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50 Periodico quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale della Banca della Marca Credito Cooperativo Società Cooperativa. Anno XIV · N. 40 · Maggio 2006 Poste Italiane spa · Spedizione in abbonamento postale, 70% · DCB TV. 40 Un amico a quattro zampe La situazione ittica dei nostri fiumi Arte e storia locali Aviaria: sostegno UE Periodico quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale della Banca della Marca Credito Cooperativo Società Cooperativa. Anno XIII · N. 38 · Settembre 2005 Poste Italiane spa · Spedizione in abbonamento postale, 70% · DCB TV. 38 Una Marca multietnica Agricoltura certezze UE Il peak performance Arte e storia locali Periodico quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale della Banca della Marca Credito Cooperativo Società Cooperativa. Anno XVI · N. 45 · Gennaio 2008 Poste Italiane spa · Spedizione in abbonamento postale, 70% · DCB TV. 45 Investire nei giovani Risparmio energetico Storia e arte locale Lode al profitto Stress giovanile Turismo in Alta Marca Riscoprire la solidarietà Storia e arte locale Periodico quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale della Banca della Marca Credito Cooperativo Società Cooperativa. Anno XVII · N. 49 · Maggio 2009 Poste Italiane spa · Spedizione in abbonamento postale, 70% · DCB TV. 49 Periodico quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale della Banca della Marca Credito Cooperativo Società Cooperativa. Anno XVII · N. 50 · Settembre 2009 Poste Italiane spa · Spedizione in abbonamento postale, 70% · DCB TV. «Strumento per un dialogo». Il primo editoriale del giugno 1993 così definiva il nostro periodico allora costituito di sole quattro pagine. Un dialogo che si è evoluto con coerenza nel tempo, che si è arricchito di approfondimenti e di nuovi argomenti con i quali confrontarci sulla quotidianità, su temi sociali, culturali e sulla memoria per trasmettere alle generazioni future il valore della nostra terra e della nostra gente. Non solo lo strumento di una Banca, ma uno strumento di condivisione che dura da 17 anni con i Soci, i clienti e i lettori appassionati. 50 numeri sono un traguardo importante che abbiamo raggiunto insieme… ...con fiducia. cinquantesimonumero

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50Periodico quadrimestrale

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«Strumento per un dialogo».

Il primo editoriale del giugno 1993così definiva il nostro periodicoallora costituito di sole quattro pagine.Un dialogo che si è evolutocon coerenza nel tempo, che si èarricchito di approfondimentie di nuovi argomenti con i qualiconfrontarci sulla quotidianità,su temi sociali, culturalie sulla memoria per trasmetterealle generazioni futureil valore della nostra terra edella nostra gente.Non solo lo strumentodi una Banca, ma uno strumentodi condivisione che dura da 17 annicon i Soci, i clienti e i lettoriappassionati. 50 numeri sono un traguardoimportante che abbiamo raggiuntoinsieme…...con fiducia.

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Anno XIV · N. 40 · Maggio 2006

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La situazione ittica

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«Strumento per un dialogo».

Il primo editoriale del giugno 1993così definiva il nostro periodicoallora costituito di sole quattro pagine.Un dialogo che si è evolutocon coerenza nel tempo, che si èarricchito di approfondimentie di nuovi argomenti con i qualiconfrontarci sulla quotidianità,su temi sociali, culturalie sulla memoria per trasmetterealle generazioni futureil valore della nostra terra edella nostra gente.Non solo lo strumentodi una Banca, ma uno strumentodi condivisione che dura da 17 annicon i Soci, i clienti e i lettoriappassionati. 50 numeri sono un traguardoimportante che abbiamo raggiuntoinsieme…...con fiducia.

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Sismicità e

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I nostri Soci

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io2 L’amicizia ai tempi di internet

3 Capitale Sociale, più di scopo che di lucro

4 Notizie in breve

8 Marca Solidale, nuove iniziative

10 L’educazione... all’ambivalenza

12 In arrivo il ciclone, influenza A

15 Corso di volontariato

16 Sismicità e terremoti

19 Consorzio fra cantine

22 I nostri Soci anziani

24 Una nuova filiale a Conegliano

25 Terzo sportello nella città

26 L’urna della Beata Maria Pia

28 Il sapone della nonna

30 Tiro con l’arco

32 I nostri anziani raccontano

33 Oratorio di Sant’Elena

35 Restaurata la pala del Cima

36 Il teatro dell’Accademia

38 La cittadinanza responsabile

ANNO XVII · N. 50 · SETTEMBRE 2009

Quadrimestrale di informazione bancaria e di cultura locale della Banca della Marca

Le opinioni esposte in articoli firmati o siglati esprimono il punto di vista dei singoli autori e non quellodell’Amministra zione della Banca. Gli articoli inviati alla redazione, anche se non pubblicati, non si restituiscono.È consentita la riproduzione dei testi purché venga citata la fonte. L’Editore si rende disponibile ad assolvere agliobblighi in materia di diritto d’autore con i soggetti interessati non individuati che avanzino legittima richiesta.

Garanzia di riservatezza. I dati personali dei destinatari della rivista saranno utilizzati dall’Editore, titolare del trat-tamento, unicamente per l’invio della pubblicazione e di eventuali offerte commerciali secondo le finalità e imodi consentiti dalla D. Lgs. n. 196/2003. Pertanto, i dati potranno essere trattati con mezzi informatici o ma-nualmente anche da parte di terzi che svolgono attività strumentali (etichettatura, spedizione) e potranno essereconsultati, modificati, integrati o cancellati in ogni momento dagli interessati inoltrando richiesta al responsabi-le, nominato per la carica, sig. Patrizio Pillon all’indirizzo della redazione.

Internet: www.bancadellamarca.it · e-mail: [email protected]

Direzione e redazioneVia Garibaldi, 46 · 31010 Orsago/Tv

Direttore responsabileAngelo Roman

Segretaria di redazioneMariapia Biscaro

In redazioneLuciano Baratto, Claudio Bortolotto,Sergio Dugone, Piergiovanni Mariano,Giuseppe Maset, Mario Meneghetti,Gianpiero Michielin, Vittorio Janna,Maurizio Valle, Gino Zanatta

ProgettoJanna/Pn

Stampa Tipolitografia Carlet Giuseppe s.r.l.Orsago/Tv

Registrazione TribunaleTreviso n. 911 del 27 maggio 1993

In copertina. Veduta panoramica di Conegliano. Campanile delDuomo, campanile di San Rocco e colle del Castello con Villa Gera.

Foto. Archivio Banca della Marca, Studio Janna, Norma Grafica,Giorgio Mies.

SOTTOVOCE

Nell’attuale e invadente civiltà telematica, i contattiquotidiani su Facebook o MySpace consentono ai nostriragazzi – e agli utenti in generale – di allargare gli spazinella ricerca di nuovi rapporti e, in definitiva, di avviare econsolidare nuove amicizie. Su questo aspetto una recenteindagine sul nostro territorio – l’articolo è a pagina 10 –segnala infatti come le moderne tecnologiedi intrattenimento e di comunicazione rivestano un forteruolo nel mondo del tempo libero e relazionale dei ragazzi, evengano da loro definite «utili, divertenti, alla moda, moltoimportanti per comunicare tra amici»; e anzi da lorovengono definiti tout cour «amici» quelli con i qualimaggiormente clicccano. In realtà poi, come sottolineano i sociologi, le amicizieavviate tramite la rete elettronica si rivelano alquanto fittizie,i legami piuttosto leggeri e i sentimenti altrettanto volubili,al punto che tutto, rapporti e amicizia, finiscono talvoltanel giro di pochi mesi o di qualche stagione. La colpa – se così possiamo definirla – non è tuttadell’elettronica, ma è dovuta gran parte alla crisi dei valoriche da tempo invade la nostra società e che ha finitocol modificare i rapporti sociali, dalla famiglia al lavoro,dall’amore e all’amicizia. Soprattutto quest’ultima, oggitanto apertamente conclamata e abusata, viene segnalataprofondamente in crisi. L’amicizia – e non solo tra i giovani –non è più un sentimento che nutre l’anima, maun atteggiamento accomunato alla semplice conoscenza,quando amaramente non fa da sfondo alle tramedell’affarismo, divenuta uno scambio di favori nell’ambitodi relazioni interessate. In effetti, dei tre tipi di amicizia formulati da Aristotele –utilità, piacere, virtù – pare proprio che il primo, presonel suo significato più venale, sia di gran lungaquello che oggi schiude la solitudine di molti, senza tuttaviache esso possa aprire uno spazio verso un’amiciziaautentica, verso un dialogo-ascolto che non abbia timoridi sconfinare negli infiniti anfratti dell’anima. Svilita nei suoi significati più autentici, l’amicizia al tempodi internet sembra proprio mancare della parola, non quellascritta via etere, oggi così comunemente usata, ma quellapronunciata a tu per tu; quella che genera fiducia, che cercae propizia il contatto, che crea sincerità favorendo l’amicizia.E allora, dicono i sociologi, non ci resta che salvare la veraamicizia ricercando, in questa crisi di valori, quell’unicospazio di sincerità che ancora ci rimane e che può condurcialla riscoperta di noi stessi prima ancora che all’incontrocon l’altro.

L’amicizia ai tempidi internet

Nella trascorsa Assemblea, convocata per l’approvazionedel Bilancio dell’esercizio 2008, è stato ancora lamentatoda parte di un Socio (che poi in coerenza con la suaposizione ha votato contro l’approvazione del consuntivoin esame) il fatto che la Banca di Credito Cooperativonon dovrebbe produrre utili «per sé» bensì, una voltapagate le spese di gestione, devolvere ogni residuadisponibilità ai suoi Soci. Nel caso poi si ritenesse diapporre una parte dell’utile a riserva, questa dovrebbecostituire patrimonio da distribuire ai Soci all’atto dellaliquidazione della società, evitando di farlo cadere nelladisponibilità degli «estranei di Roma».Purtroppo questo tipo di aspettative, che avrebbero forsepotuto approssimativamente collimare con la filosofia diqualche Socio fondatore di 114 anni fa non sono di fattosoddisfabili, non tanto perché lo voglia impedireil Consiglio di Amministrazione, quanto perché sonoil mercato ed il contesto socio-economico che neimpediscono la realizzazione.La discussione poi, sull’opportunità di realizzare taleipotesi è destituita di ogni attualità e fattibilità pratica,essendo le norme del nostro Paese e quelle Comunitariecosì puntuali e perentorie da guidare le societàcooperative di credito a precisi comportamenti che, senon osservati, privano di ogni legittimità il nostrooperato, con le conseguenze che tutto ciò comporta.Non è del Credito Cooperativo il ruolo di massimizzarea favore dei Soci il rendimento della loro partecipazione,tale ruolo è invece proprio delle Banche costituitesi insocietà per Azioni, dove per altro, il peso decisionale diciascun socio rinviene dalla percentuale di capitale socialeda questi sottoscritto a differenza delle B.C.C. dove, ognisoggetto socio acquisisce gli stessi diritti e osserva gli stesidoveri di tutti gli altri soci, indipendentemente dallaquota parte di capitale sociale da esso detenuta.Sono due mondi diversi quelli appena ricordati ed èinutile dunque pretendere che le peculiarità dell’unopossano essere le stesse anche per l’altro sia nelleopportunità che negli obblighi.Non è del Credito Cooperativo la facoltà di ripartire,il patrimonio tra i soci al netto del capitale sottoscritto,

nemmeno allo scioglimento della società. Tale patrimonioè però indispensabile quale garanzia per i depositantie deve costantemente crescere armonicamente conl’aumento della raccolta e degli impieghi così comeprevisto dalle norme di Basilea 2. Queste sono le regole da osservare senza possibilità diopzioni o di deroghe, in cambio possiamo godere diprecise anche se parziali agevolazioni fiscali, ma la nostraragion d’essere B.C.C. si fonda sul perseguimento dideterminati obiettivi quali: il favorire la base sociale nellaoperatività bancaria, il costituire per la collettività interasostegno al progresso socio-economico (anche per mezzodella mutualità) ed essere punto di riferimento nel nostroterritorio nei momenti di difficoltà.D’altra parte né è la conferma l’azione che la nostraBanca e l’intero movimento del Credito Cooperativosvolgono in questi frangenti di grande criticitàeconomica, nel sostenere senza riserve (ma ovviamentecon la necessaria oculatezza) imprese e famiglie.Quest’opera viene oggi riconosciuta ed apprezzata datutti, anche da coloro che in passato consideravanole B.C.C. piccole banche poco utili ed in via di estinzione;non ne capivano la caratteristica speciale di «Bancadel territorio» il cui ruolo diventa sempre più preziosoman mano che aumentano le difficoltà e la gentenecessita di interlocutori attenti e sensibili non solo allalogica del profitto e della sua distribuzione agli azionisti.Gli apprezzamenti a noi indirizzati in questi mesi dallepubbliche istituzioni ed i distinguo favorevoli nei nostriconfronti rispetto al resto del sistema bancario profusianche dal mondo imprenditoriale, comprovano la grandeutilità e l’efficacia della nostra opera, che possiamosvolgere in questo modo proprio per l’insieme dicaratteristiche che ci rendono diversi dal resto del sistemabancario: compresa quella di qualificare la partecipazionedei soci al capitale sociale della B.C.C. non tanto e nonsolo una mera sottoscrizione a scopo di lucro ma ancheun contributo alla costruzione di un’entità economicache, nell’essere opportuna per il territorio, prima di tuttolo è di fatto per i suoi Soci.

di Gianpiero MichielinPRESIDENTE

EDITORIALE

Capitale SocialePIÙ DI SCOPO CHE DI LUCRO

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LA CROCE ROSSA

A 150 ANNI DALLA NASCITAAgli inizi dell’estate del 1859 venne combattutala seconda guerra di indipendenza nazionale,conclusasi con le battaglie di Solferino e diSan Martino tra l’esercito austriaco e quello franco-piemontese. I combattimenti furono cruenti einnumerevoli furono i morti e ancor più i feriti,abbandonati sul campo di battaglia senza alcunaassistenza. Proprio in questa circostanza, coordinatida don Barziza, sacerdote di Castiglione delleStiviere, prese avvio l’opera dei soccorsi da partedegli abitanti del luogo, principalmente contadini,curando e assistendo i numerosi feriti senza guardareal colore della loro divisa o della loro nazionalità:la vera carità cristiana praticata spontaneamentedagli umili. Questo comportamento, del tuttoinnovativo per le consuetudini militari del tempo,colpì lo svizzero Henry Dunant, casualmentepresente sul luogo dei combattimenti, tanto daispirargli la fondazione della Croce Rossa.

