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PROVINCIA DI CAGLIARI
ASSESSORATO AMBIENTE E DIFESA DEL TERRITORIO
SETTORE AMBIENTE E SERVIZIO ANTINSETTI
Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
Settembre 2006
P.O.R. SARDEGNA
MISURA 1.5
Rete Ecologica Regionale
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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PROVINCIA DI CAGLIARI
ASSESSORATO AMBIENTE E DIFESA DEL TERRITORIO
SETTORE AMBIENTE E SERVIZIO ANTINSETTI
Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
P.O.R. SARDEGNA
MISURA 1.5 – RETE ECOLOGICA REGIONALE
PIANO DI GESTIONE AREA pSIC
“FORESTA DI MONTE ARCOSU”
GRUPPO DI LAVORO:
Provincia di Cagliari:
Ing. Alessandro Sanna Dirigente Settore Ambiente e Servizio Antinsetti
Dott.ssa Anna Cois Biologa Responsabile Ufficio Protezione Fauna Selvatica e
Caccia
Dott.ssa Manuela Cera Naturalista collaboratrice Ufficio Protezione Fauna Selvatica e
Caccia
Dott. Enrico Madeddu Agronomo collaboratore Ufficio Protezione Fauna Selvatica e
Caccia
P.A. Daniela Zucca Istruttore tecnico Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
P.Ind. Maurizio Locci Istruttore tecnico Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
P.Ind. Efisio Scano Istruttore tecnico Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
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Ente Foreste:
Dott. Vittorio Molè Direttore Servizio Territoriale di Cagliari
Dott. Tiziano Mei Dottore forestale
Geom. Cesare Olla Ufficio Tecnico
WWF
Sig. Antonello Loddo Coordinatore oasi WWF Monte Arcosu
Collaboratori esterni
Dott. For. Gianluca Serra Caratterizzazione abiotica e biotica vegetazionale e
interventi a tutela degli habitat.
Prof. Angelo Cau Studio e interventi a salvaguardia della Trota macrostigma.
Dott. Stefano Renoldi Caratterizzazione socio-economica e strategie di sviluppo
locale.
Un particolare ringraziamento per la proficua collaborazione al Dott. Marco Dessì che ha
curato lo studio e la progettazione della sentieristica.
Si ringraziano inoltre i Servizi ripartimentali del Corpo Forestale e di Vigilanza ambientale di
Cagliari e Iglesias
2006
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
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INDICE
PREMESSA 11
IL PIANO DI GESTIONE 11
Metodologia e struttura del piano di gestione 12
1. CARATTERIZZAZIONE TERRITORIALE DEL PSIC 17
1.1 Inquadramento geografico dell’area 17
1.1.1 Confini dell’area pSIC 18
1.2 Rapporti del pSIC “Foresta di Monte Arcosu” con altri siti NATURA 2000 19
1.3 Scheda pSIC “Foresta di Monte Arcosu” 21
1.4 Scheda ZPS “Foresta di Monte Arcosu” 23
2. CARATTERIZZAZIONE ABIOTICA DEL SITO 27
2.1 Clima 27 2.1.1 Temperatura dell'aria 27 2.1.2 Precipitazioni 28
2.2 Inquadramento fitoclimatico 33 2.2.1 Classificazione fitoclimatica di Pavari 33 2.2.2 Classificazione bioclimatica di Rivas-Martìnez 33
2.3 Geomorfologia 35 2.3.1 Paesaggio metamorfico 36 2.3.2 Paesaggio granitico 36 2.3.3 Paesaggio dei depositi alluvionali plio-pleistocenici 37 2.3.4 Paesaggio dei depositi alluvionali olocenici e idrografia 37
2.4 Geopedologia e pedologia forestale 39 2.4.1 Fattori e processi pedogenetici 39 2.4.2 Inquadramento pedologico del Sito 39
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3. CARATTERIZZAZIONE BIOTICA DEL PSIC 45
3.1 Flora e vegetazione 47 3.1.1 Inquadramento floristico 48 Spettro biologico 48 Spettro corologico 48 Componente endemica 49 Inquadramento fitosociologico 49 Principali Associazioni Vegetali Presenti nel pSIC 50 Vegetazione forestale climatofila ed edafoxerofila 50 Vegetazione forestale edafoigrofila 53 Vegetazione arbustiva sempreverde 54 Garighe 55 Praterie perenni 55 Praterie annuali 55 Vegetazione azonale - rupicola 56
3.2 Caratterizzazione e descrizione degli habitat 57
3.2.1 Il formulario NATURA 2000 57
3.2.2 Le tipologie di riferimento del Sito 60
3.2.3 Caratterizzazione ecologica e fisica delle tipologie 63
3.2.4 Descrizione degli habitats 65
���� Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia 65
���� Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea 68
���� Arbusteti termo-mediterranei e pre-steppici 69
���� Matorral arborescenti di Juniperus spp. 70
���� Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) 71
���� Foreste di Quercus suber 73
���� Foreste di Olea e Ceratonia 75
���� Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae) 77
���� Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba 79
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���� Boschi mediterranei di Taxus baccata 80
���� Foreste di Ilex aquifolium 83
���� Matorral arborescenti di Laurus nobilis 84
���� Phrygane endemiche dell'Euphorbio-Verbascion 86
3.2.5 Aggiornamento del "Formulario NATURA 2000" 87
Aggiornamento degli habitat di interesse comunitario 87
Inserimento di altri habitat meritevoli di tutela 89
Inserimento di specie vegetali di interesse comunitario e di altre specie meritevoli di tutela 90
3.3 FAUNA 93
3.3.1 Specie faunistiche inserite nel formulario “NATURA 2000” 93
3.3.2 Schede descrittive delle specie faunistiche presenti nel formulario NATURA 2000 98
Accipiter gentilis arrigonii (Kleinschmidt, 1903) 99
Alectoris barbara (Bonnaterre, 1790) 101
Caprimulgus europaeus meridionalis (Hartert, 1896) 103
Falco peregrinus (Tunstall, 1771) 104
Lanius collurio (Linnaeus 1758) 105
Sylvia sarda (Temminck 1820) 106
Sylvia undata (Boddaert 1783) 107
Pernis apivorus (Linnaeus 1758) 108
Circus aeruginosus (Linnaeus, 1758)* 109
Columba oenas (Linnaeus, 1758) 110
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Columba palumbus (Linnaeus, 1758) 111
Scolopax rusticola (Linnaeus, 1758) 112
Streptopelia turtur (Linnaeus, 1758) 113
Turdus iliacus (Linnaeus, 1758) 114
Turdus merula (Linnaeus 1758) 115
Cervus elaphus corsicanus 116
Speleomantes genei (Temminck & Schlegel 1838) 118
Discoglossus sardus (Tschudi 1837) 119
Emys orbicularis (Linnaeus 1758) 120
Testudo marginata (Schoepff, 1792) 121
Testudo hermanni (Gmelin 1789) 123
Testudo graeca (Linnaeus, 1758) 124
Bufo viridis (Laurenti 1768) 125
Euproctus platycephalus (Gravenhorst, 1829) 126
Hyla sarda (De Betta 1857) 127
3.3.3 Altre specie di interesse conservazionistico non presenti nel formulario 128
Salmo (trutta) macrostigma (Dumeril 1858) 129
3.3.4 Specie interagenti con le specie oggetto di tutela 131
Dama dama (Linneo, 1758) 131
Sus scrofa meridionalis (Forsyth Major 1882) 133
3.3.5 Altre specie di interesse faunistico 134
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3.3.6 Gestione faunistica 135
3.3.6.1 Gestione faunistica nell’area dell’ente foreste 136
3.3.6.2 Gestione faunistica nella riserva WWF di Monte Arcosu. 138
4. CARATTERIZZAZIONE SOCIO-ECONOMICA DEL PSIC 139
5. CARATTERIZZAZIONE URBANISTICA E PROGRAMMATICA DEL PSIC 147
5.1 Inquadramento territoriale e urbanistico 149
5.2 Destinazione urbanistica aree pSIC Monte Arcosu: 151
5.3 Pianificazione faunistica venatoria 155
5.3.1 Oasi permanenti di protezione faunistica e di cattura 155
5.3.2 Zone temporanee di ripopolamento e cattura 156
5.3.3 Aziende agrituristico venatorie 157
5.3.4 Zone in concessione per la caccia autogestita 160
6. CARATTERIZZAZIONE ARCHEOLOGICA, ARCHITETTONICA E CULTURALE 163
6.1 Schede beni architettonici, archeologici, musei e centri culturali, biblioteche e archivi e delle principali manifestazioni dei comuni dell’area pSIC. 167
Assemini 167
Capoterra 168
Decimomannu 169
Domus De Maria 170
Nuxis 171
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Pula 172
Santadi 173
Sarroch 174
Siliqua 175
Teulada 176
Uta 178
Villa San Pietro 179
7. GESTIONE ATTUALE DELL’AREA 183
7.1 Ente foreste 183
7.1.1 Gestione e valorizzazione del patrimonio boschivo 185
Interventi Integrati Di Gestione Forestale Ed Utiliz zo Faunistico 186
Interventi di gestione ordinaria degli ungulati e pi ccola selvaggina 186
7.1.2 Tutela e salvaguardia del patrimonio forestale prevenzione e lotta A.I.B. 186
7.2 Oasi WWF Monte Arcosu 187
7.2.1 Cenni storici 187
7.2.2 Gestione della riserva WWF 187
7.2.3 Gestione Forestale 188
7.2.4 Gestione Attività di fruizione. 191
7.3 Ditta SANAI srl 197
7.3.1 Descrizione e Ubicazione 197
7.3.2 Attività e modalità gestionali dell’area. 198
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7.3.2.1 Carbonizzazione 198
8. VALUTAZIONE GENERALE E IDENTIFICAZIONE DELLE MINACCE 203
8.1 Analisi DPSIR 203
8.1.1 Analisi indicatori 209
8.2 Identificazione DELLE MINACCE. 217
9. OBIETTIVI STRATEGIE E INTERVENTI DEL PIANO DI GESTIONE 223
9.1 Obiettivi del Piano di Gestione 223
9.1.1 Obiettivo generale 223
9.1.2 Obiettivi specifici 223
9.2 Strategie di gestione 226
9.3 Gestione dell’area pSIC 227
9.3.1 Interventi previsti dal piano di gestione 229
9.3.2 Tipologie di interventi e loro priorità 230
● Interventi Attivi (IA) : 231
●Regolamentazioni (RE) 232
● Programmi di ricerca, studio e monitoraggio (MR) 232
● Programmi di sensibilizzazione,informazione, didatt ici inerenti la fruibilità del pSIC (PD) 232
9.3.3 Rapporti tra interventi e obiettivi specifici 234
9.3.4 Interventi di cui è richiesto il contestuale finanziamento con la misura P.O.R. 1.5 B 235
9.4 Iter procedurale per la realizzazione degli Interventi 237
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9.5 Revisione del Piano di Gestione 237
9.6 Procedimenti preventivi alla realizzazione degli interventi nelle aree pSIC. 238
9.7 Monitoraggio e valutazione dell'attuazione del piano di gestione 239
9.8 Schema logico di correlazione obiettivi- interventi. 241
10. MISURE DI CONSERVAZIONE 243
10.1 Misure di conservazione regolamentari 244
10.2 Misure amministrative 251
10.3 Misure contrattuali 251
BIBLIOGRAFIA 253
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PIANO DI GESTIONE AREA pSIC “FORESTA DI MONTE ARCOSU”
COD ITB 041105
PREMESSA
In seguito all’invito a presentare proposte pubblicato dall’Assessorato all’Ambiente
della Regione Autonoma della Sardegna nel BURAS n.32 parte III del 21.10.2005,
i 13 Comuni (Decimomannu, Villaspeciosa, Nuxis,Santadi, Teulada, Domus de
Maria, Pula, Villa San Pietro, Sarroch, Uta, Siliqua, Assemini,Capoterra) inseriti
nell’area pSIC “ Foresta di Monte Arcosu” cod. ITB041105 hanno conferito alla
Provincia di Cagliari il coordinamento per la realizzazione del Piano di Gestione
del pSIC.
IL PIANO DI GESTIONE
Il Piano di Gestione (PdG) è lo strumento attuativo delle misure specifiche,
richieste dalla direttiva “Habitat” 92/43/CEE, per la conservazione degli habitat
naturali e delle specie di flora e fauna selvatiche di interesse comunitario,
tenendo conto delle particolarità del sito su cui si interviene e di tutte le attività ivi
presenti o previste.
Tale strumento è previsto dalla direttiva Habitat all’art. 6, comma 1: “Per le zone
speciali di conservazione (ZSC), gli Stati membri stabiliscono le misure di
conservazione necessarie che implicano all’occorrenza appropriati piani di
gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo e le opportune misure
regolamentari, amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze
ecologiche dei tipi di habitat naturali e delle specie di interesse comunitario”, nel
caso specifico la Regione Sardegna da una prima valutazione delle misure di
conservazione e dagli strumenti di pianificazione esistenti ha ritenuto che gli
stessi non siano sufficienti a garantire uno stato di conservazione soddisfacente
degli habitat e delle specie e che pertanto è necessaria la predisposizione di una
piano di gestione per ciascun sito della rete Natura 2000 dell’isola.
Il Piano di Gestione risulta uno strumento operativo, attraverso il quale vengono
definite le soluzioni migliori per la gestione del sito, sia in termini di misure di
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conservazione che di definizione di attività e iniziative di sviluppo. Si tratta di un
processo che richiede il coinvolgimento, e la condivisione, dei soggetti pubblici e
privati interessati attivamente, al fine di garantire il raggiungimento degli obiettivi
di tutela che si sono individuati per quel territorio specifico in un quadro di
rapporti coerenti con i più generali obiettivi di sviluppo locale.
METODOLOGIA E STRUTTURA DEL PIANO DI GESTIONE
Il presente Piano pone i suoi presupposti metodologici nel rispetto delle indicazioni normative
e metodologiche presenti a livello comunitario nazionale e regionale.
Per la stesura del presente piano si è tenuto conto delle indicazioni contenute nel “Manuale
pre la Gestione dei Siti Natura 2000” pubblicato dal Ministero dell’Ambiente e Tutela del
Territorio. Inoltre hanno costituito utili indicazioni le “Linee Guida per la redazione dei Piani di
Gestione dei pSIC e ZPS elaborate dall’Assessorato della Difesa dell’Ambiente della RAS.
Relativamente alla struttura del piano questa risulta articolata in tre parti:
1. la prima comprende la caratterizzazione del sito dal punto di vista territoriale, biotico
e abiotico, socio-economico, urbanistico e programmatico, archeologico-
architettonico e culturale e paesaggistica.
2. la seconda parte pone l’attenzione sulla gestione attuale e sulla identificazione e
valutazione delle minacce, e la conseguente individuazione degli obiettivi, delle
strategie e degli interventi del piano di gestione.
3. la terza parte comprende gli Allegati A, B, C, D, E dove vengono illustrati
dettagliatamente gli interventi di gestione.
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Parte integrante del presente piano sono gli elaborati cartografici tematici costituiti da:
Tavola 1 : Carta dell’Inquadramento territoriale dell’area pSIC
Tavola 2 : Carta degli Habitat e della Vegetazione dell’area pSIC
Tavola 3 :Carta della Gestione forestale dell’area pSIC
Tavola 4 : Carta dell’Inquadramento Faunistico Venatorio dell’area pSIC
Tavola 5 : Carta delle Aree Pascolo dell’area pSIC
Tavola 6 : Carta degli Interventi previsti dal Piano di Gestione dell’area pSIC
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Capitolo 1
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1. CARATTERIZZAZIONE TERRITORIALE DEL PSIC
1.1 Inquadramento geografico dell’area
L’area pSIC foresta di Monte Arcosu si colloca nella regione sud occidentale della
Sardegna si estende per una superficie di 30.353 ha, e ricade nel territorio
amministrativo delle province di Cagliari e di Carbonia-Iglesias e di 13 comuni:
Assemini, Capoterra, Decimomannu, Domus De Maria, Pula Sarroch, Siliqua,
Teulada, Uta, Villa San Pietro Villaspeciosa per la Provincia di Cagliari e Santadi e
Nuxis per la provincia di Carbonia-Iglesias. Gli agglomerati urbani ricadono tutti in
un raggio di circa 10 Km dal confine del pSIC, il più vicino è l’abitato di Nuxis che
dista meno di 1 Km dalla linea perimetrale mentre a distanza di 10 Km si trova
l’abitato di Assemini. Le principali vie d’accesso al pSIC dal capoluogo sono le
seguenti:
- da Cagliari seguire la SS195 per Pula, al 14°Km sv oltare per la SP91,
superare il centro abitato di Capoterra, e proseguire fino alla chiesa
campestre di S.Lucia.
- da Cagliari percorrere la SS 130 direzione Iglesias, fino al bivio per
Siliqua, prendere la SS 293 in direzione Giba, attraversare il centro
abitato di Siliqua, e percorerla fino all’incrocio con la SP2 per il
Castello di Acquafredda.
- da Cagliari percorrere la SS 130 direzione Iglesias, fino al bivio per
Siliqua, prendere la SS 293 in direzione Giba, fino all’incrocio SP1
direzione Capoterra, e percorerla per 11 Km fino alla Località
Pantaleo.
Altre vie di accesso e di collegamento con le altre regioni italiane, prossime
all’area sono rappresentate dall’Aeroporto Cagliari Elmas e dal Porto Marittimo
di Cagliari
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1.1.1 Confini dell’area pSIC
Partendo dal ponte sul rio Cixerri (quota 56), si percorre il corso d’acqua fino al confine
comunale da qui fino al rio De Sa Terredda.
da quest’ultimo si percorre fino alla sorgente a quota 76 in località Sega Peredda, ci si
immette nella camionabile e la si percorre in direzione nord fino all’incrocio con la
SS195 che si segue per circa un chilometro fino all’incrocio posto a quota 42, dal quale
si svolta a e si arriva al ponticello sul Riu Salamida per poi dirigersi tramite lo stradello
alla strada in località Serra Cannixedda, la quale si percorre sino a quota 72
intersecando il confine comunale.
Si segue l’alveo del Riu Salamida fino a quota 114, da qui si percorre lo stradello fino al
rio Gora Is Begas per poi incontrare un fabbricato a quota 65 e il ponticello sul rio Gora
Barracas indi si percorre lo stradello che costeggia il limite comunale fino a quota 113
per poi svoltare verso sinistra passando per le quote 107 fino a quota 86, da qui si
percorre la strada campestre località Bacu Matzei fino all’incrocio in località Isca Sa
Pingiada.
Seguendo la strada campestre direzione Chiesa di Santa Lucia, la si percorre fino alla
Dispensa Gambarussa a quota 163, superato il ponticello e si devia in direzione del Rio
Bionda Moros e losi percorre passando per le quote 206, 231,276 e quota 366 da qui si
segue il rio T. Capeddu passando per quota 515 fino ad immettersi nella strada a quota
452.
La strada campestre si percorre in direzione Punta De Su Luru passando per le quote
450, 354, 302 fino al confine comunale, da qui seguendo il crinale ci si immette nella
strada montana che costeggia il Canale De Villa Moras, passando per Medau Su
Spagnolu, Sa Galanza E Ponte Serpi per dirigersi a Punta Maliorchini, da qui seguendo
l’affluente del Rio Segaialisi passando per S’arcu Su Lillu si raggiunge il Rio Lilloni e la
strada montana, quest’ultima si percorre attraversando il Canale Medau Aingiu, Case Is
Canargius fino ad immettersi nel Canale Is Canargius e proseguendo per Rio Modditzi
Manna, Rio Su Paganu sino a quota 254 in località Dispensa Landri, da qui seguendo il
Rio Is Pexeddus fino alla strada passando per le quote 304 e 313.
Da Quota 313 si sale lungo la strada fino al crinale Serra Culassoleddu, passando per
quota 640, 648 e 592 seguendo il crinale Serra Cortura Manna si giunge a S’arcu Su
Corriaxiu da qui si prosegue lungo la strada per Casina Forestale De Is Cannoneris fino
a Sedda Is Tovus per poi deviare per Rio Su Ponti ‘E Carriaxiu fino ad immettersi nella
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strada carrabile che porta a Punta Su Forru passando per le quote 628, 617 e 644.
Sempre seguendo la strada carrareccia ci si dirige a S’arcu De Is Turcus, passando per
le quote 494, 499, 478, si arriva a S’arcu De Su Sessini, da qui si raggiunge quota 387
seguendo la strada di penetrazione agraria, si costeggiano le Case Longoni, e si arriva
fino all’incrocio con la carrareccia per Rocca Niu Crobu, la quale si percorre passando
per Arcu Su Linnargiu, Arcu Linnamini, Case Candelazzu, Corte Chinca fino a quota
494, da cui si ci immette in una strada di penetrazione agraria che conduce a Punta
Cappiglia a quota 515.
Da qui si segue la strada per Cantinedda fino all’innesto con la strada che conduce a
Schina Baccu S’arresu, Punta Su Pineddu, a quota 383 e 377, alle miniere di fluorite,
per poi seguire la strada per Case Canis fino al ponte a quota 176 passando per le
quote 166 e 247 da qui si segue il Riu Di Baccu Mannu fino a quota 365.
Da qui si segue la strada fino a quota 304, si aggira Punta Murdegus per dirigersi
verso Rocce Pranedda fino a quota 209, indi si segue la strada per Arcu Is Siliquas, e,
costeggiando il canale ci si dirige a S’acqua E Su Stampu seguendo Riu Tattinu dal
quale ci si dirigere verso Monte Tamara, Punta Portelittus, quota 207, Antenna Rai,
Stazzo Is Mais. Da quest’ultimo percorrendo la carrareccia si giunge alla SS293, che si
percorre, costeggiando la diga di Cuccuru Bau Pressiu, Cantoniera Di Campanasissa,
Medau Pittiu, Serra Bacculongu, Castello D’acquafredda, incrocio SS195 fino al punto di
partenza.
1.2 Rapporti del pSIC “Foresta di monte Arcosu” con altri siti Natura 2000
La rete Natura 2000 in questo territorio è rappresentata oltreché che dal pSIC in esame
anche dalla presenza di una ZPS istituita ai sensi dell’art. 3 della Direttiva 409/79
denominata anch’essa “Foresta di Monte Arcosu” (ITB044009) che si estende per una
superficie di 3’123 ha tutta ricompresa all’interno del perimetro del pSIC.
Le due aree pSIC e ZPS si relazionano spazialmente, secondo lo schema proposto dal
Ministero dell’Ambiente come H-I ovvero dove I identifica un pSIC che contiene una o
più ZPS designate e H che identifica la ZPS designata interamente all’interno del pSIC,
come riportato nella figura seguente.
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Figura 1 Rapporto spaziale tra pSIC e ZPS "Foresta di Monte Arcosu"
Alla luce di questo la pianificazione e le misure di conservazione previste dal presente
Piano di Gestione coinvolgono sia l’area pSIC che la ZPS in esso compresa.
Di seguito si riportano le schede riepilogative dei formulari del pSIC “Foresta di Monte
Arcosu” e della ZPS “Foresta di Monte Arcosu”
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1.3 Scheda pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Denominazione Sito Sito di importanza comunitaria “Foresta Di Monte Arcosu”
Codice Identificativo Natura 2000 ITB041105
Estensione dell’area Ha 30353,00
Altitudine
Max 948 m s.l.m.
Min. 59 m s.l.m.
Med. 503 m s.l.m.
Coordinate geografiche Lat. 39 7 43
Long. E 8 50 47
Regione biogeografica Mediterranea
Caratteristiche generali del sito Paesaggio caratterizzato da vallate ampie e pianeggianti e da
vallate profonde e strette poggianti su graniti tardo ercinici, con
processi filoniani. Idrografia di superficie caratterizzata da fiumi
a prevalente regime torrentizio. Clima Mesomediterraneo
inferiore secco e secco-subumido.
Le formazioni ad ontano sono ben strutturate e ben conservate
e costituiscono nella gran parte dei casi vere e proprie foreste-
galleria. Le foreste sarde di Taxus sono, anche se circoscritte e
a struttura aperta molto importanti perché tra le più meridionali
(insieme a quelle di M. Santo di Pula) del territorio
Tipi di habitat presenti nel sito 9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia.
*6220 Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei
Thero-Brachypodietea
5330 Arbusteti termo-mediterranei e pre-steppici
5210 Matorral arborescenti di Juniperus spp.
*91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus
excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)
9330 Foreste di Quercus suber
9320 Foreste di Olea e Ceratonia
92D0 Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e
Securinegion tinctoriae)
92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
*9580 Boschi mediterranei di Taxus baccata.
9308 Foreste di Ilex aquifolium
5430 Phrygane endemiche dell'Euphorbio-Verbascion
*5230 Matorral arborescenti di Laurus nobilis
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Specie animali di interesse
comunitario
Uccelli elencati nell’allegato I della
Direttiva 79/409/CEE
Accipiter gentilis arrigonii
Alectoris barbara
Aquila chrysaetos
Caprimulgus europaeus
Falco peregrinus
Lanius collurio
Sylvia sarda
Sylvia undata
Pernis apivorus
Circus aeruginosus
Uccelli migratori abituali non
elencati dell'Allegato 1 della
Direttiva 79/409/CEE
Columba oenas
Columba palumbus
Scolopax rusticola
Streptopelia turtur
Turdus iliacus
Turdus merula
MAMMIFERI elencati nell'Allegato
II della Direttiva 92/43/CEE
Cervus elaphus corsicanus
ANFIBI E RETTILI elencati
nell'Allegato II della Direttiva
92/43/CEE
Speleomantes genei
Discoglossus sardus
Emys orbicularis
Testudo marginata
Testudo hermanni
Testudo graeca
Altre specie importanti di flora e
fauna
Bufo viridis
Euproctus Platycephalus
Hyla sarda
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1.4 Scheda ZPS “Foresta di Monte Arcosu”
Denominazione Sito Zona di Protezione Speciale “Foresta di Monte Arcosu”
Codice Identificativo Natura 2000 ITB044009
Estensione dell’area Ha 3123,00
Altitudine
Max 948 m s.l.m.
Min. 62 m s.l.m.
Med. 505 m s.l.m.
Coordinate geografiche Lat. 39 10 37
Long. E 8 53 3
Regione biogeografica Mediterranea
Caratteristiche generali del sito Paesaggio caratterizzato da vallate ampie e pianeggianti e da
vallate profonde e strette poggianti su graniti tardo ercinici, con
processi filoniani. Idrografia di superficie caratterizzata da fiumi
a prevalente regime torrentizio. Clima Mesomediterraneo
inferiore secco e secco-subumido.
Le formazioni ad ontano sono ben strutturate e ben conservate
e costituiscono nella maggior parte dei casi vere e proprie
foreste-galleria. Le foreste sarde di Taxus_ sono, anche se
circoscritte e a struttura aperta, molto importanti perché tra le
più meridionali (insieme a quelle di Monte Santo di Pula) del
territorio sardo. I ginepreti a Juniperus turbinata ssp. turbinata
che vivono tendenzialmente esposti a mare, qui i si trovano
invece all'interno costituendo fitte cenosi. Nell'ambito della
Sardegna meridionale i percorsi substeppici sono importanti
perché rari nell'ambito del sito perché per la maggior parte
costituito da formazioni di macchia o boschi.
Specie animali di interesse
comunitario
Uccelli elencati nell’allegato I della
Direttiva 79/409/CEE
Circus aeruginosus
Pernis apivorus
Anthus campestris
Caprimulgus europaeus
Falco eleonorae Hieraaetus
fasciatus
Pandion haliaetus
Ciconia ciconia
Ciconia nigra
Falco peregrinus
Sylvia sarda
Lanius collurio
Aquila chrysaetos
Sylvia undata
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Uccelli migratori abituali non
elencati dell'Allegato I della
Direttiva 79/409/CEE
Accipiter gentilis arrigonii
Alectoris barbara Columba
oenas
Columba palumbus
Scolopax rusticola
Streptopelia turtur
Turdus iliacus
Turdus merula
MAMMIFERI elencati nell'Allegato
II della Direttiva 92/43/CEE
Cervus elaphus corsicanus
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Capitolo 2
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2. CARATTERIZZAZIONE ABIOTICA DEL SITO
2.1 Clima
Il ruolo del clima nella distribuzione della copertura vegetale e della pedogenesi è di
fondamentale importanza e si manifesta principalmente attraverso la distribuzione annuale
della temperatura e delle precipitazioni, intervenendo nello sviluppo della vegetazione e del
suolo in tutti gli stadi evolutivi.
Il Sito di Monte Arcosu e il Sulcis in generale, essendo situati nella parte sud-occidentale
dell’Isola, presentano caratteri climatici peculiari sia per la posizione geografica, che per
l’orografia e tutta l'area risente dei fenomeni meteorologici legati ai tipi di tempo di libeccio,
ponente e maestrale. La vicinanza dei rilievi al mare, influisce in maniera rilevante sulle
precipitazioni e sulle nebbie, specie quelle di pendio. Un ruolo fondamentale viene svolto
anche dalla piana del Campidano che separa nettamente il Sulcis e l’Iglesiente dal resto
della Sardegna, contribuendo alla peculiarità bioclimatologica della regione.
Per gli scopi del presente lavoro sono stati presi in considerazione i dati delle stazioni termo-
pluviometriche di Is Cannoneris (716 m. slm) e di Uta (19 m. slm), con riferimento
rispettivamente al settore montano e a quello pedemontano del Sito. Sono analizzati anche i
dati pluviometrici delle stazioni di Pantaleo (240 m. slm) e Capoterra (54 m. slm), riferiti
rispettivamente alle zone basso-montane occidentale ed orientali del SIC.
2.1.1 Temperatura dell'aria
Le temperature presentano un andamento stagionale caratteristico delle zone mediterranee,
con inverni piuttosto miti ed estati calde (fig. 1a). Relativamente alle medie mensili si
evidenzia la tipica variabilità stagionale del clima mediterraneo e una certa differenza dei
valori da stazione a stazione. Questo è spiegabile con le diverse condizioni di orografia,
vicinanza al mare ed esposizione ai venti dominanti che caratterizzano le varie stazioni
censite. Nelle tabelle 1 e 2 sono riportati i parametri termici medi ed estremi espressi in scala
mensile ed annua.
La temperatura media annua più elevata si riscontra nella stazione di Uta, con 16,6 °C Il
mese più freddo, gennaio, presenta una temperatura media di 9,34 oC, mentre il mese più
caldo, agosto, presenta una temperatura media mensile di 25,06 oC. Nella stazione montana
di Is Cannoneris la temperatura media annua è di 13,9 oC, con temperature medie di 6,6 oC e
di 23,7 oC rispettivamente per il mese di gennaio e di agosto.
Si osserva che le temperature medie massime, mensili ed annue, sono maggiori per la
stazione di Uta, mentre le temperature medie minime, mensili ed annue, sono lievemente
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maggiori per la stazione di Is Cannoneris. Pur tenendo presente la differente lunghezza del
periodo di osservazione, si può dedurre che l'escursione termica media annua nel settore
montano sia sensibilmente maggiore rispetto alla zona pianura (tab. 2). Tale diversità è da
attribuire sia all'altitudine ed alla maggiore distanza dal mare che alla morfologia ed
all'esposizione dei versanti.
Is Cannoneris, quota 716 m. s.l.m. – periodo 1973/1992 (20 anni)
G F M A M G L A S O N D
Media massima 9,21 10,15 11,98 13,71 18,30 22,51 26,38 27,91 23,43 18,16 13,79 10,85
Media minima 3,12 5,21 5,76 7,84 11,50 15,54 19,69 19,42 16,21 12,73 9,05 5,62
Media mensile 6,65 7,31 8,78 10,42 14,37 19,02 22,98 23,70 19,57 15,43 11,21 7,88
Uta, quota 19 m. s.l.m. – periodo 1924/1987 (64 anni)
G F M A M G L A S O N D
Media massima 15,97 16,22 18,92 21,21 24,82 30,35 33,75 33,93 30,35 24,94 19,59 16,70
Media minima 3,63 4,36 5,27 6,46 9,74 13,44 16,22 16,71 15,27 11,81 7,82 5,34
Media mensile 9,34 9,74 11,59 16,63 17,62 22,02 24,91 25,06 22,57 18,12 13,82 10,56
Tab. 1 - Temperature medie massime, minime e mensili.
Is Cannoneris Uta
Temperatura media annua 13,94 16,60
Temperatura media mese più caldo 23,70 25,06
Temperatura media mese più freddo 6,65 9,34
Escursione termica annua 17,05 15,22
Tab. 2 - Temperature medie annue ed escursioni termiche.
2.1.2 Precipitazioni
Per descrivere il regime delle precipitazioni sono stati utilizzati sia i dati delle stazioni di Is
Cannoneris e Uta, che quelli delle stazioni di Pantaleo e Capoterra (tab. 3). Si può osservare
(tab. 4) che le stazioni di Uta e Capoterra presentano valori medi annui di precipitazione
inferiori rispetto al valore regionale (752,8 mm), potendosi collocare tra quelli più bassi
dell'Isola (Botti et Vacca, 1995). Viceversa le stazioni di Is Cannoneris e Pantaleo
presentano valori superiori alla media regionale.
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Stazione m.
s.l.m.
G F M A M G L A S O N D
Uta 19 m 57,3 67,0 59,2 40,1 31,2 12,1 3,2 7,2 33,7 71,5 84,9 66,6
Capoterra 54 m 66,3 64,9 55,9 43,2 34,7 11,5 2,0 9,2 36,1 67,3 73,6 72,0
Pantaleo 240 m 115,0 113,5 87,1 65,4 49,5 17,9 5,2 11,1 45,7 102,8 177,3 140,7
Is Cannoneris 716 m 156,0 155,3 128,4 94,7 63,9 17,1 4,2 14,9 49,2 127,5 141,0 178,3
Tab. 3 – Precipitazioni medie mensili (periodo 1922-1992; Uta 1951-1991)
Stazione Uta Capoterra Pantaleo Is Cannoneris
m. s.l.m. 19 m 54 m 240 m 716 m
Precipitazioni medie annue 534,0 536,7 931,2 1.130,5
Precipitazione massima 907,9 952,5 1.385,5 1.850,2
anno 1961 1945 1963 1965
Precipitazione minima 312,1 266,3 520,9 688,2
anno 1970 1936 1945 1988
Escursione delle precipitazioni in mm. 595,8 686,2 864,6 1.162,0
Tab. 4 – Precipitazioni medie annue
Le precipitazioni presentano il tipico andamento dei climi mediterranei (fig. 1b), con forti
variazioni sia stagionali che annuali e con scostamenti sensibili dalla media della serie
storica. Per le stazioni considerate si hanno regimi pluviometrici tipici della Sardegna con la
sequenza di precipitazioni decrescenti I (inverno), A (autunno), P (primavera), E (estate)
(tab. 5).
Stazione Inverno Primavera Estate Autunno Regime
Uta 190,9 130,5 22,6 190,0 IAPE
Capoterra 203,2 133,8 22,7 177,0 IAPE
Pantaleo 369,2 202,0 34,2 325,8 IAPE
Is Cannoneris 489,6 287,0 36,2 317,7 IAPE
Tab. 5 – Regimi pluviometrici
Si rileva la presenza di un semestre "umido" (ottobre-marzo) in cui cade circa il 75%
dell'intera precipitazione annua ed un semestre "secco" (aprile-settembre) caratterizzato da
precipitazioni modeste, praticamente assenti nel trimestre giugno-agosto.
Nel lungo periodo si evidenzia la persistenza di periodi siccitosi, anche per 4-5 anni
consecutivi, con precipitazioni al di sotto della media come evidenziato in figura 2, dove si ha
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l'andamento delle precipitazioni annuali riportate nella serie storica delle stazioni
pluviometriche esaminate.
La piovosità si concentra in genere tra l'autunno e l'inverno ed in primavera, con un periodo
di minori precipitazioni invernali che correntemente prende il nome di "secche di gennaio",
che rispecchia il regime pluviometrico sdoppiato già da tempo riconosciuto dai meteorologi
(Arrigoni, 1968). Tale fenomeno può avere una durata molto variabile o essere assente, in
funzione dell'anticiclone freddo continentale, perciò anche nei mesi invernali possono aversi
precipitazioni medie analoghe a quelle dei mesi autunnali e primaverili.
Nello studio dei bacini montani è molto importante la conoscenza delle precipitazioni critiche
e di parametri quali l'intensità critica e il tempo di corrivazione, utili nella previsione dei
fenomeni piovosi più dannosi.
Nel settore in esame, così come in gran parte dell'area mediterranea, non sono rare le
piogge di breve durata e di forte intensità che, unitamente alla particolare esposizione dei
versanti nei confronti delle correnti umide provenienti da sud-est, collocano il settore in
esame tra le zone della Sardegna con regime di piogge intense più critico.
Pur non essendo quantificabile per la mancanza di serie storiche di precipitazione di
adeguata lunghezza, tale caratteristica appare confermata dai dati della stazione
pluviografica di S. Lucia installata dal Servizio Idrografico Regionale nel mese di marzo del
1993, in corrispondenza della sezione di traversa per la misura delle portate dell'Ente
Autonomo Flumendosa (E.A.F.). A titolo di esempio, nel corso dell'evento meteorico del 31
ottobre 1993, in questa stazione sono stati misurati 104,2 mm. di pioggia in 60 minuti,
superando il precedente massimo regionale di 91,6 mm. a Bonorva nel 1930 (Botti et Vacca,
op. cit.). Analogamente nel settore di Pixinamanna, il 25/10/1965 si verificò un evento
piovoso di notevole intensità, con la caduta di 115 mm. di pioggia in 90 minuti (Arrigoni, op.
cit.).
Un ulteriore elemento a favore dell'inserimento del Sulcis nelle zone a regime pluviometrico
più critico, è rappresentato dalle violente piene a cui sono soggetti i torrenti (es. Rio S. Lucia
di Capoterra), con gravi danni sia alle infrastrutture stradali che alle colture adiacenti.
Si osserva infine che le piogge di forte intensità si verificano in genere all'inizio dell'autunno,
quando la copertura erbacea è molto scarsa, esplicando così un elevato potere erosivo nei
confronti del suolo. L'erosione idrica è ulteriormente amplificata, nel settore in esame,
dall'elevata acclività dei versanti e dalla relativa impermeabilità del substrato (scisti e
granito).
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Fig. 1 - visualizzazione grafica delle caratteristiche termometriche (a) e pluviometriche (b)
T e m p e ra tu ra m e d ia m e n s i le
0
5
1 0
1 5
2 0
2 5
3 0
G F M A M G L A S O N D
T oC
Is Ca n n o n e r is Uta
Precipitaz ioni medie mensi l i
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
200
G F M A M G L A S O N D
P mm
Uta Capoterra Pantaleo Is Cannoneris
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Fig. 2 - Serie storiche (in blu) delle pluviometrie per la stazione di Capoterra (1), Is Cannoneris (2) e
Pantaleo (3), in relazione con le precipitazioni medie (in rosso) delle singole stazioni.
150
250
350
450
550
650
750
850
950
1922
1925
1928
1931
1934
1937
1940
1943
1946
1949
1952
1955
1958
1961
1964
1967
1970
1973
1976
1979
1982
1985
1988
1991
mm.
1
600
800
1000
1200
1400
1600
1800
1922
1925
1928
1931
1934
1937
1940
1943
1946
1949
1952
1955
1958
1961
1964
1967
1970
1973
1976
1979
1982
1985
1988
1991
mm.
2
500
600
700
800
900
1000
1100
1200
1300
1400
1922
1925
1928
1931
1934
1937
1940
1943
1946
1949
1952
1955
1958
1961
1964
1967
1970
1973
1976
1979
1982
1985
1988
1991
mm.
3
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2.2 Inquadramento fitoclimatico
2.2.1 Classificazione fitoclimatica di Pavari
Il Pavari (1916), mantenendo i criteri seguiti da Mayr, ha proposto una classificazione
fitoclimatica grazie alla scelta di opportuni parametri.
Trascurando la zona tropicale (Palmetum), l'autore conserva il nome delle rimanenti cinque
zone del Mayr, così suddivise: Lauretum, Castanetum, Fagetum, Picetum, Alpinetum.
La Sardegna ricade quasi completamente, fino a circa 1.000 m., nella zona fitoclimatica del
Lauretum; solo poche aree montane ricadono nel Castanetum, sottozona calda, appartenenti
entrambe al tipo con siccità estiva.
Dall'inquadramento fitoclimatico secondo il Pavari, l'area oggetto di studio ricade
prevalentemente nelle sottozone calda e media del Lauretum ed in minima parte nella
sottozona fredda.
Il Lauretum II tipo (con siccità estiva) è caratterizzato dalla tipica vegetazione mediterranea,
termofila, sempreverde e xeromorfa, ma i limiti tra le sottozone non sempre corrispondono a
variazioni appariscenti del paesaggio forestale. Tra la sottozona calda e la sottozona media
generalmente il confine viene indicato dalla palma nana (Chamaerops humilis) o, nel caso
dell'area in esame, dal carrubo (Ceratonia siliqua) e dall'olivastro (Olea europaea var.
sylvestris). Tra la sottozona media e la sottozona fredda è invece più difficile individuare i
segni di cambiamento. Tuttavia la sughera (Quercus suber) è una specie che raramente
penetra nella sottozona fredda, o comunque non vi vegeta in massa, per cui può essere
considerata come termine di passaggio.
Stazione Uta Is Cannoneris
Quota m. s.l.m. 19 716
T. media annua oC 16,60 13,94
T. media mese più caldo oC 25,06 23,70
T. media mese più freddo oC 9,34 6,65
T. media dei massimi oC 23,89 17,20
T. media dei minimi oC 9,67 10,97
Escursione termica annua oC 15,72 17,05
T. media minima assoluta oC -1,50 -2,20
Precipitazione media annua mm. 534,0 1130,5
Precipitazione estiva (GLA) mm. 22,5 36,3
Classificazione fitoclimatica Lauretum Sottozona calda Lauretum Sottozona media
2.2.2 Classificazione bioclimatica di Rivas-Martìnez
La bioclimatologia è una scienza di carattere ecologico che studia le relazioni tra il clima e la
distribuzione delle specie sulla terra. La sua finalità principale è quella di stabilire una
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relazione tra i dati di temperatura e precipitazione con la distribuzione geografica delle
specie e delle biocenosi. Alle informazioni ottenute con questi valori si aggiungono altri dati
relativi alle cenosi, quelli derivati dalla fitosociologia di carattere dinamico e catenale e gli
studi del paesaggio fondati sulle serie e le geoserie (Rivas-Martínez et al., 1996, 1999, 2001,
2002). L'importanza di questo metodo consiste proprio nell'aver adottato adeguate soluzioni
e correlazioni tra gli aspetti bioclimatici e quelli floristico-vegetazionali.
Relativamente al settore biogeografico Sulcitano-Iglesiente, sottosettore Sulcitano, è stato
realizzato un approfondito studio bioclimatico da Bacchetta (2000) applicando il metodo di
Rivas-Martínez ai dati termometrici e pluviometrici di tutte le stazioni presenti nel Sulcis, tra
cui quelle interne al SIC.
Le risultanze delle analisi ed elaborazioni dei parametri climatici ha permesso di determinare
il macrobioclima, i bioclimi, i piani bioclimatici e gli orizzonti degli stessi, presenti in tutto il
settore Sulcitano-Iglesiente.
Le analisi condotte (Bacchetta, op. cit.) hanno stabilito che tutto il Sulcis-Iglesiente rientra nel
macrobioclima Mediterraneo, caratterizzato da almeno due mesi di aridità estiva durante i
quali le precipitazioni (mm) risultano minori del doppio delle temperature (ºC).
All’interno del macrobioclima Mediterraneo si sono potuti distinguere due bioclimi o spazi
fisici delimitati da differenti tipi di vegetazione e da peculiari valori climatici. In particolare
sono stati distinti un bioclima Mediterraneo pluvistagionale oceanico (MPO) ed uno xerico
oceanico (MXO). Il bioclima pluvistagionale oceanico domina in gran parte dei territori
sulcitano-iglesienti, mentre quello xerico oceanico appare limitato alle aree costiere orientali
(esterne al SIC) comprese tra la linea di costa e le isole dell’Arcipelago sulcitano.
Relativamente ai termotipi dell'area vasta (Sulcis-Iglesiente) sono state individuate 2
tipologie, ciascuna con entrambi gli orizzonti: termomediterraneo inferiore e superiore,
mesomediterraneo inferiore e superiore. Per gli ombrotipi sono state differenziate 3 diverse
categorie: secco inferiore e superiore, subumido inferiore e superiore, umido.
A tal proposito viene sottolineato che gran parte delle stazioni sono poste nel piano
termomediterraneo, poche in quello mesomediterraneo e nessuna nel supramediterraneo. La
stazione termopluviometrica più alta è infatti quella di Is Cannoneris situata a 716 m. s.l.m..
Tuttavia, nelle zone cacuminali del Monte Linas, è presente in maniera continua un piano
supramediterraneo inferiore, rilevato solo a livello topografico e puntiforme. Anche
l’ombrotipo umido inferiore è sicuramente più diffuso, ma mancano stazioni in grado di
poterlo rilevare.
Di seguito (tab. 6) si riportano i risultati ottenuti per alcune stazioni prossime o interne al
territorio del SIC.
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Stazione Quota (m s.l.m.) Lat. Long. Bioclima Termotipo Ombrotipo Ti Itc Pi Io
Capoterra 54 39° 10' N 8° 58' E MPO TM sup. SECCO sup. 17,1 381 540 2,63
Is cannoneris 716 39° 02' N 8° 51 E MPO MM sup. UMIDO inf. 13,3 263 1152 7,19
Palmas 12 39° 04' N 8° 33' E MPO TM inf. SECCO inf. 18,5 425 540 2,43
Pantaleo 240 39 ° 05' N 8° 47' E MPO MM inf. SUBUMIDO inf. 16,2 343 904 4,66
Piscinamanna 255 38° 59' N 8° 55' E MPO TM sup. SUBUMIDO inf. 16,3 353 929 4,74
Rosas (m.ra) 326 39° 12' N 8° 42' e MPO MM inf. SUBUMIDO inf. 15,7 325 871 4,64
Santadi 135 39° 05' N 8° 43' E MPO TM sup. SECCO sup. 16,7 361 665 3,32
Siliqua 53 39° 18' N 8°48' E MPO TM sup. SECCO sup. 16,5 360 641 3,23
Teulada 50 38° 58' N 8° 46' E MPO TM sup. SECCO sup. 17,3 382 608 2,94
Tab. 6 – Dati generali delle stazioni del Sulcis-Iglesiente (da: Bacchetta, 2000)
2.3 Geomorfologia
Nonostante le modeste altezze dei rilievi, il paesaggio viene considerato montuoso proprio
dal punto di vista morfologico. La complessità della costituzione litologia e dell’assetto
strutturale, da considerare come il risultato della dinamica terrestre, e la conseguente
morfologia del rilievo, sono fattori che condizionano il territorio del Sito e, in modo diretto e
indiretto, influenzano l'evoluzione del suolo e della vegetazione, essendo fattori di
fondamentale importanza nella pedogenesi locale. Il condizionamento diretto sul suolo si
esplica soprattutto con le acclività dei versanti, quello indiretto si esplica essenzialmente con
una riduzione o un aumento dell'azione di altri fattori pedogenetici quali il clima e la
vegetazione. La forma del territorio agisce direttamente all'esterno del suolo con le variazioni
di pendenza, che influiscono sullo scorrimento idrico e sui movimenti di massa, e con
variazioni dell'esposizione, che determina le diverse condizioni di irraggiamento, ventilazione
ed evapotraspirazione. Il rilievo inoltre, agisce internamente al suolo condizionando le
infiltrazioni e la circolazione dell'acqua lungo il profilo e quindi l'azione chimica dell'acqua
stessa. Nel settore in esame l'orografia è stata condizionata dall'azione delle forze endogene
del ciclo ercinico, durante il quale le masse metamorfiche paleozoiche sono state interessate
da intensi movimenti dislocativi. Tali fenomeni sono responsabili delle orientazioni e delle
direzioni preferenziali del rilievo e di quello tra le principali dorsali. Il territorio può essere
suddiviso, in tre paesaggi morfologici principali: metamorfico, granitico e detritico-alluvionale.
Vi è poi il sistema idrografico con i depositi alluvionali olocenici.
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2.3.1 Paesaggio metamorfico
Le rocce metamorfiche hanno subito prolungate fasi di erosione, favorite anche dai
movimenti tettonici e dalle variazioni paleoclimatiche. Questi processi hanno provocato
l'asportazione della copertura arenceo-scistosa e carbonatica e l'affioramento del plutone
granitico sottostante. Si possono osservare lembi di queste coperture, che sono state
risparmiate dall'azione di demolizione ad opera degli agenti metamorfici, in particolare a
Monte Arcosu (948 m), Monte Seddas (851 m), Monte Santo (848 m), Monte Is Caravius
(1116 m), Arcu Barisoni (885 m), Punta Maxia (1017 m) e Punta Sebera.
Le metamorfiti di contatto creano cornici nette che raccordano la parte alta dei rilievi con le
litologie sottostanti, prevalentemente granitiche.
Le dorsali presentano forme ben delineate, rettilinee ed allungate, con un'aspra morfologia
dei versanti ed acclività spesso superiori al 50%. Solo nei settori pedemontani, dove le quote
sono inferiori, si possono osservare linee di cresta più arrotondate e un'orografia
complessivamente addolcita, con acclività ridotte. In corrispondenza del fronte di
sovrapposizione tettonica e lungo le più importanti linee di faglia si verificano brusche
variazioni dell'acclività nei versanti, in particolare nelle zone di contatto tra le unità tettoniche
ed in corrispondenza di crepacciature profonde.
2.3.2 Paesaggio granitico
I rilievi granitici rappresentano più della metà dell’area montuosa. La presenza di profonde
valli conferisce un aspetto montuoso all’area dove troviamo questi rilievi, nonostante le
altitudini siano modeste (poco oltre i 1000 m). I versanti granitici si distinguono per l’assenza
di una copertura vegetale continua. In generale il paesaggio delle aree granitiche di Domus
de Maria, Pula e Capoterra si presenta molto differenziato: le forme più aspre si hanno in
corrispondenza di litotipi con sensibili riduzioni di grana o in presenza di ammassi porfirici o
aplitici; la pendenza elevata causa un’elevata capacità erosiva dei corsi d’acqua per cui le
valli sono più strette e profonde nelle aree montuose e più aperte in prossimità dello sbocco
a mare, inoltre, sono evidenti le conoidi alluvionali e i terrazzamenti laddove i corsi d’acqua
raggiungono le aree pianeggianti, testimonianza delle variazioni climatiche quaternarie. Sono
presenti i glacis, che sono l’accumulo di materiali clastici e fungono da raccordo tra i rilevi e il
fondovalle; sono presenti aree di roccia molto fratturata e spesso anche arenizzata in
corrispondenza delle zone di convergenza di importanti lineamenti strutturali (M.te
Panizzadas , Arcu Su Schisorgiu, Arcu Joane Arena, ecc.); sono visibili gli effetti della
gelifrazione che è stata attiva durante le fasi glaciali del Quaternario e ha provocato la
frantumazione della roccia in corrispondenza delle aree di faglia e frattura.
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Laddove invece i rilievi granitici hanno conservato superfici più pianeggianti, i processi
geomorfologici più importanti sono causati dall’azione chimica, con la formazione da una
parte di coltri eluviali arenose, dall’altra di rilievi tipo inselberg, tor, blocchi sferoidali isolati, o
cataste di blocchi. I processi di disfacimento subaereo provocano l’approfondimento di
fratture preesistenti o la formazione di tafoni, sculture alveolari, vaschette di dissoluzione e
solchi. L’erosione differenziale mette in evidenza i filoni di quarzo.
2.3.3 Paesaggio dei depositi alluvionali plio-pleistocenici
Tra i rilievi paleozoici, gli altopiani ignimbritici e le pianure recenti che li circondano, sono
presenti delle zone di raccordo morfologico che corrispondono a linee di faglia riconducibili ai
movimenti tettonici dell'Oligo-Miocene, spesso riattivate dalla neotettonica del Plio-
Pleistocene. Nelle fasce pedemontane si rinvengono le conoidi alluvionali allo sbocco delle
principali valli, costituite da ciottoli generalmente ben arrotondati eterometrici ed eterogenei
come fra Monte Arcosu e Capoterra. Tra Sarroch e Pula sono presenti più generazioni di
glacis di accumulo. I glacis più antichi si trovano a una quota maggiore e presentano clasti
molto più alterati rispetto ai glacis più recenti. Si trovano pediments a Santa Margherita di
Pula, Capo Spartivento, Teulada e Santadi. Tutte queste superfici risultano più o meno
reincise e terrazzate dall'idrografia recente.
2.3.4 Paesaggio dei depositi alluvionali olocenici e idrografia
La rete idrografica del territorio in esame, è costituita dalle aste fluviali principali del Rio
Gutturu Mannu e del Rio Guttureddu, dalla cui confluenza si origina il Rio S. Lucia che sfocia
nello stagno di Cagliari, del Rio di Pula, del Rio S. Gerolamo, del Rio S. Margherita, del Rio
di Chia, del Rio de Monti, del Rio Palmas, derivante dalla confluenza del Rio Gutturu Ponti,
Rio Mannu di Narcao e del Rio Piscinas.
