per un giardino ornamentale ad un prato inglese capace di resistere al calpestio tipico di un giardino di una piccola villetta.

MicrotermePer microterme si intende una specie di sementi graminaceae tradizionalmente molto note ed impiegate in Italia poiché prediligono climi fresco-umidi. Le temperature ottimali per lo sviluppo della

parte aerea (foglie e fusti) è di circa 15-24°C, mentre l’apparato radicale predilige temperature del terreno comprese tra i 10 ed i 18°C. Ne consegue che durante i periodi primaverili ed autunnali si avrà il picco massimo della crescita, per poi notare una certa riduzione durante i periodi più caldi (oltre i 30°C) durante i quali necessitano di alcune attenzioni ed irrigazioni in più. Normalmente i periodi invernali vengono ben superati dalle specie microterme considerate per eccellenza “sempreverdi” ovvero in grado di mantenere una buona colorazione anche con temperature inferiori agli 0°C.

Sementi graminacee Microterme per costruire tappeto erboso

· Agrostis stolonifera

· Festuca arundinacea

· Festuca rubra «commutata»

· Festuca rubra «rubra»

· Lolium perenne

· Poa pratensis

MacrotermeSi definiscono macroterme le specie di graminacee da tappeto erboso che presentano un optimum di temperatura compreso fra i 27 ed i 35°C. Le temperature di base per l’accrescimento variano,

secondo differenze inter ed intraspecifiche, fra gli 0° ed i 13°C, sebbene la maggior parte delle specie, al raggiungimento di queste temperature, metta in atto un meccanismo di sopravvivenza,detto “dormienza”, caratterizzato visivamente dalla perdita di clorofilla nei tessuti (le piante diventano gialle e/o marroni

Sementi graminacee Macroterme per costruire Tappeti erbosi

· Cynodon dactylon

· Paspalum vaginatum

· Zoysia japonica

· Pennisetum clandestinum

Le sementi per prato: microterme e macroterme

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SCELTA DELLE SPECIE

Specie Rapidità di Prontezza Resistenza Densità di Resistenza Resistenza

impianto di recupero all' usura germogli all siccità malattie

Loietto perenne 1 4 2 5 4 2Festuca rubra 3 5 4 3 1 4Festuca arundinacea 2 3 1 6 2 1Festuca trichophilla 6 2 1 1 3 1Poa pratense 6 2 3 4 3 3Poa trivialis 6 2 3 3 1 3Agrostide stolonifera 4 1 5 1 6 6Agrostide tenue 5 6 6 2 5 5Caratteristiche importanti delle più comuni specie erbacee.Scala da 1 a 6 (1 è il migliore).Vi sono differenze tra le varietà della stessa specie.

Specie Struttura Qualità di Resistenza Resistenza Tolleranza al

fogliare taglio al freddo al caldo l'ombreggiamento

Loietto perenne 5 6 6 6 6Festuca rubra 1 5 4 5 1Festuca arundinacea 6 4 5 1 3Festuca trichophilla 3 2 2 1 1Poa pratense 4 1 2 3 5Poa trivialis 3 1 2 3 1Agrostide stolonifera 2 3 1 2 4Agrostide tenue 3 2 3 4 2

Specie Fabbisogno Tendenza Tolleranzo Tolleranza Tolleranza alla

di concima- all'infeltri- all'acidità all'allagame- salinità del

zione mento del suolo nto suolo

Loietto perenne 4 5 5 5 3Festuca rubra 6 4 2 6 4Festuca arundinacea 5 6 1 2 2Festuca trichophilla 3 1 1 2 1Poa pratense 3 3 6 4 2Poa trivialis 3 3 6 3 5Agrostide stolonifera 1 1 4 13 1Agrostide tenue 2 2 3 4 6

Page 41: Presentazione dotto francesco consulting green

SPECIE PIU’

USATE

Specie provvista di stoloni ridotti rispetto alla stolonifera,forma un tappeto meno fitto tollera male il calpestio,il caldo e la salinità elevata del suolo,esprime al massimo le sue caratteristi-che in condizioni ottimali con bagnature frequenti,con concimazioni ridotte e tagli a 3 cm.

peso di 1000 semi n° semi per gr0,05-0,08 12000-20000

E' una specie di festuca con caratteristiche particolari è dotata di un appa-rato radicale che raggiunge

grosse profondità adatto a zone particolarmente siccitose,inoltre ha un ot-tima resistenza al calpestio

e viene utilizzata per miscugli sportivi.La sua velocità di germinazione e media 13-15 giorni così pure

l' insediamento. Tutte le varieta non si adattano bene hai tagli bassi visto il carattere cespitoso delle

piante per cui si consigliano tagli non inferiori hai 3 cm. Inoltre le nuove va-rietà permettono dei

miscugli anche per i prati ornamentali visto il miglioramento genetico e la costituzione dei tipi detti

"dwarf" , presentano una lamina fogliare ridotta del 30-40%.

peso di 1000 semi n° semi per gr

Specie di essenza provvista di stoloni,con germinazione lenta ma agres-siva,si consiglia il suo utilizzosolo in purezza cioè non mista con altre varietà e solo per usi specifici come

green per campi da golf.La sua foglia è molto fine e di un colore verde opaco,il più grosso problema

di questa specie èl'elevata manutenzione che esige anche attrezzature specifiche.Richiede ta-

gli continui anche 2 voltealla settimana ad una altrezza minima di 0,5-0,7 cm apporti di concimi spe-

cifici e trattamenti per lalotta anticrittogamica continuativa .Non sopporta l'ombra e il calpe-

stio,resiste al freddo ed alla siccità.

peso di 1000 semi n° semi per gr0,08-0,09 11000-12000

Agrostide stolonifera

Agrostide tenue

Festuca arundinacea

Page 42: Presentazione dotto francesco consulting green

Festuca commutata

Festuca rubra rubra

Festuca trichophylla

Rispetto alla precedente si caratterizza per la completa assenza di rizomi e la foglia molto più

sottile,ha la caratteristica di crescere a ciuffi anche se più fitto del prece-dente,per cui si consiglia

un taglio attorno hai 3 cm anche se le varietà nuove consentono di arrivare fino ad un minimo di 1 cm.

peso di 1000 semi n° semi per gr

E' una specie di foraggera dotata di rizomi sottili,le nuove varietà manife-stano una germinazione abbastanza rapidacirca 10-15 giorni ed un buon insediamento nello stesso tempo.Caratteristica tipica è la resiatenza al taglio basso

ed a limitati apporti nutrizionali che ne consigliano il loro impiego in zone a scarsa manutenzione e ove persistanocondizioni di terreno acido e freddo.La lamina fogliare delle nuove varietà e

sufficientemente fine da consentire illoro utilizzo in tappeti ornamentali a calpestio medio, medio-alto,unica pecca e al lentezza di recupero nel casodi grossi danni provocati da un persistente calpestio,ma grosso vantaggio ne deriviamo dal fatto che possiamoeffettuare tagli fino ad un altezza di 1 cm minima.

peso di 1000 semi n° semi per gr

1,2 750

2,4 1300

Rispetto alle precedenti festuche questa presenta le migliori caratteri-stiche resistente alla siccità rapporti

nutrizionali ridotti al minimo,manutenzione quasi nulla.Questa varietà viene utilizzata sia per la creazione

di aree a verde ornamentale che di gioco vista la sua grossa resistenza al calpestio continuo,ultimamente

la si utilizza in certe varietà anche nei green dei campi da golf vista il suo portamento a stoloni ha una

lenta ma continua copertura del suolo fino a raggiungere un intreccio omo-geneo e fittissimo a lamina sottilissima.Un diffetto se lo si può definire così e la sua germinazione molto lenta 30-45 giorni ma lo stesso periodo

di tempo e per il taglio che può raggiungere un'altezza minima di 0,9 cm adatto a tutte le esigenze.

peso di 1000 semi n° semi per gr

2,4 1300

Page 43: Presentazione dotto francesco consulting green

Loietto perenne

Poa pratense

E' una della specie più importanti in europa.Tappeto molto rapido a formarsi (5-6 giorni) veloci sono anche le fasidi crescita ed insediamento;la resistenza al calpestio lo rende adatto all'uti-

lizzo nei miscugli per campi sportivie prati ad intenso utilizzo.Il loietto e sensibile all'ombra ed alla siccità mentre le nuove varietà resistono bene all'ombra non persistente oltre le 6 ore continuative,e hanno più lunga vita in

ambiente siccitoso.Richiede concimazioni e tagli regolari l'altezza consigliata minima è di 2,5

cm massima 4cm avendo caratteristichedi rapida crescitta

peso di 1000 semi n° semi per gr

Specie rizomatosa,resistente al calpestio prolungato,alla siccità e al freddo,patisce il caldo estivo e

rallenta o blocca completamente lo sviluppo.Forma un tappeto fitto e impe-netrabile,per contro ha unagerminazione lenta 20-30 giorni in base alle varietà,le nuove varietà presen-

tano maggiori resistenzealle malattie funginee,ma richiedono una concimazione più frequente a dosi

non molto elevate.Iltaglio minimo consigliato e di 1.5 cm.

peso di 1000 semi n° semi per gr

0,2-0,3 4700

2 500

Specie rizomatosa,non tollera il calpestio prolungato,sopporta siccità e il freddo,patisce il caldo estivo erallenta o blocca completamente lo sviluppo.Forma un tappeto fitto e impenetrabile,per contro ha unagerminazione lenta 20-30 giorni in base alle varietà,le nuove varietà presentano maggiori resistenzealle malattie funginee,ma richiedono una concimazione più frequente a dosi non molto elevate.Iltaglio minimo consigliato e di 1.5 cm.Non tollera il sole persistente ma resite molto bene all'ombreggiamento continuato ed hai terreni umidi epesanti.

Specie con caratteristiche fogliari molto fine e di colore verde scuro,si adatta in zone ove persiste lacarenza idrica,la manutenzione ridotta e la carenza di sostanze nutritive ma la grossa mancanza di queste varietà è la scarsa resistenza al calpestio che risulta appena sufficiente a il lentissimo recuperodopo lo stesso.Non tollera assolutamente le zone ombreggiate.

2,6 1500

peso di 1000 semi n° semi

0,2 5600

peso di 1000 semi n° semi

Page 44: Presentazione dotto francesco consulting green

DISERBI

DISERBANTI FOGLIA LARGA STERILIZZATORI

2,4 D DAZOMET preparazione alla2,4D-DB DICOTILEDONI METAM seminaDICAMBA foglia larga CALCIOCIANAMIDEMCPA BROMURO DI METILE vanno copertiSILVEXMECOPROT ARSENITO DI SODIOBENFLURALIN FENILAMMIDE preemergenzaCYANAZINE MONOCOTILEDONI FENILUREATRIFLURALINCLORTHALMETIL2,4D POST-EBENEFINDICAMBA sistemico POST-E2,4D + DICAMBA sistemico POST-E2,4D + MCPA selettivo POST-EDICAMBA + MCPA selettivo POST-EDICAMBA + MECOPROP sistemico POST-E2,4D + PICLORAM sistemico POST-ECLOPYRALID + 2,4D + MCPA selettivo POST-ECLOPYRALID +FLUROXYPYR + MCPA selettivo POST-ESILVEX + MECOPROP sistemico POST-ESILVEX + DICAMBA sistemico POST-EMECOPROT puro (sotto forma di sale potassico) sistemico POST-EFENOXAPROP-P-ETHYL sistemico POST-E setaria-digitariaISOXABEN selettivo pre-posBROMOXYNIL selettivo POST-E

ANTI GERMINELLO

BENEFIN PRE-EMERGENZA monocotiledoni

BENEFIN+TRIFLURALIN PRE-EMERGENZALINURON + TRIFLURALIN PRE-EMERGENZA graminacee dicotiledoni

MCPA + MECOPROT + PROPANIL POST-EMERGENZA ciperacee alismatacee

PENDIMETHALIN PRE-EMERGENZA graminacee dicotiledoni

DACTAL(Chlortal-metile) DCPA PRE-EMERGENZA graminacee dicotiledoni

ISOXABEN puro PRE-EMERGENZA dicotiledoni graminacee

DISERBO TOTALE2,4D + DALATPON + SIMAZINE diserbo totaleGLYPHOSATE roundap diserbo totaleGLYPHOSATE TRIMESIUM solfusate diserbo totale

Page 45: Presentazione dotto francesco consulting green

INSETTICIDI

INSETTICIDINome Comune: Acephate

Tipo: OrganofosfatoAzione Primaria: Contatto, Ingestione

Formulazioni: Concentrato emulsionabile==================================================================

Nome comune: Bacillo aizawai di thuringiensisTipo: Biologico

Azione primaria: IngestioneFormulazioni: Granello dispersibile in acqua, fluido

==================================================================Nome comune: Bacillo kurstaki di thuringiensis

Tipo: BiologicoAzione primaria: Ingestione

Formulazioni: Polvere bagnabile, liquido, granello, fluido==================================================================

Nome comune: Bassiana di BeauveriaTipo: Biologico

Azione primaria: ContattoFormulazioni: Fluido

==================================================================Nome comune: Bendiocarb

Tipo: CarbammatoAzione primaria: Contatto, Ingestione

Formulazioni: Polvere bagnabile, granello==================================================================

Nome comune: BifenthrinTipo: Piretroide

Azione primaria: Contatto, IngestioneFormulazioni: Polvere bagnabile, granello fluido

==================================================================Nome comune: Carbaryl

Tipo: CarbammatoAzione primaria: Contatto, Ingestione

Formulazioni: Polvere, polvere bagnabile, liquido, concentrato emulsionabile, granello, pacchetto fluido e solubilein acqua fluido e asciutto, esca

==================================================================Nome comune: Chlorpyrifos

Tipo: OrganofosfatoAzione primaria: Contatto, Ingestione

Formulazioni: Polvere bagnabile, liquido, concentrato emulsionabile, granello, pacchetto solubile in acqua, esca==================================================================

Nome comune: Chlopyrifos + DdvpTipo: Organofosfato

Azione primaria: ContattoFormulazioni: Concentrato emulsionabile

Gli insetti hanno gestito: Formica, armyworm, chiggers, insetto del chinch, acaro del trifoglio, grillo, cutworm,earwig, pulci, grasshopper, webworm della piota, sowbug, battiti, tonchio dei turfgrass, grubs di bianco

Denominazione commerciale: Dursban/Vapona 24-6, Fatto==================================================================

Nome comune: Chlorpyrifos + piretrinaTipo: Organofosfato

Azione primaria: ContattoFormulazioni: Concentrato emulsionabile

==================================================================Nome comune: Cyfluthrin

Tipo: PiretroideAzione primaria: Contatto, Ingestione

Formulazioni: Polvere bagnabile, concentrato emulsionabile, pacchetto solubile in acqua==================================================================

Nome comune: CypermethrinTipo: Piretroide

Azione primaria: Contatto, IngestioneFormulazioni: Polvere bagnabile, concentrato emulsionabile, pacchetto solubile in acqua

==================================================================Nome comune: Diazinone

Tipo: OrganofosfatoAzione primaria: Contatto, Ingestione

==================================================================

Page 46: Presentazione dotto francesco consulting green

FUNGICIDI

Nome comune: AnilazineAzione primaria: Contatto

Gruppo: TriazineForma: Fluido

Identificato per i ornamentals: NoLa malattia ha evitato: Ruggine marrone, zona marrone, punto di rame, punto del dollaro, muffa grigia della neve, punto del

foglio di helminthosporium, fondentesi fuori, punto rosso del foglio, ruggine==================================================================

Nome comune: AzoxystrobinAzione primaria: Contatto, Sistematico

Gruppo: methoxyacrylateForma: Granello dispersibile in acqua

Identificato per i ornamentals: NoMalattia evitata e curativa: L' antracnosi, zona marrone, muffa grigia della neve, fondentesi fuori, punto necrotico dell'

anello, muffa dentellare della neve, pitium ruggine, zona rossa di thread/pink, balza punto guasto, zona di estate, prend-tuttazona di zoysia della zona

==================================================================Nome comune: Benomile

Azione primaria: SistematicoGruppo: Benzimidazolo

Forma: Granello, polvere bagnabileIdentificato per i ornamentals: No

La malattia ha evitato: Zona marrone, punto del dollaro, ruggine del fusarium, muffa dentellare della neve, smut==================================================================

Nome comune: CaptanAzione primaria: ContattoGruppo: Dicarboximide

Forma: Polvere bagnabile, fluidaIdentificato per i ornamentals: Sì

La malattia ha evitato: Zona marrone, inumidentesi fuori, punto del foglio di helminthosporium, fondentesi fuori==================================================================

Nome comune: ChloronebAzione primaria: Contatto, Sistematico

Gruppo: Substituded aromaticoForma: Polvere granulare, liquida, solubile

Identificato per i ornamentals: SìLa malattia ha evitato: Zona marrone, muffa grigia della neve, pitium ruggine, ruggine del sud

Malattia curitive: Muffa grigia della neve, pitium ruggine==================================================================

Nome comune: Chloroneb + tiofanato-metilicoAzione primaria: Contatto, Sistematico

Gruppo: Aromatico sostituito + benzimidazoloForma: Granulare

Identificato per i ornamentals: NoLa malattia ha evitato: Zona marrone, punto di rame, punto del dollaro, muffa grigia della neve, muffa dentellare della neve,

pitium ruggineDisese curativo: Zona marrone, punto di rame, punto del dollaro, pitium ruggine

==================================================================Nome comune: Chlorothalonil

Azione primaria: ContattoGruppo: Aromatico sostituito

Forma: Granello fluido e dispersibile in acqua fluido e asciutto, pacchetto solubile in acquaIdentificato per i ornamentals: Sì

La malattia ha evitato: Alghe, antracnosi, zona marrone, punto di rame, curvularia, punto del foglio di alternaria di dicondra,punto del dollaro, punto grigio del foglio, muffa grigia della neve, punto del foglio di helminthosporium, milting fuori,

muffa dentellare della neve, zona rossa di thread/pink, ruggine==================================================================

Page 47: Presentazione dotto francesco consulting green

Nome comune: Chlorothalonil + fenarimolAzione primaria: Contatto, Sistematico

Gruppo: Aromatico sostituito + pirimidinaForma: Fluido

Identificato per i ornamentals: SìLa malattia ha evitato: L' antracnosi, zona marrone, punto di rame, curvularia, punto del dollaro, ruggine del fusarium,punto grigio del foglio, mmold grigio della neve, helminthosporium, punto necrotico dell' anello, muffa dentellare della

neve, muffa polverosa, zona rossa di thread/pink, ruggine, balza punto guasto, zona di estate, prend-tutta zona==================================================================

Nome comune: Chlorothalonil + tiofanato-metilicoAzione primaria: Contatto, Sistematico

Gruppo: Aromatico sostituito + benzimidazoloForma: Liquido, granulare dispersibile in acqua

Identificato per i ornamentals: SìMalattia evitata e curativa: Antracnosi, zona marrone, punto di rame, punto del dollaro, punto grigio del foglio, punto del

foglio di helminthosporium, punto rosso del foglio, zona rossa di thread/pink==================================================================

Nome comune: CyproconazoleAzione primaria: Sistematico

Gruppo: TriazoloForma: Granello dispersibile in acqua, pacchetto solubile in acqua

Identificato per i ornamentals: NoLa malattia ha evitato: Antracnosi, zona marrone, punto di rame, punto del dollaro, punto grigio del foglio, muffa grigiadella neve, punto necrotico dell' anello, muffa dentellare della neve, muffa polverosa, zona rossa di thread/pink, ruggine,

smut, ruggine del sud, zona di estate==================================================================

Nome comune: EtridiazoleAzione primaria: Contatto

Gruppo: ThiadiazoleForma: Granello, polvere bagnabile

Identificato per i ornamentals: SìMalattia evitata e curativa: Inumidendosi fuori, pitium ruggine

==================================================================Nome comune: Fenarimol

Azione primaria: SistematicoGruppo: Pirimidina

Form:Liquid, GranulareIdentificato per i ornamentals: Sì

La malattia ha evitato: L' antracnosi, zona marrone, punto di rame, punto del dollaro, ruggine del fusarium, muffa grigiadella neve, punto necrotico dell' anello, muffa dentellare della neve, muffa polverosa, smut rosso della zona di thread/pink,

balza punto guasto, zona di estate, prend-tutta zona==================================================================

Nome comune: FlutolanilAzione primaria: Sistematico

Gruppo: BenzanilideForma: Polvere Bagnabile

Identificato per i ornamentals: SìLa malattia ha evitato: Zona marrone, anello fairy, muffa grigia della neve, zona rossa di thread/pink, ruggine del sud

Malattia curativa: Zona marrone, zona rossa di thread/pink, ruggine del sud==================================================================

Nome comune: Flutolanil + triadimefonAzione primaria: Sistematico

Gruppo: Benzanilide + triazoloForma: Polvere bagnabile, pacchetto solubile in acqua

Identificato per i ornamentals: NoLa malattia ha evitato: Zona marrone, punto di rame, punto del dollaro, muffa dentellare della neve, muffa polverosa, zona

rossa di thread/pink, ruggine del sud

Page 48: Presentazione dotto francesco consulting green

Periodo Malattia SintomiCondiz. ambientali

favorevoli alla malattia Princ. attivo

Epoche di intervento

Fasarium nivale Muffa delle neviChiazze irregolari ingiallite larghe da 2,5 a 30 cm colore argenteo. Durante la stagione secca le piantine disseccano

Umido; 0-15°C; eccesso di azoto; scarsa aerazione

BenzimidazoliImidazoli

Fine invernoAutunno

Erysiphe graminis OidioIngiallimento e disseccamento sulle piante. Muffa bianca sulle foglie

Umido; 12-21°C; ombra; azoto elevato

TriazoliZolfo

PrimaveraAutunno

Puccinia spp. RugginePustole giallo-arancione su foglie e steli; Diradamento e imbrunimento generale

Caldo-umido; 16-32°C; tagli irregolari; azoto carente

TriazoliDitiocarbammati M

PrimaveraAutunno

Helminthosporium ElmintosporiosiIngiallimento del prato, tacche brune sulle foglie

Umido; 12-21°C; eccesso di azoto e di acqua

TriazoliDitiocarbammati MIsoftalonitrili

PrimaveraAutunno

Colletotricum graminicola

AntracnosiChiazze irregolari clorotiche poi imbrunite; tacche brune sulle foglie

Caldo-secco; 26-30°C; azoto carente; terreno compatto

TriazoliDitiocarbammati MIsoftalonitrili

Estate

Phythium spp. Marciume deigerminelli

Le piantine muoiono subito dopo l'emergenza. I tessuti sono intrisi di acqua e di colore rossiccio

Bagnato; T>15°C; drenaggio insufficiente; azoto elevato

AzotorganiciCarbammati

Fase digerminello

Rhyzoctonia spp. Macchia giallaMacchia bruna

Cerchi di erba morta fino a 90cm. Il centro puòriprendersi lasciando degli anelli di colore marroncino

Bagnato; 23-32°C; azoto elevato; feltro; drenaggio insufficiente

FosforganiciBenzimidazoliIdantoine

Estate

Fusarium roseum Fusarium

Chiazze di erba morta larghe 30-35cm di colore bruno con centro verde. Estremitàfogliari maculate

Umido; 20-35°C; feltro; azoto elevato

BenzimidazoliImidazoli

Estate

Sclerotina homeocarpa

Dollar spot

Macchie larghe 2-5cm di colore giallastro. Fogliestriatebruno chiaro con contorno rosso scuro

Umido; 20-35°C; feltro; azoto scarso; taglio basso e frequente

Vinclozolin Estate

Page 49: Presentazione dotto francesco consulting green

I tagli in funzione del tipo di prato.