PER GLI INVESTIMENTI

UNA SCALA RISCHIO/PRODOTTOÈ noto a tutti che ad ogni rendimento è associatoun rischio e che il rischio è legato alla impossibilitàdi riuscire a conoscere con certezza a priori come simuoverà il valore di mercato di uno strumentofinanziario. Oggi affrontare i mercati finanziarisignifica valutare innanzitutto il rischio che puòessere così riassunto: Molto basso: pronti/termine,BOT e CCT; Basso: CTZ, fondi monetari, obbligazionibancarie; Medio: BTP, fondi obbligazionari,corporate, index-unit: Medio alto: obbligazionistrutturate, fondi bilanciati; Alto: fondi azionari,azioni, ETF, covered warrant, derivati.Alcuni suggerimenti o indicazioni per investimenti:diversificare l’investimento, avere sempre liquiditàper le emergenze o per qualche occasione,comprare sempre azioni di società con quoteelevate di capitale diffuso tra molti azionisti, noninvestire più del 25% nello stesso titolo, stabilirela propria strategia anti-rischio.

AL PALASPORT ZOPPAS ARENA

LA NAZIONALE DI BASKETIl palasport Zoppas Arena di Campolongo diConegliano ha ospitato sabato sera 1° agostola nazionale di pallacanestro che ha disputatouna gara amichevole contro il Canada. Lo sponsorufficiale di questa gara è stata Banca della Marcache, tramite i suoi sportelli, ha curato anchela prevendita dei biglietti d’ingresso. La gara controil Canada è stata l’ultimo match di preparazionein vista del girone di qualificazione con Francia eFinlandia agli europei in Polonia. Gli atleti e i tecnicidella nazionale sono stati poi in ritiro nella terradi Bariviera fino al 9 agosto, trovando ottimali sial’ambiente che le strutture messe loro adisposizione. In quei giorni i bambini e i ragazzidelle società locali di basket, presenti in massa alpalasport, hanno potuto avvicinare i loro beniaminiin un clima di simpatia e di amicizia.

PUBBLICAZIONI

COLLALTONEL PRIMO DOPOGUERRAÈ in libreria «Rosso Collalto», il libro di AntonioMenegon che ricostruisce in forma romanzatale vicende di Susegana dei primi anni ’20 del secoloscorso. Con questa sua quinta pubblicazioneil giornalista di Susegana affronta uno dei momentipiù drammatici della storia post-bellica della MarcaTrevigiana, un periodo nel corso del qualescaturirono conflitti sociali tra operai e contadini,battaglie politiche e una vera e propria insurrezione,sfociata in uno scontro a fuoco che fece ancheuna vittima tra gli squadristi accorsi a Suseganaper «domare la rivolta». In questa ricostruzionestorica agli albori del fascismo, l’autore inserisce deiquadri di vita che riproducono il drammadel reduce, l’amore impossibile di due giovani,il carattere forte di una contessa, l’affetto diun maestro per i suoi alunni e la fede profonda diuna donna. Il libro ha avuto il patrocinio delComune di Susegana ed il sostegno di Banca dellaMarca e Festeggiamenti Collalto.

LA DIOCESI DI TREVISO CONTRO LA CRISI

PRESTITI AGEVOLATI DALLE B.C.C.Tra il vescovo di Treviso mons. Andrea BrunoMazzocato, la Caritas trevigiana e i presidentidi nove Banche di Credito Cooperativo operanti inprovincia è stato sottoscritto il 20 maggio scorsoun accordo per rendere operativa una linea diprestiti agevolati, fino ad un massimo di 3.000 euro,per le famiglie che si trovano in stato di crisi.Si tratta di una concessione di prestiti a tassoagevolato, dalla durata massima di 36 mesi, vagliatidalla Caritas che avrà anche il compito di assisterei richiedenti. La scelta del Credito Cooperativotrevigiano – operata in sinergia con il mondocattolico locale – rientra nella mission di questiIstituti che rimane da sempre inalterata: intervenirespecificatamente nei momenti di crisi per dareun aiuto concreto alle situazioni più deboli, dove

ACCORDO INTERCOMUNALE

SUL TEMA DELLA SICUREZZAUn piano strategico d’interventi in materia disicurezza è stato messo a punto da undici Comunidel coneglianese, area che conta una popolazionecomplessiva di oltre centododicimila residenti.Le amministrazioni comunali di Conegliano,Susegana, Santa Lucia di Piave, Mareno di Piave,San Pietro di Feletto, San Vendemiano, San Fior,Godega di Sant’Urbano, Vazzola, Gaiarinee Codognè hanno unito le loro forze creandosussidiarietà e garantendo ai cittadini attraversola polizia locale un servizio efficiente, professionalee ben coordinato, sostenuto anche da consistenticontributi regionali. La sinergia tra carabinieri,polizia di Stato e vigili urbani permette di benmonitorare il territorio e contenere il diffondersidi una microcriminalità che tanto incide sullo stile divita della popolazione. L’aver compreso che l’unionefa la forza è sicuramente una nota di meritoper gli amministratori locali sempre più chiamati aconvivere con difficoltà di ogni tipo.

BUONI RISULTATI

LA VENDEMMIA 2009Per l’intero territorio veneto-friulano l’annatavinicola si è presentata quest’anno eccellente perqualità e quantità. Le piogge primaverili e di mezzaestate, il caldo ed il tempo bello con escursionitermiche diurne di 10-13 gradi durante il periododella vendemmia si sono rivelati ottimaliper rendere l’uva sana e di alta qualità, con uncorretto equilibrio tra zuccheri, acidi e profumi.Rispetto al 2008, anno comunque di scarsaproduzione, la quantità è aumentata di circaun cinque per cento.La vendemmia nelle colline del coneglianeseed in quelle di Valdobbiadene è stata anticipata aiprimi di settembre. La crisi generale ha sfioratoanche il mondo del vino, tuttavia grazie però adun prodotto unico qual è il Prosecco Docg,i viticoltori contano di riuscire a continuarea vendere le stesse quantità degli anni precedentianche se saranno costretti ad accollarsi qualchesacrificio evitando di far gravare i maggiori costi suiconsumatori.Si possono ottenere vini con la denominazione«Conegliano-Valdobbiadene Prosecco Docg» conle uve del vitigno Glera prodotte nella zonache comprende il territorio collinare di Conegliano,San Vendemiano, Colle Umberto, Vittorio Veneto,Tarzo, Cison di Valmarino, San Pietro di Feleto,Refrontolo, Susegana, Pieve di Soligo, Farra diSoligo, Follina, Miane, Vidor e, ovviamente,Valdobbiadene.

DALLA STAMPA SPECIALIZZATA

NUOVA TERMINOLOGIA TECNICA Appaiono sempre più di frequente, sulla stampaspecializzata in particolare, nuovi termini tecnici chefanno riferimento a particolari sfaccettature dellacrisi in atto. Riportiamo di seguito alcune espressionidi questa nuova terminologia cercando di dareper ciascuna un concetto comprensibile: Assetallocation: allocazione del patrimonio;la suddivisione del portafoglio tra le varie classi diattività finanziarie, quali azioni, obbligazioni ed areedi investimento. È un processo finalizzato araggiungere la miglior diversificazione nei propriinvestimenti in rapporto al grado di rischio che sivuole sopportare. Toxic assets: sono le azioni,le obbligazioni, ecc. all’interno di un bilancio societario

gli altri scompaiono. Banca della Marca ha aderito,ovviamente, all’accordo, come aveva fatto inprecedenza con la diocesi di Vittorio Veneto ed èdisponibile per gli interessati.

6 INSIEMECON FIDUCIA

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IAN

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«Tutti gli archivi ecclesiastici presenti nel territoriodiocesano sono beni culturali di rilevante valorestorico, sociale e religioso, e custodisconoun patrimonio di valori e di memoria perla comunità cristiana e anche per quella civile».Così il vescovo di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo,ha dato il via a un progetto di riordino degli archiviparrocchiali in un inventario consultabile susupporto cartaceo o su banca dati informaticapresso gli archivi stessi e presso la sala studiodell’archivio diocesano. I riordini hanno il duplicescopo di salvaguardare lo stato della documentazionee di renderla adeguatamente accessibile agli studiosi.Banca della Marca ha sostenuto il progetto.

che è difficile o impossibile valutare a causa delcrollo di un dato di mercato. Sono in pratica creditiinesigibili che contaminano i bilanci delle banche e,a cascata, delle società creditrici. Bad Bank: allalettera significa «banca cattiva», quella cioè creataappositamente per liberare, mediante l’acquisto,le società finanziarie dai titoli tossici. Generalmentesono banche pubbliche o a partecipazione pubblicaistituite per lo scopo. Tasso interbancario: il tassoapplicato tra le banche per le operazionifinanziamento. Tasso euribor: il tasso di interesseal quale le banche prestano denaro ad altre banche.È utilizzato anche come parametro di indicizzazioneper definire il tasso variabile dei mutui concessidalle banche alla clientela. Euribor è acronimo diEuropean Interbank Offered Rate. ABS AssetBacked Securities: sono obbligazioni garantiteda crediti sottostanti, solitamente mutui. Vengonoemesse durante le operazioni di cartolarizzazione:le banche vendono ad una società-veicolo i mutuiche hanno erogato alla clientela e le società-veicoloemettono obbligazione (le ABS, appunto) il cuirimborso è garantito dal pagamento delle rate deimutui sottostanti.

A CURA DEL CRAL AZIENDALE

RAFTING IN TRENTINONel weekend del 28-29 agosto scorso il Cralaziendale ha organizzato un’uscita nella Val di Solea Mestriago di Commezzadura (Trento), nel cuoredelle Dolomiti, sul fiume Noce, uno tra i piùsuggestivi ed entusiasmanti percorsi di raftingin Trentino e forse d’Europa. L’iniziativa ha avutoun successo incredibile perché ha permesso aipartecipanti di divertirsi in un modo diverso ed

eccezionale, nonché di vivere il contatto conla natura in condizioni non usuali. Questa esperienzapotrebbe diventare anche un suggerimento peri Soci di Banca della Marca, giovani o con voglia disensazioni forti, per creare ancor maggior coesione.

UN RINGRAZIAMENTO A FRANCESCO BET

disponibilità, esperienza e lealtà;guadagnando per questo il plauso unanimedi tutti i suoi colleghi e mio personale.Certo di interpretare il sentimento di tuttii Soci rivolgo a lui un particolareringraziamento sicuro che, anche tra le filadella compagine sociale, continueràad essere un importante collaboratoredi Banca della Marca.

IL PRESIDENTE

In occasione della trascorsa AssembleaGenerale dei Soci vi è stato unavvicendamento, nelle fila del Consigliodi Amministrazione, tra l’ormai ex ConsigliereFrancesco Bet e l’attuale nuovo membroRenzo Pessotto.Augurando a quest’ultimo buon lavoro,voglio da questo giornale salutare con sincerariconoscenza il Socio Francesco Bet perl’impegno profuso all’interno del Consiglionel quale ha collaborato con grande

ARCHIVI PARROCCHIALI

RIORDINO E INVENTARIAZIONE

Il prestigio di essere Socio

Il nostro personaleti aspettaper qualsiasi chiarimento

Soci per Soci è l’iniziativa che consente a te ealla tua famiglia, attraverso una tessera di riconoscimento,di accedere ad una serie di aziende e di negoziSoci della Banca e di usufruire dell’acquisto di prodottio di servizi a condizioni e trattamenti privilegiati.

Tutte le attività convenzionate sono presentinel catalogo «SOCI PER SOCI».

Io sono, noi siamo... il nostro modo di essere Banca

Socio di Marca è l’iniziativa che ti permette,per ogni persona che presenterai– parente, amico o famigliare – e che diventerà clientedi Banca della Marca, di utilizzare

un buono acquisto di 25,00 euro

spendibile negli esercizi convenzionati indicatinel catalogo «SOCI PER SOCI».

Cliente presentato, Socio premiato

L’iniziativa è valida dal 1° settembre 2009al 30 agosto 2010.

8 INSIEMECON FIDUCIA

Fra le numerose iniziative pro-mosse da Marca Solidale, vieneinserita questa attività di caratte-re prettamente economico-socia-le di gestione della possibilità diimpiego lavorativo, svolta in stret -tissima collaborazione con Bancadella Marca.Onde sgombrare il campo da ma -lintesi, precisiamo subito che nonvogliamo assolutamente far con-correnza alle tante agenzie di col-locamento, ma semplicemente ri-teniamo di agevolare l’incontrarsidelle domande con le offerte dilavoro, fra le persone che in qual-che modo interagiscono con laBanca.Infatti è stata inserita nel sito in-ternet di Banca della Marca, unaspecifica sezione con predispostidue moduli, rispettivamente perdomande ed offerte di lavoro.La compilazione delle domandeed offerte sono ridotte all’essen-zialità, in quanto sono rivolte aqualsiasi professione o mestiere,e quindi devono esprimere con-cetti chiari e facilmente interpre-tabili; solo successivamente incaso di interesse da parte del da-tore di lavoro e di necessità di ul-teriori delucidazioni, possono es-sere richiesti altri dettagli. L’identità del datore di lavoro,sarà visibile per gli interessati, so-lo dopo il primo abbinamento fra

GESTIONE ORGANIZZATADI DOMANDEED OFFERTE DI LAVORO

MU

TUA

LITÀ

Marca SolidaleNUOVE INIZIATIVE

domande ed offerte ed il chiarointeresse a proseguire nel l’in -dagine.Il personale di Banca della Marca,svolgerà un’attività di Promozio-ne/Semplificazione per i contattifra gli interessati, i quali successi-vamente provvederanno au to no -mamente a portare possibilmentea compimento quanto di loro in-teresse.Il servizio è naturalmente gratuitoe riteniamo in questo momentodi difficoltà generale, di offrire al-la collettività in cui opera MarcaSo lidale, un’opportunità che vistala semplicità di accesso, senza co-stituire impegni tassativi per gliaderenti, dovrebbe invogliare gliinteressati ad usufruirne.Riteniamo inoltre di far inserired’ufficio, i premiati del concorso«Lo de al Profitto» di Banca dellaMar ca per quei titoli scolasticispendibili nel campo del lavoro,e sempre previo benestare daparte degli interessati.Questa iniziativa di Banca dellaMarca, essendo rivolta soprattut-to a persone che risiedono ooperano, nella comunità di com-

petenza della Banca, favorisconol’incrociarsi di domande ed offer-te proprio fra esigenze che inter mini di territorio già esprimo-no una certa comunanza e quin-di ne dovrebbero scaturire con-clusioni positive.