I depositi alluvionali dei corsi d'acqua principali formano dei terrazzi nelle parti più basse, fino
ai materassi alluvionali incoerenti degli alvei attuali, formati da ciottoli arrotondati ed
eterometrici, a volte di notevoli dimensioni (fino ad 1 m), che denotano l'elevata capacità di
trasporto raggiunta occasionalmente da questi torrenti. Tale capacità era sicuramente più
elevata in passato, quando le portate d'acqua erano di gran lunga superiori. Questo fatto è
confermato ad esempio dall'estensione delle alluvioni nella zona della Piana di Capoterra, in
netto contrasto con l'attuale regime del Rio S. Lucia, quasi asciutto per gran parte dell'anno.
Complessivamente il reticolo idrografico del sito è di tipo dendritico e mostra un andamento
radiale centrifugo a partire dagli alti strutturali e può essere considerato di tipo dendritico,
rappresentato da numerosi corsi d'acqua, aventi delle portate molto limitate, per lo più a
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carattere torrentizio temporaneo, con attività solo durante alcuni periodi della stagione
invernale e primaverile. Spesso risulta difficile distinguere un netto passaggio tra solco di
ruscellamento concentrato e vallecola con fondo a V che in genere è un proseguimento
naturale del primo per le acque provenienti dai versanti. Per tale motivo la maggior parte
delle canalizzazioni può essere considerata come appartenente alle forme dei processi di
versante. Possono invece essere considerati come forme dei processi di modellamento
fluvio-torrentizio i corsi d'acqua che mostrano di possedere una azione continua, anche se
esplicata per lo più in sub-alveo, soprattutto durante il periodo estivo.
Gli alvei dell’area montana sono prevalentemente impostati in roccia, entro strette valli
spesso caratterizzate da un andamento meandriforme, anche se non mancano tratti dove le
valli si allargano ed assumono un profilo a fondo piatto. In questi casi la velocità dell'acqua, e
di conseguenza l'energia di trasporto, si riduce, ed il corso del torrente può assumere un
andamento a canali anastomizzati sul letto alluvionale.
Procedendo verso la parte bassa dei bacini, le valli dei corsi d'acqua si allargano, diminuisce
la pendenza ed aumenta la loro capacità di deposito, Aumentano inoltre le testimonianze di
sedimentazione e di successive re-incisioni come i piccoli bordi di terrazzo di depositi del
Pleistocene superiore-Olocene ed olocenici sub-attuali che orlano in maniera discontinua i
letti dei torrenti principali.
Si può affermare che, nella fascia di raccordo pedemontana e nei settori pianeggianti, il
fattore di modellamento predominante sia stato lo scorrimento delle acque superficiali con
relativi fenomeni di erosione e di deposizione accentuati o mitigati dalle variazioni climatiche
quaternarie.
La discontinuità delle portate dei corsi d'acqua principali è legata soprattutto all'alternanza di
climi umidi e climi aridi che ha dato origine ai differenti tipi di deposito riconosciuti sulla base
di alcuni caratteri peculiari, come ad esempio la maturità del profilo pedologico, il grado di
costipamento e di alterazione degli elementi costituenti ed il colore della matrice. Più
precisamente, nei periodi interglaciali, caratterizzati da una ridotta copertura vegetale, hanno
predominato i processi di denudamento dei versanti e vi è stato il massimo sviluppo degli
apporti di materiale solifluidale nei fondivalle; viceversa nei periodi glaciali, con climi di tipo
caldo-umido, sono stati favoriti i processi pedogenetici a discapito della produzione di nuovi
detriti.
L'evoluzione dei principali corsi d’acqua è stata quindi condizionata da tali oscillazioni
eustatiche e climatiche alle quali si devono le numerose variazioni del livello di base degli
alvei i quali hanno subito generalmente una serie di innalzamenti ed approfondimenti
successivi.
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Nel Sulcis troviamo anche valli ereditate da antichi sistemi idrografici come ad esempio la
paleovalle sospesa di S. Pantaleo, o la valle di Campanasissa, nelle quali si ritrovano alcuni
sedimenti fluviali dell'Eocene. Sono la testimonianza di un antico collegamento tra la valle del
Cixerri e quella di Narcao. Attualmente lo slargo di Campanasissa fa parte dello spartiacque
tra il Golfo di Palmas e il Golfo di Cagliari.
2.4 Geopedologia e pedologia forestale
2.4.1 Fattori e processi pedogenetici
Il suolo viene definito come un corpo naturale della superficie terrestre costituito da una
frazione minerale ed una frazione organica, capace di ospitare un consorzio vegetale e la
vita animale ad esso collegata.
Sulla base di questa definizione il suolo deve essere inteso come un'entità dinamica e come
un complesso organico-minerale vivente che prende origine da un determinato substrato e si
sviluppa fino ad un grado di maturità o di equilibrio relativamente stabile con l'ambiente
esterno.
La durata complessiva di questa evoluzione è in rapporto con le caratteristiche del clima
stazionale, con la natura delle rocce, con la morfologia dei rilievi e con la vegetazione che,
negli ambienti forestali, è legata strettamente al tipo di humus ed ai processi di umogenesi.
Quest'ultimo elemento è quello che permette la principale separazione tra terreni agrari e
terreni forestali: nei primi una grande quantità di nutrienti viene asportata con le colture e
deve essere reintegrata con le concimazioni; nei suoli forestali i resti vegetali ed animali
vengono decomposti più o meno rapidamente dagli organismi del suolo fino a liberare gli
elementi assimilabili precedentemente asportati dalle piante durante l'attività vegetativa.
E’ perciò di notevole importanza la conoscenza delle caratteristiche del suolo, inteso come
fattore ecologico merobiotico, e dei fattori pedogenetici che, interagendo tra loro, producono
un gran numero di risultanti differenti espresse concretamente dalla varietà di ambienti
riscontrabili nella vasta area forestale del Sulcis.
2.4.2 Inquadramento pedologico del Sito
La classificazione dei suoli è illustrata secondo la tassonomia americana (USDA-Soil Survey
Staff, 2000). Essa, basandosi essenzialmente sui caratteri morfologici del profilo, permette di
effettuare raggruppamenti in funzione delle proprietà intrinseche del suolo, stabilite in termini
qualitativi e quantitativi sufficientemente rigorosi.
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I tipi tassonomici riscontrati nell’ambito del Sito, appartengono prevalentemente agli ordini
degli Entisuoli, Inceptisuoli ed Alfisuoli.
Suoli sulle metamorfiti del Paleozoico
Il paesaggio sulle metamorfiti è caratterizzato da forme differenti, in funzione della pendenza
e della copertura vegetale. I suoli pertanto risentono dell'influenza di questi due fattori. Sulla
cima delle colline, sui pendii scoscesi e nei fondivalle, erose dall'acqua di ruscellamento ed
associate col movimento delle rocce, ci sono porzioni di territorio dove la roccia affiorante è
ricoperta con uno strato sottile di suoli a debole spessore, ricchi in scheletro, i quali
appartengono ai sottogruppi Lithic Xerorthents e Lithic Haploxerepts. Dove la copertura
vegetale è più densa, si ritrovano i sottogruppi Dystric Xerorthents e Typic Haploxerepts,
generalmente con una scarsa potenza, sabbiosi, acidi e subacidi, sino ai Typic Haploxeralfs
delle aree basali dei versanti, caratterizzate da un accumulo di materiali sui quali si sono
impostati i suoli.
Suoli sulle rocce intrusive del Paleozoico
Malgrado le loro differenti caratteristiche fisico-chimiche (granulometria, saturazione in basi,
sostanza organica) i suoli che si rinvengono sulle rocce granitiche mostrano uno schema
evolutivo simile a quelli impostati sulle metamorfiti. Perciò si troveranno Lithic Xerorthents sui
versanti più ripidi, Typic Xerorthents, Dystric Xerorthents e Lithic Haploxerepts in quelle aree
con morfologia più regolare e medie pendenze. Typic Haploxerepts e Typic Dystroxerepts
sono presenti nella fascia di detriti esistente sui substrati meno accidentati e dove la macchia
è più sviluppata e si alterna con la lecceta.
Suoli sulle rocce effusive acide
I suoli originatisi su tali substrati, nelle aree a morfologia subpianeggiante o pendente
modeste presentano una potenza fino a 1 m, con scheletro a tratti abbondante, tessitura da
argilloso-sabbiosa ad argillosa che, per la presenza di argille a reticolo espandibile,
caratterizza i suoli per le proprietà vertiche, pertanto si hanno Chromic Haploxerepts e Vertic
Haploxerepts. Nelle aree caratterizzate da forme aspre e accidentate e pendenze elevate, si
ritrovano i Lithic Xerorthents.
Suoli sulle rocce effusive basiche
Sulle forme aspre con dorsali nette, versanti incisi, presenza di scarpate, canaloni e strette
vallecole con profilo a V, abbonda la roccia affiorante e i suoli non mostrano mai un grado
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evolutivo molto elevato. Sono infatti caratterizzati da profilo A-R, A-C e solo
subordinatamente A-Bw-C. Sono poco profondi, la loro tessitura varia da franco-argillosa ad
argillosa, non sono dotati di buone caratteristiche drenanti, hanno reazione neutra e si
mostrano saturi. Vi sono pertanto Lithic Xerorthents e, subordinatamente, Lithic
Haploxerepts.
Sulle forme meno aspre e tormentate le dorsali si fanno più smussate, si formano dei
versanti di raccordo detritici e vallecole a fondo concavo. Questo permette una evoluzione
più spinta rispetto ai suoli della unità precedente, talvolta con suoli caratterizzati da un
accumulo di carbonati secondari negli strati più profondi (orizzonte «Bk»). Sono da
mediamente profondi a profondi, con tessitura variabile da argilloso-sabbiosa ad argillosa,
dotati di scarse caratteristiche idrauliche, reazione da neutra a subalcalina e saturi. Vengono
classificati come Vertic Haploxerepts, Typic Haploxerepts, Typic Xerorthents e Calcic
Haploxerepts.
Suoli sviluppati sulle rocce carbonatiche del Paleozoico
Dal punto di vista tassonomico, dove non vi è l’affioramento della roccia madre (Rock
Outcrop) i suoli presenti sono classificabili come Lithic Xerorthents e Lithic Rhodoxeralfs, di
profondità variabile a seconda delle possibilità che offrono le asperità e le anfrattuosità della
roccia madre di approfondirsi. Le forme tipiche dei paesaggi carbonatici, presentano infatti
dorsali a profilo netto, profonde scarpate che interessano i versanti, a loro volta
profondamente incisi, stretti canaloni e vallecole con profilo a V. La tessitura di questi
pedotipi è principalmente franco-sabbioso-argillosa.
Dove le dorsali si fanno smussate e le quote meno elevate, le valli assumono profilo a fondo
concavo e le cime sono spesso raccordate tra loro da ampie selle. Compaiono aree di
accumulo detritico alla base dei versanti sulle quali i suoli hanno la possibilità di evolvere
verso i termini più tipici. Si hanno suoli mediamente profondi, con tessitura variabile da
franco-sabbioso-argillosa ad argillosa e permeabilità differente in funzione del loro tenore in
argilla. La loro reazione è neutra e si presentano saturi. Sono stati classificati come Typic
Xerorthents, Typic Haploxerepts e Typic Rhodoxeralfs.
Suoli sulle alluvioni e sui glacis del Pleistocene
I suoli che più comunemente si rinvengono su questi substrati possono essere abbastanza
sviluppati (Typic e Ultic Palexeralfs con inclusioni di Aquic Palexeralfs) come sui glacis e
sulle alluvioni antiche terrazzate, oppure mediamente sviluppati (Typic Haploxeralfs e Typic
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Haploxerepts) sui terrazzi di più recente costituzione. Localmente si hanno Calcic Palexeralfs
e, subordinatamente, Petrocalcic Palexeralfs.
Suoli sulle alluvioni ciottolose oloceniche
I suoli che ricoprono questi substrati, confinati in aree limitate vicino ai corsi d'acqua, sono
solo debolmente sviluppati (Typic Xerofluvents, Fluventic Haploxerepts e Typic
Dystroxerepts), di medio spessore, altamente scheletrici e facilmente drenati.
Suoli sulle sabbie eoliche e sedimenti litoranei
Si tratta dei paesaggi sulle dune antiche variamente stabilizzate in cui le forme variano da
subpianeggianti a ondulate. I suoli assumono profilo di tipo A-Bt-C e subordinatamente A-
Bw-C e sono localmente sormontati da altri suoli con profilo di tipo A-C, di formazione più
recente in quanto derivati da apporti eolici successivi. La profondità di questi suoli è variabile
ma sempre notevole (anche > 150-200 cm), date le caratteristiche del substrato; la tessitura
varia da franco-sabbiosa a franco-sabbioso-argillosa in profondità. La loro reazione è molto
variabile, da subacida ad alcalina in alcuni tratti profondi. Il drenaggio è normale, ma subisce
dei rallentamenti dove compare l’orizzonte argillico profondo. Sono generalmente desaturati.
Sono presenti gli Arenic Palexeralfs e, localmente, Typic Haploxerepts e Typic
Xeropsamments su Palexeralfs.
Suoli forestali
Il carattere distintivo più saliente dei suoli tipicamente forestali è rappresentato dalla lettiera
in rapida decomposizione in cui la sostanza organica è ben incorporata con la frazione
minerale del terreno, mediante la formazione di complessi umo-argillosi stabili. In questi
suoli, la vita biologica è sempre particolarmente attiva.
In ambiente come quello dell’area in esame, ammettendo di avere una vegetazione climax
edificata dalla foresta di leccio, ad esempio su un substrato derivante da graniti, il
corrispondente suolo forestale evoluto è dato dai DYSTROXEREPTS, caratterizzati da un
complesso insaturo in quanto proveniente da rocce ricche di silicati ma povere di basi, con
orizzonti ben delineati. Su altri substrati si possono invece osservare gli HAPLOXEREPTS,
suoli che un tempo venivano definiti "suoli bruni mediterranei" (Mancini, 1955; Duchaufour,
1970).
La potenza complessiva di questi suoli, varia generalmente da 50 a 100 centimetri.
Nell’area in esame la variabilità morfologica e strutturale degli humus è piuttosto contenuta
(Serra, 1996); quasi dappertutto l’humus è nella forma di Moder zoogenico, con evoluzioni
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circoscritte fino al Mull da artropodi (sensu Hartmann, 1970), secondo il grado di attacco
della lettiera, di maturazione dell’humus e di rimescolamento o disturbo del profilo ad opera
di fattori diversi (caso purtroppo assai frequente).
Si osserva che a causa della natura della vegetazione mediterranea (prevalenza di
sclerofille, spesso ricche di sostanze aromatiche), la produzione di humus risulta scarsa e
molto specializzata. Inoltre gli humus dei suoli mediterranei influenzano la pedofauna
determinandone la distribuzione, l’aggregazione, l’abbondanza relativa dei gruppi e la loro
densità assoluta. Essi determinano le caratteristiche fisiche del loro habitat pedologico da cui
dipendono le attività degli stessi organismi del suolo.
Si è già accennato alle conseguenze dell’azione antropica sul territorio e sugli ambienti
forestali in particolare, ma è soprattutto nelle regioni mediterranee che gli humus, come
fattore primario nella regolazione e nel funzionamento del sottosistema lettiera-suolo e come
centro di complessità biologica e biochimica, risultano molto alterati e spesso distrutti anche
in quei luoghi apparentemente in equilibrio. Tale aspetto dovrebbe perciò godere, a livello di
gestione dei territori forestali, di una attenzione prioritaria soprattutto verso i mutamenti
nell’umogenesi e le conseguenze sugli organismi del suolo determinabili dall’intervento
dell’uomo.
In generale, i suoli forestali attuali del Sito manifestano ovunque delle alterazioni di natura ed
intensità differenti, che sono più evidenti soprattutto nelle zone in cui la foresta originaria
risulta degradata a tipologie vegetazionali intermedie o iniziali rispetto alla fase climax o
scomparsa per azione diretta e indiretta dell’uomo. Si osservano, pertanto, suoli molto
instabili che, piuttosto che procedere verso tipi pedologici più evoluti, tendono a tornare a
stadi giovanili per opera del taglio dei boschi o dello sfruttamento agricolo.
Con la degradazione o l’eliminazione del bosco, col pascolo eccessivo e col ripetersi degli
incendi, si innescano infatti meccanismi di alterazione come la mineralizzazione accelerata
della sostanza organica messa allo scoperto, i processi chimici e biochimici distruttivi a
danno dei complessi umo-argillosi e, in primo luogo, l’erosione del suolo.
Nel Sito, la degradazione del bosco di leccio originario è da intendere soprattutto come
trasformazione dell’altofusto in ceduo. E’ lecito pensare che le aperture provocate con i tagli
pregressi, in particolare nel secolo scorso, abbiano permesso la manifestazione dei suddetti
processi negativi, amplificati ulteriormente dalla pendenza dei suoli. Anche in quei luoghi che
attualmente si presentano con una fitta copertura sono infatti osservabili i segni di
un’erosione diffusa della quale ancora oggi si osservano gli effetti, principalmente
riconducibili ad uno scarso spessore degli orizzonti organici (per lo più di neoformazione), e
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ad una sopraelevazione del colletto delle piante, tanto più evidente quanto maggiore è il
pendio.
Di gran lunga più grave è l’eliminazione completa del soprassuolo originario operata
soprattutto nelle aree pedemontane sia con i tagli pregressi che con l’incendio, con
cambiamenti più o meno rilevanti della composizione floristica e della fisionomia della
vegetazione e con evidenti influenze sulla pedogenesi.
Nel settore montano il passaggio del fuoco è limitato a modesti episodi mentre costituisce un
grave problema nelle zone pedemontane più vicine ai centri abitati. Il fuoco determina infatti
drastici cambiamenti nella vegetazione con uno slittamento verso tipologie via via più
xeromorfe: si diffondono soprattutto le specie erbacee, arbustive ed arboree capaci di
riprodursi per stoloni, per rizomi o per polloni radicali o capaci di difendersi dal fuoco, come
ad esempio la sughera. Tale regressione, allo stesso tempo pedologica e vegetazionale,
tende a divenire più accentuata col ripetersi dei fenomeni di degrado suddetti: si riducono la
velocità di infiltrazione dell’acqua nel suolo, la permeabilità e la capacità di ritenzione idrica
(ridotta ad una minima frazione di quella iniziale), mentre aumenta l’erosione dei versanti a
monte ed il trasporto solido verso valle; il suolo e la vegetazione risultano sempre più
bloccati nel loro dinamismo evolutivo fino all’instaurarsi di processi di desertificazione che,
per le condizioni ecologiche dell’ambiente mediterraneo, rendono estremamente
problematico ogni tentativo di recupero funzionale.
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Capitolo 3
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3. CARATTERIZZAZIONE BIOTICA DEL pSIC
3.1 Flora e vegetazione
Le ricerche floristiche e vegetazionali del settore sud-occidentale della Sardegna hanno visto
negli ultimi anni un interesse crescente che ha portato ad una serie di notevoli contributi
scientifici relativi sia alle zone costiere, che alle zone più interne e montane. Con l’inizio degli
anni ottanta si hanno una serie di contributi da parte di Bocchieri e collaboratori per tutta
l’area costiera compresa tra Pula e capo Teulada (Bocchieri, 1981; Bocchieri et Poledrini,
1981; Bocchieri, et al., 1981; Bocchieri et al., 1982; Ballero et Bocchieri, 1984; Bocchieri,
1984 e 1985; Ballero et Bocchieri, 1987), grazie ai quali si raggiunse un alto grado di
conoscenza di tali ambienti costieri sulcitani. Tutti i lavori sono di carattere floristico, in
particolare si tratta di flore e nuove segnalazioni per la Sardegna di specie quali: Pennisetum
rupellii Steudel, Apium crassipes (Koch ex Reichenb.) Reichenb. fil., Galinsoga parviflora
Cav., Euphorbia prostrata Aiton, Echinochloa colonum (L.) Link e Convolvulus siculus L.
subsp. agrestis (Schweinf.) Verdcourt.
Negli stessi anni Chiappini presentò un contributo sulla distribuzione di Taxus baccata L.
nella Sardegna meridionale (Chiappini et al., 1983), descrivendo le stazioni della specie nelle
località di Longuvresu di Pula e sul Monte Lattias di Uta.
Mossa e Fogu, nel tracciare i risultati dell’escursione internazionale della Società Italiana di
Fitosociologia, realizzata nella Sardegna sud-occidentale ed in particolare nel Sulcis,
allegarono alla pubblicazione un catalogo floristico relativo alle specie rinvenute.
Sul finire degli anni ottanta fu pubblicato da Angiolino et Chiappini (1988) un lavoro sul
ritrovamento di Helichrysum montelinasanum E. Schmid sempre sul Monte Lattias, che
ampliò notevolmente l’areale della specie, sino ad allora considerata endemica esclusiva del
Monte Linas nell’iglesiente.
Sono del 1990 gli studi floristici di Ballero relativi ai corsi d’acqua di Monti Nieddu e Gutturu
Mannu, rio lungo il quale nel 1993 Brullo descrive una nuova specie di salice endemico della
Sardegna meridionale: Salix arrigonii. Nello stesso anno Camarda e collaboratori
pubblicarono la flora dell’area di Pantaleo, Gutturu Mannu e Punta Maxia e successivamente
la vegetazione (Camarda et al., 1993 e 1995). L’anno successivo Ballero e collaboratori
completarono la flora del Monte Tamara (Ballero et al., 1994) e fu pubblicato l’inventario
forestale della Sardegna (IFRAS, 1994) nel quale si descrivono le foreste demaniali presenti
nei Monti del Sulcis ed in particolare quelle di Pula, Monte Nieddu, Tamara-Tiriccu, Pantaleo
e Gutturu Mannu.
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Gli studi tassonomici realizzati da Brullo et De Marco (1995), Selvi et al. (1997) e Bacchetta
et Brullo (2000), portarono alla descrizione di due nuove specie endemiche della Sardegna
meridionale: Genista valsecchiae Brullo et De Marco e Dianthus mossanus Bacchetta et
Brullo e una nuova entità sino ad oggi ritrovata solo sul Monte Lattias: Anchusa formosa
Selvi, Bigazzi et Bacchetta.
Anche gli studi floristici e vegetazionali subiscono un notevole impulso e furono effettuate
varie ricerche sia nel settore orientale del sistema montuoso sulcitano e delle cenosi ripariali,
grazie ai contributi di diversi autori (Bacchetta, 1996; Mossa et al., 1996; Bacchetta et al.
1997; Mossa et Bacchetta, 1998, 1999 e 2002; Bacchetta, 2000; Bacchetta et al., 2000a e
2000b; Mossa et al., 2000, Bacchetta et al. 2003 e 2005).
3.1.1 Inquadramento floristico
Spettro biologico
Recenti studi condotti da Bacchetta (2000) nella parte montana, collinare e pedemontana dei
Monti del Sulcis, hanno permesso di censire oltre 1000 taxa. Dallo studio si evince la
spiccata mediterraneità dell'area per l'elevata percentuale di terofite ed un grado di copertura
forestale elevato per la presenza di vaste leccete, sugherete e macchie evolute. Viene anche
evidenziata una percentuale elevata di geofite, apparentemente legata all’uso antropico del
territorio, in particolar modo alla pratica degli incendi (soprattutto nei settori pedemontani) e
alle attività di tipo silvo-pastorale. Significativa è anche la percentuale di idrofite, localizzate
essenzialmente lungo i torrenti e presso le sorgenti.
Spettro corologico
Per gli aspetti corologici, sempre in Bacchetta (op.cit.) vengono riportati lo spettro con le
categorie corologiche raggruppate sia per le macroforme affini, allo scopo di ottenere un
confronto più immediato, che per elementi mediterranei principali. Dagli spettri così realizzati
risultano la dominanza delle specie mediterranee e in particolare quella degli elementi
stenomediterranei, seguiti dalle specie eurimediterranee, ovest mediterranee ed endemiche.
La componente mediterraneo sud-occidentale, quella sud-mediterranea e quella
mediterraneo-atlantica, sono invece importanti al fine dell'identificazione del baricentro
dell’area studiata.
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Componente endemica
Un recente studio di Bacchetta et al. (2005-in stampa), evidenzia come il settore sulcitano
sia uno dei più interessanti della Sardegna dal punto di vista della componente endemica. Gli
autori segnalano la presenza di 122 taxa endemici, suddivisi in 81 specie, 32 sottospecie, 5
varietà e 4 ibridi.
Lo spettro biologico della componente endemica mostra una netta dominanza delle
emicriptofite seguite, in ordine decrescente, da geofite, camefite, terofite, nanofanerofite,
fanerofite e idrofite. L'elevata presenza di emicriptofite e camefite endemiche è posto in
relazione sia con le condizioni climatiche di tipo mediterraneo, che con la presenza diffusa di
ambienti ad elevata naturalità, spesso a carattere rupestre, testimoniato anche dalla
presenza delle terofite endemiche.
Quasi tutte le entità endemiche sono angiosperme, con 97 dicotiledoni e 24 monocotiledoni.
Solo una rappresenta le Pteridofite mentre non sono state rilevate gimnosperme endemiche.
Le famiglie maggiormente rappresentate dalla componente endemica sono: Asteraceae (14),
Orchidaceae e Fabaceae (11), Scrophulariaceae (10), Apiaceae, Caryophyllaceae and
Plumbaginaceae (7). I generi più rappresentati sono: Ophrys (9), Genista (7) e Limonium (6).
Sei taxa sono indicate come entità nuove per il Sulcis, mentre due sono nuovi per la flora
italiana. Otto taxa risultano esclusivi del Sulcis ed altrettante entità endemiche sono molto
importanti dal punto di vista biogeografico, in quanto confermano l'autonomia del settore
Sulcitano-Iglesiente e del sotto-settore Sulcitano, isolato dagli altri massicci montuosi
dell'Isola dalla pianura del Campidano.
Lo spettro corologico della componente endemica mostra una una netta prevalenza (58%) di
endemismi sardo-corsi e endemismi sardi. I primi sono in relazione soprattutto con i substrati
silicei, mentre i secondi prediligono gli ambienti carbonatici.
Inquadramento fitosociologico
Le comunità vegetali del Sulcis sono state descritte in diversi lavori, sia a carattere locale
che provinciale e regionale, questi ultimi soprattutto in relazione a determinate tipologie
vegetazionali.
Il sito è caratterizzato da una netta prevalenza della vegetazione forestale climatofila (leccete
e sugherete) ed edafoxerofila (oleeti e ginepreti), mentre la vegetazione forestale
edafoigrofila (per lo più ontaneti, saliceti, oleandreti) è limitata alle principali aste fluviali. E'
ampiamente rappresentata anche la vegetazione arbustiva sempreverde, spesso con cenosi
di degradazione della vegetazione climatofila, oltre alle garighe e alle praterie (perenni ed
annuali). Ancora relativamente poco nota, è la vegetazione azonale, costituita da cenosi
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rupicole e da vegetazione riparia. Sono presenti, in aree localizzate, alcune serie speciali, tra
cui assumono rilevanza particolare le tassete.
Principali Associazioni Vegetali Presenti nel pSIC
Di seguito si riporta una sintesi con l'elencazione e la descrizione delle principali associazioni
vegetali individuate in bibliografia.
Vegetazione forestale climatofila ed edafoxerofila
Leccete - La vegetazione forestale più rappresentata nel sito è rappresentata dai boschi
sempreverdi a prevalenza di leccio, con limitazioni nelle aree più scoscese e rupestri ed in
quelle più aride e calde del settore pedemontano.
Il leccio è una specie con un’ampia valenza ecologica e si adatta ad una vasta gamma di
terreni, molto xerotollerante, moderatamente termofilo ed igrofilo. Nell'area in esame questa
adattabilità è confermata dalla costante presenza di questa specie nella maggior parte delle
associazioni vegetali dell'area.
I boschi di leccio, dominanti il paesaggio vegetale della Sardegna, sono stati per lungo
tempo riferiti all'associazione Viburno-Quercetum ilicis. Recenti studi (Bacchetta et al. 2004)
inquadrano le leccete della Sardegna in cinque associazioni: Pyro amygdaliformis-
Quercetum ilicis, Prasio majoris-Quercetum ilicis, Galio scabri-Quercetum ilicis, Saniculo
europaeae-Quercetum ilicis e Aceri monspessulani-Quercetum ilicis. Tali associazioni
vengono attribuite alla suballeanza sardo-corsa Clematido cirrhosae-Quercenion ilicis
dell’alleanza Fraxino orni-Quercion ilicis.
Nell'ambito del SIC è ampiamente diffusa l'associazione Prasio majoris-Quercetum ilicis,
testa della serie termo-mesomediterranea del leccio, che si sviluppa in condizioni
bioclimatiche di tipo termomediterraneo superiore e mesomediterraneo inferiore, ad altitudini
comprese tra 160 e 740 m s.l.m., con ombrotipi variabili dal secco superiore al subumido
inferiore. Si tratta di boschi climatofili a Quercus ilex, con Juniperus oxycedrus subsp.
oxycedrus, J. phoenicea subsp. turbinata e Olea europaea var. sylvestris. Lo strato arbustivo
è caratterizzato da Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Phillyrea latifolia, Erica arborea e
Arbutus unedo e da varie specie lianose come Clematis cirrhosa, Prasium majus, Smilax
aspera, Rubia peregrina, Lonicera implexa e Tamus communis.
Nelle zone più tipicamente montane del SIC, prevalentemente su graniti e metamorfiti
(pendici di Monte Arcosu, Monte Lattias, Is Caravius e Punta Maxia), a quote superiori a 600
m s.l.m., nel piano fitoclimatico mesomediterraneo superiore, è presente l'associazione Galio
scabri-Quercetum ilicis, testa della serie calcifuga, meso-supramediterranea del leccio. Lo
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strato arbustivo è caratterizzato da Erica arborea, Arbutus unedo, Viburnum tinus e Phillyrea
latifolia. Ben rappresentate le lianose con Smilax aspera, Rubia peregrina, Rosa
sempervirens, Hedera helix e Clematis vitalba. Lo strato erbaceo del sottobosco,
caratterizzato da poche specie, è dominato da Cyclamen repandum, Luzula forsteri,
Asplenium onopteris, Carex distachya e Galium scabrum.
Sui substrati acidi di Punta Maxia e Rio Sarpas, nel piano fitoclimatico mesotemperato umido
in variante submediterranea al di sopra degli 800 m s.l.m., si ha l'associazione Saniculo
europaeae-Quercetum ilicis, testa della serie sarda, calcifuga, meso-supratemperata in
variante submediterranea del leccio, peraltro poco diffusa nel SIC e non cartografabile in
quanto il piano mesotemperato è presente solo a livello topografico (Bacchetta, in verbis). La
fisionomia dello stadio maturo è data da boschi con Quercus ilex e Ilex aquifolium nello
strato arboreo, con Crataegus monogyna, Rubia peregrina ed Hedera helix. Lo strato
arbustivo è caratterizzato da Erica arborea, Rubus ulmifolius e Cytisus villosus, mentre lo
strato erbaceo vede la presenza di Cyclamen repandum, Galium scabrum, Sanicula
europaea, Luzula forsteri, Polystichum setiferum, Brachypodium sylvaticum, Viola alba
subsp. dehnhardtii, Asplenium onopteris e Pteridium aquilinum subsp. aquilinum.
Nel SIC in oggetto, a questa serie del leccio sono localmente collegate le formazioni relittuali
a Taxus baccata. Esse costituiscono una serie speciale edafo-mesofila con carattere
monoseriale che si rinviene in impluvi, generalmente inaccessibili, su substrati di natura
granitica (Canale Longufresu sul Monte Lattias), aventi la struttura di boschi sempreverdi di
altezza variabile tra i 5 e i 10 metri, con strato arbustivo poco sviluppato a Phillyrea latifolia,
Hedera helix subsp. helix e Clematis cirrhosa e strato erbaceo costituito prevalentemente da
geofite ed emicripotofite cespitose a bassissimo ricoprimento quali Cyclamen repandum e
Asplenium onopteris.
Sui principali rilievi con substrati di tipo metacalcareo (Punta Sebera, Punta sa Cresia e
Monte Padenteddu), specialmente nelle aree cacuminali, è presente la serie calcicola meso-
supramediterranea del leccio, con l'associazione Aceri monspessulani-Quercetum ilicis quale
testa della serie. Essa è per lo più mosaicata con altre serie di vegetazione e su superfici di
estensione ridotta. L'aspetto fisionomico è quello di micro-mesoboschi climatofili dominati dal
leccio e da sclerofille quali Phillyrea latifolia, in cui secondariamente si rinvengono elementi
laurifillici (Ilex aquifolium), caducifogli (Acer monspessulanum) e geofite quali Paeonia
corsica, Cephalanthera damasonium, Epipactis microphylla ed E. helleborine. Presenta il suo
optimum bioclimatico nel piano supramediterraneo inferiore con ombrotipo umido inferiore.
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Sugherete - La quercia da sughero viene spesso considerata più xerofila e termofila rispetto
al leccio (Giacomini & Fenaroli, 1958) e le sugherete sono state considerate come stadi di
degradazione, transitori e spesso non dinamici, delle leccete (Arrigoni et al., 1996; Mossa,
1985; Pignatti, 1998).
Le sugherete della Sardegna sono riferibli (Bacchetta et al., 2004) alle due associazioni
Galio scabri-Quercetum suberis e Violo dehnhardtii-Quercetum suberis, inquadrabili nella
suballeanza Clematido cirrhosae-Quercenion ilicis dell’alleanza Fraxino orni-Quercion ilicis.
Nel Sito è presente la serie calcifuga, termo-mesomediterranea della sughera con
l'associazione Galio scabri-Quercetum suberis, con esempi di notevole interesse nelle
foreste demaniali di Gutturu Mannu e Pantaleo, ad altitudini comprese tra 200 e 550 m s.l.m..
Sui substrati granitici è riconosciuta la subassociazione tipica quercetosum suberis, mentre
sulle metamorfiti si ha la subassociazione rhamnetosum alaterni. Entrambe le cenosi
edificano mesoboschi in ambito bioclimatico mediterraneo pluvistagionale oceanico, con
condizioni termo- ed ombrotipiche variabili dal termomediterraneo superiore subumido
inferiore al mesomediterraneo inferiore subumido superiore. Sono ampiamente presenti
specie arboree ed arbustive quali Quercus ilex, Viburnum tinus, Arbutus unedo, Erica
arborea, Phillyrea latifolia, Myrtus communis subsp. communis, Juniperus oxycedrus subsp.
oxycedrus. Lo strato erbaceo è prevalentemente caratterizzato da Galium scabrum,
Cyclamen repandum e Ruscus aculeatus.
Oleeti - I boschi ad olivastro della Sardegna sono stati riferiti a 4 associazioni (Bacchetta et
al., 2003): Cyclamino repandi-Oleetum sylvestris che si rinviene dal livello del mare sino a
circa 400 m di quota su substrati litologici di natura generalmente acida (vulcanici, intrusivi e
metamorfici) della Sardegna meridionale; Myrto communis-Oleetum sylvestris presente dal
livello del mare fino ai 200 m di quota su substrati granitici del complesso plutonico del
Carbonifero superiore-Permiano della Sardegna nord-orientale; Asparago acutifolii-Oleetum
sylvestris presente tra i 50 e i 200 m di quota su substrati calcarei Oligo-Miocenici della
Sardegna settentrionale; Asparago albi-Oleetum sylvestris su substrati vari in tutta la
Sardegna, fino a 200 m di altitudine.
Negli ambienti più tipicamente termo-xerofili del SIC, sui substrati acidi (graniti e metamorfiti)
anche in aree localizzate e ad altitudini da 10 a 350-400 m s.l.m., è presente solamente
l'associazione Cyclamino repandi-Oleetum sylvestris. Essa rappresenta la testa della serie
calcifuga, termo-mesomediterranea dell’olivastro, ben caratterizzata soprattutto nell'area di
Monte Nieddu e Is Canargius. Si osserva soprattutto nelle zone con abbondanti affioramenti
rocciosi, elevata inclinazione ed esposizione meridionale, dove le comunità appartenenti alle
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serie climatofile (leccete e sugherete) non riescono ad instaurarsi. Le specie caratteristiche
di tale cenosi sono Olea europaea var. sylvestris, Cyclamen repandum, Aristolochia tyrrhena
e Arum pictum, con elevata frequenza di Pistacia lentiscus, Clematis cirrhosa, Phillyrea
latifolia, Arisarum vulgare e Rubia peregrina subsp. peregrina. La struttura dello stadio
maturo è data da boscaglie termo-xerofile, con strato arbustivo limitato e strato erbaceo
costituito prevalentemente da geofite ed emicriptofite.
Ginepreti - Le formazioni a Juniperus oxycedrus subsp. oxycedrus, edafoxerofile della
Sardegna meridionale, sono state inquadrate nell’associazione Pistacio lentisci-Juniperetum
oxycedri (Camarda et al., 1995). I ginepreti a Juniperus turbinata che costituiscono
solitamente boscaglie termomediterranee edafo-xerofile, sono invece riferiti da alcuni autori
(De Marco et al., 1985; Biondi et al., 2001a; Biondi & Bagella, 2005) a quattro associazioni
(Oleo-Juniperetum turbinatae, Erico-Juniperetum turbinatae, Chamaeropo-Juniperetum
turbinatae ed Euphorbio characiae-Juniperetum turbinatae), mentre Rivas-Martínez et al.
(2003) li riferiscono tutti all’associazione Oleo sylvestris-Juniperetum turbinatae e istituiscono
la nuova associazione Asparago albi-Juniperetum turbinatae della Sardegna meridionale.
Nell'ambito del Sito, i ginepreti sono presenti nelle aree con abbondanti affioramenti rocciosi
ed elevata inclinazione (es parte iniziale della vallata del Rio Guttureddu), con la serie
termomediterranea del ginepro turbinato, in cui l'associazione Oleo-Juniperetum turbinatae
rappresenta la testa della serie. Si rinviene nel piano fitoclimatico termomediterraneo secco,
con penetrazioni, localmente sui substrati di natura carbonatica delle zone più interne (ad es.
metacalcari di Punta Sebera), sino al mesomediterraneo inferiore secco superiore-subumido
inferiore. Si tratta di boscaglie e formazioni di macchia a dominanza di Juniperus phoenicea
subsp. turbinata e Olea europaea var. sylvestris. Lo strato arbustivo è caratterizzato da
specie spiccatamente termofile e/o xerofile, come Asparagus albus, Euphorbia dendroides,
Pistacia lentiscus e Phillyrea angustifolia. La specie più frequente nello strato erbaceo
appare Brachypodium retusum.
Vegetazione forestale edafoigrofila
Nel sito è possibile distinguere due geosigmeti ripariali, rispettivamente su depositi alluvionali
costituiti da materiali silicatici acidi (graniti, metamorfiti) e su depositi alluvionali misti, con
presenza anche di litologie carbonatiche.
Il primo è rappresentato dal geosigmeto edafoigrofilo, calcifugo e oligotrofico (Rubo ulmifolii-
Nerion oleandri, Nerio oleandri-Salicion purpureae, Hyperico hircini-Alnenion glutinosae),
osservabile soprattutto lungo il rio Gutturu Mannu, il rio Guttureddu, il rio di Monte Nieddu e il
rio Pantaleo.
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Nella dinamica vegetazionale, l'oleandreto (Rubo ulmifolii-Nerietum oleandri) rappresenta
una tappa della serie edafoigrofila termo-mesomediterranea calcifuga del Salici arrigonii-Alno
glutinosae Σ. Esso si riscontra più a monte, dove i depositi alluvionali sono più grossolani, o
più esternamente rispetto alla boscaglia di salici in quanto l'oleandreto, essendo
parzialmente slegato dal fattore acqua, tollera i periodi di aridità superiori a 6-8 mesi che si
verificano ai margini dei corsi d'acqua a carattere torrentizio con regime e portate incostanti.
Il saliceto (Nerio oleandri-Salicetum purpureae), rappresenta un'ulteriore tappa del Salici
arrigonii-Alno glutinosae Σ. Esso si riscontra più a monte o più esternamente rispetto al
bosco di ontani in condizioni caratterizzate dallo scorrimento del corso d'acqua per pochi
mesi e dove la falda freatica si mantiene prossima alla superficie per 8-10 mesi l'anno.
L'ontaneto (Salici arrigonii-Alnetum glutinosae) rappresenta la testa di serie del sigmetum ed
è fortemente legato al fattore acqua, pertanto si sviluppa in ambiti ripariali caratterizzati da
valli allargate, pianeggianti, con scorrimento del corso d'acqua per periodi prolungati e falda
freatica prossima alla superficie per il tempo rimanente, in condizioni edafiche
moderatamente più evolute con suoli sviluppatisi su depositi alluvionali più fini.
Sempre su substrati acidi, ma a quote più elevate (400-800 m slm) e in condizioni
morfologiche molto prossime agli ambienti ripariali in senso stretto, si ha la presenza di Salix
arrigonii, con formazioni poste al di fuori del geosigmeto appena descritto, in quanto il
substrato pedogenetico lo ospita risente maggiormente dei processi di versante ed è
costituito da depositi sia alluvionali che colluviali, frammisti tra loro. Infine, la presenza del
Salici arrigonii-Alno glutinosae Σ e dell'aggregazione a Salix arrigonii è legata al deflusso di
acque oligotrofiche, neutre o subacide per l'assenza di carbonati.
Il secondo geosigmeto ripariale è quello mediterraneo occidentale edafoigrofilo e/o
planiziale, eutrofico (Populenion albae, Fraxino angustifoliae-Ulmenion minoris, Salicion
albae), presente solamente in aree esterne al sito, spesso prossime alla costa.
Il populeto (Rubio longifoliae-Populetum albae) rappresenta la testa della serie edafoigrofila
termomediterranea calcicola.
Più esternamente rispetto al populeto, in condizioni bioclimatiche termomediterranee più
xeriche, si osserva il Tamaricetum africanae, talora alternato agli oleandreti del Rubo
ulmifolii-Nerietum oleandri per la relativa indipendenza dal fattore acqua e la notevole
tolleranza all'aridità.
Vegetazione arbustiva sempreverde
Le formazioni di macchia mediterranea presenti nell'area, sono generalmente derivate dalla
degradazione di cenosi forestali sempreverdi. L'inquadramento fitosociologico di queste
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cenosi è relativamente ampio a causa della loro diffusione e diversificazione nel territorio
regionale e sui differenti tipi di substrato. Generalmente sono riferite all’ordine Pistacio-
Rhamnetalia alaterni della classe Quercetea ilicis e a due alleanze principali: Oleo-
Ceratonion siliquae e Ericion arboreae.
Alla prima alleanza appartengono, su substrati acidi, le comunità arbustive dell’associazione
termomediterranea Pistacio lentisci-Calicotometum villosae (Biondi et al., 2001a; Biondi &
Bagella, 2005), mentre su substrati alcalini quelle dell’associazione Clematido cirrhosae-
Pistacietum lentisci (Arrigoni et Di Tommaso, 1991). La degradazione di oleeti e ginepreti
porta a formazioni riconducibili all'Asparago albi-Euphorbietum dendroidis (Biondi et Mossa,
1992; Biondi & Bagella, 2005) e all'Euphorbio dendroidis-Anagyridetum foetidae (Biondi et
Mossa, 1992), sempre dell'alleanza Oleo-Ceratonion siliquae.
Le cenosi arbustive pre-forestali, o derivanti dalla degradazione delle leccete e delle
sugherete, sono rappresentate soprattutto dall’associazione Erico arboreae-Arbutetum
unedonis, prevalentemente mesomediterranea (Biondi et al., 2001; Rivas-Martínez et al.,
2003), riferibile all'alleanza Ericion arboreae.
Garighe
Le comunità camefitiche e nanofanerofitiche della Sardegna sono riferite a due classi di
vegetazione: Cisto-Lavanduletea, prevalentemente calcifuga e silicicola, e Rosmarinetea
officinalis, prevalentemente calcicola. Nel Sito in esame si riscontrano, per il ripetuto
passaggio del fuoco, soprattutto garighe a Cistus monspeliensis riferibili alla prima classe
con l'associazione Lavandulo stoechadis-Cistetum monspeliensis, dell'alleanza Teucrion
mari.
Praterie perenni
La vegetazione prativa e pascoliva dominata da specie perenni (emicriptofite e geofite) è
stata oggetto di poche indagini fitosociologiche. Le formazioni dense a Brachypodium
retusum, inquadrabili nell’alleanza del Thero-Brachypodion ramosi, diffuse in tutta l’isola nel
piano fitoclimatico termo e mesomediterraneo, sono state inquadrate nell’associazione
Asphodelo africani-Brachypodietum retusi descritta per i colli di Cagliari (Biondi & Mossa,
1992)
Praterie annuali
Le praterie annuali sono generalmente riferibili, nella regione mediterranea, e quindi anche
nel Sito, alla classe Tuberarietea guttatae.
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Vegetazione azonale - rupicola
Dal punto di vista fitosociologico la vegetazione rupicola della Sardegna rientra in massima
parte nella classe Asplenietea trichomanis, mentre gli aspetti comofitici dell’ordine
Anomodonto-Polypodietalia sono stati inclusi nella classe Anomodonto-Polypodietea. Le
comunità vegetali che colonizzano gli ambienti rupestri e talora anche i muri, presenti nel
territorio sardo, sono state riferite a numerose associazioni, ma non sono disponibili dati
sufficientemente organici per il settore studiato.
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3.2 Caratterizzazione e descrizione degli habitat
Ogni Sito d’Importanza Comunitaria (SIC) per la Rete Natura 2000 ha la sua ragione
d’essere in base alla presenza di habitat e/o specie d’interesse comunitario.
In base alle informazioni raccolte ed elaborate emerge che l'individuazione del SIC
ITB041105 "Foresta di Monte Arcosu" deriva dalla presenza di habitat forestali caratterizzati
prevalentemente dalle foreste di leccio dalle foreste mediterranee di leccio (cod. 9340), dalle
foreste di quercia da sughero (cod. 9330), di olivastro e carrubo (cod. 9320), dai matorral
arborescenti di ginepri (cod. 5210), dagli arbusteti termo-mediterranei e pre-steppici (cod.
5330), dalle foreste di agrifoglio (cod. 9380), dalle Phrygane endemiche dell'Euphorbio-
Verbascion (cod. 5430) e dalle gallerie e forteti ripari meridionali del Nerio-Tamaricetea e
Securinegion tinctoriae (cod. 92D0), dalle foreste a galleria di salici e pioppi. Oltre a quelli
citati, sono presenti altri habitat di interesse prioritario quali i percorsi substeppici di
graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea (cod. *6220), i boschi mediterranei di
tasso (cod. *9580) e i matorral arborescenti di alloro (cod. *5230).
Non risulta presente, ai sensi del manuale di interpretazione degli habitats (EC-DG
ENVIRONMENT, 2003), quello prioritario delle foreste alluvionali di Alnus glutinosa e
Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) cod. *91E0 a causa di un
differente inquadramento fitosociologico degli ontaneti dell'area, come specificato nei capitoli
successivi.
All’interno del sito, questi habitat ad elevato valore conservazionistico (tre dei quali di
interesse prioritario ai sensi della Direttiva “Habitat”), si presentano, secondo il Formulario
Natura 2000, con una elevata percentuale di copertura, occupando complessivamente una
superficie pari al 96% dell’area del sito (100% se si aggiunge l'habitat *91E0 non
pertinente), senza riduzioni di rilievo al momento attuale e in termini assoluti.
3.2.1 Il formulario Natura 2000
Il Sito di Importanza Comunitaria (SIC) "Foresta di Monte Arcosu" è univocamente
determinato dal Codice Natura 2000 di identificazione del sito ITB041105, così come indicato
dal Decreto Ministeriale del 3 aprile 2000, ai sensi della Direttiva Habitat dell’Unione Europea
(92/43/CEE) e della Direttiva Uccelli (79/409/CEE).
Il SIC si estende su 33.353,00 ettari interessando il territorio i comuni di Assemini, Capoterra,
Decimomannu, Domus de Maria, Nuxis, Pula, Santadi, Sarroch, Siliqua, Teulada, Uta, Villa
San Pietro, Villaspeciosa, in provincia di Cagliari (Sardegna); si trova ad una altezza
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compresa tra 59 e 948 m s.l.m., tra le coordinate geografiche 08°50'47'' Est e 39°07'43''
Nord, all’interno della Regione Bio-Geografica Mediterranea.
La sua proposizione come Sito di Interesse Comunitario è dovuta alla presenza degli habitat
e delle specie di interesse comunitario elencati nella tabella seguente, ripresa dal formulario
Natura 2000.
Codice
Habitat Nome Habitat
Copertura
% nel sito
Rappre-
sentatività
Superficie
relativa
Grado di
conservazione
Valutazione
globale
9340 Foreste di Quercus ilex e
Quercus rotundifolia. 30 A C A A
*6220
Percorsi substeppici di
graminacee e piante annue dei
Thero-Brachypodietea
20 A A A A
5330 Arbusteti termo-mediterranei e
pre-steppici 18 B C B B
5210 Matorral arborescenti di
Juniperus spp. 15 A B A A
*91E0
Foreste alluvionali di Alnus
glutinosa e Fraxinus excelsior
(Alno-Padion, Alnion incanae,
Salicion albae)
4 B B A A
9330 Foreste di Quercus suber 3 B C B B
9320 Foreste di Olea e Ceratonia 2 B C B B
92D0
Gallerie e forteti ripari
meridionali (Nerio-Tamaricetea
e Securinegion tinctoriae)
2 B C B B
92A0 Foreste a galleria di Salix alba
e Populus alba 2 B C B B
*9580 Boschi mediterranei di Taxus
baccata. 1 A C A B
9308 Foreste di Ilex aquifolium 1 A B A A
5430 Phrygane endemiche
dell'Euphorbio-Verbascion 1 A A A A
*5230 Matorral arborescenti di
Laurus nobilis 1 B B B B
RAPPRESENTATIVITÀ = grado di rappresentatività del tipo di habitat naturale sul sito. Per la
codifica della rappresentatività è stato adottato il criterio proposto nel Formulario Natura 2000:
A: rappresentatività eccellente
B: buona rappresentatività
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- 59 -
C: rappresentatività significativa
SUPERFICIE RELATIVA = superficie del sito coperta dal tipo di habitat naturale rispetto alla
superficie totale coperta da questo tipo di habitat naturale sul territorio nazionale. Per la codifica
della rappresentatività è stato adottato il criterio proposto nel Formulario Natura 2000:
A: 100 > = p > 15%
B: 15 > = p > 2%
C: 2 > = p > 0%
STATO DI CONSERVAZIONE = Grado di conservazione della struttura e delle funzioni del tipo di
habitat naturale in questione e possibilità di ripristino.
A: conservazione eccellente
B: buona conservazione
C: conservazione media o ridotta
VALUTAZIONE GLOBALE = Valutazione globale del valore del sito per la conservazione del tipo di
habitat naturale in questione.
A: valore eccellente
B: valore buono
C: valore significativo
Per quanto riguarda le specie vegetali di interesse comunitario, il formulario Natura 2000 non
indica alcuna specie. Tuttavia è segnalata la presenza nel sito di specie inserite nell’allegato
II della Direttiva Habitat, pertanto la Scheda necessita di aggiornamento per quanto attiene
alle specie vegetali, come meglio specificato in seguito.
Tra le caratteristiche generali del sito il Formulario Natura 2000 riporta la seguente tabella
relativa alla copertura percentuale degli habitat presenti:
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- 60 -
Habitat % coperta all’interno del SIC
Corpi idrici delle aree interne 5
Terre arabili 5
Aree rocciose interne 5
Steppe e praterie aride 15
Arbusteti, macchie, garighe 20
Boschi sempreverdi 50
Totale 100
Tra le altre peculiarità del sito, il Formulario Natura 2000 sottolinea che si tratta di paesaggi
caratterizzati da vallate profonde e strette poggianti sui graniti tardo-ercinici, con processi
filoniani. L'idrografia di superficie è caratterizzata da fiumi a prevalente regime torrentizio. Il
clima è di tipo Mesomediterraneo inferiore secco e secco-subumido.
La qualità ed importanza del sito sono riferite soprattutto alle formazioni ad ontano nero ben
strutturate e ben conservate che, nella gran parte dei casi, costituiscono vere e proprie
foreste a galleria. Le foreste di Taxus sono importanti perché, pur essendo circoscritte e a
struttura aperta, sono tra le più meridionali del territorio sardo (insieme a quelle del M. Santo
di Pula).
I ginepreti a Juniperus turbinata ssp. turbinata, generalmente in aree costiere, si trovano
all'interno del sito con fitte cenosi.
I percorsi substeppici hanno importanza nel sito in quanto rari, a causa della grande
estensione delle formazioni a macchia e bosco.
Il sito, inoltre, ospita un contingente di specie endemiche e di importanza biogeografica di
indubbio valore.
La vulnerabilità dell'area è dovuta, in maggiore misura, agli incendi, al turismo e al
bracconaggio che mette in pericolo, tra gli altri, la salvaguardia del cervo.
