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GIANNI GALASSI PORTFOLIO L’essenziale è quello che serve in una fotografia. Lo dimostrano queste fotografie d’archiettura in un rigoroso bianconero Tutte le foto © GIanni Galassi All’età di 16 anni Gianni Galassi già lavorava come fotografo, si guadagnava i primi soldi con dei lavoretti per il laboratorio fotografico sotto casa a Milano e qualche anno più tardi ha iniziato a dedicarsi allo still life e alla fotografia d’arredamento sfruttando anche un banco ottico. Il suo destino però lo portò a Roma inseguendo il sogno di lavorare nel cinema, cosa che tutt’ora fa lavorando nella post-produzione. Gianni parallelamente al lavoro ha continuato a nutrire nella fotografia una grande passione, cercando con le sue ricerche armonie visive sempre più precise, grazie all’incontro tra luce ed edifici. Ne nascono immagini geometriche, a volte quasi astratte, ma che di astratto non hanno nulla. Si tratta sempre di elementi reali, che basta saper catturare come Gianni fa in modo impeccabile. La sua storia di fotografo lo ha portato ad esporre in gallerie di primo piano ed alcune sue fotografie fanno parte della collezione permanente della Fondazione Cini di Venezia. Dettaglio da non sottovalutare e l’attrezzatura che utilizza Gianni Galassi per realizzare le sue fotografie: si passa da compatte digitali alle recenti CSC, come l’Olympus OM-D E-M5, segno che quello che conta più di tutto è l’occhio. 82 DIGITAL PHOTOGRAPHER

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Page 1: PORTFOLIO GIANNI G ALASSIPORTFOLIO Dati di scatto: Canon PowerShot G1 X (28-112mm equivalenti) a 112mm, 1/640sec f/5,8 e IS O 100. Architetto o fotografo? Quando nasce la tua passione

GIANNI GALASSI

PORTFOLIO

L’essenziale è quello che serve in una fotografia. Lo dimostrano queste fotografie d’archiettura in un rigoroso bianconero

Tutt

e le

foto

© G

Iann

i Gal

assi

All’età di 16 anni Gianni Galassi già lavorava come fotografo, si guadagnava i primi soldi con dei lavoretti per il laboratorio fotografico sotto casa a Milano e qualche anno più tardi ha iniziato a dedicarsi allo still life e alla fotografia d’arredamento sfruttando anche un banco ottico. Il suo destino però lo portò a Roma inseguendo il sogno di lavorare nel cinema, cosa che tutt’ora fa lavorando nella post-produzione. Gianni parallelamente al lavoro ha continuato a nutrire nella fotografia una grande passione, cercando con le sue ricerche armonie visive sempre più precise, grazie all’incontro tra luce ed edifici. Ne nascono immagini geometriche, a volte quasi astratte, ma che di astratto non hanno nulla. Si tratta sempre di elementi reali, che basta saper catturare come Gianni fa in modo impeccabile. La sua storia di fotografo lo ha portato ad esporre in gallerie di primo piano ed alcune sue fotografie fanno parte della collezione permanente della Fondazione Cini di Venezia. Dettaglio da non sottovalutare e l’attrezzatura che utilizza Gianni Galassi per realizzare le sue fotografie: si passa da compatte digitali alle recenti CSC, come l’Olympus OM-D E-M5, segno che quello che conta più di tutto è l’occhio.

82 DIGITAL PHOTOGRAPHER

Page 2: PORTFOLIO GIANNI G ALASSIPORTFOLIO Dati di scatto: Canon PowerShot G1 X (28-112mm equivalenti) a 112mm, 1/640sec f/5,8 e IS O 100. Architetto o fotografo? Quando nasce la tua passione

Dati di scatto: Olympus OM-D E-M5, con Leica DG Summilux 25mm f/1.4. A

f/7,1, 1/320 sec e ISO 200

Page 3: PORTFOLIO GIANNI G ALASSIPORTFOLIO Dati di scatto: Canon PowerShot G1 X (28-112mm equivalenti) a 112mm, 1/640sec f/5,8 e IS O 100. Architetto o fotografo? Quando nasce la tua passione

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PORTFOLIO

Page 4: PORTFOLIO GIANNI G ALASSIPORTFOLIO Dati di scatto: Canon PowerShot G1 X (28-112mm equivalenti) a 112mm, 1/640sec f/5,8 e IS O 100. Architetto o fotografo? Quando nasce la tua passione

DIGITAL PHOTOGRAPHER 85

Dati di scatto: Olympus OM-D E-M5, con Leica DG Summilux 25mm f/1.4. A f/6,3, 1/400 sec e ISO 200

Dati di scatto: Olympus E-PL2, Leica DG Summilux 25mm f/1.4 a 1/250 sec e ISO 200.

Gianni Galassi

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PORTFOLIO

Dati di scatto: Canon PowerShot G1 X (28-112mm

equivalenti) a 112mm, 1/640sec f/5,8 e ISO 100.