Vaccinazione controencefalite da zecche

Un ciclo di tre iniezioniper prevenire i disturbie le malattie virali derivatida punture da zecche.

Consulenza sanitaria per i viaggi all’estero

Un indispensabile supportospecialistico primadi intraprendere un viaggioin un Paese extraeuropeo.

La politicadella prevenzione

L’argomento «posti di lavoro»so prattutto per i giovani al primoimpiego sta attraversando mo-menti di grandissima difficoltà,ed anche in caso di conclusionipo sitive non sempre sono com-pletamente soddisfacenti, sia peril datore di lavoro che per il lavo-ratore.Il compito che ci siamo da ti, oltread essere ambizioso, è alquantodelicato in quanto dovremmo fa-cilitare questi incontri, promuo-verli, spingere gli interessati adattivarsi, visto che non costaniente mettersi in gioco ed inda-gare circa le possibilità offertedal mercato. Inoltre il datore dilavoro ha l’opportunità, senzaimpegno, di sondare le potenzia-lità in termini di professionalitàdisponibili nel territorio.Marca Solidale e Banca della Mar -ca hanno dal canto loro, la gran-de soddisfazione, in caso di com-pimento positivo del compito chesi sono assegnate, di svolgererealmente e concretamente ungrande servizio a favore della co-munità in cui operano.

ADRIANO CEOLIN

Proseguendo nell’attuazionedi quanto pianificato nell’annoin corso, ed essendo semprepiù convinti della validità dellanostra impostazione, confortatianche dai riscontri positivi diquanto finora attuato, avviamoun’importante iniziativa cheriguarda il campo oncologico.L’argomento è delicato,complesso e difficileda affrontare e da impostarecorrettamente.Proprio per questo ci siamoaffidati alla consulenzascientifica offertaci dal CRO diAviano.È chiaro che Marca Solidaleagisce nell’intento di portare deivantaggi ai propri soci ed allacomunità in cui opera, e quindiagirà sempre in armonia e comeintegrazione a quanto giàerogato dal Servizio SanitarioNazionale.Con l’importante CentroOncologico sono stateorganizzate tre serate-convegnosullo stato della ricerca e

sull’importanza della diagnosiprecoce, per il mese dinovembre.Successivamente, dopo avervalutato alcune possibilità, susuggerimento del CRO di Avianoe grazie alla sua collaborazioneviene programmatouno screening mirato sul tumorealla prostata rivolto agli uominicon età superiore ai 50 anni.Programmi delle attività,modalità di adesione econtributi a carico degliinteressati saranno definiti etrasmessi entro breve tempo conapposita documentazione chesarà disponibile presso glisportelli delle filiali della Banca.

Rimborsi del 20%

Marca Solidale effettua rimborsisulle fatture emesse dalla rete convenzionata(Network Sanitario)per visite specialistiche, esamied accertamenti.

Le ragioni del cuore...il mese della prevenzione

Nel mese di dicembre sarannoraccolte le adesioniper lo screening cardiologico.

Nuova convenzionefarmacie

Sul sito www.marcasolidale.ite presso le filiali è disponibilel'elenco delle farmacie cheeffettuano servizi convenzionatiper i soci di Marca Solidale.

Soggiorni termali

Soggiorni termali a prezzispeciali per tuttii soci di Marca Solidale ele loro famiglie.

600 euroa 0 spese e 0 interessi

Il finanziamento gratis e veloceper il materiale scolastico.

Convegno

LA RICERCA CHE CURA.Diagnosi precoceper una cura efficace.

SACILE_3 novembre 2009CONEGLIANO_17 novembre 2009VILLORBA_24 novembre 2009

Iniziative e campagne di prevenzione...

Prendendo spunto da una signifi -cativa ricerca sul nostro territorio– dovuta al progetto «Emo zio ni,media e nuove tecnologie» –ri le viamo come nei due ultimianni scolastici (2007-2009) l’usodi te cno logie di comunicazioneda parte di ragazzi preadolescentied adolescenti sia sempre piùdiffusa e precoce. Se nell’anno2007 molti ragazzi non sapeva nocos’era un blog, per esempio,nel 2008 molti dello stesso annoscolastico lo conoscono e lo usano.Questa tendenza è statasicuramente accentuata da duenovità:– la rapida diffusione dellaconnessione ad alta velocitàtramite gestori di telefoniamobile. Ciò ha permessola veloce diffusione di Internetanche in zone prima altrimentinon ancora raggiunte;– la traduzione in italiano(e la con seguente gran diffusione

e re lativo trend massmediatico)del servizio di social networkingFa ce book. La traduzione,unitamente alla semplificazionedei comandi, ha comportatoun aumento esponenziale inpochi me si dell’uso del servizio,sia tra ragazzi adolescenti epreadolescenti sia tra gli adulti.La rapida evoluzione del socialnetworking – nonché delleopportunità a livello relazionale edi sviluppo di comunità virtualiche questo offre – hannocomportato rapidi mutamentinello scena rio relazionale esociale sia dei ra gazzi chefrequentano le scuo le secondariesia dei loro genitori.Vediamo come i ragazzi vengonoaccomunati da una forteesposizione di tutto ciò che ètecnologico, nonostante siamolto presente il fenomenodel digital divide in un territorioeterogeneo come quello dei10 INSIEME

CON FIDUCIA

I GIOVANIE LE NUOVE TECNOLOGIE

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L’educazione...ALL’AMBIVALENZA

Comuni del l’ULSS7. In base aiquestionari com pilati i ragazzidelle seconde e terze medieentrano in contatto soprattuttocon televisione, com puter,cellulare, internet, videogiochi.Vediamo come le tecnologie diintrattenimento e dicomunica zio ne rivestono un forteruolo nel mondo del tempo liberoe rela zionale dei ragazzi.Le nuove te cnologie vengono daloro definite come «utili,divertenti, alla moda, moltoimportanti per comunicare traamici».I ragazzi nell’attività delBrainstorming portano comestimoli delle emozioni, maquando portano degli esempidella loro vita spessola dimensione del virtuale e delreale si mescola, si fonde,portando come esempiesperienzali anche dei momentidi gioco, degli idoli televisivi e/o

IL RAPPORTO TRAL’EDUCAZIONEALLE EMOZIONI E LE NUOVE TECNOLOGIE.I RISULTATI DI UNA INDAGINESUL TERRITORIO

e i nuovi modelli trasmessi daimedia e dai new media; Nuovetecnologie di comunicazione –con diversi livelli di esperienza edifficoltà; Educazione alla legalitàinformatica – con un ampiospa zio dedicato alle alternativelegali (freeware, opensource, ccrigths) di cui spesso gli utentiignorano l’esistenza. Questospazio creereb be un’alternativasia alla pirateria informatica siaall’uso di software costosi. Pare riduttivo pensare che gliinterventi si traducano solo in un«ap proccio pedagogico di naturaprevalentemente sociale edetico» perché, se è vero chequesto approccio ha

sportivi. Facilmente osservabile èla tendenza all’identificazionecon delle personalità vincenti;anche se spesso questi modellinon portano esempi positivi nellostare con l’altro o nelle piùcomuni regole di convivenzecivile.La richiesta più diffusa e sentitasia da alunni che genitori cheinsegnanti è di dedicare maggiortempo e maggior risorse ai temitrattati sia in orario scolastico cheextrascolastico, ovvero cono sce ree imparare il significato e l’utilizzodelle nuove tecnologie.Alcuni temi per il futuro: Mediaeducation – concentrando ilfocus sulle modalità comunicative

caratterizzato una parte delleesperienze formative, è anchevero che esso è stato via viamesso in discussione attraversoi dibattiti in una prospettivadi ricerca-azione che, più che«proteggere» dai mediaattraverso un esercizio di«discriminazione» e«demistificazione», «più checercare di sostituire le rispostesog gettive con risposte oggettive,o neutralizzare il piacere deimedia attraverso l’analisirazionale… si proponedi sviluppare uno stile diinsegnamento e di apprendimentopiù autoriflessivo e autocritico,in cui gli studenti siano allenatia riflettere sulle loro attività siac ome fruitori che come autori deitesti mediatici, ed essereconsa pevoli delle conseguenze».Questa strada intrapresa si èdimostrata molto coinvolgentesia con i genitori che con gli adultisi gnificativi (ovviamentemodificando le attività in baseall’età, all’esperienza e a quantosia presente il fenomeno deldigitale nel territorio diriferimento) in quanto permetteuna continua opportunità diconfronto tra il mo do direlazionarsi con le nuo vetecnologie tra figli e genitori.Se i figli li vediamo coinvoltie già integrati con le nuovefrontiere comunicative edell’intrattenimento findall'infanzia, invece gli adultisignificativi, i genitori e gliinsegnanti hanno dovutoimparare a muoversi in questodedalo di relazioni, di opportuni tàe di divertimenti virtuali.Potremmo sintetizzare che se gliado lescenti di oggi sono l’anellodi congiunzione tra reale evirtua le, gli adulti vivono inmaniera mol to più forte il pianodel reale e per spostarsi daquesto devono studiare, imparareed agire. Non a caso uso

Nella peggiore delle ipotesi saràcolpito il 30% della popolazione,in un arco temporale che va daades so a febbraio-marzo. L’80%delle persone contagiate avràme no di 30 anni, solo il 2% piùdi 60 anni. L’ULSS 7 prevede nonpiù di 5-10 casi gravi (150 in tut-ta la regione), con la necessità diri covero in Rianimazione per laven tilazione assistita. I contagiaccertati sono stati finora 31. Quando arriverà il ciclone in-fluenza A – il picco è previsto trametà dicembre e metà gennaio –non troverà impreparata l’azien-da socio-sanitaria di Pieve di Soli-go. L’unità di crisi è già stata va -

ra ta – vi fanno parte 14 tra me -di ci e dirigenti – e sono statemesse a punto le procedure anti-pandemia, che prevedono ilcoin volgimento della ProtezioneCivile. All’appello mancano però i vacci-ni: il Ministero della Salute haan nunciato che saranno prontiper metà ottobre. Nel territoriodell’Ulss 7, che ha una popo-lazione di 200 mila abitanti, ledosi in arrivo basteranno per 80mila persone (se invece sarà ac-certato che è sufficiente una soladose, al posto di due, la disponi-bilità di vaccini raddoppierà). «Cominceremo con le vaccina -12 INSIEME

CON FIDUCIA

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MA L’ULSS 7 È PREPARATA PER AFFRONTARE L’INFLUENZA.MESSE A PUNTO LE PROCEDURE ANTIPANDEMIA

IN ARRIVO IL CICLONEinfluenza A

il termine agire in quanto risultaessere fondamentale perla buona riuscita delle proprieiniziative in questo campo.«Io agisco se compio delle azioniin vista di uno scopo, invecefaccio se sono nell’ordine del faree non più dell’agire, quandoeseguo bene il mio compito, manon sono responsabile delloscopo finale».Se sul piano educativo-didatticodobbiamo agire un cambiamento,non si può prescindere da que sta

premessa, in quanto il distaccodal piano reale verso il virtualeprobabilmente sarà sempre piùaccentuato negli anni a venire segli adulti significativi nonavranno, e non sapranno da re,delle semplici norme perorientare il ragazzo a sviluppareuna capacità critica versole nuo ve tecnologie e gli scenarico mu nicativi/relazionali che essesottendono.

WILLY MAZZER

zio ni per la nuova influenza A aiprimi di novembre, muovendocicon criteri di priorità, come sta-bilito dal Ministero – spiega il di-rettore sanitario Sandro Cinquet-ti –. In una prima fase, il vaccinosarà garantito agli addetti ai ser -vi zi essenziali: i sanitari, le forzedell’ordine e di protezione civile,i donatori di sangue periodici, ilpersonale di enti e società cheforniscono servizi pubblici essen-ziali (gas, energia, trasporti, ecc.).Quindi le persone, dai 6 mesi ai65 anni, affette da malattie cro ni -che dell’apparato respiratorio ocar diaco, del sangue o del meta -bolismo (diabetici), dell’apparato

epatico o renale, gli immunode-pressi, i malati di cancro, gli obesigravi. Poi partiremo con la vacci-nazione di massa ai bambini e aigiovani dai 6 mesi ai 27 anni».La preoccupazione delle autoritàpubbliche è evitare l’assenteismodi massa dal lavoro, per scongiu-rare che il sistema produttivo delPaese collassi. Il virus AH1N1, re-sponsabile della nuova influen-za, è infatti molto contagioso.Questa è la ragione per cui sa ran -no vac cinati subito gli addetti aiservizi essenziali. Priorità, anche aimalati cronici perché l’influenzaA, innestata su un qua dro pato-logico preesistente, può diventare

pericolosa. E, infine, prio rità aigiovani perché questa nuova for-ma influenzale interes se rà soprat-tutto gli under 30: le per sone conpiù di 50 anni, infatti, hanno avu-to in gioventù un con tatto conun virus simile e con servano una«memoria» immunitaria, mentre ipiù giovani no. Il resto della popolazione potràaccedere al vaccino successiva-mente, a partire da gennaio.L’im munizzazione – è bene ricor-darlo – non elimina il rischio dicon trarre la malattia; fa sì peròche, qualora si sviluppi, sia in for-ma più lieve.Le vaccinazioni dei malati cronicisaranno effettuate dai medici difamiglia. L’ULSS 7 si farà caricoinvece di immunizzare gli opera-tori dei servizi essenziali e deigio vani. «I ragazzi saranno con-vocati in luoghi pubblici ampi,come scuole e palestre, secondoun protocollo operativo che ab-biamo già sperimentato con suc-cesso durante l’epidemia da me -nin gite» spiega Cinquetti. E quientrerà in gioco la Protezione Ci -vile, che collaborerà nella gestio -ne dei grandi afflussi di persone,sia verso le aree assistenziali cheverso le strutture pub bliche in cuisi effettueranno le vaccinazioni. Una buona notizia: di influenzaA si muore meno che della nor-male influenza stagionale. «Pro-prio perché colpisce di più i gio-vani, che hanno una maggioreca pacità di recupero rispetto allepersone anziane, la nuova in-fluenza A ha una letalità più bas-sa» assicura il direttore sanitario.Tra le raccomandazioni alla po -polazione, quella di evitare l’as-salto al pronto soccorso ai primisin tomi, che peraltro non sonodi stinguibili (neanche dai medici)da una normale influenza stagio -nale: febbre, tosse, dolori mus-colari e articolari, perdita di ap-petito, in alcuni casi anche mal digola, nausea, diarrea. «I dati at -

Saranno vaccinatiper primigli addetti aiservizi essenziali(

per interrompere la catena di tra -smissione – raccomanda il PierGior gio Scotton, responsabiledel la divisione Malattie Infettivedell’ULSS 9 di Treviso – Se dopodue o tre giorni la febbre nonces sa è consigliato mettersi incon tatto con la struttura sanita -ria, evitando assolutamente direcarsi in ospedale, tranne che incasi di insufficienza respiratoria,e chiamando invece il medico dibase. Eventuali complicanze, co -me l’infezione dei polmoni, si svi -luppano dal 5° giorno». Chi sta male, dunque, deve starea casa. «È fondamentale che cisia questa responsabilità, vistoche il virus AH1N1 è molto con-tagioso – continua il medico – Lamalattia si sviluppa molto veloce-mente, in uno o due giorni dalcon tagio. È consigliabile che ilma lato stia a letto, in una stanzaper conto suo, e faccia uso dima scherina chirurgica quandoentra qualcuno. Il virus si tra -smette per via aerea, con i colpidi tosse o gli starnuti, o per con-tatto. Ecco perché è bene lavarsispesso le mani. E per essere si-curi di non essere più contagiosi,prima di tornare al lavoro o ascuola, è bene aspettare uno odue giorni da quando è cessatala febbre».Se il quadro clinico si complica, el’influenza A diventa polmonite,servono antivirali specifici, pre-scritti dal medico di base. Le te -ra pie antivirali precoci – cioè ef-fettuate prima di sviluppare ilcon tagio – sono sconsigliate per-ché rafforzano il virus, eccettoche per certe categorie di perso -ne con determinate patologie,sotto i 65 anni.