Tipi di prato N. tagli per anno Altezza taglio (cm)

Prato rustico 2-6 5-8Prato ornamentale generico (parco)

5-15 3-4,5

Prato ornamentale fine 20-35 1,5-2,5

Prato residenziale 15-25 2-4

Prato sportivo

25-40 2-4

Periodo Intervento

fine febbraioArieggiatura con asporto del feltroBioattivatore radicale.

inizio marzo Fertilizzante N/P/K 28-3-12

inizio aprile Diserbo preemergenza graminacee d.60 gg.Bioattivatore radicale.

maggio Fungicida bioattivatore radicale

giugno Rigenerazione diserbo monocotiledoni

luglioFungicida bioattivatore radicaleDiserbo monocotiledoniBioattivatore radicale.

agostoDiserbo monocotiledoniBioattivatore radicale.

inizio settembreFertilizzante N/P/K 28-3-12Diserbo S.

fine ottobre Fertilizzante N/P/K 15-0-30

blank

blank

Terreni pesanti Bioattivatore radicale. (2/3 trattamenti annui)

Terreni argillosi Arieggiature e bioattivatore radicale. (2/3 trattamenti annui)

Terreni salini Bioattivatore radicale. (2/3 trattamenti annui)

Page 50: Presentazione dotto francesco consulting green

Marciume grigio (Typhula incarnata)SintomiE' caratterizzato dalla presenza di chiazze circolari, ricoperte da un micelio spesso, da bianco a grigio chiaro, larghe da pochi cm ad alcuni decimetri; il tappeto diventa poi color grigio argento e fragile. La malattia si sviluppa con clima freddo e umido, con temperature di 0-8°C e anche sotto la neve su terreno compattato e concimato con azoto in autunno. Poco frequente. DifesaTrattare in prevenzione in novembre e in gennaio-febbraio o quando appaiono le macchie con un fungicida specifico. Marciume rosa invernale (Microdochium nivale)SintomiSi riscontrano chiazze irregolari da 10 a 50 cm di diametro, con un alone verde-bruno all'esterno e una colorazione grigio-rosata all'interno, in seguito seccano. La malattia è piufrequente con temperature fra 0 e 15°C, con clima umido, spesso dopo il discioglimento della neve; è favorita da un eccesso di azoto, da un pH alcalino e dalla presenza del feltro ed è più frequente sulle graminacee microterme in febbraio-marzo. Diffusa e grave nel Nord e Centro Italia. DifesaTrattare preventivamente in novembre-dicembre su terreno non gelato e dopo lo scioglimento della neve irrorando un fungicida specifico.Sclerotiniosi (Dollar spot) (Sclerotinia homeocarpa)SintomiSul tappeto erboso si notano numerose chiazze, piccole, 2-5 cm di diametro, cloroti- che o biancastre e, poi, bruno-giallastre, che tendono a confluire in ampie zone, necrotiche; le foglie presentano delle chiazze biancastre con un margine porpora. L'infezione è frequente da maggio a ottobre, con 15-30°C e clima umido, su tappeti rasati di frequente e coltivati su terreni secchi, sabbiosi, poveri di azoto. E' la malattia più diffusa in tutta Italia. DifesaDurante i periodi di clima caldo-umido e ricchi di rugiada irrorare in prevenzione e alla comparsa della prime macchie un fungicida specifico. Mal del piede delle agrostidi (Gaeumannomyces sp.)SintomiL'erba decolora a piccole chiazze, diventa giallastra o brunastra e muore; le macchie si ingrandiscono ad anello, 10-30 cm per anno, il centro viene colonizzato da altre erbe. La malattia si sviluppa nei periodi temperati e umidi, su terreni poveri di materia organica e di fosforo. Diffusa nel Nord e Centro Italia. DifesaIrrorare in prevenzione dalla primavera all'autunno e alla comparsa dei sintomi un fungicida specifico e acidificare il terreno.Ruggine (Puccinia sp. - Uromyces sp.)SintomiSulle foglie si sviluppano delle pustole bruno rossastre o aranciate ed il tappeto secca. Attacchi ripetuti, che accellerano l'invecchiamento del tappeto, sono favoriti dal clima caldo umido (16-32°C) e da carenza di azoto. Sono frequenti su Poa e loietto inglese. Diffusa in tutta Italia, ma poco frequente. DifesaIn primavera e in autunno irrorare un fungicida specifico. Filo rosso (Laetisaria fuciformis)SintomiSul tappeto erboso si formano chiazze di piante idropiniche e scure del diam. di 3- 30 cm, rotonde od allungate, in cui le foglie assumono un colore rosa vivace per la presenza di fiocchi di micelio colorato. Malattia tipica della primavera e dell'autunno con clima molto umido, con temperatura fra 0 e 15°C, su tappeti di graminacee microterme in carenza di azoto. Diffusa in tutta l'Italia ma poco frequente. DifesaEliminare il feltro su cui il patogeno si conserva a lungo; arieggiare il terreno, concimare regolarmente, irrorare le chiazze con un fungicida specifico. Macchia estiva (Fusarium sp. e Magnaporthe sp.)SintomiIl prato è danneggiato da chiazze larghe da pochi cm ad alcuni decimetri, circolari; le foglie diventano di colore verde chiaro e, poi, rosso-brunastro; nel periodo più caldo il colletto, le radici e gli stoloni diventano bruni e seccano; l'infezione è più frequente nella stagione calda, con eccesso di azoto e formazione di feltro; sono più attaccate Poa e graminacee microterme, anche in conseguenza di stress da siccità. Frequenti in tutta Italia. DifesaDurante l'estate irrorare un fungicida specifico.

Page 51: Presentazione dotto francesco consulting green

Marciume fogliare e delle giovani piante (Pythium sp.)SintomiLe piante più giovani di 3 mesi marciscono e si allettano; quelle più adulte, a chiazze di forma irregolare, subiscono un collasso dei tessuti fogliari che diventano molli e vischiosi e di colore bruno; la malattia ha un decorso molto rapido in condizioni di clima temperato e umido, su tappeti con eccesso di azoto e formati in prevalenza da Festuca, Lolium,Agrostis e Poa; il taglio dell'erba umida favorisce la diffusione della infezione. DifesaIntervenire con trattamenti fogliari con fungicida sistemico avendo cura di irrorare con almeno 10 - 20 litri di soluzione per 100 mq. Iniziare i trattamenti quando si verificano le condizioni microclimatiche favorevoli allo sviluppo della malattia e soprattutto nel periodo critico ripetere i trattamenti ogni 14 - 15 giomi.Helmintosporiosi (Helmintosporium sp. ed Exserohilum sp.)SintomiSulle foglie si sviluppano delle piccole macchie bruno violacee allungate che poi si estendono lasciando i tessuti del centro di colore chiaro; il tappeto, nelle zone colpite, ingiallisce; l'infezione è favorita dall'ombreggiamento, da temperature fresche (12-21°C) e da eccesso di azoto. Più frequente su Lolium e Poa. DifesaIn primavera ed in autunno irrorare un fungicida specifico. Macchia bruna (Rhizoctonia solani)SintomiIl prato presenta ampie chiazze circolari, necrotiche, con un alone scuro, idropinico, dovuto alla infezione contemporanea delle lamine fogliari; la malattia è favorita da temperature elevate; con alta umidità la evoluzione è molto rapida, in caso di forti attacchi le piante muoiono; l'eccesso di azoto e le frequenti irrigazioni predispongono all'attacco. Diffusa in tutta Italia. DifesaIrrorare un fungicida specifico. Macchia gialla (Rhizoctonia cerealis)SintomiLe chiazze sono di colore giallo e compaiono nei mesi invernali perchè favorite da temperature ridotte e da elevata umidità; è più frequente su Poa e Agrotis. Diffusa nell'Italia centro-settentrionale. DifesaIrrorare un fungicida specifico.TipulaSintomiIn primavera si notano chiazze di erba appassita e con le giovani foglie mangiate; sotto il tappeto si trovano delle larve lunghe 3-4 cm. grigie, apode che si nutrono, durante il giorno, delle radici e, durante la notte, del fusto e delle foglie delle grami- nacee del prato; i danni sono evidenti quando la popolazione supera le 50 larve per mq. DifesaDopo un taglio molto basso, trattare con un insetticida specifico. Nottue (Agrotis segetis)SintomiIn giugno-luglio o in settembre-ottobre, le vegetazioni vengono recise sopra il colletto da larve, di colore grigio scuro, lunghe circa 5 cm, con attività alimentare notturna. DifesaA fine maggio e a fine agosto spargere un insetticida specifico ed irrigare abbondantemente.Elateridi (Agriotes)SintomiChiazze di tappeto si strappano facilmente e crescono stentate, le radici sono perforate da larve allungate, cilindriche, giallastre, lunghe 3 cm; i danni sono più eviden ti in primavera e in autunno. DifesaIl tappeto sopporta, senza danni una popolazione di 100 larve per mq; in primavera trattare contro gli adulti con un insetticida specifico.

Page 52: Presentazione dotto francesco consulting green

Macchia bruna, Brown patch (Rhizoctonia ) Dollar spot (Sclerotinia homoeocarpa) Filo rosso, Red thread (Laetisaria fuciformis)

Page 53: Presentazione dotto francesco consulting green

Ruggine, Rust (Puccinia spp.) Pythium Blight (Pythium aphanidermatum)

Marciume Rosa, Pink snow mold (Microdochium nivale)

Page 54: Presentazione dotto francesco consulting green

Macchie fogliari, Leaf spot/Melting Out/Net blotch (Drechslera poae, Bipolaris cynodontis e Drechslera dictyoides) [ex Helminthosporium]

Gray Leaf Spot (Pyricularia grisea) Gray Snow Mold (Typhula spp.)

Principi attivi: Azoxystrobin Chlorothalonil Chloroneb Fenarimol Fludioxanil FlutolanilFluoxastrobin Iprodione Metconazole Propiconazole Pyraclostrobin Prochloraz Thiram Triadimefon Triticonazole Vinclozolin

Damping off (Pythium & Rhizoctonia spp.)

Principi attivi: i medesimi di pythium e rhizoctonia

Page 55: Presentazione dotto francesco consulting green
Page 56: Presentazione dotto francesco consulting green

Luglio 2000 Autorizzato dalla scheda internazionale di associazione di gioco del calcio Questo libretto non può essere riprodotto o tradotto in tutto o in parte in alcun modo senza il permesso di FIFA Pubblicato da FIFAFédération Internationale de Football Association 11 Hitzigweg, 8030 Zurigo, Svizzera

Nelle pagine successive testo integrale e traduzione letterale gentilmente concessoci dalla FIFA nella persona di Michel Platini.

Hello beloved Francisco is from whom we do not feel I send to you asyou have demanded me normative FIFA for lands from game I recommendthe data do not go disclosed. See you soon Michel Platini

Ciao caro Francesco è da molto che non ci sentiamoti invio come mi hai richiesto normativa FIFAper i terreni da gioco mi raccomando i dati non vanno divulgati.

A presto Michel Platini

Page 57: Presentazione dotto francesco consulting green

I - The Field of Play

Dimensions

The field of play must be rectangular. The length of the touch line must be greater than the length of the goal line.

Length: minimum 90 m (100 yds), maximum 120 m (130 yds)Width: minimum 45 m (50 yds), maximum 90 m (100 yds)

International Matches

Length: minimum 100 m (110 yds), maximum 110 m (120 yds)Width: minimum 64 m (70 yds), maximum 75 m (80 yds)

Dimensioni

Il campo di gioco deve essere rettangolare. La lunghezza della riga di tocco deve essere più grande della lunghezza della riga di obiettivo.

Lunghezza: minimo 90 m. (100 yds), massimo 120 m. (130 yds) Larghezza: minimo 45 m. (50 yds), massimo 90 m. (100 yds)

Corrispondenze Internazionali

Lunghezza: minimo 100 m. (110 yds), massimo 110 m. (120 yds) Larghezza: minimo 64 m. (70 yds), massimo 75 m. (80 yds)

Page 58: Presentazione dotto francesco consulting green

Field Markings

The field of play is marked with lines. These lines belong to the areas of which they are boundaries.

The two longer boundary lines are called touch lines. The two shorter lines are called goal lines.

All lines are not more than 12 cm (5 ins) wide.

The field of play is divided into two halves by a halfway line.

The centre mark is indicated at the midpoint of the halfway line. A circle with a radius of 9.15 m (10 yds) is marked around it.

Marcature Del Campo

Il campo di gioco è segnato con le righe. Queste righe appartengono alle zone di cui sono contorni.

Le due righe più lunghe di contorno sono chiamate righe di tocco. Le due righe più corte sono chiamate righe di obiettivo.

Tutte le righe non sono di più di 12 centimetri (l' Istituto centrale di statistica 5) largamente.

Il campo di gioco è diviso in due metà da una riga a metà strada.

Il contrassegno del centro è indicato al punto mediano della riga a metà strada. Un cerchio con un raggio di 9,15 m. (10 yds) è contrassegnato intorno esso.

La Zona Di Obiettivo

Una zona di obiettivo è definita ad ogni estremità del campo come segue: Due righe sono dissipate perpendicolarmente alla riga di obiettivo, 5,5 m. (6 yds) dalla parte interna di ogni goalpost. Queste righe avanzano nel campo di gioco su 5,5 m. (6yds) e si uniscono da un parallelo dissipato riga con la riga di obiettivo. La zona limitata da queste righe e dalla riga di obiettivo è la zona di obiettivo.

La Zona Di Pena

Una zona di pena è definita ad ogni estremità del campo come segue: Due righe sono dissipate perpendicolarmente alla riga di obiettivo, 16,5 m. (18 yds) dalla parte interna di ogni goalpost. Queste righe avanzano nel campo di gioco su 16,5 m. (18 yds) e si uniscono da un parallelo dissipato riga con la riga di obiettivo. La zona limitata da queste righe e dalla riga di obiettivo è la zona di pena.

All'interno di ogni zona di pena un contrassegno di pena è reso a 11 m. (12 yds) dal punto mediano fra i goalposts ed equidistante a loro. Un arco d'un cerchio con un raggio di 9,15 m. (10 yds) da ogni pena mark.is dissipato fuori della zona di pena.

Page 59: Presentazione dotto francesco consulting green

Flagposts

A flagpost, not less than 1.5 m (5 ft) high, with a non-pointed top and a flag is placed at each corner.

Flagposts may also be placed at each end of the halfway line, not less than 1m (1 yd) outside the touch line.

The Corner Arc

A quarter circle with a radius of 1 m (1 yd) from each corner flagpost is drawn inside the field of play.

Flagposts

Un flagpost, alto 1,5 m. (5 ft), con una parte superiore non-aguzza e una bandierina è disposto ad ogni angolo.

Flagposts può anche essere disposto ad ogni estremità della riga a metà strada, 1m (1 iarda) fuori della riga di tocco.

Page 60: Presentazione dotto francesco consulting green

Goals

Goals must be placed on the centre of each goal line.

They consist of two upright posts equidistant from the corner flagposts and joined at the top by a horizontal crossbar.

The distance between the posts is 7.32 m (8 yds) and the distance from the lower edge of the crossbar to the ground is 2.44 m (8ft).

Both goalposts and the crossbar have the same width and depth which do not exceed 12 cm (5 ins). The goal lines are the same width as that of the goalposts and the crossbar.Nets may be attached to the goals and the ground behind the goal, provided that they are properly supported and do not interfere with the goalkeeper.

The goalposts and crossbars must be white.

Obiettivi

Gli obiettivi devono essere disposti sul centro di ogni riga di obiettivo.

Consistono di due alberini dritti equidistanti dai flagposts d'angolo ed uniti alla parte superiore da una barra trasversale orizzontale.

La distanza fra gli alberini è di 7,32 m. (8 yds) e la distanza dal bordo più basso della barra trasversale alla terra è di 2,44 m. (8ft).

Sia i goalposts che la barra trasversale hanno la stesse larghezza e profondità che non eccedono 12 centimetri (l' Istituto centrale di statistica 5). Le righe di obiettivo sono la stessa larghezza di quella dei goalposts e la barra trasversale. Le reti possono essere fissate agli obiettivi ed alla terra dietro l' obiettivo, a condizione che correttamente sono sostenute e non interferiscono con il goalkeeper.

I goalposts e le barre trasversali devono essere bianchi.

Page 61: Presentazione dotto francesco consulting green

REGOLAMENTO F.I.F.A.DIMENSIONI DEI CAMPI DI CALCIO

PER I CAMPIONATI MONDIALI

Page 62: Presentazione dotto francesco consulting green

REGOLAMENTO F.I.G.C.DIMENSIONI DEI CAMPI DI CALCIO

SERIE "A" e "B"Misure obbligatorie 105x68

per tutti i campi da calcio

Page 63: Presentazione dotto francesco consulting green

INNAFFIAMENTO DEI CAMPI DI CALCIO

ESEMPIO DI IRRIGAZIONE MEDIANTE IRRIGATORI AU-TOMATICI A SCOMPARSA MUNITI DI PROTEZIONE SU-PERIORE IN ERBA NATURALE

Page 64: Presentazione dotto francesco consulting green

IL TERRENO DI GIOCOSTRATIGRAFIA

Page 65: Presentazione dotto francesco consulting green

DRENAGGIO SUPERFICIALE DEI CAMPI DI CALCIO

CON PENDENZE DEL TERRENO DIRETTE IN SENSO TRASVERSALE RISPETTO ALL'ASSE LON-

GITUDINALE DEL CAMPO

Page 66: Presentazione dotto francesco consulting green

DRENAGGIO SUPERFICIALE DEI CAMPI DI CALCIO

CON PENDENZE DEL TERRENO DIRETTE IN SENSO TRASVERSALE ED IN SENSO LONGITUDI-

NALE RISPETTO AGLI ASSI DEL CAMPO

Page 67: Presentazione dotto francesco consulting green

SCORREVOLEZZA (m)

Standard British sport

14Standard

Impianti professionistici 12

Impianti semi professionistici

10Impianti amatoriali

Impianti sabbia e terra 8

6

4

2Normativa scorrevolezza caduta palla da una rampa con altezza 1 metro e angolo rispetto alla superficie 45°

110

RIMBALZO (%) 100

Standard British sport 90

Standard

80Impianti professionistici

Impianti semi professionistici 70

Impianti amatoriali

60Impianti sabbia e terra

50

40Normmativa caduta palla altezza 2 metri rilevamneto parte inferiore pallone Rimbalzo dal 30% al 55% dell'altezza

Page 68: Presentazione dotto francesco consulting green

EFFETTO DELLA COPERTURA ERBOSA SU

14-140

12-120

10-100

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Resistenza rotazione da 30nm a 50nm la misura è espressa come movimento torcente (nm) necessario per vincere la resistenzatorcente del tappeto.Metodo di misurazione si poggia una massa di 46 kg avente un profilo di suola di scarpa provvista di tacchetti.

Page 69: Presentazione dotto francesco consulting green

Il golf è uno sport disciplinato da numerose regole, apparentemente complicate: dovendo prevedere varie situazioni di gioco, su cui influiscono morfologia dei campi, situazioni ambientali, vantaggi assegnati ai giocatori (i cosiddetti handicap), materiali a disposizione, tipi di competizione, le regole del golf sono aggiornate e pubblicate con cadenza quadriennale a cura degli enti preposti (Governing Body): per l'Europa è il Royal & Ancient Golf Club of St. Andrews (R&A), in Scozia; per gli Stati Uniti e Messico la United States Golf Association (USGA).Il golf è uno dei pochi sport a non avere un campo di gioco standardizzato: ogni campo nel mondo è diverso nelle sue caratteristiche anche se alcuni elementi si trovano ovunque. Un campo da golf può essere situato su grandi aree in pianura, in collina, in montagna o in qualsiasi luogo dove vi siano ampi spazi verdi, e comprende generalmente uno o più percorsi di 9 o 18 buche, ciascuna con il suo tee posto ad una distanza che varia, tipicamente, tra 100 e 550 metri dalla buca. Il percorso è composto da tutta l'area di gioco (ostacoli naturali inclusi) a esclusione della zona di partenza e di quella della buca. L'area di partenza (o tee), di solito pianeggiante e con l'erba ben rasata, corrisponde al punto di inizio di ogni singola buca. Il percorso che va dal tee alla buca ècontraddistinto da varie tipologie di superfici, come il fairway (dall'inglese "la via buona") che è una striscia di prato rasato fiancheggiata ai lati da fasce di erba gradatamente più alta, anche non tagliata, ossia il rough (dall'inglese "cattivo", "ruvido" o anche "non buono"); inoltre vi possono essere ostacoli di vario tipo per rendere più difficile raggiungere la buca: alberi, fosse riempite di sabbia (Bunkers), avvallamenti, torrenti, specchi d'acqua naturali o artificiali. La buca è contrassegnata da una bandierina, per essere facilmente individuabile da lontano, e circondata da una zona più o meno ampia di prato particolarmente liscio e curato con erba tagliata molto corta (Green)Ad ogni buca è assegnato un "numero di colpi previsto" chiamato par: si tratta del numero di colpi che un giocatore scratch, ossia un giocatore ad handicap 0, dovrebbe impiegare per terminare la buca. Questo numero dipende dalla lunghezza della buca (vale a dire la distanza dal punto di partenza alla buca) e va generalmente da 3 a 5. Quindi a seconda del suo valore si parla di buche "par 3", "par 4" o "par 5". La somma dei par delle diverse buche rappresenta il par del campo: per un percorso di 18 buche esso varia tipicamente da 60 a 73, ma i più diffusi sono i par 72.Il par 3è una buca relativamente corta (dai 90 ai 210 metri circa) dove il golfista in teoria dovrebbe raggiungere il green con un colpo solo (green in regulation), per poi far entrare la pallina in buca con due putt (colpi in cui la pallina rotola solamente, senza essere alzata).Il par 4è una buca di lunghezza media (dai 210 ai 420 metri circa) dove il golfista solitamente con il primo colpo non riesce ad arrivare al green in quanto questo è troppo lontano dalla portata massima di tiro (che è in media sui 200 metri, mentre i professionisti passano spesso i 250/270 metri), allora la pallina nel primo colpo deve solo cercare di avvicinarsi il più possibile alla buca, finendo possibilmente in fairway per un secondo colpo più facile, dove si può arrivare al green se si ha coperto una buona distanza. Alcuni giocatori molto potenti possono anche arrivare con un colpo solo al green nei par 4 più corti anche se questo è molto raro.Il par 5è una buca relativamente lunga (dai 420 fino a 550 metri circa), dove il green solitamente è fuori portata sia al primo colpo che al secondo, quindi per il primo colpo bisogna limitarsi a mirare al fairway e coprire la maggior distanza possibile e questo vale anche per il secondo colpo, che, se tirato relativamente lontano insieme al primo, nei par 5 piùcorti può arrivare addirittura in green, benché per questo tipo di buca siano previsti tre colpi per raggiungere il terreno che circonda la buca.Il par 6In casi più unici che rari è possibile trovare una buca PAR 6. Secondo il regolamento dell'USGA i PAR 6 devono essere lunghi più di 630 metri e per quanto riguarda invece il possibile volo di palla la lunghezza effettiva di un Par 6 non deve essere inferiore ai 411 metri. La Buca 4 del percorso St Andrew Hill sull'Asian Tour del 2005 si trattava di un PAR 6 di circa 803 metri.;

Impianti di Golf

Page 70: Presentazione dotto francesco consulting green

Elementi tipici di una buca in un campo da golf: 1-Tee di partenza, 2-Ostacolo d'acqua, 3-Rough, 4-Fuori Limite, 5-Bunker, 6-Ostacolo d'acqua, 7-Fairway, 8-Green, 9-Bandiera, 10-Buca

Page 71: Presentazione dotto francesco consulting green

Il recinto di gioco è composto dal campo di gioco e dalle aree di meta. Il campo di gioco non deve mai eccedere i 100 metri in lunghezza tra le linee di meta ed i 70 metri in larghezza. Oltre la linea di meta c'è l'area di meta, che deve essere tra i 10 ed i 22 metri di lunghezza, portando la lunghezza totale del campo ad un massimo di 144 metri. La lunghezza e la larghezza dell'area di gioco devono essere il più possibile vicine alle dimensioni indicate.Il campo di gioco è diviso in due dalla linea (continua) di metà campo, in ciascuna metà campo sono tracciate altre linee parallele alla linea di metà campo:

•la linea dei 10 metri rispetto quella di metà campo•la linea dei 22 metri (continua) rispetto a quella di meta•la linea dei 5 metri (tratteggiata) rispetto a quella di meta.•la linea di meta (continua)•la linea del pallone morto, che indica la fine del recinto di gioco

Le porte, a forma di "H" si trovano al centro delle linee di meta. La distanza tra i due pali delle porte, di 3,4 metri come altezza minima, deve essere di 5,6 metri. I due pali sono uniti tra di loro da una barra trasversale, il lato superiore di tale barra deve essere a 3 metri dal terreno.