3.2.2 Le tipologie di riferimento del Sito
Ai sensi del Manuale per la redazione dei Piani di Gestione dei Siti Natura 2000, curato dal
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, il Sito "Foresta di Monte Arcosu",
appartiene prevalentemente (30% secondo la Scheda) alla tipologia dei "Siti a dominanza di
Querceti mediterranei" per la prevalenza degli habitat di interesse comunitario denominati
"Querceti di Quercus ilex" (cod. 9340) e dei "Querceti di Quercus suber" (cod. 9330),
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entrambe riferibili all’ordine Quercetalia ilicis. Rispetto al primo, il secondo habitat è molto
meno esteso (3%).
Sono inoltre ben rappresentati (20%) i "Siti a dominanza di Praterie terofitiche", con l'habitat
prioritario delle praterie aride dei "Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei
Thero-Brachypodietea" (cod. *6220), generalmente in contatto seriale con le formazioni
forestali a macchia e a leccio.
Nel territorio in esame sono comuni (18%) gli habitat denominati "Cespuglieti
termomediterranei e predesertici" (cod. 5330), della tipologia dei "Siti a dominanza di
Macchia mediterranea". Secondo il Manuale di interpretazione degli habitats dell'Unione
Europea (2003), questo habitat include formazioni ad Euphorbia dendroides (sottotipo
32.22), presenti nel sito, oltre alle formazioni ad Ampelodesmos mauritanica (sottotipo 32.23)
e a Chamaerops humilis (sottotipo 32.24) non presenti nel sito ma rilevabili sporadicamente
in zone limitrofe o non lontane a ovest del sito stesso.
Sempre alla medesima tipologia con "dominanza di Macchia mediterranea", appartengono
gli habitat dei "Matorral arborescenti di Juniperus spp." (cod. 5210), costituito da formazioni
arborescenti a ginepri (15%) e quello delle foreste di Olea e Ceratonia (cod. 9320)
I "Siti a dominanza di vegetazione arborea igrofila" sono ben rappresentati lungo i corsi
d'acqua del Sito, con gli habitat delle "Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea
e Securinegion tinctoriae)" (cod. 92D0) e delle "Foreste a galleria di Salix alba e Populus
alba" (cod. 92A0).
Nel Sito sono ben rappresentati anche gli ontaneti ad Alnus glutinosa. Si evidenzia
che, ad un'analisi rigorosa dei termini fitosociologici, il Formulario Natura 2000
riporta, come habitat ripariale di interesse comunitario, le "foreste alluvionali di Alnus
glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae), con una
copertura nel sito pari al 4%, includente la definizione di "foreste alluvionali residue
di Alnion glutinoso-incanae" (habitat prioritario cod. 91E0*). E' pertanto necessario far
risaltare l'assenza dell'habitat prioritario cod. 91E0* descritto nel Manuale di
interpretazione degli habitats dell'Unione Europea (op. cit.), in quanto tipico
dell'Europa Boreale e temperata (Alnion-Padion) delle alpi e degli Appennini
settentrionali (Alnion incanae) e dei settori ripari planiziali, collinari e pedemontani
medio-europei (Salicion albae).
Di conseguenza, gli ontaneti presenti nel sito andrebbero inclusi in una nuova
tipologia di habitat ripariale di tipo mediterraneo, sempre di interesse
conservazionistico prioritario, con particolare riferimento al geosigmeto edafoigrofilo,
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calcifugo e oligotrofico dell'Hyperico hircini-Alnenion glutinosae, inquadrabile
nell'Osmundo-Alnion.
Sono inoltre presenti, come habitat anche di interesse prioritario, le formazioni relittuali a
tasso, agrifoglio e alloro tutti con copertura pari a 1%. I “Boschi mediterranei di Taxus
baccata” (Habitat prioritario cod. 9580*) e le "Foreste di Ilex aquifolium (cod. 9308) rientrano
nella categoria dei "Siti a dominanza di Faggete con Abies, Taxus e Ilex", caratterizzati
proprio dalla presenza di specie sempreverdi relittuali del Terziario. Si tratta di habitat nei
quali vi è la presenza di specie che possono essere interpretate come relitti terziari, peraltro
poco frequenti in Sardegna e molto rari nel sottosettore biogeografico sulcitano. Lo stato di
salute, la diffusione e la copertura delle popolazioni di Taxus e Ilex in Sardegna va inteso
come principale indicatore di qualità. In particolare, oltre alla rinnovazione di queste specie,
va considerata positivamente la compresenza nelle diverse comunità di varie classi di età
delle specie citate. Analoghe considerazioni possono essere fatte per i "Matorral
arborescenti di Laurus nobilis" (cod. 5230*), inquadrati tra i "Siti a dominanza di Macchia
mediterranea".
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3.2.3 Caratterizzazione ecologica e fisica delle tipologie
Per quanto attiene i boschi di leccio e di sughera, essi dominano il paesaggio vegetale della
Sardegna in quanto Quercus ilex presenta un’ampia valenza ecologica, grazie alla quale si
rinviene dal livello del mare fino a 1400 m, colonizzando paesaggi geomorfologici e tipologie
di suoli assai differenti, mentre Quercus suber, essendo più esigente in termini edafici, è
presente o potenziale solo sui substrati acidi, comunque ampiamente diffusi.
In termini fisionomici è ben rappresentata la macchia mediterranea, tipo di vegetazione
densa e intricata, costituita prevalentemente da arbusti, ma anche da riscoppi vegetativi di
alberi e alberelli. La macchia in genere non presenta un grande sviluppo in altezza, ma
l’elevata variabilità fisionomica e floristica permette di distinguere differenti stadi delle serie
evolutive.
La vegetazione di macchia è generalmente riferibile all’ordine Pistacio-Rhamnetalia alaterni,
ma sono frequenti anche querceti mediterranei riferibili al Quercetalia ilicis e pratelli terofitici
del Thero-Brachypodietea.
La macchia mediterranea del sito in esame è generalmente un tipo di vegetazione
“secondaria”, derivante dalla degradazione più o meno reversibile delle leccete originarie,
per cause direttamente o indirettamente collegate all’attività antropica, quindi esterne al
dinamismo naturale. E' rappresentata da differenti associazioni vegetali collegate tra loro da
un dinamismo della vegetazione che tende verso le formazioni forestali climaciche, tranne
che in quelle stazioni dove i fattori ambientali limitanti non consentono un'evoluzione ed uno
sviluppo delle cenosi climatofile (leccete e sugherete).
Per ulteriore degradazione si hanno le garighe a Cistus monspeliensis (Lavandulo
stoechadis-Cistetum monspeliensis), tipiche delle aree ripetutamente percorse da incendio,
fino ai prati stabili emicriptofitici della classe Poetea bulbosae e le comunità terofitiche della
classe Tuberarietea guttatae. La vegetazione prativa e pascoliva dominata da specie perenni
(emicriptofite e geofite) è caratterizzata da formazioni dense a Brachypodium retusum,
inquadrabili nell’alleanza del Thero-Brachypodion ramosi, diffuse nel piano fitoclimatico
termo e mesomediterraneo. Sono da considerare anche le formazioni pascolive riferite
all’associazione Poo bulbosae-Trifolietum subterranei, della classe Poetea bulbosae.
Gli ambienti ripariali sono caratterizzati dalla presenza di fitocenosi edafoigrofile arboree che
si sviluppano prevalentemente in funzione delle caratteristiche di superficialità della falda
freatica e del chimismo prevalente delle acque correnti e dei suoli oltre che della morfologia
degli ambienti ripariali. Pertanto le variazioni dei suddetti parametri chimico-fisici e idrologici
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possono determinare modificazioni di rilievo nella distribuzione seriale delle fitocenosi o
l'elevata presenza di specie nitrofile. Tali aspetti sono pertanto validi indicatori gestionali.
I boschi a Taxus baccata, Ilex aquifolium e Laurus nobilis si possono osservare in stazioni
interne e centrali al sito, generalmente in canaloni laterali esposti a nord, su substrati detritici.
Si tratta di aree scarsamente accessibili, esposte favorevolmente in termini di temperatura
ed umidità, le quali hanno consentito la conservazione di tali formazioni relitte del Terziario.
Dal punto di vista fitosociologico non sono ancora state inquadrate in modo definitivo e
pertanto si ravvede la necessità di ulteriori indagini scientifiche. Complessivamente hanno
una notevole importanza dal punto di vista biogeografico, da cui deriva lo status di habitat
prioritario (tassete e laureti).
Nel territorio del Sito "Foresta di Monte Arcosu" (cod. ITB041105) si può osservare, quindi,
l'ampia articolazione degli habitat delle aree interne montuose e silicee della Sardegna
meridionale, con il passaggio dalla vegetazione rupicola fino ai boschi climax. Da non
trascurare è la presenza di specie alloctone, sia vegetali che animali, indicatrici del grado di
"contaminazione" del sito.
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3.2.4 Descrizione degli habitats
� Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia
Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC
Cod. Natura 2000: 9340
Livello di interesse: NON PRIORITARIO
Habitat rappresentato prevalentemente dai boschi sempreverdi a prevalenza di leccio delle
zone alto-collinari e basso-montane del Sulcis, con limitazioni nelle aree più scoscese e
rupestri ed in quelle più aride e calde del settore pedemontano.
Dal punto di vista fitosociologico è ampiamente diffusa l'associazione Prasio majoris-
Quercetum ilicis, formata da boschi climatofili a Quercus ilex con Juniperus oxycedrus
subsp. oxycedrus, J. phoenicea subsp. turbinata e Olea europaea var. sylvestris. Lo strato
arbustivo è caratterizzato da Pistacia lentiscus, Rhamnus alaternus, Phillyrea latifolia, Erica
arborea e Arbutus unedo e da varie specie lianose come Clematis cirrhosa, Prasium majus,
Smilax aspera, Rubia peregrina, Lonicera implexa e Tamus communis.
Sulle pendici di Monte Arcosu, Monte Lattias, Is Caravius e Punta Maxia, a quote superiori a
600 m s.l.m., nel piano fitoclimatico mesomediterraneo superiore, è presente l'associazione
Galio scabri-Quercetum ilicis, caratterizzata da un sottobosco a Erica arborea, Arbutus
unedo, Viburnum tinus e Phillyrea latifolia. Ben rappresentate le lianose con Smilax aspera,
Rubia peregrina, Rosa sempervirens, Hedera helix e Clematis vitalba. Lo strato erbaceo del
sottobosco, caratterizzato da poche specie, è dominato da Cyclamen repandum, Luzula
forsteri, Asplenium onopteris, Carex distachya e Galium scabrum.
Sui substrati acidi di Punta Maxia e Rio Sarpas, al di sopra degli 800 m s.l.m., si ha
l'associazione Saniculo europaeae-Quercetum ilicis, poco diffusa nel SIC il cui stadio maturo
è dato da boschi di Quercus ilex e Ilex aquifolium nello strato arboreo con Crataegus
monogyna, Rubia peregrina ed Hedera helix. Lo strato arbustivo è caratterizzato da Erica
arborea, Rubus ulmifolius e Cytisus villosus, mentre lo strato erbaceo vede la presenza di
Cyclamen repandum, Galium scabrum, Sanicula europaea, Luzula forsteri, Polystichum
setiferum, Brachypodium sylvaticum, Viola alba subsp. dehnhardtii, Asplenium onopteris e
Pteridium aquilinum subsp. aquilinum.
Sui principali rilievi di tipo metacalcareo (Punta Sebera, Punta sa Cresia e Monte
Padenteddu), specialmente nelle aree cacuminali, è presente l'associazione Aceri
monspessulani-Quercetum ilicis, su superfici di estensione ridotta e per lo più mosaicata con
altre tipologie di vegetazione. L'aspetto fisionomico è quello di micro-mesoboschi climatofili
dominati dal leccio e da sclerofille quali Phillyrea latifolia, in cui secondariamente si
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rinvengono elementi laurifillici (Ilex aquifolium), caducifogli (Acer monspessulanum) e geofite
quali Paeonia corsica, Cephalanthera damasonium, Epipactis microphylla ed E. helleborine.
L'aspetto selvicolturale è dato da una netta prevalenza dei boschi cedui nei quali, tuttavia, si
riscontra una notevole eterogeneità colturale e di struttura con presenza di cedui semplici,
matricinati e composti derivanti dal rilascio di un numero minore o maggiore di riserve, e con
densità e grado di copertura del leccio ampiamente variabili. Tali differenze non determinano
sensibili variazioni nella composizione floristica quanto piuttosto un'elevata variabilità delle
condizioni di illuminazione e di microclima sotto la copertura che, a loro volta, influenzano la
qualità degli orizzonti organici.
Lo sviluppo in altezza raramente supera i 12 metri; esso generalmente è di 7-10 m. per le
matricine e di 6-7 m. per la componente agamica che partecipa allo strato arboreo.
Stato attuale
Per effetto dell'azione antropica i boschi di leccio del Sito si presentano attualmente come un
mosaico di strutture forestali derivanti dalla degradazione dell'originaria lecceta disetanea.
Questa situazione deriva soprattutto dalle utilizzazioni forestali che, dalla seconda metà del
secolo scorso, sono proseguite fino agli ultimi decenni di questo secolo spesso in
concomitanza col pascolo brado sia caprino che suino. Nelle zone più accessibili i tagli, il
pascolo e in certi casi l'incendio, hanno determinato gravi danni alla rinnovazione, erosione
diffusa del suolo, talora con denudamenti della roccia madre. Nelle zone più impervie e
tuttora meno accessibili, in particolare sulle pendici di Monte Lattias, sono abbastanza
frequenti grosse piante secolari che testimoniano la diversa tipologia strutturale del passato.
Sono molto rari i lembi di lecceta primaria caratterizzata da una struttura disetanea più o
meno vicina alle condizioni di normalità selvicolturale.
L'habitat assume una notevole rilevanza nelle condizioni attuali sia per la dinamicità e le
conseguenti possibilità di ripresa, sia per la relativa stabilità generale del soprassuolo.
Criticità
I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di
conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:
1 pericolo di incendio
2 inquinamento floristico con specie alloctone
3 scarsa conoscenza degli habitat e delle specie di interesse comunitario
4 sovrapascolamento da fauna selvatica
5 erosione idrica del suolo
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6 assenza di informazione e sensibilizzazione
7 abbandono diffuso di rifiuti minori
8 assenza di percorsi a favore della tutela
9 modificazioni dell'uso del suolo
10 interventi atti ad aumentare la pressione antropica
Indicatori per il monitoraggio
Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:
1 grado di evoluzione relativa della lecceta
2 stabilità dei suoli forestali
3 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica)
4 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi e delle piante
5 grado di copertura delle cenosi e degli habitat
6 carico della fauna selvatica
7 presenza di attacchi parassitari
8 inquinamento delle acque meteoriche
9 grado di pressione antropica, qualora venisse favorita
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� Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea
Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC
Cod. Natura 2000: *6220
Livello di interesse: PRIORITARIO
L'habitat è caratterizzato da cenosi erbacee xerofile ricche di terofite. Comprende sia le
comunità perenni della classe Thero-Brachypodietea, che quelle annuali della classe
Tuberarietea guttatae.
Nel primo caso, per quanto riguarda il SIC, è costituito prevalentemente da formazioni dense
a Brachypodium retusum, inquadrabili nell’alleanza del Thero-Brachypodion ramosi, diffuse
nel piano fitoclimatico termo e mesomediterraneo, e inquadrate nell’associazione Asphodelo
africani-Brachypodietum retusi (Biondi & Mossa, 1992). Le formazioni pascolive, per lo più
dipendenti dal pascolo ovino, sono riferibili all’associazione Poo bulbosae-Trifolietum
subterranei della classe Poetea bulbosae (Ladero et al., 1992).
Stato attuale
Questi ambienti sono da considerare, nelle maggior parte dei casi, come cenosi di
degradazione dei boschi climatofili originari e sono pertanto presenti in modo diffuso nel SIC,
soprattutto nei settori pedemontani. Tale aspetto rende queste cenosi non cartografabili.
L'habitat assume una notevole rilevanza nelle condizioni attuali sia per la dinamicità che per
le conseguenti possibilità di evoluzione verso stadi successivi.
Criticità
I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di
conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:
1 pericolo di incendio
2 inquinamento floristico con specie alloctone
3 scarsa conoscenza degli habitat
4 sovrapascolamento da animali domestici
5 erosione idrica del suolo
6 assenza di informazione e sensibilizzazione
7 abbandono diffuso di rifiuti minori
8 modificazioni dell'uso del suolo
9 interventi atti ad aumentare la pressione antropica
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Indicatori per il monitoraggio
Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:
1 grado di evoluzione relativa delle praterie
2 stabilità dei suoli
3 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica)
4 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi erbacee
5 grado di copertura delle cenosi e degli habitat
6 carico animale
7 inquinamento delle acque meteoriche
8 grado di pressione antropica, qualora venisse favorita
� Arbusteti termo-mediterranei e pre-steppici
Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC
Cod. Natura 2000: 5330
Livello di interesse: NON PRIORITARIO
L'habitat è caratterizzato da formazioni arbustive termoxerofile a prevalenza di Euphorbia
dendroides, con Asparagus albus e Olea europaea var. sylvestris. Si rinviene soprattutto
nelle zone rocciose ad elevata inclinazione e pedogenesi ridotta, dove le comunità
appartenenti alle serie climatofila ed edafoxerofila non riescono ad instaurarsi. In altri casi
derivano dalla degradazione di oleeti e ginepreti. Le formazioni sono generalmente
riconducibili all'Asparago albi-Euphorbietum dendroidis (Biondi et Mossa, 1992; Biondi &
Bagella, 2005) e all'Euphorbio dendroidis-Anagyridetum foetidae (Biondi et Mossa, 1992)
dell'alleanza Oleo-Ceratonion siliquae.
L'habitat è abbastanza diffuso nel SIC sino ai 150-200 m. di quota.
Poco comuni nel SIC sono invece le formazioni savanoidi termoxerofile pioniere ad
Ampelodesmos mauritanicus (sempre riferibili a questo tipo di habitat) che si insediano, alle
quote inferiori, sui pendii aridi ed assolati soprattutto di natura carbonatica.
Stato attuale
Considerata l'ubicazione spesso poco accessibile di queste formazioni e la relativa scarsa
valenza economica, lo stato di conservazione è buono e l'habitat assume una notevole
rilevanza per le conseguenti possibilità di evoluzione verso stadi successivi.
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Criticità
I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di
conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:
1 pericolo di incendio
2 scarsa conoscenza degli habitat
3 erosione idrica del suolo
Indicatori per il monitoraggio
Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:
1 grado di evoluzione relativa delle cenosi
2 stabilità dei suoli
3 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica)
4 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi
5 grado di copertura delle cenosi e degli habitat
� Matorral arborescenti di Juniperus spp.
Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC
Cod. Natura 2000: 5210
Livello di interesse: NON PRIORITARIO
L'habitat è caratterizzato da formazioni termoxerofile dell'Oleo-Juniperetum turbinatae, con
dominanza di Juniperus turbinata e Olea europaea var. sylvestris. Lo strato arbustivo è
generalmente caratterizzato da specie spiccatamente termofile, come Asparagus albus,
Euphorbia dendroides, Pistacia lentiscus e Phillyrea angustifolia. La specie più frequente
nello strato erbaceo è Brachypodium retusum.
Nel SIC si può osservare soprattutto nel settore nord-orientale, in particolare nelle
esposizioni a sud delle vallate di Is Canargius, Gutturu Mannu, Guttureddu e Canale Sa
Canna.
Stato attuale
Sono da considerare come aree a naturalità elevata. Lo stato di conservazione è buono e
l'habitat assume una notevole rilevanza per le caratteristiche climaciche delle zone in cui si
trova.
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Criticità
I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di
conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:
1 pericolo di incendio
2 scarsa conoscenza degli habitat
3 erosione idrica del suolo
Indicatori per il monitoraggio
Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:
1 grado di evoluzione relativa delle cenosi
2 stabilità dei suoli
3 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica)
4 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi
5 grado di copertura delle cenosi e degli habitat
� Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion
incanae, Salicion albae)
Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC
Cod. Natura 2000: *91E0
Livello di interesse: PRIORITARIO
Si deve innanzitutto sottolineare che l’habitat delle "Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e
Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)" (cod. 91E0*) non è
presente in Sardegna. Si tratta, infatti, secondo il Manuale di Interpretazione degli Habitat
dell'UE, di cenosi descritte per l'area mitteleuropea che possono arrivare fino all'Arco Alpino
e sugli Appennini settentrionali. Pertanto sono formazioni planiziali con caratteri non
osservabili nelle pianure sarde.
Andrebbero invece descritte e destinate alla conservazione le foreste a galleria presenti nel
Sito (e in vari altri SIC dell'Isola) edificate da Alnus glutinosa, eventualmente con un apposito
codice di riferimento. Le formazioni nostrane appartengono, infatti, all'associazione Hyperico
hircini-Alnetum glutinosae inquadrata nell'alleanza dell'Osmundo alnion. Essa rappresenta la
testa della serie edafoigrofila termo-mesomediterranea calcifuga dell'Hyperico hircini-Alno
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glutinosae Σ. Spazialmente questa comunità viene sostituita, più esternamente ai corsi
d’acqua o dove la falda è meno superficiale, dal Nerio oleandri-Salicetum purpureae Karp.
1962 e dal Rubo ulmifolii-Nerietum oleandri O. Bolòs 1956.
Questo tipo di habitat è ben rappresentato lungo il Rio Gutturu Mannu, il Rio Guttureddu, ed
il Rio Pantaleo. Si osserva su substrati di varia natura, ma sempre caratterizzati da assenza
di carbonati e in acque oligotrofe, con bassi contenuti in materia organica e materiali in
sospensione.
Stato attuale
Sono da considerare come aree a naturalità elevata. Lo stato di conservazione è buono e
l'habitat assume una notevole rilevanza per le caratteristiche ambientali delle zone in cui si
trova.
Tuttavia gli ambiti fluvio-torrentizi sono spesso oggetto di interventi di sistemazione idraulica
(es. Rio Guttureddu). Tali modificazioni possono compromettere le possibilità di
conservazione degli habitat, unitamente agli aspetti climatici dell'area, caratterizzati da ampie
variazioni del regime di precipitazioni che determinano periodi prolungati di siccità e di
scarso afflusso delle acque correnti. Pertanto, ai fini della gestione è opportuna una serie di
azioni volte al sostegno degli ecosistemi fluviali e di salvaguardia della falda freatica.
Criticità
I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di
conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:
1 pericolo di incendio;
2 inquinamento floristico con specie alloctone ed invasive;
3 pericolo di estinzione di specie botaniche e conseguente riduzione della biodiversità;
4 pericolo di attacchi parassitari;
5 scarsa conoscenza degli habitat e specie di interesse comunitario;
6 abbandono diffuso di rifiuti e discariche abusive;
7 rischio idrogeologico;
8 alterazioni strutturali e degli equilibri idrici del bacino;
9 inquinamento e/o cambiamento della qualità delle acque e della falda;
10 assenza di informazione e sensibilizzazione;
11 assenza di percorsi per la fruizione;
12 modificazioni dell'uso del suolo;
13 elevata pressione antropica.
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Indicatori per il monitoraggio
Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:
1 grado di evoluzione relativa delle boscaglie ripariali
2 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica);
3 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi e delle piante;
4 grado di copertura delle cenosi e degli habitat;
5 presenza di attacchi parassitari;
6 inquinamento delle acque;
7 andamento dei deflussi e delle portate del corso d'acqua;
8 grado di pressione antropica.
� Foreste di Quercus suber
Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC
Cod. Natura 2000: 9330
Livello di interesse: NON PRIORITARIO
Nel Sito è presente la serie calcifuga, termo-mesomediterranea della sughera con
l'associazione Galio scabri-Quercetum suberis, con esempi di notevole interesse nelle
foreste demaniali di Gutturu Mannu e Pantaleo, ad altitudini comprese tra 200 e 550 m s.l.m..
Sui substrati granitici è riconosciuta la subassociazione tipica quercetosum suberis, mentre
sulle metamorfiti si ha la subassociazione rhamnetosum alaterni. Nelle sugherete dell'area
sono ampiamente presenti specie arboree ed arbustive quali Quercus ilex, Viburnum tinus,
Arbutus unedo, Erica arborea, Phillyrea latifolia, Myrtus communis subsp. communis,
Juniperus oxycedrus subsp. oxycedrus. Lo strato erbaceo è prevalentemente caratterizzato
da Galium scabrum, Cyclamen repandum e Ruscus aculeatus.
La quercia da sughero è, con il leccio, una delle specie più caratteristiche del paesaggio
mediterraneo, ma a differenza di Quercus ilex, si presenta assai più interessante dal punto di
vista economico per i numerosi usi artigianali ed industriali ai quali si presta la corteccia,
periodicamente asportata dal tronco secondo le modalità prescritte dalle norme vigenti.
La diffusione di questa specie nel Mediterraneo, negli ambienti simili a quelli dell'Isola, è
stata favorita fin dall'antichità sia dall'azione diretta dell'uomo, con tagli selettivi a svantaggio
del leccio, sia indirettamente con l'incendio, a causa della maggiore resistenza della sughera
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al passaggio del fuoco dovuta all'elevato spessore della corteccia, che svolge un'ottima
protezione e termoregolazione dei tessuti interni della pianta.
Stato attuale
Come per le leccete, i boschi a prevalenza di Quercus suber sono stati da tempo modificati
nel loro assetto naturale con frequente involuzione di questi ecosistemi particolarmente
vulnerabili.
Tali fenomeni degradativi sono riconducibili ad alcune tipologie principali:
1 Danni da incendi boschivi
2 Danni da sovrapascolamento
3 Danni da defogliatori (Limantridi e Taumatopeidi)
4 Danni da pratiche agronomiche irrazionali
5 Danni da rimboschimenti con specie esotiche in aree con attitudine per la quercia da
sughero
Questi aspetti generali, sono in parte individuabili anche all'interno SIC, dove la quercia da
sughero è presente con popolamenti misti a leccio (Foreste di Pantaleo e di Gutturu Mannu)
e con lembi di sugherete pure e con nuclei sparsi in vari settori del bacino. Incendio e
sovrapascolamento riguardano soprattutto le zone pedemontane dove sono presenti nuclei
sparsi a densità piuttosto scarsa. Il pascolo, in particolare caprino, interessa
prevalentemente il settore montano con influenza negativa sulla rinnovazione.
Periodicamente si hanno attacchi di defogliatori (Limantria dispar).
Fortunatamente la morfologia dei luoghi studiati non ha permesso lo sviluppo di attività
agricole ma sono presenti, nel settore settentrionale del SIC, estesi rimboschimenti ad
Eucaliptus spp. realizzati in aree potenziali per la sughereta.
Le formazioni miste presentano una struttura assai variabile in termini di densità relativa
delle diverse specie e tendenzialmente sono più chiuse. In generale, nelle situazioni migliori,
si ha un piano arboreo a due strati in cui la sughera si eleva fino a 10 m. e sovrasta il ceduo
di leccio. In altre situazioni la sughereta diviene più rada e lo strato arborescente assume la
forma di una macchia evoluta.
Le sugherete pure, più aperte e luminose, sono presenti su alcune decine di ettari nella zona
di Is Antiogus, antico punto di riunione dei prodotti prelevati dal bosco. Tali formazioni hanno
una sicura origine antropica, data l'agevole accessibilità dei luoghi, ma sono caratterizzate
da un elevato valore paesaggistico e naturalistico.
Criticità
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I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di
conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:
1 pericolo di incendio
2 inquinamento floristico con specie alloctone
3 scarsa conoscenza degli habitat e delle specie di interesse comunitario
4 sovrapascolamento da fauna selvatica
5 erosione idrica del suolo
6 assenza di informazione e sensibilizzazione
7 abbandono diffuso di rifiuti minori
8 assenza di percorsi a favore della tutela
9 modificazioni dell'uso del suolo
10 interventi atti ad aumentare la pressione antropica
Indicatori per il monitoraggio
Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:
1 grado di evoluzione relativa della sughereta
2 stabilità dei suoli forestali
3 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica)
4 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi e delle piante
5 grado di copertura delle cenosi e degli habitat
6 carico della fauna selvatica
7 presenza di attacchi parassitari
8 inquinamento delle acque meteoriche
9 grado di pressione antropica, qualora venisse favorita
� Foreste di Olea e Ceratonia
Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC
Cod. Natura 2000: 9320
Livello di interesse: NON PRIORITARIO
Questo habitat si rinviene in zone rocciose dove le leccete e, soprattutto le sugherete, non
riescono a trovare un ambiente ottimale per il loro sviluppo. Si tratta di formazioni
tipicamente edafo-xerofile e termomediterranee costituite da boscaglie a dominanza di Olea
europaea var. sylvestris e Pistacia lentiscus.
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Negli ambienti più tipicamente termo-xerofili del SIC, sui substrati acidi (graniti e metamorfiti)
anche in aree localizzate fino a 350-400 m s.l.m., può essere osservata l'associazione
Cyclamino repandi-Oleetum sylvestris. Essa rappresenta la testa della serie calcifuga, termo-
mesomediterranea dell’olivastro, ben caratterizzata soprattutto nell'area di Is Canargius. Le
specie caratteristiche di tale cenosi sono Olea europaea var. sylvestris, Cyclamen
repandum, Aristolochia tyrrhena e Arum pictum, con elevata frequenza di Pistacia lentiscus,
Clematis cirrhosa, Phillyrea latifolia, Arisarum vulgare e Rubia peregrina subsp. peregrina.
La struttura dello stadio maturo è data da microboschi termo-xerofili, con strato arbustivo
limitato e strato erbaceo a medio ricoprimento costituito prevalentemente da geofite ed
emicriptofite. La tappe di sostituzione sono costituite da macchie seriali dell’Oleo-Ceratonion
siliquae, da garighe della classe Cisto-Lavanduletea, da formazioni emicriptofitiche dominate
da Poaceae cespitose savanoidi riferibili all’alleanza dell’Hyparrhenion hirtae e da pratelli
terofitici del Tuberarion guttatae.
Stato attuale
Considerata l'ubicazione spesso poco accessibile di queste formazioni e la relativa scarsa
valenza economica, lo stato di conservazione è buono e l'habitat assume una notevole
rilevanza per le conseguenti possibilità di evoluzione verso stadi successivi.
Criticità
I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di
conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:
1 pericolo di incendio
2 scarsa conoscenza degli habitat e delle specie di interesse comunitario
3 sovrapascolamento da fauna selvatica
4 erosione idrica del suolo
5 assenza di informazione e sensibilizzazione
6 assenza di percorsi a favore della tutela
Indicatori per il monitoraggio
Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:
1 grado di evoluzione relativa della lecceta
2 stabilità dei suoli forestali
3 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica)
4 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi e delle piante
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5 grado di copertura delle cenosi e degli habitat
6 carico della fauna selvatica
7 grado di pressione antropica, qualora venisse favorita
� Gallerie e forteti ripari meridionali (Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae)
Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC
Cod. Natura 2000: 92D0
Livello di interesse: NON PRIORITARIO
Questo habitat corrisponde soprattutto agli oleandreti ripariali dell'associazione Rubo
ulmifolii-Nerietum oleandri (della classe Nerio-Tamaricetea), spesso in stretto contatto
dinamico con le formazioni di Salix purpurea subsp. purpurea, con strato arbustivo basso a
limitato ricoprimento e strato erbaceo costituito prevalentemente da emicriptofite. Tra le
specie tipiche dell'habitat vi sono Rubus gr. ulmifolius Schott e Carex divisa Hudson.
Questo tipo di habitat è ben rappresentato lungo il Rio Gutturu Mannu, il Rio Guttureddu, ed
il Rio Pantaleo. Si osserva su substrati di varia natura, ma sempre caratterizzati da assenza
di carbonati e in acque oligotrofe, con bassi contenuti in materia organica e materiali in
sospensione.
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Stato attuale
Sono da considerare come aree a naturalità elevata. Lo stato di conservazione è buono e
l'habitat assume una notevole rilevanza per le caratteristiche ambientali delle zone in cui si
trova.
Come accennato in precedenza, gli ambiti fluvio-torrentizi sono spesso oggetto di interventi
di sistemazione idraulica (es. Rio Guttureddu) che possono compromettere le possibilità di
evoluzione degli habitat.
Criticità
I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di
conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:
1 pericolo di incendio;
2 inquinamento floristico con specie alloctone ed invasive;
3 pericolo di estinzione di specie botaniche e conseguente riduzione della biodiversità;
4 pericolo di attacchi parassitari;
5 scarsa conoscenza degli habitat e specie di interesse comunitario;
6 abbandono diffuso di rifiuti e discariche abusive;
7 rischio idrogeologico;
8 alterazioni strutturali e degli equilibri idrici del bacino;
9 inquinamento e/o cambiamento della qualità delle acque e della falda;
10 assenza di informazione e sensibilizzazione;
11 assenza di percorsi per la fruizione;
12 modificazioni dell'uso del suolo;
13 elevata pressione antropica.
Indicatori per il monitoraggio
Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:
1 grado di evoluzione relativa delle boscaglie ripariali
2 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica);
3 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi e delle piante;
4 grado di copertura delle cenosi e degli habitat;
5 presenza di attacchi parassitari;
6 inquinamento delle acque;
7 andamento dei deflussi e delle portate del corso d'acqua;
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8 grado di pressione antropica.
� Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba
Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC
Cod. Natura 2000: 92A0
Livello di interesse: NON PRIORITARIO
Questo habitat è rappresentato, nel SIC, dal geosigmeto mediterraneo occidentale
edafoigrofilo e/o planiziale, eutrofico (Populenion albae, Fraxino angustifoliae-Ulmenion
minoris, Salicion albae).
Nella dinamica della vegetazione il populeto (Rubio longifoliae-Populetum albae)
rappresenta la testa della serie edafoigrofila termomediterranea calcicola e viene sostituito,
esternamente ai corsi d'acqua o dove la falda è superficiale per periodi molto più brevi,
dall'associazione Allio triquetri-Ulmetum minoris spesso in diretto contatto, in ambiti planiziali,
con l'aggruppamento a Fraxinus oxycarpa.
Ancor più esternamente rispetto al populeto si osserva il Tamaricetum africanae, talora
alternato agli oleandreti del Rubo ulmifolii-Nerietum oleandri per la relativa indipendenza dal
fattore acqua e la notevole tolleranza all'aridità.
A quote più elevate (fino a 500 m slm) al posto delle cenosi a pioppo bianco è possibile
riscontrare, in condizioni edafiche analoghe, formazioni residuali a pioppo nero della serie
Roso sempervirentis-Populo nigrae Σ.
I rapporti dinamici delle cenosi della classe Salici purpureae-Populetea nigrae sono
fortemente legati al fattore acqua e che tali formazioni si sviluppano in ambiti ripariali
pianeggianti, inondabili per periodi anche prolungati e in condizioni edafiche moderatamente
evolute, edificando formazioni arboree ed arborescenti riparie e planiziali.
L'habitat risulta presente solamente a livello sporadico, con piccoli nuclei relativamente
degradati, in territorio di Assemini e Uta e non è cartografabile.
Stato attuale
Sono da considerare come aree a naturalità media o bassa in quanto il loro lo stato di
conservazione è relativamente carente per gli usi agricoli circostanti e per le modificazioni
antropiche legate all'urbanizzazione ed alle infrastrutture. Inoltre, gli ambiti fluvio-torrentizi
sono spesso oggetto di interventi di sistemazione idraulica (es. canalizzazioni) che possono
compromettere le possibilità di evoluzione degli habitat.
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Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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Criticità
I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di
conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:
1 pericolo di incendio;
2 inquinamento floristico con specie alloctone ed invasive;
3 abbandono diffuso di rifiuti e discariche abusive;
4 rischio idrogeologico;
5 inquinamento e/o cambiamento della qualità delle acque e della falda;
6 assenza di informazione e sensibilizzazione;
7 modificazioni dell'uso del suolo;
8 elevata pressione antropica.
Indicatori per il monitoraggio
Indicatori efficaci per monitorare lo stato di conservazione dell’habitat sono:
1 grado di evoluzione relativa delle boscaglie ripariali
2 ricchezza complessiva di specie vegetali (ricchezza floristica);
3 abbondanza e velocità di sviluppo delle cenosi e delle piante;
4 grado di copertura delle cenosi e degli habitat;
5 presenza di attacchi parassitari;
6 inquinamento delle acque;
7 andamento dei deflussi e delle portate del corso d'acqua;
8 grado di pressione antropica.
� Boschi mediterranei di Taxus baccata
Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC
Cod. Natura 2000: *9580
Livello di interesse: PRIORITARIO
Questo habitat corrisponde ai boschi relitti del Terziario a Taxus baccata. Essi costituiscono
una cenosi edafo-mesofila, nel piano fitoclimatico mesotemperato umido in variante
submediterranea, aventi la struttura di boschi sempreverdi di altezza variabile tra i 5 e i 10
metri, con strato arbustivo poco sviluppato a Phillyrea latifolia, Hedera helix subsp. helix e
Clematis cirrhosa e strato erbaceo costituito prevalentemente da geofite ed emicriptofite
cespitose a bassissimo ricoprimento quali Cyclamen repandum, Asplenium onopteris.
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I boschi a Taxus baccata si sviluppano nelle porzioni più interne e centrali dell'impluvio
denominato Canale Su Longufresu, sulle pendici del Monte Lattias, oltre che su canaloni
laterali esposti a nord (Canale Is Fundus), sempre su substrati detritici a grossi blocchi
granitici. Si tratta di aree scarsamente accessibili, esposte favorevolmente in termini di
temperatura ed umidità, le quali hanno consentito la conservazione della tasseta.
Stato attuale
La tasseta, sviluppandosi in aree non idonee per le attività dell'uomo e per l'ubicazione
difficilmente raggiungibile, appare integra, compatibilmente con i caratteri pedo-climatici
dell'area, ai limiti delle possibilità di sviluppo di queste fitocenosi.
L'habitat assume una notevole rilevanza per le condizioni relittuali che lo qualificano e la
relativa stabilità generale.
Criticità
I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di
conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:
1 pericolo di incendio
2 scarsa conoscenza degli habitat e specie di interesse comunitario
3 sovrapascolamento da fauna selvatica
4 rischio idrogeologico (frane)
5 cambiamenti climatici
6 assenza di informazione e sensibilizzazione
7 abbandono diffuso di rifiuti minori
8 assenza di percorsi a favore della tutela
9 modificazioni dell'uso del suolo
10 interventi atti ad aumentare la pressione antropica
Indicatori per il monitoraggio
I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di
conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:
1 pericolo di incendio
2 inquinamento floristico con specie alloctone
3 pericolo di estinzione e conseguente riduzione della biodiversità
4 scarsa conoscenza degli habitat e specie di interesse comunitario
5 sovrapascolamento da fauna selvatica
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6 rischio idrogeologico (frane)
7 cambiamenti climatici
8 assenza di informazione e sensibilizzazione
9 abbandono diffuso di rifiuti minori
10 assenza di percorsi a favore della tutela
11 modificazioni dell'uso del suolo
12 interventi atti ad aumentare la pressione antropica
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
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� Foreste di Ilex aquifolium
Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC
Cod. Natura 2000: 9380
Livello di interesse: NON PRIORITARIO
Questo habitat corrisponde ai boschi relitti del Terziario a Ilex aquifolium. Analogamente alla
tasseta, costituiscono una cenosi edafo-mesofila avente la struttura di boschi sempreverdi di
altezza variabile tra i 5 e 8 metri, ancora non completamente inquadrata dal punto di vista
fitosociologico.
I boschi a Ilex aquifolium si sviluppano nelle porzioni più interne e centrali della vallata a
nord di P.ta Sa Ginestra. Si tratta di aree scarsamente accessibili, esposte favorevolmente in
termini di temperatura ed umidità, le quali hanno consentito la conservazione della tasseta.
Stato attuale
La foresta di agrifoglio, sviluppandosi in aree non idonee per le attività dell'uomo e per
l'ubicazione difficilmente raggiungibile, appare in buono stato di conservazione,
compatibilmente con i caratteri pedo-climatici dell'area, ai limiti delle possibilità di sviluppo di
queste fitocenosi.
L'habitat assume una notevole rilevanza per le condizioni relittuali che lo qualificano e la
relativa stabilità generale.
Criticità
I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di
conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:
1 pericolo di incendio
2 scarsa conoscenza degli habitat e specie di interesse comunitario
3 sovrapascolamento da fauna selvatica
4 rischio idrogeologico (frane)
5 cambiamenti climatici
6 assenza di informazione e sensibilizzazione
7 abbandono diffuso di rifiuti minori
8 assenza di percorsi a favore della tutela
9 modificazioni dell'uso del suolo
10 interventi atti ad aumentare la pressione antropica
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
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Indicatori per il monitoraggio
I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di
conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:
1 pericolo di incendio
2 inquinamento floristico con specie alloctone
3 pericolo di estinzione e conseguente riduzione della biodiversità
4 scarsa conoscenza degli habitat e specie di interesse comunitario
5 sovrapascolamento da fauna selvatica
6 rischio idrogeologico (frane)
7 cambiamenti climatici
8 assenza di informazione e sensibilizzazione
9 abbandono diffuso di rifiuti minori
10 assenza di percorsi a favore della tutela
11 modificazioni dell'uso del suolo
12 interventi atti ad aumentare la pressione antropica
� Matorral arborescenti di Laurus nobilis
Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC
Cod. Natura 2000: *5320
Livello di interesse: PRIORITARIO
Nel SIC sono costituiti da boschi sclerofillici sempreverdi a Laurus nobilis e Quercus ilex, di
altezza variabile tra i 10 e i 12 metri, con buona presenza di fanerofite lianose, strato
arbustivo poco sviluppato e strato erbaceo costituito prevalentemente da geofite ed
emicripotofite cespitose. Ampiamente presenti sono Asplenium onopteris, Clematis cirrhosa,
Phyllirea latifolia, Rubia peregrina, Asparagus acutifolius, Arisarum vulgare.
Le cenosi meglio conservate si osservano nell’ambito delle forre e canyon dell’area di Sa
Canna, su substrati di natura metamorfica. Dal punto di vista fitosociologico non sono ancora
state definite in modo univoco e per molti studiosi sono formazioni relittuali e indicatrici di un
paleobioclima più umido e di carattere tropicale, che vedeva una dominanza delle laurifille
rispetto alle sclerofille.
Stato attuale
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
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La boscaglia di alloro, sviluppandosi in aree non idonee per le attività dell'uomo e per
l'ubicazione difficilmente raggiungibile, appare in buono stato di conservazione,
compatibilmente con i caratteri pedo-climatici dell'area, ai limiti delle possibilità di sviluppo di
queste fitocenosi.
L'habitat assume una notevole rilevanza per le condizioni relittuali che lo qualificano e la
relativa stabilità generale.
Criticità
I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di
conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:
1 pericolo di incendio
2 scarsa conoscenza degli habitat e specie di interesse comunitario
3 sovrapascolamento da fauna selvatica
4 rischio idrogeologico (frane)
5 cambiamenti climatici
6 assenza di informazione e sensibilizzazione
7 abbandono diffuso di rifiuti minori
8 assenza di percorsi a favore della tutela
9 modificazioni dell'uso del suolo
10 interventi atti ad aumentare la pressione antropica
Indicatori per il monitoraggio
I principali elementi di criticità che si oppongono al mantenimento in un buono stato di
conservazione dell’habitat all’interno del sito sono costituiti da:
1 pericolo di incendio
2 inquinamento floristico con specie alloctone
3 pericolo di estinzione e conseguente riduzione della biodiversità
4 scarsa conoscenza degli habitat e specie di interesse comunitario
5 sovrapascolamento da fauna selvatica
6 rischio idrogeologico (frane)
7 cambiamenti climatici
8 assenza di informazione e sensibilizzazione
9 abbandono diffuso di rifiuti minori
10 assenza di percorsi a favore della tutela
11 modificazioni dell'uso del suolo
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12 interventi atti ad aumentare la pressione antropica
� Phrygane endemiche dell'Euphorbio-Verbascion
Caratterizzazione generale e localizzazione nel SIC
Cod. Natura 2000: 5430
Livello di interesse: NON PRIORITARIO
Si tratta, in senso stretto, secondo il Manuale di Interpretazione degli Habitat dell'UE, di
cenosi descritte per l'area mediterranea di Creta con Euphorbia acanthothamnos e
Verbascum spinosum, non presenti in Sardegna. Solo per gli ambiti costieri dell'Isola sono
considerate alcune formazioni a Sarcopoterium spinosum di Capo S. Elia (Cagliari), a
Genista acanthoclada (Sardegna nord occidentale) e a Genista corsica o G. morisii nei
settori costieri meridionali.
Nel SIC tali formazioni, pur in presenza delle specie all'interno dell'area, non costituiscono
fisionomie assimilabili delle definizione e descrizione del Manuale. Pertanto si può affermare
che questo habitat non è presente.
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3.2.5 Aggiornamento del "Formulario Natura 2000"
Aggiornamento degli habitat di interesse comunitario
Il presente studio per il Piano di Gestione, apporta nuovi dati alla caratterizzazione ecologica
del SIC "Foresta di Monte Arcosu" (ITB041105), includendo informazioni sulla copertura
relativa di ciascun habitat di interesse comunitario e sulla presenza eventuale di altri habitat
e specie che vanno ad aggiornare il corrispondente Formulario Natura 2000. Tali dati sono
stati ricavati attraverso campionamenti ed osservazioni dirette effettuate in loco e attraverso
informazioni bibliografiche.
L’aggiornamento del Formulario Natura 2000 costituisce un valore aggiunto al Piano. I dati
aggiornati dovranno essere trasmessi al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio,
il quale provvederà a fornirli all’organo competente della Comunità Europea responsabile
della approvazione delle liste di SIC/ZPS.
La cartografia allegata alla presente relazione (vedi “Carta degli Habitat”) indica gli habitat di
cui è stata accertata la presenza e le tipologie di copertura del suolo corrispondenti cui
l’habitat è incluso o totalmente coincidente.
Pertanto si propone di modificare il formulario Natura 2000 e la tabella relativa agli habitat di
interesse comunitario presenti nel SIC aggiornandola con i seguenti dati:
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
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Codice
Habitat Nome Habitat
Copertura
% nel sito
Rappre-
sentatività
Superficie
relativa
Grado di
conservazione
Valutazione
globale
9340 Foreste di Quercus ilex e
Quercus rotundifolia. 40 A A A A
*6220
Percorsi substeppici di
graminacee e piante annue
dei Thero-Brachypodietea
18 A A A A
5330 Arbusteti termo-mediterranei
e pre-steppici 13 B B B B
5210 Matorral arborescenti di
Juniperus spp. 15 A B A A
*91E0
Foreste alluvionali di Alnus
glutinosa e Fraxinus excelsior
(Alno-Padion, Alnion incanae,
Salicion albae)
2 (Habitat non pertinente con quelli presenti)
9330 Foreste di Quercus suber 3 B B A B
9320 Foreste di Olea e Ceratonia 2 B C B B
92D0
Gallerie e forteti ripari
meridionali (Nerio-
Tamaricetea e Securinegion
tinctoriae)
2 B C B B
92A0 Foreste a galleria di Salix
alba e Populus alba 2 B C B B
*9580 Boschi mediterranei di Taxus
baccata. 1 A C A B
9308 Foreste di Ilex aquifolium 1 A B A A
5430 Phrygane endemiche
dell'Euphorbio-Verbascion
non
presente - - - -
*5230 Matorral arborescenti di
Laurus nobilis 1 B B B B
La tipologia degli habitat presenti e i dati di valutazione sul loro stato di conservazione
derivano da un esame delle loro caratteristiche attuali. La valutazione della copertura
percentuale di ciascun habitat all’interno del sito è stata effettuata tramite analisi GIS.
Nei paragrafi precedenti, è stata fornita una descrizione dettagliata di ciascun habitat e sono
stati chiariti i motivi delle modifiche effettuate sulla lista degli habitat di interesse comunitario
presenti nel sito.
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Inserimento di altri habitat meritevoli di tutela
Relativamente agli habitats si segnala la presenza di numerose formazioni vegetali di pregio,
anche endemiche, alcune delle quali particolarmente rare e di notevole interesse
fitogeografico.
Oltre a quanto affermato per le formazioni ripariali endemiche ad Alnus glutinosa, anche le
cenosi sotto elencate andrebbero inserite o considerate come quelle elencate nell’allegato II
della Direttiva Habitat. Relativamente al Sulcis, e al SIC in oggetto, mancano o non sono
considerati prioritari i seguenti:
I boschi climacici a:
• Acer monspessulanum L.
• Olea europaea L. var. sylvestris Brot.
I boschi edafoigrofili a:
• Fraxinus oxycarpa Willd.
• Salix arrigonii Brullo
I boschi edafoxerofili a:
• Juniperus oxycedrus L. subsp. oxycedrus
• Quercus calliprinos Webb
Le macchie seriali a:
• Buxus balearica Lam.
• Rhamnus oleoides L.
• Genista valsecchiae Brullo et De Marco
• Bupleurum fruticosum L.
• Genista corsica (Loisel.) DC.
Le formazioni camefitiche ed emicriptofitiche a:
• Crucianella maritima L.
• Asteriscus maritimus (L.) Less.
• Teucrium marum L.
• Rumex scutatus L. subsp. glaucescens Guss.
• Euphorbia cupanii Guss. ex Bertol.
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• Santolina insularis (Gennari ex Fiori) Arrigoni
• Limonium sp.pl.
• Seseli bocconii Guss. subsp. praecox Gamisan
• Soleirolia soleirolii (Requien) Dandy
• Armeria sulcitana Arrigoni
• Helichrysum montelinasanum E. Schmid
• Dianthus mossanus Bacchetta et Brullo
• Linaria arcusangeli Atzei et Camarda
Inserimento di specie vegetali di interesse comunitario e di altre specie meritevoli di
tutela
Per quanto riguarda le specie vegetali di interesse comunitario, il formulario Natura 2000 non
indica alcuna specie.
Nel corso dei sopralluoghi e dei rilievi effettuati è emersa la presenza nel sito di specie
inserite nell’allegato II della Direttiva Habitat, in particolare di Brassica insularis Moris, specie
non prioritaria. La scheda necessita pertanto di un aggiornamento per quanto attiene alle
specie vegetali della Direttiva.
Si segnala inoltre la presenza di numerose specie endemiche, di seguito elencate, alcune
delle quali particolarmente rare e vulnerabili, come ad esempio Soleirolia soleirolii (Req.)
Dandy, Armeria sulcitana Arrigoni, Helichrysum montelinasanum Em. Schmid.
Pertanto, si propone di aggiornare il Formulario Natura 2000 e di modificare la tabella
relativa alle specie vegetali di interesse comunitario presenti nel SIC come di seguito
elencato.
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Specie inserite nell'All. II della direttiva 43/92/CEE
Brassica insularis Moris
Linaria flava (Poiret) Desf. ssp. sardoa (Sommier) A. Terracc.
Rouya polygama (Desf.) Coincy
Altre specie endemiche di importanza conservazionistica
Anchusa formosa Selvi, Bigazzi et Bacch.
Aristolochia navicularis Nardi
Armeria sulcitana Arrigoni
Astragalus terraccianoi Vals.
Bellium crassifolium Moris
Borago pygmaea (DC.) Chater et Greuter
Delphinium longipes Moris
Dianthus mossanus Bacch. et Brullo
Dianthus sardous Bacch., Brullo, Casti et Giusso
Echium anchusoides Bacch., Brullo et Selvi
Ferula arrigonii Bocchieri
Genista bocchierii Bacch., Brullo et Feoli
Genista ferox Poir.
Genista insularis Bacch., Brullo et Feoli ssp. insularis
Genista valsecchiae Brullo et De Marco
Helichrysum montelinasanum Em. Schmid
Hyoseris taurina (Pamp.) Martinoli
Hypochaeris sardoa Bacch., Brullo et Terrasi
Isoëtes velata A. Braun ssp. tegulensis (Gennari) Batt. et Trab.
Lavatera triloba L. ssp. pallescens (Moris) Nyman var. minoricensis (Camb.) O. Bòlos et Vigo
Orchis mascula (L.) L. ssp. ichnusae Corrias
Orchis x penzigiana Camus ssp. sardoa Scrugli et Grasso
Ophrys x domus-maria Grasso
Ophrys normanii J.J. Wood
Paeonia corsica Sieber ex Tausch
Salix arrigonii Brullo
Silene martinolii Bocchieri et Mulas
Soleirolia soleirolii (Req.) Dandy
Spiranthes aestivalis (Poir.) Rich.
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Stachys corsica Pers. var. micrantha Bertol.
Teucrium subspinosum Pourr. ex Willd. ssp. subspinosum
Verbascum plantagineum Moris
Viola corsica Nym. ssp. limbarae Merxm. et Lippert
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3.3 Fauna
I diversi biotopi presenti nel territorio del pSIC, caratterizzato da garighe montane, praterie
montane alberate, pascoli di pianura, coltivazioni agricole, seminativi, ambienti boschivi e
zone umide quali laghetti, e corsi d’acqua anche a regime stagionale, offrono occasione di
rifugio, sosta e alimentazione per la fauna e l’avifauna.
Le informazioni riguardanti le specie faunistiche presenti in letteratura sono piuttosto esigue
e frammentarie e non consentono una trattazione completa ed esaustiva dell’argomento. Da
qui la necessità di eseguire monitoraggi delle diverse componenti faunistiche.