FRANCESCA NICASTRO

testano che il tasso di ricovero,nelle realtà più comples se e, inge ne re, per patologia con co -mitante, si attesta intorno al 2%– spiega Cinquetti – con i me dicidi fa miglia lavoreremo per con-tenerlo sotto l’1%. Ciò si gnificafar arrivare in ospedale menopersone possibili, il che è meglioper loro e per i ricoverati.Questo do vreb be garantire una

Per i malatiè consigliabilel’uso delle mascherinechirurgiche(

ge stione impegnativa ma nondram matica. Il piano regionalepre vede tuttavia, in caso di gran -de afflusso, una riduzione degliinterventi chirurgici programmatie la messa a disposizione di areechi rurgiche a favore dell’area me -dica».Che fare dunque quando com-paiono i primi sintomi?«Ci si deve mettere a letto subito

Sempre più attenta a combattere,prevenire e curare le malattie incampo oncologico, l’Asso cia zioneLotta contro i tumori «Renzo e PiaFiorot» onlus ha or ganizzatoil quattordicesimo corso diformazione per l’assistenzadomiciliare al malato oncologico.In collaborazione coi ventottoComuni della Ulss 7, conil pa trocinio della Regione delVeneto, della Provincia di Treviso edella stessa Ulss 7, nonchéla pronta col laborazionedella Banca della Marca, il corso sipropone un fine formativo epropedeutico per tutti coloro chevolessero prestare un servizio divolontariato per l’as sistenzaal malato oncologico. Del tutto

gratuito, il corso è comunqueaperto a tutta la popola zio nesensibile alle tematicheonco logiche e, in particolare, aquella che si trova a dover farfron te in famiglia a una particola regestione sanitaria. Il corso è strutturato in quattromoduli che andranno a toccarele aree di fondamentale interesseper una adeguata formazionedel volontario. Il primo modulo prevede gliinterventi dei Direttori delle U.O.di Oncologia del P.O. di VittorioVe neto, di Medicina del P.O. «DeGi roncoli» di Conegliano e delCoordinatore del Nucleo di CurePalliative della Ulss 7. Gli incontri,tutti di mercoledì, sono fissati per

15INSIEMECON FIDUCIA

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il 17 e 24 novembre e 1 dicembre.Nel secondo modulo verrannoapprofonditi gli aspettipsico-rela zionali del rapporto conil malato oncologico. Gli incontrisi svolgeranno il 15 e 22 dicembree il 12 gennaio 2010.Nel terzo e quarto modulo si daràmaggiore attenzione agli aspettige stionali, istituzionali ed etici.Gli incontri, due per ciascunmo du lo, sono fissati per il 19 e 26gennaio e il 2 e 9 febbraio.

ASSISTENZA DOMICILIARE AL MALATO ONCOLOGICO PER DARE UN’ADEGUATAFORMAZIONE ALL’ASSISTENZA IN FAMIGLIA

volontariatoCORSO DI

Per informazionie per iscrizioni rivolgersialla segreteriadell’AssociazioneLotta contro i Tumori«Renzo e Pia Fiorot» onlus,telefonando al numero

0438.402696

ASSOCIAZIONE LOTTA CONTRO I TUMORI «RENZO E PIA FIOROT» ONLUS

Nella foto la sededell’Associazione Fiorot.

Numerosi documenti conservatinegli archivi testimoniano comel’alta pianura trevigiana e quellafriu lana, nonché le vicine zonecol linari e quelle prealpine, sianostate ripetutamente colpite inpassato da terremoti locali, conepi centri nel vicino Friuli, attornoal Cansiglio e ai margini dellador sale del Monte Cesen-Col Vi -sentin.A partire dall’anno Mille vengo noregistrati nel nord-est d’Italia al-meno una cinquantina di eventisismici di forte intensità. Le cro -nache più lontane nel tempo,riferiscono anche di un terremotodisastroso avvenuto il 21 lugliodel 365 dopo Cristo, valutatodell’11° grado della scala Mercal-li. Lo scrittore G. Bonifacio, nellasua Historia trivigiana, cita il ter-remoto del 3 dicembre del 1178,e quello del 25 dicembre del1222, di intensità stimate tra ilno no e l’undicesimo grado dellascala Mercalli.16 INSIEME

CON FIDUCIA

Meno di 50 anni dopo, l’11 mar-zo del 1268 il suolo da questeparti di nuovo tremò: in quell’oc-casione l’epicentro fu individuatonella zona di Feltre, le scosse fu -rono così forti da essere avvertiteanche lungo la collina e la pede-montana trevigiana. Terremotoassai distruttivo fu quello del 25gennaio del 1348, con epicentroVillach, in Carinzia, cui se gui ro -no, con preoccupante perio di ci -tà, quelli del 1367, del 1410, del1504, del 1642, del 1688 e del1695.Poco meno di un secolo dopo,tra il 1776 e il 1794, fu soprat-tutto il Friuli ad essere colpito datutta una serie di sismi di note -vo le intensità con epicentri loca -liz zati tra Tremonti di Sopra, Ma-niago e Tolmezzo.Due nuovi terremoti interessa -rono il territorio trevigiano rispet-tivamente nel giugno del 1836 enel gennaio del 1859. Quest’ulti-mo avvenne alle ore 8 e 56 mi -

nuti del 20 gennaio, provocandono tevoli danni nel Quartiere delPiave, nella zona di Miane e diValdob biadene. Le repliche dura -rono alcuni mesi, fino al maggiosuccessivo.Informazioni piuttosto dettagli-ate si hanno sui terremoti più re-centi, ed in particolare su quellidel 1873 e del 1936, oltre natu-ralmente su quello catastroficodel Friuli del 1976 e sulle manife -stazioni di minore intensità che sisono registrate soprattutto negliultimi anni, dopo che è stata pre -d i sposta una rete di monitorag-gio sismico sul territorio friulano.Erano le 4 e 55 minuti del matti-no del 29 giugno del 1873 quan -do una scossa forte e prolungatavenne distintamente avvertita intutto il territorio veneto. L’epicen-tro fu localizzato in Alpago, l’in-tensità fu stimata del 10° gradodella scala Mercalli. Le scosse sisono ripetute per un anno inte -ro; i morti furono complessiva-

SISMICITÀ E

TERR

ITO

RIO

terremotiL’AREA PREALPINA NORD-ORIENTALE INTERESSATA NEL PASSATODA UNA CINQUANTINA DI EVENTI SISMICI

mente 80. I maggiori disastri,oltre che nella Val Belluna, si re -gi stra rono lungo la pedemon-tana trevigiana, tra Valdobbia de -ne e Sacile. Dalle montagne sistac carono massi di roccia cheprecipitarono a valle, vari corpifranosi si misero in moto lungo iversanti più acclivi. A Rugolo pe -rirono 4 persone, a Sarmede imor ti furono 9. A Cappella, il di -stacco di un pezzo di cornicionedella chiesa uccise 2 persone. Mail bilancio più grave si ebbe a SanPie tro di Feletto dove crollò il tet-to dell’antica Pieve, in quel mo-mento gremita di fedeli raccoltiper la Messa mattutina, nel gior -no del Santo Patrono: 38 perso neperirono sotto le macerie, alcunipreziosi affreschi furono irrime -diabilmente perduti. A Ce nedaun terzo delle case furono lesio -nate, cadde anche una parte delcampanile della Cattedrale e latorre minore del castello di SanMartino.Complessivamente minori fu ronoinvece i danni registrati a Ser -ravalle. A questo proposito, dueillustri geologi del tempo, ilTaramelli e il Pirona, dopo avereseguito accurati sopralluoghi,formularono l’ipotesi secondo laquale, effetti tanto diversi in duecentri così vicini, potevano di -pendere dalle differenti condi -

zioni geologiche locali. Osserva -rono infatti che «Serravalle eraposta sopra una roccia calca reo-a renacea compattissima» mentreCe neda era collocata «sopra al-luvioni alla base di conglomeratialternati a marne», anticipandocosì quegli studi di microzona zio -ne sismica che saranno sviluppatimolto più tardi, dopo il terremo-to del Friuli del 1976, secondo iquali, gli effetti di un terremoto,oltre che dall’energia liberata dalsisma, dipendono anche dallocon dizioni geologiche e morfolo -giche locali e dalla qualità delleco struzioni.Dopo una sessantina d’anni dire lativa quiete sismica, un terre-moto del 9° grado della scalaMer calli colpì nuovamente questinostri paesi. Questa volta la terracominciò a tremare alle 4 e 10miniti del 18 ottobre del 1936,quando era ancor buio. L’ipocen-tro fu localizzato sotto l’altopia -no del Cansiglio, a circa 14 chi -lometri di profondità. Alla scossaprin cipale ne seguirono nume -rose altre, nei mesi successivi. Imor ti questa volta furono unaventi na. Maggiormente colpitifu rono i paesi attorno al Cansi -

glio, sia quelli che si affaccianosull’Alpago, sia quelli posti lungoil versante trevigiano e friulano.Particolarmente danneggiata ful’edilizia povera.In questi ultimi anni, grazie ainumerosi dati storici e allo svilup-po delle ricerche in campo sismi-co condotte dalle Università ve -nete e friulane, si sta definendocon sempre maggiore sicurezzal’origine della sismicità locale, esi stanno ricostruendo con sem-pre maggiore dettaglio le strut-ture geologiche sismogenetiche,capaci cioè di generare terremo -ti. Si sono inoltre definite le zonea maggior rischio, dove si preve-dono amplificazioni degli effettidel terremoto e dove quindi ipericoli sono maggiori e i danniattesi più gravi. Nella cartina se -guente (n. 1) sono riportati gliepi centri dei terremoti che han-no colpito l’Italia nord-orientalein epoca storica. Come si vedequesti sono concentrati lungo lafascia prealpina veneto-friulana,che, a partire dal lago di Garda sispinge fino alla Carnia ed oltre.Il terremoto è un violento scuoti-mento del suolo che si manifestacon rapidi moti sussultori ed on-

Definite le zonedi maggior

rischio sismico

«»

Cartina numero 1

dulatori provocati dalle onde si -smi che che partono a qualchedecina di chilometri di profon-dità, dentro la crosta terrestre. Iter remoti che in ogni tempohan no colpito i nostri territoriso no di origine tettonica e simanifestano nell’istante in cui letensioni accumulate nei tempigeologici dentro le rocce im prov -visamente si liberano. Causa fon-damentale di queste tensioni è lacollisione tra la placca africana ela placca europea, in fase di av -vicinamento da almeno un centi-naio di milioni di anni. L’energia lungamente accumula-ta si libera nel momento in cui letensioni raggiungono intensitàtale da vincere le resistenze dellemasse rocciose, che improvvisa-mente si rompono scorrendolun go linee di fratture, chiamatefaglie. L’energia sismica liberata

dall’ipocentro – che è il luogodove improvvisamente si rom -pono gli equilibri tra le forze incampo – si propaga in tutte le di-rezioni sotto forma di onde.Que ste, viaggiando a velocità di-versa, a seconda del tipo di rocceattraversate, arrivano per primosull’epicentro, che sta sulla verti-cale dell’ipocentro, successiva-mente e sempre più attenuate,raggiungono i punti più lontani.L’area prealpina del Venetoorien tale risulta interessata daun’attività sismica di valore me -dio, derivata dall’azione di unduplice sistema di faglie «sismo-genetiche» in grado cioè di«scat tare» e quindi di generareter remoti. Il primo sistema ha di-rezione NW-SE: di esso fannoparte la cosiddetta linea di Mon-taner, e in sua prosecuzione,quella di Caorle; la linea di Ner -

vesa e quella di Montebelluna. Ilsecondo sistema di faglie è dis-posto invece secondo la dire -zione WSW – ENE: vi apparten-gono la flessura Bassano-Valdob-biadene-Vittorio Veneto, la lineaLonghere–Fadalto-Cadola, la fa -glia del Quartier del Piave, le li-nee di Sarone e di Aviano e più asud quella di Sacile.La strutture tettonica locale, valea dire la disposizione della faglie«attive», viene rappresentatanel lo schema seguente (cartinan. 2). La cartina evidenzia ancheco me l’alta pianura trevigiana as -sieme alla zona collinare e a quel-la prealpina si trovino attual-mente in fase di lento sol le va -mento; al contrario della bassapianura dove si sta registrandoun altrettanto lento abbassamen-to del suolo. Trattasi di fenomeni che nonsfug gono agli strumenti di mi su -ra. Essi testimoniano l’esistenza didinamiche geologiche presentisotto i nostri piedi e in grado dilasciare il segno sul territorio. I movimenti della superficie ter-restre, sia quelli lentissimi cheportano alla formazione delle ca -te ne montuose, sia quelli istanta-nei che generano i terremoti,sono fenomeni del tutto naturaliche si ripetono con una certa fre-quenza in porzioni ben determi-nate e ormai ben note.L’uomo non è ancora capace diprevedere l’istante in cui un ter-remoto colpirà nuovamente unterritorio. Sa però che esso primao dopo si ripresenterà nei me -desimi luoghi, e soprattutto devesapere che dal terremoto ci si puòdifendere e che i danni possonoessere ridotti al minimo purchéper le costruzioni siano scelti luo -ghi sicuri e vengano applicate lenorme antisismiche previste dallevigenti normative di legge.

