policy advocacy di genere per l'agenda digitale e le politiche urbane: il caso wister - sgi

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Università degli studi di Milano – Bicocca Facoltà di Sociologia Comitato per le pari opportunità “ DONNE POLITICA ED ISTITUZIONI ” Percorsi formativi per la promozione della cultura di genere e delle pari opportunità Policy advocacy di genere per l'agenda digitale e le politiche urbane: il caso Wister - Stati Generali dell'Innovazione TESI DI FINE CORSO Anno 2013 Marieva Favoino matricola: 775450 1/19

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MARIEVA FAVOINO Tesi di fine corso “ DONNE POLITICA ED ISTITUZIONI ” Percorsi formativi per la promozione della cultura di genere e delle pari opportunità Università degli studi di Milano – Bicocca Facoltà di Sociologia Comitato per le pari opportunità

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Università degli studi di Milano – Bicocca Facoltà di Sociologia

Comitato per le pari opportunità

“ DONNE POLITICA ED ISTITUZIONI ” Percorsi formativi per la promozione della cultura di genere e delle pari opportunità

Policy advocacy di genere per l'agenda digitale e le politiche urbane:

il caso Wister - Stati Generali dell'Innovazione

TESI DI FINE CORSO

Anno 2013

Marieva Favoino matricola: 775450

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PREMESSA

SOMMARIO

1. La rappresentanza delle donne in ambito ICT: formazione, occupazione, carriera e 'presenza'

2. ICT e web 2.0: solo nuovi spazi per sé o tecnologie abilitanti?

3. Agenda Digitale Europea: la posizione del Punto di Contatto Nazionale dell'ECWT

4. Il gruppo Wister - Stati Generali dell'Innovazione: un 'Piano D' per lo sviluppo digitale del Paese

5. Il capitale femminile nella elaborazione della smart city – verso una visone digenere delle politiche urbane

6. Conclusioni

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Premessa

Si vuole qui presentare l'esperienza in corso nel nostro Paese di una policy advocacydi genere che, muovendo dal concetto del tempo circolare (o a spirale)1 delle donne,sta creando elaborazioni di politiche pubbliche che utilizzano la cultura wiki e ilparadigma della 'Economia della Condivisione' per costruire una visione di generesul digital agenda setting e sulle politiche di pianificazione e governance dei tempisociali per l'efficienza e la qualità della vita negli ambienti urbani.

L’Agenda Digitale Italiana, per il ruolo propulsivo che si propone di avere nelrilancio dell’economia del nostro Paese, non poteva essere esente, nel dibattitopubblico, da una policy advocacy che considera prioritarie azioni che tengano contodelle discriminazioni di genere presenti nello sviluppo digitale del Paese, in terminidi capitale umano e di prospettive partecipative alla costruzione di scenari nellecomunità urbane.

In particolare, due gruppi di analisi, studio ed elaborazione stanno, in Italia,compiendo dei passi interessanti in questo campo: sono il Punto di ContattoNazionale dell'ECWT (European Centre for Women and Technology) el'associazione SGI (Stati Generali dell'Innovazione) attraverso le elaborazioni delgruppo informale denominato WISTER (Women for Intelligent and SmartTerritories )2 che ha le caratteristiche, più che di una comunità epistemologica, di unthink tank che raggruppa diverse competenze fortemente connotate dallacondivisione di una cultura 'wiki'.

1. La rappresentanza delle donne in ambito ICT: formazione, occupazione, carriera e 'presenza'

A livello internazionale, si sta facendo strada la consapevolezza dell’enorme costoeconomico rappresentato dallo spreco di talenti femminili nella società e nellavoro3. Indici internazionali quali il Global Gender Gap Report e il Mc Kinsey

1 Carmen Leccardi Sociologie del tempo, 2009, Laterza.2 Si vogliono inoltre inoltre qui citare, senza pretese di esaustività e a soli fini di maggiore

completezza, le iniziative che associazioni ed enti portano avanti in Italia questi temi: Women Techa Milano, ITWIIN - Rete delle donne italiane inventrici e innovatrici e la rete delle Girl GeekDinner.