Impianti di Rugby

Page 72: Presentazione dotto francesco consulting green

Il campo di baseball può essere rappresentato approssimativamente come un quarto di cerchio delimitato da due linee perpendicolari, dette linee di foul. Per la sua particolare forma la parte racchiusa nel semicerchio di terra rossa è anche detta "diamante". Il regolamento ufficiale della FIBS(Federazione Italiana Baseball Softball) prevede che la dimensione minima del campo sia di 76,2m (250 piedi). Per i club professionistici e per l'attività senjores in Italia sono previste le seguenti misure minime: 97,53m (320 piedi) per le linee di foul destra e sinistra e 121,92m (400 piedi) la distanza tra il punto di convergenza delle linee (casa base) e la recinzione centrale del campo.Il terreno esterno, oltre le linee di fallo, è chiamato "territorio foul".Le linee di foul proseguono idealmente in maniera infinita. Per questo motivo, giunte al limite esterno del campo, esse si interrompono e sono sostituite da due pali (di lunghezza variabile tra gli 8 e i 12 metri) ad indicare l'ideale proiezione delle linee. Il terreno esterno al campo, ma all'interno di questa proiezione, è considerato zona valida di battuta.

Il campo di gioco è suddiviso in un settore interno, chiamato appunto diamante, ed in uno esterno. Il diamante è costituito da un quadrato di lato 27,43 m (90 piedi) ai cui vertici sono poste quattro basi. La casa base, o piatto, deve essere di gomma ed avere forma pentagonale e larghezza di 43,18 cm (17 pollici) nella parte rivolta al lanciatore. Il vertice inferiore è posto al punto di convergenza delle linee di fallo. Alla destra ed alla sinistra dei lati paralleli del piatto vengono segnati con il gesso anche due rettangoli detti box del battitore. La prima, la seconda e la terza base sono sacchetti quadrati di tela o plastica bianca di 38 cm (15 pollici) di lato, fissati saldamente al terreno. In mezzo al diamante, si trova il monte di lancio, un piccolo dosso circolare alla cui sommità, 25 cm rispetto al piatto di casa base, viene fissata la pedana del lanciatore costituita da una lastra rettangolare di gomma bianca di 60x15 cm. La distanza tra la punta inferiore del piatto di casa base e l'orlo frontale della pedana del lanciatore deve essere di 18,44 m (60 piedi e 6 pollici). A completare l'impianto di gioco nel territorio foul vengono poste le aree riservate ai suggeritori della squadra in attacco, ai battitori in attesa del proprio turno di battuta e le panchine delle squadre

Impianti di Baseball

Page 73: Presentazione dotto francesco consulting green

Le piste per il trotto sono generalmente di forma anulare con superficie in sabbia o (più raramente) altri materiali quali terra battuta o carbone. la misura media (in corda interna) delle piste da trotto è solitamente di 800 o 1000 metri. Le piste per il galoppo sono generalmente rivestite da un manto erboso, ed a seconda del tipo di gara al galoppo possono avere forma ovale più o meno allungata ed una pista dritta lunga circa 1000 metri.

Ippodromi

Page 74: Presentazione dotto francesco consulting green

•parco naturale, area naturale protetta•ampio giardino, spesso ad uso pubblico

oparco cittadino (chiamato anche parco civico, parco urbano, parco pubblico), spazio pubblico di una cittàoparco giochi, spazio pubblico attrezzato per bambiniogiardino zoologico o zoo

•parco di divertimento o parco a tema•parco letterario

Parchi - Giardini

Page 75: Presentazione dotto francesco consulting green
Page 76: Presentazione dotto francesco consulting green

Piste ultraleggeri - aeroporti

Page 77: Presentazione dotto francesco consulting green

Scarpate – Scoline – Cave -Discariche

Page 78: Presentazione dotto francesco consulting green

Grigliati

Page 79: Presentazione dotto francesco consulting green
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Page 83: Presentazione dotto francesco consulting green

SU GENTILE CONCESSIONE DEL BARCELLONA CALCIO

Page 84: Presentazione dotto francesco consulting green

Prima del trattamento Dopo il trattamento

Page 85: Presentazione dotto francesco consulting green

Campo da Golf Le Mandrie in collaborazione con l’Universita di agraria Torino

Page 86: Presentazione dotto francesco consulting green

I VANTAGGI DELL' INERBIMENTO

L'inerbimento è la più antica forma di conduzione del terreno alternativa alla lavorazione, questa tecnica è rimasta per molti anni confinata nelle maggiori aree di coltivazione vitivinicole europee. Da alcuni anni abbiamo notato anche in Italia un certo interesse per questa tecnica di conduzione, dovuta in particolare alle sue azioni miglioratrici del terreno nei suoi aspetti chimico-fisici, vegeto-produtti ed organolettici nello svinato finale.

L'inerbimento, sia esso temporaneo o permanente, si pone come la soluzione tramite la quale si salvaguardia non solo il terreno ma se ne migliorano le caratteristiche. Tale pratica prevede la completa o decisa riduzione delle pratiche di lavorazione evitando in questo modo la degradazione fisica, chimica e biologica del terreno.

Gli effetti dell'inerbimento possono essere descritti come;

• riduzione dell'erosione : senza dubbio si tratta di uno dei vantaggi più evidenti della presenza del cotico erboso sul terreno, l'erba che va a comporre il prato esercita un'azione protettiva nei confronti dello stesso.

• salvaguardia della struttura e miglioramento della stessa: l'inerbimento agisce sulla struttura anche per via indiretta, visto che influisce in modo determinante all'aumento della sostanza organica ed alla stabilizzazione degli aggregati strutturali.

• miglioramento della ritenzione idrica: se prendiamo in considerazione un terreno inerbito possiamo notare che i macro pori sono presenti in quantità minore rispetto hai micro pori che anno la funzione di trattenere l'acqua, quindi possiamo confermare che la ritenzione idrica e migliore in un terreno inerbito. Questa normalizzazione del bilancio idrico ha un effetto indiretto anche sull'assorbimento degli elementi minerali, e sulla riduzione dell'escursione termica giorno e notte. Tutto questo comporta minori danni legati al disseccamento del rachide e alla muffa grigia.

Porosità terreno franco limoso argilloso

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Page 87: Presentazione dotto francesco consulting green

Porosità terreno franco-argilloso

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Lavorazione

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Page 88: Presentazione dotto francesco consulting green

• riduzione dei fenomeni di compattamento: si può notare subito una maggiore stabilità degli aggregati strutturali soprattutto nei primi 20 cm, dovuto al minor passaggio delle macchine operatrici sul terreno.

Stabilità di struttura del suolo

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Franco argilloso

Franco limoso argilloso

� • aumento della sostanza organica: è l'effetto dei sovesci e degli sfaci, laumento è rilevabile in modo maggiore nei primi strati nei primi anni, ma col passare del tempo taleaumemnto di sostanza organica lo possiamo riscontrare anche negli starti più profondi.

Apporto di sostanza organica

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Sostanza organica

Page 89: Presentazione dotto francesco consulting green

� • contenimento della perdita di azoto: l'azoto l'elemento che più di tutti può essere dilavato ad

opera dell'acqua, con l'inerbimento questa perdita viene ad essere quasi eliminata in quanto gran parte dello stesso si trasforma in sostanza organica grazie all'aiuto del cotico erboso che cede l'elemento azoto in modo più uniforme e lento. Oltre a favorire una migliore distribuzione dell'azoto, ottimizza la disponibilità annua del fosforo e del potassio, questi anche se distribuiti sullo strato superficiale vengono traslocati su tutto il terreno esplorabile dalle radici in modo lento.(l'inerbimento ci permette di evitare perdite pari a kg 50/ha di azoto e kg 80 di fosforo ha)

� • aumento delle attività microbiche nel terreno: la tecnica dell'inerbimento cre un ambiente favorevole allo sviluppo dei microrganismi (funghi e batteri) essenziali alla trasformazione in humus del materiale organico, tale attività aumenta notevolmente al momento del sovescio ed otre all'aumento di microrganismi nei terreni inerbiti abbiamo un rilevante aumento di insetti utili e nematodi (lombrichi).

� • stato fitosanitario: la complessità del sistema agro-ecosistema in un vigneto porta senza dubbio ad un aumento della presenza di microrganismi utili al controllo naturale dei parassiti, abbiamo un aumento della popolazione di trichhogramma cacoeciae, che è un imenottero parassita delle uova delle tignole e il cui sviluppo è favorito dall'inerbimento spontaneo, tali risultati sono più evidenti con la presenza di dicotilodoni, inoltre l'inerbimento favorisce in modo sensibile l'anticipo di maturazione evitando in questo modo danni provocati da Botrytis dovuti alle piogge autunnali.

� • apparati radicali: gli apparati radicali non vengono danneggiati dagli organi lavoranti e la loro distribuzione è più omogenea, inoltre si viene a creare un vero e proprio rapporto simbiotico che consente un miglio assorbimento degli elementi nutritivi.

� • miglioramento proprietà organolettiche delle bucce e dello svinato: vedi grafici

Effetto delle tecniche di gestione del suolo sul contenuto di antociani

totali nelle bucce e nel vino.

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Page 90: Presentazione dotto francesco consulting green

Effetto delle tecniche di gestione del suolo sul contenuto di polifenoli

totali nelle bucce e nel vino.

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Svinato

La qualità dei vini rossi è fissata in larga misura dalle caratteristiche cromatiche del vino e dal profilo fenolico ad esse correlato.Per l'ottenimento di un vino rosso con una buona struttura fenolica, con un colore stabile e una piacevolezza sensoriale si deve operare con una strategia produttiva che parte dall'impianto del vigneto. Questa strategia non deve essere orientata alla ricerca di una ricetta ottimale ed adatta ad ogni realtà produttiva ed a ogni annata viticola, ma deve essere mirata alla "progettazione" di un vino ed all'utilizzo delle pratiche viticole ed enologiche che di volta in volta, a seconda dell'andamento stagionale, si riveleranno più utili al raggiungimento degli obiettivi proposti.Le pratiche possibili prima per il viticoltore sono le più svariate e giocano sia su pratiche tradizionali che su tecnologie innovative.Il primo presupposto che si deve soddisfare è la produzione di uve che, oltre ad una gradazione zuccherina ed a una acidità adeguate, raggiungano quantitativi di antociani sufficienti per l'ottenimento di vini colorati e strutturati; secondo presupposto ma non meno importante è che questi antociani siano estraibili durante la macerazione, fatto che accade se le uve sono sufficientemente mature. Questi due presupposti sono ottenibili con accurate tecniche di vigna, che vanno:

dalle scelte definitive,(esposizione del vigneto, sesto d'impianto, sistema di allevamento, produzione /ettaro)

a quelle dipendenti dall'annata (irrigazione, diradamento tardivo, scelta del periodo vendemmiale).

Se le uve così ottenute saranno ricche di antociani facilmente estraibili, accompagnati ad una componente tannica morbida ed inattivata, le pratiche di cantina potranno solo accompagnare l'andamento naturale della macerazione che porterà senz'altro a prodotti di buon livello.

Page 91: Presentazione dotto francesco consulting green

Effetto delle tecniche di gestione del suolo sul contenuto di flavonolitotali

delle bucce e del vino.

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Effetto diverse tecniche di gestione sul contenuto di zuccheri

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•effetti sulla resa : vedi grafici

Page 92: Presentazione dotto francesco consulting green

Effetto delle tecniche di gestione del suolo sull'attività vegetativa della

vite

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Effetto delle tecniche di gestione sul peso medio del grappolo

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Page 93: Presentazione dotto francesco consulting green

Effetto delle tecniche di gestione del suolo sulla produzione di uva

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•: scelta delle essenze vedi grafici

Si ringrazia per la collaborazione alla ricerca le associazioni : Toscane, Piemontesi ed Abruzzesi

Page 94: Presentazione dotto francesco consulting green

Sottovigneti - Sottofrutteti - Uliveti

Page 95: Presentazione dotto francesco consulting green

I NOSTRI CONTROLLI

Page 96: Presentazione dotto francesco consulting green

RICERCA E SVILUPPO

Page 97: Presentazione dotto francesco consulting green

Dotto Francesco Consulting mira ad aumentare la conoscenza nelle scienze biologiche di base; per migliorare qualità ed utilizzazione del raccolto dall’applicazione delle tecniche genetiche convenzionali alle pratiche agronomiche; per mettere a punto metodi standard benigni di protezione dai predatori, dai parassiti, dagli agenti patogeni e dalle erbacce. Un vasto programma completamente integrato di ricerca fondamentale e strategica di alta qualità. La gamma di abilità disponibili, dagli studi fondamentali sulla genetica e sulla fisiologia, con agronomia e patologia, alle prove in loco e in serra di ricerca. In particolare, Terra del Paradiso cerca di creare e proteggere le ricchezze varietali, per migliorare la qualità di vita e proteggere l’ambiente. La collaborazione tra Dotto Francesco, Scri, Traisler, Biosource Tecnoloes, Mw ed altri centri di ricerca è stato instaurato nel 1983. Sono a disposizione circa 184 ettari di terra, , 122m sopra il livello del mare. L'acqua supplementare per l’irrigazione è

fornita dai pozzi trivellati. Il gruppo collabora con molti centri di ricerca in Europa e il resto del mondo su una vasta gamma delle discipline scientifiche e dei raccolti. Accetta le proposte di ulteriore sviluppo da contatti esterni.

DIVISIONI La divisione consiste di due unità di ricerca: virologia e micologia / batteriologia. I programmi qui si occupano di salute del raccolto, della diagnosi di malattia, delle interazioni agente patogeno e dei meccanismi di resistenza alla malattia. Gli agenti patogeni ed i meccanismi selezionati per gli studi dettagliati hanno una netta priorità all'interno delle ricerche. I metodi meccanicistici descritti comprenderanno gli avanzamenti nella ricerca di genomi. I metodi sviluppatesi per la diagnosi degli agenti patogeni della pianta, come pure impedendo o limitando

l’infezione dagli agenti patogeni e dai parassiti della pianta hanno attinenza libera con sistemi di input sostenibili e ridotti e qualità dei prodotti per parecchi settori del mercato. Limitare l'infezione è particolarmente importante utilizzando le pratiche benigne nele in condizioni ambientali amichevoli(standard). Gli obiettivi primari di ricerca della divisione sono: Determinare le interazioni dell'agente patogeno ospite di eventi genetici, fisiologici e biochimici nelle

risposte compatibili ed incompatibili. determinare le vie in questione nel riconoscimento iniziale dalle piante degli agenti patogeni o dei parassiti e sviluppare le strategie per produrre germoplasma con resistenza aumentata di malattia. sviluppare una comprensione migliore delle basi molecolari ed ultrastrutturali della trasmissione dai vettori del virus e mettere a punto in condizioni ambientali i metodi benigni di controllo del virus. sviluppò genetico, programmi di trascrizione e di fisico medica dei genomi degli agenti patogeni importanti della pianta e parassiti, capire meglio la base della gamma ospite e di patogenicità. sviluppare una comprensione concettuale dell'eziologia, dell'epidemiologia e della biologia della popolazione degli agenti patogeni dell'obiettivo e sviluppare il sistema diagnostico necessario.

Page 98: Presentazione dotto francesco consulting green

Unità di virologia La ricerca nell'unità di virologia ha sia obiettivi fondamentali che applicati. Il lavoro con i sistemi di modello cerca di stabilire i principi di comportamento virologico; il lavoro con gli obiettivi pratici principalmente è interessato dei virus di importanza all'agricoltura, specialmente ai raccolti. Varie funzioni del lavoro sono di collaborazione con altre unità, specialmente quelle biologia delle cellule e la genetica applicata. Ci sono cinque temi importanti, anche se questi sono interdipendenti e ad una certa sovrapposizione di limite.

Risposte della pianta all'infezione del virus Lo scopo è capire alcune delle interazioni molecolari fra i prodotti del gene del virus (proteine della replica, proteine del movimento) ed i componenti nelle cellule ospiti della pianta. Un obiettivo di tale lavoro è rivelare la base molecolare dei meccanismi di resistenza ospite e quindi aiuta lo sfruttamento di tale resistenza per il miglioramento del raccolto. Il movimento del virus egualmente è studiato citologicamente

Ruoli delle proteine del virus Le interazioni della proteina sono alla base della maggior parte dei processi di malattia del virus. Questo tema mira a rivelare le identità delle proteine ospite, i meccanismi molecolari delle interazioni e come gestiscono le funzioni del virus. le interazioni della Proteina egualmente sono alla base del lavoro sullo sviluppo dei materiali immunodiagnostici.

Resistenza ai virus La ricerca è fatta su resistenza determinata dai geni ospite, in cui queste esistono e su resistenza determinata dai transgeni introdotti nelle piante da trasformazione. Il lavoro ha lo scopo di provare a capire come i geni di resistenza di il uno o il altro tipo producono i loro effetti ed anche di ottenere i geni di resistenza che sono utili agli orticoltori.

Trasmissione di vettore Questo lavoro è puntato sulla conoscenza dei meccanismi ed elabora la trasmissione e la diffusione del virus dai vettori del nematode. Una combinazione dei metodi biologici, citologici e molecolari è usata.

Rilevazione e diversità dei virus e del loro controllo Gli obiettivi sono di definire le eziologie di determinate malattie, di facilitare il loro studio usando i sussidi diagnostici e migliorare le strategie di controllo di malattia, in particolare minimizzando l'uso degli antiparassitari.

Page 99: Presentazione dotto francesco consulting green

Micologia, batteriologia e NematologiaL'unità comprende i reparti precedenti di patologia vegetale fungosa e batterica e di Nematologia. Altri agenti patogeni,comprese le putrefazioni della radice di Phytophthora delle malattie del virus e del frutto molle della patata trasmessi dainematodi sono una più piccola degli studi ma ciò nonostante parte importante dei nostri sforzi.

Tre temi strettamente collegati comprendono gran parte del lavoro dell'unità:

1. Variazione di Patogeno - il relativo limite, sorgente, generazione e sfruttamento (con il sistema diagnostico avanzato) ela relativa implicazione per epidemiologia ed il controllo della malattia o del parassita.

2. Segnalando nell'interazione dell'agente patogeno ospite - i processi genetici e biochimici dell'agente patogeno delparassita nella pianta che sono attivati nelle fasi iniziali dell'interazione di patogeno.

3. Patogeno - la genetica e genomica dell'agente patogeno o del parassita con particolare attenzione a patogenicità percapire la gamma ospite la virulenza specifica.

Page 100: Presentazione dotto francesco consulting green

Divisione di biologia delle cellule e di biochimicaLa divisione consiste di due unità di ricerca: biochimica della pianta e biologia delle cellule.I programmi sono destinati a capire, modificare e sfruttare le caratteristiche della pianta per fornire un valore aggiunto eduna cassaforte un rifornimento costante dei materiali di qualità al consumatore. I collegamenti importanti sono stabiliti conla divisione genetica (genoma, allevamento aiutato indicatore) e la divisione patologica (plasmodesmata e meccanismi ditrasporto, virali).

Gli obiettivi primari di ricerca della divisione sono:

Sviluppo condizione tecnologica per le analisi quantitative e qualitative dei componenti dellapianta centrali ai programmi su controllo metabolico nutrizionale ed antinutrizionale specifico diqualità.

Collaborazione con i genetisti per definire i luoghi quantitativi di caratteristica che governanol'eredità di qualità e delle caratteristiche nutrizionali accelerare la selezione del mutamentonell'aumento del germplasma si programma.

Esplorare, usando le collezioni selvaggie e coltivate del germplasma, il limite di bio-diversità neicostituenti della pianta (per esempio antiossidanti, composti aromatici, composizione nel polimero)relativi alla specie del raccolto.

Sviluppare i metodi interdisciplinari che fanno partecipare i biologi molecolari, i biochimici ed ibiologi delle cellule per richiamare il controllo dei processi metabolici ed inerenti allo sviluppo chehanno sorgente scientifica e commerciale diffusa di attinenza per esempio - affondano le interazioni,attivazione del meristema.

Fornire una comprensione fondamentale del controllo della cellula-$$$-cellula e lungamente -trasporto di distanza con particolare rilievo sul movimento dei genomi virali come sistemi dimodello a trasporto macromolecolare di studio.

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Unità di biochimica della piantaGli obiettivi di ricerca per l'unità della biochimica della pianta cadono in tre zone:

Metabolismo Della PiantaIdentificare i meccanismi che dividono il carbonio dalla biosintesi, regolanti dell'amido usando imetodi genetici biochimici e molecolari classici. La patata è usata come il sistema di modelloprimario. Con i programmi su dormienza, su sviluppo del tubero.Definire il ruolo ureasi e proteine accessore dell'ureasi di nella determinazione del risparmio di temidel bloccaggio dell' azoto ed utilizzazione in patata.Determinare il controllo biochimico e molecolare della biosintesi dell'acido ascorbico nelle piante.Identificazione dei mutanti nelle vie biosintetiche del lipido in ArabidopsisDefinire i ruoli dei radicali liberi nei processi di senescenza e, in collaborazione conla divisionepatologica, nelle interazioni dell'calcolatore-agente patogeno

Processi Inerenti allo sviluppoDeterminare i meccanismi che regolano dormienza in strumenti biologici biochimici, molecolari edelle cellule usando dei tuberi della patata. I programmi di scoperta del gene sono messi a fuocosugli eventi nel dormiente e non meristema dormente.Controllo di qualità, di maturazione e di deterioramento dopo il raccolto del frutto molle usandosoprattutto fragola come il sistema " non-climaterico " di modello. I metodi fisiologici, fitochimici edel gene discovery/proteomic sono schierati per identificare i nuovi obiettivi per miglioramento delraccolto.