ANTONIO DELLA LIBERA

18 INSIEMECON FIDUCIA

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1. faglia di Montebelluna2. faglia di Nervesa3. faglia di Pedeguarda4. linea di Montaner5. faglia di Caorle6. linea di Bassano · Vittorio Veneto7. linea di Longhere · Fadalto · Cadola8. faglia del quartiere del Piave9. linea di Sacile

Cartina numero 2

CONSORZIO

INCONTRO CON «LA MARCA» DI ODERZO

fra cantine

Il fatturato dello scorso anno si èaggirato intorno ai trentaquattromilioni di euro, frutto del lavoroche ha pesato sul mercatointernazionale per il 58% mentreil rimanente ha interessatoil mercato interno. Sono questi i dati più significativiche oggi caratterizzano il lavorode «La Marca vini e spumantisca», azienda vinicola di Oderzoche raggruppa dieci cantinesociali della Sinistra Piave,operanti in un territorio che vadalle pianure della Bassa allecolline del Soligo. Se poivogliamo entrare nel dettaglio,dobbiamo dare corpo a oltrecinquemila viticoltori chelavorano a vigneto più disettemila ettari e che produconoannualmente un milione etrecentomila quintali di uve.I dati, come un biglietto dipresentazione, vengono sciorinatidal dr. Valerio Cescon, daquindici anni Presidente di questacooperativa che prontamente cichiarisce che «sì, i dati sulla

quantità hanno la loroimportanza perché rappresentanoil lavoro di migliaia di viticoltori,ma non bisogna dimenticare chetutto questo viene inquadratoin quella ricercata qualità conla quale siamo presenti econosciuti sul mercato nazionalee internazionale».Nata nel febbraio 1968 conla funzione di aziendaimbottigliatrice per le cantineassociate, La Marca si è subitodata una struttura produttivatra le più efficienti e moderne allaquale tuttora si fa riferimento siadal punto di vista viticolo cheenologico: il tutto è indirizzatoalla ricerca continua dei processidi qualificazione del prodotto.L’azienda ha saputo muoversinei mercati nazionale edinternazionale con specificheazioni promozionali dando spazioa una visibilità che si è identificatafortemente con il territorio doveopera e produce.«I nostri prodotti – confermaCescon – sono espressione di

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una consolidata esperienza cheda oltre quaranta annili caratterizza per sapore,profumo, tipicità. Il consumatoresa che compra, insieme aun prodotto che non si snaturanelle diverse annate, anchel’attestato di un lavoro altamenteprofessionale e connesso contutto un territorio a grandevocazione vinicola. Sono valoriaggiunti a garanzia di unaproduzione autenticamentetipica».L’azienda in questi anniha palesato grandi capacità diadattamento ai gusti e alle modedel mercato perché, come cispiega Cescon, «oggi non è più ilproduttore a indirizzare il mercatobensì il consumatore con le sue

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RIO scelte e le sue tendenze».

Accanto ai classici bianchi e rossi,in catalogo troviamo i vinid’annata doc per il consumoquotidiano e i vini frizzanti igt,gradevoli e profumati, esaltati dabollicine create dallafermentazione naturale, ottimianche come aperitivi oltre che dapasto. Ma la costanteinnovazione si è manifestata conil puntare, fin dagli inizi, sullagamma degli spumantiselezionando le migliori uvedell’area. E spumante vuol diresoprattutto Prosecco, vino digrande appeal, il cui consumo hatoccato negli ultimi decennivertici impensabili, tanto che delvitigno si è allargata l’area dicoltivazione. «Noi – conferma

La parolad’ordineè tradizione einnovazione

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Cescon – ci siamo imposti dicommerciare un Prosecco cherappresenti degnamente il nostroterritorio».Meritano di essere menzionati ilProsecco Cuvee Doc e il Proseccodi Conegliano ValdobbiadeneDoc Spumante Extra Dry.Entrambi ottenuti con il metodoCharmat, sono indicati per le piùsvariate occasioni di consumo,dall’antipasto ai piatti di pesce,risotti, formaggi e dessert.Il primo, caratterizzato da un fineperlage e da una vivace acidità,si distingue per una moderatacorposità e una equilibratasapidità, mentre il secondoseduce per i sentori vinosi eil sapore gradevolmenteamarognolo. L’azienda puntamoltissimo su questi duespumanti: nel canale Ho.Re.Cavengono presentati con unpackagin tendente a confermareuna immagine fresca e giovane.In definitiva dunque l’attivitàproduttiva de «La Marca»continua sulla linea dellatradizione/innovazione con una

particolare attenzione al rapportoqualità-prezzo; rapporto ritenutoottimale e che ha consentitoil consolidamento dell’azienda inItalia e all’estero. In camponazionale anche per il 2009 vieneconfermato il trend relativamenteai vini frizzanti e, in particolare,agli spumanti, dovuto in granparte alle performance positivedel Prosecco doc e igt. Il mercatoeuropeo, seppure in unmomento di criticità economica,ha dato risultati incoraggianti«anche in virtù di appropriatestrategie sulla qualità dei prodotti

e sui servizi ai clienti». Lo sboccoeuropeo più rilevante èrappresentato soprattutto dallaGermania, mentre gli Stati Uniticostituiscono, in campointernazionale, l’obiettivo su cuil’azienda punterà nei prossimianni, in modo particolare con ilProsecco Spumante.A conclusione chiediamo aValerio Cescon come è andata lavendemmia del 2009: «Buona equindi incoraggiante peril proseguimento del nostrolavoro e il raggiungimento degliobiettivi che ci siamo proposti».

Il nostro giornale ha raggiuntouna tappa importante:il 50° numero.In occasione di questa scadenzail Consiglio di Amministrazione diBanca della Marca, per daremerito anche ai primi destinataridi «Insieme con Fiducia»,ha voluto ricordare i Soci cheda più anni hanno aderito allanostra Cooperativa di Credito.È un segno di gratitudine versocoloro che hanno creduto sinda giovani al progettodei Soci Fondatori e lo hannoportato avanti con i risultati cheoggi conosciamo.Queste persone sono state esono tutt’ora una testimonianzadi quanto sia importante,attraverso la Banca del territorio,contribuire alla crescitadell’economia localeche garantisce poi sicurezzaeconomica alle famiglie.Oggi Banca della Marca èun soggetto importante perl’economia delle imprese edelle famiglie di buona partedella provincia di Treviso edi tanti comuni del pordenonese,un ente fedele ai valori edai principi indicati oltre110 anni fa da don Possamai,uno strumento che ha permessoal nostro territorio di riscattarsie di crescere. In tutto questoil grande merito spetta ai Soci ein particolare a quelli che hannoraccolto tanti anni fa il testimonee lo stanno trasmettendoalle giovani generazioni.

MARIO MENEGHETTI

i nostri SOCI DA OLTRE 50 ANNI

Giuseppe RosolenGiuseppe GrandoAntonio RuiCipriano ZaninIsidoro RuiLino ValacchiGabriela ValacchiAntonio Tomè

Socio da 58 anniSocio da 55 anniSocio da 53 anniSocio da 53 anniSocio da 52 anniSocio da 52 anniSocio da 51 anniSocio da 51 anni

SOCI DA OLTRE 40 ANNI

Livio MiglioriniTeresa BenedetDanilo CarletAngelo PosoccoMario FolegottoNazzareno Da ReCaterina BizPaolo FavrettiVirginia PessotMaria Augusta RoderGiovanni BizCarlo BarbarescoCarlo Da RosNarciso BenedetRoberto BotteonErnesto PessottoFranco Botteon

Socio da 47 anniSocio da 47 anniSocio da 47 anniSocio da 47 anni Socio da 46 anniSocio da 46 anniSocio da 46 anniSocio da 45 anniSocio da 45 anniSocio da 45 anniSocio da 44 anniSocio da 44 anniSocio da 44 anniSocio da 43 anniSocio da 43 anniSocio da 42 anniSocio da 41 anni

Tiziano GrandoPiergiuseppe BassoValerio Da ReSergio FontanaPietro GrandoGiuseppe PosoccoMario SusanaDuilio RuiAntonio PalùMario AllegranziGiorgio CadamuroEugenio FaèRemo PolleselAdolfo SandrinPaolo PessottoFranca BenedettiGiuseppe BredaLoris ButtignolAndrea CeschelLeonello Da ReRita Da ReRino GottardiMirella RuosoAngela VisentinEzio AllegranziGiovanni ButtignolPietro Della LiberaLucio Del PuppoGiovanni Paolo FerracinMaria PessotAnna Teresa PiancaFlavio PiccoliLuciano SalvadorMaria Grazia Salvador

Socio da 37 anniSocio da 36 anniSocio da 36 anniSocio da 36 anniSocio da 35 anniSocio da 35 anniSocio da 35 anniSocio da 35 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anni

Francesco SonegoGiuditta SonegoDino BrunettaGlicerio BrunettaIgino BrunettaUmberto BrunettaLoretta ButtignolGian Pietro CovrePatrizia Da RePaolo GaletMario MichielinFrancesco PiancaElvio RossiSilvio RuiSilvio TomèNello BassoDanillo BattistellaRita BorghelotGina BortolinGuido MazzaMario PosoccoMaria SonegoRita MichelinIvana BotteonAdriano Dal MasGiorgio RupoloAntonio BottanFranco TavianGiuseppina BarbarescoGiuseppe CarletElda FurlanGiuseppina PaolinPietro Rigo

Socio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 32 anniSocio da 31 anniSocio da 31 anniSocio da 30 anniSocio da 30 anniSocio da 30 anniSocio da 30 anniSocio da 30 anniSocio da 30 anni

Soci anzianiSOCI DA OLTRE 30 ANNI

Banca della Marca apre un altrosportello a Conegliano, in viaLourdes 33/c, dopo le filiali di viaMag gior Piovesana e di Parè.La nuova presenza del CreditoCooperativo si colloca in pienocen tro di un popoloso quartiereche si è sviluppato in modo co-stante, dagli anni ‘50 del secoloscorso fino ad oggi. In quell’epo-ca la città finiva a borgo Allocco,l’odierna via Cavallotti. Poi c’erala salita dei Pascoli che portava alcastello ed a Costa. La stradaver so Tarzo vedeva alcuni inse-diamenti produttivi come la dittaPradal, abitazioni di architetturarurale come le case Biral, o – piùavanti – le case Sossai. Stradabian ca, dove transitavano carriagri coli e biciclette.Nel 1948 arriva da Francenigomons. Carlo De Nardi, insigne fi-gura di prete e di pastore, oggise polto nella chiesa di Lourdes.Mons. De Nardi trasferisce inque sta zona la sua opera di assi-

stenza e formazione delle donneche dal Veneto andavano in giroper l’Italia a servizio, per garantir-si una vita dignitosa e per aiutarela famiglia a casa. È il primo nu-cleo di quella che diventeràl’Ope ra Immacolata di Lourdesam pliata nel 1961 e poi ancoranel 1991, ristrutturata nella partesto rica pochi anni fa ed oggi unadelle residenze per anziani ope-ranti nel comune di Conegliano.Nel 1950 nasce la parrocchia diLour des, che acquisisce tutta lapo polazione di «Costa bassa» fi-no a Bagnolo. La sede è una pic-cola cappella, ma mons. De Nardinel 1954 darà vita – su progettodi Riccardo Bertoja – alla nuovachiesa, contenente anche una ri-produzione della grotta di Lour-des oltre ad un bell’altare conun’opera pittorica di Pino Ca -sarini. La crescita industriale dellacittà, negli anni ’60, vede la ne-cessità di dare risposte abitativeai ceti popolari, ma progressiva-

mente anche a commercianti, ar-tigiani, impiegati, lavoratori deiservizi e del terziario, professioni-sti, imprenditori. In via Antoniaz-zi, accanto alle storiche case po-polari, le cooperative Acli costrui-scono case per lavoratori, mentrepiù a nord, arriva lo sviluppo ur-bano caratterizzato da condomi-ni lungo la strada principale e ca-se uni o bifamiliari nelle retrovie.Verso la collina l’edilizia è più re-sidenziale e vi si insediano im-prenditori, commercianti, artigia-ni, liberi professionisti.Negli anni ’70 nascono le scuolematerna ed elementare statali.Negli anni ‘80, si realizza il vastocomparto abitativo di via Bache-let negli spazi lasciati liberi dalleaziende che escono dalla città.Tra via Lourdes e via Bachelet na-sce quella che vorrebbe essereuna piazza del quartiere: qui siapre la nuova filiale di Banca del-la Marca. Poi arrivano i giardinivi cino alla località «al Moro», laINSIEME

CON FIDUCIA24

a Conegliano UNA NUOVA FILIALE

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NEL QUARTIERE LOURDES

Particolare del quartire Lourdes con il fiume Monticano in primo piano.

La presenza e il ruolo di Bancadella Marca nel tessutoeconomico e sociale delconeglianese ha avuto unnotevole incremento nel corsodegli ultimi dieci anni. In questianni la Banca ha attivato una fittarete di collaborazioni conl’amministrazione pubblica, conl’Ulss 7, con le associazioniimprenditoriali, artigiane ecommerciali, con il mondodell’associazionismo e delvolontariato locale.

palestra di via Antoniazzi, le pisci-ne del Colnù e la nuova bretelladi collegamento con Monticella.Nel frattempo San Pietro di Felet-to si espande in via Cima a ridos-so dell’area Sossai, e realizzandoinsediamenti abitativi intensivi at-torno alla parrocchia di Bagnoloil cui centro abitato è oggi untutt’uno con il quartiere Lourdes.A mons. De Nardi, pioniere diquesto quartiere, sono succedutidiversi parroci. Oggi le due par-rocchie di Lourdes e di Bagnolo

si avviano ad avere un unico par-roco in don Pierluigi Cesca, dopogli intensi anni di don LorenzoGarla.La nuova filiale di Banca dellaMarca avrà un bacino potenzialerivolto a diversi quartieri dellacittà: centro storico, Costa, Lour-des, Colnù, Calpena ed Ogliano,Monticella fino a Bagnolo, Man-zana ed oltre.Una popolazione di oltre diecimi-la abitanti, formata da famiglie,attività commerciali, studi profes-sionali, aziende agricole, labora-tori artigianali, servizi alla comu-nità come la vicina «La NostraFa miglia». Una popolazione di-namica attiva in tante associazio-ni (dal «Calcio Lourdes» al circo-lo Anspi, dai volontari della casadi riposo al coro «Settenote»),fatta di famiglie che hanno mes-so radici in questo territorio.Una Banca formato famigliaquin di, sia perché il «progetto fa -mi glia» la caratterizza, sia perché

la dimensione prima del suo ope-rare in questa nuova realtà saran-no le famiglie e le attività chedalle famiglie trovano linfa e vita.Nel cuore del quartiere, in quellache vuole essere una piazza, unluogo di incontro, Banca dellaMarca apre le sue porte per con-tribuire a costruire relazioni trafamiglie, tra operatori dell’econo-mia e del sociale, tra costruttoridi comunità autentica.