3 ISTAT nel 2010 ha è calcolato che sono 800.000 le donne espulse dal mondo del lavoro a seguitodi una maternità, ovvero l’8,7% delle donne con almeno un figlio. Solo il 40,7% dei quelleche lasciano o perdono la propria occupazione rientrano nel mercato del lavoro. Il tasso dioccupazione femminile complessivo registrato nel 2011 è del 40,7%, contro il 58,5% di quello

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Report4 lo hanno di recente ribadito a fronte di un lavoro di analisi che igender/feminist studies portano avanti da oltre 40 anni. Recentemente anche inItalia ci sono segnali di una attenzione rinnovata, come mostra ad esempio lanovità di un intero capitolo su 'Il ruolo delle donne nell'economia italiana'all’interno del Rapporto Annuale di Bankitalia5.

Il mondo professionale delle ICT presenta in Italia forti disparità di genere:una ricerca promossa da AICA nel 2007 rileva come la percentuale di professionistein ICT sia pari al 14,10% del totale6 .

Il comparto delle Startup innovative, che per l’85% interessa settoridell’economia digitale, ci consegna un profilo dello start upper medio dalquale le donne sono pressoché assenti 7: maschio, età media 32 anni, titolare diun PhD o un Master, spesso alla seconda esperienza dopo un primo fallimento.

Le disparità segnano già il mondo dell’Istruzione Superiore, visto che in Europa il64% dei laureati in Ingegneria ed Informatica sono uomini8. Anche le fasce d’età piùgiovani compiono scelte differenziate, come indicano i dati relativi alle iscrizioniagli Istituti Tecnici. Le ragazze sono per la maggior parte orientate verso gli studiumanistici e meno verso quelli tecnico-scientifici 9. Questi i dati occupazionali e sulle scelte formative. Se invece facciamoriferimento all’utilizzo di applicativi e programmi ICT, oltre che alla presenzaattiva in rete, i dati mostrano che la questione del digital divide di genere, per lomeno nei paesi più ‘sviluppati’, non esiste: le donne non sembrano portatrici disvantaggi specifici 10 .

europeo. Il gender pay gap è ancora considerevole: le donne occupate guadagnano il 20% in menodegli uomini (ISTAT, rapporto Annuale 2011). Il rapporto Istat 2012 segnala inoltre la cadutadell'occupazione femminile nell'industria, che ha subito un'accelerazione molto forte dall'iniziodella crisi: meno 12,7% dal 2009 al 2011, contro il meno 6,3% dell'occupazione maschile. Ledonne hanno il 40% in più di possibilità rispetto agli uomini, di perdere il lavoro nel compartoindustriale.

4 Mc Kinsey&Company, 'Women Matter. Gender Diversity a Corporate performance driver', 2007. WEF, The Global Gender Gap Report, 2012.

5 Banca d'Italia, Relazione Annuale sul 2011 Roma, 31 maggio 2012 http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relann/rel11/rel11it/economia_italiana/rel11_11_donne_economia.pdf

6 Bellini, R., 'Il Sistema delle competenze ICT italiane a confronto con quelle spagnole e francesi', AICA Report, Milano, 2007.

7 AlmaLaurea, Indagine 2010. 8 Eurostat, Report on Equality between women and men, 2010. 9 Dati MIUR a.s. 2001/200210 La questione andrebbe quindi studiata in maniera più sfumata per verificare quali intersezioni

tra genere ed altre dimensioni di discriminazione (etnia/provenienza, status socio-economico,

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In particolare, dai dati nazionali Audiweb sull’uso di internet emerge che, seancora gli uomini rappresentano la maggioranza degli utenti Web, la presenzafemminile è in rapida crescita dato che le donne on line sono aumentate del 10,6%in un anno con 6 milioni collegate nel giorno medio, pari al 44% della popolazioneonline11. Sono online principalmente le 35-54enni, (3 milioni, il 48,8% delle donneonline) e le 25-34enni (1,3 milioni), mentre le over 55 registrano un incremento del24,2% in un anno.