Nutrizione, qualità e salute.Sviluppare una comprensione dei ruoli dei processi ossidativi su qualità della bevanda e dell'alimentoMisurare la biodiversità fitochimica negli antiossidanti di frutto molle, compreso la specie selvaggiae coltivata. Gli studi di efficacia e di biodisponibilità con i gruppi antiossidanti isolati sono effettuatiusando mammiferi.I collegamenti di collaborazione con la divisione della genetica mirano a tracciare i geni in questionein metabolismo e sviluppo e quelli che definiscono la qualità e valore nutritivo dei raccoltidell'obiettivo. I metodi di Genoma stanno integrati nei programmi relativi per richiamare gli obiettividescritti. Multidisciplinarità e una resistenza dell'unità.

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Unità di biologia delle celluleL'unità di biologia delle cellule è contenuta circa venti scienziati che lavorano in un certo numero di discipline correlate.L'unità ha quattro temi principali di ricerca.

PlasmodesmataStudi di base sui rapporti di struttura/funzione del plasmodesmata. Plasmodesmata a piccoli pori checollegano le più alte cellule della pianta e formano i condotti essenziali per il movimento dei soludi,i virus e le macromolecole selezionate, compreso lunge-distanze che segnalano le molecole. Il lavoroè messo a fuoco sul capire la regolazione del plasmodesmata e del loro ruolo di sostegno nellosviluppo della pianta.

Studi del movimento del virus.L'unità è coinvolta negli studi pionieristichi del movimento del virus usando i virus fluorescentietichettati. Questi studi sono spaccati fra il movimento della cellula-$$$-cellula con ilplasmodesmata ed il movimento interurbano del virus attraverso il floema

La biologia delle cellule delle risposte della difesa della pianta.Un tema importante di ricerca che coinvolge l'interazione fra i geni ospite e quelli degli agentipatogeni virali. La reazione ipersensibile forma un sistema di modello sperimentale per esaminarecome la biologia di base delle cellule del calcolatore centrale è alterata durante l'attacco dagli agentipatogeni.

Divisione della geneticaI metodi genetici e genomici molecolari moderni di biologia, avranno effetto sulla nostra comprensione dello sviluppo edella biologia evolutiva delle piante che sostengono le caratteristiche di importanza commerciale e del futuro dei programmi

di miglioramento del raccolto e della pianta.La ricerca della divisione riguarda la regolazione dell'espressione del gene ai livelli dell' alberino,all’isolamento su grande scala del gene, all'analisi della funzione del gene e dell' espressione, allosviluppo ed all'applicazione degli indicatori molecolari per produrre i programmi genetici dettagliati,allo sviluppo del romanzo che allevano i metodi compreso l' allevamento aiutato indicatore, allavalutazione di variazione genetica nelle collezioni del germoplasma (biodiversità) ed alla produzionedi nuove cultivar .

Gli obiettivi primari di ricerca della divisione sono:- migliorare la comprensione della struttura e l'organizzazione dei genomi della pianta.

- costruire i programmi ad alta densità del collegamento per la localizzazione delle caratteristichequalitative e dei luoghi quantitativi di caratteristica (QTL), per designare i metodi strutturali efunzionali di genomi su dissezione degli eventi di molecolari/biochimici (per esempio sviluppo emaltazione del grano, dormienza) ed elaborare ed effettuare le basi di dati di genoma .- -

- capire gli eventi ed i processi molecolari che regolano l'espressione del gene della pianta ai livelli dell' alberino.- migliorare la velocità, la precisione ed il risparmio di tempo dei metodi di allevamento vegetale evalutare la variazione genotipica e fenotipica nelle collezioni del germplasma da introdurre sulmercato delle cultivar rifinite.

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Unità dell'espressione del geneL'unità dell'espressione del gene, una di tre unità della divisione della genetica

RNA Che Elabora GruppoLe attività principali del RNA che elabora il gruppo devono capire i meccanismi ed i

componenti in questione in RNA che elabora nelle piante. I soggetti importanti sonoRNA del messaggero del precursore ( pre-mRNA) che impionbano ed elaborano pre-ribosomal del RNA (pre-rRNA). Le analisi di molte funzioni di entrambe le zone

hanno aumentato notevolmente la nostra conoscenza di questi processi importantinell'espressione del gene della pianta. I geni che mettono i componenti in codiced'impionbatura forniscono una sorgente ricca dei promotori costitutivi e tessuto

specifico.

GRUPPO DEL METABOLISMO DEL CARBOIDRATOLe attività principali del gruppo del metabolismo del carboidrato sono analizzare l'espressione dei geni

in questione nel metabolismo del carboidrato e nel dividere la loro manipolazione

genetica. L’isolamento e la descrizione di un certo numero di geni e di promotoridell’invertasi sta fornendo le comprensioni nel metabolismo del carboidrato e dellaregolazione dell'espressione del gene utilizzata dalle piante.

L'unità di espressione del gene è responsabile dell'organizzazione e delfunzionamento del DNA e dei servizi della cucina .

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Divisione delle piante, dei terreni e dell'

ambienteSpiegazione razionale Di Programma: Le priorità dell'agricoltura stanno stabilendo un numero maggiore di obiettivicompetenti che riflettono gli atteggiamenti cambianti all'uso dell'ambiente rurale. Mentre la qualità ed il rendimentodovrebbero aumentare, ‘l impatto ambientale dell'agricoltura deve essere ridotto ed la biodiversità dei campi arabili esserepromosso. La divisione studia una vasta gamma delle funzioni chiave dei sistemi del pianta-terreno che sostengonol'agricoltura contemporanea, attraverso 6 ordini di grandezza della scala spaziale dai micrometri ai chilometri.

La divisione ha due unità:

DINAMICA DELLA PIANTA DEL TERRENOSISTEMI DELLA VEGETAZIONEGli obiettivi primari di ricerca della divisione sono:

stabilire una ricerca del sistema sulla gestione integrata e sostenibile dei terreni arabili e dei loroorganismi relativi, allo scopo ottenere, qualità ed ottimizzare le biodiversità di gestione.studiare le funzioni microbiche del terreno, usando un suite delle sonde molecolari e delle tecnologiestabili dell'isotopo per esplorare l'azoto e il carbonio in terreno.definire la base genetica delle caratteristiche della radice e della funzione d'interfaccia tra radice-terreno nel divisorio della risorsa tra le piante.capire i collegamenti fra eterogeneità del terreno, caratteristiche della pianta e le popolazioni deiraccolti.

Unità della dinamica di SUOLOPIANTAI terreni sono fondamentali all'agricoltura ed alla maggior parte degli ecosistemi terrestri. Tuttavia poca gente oltre icoltivatori, i giardinieri e gli assistenti tecnici civili dà loro molta considerazione. La maggior parte dei terreni, tuttavia,

sono sistemi complessi dal punto di vista funzionale che richiedono un'attenzione considerevole percapire le loro origini.

Funzionare all'interno dei fuochi dell'unità di SPD su molte funzioni delle interazioni spatio-temporali fra i componenti biologici, fisici e chimici dei suoli e delle piante, con particolare rilievosul processo e sulla scala . Ciò coinvolge i metodi pluridisciplinari che includono il laboratorio checomprende l'ecologia molecolare e microbica, la dinamica strutturale del terreno, le tecniche stabilidell'isotopo del elemento-livello e della naturale-abbondanza, l' ecofisiologia intera della pianta, lametodologia specializzata della sottile-sezione del terreno ed i metodi modellanti innovatori che

accomodano esplicitamente l'eterogeneità dei sistemi del terreno.

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Funzione della struttura delle Comunità

microbiche del terrenoQuesti programmi di lavoro studiano le origini e le conseguenze della struttura, della composizione delle comunitàmicrobiche del terreno.La struttura microbica della Comunità è misurata da una gamma di tecniche innovatrici, come l'analisi del DNA dellaComunità del terreno e del carbonio organico volatile (VOC) che profilano, congiuntamente ai metodi più convenzionali.Processi che vengono studiati sono soprattutto sul C e N che circolala nei terreni del pascolo ed arabili.

Zone specifiche:I rapporti fra la struttura e l'attività della Comunità ed i processi specifici di nitrificazione e delladenitrificazione in terreni arabiliMicrobiologia: meccanismi e gradi di accoppiamento fra la pianta, il microbo e l'acquisizione deglielementi nutritivi.

Valutare la condizione di delineamento stabile usando cicli biogeochimici dell’isotopo dell'abbondanza naturaleAccoppiamento fra la pianta e la struttura microbica della Comunità nei pascoli della regionemontagnosa

Conseguenze di diversità microbica per resilienza dei processi ciclici degli elementi nutritiviMorfogenesi fungosa negli ambienti nello spazio eterogeneiEffetto dell'organizzazione spaziale delle Comunità fungose sui loro spazi-temporali

Ruolo di fauna del terreno nel N che circola dalla materia

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Biofisica Del Terreno

Zone Di RicercaEffetto della struttura su trasporto di acqua e solidi interreno

• usando le sezioni sottili per misurare la struttura del terreno• misura della variabilità del terreno alle scale da 10 centimetria 1 chilometro• modellistica dell'assorbimento assorbimento del soluto sullesuperfici del terreno• la modellistica attraversa i media porosi complessiEffetto degli stati fisici del terreno sulla biofisica del terreno

• biofisica della penetrazione della radice in terreno(meccanismi di sviluppo; deformazione del terreno)• la radice come influenza lo stato fisico del terreno• all'interno del rizosfero gli effetti sul movimento microbico e

sul trasporto di suolo/acqua

Unità dei sistemi della vegetazioneLa gestione della vegetazione arabile e dei relativi parassiti ed agenti patogeni è essenziale all'agricoltura futura negliantiparassitari chimici, usati per sopprimere le erbacce e gli insetti, imporre le difficoltà di costo, l' inquinamento e ladiversità biologica ridotta. Soluzioni geneticamente modificate di offerta dei raccolti ma la riassicurazione pubblica dibisogno sono sicuri ed ecologicamente benigni. Gli ecosistemi arabili devono quindi evolversi a dove il rendimento e laqualità del prodotto sono effettuati ma non a scapito dell'habitat per le specie di animali e di piante.L'unità esamina come zona-regolare sia le proprietà di vegetazione arabile che si collegano sia alle caratteristichegeneticamente risolute (per esempio in una nuova varietà del raccolto) che ai fattori globali quali tempo, espansione e flussodel gene. I metodi molecolari, fisiologici e matematici innovatori sono applicati a due sistemi di modello, la rotazionearabile e la piantagione, insieme alle loro popolazioni selvaggie o selvaggie collegate (per esempio violenza del semeoleifero), erbacce, agenti patogeni e parassiti e predatori invertebrati. Gli obiettivi principali dell' unità sono -

- definire e misurare sistema adatto (10 m. - 100 m) proprietà dei raccolti, e delle erbacce concernenti produzione, a difesacontro l'habitat per la specie favorevole.- stabilire i collegamenti essenziali fra le caratteristiche funzionali della pianta le proprietà nel raccolto di modello,selvaggio e sarchiare i genotipi, in modo migliorare le caratteristiche introdotte.- sviluppare ed applicare le tecniche che definiscono diversità molecolare e fisiologica nei biotipi, nella specie o nei gruppiinvertebrati selezionati- definire i rapporti quantitativi fra le proprietà della vegetazione e sia (1 chilometro - 100 chilometri) la distribuzione edattività locali (1 m. a 100m) che regionali dei parassiti e dei predatori invertebrati- montare e schierare un suite dei modelli matematici (individuo basato) e statistici che definiscono i collegamentifunzionali fra le caratteristiche della pianta, le caratteristiche della Comunità della pianta, ed i predatori, sopra le scaleindicate- usare la conoscenza in modo da verificare per informare politica di governo e pratica dell'azienda agricola sulle edizioninell'ottimizzazione (per esempio produzione contro l’ habitat) (per esempio effetti ecologici di nuovi tipi del raccolto).

SI RINGRAZIA PER LA COLLABORAZIONE TUTTI GLI ISTITUTI DI RICERCA COLLEGATI PER LA LOROCOLLABORAZIONE.

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Pozzi della membrana della cellula della pianta

DNA

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Purezza meccanica ed esami nocivi su tutte le sementi in entrata

La purezza meccanica e gliesami nocivi sulle sementi sonocondotti in conformità conl'associazione delle regoleufficiali degli analisti del semeper i semi difficili ". Le prove dipurezza, germinabilità,dormienza, semi duri, parassiti epatogeni sono fatte a normainternazionale ISTA .

Prove Standard Di Germinazione

Le prove standard di germinazionesono effettuate su un campione dei400 semi ed i semenzali sonovalutati in conformità conl'associazione delle regole ufficialidegli analisti del seme per i semidifficili ".

Quando osserviamo la germinazione bassadovuto i semi non germinati, controlliamo laloro attuabilità usando la prova di

tetrazolium. Egualmente identifichiamo la specie e le anomalie fungose percontribuire a spiegare la causa per attuabilità più bassa.

Prova Di Tetrazolium

La prova di Tetrazolium è unaprova rapida di attuabilitàcompletata in 24 - 48 ore.Duecento semi sono preparati emacchiati con la soluzione ditetrazolium e sono valutati perattuabilità.

.

Ricerca del seme indesiderato.

La ricerca del seme indesideratoè condotta sulla quantità di semenormalmente data da un All-States .

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Purezza meccanica ed esami nocivi data dal All-States

Le prove di ISTA sono egualmente disponibili. Gli esami nocivi dell'erbaccia includono tutte le condizioni . Base uncampione di 250-grammi per queste prove.

Prova in campo e selezione migliori varietà per creare cultivar F1

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Eredita e variazione geneticaomozigoti

AA aa

F. 1 Aa eterozigote

AA Aa Aa aa

AA AA/Aa/Aa/aa AA/Aa/Aa/aa aa

x GENITORI

F 1

F 2

F 3

F 4

F 5

F 6

F 7

F 8

F 9

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x GENITORI

F 1

F 2

F3

F4

F5

F 6

F 7

oppure

F 8

F 9

F 10

F 11

F 12

Sistema per gruppo.Durante le generazioni segreganti,si può avere l'azione della selezione naturale o quella artificialeQuando la popolazione e seminata a piante distanziate,alla F6 si riesce a raccogliere una quantità di semi sufficiente per impiantare una serie di prove di produttività preliminari nella F7.Se non si verificasse la possibilità di raccogliere semesufficiente si dovrà scegliere dalla F6 la migliori piante e seminarle in F7 per ottenere una quantità di seme sufficienteper la prova F8. La successiva semina a piante spaziate servirà ad individuare le piante anomale per la loro eliminazione e succesiva rifinitura e selezione che seguirà poi nelle successive ulterioni generazioni.

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x GENITORI

F 1

F 2

F 3

F 4

F 5

F 6

F 7

F 8

Sistema dei gruppo modificato.Si scelgono ,da una popolazione seminata in modo rado,delle piante F2 resistenti allemalattie o superiori.Dalla progenie F3 ottenute con le piante F2 si isolano quelle quelle più resistenti. Il seme F3 viene poipiantato e moltiplicato nalla F4 in popolazioni ben distinte. Le piante delle file di bordo delle prove preliminari vengono impiantate nella F5 vengono conservate e ragruppate.Quando saranno ultimate e detrminate le migliori verranno trebbiate per singola pianta e sminate in F6 per singola spiga o pianta.

genitori generazione di reincrocio spaziale

popolazione raggruppata

prova preliminare di prod

file per spiga o pianta

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x GENITORIA B

F1

x x xa a a

F1

F2 F2

F3

x x x F3a a a

x x x F1BC1 a a a

F2BC1

F3BC1

x x x x x c c c c c

F1BC2

F2BC2

F3BC2

x x x c c c

F1BC3

F2BC3

F3BC3

F4BC4

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Reincrocio modificato. In generale, nel modificare il reicrocio si è voluto rendere il metodo più <trasgressivo> nel suoscopo. Reincrociando due tre volte su un genitore ricorrente e quindi selezionando si può raggiungere un miglioramentoche può già soddisfare.Il disegno mostra l'alternativa offerta dal metodo nel caso in cui si reincrici su una F1 cheBC1 e quando i caratteri vengono ereditati in modo semplice.

genitori

popolazione raggruppata

prova preliminare di prod

file per spiga o pianta

generazione di reincrocio spaziale

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In genetica, per allele si intende ogni forma vitale di DNA codificante per lo stesso gene: in altre parole, l'allele è responsabile della particolare modalità con cui si manifesta il carattere ereditario controllato da quel gene. Ad esempio, un gene che controlla il carattere "colore degli occhi" può esistere in due alleli (cioè in due forme alternative): l'allele "occhio chiaro" e l'allele "occhio scuro". Occorre precisare che con allele si può indicare anche il diverso polimorfismo che un locus non codificante può avere.

TerminologiaCiascun individuo definito diploide, come gran parte dei viventi, possiede per ciascun carattere, ovvero per ciascun gene, due alleli, ossia due copie; ognuno dei due alleli

è presente su uno stesso locus (posizione), su ciascuno dei due cromosomi che costituiscono, nella cellula, una coppia di omologhi.Se sui cromosomi omologhi è presente una duplice copia dello stesso allele, si dice che l'individuo è omozigote per quel carattere; se gli alleli sono differenti, l'individuo è

detto eterozigote. Ogni carattere, all'interno di una popolazione, può essere rappresentato anche da molti alleli (sebbene ogni individuo ne possa portare solo due). L'insieme degli alleli presenti in una popolazione è detto pool genico. La variabilità della frequenza con cui gli alleli compaiono nel pool è l'oggetto di studio della branca della genetica detta genetica di popolazione.

Non tutti gli alleli determinano un effetto visibile nell'individuo che ne è portatore. Se il carattere da essi controllato si manifesta, si parla di alleli dominanti; in caso contrario si parla di alleli recessivi. Un individuo può essere quindi omozigote dominante, se possiede due alleli dominanti; eterozigote, se possiede due allelidifferenti; omozigote recessivo, se possiede entrambi gli alleli recessivi. Un allele dominante sarà espresso sempre, anche se l'individuo è eterozigote. Un allelerecessivo potrà essere espresso solo in individui omozigoti recessivi.

L'insieme dei caratteri visibili in un organismo prende il nome di fenotipo(Il fenotipo è i'insieme delle caratteristiche determinate dal genotipo che è l'insieme dei geni dell'individuo; quest'ultimo termine indica, a seconda delle accezioni, la totalità dei geni presenti nel genoma o dei geni coinvolti nella determinazione di un singolo tratto fenotipico. La determinazione genica del fenotipo avviene attraverso la presenza di uno dei diversi possibili alleli che l'individuo porta per un determinato gene, oppure, più comunemente per una serie di geni.

Tuttavia il fenotipo è determinato soltanto in parte dal genotipo e i fattori ambientali possono avere una maggiore o minore influenza a seconda dei casi, spesso tale da rendere imprevedibile il fenotipo anche conoscendo il genotipo, se non si conoscono le condizioni ambientali.), mentre l'insieme del suo corredo di geni (comprendente quindi alleli dominanti e recessivi) è detto genotipo(Il genotipo è il profilo genetico di un individuo, ovvero la totalità dei geni presenti nel suo genoma. Il termine indica a secondo delle accezioni anche l'insieme dei geni coinvolti nella determinazione di un singolo tratto fenotipico.)

Per convenzione, gli alleli sono indicati da una singola lettera, maiuscola per indicare l'allele dominante (ad esempio A) e minuscola per l'allele recessivo (ad esempio a). Gli eterozigoti (Aa) e omozigoti (AA) per un determinato gene hanno un fenotipo A, poiché mostrano l'effetto dell'allele dominante, mentre gli omozigoti (aa) mostrano l'effetto dell'allele recessivo e hanno fenotipo a.

Esistono alcune eccezioni nella modalità in cui gli alleli eterozigoti vengono espressi.• Esistono infatti alcuni alleli a dominanza incompleta: il fenotipo di un individuo avente un allele recessivo ed uno a dominanza incompleta sarà una via di mezzo tra i

due. Ad esempio, nell'incrociare fiori di Antirrhinum con un omozigoti per l'allele a dominanza incompleta per il colore rosso del petalo con omozigoti per l'allelerecessivo per il petalo bianco, si ottiene una progenie avente il petalo color rosa.

• Un'altra eccezione è costituita dalla codominanza, nella quale entrambi gli alleli presenti nel genotipo sono dominanti. Un esempio di questo è riscontrato nel sistema AB0 dei gruppi sanguigni umani: un individuo avente l'allele A e l'allele B sarà di gruppo AB.

Un allele wild-type è considerato normale per l'organismo in questione. Con il termine mutante si indica invece un allele prodotto in seguito ad una relativamente recente modificazione.

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Frequenze allelicheSecondo la legge di Hardy-Weinberg, esistono due equazioni per indicare la frequenza di due alleli di un gene.Equazione 1:p2 + 2pq + q2 = 1Equazione 2: p + q = 1,dove p è la frequenza di un allele e q la frequenza dell'altro. p2 indica la frazione di popolazione omozigote per l'allele p, 2pq la frequenza degli eterozigoti e q2 la frazione omozigote per l'allele q. La selezione naturale agisce sulle p e q dell'equazione 1, influenzando la frequenza allelica dell'equazione 2. Dal punto di vista matematico, occorre evidenziare che la seconda equazione sia derivabile dalla prima (e viceversa), dal momento che p2 + 2pq + q2 = 1 è equivalente a scrivere (p + q)2 = 1 e p e q sono numeri positivi.

COMPOSIZIONEOgni nucleotide è formato da tre parti: una molecola di desossiribosio (uno zucchero semplice, appartenente alla classe dei pentosi), un gruppo fosfato e una base azotata(citosina, guanina, adenina o timina; basi diverse da queste sono riscontrabili in tracce). Il legame tra un nucleotide e il successivo è un legame fosfodiestere: l'atomo di carbonio in 3’ sull'anello del desossiribosio lega il gruppo -OH di un residuo fosforico che, a sua volta, lega in posizione 5' l'anello di ribosio appartenente al monomero adiacente. Su questo scheletro covalente sono legate le diverse basi azotate, che determinano la sequenza specifica dell'informazione genetica.Di solito il DNA è a doppio filamento: è formato, cioè, da due catene (eliche) orientate in verso opposto, unite da legami idrogeno tra le basi azotate. Ogni sequenza ècomplementare all'altra secondo le regole di Chargaff: l'adenina è appaiata sempre con la timina, e la guanina con la citosina. Questa complementarietà è imposta dalla dimensione delle basi e dal numero e dalla disposizione dei legami idrogeno che esse possono formare. Quelle di DNA sono molecole molto lunghe: un cromosoma umano medio contiene un doppio filamento di DNA lungo 8 centimetri! Le cellule devono quindi utilizzare meccanismi molto sofisticati per riuscire a comprimere tutto il loro DNA nell'esiguo spazio del volume nucleare: a questo scopo i procarioti introducono superavvolgimenti nella doppia catena, tramite enzimi detti topoisomerasi; gli eucariotiutilizzano un meccanismo più complesso e in parte ancora sconosciuto, che coinvolge un gruppo di proteine basiche chiamate istoni.