SERGIO DUGONE

Terzo sportello

In questo lasso di tempo,un numero crescente di famigliee di imprese ci ha dato fiducia enoi abbiamo cercato di ripagarlafornendo prodotti e servizibancari competitivi, ricercando

Casa di Riposo Immacolata di Lourdes.

La chiesa parrocchiale del quartiere.

una relazione personale con laclientela, la massima trasparenzae restituendo al territorio unaparte importante del valoreaggiunto generato. La nostra filiale di Conegliano,

NELLA CITTÀ

La nuova filiale di via Lourdes a Conegliano.

26 INSIEMECON FIDUCIA

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Beata Maria PiaL’URNA DELLA A FIANCO

DELLA CHIESA DI SAN FIOR

Dopo la beatificazione dellamadre Maria Pia Mastena,fondatrice delle Religiose delSanto Volto, avvenuta a Roma nelnovembre del 2005, si è subitopensato a una sistemazionedefinitiva delle sue spoglie.La sede non po teva non essereche a San Fior, dove la figuradella madre fondatrice è tuttoraviva per l’umanità di cui hasaputo far dono a quanti l’hannoavvicinata, particolarmente

i bambini, le famiglie, i gio vani egli ammalati. L’incarico di progettare unaadeguata sistemazione dellespoglie è stato affidato allo StudioP&C Engineering s.a.s. di Saccondi San Vendemiano, nella personadell’architetto Susanna Masetche l’ha individuata nello spaziodella cappella di Sant’Antonio daPa dova, annessa alla attualechie sa di San Fior dedicataa San Gio vanni Battista.

sita in via Maggior Piovesana, havisto crescere la propriaoperatività in modo esponenzialenel corso del tempo,costringendo la Banca ad unintervento di ampliamento alcunianni fa, seguito poco dopodall’apertura di una nuova filialein località Parè. Queste iniziativehanno avuto un ulteriore effettopositivo ed oggi la Banca hadeciso di effettuare un rilevanteinvestimento strategico cheprevede la quasi contemporaneaapertura di due filiali all’internodel perimetro cittadino diConegliano: una sita in viaLourdes, con inizio dell’operativitàda metà ottobre, ed una nelcentralissimo viale Carducci, conapertura prevista per metàdicembre.La nuova filiale è situata

all’interno di un complessoresidenziale e commerciale, conampie disponibilità di parcheggioper facilitarne la raggiungibilità.Gli spazi interni sono stati allestitirecuperando lo stile e le soluzionitecniche utilizzate nelle ultimeaperture, soluzioni che hannolargamente incontratol’apprezzamento della clientela.Colori, materiali usati e utilizzodegli spazi, tutto è stato pensatoper favorire l’accoglienza delcliente e per servirlo confunzionalità ed efficienza. Ancorapiù importante è però la qualitàdelle persone che verranno postea presidio della nuova filiale e alservizio della clientela. Com’ètradizione per Banca della Marcale risorse individuate sono deigiovani, già presentinell’organico, che si sono messi

in evidenza per capacitàprofessionali e relazionali. Bancadella Marca infatti da semprecerca di favorire le persone validepresenti nel proprio orga nico,creando occasioni di sviluppoprofessionale e di progressivaassunzione di sempre mag gioriresponsabilità.La crescita di risorse sviluppateall’interno permette infattidi esaltare quelle caratteristichedi professionalità, disponibilità,vicinanza al cliente e grandecortesia che l’azienda vuolerimarcare come propri elementidistintivi e che in questi annihanno così fortementecontribuito allo sviluppoarmonioso di questa ormaistorica Banca di CreditoCooperativo.

LUCA PIN

27INSIEMECON FIDUCIA

Sarà inseritain una restaurata

cappellacon ingresso esternoe con quello interno

dalla chiesa

La cappella, residuato dell’anticapieve, è in disuso ormai da anni,da quando al l’ini zio del secoloscorso venne costruita l’attualechiesa inglobandonela precedente e cambiandoneradicalmente l’orientamento(da est-ovest a nord-sud).Si escludeva così dall’ambienteprincipale questo spazio chediveniva luogo a sé stante,mentre un tempo esso costituival’ingresso della vecchia pieve.Proprio di fronte a quest’anticafacciata, la tradizione vuole che sicelebrassero i battesimi conl’acqua del vicino torrenteCodolo: uno spazio sacro esternoai mu ri della chiesa ma internoallo sconfinato universo dellacomunità cristiana. Da quidunque l’idea di ripensareil vuoto che cir conda ilcomplesso, facendo riemergerela natura di questo luogo, i segni,le tracce, immaginandola pavimentazione come unterreno appena arato dove poterancora seminare i fondamentidella fede e far crescerequell’idea del sacro che rincorrel’uomo d’oggi. Con la posa delle spoglie dellabeata Maria Pia, la vecchiacappella di Sant’Antonio potràquindi di nuovo essere luogo dipreghiera e, nello stesso tempo,un punto focale per ritrovare quellegame storico che unisceindissolubilmente la comunitàreligiosa con gli antichi luoghi

dove essa si è formata.La cappella sarà indipendenteseppure unita alla chiesaparrocchiale, la sua fruizionepotrà avvenire direttamentedall’interno della chiesa oppuredall’esterno tramite il suggestivoportale rinascimentale. All’interno– a pianta quadrata con grandiarchi alle pareti, il tetto a capriatee la pavimentazione in pietra viva– troveranno spazio un altarebarocco, la statua diSant’Antonio a memoriadell’originale intitolazione,l’ambone a destra dell’altare,

il crocifisso, i banchi e,naturalmente l’urna del la BeataMaria Pia, posta al centro diun grande arco, immediatamentepercettibile dall’ingresso. La suggestione più profonda saràcostituita da una ricomposizionedel volto della Sacra Sindonenel momento della preghieraintorno all’urna, visibile sulparavento d’in gresso, a distanza:una indimenticabile visione che siispira a quella realizzata da MarioBotta per la nuova chiesa diTorino.

S.M.

Particolare della statua della Beata Madre Mastena, sullo sfondo la facciata dell’antica parrocchiale di San Fior.

28 INSIEMECON FIDUCIA

Nella pagina accanto.1. Preparazione degli ingredienti.2. Versamento degli ingredienti nel paiolo.3. Versamento del sapone liquidonella cassetta-stampo.4. Taglio del sapone in pezzi.

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IL SAPONE

IL SAPONEPRODOTTO IN CASA CON ALTRI DETERSIVINATURALI

della nonnaLa famiglia contadina d’un tem-po era patriarcale, estesa e an-che autarchica, più per necessitàche per scelta: per volontà so-prattutto dei padroni doveva es-sere strutturata gerarchicamente,quindi comandata e diretta daun capo, al parón de casa; perga rantire forza lavoro e quindipos sibilità di permanenza e con-tinuità in uno stesso luogo, ci vo -levano numerose braccia, soprat-tutto maschili; infine, per garan-tire la sopravvivenza ai numerosicomponenti, era necessario prov -vedere in modo autonomo a de-terminate necessità di tipo ma-teriale.Una di queste necessità era an-che il bucato e quanto serviva perla pulizia e la manutenzionedell’ab bigliamento e della bian -che ria personale e di casa; dique sto si è già parlato, concen-trando l’attenzione sul ranno, lis-sìva, cenere bollita usata comede tergente per la lìssia, senza

soffermarci sull’altro elemento in-dispensabile, il sapone, anch’es soprodotto artigianalmente in casa.Per fare il sapone, se esisteva lapossibilità economica, si acquis-tava alla bottega del paese o alladrogheria del centro più vicino lamateria prima, cioè al séo, gras-so bovino o ovino, ma spesso ve -nivano usati scarti di carne di an-imali sia macellati sia morti permalattia, come ad esempio legal line, che purtroppo morivanosovente a causa della peste deipolli.Gli ingredienti che servivano perla saponificazione degli scartiani mali o dell’apposito grassoera no la pece greca – a volteperò si usava anche la resina dipino – l’allume di rocca e la sodacau sti ca. E per ottenere saponeprofumato, si aggiungevano fioridi lavanda, foglie d’alloro o altrepiante aromatiche. Il tutto, me -scolato insieme, veniva versatoin un paiolo con acqua, in rap-

E se féa ancaal saòn...‘ ’

legna da sotto il paiolo. Si facevaanche molta attenzione ai bambi-ni che si aggiravano per il cortile,perché non si avvicinassero al fuo-co, rischiando di scottarsi.Ottenuto il sapone allo stato li -qui do, che assumeva una tintatra il marrone chiaro e il ceneri-no, lo si versava ancora bollentein una sorta di stampo apposita-mente costruito sul piano di untavolo o in una cassetta di legno,profonda circa dieci centimetri,in modo da ottenere una tavolet-ta di sapone da cui ricavare poipezzi omogenei di peso e misuraprestabiliti e funzionali all’uso.Subito dopo, con un coltello, siprocedeva al taglio dei pezzi, chevenivano successivamente di stri -buiti ai vari nuclei della gran defa miglia, i colonèi, in propor zio -

porto uno a uno, cioè un chilodi grasso od ossi e un litro d’ac-qua, e fatto bollire per circa dueore. Durante l’ebollizione, si me -scolava senza sosta con un bas-tone, fino alla completa liquefa -zione dell’amalgama e al rag -giun gimento di una giustaden sità, verificabile osservandoquella sorta di filamenti che siformavano sollevando il bas-tone: «... se l missiéa fin che l ti -réa le sbèreghe...» (Fratta di Ca -neva). Era un lavoro che richiedeva pa -zien za, costanza e anche moltaattenzione, per evitare che l’amal -gama si attaccasse al fondo delpaiolo. Quando la fiamma delfuo co era troppo forte, e c’eraquindi il pericolo che il saponetracimasse, si toglieva parte della

ne al numero dei loro membri.Qualche anno fa, in un paese delcomune di Cesiomaggiore, nelFel trino, un gruppo di persone,per lo più donne, coordinate daun’associazione culturale localedenominata «Comitato per Pullirnel terzo Millennio», ha ripristi-nato ed eseguito in pubblico ilbu cato tradizionale e anche laproduzione casalinga del sapone.Il successo è stato grande, tantoda indurre il gruppo a riproporrel’operazione in occasione di nu-merose feste e manifestazioniculturali. A questo si riferisconole immagini che qui riportiamo.Un cenno va senz’altro fatto adaltri modi empirici di pulire e la -vare tessuti, stoviglie, pavimentie anche... qualche parte del cor-po, come i capelli e i denti e inparticolare al tipo di detergentiusati, quasi sempre recuperatiautonomamente.L’operazione più frequente – al-meno due volte al giorno – era illavaggio di piatti e tegami conacqua e farina di granoturco;quest’ultima, unita a quel mini-mo di resti di cibo che rimanevaattaccato al fondo dei piatti, cos-tituiva poi un ottimo alimentoper il maiale, le famigerate lava -dhure, entrate anche nel «be ne -volo» insulto rivolto soprattuttoai bambini che si sbrodolavanoman giando: bruto porthèl da la -va dhure! Per meglio sgrassare itegami si aggiungevano anchealcune gocce di aceto.Chi pensava anche alla pulizia deidenti non ricorreva certo a pastadentifricia, che nelle campagnenemmeno si sapeva cos’era, maa lucidanti più a portata di mano,come le foglie di salvia da sfre-gare energicamente sulle paretidentarie, che acquistavano cosìun colore bianco brillante.Il ranno, la lissiva, dopo il bucato,veniva invece usato per lavare ipa vimenti, ma anche i capelli,che così diventavano molto luci-

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Bambini che giocano agli indiani,con arco e frecce, sulle rive delMonticano oggigiorno non se nevedono più. Ed è forse questala ragione principale del difficilericambio generazionalelamentato dalla Compagnia degliArcieri del Castello, storicaassociazione nata 30 anni fa daun gruppo di amatori del tiro conl’arco. Passione che, loro sì,avevano avuto modo di scoprireda piccoli, nei lunghi pomeriggid’estate, sugli argini del corsod’acqua cittadino, quandole playstation, i telefonini, l’iPodesistevano solo nella fantasiadegli scrittori di fantascienza.A ben vedere tutte le grandiavventure sono figlie del sogno diun cuore bambino. E la storiadegli Arcieri cone glianesi non faeccezione. A fondare la società, nel 1978,

fu rono un gruppo di bambinidiventati adulti, amici tra di loro,quali Emmanuele Sigalotti(attuale segretario), FeliceRilampa (attuale vicepresidente),Sergio Zor zenon, StefanoVettorello, Clau dio Battistella(oggi presidente onorario),Giò Gualandi. Ben presto la Compagnia – cheoggi conta circa 40 iscritti ed èpresieduta da Massimo Motta – sirese conto che poteva tentarela carta agonistica e iniziò adallenarsi duramente. L’affiliazionealla F.I.T.Arco (FederazioneItaliana Tiro con l’Arco) fu unospro ne importante. E a premiaregli forzi di atleti e dirigenticominciarono presto a fioccarerisultati importanti. Il coneglianese Amedeo Pagotto(che poi, con rammarico dellasocietà, rinunciò a vestire la

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Tiro con l’arcoARCIERI DEL CASTELLO

di. Si trattava, comunque, di untipo di schampoo non proprioadatto a cute delicata, come ri -sulta da qualche testimonianzadi esperienza diretta: «al te bru -séa anca i sentimenti!».Quando, poi mancava anche ilsapone casereccio, qualche don-na si ingegnava a lavare la bian -che ria sfregando le parti più spor -

che con creta raccolta ai bor di delfossato presso cui si tro vava, ge -ne ralmente per risciacquare, main caso di necessità anche per la -vare.Per concludere, sembra di poteraffermare che queste realtà testi-moniano lo stato di difficoltà etalora anche di miseria in cui sitrovavano un tempo le famiglie

delle nostre campagne, ma, nellostesso tempo anche il loro inge -gno nell’inventare mezzi e meto-di per far fronte alle difficoltà eriu scire a sopravvivere con le ri -sorse a disposizione, proprio se -con do il detto: Toca far la polen-ta co la farina che se à!