Dai pochi dati analizzati si è rilevata la presenza, di diverse specie faunistiche appartenenti
ai phylum di Pesci, Anfibi, Rettili, Uccelli e Mammiferi.
3.3.1 Specie faunistiche inserite nel Formulario “Natura 2000”
Di seguito si riportano gli elenchi delle specie sottoposte a misure speciali di conservazione
così come specificato all’Articolo 4 della Direttiva “Uccelli” 79/409/CEE e delle specie di
interesse comunitario come specificato all’articolo 1 della Direttiva “Habitat”92/43/CEE
Tabella 1 Uccelli elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE
POPOLAZIONE VALUTAZIONE SITO
MIGRATORIA
COD. NOME RE
SID
EN
TE
Nid
ifica
zion
e/rip
rodu
zi
one
Sve
rnam
en
to
Tap
pa
Pop
olaz
ione
Con
serv
azio
ne
Isol
amen
to
Glo
bale
A400 Accipiter gentilis
arrigonii 2-4 B B B A
A111 Alectoris barbara P C B B B
A091 Aquila chrysaetos 1-2 D
A224 Caprimulgus
europaeus P D
A103 Falco peregrinus 1-3 D
A338 Lanius collurio P D
A301 Sylvia sarda P D
A302 Sylvia undata P D
A072 Pernis apivorus P C B C B
A081 Circus aeruginosus P C C C C
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Tabella 2 Uccelli migratori abituali non elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE
POPOLAZIONE VALUTAZIONE
SITO
MIGRATORIA
COD. NOME RE
SID
EN
TE
Nid
ifica
zion
e/
ripro
duzi
one
Sve
rnam
ento
Tap
pa
Pop
olaz
ione
Con
serv
azio
ne
Isol
amen
to
Glo
bale
A207 Columba oenas P D
A208 Columba palumbus P D
A155 Scolopax rusticola P D
A210 Streptopelia turtur P D
A286 Turdus iliacus P D
A283 Turdus merula P D
Tabella 3 Mammiferi elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE
POPOLAZIONE VALUTAZIONE
SITO
MIGRATORIA
COD. NOME RE
SID
EN
TE
Nid
ifica
zion
e/
ripro
duzi
one
Sve
rnam
ento
Tap
pa
Pop
olaz
ione
Con
serv
azio
ne
Isol
amen
to
Glo
bale
1367 Cervus elaphus
corsicanus P A B A B
Tabella 4 Anfibi e Rettili elencati nell’Allegato II della Direttiva 92/43/CEE
POPOLAZIONE VALUTAZIONE
SITO
MIGRATORIA
COD. NOME RE
SID
EN
TE
Nid
ifica
zion
e
/rip
rodu
zion
e
Sve
rnam
ento
Tap
pa
Pop
olaz
ione
Con
serv
azio
ne
Isol
amen
to
Glo
bale
1180 Speleomantes genei P A C A C
1190 Discoglossus sardus P C B B C
1220 Emys orbicularis P C B B B
1218 Testudo marginata P B C B C
1217 Testudo hermanni P C B B B
1219 Testudo graeca P C B A B
LEGENDA:
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POPOLAZIONE
Residenza La specie si trova nel sito tutto l'anno
Nidificazione/riproduzione La specie utilizza il sito per nidificare ed allevare i piccoli
Tappa La specie utilizza il sito in fase di migrazione o di muta, al di fuori dei luoghi di
nidificazione
Svernamento La specie utilizza il sito durante l'inverno.
P presenza della specie senza indicazioni sulla sua consistenza
1-3, 1-2, 2-4 consistenza della popolazione
VALUTAZIONE SITO
POPOLAZIONE CONSERVAZIONE ISOLAMENTO VALUTAZIONE
GLOBALE
A 100%> = p>15% eccellente Popolazione in gran parte isolata Valore eccellente
B 15%> = p>2% buona Popolazione non isolata, ma ai margini
dell’area di distribuzione Valore buono
C 2%> = p>0% media o limitata Popolazione non isolata all’interno di una
vasta fascia di distribuzione Valore significativo
D Popolazione non
significativa
Tabella 5 Altre specie importanti di Flora e Fauna
GRU
PPO NOME POPOLAZIONE MOTIVAZIONE
A Bufo Viridis P C
A Euproctus
platycephalus P C
A Hyla Sarda P C
LEGENDA
GRUPPO V= Vegetali I= Invertebrati P= Pesci R= Rettili A= Anfibi U=Uccelli M= Mammiferi
MOTIVAZIONE A.= Elenco del libro rosso nazionale B.= Specie endemiche C.= Convenzioni internazionali (incluse quella di Berna, quella di Bonn e quella sulla biodiversità) D.= Altri motivi.
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Tabella 6 Struttura delle Categorie IUCN
EX Estinto Un taxon è estinto quando non vi è alcun dubbio che l'ultimo
individuo sia morto.
EW Estinto in natura
Un taxon è estinto allo stato selvatico quando si sa che
sopravvive soltanto in cattività o come popolazione (o
popolazioni) naturalizzata/e ben al di fuori della sua
distribuzione storica. Un taxon si presume estinto allo stato
selvatico quando accurate indagini effettuate nell'habitat
conosciuto e/o presunto, in tempi appropriati (giornaliero,
stagionale, annuale), attraverso il suo areale storico non
hanno fatto registrare neanche un solo individuo. Le indagini
dovrebbero essere adatte al ciclo di vita di un taxon e alle sue
diverse forme.
CR In Pericolo Critico
Un taxon è in pericolo critico quando si trova ad un rischio di
estinzione allo stato selvatico estremamente elevato
nell'immediato futuro.
EN In Pericolo
Un taxon è in pericolo quando non è in pericolo critico ma si
trova ad un rischio di estinzione allo stato selvatico molto alto
in un prossimo futuro.
VU Vulnerabile
Un taxon è vulnerabile quando non è in pericolo critico o in
pericolo ma si trova a rischio estinzione allo stato selvatico nel
futuro a medio termine.
DD Carenza di informazioni
Un taxon è classificato come carente di informazioni quando
non esistono informazioni per fare una diretta o indiretta
valutazione del suo rischio di estinzione basandosi sulla sua
e/o sullo status delle popolazioni. Un taxon in questa categoria
può essere studiato biologia può essere ben conosciuta, ma
mancano dati adeguati sull'abbondanza distribuzione. Questa
categoria non è perciò una categoria di minaccia o a più basso
rischio.
NE Non Valutato lo è un taxon che non è ancora stato assegnato a nessuna
categoria.
LR A più basso rischio Un taxon è a più basso rischio quando è stato valutato, non
soddisfa nessuna delle categorie pericolo critico, in pericolo o
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vulnerabile. I taxa inclusi nella categoria a più basso rischio
sono classificati in 3 sotto categorie:
1. (cd) Dipendente da azioni di Conservazione.
I taxa centro di un continuo programma di
conservazione specifico sul taxon o questione, la
cui cessazione risulterebbe per il taxon la qualifica
in una delle minaccia di cui sopra per un periodo di
cinque anni.
2. (nt) Prossimo alla minaccia.
I taxa che non si qualificano come azioni di
conservazione, ma che sono vicini alla qualifica di
vulnerabile.
3. (lc) Minima preoccupazione
I taxa che non si qualificano come azioni di
conservazione o come prossimi alla minaccia.
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3.3.2 Schede descrittive delle specie faunistiche presenti nel formulario
Natura 2000
Di seguito sono illustrate le specie faunistiche presenti nel formulario con l’ausilio di schede che
riportano per ciascuna di esse:
Classificazione sistematica Indica l’appartenenza della specie alla famiglia, l’ordine
e sottordine.
Habitat e abitudini Indica il luogo e l’ambiente in cui la specie vive e le
informazioni relative al suo ciclo vitale.
Fattori di minaccia Indica le pressioni a cui la specie è sottoposta nel
territorio del pSIC
Normativa di riferimento per la
tutela e conservazione .
Indica le leggi che ne prevedono la tutela a livello
Comunitario, Nazionale e Regionale
Status di conservazione Indica lo stato in cui si trova la specie indicato dalla
IUCN e da osservazioni a valenza regionale e locale
Misure di conservazione
idonee o auspicabili
Indicano la necessità di conservare e salguardare
attraverso delle misure specifiche per le specie animali,
vegetali e i loro habitat.
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Uccelli migratori abituali elencati nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE:
ACCIPITER GENTILIS ARRIGONII (Kleinschmidt, 1903)
Astore sardo Famiglia: Accipitridae Ordine: Falconiformes Sottordine: Accipitres Habitate e abitudini : L’Astore nidifica essenzialmente nei tratti più maturi di boschi di latifoglie, conifere o
misti, senza predilezione particolare per il tipo di essenza. Tali porzioni di bosco d’alto fusto possono essere
di dimensioni estremamente limitate (circa 1 ha), ed all’interno di ampie distese di ceduo giovane. In zone
forestali particolarmente frammentate, la specie può nidificare all’interno di boschi di ridotta estensione.
Il nido si trova spesso su alberi posti di un corridoio naturale od artificiale (ad es. un sentiero) che ne facilita
l’accesso dall’interno del bosco, su di una porzione di pendio meno acclive di quella generale del versante
Fattori di minaccia: La specie non viene considerata come minacciata a livello europeo. Attualmente, il
maggior problema riguardante questa specie è rappresentato dai tagli forestali. Sebbene l’Astore sia
estremamente fedele al sito di nidificazione, che in genere viene abbandonato solo quando i tagli ne
alterano la struttura originale di più del 30%, le pratiche forestali durante la deposizione e la cova sono la
causa della maggior parte delle riproduzioni fallite. Inoltre, i tagli di ampie distese di foresta d’alto fusto
possono avere il duplice effetto negativo di ridurre la disponibilità di siti idonei alla riproduzione e la densità
di prede disponibili. Pertanto, la conservazione della specie in Italia è essenzialmente legata alla politica di
gestione forestale.
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. II;
Direttiva Uccelli (79/409/CEE) all.I;
L.R.23/98.
Stato di conservazione:
Specie rara a livello regionale, nazionale ed europeo. È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio
- minima preoccupazione (LC).
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Misure di conservazione idonee o auspicabili :
A5 Controllo dei tagli selvicolturali durante il periodo riproduttivo della fauna ornitica al fine di evitare
disturbo e distruzione dei siti di nidificazione;
A7 Incentivazione delle attività di gestione forestale al di fuori del periodo riproduttivo della fauna
ornitica, onde evitare il disturbo e la distruzione dei siti di nidificazione.
A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli interventi di
miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in fustaie o in cedui composti), alla
creazione di radure e fasce ecotonali
C5 Divieto avvicinamento alle aree di nidificazione nelle attività di volo, di arrampicata e di
escursionismo
C 6 Divieto di circolazione motorizzata fuoristrada e lungo mulattiere e sentieri, fatta eccezione per i
mezzi agricoli e mezzi necessari all’accesso al fondo e all’azienda degli aventi diritto, di soccorso, di
controllo, di sorveglianza, di manutenzione delle infrastrutture fatto salvo lo svolgimento di manifestazioni
sportive già autorizzate
E9 Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili
appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.
E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie sensibili.
F4 Messa in sicurezza di linee elettriche onde evitare rischi di collisione ed elettrocuzione alle specie di
rapaci e grandi uccelli
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ALECTORIS BARBARA (Bonnaterre, 1790)
Pernice sarda
Famiglia: Phasianidae
Sottofamiglia: Perdicinae
Ordine: Galliformes
Sottordine: Phasiani
Habitat e abitudini: La Pernice sarda occupa gli ambienti più diversi dalla pianura alla montagna, ad
eccezione delle zone paludose e degli estesi boschi. Manifesta comunque una preferenza per le zone
collinari caratterizzate dalla presenza di macchia mediterranea e gariga, intercalate da campi coltivati e
affioramento di rocce e pietre; in corrispondenza dei principali massicci montuosi frequenta anche ambienti
prevalentemente rocciosi.
Fattori di minaccia: Per quanto ancora ben diffusa, la popolazione sarda appare infatti in declino
pressoché in tutta l’Isola a causa sia di un’attività venatoria non ispirata a corretti criteri di programmazione
del prelievo sia al bracconaggio. Seppure in minor misura, incidono negativamente pure gli incendi e
l’impiego di sostanze tossiche in agricoltura. Come nel caso degli altri Galliformi di interesse venatorio, per
far fronte al declino delle popolazioni si è ricorso al ripopolamento con individui allevati in cattività, ma
spesso con scarsi risultati. Un’efficace azione di conservazione non può prescindere da un lato dalla
limitazione della pressione venatoria con prelievi commisurati all’incremento annuo, dall’altro da interventi di
reintroduzione tecnicamente corretti al fine di raggiungere densità ottimali in tutto l’areale.
Stato di conservazione:
È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC) mentre nello studio
“Bird in Europe II” è considerata nella categoria SPEC 3 ovvero “Specie in declino e con distribuzione più
ampia dell’Europa”
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Direttiva Uccelli (79/409/CEE) all.I;
Misure di conservazione idonee o auspicabili
A3. Conservazione di prati all'interno del bosco anche di medio/piccola estensione e di pascoli ed aree
agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree forestali;
E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie sensibili.
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AQUILA CHRYSAETOS (Linnaeus, 1758)
Aquila reale Famiglia: Accipitridae Ordine: Falconiformes Sottordine: Accipitres Habitat e abitudini : In Italia frequenta gli ambienti montuosi dell’orizzonte alpino e subalpino, le zone
montane, collinari, o localmente di pianura, nei settori alpini, appenninici e insulari. Rapace legato agli
ambienti a vegetazione aperta o semi-aperta, purché ad elevata disponibilità di prede vive durante il periodo
riproduttivo (in ordine d’importanza: mammiferi, uccelli e rettili), e di carcasse di pecore e ungulati nella fase
invernale pre-riproduttiva. Costruisce il nido su pareti rocciose, purché indisturbate e con nicchie
sufficientemente grandi da riparare il nido da eventi meteorologici avversi (precipitazioni o eccessiva
insolazione). A volte nidifica su albero. Nidifica dai 180 m. s.l.m.
Fattori di minaccia: Fattori limitanti il successo riproduttivo sono il disturbo diretto ai nidi e le alterazioni
ambientali legate all’antropizzazione del territorio. L’abbandono della montagna e il conseguente
rimboschimento naturale di ambienti a struttura aperta (prati, pascoli e incolti) potrebbero limitarne l’attuale
ripresa numerica. I casi di bracconaggio sono progressivamente diminuiti, anche se permangono come
causa di morte più o meno occasionale in tutte le regioni dell’areale
Stato di conservazione: È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione
(LC). È’ indicata come “vulnerabile” nel Libro Rosso dei Vertebrati per l’Italia
Nello studio “Bird in Europe II” è considerata nella categoria SPEC 3 ovvero “Specie in declino e con
distribuzione più ampia dell’Europa
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. II;
Direttiva Uccelli (79/409/CEE) all.I;
L 157/92 All. I
L.R.23/98.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
A5 Controllo dei tagli selvicolturali durante il periodo riproduttivo della fauna ornitica al fine di evitare
disturbo e distruzione dei siti di nidificazione;
A7 Incentivazione delle attività di gestione forestale al di fuori del periodo riproduttivo della fauna ornitica,
onde evitare il disturbo e la distruzione dei siti di nidificazione.
C5 Divieto avvicinamento alle aree di nidificazione nelle attività di volo, di arrampicata e di escursionismo
C 6 Divieto di circolazione motorizzata fuoristrada e lungo mulattiere e sentieri, fatta eccezione per i mezzi
agricoli e mezzi necessari all’accesso al fondo e all’azienda degli aventi diritto, di soccorso, di controllo, di
sorveglianza, di manutenzione delle infrastrutture fatto salvo lo svolgimento di manifestazioni sportive già
autorizzate
E9 Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili appartenenti
alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.
E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie sensibili.
F4 Messa in sicurezza di linee elettriche onde evitare rischi di collisione ed elettrocuzione alle specie di
rapaci e grandi uccelli
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CAPRIMULGUS EUROPAEUS MERIDIONALIS (Hartert, 1896)
Succiacapre
Famiglia: Caprimulgidae
Sottofamiglia: Caprimulginae
Ordine: Caprimulgiformes
Habitat e abitudini : Presente soprattutto sui versanti collinari soleggiati e asciutti tra i 200 e i 1.000 m
s.l.m., la specie frequenta gli ambienti boschivi (sia di latifoglie che di conifere) aperti, luminosi, ricchi di
sottobosco e tendenzialmente cespugliosi, intervallati da radure e confinanti con coltivi, prati, incolti e strade
rurali non asfaltate. La presenza di alberi isolati di media altezza, utilizzati per il riposo diurno e per i voli di
caccia e corteggiamento, sembra favorirne l’insediamento.
Fattori di minaccia: Le popolazioni centro e sud-europee sono in lento ma generalizzato declino a partire
dagli anni ’50 del XX secolo, a causa soprattutto dell’uso massiccio di pesticidi, del traffico stradale, disturbo
dei siti riproduttivi e perdita/diminuzione degli habitat idonei.
Stato di conservazione: È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione
(LC).
Nello studio “Bird in Europe II” è considerata nella categoria SPEC 3 ovvero “Specie in declino e con
distribuzione più ampia dell’Europa
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione: Normativa di riferimento per la tutela e la
conservazione: Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. I;
Direttiva CEE (79/409/CEE) all.I;
L.R.23/98.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
A2. Attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e la
presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;
A3. Conservazione di prati all'interno del bosco anche di medio/piccola estensione e di pascoli ed aree
agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree forestali;
A4. Mantenimento e/o promozione di una struttura delle compagini forestali caratterizzata
dall’alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia disetanea);
A5. Controllo dei tagli selvicolturali durante il periodo riproduttivo della fauna ornitica al fine di evitare
disturbo e distruzione dei siti di nidificazione;
A6. Mantenimento e conservazione del sottobosco;
A7. Incentivazione delle attività di gestione forestale al di fuori del periodo riproduttivo della fauna
ornitica, onde evitare il disturbo e la distruzione dei siti di nidificazione
A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli interventi di
miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in fustaie o in cedui composti), alla
creazione di radure e fasce ecotonali
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Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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FALCO PEREGRINUS (Tunstall, 1771)
Falco pellegrino
Famiglia: Falconidae Ordine: Falconiformes Sottordine: Falcones Habitat e abitudini: Habitat ed ecologia: Frequenta scogliere, montagne, colline, ambienti aperti con
emergenze rocciose. Ornitofago, più del 90% della sua alimentazione è rappresentata da uccelli le cui
dimensioni vanno da quelle di un passero a quelle di un’anatra. Raramente si ciba di piccoli mammiferi e
insetti. La caccia è eseguita sia in volo esplorativo che in agguato. Si lancia sulla preda in volo, con velocità
che possono toccare i 200 km/h. Domina dall’alto il paesaggio, pronto ad individuare con la sua vista acuta
la vittima. Nidifica prevalentemente sulle rocce scoscese e spesso sui nidi abbandonati da altri rapaci. Il
nido è costruito generalmente in posizioni strategiche che gli permettono un’ottima visione del territorio
circostante. Depone, tra la fine di febbraio e l’inizio di aprile, dalle 2 alle 4 uova (1-5). La cova è portata
avanti sia dal maschio che dalla femmina e la coppia rimane unita per la vita.
Fattori di minaccia: Il bracconaggio o la sottrazione di uova e giovani dai nidi, anche se in misura minore
rispetto al passato.
Stato di conservazione: È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione
(LC). Nello studio “Bird in Europe II” è considerata nella categoria SPEC 3 ovvero “Specie in declino e con
distribuzione più ampia dell’Europa
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. II;
Direttiva Uccelli (79/409/CEE) all.I;
L.R.23/98.
Misure di conservazione idonee o auspicabili:
A5 Controllo dei tagli selvicolturali durante il periodo riproduttivo della fauna ornitica al fine di evitare
disturbo e distruzione dei siti di nidificazione;
A7 Incentivazione delle attività di gestione forestale al di fuori del periodo riproduttivo della fauna
ornitica, onde evitare il disturbo e la distruzione dei siti di nidificazione.
C5 Divieto avvicinamento alle aree di nidificazione nelle attività di volo, di arrampicata e di
escursionismo
C 6 Divieto di circolazione motorizzata fuoristrada e lungo mulattiere e sentieri, fatta eccezione per i
mezzi agricoli e mezzi necessari all’accesso al fondo e all’azienda degli aventi diritto, di soccorso, di
controllo, di sorveglianza, di manutenzione delle infrastrutture fatto salvo lo svolgimento di manifestazioni
sportive già autorizzate
E9 Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili
appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.
E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie sensibili.
F4 Messa in sicurezza di linee elettriche onde evitare rischi di collisione ed elettrocuzione alle specie di
rapaci e grandi uccelli
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- 105 -
LANIUS COLLURIO (Linnaeus 1758)
Averla piccola
Famiglia: Laniidae
Ordine: Passeriformes
Habitat e abitudini: L’Averla piccola è ampiamente diffusa come nidificante in tutta la regione paleartica,
abita tutta l’Europa. In Italia è localizzata solamente nell’estremo sud. Indispensabile e appare la presenza
di posatoi naturali o artificiali utilizzati per gli appostamenti di caccia. Vive nei cespugli, dove nidifica, nelle
siepi e nelle macchie boscose E’ anche presente, a basse densità, in rimboschimenti giovani di pini o
betulle ed in torbiere con abbondanza di cespugli. Quando caccia, si posiziona in luoghi che gli permettono
un'ampia visuale, come le staccionate. Catturano le prede secondo diverse modalità: calano rapidamente
sugli scarafaggi e altri invertebrati che si trovano sul terreno, ma inseguono anche gli insetti in volo.
Predano anche piccoli uccelli, mammiferi, lucertole e rane, che vengono uccise con dei colpi di becco alla
nuca. Spesso infilza le sue prede sulle spine.
Fattori di minaccia:
Taglio di siepi e diminuzione dei terreni incolti, utilizzo di pesticidi che riducono la disponibilità di prede.
Stato di conservazione :
È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. II;
Direttiva Uccelli (79/409/CEE) All. I.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
A2. Attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e la
presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;
A3. Conservazione di prati all'interno del bosco anche di medio/piccola estensione e di pascoli ed aree
agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree forestali;
A4. Mantenimento e/o promozione di una struttura delle compagini forestali caratterizzata
dall’alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia disetanea);
A5. Controllo dei tagli selvicolturali durante il periodo riproduttivo della fauna ornitica al fine di evitare
disturbo e distruzione dei siti di nidificazione;
A6. Mantenimento e conservazione del sottobosco;
A7. Incentivazione delle attività di gestione forestale al di fuori del periodo riproduttivo della fauna
ornitica, onde evitare il disturbo e la distruzione dei siti di nidificazione
A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli interventi di
miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in fustaie o in cedui composti), alla
creazione di radure e fasce ecotonali
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- 106 -
SYLVIA SARDA (Temminck 1820)
Magnanina sarda
Ordine: Passeriformes
Famiglia: Sylviidae
Habitat e abitudini: Si riproduce sui pendii collinari aridi con brughiere e boscaglie basse, di solito vicino al
mare. E’ particolarmente legata a zone di macchia mediterranea, a volte degradata, con vegetazione che
non supera i 60-100 cm di altezza. Abita anche in garighe con Erica, Chamaerops (palma nana) e
graminacee. Solitamente staziona sui cespugli ad altezze inferiori a specie quali Occhiocotto (Sylvia
melanocephala), Magnanina (Sylvia undata) e Saltimpalo (Saxicola Torquata), che sono potenziali
competitrici. Questo Silvide si riproduce solo in Europa, dove è confinato nelle isole Baleari (Spagna),
Corsica (Francia) e Sardegna (Italia). La sua distribuzione in Italia è limitata alla Sardegna e alle sue isole
più estese, all’isola d’Elba, a Capraia e Pantelleria.
Fattori di minaccia : Taglio di siepi e diminuzione della macchia mediterranea, Utilizzo di insetticidi ad
ampio in agricoltura
Stato di conservazione: È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione
(LC).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. II;
Direttiva Uccelli (79/409/CEE) All.I.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
A2. Attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e la
presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;
A4. Mantenimento e/o promozione di una struttura delle compagini forestali caratterizzata
dall’alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia disetanea);
A5. Controllo dei tagli selvicolturali durante il periodo riproduttivo della fauna ornitica al fine di evitare
disturbo e distruzione dei siti di nidificazione;
A6. Mantenimento e conservazione del sottobosco;
A7. Incentivazione delle attività di gestione forestale al di fuori del periodo riproduttivo della fauna
ornitica, onde evitare il disturbo e la distruzione dei siti di nidificazione
A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli interventi di
miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in fustaie o in cedui composti), alla
creazione di radure e fasce ecotonali
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- 107 -
SYLVIA UNDATA (Boddaert 1783)
Magnanina
Famiglia: Sylviidae
Ordine: Passeriformes
Habitat e abitudini: La specie ha quale habitat preferenziale la macchia mediterranea, ginestreti, boschi
all'aperto e basse leccete, comunque sempre rivolte a mezzogiorno. Insettivoro, cambia regime alimentare
in autunno, cibandosi prevalentemente di bacche e frutta. La stagione riproduttiva inizia da fine aprile a fine
giugno con covata doppia,
Fattori di minaccia:
Taglio di siepi e diminuzione della macchia mediterranea, Utilizzo di insetticidi ad ampio in agricoltura
Stato di conservazione:
È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. II;
Direttiva CEE (79/409/CEE) all.I.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
A2. Attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e la
presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;
A4. Mantenimento e/o promozione di una struttura delle compagini forestali caratterizzata
dall’alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia disetanea);
A5. Controllo dei tagli selvicolturali durante il periodo riproduttivo della fauna ornitica al fine di evitare
disturbo e distruzione dei siti di nidificazione;
A6. Mantenimento e conservazione del sottobosco;
A7. Incentivazione delle attività di gestione forestale al di fuori del periodo riproduttivo della fauna
ornitica, onde evitare il disturbo e la distruzione dei siti di nidificazione
A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli interventi di
miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in fustaie o in cedui composti), alla
creazione di radure e fasce ecotonali
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PERNIS APIVORUS (Linnaeus 1758)
Falco pecchiaiolo
Famiglia: Accipitride
Ordine: Falconiformes
Sottordine: Accipitres
Habitat e abitudini: Rapace tipico di zone boscate, occupa varie tipologie forestali, in genere fustaie di
latifoglie, di conifere o miste di conifere e latifoglie, ma anche cedui matricinati, invecchiati o in fase di
conversione a fustaia. Probabile preferenza per fustaie di latifoglie della fascia del castagno e del faggio.
Caccia le prede preferite (nidi di Imenotteri sociali, ma anche Rettili, Uccelli, Anfibi e micromammiferi) sia in
foreste a struttura preferibilmente aperta, sia lungo il margine ecotonale tra il bosco e le zone aperte
circostanti, sia in radure, tagliate, incolti, praterie alpine e altri ambienti aperti nei pressi delle formazioni
forestali in cui nidifica. I nidi sono sempre posti su alberi, in genere maturi, dal piano basale fino ad altitudini
di 1.800 m. Capace di nidificare in pianura in zone a bassa copertura boschiva e alta frammentazione
forestale. È Specie migratrice regolare e nidificante. Gli individui in transito attraverso l’Italia provengono
soprattutto dalla penisola scandinava e dall’Europa centro-orientale. Le popolazioni italiane sono migratrici,
con areale di svernamento sconosciuto.
Fattori di minaccia:
Il bracconaggio e la persecuzione durante le migrazioni, il taglio dei boschi d'alto fusto.
Stato di conservazione: In Italia è regolarmente distribuito sulle Alpi, con maggiori densità in ambito
prealpino. Molto localizzato in Pianura Padana, regolarmente diffuso nell’Appennino tosco-emiliano, diviene
più localizzato in Italia centro-meridionale.
È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. II;
Direttiva Uccelli (79/409/CEE) All.I;
L.R.23/98.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli interventi di
miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in fustaie o in cedui composti), alla
creazione di radure e fasce ecotonali
F4 Messa in sicurezza di linee elettriche onde evitare rischi di collisione ed elettrocuzione alle specie di
rapaci e grandi uccelli
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CIRCUS AERUGINOSUS (Linnaeus, 1758)*
Falco di palude*
Famiglia: Accipitride
Ordine: Falconiformes
Sottordine: Accipitres
Habitat e abitudini: Specie migratrice nidificante e stanziale, migratrice e svernante regolare. La specie è
tipica frequentatrice di zone umide estese ed aperte, con densa copertura di vegetazione emersa, come
canneti, tifeti o altri strati erbacei alti. Preferisce acque lentiche, dolci o salmastre. Si trova anche nei laghi,
lungo fiumi dal corso lento, e in altri corpi idrici con acque aperte, purché circondate da canneti. Evita invece le
aree forestate. Al di fuori del periodo riproduttivo, si trova anche in saline e campi di cereali situati vicino agli
habitat più tipici, dove i falchi di palude si riuniscono al tramonto in dormitorio. In migrazione è stato osservato
su montagne e foreste.
Fattori di minaccia : Dopo un lungo periodo di persecuzione e il bando dei pesticidi clororganici, la specie ha
ora un favorevole status di conservazione in Europa (non-SPEC). Le popolazioni settentrionali, che da sole
costituiscono oltre il 90% della popolazione europea, hanno mostrato un generale incremento dagli anni ’80 del
XX secolo, mentre gli andamenti delle popolazioni meridionali non sono chiari. Le maggiori minacce
provengono probabilmente dalle operazioni di bonifica e dagli abbattimenti illegali.
Stato di conservazione:
È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981) All. II;
Direttiva Uccelli (79/409/CEE) all.I;
L.R.23/98.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
Dati non disponibili.
* Nonostante la presenza della specie sia indicata nel formulario Natura 2000 essa appare piuttosto
improbabile viste le esigenze ecologiche il suo areale di distribuzione e il suo habitat naturale
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- 110 -
10.2.3 Uccelli migratori abituali non elencati nell’Allegato I della Direttiva
79/409/CEE
COLUMBA OENAS (Linnaeus, 1758)
Colombella
Famiglia: Columbidae
Ordine: Columbiformes
Habitat e abitudini: Specie legata alle estensioni boschive mature, anche per la necessità di alberi cavi dove
nidificare. L’ambiente ideale sembra quello di ecotone tra boschi (o filari di alberi) e zone cerealicole, dove è
possibile accedere facilmente al cibo. Dove questo è abbondante l’habitat di nidificazione può essere
costituito anche da anfratti rocciosi, manufatti e rovine, mentre le colombelle sembrano evitare formazioni
boschive pur adatte alla nidificazione quando queste non sono in facile o diretto contatto con aree agrarie di
alimentazione. in Italia è di passo regolare, nelle isole e lungo litorali boscosi.
Fattori di minaccia: I principali fattori che limitano le dimensioni delle popolazioni sono rappresentati dalla
disponibilità di tronchi cavi e di adatte fonti di cibo. Un’agricoltura intensiva, con uso di diserbanti, può
limitare la disponibilità trofica, così come le moderne tecniche forestali possono creare condizioni non
adatte alla nidificazione.
Stato di conservazione:
nessun dato disponibile
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna, All. III;
DIR. CEE 409/79, All. II/2.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
Dati non disponibili.
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COLUMBA PALUMBUS (Linnaeus, 1758)
Colombaccio
Famiglia: Columbidae
Ordine: Columbiformes
Habitat e d abitudini: Vive gregario dall'autunno alla primavera e talvolta pure d'estate e non di rado si
associa ai piccioni domesti-ci e alle Colombelle. Possiede un volo diritto e veloce con rapidi battiti d'ala.
Arboricolo, si posa sul terreno alla ricerca del cibo e cammina tenendo il corpo orizzontale e dondolando la
testa. L’alimentazione è a base di graminacee, bacche, ghiande, leguminose e talvolta piccoli invertebrati.
Frequenta boschi dl quercia, leccio, faggio, foreste con radure e zone coltivate, pinete e macchia litoranea;
è presente anche nei parchi delle città.
Fattori di minaccia: La specie ha uno status di conservazione favorevole in Europa. Il Colombaccio è
tuttavia soggetto ad importante prelievo venatorio specialmente a carico della popolazione nidificante, con
l’apertura precoce della caccia in estate. Decrementi importanti nei nidificanti sono stati registrati in
concomitanza con fattori climatici o in caso di forti cambiamenti nell’estensione delle colture cerealicole.
Stato di conservazione:
Il contingente nidificante si presenta localmente abbondante e spesso con trend popolazionistici positivi.
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
DIR. CEE 409/79 All. II/1 e All. III/1.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
Dati non disponibili.
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SCOLOPAX RUSTICOLA (Linnaeus, 1758)
Beccaccia
Famiglia: Scolopacidae
Sottofamiglia: Scolopacinae
Ordine: Charadriiformes
Habitat e abitudini: Migratore, svernante, localmente nidificante. I soggetti migratori raggiungono l’Italia
settentrionale soprattutto a partire dalla seconda metà di ottobre, mentre più a Sud gli arrivi risultano
posticipati di 10-15 giorni; arrivi più tardivi nel corso dell’inverno sembrano essere correlati al
peggioramento delle condizioni climatiche nelle aree di svernamento poste alle latitudini maggiori. Si
riproduce in foreste miste di latifoglie, anche in consociazione con conifere, purché caratterizzate dalla
presenza di sottobosco, di piccole radure e di suoli ricchi di lettiera, in grado di ospitare abbondanti quantità
di lombrichi ed altri invertebrati. In inverno frequenta essenzialmente aree dove vi sia un’alternanza di
boschi, importanti quali luoghi di riparo durante il giorno, e di aree aperte, soprattutto pascoli e colture
estensive, utilizzate durante la notte quali luoghi di alimentazione. Le zone di svernamento preferenziali
sono ubicate in fasce climatiche temperate dove il terreno permane libero dal ghiaccio.
Fattori di minaccia: Il cattivo status di conservazione (SPEC 3: vulnerabile) sembra legata ad un prelievo
venatorio troppo intenso.
Stato di conservazione:
È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna All. III; DIR. CEE 409/79 All. II/1 e All. III/2.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
E12 Limitazioni dei prelievi nel corso della migrazione post-nuziale e durante le prime fasi di
svernamento per le specie sensibili.
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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STREPTOPELIA TURTUR (Linnaeus, 1758)
Tortora
Famiglia: Columbidae
Ordine: Columbiformes
Habitat e abitudini : Frequenta zone alberate e cespugliate, boschi intramezzati da aree coltivate, pareti e
grandi giardini. boschetti, ecc., sia in pianura che in montagna fino a 500-1.000 m di quota, ben nota è la
preferenza per aree calde, soleggiate con possibilità di abbeverata. Le aree preferite sono q uelle collinari a
vocazione cerealicola con ampie fasce di vegetazione naturale.
Fattori di minaccia: La specie ha uno status di conservazione sfavorevole in Europa (SPEC 3: in declino).
Le cause del declino generale delle sue popolazioni sono tuttavia da ricercare in fattori plurimi che
coinvolgono la distruzione di habitat favorevoli alla nidificazione, l’uso di erbicidi, la pressione venatoria.
Stato di conservazione:
Specie non sufficientemente conosciuta a livello regionale, vulnerabile a livello nazionale ed europeo. È
inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna, All. III; DIR. CEE 409/79, All. II/2.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie sensibili.
Norma 4.4: Mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
- 114 -
TURDUS ILIACUS (Linnaeus, 1758)
Tordo sassello
Famiglia: Turdidae
Ordine: Passeriformi
Habitat e abitudini: Frequenta boschi montani e collinari, al di fuori del periodo della riproduzione, pascoli,
zone coltivate, terreni in prossimità di zone umide. In inverno la specie predilige ambienti caratterizzati da
alberature non troppo fitte. Nei periodi particolarmente freddi può frequentare ambienti antropizzati come
giardini o parchi urbani con piante ricche di bacche. Manifesta una notevole capacità di adattamento a
diverse condizioni ecologiche. In Sardegna può essere rinvenuto in diversi tipi d ambienti, dalla macchia ai
boschi aperti, a qualunque quota ma più spesso, almeno durante lo svernamento, nelle zone interne.
Fattori di minaccia::
Lo status di conservazione sembra legata ad un prelievo venatorio troppo intenso.
Stato di conservazione:
È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna, All. III; DIR. CEE 409/79, All. II/2.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
E12 Limitazioni dei prelievi nel corso della migrazione post-nuziale e durante le prime fasi di svernamento
per le specie sensibili.
E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie sensibili.
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
- 115 -
TURDUS MERULA (Linnaeus 1758)
Merlo
Famiglia : Turdidae
Ordine: Passeriformes
Habitat e abitudini: Categoria corologica eurasiatico-mediterranea. In italia il merlo è migratore parziale e
compie movimenti altitudinali. Nidifica in tutto il territorio e nelle Isole, ma risulta più scarso nelle aree
centro-orientali della penisola. E’ presente in un’ampia varietà di climi delle regioni subartiche al
Mediterraneo, in numerose tipologie di habitat alberati e boscati. Frequenta ambienti con vegetazione
densa o rada, boschi di conifere e latifoglie, dal livello del mare fino al limite superiore della vegetazione.
Ben adattato anche agli ambienti antropizzati quali parchi, giardini ed aree agricole, ovunque sia presente
un minimo di vegetazione arbustiva adatta alla nidificazione.
Fattori di minaccia:
Riduzione e alterazione degli habitat.
Stato di conservazione:
La specie appare comune ed abbondante. Frequenta svariati tipi di ambienti. Specie il cui status non è
sufficientemente conosciuto. È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione
(LC).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna allegato III; Dir. CEE 79/409 All. II/2
Misure di conservazione idonee o auspicabili
Norma 4.4: Mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
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- 116 -
10.2.4 Mammiferi elencati nell’allegato II della Direttiva 92/43CEE
CERVUS ELAPHUS CORSICANUS
Cervo sardo
Ordine: Artiodattili
Famiglia: Cervidi
Habitat e abitudini: Esclusivamente erbivoro, è una specie considerata “intermedia“ tra i “brucatori” ed i
“pascolatori”, rispetto al daino più spiccatamente tendente verso i brucatori. Abita le formazioni forestali con
macchia mediterranea con chiarie e radure ma ama frequentare anche spazi aperti principalmente per scopi
alimentari. Come il daino soffre, a differenza invece del muflone, le pendenze eccessive e l’elevata
rocciosità. Si nutre sia di piante erbacee, graminacee, leguminose, cardi e rovi, che degli arbusti della
macchia mediterranea, di cui usa scortecciare i fusti (“fregoni”). La struttura sociale del cervo è di tipo
matriarcale, il nucleo familiare è costituito da una femmina adulta, il piccolo dell’anno e quello dell’anno
precedente. Spesso sono riunite in branco con i rispettivi piccoli e guidate dalla femmina madre più anziana.
Anche i maschi di età superiore ai due anni formano un branco dominato dal più forte e la cui posizione
gerarchica viene conquistata in seguito al combattimento o alla semplice valutazione a distanza degli
avversari.
Fattori di minaccia: Il Cervo ha subito in Sardegna un fortissimo declino nel trentennio 1955 - 1985 a causa
della caccia, del bracconaggio e della perdita di habitat. Nonostante il successivo incremento numerico,
attualmente gli individui appartengono a popolazioni distanti tra loro, le quali non possono incontrarsi a
causa dell’assenza di corridoi di collegamento tra le foreste isolane.
Stato di conservazione:
Specie vulnerabile a livello regionale, nazionale, europeo e mondiale. È inserita nella Lista Rossa come in
pericolo non critico (EN) ma si trova ad un rischio di estinzione allo stato selvatico molto alto in un prossimo
futuro.
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna, All. II e All. III;
DIR. CEE 43/92, All. II, all. IV, (*specie prioritaria);
L. 157/92; L.R.23/98.
Misure di conservazione idonee o auspicabili:
A1. Regolazione della qualità e della intensività del pascolamento;
A2. Attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e la
presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;
A3. Conservazione di prati all'interno del bosco anche di medio/piccola estensione e di pascoli ed aree
agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree forestali;
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
- 117 -
A4. Mantenimento e/o promozione di una struttura delle compagini forestali caratterizzata
dall’alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia disetanea);
A6. Mantenimento e conservazione del sottobosco;
A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli interventi di
miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in fustaie o in cedui composti), alla
creazione di radure e fasce cotonali
Norma 2.1 Gestione delle stoppie e dei residui colturali
Norma 4.1 Protezione del pascolo permanente
Norma 4.2 Gestione delle superfici ritirate dalla produzione
C6. Divieto di circolazione motorizzata fuoristrada e lungo mulattiere e sentieri, fatta eccezione per i
mezzi agricoli e mezzi necessari all’accesso al fondo e all’azienda degli aventi diritto, di soccorso, di
controllo, di sorveglianza, di manutenzione delle infrastrutture fatto salvo lo svolgimento di manifestazioni
sportive già autorizzate
E4. Misure per la salvaguardia e l’ampliamento degli ambienti di alimentazione di particolari specie
animali.
E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie sensibili.
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10.2.5 Anfibi e rettili elencati nell’allegato II della Direttiva 92/43CEE
SPELEOMANTES GENEI (Temminck & Schlegel 1838)
Geotritone sardo sp
Ordine: Urodeli
Famiglia: Plethodontidi
Habitat ed ecologia: E’ specie che predilige ambienti con elevati tassi di umidità (fino ai 600 m) e che si
ritrova in ambienti cavernicoli, negli anfratti della roccia sulle pareti esposte a Nord o comunque nelle zone
ombrose ed è comune anche nelle miniere abbandonate, sono animali prevalentemente notturni, di giorno
escono dai nascondigli solo con le piogge e i temporali.. E’ possibile trovarli fino ai 1700 m. di altitudine. Si
nutrono principalmente di invertebrati di piccole e medie dimensioni, prevalentemente artropodi. Vivono
solitari ad eccezione del periodo riproduttivo.
E' specie endemica della Sardegna sud occientale (regione del Sulcis-Iglesiente, provincia di Cagliari) con
areale di distribuzione molto limitato che non supera i 600-800 Km2.
Fattori di minaccia:
Mancando dati precisi sulla consistenza delle popolazioni, è difficile valutare gli eventuali pericoli cui la
specie va incontro. Pur abbondante nelle zone dove è presente può soffrire dell’inquinamento atmosferico
(come nell’area di Carbonia) e della raccolta degli esemplari a fini collezionistici.
Stato di conservazione:
Specie rara a livello regionale, nazionale, europeo e mondiale. Localmente comune è inserita nella Lista
Rossa come vulnerabile (VU).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenz. di Berna, All. II ; Dir.CEE 43/92 All. II e all. IV, Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
C1. Misure di limitazione del disturbo antropico causato da fruitori in particolari siti e in particolari periodi
dell’anno.
E6. Divieto di disturbare, danneggiare, catturare o uccidere animali, raccogliere o distruggere i loro nidi,
tane e giacigli, fatte salve le attività previste dal piano del pSIC, gli interventi di carattere igienico-sanitario e
la ricerca scientifica, eseguiti dal ente gestore ovvero dallo stesso autorizzati;
E8. Divieto di immissione di specie ittiche nei corpi idrici dell’area.
E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili
appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.
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DISCOGLOSSUS SARDUS (Tschudi 1837)
Discoglosso sardo
Ordine: Anura
Famiglia: Discoglossidae
Habitat ed ecologia: Il discoglosso sardo è diffuso in Sardegna comprese le isole di S.Pietro, Caprera
nell’arcipelago toscano (Isola di Montecristo e Giglio), in Corsica, (compresa l’ isola La vezzi), nelle isole di
Hyères (Port Cros, Ile du Levant - Francia ). L’unica stazione segnalata nella penisola è quella del monte
Argentario, in Toscana. Frequentatore di una grande varietà di ambienti, lo si trova sia in pianura, in
prossimità del mare, sia nelle zone più interne collinari e montuose:in Sardegna la sua presenza è stata
rilevata ad analoghe quote nel massiccio del gennargentu. Ha abitudini spiccatamente acquatiche, i siti di
svernamento sono sempre in prossimità degli ambienti acquatici. La specie è presente in tutte le aree
umide con alcuni individui ma in numero maggiore dove la vegetazione è più ricca.
E’ specie che frequenta una grande varietà di ambienti e che si trova sia in pianura, in prossimità del mare,
sia nelle zone più interne collinari e montuose (fino ai 1700 m). Ha abitudini spiccatamente acquatiche ed i
siti di svernamento sono sempre in prossimità di ambienti acquatici.
Fattori di minaccia: In Sardegna la specie ha subito un significativo declino a causa della riduzione degli
Habitat,
oggi è divenuta rara e con popolazioni sempre più ridotte ad alto rischio di estinzione. In generale il suo
declino è dovuto all’interramento ed alla scomparsa delle pozze, all’introduzione della Trota fario che si
nutre di uova e le larve, nonché alle eccessive captazioni idriche che prosciugano interi tratti di torrente.
Stato di conservazione:
Specie il cui status non è sufficientemente conosciuto, il cui rischio di estinzione potrebbe comunque essere
reale. È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenz. di Berna (legge 503/1981), All. II ; Dir.CEE 43/92 All. II e all. IV, Legge Regionale 29 luglio 1998,
n° 23.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
E1. Azioni mirate all’eliminazione dei detriti che interrompono la continuità del corso d’acqua.
E5 Divieto di introduzione di specie animali o vegetali alloctone;
E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili
appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.
F2. Divieto di attuare interventi che modifichino il regime o la composizione delle acque;
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EMYS ORBICULARIS (Linnaeus 1758)
Testuggine d’acqua
Famiglia : Emydidae
Ordine : Testudines
Habitate e abitudini: Predilige acque ferme o a lento corso, preferibilmente quelle ricche di vegetazione,
dalle quali di rado si allontana per attività di termoregolazione e per deporre le uova. In certe annate e in
località particolarmente calde, l’emide può restare sempre attiva e accoppiarsi in ogni mese dell’anno, ma di
regola, quando la temperatura è inferiore a 6-10°C, entra in quiescenza affondandosi nel fango o
interrandosi presso le rive. E’ una specie gregaria, solo gli esemplari anziani tendono ad allontanarsi di
qualche km dal luogo di origine.
Fattori di minaccia:
Deterioramento dell’habitat
Incendi
Agricoltura intensiva
Catture da parte dell’uomo
Competizione con specie esotiche importate
Stato di conservazione:
Inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio ma prossimo alla minaccia e vicina alla qualifica di
vulnerabile (LR/nt).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenz. di Berna, All.
Dir.CEE 43/92 All. II e all. IV;
Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
E5 Divieto di introduzione di specie animali o vegetali alloctone;
E6. Divieto di disturbare, danneggiare, catturare o uccidere animali, raccogliere o distruggere i loro nidi,
tane e giacigli, fatte salve le attività previste dal piano del pSIC, gli interventi di carattere igienico-sanitario e
la ricerca scientifica, eseguiti dal ente gestore ovvero dallo stesso autorizzati;
E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili
appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.
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TESTUDO MARGINATA (Schoepff, 1792)
Testudo marginata
Ordine: Testudines
Famiglia: Testudinidae
Habitat e abitudini: Gli habitat della testuggine marginata sono tipicamente mediterranei, compresi nella
zona fitoclimatica del Lauretum e caratterizzati da un inverni miti con precipitazioni moderate ed estati aride
con temperature elevate. Questa specie trova rifugio e nutrimento nella vegetazione bassa cespugliosa
della gariga, gli arbusti della macchia mediterranea e nel sottobosco fino a quota collinare temperata. In
Sardegna gli habitat in cui sono ancora possibili dei ritrovamenti e sono presenti dei gruppi vitali sono le
dune sabbiose costiere ricche di vegetazione, le pinete costiere di pini mediterranei con sottobosco di
arbusti mediterranei, le leccete e le sugherete. Si incontrano esemplari in aree destinate all'uso agricolo
quali gli: oliveti, agrumeti e vigneti.
La marginata è un animale a sangue freddo, regola quindi la sua temperatura esponendosi ai raggi del sole
o riparandosene quando le temperature sono troppo alte. All'arrivo dei mesi freddi si cerca un rifugio fra la
vegetazione, magari interrandosi parzialmente, dove rimarrà immobile fino alla Primavera.
In Sardegna è spesso possibile che alcune giornate di Dicembre siano inaspettatamente calde e che le
tartarughe interrompano momentaneamente il loro letargo per esporsi qualche ora ai raggi del sole. Lo
stesso può avvenire nel mese di Febbraio e negli altri periodi dell'anno caratterizzati dall'instabilità delle
temperature e dalla variabilità del tempo
Fattori di minaccia:
Deterioramento dell’habitat
Incendi
Agricoltura intensiva
Catture da parte dell’uomo
Competizione con specie esotiche importate
Stato di conservazione:
È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenz. di Berna, All;
Dir.CEE 43/92 All. II e all. IV;
Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
E5 Divieto di introduzione di specie animali o vegetali alloctone;
E6. Divieto di disturbare, danneggiare, catturare o uccidere animali, raccogliere o distruggere i loro nidi,
tane e giacigli, fatte salve le attività previste dal piano del pSIC, gli interventi di carattere igienico-sanitario e
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
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la ricerca scientifica, eseguiti dal ente gestore ovvero dallo stesso autorizzati;
E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili
appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.
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TESTUDO HERMANNI (Gmelin 1789)
Testuggine comune
Ordine: Testudines
Famiglia: Testudinidae
Habitat e abitudini: l’Habitat della T. hermanni è il medesimo della T. marginata. È un animale eterotermo e
nelle prime ore della giornata si espone al sole per innalzare la temperatura corporea ed attivare le funzioni
metaboliche. Raggiunta la temperatura corporea necessaria per l'attivazione degli enzimi atti alla digestione
si dedica alla ricerca del cibo. Con temperature atmosferiche superiori ai 27°C diventa apatica e cerc a
refrigerio scavando piccole buche al riparo della vegetazione bassa o riparandosi in piccoli anfratti. Con la
discesa delle temperature si ha la ripresa dell'attività. Le Testudo hermanni sono animali solitari: non vivono
in gruppi, non formano coppie fisse e non forniscono cure parentali
Fattori di minaccia:
Deterioramento dell’habitat
Incendi
Agricoltura intensiva
Catture da parte dell’uomo
Competizione con specie esotiche importate
Stato di conservazione:
È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio ma prossimo alla minaccia e vicina alla qualifica di
vulnerabile (LR/nt).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenz. di Berna, All
Dir.CEE 43/92 All. II e all. IV;
Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
E5 Divieto di introduzione di specie animali o vegetali alloctone;
E6. Divieto di disturbare, danneggiare, catturare o uccidere animali, raccogliere o distruggere i loro nidi,
tane e giacigli, fatte salve le attività previste dal piano del pSIC, gli interventi di carattere igienico-sanitario e
la ricerca scientifica, eseguiti dal ente gestore ovvero dallo stesso autorizzati;
E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili
appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
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TESTUDO GRAECA (Linnaeus, 1758)
Testuggine greca
Ordine : Testudines
Famiglia : Testudinidae
Habitat e abitudini: Gli habitat della tartaruga greca variano molto a seconda della sottospecie ma in
generale sono tipicamente mediterranei, compresi nella zona fitoclimatica del Lauretum e caratterizzati da
inverni miti con precipitazioni moderate ed estati secche con temperature elevate. Questa specie trova
rifugio e nutrimento nella vegetazione bassa cespugliosa della gariga, fra gli arbusti della macchia
mediterranea e nel sottobosco fino a quota collinare temperata. E’ più rara e localizzata rispetto a T.
hermannii. Come le altre testuggini ha abitudini diurne, onnivora ma prevalentemente erbivora. Durante
l’inverno trascorre un periodo di latenza in una buca nel terreno, in prossimità di cespugli e/o arbusti; in
coincidenza di giornate particolarmente calde, può interrompere più volte il letargo.
Fattori di minaccia:
Deterioramento dell’habitat
Incendi
Agricoltura intensiva
Catture da parte dell’uomo
Competizione con specie esotiche importate
Stato di conservazione:
È inserita nella Lista Rossa come vulnerabile (VU A1cd).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenz. di Berna, All II;
Dir.CEE 43/92 All. II e all. IV;
Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
E5 Divieto di introduzione di specie animali o vegetali alloctone;
E6. Divieto di disturbare, danneggiare, catturare o uccidere animali, raccogliere o distruggere i loro nidi,
tane e giacigli, fatte salve le attività previste dal piano del pSIC, gli interventi di carattere igienico-sanitario e
la ricerca scientifica, eseguiti dal ente gestore ovvero dallo stesso autorizzati;
E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili
appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.
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BUFO VIRIDIS (Laurenti 1768)
Famiglia :Bufonidae
Ordine : Anura
Habitat ed ecologia: E' una specie relativamente termofila ,nonostante lo si possa trovare fino ai 1200 m. di
altitudine, predilige le zone costiere, favoriti anche dal fatto che è eurialino e può riprodursi anche in acque
salmastre; frequenta sia gli ambienti umidi che quelli agricoli e la macchia mediterranea, ove vi siano pozze
e acquitrini o corsi d’acqua; si possono incontrare comunque anche a notevoli distanze dall’acqua. E’ una
specie non spiccatamente notturna, gli individui escono anche durante il giorno, in particolare durante le
piogge. Se maneggiato, il rospo smeraldino emette una secrezione con odore di aglio e/ una secrezione
lattescente e irritante.