L'acido desossiribonucleico o deossiribonucleico (DNA) è un polimero organico, i cui monomeri vengono chiamati desossiribonucleotidi, presente nelle cellule di tutti gli organismi viventi e appartenente alla classe degli acidi nucleici. Rappresenta il principale componente dei cromosomi degli eucarioti ma si riscontra anche nei procarioti, nei mitocondri e in molti virus. Il DNA ha un'importanza enorme per la vita, perché trasporta l'informazione genetica necessaria alla sintesi delle proteine.

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La replicazione del DNAIL DNA è una reazione di polimerizzazione che ha come reagenti i quattro tipi di desossiribonucleosidi trifosfati (dNTP: dATP, dCTP, dGTP, dTTP). Benché nel filamento venga incorporato solo un fosfato, i nucleotidi di partenza devono essere trifosfati, in modo da utilizzare l'idrolisi di due legami fosfodiestere (uno necessario per l'aggiunta del monomero, e uno catalizzato dalla pirofosfatasi inorganica sul pirofosfato uscente) per rendere esoergonica la reazione.La reazione è catalizzata dalle DNA polimerasi, enzimi capaci di costruire una nuova catena in senso 5'-3', individuati da Arthur Kornberg nel 1958 tramite un famoso esperimento [1]. La reazione della DNA polimerasi è diretta dallo stampo, perché produce un nuovo filamento di DNA esattamente complementare ad uno preesistente che funge, appunto, da stampo. La DNA polimerasi non è in grado di iniziare la sintesi di un filamento ex novo, mentre può allungare un filamento polinucleotidico preesistente. In una cellula in replicazione, questo filamento preesistente è il primer, un breve segmento di RNA complementare allo stampo, sintetizzato da enzimi specifici detti primasi. Ilprimer è indispensabile per l'innesco della replicazione.Per iniziare la replicazione, il DNA a doppia elica deve essere parzialmente denaturato da particolari proteine. Queste sono le elicasi, enzimi che separano attivamente i due filamenti usando l'energia dell'ATP, e le proteine denaturanti, o proteine destabilizzatrici dell'elica, non enzimatiche, che possono denaturare il DNA legandosi selettivamente alle porzioni a singolo filamento e stabilizzandole. Queste attività producono una forca replicativa, che migra esponendo progressivamente filamenti non appaiati, che possono essere replicati.Poiché le polimerasi lavorano solo in senso 5'-3', un filamento (chiamato Filamento a replicazione progressiva) può essere replicato in modo quasi continuo, man mano che viene esposto, l'altro (Filamento a replicazione regressiva) risulta disseminato da brevi filamenti di DNA di nuova sintesi (i frammenti di Okazaki), ognuno dei quali reca all'inizio l'innesco di RNA. I nuovi filamenti devono essere quindi completati mediante la rimozione degli inneschi da parte di endonucleasi e il riempimento degli spazi rimasti ad opera di polimerasi di riparazione. Successivamente tutti questi frammenti di DNA di nuova sintesi del filamento in ritardo vengono legati dalla DNA-ligasi.Il risultato della replicazione sono due doppie eliche identiche (salvo errori avvenuti durante il processo, che portano alla comparsa di mutazioni) costituite da un filamento preesistente e uno neoformato: per questa ragione la replicazione si dice semiconservativa.Nelle molecole di DNA circolari dei Procarioti si ha una sola regione di Origine della replicazione dalla quale partono due forche replicative (la struttura prende il nome di bolla di replicazione). Quando le due forche si incontrano dal lato opposto la replicazione è completata.Negli Eucarioti la replicazione di ogni cromosoma inizia in più punti.

Il codice genetico

Ad esempio la timina ripetuta in una serie di tre ("TTT") rappresenta un particolare amminoacido: la fenilalanina. Poiché esistono 64 triplette possibili e 20 amminoacidi, il codice genetico è ridondante (degenere), ovvero alcuni amminoacidi possono essere codificati da più triplette diverse, non ci sarà però mai un'ambiguità, ad ogni tripletta corrisponderà un solo amminoacido. Esistono infine triplette che non codificano per amminoacidi ma per codoni di stop, ovvero indicano il punto in cui in un gene termina la parte che codifica per la proteina corrispondente.Nell'RNA l'adenina si lega all'uracile (contraddistinto dalla lettera U) che rappresenta la quinta base della complessa struttura dell'elica del DNA/RNAL'uracile particolare fu la prima base scoperta negli studi sul DNA, per cui introducendo la molecola nel filamento, la cellula produceva timina. Questo sorprese i ricercatori

Il gene è l'unità ereditaria degli organismi viventi. I geni sono contenuti nel genoma di un organismo, che può essere composto di DNA o di RNA, e dirigono lo sviluppo fisico e comportamentale dell'organismo. La maggior parte dei geni codifica proteine, che sono le macromolecole maggiormente coinvolte nei processi biochimici e metabolici della cellula. Molti geni non codificano proteine, ma producono RNA non codificante, che può giocare un ruolo fondamentale nella biosintesi delle proteine e nell'espressione genica.La maggior parte del contenuto dei geni, perlomeno negli eucarioti, non viene in ogni caso trascritto, ma può coordinare la stessa espressione genica. Tra queste regioni figurano i promotori, i terminatori e gli introni (sequenze non trascritte che spaziano gli esoni, poi eliminate attraverso lo splicing).

Le basi azotate (adenina A, citosina C, guanina G, timina T), possono essere immaginate come le quattro lettere dell'alfabeto delle informazioni genetiche della cellula. Utilizzando gruppi di tre lettere si possono avere fino a 64 combinazioni diverse (43), che vanno a coprire i venti diversi amminoacidi esistenti.

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Strutture del DNALa struttura del DNA non è univoca. Sono state evidenziate diverse forme del DNA a doppia elica:• B-DNA • è il più diffuso; • l'elica destrorsa con catene antiparallele ha un passo di 3,4 nm (circa 10 bp) e un diametro di 2,0 nm; • si evidenziano un solco maggiore e un solco minore dovuti al fatto che a causa delle diverse dimensioni delle due basi, i due filamenti non sono equidistanti dal centro

dell'elica; • A-DNA • si ottiene in vitro in particolari condizioni di disidratazione ma in vivo non è ancora stato trovato; • si tratta comunque di un'elica destrorsa con passo 2,9 nm = circa 11bp e diametro 2,5 nm; • il solco maggiore è più ampio rispetto a quello del B-DNA, mentre il solco minore è più stretto; • Z-DNA • è presente in vivo in tratti ricchi di C e G; • l'elica è sinistrorsa con un passo di 4,6 nm e un diametro di 1,8 nm; • deve il nome al fatto che lo scheletro ha un andamento a zig-zag; • il solco maggiore è più superficiale e il solco minore più stretto

L'acido ribonucleico (RNA o ARN) è un polimero organico, risultante dalla polimerizzazione di ribonucleotidi.Chimicamente l'RNA è molto simile al DNA. Anch'esso è una catena polinucleotidica contenente quattro nucleotidi diversi. Le molecole di RNA differiscono da quelle di

DNA perché:• contengono lo zucchero ribosio (con un gruppo OH legato al carbonio 2') anziché il deossiribosio (da qui il nome) • una delle basi, la timina, è sostituita dall'uracile (U). In questo caso è l'uracile a legarsi all'adenina, mentre la guanina si lega sempre alla citosina; • sono di solito a singolo filamento, anziché a filamento doppio. Le molecole di RNA vengono sintetizzate attraverso un processo, conosciuto come trascrizione del DNA, dove un filamento di DNA viene ricopiato nel corrispondente

filamento di RNAVi sono tre tipi di RNA comuni a tutti gli organismi cellulari:• mRNA (messaggero) che contiene l'informazione per la sintesi delle proteine; • rRNA (RNA ribosomale), che entra nella struttura dei ribosomi; • tRNA (RNA transfer) necessario per la traduzione nei ribosomi. Negli eucarioti abbiamo anche:• hnRNA (RNA eterogeneo nucleare) che deve subire una maturazione per divenire mRNA; • snRNA (piccolo RNA nucleare) necessario per la maturazione dell'HnRna. La sintesi dell'RNA è molto simile a quella del DNA. La RNA polimerasi non richiede però un innesco. La trascrizione può iniziare solo presso una sequenza detta promotore

e termina in presenza di altre sequenze particolari.È stata avanzata l'ipotesi che l'RNA abbia assunto un ruolo chiave negli organismi primitivi prima del DNA. A favore di tale ipotesi c'è la capacità catalitica di alcune

molecole di RNA (ribozimi).mRNA su questo viene trascritta l'informazione genetica che poi verra utilizzata per svariati usi.

RNA

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Il regno bacteria, dei batteri (sing. batterio) o eubatteri, comprende microrganismi unicellulari, procarioti, in precedenza chiamati anche schizomiceti, di dimensioni solitamente dell'ordine di pochi micrometri, ma che possono variare da circa 0,2 µm dei micoplasmi fino a 30 µm di alcune spirochete. Secondo la tassonomia proposta da Robert Whittaker nel 1969, assieme alle cosiddette "alghe azzurre" o "cianoficee", oggi più correttamente chiamate cianobatteri, i batteri costituivano il regno delle monere. La classificazione proposta da Thomas Cavalier-Smith (2003) riconosce invece due domini: Prokaryota (comprendente i regni archaea e bacteria) ed eukarya (comprendente tutti gli eucarioti, sia monocellulari sia pluricellulari).Suddivisione e classificazione

I procarioti si distinguono quindi in due gruppi principali:•archaea, archaeobacteria vivono spesso in situazioni di temperatura e pH molto inospitali, hanno caratteristiche (metaboliche, genetiche, strutturali) differenti da batteri (eubatteri) edeucarioti. Secondo le recenti classificazioni, non fanno parte del regno dei batteri.•bacteria, batteri; alcuni gruppi sono i micoplasmi, le rickettsie, gli attinomiceti, le spirochete, le pseudomonas e gli azotofissatori.

Fra loro si distinguono per forma in•Bacilli: a bastoncino; si dividono in Clostridia (anaerobi) e Bacilli (anaerobi e/o aerobi)•Cocchi: a sfera; se si dispongono a coppia si chiamano diplococchi, a catena si chiamano streptococchi, a grappolo si chiamano stafilococchi, a forma di cubo si chiamano sarcine•Vibrioni: a virgola•Spirilli: a spirale•Spirochete: con più curve

Un’altra importante suddivisione è quella che li raggruppa secondo l'optimum di temperatura alla quale possono crescere. Per questa suddivisione si hanno, tre sottoclassi:•batteri criofili o psicrofili•batteri mesofili•batteri termofili

Un'ultima classificazione è basata sulla loro relazione rispetto a un organismo:•Batteri commensali (simbionti), batteri che sono normalmente presenti sulla superficie di un determinato tessuto, senza causare malattia e/o possono svolgere funzioni che possono essere utili all'organo stesso.•Batteri patogeni, batteri la cui presenza indica patologia e infezione

oPatogeni facoltativi, non causano sempre malattia, dipende dall'individuo e dalla loro concentrazioneoPatogeni obbligati, causano in modo indipendente un processo morboso

Identificazione

Per procedere all'identificazione di un batterio, si usano le seguenti metodologie:•riconoscimento a microscopio ottico o elettronico

BATTERI

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•colorazione di Gram, analisi della morfologia della colonia, mobilità, capacità a produrre spore, acido-resistenza e esigenza di condizioni aerobiche o anaerobiche per la crescitaLa colorazione di Gram è una delle metodologie più utilizzate e si basa sulla distinzione delle caratteristiche della parete batterica: una struttura con più peptoglicani si colora e di conseguenza si dice che il batterio è Gram-positivo; una minor presenza di peptoglicani contraddistingue i Batteri Gram-negativi.

Altre prove di natura biochimica, quali:•La valutazione della capacità del microrganismo di metabolizzare particolari terreni (con conseguente generazione di acidi e/o gas)•Di produrre particolari enzimi (p. es. catalasi, fosfatasi), oppure di ridurre od ossidare determinati componenti.

I batteri si possono trovare, sotto forma di spore, in forma di vita latente, molto resistente a condizioni estreme. I batteri sporigeni sono specie che, trovandosi in scarsità di nutrimento o in un habitat a loro ostile, producono delle spore, ossia delle cellule resistenti agli agenti esterni. I batteri sporigeni sono il più delle volte dei bacilli Gram-positivi e clostridi.Struttura della cellula batterica

I batteri posseggono una parete cellulare, che è una struttura caratteristica della cellula procariotica, al di sotto della parete è presente la membrana cellulare: su di essa si trovano quasi tutti gli enzimi che svolgono le reazioni metaboliche. Il DNA si trova in una zona chiamata nucleoide e non è separato del citoplasma da alcuna membrana nucleare, che invece è presente nelle cellule eucariotiche; nel citoplasma si trovano anche piccole molecole circolari di DNA chiamate plasmidi. Posseggono organi di locomozione: fimbrie o uno o più flagelli. La parete cellulare può essere rivestita esternamente da una capsula, formata di regola da polisaccaridi secreti dai batteri stessi. Nel caso di Bacillus anthracis, la capsula è composta da polipeptidi dell'acido D-glutammico. La presenza di capsula conferisce alle colonie batteriche un aspetto "liscio" o "mucoide", mentre quelle prive di capsula manifestano un aspetto "rugoso". La funzione della capsula è quella di proteggere meccanicamente la cellula procariotica dall'ambiente esterno.Membrana cellulare o citoplasmaticaBatteri visti al microscopio (1000X)La membrana cellulare ha una struttura a mosaico fluido come quella degli eucarioti, tuttavia è priva di steroli. Fanno eccezione i micoplasmi, che incorporano gli steroli nella membrana quando si sviluppano in terreni che li contengono. Le principali funzioni della membrana sono: barriera semipermeabile, piattaforma di supporto per enzimi della catena respiratoria e delle biosintesi di fosfolipidi di membrana, di polimeri della parete e del DNA.Le membrane cellulari batteriche formano centri di proteine fosforiche sempre introflessioni o mesosomi, di cui si distinguono due tipi: mesosomi settali, che intervengono nella formazione del setto durante la divisione cellulare, e mesosomi laterali, che costituiscono una piattaforma sulla quale si associano proteine cellulari, quali gli enzimi della catena respiratoria (svolgendo una funzione analoga all'energia liberata dall'idrolisi di adenosintrifosfato (ATP) per trasportare zuccheri, amminoacidi, vitamine e piccoli peptidi. Le proteine di trasporto sono dette transporters o permeasi e

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sono responsabili della diffusione facilitata [tipo canale o tipo carrier (uniporto)], del trasporto attivo primario, del trasporto attivo secondario (tipo simporto o antiporto) e del trasporto con fosforilazione del substrato (fosfotransferasi). Circa la metà delle proteine di trasporto dei batteri appartengono al sistema di trasporto attivo primario ABC (ATPase Binding Cassette) e al sistema di diffusione facilitata/trasporto attivo secondario MFS (major facilitator superfamily). Le permeasi batteriche sono generalmente inducibili, per cui la densità delle proteine di trasporto nella membrana è regolata dalla concentrazione del soluto nel mezzo e dalle necessità metaboliche della cellula.Il trasporto dal citoplasma allo spazio extracitoplasmatico comprende due sistemi di efflusso noti, entrambi presenti nella membrana citoplasmatica: sistema antiporto H+/farmaci e proteine della famiglia ABC.Le ABC permeasi trasportano sia piccole molecole sia macromolecole in risposta alla idrolisi di ATP. Questo sistema di trasporto è composto da due proteine integrali di membrana con sei segmenti transmembranosi, due proteine periferiche associate sul versante citoplasmatico, che legano idrolizzano l'ATP, e una proteina o lipoproteina recettoriale periplasmica (vedi sotto) che lega il substrato. Le ABC permeasi più studiate comprendono il sistema di trasporto del maltosio di Escherichia coli e quello dell'istidina di Salmonella typhimurium. Dal momento che i batteriGram-positivi sono privi della membrana esterna, il recettore, una volta secreto, si perderebbe nell'ambiente extracellulare. Di conseguenza, questi recettori risultano legati alla superficie esterna della membrana citoplasmatica mediante ancore lipidiche. Poiché di frequente i batteri vivono in mezzi dove la concentrazione di nutrienti è bassa, le proteine ABC permettono alla cellula di concentrare i nutrienti nel citoplasma contro il gradiente di concentrazione.La superfamiglia MFS (detta anche famiglia uniporto-simporto-antiporto) comprende proteine di trasporto composte da una sola catena polipeptidica che possiede 12 o 14 potenziali segmentitransmembranosi ad alfa elica. È interessata alla diffusione facilitata e al trasporto attivo secondario (simporto o antiporto) di piccoli soluti in risposta a gradienti ionici chemiostitici(principalmente gradienti di H+ o Na+): zuccheri semplici, oligosaccaridi, inositoli, amminoacidi, nucleosidi, esteri organici del fosfato, metaboliti del ciclo di Krebs, farmaci e una gran varietà di anioni e cationi organici.Parete cellulare

La parete cellulare presenta una struttura notevolmente diversa a seconda che si tratti di batteri Gram-positivi o Gram-negativi, anche se il peptidoglicano costituisce la sostanza universalmente presente nella parete cellulare dei batteri. Nei batteri Gram-negativi lo strato di peptidoglicano è piuttosto sottile, con uno spessore di circa 50-100 Ångström. La maggioranza dei batteri Gram-positivi ha invece una parete cellulare relativamente spessa (circa 200-800 Ångström), in cui al peptidoglicano sono covalentemente legati altri polimeri, quali acidi teicoici, polisaccaridi e peptidoglicolipidi. Esternamente al peptidoglicano i batteri Gram-negativi hanno una membrana esterna di spessore di circa 75-100 Ångström.Il peptidoglicano, detto anche mucopeptide batterico o mureina, è composto da un peptide complesso formato da un polimero di aminoglucidi e peptidi. Nei batteri Gram-positivi è disposto in molteplici strati, tanto da rappresentare dal 50% al 90% del materiale della parete cellulare, mentre nei batteri Gram-negativi vi sono uno o al massimo due strati di peptidoglicano, che costituiscono il 5%-20% della parete.Il peptidoglicano è un polimero composto da: una catena principale, identica in tutte le specie batteriche, formata da subunità disaccaridiche di N-acetilglucosamina e da acido N-acetilmuramico, unite da legame Beta, 1-4 glicosidico; catene laterali di un identico tetrapeptide, legato all'acido N-acetilmuramico; di solito, una serie di ponti peptidici trasversali, che uniscono i tetrapeptidi di polimeri adiacenti. I tetrapeptidi dei polimeri adiacenti possono essere legati, invece che da ponti peptidici, da legami diretti tra la D-alanina di un tetrapeptide e la L-lisina o l'acido diaminopimelico del tetrapeptide adiacente. Le catene tetrapeptidiche laterali e i ponti trasversali variano a seconda della specie batterica.Il peptidoglicano dei batteri Gram-positivi è legato a molecole accessorie, come acidi teicoici, acidi teucuronici, polifosfati o carboidrati. La maggior parte dei batteri Gram-positivi contiene considerevoli quantità di acidi teicoici, fino al 50% del peso umido della parete. Si tratta di polimeri idrosolubili, formati da ribitolo o glicerolo, uniti da legami fosfodiesterici. Il ribitolo e il glicerolo possono legare residui glucidici, come glucosio, galattosio o N-acetilglucosamina, e di solito D-alanina, in genere legata in posizione 2 o 3 del glicerolo oppure 3 o 4 del ribitolo. Gli acidi teicoici rappresentano i principali antigeni di superficie dei batteri Gram-positivi che li contengono.La parete dei batteri gram-negativi è notevolmente più complessa, in quanto esternamente allo strato di peptidoglicano è presente la membrana esterna; le due strutture sono legate dalla lipoproteina.La componente proteica della lipoproteina è unita con legame peptidico ai residui di DAPA (acido diaminopimelico) delle catene laterali tetrapeptidiche del peptoglicano, mentre la componente lipidica è fissata con legame covalente alla membrana esterna, del cui foglietto interno è una componente importante.