CARLO ZOLDAN

maglia «azzurra») fu consideratoper un certo periodo il più fortetiratore in sede regionale e trai migliori in ambito italiano.Altre due «glo rie» della societàsono Claudia Canali e il maritoEzio Luvi set to, entrambi chiamatia far parte della squadranazionale: Clau dia partecipòall’Olimpiade di Atlanta (1996),ai Campionati del Mondo aVictoria e ad altre manifestazioniinternazionali come i WorldGames in Corea e a varicam pionati europei, imponendosinella parte alta della classificamondiale. Non da meno Ezio, chepartecipò alle Paraolimpiadidi Barcellona (1992) e di Atlanta,al campionato del mondo a Sto keMandeville e a vari campionatieuropei per disabili, stabilendoalcuni prestigiosi record delmondo nella sua categoria.Da non dimenticare anche alcunimemorabili risultati di squadra,come quando nel 1986 la societàco ne glianese si piazzò terza aiCam pionati italiani al chiuso diReggio Emilia. Grazie agli Arcieri del Castello,Conegliano ospita da molti annidue competizioni interregionali,organizzate dalla Compagnia anovembre e febbraio e divenuteormai tappe obbligate per l’inte romovimento arcieristico. Si trattadi due gare al chiuso, a 18 e 25

metri, che richiamano ogni voltaoltre 200 partecipanti. «Il tiro con l’arco è uno sport cherichiede molta concentrazione,scarica i nervi e dà una certafeli cità» dice Felice Rilampa, unadelle colonne portanti dellaSocietà, che ha «vissuto»l’evo lu zio ne delle freccedal legno, all’alluminio, finoall’odierno carbonio. E questa felicità gli Arcieri delCastello hanno ancora voglia diviverla e di trasmetterla.Perciò, da ottobre ad aprile, ognimarte dì e giovedì, dalle 21 alle23, si allenano in palestra Stadio.Con la bella stagione, si spostanoinvece all’aperto presso il campoattrezzato di Ramera di Marenodi Piave, in via Galilei.E naturalmente organizzano corsi

di tiro con l’arco. «Il fatto cheoggi ci siano pochi giovani che siappassionano a questo sport –pun tua lizza Rilampa – è dovutoanche alla mancanza di strutture.Non potendo tenere dei corsi alpo meriggio, perché la palestra èoccupata, è impossibile avvici narei ragazzi. Inoltre, il progettoori ginario della Zoppas Arenapre vedeva uno spazio all’apertoper il tiro con l’arco, che poi però

non è più stato realizzato». Un problema, quello dellamancanza di spazi adeguati,sentito da molte altreassociazioni e società sportiveconeglianesi, che attendono daannila promessa Casa delleAssociazioni. Un appello che,si spera, non resti ina scoltatoancora troppo a lungo.

FRANCESCA NICASTRO

Tutte le grandiavventure

sono figlie del sognodi un cuorebambino

anzianianzianiR A C C O N T A N O

I N O S T R I

Il caffè, ai miei tempi, era tenuto come na medesimae faceva parte, in genere, del comarez cioè di queiregali che la santola portava alla puerpera nella suaprima visita. In moltissime case non esisteva proprio;molta gente è invecchiata senza farne uso.C’era bensì in altre case la bala par brustolar ‘l cafè,un arnese che se ne stava appeso vicino al focolare.Si comprava il caffè crudo e poi lo si faceva tostaresulla fiamma viva con movimenti precisi, direi rituali,che consistevano nel far ruotare ritmicamente la balae nello tempo scuoterla ogni tanto dopo averla toltadal fuoco. Addetta a questi compiti era la donna dicasa: teneva le estremità dei lunghi manici con unasorta di solennità e di beatitudine dipinta sul visoe poi, al momento opportuno, su un pezzo di cartaprecedentemente steso sul tavolo della cucina, aprivaun fessura nella bala facendo cadere alcuni graniper vedere se il caffè era brusà al punto giusto.Doveva diventare color tonaga de frate e non dovevadar fora l’oio.Quante volte ho visto fare questo lavoro da Teresina!Lei era veramente una delle poche che lo facesseregolarmente ogni settimana. Teresina, che abitavain una bella casa in Campedei, frazione del Comunedi Trichiana, era molto affezionata alla mia mammanon tanto per aver servito a suo tempo in casa di miononno quanto per aver trovato in lei conforto eappoggio nelle sue disgrazie, soprattutto nellascomparsa in guerra del marito e nella mortedel figlio giovanetto. Così, quando incominciai a farscuola in Campedei (correva l’anno 1938) la miaamicizia con Teresina sorse spontanea ed io sentivodi fare un po’ di bene ogni volta che andavo a

trovarla: la mia presenza la distraeva e la consolava,forse anche l’inorgogliva un poco.Ho di Teresina un quadro indimenticabile: lei conil suo fazzoletto legato strettamente dietro la testa,il suo vestito, la sua traversa di rigatino che si tendevasulla figura sottile, lei che chiacchierava con mementre il caffè veniva opportunamente trattato.Rivivo la sua voce un po’ acuta, il tintinnio ovattatodel caffè mentre l’aroma invade la cucina ancorprima che io veda sul tavolo il piccolo monticellobruno fumante. Mi sento ancora invadere dal ricordodolcissimo di quel tiepido benessere e dal rimpiantodi non trovare più quel senso di appagamento edi pace.Poi Teresina macinava il caffè col suo masnin elo conservava in un vasetto di latta litografata su cuispiccava, scritta in gotico, la parola caffè.In un vasetto analogo conservava lo zucchero,annunciato da una analoga scritta.Il caffè era il minimo che lei mi offrisse quandoandavo a trovarla. Lo faceva in un caglierin di ramenero all’esterno, lucidissimo all’interno, cheappendeva alla catena del focolare come tuttele altre pentole; un allegro fuoco di legne fine facevarapidamente bollire l’acqua in cui c’erano i fondi.Allora ritirava il recipiente dal fuoco, aspettavaqualche minuto perché si schiarisse, passava quindiil liquido nella cogoma, risciacquava il caglierin dopoaver buttato via i fondi, rimetteva l’acqua dallacogoma al caglierin, ne aggiungeva ancora perriempirlo e infine lo riappendeva alla catena. Allora cominciava la preparazione rituale dellabevanda. Teresina appoggiava un piede sul larincurvandosi un poco per non battere la testa controla capa, versava due o tre cucchiai di polvere di caffènel pentolino appena l’acqua bolliva e poi stava lìpronta a sorvegliare; una mano protetta da una pezareggeva il manico del recipiente e l’altra manovravail feret, un lungo e sottile bastoncino di rame cheserviva per mescolare il liquido durante l’ebollizione.Io osservavo quel muoversi avanti e indietro eascoltavo i suoi commenti: «Ghe ol che ‘l boie, mano massa. Al ha da gner su sete olte… se te ol che‘l gnene bon!».Chissà se mentre preparava il caffè recitava anchequalche formula magica! Io so che era molto buono,scurissimo, migliore di quello che si faceva allora acasa della mia mamma con la «Napoletana» e tale danon poter essere minimamente confrontato conquello che si fa ora con la Moka. Teresina me neserviva un tazzone da caffelatte quasi pieno, e iolo bevevo con vera voluttà. Ogni volta mi chiedeva:«Vutu an cin de sniapa?». Al mio rifiuto replicava:«Ma na ioza la te faree ben satu! La te para do elmagnar e la te para fora al pret!». Lei sì ci mettevala sniapa, a volte un bel goccione abbondante ecredo che questa fosse una delle cose che l’aiutavanoa farsi coraggio.

ADELE DA BROI

DI TERESINA

il caffè

Sono stati completati questaesta te i lavori di restauro dell’ora-torio di sant’Elena a Bavaroi diOrsago, un edifico settecentescoseriamente danneggiato qualcheanno fa dallo sfondamento diuna parete laterale causata dellosbandamento in semicurva diun’auto mobile. L’automobilistarima se miracolosamente illesomentre l’oratorio subiva notevolidanni anche all’interno e dovevaessere prontamente puntellatoper evitarne il crollo. Posto sull’antica strada dei Bava-roi, l’oratorio di sant’Elena è cer-tamente plurisecolare, molto pre-sumibilmente coevo alla conti-gua cinquecentesca villa Carli,ora Grumati, ed è sempre rima-sto di proprietà privata. La primanotizia riguardante la chiesetta èstata rintracciata in una relazioneper la visita pastorale che il retto-re di Orsago Carlo Boatio avevapredisposto il 20 maggio 1702.Scrive infatti il sacerdote che egli

A BAVAROI DI ORSAGO

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sant’ElenaUN RESTAURO CONSERVATIVO HA RESTITUITOALL’EDIFICIO SACRO LA SUA ORIGINARIA BELLEZZA

ORATORIO DI

«ha nella medesima cura un ora-torio delli signori fratelli Ninfa etuno dell’ill.mi fratelli Carli nelliquali sono celebrate sante messea loro comodo».La data esatta di costruzione nonè stata individuata, è certo peròche nel 1719 il conte Tullio Carli– oltre a realizzare una tomba difa miglia tutt’ora esistente all’in-terno dell’edificio sacro – haprov veduto anche ad un amplia-mento e alla realizzazione di unarmonioso altare in pietra bian-ca, impreziosito da diversi inserticolorati in marmo.La facciata della chiesetta, già re-staurata una prima volta nel1999, si presenta in stile tardoma nierista con il portale d’in-gresso in pietra bianca e ai latidue finestrelle rettangolari pro-tette da grate in ferro battuto fi-nemente lavorato.L’oratorio contiene una bella palad’altare raffigurante La Madonnacol Bambino e i santi Elena e An-

tonio da Padova, attribuita a Giu -seppe Buzzi (Studena Alta 1683– San Daniele del Friuli 1769), unolio su tela di cm. 230 x 125 ca.L’attribuzione è del noto giornali-sta e studioso di storia dell’arteprof. Giorgio Mies che così de-scrive l’opera: «Il pregevole dipin-to su tela centinata che orna l’al-tare dell’oratorio di sant’Elena aBavaroi di Orsago raffigura nellaparte superiore la Madonna assi-sa sulle nubi con il Bambino in at-to di porgere con la destra lo sca-polare, che a sua volta è tenutoin mano dalla Vergine; in quellainferiore è ritratta sant’Ele na, ma-dre dell’imperatore Costantino, intutta la sua regalità con corona intesta, cappa di ermellino e colla-na di perle, reggente una grandecroce che, secondo la tradizione,ella rinvenne sul Golgota assiemeagli altri strumenti della passionedel Redentore. Contrapposto adestra compare sant’Antonio daPadova, il più famoso francesca-

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34 INSIEMECON FIDUCIA

no dopo il fondatore dell’Ordinesan Francesco d’Assisi, inginoc-chiato per terra con la destra alpetto in atteggiamento estaticodi fronte alla croce e all’appari-zione celeste, dove idealmenteha termine questa nobile SacraConversazione».«Oltre allo scapolare in omaggioalla Madonna del Carmine, il sa-crificio di Cristo sulla croce è ri-cordato dai grani rossi del rosarioche un angelo regge in alto sulladestra, contrapposto a due vispicherubini visoalati che fanno fe-sta alla destra del gruppo dellaMadonna con il Bambino, ingen-tilendo la composizione».«L’opera non è firmata né data-ta, tuttavia per delle affinità tipo-logiche e compositive riscontra-bili nei dipinti del pittore sanda-

stati smontati gli elementi ligneidel tetto e, dopo accurato tratta-mento, rimessi in opera ed è sta-to ancorato secondo il sistemaoriginale il controsoffitto. Com-pletata la fase di composizione erecupero dell’involucro storicoso no state effettuate attente in-dagini sulle finiture interne. Lepareti erano rivestite da un com-posto di intonaco marmorino.Una lettura attenta ha messo inevidenza le tracce della storia del-la chiesetta constatando comel’assetto originale nel tempo siastato modificato. La scelta dei re -stauratori è stata pertanto quel ladi non effettuare false finitureevitando cioè di ricostruire ciòche è andato perduto ma cer-cando piuttosto di dare una let-tura delle fasi di evoluzionedell’edificio.La caduta di porzioni dell’intona-co sul lato est ha messo in luce lapresenza di una porta in passatotamponata; si è ritenuto opportu-no mantenere una testimonianzavisibile di questa fase storica, la-sciando una piccola in cisionesull’intonaco a delineare la pre-senza di quest’antica apertura.Con il medesimo criterio si èoperato verso le parti di decora-zioni plastiche (tratti di cornicio-ne e lesene) crollate, evitando direalizzare delle modanature cheandassero ad imitare quelle ori-ginarie, così è stata utilizzata late cnica dell’incisione sull’intona-co a disegnare la sagoma, masenza ricostituire il volume. I la-vori sono stati seguiti dall’arch.Fabio Nassuato.L’edificio è ritornato così all’anti-co splendore e domenica 23ago sto scorso è stato riaperto alculto con una cerimonia prece-duta da una santa messa cele-brata da mons. Mario Casagran-de, parroco di Orsago.

MARIO MENEGHETTI

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L’ORATORIO CONSERVAUNA PREGEVOLE TELA DI GIUSEPPE BUZZI

nielese del Settecento GiuseppeBuzzi, ci pare di doverla assegna-re a questo poco noto pittorefriulano che l’avrebbe eseguitanel terzo decennio del Settecen-to, in un periodo in cui la sua at-tività è documentata nel Friulioccidentale, a partire dal 1725anno in cui pone la firma accan-to alla data sulla tela con la Ma-donna in gloria con i santi Anto-nio da Padova e Carlo Borromeodipinta per la parrocchiale di Sa-rone di Caneva ed ora custoditanel Museo diocesano di VittoroVeneto».I lavori di restauro conservativo edi consolidamento statico dellachiesetta erano iniziati all’iniziodi quest’anno: si è provveduto altamponamento del foro provo-cato dall’incidente d’auto, sono

Oratorio di sant’Elena posto sull’antica strada dei Bavaroi di Orsago.