Fattori di minaccia: La specie è minacciata dalla perdita dell'habitat dovuta all’utilizzo delle risorse idriche,
dall’uso di diserbanti e pesticidi in agricoltura.
Stato di conservazione:
È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenz. di Berna All. II ; Dir.CEE 43/92 All. IV.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
E1. Azioni mirate all’eliminazione dei detriti che interrompono la continuità del corso d’acqua.
F2. Divieto di attuare interventi che modifichino il regime o la composizione delle acque;
E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili
appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
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EUPROCTUS PLATYCEPHALUS (Gravenhorst, 1829)
Euprotto Sardo
Ordine: Urodela
Famiglia: Salamandridae
Habitat e abitudini: E’ una specie solitaria che vive nei corsi d’acqua permanenti, limpidi con fondo roccioso,
sabbioso o misto, per lo più privi di vegetazione e con deboli correnti. Durante l’inverno va in letargo e nella
stagione più calda va incontro ad una sorta di latenza estiva. In primavera ed in autunno si può trovare sotto
i sassi e i detriti dei torrenti o lungo le sponde. Sia le larve che gli adulti sono predatori e si cibano in
prevalenza della fauna macrobentonica, ma anche di grossi insetti. La specie viene a sua volta predata da
bisce d’acqua e trote fario.
Fattori di minaccia:
Introduzione di specie ittiche alloctone
Prelievi idrici eccessivi dai laghetti collinari e montani
Perdita di habitat
Inquinamento delle acque ed introduzione di competitori.
Stato di conservazione:
È inserita nella Lista Rossa come specie in pericolo
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna allegato II;
Dir. CEE 43/92 All. IV;
Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
E7. Divieto di ripopolamenti e reintroduzioni di specie faunistiche anche autoctone in tutta l’area pSIC,
deroghe motivate da opportune ragioni scientifiche potranno essere concesse dall’ente gestore.
E8. Divieto di immissione di specie ittiche nei corpi idrici dell’area.
E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili
appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.
F2. Divieto di attuare interventi che modifichino il regime o la composizione delle acque;
F5. Divieto di esercitare ogni altra attività, anche di carattere temporaneo, che comporti alterazioni alla
qualità dell’ambiente naturale, incompatibili con le finalità della conservazione di habitat e specie.
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HYLA SARDA (De Betta 1857)
Raganella Sarda
Famiglia: Hylidae
Ordine: Anura
Habitat e abitudini: E’ specie tipicamente arrampicatrice che predilige spostarsi tra le fronde di alberi e
arbusti e che è in grado di resistere a condizioni di prolungata aridità, anche se è spiccatamente legata
all’ambiente acquatico. Inoltre, essa è in grado di sopportare più elevati tassi di salinità rispetto alle altre
specie di raganelle. E’ specie più comune in pianura ed in collina, anche se talora si rinviene sopra i 1000
m. Durante il periodo riproduttivo la specie colonizza pozze o piccoli invasi d’acqua, preferendo bacini con
abbondante vegetazione. La specie vive in gruppo, in territori definiti e con una struttura gerarchica. E’ una
specie generalmente notturna, gli individui escono di giorno durante e trascorrono le ore più calde della
giornata in luoghi ombreggiati e riparati. La dieta è insettivora negli individui adulti e prevalentemente
detritivora nelle larve.
Fattori di minaccia:
Degrado ambientale
Incendi estivi.
Stato di conservazione:
È inserita nella Lista Rossa come a più basso rischio - minima preoccupazione (LC).
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna allegato II;
Dir. CEE 43/92 All. IV
Misure di conservazione idonee o auspicabili
E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e rettili
appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della L.R. 23/98.
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3.3.3 ALTRE SPECIE DI INTERESSE CONSERVAZIONISTICO NON PRESENTI
NEL FORMULARIO
Tra le specie di interesse conservazionistico presenti nell’area pSIC si trova la Salmo (trutta)
macrostigma. Essa, pur essendo presente negli elenchi della direttiva 92/43/CEE all’Allegato II
come “Specie animale di interesse comunitario che richiede la designazione di zone speciali di
conservazione”, non viene citata dal formulario.
La sua presenza è documentata da studi effettuati su tutto il territorio regionale dal Dipartimento di
Biologia Animale ed Ecologia dell’Università degli Studi di Cagliari,che nel periodo 1996/2000,
nell’ambito della definizione della Acque a Salmonidi ed Acque a Ciprinidi, hanno consentito di
individuare i corsi d’acqua in cui si è accertata la presenza di popolazioni di Salmo (trutta)
macrostigma riconducibili al ceppo autoctono sardo. Tra questi è presente il Rio Camboni che
attraversa il pSIC nella zona Nord Ovest.
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SALMO (TRUTTA) MACROSTIGMA (Dumeril 1858)
Trota sarda
Famiglia: Salmonidae
Ordine: Salmoniformes
Habitat e abitudini: Vive nei tratti alti dei corsi d’acqua dolce di sistemi montuosi e collinari in ambienti
caratterizzati da acque fresche, limpide e moderatamente correnti, a temperature normalmente comprese
fra 9 e 21°C. Mostra una discreta valenza ecologica ed una spiccata rusticità che le permettono di
sopravvivere, anche in condizioni non sempre ottimali, nei piccoli corsi d’acqua, a carattere
prevalentemente torrentizio, soggetti a periodi di forte magra o di piena improvvisa, caratterizzati dalla
presenza di buche e piane intervallate da rapide e correntine. Un tempo, prima dell’introduzioni di ciprinidi
limnofili di origine alloctona, era segnalata la sua presenza anche in aree prestagnali. Si nutre soprattutto di
larve e adulti di insetti, sia acquatici che terrestri; non disdegna piccoli crostacei e molluschi. Il periodo
riproduttivo sembra estendersi tra novembre-dicembre e febbraio-marzo. Ampie variazioni si registrano
comunque in funzione sia delle caratteristiche dei bacini di origine che dell’andamento climatico. Durante la
stagione riproduttiva, le trote mature mostrano la tendenza a risalire i torrenti minori al fine di individuare
substrati ghiaiosi o ciottolosi conformi alla deposizione delle uova.
Fattori di minaccia. Attualmente la specie è a rischio di estinzione per numerose cause di origine antropica
tra le quali: eccessive captazioni idriche e inquinamento delle acque (fenomeni particolarmente negativi nei
piccoli corsi d’acqua tipici dell’area mediterranea); artificializzazione degli alvei fluviali, come
cementificazioni e rettificazioni, e prelievi di ghiaia che distruggono inevitabilmente le aree di frega;
fenomeni di bracconaggio (che possono risultare deleteri negli ambienti lotici di piccole dimensioni);
competizione alimentare, “inquinamento genetico” Causato dalle continue introduzioni di numerosi individui
di Salmo trutta, effettuate a partire dai primi anni ’60 con materiale da ripopolamento di origine atlantica,che
hanno comportato fenomeni di ibridazione ed una marcata alterazione dell’originario patrimonio genetico
della trota sarda.
L’introduzione a scopo alimentare del Procambarus clarkii crostaceo decapode d’acqua dolce ha
rappresentato un ulteriore fattore di minaccia per le specie ittiche autoctone in quanto oltre a rappresentare
un competitore trofico, è un predatore diretto di uova ed stadi giovanili.
Stato di conservazione: nella red list dell’IUCN è indicata come specie in pericolo critico (CR) anche in
Sardegna dagli studi effettuati si evidenzia tendenza alla contrazione delle popolazioni residue.
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Direttiva habitat 92/43 CEE allegato II
Decreto dell’Assessore della difesa dell’Ambiente della RAS 10 maggio 1995 n° 412 “Disciplina dell’a ttività
di pesca, dimensioni dei pesci, molluschi e crostacei: disciplina della pesca del novellame, pesca del
bianchetto e del rossetto” (pubblicato nel BURAS n° 189 del 26/05/1995)
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Misure di conservazione idonee o auspicabili
E1. Azioni mirate all’eliminazione dei detriti che interrompono la continuità del corso d’acqua.
E7. Divieto di ripopolamenti e reintroduzioni di specie faunistiche anche autoctone in tutta l’area pSIC,
deroghe motivate da opportune ragioni scientifiche potranno essere concesse dall’ente gestore.
E8. Divieto di immissione di specie ittiche nei corpi idrici dell’area.
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3.3.4 Specie Interagenti con le Specie oggetto di Tutela
Oggetto del presente piano di gestione sono in particolare le popolazioni di Cervo sardo (Cervus
elaphus corsicanus), l’habitat che occupa è condiviso da altre specie di ungulati come il daino e il
cinghiale che competono con esso per le risorse trofiche, pertanto è utile dare un inquadramento
a tali specie di cui si riportano le schede.
DAMA DAMA (Linneo, 1758)
Daino
Famiglia: Cervidae
Ordine: Artiodactyla
Habitat e abitudini: Specie di grande plasticità ecologica si adatta a diversi ambienti: aree costiere con
pinete artificiali, zone agricole e pascoli arborati o parzialmente boscati, aree collinari con macchia
mediterranea e formazioni forestali. Resiste bene la siccità ma soffre, a differenza del muflone, le pendenze
eccessive e l’elevata rocciosità. Pascolatore intermedio, si nutre anche degli arbusti della macchia
mediterranea, di cui usa scortecciare i fusti. Il daino è una specie poliginica; il periodo degli amori ha inizio
in autunno e si protrae per tutto ottobre, i maschi in grado di riprodursi marcano il proprio territorio, detto
“arena”, che rimane stabile negli anni, con segnali sonori (il bramito) e schianti sulla vegetazione, per
attirare le femmine e per dissuadere eventuali concorrenti. Sia le femmine che i maschi hanno la tendenza
ad aggregarsi in gruppi numerosi, non sono comunque infrequenti i gruppi misti. I maschi anziani vivono per
lo più isolati a causa della loro scarsa competitività.
Fattori di minaccia. Il daino è minacciato principalmente dal bracconaggio e dal randagismo.
Stato di conservazione: Specie rara a livello regionale, non minacciata a livello italiano ed europeo
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III); L.R.23/98.
Misure di conservazione idonee o auspicabili
A1. Regolazione della qualità e della intensività del pascolamento;
A2. Attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e la
presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;
A3. Conservazione di prati all'interno del bosco anche di medio/piccola estensione e di pascoli ed aree
agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree forestali;
A4. Mantenimento e/o promozione di una struttura delle compagini forestali caratterizzata
dall’alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia disetanea);
A6. Mantenimento e conservazione del sottobosco;
A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli interventi di
miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in fustaie o in cedui composti), alla
creazione di radure e fasce cotonali
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Norma 2.1 Gestione delle stoppie e dei residui colturali
Norma 4.1 Protezione del pascolo permanente
Norma 4.2 Gestione delle superfici ritirate dalla produzione
C6. Divieto di circolazione motorizzata fuoristrada e lungo mulattiere e sentieri, fatta eccezione per i
mezzi agricoli e mezzi necessari all’accesso al fondo e all’azienda degli aventi diritto, di soccorso, di
controllo, di sorveglianza, di manutenzione delle infrastrutture fatto salvo lo svolgimento di manifestazioni
sportive già autorizzate
E4. Misure per la salvaguardia e l’ampliamento degli ambienti di alimentazione di particolari specie
animali.
E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie sensibili.
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SUS SCROFA MERIDIONALIS ( Forsyth Major 1882)
Cinghiale
Ordine: Artiodactyla
Famiglia: Suidae
Specie: Sus scrofa
Sottospecie: S. scrofa meridionalis
Habitat e abitudini: Il Cinghiale Sus scrofa è presente in Sardegna e Corsica con la sottospecie meridionalis
che si differenzia per le minori dimensioni e la forma del cranio più largo ed allungato. La specie è comune
ed abbondante, di abitudini prevalentemente crepuscolari e notturne, dotata di notevole capacità
d'adattamento.
Vive associato prevalentemente ad ambienti di macchia e boschivi e preferibilmente in prossimità di fonti
d'acqua. Rispetto ai tipi continentali mostra una maggiore preferenza per la vegetazione più fitta, pertanto è
più difficile trovarlo in spazi aperti. Si nutre di ghiande, leguminose, frutti della macchia, radici e tuberi,
tuttavia può variare notevolmente la sua dieta nel corso dell'anno. Essendo onnivoro si comporta anche
come predatore minore, a spese soprattutto dei nidi di alcuni uccelli o di piccoli animali
Fattori di minaccia. Attualmente il Cinghiale è abbondante e mostra un'evidente tendenza all'incremento
numerico e all'espansione dell'areale.
una della minacce è il mantenimento della specie in purezza, infatti l'ibridazione delle popolazioni selvatiche
con i conspecifici domestici e l'incrocio con forme evolutesi in aree geografiche differenti ed introdotte
dall'uomo in zone estranee al loro areale originario.
Stato di conservazione:
Normativa di riferimento per la tutela e la conservazione:
Misure di conservazione idonee o auspicabili
E5 Divieto di introduzione di specie animali o vegetali alloctone;
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3.3.5 Altre specie di interesse faunistico
In letteratura è riportata la presenza anche di altre specie di interesse faunistico. Particolarmente
rappresentata è la componente avifaunistica, le osservazioni (Paulis,2000) riportano la presenza
delle seguenti specie:
Piccione selvatico (Columba livia Gmelin, 1789);
Upupa (Upupa epops Linnaeus, 1758),
Civetta ,(Athene noctua Scopoli, 1769),
Merlo dal collare ,(Turdus torquatus Linnaeus, 1758);
Corvo imperiale (Corvus corax Linnaeus, 1758);
Poiana (Buteo buteo Linnaeus; 1758);
Quaglia (Coturnix coturnix Linnaeus, 1758);
Ghiandaia (Garrulus glandarius ichnusae Kleinschmidt, 1903);
Capinera (Sylvia atricapilla Linnaeus, 1758);
Gheppio ,(Falco tinnunculus Linnaeus, 1758);
Cincia mora ,(Parus ater Linnaeus, 1758);
Frosone ,(Coccothraustes coccothraustes Linnaeus, 1758);
Zigolo nero ,(Emberiza cirlus Linnaeus, 1758)
Anche i mammiferi sono ben rappresentati con:
Lepre sarda (Lepus capensis mediterraneus Wagn.),
Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus Linnaeus,1758),
Quercino (Eliomys quercinus Linnaeus, 1766),
Volpe (Vulpes vulpes ichnusae Miller, 1907),
Martora (Martes martes latinorum),
Donnola (Mustela nivalis boccamela),
La volpe in particolare si trova nelle parti interne del pSIC, dove l’impatto antropico è minore, Lo
studio condotto nell’area di M.Arcosu sul Gatto selvatico (Felis silvestris libica sarda Lataste,1885)
ne evidenzia la presenza, presumibilmente legata alle disponibilità trofiche della zona, infatti la
specie dimostra una grande adattabilità alimentare. Le sue dimensioni sono leggermente inferiori a
quello europeo (Murgia C.,1991).
Fra i rettili sono presenti:
Biacco maggiore (Coluber viridiflavus Lacépède, 1789)
Natrice viperina (Natrix maura Linnaeus,1758)
Biscia d’acqua con la varietà sarda cettii (Natrix natrix cettii Genè).
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3.3.6 Gestione faunistica
All’interno dell’area pSIC non esiste un programma di monitoraggio definito che consenta di avere
informazioni sulle popolazioni animali presenti temporaneamente o stabilmente,
Gli unici dati sulla fauna a disposizione, sono relativi alla porzione del pSIC gestita dall’Ente
Foreste e dal WWF.
Pertanto il livello di conoscenza rimane inadeguato, in quanto mancano le informazioni necessarie
per attuare una corretta gestione faunistica sull’intero territorio, al fine di programmare gli interventi
di conservazione, gestione e prelievo.
I dati attualmente a disposizione derivano dalla Carta delle Vocazioni Faunistiche, e dai risultati dei
censimenti sul cervo sardo effettuati sia dall’Ente Foreste in collaborazione con il Dipartimento di
Biologia animale ed Ecologia dell’Università degli Studi di Cagliari che dal WWF in collaborazione
con professionisti e volontari, ciascuno per le aree di propria competenza.
I censimenti effettuati sulle popolazioni di cervo negli anni 2002 e 2003 per la Carta delle Vocazioni
faunistiche relativi alla zona del Sulcis, e più precisamente nei pressi del cantiere di “Monte Nieddu”,
hanno evidenziato i dati riportati nelle tabelle sottostanti.
Prima di effettuare il censimento sono stati condotti diversi sopralluoghi con i quali sono stati
individuati, georeferenziati e quindi mappati tutti i punti di ascolto. Dopo aver constatato le
caratteristiche vegetazionali, morfologiche e relative alla viabilità, tipiche delle aree, le stesse sono
state suddivise in settori adiacenti ed omogenei: per il Sulcis ne son stati individuati tre, denominati
Settore 1, Settore 2 e Settore 3, La loro estensione è risultata rispettivamente di 517 ha, 1179 ha
e 2094 ha.
Le tabelle sottostanti riportano i dati relativi ai censimenti degli anni 2002 e 2003.
Tabella 7 Risultati dei censimenti al bramito del cervo sardo nel 2002 nella zona del Sulcis.
Superficie N° pun ti di N° cervi in N° medio cervi in Data Settore
(ettari) asco lto bramito per pun to di ascolto
11-set-02 1 517 8 41 5.1
12-set-02 2 1179 15 68 4.5 13-set-02 3 2084 23 70 3.0
Totale 3 settori 3780 46 179 3.9
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Tabella 8 Risultati dei censimenti al bramito del cervo sardo nel 2003 nella zona del Sulcis.
Superficie N° pun ti di N° cervi N° medio cervi in Data Settore
(ettari) asco lto bramito per pun to di ascolto
11-set-02 2 1179 15 17 1.1
12-set-02
3 2084 17 83 4.9
13-set-02
1 517 8 34 4.3
Totale 3 settori 3780 46 179 3.4
* = Serata con vento forte.
3.3.6.1 Gestione Faunistica nell’area dell’Ente Foreste
In passato l’ex AFDRS ha attuato una gestione faunistica dell’area, avviando un programma di
reintroduzione del Daino, la specie infatti estintasi intorno al 1968-70, venne reintrodotta nella metà
degli anni ’70 in diverse foreste demaniali, utilizzando dei nuclei provenienti da Follonica
(Grossetto). Inizialmente gli animali vennero sistemati all’interno di ampi recinti, e successivamente
condotti in uno stato di semilibertà (Beccu E., 1993). Sul daino non sono mai stati effettuati dei
censimenti sulla popolazione esistente, le informazioni disponibili sono relativi ai recinti presenti.
Il programma di reintroduzione del cervo sardo invece ha avuto inizio alla fine degli anni ’70
quando l’UICN aveva inserito la specie tra quelle minacciate di estinzione. Inizialmente sono stati
otto centri di riproduzione dislocati in tutta la Sardegna, ed attualmente la specie si trova allo stato
libero e non corre alcun pericolo, nel grafico si osserva il trend della popolazione nelle aree del
Sulcis gestite dall’Ente Foreste relativo al triennio 2005, 2006,2007.
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Grafico 1 - Trend della popolazione del cervo sardo nel Sulcis.
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3.3.6.2 Gestione faunistica nella Riserva WWF di Monte Arcosu.
La Riserva di Monte Arcosu è stata acquistata dal WWF Italia con lo scopo di salvaguardare il
cervo sardo e dal 1985 a oggi sono stati avviati diversi studi al fine di ottenere dati utili alle azioni di
tutela della specie.
Per poter effettuare lo studio dell’ungulato con il metodo del radio trekking, eseguire indagini
genetiche e controlli sanitari è necessaria la cattura di alcuni esemplari. A questo scopo sono stati
allestiti due recinti di cattura: uno annesso al recinto faunistico di Perdu Melis, l’altro all’ingresso
della vallata di Bacu Perdosu.
Al fine di conoscere la consistenza numerica della popolazione del cervo sardo ogni anno nei
territori della riserva viene fatto il censimento al bramito. Nella tabella seguente si riportano i
risultati del censimento del 2006
Dati del censimento del cervo sardo nella riserva WWF di Monte Arcosu
e del territorio contiguo, nell’anno 2006:
Periodo del rilevamento dei cervi bramenti dal 4 settembre al 16 settembre.
Giornate di censimento 10 giorni.
Operatori coinvolti 80 persone tra dipendenti e volontari.
Postazioni di rilevamento 70
Superficie di territorio censita 6800 ettari
TOTALE : 213 cervi bramenti
POPOLAZIONE STIMATA : 1065 CERVI
DENSITÀ: 15,66 cervi /km2
All’interno dell’oasi sono presenti due recinti faunistici utilizzati principalmente a scopo didattico.
Il primo situato in località Sa Canna, con superficie di circa 9 ettari, ospita una popolazione di daini
(Dama dama) di 16 esemplari di cui 6 maschi e 10 femmine. Questi animali erano già presenti in
Riserva nel 1985, al momento dell’acquisto dell’area da parte del WWF. Questi animali sono
mantenuti sostanzialmente a scopo didattico.
Il secondo recinto situato in località Perdu Melis di una superficie di 4 ettari, ospita 4 cervi
(Cervus elaphus corsicanus),di cui due maschi, 2 femmine. Questi esemplari sono allevati a
scopo di studio e ripopolamento.
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CapitoloCapitoloCapitoloCapitolo 4 4 4 4
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4. CARATTERIZZAZIONE SOCIO-ECONOMICA DEL pSIC
Il pSIC “Monte Arcosu” insiste su un’area ricompresa nei territori dei comuni di Assemini,
Capoterra, Decimomannu, Domus de Maria, Nuxis, Pula, Santadi, Sarroch, Siliqua, Teulada, Uta,
Villa San Pietro e Villaspeciosa. Nel complesso, tali centri coprono un territorio pari a circa il 6%
dell’estensione provinciale e contano una popolazione complessiva di poco inferiore alle 90 mila
unità, concentrate per circa la metà nei soli comuni di Assemini e Capoterra.
Nel corso degli ultimi decenni si è assistito ad un intenso processo di crescita demografica, con
valori nettamente al di sopra della media provinciale e regionale. Il dato aggregato si articola,
tuttavia, nella crescente concentrazione della popolazione nei comuni dell’area vasta metropolitana
e nelle tensioni demografiche dei comuni dell’entroterra, a conferma dei fenomeni di polarizzazione
in atto lungo l’intero contesto regionale ed in fase di consolidamento in corrispondenza dell’ultimo
rilevamento censuario. La stessa struttura della popolazione rivela i confortanti valori assunti dagli
indici di dipendenza e di vecchiaia a livello d’area ed evidenzia, al contempo, come i centri
interessati da consolidati o recenti e marginali fenomeni di spopolamento si caratterizzino anche
per il progressivo processo di invecchiamento dei propri residenti (Tab. 1)
Il tessuto produttivo dell’area si caratterizza per la presenza di un importante polo manifatturiero
che genera una parte consistente della ricchezza e dell’export locali, cui si affianca un diffuso
patrimonio di medio-piccole imprese contraddistinte da una diffusa dimensione artigianale delle
attività, frequentemente sottocapitalizzate, prevalentemente orientate alle opportunità del mercato
locale e scarsamente protese allo sviluppo di forme relazionali.
L’analisi (Tab. 2, 3 e 4) evidenzia il netto primato economico dei comuni appartenenti all’area vasta
metropolitana: i soli centri di Assemini, Capoterra e Sarroch assorbono ben oltre la metà delle
unità locali e degli addetti complessivi dell’area in oggetto. Il relativo sbilanciamento sulle attività di
tipo industriale è testimoniato dall’elevato contributo apportato in termini di unità locali dall’industria
in senso stretto ed in particolare dal comparto manifatturiero.
Tab. 1. Struttura e dinamiche demografiche, 1971-2001
1971 1981 1991 2001 2001-1991 2001-1971 0-14 15-64 65 e più Assemini 118 11.627 16.830 20.491 23.973 17,0 106,2 204,0 3.850 17.929 2.194 33,7 57,0 Capoterra 68 8.028 12.208 16.428 21.391 30,2 166,5 313,4 3.571 15.871 1.949 34,8 54,6 Decimomannu 28 4.823 5.587 6.332 6.836 8,0 41,7 243,7 1.039 5.029 768 35,9 73,9 Domus de Maria 97 1.329 1.392 1.444 1.545 7,0 16,3 16,0 178 1.120 247 37,9 138,8 Nuxis 61 1.808 1.848 1.834 1.703 -7,1 -5,8 27,7 228 1.128 347 51,0 152,2 Pula 139 4.770 5.371 5.857 6.535 11,6 37,0 47,1 895 4.843 797 34,9 89,1 Santadi 116 3.964 3.944 4.061 3.767 -7,2 -5,0 32,6 503 2.561 703 47,1 139,8 Sarroch 68 3.944 4.968 5.379 5.243 -2,5 32,9 77,2 651 3.905 687 34,3 105,5 Siliqua 190 4.040 4.265 4.430 4.150 -6,3 2,7 21,8 601 2.907 642 42,8 106,8 Teulada 246 5.236 5.090 4.702 3.988 -15,2 -23,8 16,2 422 2.678 888 48,9 210,4 Uta 134 5.027 5.696 6.317 6.692 5,9 33,1 49,8 1.140 4.786 766 39,8 67,2 Villa San Pietro 40 748 1.174 1.574 1.778 13,0 137,7 44,9 260 1.350 168 31,7 64,6 Villaspeciosa 27 1.367 1.653 1.753 1.947 11,1 42,4 71,2 325 1.405 217 38,6 66,8 AREA SIC 1.332 56.711 70.026 80.602 89.548 11,1 57,9 67,3 13.663 65.512 10.373 36,7 75,9 PROVINCIA DI CAGLIARI 6.895 661.274 730.473 763.382 760.311 -0,4 15,0 110,3 103.743 542.342 114.226 40,2 110,1
Fonte: nostre elaborazioni su dati censuari
Classi di età Indice di Dipendenza
Indice di Vecchiaia
Superficie (Kmq)
Residenti Tassi di variazione % Densità demografica (ab/Kmq)
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Tab. 2 Numero di unità locali per settore di attività e comune, 2001. Valori assoluti e cmposizioni percentuali (per riga)
AGRICOLTURA
INDUSTRIAIndustria in senso stretto
Estrazione di minerali
Manifattura
Produz. e distrib. di energia elett. gas acqua
Costruzioni SERVIZIServizi Vendibili
Servizi non vendibili
TOTALE
Assemini 2 373 203 2 195 6 170 930 710 220 1305
Capoterra 7 216 86 0 85 1 130 664 514 150 887
Decimomannu 3 65 31 0 30 1 34 309 219 90 377
Domus de Maria 2 19 4 0 4 0 15 75 56 19 96
Nuxis 0 16 7 0 6 1 9 63 44 19 79
Pula 3 75 33 0 32 1 42 397 308 89 475
Santadi 2 39 20 0 19 1 19 148 95 53 189
Sarroch 3 86 55 0 51 4 31 216 147 69 305
Siliqua 2 46 28 0 27 1 18 167 121 46 215
Teulada 4 42 20 0 18 2 22 158 114 44 204
Uta 3 97 61 4 57 0 36 260 190 70 360
Villa San Pietro 1 18 5 0 5 0 13 46 32 14 65
Villaspeciosa 0 27 16 1 15 0 11 70 51 19 97
SIC 32 1.119 569 7 544 18 550 3.503 2.601 902 4.654
Provincia di Cagliari 287 10.203 4.799 86 4.608 105 5.404 42.757 32.195 10.562 53.247
SARDEGNA 724 24.881 11.754 398 11.095 261 13.127 92.916 69.823 23.093 118.521
AGRICOLTURA
INDUSTRIAIndustria in senso stretto
Estrazione di minerali
Manifattura
Produz. e distrib. di energia elett. gas acqua
Costruzioni SERVIZIServizi Vendibili
Servizi non vendibili
TOTALE
Assemini 0,2 28,6 15,6 0,2 14,9 0,5 13,0 71,3 54,4 16,9 100
Capoterra 0,8 24,4 9,7 0,0 9,6 0,1 14,7 74,9 57,9 16,9 100
Decimomannu 0,8 17,2 8,2 0,0 8,0 0,3 9,0 82,0 58,1 23,9 100
Domus de Maria 2,1 19,8 4,2 0,0 4,2 0,0 15,6 78,1 58,3 19,8 100
Nuxis 0,0 20,3 8,9 0,0 7,6 1,3 11,4 79,7 55,7 24,1 100
Pula 0,6 15,8 6,9 0,0 6,7 0,2 8,8 83,6 64,8 18,7 100
Santadi 1,1 20,6 10,6 0,0 10,1 0,5 10,1 78,3 50,3 28,0 100
Sarroch 1,0 28,2 18,0 0,0 16,7 1,3 10,2 70,8 48,2 22,6 100
Siliqua 0,9 21,4 13,0 0,0 12,6 0,5 8,4 77,7 56,3 21,4 100
Teulada 2,0 20,6 9,8 0,0 8,8 1,0 10,8 77,5 55,9 21,6 100
Uta 0,8 26,9 16,9 1,1 15,8 0,0 10,0 72,2 52,8 19,4 100
Villa San Pietro 1,5 27,7 7,7 0,0 7,7 0,0 20,0 70,8 49,2 21,5 100
Villaspeciosa 0,0 27,8 16,5 1,0 15,5 0,0 11,3 72,2 52,6 19,6 100
SIC 0,7 24,0 12,2 0,2 11,7 0,4 11,8 75,3 55,9 19,4 100
Provincia di Cagliari 0,5 19,2 9,0 0,2 8,7 0,2 10,1 80,3 60,5 19,8 100
SARDEGNA 0,6 21,0 9,9 0,3 9,4 0,2 11,1 78,4 58,9 19,5 100
Fonte: Censimento Industria e Servizi
In termini di addetti, alla marcata concentrazione nel polo petrolchimico di Sarroch, Assemini e Uta
e nelle attività di tipo manifatturiero a carattere prevalentemente artigianale di Assemini, si
aggiunge la specializzazione relativa nelle attività legate all’industria alimentare nei comuni di Pula,
Siliqua e Villa San Pietro e dell’industria estrattiva nei centri di Uta e Villaspeciosa. Di minore
rilievo, seppure al di sopra delle medie provinciali, i comparti del tessile (Teulada) e delle attività
estrattive (Villaspeciosa). L’edilizia conferma il ruolo di prim’ordine già svolto in ambito regionale e
determina un significativo grado di specializzazione relativa nel comune di Domus de Maria.
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Tab. 3 Numero di addetti per settore di attività, 2001
AGRICOLTURA
INDUSTRIAIndustria in senso stretto
Estrazione di minerali
Manifattura
Produz. e distrib. di energia elett. Gas acqua
Costruzioni SERVIZIServizi Vendibili
Servizi non vendibili
TOTALE
Assemini 5 3.631 3.052 136 2.836 80 579 2.761 1.710 1.051 6.397
Capoterra 24 781 383 0 382 1 398 1.955 1.092 863 2.760
Decimomannu 9 216 126 0 117 9 90 1.318 517 801 1.543
Domus de Maria 16 65 11 0 11 0 54 266 208 58 347
Nuxis 0 49 13 0 8 5 36 128 65 63 177
Pula 22 294 105 0 104 1 189 1.480 952 528 1.796
Santadi 13 136 73 0 66 7 63 477 197 280 626
Sarroch 13 2.942 2.511 0 2.489 22 431 775 535 240 3.730
Siliqua 2 166 102 0 101 1 64 391 214 177 559
Teulada 43 118 61 0 54 7 57 445 207 238 606
Uta 4 561 440 34 406 0 121 834 610 224 1.399
Villa San Pietro 2 34 12 0 12 0 22 125 69 56 161
Villaspeciosa 0 100 73 22 51 0 27 166 89 77 266
AREA SIC 153 9.093 6.962 192 6.637 133 2.131 11.121 6.465 4.656 20.367PROVINCIA DI CAGLIARI
1.856 51.193 31.866 1.817 27.446 2.603 19.327 157.644 90.336 67.308 210.693
Fonte: Censimento Industria e Servizi 2001
Il peso determinante del settore industriale si associa da un lato alla modesta incidenza del settore
primario, dall’altro al sottodimensionamento delle attività terziarie testimoniato dalla relativa
compressione della componente vendibile dei servizi, con particolare riferimento ai segmenti di
attività commerciale e immobiliare. A parziale compensazione, si osserva una progressiva
concentrazione di unità e di addetti in ambito ricettivo e ristorativo, particolarmente significativa nei
comuni costieri di Domus de Maria e Pula; il consolidamento del comparto turistico costiero si
manifesta secondo tassi di crescita della capacità ricettiva e dei flussi ospitati tra i più elevati in
ambito provinciale.
Tab. 4 Tasso di variazione del numero di unità locali e di addetti per settore di attività, 2001-1991
AGRICOLTURA
INDUSTRIAIndustria in senso stretto
Estrazione di minerali
Manifattura
Produz. e distrib. di energia elett. Gas acqua
Costruzioni SERVIZIServizi Vendibili
Servizi non vendibili
TOTALE
AREA SIC 28,0 10,6 20,0 -30,0 20,6 38,5 2,2 32,0 23,6 64,6 26,1
PROVINCIA DI CAGLIARI 27,0 10,3 0,9 -5,5 1,3 -9,5 20,2 23,0 16,0 50,8 20,3
SARDEGNA -36,5 9,7 0,2 2,1 0,0 5,2 20,0 16,5 9,8 43,0 14,5
AREA SIC 96,2 -7,7 -7,2 -26,7 -6,9 14,7 -9,3 26,1 17,2 40,7 8,6
PROVINCIA DI CAGLIARI
112,8 -9,1 -15,9 -48,6 -10,4 -30,3 5,0 14,1 13,5 14,9 7,9
SARDEGNA 28,3 -7,6 -12,8 -32,1 -10,5 -19,1 1,5 9,7 7,4 12,9 5,0
Fonte: elaborazioni su Censimento Industria e Servizi 2001
UNITA LOCALI
ADDETTI
In particolare, l’offerta ricettiva dell’area incide per circa un terzo dei posti letto complessivi della
provincia. Questa risulta prevalentemente composta da strutture di tipo alberghiero posizionate
sugli elevati standard qualitativi rilevati in ambito provinciale; il segmento complementare risulta
estremamente dinamico, caratterizzandosi per il prevalente contributo delle strutture all’aria aperta
in concomitanza dei principali comuni costieri (Pula, Teulada e Domus de Maria) e per l’ampia e
crescente diffusione di strutture alternative quali B&B e agriturismo.
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Grazie ad un tasso di crescita nettamente superiore alla media provinciale queste ultime risultano
diffuse in maniera capillare e offrono nella gran parte dei casi un servizio di ricettività per l’intero
arco dell’anno. L’attività agrituristica, in particolare, si articola in un più ampio ventaglio di servizi
che vanno dalla ulteriore presenza di un numero di aziende che svolgono esclusivamente l’attività
ristorativa, alla vendita in loco di prodotti agricoli e di tipo artigianale; un fenomeno particolarmente
evidente anche nei comuni turisticamente meno rilevanti e che arricchisce l’ampio panorama di
servizi al turista come elemento qualificante dell’offerta.
In tale direzione la diffusa presenza di attività legate alla ristorazione rappresenta al contempo un
indispensabile completamento ed un tratto qualificante della rete di ospitalità locale, visto il
consistente numero di attività inscritte in circuiti nazionali di qualità in virtù soprattutto degli elevati
standard qualitativi e di tipicità espressi. Tab. 5 Strutture ricettive e di servizio, 2005
Esercizi Posti letto Esercizi Posti letto Esercizi Posti letto Esercizi Posti lettoAssemini 3 310 9 42 5 15 3 19 0 0Capoterra 3 56 7 46 5 29 2 17 1 2Decimomannu 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0Domus de Maria 5 1.260 1 420 0 0 0 0 1 0Nuxis 0 0 2 10 2 10 0 0 0 1Pula 26 3.879 16 1.775 9 52 4 69 4 4Santadi 0 0 9 58 7 32 2 26 0 0Sarroch 2 47 6 30 5 28 1 2 0 0Siliqua 0 0 5 31 2 12 3 19 0 0Teulada 2 221 10 864 3 12 6 132 1 1Uta 1 20 2 14 1 6 1 8 1 0Villa San Pietro 1 20 2 10 2 10 0 0 0 0Villaspeciosa 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0
AREA SIC 43 5.813 69 3.300 41 206 22 292 9 8
Fonte: elaborazioni su dati EPT, Assessorato Regionale dell'Agricoltura e Camera di Commercio di Cagliari
Agriturismo senza ricettività
Attività ristorative certificate
Alberghiero Extralberghiero di cui B&B di cui Agriturismo
Il sistema dell’accoglienza può contare sulla presenza di un diffuso patrimonio culturale e
identitario legato tanto alle numerose emergenze di tipo archeologico quanto alle attività
dell’artigianato tipico locale suscettibili di valorizzazione su mercati più ampi di quello locale e
capaci di sfruttare le opportunità offerte dal mercato turistico. Se a livello regionale sono le aree
archeologiche ad esercitare il maggiore “potere attrattivo” in ambito culturale, il principale centro
attrattore della Provincia viene individuato nell’area archeologica di Nora la quale conta oltre 65
mila presenze annue situandosi tra i siti più visitati a livello regionale. Ciò vale anche per quelle
attività impegnate nella lavorazione tradizionale del legno, della ceramica e nel tessile per le quali il
frequente e problematico sottodimensionamento delle attività si traduce in una limitatezza dei
volumi di produzione e quindi dei mercati di sbocco. Una debolezza strutturale che, a fronte di
elevati costi di produzione, diviene basso potere contrattuale e dunque scarsa capacità di
penetrazione dei mercati.
I flussi di domanda ufficiale (Tab. 6) registrati nel comparto confermano il grado di notorietà delle
località turisticamente rilevanti così come il più ampio fenomeno di concentrazione spaziale e
temporale riscontrato a livello provinciale e regionale. I centri di Assemini, Capoterra, Domus de
Maria, Pula, Sarroch e Teulada concentrano circa il 25% dei pernottamenti effettuati in ambito
provinciale, per due terzi realizzati da turisti di provenienza nazionale e per circa il 85% registrati
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nei soli comuni di Pula e Domus de Maria. La ripartizione per mercati di riferimento conferma il
primato delle regioni italiane settentrionali e dei principali mercati dell’Europa nord-occidentale così
come si rileva per l’intero contesto regionale, seppure con un certo grado di variabilità nel rispettivo
posizionamento competitivo. Si tratta prevalentemente di un turismo di tipo marino-balneare,
concentrato nei mesi estivi (trimestre giugno-agosto) più di quanto non avvenga in ambito
provinciale e regionale. L’evoluzione dei flussi a partire dalla seconda metà degli anni Novanta
appare estremamente positiva e nella gran parte delle località superiore al dato medio provinciale
e regionale, alimentata dalle performance dei principali comuni costieri e confortata dai tassi di
variazione ancor più positivi dei centri minori; il solo comune di Teulada sperimenta un significativo
arretramento di presenze.
Tab. 6. Evoluzione della domanda turistica per mercato di provenienza, 1996-2004
Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi PresenzeAssemini 8.539 23.849 637 2.518 9.176 26.367 11.009 28.714 1.342 5.440 12.351 34.154Capoterra-Sarroch 802 5.343 60 166 862 5.509 1.929 8.866 378 1.426 2.307 10.292Domus de Maria 15.087 87.875 2.370 12.660 17.457 100.535 17.223 104.168 5.746 31.676 22.969 135.844Pula 30.947 152.688 25.208 165.031 56.155 317.719 40.340 214.929 34.108 183.498 74.448 398.427Teulada 8.078 61.868 2.467 11.194 10.545 73.062 6.025 39.139 2.839 10.144 8.864 49.283AREA SIC 63.453 331.623 30.742 191.569 94.195 523.192 76.526 395.816 44.413 232.184 120.939 628.000PROVINCIA DI CAGLIARI 346.634 1.620.143 74.988 397.437 421.622 2.017.580 458.447 2.049.938 127.194 582.277 585.641 2.632.215
Fonte: elaborazioni su dati EPT
1996 2004ITALIANI STRANIERI TOTALE ITALIANI STRANIERI TOTALE
Gli indicatori occupazionali (Tab. 7) rispecchiano l’articolata conformazione assunta dal tessuto
produttivo locale. I comuni dell’area risultano inscritti in tre differenti Sistemi Locali del Lavoro:
“Cagliari” (Assemini, Capoterra, Decimomannu, Sarroch, Uta e Villaspeciosa), “Pula” (Pula,
Teulada, Domus de Maria e Villa San Pietro), “Iglesias” (Nuxis, Santadi e Siliqua). In particolare
per i centri della area vasta metropolitana e fatta eccezione per i comuni interessati in misura
maggiore da flussi migratori, gli elevati tassi di attività si accompagnano ad un tasso di
occupazione pari o superiore al dato medio provinciale e regionale. Contemporaneamente il tasso
di disoccupazione risulta diffusamente al di sopra della media regionale, eccetto che nei comuni di
Assemini, Capoterra, Pula e Siliqua ai quali si associano alcuni tra i più bassi tassi di
disoccupazione giovanile. La distribuzione degli occupati per attività economica da un lato
sottolinea il diffuso primato del settore industriale in qualità di principale bacino d’impiego, dall’altro
il ridimensionamento del terziario soprattutto in ambito rurale dove l’agricoltura continua ad
assorbire una importante quota della forza lavoro.
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Tab. 7 Indicatori occupazionali, 2001
Agricoltura Industria Altre attivitàAssemini 54,6 42,4 22,4 55,6 466 2.261 5.795Capoterra 54,5 43,4 20,3 52,0 320 2.062 5.358Decimomannu 51,3 38,6 24,8 57,8 163 573 1.502Domus De Maria 50,2 36,8 26,7 58,3 63 118 322Nuxis 37,8 27,0 28,7 72,6 42 146 210Pula 51,2 39,9 22,1 52,0 374 540 1.334Santadi 42,3 31,5 25,7 57,4 168 315 544Sarroch 47,7 36,9 22,7 60,0 105 833 754Siliqua 43,2 34,2 20,9 47,1 175 326 711Teulada 42,9 32,5 24,4 50,9 133 270 755Uta 47,9 34,3 28,4 59,1 319 508 1.076Villa San Pietro 53,2 39,2 26,4 57,0 108 206 281Villaspeciosa 50,5 37,2 26,4 63,6 83 195 325PROVINCIA DI CAGLIARI 48,2 37,3 22,6 57,0 14.459 59.881 170.768
Fonte: elaborazioni su dati Censimento della Popolazione 2001
% di occupati per attività economicaTasso di attività
Tasso di occupazione
Tasso di disoccupazione
Tasso di dis. giovanile
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CapitoloCapitoloCapitoloCapitolo 5 5 5 5
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5. CARATTERIZZAZIONE URBANISTICA E PROGRAMMATICA DEL pSIC
5.1 Inquadramento territoriale e urbanistico
Il pSIC di Monte Arcosu ricade nelle seguenti sezioni della Carta Tecnica Regionale Numerica
1:10000 (CTRN 10K) della Regione Sardegna
Tavoletta 556 Sezione 100, 110, 140 e 160
Tavoletta 565 Sezione da 020 a 080, da 100 a 120, 140 e 150
I comuni territorialmente interessati sono:
1. SILIQUA;
2. VILLASPECIOSA;
3. DECIMOMANNU;
4. UTA;
5. ASSEMINI;
6. CAPOTERRA;
7. SARROCH;
8. VILLA SAN PIETRO;
9. PULA;
10. DOMUS DE MARIA;
11. TEULADA;
12. SANTADI;
13. NUXIS;
Nei comuni interessati la pianificazione urbanistica è definita dagli strumenti riportati nella tabella
che segue nella quale è indicata la zonizzazione delle aree dei territori comunali ricadenti
all’interno del perimetro pSIC:
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COMUNE STRUMENTO
URBANISTICO
ESTREMI DI
APPROVAZIONE
Zonizzazione
pSIC
SILIQUA Piano urbanistico
comunale
Del. Comm. ad acta N. 3
del 17/04/2003, Pubblicato
nel B.U.R.A.S. N. 25 del
14/08/2003.
E- (agricola)
H- (Rispetto)
VILLASPECIOSA Piano urbanistico
comunale
Del. C.C. N. 3/93,
Pubblicato nel B.U.R.A.S.
del 23/12/1993
E- (agricola)
H- (Rispetto)
DECIMOMANNU Piano urbanistico
comunale
Del. C.C. N. 46 del
5/10/2001, Pubblicato nel
B.U.R.A.S. N. 4 del
05/02/2002
E- (agricola)
H- (Rispetto)
UTA Piano urbanistico
comunale
Piano urbanistico
comunale, Del. C.C. N. 4
del 21/02/1997, Pubblicato
nel B.U.R.A.S. del
06/05/1997
E- (agricola)
H- (Rispetto)
ASSEMINI Piano di
fabbricazione
Decreto Presidente Giunta
Regionale N. 9362/2707
del 26/08/1970
E- agricola.
H- Rispetto
CAPOTERRA Piano di
fabbricazione
Del. C.C. N. 18 del
7/03/1969;
Pubblicato nel B.U.R.A.S.
N.16 del 23/04/1969
E- (agricola)
H- (Rispetto)
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SARROCH Piano urbanistico
comunale
Del. C.C. N. 48 del
1/12/2001, Pubblicato nel
B.U.R.A.S. N. 16 del
04/05/2002.
E- (agricola)
H- (Rispetto)
VILLA SAN
PIETRO
Piano urbanistico
comunale,
Del. Comm. ad acta N. 5
del 12/04/2000; Pubblicato
nel B.U.R.A.S. del
05/06/2000.
E- (agricola)
H- (Rispetto)
PULA Piano di
fabbricazione
Del. C.C. N. 19 del
6/05/1989;
E- (agricola)
H- (Rispetto)
DOMUS DE
MARIA
Piano urbanistico
comunale
Del. Comm. ad acta N. 4
del 30/11/2000, Pubblicato
nel B.U.R.A.S. N.11 del
7/04/2001.
E- (agricola)
H- (Rispetto)
TEULADA Piano urbanistico
comunale
Del. C.C. N.47 del
28/10/1999; Pubblicato nel
B.U.R.A.S. N. 44 del
07/12/1999.
E- (agricola)
H- (Rispetto)
SANTADI Piano urbanistico
comunale
Del. C.C. N. 1 del
30/01/2004, Pubblicato nel
B.U.R.A.S. N. 39 del
09/12/2004.
E- (agricola)
H- (Rispetto)
NUXIS Piano di
fabbricazione
Del. C.C. N.51 del
18/12/1992;
E- (agricola)
H- (Rispetto)
I dati della tabella sono stati ricavati da:”www.sardegnaterritorio.it Regione Sardegna”.
5.2 Destinazione urbanistica aree pSIC Monte Arcosu:
Le aree in cui insiste il pSIC di “Monte ARCOSU” sono state classificate dalle Amministrazioni
Comunali territorialmente competenti come Zone Omogenee H (di rispetto) e E (Agricole).
Per le Zone omogenee H e E e sottozone sono previste le seguenti attività urbanistiche:
ZONA H ( zona di interesse paesistico e naturalistico)
Sono così classificate le parti di territorio non altrimenti identificate (come zone A, B, C, D,G, E),
che rivestono un particolare interesse archeologico, naturalistico o ambientale, geomorfologico o
Paesaggistico, per cui devono essere garantite condizioni prioritarie di tutela e stabilità ambientale.
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Sono altresì classificate come zone H la fascia di rispetto cimiteriale, la fascia lungo le strade
statali e comunali.
Entro questa zona H deve essere garantita la conservazione integrale dei singoli caratteri
naturalistici, storici, morfologici e dei rispettivi insiemi, non sono ammesse alterazioni allo stato
attuale dei luoghi e sono consentiti, previa autorizzazione di cui al T.U. (Decreto Legislativo 22
Gennaio 2004 n°42), i soli interventi volti alla co nservazione, difesa, ripristino, restauro e fruizione
della risorsa, e in particolare:
- attività scientifiche, comprendenti l’insieme delle attività finalizzate allo studio, controllo e
conservazione delle risorse ambientali;
- fruizione naturalistica, comprendente l’insieme di attività di fruizione dell’ambiente a fini
didattici e ricreativi, con eventuale realizzazione di infrastrutture leggere (sentieri natura,
segnaletica) o strutture leggere di supporto (capanni di osservazione e per la sola
somministrazione di bevande e alimenti, ecc.), aree belvedere e postazioni naturalistiche;
- fruizione culturale, comprendente l’insieme delle attività legate all’uso dei monumenti,
zone archeologiche e beni culturali i genere, con eventuale realizzazione di infrastrutture
e strutture leggere finalizzate alla conservazione del bene;
- opere di difesa e ripristino ambientale in presenza di alterazioni o manomissioni di origine
antropica;
- il recupero di strutture esistenti con le tipologie originarie;
- l’apertura e la sistemazione delle piste forestali strettamente necessarie alla gestione del
bene;
- l’installazione di tralicci, antenne e strutture simili se necessari per la salvaguardia delle
risorse naturali;
- gli interventi volti alla difesa del suolo sotto l’aspetto idrogeologico;
- interventi connessi alla realizzazione di opere pubbliche o di preminente interesse
pubblico In questa zona H è prescritto l'indice territoriale massimo di 0,001 mc/mq con
possibilità di deroga ai sensi dell'art.16 della legge 06/08/1967 n.765, limitatamente ad
edifici attrezzature ed impianti pubblici.
ZONA "E" (zona agricola)
Le parti del territorio comunale classificate zone "E" sono destinate all'agricoltura, alla pastorizia,
alla zootecnia, all'itticoltura, alle attività di conservazione e di trasformazione dei prodotti aziendali,
all'agriturismo, alla silvicoltura e alla coltivazione industriale del legno.
E’ altresì possibile localizzare nella zona “E” tutte quelle attività particolari che, per le loro
caratteristiche specifiche, non sono compatibili con nessuna delle altre zone omogenee del P.U.C..
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Ai sensi del Decreto Presidente Giunta Regionale della R.A.S. n°228 del 3 agosto 1994
(Direttive per le zone Agricole), in base alle indagini tecnico-agronomiche, le zone "E" del territorio
comunale sono suddivise nelle seguenti sottozone:
E1. aree caratterizzate da produzione agricola tipica e specializzata;
E2. aree di primaria importanza per la funzione agricolo-produttiva in relazione
all’estensione, composizione e localizzazione dei terreni;
E3. aree caratterizzate da elevato frazionamento fondiario, localizzate in prossimità
dell’abitato;
E5. aree marginali per l’attività agricola nelle quali è necessario mantenere la stabilità
ambientale.
Fermo restando che qualsiasi intervento proposto deve essere supportato da una relazione
sottoscritta da un tecnico abilitato che ne dimostri la compatibilità con le caratteristiche della
sottozona interessata, in generale in tutte le sottozone sono ammessi i seguenti tipi di costruzione:
a)- fabbricati e impianti connessi alla conduzione agricola e zootecnica dei fondi, all'itticoltura,
alla valorizzazione e trasformazione dei prodotti aziendali con l'esclusione degli impianti che
per la loro dimensione e importanza sono classificabili come industriali;
b)- fabbricati per agriturismo;
c)- fabbricati funzionali alla conduzione e gestione dei fondi e degli impianti arborei industriali
(forestazione produttiva);
d)- fabbricati per il recupero terapeutico dei disabili, dei tossicodipendenti e per il recupero del
disagio sociale;
e)- fabbricati ed impianti di carattere particolare che per la loro natura non possono essere
localizzati in altre zone omogenee, con deliberazione del Consiglio Comunale;
f)- fabbricati ed impianti di interesse pubblico quali cabine ENEL, centrali telefoniche, stazioni di
ponti radio, ripetitori e simili, con deliberazione del Consiglio Comunale;
g)- fabbricati ed impianti destinati alla preparazione ed alla vendita di terra per giardinaggio ed
uso agricolo;
h)- fabbricati ed impianti destinati allo stoccaggio, al taglio ed alla vendita di legna da ardere,
anche quando la materia prima non proviene da produzione propria dell’azienda.
Le recinzioni dovranno comunque essere realizzate nel rispetto dei distacchi fissati nel
nuovo Codice della Strada.
Per tutti i movimenti terra (scavi e riporti), anche se finalizzati alla bonifica dei terreni, deve
essere richiesta un'apposita autorizzazione presentando un piano di sistemazione che tenga conto
di tutta la situazione al contorno.
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Per quanto non espressamente previsto nelle presenti norme valgono le Direttive per le
Zone Agricole approvate dal Consiglio Regionale in data 13/04/94, che si intendono integralmente
recepite.
Per il solo comune di Teulada è prevista nella Zona Omogenea E (Agricola) la sottozona
E/A - E/B CONTENENTI I BORGHI ED AGGREGATI RURALI cosi definite:
Costituiscono aree attitudinalmente corrispondenti alle “E/A” ed “E/B”, ma caratterizzate da
preesistenze insediative consolidate, dunque utilizzabili per l’organizzazione di centri rurali.