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Membrana Esterna

La membrana esterna ha la struttura tipica delle membrane biologiche. Gran parte del foglietto fosfolipidico esterno è composto da molecole di lipopolisaccaride (LPS), o endotossina dei batterigram-negativi, formato da un lipide complesso, chiamato lipide A, a cui è unito un polisaccaride composto da una parte centrale e da una serie terminale di unità ripetute. Il lipide A è formato da una catena di disaccaridi della glucosammina, uniti da ponti di pirofosfato, a cui sono legati numerosi acidi grassi a catena lunga, fra cui l'acido beta-idrossimiristico (C14), sempre presente ècaratteristico di questo lipide.La parte centrale del polisaccaride è costante in tutte le specie batteriche gram-negative, mentre le unità ripetute sono specie-specifiche e sono costituite di solito da trisaccaridi lineari oppure datetrasaccaridi o pentasaccaridi ramificati. Il polisaccaride costituisce l'antigene O di superficie e la specificità antigenica è dovuta alle unità ripetute terminali. La tossicità del LPS è invece dovuta al lipide A.Fra le principali proteine della membrana esterna, le più abbondanti sono le porine. Le porine sono proteine transmembranose, organizzate in triplette, ciascuna subunità è formata da 16 domini in conformazione beta a disposizione antiparallela che danno origine a una struttura cilindrica cava. Il canale consente la diffusione di molecole idrofile di p.m. < 600-700 Da (fosfati, disaccaridi, ecc.), mentre le molecole idrofobe (compresi alcuni antibiotici beta-lattamici, come ampicillina e cefalosporine) possono attraversare la componente lipidica della membrana esterna.Altre proteine della membrana esterna permettono la diffusione facilitata di numerose sostanze, quali maltosio, vitamina B12, nucleosidi e complessi ferro-carboniosi, mentre non sembra siano presenti sistemi di trasporto attivo.Oltre alle proteine di trasporto, sono presenti recettori per la coniugazione batterica, per i fagi e le colicine (il recettore per il fago T6 e la colicina k è anche implicato nel trasporto dei nucleosidi).Tra la membrana interna e quella esterna è compreso lo spazio periplasmico, parzialmente occupato dal peptoglicano con la sua porosità. In questo spazio sono presenti le proteine periplasmiche: binding-proteins, che specificamente legano zuccheri, aminoacidi e ioni, coinvolte nell'attività recettoriale e di trasporto; enzimi, come le betalattamasi, codificate dai plasmidi. Lo spazio periplasmico è più spesso nei gram-negativi e più sottile nei Gram-positivi.Metabolismo batterico

Nei batteri non fotosintetici, l'ATP viene prodotto da reazioni di ossidoriduzione.Vi sono due meccanismi generali per la formazione di ATP negli organismi non fotosintetici: la respirazione, in cui il substrato organico o inorganico è ossidato completamente (nel caso di composti del carbonio, es.glucosio, l'ossidazione completa produce CO2 e H2O) e gli elettroni sono trasportati attraverso una catena di trasporto di elettroni (catena respiratoria) fino all'accettore finale, che è ossigeno, nella respirazione aerobia, o un substrato diverso (NO3

-, SO4=, CO2, fumarato), in caso di respirazione anaerobica; la fermentazione, in cui il substrato organico è ossidato

parzialmente e l'accettore finale di elettroni è un composto organico, senza che vi sia l'intervento di una catena di trasporto di elettroni. I processi di fermentazione prendono il nome dal prodotto finale (f. lattica, alcolica, butirrica, propionica, ecc.).Nella catena respiratoria, i portatori di elettroni sono ancorati nella membrana cellulare, in modo tale che il passaggio di elettroni sia seguito dal trasferimento di protoni (H+) dal citoplasma all'esterno. Poiché la membrana è impermeabile ai protoni, questo fenomeno determina un gradiente di protoni. L'energia del gradiente di protoni può essere utilizzata in diversi processi, quali la generazione di ATP (modello chemiosmotico di formazione dell'ATP) o il trasporto di soluti. L'ATP si forma quando gli H+ diffondono nella cellula attraverso le ATP sintasi, il passaggio dei protoni attraverso queste proteine determina la conversione enzimatica di ADP e fosfato inorganico in ATP.L'E. coli è uno dei batteri più studiati. Gli studi hanno dimostrato che E. coli può utilizzare diversi enzimi nella catena respiratoria, a seconda delle condizioni ambientali, in particolare della presenza o meno di ossigeno, e del tipo di substrato presente in caso di condizioni anaerobie.In condizioni aerobie, E. coli sintetizza due distinte citocromo-ossidasi (citocromossidasi o e d), mentre in condizioni anaerobie può utilizzare nella catena respiratoria almeno cinque ossidoriduttasi terminali, che impiegano come accettori terminali di elettroni nitrato, dimetil-sulfossido (DMSO), trimetilamina-N-ossido (TMAO), o fumarato.Nella catena respiratoria, un pool di chinoni (ubichinone o menachinone) accoppia l'ossidazione di NADH per opera della NADH-deidrogenasi alla riduzione dell'accettore terminale di elettroni da parte delle ossidoreduttasi terminali.La citocromossidasi o è l'enzima prevalente in condizioni ricche di ossigeno, ma con il diminuire della concentrazione di O2 i livelli della citocromossidasi o si riducono, mentre quelli della citocromossiadasi d aumentano. In condizioni povere di ossigeno, la sintesi degli enzimi della respirazione anaerobia permette di utilizzare accettori di elettroni diversi da O2, consentendo alla cellula procariota di mantenere il più efficiente metabolismo respiratorio in luogo del metabolismo fermentativo.La sintesi delle ossidoreduttasi anaerobie è nitrato-dipendente, nel senso che il nitrato è l'accettore di elettroni preferenziale, per cui quando, in condizioni anaerobiotiche, la sua concentrazione èelevata, la sintesi della nitrato reduttasi è elevata mentre quella degli altri enzimi (DMSO/TMAO-reduttasi e fumarato-reduttasi) rimane bassa. Soltanto quando il nitrato è deficitario, la sintesi delle altre ossidoreduttasi aumenta. Questo tipo di regolazione degli enzimi della catena respiratoria permette di utilizzare al meglio lo spazio disponibile sulla membrana cellulare.In assenza dei substrati alternativi delle ossidoreduttasi, la cellula utilizza la fermentazione.

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In presenza di nitrato e in condizioni di anaerobiosi, la nitrato-reduttasi respiratoria (Nar) costituisce circa il 50% delle proteine della membrana cellulare di E. coli, mentre la formato-deidrogenasine rappresenta il 10% circa. Quindi, sebbene diversi donatori possano fornire elettroni alla Nar (es., NADH-deidrogenasi, succinato-deidrogenasi, lattato deidrogenasi) il sistema formato-nitratoreduttasi riveste una grande importanza fisiologica nelle suddette condizioni ambientali. Nar è composta da tre subunità proteiche: subunità catalitica NarG, che riduce il nitrato; subunità NarH, che contiene un centro [3Fe-4S] e tre centri [4Fe-4S] e trasferisce gli elettroni tra le altre due subunità; subunità NarI, che grazie ai suoi cinque domini transmembranosi ancora le altre duesubunità alla membrana, inoltre contiene un citocromo b e ossida i chinoni (ubichinone o menachinone), liberando due protoni nello spazio periplasmico. Gli elettroni sono trasferiti dai chinoni a NarI, quindi attraverso i centri Fe-S di NarH a NarG.In E. coli sono presenti due isoenzimi Nar: NarA e NarZ. Il primo isoenzima è inducibile ed è espresso in condizioni di anaerobiosi e in presenza di nitrato; si ritiene che sia è responsabile del 90% dell'attività nitrato-reduttasica. Il secondo isoenzima è presente costitutivamente e mostra una modesta induzione da parte del nitrato. Il ruolo fisiologico della NarZ è quello di assicurare un rapido adattamento agli improvvisi passaggi dall'aerobiosi alla anaerobiosi, in attesa che la sintesi di NarA raggiunga livelli sufficienti.La Nar dei batteri intestinali è responsabile della nitrosazione delle ammine alchiliche e aromatiche a causa della sua debole capacità di generare NO. La formazione dei nitroso-composti è una delle possibili cause del cancro gastrico.

Sintesi del peptidoglicano

La sintesi della parete cellulare nei batteri Gram-positivi si sviluppa in 3 stadi, che si svolgono in distinti compartimenti cellulari: citoplasma, membrana cellulare e parete cellulare.La sintesi dei precursori della parete cellulare comincia nel citoplasma e porta alla formazione dell'UDP-AM-pentapeptide nucleotide di Park (UDP-MurNAc-L-Ala-D-iGlu-L-Lys-D-Ala-D-Ala). Inizialmente si verifica l'attacco dell'acetil-glucosamina all'UDP e quindi la conversione ad acido UDP-muramico per condensazione con fosfoenolpiruvato e riduzione. Gli aminoacidi del pentapeptide vengono aggiunti singolarmente, con l'intervento di uno specifico enzima per ciascun amminoacido.Il nucleotide di Parker è trasferito su di un lipide della membrana cellulare, in seguito al Legame fosfo-estereo con un undecaprenil-pirofosfato a spese dell'UDP, così da formare il lipide I (C55-PP-MurNAc-L-Ala-D-isoGlu-L-Lys-D-Ala-D-Ala). Dopo un'ulteriore modificazione che comporta l'aggiunta di un disaccaride per interazione con UDP-GlcNAc, così da generare il lipide II [C55-PP-MurNAc(-L-Ala-D-isoGlu-L-Lys(Gly5)-D-Ala-D-Ala)- 1-4-GlcNAc], il precursore del peptoglicano, ancorato al lipide, è traslocato alla superficie extracitoplasmatica della membrana cellulare.Quindi il precursore del peptoglicano è incorporato nella parete cellulare, attraverso reazioni di transpeptidazione e transglicosilazione, con il contemporaneo distacco dal carrier lipidico. L'assemblaggio della parete cellulare è catalizzato dagli enzimi PBP (proteine che legano la penicillina), localizzati nella membrana citoplasmatica. Si distinguono due gruppi di PBP, a basso e ad alto peso molecolare (HMW), enzimi bifunzionali comprendenti la classe A e quella B, che differiscono per i domini N-terminali.Le PBP HMW di classe A promuovono sia la polimerizzazione del glicano dai precursori disaccaridici (successive addizioni delle unità glicopeptidiche MurNAc(-L-Ala-D-isoGlu-L-Lys-D-Ala-D-Ala)-GlcNAc a C55-PP-MurNAc(-L-Ala-D-isoGlu-L-Lys-D-Ala-D-Ala)-GlcNAc) sia la transpeptidazione (cross-linking) dei peptici della parete. Quest’ultima reazione consiste nella rimozione proteolitica della D-Ala all'estremità C-terminale del pentapeptide e nella formazione di un nuovo legame ammidico tra l'aminogruppo del peptide trasversale (crossbridge) e il gruppo carbonilico della D-Ala in posizione 4. Questa reazione è il bersaglio degli antibiotici beta-lattamici che mimano la struttura della D-alanil-D-alanina. Dopo la reazione proteolitica, gli antibiotici beta-lattamici continuano a occupare il residuo serinico del sito attivo delle PBP, inibendole.Comunicazione nei batteri

Già nel 1970 i ricercatori della Harvard University Kenneth H. Nealson e John Woodland Hastings confermarono l'intuizione che i batteri comunichino per mezzo di sostanza chimiche e, nel caso specifico dei batteri marini luminescenti, individuarono in un messaggero molecolare che si muove da una cellula batterica a un'altra, il controllore dell'emissione della luce; è proprio il messaggero a indurre l'attivazione dei geni che codificano per un enzima (luciferasi) e per le proteine coinvolte in questo fenomeno.[1] Il fatto sorprendente è che, mentre in alcuni casi la comunicazione intercellulare non implica mutamenti nella forma o nel comportamento delle cellule, in altri, invece, la diffusione di segnali chimici induce a modificazioni sostanziali nella struttura e nella attività dei microrganismi. Ad esempio i Myxococcus xanthus, che vivono nel suolo, quando sono a corto di sostanze nutritive si riuniscono in strutture pluricellulari, che consentono a migliaia di spore, ossia a cellule con maggiore resistenza alle condizioni estreme, di venir trasportate in un sito più idoneo. Le operazioni di aggregazione e di formazione di spore sono guidate da messaggeri chimici, che vengono attivati solo se un numero di cellule alto, o comunque superiore a una soglia, segnala problemi di sopravvivenza.Le cellule batteriche elaborano conversazioni anche con organismi superiori: ad esempio, i Rhizobium promuovono lo sviluppo di alcune piante, instaurando un rapporto di simbiosi con esse, comunicando permanentemente con esse allo scopo di regolare tutte le fasi di un percorso che governa lo sviluppo di entrambi gli organismi.

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Classificazione delle specieHaeckelHaeckelHaeckelHaeckel (1894)(1894)(1894)(1894)Tre regniTre regniTre regniTre regni WhittakerWhittakerWhittakerWhittaker(1969)(1969)(1969)(1969)Cinque Cinque Cinque Cinque regniregniregniregni WoeseWoeseWoeseWoese (1977)(1977)(1977)(1977)sei regnisei regnisei regnisei regni WoeseWoeseWoeseWoese (1990)(1990)(1990)(1990)Tre dominiTre dominiTre dominiTre domini CavalierCavalierCavalierCavalier----SmithSmithSmithSmith (2004)(2004)(2004)(2004)Due domini e sette regniDue domini e sette regniDue domini e sette regniDue domini e sette regniAnimaliaAnimaliaAnimaliaAnimalia AnimaliaAnimaliaAnimaliaAnimalia AnimaliaAnimaliaAnimaliaAnimalia

EukaryaEukaryaEukaryaEukarya EukaryotaEukaryotaEukaryotaEukaryotaAnimaliaAnimaliaAnimaliaAnimalia

PlantaePlantaePlantaePlantae FungiFungiFungiFungi FungiFungiFungiFungi FungiFungiFungiFungiPlantaePlantaePlantaePlantae PlantaePlantaePlantaePlantae PlantaePlantaePlantaePlantaeProtistaProtistaProtistaProtista ProtistaProtistaProtistaProtista ChromistaChromistaChromistaChromista

ProtozoaProtozoaProtozoaProtozoa ProtistaProtistaProtistaProtistaMoneraMoneraMoneraMonera EubatteriaEubatteriaEubatteriaEubatteria BacteriaBacteriaBacteriaBacteria ProkaryotaProkaryotaProkaryotaProkaryota BacteriaBacteriaBacteriaBacteriaArcheabacteriaArcheabacteriaArcheabacteriaArcheabacteria ArchaeaArchaeaArchaeaArchaea ArchaeaArchaeaArchaeaArchaea

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Al regno dei funghi (Fungi, Linnaeus 1753, dal latino) o miceti, dal greco µύκης (mykes), appartiene una categoria di organismi, da unicellulari a complessi, classificati scientificamente da Linneo e inizialmente accorpati alle Piante, poi elevati al rango di regno da Nees nel 1817 e con i criteri attuali da Whittaker nel 1968, anche per la loro biochimica, correlata a quella degli animaliper eterotrofia, ruolo di chitina e glicogeno come polisaccaridi strutturali e di riserva, ed altro, di cui si approfondisce nel paragrafo "caratteristiche", che comprende più di 100.000 specie.Altri organismi storicamente classificati come Funghi sono tuttora di classificazione incerta: alcuni autori li classificherebbero nel Regno Protista o Protoctista, che comprenderebbe organismi unicellulari delle classi Plasmodiophoromycetes e Myxomycetes. Thomas Cavalier-Smith ha proposto anche un sesto regno (Chromista), comprendente le classi dei Hyphochytridiomycetes e Oomycetes.La classificazione dei funghi è stata sottoposta a molti cambiamenti negli ultimi anni, come conseguenza dell’intensificazione degli studi. L’avvento degli studi molecolari ha fortemente contribuito, negli ultimi 10-15 anni, a produrre un ordinamento sistematico più obiettivo, basato sulla filogenesi, ordinamento che promette un maggior grado di stabilità.CaratteristicheMuffe sulla superficie d'una soluzione di amido; la maggior parte delle muffe sono rappresentanti degli Ascomycota. Tra i generi più noti Aspergillus e PenicilliumLa categoria comprende più di 100 000 specie di organismi, aventi le seguenti principali caratteristiche:

•Alimentazione eterotrofa•Completa mancanza di tessuti differenziati e di elementi conduttori•Sistema riproduttivo attraverso elementi detti spore (e non attraverso uno stadio embrionale come avviene per animali e piante)

Al regno dei funghi appartengono inoltre organismi eterotrofi riproducentisi da spore, da molto semplici, unicellulari a più complessi, pluricellulari con struttura vegetativa eventuelmente organizzata in cellule formanti strutture, e non differenziate in tessuti, filamentose dette ife o micelio primario.A differenza delle cellule vegetali, che hanno una parete costituita prevalentemente da cellulosa, la parete cellulare dei funghi è costituita da differenti glucani (β-glucani non cellulosici prevalentemente) e da un altro polisaccaride, la chitina, polimero dell'aminozucchero N-acetil-glucosamina, presente anche nell'esoscheletro degli artropodi[3]. La chitina, rispetto alla cellulosa èmolto più resistente alla degradazione microbica. In passato i polisaccaridi strutturali chitinosi venivano chiamati micosina.Riguardo ai polisaccaridi di riserva, i funghi possono accumulare, analogamente agli animali, sostanze di riserva energetica sotto forma di glicogeno, differentemente dai vegetali che utilizzano l'amido. Le cellule che costituiscono le ife possono essere mono o polinucleate e possono essere divise da setti. La presenza o meno dei setti è una caratteristica distintiva di alcuni gruppi di funghi rispetto ad altri. Negli Zigomiceti, infatti, le ife non sono settate, cosa che invece è presente negli Ascomiceti, nei Basidiomiceti e nei Deuteromiceti.Il setto può essere:

•intero, senza poro;•perforato, con poro centrale che consente il passaggio del protoplasma e di organi cellulari:•a barile o doliporo, con poro circondato da un bordo costituito da fibre di chitina che arriva a formare una struttura cilindrica (presente in alcuni gruppi di Basidiomiceti).

Le ife si sviluppano all'interno del substrato di crescita fino a formare un reticolo intrecciato detto micelio.Una delle caratteristiche di alcuni funghi è quella di emettere luce, come ad esempio la clitocibe dell'ulivo (Omphalotus olearius), che si illumina per via delle lamelle bioluminescenti.

FUNGHI

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Riproduzione

I funghi si possono riprodurre in maniera asessuata o in maniera sessuata attraverso la produzione di spore dette endospore, come avviene per la maggior parte di essi. Le spore possono essere prodotte in maniera sessuata, attraverso la fusione di due o più nuclei, o asessuata, senza che ciò avvenga. A seconda del phylum cui appartengono i funghi che le producono si parlerà diascospore (Ascomycota), basidiospore (Basidiomycota) o zigospore (Zygomycota).Riproduzione asessuata

La riproduzione asessuata può avvenire per:scissione binariacome avviene nei lieviti (Ascomycota), consiste nella divisione della cellula madre in due cellule figlie uguali, con lo stesso patrimonio genetico attraverso un processo chiamato mitosi. I funghi che adottano questo sistema riproduttivo hanno un accrescimento esponenziale.gemmazionecomune anch'essa nei lieviti, è un sistema in cui le cellule figlie compaiono come protuberanze (gemmegemmegemmegemme) della cellula madre dalla quale poi si possono distaccare diventando autonome o possono restare attaccate formando una colonia; è diversa dalla scissione in quanto nella gemmazione avviene una ripartizione diseguale del citoplasma.frammentazioneavviene con il distacco di una parte più o meno sviluppata che si accresce in maniera indipendente.sporogenesiattraverso un processo mitotico vengono prodotte spore (mitosporemitosporemitosporemitospore), capaci di generare un nuovo individuo, in cellule specializzate (sporocistisporocistisporocistisporocisti). Le mitospore, protette da una spessa parete, possono essere mobili e flagellate (zoosporezoosporezoosporezoospore), oppure no (aplanosporeaplanosporeaplanosporeaplanospore). In alcuni gruppi di funghi viene prodotto un particolare tipo di aplanospore, esternamente alla sporocisti, chiamate conidiosporeconidiosporeconidiosporeconidiospore.Riproduzione sessuataRiproduzione sessuata dei funghiLa riproduzione sessuata è subordinata alla produzione di spore che, prodotte a milioni da ciascun individuo, vengono diffuse sostanzialmente attraverso il vento, l'acqua o gli insetti. In numerose specie appartenenti ad esempio ai phyla Oomycota, Zygomycota ed Ascomycota le spore maschili e femminili si uniscono formando un'unica struttura polinucleata che in seguito alla fusione dei nuclei (evento che non avviene subito dopo la fusione tra le spore) subisce meiosi producendo spore aploidi, le quali non appena trovate le condizioni adatte germinano formando nuovi miceli. Nelle specie appartenenti al phylum dei Basidiomycota la spora di una determinata polarità sessuale, una volta raggiunto il terreno o il substrato più adatto, nelle condizioni più favorevoli di umidità e temperatura, germina formando un filamento di cellule detto ifa (micelio primario). Per poter completare il ciclo biologico e organizzare le strutture riproduttive, dal micelio primario si deve passare al micelio secondario, vero organismo fungino. Così l'ifa generata da una spora con carica maschile si unisce ad una con carica sessuale opposta, fenomeno noto come somatogamia, per formare il micelio secondario che genererà il frutto (carpoforo) portatore di nuove spore.Quando in un micelio i nuclei cellulari, nell'ambito dello stesso citoplasma, hanno un patrimonio genetico simile si parla di omocariosi. Può avvenire, invece, che nello stesso citoplasma siano presenti nuclei geneticamente differenti a seguito di mutazione o di fusione di ife geneticamente diverse, in tal caso si parla di eterocariosi, fenomeno scoperto dal micologo tedesco Buryef nel 1912. L'eterocariosi è fondamentale per l'evoluzione dei funghi in quanto garantisce l'opportuno mescolamento del patrimonio genetico con una conseguente maggior variabilità delle specie.

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Nutrizione

Tutti i funghi sono eterotrofi, cioè ricavano le sostanze nutritive dall'ambiente esterno assorbendole attraverso le pareti; essi rivestono un ruolo ecologico importantissimo perché sono in grado di decomporre il materiale organico presente nel terreno.Essi costituiscono un anello importantissimo dell'ecosistema, in quanto permettono la chiusura del ciclo della materia rendendola nuovamente disponibile all'organicazione da parte delle piante verdi.L'eterotrofia dei funghi li costringe sempre ad un tipo di vita dipendente che si può differenziare in tre modalità, distinte in base ai rapporti del fungo stesso con il substrato di crescita: saprofitismo, parassitismo e mutualismo.A seconda delle loro esigenze nutritive i funghi si dividono in saprofiti, parassiti e simbionti o mutualistici.SaprofitiSaprofitiSaprofitiSaprofitiSi definiscono saprofiti tutti quei funghi che degradano sostanze non viventi di origine animale o vegetale in composti meno complessi. Ad esempio vari composti organici come la lignina e la cellulosa vengono aggredite e disgregate da una miriade di differenti funghi, che con i loro enzimi sono in grado di smontarli e nutrirsene in una catena metabolica molto intricata rendendo questi composti sempre più semplici fino a ottenere un residuo minerale assimilabile dal fungo. Ogni fungo occupa una propria posizione in questa catena di demolitori altamente specializzati, tanto che se per una qualsiasi ragione un anello in questa successione venisse a mancare il processo metabolico si interromperebbe e l'insieme di organismi dipendenti dai precedenti muore. In pratica non esiste composto organico che i funghi non riescano a degradare. Ad esempio, la specie Hermodendron resinae è capace di metabolizzare il cherosene. Si comprende il ruolo di estrema importanza che questi organismi hanno nel riciclare la materia organica di rifiuto.ParassitiParassitiParassitiParassitiSi definiscono parassiti quei funghi che si nutrono di organismi viventi, portandoli a volte gradatamente a morte. In natura essi operano la selezione dei più forti. Alcuni fra questi funghi, come ad esempio Armillaria mellea, dopo un iniziale comportamento da simbionte, diventano parassiti, per cui l'ospite (una pianta) viene ucciso, continuano poi con comportamento saprofita a nutrirsi della loro vittima anche quando questa è ormai morta; al contrario quelli definiti parassiti obbligati per distinguerli dai precedenti che vengono detti facoltativi, muoiono se muore il loro ospite. Il parassitismo colpisce anche gli animali, l'uomo, gli insetti e gli stessi funghi, con specializzazioni ancora una volta anche estreme, ad esempio esistono funghi specializzati nel degradare solo le tegmine delle cavallette oppure di colpire una particolare specie di insetto. Ne esistono anche di predatori, capaci cioè di catturare, con trappole anche sofisticate (cappi strozzanti, bottoni adesivi), le loro prede come ad esempio i nematodi. Di recente, si tenta con successo di utilizzare questi parassiti nella lotta biologica contro specie che sono risultate resistenti agli insetticidi. Ad esempio, le zanzare del genere Anopheles portatrici della malaria, vengono uccise da Beauveria bassiana; basta infatti spruzzare una emulsione di acqua, olio e micelio, dove l'olio serve a conservare l'umidità necessaria perché il fungo sopravviva.SimbiontiSimbiontiSimbiontiSimbiontiSi definiscono simbionti quelle forme di parassitismo controllato in cui una specie si avvantaggia dell'ospite e questi trae vantaggio dalla contaminazione col “parassita“; lo scambio è alla fine mutualistico. Ad esempio il fungo estrae zuccheri dalle radici della pianta ma per scambio chimico cede sali minerali, azoto potassio, fosforo. Il processo di infezione viene detto micorriza. Il fungo cede anche acqua, nel costruire le proteine durante il processo di polimerizzazione tra il gruppo amminico di un amminoacido e il gruppo carbossilico di un secondo, di cui la pianta attraverso l'assorbimento radicale si impadronisce. Si comprende come in caso di siccità questo meccanismo possa essere di grande aiuto. In un altro caso di simbiosi (Orchidee), il fungo cede zuccheri alla piantina in crescita, almeno fintanto che non si sviluppa il processo di fotosintesi. Poiché il seme della pianta è estremamente piccolo e non contiene praticamente carboidrati, la simbiosi è qui vitale.Funghi patogeni

Le piante sono attaccate da parecchi funghi, che causano diverse patologie: marciumi alle radici, come i funghi del genere Armillaria o Rosellinia; marciumi al colletto, come quelli causati da Phytophthora o Pythium; presenza di muffe sulle foglie, come nel caso dell'oidio della vite; marciumi sui frutti, come i funghi del genere Monilinia; disseccamenti dei rami, come i funghi del genere Fusarium o Verticillium. La peronospora è sicuramente un patogeno ma non è più ormai classificata nel regno dei Fungi.Classificazione scientificaFlammulina velutipes

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Secondo Ainsworth et al. (1973) il regno dei Funghi veniva suddiviso in due divisioni Myxomycota ed Eumycota. In quest'ultima gli autori individuavano cinque sottodivisioni: Mastigomycotina, Zygomycotina, Ascomycotina, Basidiomycotina e Deuteromycotina.Nella più moderna rivisitazione del Regno dei Funghi (Hawksworth et al., 1995)[9] vengono accettati come componenti solo quattro divisioni (Ascomycota, Basidiomycota, Chytridiomycota e Zygomycota) di cui si elencano di seguito i sottordinati taxa:

•Divisione AscomycotaoClasse Ascomycetes

oOrdine Elaphomycetales, Helotiales, Pezizales, Sphaeriales, TuberalesoClasse DothiomycetesoClasse PneumocystidomycetesoClasse SaccharomycetesoClasse SchizosaccharomycetesoClasse Taphrinomycetes

•Divisione BasidiomycotaoClasse Basidiomycetes

oSottoclasse AphyllophoromycetidaeoOrdine Cantharellales, Clavariales, Corticiales, GanodermatalesoOrdine Hericiales, Hymenochaetales, Polyporales, Thelephorales

oSottoclasse GasteromycetidaeoOrdine Lycoperdales, Sclerodermatales, Nidulariales, Phallales

oSottoclasse HymenomycetidaeoOrdine Agaricales, Amanitales, Boletales, CortinarialesoOrdine Entolomatales, Pluteales, Russulales, Tricholomatales

oSottoclasse PhragmomycetidaeoOrdine Calocera

•Divisione Chytridiomycota•Divisione Zygomycota

Classificazione empirica

Empiricamente i funghi si possono dividere in:•micromiceti, spesso agenti patogeni di micosi o altre patologie;•macromiceti, i "funghi di bosco" comunemente intesi, che possono essere:

oepigei se il corpo fruttifero si sviluppa sopra il terreno;ipogei se il corpo fruttifero si sviluppa sotto nel terreno.