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Sabato 13 giugno 2009 nelduomo di Conegliano, allapresenza delle autorità religiose ecivili, non ché di un folto pubblicofra par rocchiani, studiosi edappassionati d’arte, è statopresentato il restauro da parte dellaboratorio della coneglianeseRenza Clo chiatti Garla dellacelebre Pala dei Battuti, firmatada Cima da Co negliano e datata1493.L’intervento, eseguito unaquin dicina d’anni dopo quello diAntonio Lazzarin (lo stessorestauratore che nel 1963 neaveva curato la trasposizione delcolore su tela dalla originariatavola di sali ce irrimediabilmentedanneggiata dai tarli), si era resonecessario per rifissare il colore,dando stabilità e vivacità adun’opera che sta tanto a cuore aiConeglianesi, in vista anche dellagrande mo stra dell’anno prossimodedicata ad una artista che per un trentennio, tra Quattro eCin que cento, è stato ai verticidella pittura veneziana, rendendointernazionale la fama della suacit tà natale.Come si può tuttora in parte

leggere nel cartiglio posto sulgradino ai piedi del trono sucui sta as sisa la Vergine conil Bambino, questa SacraConversazione gli è statacommissionata dalla Scuoladi Santa Maria dei Battutidi Co ne gliano su proposta deiGastaldi Francesco Codroipo eGiovanni Della Pasqualinaclarissimi ac equestris ordinis viri.La decisione di far eseguire la palavenne presa nella riunionedel 1° gennaio 1492, mentre il 5gennaio se guen te fu stipulatala convenzio ne cum MagisteroBaptista de Co negliano pictoreeximio Ve netiis permanente;la stima di ducati 416 e grossi 12venne fatta il 5 marzo 1493,all’atto della con segna(Cfr. G. Fossaluzza, 2005 pp.9-10, e nota 2, p. 25).Di recente lo storico Marco Pitteriha reso noto un documento inbase al quale l’abitazione di Ci maa Venezia nel 1514 era nelquartiere dei pittori, in San Luca,e più precisamente nella «casetain capo la corte discoperta»,die tro la «casa da statio sul canalgrande» dei Corner Piscopia, oggi

IN ATTESA DELLA MOSTRA

del Cima

RESTAURATA

la pala

Palazzo Loredan; per chi pro vieneda Rialto, è quello che precedeCa’ Farsetti. Non sappiamo se nel1492, al momento del contrattocon i responsabili della scuola deiBattuti di Conegliano, il pittoreabitasse già in questa casetta,anche se è certo che il suotrasferimento a Venezia eraavvenuto ancora agli inizi deglianni ottanta del Quattrocentolavo rando nella bottega diGiovanni Bellini. Chi scrive èdell’av viso che la Madonnacol Bambino che ora si trova allaNational Gallery di Londra, purriportando l’autorevole firmadel maestro, spetti invece alpromettente al lie vo dal momentoche nello sfondo, a destra,compare una veduta del castellodi Co ne gliano; infatti, comeil Boschini ha os ser vato fin dal1674, il Cima «aveva per impresadi porre in quasi tut te le sueopere l’aspetto di Co negliano».Questa pratica era assaiconsolidata nelle grandi botteghedel tempo, basti pensare cheil Tiziano stesso usava apporrela propria firma soprattutto alleopere eseguite per la provincia

Gian Battista Cima, Pala dei Battuti,Sacra Conversazione (particolare), Duomo di Conegliano.

36 INSIEMECON FIDUCIA

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Centoquarant’anni di storia co -ne glianese sono indissolubilmen -te legati al suo teatro, l’Accade-mia. Il ragguardevole traguardoè stato raggiunto quest’anno edè stato celebrato, l’11 settembre,con la prestigiosa esibizione deiSolisti Veneti, con Uto Ughi alvio li no e la direzione del maestroClaudio Scimone.Era sempre di settembre, il gior -no 5 del 1869, quando il nuovotea tro cittadino venne inaugura-to: sul palco nuovo di zecca an dòin scena Il Conte Ory di Gioac -chino Rossini. Dal quel momento– fino alla Prima Guerra Mondiale– a calcare il palcoscenico del

140 ANNI DI PASSIONE

dell’AccademiaIL TEATRO

che invece, causa i suoi gra vosiimpegni per re e principid’Europa, erano eseguite dai suoiallievi; questo è avvenuto inparticolare per il polittico diCa stello Roganzuolo e per la paladell’altare maggiore del duomodi Serravalle, per i quali la criticare cente ritiene di dovervi ravvisa reun esteso intervento esecutivoda parte degli aiuti, pur su ideadel maestro.La Sacra Conversazionedi Co ne gliano costituisce unautentico capolavoro d’arte e dispiritualità cristiana, alla quale

i Coneglianesi sonoparticolarmente attaccatisoprattutto a motivo dellafami lia rità dei santi patroni checompaiono accanto allaMadonna, sotto una grandeedicola aperta. Partendo dasinistra, il primo è il Battista,il santo della penitenzapropagandata dai Battuti, a cuise guono san Nicolò da Bari (sullostolone del piviale reca il ritrattodel principale patrono della città,san Leonardo) e la leggiadra santaCaterina d’Alessandria, conla palma del martirio e l’attributo

della ruota dentata; sul latoopposto figurano sant’Apolloniacon la tenaglia in mano, invocatacontro il mal di denti,san Fran ce sco d’Assisi che facapolino con la croce in mano,venerato nei due conventifrancescani del Mi nori e deiConventuali, per fi ni re conil principe degli apostoli, SanPietro, con le chiavi ed il libro.Nei pennacchi della cupolacompaiono gli evangelistiGiovanni e Marco, quest’ultimopatrono della terra veneta.

GIORGIO MIES

Tea tro dell’Accademia furono imaggiori attori del momento: daFerruccio Benini a TommasoSalvini, da Mario Gallina a Er-mete Novelli, da Eleonora Duse aFrancesca Bertini, che nel giugnodel 1877 rappresentò l’Amleto.Ogni anno, la stagione teatrale,veniva aperta con un’opera lirica.Il teatro piaceva ai coneglianesi,che con questa forma di espres-sione ebbero un legame antico.Documenti rinvenuti negli archivico munali svelano che già nel1587 in città operava un’istitu -zio ne culturale, l’Accademiadegli Aspiranti (battezzata per unpe riodo anche degli Incaminati),

la quale, in particolari occasionidurante l’anno, metteva in scenaopere teatrali. L’Accademia, chevide particolarmente attivo il con -cittadino Pulzio Sbarra, operò fi-no al 1812, anno in cui si sciolse. E prima dell’attuale teatro, ce nefurono altri, tra cui il Teatro Con-cordia battezzato, dopo la co -struzione dell’Accademia, TeatroVec chio, il quale in contrada Bor -ghetto (oggi via Teatro Vecchio)resistette al temibile concorrentefino al primo conflitto mondiale. Il nuovo teatro fu voluto forte-mente da una cinquantina di no-tabili e appassionati, riuniti nellaSocietà dei Palchettisti, tra i quali

figuravano Pietro Fabris – avodell’attuale proprietario Giorgio– Girolamo di Montalban, Fran -ce sco Concini, Bartolomeo e Pie -tro Gera. Era il 1845. Il loro entusiasmo non si spensemai durante le pur lunghe ecom plesse vicende che hanno se -gnato la nascita dell’Accademia(che prende il suo nome dall’anti-ca istituzione cittadina). Ben diecianni ci vollero per partorire ilpro getto, prima affidato al Segu -

sini, con il quale sorsero dei con-trasti, e poi all’architetto AndreaScala, la cui proposta, nel 1857,fu preferita dalla Commissionedelle Belle Arti di Venezia.Non mancò più di un braccio diferro con l’amministrazione co-munale, la quale tuttavia fu unpartner importantissimo nellarea liz zazione dell’opera (come loè oggi nel farsi carico di una par -te delle spese di gestione). Al -l’epo ca, ad esempio, concesse atitolo gratuito l’area e versò allasocietà il corrispettivo per l’ac-quisto e la demolizione della caseFioretti e Celotti, che occupavanol’odierna piazza Cima.Anche la fase di costruzione futra vagliata, e i lavori subirono di-versi ritardi. Ci furono questionipersino sulle sfingi della piazza:se l’architetto l’ebbe vinta con leca riatidi della facciata (il Comuneavrebbe preferito semplici colon -ne), dovette cedere sulle due sfin -gi, che gli amministratori vol lero

al posto dei quattro leoni pre vistidal progetto. E persino la chiomadelle sfingi fu materia di con tesa:Scala le voleva alla ma niera greca,gli amministratori alla egiziana. Ma alla fine la città ebbe il suonuovo teatro. Alla sua nascita,l’Ac cademia aveva una capienzaridotta, per lasciare spazio ad unim menso palcoscenico: 500 po -sti, a differenza degli attuali 800.Fu anche per aumentare la ca -pien za che, negli anni, furonoattuati degli interventi sull’inter-no, che finirono per cancellarel’ori gi na ria struttura. Nel 1937 lasala venne adattata per spetta-coli ci nematografici. Con l’inter-vento del 1946, i guasti furonoirre pa rabili. La parte esterna, invece, è rimas-ta sostanzialmente com’era.I passaggi di mano della strutturanon furono molti, ed essa è lega-ta al nome della famiglia Fabris.Nel 1935, dopo un anno in cuivenne dato in uso temporaneo

(Occorre ridarevita al teatrocon un progettodi restauro

Conegliano. Facciata del teatro dell’Accademia.

INSIEMECON FIDUCIA38

La cittadinanza (dal latino civitas)è l’appartenenza ad unacomunità politica segnata dallacom pre senza di diritti e di doveri.Af fer mava Ralph Dahrendorf nel1977 che «nella storia dellacultura non esiste probabilmentenessun altro concetto, al pari diquello di cittadinanza, in cuime glio si compendi l’esigenza dieguaglianza con quella di liber tà»

e questo in un momento in cuitale termine si caricavanel di bat tito politico di moltepliciva len ze simboliche.La moderna concezione dellacittadinanza sembra rinviare alconcetto di uomo libero,autonomo, partecipe,protagonista, che inte ragiscesocialmente sulla base di diritticivili, politici, sociali, garantiti

istituzionalmente. Ma essa co glieanche l’individuo nella suasin golarità, lo emancipa dal ruolodi suddito, lo proietta nellade mo crazia e quindi nel rapportocit tadino-Stato. La cittadinanza èriferita per definizione alladimensione nazionale, in quantoambito di costruzione dell’identitàdi un popolo che si è dato regole,forme di governo, principi.

ESSERE INDIVIDUI NELLA SINGOLARITÀ E NELLA SOCIALITÀ

responsabileLA CITTADINANZA

SOC

IALI

TÀal partito fascista, la società loaffittò a Pietro Fabris, nipotedell’omo nimo socio fondatore.Poi decise di porlo in vendita e lostabile fu acquistato da AlfredoSemprebon, al quale, successiva-mente, subentrò lo stesso Fabris.Oggi la proprietà è delle famiglieFabris e Lante. «Oggi servirebbe

un bel progetto di restauro per ilrilancio del tea tro, che è il piùgrande della pro vincia. Sarebbebello che, in accordo con il priva-to, una cordata di imprenditori sifacesse carico del suo recupero»afferma il sindaco di ConeglianoAlberto Ma nie ro, che auspica «ilritorno a una filosofia originaria

per ridare linfa all’Accademia, ri-portandola ai fasti di un tempo».Come quan do un gruppo di no-tabili, con passione e coraggio,unirono le forze per dare alla cit-tà quello che per 140 annisarebbe stato il fulcro della suavita culturale.

FRANCESCA NICASTRO

prevalere di logiche corporative.In ogni caso, la cittadinanza nonè qualcosa di definitivamenteacquisito, ma piuttosto una realtàda ridefinire e riguadagnarecontinuamente.La cittadinanza poi, nello scena riodella gestione dei diritti civili,politici e sociali, è unacittadinanza matura solo se èresponsabile. E qui il concettosi allarga in una dimensione cheassume su di sé la globalità dellosviluppo: il rapporto nord/sud delmondo, l’emer genza ambientale(si rilegga il messaggio diGiovanni Paolo II «Pace con DioCreatore, pa ce con tutto il creato,1989), la pa ce, la globalizzazionedei po po li prima che dei mercati,la non estraneità ai processi oltrela so glia della propria casa(la convivenza del «piccolovillaggio», la community carequale evo lu zio ne del welfarecommunity).La cittadinanza responsabile«intriga» perché costringe aduscire dalle nicchie di comodo,interroga gli stili di vita, i consumiacritici, lo spreco dei beni,le mode. La cittadinanzaresponsabile ci in terpella sulnostro vivere nella città rapporti divicinato che non rie sconoad essere rapporti di pros simità,di convivialità delle dif ferenze, diincontro e di acco glienza dell’altro(il problema de gli anziani edella loro solitudi ne è tra i macroproblemi di quest’ul timastagione). E poi la cittadinanza responsabileè anche cittadinanza sociale,quella che troverà riferimento inogni comune nella «Carta dellacit tadinanza sociale» e cherea liz zerà gli spazi possibili dellacittadinanza attiva, del farsi caricodel cammino e degli scenari cheinterpellano la propria comunità.

SERGIO DUGONE

Strettamente connessi al principiodi cittadinanza sono temi comeesclusione ed inclusione,eguaglianza e diseguaglianza,con flitto tra classi sociali egoverno della differenza di classe.Ba sti pensare ad alcune scelteche appartengono al nostrosistema: i servizi sanitari sonouniversali sti ci, i servizi sociali sonolegati al possesso della

cittadinanza alme no fino allaLegge 328/2000...La cittadinanza sociale è venutavia via ridefinendosi pure inrife ri mento alle diverse stagionidel welfare state, alla cui crisiavreb be, dilatando la stagionedei di rit ti, contribuitoirresponsabilmente.Donati nel 1985 parla di nuovacittadinanza post industriale epost moderna maturata suuna in terpretazione della dinamicasociale su tre livelli: Stato,mercato, e «terzo settore»(o «economia civile» comelo definisce Zamagni). In taleprospettiva le due culture – quellastatalista e quella so cietaria – purconcordando nel la promozionedell’inclusione ci vica – attuanodue diverse strategie.La cultura statalista si fonda sulbi nomio Stato-mercato e pre ve deche l’emergere di bisogni socialivenga recepito da leggi ego vernato dallo Stato sociale.La cultura societaria punta ava lo rizzare capacità autonome diso lidarietà, pur riconosciute eregolate dallo Stato, ma capaci dipro pria soggettività. In altreparole non una cittadinanzaanta go nista e rivendicativa,fruitrice di prestazioni dovute, macapace in vece dicorresponsabilizzazione orientataai diritti comuni.Negli ultimi anni sono emersi altrielementi di discussione dal«reddito di cittadinanza»,al rapporto tra donnee cittadinanza, fa miglia ecittadinanza, immigrazione ecittadinanza.Anche la cittadinanza politicanon è stata estranea ai dibattiti:dalla necessità di educare allapartecipazione, di formarela pub blica opinione, allarestitu zione della funzione di«arbitro» del cittadino elettore,alla caduta del sensodi appartenenza na zio nale, al

La culturasocietaria puntaa valorizzarela capacitàautonomadi solidarietà

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