Architetto o fotografo? Quando nasce la tua passione per la fotografia?A cinque anni ho avuto in dono la mia prima macchina fotografica, una Eura Ferrania 6x6 che non sapevo caricare. A tredici ho cominciato a fotografare seriamente e a quattordici ho ricevuto la mia prima reflex, una Canon FTql. I primi guadagni sono arrivati verso i sedici anni, scattando ritratti su commissione e sviluppando rullini b/n per il negozietto sotto casa. All’epoca vivevo ancora a Milano. A diciannove sono passato al banco ottico, per poter lavorare nello still-life e nella fotografia d’arredamento, di cui ho vissuto finché la passione per il cinema non mi ha portato a Roma. Come nascono le tue fotografie, come scegli i soggetti e come organizzi il lavoro?Di base, inseguo le mie ossessioni: le geometrie casuali che ci offrono i manufatti umani e le ombre che, senza saperlo, finiscono per ridisegnare la realtà. Ho sempre con me una macchina fotografica e dovunque mi trovi faccio lavorare lo sguardo in cerca di un’inquadratura che trasformi quelle ossessioni in una composizione ben organizzata. Nel mio stile fotografico, la composizione è un elemento persino più importante del soggetto in sé. Alle immagini che catturo casualmente si affiancano poi quelle che sono frutto di un lavoro programmato. Torno spesso in luoghi che magari ho visto solo di sfuggita ma mi sono sembrati promettenti, facendo particolarmente attenzione alla direzione del sole. La bussola dell’iPhone è di grande aiuto per decidere a che ora recarsi in una certa location. Se sono necessarie autorizzazioni, cerco sempre di ottenerle. In un paese incline all’illegalità come il nostro, fotografare, per esempio, un cantiere edile può provocare reazioni tutt’altro che amichevoli.La presenza umana è rara, una scelta?Talvolta sì. In certe location cogliere l’istante in cui non arrivi un passante a sciupare un’inquadratura può richiedere lunghe attese. Ma nella maggior parte dei casi mi aiutano molto gli orari. La mattina molto presto o a ridosso del tramonto le attività umane sono meno intense. E le zone industriali, come del resto i cantieri edili, il sabato e la domenica sono luoghi completamente deserti. Una volta invece, in una fabbrica abbandonata, me la sono dovuta vedere con un branco di cani randagi.Che attrezzatura utilizzi? Fotografare oggetti inanimati in condizioni di luce perlopiù favorevoli non richiede un’attrezzatura particolarmente sofisticata. Non amo le reflex, che ho abbandonato da anni. Prediligo gli apparecchi leggeri, compatti e poco aggressivi. Come sistema, ho adottato il Micro Quattro Terzi fin dal suo primo apparire, a inizio 2009. Al momento possiedo una Olympus OM-D E-M5 (con impugnatura) della quale sono entusiasta, corredata da una selezione dei migliori (una decina) tra gli obiettivi che Olympus, Panasonic e Sigma hanno realizzato per quel formato. Per citarne tre, il Panasonic-Leica Summilux 25mm, lo Zuiko 45mm e lo Zuiko 75mm. Come tascabile tuttofare uso una Canon G15, che ho definito sul mio blog “la macchina che porterei sulla proverbiale isola deserta”.

Sono un fan delle Canon G dai tempi della G10, e l’ultima nata ha saputo perfezionare un layout che sembrava imperfettibile. Di recente ho poi acquistato una Sigma DP2 Merrill, un bizzarro e affascinante apparecchio dalla scarna essenzialità e capace di una risoluzione stupefacente, grazie al sensore Foveon X3 senza interpolazione e a un obiettivo pressoché perfetto. Come focali, prediligo quelle che vanno (in termini full frame) dal 35mm al 90mm. Non di rado mi spingo verso lunghezze da tele moderato, mentre mi servo dei grandangolari più spinti solo sporadicamente. Ho dotato gli obiettivi che utilizzo più spesso di un buon polarizzatore (evitare quelli economici!) e possiedo un paio di treppiedi con testata a sfera che non uso praticamente mai. Non possiedo flash. Ma l’accessorio più importante di tutti, quello che ha letteralmente reso possibile la maggior parte delle mie fotografie, è la bicicletta!

La post-produzione quanto incide nei tuoi lavori?So che molti la trovano noiosa, ma una buona post-produzione è l’elemento che concorre più spesso a fare la differenza tra una fotografia solo carina e una fotografia di qualità professionale. Quindi sì, sulle mie fotografie incide moltissimo. Non solo perché attraverso di essa porto a compimento un processo del quale lo scatto rappresenta solo la fase iniziale, ma anche perché costituisce una preziosissima occasione per capire cosa ho fatto, come l’ho fatto e in che modo potrò farlo meglio la prossima volta. Le nottate in camera oscura, quand’ero ragazzo, mi insegnarono ad affinare il mio sguardo e la mia tecnica assai più delle lunghe camminate che facevo di giorno con l’apparecchio al collo.

Web: www.giannigalassi.com

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Dati di scatto: Canon PowerShot G1 X (28-112mm equivalenti) a

38mm circa, 1/640sec f/5,6 e ISO 100

Gianni Galassi

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Dati di scatto: Leica M9, Leica Elmarit-M 90mm f/2,8 a 90mm, f/13, 1/250sec e ISO 160.

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Dati di scatto: Leica M9, Leica Elmarit-M 90mm f/2,8, a 90mm, f/13, 1/125sec ISO 160.

PORTFOLIO

“Le nottate in camera oscura, mi insegnarono ad affinare il mio sguardo e la mia tecnica assai più delle lunghe camminate che facevo di giorno con l’apparecchio al collo”

90 DIGITAL PHOTOGRAPHER

Page 10: PORTFOLIO GIANNI G ALASSIPORTFOLIO Dati di scatto: Canon PowerShot G1 X (28-112mm equivalenti) a 112mm, 1/640sec f/5,8 e IS O 100. Architetto o fotografo? Quando nasce la tua passione

Dati di scatto: Leica M9, Leica Summicron-M 50mm f/2 a 50mm, f/8, 1/750sec e ISO 200.

Gianni Galassi

“Le nottate in camera oscura, mi insegnarono ad affinare il mio sguardo e la mia tecnica assai più delle lunghe camminate che facevo di giorno con l’apparecchio al collo”

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