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I virus (o vira, virales, virii a seconda degli schemi tassonomici, ed ambiti di indagine) sono entità biologiche con caratteristiche di parassita obbligato, la cui natura di organismo vivente o di struttura subcellulare è discussa, così come la trattazione tassonomica. Per tale ragione sono considerati l'anello di congiunzione tra composti chimici macromolecolari e organismi viventi. La singola particella virale viene denominata virione.

Possono essere utili, innocui o responsabili di gravi patologie in organismi appartenenti a tutti i regni biologici: esistono infatti virus che attaccano batteri (come i batteriofagi), funghi, piante e animali, compreso l'uomo.

Sono mediamente circa 100 volte più piccoli di una cellula e consistono di alcune strutture fondamentali.•tutti posseggono un relativamente piccolo genoma costituito da DNA o RNA, che trasporta l'informazione ereditaria;•tutti posseggono, quando sono all'esterno della cellula ospite, una copertura proteica (capside) che protegge questi geni; entità simili ma prive del capside appartengono ai viroidi.•alcuni posseggono un ulteriore rivestimento che si chiama pericapside, di natura lipoproteica;•alcuni posseggono strutture molecolari specializzate ad iniettare il genoma virale nella cellula ospite.

Il loro comportamento parassita è dovuto al fatto che non dispongono di tutte le strutture biochimiche e biosintetiche necessarie per la loro replicazione. Tali strutture vengono reperite nella cellula ospite in cui il virus penetra, utilizzandole per riprodursi in numerose copie. La riproduzione del virus spesso procede fino alla morte della cellula ospite, da cui poi dipartono le copie del virus formatesi.

Origine del termine

La parola "virus" deriva dalla forma latina vīrus, che significa "tossina" o "veleno".Quelle del mosaico del tabacco sono state le prime formazioni virali ad essere osservate dall'uomo nel 1892, ad opera dello scienziato russo Dmitrij Iosifovic Ivanovskij. Furono inizialmente

chiamati "virus filtrabili" in quanto passavano attraverso filtri che trattenevano i batteri, filtri in ceramica a porosità micrometrica, ma a differenza delle semplici tossine, potevano essere trattenuti da ultrafiltri. Saranno classificati definitivamente come virus nel 1898 dal botanico olandese Martinus Willem Beijerinck il quale, usando esperimenti di filtrazione su foglie di tabacco infette, riuscì a dimostrare che il mosaico del tabacco è causato da un agente infettivo di dimensioni inferiori a quelle di un batterio.

La scelta del vocabolo latino vīrus causa problemi nel voler ricavarne il plurale, come si suol fare nella tassonomia (vedi animalia per animali, plantae, per piante, eccetera). Essendo una parola neutra della II declinazione e terminando in -us nei tre casi diretti (nominativo, accusativo e vocativo) è considerata irregolare. Si declina nei casi obliqui (genitivo, dativo e ablativo) con il sinonimo venēnum.

Dovrebbe essere singularia tantum, ha cioè soltanto il singolare, come "riso" o "aria". In circostanze particolari potrebbe essere reso plurale, ma non ci è giunta tale forma. Lwoff, Horne e Tournier, nella loro classificazione del 1962, propongono e usano la forma vira. In ambito anglofono viene usata la forma errata virii (da vīriī), più che altro per riferirsi ai virus informatici, mentre in ambito biologico è usata la forma pluralizzata inglese viruses. Vīriī è errato poiché presuppone la parola vīrius (come radius, radiī), che non esiste. Altro plurale ipotizzabile è vīrī, che peròrichiederebbe come singolare la parola vir, che significa "uomo" e si rende al plurale come vĭrī.

Tassonomia

La tassonomia moderna considera l'evoluzione, quindi non si limita ad incasellare ma non prescinde dall'analisi filogenetica degli organismi considerati. Vi sono differenti teorie sull'origine dei virus.

1. La teoria storicamente più antica considerava che fossero esseri viventi primitivi, con conseguente necessità di avere un regno a sé, inserito in alcuni schemi tassonomici.2. Altra teoria li vede come procarioti semplificati e specializzati per l'estremo parassitismo, quindi inclusi nel regno dei procarioti. A favore di ciò vi sono i trasposoni e i repliconi autonomi, che mostrerebbero l'esistenza di forme intermedie. Anche i viroidi, che differiscono dai virus solo per l'assenza del capside, possono svolgere questo ruolo.

VIRUS

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1. Più recentemente infine si è considerato che i virus sono molto diversi fra loro, un esempio è che un virus batterico è più simile al batterio che infetta, piuttosto che a una cellula animale: si pensa che per parallela evoluzione ogni regno abbia sviluppato i propri virus, come un'appendice evolutasi in modo autonomo.Queste considerazioni hanno una profonda influenza sul dibattito relativo all'origine della vita sul nostro pianeta ed all'accettazione di un modello scientificamente condiviso.Premettendo che a seconda della prospettiva le attuali classificazioni maggiormente in uso sono la ICTV e la Baltimore, la storia della categorizzazione, per le evidenti peculiarità di difficile approccio diretto ai virus ha subito un percorso a volte caotico e in tempi anche recenti sono coesistite classificazioni differenti a seconda dell'approccio: tassonomico classico, di virologia medica o di virologia vegetale.Una classificazione binominale latina venne proposta dal virologo botanico Holmes nel 1939, poi vari altri schemi sopravvennero nel 1940; nel 1962, André Lwoff, Robert Horne e Paul Tourniersvilupparono una classificazione linnaeana gerarchica con phylum, classe, ordine, famiglia, genere, e specie. I virus erano raggruppati per le caratteristiche, non per l'ospite od i sintomi da esso presentati. Uno dei tentativi moderni di razionalizzazione è stato fatto dal gruppo scientifico, definitosi International Committee on the Nomenclature of Viruses (ICNV), che nel 1966 ha intrapreso un riordino. Successivamente il gruppo si è evoluto nell'attuale International Committee on the Taxonomy of Viruses (ICTV) nel 1973, ed è in corso la sistemazione tassonomica degli agenti virali con sistemi informatici: ICTV database (ICTVdb).Vista l'apparente convergenza della condizione virale dei cinque regni, si è usato per lungo tempo la classificazione di Holmes (1948).Caratteristiche

Struttura di un batteriofagoI virus sono tutti parassiti endocellulari obbligati. All'esterno delle cellule ospiti sono costituiti da un virione, formato da una capsula proteica (detta capside) contenente l'acido nucleico. I virus degli Eucarioti possono possedere anche una membrana che avvolge il capside detta peplos o pericapside. Talvolta tra il capside e il peplos presentano un ulteriore strato proteico che prende il nome di tegumento. I virioni non possiedono metabolismo: vengono quindi trasportati passivamente finché non trovano una cellula da infettare. L'infezione di una cellula ospite richiede il legame con proteine specifiche di membrana.Nelle cellule infettate i virus perdono la loro individualità strutturale: consistono negli acidi nucleici e nei loro prodotti che assumono il controllo di parte dell'attività biosintetica cellulare al fine di produrre nuovi virioni.In alternativa, alcuni virus possono inserire fisicamente il loro genoma in quello dell'ospite in modo che sia replicato insieme ad esso. Il genoma virale inserito in quello dell'ospite, detto provirus, riprende la sua individualità e produce nuovi virioni in caso di danneggiamento della cellula ospite.

Struttura base di virus.

A. virus non rivestito, B. virus rivestito.

1Capside2Acido Nucleico3Capsomer4Nucleocapside5Virione6Membrana7Glicocalice (formato da glicoproteine)

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Dimensioni

Le dimensioni dei virus partono da circa 10 nm, i più grandi possono raggiungere i 450 nm e il mimivirus i 750-800. Alcuni virus filamentosi superano di poco in lunghezza il micron. Il più grande virus conosciuto raggiunge il micron di lunghezza per 500 nm di diametro, si tratta di Pandoravirus salinus (pubblicazione nella rivista scientifica "Science" , 2013).

Struttura

Una particella virale completa, o virione, è costituita da una o più molecole di acidi nucleici, rivestite da subunità di natura proteica (capsomeri) legate all'acido nucleico ed ordinate in modo da formare un elemento di rivestimento, detto capside. Questo svolge innanzi tutto una funzione di protezione dell'acido nucleico virale (il genoma del virus); interviene anche nei processi ditraslocazione del virus all'ospite e al vettore; determina le caratteristiche antigeniche del virus. I virus possono avere un rivestimento lipidico - fosfolipidico derivante dalla membrana cellularedella cellula ospitante; eventuali Glucidi di superficie presenti provengono interamente da essa. Virus con detto rivestimento possono essere subordinati ad esso per la loro infettività, ingannando il sistema immunitario dell'organismo ospite. Il capside è composto da proteine codificate dal genoma virale e la sua forma può servire come base per la distinzione morfologica. Proteine associate con acidi nucleici sono noti come nucleoproteine e l'associazione di proteine del capside virale con acido nucleico virale è chiamato nucleocapside. In generale abbiamo quattro fondamentali tipi morfologici di virus: Elicoidali, Poliedrici, Dotati di rivestimento e Complessi, come i batteriofagi.

Genomi virali

I genomi dei virus possono essere formati da una o più molecole di DNA o RNA, lineari o circolari, a singola o doppia elica.I virus con genoma a DNA sono detti Desossiribovirus mentre quelli contenenti RNA sono detti Ribovirus.Normalmente i genomi dei Deossiribovirus mostrano un'unica molecola lineare a doppia elica. Fanno eccezione i Parvovirus, che mostrano un filamento monocatenario lineare, e i Papovavirusche presentano DNA bicatenario ma circolare (analogamente al cromosoma batterico).Nei Ribovirus invece normalmente il genoma è costituito da RNA monocatenario lineare. Fanno eccezione i Reovirus che presentano una doppia catena. Nei Ribovirus più piccoli è presente un'unica molecola di RNA, mentre nei più grandi possono essere presenti più frammenti. I genomi virali sono simili a quelli degli ospiti, sia per la presenza o meno di istoni, sia per l'organizzazione dei geni e delle sequenze regolatrici.

Il batteriofago φX174 è stato il primo organismo il cui genoma è stato completamente mappato.Le fibre veicolano gli enzimi, che scindono la membrana cellulare, permettendo così il passaggio del filamento di acido nucleico.I genomi virali, in base all'acido nucleico di cui sono composti (DNA o RNA), possono essere divisi in tre sottoclassi ciascuno:

•Tipo a DNA:1. DNA a singola elica2. DNA a doppia elica3. DNA a doppia elica <--- intermedio a R.N.A ---> replicazione

•Tipo a RNA:1. RNA a singola elica 1. Senso positivo2. Senso negativo2. RNA a doppia elica3. RNA a singola elica <--- intermedio a D.N.A. ---> replicazione (i virus con questo tipo di genoma sono detti retrovirus)

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Progressione schematica della classificazione dei regniLinneoLinneoLinneoLinneo (1735)(1735)(1735)(1735)Due regniDue regniDue regniDue regni HaeckelHaeckelHaeckelHaeckel (1866)(1866)(1866)(1866)Tre regniTre regniTre regniTre regni ChattonChattonChattonChatton(1925)(1925)(1925)(1925)Due gruppiDue gruppiDue gruppiDue gruppi CopelandCopelandCopelandCopeland(1938,56)(1938,56)(1938,56)(1938,56)Quattro regniQuattro regniQuattro regniQuattro regni WhittakerWhittakerWhittakerWhittaker(1969)(1969)(1969)(1969)Cinque regniCinque regniCinque regniCinque regni WoeseWoeseWoeseWoese(1977,90)(1977,90)(1977,90)(1977,90)Tre dominiTre dominiTre dominiTre domini CavalierCavalierCavalierCavalier----SmithSmithSmithSmith (2003)(2003)(2003)(2003)Due dominiDue dominiDue dominiDue dominie sei regnie sei regnie sei regnie sei regniAnimaliaAnimaliaAnimaliaAnimalia AnimaliaAnimaliaAnimaliaAnimaliaEukaryotaEukaryotaEukaryotaEukaryota

AnimaliaAnimaliaAnimaliaAnimalia AnimaliaAnimaliaAnimaliaAnimaliaEukaryaEukaryaEukaryaEukarya EukaryotaEukaryotaEukaryotaEukaryota

AnimaliaAnimaliaAnimaliaAnimaliaVegetabiliaVegetabiliaVegetabiliaVegetabilia PlantaePlantaePlantaePlantae PlantaePlantaePlantaePlantae PlantaePlantaePlantaePlantae PlantaePlantaePlantaePlantae

ProtoctistaProtoctistaProtoctistaProtoctista MicetiMicetiMicetiMiceti MicetiMicetiMicetiMicetiProtistaProtistaProtistaProtista ChromistaChromistaChromistaChromista

non conosciuti ProtistaProtistaProtistaProtista ProtozoaProtozoaProtozoaProtozoaProkaryotaProkaryotaProkaryotaProkaryota MoneraMoneraMoneraMonera MoneraMoneraMoneraMonera ArchaeaArchaeaArchaeaArchaea ProkaryotaProkaryotaProkaryotaProkaryota BacteriaBacteriaBacteriaBacteriaBacteriaBacteriaBacteriaBacteria

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Il parassitismo è una forma di simbiosi, ma a differenza della simbiosi per antonomasia (s. mutualistica), il parassita trae un vantaggio (nutrimento, protezione) a spese dell'ospite, creandogli un danno biologico.Le proprietà che identificano in generale un rapporto di parassitismo sono le seguenti:

•Il parassita è privo di vita autonoma e dipende dall'ospite a cui è più o meno intimamente legato da una relazione anatomica e fisiologica obbligata.•Il parassita ha una struttura anatomica e morfologica semplificata rispetto all'ospite.•Il ciclo vitale del parassita è più breve di quello dell'ospite e si conclude prima della morte dell'ospite.•Il parassita ha rapporti con un solo ospite. A sua volta questi può avere rapporti con più parassiti.

Il concetto di parassita va distinto da quello di parassitoide: a differenza del parassita propriamente detto, il parassitoide termina il suo ciclo vitale oppure la fase parassitica del suo ciclo vitale causando la morte dell'ospite. Questo comportamento si riscontra, ad esempio, in molti insetti ausiliari, le cui fasi giovanili si svolgono a spese di un ospite che viene ucciso al termine del ciclo di sviluppo.Il concetto di parassita va distinto anche da quello di predatore, il quale è dotato di vita autonoma, ha spesso una struttura morfoanatomica più complessa, ha rapporti con più vittime e, nel rapporto trofico, causa in genere la morte della vittima.Infine, il parassita non va identificato a rigore con il fitofago in senso lato: molti insetti fitofagi sono comunemente considerati parassiti delle piante. In realtà il rapporto trofico tra un fitofago e una pianta, analogo a quello degli erbivori, è assimilabile a una particolare forma di predazione da parte di un organismo consumatore a spese di un produttore. Il parassitismo è un fenomeno molto studiato in etologia, e stimola numerose ricerche e ipotesi anche in altri campi della biologia: a esso è legata, a esempio, la teoria del fenotipo esteso, che l'etologo Richard Dawkins ha presentato nel suo omonimo saggio (1982).Esempi di parassitismo

Il parassitismo è una forma associativa molto diffusa, tanto che si può affermare che nessuna specie ne sia immune. Il parassita può essere un microrganismo, un vegetale o un animale. Nella grande maggioranza dei casi appartiene ai gruppi sistematici inferiori (Batteri, Protozoi, Funghi) ed è di piccole dimensioni; tuttavia esistono parassiti anche fra gli Artropodi (Crostacei, Insetti), Vertebrati (Ciclostomi) e Angiosperme (vischio, cuscuta). Anche l'ospite può appartenere a qualsiasi gruppo sistematico ed è più grande del parassita.Nella scala evolutiva non necessariamente il parassita s'identifica in un organismo primitivo rispetto all'ospite. Il parassitismo è infatti in molti casi una sorta di specializzazione biologica che porta ad un'involuzione secondaria. Fra gli insetti sono frequenti, infatti, specie parassitoidi proprio negli ordini più evoluti (Ditteri, Imenotteri).È importante sottolineare che i termini beneficio e danno sono da intendersi in senso lato; se un organismo diventa fisicamente più forte a causa di un'infezione ma perde la capacità riproduttiva èdanneggiato nel senso evoluzionistico del termine poiché attaccato dal parassita. È il caso della lumaca che può essere infettata dalla Platyhelminthes.Tipologie di parassitismo

Parassita facoltativo

È in grado di vivere autonomamente ricorrendo all'occorrenza a forme di regime dietetico non riconducibili al parassitismo.Endoparassita

Detto anche parassita endofago, vive all'interno del corpo dell'organismo ospite e in genere mostra un notevole grado di specializzazione anatomica e fisiologica finalizzata al particolare ambiente che lo deve ospitare. (es. tenia)

PARASSITI

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Ectoparassita

Detto anche parassita ectofago, vive all'esterno del corpo dell'organismo ospite, al quale è comunque strettamente legato. La specializzazione anatomica e fisiologica è in genere limitata all'apparato boccale e ad organi che gli permettono di restare legato all'ospite. (es. zecca)Cleptoparassita

Ruba, di nascosto o in modo aggressivo , il cibo che l'ospite è riuscito a procacciarsi o a recuperare in altro modo (es. Cuculus canorus).È una pratica non rara nel regno animale come ad esempio tra gli uccelli rapaci ma anche, specialmente, nel mondo degli insetti. Alcune specie di uccello, tra cui le fregate ed il Nibbio fischiatore, possono arrivare perfino a forzare altri uccelli a rigurgitare il cibo per nutrirsene .Parassitoide

Si può considerare una forma di transizione fra il parassita propriamente detto e il predatore. Nei parassitoidi il parassitismo è limitato alle prime fasi dello sviluppo mentre l'individuo adulto ha vita autonoma. Si distinguono parassitoidi idiobionti, che paralizzano l'ospite bloccandone lo sviluppo, e parassitoidi koiniobionti, che lasciano l'ospite libero di muoversi e di progredire nel proprio sviluppo.I parassitoidi si riscontrano fra gli insetti entomofagi e sono perciò largamente sfruttati in metodologie di lotta biologica contro gli insetti dannosi. Da un punto di vista pratico sono un ottimo mezzo di controllo delle dinamiche di popolazione in quanto in caso di percentuali di parassitizzazione elevate riducono sensibilmente il potenziale riproduttivo della specie ospite.Coparassitismo

È un rapporto di competizione interspecifica fra parassiti di specie diversa che sono associati alla stessa specie ospite. Il coparassitismo può sfociare in casi di multiparassitismo o diiperparassitismo.Multiparassitismo

È un rapporto di competizione interspecifica fra parassiti di specie diversa (coparassiti) che attaccano contemporaneamente lo stesso individuo.Superparassitismo

È un rapporto di competizione intraspecifica fra parassiti della stessa specie (gregari) che si sviluppano a spese di uno stesso individuo, talvolta in numero elevato. Il superparassitismo si riscontra ad esempio nei Ditteri Tachinidi a spese di larve di lepidotteri.Iperparassita

È un organismo che si sviluppa a spese di un altro parassita. Una catena alimentare che segue la via del parassitismo ha sempre inizio con un parassita primario. I parassiti di ordine superiore(secondari, terziari) sono iperparassiti.Autoparassita

È un organismo che si sviluppa a spese di un ospite della stessa specie

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Si definisce aerobiosi la condizione di vita di numerosi organismi, il cui metabolismo è basato sull'utilizzo di ossigeno molecolare O2, che funge da accettore finale di elettroni. Organismi di questo tipo sono definiti aerobi (o aerobici, con un calco dall'inglese). Essi sono in grado di funzionare grazie al processo aerobico della respirazione cellulare, che permette l'ossidazione di substrati (per esempio gli zuccheri e gli acidi grassi) per ottenere energia. L'atomo di ossigeno O è fortemente ossidante, ovvero tende a "strappare" elettroni ad altri atomi meno ossidanti di lui e anche la molecola di ossigeno molecolare O2 è molto ossidante e tende quindi a strappare elettroni di modo che gli atomi di ossigeno andranno a formare altri composti più stabili (di O2) e quindi meno reattivi, come per esempio l'anidride carbonica CO2 e l'acqua H2O.La condizione opposta all'aerobiosi è l'anaerobiosi.Aerobiosi nei sistemi viventi

Come avviene nell'esempio riportato, l'energia prodotta da una reazione di ossidazione aerobica è sempre maggiore di quella prodotta da un processo anaerobico. La spinta evolutiva ha selezionato organismi sempre più "avidi" di O2 che dal mare, luogo povero di ossigeno molecolare disciolto, hanno conquistato la terraferma, su cui la concentrazione di O2 è enormemente maggiore.È possibile distinguere aerobi obbligati e aerobi facoltativi.