Sono definiti BORGHI RURALI i seguenti insediamenti consolidati dotati di servizi ed
urbanizzazioni avanzate connessi alla funzione residenziale:
1. IS CARILLUS
2. SU FONNESU
3. SU DE IS SEIS
4. GUTTURU SAIDU
Sono definiti AGGREGATI RURALI i seguenti insediamenti consolidati aventi il carattere di
nuclei aziendali articolati:
a) GENNIOMUS
b) MASONI E MONTI
c) PERDAIOLA
d) GUTTURU SAIDU
e) CASE PIROSU
f) SU DE IS ARRUS
Ricadono all’interno dell’area pSIC “IS CARILLUS”, “PERDAIOLA” e “GUTTURU SAIDU”.
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5.3 Pianificazione faunistica venatoria
La pianificazione faunistico venatoria all’interno e nell’area adiacente ai confini del pSIC evidenzia
la concomitante presenza di Istituti di Protezione Faunistica e Istituti di Prelievo Venatorio oltrechè
di una significativa superficie aperta alla libera caccia.
Gli istituti di protezione sono rappresentati da:
- Oasi Permanenti di Protezione Faunistica e di Cattura - Zona temporanea di ripopolamento e cattura
5.3.1 Oasi Permanenti di Protezione Faunistica e di Cattura,
istituite ai sensi dell’articolo 4 della L. R. n. 23 del 29 luglio 1998”, sono gli istituti che hanno come
finalità la protezione della fauna selvatica e degli habitat ad essa relativi nonché la cattura della
stessa. Le oasi sono individuate su superfici idonee o apprezzabili al rifugio, alla riproduzione e
alla sosta delle specie migratorie, nonché all'insediamento, incremento e irradiamento naturale
delle specie stanziali.
Nelle oasi è vietata l’attività venatoria e tutte quelle attività che possono entrare in conflitto con gli
obiettivi di tale istituto procurando nocumento alla fauna selvatica.
Esse vengono istituite dall’assessorato Regionale della Difesa dell’Ambiente, avvalendosi
dell’Istituto regionale per fauna selvatica anche su proposta delle Province e comunque sentito il
parere delle stesse e del Comitato Regionale Faunistico.
Sono dislocate preferibilmente su terreni di proprietà demaniale, all'interno del sistema regionale
delle aree naturali protette (tenuto conto delle linee di migrazione) e di quelle individuate ai sensi
delle direttive comunitarie di cui all’art. 2 della L.R. 23/1998.
Le oasi possono avere dimensione comunale, intercomunale e interprovinciale e di norma devono
avere un’estensione non superiore ai 5.000 ettari.
Le oasi sono gestite dalla Regione o direttamente o per delega della stessa, dalle Province, dai
Comuni, dalle Associazioni naturalistiche e venatorie riconosciute, anche in forma congiunta tra gli
stessi organismi. Essi operano sulla base di un piano di gestione opportunamente redatto.
All’interno del territorio del pSIC sono presenti tre oasi:
- Gutturu Mannu - Monte Arcosu situata nel settore orientale;
- Piscina manna - Is Cannoneris si trova nella parte sud orientale e confina con la precedente,
in parte ricompresa all’interno del perimetro;
- Pantaleo contigua alla precedente anche essa ricompresa in parte nel territorio del pSIC.
Le tre oasi rappresentano un continuum di territorio di cui si riportano alcuni dati nella tabella
seguente.
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
- 156 -
OASI PERMANENTI DI PROTEZIONE FAUNISTICA E CATTURA
Art. 4 L.R. 23/98
Art. 3 L.R. 32/78
Direttiva Regionale Sulla Gestione delle oasi permanenti di protezione faunistica e
di cattura e delle zone di ripopolamento e di cattura. Procedure per le attività di
immissione e di cattura della fauna selvatica. - DGR n. 21/61 del 16.07.2003
DENOMINAZIONE ISTITUZIONE SUPERFICIE
GESTIONE
DEL
TERRITORIO
CENSIMENTI
2006 REINTRODUZIONI
Gutturu Mannu -
Monte Arcosu
D.A.D.A. N.
1240 del
15.11.1988
7'404 ha; WWF
Cervo
n° capi stimati
1’065
su superficie di
6’800 ha
daino
Piscina manna - Is
Cannoneris
D.A.D.A. n.
1818 del 30
Dicembre
1991
7'199 ha Ente Foreste
cervo (fine anni 70)
daino(metà anni
70)
Pantaleo
Decreto
istitutivo
D.A.D.A. n.
2099 del 8
settembre
1992
1’600 ha Ente Foreste
Cervo
n° capi stimati
1290
su superficie di
12’042 ha
(territorio delle
foreste demaniali
del Sulcis che
comprende anche
la superficie delle
oasi)
cervo (fine anni 70)
daino(metà anni 70
5.3.2 Zone Temporanee di Ripopolamento e Cattura
Sono porzioni di territorio destinate alla riproduzione allo stato naturale di soggetti appartenenti a
popolazioni di uccelli e mammiferi di specie stanziali al fine del loro irradiamento sul territorio e/o
alla cattura degli stessi per il ripopolamento del territorio cacciabile.
I capi potranno essere prelevati, sulla base di opportune valutazioni delle consistenze pre e post-
riproduttive e dell’incremento utile annuo, per l'immissione sul territorio in tempi e condizioni utili al
loro ambientamento ai fini del ripopolamento e per il raggiungimento degli obiettivi inerenti le
attività di ripopolamento
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
- 157 -
Esse sono istituite anche per la salvaguardia, la sosta durante la migrazione, lo sviluppo e la
riproduzione delle specie migratrici, anche attraverso il miglioramento delle caratteristiche
ambientali del territorio.
Esse sono istituite preferibilmente in territori non destinati a coltivazioni specializzate o suscettibili
di particolare danneggiamento per la rilevante concentrazione della fauna selvatica stessa ed
hanno durata massima di sei anni rinnovabili alla scadenza sulla base di oggettive valutazioni sulla
produttività delle medesime relativamente alle specie cui sono indirizzate.
All’interno dell’area pSIC si trova una Zona temporanea di ripopolamento e cattura denominata
“Camboni”, di cui si riporta la scheda.
ZONE TEMPORANEE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA
Art. 24 L.R. 23/98
Art. 3 L.R. 32/78
Direttiva Regionale Sulla Gestione delle oasi permanenti di protezione faunistica e
di cattura e delle zone di ripopolamento e di cattura. Procedure per le attività di
immissione e di cattura della fauna selvatica. - DGR n. 21/61 del 16.07.2003
DENOMINAZI
ONE ISTITUZIONE SUPERFICIE GESTIONE
VOCAZIONE
FAUNISTICA
REINTRODU
ZIONI
RIPOPOLAM
ENTI
Camboni
Det. Direttore di
servizio
n.1894/V del
29/07/2003
BURAS n. 26
del 30.08.2003
838 ha Provincia di
Cagliari
Cinghiale
Cervo sardo
Lepre sarda
Coniglio
Pernice sarda
Tordo bottaccio
Beccaccia
Nessuno
Gli Istituti di Prelievo Venatorio sono rappresentati da:
- Aziende Agrituristico venatorie
- Zone in Concessione per la Caccia Autogestita
5.3.3 Aziende Agrituristico venatorie
sono istituite ai sensi dell’art. 31, comma 6 della L. R. n. 23 del 29 luglio 1998, hanno come
scopo la utilizzazione produttiva della fauna selvatica di allevamento. Esse devono essere
situate nei territori di scarso rilievo faunistico e coincidere preferibilmente con il territorio di una
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
- 158 -
o più aziende agricole ricadenti in area di agricoltura svantaggiata, ovvero dismesse da attività
agricola ai sensi dei regolamenti comunitari in materia. Le aziende agri-turistico-venatorie nelle
zone umide e vallive possono essere autorizzate solo se comprendono bacini artificiali e fauna
acquatica di allevamento.
Esse vengono istituite dall’Assessorato Regionale all’Agricoltura e Riforma Agropastorale d’intesa
con l’Assessorato Regionale della Difesa dell’ambiente
Hanno durata decennale e la superficie varia tra i 200 ha e i 1200 ha.
Nell’azienda Agri-Turistico-Venatoria è consentito solo il prelievo di fauna selvatica di allevamento
per tutta la stagione venatoria, senza limiti di carniere e di giorni settimanali previsti dal calendario
venatorio.
Per l’esercizio dell’attività venatoria sulla fauna selvatica immessa o liberata, non è necessario il
possesso della autorizzazione regionale all’esercizio dell’attività venatoria, di cui all’art. 45 della
legge regionale 29 luglio 1998, n. 23.
L’attività venatoria nei confronti della selvaggina naturale di passo e della volpe può essere
esercitata, dai cacciatori muniti di autorizzazione regionale e ammessi in base al regolamento
aziendale, nei giorni e con le limitazioni previste dalla legge regionale 29 luglio 1998, n. 23 e dal
calendario venatorio.
Il territorio oggetto della autorizzazione per la costituzione di aziende agri-turistico-venatorie deve
avere continuità di superficie, non presentare, una monocoltura agraria annua di qualsiasi tipo e
genere e le colture annue devono alternarsi nel tempo e nello spazio; l'ambiente fisico e biotico
deve essere in buono stato di conservazione.
Nell'ambito delle aziende agri-turistico-venatorie devono essere realizzate colture a perdere
(sorgo, mais,girasole, orzo, triticale, etc.) per la selvaggina, distribuiti a macchia di leopardo
all'interno dell'azienda.
All’interno dell’area pSIC si trovano le seguenti ATV
AZIENDE AGRI TURISTICO VENATORIE
Art. 31 L.R. 23/98
Delibera 27/10 del 20/07/1998
Direttiva Regionale sulla Gestione delle Aziende Agri-turistico venatorie
Assessorato dell’Agricoltura e Riforma Agro Pastorale
ATV presenti all’interno del pSIC
DENOMINAZIONE ISTITUZIONE SUPERFICIE GESTIONE SPECIE PER CUI SONO AUTORIZZATE
IMMISSIONE E PRELIEVO
Pranu Mannu Det. Direttore di 380,41 ha Privato Pernice sarda, cinghiale, lepre sarda, coniglio,
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
- 159 -
(Decimomannu) servizio
n.546/2002
quaglia, germano reale,
Monte Arcosu
(Uta)
Det. Direttore di
servizio
n.924/2002
954,24 ha Privato Pernice sarda, cinghiale, lepre sarda, coniglio,
quaglia, germano reale,
Francau
(Teulada)
Det. Direttore di
servizio
n.333/2001
204,07 ha Privato Pernice sarda, cinghiale, lepre sarda, coniglio,
germano reale, quaglia.
ATV adiacenti al pSIC
DENOMINAZIONE ISTITUZIONE SUPERFICIE GESTIONE
SPECIE PER CUI SONO
AUTORIZZATE IMMISSIONE
E PRELIEVO
L’Agropastorale
(Teulada)
Det. Direttore di
servizio
n.335/2001
646,71 ha Privato
Pernice sarda, cinghiale, lepre
sarda, coniglio, germano reale,
quaglia.
Is Canargius
(Pula)
Det. Direttore di
servizio n.299/2003 513,37 ha Privato
Pernice sarda, cinghiale, lepre
sarda, quaglia, germano reale
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
- 160 -
5.3.4 Zone in Concessione per la Caccia Autogestita
Sono istituite dall’assessorato Regionale della Difesa dell’Ambiente ai sensi dell’art. 51 della LR 32
del 1978 e permangono fino all'attivazione degli istituti previsti nel piano regionale faunistico-
venatorio e nei termini in esso indicati.
Esse sono normate da apposito regolamento (Decreto PGR n. 119 del 24 ottobre 1986) e possono
avere durata annuale o quinquennale rinnovabile.
Possono essere Comunali o intercomunali e devono avere una superficie minima di 500 ha. Sono
gestite da cacciatori riuniti in forma associata. È necessaria una vigilanza interna. Al loro interno è
ammesso il prelievo venatorio da parte dei soci nei limiti previsti dal calendario venatorio regionale.
Esistere anche un calendario venatorio interno che può presentare limiti ancor più restrittivi di
quello regionale
ZONA PER LA CACCIA AUTOGESTITE ANNUALI
Art. 51 L.R. 32/78
Art. 97 L.R. 23/98
Regolamento N. 119/1986 del Assessorato Difesa Ambiente
Regione Autonoma della Sardegna
DENOMINAZIONE ISTITUZIONE SUPERFICIE N.SOCI TERRITORIO/
CACCIATORE
S.Uberto
(Siliqua,
Vallermosa)
DADA n. 234
del 12/09/1979 ha 1377 74 18,60 ha
Zinnigas
(Siliqua)
DADA n. 56 del
2/9/1980 ha 2734 146 18,72 ha
Gutturu Sporta
(Teulada)
DADA n. 232
del 12/9/1979 ha 5281 27 19,55 ha
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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ZONA PER LA CACCIA AUTOGESTITE QUINQUENNALI
Art. 51 L.R. 32/78
Art. 97 L.R. 23/98
Regolamento N. 119/1986 del Assessorato Difesa Ambiente
Regione Autonoma della Sardegna
DENOMINAZIONE ISTITUZIONE SUPERFICIE N.SOCI TERRITORIO/
CACCIATORE
Parruccu
(Uta)
DADA n. 7 del
21/02/1983 ha 1799 193 9,32 ha
Is Cuccureddus
(Villaspeciosa)
DADA n. 404
del 28/04/1989 ha 575 49 11,73 ha
Su Casteddu
(Decimoputzu)
DADA n. 271
del 18/09/1980 ha 840 69 12,17 ha
Is Gilladas
Capoterra
DADA n. 333
del 19/12/1979 ha 950 47 20,21 ha
Sa Tegula
(Teulada)
DADA n. 545
del 01/12/1981 ha 1762 104 16,94 ha
Internamente al pSIC si trova una porzione della zona in concessione per la caccia autogestita
“Parruccu”. Le zone in concessione per la caccia autogestita “Zinnigas”, “Gutturu Sporta”, “Is
Gilladas” si trovano, invece, a ridosso del confine.
Le zone in concessione per la caccia autogestita “Su Casteddu”, “Is Cuccureddus”, “Tegula”,
“Sant’Uberto” si trovano ad una maggiore distanza dal pSIC: esse, pur non essendo a diretto
contatto con l’area possono determinare un incremento della pressione venatoria della zona.
Tale pianificazione evidenzia che le zone a vincolo faunistico e istituti venatori non sono state
individuati con criteri adeguati, pertanto si potrebbe presentare un problema di eccessivo prelievo
che può aggravare situazioni già a rischio per le specie.
La caccia di per sé non compromette la diversità di un ecosistema ma potrebbe divenire una
minaccia per le specie quando il tasso di prelievo è maggiore del tasso di rinnovamento della
specie.
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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CapitoloCapitoloCapitoloCapitolo 6 6 6 6
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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6. CARATTERIZZAZIONE ARCHEOLOGICA, ARCHITETTONICA E CULTURALE
Sotto il profilo degli attrattori, oltre alla dotazione di una risorsa naturale pressoché incontaminata
sia in ambiente marino che montano, il sistema locale dell’accoglienza può contare sulla
eccezionale ricchezza del patrimonio culturale e identitario (Tab. 5); tanto le emergenze di tipo
archeologico-culturale che le attività e le espressioni legate all’identità delle comunità connotano in
maniera univoca l’intero contesto territoriale, conservando un carattere di omogeneità lungo le
tappe che segnano l’evoluzione dell’azione antropica nell’area ma che al contempo si declinano in
funzione dei connotati peculiari assunti da ciascun centro abitato. Se in ambito regionale le aree
archeologiche costituiscono il principale fattore di richiamo per flussi di tipo turistico-culturale,
l’area archeologica di Nora conta oltre 65 mila presenze annue posizionandosi tra i siti più visitati
in tutta la regione. Oltre alla diffusa presenza di testimonianze nuragiche e punico-romane, il
territorio ospita autentici simboli del periodo medioevale e dell’attività mineraria moderna che
riportano alla valorizzazione del Parco Geominerario della Sardegna. A ciò si affiancano da un lato
le strutture museali e le consolidate esperienze di gestione congiunta avviate nei comuni di Pula
(COPTUR) e Santadi (Cooperativa Fillirea) nonché la rispettiva adesione ai circuiti locali di promo-
commercializzazione turistica (Consorzio Turistico “Costiera Sulcitana”), dall’altro alcune
espressioni significative di raccolte etnografiche orientate alla valorizzazione dei simboli della vita
contadina (Santadi e Nuxis).
L’eredità del mondo rurale costituisce in questo senso il principale elemento dinamico del
patrimonio culturale dell’area, contraddistinto da un articolato numero di eventi legati alla tradizione
agricola, sacra ed enogastronomica delle comunità; tra le altre si segnalano: la festa campestre di
Sant’Elia a Nuxis (Maggio), la sagra di Sant’Efisio a Pula e Sarroch (Maggio) la festa di
Sant’Isidoro e il rito del Matrimonio Maritano a Santadi (Agosto), la festa di San Platano a
Villaspeciosa (Agosto), la festa di Santa Greca a Decimomannu (Settembre). Le stesse attività ed
espressioni dell’artigianato tipico locale e delle arti popolari formano frequentemente oggetto di
manifestazioni e rassegne di valenza nazionale ed internazionale; di particolare richiamo il
Concorso Nazionale di Ceramica di Assemini e il Simposio Internazionale di Scultura su Pietra a
Teulada. La tipicità del contesto rurale si ritrova inoltre sia nei tratti architettonici delle
caratteristiche abitazioni del Basso Campidano (“case campidanesi”) e testimoniata dall’adesione
del comune di Assemini all’Associazione Nazionale “Città della Terra Cruda”, impegnata da anni
nella valorizzazione e nel recupero del patrimonio abitativo costruito in terra cruda; che negli edifici
diffusi nell’agro del Sulcis (“medaus” e “furriadroxius”), i quali formano oggetto di un progressivo
processo di valorizzazione in chiave turistica. Il sistema locale dell’accoglienza può infine contare
sulla presenza di un articolato settore artigianale, suscettibile di una possibile valorizzazione su
mercati più ampi rispetto a quello locale e tale da poter sfruttare le opportunità offerte dal mercato
turistico. Ciò vale anche per quelle attività impegnate nella lavorazione tradizionale del legno, della
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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ceramica (con in evidenza Assemini, riconosciuta “città della ceramica” nell’ambito del progetto
“Res Tipica” dell’ANCI) e del tessile per le quali il frequente e problematico sottodimensionamento
delle attività si traduce in una limitatezza dei volumi di produzione e quindi dei mercati di sbocco.
Una debolezza strutturale che, a fronte di elevati costi di produzione, si tramuta in basso potere
Di seguito è riportato per ogni comune dell’area pSIC l’inventario dei beni architettonici,
archeologici, musei e centri culturali, biblioteche e archivi e delle principali manifestazioni.
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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6.1 SCHEDE BENI ARCHITETTONICI, ARCHEOLOGICI, MUSEI E CENTRI CULTURALI,
BIBLIOTECHE E ARCHIVI E DELLE PRINCIPALI MANIFESTAZIONI DEI COMUNI DELL’AREA
PSIC.
Assemini Tipologia Nome Descrizione
Chiesa di San Giovanni Raro esempio di edificio bizantino, eretta tra il X e l' XI secolo, con
pianta a croce latina e campanile a vela
Chiesa di San Pietro Apostolo
Della prima metà del XI secolo, ricostruita poi nel XVI secolo in stile
gotico-aragonese, e rimaneggiata ancora nel XVIII secolo, con la
facciata rettangolare merlata e il campanile quadrato, con aggiunta
della parte superiore esagonale nel Settecento
Oratorio di San Giovanni Edificato tra il IX e il X secolo presenta una pianta greca e copertura a
botte sormontata da una cupola tardo-bizantina
Villa Asquer-Casa Fortificata
Resti insediamento antico
Insediamenti abitativi antichi di età
nuragica ed alto medioevale
Edificio monumentale tardo-romano
BENI
ARCHITTETONICI E
ARCHEOLOGICI
Miniera di San Leone
Uno dei siti più significativi del Parco Geominerario della Sardegna
sotto l'aspetto storico e geologico-giacimentologico;l'area è inoltre
ricchissima di impianti e strutture minerarie sia in superficie che in
sotterraneo
Museo archeologico In allestimento
Museo di Storia Naturale
"Aquilegia"
Attualmente sono allestite sei sale che seguono le principali discipline
delle scienze naturalistiche
Esposizione ceramica d'arte e
mostra mercato permanente
dell'artigianato locale
Vengono esposte le migliori espressioni artistiche del Concorso
Nazionale di Ceramica e le produzioni contemporanee della ceramica
asseminese.
MUSEI, CENTRI
CULTURALI,
MOSTRE E
GALLERIE
Centro Pilota per la Ceramica Offre la possibilità di ammirare e acquistare la più completa rassegna di
opere dei ceramisti locali
BIBLIOTECHE E
ARCHIVI Biblioteca Comunale
Tournee regionale del Teatro
Stabile della Sardegna Luglio, spettacoli di prosa e teatro
Concorso Nazionale di Ceramica
Con cadenza biennale, è suddiviso in tre categorie: sezione ceramica
tradizionale, settore innovazione, e scuole d’arte. Obiettivo principale è
quello di favorire l’incontro e il confronto tra la realtà isolana e quella dei
più rinomati centri di produzione ceramica della penisola
Festa di Santa Lucia Mese di maggio-giugno. Manifestazione religiosa
Sagra della mietitura
Manifestazione di tradizioni popolari dedicata alla mietitura, trebbiatura,
macinazione del grano e lavorazione dei derivati con attrezzi originali.
Degustazione di prodotti lavorati (Murzu)
SAGRE,
TRADIZIONE
SACRA E FESTIVAL
Sagra della pecora Mese di giugno
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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Festa di San Giovanni Battista Mese di giugno
Festival Folk "Is Pariglias"
Mese di luglio. Incontro culturale con rappresentazioni di danze,
musiche e culture etniche internazionali, con seminari tenuti da relatori
internazionali
Festa della Beata Vergine del
Carmine Mese di luglio. Manifestazione religiosa con spettacoli musicali
Matrimonio Asseminese Mese di agosto
Sagra de "Sa Panada" Mese di agosto. Sagra gastronomica del prodotto tipico locale "Sa
Panada". Dimostrazione di antichi mestieri
Sagra dei "Malloredddus" Mese di settembre.
Capoterra
Chiesa campestre di Santa Barbara Piccola chiesa romanica situata in una località di grande bellezza
panoramica
BENI
ARCHITTETONICI E
ARCHEOLOGICI Su Miriagu Sito minerario
Biblioteca Comunale BIBLIOTECHE E
ARCHIVI Biblioteca dell'Osservatorio
Astronomico
"Is Ainus de Aiaiu" Mese di marzo-aprile. Esposizione di oggetti e attrezzi del mondo
contadino
Festa di Sant'Efisio Mese di maggio. Processione per le vie del paese ed esibizione di
gruppi folk
Festa campestre di Santa Barbara Mese di giugno. Festeggiamenti nell'antica chiesetta campestre.
Estemporanea di pittura, scultura e poesia
"Aiaus in Festa" Mese di luglio. Mostra mercato di prodotti dolciari, lavori artigianali e
ricami
Sagra del pesce Mese di agosto. Degustazioni di pesce
"Scraccalius" Mese di agosto-settembre. Rassegna di teatro dialettale con le
compagnie teatrali del Campidano
Festa di San Girolamo Mese di settembre. Processione per le vie del paese con la
partecipazione di gruppi folk
SAGRE,
TRADIZIONE
SACRA E FESTIVAL
Festa di San Francesco Mese di ottobre. Processione con cavalli bardati ed esibizione di gruppi
folk
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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Decimomannu
Chiesa di Santa Greca
Edificata nel XIV secolo in stile romanico sul luogo di sepoltura della
santa: di questa prima fase rimane solo la cappella dietro l'altare
maggiore. Dopo alterne vicende la chiesa fu ricostruita quasi per intero
nel XVI secolo ed in seguito rimaneggiata più volte
Chiesa di Sant'Antonio Abate Parrocchiale
BENI
ARCHITTETONICI E
ARCHEOLOGICI
Ponte romano
BIBLIOTECHE E
ARCHIVI Biblioteca Comunale
Sant'Antonio Abate Mese di gennaio
"Is Pariglias de Su Dominigu de
Agoa" Festa tradizionale della pentolaccia e pariglie a cavallo
Sant'Isidoro Mese di maggio
SAGRE,
TRADIZIONE
SACRA E FESTIVAL
Sagra di Santa Greca Mese di settembre
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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Domus de Maria Torre di Chia Costruita dagli aragonesi nel XVII secolo
Bithia
I resti dell'antica città sono molto difficili da individuare, sia perché è
rimasto molto poco, sia per la particolare struttura della città, priva di un
centro urbano vero e proprio. Si può vedere ciò che resta di mura e di
abitazioni e del cosiddetto tempio di Bes, situato nella zona dello
stagno. Interessante è anche l'isolotto di Su Cardolinu, dove si trovava
il tophet fenicio, di cui non è più visibile pressocchè nulla, e il tempio
punico edificato dopo la conquista cartaginese della Sardegna, di cui
rimangono resti di mura
Chiesetta del Crocificco
Ruderi di una fortezza di età
nuragica
BENI
ARCHITTETONICI E
ARCHEOLOGICI
Resti monumentali di cave antiche
utilizzate in periodo punico e
romano
MUSEI, CENTRI
CULTURALI,
MOSTRE E
GALLERIE
Museo archeologico comunale
La mostra archeologica sull'antica città fenicio-punico-romana di Bithia,
allestita presso la sala Mostre Temporanee ospita i corredi funerari di
alcune tombe fenicie, puniche e romane, unitamente a parte della stipe
votiva del tempio di Bes
BIBLIOTECHE E
ARCHIVI Biblioteca Comunale
Sagra dei fichi Mesi di luglio-agosto
Sagra della focaccia Mesi di luglio-agosto
Sagra del cinghiale Mesi di luglio-agosto
Festa del Pescatore Mesi di luglio-agosto
Sagra dei pesci Mesi di luglio-agosto
Biennale di pittura e scultura Mesi di luglio-agosto
Carnevale estivo Mesi di luglio-agosto
Concorso Regionale di Poesia
dialettale Mesi di luglio-agosto
Estate Mariese
Mesi di luglio-settembre. Mostre di arte, artigianato locale e oggetti del
passato, assaggi di prodotti tipici, dimostrazioni dal vivo sulla
produzione di pane, formaggio e dolci
SAGRE,
TRADIZIONE
SACRA E
FESTIVAL
Sagra di "S'Arroseri" - Festa
patronale della Madonna del
Rosario
Mese di ottobre
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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Nuxis
Chiesa di Sant'Elia di Tattinu
Il primo impianto risale al periodo bizantino, al secolo VIII o IX e
presenta pianta a croce greca con cupola ogivale, mentre l facciata è
sormontata da un campanile a vela
"Tattinu"
Tempio a pozzo che si inserisce nell'ambito di un villaggio di capane.
Gli scavi indicano la frequentazione dall'età del Bronzo recente all'età
del Ferro
Grotta di Acquacadda Reperti della civiltà di Monte Claro
Sant'Elia Pieve bizantina del VII secolo
Is Pilus Sito minerario
Serra Sirbonis Sito minerario
Su Sinibidraxiu Sito minerario
Bachera-Tatinu Sito minerario
BENI
ARCHITTETONICI E
ARCHEOLOGICI
Complesso minerario Sa Marchesa Sito minerario
AREE
MONUMENTALI E
PARCHI
Villa Letizia Borgo ristrutturato per ricettività
Centro espositivo Allestimento sulla vita e lavoro in miniera nel complesso minerario "Sa
Marchesa"
MUSEI, CENTRI
CULTURALI,
MOSTRE E
GALLERIE Museo etnografico Espone strumenti di lavoro e suppellettile legate al mondo contadino
BIBLIOTECHE E
ARCHIVI Biblioteca Comunale
Mosra delle piante officinali e
aromatiche del sud-ovest sardo inizio aprile
Festa di San Pietro 28-30 giugno
Festa in onore di S. Elia 8-14 settembre. Il culto per questo santo è il più antico portato dai
Bizantini in Sardegna
Mostra micologica del sud-ovest
sardo inizio novembre
SAGRE,
TRADIZIONE
SACRA E FESTIVAL
Festa patronale di San Pietro Mese di giugno
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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Pula
Sant'Efisio di Tattino
Chiesa costruita nell'XI secolo sul luogo dove fu martirizzato il Santo. Il
primo impianto risale al 1102, ma subì pesanti rifacimenti nel XVIII e nel
XIX secolo
Torre di Coltellazzo Costruita dagli spagnoli nel XI secolo e protetta da una cortina muraria
rinforzata da torri, si eleva 12 metri sulle rovine di Nora
Torre di San Macario Costruita nel XI secolo e utilizzata fino al XVIII secolo sorge sull'isoletta
omonima al largo di Nora
BENI
ARCHITTETONICI E
ARCHEOLOGICI
Villa Santa Maria e pertinenze
rustiche
AREE
MONUMENTALI E
PARCHI
Area archeologica di Nora La città mostra edifici di varie epoche, ma i resti più significativi sono
quelli del periodo romano
Centro di educazione ambientale
"Laguna di Nora" E' dedicato all'ecosistema marino e lagunare
Museo archeologico comunale
"Patroni"
Vi sono esposte ceramiche puniche, romane, anfore fenicie; due
importanti vasi in pasta vitrea; vasellame da mensa, corredi funerari e
votivi
MUSEI, CENTRI
CULTURALI,
MOSTRE E
GALLERIE
Museo Norace Comprende una ricca collezione numismatica e una mineralogica di
campioni rinvenuti nelle cave e nelle miniere della Sardegna
BIBLIOTECHE E
ARCHIVI Biblioteca Comunale
Festival "La Notte dei poeti" (Teatro
di Sardegna e CEDAC)
Luglio, si svolge dal 1983 nel suggestivo teatro dell'antica cittadina di
Nora
Sagra di Sant'Efisio
Maggio. La manifestazione si lega al voto pronunciato dalla città di
Cagliari per ringraziare il Santo che aveva liberato la Sardegna dalla
pestilenza
Festa di San Giovanni Battista Mese di giugno
Rassegna dell'artigianato sardo Mese di luglio
SAGRE,
TRADIZIONE
SACRA E FESTIVAL
Festa de L'Assunta Mese di agosto. Processione a mare
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
- 173 -
Santadi
Pani Loriga Domus de janas, fortezza nuragica, insediamento punico-fenicio
"Su Benatzu", "Forresu",
"Pantaleo", "San Paolo", "Monte
Miana"
Tempio ipogeico. Cavità abitate in epoca neolitica
Nuraghi Diana e Sanna Presenza di menhirs aniconici e protoantropomorfi, con cavità
emisferiche
"Su Fossu Tundu" Miniera Nuragica
"Nuraxi Senzu" Monumento nuragico a torre
Barrancu Mannu Tomba dei giganti di epoca nuragica
Is Canis Sito minerario
Monta Cerbus Sito minerario
Su Benatzu Sito minerario
San Pantaleo Sito minerario
BENI
ARCHITTETONICI E
ARCHEOLOGICI
Barrua de Susu, Su Benatzu, Is
Cattas, Barrancu, Terresoli Diffusa localizzazione di "medaus"
Parco "Su Cuccumeo" (San
Pantaleo) AREE
MONUMENTALI E
PARCHI Grotte di "Is Zuddas" Famosissimme per le grandi formazioni stalagmitiche e stalattitiche,
hanno una notevole estensione e sono formate da numerose sale
Civico Museo Archeologico
All'interno sono esposte inedite e preziose testimonianze dei primi
insediamenti umani e degli specifici sviluppi della civiltà protosarda dal
VI al I millennio avanti Cristo
MUSEI, CENTRI
CULTURALI,
MOSTRE E
GALLERIE Museo etnografico e archeologico
"Sa Domu Antiga"
Casa museo allestita in una caratteristica abitazione del primo
Novecento tpica della tradizione contadina
BIBLIOTECHE E
ARCHIVI Biblioteca Comunale
Matrimonio Mauritano e Settimana
Culturale Santadese
Nel mese di agosto si celebra la cerimonia di nozze secono la
tradizionale cultura agropastorale. Il rito è seguito dall'offerta
propiziatoria volta ad assicurare prosperità alla nuova coppia
"Incontro con la natura" Mese di maggio. Passeggiata ecologica di grande impatto naturalistico-
ambientale
Festa di San Giovanni Bosco Mese di agosto
SAGRE,
TRADIZIONE
SACRA E FESTIVAL
Festa di San Nicola di Bari Mese di settembre
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
- 174 -
Sarroch Complesso costituito dalla Villa
d'Orri con pertinenze, parco e
dipendenze
In passato eletta a dimora estiva della casa Savoia
Nuraghe "Antigori"
Il complesso si compone di numerose capanne circolari e torri
nuragiche circondate da poderose mura, di cui restano poderose mura,
di cui restano alcuni tratti, costruite con blocchi di pietra di grosse
dimensioni che si appoggiano direttamente sulle asperità rocciose
naturali. Datarli ai secoli dal XXI XIII a.C. Oltre alla ceramica nuragica è
stata rinvenuta anche ceramica micenea, proveniente dall'Argolide, da
Creta, e da Cipro, che ha messo in rilievo gli scambi esistenti fra
Sardegna e Vicino Oriente
Nuraghe "Sa Domu 'e S'Orku"
Di tipo arcaico ed è composto da due torri collegate fra loro da un
cortile interno al quale si accede dall'ingresso principale. Anche qui
furono rinvenuti frammenti di ceramica micenea, il che testimonia come
nel Tardo Bronzo la zona fosse interessata da scambi con l'Egeo e il
Mediterraneo orientale
Tomba dei Giganti del II millenno
a.C.
BENI
ARCHITTETONICI E
ARCHEOLOGICI
Resti archeologici di tomba
megalitica "Su Nuraxeddu"
BIBLIOTECHE E
ARCHIVI Biblioteca Comunale "Mondo Libro"
Sagra di Sant'Efisio
Maggio. La manifestazione si lega al voto pronunciato dalla città di
Cagliari per ringraziare il Santo che aveva liberato la Sardegna dalla
pestilenza
Mostra dell'artigianato sardo Mese di luglio
Sagra del pesce Mese di agosto. Degustazioni di pesce
Sagra dei dolci di sapa Mese di agosto Dimostrazione della preparazione e degustazione del
"Pane di sapa" e di altri dolci di sapa
SAGRE,
TRADIZIONE
SACRA E FESTIVAL
Festa di Santa Vittoria Mese di settembre
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
- 175 -
Siliqua
Monte Oru, Monti de S'Arcu, Monte
Miali, Domu de Is Perdas Resti nuragici
San Pietro di Siliqua, Medau
Casteddu, S. Luxia, S. Sida, S.
Jaccu e S. Margherita
Insediamenti di epoca punico-fenicia e romana
Castello di Acquafredda Costruito dai pisani nel XII secolo in stile romanico. Appartenne alla
famiglia pisana dei Donoratico della Gherardesca
Arcedda, Sebatzus, Frongia, Saruis
e Stiarro Insediamenti di epoca medioevale
Rocca sa Pibera Sito minerario
Sa Rocca Sito minerario
M. de Sinibiris Sito minerario
Chiesa di San Giorgio Chiesa parrocchiale il cui impianto primitivo risale al XIII
secolo
Chiesa di San Pietro Costruita su resti romani
BENI
ARCHITTETONICI E
ARCHEOLOGICI
Chiesa di Sant'Antonio Edificio tardogotico
BIBLIOTECHE E
ARCHIVI Biblioteca Comunale
Festa di San Giorgio Mese di aprile
Festa di San Giacomo Mese di maggio
Estemporanea nazionale di pittura Mese di maggio
"Biomediterranea" Mese di maggio. Rassegna di prodotti agro-alimentari biologici
San Giuseppe Calasanzio Mese di agosto
SAGRE,
TRADIZIONE
SACRA E FESTIVAL
Festa di Santa Margherita Mese di settembre
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
- 176 -
Teulada "Mondia" Tomba dei Giganti
"Tuarredda Malfatano" Nuraghe
Isola di Campionna Nuraghe
"Ladu Arrubiu" Nuraghe
"Crabili" Nuraghe
"Punta su Putzu" Nuraghe
"De Frois" Nuraghe
"Punta Acuzza" Nuraghe
"Giara" Nuraghe
"Monte S'Ira" Nuraghe
"Monte Cogottis" Nuraghe
"Su Pizzu Arrubiu" Nuraghe
"Sa Patera" Nuraghe
"Serra Andria Santus" Nuraghe
"Campu e Pira" Nuraghe
"Perdu Sarigu" Nuraghe
"Pia" Nuraghe
"Albai I" e "Albai II" Nuraghe
"Sant'Isidoro" Nuraghe
"Monte Idu" Nuraghe
"Giovanni Matta" Nuraghe
"De Sa Canna" Nuraghe
"De S'Ardori" Nuraghe
"Domenico" Nuraghe
"Millanu" Nuraghe
"M. Lapera" Nuraghe
"Monte Perdaia" Nuraghe
"Orbais" Nuraghe
"Su Zippiri" Nuraghe
"Sisinni Acca" Nuraghe
"De Mesu" Nuraghe
"Mondia" Nuraghe
"Malfatano" Nuraghe
"Monte Is Crabus" Nuraghe
"Punta Sa Ruxi" Nuraghe
"Monte Idu II" Nuraghe
"Giu Giuanneddu" Nuraghe
Sant'Isidoro Insediamento punico-romano, chiesetta e torre
"Monte Modditzi" Insediamento nuragico e romano
"Sa Cresiedda" Insediamento punico-romano
Isola di Tuerredda Ruderi di età punico-romana
Porto Tramatzu Necropoli di epoca romana
Peschiera di Malfatano Ruderi di Villa Romana
"Schiena del Siciliano" Ruderi di Villa Romana
San Lorenzo Villa romana
Monte Jacu Villa romana
BENI
ARCHITTETONICI E
ARCHEOLOGICI
Isola Rossa Muraglia nuragica e ruderi di villa romana
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
- 177 -
P.to Scudo Torre
P.to Budello Torre
Malfatano Torre
Monte Lapanu Sito minerario
Loc. Is Carillus, Genniomius,
Mesoni e Susu, Ledda, Mesoni ‘e
Monti, Su Fonnesu, Perdariola, Su
de Is Seis, Gutturu Saidu, Giacu, Is
Pinnas, Paderi, Frau
Diffusa localizzazione di "furriadroxius"
"Sant'Isidoro" Area archeologica
Museo Storico Artistico
Documentario della Parrocchia
Vergine del Carmine
Il museo custodisce ed espone al pubblico documenti dell'archivio
storico, oggetti di culto, ex voto donati alla Parrocchia, paramenti,
simulacri ed opere pittoriche
MUSEI, CENTRI
CULTURALI,
MOSTRE E
GALLERIE Museo Civico
Accoglie 200 manufatti in ossidiana e pietre varie. Sono conservate al
suo interno le opere prodotte nel corso delle ultime edizioni
dell'Incontro Internazionale di Scultura su Pietra
BIBLIOTECHE E
ARCHIVI
Biblioteca Comunale "Grazia
Deledda"
Simposio Internazionale di Scultura
su Pietra
Ogni anno nella prima quindicina di settembre il comune ospita
numerosi scultori di diverse nazionalità le cui opere rimangono in
mostra permanente per le vie del paese
Festa Primaverile di Sant'Isidoro Mese di aprile-maggio. Festa campestre con processione solenne e
manifestazioni folcloristiche
Sagra del Pescatore-Madonna del
Carmine
fine luglio - inizi di agosto; l'evento principale è il trasferimento della
statua della Madonna del paese a Porto Budello fino a Porto Teulada
seguita da un corteo di barche e degustazione di pesce
Festa di Sant'Isidoro - Fiera e
mostra dell'artigianata teuladino -
Festa de "Su Sonatori"
Mese di agosto. Festa estiva del Santo agricoltore. Mostra mercato
dell'artigianato teuladino con dimostrazione pratica di arti e mestieri.
Rassegna di strumenti musicali e canti tipici della tradizione sarda
SAGRE,
TRADIZIONE
SACRA E FESTIVAL
Sagra dell'allevatore Mese di agosto. Degustazione di carni locali
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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Uta "Su Nui de su Pilloni" Complesso nuragico
"Mitza Pedentina, Monte Arrexi" Complesso nuragico
"Su Mulinu" Nuraghe
"Cussorgia, Serra Taccori" Nuraghe
"Bruncu Perdosu" Nuraghe
"Medau de Coccu" Nuraghe
"Mitza de S'Acqua Bella" Nuraghe
"S'Inzidu" Nuraghe
Chiesa di Santa Maria Magramisci Chiesa romanica costruita nella seconda metà del secolo XII su un
precedente edificio di culto
San Nicola Area sacra
"Su Pranu de Porceddu" Terme
"Is Arridelis" Insediamento
"S'Appassiu" Insediamento
"Scala sa Perda" Insediamento
"Perdu Melis" Necropoli
San Sebastiano Chiesa
Santa Maria Chiesa romanica
Santa Giusta Chiesa gotico-catalana
Sant'Ambrogio Chiesa
San Leone Chiesa
BENI
ARCHITTETONICI E
ARCHEOLOGICI
Santa Lucia Chiesa
Sant'Isidoro Mese di maggio
Festa di Santa Giusta Mese di maggio. Festa patronale
Santa Lucia Mese di agosto
SAGRE,
TRADIZIONE
SACRA E FESTIVAL Santa Maria Mese di agosto
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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Villa San Pietro "Mereu" Nuraghe
Loc. Perda e ’Accuzzaui,
Cucumenu e San Filippo Tombe Megalitiche
Loc. Lilloni Tombe dei Giganti
Loc. Porcili Mannu Necropoli di epoca romana
Loc. Sa Sucraxia Necropoli di epoca romana
BENI
ARCHITTETONICI E
ARCHEOLOGICI
Chiesa di San Pietro Apostolo
Eretta nel XIII secolo, la chiesa sorge all'interno del centro abitato cui
diede nome e di cui fu parrocchiale. Mononavata e con copertura lignea
è un pregevole esempio d'arte romanica giudicale
BIBLIOTECHE E
ARCHIVI Biblioteca Comunale
SAGRE,
TRADIZIONE
SACRA E FESTIVAL
San Pietro Mese di giugno
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
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Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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CapitoloCapitoloCapitoloCapitolo 7 7 7 7
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
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7. GESTIONE ATTUALE DELL’AREA
Per quanto riguarda la gestione della area pSIC si possono individuare quattro macroaree:
- Area gestita dall’Ente Foreste comprendente la fascia sud orientale;
- Area gestita dal WWF nella zona nord est;
- Area, di proprietà della ditta Sanai s.r.l.;
- Area di proprietà privata di cui non è nota alcun tipo di gestione.
7.1 Ente Foreste
Il corpo storico denominato foresta di “Pula” che interseca il presente SIC è gestito
dall’amministrazione regionale, sin dalla prima metà del 1900. Gli altri corpi; Gutturu Mannu;
Pantaleo; Monte Nieddu; Tamara Tiriccu; sono stati acquisiti al demanio a partire dal 1980.
Quest’area è stata popolata sin da epoca preistorica ed è ricca di siti archeologici che ne
testimoniano tale presenza, è stata altresì oggetto di sfruttamento nel corso dei secoli da parte
delle popolazioni locali per ricavarne principalmente legna da ardere per usi domestici e condurre il
bestiame al pascolo brado. A partire dalla seconda metà del sec. XIX l’area è stata sottoposta ad
un intenso sfruttamento della risorsa boschiva principalmente carbone e legna da ardere. Merita in
tal senso di essere menzionata la fabbrica di distillazione del legno realizzata dalla società
francese de Hautes Foreneaux di Leone Gouin nella Foresta di Pantaleo nei primi anni del XX sec.
La società possedeva oltre la Foresta di Pantaleo, il complesso boscato di Gutturu Mannu, in agro
di Capoterra e di Assemini, per un totale di circa 10.000 ettari. I soprassuoli forestali furono
utilizzati dalla società Francese a partire dal 1874-75 solo per produrre carbone. Con la
realizzazione tra il 1912 e il 1915, degli impianti per la distillazione del legno in località Pantaleo
oltre al carbone vennero prodotti catrame, acetone, acido acetico ed alcol metilico particolarmente
richiesti dall’industria francese per le necessità belliche legate al primo conflitto mondiale.
Analoga vicissitudine subì il territorio in agro di Pula, Villa S. Pietro e Domus de Maria, ricadente
nelle Foreste di Is Cannoneris-Pixinamanna nella parte Sud del SIC, questi territori infatti subirono
un’intensa attività antropica a partire dalla seconda metà dell’ottocento, in particolare con
l’abolizione degli ademprivi in Sardegna, i quali determinarono prima l’assegnazione del
compendio alla Compagnia Reale delle Ferrovie Sarde nel 1864 e poi la vendita nel 1881
all’imprenditore boschivo Giuseppe Tonietti. Questi utilizzò tutto il soprassuolo della foresta di Pula
a taglio raso senza riserve, per ricavarne legna, carbone e scorza da tannino, realizzando
un’apposita strada ferrata a scartamento ridotto, che dal centro aziendale in località Dispensa
Tonietti, trasportava i prodotti boschivi sino al mare e da qui in gran parte verso la Francia. Il
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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Tonietti esaurito il taglio nel 1887 vendette la proprietà ad un privato di Pula che la utilizzò come
pascolo.
Quest’ultimo nel 1903 si rifiutò di eseguire in proprio le opere studiate per la sistemazione del
bacino del Rio di Pula e il fondo tornò per devoluzione allo stato nel 1905, che intraprese le prime
opere sistematorie.
“All’atto dei primi lavori, la tenuta era popolata di lentisco, fillirea sp. e corbezzolo con poche
ceppaie di leccio, danneggiate dagli incendi e dal pascolo” .
Il territorio in esame presenta oggi una serie di realtà eterogenee, con comuni costieri dove il
settore turistico occupa una porzione rilevante della loro economia (Pula, Capoterra, Villa S.Pietro,
Domus de Maria) e territori dove le principali attività sono di tipo agricolo pastorale (Santadi, Nuxis,
Narcao). La vicinanza con il capoluogo regionale determina un consistente flusso turistico di tipo
stagionale verso le foreste dell’area.
L’Ente Foreste cura i cantieri forestali che ricoprono una superficie totale in area SIC di ha
14.757 localizzati nella parte est dell’area, essi sono così suddivisi:
Cantiere
Is Cannoneris
Pantaleo
Tamara Tiriccu
Bau Pressiu ex
SAF
GutturuMannu
Monte Nieddu
Comuni
Comuni di Pula, Villa S. Pietro, Domus de Maria
Comuni di Santadi, Nuxis
Comune di Nuxis
Comune di Siliqua
Comuni di Assemini, Capoterra
Comuni di Capoterra, Villa S.Pietro, Sarroch
Superficie dem.le
ha 3. 827
ha 4.231
ha 1.460
ha 216
ha 4.748
ha 2.452
Sup.cie in area SIC
ha 3.333
ha 4.194
ha 1.348
ha 216
ha 4.350
ha 1.316
Totali ha 16.934 14.757
I lavori forestali e di ripristino della vegetazione spontanea vengono attuati attraverso
interventi atti a migliorare l’efficienza multifunzionale del bosco (funzioni protettive,
paesaggistiche, ambientali e turistico ricreative) nonché con attività di prevenzione e lotta contro
gli incendi boschivi. Considerato che la formazione forestale più diffusa nell’area è costituita da
cedui a prevalenza di leccio originatisi a seguito delle attività di taglio proseguite fino alla prima
metà del secolo scorso, l’attività selvicolturale odierna è in gran parte finalizzata alla loro
conversione in fustaia mediante una serie di tagli denominati “tagli di avviamento all’alto fusto” con
l’obiettivo di migliorare l’efficienza multifunzionale del bosco nonché i processi di ricostituzione
boschiva in termini di biomassa e di complessità strutturale. Altri lavori svolti riguardano il ripristino
della viabilità, delle infrastrutture di servizio e della sentieristica e aree sosta. Le principali attività
volte alla valorizzazione e fruizione del patrimonio ambientale nei territori in gestione che sono stati
svolti nell’ultimo decennio in area sic dall’Ente Foreste e che si prevede vengano realizzati nel
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
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prossimo futuro, sono di seguito descritti, questi sono coerenti alle linee di indirizzo previste dal
P.F.A.R.
7.1.1 Gestione e valorizzazione del patrimonio boschivo
Nei sistemi forestali degradati ove l’attesa non abbia portato ad una naturale ricostituzione
della copertura del suolo e dove l’azione di degrado sia tale da richiedere un intervento immediato,
al fine di contrastare il rischio idraulico, si è intervenuti mediante rimboschimenti con lavorazione a
strisce, lungo le curve di livello, con rilascio tra le strisce della vegetazione spontanea, seguita da
piantagione di postime ecologicamente idoneo alla stazione, nei primi anni successivi all’impianto
sono state risarcite le fallanze ed eseguite le cure colturali ;
Nei soprassuoli cedui a dominanza di leccio e corbezzolo, più o meno matricinati si è
intervenuti con diradamenti selettivi delle ceppaie ed il rilascio delle migliori matricine al fine di
avviare detti soprassuoli in fustaia;
nelle formazioni artificiali con prevalenza di conifere, si è intervenuti con diradamenti al fine
di ridurre l’eccessiva densità e favorire l’evoluzione naturale del sottobosco a macchia, insediatosi
grazie all’azione di protezione della conifera o, della latifoglia consociata;
nelle formazioni miste con dominanza di sughera gli interventi colturali realizzati sono stati
quelli di ridurre la concorrenza da parte delle specie sciafile, sostituire o rinvigorire le sughere
deperienti mediante tramarratura delle stesse, eseguire gli opportuni tagli fitosanitari al fine di
ridurre il potenziale di inoculo da parte degli agenti del deperimento delle querce.
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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Interventi integrati di gestione forestale ed utilizzo faunistico
In aree aperte, prive di vegetazione forestale, sono stati eseguiti degli erbai autunno-
vernini, finalizzati all’alimentazione integrativa degli ungulati allevati in recinti faunistici, la cui
funzione di questi ultimi è attualmente prevalentemente didattica. Alcune fasce parafuoco sono
state inerbite con la stessa tecnica, al fine di produrre alimento per la fauna in natura e ridurre
l’erosione superficiale.
Interventi di gestione ordinaria degli ungulati e piccola selvaggina
La gestione della fauna in natura è attuata mediante sorveglianza e i periodici censimenti in
particolare quelli del cervo sardo, “al bramito” da postazioni fisse. Vengono effettuati inoltre
periodici controlli sanitari agli ungulati e recupero della fauna selvatica in difficoltà. Si svolge altresì
l’allevamento della lepre sarda e l’attività di apicoltura.
7.1.2 Tutela e salvaguardia del patrimonio forestale - prevenzione e lotta A.I.B.
L’attività di prevenzione viene svolta mediane la ripulitura delle fasce parafuoco, sia
manualmente mediante sfalcio ed abbruciamento della vegetazione, che meccanicamente con
mezzi meccanici. Durante il periodo di rischio incendi vengono inoltre dislocate nel territorio delle
postazioni di vedetta, dotate di cartografia e radio ricetrasmittente al fine di segnalare eventuali
incendi.
L’attività di lotta attiva avviene mediante la dislocazione sul territorio, di squadre di lotta e
mezzi AIB, di concerto con il C.F.V.A. regionale.
L’attività cantieristica si svolge inoltre mediante manutenzioni alle infrastrutture, alla viabilità
forestale, alle sorgenti, ed alle opere AIB, la realizzazione e manutenzione della sentieristica,
cartellonistica, piste per mountain bike, aree sosta visitatori, percorsi didattici, aree pic-nic, ecc.
L’Ente Foreste svolge inoltre attività di supporto alle visite in foresta, prevalentemente
scolastiche o di associazioni di volontariato, mediante “guida” nelle escursioni e nei recinti
faunistici.
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
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7.2 Oasi Wwf Monte Arcosu
7.2.1 Cenni storici
Il comprensorio di Monte Arcosu-Monte Lattias attualmente gestito dal WWF si estende per
una superficie di Ha 3600.
Esso è stato per lungo tempo una riserva di caccia di proprietà privata, nella quale era
presente la popolazione di cervi più consistente dell’area del Sulcis. A seguito dell'abolizione della
Riserva di caccia il numero dei cervi diminuì drasticamente a causa del forte aumento del prelievo
illegale, che proseguì nonostante l’istituzione su una parte del territorio dell’oasi permante di
protezione faunistica e cattura “Gutturu Mannu”.
L’istituzione di quest’ultima non migliorò la situazione in quanto non venne supportata da
una efficiente attività di vigilanza in grado di limitare il fenomeno della caccia di frodo.
Nel 1984 il W.W.F. deliberò l'acquisto dei 3000 Ha dell’area. L'acquisizione di quest’area
avvenne grazie alla partecipazione dei Soci W.W.F., di semplici cittadini, e della C.E.E. e
all’adesione di migliaia di bambini ai Panda Club che contribuirono finanziariamente all’operazione.
Ai 3000 Ha originari si è aggiunta una parte situata sulle pendici del Monte Lattias di estensione
pari a 600 Ha acquisita nel 1995 grazie al contributo della Campagna Foreste del W.W.F.
Le attività iniziali della gestione prevedevano la custodia, l’approvvigionamento idrico ed
energetico, il ripristino di caseggiati, il rifacimento di recinzioni, ed interventi a tutela del cervo. Il
controllo quotidiano dell'area ha limitato drasticamente i fenomeni di bracconaggio (sono stati
rimossi migliaia di cavi d'acciaio per la cattura di cervi e cinghiali).
7.2.2 Gestione della riserva WWF
La gestione attuale dell’area è resa possibile anche grazie ad una convenzione di durata
decennale stipulata il 23 maggio del 1997 (n° 2040) tra il Settore Ambiente della Provincia di
Cagliari e l’Associazione italiana del WWF.
Il WWF svolge una serie di attività connesse alla protezione e alla gestione dell’oasi “Monte
Arcosu”, le attività di vigilanza si svolgono con ricognizioni del territorio con particolare attenzione
nelle località della valle di Gutturu Mannu, Sa Canna, Paddera, Is Castangias dove l’attività del
bracconaggio è più radicata e in generale presso tutto il perimetro della riserva, contestualmente si
effettua la rimozione delle trappole illegale per la cattura della selvaggina.
Gli operatori del WWF in collaborazione con il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale
curano anche il recupero della fauna selvatica ferita che viene ricoverata al Centro di recupero
della Fauna selvatica di Monastir gestito dall’ Ente Foreste della Sardegna.
Piano di Gestione area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”
Provincia di Cagliari – Assessorato all’Ambiente e Difesa del Territorio Ufficio Protezione Fauna Selvatica e Caccia
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Il WWF cura la manutenzione ordinaria delle strutture ricettive e degli impianti presenti
all’interno dell’oasi, cura, inoltre, la manutenzione della viabilità interna con interventi di rifacimento
del fondo stradale e apposizione di segnaletica.
Gli operatori si occupano anche del ripristino e della manutenzione dei sentieri naturalistici
esistenti.
L’associazione si occupa anche della gestione agroforestale del territorio con la
realizzazione di radure e coltivazione di erbai per l’alimentazione della fauna oltre alla cura del
bosco con diradamenti e pulizia del sottobosco e l’individuazione di sorgenti ed creazione di
abbeveratoi.
Vengono svolte anche attività di tipo scientifico come i censimenti delle popolazioni di cervo
sardo presenti all’interno dell’oasi. All’interno dell’oasi è presente una foresteria che offre servizio
di pernottamento e ristorazione, vi è anche la possibilità di usufruire del servizio di guida
naturalistica per le visite ed escursioni sul posto, questi servizi sono offerti previa prenotazione
7.2.3 Gestione forestale
L’intera area della Riserva WWF di Monte Arcosu presenta una omogeneità di
caratteristiche ambientali. L’attuale situazione forestale è il risultato di pregresse azioni non
regolamentate, come tagli per il legnatico, pascolamento e incendi.
Le formazioni forestali ed arbustive si presentano essenzialmente con stadi transitori del climax
vegetale e soltanto in poche aree si trovano stadi maturi della successione.
La macchia mediterranea, caratterizzata da specie sempreverdi sclerofille e malacofille costituisce
l’aspetto più diffuso della vegetazione a basse altitudini.
La gestione forestale nella Riserva è essenzialmente di tipo naturalistico.
Di seguito vengono sinteticamente elencati gli ambienti vegetali del territorio e la tipologia di
gestione prevista per ognuno.
Gli interventi proposti sono rivolti al miglioramento della struttura dei soprassuoli (con particolare
riferimento ai cedui composti) e, allo stesso tempo, alla realizzazione di radure finalizzate ad un
aumento delle disponibilità pabulari per il cervo sardo.
Gli interventi vengno eseguiti solo in aree con pendenza non superiore al 25% per evitare l’innesco
di processi di erosione del suolo.
Le tipologie vegetazionali presenti sono illustrate di seguito con le relative modalità di gestione:
Bosco naturale monospecifico di Leccio
È costituito prevalentemente da fustaie transitorie derivanti da cedui invecchiati di leccio.
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In tali aree si interviene con tagli selettivi, secondo criteri di diradamento dal basso, per eliminare
gli esemplari di leccio sofferenti e soprannumerari. Particolare attenzione è data alla presenza di
piante di acero e agrifoglio che devono essere salvaguardate ed avvantaggiate dall’intervento.
Localmente in aree idonee si prevede la realizzazione di piccole radure finalizzate all’evoluzione di
praterie naturali per l’alimentazione del cervo.
Foresta mista di sclerofille sempreverdi
Si tratta di formazioni vegetali molto variabili sotto l’aspetto fisionomico e vegetazionale
Comprende sia macchia di origine secondaria (di degradazione della lecceta) sia macchia di tipo
primario fortemente condizionata dai fattori pedoclimatici (es. ginepreti) in queste aree si
prevedono interventi localizzati rivolti perlopiù alle cenosi preforestali in particolare laddove la
presenza del leccio è particolarmente evidente. gli interventi sono realizzati mediante tagli saltuari
che favoriscano l’evoluzione della foresta mista di sclerofille verso la foresta a prevalenza di leccio
in particolare si intende orientare l’evoluzione verso il ceduo composto con un elevato numero di
matricine in modo tale che possa ospitare i silvidi ed altre specie della fauna migratoria.
Macchia bassa e garighe
Nella maggior parte dei casi si osservano cenosi di degradazione dei boschi e delle
macchie più evolute. La composizione floristica è molto variabile in funzioni delle condizioni
stazionali e della foresta originaria da cui derivano. Si tratta di formazioni con prevalenza di xerofite
aventi per lo più foglie di piccole dimensioni e revolute come il cisto, lo sparzio villoso, il ginepro
rosso (sporadico), l’euforbia arborea e l’erica arborea. Nei settori con forti limitazioni per
rocciosità, pendenza, e scarsa profondità del suolo, sono individuabili macchie e garighe
caratterizzate dalla presenza di essenze endemiche ed aromatiche (lavanda , ginestra corsica
etc.).
In queste aree non si prevede alcun intervento nel breve periodo, salvo poi adottare criteri
gestionali analoghi a quanto detto sopra nel momento in cui si riscontreranno le idonee condizioni
di evoluzione del soprassuolo.
Vegetazione ripariale
Trattandosi di ambienti vegetali di notevole interesse naturalistico e di scarsa valenza
selvicolturale in tali aree non si prevede alcun tipo di intervento.
Si sottolinea che tutti i corsi d’acqua sono a carattere torrentizio con portate notevoli durante il
periodo autunno-invernale e parzialmente asciutti d’estate; tra questi è di particolare interesse il
Rio Camboni che, come detto ospita l’endemica Trota sarda (Salmo (trutta) macrostigma).
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Interventi di gestione eseguiti
Gli interventi riguardano la macchia foresta mista di sclerofille sempreverdi e sono stati
effettuati con i seguenti accorgimenti:
• l’allungamento del turno di ceduazione fino a 30-35 anni;
• il rilascio di un contingente di matricine più elevato (numero di matricine intorno a 200-
250 per ettaro);
• il mantenimento di un numero di 30-40 individui vetusti per ettaro;
• l’avviamento ad alto fusto dei lembi meritevoli che tendono alla chiusura della copertura
vegetale allo scopo di ripristinare la lecceta e il taglio selettivo con criteri di diradamento
dal basso per eliminare gli esemplari sofferenti di leccio e di quelli soprannumerari.
• tagli a buca in modo che i cervi ritrovino in questo ambiente il loro habitat naturale e che
nelle piccole radure così create, abbiano una maggiore disponibilità di cibo.
Altri interventi hanno interessato l’ampia radura de Su Bacinu a Perdu Melis. La radura è
stata ripulita dalla macchia bassa che la soffocava e coltivata con essenze foraggere
adeguate all’alimentazione degli ungulati. Una parte del campo coltivato è stato recintato e
irrigato per poter fornire erba fresca anche nel periodo estivo agli animali.
Localizzazione interventi
località su Bacinu, Perdu Melis apertura radura, anno 1987, sup. 2 ettari, macchia bassa. Punto (1)
in cartografia
• P. Melis,1989 – 1997, sup. 5 ettari, macchia foresta (2)
• località is Fundus e Gennastrinta, anni 1996-98 , superficie 5 ettari , macchia foresta con
lembo di lecceto (3)
• località su Pirastu- Suergiu, anno 2002 – 2004, sup.15 ettari, macchia foresta (4)
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Figura 2 Gestione Forestale Riserva WWF Monte Arcosu.
7.2.4 Gestione Attività di fruizione.
Nel territorio della Riserva sono presenti diverse strutture esse sono state ristrutturate e sono
disponibili per l’utilizzo esse sono:
- Case Perdu Melis (B1a)
- Case sa Canna (B1b)
- Case Baracca Sassa (B1c).
Case Perdu Melis (B1a)
È il primo centro, realizzato dal WWF, si trova nel cuore dell’Oasi, in località Perdu Melis nell’alta
valle del Guttureddu. È costituito da 5 piccoli bivani atti a ospitare villeggianti, escursionisti e
ricercatori. Annesso a questo vi è una grande sala che verrà adibita a punto ristoro.
A duecento metri si trova un’altro edificio, composto da 5 locali utilizzabili come alloggio per i
visitatori.
Le strutture sono servite da impianto per acqua potabile, depuratore per i reflui e impianto elettrico
alimentato da piccole centrali fotovoltaiche.
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La vocazione di questo centro è il turismo naturalistico di qualità e la ricerca scientifica ambientale
sul campo.
Fino a qualche anno fa le strutture erano utilizzate per piccoli soggiorni da parte di escursionisti e
ricercatori oltre che dal personale della Riserva. Attualmente dopo la ristrutturazione avvenuta
nel 2001 attendono di essere riattivate a cura della società TEMI-IZI, appaltatrice della gestione
dell’oasi WWF.
Case sa Canna (B1b)
Queste strutture si trovano, in località “Sa Canna” nella valle del Riu Guttureddu alla confluenza
con il riu sa Canna, principale punto di accesso all’Oasi.
Qui si trovano, il centro visite, gli uffici, la foresteria dotata di 24 posti letto, un punto ristoro e gli
alloggi del personale dell’Oasi e una piccola officina.
Il centro è alimentato con energia elettrica ricavata da una piccola centrale fotovoltaica oramai non
più sufficiente alle esigenze di quelle strutture a tal proposito è stato avviato un progetto per il suo
ampliamento. Nei casi di necessità si fa ricorso ad un gruppo elettrogeno silenziato.
In questo centro si svolgono le attivate più impattanti della Riserva l’accoglienza e l’orientamento
dei visitatori, l’intrattenimento delle scolaresche, le manifestazioni pubbliche. come la
manutenzione degli automezzi e delle attrezzature.
Case Baracca Sassa (B1a)
Struttura recuperata totalmente nel 1998 da un antico rudere situato in agro di Siliqua sulla riva del
Riu Camboni e circondato da grandi foreste, rappresenta l’ingresso per la parte ovest della riserva.
La struttura, che può ospitare un limitato numero di persone. Non dispone di energia elettrica.
Esso si trova lontano dai flussi turistici per la difficoltà di accesso, la carrozzabile è percorribile solo
con mezzi fuoristrada e la sua esistenza non è evidenziata.
Struttura idonea ad ospitare escursionisti che intendono fare della tappe durante i lunghi trekking di
più giorni. Attualmente è utilizzata come punto di appoggio dal gruppo PAN, volontari della
protezione civile di Siliqua che svolgono saltuariamente attività di sorveglianza nell’area. È anche
un punto di meta per escursionisti.
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Figura 3 Zonizzazione Riserva WWF Monte Arcosu.
Per meglio supportare le attività turistiche, ricettive e didattiche il WWF ha incaricato nel 2006 la
società TEMI-IZI che si avvale di una cooperativa locale per le attività sul campo: il Caprifoglio.
I servizi offerti sono:
Giornate Natura ed Escursioni Si tratta di escursioni di una sola giornata programmate
all’interno della Riserva e nelle aree circostanti.
Escursioni Fotografiche Accompagnati dalle guide dell'Oasi si avrà accesso ai recinti in
cui è più semplice fotografare gli animali e nei luoghi di maggior
interesse paesaggistico della Riserva.
Trekking Monte Arcosu, con i suoi 80 Km circa di sentieri, offre
numerose possibilità di effettuare trekking di più giorni.
Stages a tema Si tratta di corsi da svolgersi durante i fine settimana. I temi
trattati sono principalmente fotografia naturalistica e Micologia.
Stages di formazione Sono rivolti ad Enti di formazione professionale che intendono
svolgere lo stage formativo in un'area protetta. I partecipanti
saranno coinvolti in attività educative e gestionali.
Settimane verdi Le settimane verdi sono tra le proposte più importanti del WWF
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nell'ambito dell'attività di educazione ambientale. Sono rivolte
alle scuole di ogni ordine e grado e la loro durata va dai tre ai
cinque giorni.
Campi Avventura Sono campi dedicati alle vacanze in natura, rivolti ai bambini
dai 6 ai 10 anni e dagli 11 ai 14. Dieci giorni immersi nel verde
di Monte Arcosu e nel mare della Sardegna del sud.
Ristoro Attualmente la struttura adibita a questa attività è quella posta
all'ingresso della Riserva in località Sa Canna. Presto sarà
disponibile anche la struttura situata nel cuore dell'Oasi in
località Perdu Melis che potrà fornire piccoli pasti.
Soggiorni in foresteria Per chi intende godere a pieno della pace e della tranquillità
dell'Oasi soggiornare in foresteria è la soluzione ideale.
Studio e realizzazione di
progetti di Educazione
ambientale
Il WWF offre un supporto tecnico per tutte le Scuole, Enti
pubblici, Associazioni, ecc. che intendano presentare e
realizzare progetti educativi.
All’interno della riserva vige un Regolamento che disciplina le modalità di fruizione
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La fruizione della riserva è principalmente di due tipi:
• Didattica Rivolta alle scuole, concentrata nei mesi di aprile, maggio e giugno,
principalmente in località Sa Canna, coinvolge circa 1500 alunni l’anno;
• Turistica . Coinvolge circa 3500 persone l’anno che in gran parte si ferma nei pressi della
struttura di Perdu Melis per picnic e brevi passeggiate nell’agevole sentiero natura mentre
gli escursionisti esperti frequentano i sentieri più impegnativi alle pendici del Monte Lattias
e del Monte Arcosu.
Periodicamente si organizzano eventi particolari come Giornata delle Oasi, “Corri e
Concorrinatura” che in una sola giornata attraggono fino a un migliaio di visitatori.
La riserva è frequentata anche dagli appassionati di mountain bike che percorrono il
circuito: Chiesa S. Lucia - Sa Canna- Perdu Melis – Fanebas - Gutturu Mannu – S. Lucia.
Il maggior numero di presenze degli ultimi anni si è registrato nel biennio 1999-2000 con
10'000 visitatori, negli anni successivi vi è stato un decremento ed una successiva
stabilizzazione.
1. Le Oasi gestite dal WWF Italia hanno lo scopo di proteggere il patrimonio naturale (ambiente, fauna e flora), di favorire la fruizione e l’educazione ambientale e di valorizzarne le risorse.
2. Nelle Oasi non è consentito: ogni tipo di attività che possa arrecare danno alla flora e alla fauna presenti; l'accesso non autorizzato del pubblico; la manomissione delle strutture e dell'attrezzatura dell'area; produrre suoni o rumori; introdurre cani o altri animali; accendere fuochi negli spazi non attrezzati ; alterare l’ambiente.
3. L'accesso al pubblico è autorizzato : dal 1° marzo al 30 ottobre: il sabato dalle ore 9.00 alle 18.00 e la domenica, dalle ore 9.00 alle 20.00 dal 1 novembre al 28 febbraio: il sabato dalle ore 9.00 alle 16.00 e la domenica, dalle ore 9.00 alle 17.00
4. Le scolaresche e i gruppi gli altri giorni su prenotazione presso: la cooperativa Il Caprifoglio
5. I soggiorni nelle foresterie sono regolamentati. 6. Al momento dell’ingresso sarà richiesta una donazione che andrà a favore delle opere di gestione
dell'area e delle attività di protezione della natura condotte dal WWF. 7. La visita si svolgerà per gruppi accompagnati da personale autorizzato e seguirà un itinerario
prestabilito che dovrà essere rispettato dal pubblico. 8. Le auto dei visitatori potranno sostare solo negli appositi parcheggi. 9. È consentita la ripresa di fotografie o film a scopo amatoriale nel corso della visita guidata. 10. Le attività di ricerca scientifica o cine-fotografica professionali da svolgersi nelle Oasi sono
sottoposte all'osservanza di particolari regolamenti che possono essere richiesti alla Segreteria Generale del WWF.
11. Il personale è autorizzato ad allontanare quelle persone tra il pubblico che disturbassero gli animali o danneggiassero la flora, l'ambiente e le attrezzature dell'area.
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Presenze nell'oasi WWF di Monte Arcosu
0
100
200
300
400
500
600
700
800
900
Genna
io
Febbr
aio
Mar
zoApr
ile
Mag
gio
Giugno
Lugli
o
Agosto
Sette
mbr
e
Ottobr
e
Novem
bre
Dicem
bre
Num
ero
Vis
itato
ri2005 2006
Grafico 2 Flussi domenicali e festivi dei visitatori nella riserva (anni 2005-2006).
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Figura 4 Carta sentieri presenti nella Riserva WWF Monte Arcosu.
7.3 DITTA SANAI srl
7.3.1 Descrizione e ubicazione
L’azienda di proprietà della SANAI s.r.l. si estende su una superficie complessiva di Ha
1’076.96.25 serviti da una viabilità di servizio che si sviluppa per circa 30 km e grazie alla quale è
possibile giungere ai vari punti del fondo sia con le macchine agricole che con gli automezzi.
Essa dista circa 35 Km da Cagliari e circa 25 Km dal centro abitato di Uta.
Può essere raggiunta percorrendo la strada “Pedemontana” fino al bivio per Giba-Villamassargia-
Uta, quindi la strada per Giba fino alla località “Medau Zirimilis” e dopo circa 0,7 Km, imboccando
una strada vicinale si accede ai fondi interessati dopo non più di circa 4 Km.
L’azienda risulta distinta in 2 corpi distanti tra loro circa 3 Km comunque facilmente collegabili tra
loro da viabilità di vario tipo.
I terreni costituendi la proprietà fanno parte del complesso di Monte Arcosu e si estendono ad
ovest della cima, a 948 mt.
Il perimetro della proprietà è distintamente contrassegnato da una serie di formazioni montuose e
in particolare: a nord-est “Punta Conta Arrubia” (540 mt), a est “Punta Monte Arcosu” (948) e
“Punta Ignazio Ortu” (830 mt), a sud “Monte Genna Strinta” (856 mt), nell’estremità ovest “Punta
Sa Rocca” (520 mt), nel settore nord il “Gutturu Sanai”, “Punta Nanni Uras” (432 mt) e “Punta Su
Narboni” (552 mt).
Il fondo presenta una giacitura collinare-montagnosa, su rilievi che si alternano a vallate, con
pendenze che oscillano tra un minimo del 10% ed un massimo del 60%. L’altitudine massima
s.l.m. è di 956 mt, in corrispondenza del confine est, che degrada fino a 320 mt in prossimità del
Rio de “Is Abius”. Il 40% della superficie aziendale è disposta su versanti orientati a ovest e la
restante parte è orientata a est.
I suoli sono di origine autoctona, caratterizzati da paesaggi su metamorfosi (scisti) del Paleozoico
e relativi depositi di versante, con aree di forma aspra a prevalente copertura arborea e arbustiva.
La copertura vegetale è di tipo evoluto, composta prevalentemente da essenze arboree
mediterranee; queste originano un bosco a tratti fitto e maturo, con numerosi esemplari di leccio su
un fitto sottobosco alternato ad aree di macchia a portamento arboreo, dove predominano la
fillirea, il corbezzolo e il ginepro. Il bosco occupa il 100% della superficie e giace su pendii di
pendenza compresa tra il 20 e il 60%.
L’azienda viene attraversata da importanti corsi d’acqua: il Rio Camboni la percorre nel versante
ovest, procedendo da sud a nord e su questo si riversa il Rio de Is Abius; il Rio Marroccu che
scorre nel settore centro est, accoglie una nutrita serie di affluenti minori a decorso stagionale. La
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morfologia del luogo dà origine ad un bacino idrografico di vaste dimensioni e di ampia portata.
Sono inoltre presenti alcune sorgenti all’interno dell’azienda.
La descrizione del fondo permette di comprendere la preziosità dell’area di riferimento, per la sua
varietà colturale, per la vastità dei boschi, per la presenza di tratti pianeggianti e tratti montuosi,
per la presenza di sorgenti e fiumi.
7.3.2 Attività e modalità gestionali dell’area.
La principale attività cui è dedita la SANAI s.r.l. sul contesto aziendale in questione è sicuramente
quella legata alla salvaguardia e tutela del bosco, alla sua pulizia e cura esplicate anche attraverso
una scrupolosa calendarizzazione dei tagli colturali che consente di regimentarne la rinnovazione.
Nell’osservanza delle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale, le operazioni di taglio sono
esplicate a partire dal 1 novembre fino al 31 marzo di ogni anno;
La principale attività della ditta SANAI , è mirata alla rinnovazione del bosco, le attività colturali
sono eseguite praticando esclusivamente il “taglio a scelta”, che viene eseguito sulle piante giunte
a maturità e su quelle che si presentano malate ovvero deperienti per traumi fisici o per attacchi
parassitari. In ogni caso non si praticano soluzioni di continuità superiori ai 10 metri tra le chiome
delle piante alte e dominanti (valore della proiezione misurata a terra): in casi eccezionali si può
arrivare fino ai 20 metri in tal caso al suolo viene ad essere garantita la presenza di abbondante
copertura di macchia mediterranea o arbusti densi tali da proteggere da fenomeni erosivi.Le
essenze vegetali dalle quali viene ricavata buona parte della produzione lorda vendibile
dell’azienda appartengono al Leccio, Corbezzolo e in percentuale minore alla Phillirea.
Gli interventi atti a ricavare legna e carbone riguardano annualmente una parcella di superficie pari
ad Ha 40 circa, con ritorno sulla medesima dopo 20 anni.
I residui della lavorazione sia delle fustaie sia dei cedui, contemporaneamente allo stato di
avanzamento dell’utilizzazione, vengono distribuiti, per quanto possibile uniformemente nel
terreno, al fine di reintegrare la dotazione di sostanza organica; la parte eccedente è invece
destinata all’abbruciamento.
7.3.2.1 Carbonizzazione
L’altro settore in cui opera la SANAI s.r.l. nel contesto rurale di Monte Arcosu è quello della
carbonizzazione, eseguita con il metodo tradizionale delle “carbonaie” (Inserire Foto) . Queste
vengono opportunamente installate nelle aie esistenti senza recare danno alle piante ed alle
ceppaie; talvolta occorre formare altresì delle nuove aie per le stesse carbonaie e ciò viene fatto
negli spazi pianeggianti o a lieve pendenza, liberi da piante e ceppaie, ove non vi sia pericolo di
danni alla consistenza e stabilità del terreno. Le aie preesistenti e quelle di nuova formazione, ove
richiesto dalla pendenza e dalla natura del terreno, vengono sostenute, a valle, possibilmente con
idonei e adeguati muri a secco, con zolle erbose o con palizzate o ripari in legname.
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Durante la carbonizzazione, svolta scrupolosamente nelle giornate umide ed in assenza di vento, il
terreno circostante è tenuto sgombro da materiale combustibile e le carbonaie costantemente
vigilate di giorno e di notte dal personale esperto.
L’attività della carbonizzazione, ormai in via di scomparsa, come essa rivesta un’importanza,
anche sotto l’aspetto culturale, turistico-rurale e didattico, in quanto spesso le carbonaie sono meta
di visita da parte di scolaresche.
Il metodo tradizionale de “Is Fogaias” con cui essa viene praticata, rende la SANAI s.r.l.,al giorno
d’oggi, forse l’unica azienda del contesto boscato di Monte Arcosu capace di conservare uno fra i
più antichi mestieri della montagna.
Manutenzione della viabilità poderale:
Un’attività collaterale condotta dalla SANAI s.r.l. consiste nell’esecuzione di lavori di ripristino, di
manutenzione e consolidamento indispensabili per l’utilizzo e conservazione della viabilità
principale, delle piste, dei sentieri, degli stradelli e per la installazione delle canalette per l’esbosco,
nonché per la realizzazione ex novo di sentieri idonei per il transito delle persone addette e dei
visitatori in generale.
L’onere e tutti i costi connessi a questo tipo di interventi sono stati sempre sopportati per intero
dalla medesima società, che, con propri mezzi e con proprio personale, si prefigge, nel limite del
possibile, l’obbiettivo della fruibilità ambientale anche al fine della promozione del territorio in
chiave turistica e culturale.
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8. VALUTAZIONE GENERALE E IDENTIFICAZIONE DELLE MINACCE
L’analisi delle caratteristiche del pSIC ha permesso di procedere ad una valutazione
generale dello stato del territorio e alla identificazione delle minaccie che gravano sugli habitat e
sulle specie di interesse comunitario presenti.
8.1 Analisi DPSIR
L’analisi è stata condotta utilizzando la metodologia DPSIR (Determinanti - Pressione - Stato -
Impatto - Risposta), che viene adottata a livello internazionale sia dall’Agenzia Ambientale
Europea che dalle Nazioni Unite.
Essa fornisce un quadro logico per approfondire ed analizzare i problemi socio-economico-
ambientali e, successivamente “esprimerne”, attraverso gli indicatori ambientali il livello di qualità
e le alternative progettuali di miglioramento.
In questo modo si ottengono informazioni precise riguardo le attività economiche e sociali,
ovvero i Determinanti che esercitano Pressioni sull'ambiente e, di conseguenza, comportano
cambiamenti sullo Stato dell'ecosistema, e sono causa di Impatti sulla salute umana, sulla
biodiversità e sulle risorse naturali. Le conseguenti azioni di Risposta possono essere indirizzate
su ciascuno degli elementi del sistema descritto e, quindi, risultare direttamente o indirettamente
nella riduzione delle pressioni e/o degli impatti o nell’adattamento ai cambiamenti dello stato
dell’ambiente. Per quanto riguarda la specificità dell’area esaminata ha consentito di individuare il
sistema logico entro il quale vanno collocate le relazioni causali tra attività umane e ambiente.
Dall’analisi eseguita i fattori di fondo individuati si possono identificare nelle seguenti Determinanti
(D):
- Popolazione residente e Turismo.
- Attività venatoria.
- Agricoltura e zootecnia.
- Gestione forestale.
- Ricerca scientifica.
essi esercitano sull’ambiente del pSIC le Pressioni (P) di seguito elencate:
- Produzione di rifiuti.
- Utilizzo poco attento delle risorse.
- Incendi.
- Prelievo venatorio illegale.
- Disturbo alle specie protette a causa dell’attività venatoria.
- Utilizzo di concimi chimici.
- Pascolo brado e semibrado.
- Abbandono dei terreni agricoli.
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- Introduzione specie vegetali alloctone.
- Disturbo alla fauna a causa delle attività forestali.
- Assenza di studi e monitoraggi.
La conseguenza di tali pressioni determina lo Stato (S) dell’ambiente che rappresenta la fotografia
della situazione, Essa è di seguito sintetizzata:
- Qualità di habitat e specie nel pSIC.
- Variazione areali di distribuzione fauna.
- Presenza di specie vegetali alloctone
- Coesistenza di aree di prelievo venatorio ed aree a vincolo venatorio.
- Gestione forestale legata alle esigenze della fauna.
- Livello di consapevolezza delle potenzialità dell’area.
- Livello di conoscenza scientifica dell’area.
Lo stato attuale ha degli impatti (I) sugli ecosistemi e sull’uomo che sono:
- Alterazione componenti biotica e abiotica.
- Minaccia di specie animali.
- Perdita di elementi del paesaggio.
- Competizione tra domestici e selvatici per il pascolo.
- Pascolo di habitat naturali e seminaturali
- Scarse risorse trofiche per i selvatici.
- Inquinamento genetico.
- Fruizione non controllata dell’area.
- Gestione non suffragata da validi riferimenti scientifici.
le Risposte (R) necessarie ad un miglioramento della situazione attuale sono state individuate
nelle seguenti:
- Regolamentazione attività di fruizione.
- Regolamentazione del pascolo.
- Regolamentazione gestione forestale in un ottica di salvaguardia di habitat e specie animali e
vegetali.
- Attivazione di misure di conservazione.
- Riduzione dell’inquinamento in particolare quello genetico.
- Applicazione dei piano antincendio boschivo.
L’analisi fin qui trattata è schematizzata nella figura seguente.
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La logica DPSIR organizza gli indicatori in maniera sistematica stabilendo delle relazioni
causali tra gli stessi.
L’indicatore è una misura riassuntiva che combina dati elementari relativi ad una tematica
ritenuta rilevante dal punto di vista ambientale,esso ha un significato di sintesi ed è elaborato con il
preciso obiettivo di dare un “peso” quantitativo a parametri caratteristici della comunità presa in
esame, è un indice che mostra quantitativamente le condizioni del sistema.
Gli indicatori individuati si identificano con:
� Indicatori di determinanti: possono essere identificati con le attività e
comportamenti antropici derivanti da bisogni individuali, sociali ed economici,
processi economici, produttivi e di consumo che originano pressioni sull'ambiente.
� Indicatori di pressione : misurano la pressione esercitata dalle attività classificate
come “Determinanti” sull’ambiente
� Indicatori di stato : fanno riferimento alla qualità dell’ambiente in tutte le sue
componenti e evidenziano situazioni di fatto in un preciso momento temporale;
� Indicatori di impatto: gli indicatori di impatto descrivono gli effetti delle pressioni
che agiscono sull'ambiente.
� Indicatori di risposta: sono necessari per prevenire o mitigare gli impatti negativi
delle “Determinanti” e riassumono la capacità e l’efficienza delle azioni intraprese
per il risanamento ambientale, per la conservazione delle risorse e per il
conseguimento degli obiettivi assunti.
Per esporre la valutazione degli indicatori è sembrato utile adottare una semplificazione grafica. Un
set di “faccine” e di frecce consente di avere un inquadramento generale dell’indicatore, del suo
stato attuale e dell’andamento subito nel periodo di tempo considerato per la sua descrizione.
In particolare, si è deciso di sintetizzare attraverso i simboli delle faccine sia la disponibilità di dati,
sia lo stato dell’indicatore.
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- 207 -
Disponibilità di dati
☺ Adeguata disponibilità di dati per la valutazione;
� Dati insufficienti ma è previsto un miglioramento a breve termine;
� Scarsa disponibilità di dati.
Stato dell’indicatore
☺ Condizioni positive;
� Condizioni intermedie o incerte (es. quando i risultati non consentono di
esprimere un giudizio per la mancanza di un riferimento);
� Condizioni negative.
Valutazione del trend
La valutazione dell’indicatore è inoltre completata dalla descrizione del suo trend valutato in
un periodo di tempo variabile dai 2 ai 10 anni
� Progressivo miglioramento nel tempo
� Progressivo peggioramento nel tempo
�� Andamento costante nel tempo
Andamento variabile, oscillante nell’arco di tempo considerato;
? Non è nota una valutazione temporale dell’indicatore (per mancanza di
dati, difficoltà di reperimento dei dati, poca significatività dei dati
pregressi).
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- 208 -
Per indicare la classificazione dell’indicatore nel modello DPSIR si è usata la seguente codifica:
Tipologia indicatori
D Indicatore di Determinante
P Indicatore di Pressione
ambientale
S Indicatore di Stato
I Indicatore di Impatto
R Indicatore di Risposta
Fonte dei dati
Il numero progressivo indica la fonte dei dati analizzata che viene meglio specificata
nell’elenco che segue lo Schema DPSIR
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- 209 -
8.1.1 Analisi indicatori
Tematiche Indicatore Fonte
dei dati
Tipologi
a
DPSIR
Disponi
bilità di
Dati
Stato
Attuale Trend
Numero aziende agricole 1 D ☺ � � Numero aziende
zootecniche
1 D ☺ � �
Sup. totale aziende
agricole
1 D ☺ � �
Sup. totale Aziende
zootecniche
1 D ☺ � �
S.A.U. Aziende Agricole 1 D ☺ � � S.A.U. Aziende
Zootecniche
1 D ☺ � �
Aziende
zootecniche/aziende totali
1 D ☺ ☺ �
Tasso di abbandono dei
terreni coltivati
2 P ☺ � �
Numero patentini verdi per
comune
3 P ☺ � ?
Consistenza allevamenti
bovini
1 P ☺ � �
Consistenza allevamenti
suini
1 P ☺ � �
Consistenza allevamenti
ovini
1 P ☺ � �
Consistenza allevamenti
caprini
1 P ☺ � �
Sup.agricola
utilizzata/Sup.totale
1 I ☺ � �
Pascolo regolamentato 9 R � � �
AGRICOLTURA
E
ZOOTECNIA
Applicazione Condizionalità
Reg. CEE 1782/2003
x R � � ?
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- 210 -
Superficie agricola
soggetta a regolamento
CEE 2092/91
x S/R � � ?
n° Aziende soggette a
regolamento CEE 2092/91
x S/R � � ?
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- 211 -
Tematiche Indicatore Fonte
dei dati
Tipologi
a DPSIR
Dispon
ibilità
di Dati
Stato
Attuale Trend
Sup forestale totale 1 D ☺ ☺ �� Sup forestale gestita 4 D ☺ ☺ �� Sup delle tagliate 4 D ☺ ☺ �� Vulnerabilità agli incendi 5 P ☺ � �� Incendi 6 P ☺ ☺ �� Pubblicazioni/ dati
riguardanti ricerche in campo
ambientali dell’area Sic
x D � � ��
Superfici rimboschite negli
ultimi 10 anni
4 P ☺ ☺ ��
Superfici rimboschite con
specie autoctone
4 P ☺ ☺ �
Stagionalità degli interventi
forestali
4 P � � ?
Ricchezza di specie vegetali
e animali
7 S � � ?
Presenza di specie animali e
vegetali prioritarie
7 S � � �
Stato di Conservazione di
habitat
7 S/I ☺ � �
Stato di Conservazione di
specie animali
7 S/I � � ?
Grado di naturalità del
territorio su base
vegetazionale
11 S � ☺ ��
Dimensioni degli habitat 7 S � � ?
AMBIENTE
NATURALE
BIODIVERSITÀ
E
PAESAGGIO
Studi eseguiti e in corso di
realizzazione
x S � �
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- 212 -
Presenza di specie
faunistiche indicate nell’All. II
della Direttiva habitat (92/43)
7 S/I � � ?
Presenza di specie indicate
nell’All. I della Direttiva
Uccelli (79/409)
7 S/I � � ?
Dimensioni areali fauna
(All. II Dir. 92/43)
7
S � � ?
Superficie Istituti di
Protezione Faunistica
8 S ☺ ☺ �
Sup.Areale ungulati/ Sup
pascolabile
10 I � � ?
Presenza di specie vegetali
alloctone
x I � ☺ ?
% di radura in foresta 12 I ☺ � �� Ricchezza specifica di
biocenosi
x I � � ?
Politiche di tutela e
valorizzazione aree naturali
13 R ☺ � ?
Azioni di pianificazione
territoriale in armonia con le
esigenze del paesaggio e
degli ecosistemi
R � �
Incremento biodiversità
animali
R ☺ ☺
AMBIENTE
NATURALE
BIODIVERSITÀE
PAESAGGIO
Biocenosi vegetali alloctone R � � �
Tematiche Indicatore Tipologi
a DPSIR
Dispon
ibilità
di Dati
Stato
Attuale Trend
Densità di popolazione ; 14 D ☺ � IMPATTO
ANTROPICO Presenze e/o Flussi Turistici 15 D � ☺ �
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- 213 -
Numero cacciatori per
comuni
16 D ☺ � ?
Numero di agglomerati
industriali in area Sic
17 D ☺ ☺ ��
Numero di agglomerati
industriali in area vasta
17 D � � ��
Produzione pro capite rifiuti
solidi urbani
18 P � � ?
Impianti di conferimento
rifiuti solidi urbani
19 P ☺ � ��
Numero Denuncie per
bracconaggio
20 P ? ? ?
Numero rinvenimento
trappole
21 P ? ?
Superficie ATV 22 S ☺ � � Superficie Autogestite 23 S ☺ � �� Superficie ZAC 23 S ☺ � Superficie ZRC 23 S ☺ ☺ � Superficie Oasi 23 S ☺ ☺ �� Superficie destinata alla
libera caccia
23 S ☺ �
Iniziative di fruizione
ecocompatibili nell’area pSic
24 R � � ?
Tematiche Indicatore Tipologi
a DPSIR
Dispon
ibilità
di Dati
Stato
Attuale Trend
Qualità aria 25 I ☺ ☺ ��
Qualità acqua ad uso
potabile
26 I � � ? COMPONENTE
ABIOTICA
Qualità acque superficiali 27 I � ☺ ?
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Gli indicatori individuati all’interno delle diverse aree tematiche sono emersi da un analisi della situazione
attuale dell’area. I dati utilizzati provengono da diverse fonti e sono elaborati con le metodiche di seguito
illustrate per ciascun indicatore.
1. L’indicatore è ottenuto utilizzando i dati del IV e V Censimento Generale dell’agricoltura (Fonte
ISTAT, 1990 e 2000)
2. L’abbandono dei terreni coltivati espresso come rapporto tra la Superficie Agricola Utilizzata
(SAU) e la Superficie Agricola Totale (ST) (dati Istat). In zone montane e collinari una
diminuzione di tale rapporto va interpretata negativamente in termini di impatto sull’ambiente, in
quanto è correlabile ad un progressivo abbandono delle aree marginali, causa principale di
fenomeni di erosione del suolo e dissesto idrogeologico
(Fonte Atlante ambientale della Sardegna – Dicembre 2003 )
3. L’indicatore rappresenta i soggetti autorizzati all’acquisto di Fitofarmaci classificabili come tossico
molto tossico e nocivo da pertanto un’indicazione sui trattamenti chimici eseguiti dalle aziende
agricole. (Fonte: Ispettorato Ripartimentale dell’Agricoltura di Cagliari)
4. È rappresentato dall’Attività Forestale di competenza dei principali gestori dell’area: Ente Foreste
della Sardegna , WWF e dall’Azienda Sanai (Fonte Ente Foreste della Sardegna, WWF, Ditta
Sanai)
5. Rappresenta le aree vulnerabili agli incendi secondo l’elaborazione dei dati effettuate dal Corpo
Forestale e di Vigilanza Ambientale (CFVA) per il Piano regionale di previsione, prevenzione e lotta
attiva contro gli incendi boschivi del 2003. l’indicatore è stato ottenuto attraverso l’applicazione di un
modello matematico di calcolo che associa a ciascun area parametri climatici, vegetazionali e
geomorfologi opportunamente pesati e calibrati.
(Fonte Atlante Ambientale della Sardegna - Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale -Dicembre
2003 ).
6. Rappresenta la Sommatoria del Numero di Insorgenze di Incendio rapportata alla superficie dell’area
SIC (anni 1995-2003) (Fonte Atlante Ambientale della Sardegna - Corpo Forestale e di Vigilanza
Ambientale).
7. L’indicatore è stato ottenuto utilizzando i dati presenti nel formulario standard Natura 2000 del SIC
(Fonte Banca Dati Natura 2000 - Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio)
8. Rappresenta il rapporto tra superficie di area a protezione faunistica: Oasi Permanenti di Protezione
Faunistica e Cattura e Zone Temporanee di Ripopolamento e Cattura e superficie del SIC. (Fonte
Regione Autonoma della Sardegna – Servizio Conservazione Natura).
9. Per quanto riguarda la regolamentazione del pascolo gli unici dati che si hanno sono quelli forniti
dall’Ente Foreste della Sardegna, riguardanti le fide pascolo all’interno delle foreste demaniali
presenti nel pSIC delle quali si conoscono estensioni e carico di bestiame.
(Fonte Ente Foreste della Sardegna).
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10. L’indicatore è ottenuto mettendo in relazione statistica le superfici degli areali del cervo sardo
ottenute dai censimenti attuati dall’Ente Foreste, e le superfici a pascolo e prato pascolo individuate
con l’utilizzo di misurazioni su foto aeree.
(Fonte Ente Foreste della Sardegna)
11. L’indicatore è ottenuto analizzando la carta della vegetazione dell’area pSIC tratta dalla carta della
Provincia di Cagliari.
(Fonte L.Mossa, G.Abbate , A. Scoppola - Carta della vegetazione della Provincia di Cagliari -
Amministrazione Provinciale di Cagliari)
12. L’indicatore è ottenuto con l’analisi delle ortofoto dell’area pSIC.
13. L’indicatore è ottenuto analizzando la normativa europea nazionale e regionale che tutela e valorizza
siti natura 2000 e oasi di protezione faunistica e zone di ripopolamento e cattura.
14. L’indicatore è ottenuto analizzando i dati della densità di popolazione.
(Fonte ISTAT Censimento Popolazione e Abitazioni 2001)
15. L’indicatore è ottenuto analizzando i dati di arrivi e presenze turistiche nei comuni dell’area pSIC.
(Fonte Ente Provinciale del Turismo Cagliari 1996-2004)
16. L’indicatore è ottenuto analizzando i dati riguardanti il rilascio di abilitazioni venatorie a soggetti
residenti nei comuni dell’area pSIC.
(Fonte Provincia di Cagliari – Ufficio Abilitazioni Venatorie)
17. L’indicatore è ottenuto analizzando la localizzazione degli agglomerati industriali nell’area sic e
l’area vasta.
(Fonte Atlante Ambientale della Sardegna – Assessorato Regionale all’Industria)
18. L’indicatore è ottenuto rapportando la produzione totale di RSU dei comuni interessati con la
popolazione residente.
(Fonte Atlante Ambientale della Sardegna - Assessorato della Difesa dell’Ambiente – Servizio
Gestione Rifiuti e Bonifica siti contaminati – Osservatorio Rifiuti (produzione annua di RU); ISTAT
(popolazione residente 2002)
19. L’indicatore è ottenuto analizzando la localizzazione degli impianti di trattamento-smaltimento di RU
distinti per tipologia.
(Fonte Atlante Ambientale della Sardegna - Assessorato della Difesa dell’Ambiente – Servizio
Gestione Rifiuti e Bonifica siti contaminati – Osservatorio Rifiuti 2002)
20. L’indicatore è ottenuto analizzando i dati delle denunce per reati legati al bracconaggio commessi
nel territorio dell’area pSIC.
(Fonte Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale)
21. L’indicatore è ottenuto analizzando i dati dei rinvenimenti di trappole per la cattura illegali nel
territorio dell’area pSIC.
(Fonte Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, WWF)
22. L’indicatore rappresenta la presenza ed estensione delle Aziende Agrituristico Venatoria all’interno
del perimetro del pSIC e nelle adiacenze di esso.
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(Fonte Assessorato Agricoltura e Riforma Agro-Pastorale Settore Agro-Industria e Infrastrutture
Rurali)
23. Indica la presenza ed estensione delle Oasi Permanenti di Protezione Faunistica e di Cattura, Zone
Temporanee di Ripopolamento e Cattura, Zone in Concessione per la Caccia Autogestita e Zone di
Addestramento Cani all’interno del perimetro del pSIC e nelle adiacenze di esso.
(Fonte Provincia di Cagliari, Assessorato all’Ambiente e Tutela del Territorio, Ufficio Protezione
Fauna Selvatica e Caccia)
24. (Fonte WWF e Ente Foreste della Sardegna)
25. L’indicatore è ottenuto a partire dai dati rilevati dalle centraline di rilevamento della qualità dell’aria
presenti sul territorio regionale, elaborati dal Centro Operativo Regionale (COR) del Servizio
Antinquinamento Atmosferico ed Acustico dell’Assessorato Regionale della Difesa dell’Ambiente.
sono rappresentati i livelli di criticità delle concentrazioni di cinque inquinanti indicativi della qualità
dell’aria.
(Fonte Atlante Ambientale della Sardegna - Servizio Antinquinamento Atmosferico ed Acustico
dell’Assessorato Regionale della Difesa dell’Ambiente)
26. L’indicatore prende in esame la classificazione delle acque ad uso potabile effettuata dal Servizio
Tutela delle Acque dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente ai sensi dell’art. 7 del DLgs 152/99
(ex DPR 515/82).
La classificazione viene effettuata dal Servizio a partire dal 1992 sulla base di parametri misurati
dagli ex PMP (Presidi Multizonali di Prevenzione) per un intervallo di tempo variabile da 20 a 26
mesi nelle diverse stazioni della rete di monitoraggio poste in corrispondenza di invasi, di corsi
d’acqua o di canali adduttori di acqua ad uso potabile.
27. L’indicatore è stato ottenuto analizzando i dati forniti dall’analisi dell’IBE (IBE Indice Biotico Esteso)
che consente di determinare la qualità biologica di un corso d’acqua, dei bacini dell’area
considerata. (Fonte Carta Ittica di I livello dei principali Bacini Idrografici della Provincia di Cagliari.).
x. Il simbolo esprime la mancanza o l’insufficienza dei dati a disposizione.
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8.2 Identificazione delle minacce.
Alla luce dell’analisi condotta fino a questo punto, comprendente la caratterizzazione del territorio
nelle sue componenti biotica, abiotica, socio-economica urbanistica e programmatica,
archeologica e culturale, oltrechè paesaggistica, è stato possibile, con l’utilizzo del metodo DPSIR,
compiere una valutazione generale con l’utilizzo degli indicatori che hanno permesso di identificare
le minacce presenti e stimare il loro impatto sulle diverse componenti ambientali.
Schematicamente le minacce si possono illustrare nel seguente modo:
I) Prelievo di specie faunistiche.
a. prelievo regolamentato
b. prelievo illecito (bracconaggio)
II) Impatto dei selvatici sugli habitat naturali e seminaturali.
III) Inquinamento genetico
IV) Presenza di rifiuti.
V) Scarsa conoscenza delle peculiarità dell’area
VI) Basso livello di conoscenza scientifica dell’area
I) Prelievo di specie faunistiche.
La pianificazione faunistico venatoria all’interno e nelle immediate adiacenze dei confini dell’area
pSIC evidenzia la concomitante presenza di istituti di protezione faunistica e istituti di prelievo
venatorio, oltrechè di una significativa superficie aperta alla libera caccia.
Gli istituti di prelievo venatorio presenti comprendono Aziende Agrituristico venatorie e zone in
concessione per la caccia autogestita come meglio dettagliato nel capitolo dedicato
all’inquadramento faunistico, esse spesso sono situate nelle vicinanze di aree a vincolo faunistico
le quali possono fungere da serbatoio di selvaggina per il prelievo.
Tale pianificazione evidenzia che le zone di prelievo venatorio sono state individuate senza tener
conto dei criteri essenziali ad una corretta programmazione faunistico venatoria ovvero in assenza
di strumenti quali la carta delle vocazioni faunistiche e i piani faunistico venatori provinciali.
Tale situazione potrebbe portare ad un prelievo venatorio non commisurato alla reale capacità
portante del territorio e alla possibilità di rinnovo dei popolamenti delle specie faunistiche.
Un aspetto ancor più problematico è quello relativo al prelievo illegale di fauna selvatica che
insiste sull’area, sono infatti numerose le segnalazioni che giungono agli enti competenti e che in
alcuni casi si concludono dopo lunghe ed impegnative indagini con l’individuazione dei responsabili
da parte del CFVA.
Il fenomeno è facilitato dalla vastità e dall’orografia del territorio che non permette un
controllo capillare da parte degli enti preposti alla vigilanza.
II) Impatto dei selvatici sugli habitat naturali e seminaturali.
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Dal punto di vista faunistico la capacità recettiva di un territorio è il risultato di una serie di
caratteristiche ambientali capaci di sostenere la presenza di un determinato numero di animali
selvatici. Nell’area del pSIC foresta di Monte Arcosu gli ungulati selvatici, in modo particolare il
cervo, necessitano di risorse trofiche che il territorio, vista la fitta copertura forestale e la
conseguente scarsità di radure, non offre in misura sufficiente.
Gli individui, pertanto, si spostano alla ricerca di luoghi con disponibilità trofiche e di
abbeverata, spesso questi luoghi coincidono con aree di bosco nelle quali sono stati eseguiti dei
tagli di sfruttamento del bosco e, di fatto impediscono la rinnovazione con brucatura dei germogli.
Questo fenomeno è segnalato soprattutto lungo il corso del rio Camboni in agro di Siliqua.
Il cervo in questo modo, oltrechè impedire la normale rinnovazione degli habitat boschivi
seminaturali, genera un impatto di tipo economico alle imprese silvicole che operano nell’area per
la produzione di legna da ardere e carbone di legna.
III) Inquinamento Genetico
Negli ultimi 30 anni, nell'intento di fronteggiare la crescente penuria di materiale legnoso e di
avviare nell'isola un'industria cartaria mai decollata, sono stati realizzati in Sardegna decine di
migliaia di ettari di rimboschimenti con specie note per il loro rapido accrescimento.
La loro realizzazione è avvenuta prevalentemente nelle zone a macchia bassa e praterie (pascoli e
incolti produttivi) di valore economico spesso ridotto e con compromessa funzionalità ecologica
perché profondamente degradati dalla secolare azione antropica.
Tuttavia, pur non mancando impianti caratterizzati da notevole vitalità in varie zone dell'Isola, si
sono avuti molto spesso dei risultati inferiori alle aspettative, aggravati in alcuni casi dalle
infestazioni parassitarie e, talvolta, da fattori abiotici avversi (siccità estiva, incendi).
Gli eucalitti sono stati introdotti in Sardegna dalla seconda metà del secolo scorso ma una loro
ampia diffusione si è avuta solo negli ultimi decenni anche grazie a finanziamenti pubblici erogati
per dare applicazione alla L.R. n. 13 del 18/6/1959 ed al Progetto Speciale n. 24 della Cassa per il
Mezzogiorno fino alle più recenti norme sul set-aside e Reg. CEE 2080/89 previste dalla Politica
Agricola Comunitaria.
In diversi settori pedemontani settentrionali dell'area in esame, sono estesamente presenti questi
rimboschimenti ad eucalitto, realizzati alla fine degli anni '70 in zone precedentemente adibite,
almeno in parte, a seminativo e a pascolo o in zone coperte da formazioni arbustive
potenzialmente idonee alla quercia da sughero. Impianti particolarmente estesi si trovano proprio
nei territori di Uta, Siliqua e Capoterra internamente al perimetro del pSIC.
Dalle osservazioni effettuate si è visto che, nella maggior parte dei casi, le condizioni ecologiche
sono tali da non permettere un buon accrescimento delle piante, con effetti negativi quali gravi
forme di degradazione ambientale a causa della riduzione nella biodiversità, della perdita di
sostanza organica e della scarsa protezione del suolo che si traduce in fenomeni erosivi addirittura
più intensi che nelle zone percorse da incendio.
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L’inquinamento genetico all’interno dell’area pSIC interessa non soltanto la biodiversità vegetale
ma anche quella animale in modo particolare è a rischio la specie Salmo (trutta) macrostigma che
vede minacciata la soppravvivenza delle sue popolazioni dall’introduzione di specie alloctone
quale la Salmo (trutta) trutta che crea problemi di ibridazione minando la purezza genatica della
specie e il gambero Procambarus clarkii che rappresenta un predatore di uova e stadi giovanili e
un competitore alimentare per lo stadio adulto della trota mcrostigma.
IV) Presenza di rifiuti.
L’alta valenza naturalistica ed ambientale dell’area viene minacciata dalla presenza di rifiuti di vario
genere che possono compromettere l’integrità e la salute degli Habitat e delle specie presenti.
In particolare lungo alcune piste poco trafficate e non in vista, sul greto e l’alveo dei fiumi, ai
margini di radure prossime alle piste e nascoste dalla vegetazione, si ritrovano materiali ferrosi di
ogni genere e specie e altri rifiuti di tipo speciali, parti di veicoli a motore fuori uso, rilasciati da
sprovveduti cittadini delle popolazioni locali.
Sono presenti,inoltre, materiali di diversa natura, costituiti principalmente da inerti provenienti
dall’attività edile, in misura minore da quelli ferrosi e da quelli di materiale plastico, (autoveicoli
dismessi ed altri rifiuti speciali), e rifiuti solidi urbani abbandonati, costituiti prevalentemente da
materiali plastici e di natura organica.
La notevole gamma di inerti e materiali che si contrappongono alla naturalità dei luoghi influiscono
sulla percezione della qualità ambientale con dinamiche facilmente comprensibili, ricollegabili ad
un ambiente esteticamente sgradevole, talvolta frequentati dal bestiame al pascolo, in vicinanza
agli insediamenti umani (ovili) e alle attività collegate all’uomo in generale. Questo è da evitare
ancor più in un sito dove il visitatore si aspetta la massima qualità e naturalità dell'ambiente.