•Gli aerobi obbligati necessitano di O2 come accettore di elettroni. Quasi tutti gli animali, gran parte dei funghi e molti batteri sono aerobi obbligati. Essere un organismo aerobio obbligato, sebbene sia vantaggioso dal punto di vista energetico, significa anche dover contrastare obbligatoriamente alti livelli di stress ossidativo.•Gli aerobi facoltativi possono utilizzare l'O2 oppure altre molecole in stato ossidato. Diverse specie di lievito sono esempi di organismi aerobi facoltativi. Tali organismi sono in grado dunque di sopravvivere anche in assenza di O2. Il loro metabolismo è comunque principalmente aerobico: questo li differenzia dagli anaerobi facoltativi, il cui metabolismo principale è quello anaerobico.

Processi aerobici

Per processo aerobico si intende quindi una reazione che avviene in presenza di O2. Un buon esempio è l'ossidazione del glucosio, un monosaccaride, nella respirazione aerobica.C6H12O6 + 6 O2 + 38 ADP + 38 [[PO43-]] → 6 CO2 + 6 H2O + 38 ATPL'energia liberata in questa reazione è di circa 2880 kJ per mole: tale quantità viene immagazzinata dai sistemi biologici nelle 38 molecole di ATP rigenerate da 38 ADP. L'energia generata in questo caso per ogni molecola di glucosio è 19 volte più grande di quella generata dalla rispettiva reazione in assenza di O2, che produrrebbe solo 2 molecole di ATP (attraverso la glicolisianaerobica e le successive fermentazioni).Questa equazione è una sintesi di quello che avviene realmente attraverso tre serie di reazioni biochimiche aerobiche: la glicolisi (che, come detto, può aver luogo anche in anaerobiosi), il ciclo diKrebs e la fosforilazione ossidativa.

I batteri aerobi e anaerobi possono essere identificati attraverso una coltura in sospensione:1: I batteri aerobi obbligati si raccolgono in testa alla provetta, in modo da assorbire la maggior quantità possibile di O2.2: I batteri anaerobi obbligati si raccolgono sul fondo, per evitare l'O2.3: I batteri aerobi facoltativi si raccolgono principalmente in testa, poiché la respirazione aerobia è la più efficiente; in ogni caso, la carenza di O2 non li disturba e, per tale motivo, è possibile individuarli lungo tutta la provetta.4: I microaerofili si raccolgono nella parte superiore della provetta, ma non in testa; essi richiedono infatti O2 a bassa concentrazione.5: Il metabolismo dei batteri aerotolleranti non è influenzato dalla presenza di O2 e, per tale motivo, sono diffusi lungo tutta la provetta.

AEROBICI

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Si definisce anaerobiosi la condizione di vita di diversi organismi, il cui metabolismo non richiede la presenza di ossigeno molecolare O2. Tale molecola, strettamente necessaria per gli organismi che invece vivono in aerobiosi, può addirittura risultare estremamente tossica per tali organismi, definiti per questo motivo anaerobici (o anaerobi).Anaerobiosi nei sistemi viventi

Esistono diversi tipi di organismi anaerobici.•Gli anaerobi obbligati sono un gruppo di organismi che non sono in grado di sopravvivere in presenza delle abituali concentrazioni atmosferiche di O2. Tali anaerobi non sono in grado di sopravvivere perché non dotati di enzimi come la superossido dismutasi, la catalasi e la perossidasi, in grado di proteggerli dallo stress ossidativo generato da O2.•Gli anaerobi facoltativi, invece, crescono meglio in presenza di O2, ma ne tollerano anche l'assenza.•Gli organismi microaerofili sono in grado di utilizzare O2, ma solo a concentrazioni ridotte (nell'ordine di micromoli). La loro crescita è inibita da concentrazioni normali di O2 (pari a circa 200 micromolare ovvero 200 µM). I nanoaerobi sono organismi affini, che richiedono concentrazioni dell'ordine di nanomoli di O2 per poter crescere.•Gli organismi aerotolleranti non richiedono O2, non presentano alcun tipo di metabolismo in grado di utilizzarlo, ma sono in grado di sopravvivere se esposti all'aria, poiché dotati degli enzimi necessari a resistere agli stress ossidativi.

Gli anaerobi obbligati possono servirsi di reazioni di fermentazione (che in sostanza rappresentano la cosiddetta respirazione anaerobica). Gli anaerobi facoltativi, invece, utilizzano la respirazione aerobica in presenza di O2 : in sua assenza, invece, sono in grado di fermentare. Gli organismi aerotolleranti sono strettamente fermentanti. I microaerofili possono svolgere alternativamente respirazione aerobica e anaerobica.Processi anaerobici

Le reazioni di fermentazione che gli organismi anaerobici portano a termine per svolgere la respirazione anaerobica sono variegate.La maggior parte degli anaerobi utilizza la via di fermentazione dell'acido lattico (detta fermentazione lattica):C6H12O6 + 2 ADP + 2 fosfato → 2 acido lattico + 2 ATPL'energia rilasciata in questa reazione è di circa 150 kJ per mole. Si tratta del 5% dell'energia ricavabile da una molecola di glucosio in una normale respirazione aerobica.Piante e funghi (tra cui i lieviti), anaerobi facoltativi, utilizzano la fermentazione alcolica, quando la presenza di O2 è ridotta:C6H12O6 + 2 ADP + 2 fosfato → 2 C2H5OH + 2 CO2 + 2 ATPL'energia rilasciata in questa reazione è leggermente maggiore, pari a circa 180 kJ per mole.I batteri anaerobi e gli Archaea utilizzano queste e molte altre vie di fermentazione, p.es. i processi che portano alla formazione di acido propionico o di acido butirrico. Rientra tra i processi anaerobici usati dagli Archaea anche la metanogenesi.

ANAEROBICI

I batteri aerobi e anaerobi possono essere identificati attraverso una coltura in sospensione:1: I batteri aerobi obbligati si raccolgono in testa alla provetta, in modo da assorbire la maggior quantità possibile di O2.2: I batteri anaerobi obbligati si raccolgono sul fondo, per evitare l'O2.3: I batteri aerobi facoltativi si raccolgono principalmente in testa, poiché la respirazione aerobia è la più efficiente; in ogni caso, la carenza di O2 non li disturba e, per tale motivo, è possibile individuarli lungo tutta la provetta.4: I microaerofili si raccolgono nella parte superiore della provetta, ma non in testa; essi richiedono infatti O2 a bassa concentrazione.5: Il metabolismo dei batteri aerotolleranti non è influenzato dalla presenza di O2 e, per tale motivo, sono diffusi lungo tutta la provetta.

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Espressione di una fusione nifH-GFP in azoto-fissazione A........ sp. ceppo BHGN35. Una, la mappa fisica della integrazione nel cromosoma di un plasmide pUC18-derivato che trasporta una fusione nifH-GFP. La fusione e l'ininterrotto nifHDK sono sotto il controllo di quella originale S54-tipo di promotore.

Sito di restrizione EcoRI. B, Crescita vivo proteina fluorescente verde (GFP) fluorescenza delle cellule campionate in diversi punti della curva di crescita quando i tassi di fissazione di a..... erano assenti (0 h), bassa (12 h), alto (18 h) o cessato in fase stazionaria (38 h, 46 h); per il confronto, epifluorescenza micrografie sono state scattate con tempi di esposizione identici

(5′-GGAATTCTGATTGATTGA

GGAGAGTTTCAACATGAGTAAAGGAGAAGAACTT-3′ )and the 3′-end (5′-GGAATTCAATTGGAAGTCTGGACATTT-3′)

Prato fluorescente

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x = 7 and 9. 2n = 18, 28, 32, 36, 48, 54, 64, and 72

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Alia, Hayashi, H., Sakamoto, Belimov, A. A., Dodd, I. C., Hontzeas, N., Theobald, J. C., Safronova, V.I., and Davies, Bolognese, Cho, S. M., Kang, B. R., Han, S. H., Anderson, A. J., Park, J. Y., Lee, Y.H., Cho, B. H., Yang, K. Y., Ryu, C. M., and Kim, Y. CCruz-Ramirez, A., Lopez-Bucio, J., Ramirez-Pimentel, G., Zurita-Silva,A., Sanchez-Calderon, L., Ramirez-Chavez, E., Gonzalez-Ortega, E.,and Herrera-Estrella, L.Datko, A. H.,Dotto Francesco C.G, and Mudd, S. H. Dotto Francesco C.G,Gaff, D. F Glick, B. R. Gorham, J. Grieve, C. M., Hayashi, H., Alia, Mustardy, L., Deshnium, P., Ida, M., and Murata, N.Huang, J., Hirji, R., Adam, L., Rozwadowski, K. L., Hammerlindl, J. K.,Keller, W. A., Jones, W, R. GKloepper, J. W., Leong, J., Teintze, M., and Schroth, M. N. McNeil, S. D., Nuccio, M. L., Rhodes, D., Shachar-Hill, YMcNeil, S. D., Nuccio, M. L., Ziemak, M. J., and Hanson, A. D. Moore, T. S. Mou, Z., Wang, X., Fu, Z., Dai, Y., Han, C., Ouyang, J., Bao, F., Hu, Y.,and Li, J..Mudd, S. H., and Datko, A. H. Mudd, S. H., and Datko, A. H. Nuccio, M. L., Russell, B. L., Nolte, K. D., Rathinasabapathi, B., Gage, D.A., and Hanson, A. D. Nuccio, M. L., Nuccio, M. L., Ziemak, M. J., Henry, S. A., Weretilnyk, E. A

Nyyssola, A., Kerovuo, J., Kaukinen, P., von Weymarn, N., and Reinikainen,T. Oosterhuis, D. M. Porcel, R., and Ruiz-Lozano Rhodes, D., and Hanson, A. D. Ryu, C. M., Farag, M. A., Hu, C. H., Reddy, M. S., Wei, H. X., Paré, P. W.,and Kloepper, J. W..Ryu, C. M., Farag, M. A., Hu, C. H., Reddy, M. S., Kloepper, J. W., andParé, P. W. Sakamoto, A., and Murata, Sakamoto, A., and Murata, Sakamoto, A., Valverde, R., Alia, Chen, T. H., and Murata, NSummers, P., and Weretilnyk, E. A..Van Wees, S. C., Van der Ent, S., and Pieterse, C. M. Verslues, P. E., and Zhu, J. KWaditee, R., Bhuiyan, M. N., Rai, V., Aoki, K., Tanaka, Y., Hibino, T.,Suzuki, S., Takano, J., Jagendorf, A. T., Takabe, T., and Takabe, T.Wang, L. W., and Showalter, A. M. Weretilnyk, E. A., Smith, D. D., Wilch, G. A., and SummersYancey, P. H. Zeisel, S. H. Zeisel, S. H., Blusztajn, J. KZhang, H., Kim, M. S., Krishnamachari, V., Payton, P., Sun, Y., Grimson,M., Farag, M. A., Ryu, C. M., Allen, R., Melo, I. S., and Paré, P. W.Zhang, H., Kim, M. S., Sun, Y., Dowd, S. E., Shi, H., and Paré, P. W.Zhang, H., Xie, X., Kim, M. S., Kornyeyev, D. A., Holaday, S., and Paré,P. W. Zhu, J. K.

Ricercatori coinvolti nello studio della biotecnologia ambientale

inoltre creazione, sperimentazione, sviluppo, prova, messa in campo di nuove varietà di semi per prato,

utilizzando nuove metodologie di mantenimento e manutenzione

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Arsène, F., Katupitiya, S., Kennedy, I. R., and Elmerich, Baldani, J. I., Pot, B., Kirchhof, G., Falsen, E., Baldani, V. L. D., Olivares,F. L., Hoste, B., Kersters, K., Hartmann, A., Gillis, M., and.Burlage, R. S., Yang, Z. K., and Mehlhorn, T. Chalfie, M., Tu, Y., Euskirchen, G., Ward, W. W., and Prasher, D. C.Cody, C. W., Prasher, D. C., Westler, W. M., Prendergast, F. G., andWard, W. W. Cormack, B. P., Valdivia, R. H., and Falkow, SDotto Francesco C.GColeman Eberl, L., Schulze, R., Ammendola, A., Dotto Francesco C. G, Geisenberger, O., Erhart, R.,Dotto Francesco C.G ,Sternberg, C., Molin, S., and Amann, R.Gage, D. J., Bobo, T., and Long, S. R.Gillis, M., Kersters, K., Hoste, B., Janssens, D., Kroppenstedt, R. M.,Stephan, M. P., Teixeira, K. R. S., Doebereiner, J., and De Ley, J. Heim, R., Prasher, D. C., and Tsien, R. Y. 1994. Hurek, T., Egener, T., and Reinhold-Hurek, B. Hurek, T., Reinhold, B., Fendrik, I., and Niemann, E. G. Hurek, T., and Reinhold-Hurek, B. Hurek, T., Reinhold-Hurek, B., Turner, G. L., and Bergersen, F. J. Hurek, T., Reinhold-Hurek, B., Van Montagu, M., and Kellenberger, E.Hurek, T., Van Montagu, M., Kellenberger, E., and Reinhold-Hurek, B.Jefferson, R. A., Kavanagh, T. A., and Bevan, M. W. 1987. Karg, T., and Reinhold-Hurek, B. Kloepper, J. W., and Beauchamp, C. JKremer, L., Baulard, A., Estaquier, J., Poulain-Godefroy, O., and Locht,C. 1995. Leff, L. G., and Leff, A. A. Lima, E., Boddey, R. M., and Döbereiner, J. Okon, Y., and Labandera-Gonzalez, C. A. Reinhold, B., Hurek, T., and Fendrik, I. Reinhold, B., Hurek, T., Niemann, E.-G., and Fendrik, I. Reinhold-Hurek, B., Hurek, T., Gillis, M., Hoste, B., Vancanneyt, M.,Kersters, K., and De Ley, J. Sandhu, G. R., and Malik, K. A. Tarrand, J. J., Krieg, N. R., and Döbereiner, J. Vande Broek, A., Michiels, J., Van Gool, A., Webb, C. D., Teleman, A., Gordon, S., Straight, A., Belmont, A., Lin, D.

Ricercatori coinvolti nello studio del DNA e della sequenza mollecolare

per la creazione, sperimentazione, sviluppo, prova, messa in campo del prato Fluorescente.

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Nyon 02/07/2014

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La biodiversità 'insieme di tutti gli organismi viventi nelle loro diverse forme e degli ecosistemi ad essi correlati. Implica tutta la variabilità biologica: di geni, specie, habitat ed ecosistemi. Le risorse genetiche sono considerate una componente della biodiversità.

Secondo il Glossario Dinamico ISPRA-CATAP, per biodiversità entro un determinato ambiente si intende la varietà di organismi viventi in esso presenti. Può essere descritta in termini di geni, specie ed ecosistemi.

L'espressione italiana è un calco linguistico derivante dal termine inglese biodiversity. Come traduzione alternativa si potrebbe proporre biovarietà o varietà della vitapresente sul pianeta. Il termine biodiversità si è ormai consolidato e viene comunemente utilizzato nei diversi ambiti scientifici e culturali.

La biodiversità ha influenze anche nelle produzioni dell'uomo.

È grazie alle biodiversità presenti in paesi diversi, più spesso di una piccola regione, che risulta possibile avere delle produzioni o delle caratteristiche specifiche. Alcuni esempi pratici possono essere:

•La diversità genetica dell'uva determina le differenze fra i varivitigni che rendono possibile avere diversi tipi di vino;

•Le diverse caratteristiche biologiche che consentono agli alberi di adattarsi alle varie condizioni climatiche determinano le caratteristiche specifiche dei vari legni.

•Le diverse caratteristiche biologiche che consentono alle foglie o ai fusti di alcune piante di adattarsi alle varie condizioni climatiche

•La diversità ecologica e paesaggistica orienta le nostre scelte turistiche;

Di conseguenza esistono vari e importanti motivi per mantenere un'elevata biodiversità sia a livello nazionale che locale. La perdita di specie, sottospecie o varietàcomporterebbe infatti una serie di danni. Questi possono raggrupparsi come:

•ecologico, perché comporta un degrado della funzionalità degli ecosistemi;

•culturale, perché si perdono conoscenze e tradizioni umane legate alla biodiversità;

•economico, perché riduce le risorse genetiche ed il loro potenziale di sfruttamento economico.

Il cambiamento climatico ha un effetto negativo sulla biodiversità. Di contro, il mantenimento di ecosistemi sani aiuta a mitigare gli effetti estremi dovuti al clima. La vegetazione nelle città protegge dall'effetto noto come isola di calore, la vegetazione costiera e le dune proteggono dagli effetti ditsunamii o anche da più comuni burrasche o altri eventi climatici.

Più genericamente si può dire che la presenza di una ricca varietà di specie in un ambiente ne aumenta la sua resilenza, ossia la sua capacità di tornare "a posto" dopo avere subito uno stress.

L'importanza della biodiversità è data principalmente dal fatto che la vita sulla Terra, compresa quella della specie umana, è possibile principalmente grazie ai cosiddetti servizi forniti dagli ecosistemi che conservano un certo livello di funzionalità.

La visione moderna del rapporto fra uomo e ambiente è quella che riconosce la diversità biologica come elemento chiave del funzionamento della Terra e l'uomo come un elemento determinante di questo sistema ecologico.

La diversità biologica, quindi, è considerata a tutti i livelli ed include non solo la varietà delle specie e sottospecie esistenti, ma anche la diversità genetica e la diversitàdegli ecosistemi.

BIODIVERSITA’- ECO-COMPATIBILITA’ – ECO-SOSTENIBILITA’ – BIOCOMPATIBILITA’

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Per eco-compatibilità si intende la salvaguardia dell'ambiente tramite limitazione od eliminazione di conseguenze negative, nell'industria sistema delle lavorazioni per ridurre o eliminate fattori nocivi.

L'eco-sostenibilità è l'attività umana che regola la propria pratica nel quadro dello sviluppo sostenibile.Il rinnovamento delle risorse è al centro del discorso ecosostenibile, ed è visto come capacità intrinseca del mondo di trasformarsi in maniera ciclica, capacità che va difesa per non modificare i delicati equilibri terrestri. È eco-sostenibile ciò che porta ad agire l‘uomo in modo che il consumo di risorse sia tale che la generazione successiva riceva la stessa quantità di risorse che noi abbiamo ricevuto dalla generazione precedente.

Biocompatibilità è un termine composto dal prefisso bio- (dal greco βιοσ, “vita, essere vivente”) e dalla parola compatibilità, derivante dal latino cum patior (letteralmente “partecipare a”) traducibile con l’espressione “essere in sintonia con”; l’etimo sottolinea dunque in maniera evidente il carattere di armonia con la vita di tutto ciò che può definirsibiocompatibile.

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BIOTECNOLOGIA

Con il termine generico di biotecnologia (tecnologia biologica) si indicano tutte le applicazioni tecnologiche della biologia. Tra le definizioni disponibili, la più

completa è indubbiamente quella stesa dalla Convenzione sulla Diversità Biologica ( BIODIVERSITA’), ossia:

"La biotecnologia è l'applicazione tecnologica che si serve dei sistemi biologici, degli organismi viventi o di derivati di questi per produrre o modificare prodotti o

processi per un fine specifico".

Lo strumento principale di cui si avvalgono le biotecnologie, è l’INGEGNERIA GENETICA. Questa disciplina si impegna per quello che riguarda il clonaggio

genico (clonaggio dei geni di un organismo), e le relative analisi che permettono di costruire genoteche o di utilizzare vettori di espressione in modo di

controllare l'attività trascrizionale\traduzionale di una data proteina d'interesse, per fini di ricerca o produttivi. Erroneamente l'opinione pubblica crede che le

biotecnologie si avvalgono della clonazione somatica, ciò non è assolutamente vero. La clonazione genica si occupa di copiare specifiche sequenze di DNA, a

differenza della clonazione somatica (copiare un organismo a partire da cellule somatiche) che è una manipolazione del sistema riproduttivo, la quale non ha

scopi di utilizzo per fini biotecnologici.

INGEGNERIA GENETICA

Con il termine generico di ingegneria genetica (più propriamente tecnologia del DNA ricombinante) si fa riferimento ad un insieme molto eterogeneo di

tecniche che permettono di isolare geni,clonarli, introdurli ed esprimerli in un ospite eterologo (differente dall'ospite originale).Queste tecniche permettono di

conferire caratteristiche nuove alle cellule riceventi. Le cellule così prodotte sono chiamate ricombinanti. L'ingegneria genetica permette anche di alterare la

sequenza di DNA del gene originale e di produrne uno più adatto a rispondere ad esigenze specifiche, come avviene ad esempio per quanto riguarda gli OGM.

GENETICA

La genetica è la branca della biologia, che studia i geni, l‘ereditarietà e la variabilità genetica. Il campo di studio della genetica si focalizza dunque sulla

comprensione dei meccanismi alla base di questi fenomeni, noti sin dall'antichità, assieme all'embriologia, ma non spiegati fino al XIX secolo, grazie ai lavori

pionieristici di Gregor Mendel, considerato per questo il padre della genetica.

Egli infatti per primo, pur non sapendo dell'esistenza dei cromisomi e della meiosi, attribuì ai "caratteri" ereditati in modo indipendente dagli individui parentali, la

proprietà di determinare il fenotipo dell'individuo.

In una visione moderna, l'informazione genetica degli organismi è contenuta all'interno della struttura chimica delle mollecole di DNA.

I "caratteri" mendeliani dell'individuo corrispondono a sequenze di DNA (o RNA), chiamate geni presenti nel genoma. I geni infatti contengono l'informazione per

produrre molecole di RNA e proteine che permettono lo sviluppo e la regolazione dei caratteri cui sono correlati. Le proteine vengono prodotte attraverso la

ttrascrizione del DNA a RNA, che viene trasportato fino ai ribosomi dall‘RNA messaggero, che viene tradotto in proteina dagli stessi. Tale processo è noto come

dogma centrale della biologia mollecolare alcuni geni sono trascritti in RNA ma non divengono proteine, assolvendo a fondamentali funzioni biologiche.

Sebbene la genetica giochi un ruolo importante nel determinare l'aspetto ed il comportamento dell'individuo, è la sua interazione con l'ambiente a determinare

l'aspetto complessivo. Per questo motivo due gemelli identici, sebbene aventi lo stesso patrimonio genetico, possono avere diverse personalità.

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Pins di accredito e riconoscimento ricevute hai convegni, meeting, congressi a cui ho partecipato,

come relatore o spettatore.

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Dotto Francesco Dotto Francesco Dotto Francesco Dotto Francesco Consulting Consulting Consulting Consulting GreenGreenGreenGreen33050 Mortegliano / Via Dante nr 2 Udine Italia

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