V) Scarsa conoscenza delle peculiarità dell’area
La tutela e la conservazione della biodiversità parte dalla consapevolezza del valore inestimabile
dell’ambiente naturale.
Un basso livello di conoscenza da parte delle popolazioni locali può portare ad uno stile di
vita non improntato al rispetto del proprio territorio.
Tale comportamento rischia di essere altamente impattante nei riguardi di habitat e specie
creando situazioni che possono portare al degrado anche perché una scarsa consapevolezza non
consente di identificare e di eventualmente porre rimedio alle problematiche presenti.
Una appropriata cognizione delle potenzialità dell’area consente una valorizzazione opportuna del
sito con la possibilità di creare occasione di sviluppo economico e sociale compatibili con la tutela
e conservazione di habitat e specie animali e vegetali presenti nel pSIC.
VI) Basso livello di conoscenza scientifica dell’area
La ricerca scientifica è la base per la conoscenza degli ecosistemi presenti nell’area senza la quale
qualsiasi intervento di gestione si figura come improvvisato e potenzialmente dannoso.
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I dati scientifici a disposizione non consentono al momento una esaustiva analisi delle
problematiche riguardanti habitat e specie, essi sono infatti molto frammentari e si riferiscono a
porzioni di territorio limitate pertanto non possono essere validi per un dettagliato quadro
conoscitivo dell’area. Da qui la necessità di approfondire maggiormente le conoscenze di base
riguardanti l’ecologia in particolar modo delle componenti vegetazionali e faunistiche tramite
progetti di ricerca mirati alle diverse esigenze gestionali.
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CapitoloCapitoloCapitoloCapitolo 9 9 9 9
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9. OBIETTIVI STRATEGIE E INTERVENTI DEL PIANO DI GESTIONE
9.1 Obiettivi del Piano di Gestione
9.1.1 Obiettivo generale
Il fine dell’istituzione delle aree appartenenti alla Rete Natura 2000 è, come indicato dalla direttiva
92/43 CEE, quello di assicurare la conservazione degli habitat e delle specie animali e
vegetali di interesse comunitario, garantendo, con opportuni interventi di gestione, il
mantenimento e/o il ripristino di equilibri ecologici che li caratterizzano e che sottendono
alla loro conservazione.
Il presente piano di gestione fa suo questo obiettivo contestualizzandolo nella realtà locale.
Tale obiettivo si raggiunge attraverso il conseguimento di diversi obiettivi specifici che consentono
di mitigare le minacce che insistono su habitat e specie e nel contempo favorire la conoscenza
dell’area nelle sue componenti biotiche e abiotiche.
9.1.2 Obiettivi specifici
Gli obiettivi specifici individuati sono:
- Salvaguardia e conservazione delle popolazioni di cervo sardo e limitazione dell’impatto della
specie sugli habitat naturali e seminaturali del sito.
- Recupero e salvaguardia del ceppo autoctono della trota sarda Salmo (trutta) macrostigma
- Valorizzazione della biodiversità vegetale e riduzione degli impatti da parte di componenti
biotiche e abiotiche sugli habitat del sito.
- Salvaguardia delle componenti faunistiche e vegetazionali e miglioramento degli equilibri
naturali.
- Miglioramento della fruibilità del sito in un ottica di utilizzo consapevole delle risorse.
1- Salvaguardia e conservazione delle popolazioni di cervo sardo e limitazione
dell’impatto della specie sugli habitat naturali e seminaturali del sito.
Tale obiettivo si prefigge il mantenimento e il miglioramento dell’habitat del cervo sardo.
Il raggiungimento di tale obiettivo si ottiene attraverso la creazione di un alternativa per il
pascolamento realizzando colture a perdere in spazi opportunamente individuati con specie
pabulari appetibili dagli ungulati e nel contempo favorendo l’allontanamento dagli habitat naturali e
seminaturali.
Esso è valutato analizzando le dinamiche evolutive di habitat e specie.
In tal modo vengono ridotte le cause di declino sia di habitat che di specie minacciate quale il
cervo sardo.
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I tempi previsti per il raggiungimento di tale obiettivo si inquadrano nel medio-lungo periodo ma i
primi risultati si possono apprezzare già nel breve periodo successivo alla realizzazione degli
interventi.
• Recupero e salvaguardia del ceppo autoctono dela trota sarda Salmo (trutta)
macrostigma.
Il raggiungimento dell’obiettivo della salvaguardia della trota autoctona sarda Salmo (trutta)
macrostigma è auspicabile per scongiurarne l’estinzione. Negli ultimi decenni, il suo areale di
distribuzione, infatti, è progressivamente andato incontro ad una drastica riduzione, ed oggi si
presenta “a macchie” con pochissime popolazioni sopravvissute nell’isola e perciò definibili relitte.
Al fine di conseguire l’obiettivo sono pertanto necessari i miglioramenti nel campo della qualità e
gestione delle acque dolci del SIC “Foresta di Monte Arcosu” e dell’ecosistema fluviale tipico di tale
area, previsti da tale progetto.
I tempi previsti per il raggiungimento di tale obiettivo si inquadrano nel medio-lungo periodo.
• Valorizzazione della biodiversità vegetale e riduzione degli impatti da parte di
componenti biotiche e abiotiche sugli habitat del sito.
La caratterizzazione del territorio ci ha portato ad individuare delle pressioni che agiscono sul
mantenimento della diversità biologica sia da parte di componenti biotiche (inquinamento genetico)
che di componenti abiotiche (rifiuti) che possono portare a degli squilibri come ad esempio la
frammentazione degli habitat con conseguente perdita di biodiversità. Il raggiungimento di tale
obiettivo è possibile attraverso azioni mirate alla conservazione delle risorse genetiche di specie
vegetali prioritarie, alla riduzione dell’inquinamento genetico, alla eliminazione di elementi estranei
all’ambiente con conseguente eliminazione del disturbo che attualmente provocano alla
biodiversità.
I tempi necessari per ottenere tali risultati possono essere stimati nel breve-medio periodo, ma i
vantaggi apportati da alcune delle azioni previste per il raggiungimento di tale obiettivo si possono
avere anche nel lunghissimo periodo.
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• Salvaguardia delle componenti faunistiche e vegetazionali e miglioramento degli
equilibri naturali.
L’obbiettivo si prefigge di arrivare ad una politica di salvaguardia delle specie faunistiche e
vegetazionali maggiormente rappresentative del sito attraverso l’acquisizione di conoscenze
relative alle dinamiche naturali, che nella loro continua evoluzione necessitano dell’adeguamento
costante delle linee di gestione.
• Miglioramento della fruibilità del sito in un ottica di utilizzo consapevole delle
risorse.
Tale obiettivo può essere raggiunto mediante l’utilizzo di tecniche di comunicazione che portino ad
una sensibilizzazione dei diversi attori operanti sul luogo e dei visitatori che frequentano l’area, in
maniera tale da indurre una sempre maggiore presa di coscienza sul valore ambientale del
territorio.
L’obiettivo si prefigge anche di offrire al visitatore opportunità di soggiorno soprattutto con le
formule dell’agriturismo la possibilità di visite guidate, e , soprattutto indirizzarlo verso un utilizzo
sostenibile della risorsa ambientale.
Per il suo raggiungimento sono previsti tempi che vanno dal breve al medio periodo anche se
nonostante tutti gli sforzi ciò è sempre legato al buon senso di ciascuno.
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9.2 Strategie di Gestione
Per il perseguimento degli obiettivi fin qui illustrati si vogliono adottare le seguenti strategie
gestionali:
Strategie per il raggiungimento obiettivo specifico n°1
- Miglioramento della disponibilità di risorse trofiche per il cervo sardo
- Protezione degli habitat naturali e seminaturali oggetto di pascolamento
Strategie per il raggiungimento obiettivo specifico n°2
- Miglioramento dell’habitat fluviale della trota macrostigma.
- Controllo di specie alloctone competitrici e/o predatrici della trota
Strategie per il raggiungimento obiettivo specifico n°3
- Conservazione delle risorse genetiche delle specie ritenute maggiormente significative per
l’area
- Riduzione dell’inquinamento genetico e bonifica di aree degradate.
Strategie per il raggiungimento obiettivo specifico n°4
- Monitoraggio delle componenti faunistico vegetazionali.
- Introduzione e mantenimento di metodi di produzione agricola e forestale compatibili con la
protezione delle risorse naturali, del paesaggio e della biodiversità.
Strategie per il raggiungimento obiettivo specifico n°5
- Attivazione di circuiti integrati per la fruizione sostenibile con servizi informativi
Lo sviluppo di tali strategie si ottiene attraverso la realizzazione di diversi interventi che
consentono, con azioni dirette e mirate, una limitazione delle minacce con il conseguente
raggiungimento degli obiettivi specifici e infine di quello generale di assicurare la conservazione
degli habitat e delle specie animali e vegetali di interesse comunitario, garantendo, con opportuni
interventi di gestione, il mantenimento e/o il ripristino di equilibri ecologici che li caratterizzano e
che sottendono alla loro conservazione.
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9.3 Gestione dell’area pSIC
Per garantire la gestione dell’area, i Comuni interessati hanno designato l’Ufficio Protezione
Fauna Selvatica e Caccia del Settore Ambiente della Provincia di Cagliari quale Ente
affidatario per la gestione del sito.
Il personale dell’ufficio interessato alla Gestione e al Coordinamento delle attività dell’area è
costituito da :
• Dirigente del settore – responsabile del procedimento,
• Responsabile dell’ufficio delegato, con funzioni di coordinamento,
• 1 Responsabile amministrativo laureato,
• 1 Collaboratore amministrativo,
• 2 Tecnici laureati,
• 2 Istruttori tecnici.,
nel caso di accertata carenza di personale e professionalità si avvarrà di personale esterno
ai sensi della normativa vigente.
L’ufficio sulla base degli interventi strategici autorizzati nel presente Piano di gestione ed
ammessi a finanziamento, procederà a informare I Comuni interessati ogni volta che
dovranno essere attuati gli interventi anche attraverso forum con le popolazioni
locali,finalizzati al miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia delle attività di gestione.
L’obiettivo principale è quello di garantire la piena integrazione dell’area pSIC in un azione
di governo coerente che riguardi anche le infrastrutture di supporto ed i servizi offerti, per
generare sinergie di valorizzazione e fruizione ecosostenibili.
Per le politiche generali di gestione l’ufficio designato al coordinamento delle attività, al fine
di consentire un meccanismo di valutazione comparativa delle attività da svolgere, tra quelle
in itinere e quelle da attivare, ritiene utile predisporre delle relazioni a valenza triennale sia
su supporto cartaceo che informatico.
Entro il 31 Ottobre di ogni anno (riferito ai primi tre anni) l’ufficio presenterà all’Assessorato
Regionale ed ai Comuni interessati:
- una relazione consuntiva delle attività svolte,
- una relazione programmatica (con riferimento ai programmi di gestione che si
intendono realizzare nell’anno successivo);
- una relazione contenente un piano finanziario per le spese sostenute, attinente
l’impiego delle risorse trasferite dall’Assessorato Regionale della Difesa
dell’Ambiente e riguardanti le seguenti voci:
1) ricerche studi e consulenze,
2) convenzioni con soggetti terzi per servizi di gestione,
3) materiale illustrativo e divulgativo,
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4) interventi di infrastrutturazione per attività di ricerca e fruizione (segnaletica,
sentieristica, allestimento laboratorio di monitoraggio),
5) interventi per finalità di conservazione e tutela,
6) educazione ambientale,
Dopo i primi tre anni l’Assessorato all’Ambiente Provinciale valuterà in accordo con la
Regione ed i Comuni interessati la possibilità di affidare la gestione a terzi, che dimostrino
attraverso un bando pubblico di avere le competenze tecniche necessarie per governare il
territorio.
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9.3.1 Interventi previsti dal piano di gestione
Il Piano di gestione rappresenta lo strumento organizzativo che andrà a disciplinare gli usi del
territorio al fine di renderli compatibili con la presenza degli habitat e delle specie di interesse
comunitario, che hanno determinato l'istituzione del SIC/ZPS.
Le strategie del presente piano di gestione si realizzano attraverso una serie di interventi di
differente natura:
- Interventi attivi, (IA)
- Misure regolamentari ed amministrative, (RE)
- Programmi di ricerca, studio e monitoraggio,(MR)
- Programmi di informazione, sensibilizzazione, didattici, e inerenti la fruibilità
dell’area(PD)
- Incentivazioni,(IN)
Gli interventi attivi (IA) sono finalizzati a rimuovere gli elementi di disturbo. Gli interventi attivi
richiesti a finanziamento sono necessari soprattutto nella fase iniziale di gestione, al fine di
ottenere un recupero delle dinamiche naturali.
Alcuni di essi, non richiesti a finanziamento in questa fase, sono stati proposti quali interventi
necessari per l’applicazione di alcune delle misure di conservazione riportate nel capitolo
successivo.
Le regolamentazioni (RE) indicano quelle azioni di gestione i cui effetti sullo stato favorevole di
conservazione degli habitat e delle specie sono frutto di scelte programmatiche che
suggeriscono comportamenti da adottare in determinate circostanze e luoghi.
Il valore di cogenza viene assunto nel momento in cui l’ente gestore del sito attribuisce alle
raccomandazioni significato di norma o di regola.
I programmi di monitoraggio e/o ricerca (MR) hanno la finalità di misurare lo stato di
conservazione degli habitat e specie, allo scopo di ottenere le conoscenze necessarie a definire
più precisamene gli indirizzi di gestione.
I programmi didattici di sensibilizzazione, informazione, e inerenti la fruibilità dell'area
(PD) hanno il compito di divulgare i contenuti del PdG: gli obiettivi di conservazione, le finalità
degli interventi di gestione, alla popolazione e in particolare alle scuole e a quelle attività
economico ricettive che gravitano sull’area.
Tra essi rientrano anche gli interventi inerenti la fruibilità dell’area, emersi dall’esame della
caratterizzazione socio economica, archeologica, architettonica e culturale che ha evidenziato un
patrimonio culturale diffuso che bene si integra al tema catalizzatore dell’area Sic di Monte
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Arcosu: la risorsa ambientale . Pertanto, nel corso della gestione saranno programmati percorsi
organizzati sul territorio, in modo da offrire al turista attrattive di matrice ambientale e culturale.
Le incentivazioni (IN) hanno lo scopo di sollecitare l’introduzione presso le popolazioni di
pratiche gestionali di varia natura (agricole, forestali, produttive), che favorisco il raggiungimento
degli obiettivi del piano di gestione.
9.3.2 Tipologie di interventi e loro priorità
Gli interventi sono stati programmati tenendo conto della loro importanza, della loro urgenza,
della durata e della loro fattibilità in senso tecnico ed economico.
Ad ogni intervento è stato attribuito un livello di priorità (A = Alta, M = media, B = bassa) tenendo
conto delle indicazioni presenti sulle linee guida elaborate dalla Regione Autonoma della
Sardegna che riportano:
Priorità ALTA (A): interventi finalizzati ad eliminare o mitigare fenomeni o processi di
degrado e/o disturbo in atto, che vanno ad interferire con gli habitat di
interesse prioritario e interventi finalizzati a ridurre il disturbo
antropico;
Priorità MEDIA (M) : interventi finalizzati ad eliminare o mitigare fenomeni o processi di
degrado e/o disturbo in atto, che vanno ad interferire con gli habitat e
le specie di interesse comunitario e interventi finalizzati a monitorare
lo stato di conservazione del sito;
Priorità BASSA (B) : interventi finalizzati a valorizzare le risorse del sito e alla promozione
/fruizione del sito.
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● Interventi attivi (IA) :
Gli interventi attivi di seguito descritti sono quelli richiesti a finanziamento e ritenuti indispensabili
per l’avvio della gestione dell’area.
CODICE. NOME INTERVENTO PRIORITÀ
IA1 Valutazione della consistenza numerica ungulati M
IA2 Studio capacità portante del territorio M
IA3 Sperimentazione di prodotti repellenti per la difesa dai cervi di alcuni habitat naturali e seminaturali M
IA4 Raccolta germoplasma e semina per miglioramento pascoli M IA5 Semina di essenze foraggere su prato pascolo M IA6 Pulizia del bosco a fini faunistici M IA7 Captazione sorgenti e realizzazione di fontanili M
IA8 Installazione di pompa alimentata ad energia solare su pozzi preesistenti A
IA9 Caratterizzazione quali-quantitativa dei corpi idrici, stato dei corsi d’acqua M
IA10 Determinazione dello stato e della consistenza del patrimonio ittico M
IA11 Specie acquatiche invasive alloctone, in particolare Procambarus clarkii: censimento, studio e valutazioni sulla distribuzione ed abbondanza, interventi di eradicazione
M
IA12 Caratterizzazione morfologia e genetica della popolazione di Salmo (trutta) macrostigma M
IA13 Eradicazione di specie vegetali alloctone M
IA14 Interventi di recupero ambientale di aree degradate dall'abbandono di rifiuti A
IA15 Prelievo e conservazione specie ex situ M
IA16/IA17 Allestimento Centro di biomonitoraggio a supporto dei progetti pilota. B
Di seguito sono elencati gli interventi attivi, considerati necessari per l’applicazione di alcune
delle misure di conservazione riportate nel capitolo successivo, per i quali, al momento, non è
stato richiesto finanziamento.
Essi sono comunque di fondamentale importanza per il proseguo della gestione.
CODICE. NOME INTERVENTO PRIORITÀ IA18 Realizzazione di un programma delle attività di pascolamento per
la regolamentazione della qualità e dell’intensità dello stesso. M
IA19 Eliminazione dei detriti che interrompono la continuità dei corsi d’acqua e pulizia aree dei rifiuti,
A
IA20 Messa in sicurezza di linee elettriche onde evitare il rischio di collisione ed elettocuzione alle specie di rapaci e grandi uccelli.
A
IA21 Realizzazione di iniziative tese alla valorizzazione del sito per un modello di gestione integrata
B
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●Regolamentazioni (RE)
Nel capitolo successivo sono riportate una serie di misure di conservazione intese come linee
programmatiche e comportamentali, alcune suggeriscono indicazioni gestionali, pertanto, sono
state specificate nelle schede utilizzate per gli interventi.
CODICE. NOME INTERVENTO PRIORITÀ
RE1 Integrazione agli strumenti di pianificazione urbanistica e
territoriale e di settore
A
RE2 Regolamento della fruibilità A
RE3 Misure preventive di salvaguardia legate all’attività venatoria
nell’area.
A
RE4 Regolamentazione della ricerca scientifica. A
● Programmi di ricerca, studio e monitoraggio (MR)
Per il mantenimento delle componenti faunistiche e vegetazionali sono da prevedere i
monitoraggi elencati di seguito, le cui specifiche sono riportate nelle schede.
CODICE. NOME INTERVENTO PRIORITÀ
MR1 Monitoraggio habitat M
MR2 Monitoraggio dell’avifauna M
MR3 Monitoraggio dell’entomofauna M
MR4 Monitoraggio rettili e anfibi M
● Programmi di sensibilizzazione, informazione, didat tici e inerenti la fruibilità
dell’area (PD)
Nell’avvio della gestione sono previsti alcuni interventi il cui scopo è quello di promuovere l’Area
pSIC
CODICE. NOME INTERVENTO PRIORITÀ
PD1 Tracciamento di nuovi sentieri naturalistici B
PD2 Realizzazione di seminari tematici B
PD3 Realizzazione e distribuzione pieghevole divulgativo B
PD4 Realizzazione guida naturalistica dell’area pSIC B
PD5 Realizzazione sito WEB dell’area pSIC B
PD6 Realizzazione e apposizione di cartelli informativi nei principali
accessi al sito
B
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con l’accesso a successivi finanziamenti si intendono portare avanti altre attività legate alla
promozione dell’area quali:
CODICE. NOME INTERVENTO PRIORITÀ PD7 Programmi didattici per le scuole B
PD8 Attività di informazione e sensibilizzazione operatori. B
● Le incentivazioni (IN):
Sono relative all’adozione di particolari forme di conduzione agricola e /o forestale sostenute da
finanziamenti atti a coprire i maggiori oneri per l’attuazione di tali pratiche.
Lo strumento attraverso il quale gli interventi (dettagliati nelle relative schede) sono finanziati con
fondi FESR è il programma di sviluppo rurale della Regione Autonoma della Sardegna.
CODICE. NOME INTERVENTO PRIORITÀ IN1 Adeguamento delle attività agricole agli obiettivi di tutela di habitat
e specie M
IN2 Adeguamento delle attività forestali agli obiettivi di tutela di habitat e specie
M
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9.3.3 Rapporti tra interventi e obiettivi specifici
OBIETTIVO INTERVENTI
1. Salvaguardia e conservazione delle popolazioni di
cervo sardo e limitazione dell’impatto delle della specie
sugli habitat naturali e seminaturali del sito.
IA1, IA2, IA3, IA5, IA6, IA7,
IA8, MR1, RE2, RE4, IN1,
IN2, IA18
2. Recupero e salvaguardia del ceppo autoctono della
trota sarda Salmo (trutta) macrostigma.
IA9, IA10, IA11, IA12, RE2,
RE4, IA19
3. Valorizzazione della biodiversità vegetale e riduzione
degli impatti da parte di componenti biotiche e
abiotiche sugli habitat del sito.
IA13, IA14, IA15 , IN1, IN2,
RE2, RE3, RE4
4. Mantenimento e conservazione delle componenti
faunistiche e vegetazionali e mantenimento degli
equilibri naturali.
IA18, IA19, IA20, IA21,
MR1, MR2, MR3, MR4, IN1,
IN2, RE1, RE2, RE3, RE4
5. Miglioramento della fruibilità del sito in un ottica di
utilizzo consapevole delle risorse.
IA21, PD1, PD2, PD3, PD4,
PD5, PD6, PD7, PD8, RE1
RE2, RE4
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9.3.4 Interventi di cui è richiesto il contestuale finanziamento con la misura P.O.R.
1.5 b
Gli interventi richiesti a finanziamento sono inseriti all’interno di tre progetti pilota, così come
riportati nella tabella sottostante. Essi sono rivolti prioritariamente a due specie animali autoctone
(Cervus elaphus corsicanus, Salmo (trutta) macrostigma) e agli habitat presenti, in un ottica
ecologica di salvaguardia e conservazione.
I progetti pilota rappresentano strumenti indispensabili da attivare per conoscere lo status delle
due specie delle quali mancano attualmente i riferimenti utili che possano dare indicazioni per la
loro gestione e tutela, e nel contempo avviare una serie di interventi attivi allo scopo di rimuovere
elementi di disturbo e migliorare le condizioni degli habitat di specie.
Altrettanto importante, per il suo ruolo di supporto ai progetti pilota e per la gestione futura del
sito, è la realizzazione del Centro di Biomonitoraggio che permetterà di avere in un unico luogo
tutte le strutture necessarie a coordinare le attività previste (monitoraggio, attività didattica,
laboratori, vigilanza e manutenzione) e nel contempo consentire un presidio costante dell’area.
A Progetto pilota finalizzato alla
conservazione e salvaguardia del
cervo sardo.
.
IA1 Valutazione della consistenza numerica ungulati IA2 Studio capacità portante del territorio IA3 Sperimentazione di prodotti repellenti per la difesa
dai cervi di alcune colture agroforestali IA4 Raccolta germoplasma e semina per
miglioramento pascoli IA5 Semina di essenze foraggere su prato pascolo IA6 Pulizia del bosco a fini faunistici IA7 Captazione sorgenti e realizzazione di fontanili IA8 Installazione di pompa alimentata ad energia
solare su pozzi preesistenti
B. Progetto pilota per il recupero
del ceppo autoctono della trota
macrostigma.
IA9 Caratterizzazione quali-quantitativa dei corpi idrici, stato dei corsi d’acqua IA10 Determinazione dello stato e della consistenza del patrimonio ittico IA11 Specie acquatiche invasive alloctone, in particolare Procambarus clarkii: censimento, studio e valutazioni sulla distribuzione ed abbondanza, interventi di eradicazione IA12 Caratterizzazione morfologia e genetica della popolazione di Salmo (trutta) macrostigma
C. Progetto pilota mirato alla
salvaguardia e conservazione degli
habitat presenti nel pSIC
IA13 Eradicazione di specie vegetali alloctone IA14 Interventi di recupero ambientale di aree
degradate dall'abbandono di rifiuti IA15 Prelievo e conservazione specie ex situ
E. Allestimento centro di
biomonitoraggio a supporto dei
progetti pilota.
IA16 Adeguamento Strutturale IA17 Allestimento e Arredi
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Gli interventi relativi allo sviluppo della fruizione sostenibile accompagnata dai servizi informativi,
di seguito vengono individuati singolarmente:
PD1 Tracciamento di nuovi sentieri naturalistici PD2 Realizzazione di seminari tematici PD3 Realizzazione e distribuzione pieghevole divulgativo PD4 Realizzazione guida naturalistica dell’area pSIC PD5 Realizzazione sito WEB dell’area pSIC PD6 Realizzazione e apposizione di cartelli informativi nei
principali accessi al sito
Gli interventi sono limitati al settore ricadente nel patrimonio agro-forestale dell’Ente Foreste
della Regione Autonoma della Sardegna e dell’oasi di protezione faunistica gestita dal WWF.
Altre Attività:
- Verifica dei risultati degli interventi,
- Interventi di emergenza,
- Manutenzione di infrastrutture e sostituzione delle componenti usurate,
- Sorveglianza.
Sorveglianza
La sorveglianza e o il monitoraggio del territorio si rende necessaria e prioritaria per : a)
contrastare i fenomeni degli incendi, del bracconaggio e del randagismo; b) monitorare gli
interventi da realizzare;c) prevenire o reprimere violazioni in materia di inquinamento idrico,
smaltimento di rifiuti, attività venatoria, spandimento di liquami, escavazioni.
Essendo un’ attività prioritaria è importante parlarne in questa parte del Piano di gestione, anche
se sarà ripresa nelle schede descrittive delle azioni, in quanto è indispensabile per i progetti
pilota oltre che molto importante per tutte le attività previste nelle azioni. Il corpo di vigilanza
dovrebbe essere coordinato dal corpo forestale o dal corpo di polizia provinciale nel momento in
cui quest’ultima verrà istituita. L’attività di vigilanza è importante per l’applicazione della legge in
materia di tutela della fauna, del patrimonio naturalistico e paesaggistico. Tale attività dovrà
essere regolata da specifici rapporti di convenzione con l’Ente gestore.
- La decrizione degli interventi previsti nei progetti pilota e le azioni per la realizzazione
del centro di biomonitoraggio sono riportate nell’allegato volume “Relazione tecnica
interventi Area pSIC “Foresta di Monte Arcosu”.
- Le schede di tutti gli interventi sono riportate nell’allegato volume “Schede degli interventi
previsti nell’area pSIC Foresta di Monte Arcosu”.
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9.4 Iter procedurale per la realizzazione degli interventi
Al momento dell’approvazione e del finanziamento relativo agli interventi la Provincia di Cagliari
darà avvio alle procedure per la realizzazione degli stessi secondo il seguente iter procedurale:
� Presentazione pubblica del progetto;
� Affidamento alla direzione tecnica in base alla legge 109/94 e ss.mm.ii;
� Affidamento dei lavori e degli interventi ai soggetti esecutori (imprese e ditte
specializzate mediante le procedure di appalto previste dalle normative vigenti);
� Verifica dello stato di avanzamento dei lavori e supervisione e controllo dei risultati
scientifici ottenuti;
� Affidamento delle spese di gestione sulla base della legge 157/95.
9.5 Revisione del Piano di Gestione
La Revisione del PdG dovrebbe aver luogo almeno ogni sei anni ,vengono valutati gli effetti delle
misure di conservazione attivate attraverso la misura e la valutazione delle dinamiche evolutive
degli habitat considerati e del loro stato di conservazione che rimanere e/o diventare
soddisfacente.
Il termine dei 6 anni è un arco temporale ipotizzato con riferimento ai contenuti della direttiva
habitat (art.17). Tuttavia si prevede l’autorevisione del Pdg, intesa come capacità tempestiva di
modifica delle misure di conservazione proposte attraverso il recepimento di dati aggiornati, anche
sulle nuove aree da controllare (superficie dei privati). L’autorevisione è fortemente legata agli esiti
dei progetti pilota da attivare, sui principali elementi da indagare che sono la struttura, le funzioni
dell’habitat e lo stato di conservazione delle specie tipiche (cervo sardo e trota sarda ) come
suggerito dall’art.1 lettera e della direttiva habitat.
L’ente responsabile delle procedure legate al processo dell’ autorevisione è l’ente gestore dell’
area pSIC , pertanto, in questa sede si propone che la stesa debba essere concordata con gli enti
istituzionali preposti Regione e Provincia.
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9.6 Procedimenti preventivi alla realizzazione degli interventi nelle aree pSIC.
Per procedimenti preventivi si intendono tutte le istruttorie indispensabili per il rilascio di nulla
osta e autorizzazioni da Enti competenti qualora gli interventi proposti nell’area pSIC e ZPS lo
richiedano.(es. tagli boschivi, eradicazione piante alloctone, interventi edilizi etc).
Un altro procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano o
progetto che possa avere incidenze significative è la Valutazione di incidenza. Tale procedura è
stata introdotta dall’art. 6 comma 3 della Direttiva Habitat con lo scopo di salvaguardare l’integrità
dei siti attraverso l’esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente connesse alla
conservazione degli habitat e delle specie. In ambito nazionale la valutazione di incidenza viene
disciplinata dall’art. 6 del D.P.R. 12 marzo 2003 n. 120 che ha sostituito l’art. 5 del D.P.R. 8
settembre 1977, n. 357 che trasferisce nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva
Habitat . Le modalità procedurali per l’applicazione della valutazione di incidenza in ambito
regionale sono disciplinate:
� dalla Legge Regionale n. 17 (art. 17) del 5 settembre 2000 –“ modifiche e integrazioni alla
legge finanziaria al bilancio per gli anni 2000/2002 e disposizioni varie – Valutazione di
Impatto Ambientale”;
� dalla Legge Regionale n. 31 del 7 giugno 1989 “Norme per l’istituzione e la gestione dei
parchi, delle riserve e dei monumenti naturali, nonché delle aree di particolare rilevanza
naturalistica”.
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- 239 -
9.7 Monitoraggio e valutazione dell'attuazione del piano di gestione
Il programma di monitoraggio del piano di Gestione ha la finalità di misurare lo stato di
conservazione di habitat e specie, oltreché di verificare il successo delle azioni proposte
nel piano.
Gli indicatori di monitoraggio e le azioni di monitoraggio per la valutazione degli
interventi previsti nei progetti pilota sono state inserite nelle schede relative,al fine di
definire più precisamente gli indirizzi di gestione e a tarare la strategia individuata.
Di seguito vengono riportati gli indicatori utilizzati per il monitoraggio delle azioni previste
allo scopo di consentire una valutazione dell’efficacia del Piano di gestione.
- Analisi della consistenza delle popolazioni di Cervus elaphus corsicanus,
- Analisi della distribuzione delle popolazioni di Cervus elaphus corsicanus,
- Analisi dei danni causati alle colture e alle formazioni boschive,
- Analisi della produzione foraggera utilizzata dalla specie,
- Analisi dei dati relativi alla distribuzione spaziale di Salmo (trutta) macrostigma,
- Analisi della composizione, abbondanza e struttura di età della fauna ittica
autoctona,
- Analisi della distribuzione e diffusione della fauna ittica alloctona,
- Analisi della distribuzione, diffusione ed abbondanza della specie invasiva
alloctona Procambarus clarkii ,
- Analisi della presenza e distribuzione di specie vegetali alloctone,
- Analisi dello stato di rinaturalizzazione delle aree interessate da bonifica dai
rifiuti,
- Analisi della colonizzazione da parte di specie autoctone delle aree sottoposte
agli interventi,
- Analisi dello stato di conservazione del germoplasma delle unità tassonomiche
più rilevanti,
- Stima dell’incremento del flusso turistico all’interno dell’area pSIC e nelle aree
circostanti,
- Crescita del grado di consapevolezza delle peculiarità dell’area e della
sensibilizzazione ambientale,
- Diffusione di informazione e partecipazione delle comunità al processo di
sviluppo locale,
- Rafforzamento e coinvolgimento attivo degli attori locali alfine di accrescere il
grado di conoscenza sui temi e sulle opportunità associati alla sostenibilità
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ambientale,
Le metodologie utilizzate per la misurazione della variabilità temporale di tali indicatori
sono riportate nella descrizione dei singoli interventi.
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9.8 Schema logico di correlazione Obiettivi- Interventi.
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CapitoloCapitoloCapitoloCapitolo 10 10 10 10
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10. MISURE DI CONSERVAZIONE
In base alla direttiva 92/43/CEE, per ciascun Sito di Importanza Comunitaria (SIC) devono essere
adottate, le necessarie misure di conservazione, che sono definite come “opportune misure
regolamentari, amministrative o contrattuali”.
Misure regolamentari
Sono misure regolamentari gli interventi di tipo normativo o regolativo riguardanti lo stato di
conservazione degli habitat e delle specie per i quali sono stati individuati i siti. Essi consistono in
disposizioni generali e astratte riferite alle attività ammesse o vietate all’interno dei siti di
importanza comunitaria.
Misure amministrative
Sono misure amministrative gli interventi provenienti da autorità amministrative e gli interventi a
contenuto provvedimentale (cioè concreto e puntuale) riguardanti lo stato di conservazione degli
habitat e delle specie per i quali sono stati individuati i siti.
Misure contrattuali
Sono misure contrattuali gli interventi previsti in accordi tra più soggetti, riguardanti lo stato di
conservazione degli habitat e delle specie per i quali sono stati individuati i siti.
Tali accordi possono essere stipulati tra soggetti privati o tra autorità pubbliche e soggetti privati, al
fine di conservare gli habitat o le specie in questione. Ad esempio, convenzioni e contratti tra enti
pubblici e soggetti privati – spesso organizzazioni private no profit – per la gestione delle aree o
per il loro uso.
E’ opportuno ricordare inoltre che l’art. 6 comma 3 della Direttiva della Direttiva Habitat enuncia
che: “Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma
che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani
e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell'incidenza che ha sul sito, tenendo
conto degli obiettivi di conservazione del medesimo.…”.
La valutazione di incidenza viene disciplinata dall’art. 6 del D.P.R. 12 marzo 2003 n. 120 che ha
sostituito l’art. 5 del D.P.R. 8 settembre 1977, n.357 che trasferisce nella normativa italiana i
paragrafi 3 e 4 della direttiva Habitat .
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10.1 MISURE DI CONSERVAZIONE REGOLAMENTARI
Nella gestione del pSIC è necessario individuare delle misure di conservazione che permettano di
articolare la tutela e il rispetto dei diversi habitat e specie presenti particolarmente minacciati sui
quali vanno concentrate particolari azioni di conservazione necessarie per il mantenimento degli
habitat e delle specie in uno stato di conservazione soddisfacente all’interno del sito.
Esse sono inquadrate in diverse tipologie di seguito elencate
A. Pratiche colturali controllate e programmate;
B. Elenco delle norme per il mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche e
ambientali (DM n°12541 del 21 dicembre 2006 e Delib erazione G.R. N. 8/6 DEL 28.2.2007)
C. Controllo sulla Fruibilità dei siti;
D. Informazione e sensibilizzazione operatori;
E. Misure ecologiche
F. Attività antropiche
G. ricerca scientifica
- Le tipologie A e B sono relative alla conduzione e gestione delle attività agricole, zootecniche
e forestali presenti nel pSIC. In particolare la tipologia B riprende le norme per il
mantenimento delle buone condizioni agronomiche ed ambientali previste dal
Regolamento (CE) 1782/2003 e recepite con DM del ministero per le politiche agricole e
forestali n°12541 del 21 dicembre 2006 e con Delibe razione della giunta Regionale N. 8/6
DEL 28.2.2007.
- La tipologia C prevede una serie di misure destinate ai visitatori dell’area al fine di
preservare gli habitat e le specie vegetali e animali inserite negli allegati della Direttiva
Habitat e della Direttiva Uccelli.
- La tipologia D prevede l’assistenza agli operatori dell’area per ciò che riguarda l’ammissibilità
delle diverse tipologie gestionali in essere e/o in progetto.
- La tipologia E comprende una serie di misure e divieti finalizzati ad azioni di mantenimento
delle specie vegetali ed animali e di ripristino di habitat.
- La tipologia F comprende una serie di divieti legati ad attività antropiche che possono in
qualche modo compromettere il mantenimento di Habitat e specie vegetali ed animali.
- La tipologia G comprende una serie di regole indirizzate a chi compie attività di ricerca
scientifica all’interno dell’area.
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A) Pratiche colturali controllate e programmate;
A1. Regolazione della qualità e della intensività del pascolamento;
A2. Attività agro-silvo-pastorali in grado di mantenere una struttura disetanea dei soprassuoli e
la presenza di radure e chiarie all’interno delle compagini forestali;
A3. Conservazione di prati all'interno del bosco anche di medio/piccola estensione e di pascoli
ed aree agricole, anche a struttura complessa, nei pressi delle aree forestali;
A4. Mantenimento e/o promozione di una struttura delle compagini forestali caratterizzata
dall’alternanza di diversi tipi di governo del bosco (ceduo, ceduo sotto fustaia, fustaia
disetanea);
A5. Controllo dei tagli selvicolturali durante il periodo riproduttivo della fauna ornitica al fine di
evitare disturbo e distruzione dei siti di nidificazione;
A6. Mantenimento e conservazione del sottobosco;
A7. Incentivazione delle attività di gestione forestale al di fuori del periodo riproduttivo della
fauna ornitica, onde evitare il disturbo e la distruzione dei siti di nidificazione.
A8. Mantenimento di piante annose e marcescenti utilizzate per la nidificazione e/o
l’alimentazione dell’avifauna;
A9. Evitare impiantare colture arboree a rapido accrescimento e con specie diverse da quelle
autoctone.
A10 Gestione ecologicamente compatibile delle aree boscate con particolare riferimento agli
interventi di miglioramento fisionomico e strutturale (conversione dei cedui semplici in
fustaie o in cedui composti), alla creazione di radure e fasce ecotonali
B) Elenco delle norme per il mantenimento dei terreni in buone condizioni
agronomiche e ambientali (art. 5 e all.IV Reg.(ce) n. 1782/03)
Norma 2.1: Gestione delle stoppie e dei residui colturali
Al fine di favorire la preservazione del livello di sostanza organica presente nel suolo nonché la
tutela della fauna selvatica e la protezione dell’habitat, è opportuno provvedere ad una corretta
gestione dei residui colturali.
È pertanto vietata la bruciatura delle stoppie e delle paglie, nonché della vegetazione presente al
termine dei cicli produttivi di prati naturali o seminati.
È ammessa deroga nei seguenti casi:
in applicazione e osservanza delle disposizioni contenute nel “Piano regionale annuale di
previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi”
nel caso di interventi di bruciatura connessi ad emergenze di carattere fitosanitario prescritti
dall’Autorità competente.
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In questi casi alla bruciatura delle stoppie devono seguire interventi alternativi di ripristino della
sostanza organica del suolo. I conduttori delle aziende agricole dovranno effettuare, nella
campagna agraria seguente alla bruciatura delle stoppie, prima o contestualmente alla messa in
coltura, interventi finalizzati al ripristino della sostanza organica del suolo attraverso:
o sovescio
o coltivazione di leguminose in purezza con interramento dei residui colturali; utilizzo di
letame, compost, effluenti zootecnici, stallatico
Norma 4.1: Protezione del pascolo permanente
Al fine di assicurare un livello minimo di mantenimento dei terreni ed evitare il deterioramento
dell’habitat, tutte le superfici a pascolo permanente sono soggette ai seguenti impegni:
a) )divieto di riduzione della superficie a pascolo permanente a norma dell’articolo 4 del
regolamento (CE) n. 796/04 e successive modifiche e integrazioni;
b) divieto di conversione della superficie a pascolo permanente ad altri usi salvo diversa
prescrizione della competente autorità di gestione;
c) esclusione di lavorazioni del terreno fatte salve quelle connesse al rinnovo e/o infittimento
del cotico erboso e alla gestione dello sgrondo delle acque.
Norma 4.2: Gestione delle superfici ritirate dalla produzione
Al fine di assicurare un livello minimo di mantenimento dei terreni ed evitare il deterioramento
degli habitat, le superfici ritirate dalla produzione sono soggette alle seguenti prescrizioni:
a) presenza di una copertura vegetale, naturale o artificiale, durante tutto l’anno;
b) attuazione di pratiche agronomiche consistenti in operazioni di sfalcio, o altre operazioni
equivalenti, al fine di conservare l’ordinario stato di fertilità del terreno, tutelare la fauna
selvatica e prevenire la formazione di un potenziale inoculo di incendi, in particolare nelle
condizioni di siccità, ed evitare la diffusione di infestanti.
c) al fine di prevenire la formazione di potenziali inoculo di incendio, è fatto obbligo di
effettuare:
- almeno una volta all’anno, lo sfalcio della copertura vegetale (vietato nel periodo fra il 30
aprile e il 30 settembre di ogni anno.); in alternativa, è ammessa la trinciatura oppure,
per le superfici ove non sussistono specifici divieti previsti per il set-aside di utilizzo della
copertura vegetale per l’alimentazione umana, il pascolamento della superficie
interessata.
- E’ fatto comunque obbligo di sfalci e/o lavorazioni del terreno per la realizzazione di fasce
antiincendio conformemente a quanto previsto dalle normative in vigore.
Deroghe
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I. Deroghe applicabili su tutte le superfici a seminativo ritirate dalla produzione.
In deroga all’impegno a), sono ammesse lavorazioni meccaniche sui terreni ritirati dalla
produzione
nei seguenti casi:
1. pratica del sovescio, in presenza di specie da sovescio o piante biocide;
2. terreni interessati da interventi di ripristino di habitat e biotopi;
3. colture a perdere per la fauna,
4. nel caso in cui le lavorazioni siano funzionali all’esecuzione di interventi di miglioramento
fondiario.
II. Deroghe applicabili sui terreni a seminativo ritirati dalla produzione per un solo anno o,
limitatamente all’annata agraria precedente all’entrata in produzione, nel caso di terreni a
seminativo ritirati per due o più anni.
In deroga all’impegno a), sono ammesse lavorazioni meccaniche sui terreni ritirati dalla
produzione nei seguenti casi:
1. lavorazioni del terreno allo scopo di ottenere una produzione agricola nella successiva
annata agraria, comunque da effettuarsi non prima del 15 luglio dell’annata agraria
precedente all’entrata in produzione;
2. è ammesso, in deroga alle epoche prestabilite per la tutela della fauna selvatica,
unicamente per i terreni ritirati dalla produzione sui quali non vengono fatti valere titoli di
ritiro, l’intervento di controllo della vegetazione tramite pascolamento, purché sia garantito
un equilibrato sfruttamento del cotico erboso.
Norma 4.4: Mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio
Al fine di assicurare un livello minimo di mantenimento dei terreni ed evitare il deterioramento
degli habitat tramite il mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio sull’intero territorio,
gli agricoltori devono rispettare i seguenti impegni:
a) Divieto di effettuazione di livellamenti non autorizzati;
b) Pulizia dei fondi agricoli e delle pertinenze, attraverso l’eliminazione di oggetti, carcasse,
rifiuti abbandonati di ogni genere e dimensione sia nelle aree di proprietà che nelle aree di
pertinenza stradale o di sosta;
c) Al conseguimento del massimo decoro delle condizioni dell’agro attraverso la messa in
opera, anche in sostituzione di preesistenti sistemi di recinzione, di muretti a secco
tradizionali o sistemi a siepe di essenze autoctone volte a mitigare gli impatti paesaggistici.
d) Sarà a tal fine data priorità agli interventi che prevederanno l’attivazione di forestazione e
piantumazione di essenze tipiche nelle aree di proprietà non direttamente interessate dagli
annessi agricoli o dalle attività;
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e) Al conseguimento degli obiettivi di armonizzazione edilizia ed architettonica degli
interventi. Il posizionamento di questi ultimi dovrà essere localizzato nelle aree del fondo
non interessate da colline o alture e dovrà essere evitata qualsiasi forma di sbancamento
o terrazzamento.
Dovranno essere seguiti gli indirizzi edilizi ed architettonici più consoni all’inserimento organico
delle opere nel paesaggio circostante, nel rispetto delle trame particellari, dei reticoli idrogeologici
e stradali e nell’uso della pietra e del legname locale.
I materiali dovranno essere conformi alle preesistenze tradizionali della regione storica in cui
l’intervento ricade con particolare riferimento alla tipologia, alle forme dei volumi, alle pendenze,
alle falde dei tetti e all’uso di materiali di facciata e di copertura.
E’ prioritario provvedere al recupero funzionale delle preesistenze agricole prima di qualsiasi
autorizzazione a nuove entità edilizie.
C) Controllo sulla Fruibilità dei siti;
C1. Misure di limitazione del disturbo antropico causato da fruitori in particolari siti e in
particolari periodi dell’anno.
C2. Misure atte a deviare percorsi sentieristici lontano dai siti di nidificazione dell’avifauna.
C3. Divieto di accensione di fuochi all’aperto, non preventivamente autorizzati;
C4. Divieto di attività di campeggio al di fuori delle aree destinate a tale scopo ed
appositamente attrezzate o comunque autorizzate dall’ente gestore dell’area
C5. Divieto avvicinamento alle aree di nidificazione nelle attività di volo, di arrampicata e di
escursionismo
C6. Divieto di circolazione motorizzata fuoristrada e lungo mulattiere e sentieri, fatta
eccezione per i mezzi agricoli e mezzi necessari all’accesso al fondo e all’azienda
degli aventi diritto, di soccorso, di controllo, di sorveglianza, di manutenzione delle
infrastrutture fatto salvo lo svolgimento di manifestazioni sportive già autorizzate
D) Informazione e sensibilizzazione operatori;
D1. Informazioni agli operatori sulla incompatibilità tra obiettivi di conservazione e
determinate gestioni esistenti e/o in progetto.
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E) Misure ecologiche
E1. Azioni mirate all’eliminazione dei detriti che interrompono la continuità del corso
d’acqua.
E2. Pulizia aree da rifiuti.
E3. Mantenimento di condizioni territoriali favorevoli per la nidificazione di specie
E4. Misure per la salvaguardia e l’ampliamento degli ambienti di alimentazione di
particolari specie animali.
E5 Divieto di introduzione di specie animali o vegetali alloctone;
E6. Divieto di disturbare, danneggiare, catturare o uccidere animali, raccogliere o
distruggere i loro nidi, tane e giacigli, fatte salve le attività previste dal piano del pSIC,
gli interventi di carattere igienico-sanitario e la ricerca scientifica, eseguiti dal ente
gestore ovvero dallo stesso autorizzati;
E7. Divieto di ripopolamenti e reintroduzioni di specie faunistiche anche autoctone in tutta
l’area pSIC, deroghe motivate da opportune ragioni scientifiche potranno essere
concesse dall’ente gestore.
E8. Divieto di immissione di specie ittiche nei corpi idrici dell’area.
E9. Divieto di prendere e detenere uova, nidi e piccoli nati di mammiferi, uccelli, anfibi e
rettili appartenenti alla fauna selvatica, salvo che nei casi previsti all'articolo 6 della
L.R. 23/98.
E10. Divieto di effettuare fotografie o riprese cinematografiche non autorizzate agli uccelli
selvatici durante la cova e l'allevamento dei piccoli nati.
E11 Limitazione dell’attività venatoria nelle aree utilizzate per la riproduzione da specie
sensibili.
E12 Limitazioni dei prelievi nel corso della migrazione post-nuziale e durante le prime fasi
di svernamento per le specie sensibili.
F) Attività antropiche
F1. Divieto di coltivare nuove cave o estrarre inerti, ed esercitare qualsiasi attività che
determini modifiche della morfologia del suolo;
F2. Divieto di attuare interventi che modifichino il regime o la composizione delle acque;
F3. Divieto di realizzare discariche di rifiuti di qualsiasi tipo ovvero depositi permanenti o
temporanei di materiali dismessi anche se in forma controllata;
F4. Messa in sicurezza di linee elettriche onde evitare rischi di collisione ed elettrocuzione
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alle specie di rapaci e grandi uccelli
F5. Divieto di esercitare ogni altra attività, anche di carattere temporaneo, che comporti
alterazioni alla qualità dell’ambiente naturale, incompatibili con le finalità della
conservazione di habitat e specie.
G) Attività di ricerca scientifica
G1. È definita ricerca scientifica l’attività di osservazione e studio di campo delle
caratteristiche dell’ambiente naturale e delle sue variabili, ovvero l’attività di raccolta,
osservazione, preparazione, conservazione e studio di oggetti e di reperti; pertanto
viene considerato ricercatore scientifico chiunque, sia per motivi di studio o
professionali, svolga mansioni che possano essere definite di ricerca presso un Ente
istituzionalmente dedito alla ricerca scientifica ovvero chi, anche a titolo amatoriale o
dilettantistico, in possesso di adeguati titoli di studio o attestazioni curriculari, svolga
analoga attività all’interno di Associazioni scientifiche legalmente riconosciute; non è
considerata ricerca scientifica qualsiasi attività condotta a fini di lucro;
G2. Chiunque intenda svolgere attività di ricerca scientifica è tenuto a richiederne
preventivamente specifica autorizzazione all’Ente gestore, precisando: generalità del
richiedente e sintetico estratto curricolare; titolarità, oggetto e scopo della ricerca;
elenco e qualifica del personale coinvolto; descrizione delle attività da svolgersi, anche
in riferimento ai tempi di esecuzione ed ai luoghi interessati; indicazione dei reperti che
si intendono prelevare; precauzioni previste per ridurre al minimo il disturbo esercitato
sull’ambiente;
G3. l’autorizzazione a svolgere attività di ricerca è rilasciata dall’Ente gestore, che ha
facoltà di sospendere l’autorizzazione o di revocarla qualora il ricercatore non attui le
precauzioni prescritte o violi le norme in vigore nel pSIC per le quali non sia prevista
deroga nell'autorizzazione;
G4. L’ente gestore valuta le proposte di ricerca scientifica pervenute, stabilendo, qualora si
verifichino sovrapposizioni di temi o di calendario, le misure più opportune;
G5. I campioni prelevati su autorizzazione, ove per necessità di ricerca non siano destinati
a distruzione, devono essere depositati presso l’Ente gestore ovvero presso una
struttura museale, informando di ciò l’Ente gestore;
G6. A ricerca compiuta, i risultati delle indagini devono essere trasmessi all’Ente gestore;
dopo la pubblicazione dei lavori, l’Ente gestore potrà usare in parte o anche
completamente il materiale edito per fini didattici o gestionali, con il solo obbligo della
citazione della fonte;
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G7. L’ente gestore, per perseguire le finalità istitutive della Riserva, predispone programmi
di ricerca che, mediante apposita convenzione o conferimento di specifico incarico,
possono essere svolti da privati, Enti ed Associazioni.
G8. Per le attività di cui al comma precedente i ricercatori incaricati potranno usufruire
delle strutture e delle attrezzature del centro di monitoraggio presente nel pSIC
Tali misure sono soggette a revisione ed aggiornamento costanti a seguito dell’emanazione di
nuove norme relative alla conservazione di habitat e specie.
10.2 MISURE AMMINISTRATIVE
Per quanto riguarda le misure amministrative riferite a singole porzioni del territorio del pSIC è utile
ricordare quanto già riportato nel capitolo sulla pianificazione faunistica.
Esiste il vincolo venatorio normato dalla L.R. 23/98 sulle aree ricomprese nelle Oasi permanenti di
protezione faunistica e cattura “Gutturu Mannu - Monte Arcosu”, “Piscina manna - Is Cannoneris”,
“Pantaleo” per una superficie complessiva di ha 16’203
e nell’area ricompresa nella Zona temporanea di ripopolamento e cattura “Camboni” della
superficie di 838 ha istituita nel 2003 in cui tale vincolo è temporaneo (sei anni).
10.3 MISURE CONTRATTUALI
le misure contrattuali sono riferite in modo particolare agli imprenditori agricoli presenti nella zona
esse fanno riferimento al REGOLAMENTO (CE) n. 1698/2005 DEL CONSIGLIO,del 20 settembre
2005, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale
(FEASR) nell’asse 2 Miglioramento dell'ambiente e dello spazio rurale quali le misure intese a
promuovere l'utilizzo sostenibile dei terreni agricoli. (Misure Agroambientali e Silvoambientali)
Queste misure sono inserite nel Programma Regionale di Sviluppo Rurale 2007-2013 e si
definiscono come segue:
Misura 2.1.4: Pagamenti agroambientali
2.1.4.1: Agricoltura biologica
2.1.4.2: Difesa del suolo
2.1.4.3: Tutela degli habitat naturali e seminaturali Biodiversità
2.1.4.4: Tutela dell’Agrobiodiversità
2.1.4.5: Conservazione delle risorse genetiche animali e vegetali di interesse agrario
2.2.5: Pagamenti silvo ambientali
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Per ciascuna di esse verranno pubblicati gli appositi bandi regionali a cui ogni singolo imprenditore
agricolo può aderire volontariamente.
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Le informazioni sulla biologie delle specie sono state prese dai siti internet “Uccelli d’Italia” INFS,
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