Anche sotto il profilo della riduzione del gender pay gap, il comparto Ict mostra undato interessante: le donne che lavorano nell’Ict guadagnano quasi il 9 % in piùrispetto a quelle che lavorano in altri settori e possono vantare anche una maggioreflessibilità nell’organizzazione degli orari di lavoro; altro aspetto interessanteriguarda la "solidità" del posto di lavoro: le donne impiegate nel comparto ICT sonomeno esposte alla disoccupazione.

Infine, uno studio pubblicato il 3 ottobre scorso dalla Commissione Esecutiva UE12,calcola in nove miliardi di euro l'aumento del Pil dell’Unione Europea collegato adun maggiore inserimento delle donne nel mercato del lavoro nel settore digitale.

"Ora sappiamo, oltre ogni dubbio , che coinvolgere più donne nelbusiness significa fare un business sano – ha sottolineato Neelie Kroes,commissario Ue per l’Agenda digitale – E’ ora che il settore Ict capiscaquesto e aiuti le donne ad entrare nel settore, a beneficio loro e di tuttal’Europa”.

2. ICT E web 2.0: solo nuovi spazi per sé o tecnologie abilitanti?

Mentre questi sono i dati che delineano lo stato dell'arte della presenza di donne conprofili formativi e competenze tecniche specifiche del comparto ICT, poco si sa dicome le donne abitano la rete, intendendo qui per 'abitare' tutta quella serie diprotagonismi e attivazione di altre competenze delle donne nel nuovo spaziopubblico di fatto costituito dal Web 2.0 .

Quello che esiste sono ricerche di mercato e di on-line brand managment, condotte

età, disabilità etc.) siano correlate al digital divide. I dati a cui si fa qui riferimento sono della ricerca del Danish Technological Institute, 'Supporting Digital Literacy, Public Policies and stakeholders Initiatives', European Commission, 2008.

11 Fonte: Audiweb Agosto 201312 European Commission Press Release - 3 ottobre 2013 “Agenda digitale: 9 miliardi di euro in più l'anno con

più donne in carriera” IP/13/905 http://europa.eu/rapid/press-release_IP-13-905_it.htm

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con finalità di profilazione di target di prodotto e pubblici di riferimento per marchi,che poco o nulla dicono sul protagonismo / attivismo delle donne in rete esull'utilizzo che esse fanno degli strumenti abilitanti rappresentati dalle piattaformedel web 2.0 cosiddetto 'relazionale'.

Tali ricerche di mercato disegnano un'immagine delle donne in rete come soggettiche la abitano non tanto come protagoniste attive di questo nuovo spazio pubblico,quanto come curatrici di relazioni virtuali con una predilezione all'utilizzo della retecome estensione dello spazio del sé 13 .

Mancano quindi analisi di contesto strutturate, tuttavia l'esperienza quotidiana dicome abitano la rete opinion leaders e policy makers donne, oltre ai gruppi di donnepiù o meno formali cui si accennava in premessa, ci portano a pensare che si stia alcontrario delineando una colonizzazione del web 2.0 da parte delle donne in terminidi percezione delle potenzialità proprie di tale ambiente quale strumento abilitantedel protagonismo femminile nello spazio pubblico14 e del gender mainstreamingnella adozione, implementazione, monitoraggio e valutazione di una politica per losviluppo digitale del Paese.

Queste donne paiono aver abbracciato una nuova visione della partecipazione allacosa pubblica, adottando gli strumenti web 2.0 che consentono di coniugare la policyadvocacy e la cittadinanza attiva attraverso l'abilitazione dell'intelligenza collettiva inrete.

E' il concetto della cosiddetta Wikicrazia . Una visione di quello che le politichepubbliche potrebbero diventare nell'era di Internet: la mobilitazione di unaintelligenza collettiva, attraverso la collaborazione creativa tra gli amministratori, leorganizzazioni nonprofit, e singoli cittadini e cittadine motivati a inventare, attuare esorvegliare gli effetti dei nuovi schemi di interazione – abilitati dalla tecnologia –scommettendo sulla opportunità che queste possono rappresentare per rendere le

13 In tali ricerche viene enfatizzata e di fatto 'stereotipata' l'attitudine delle donne alla relazione per spiegare la loro maggiore presenza sui social network quali facebook e twitter rispetto agli uomini.Si vedano come esempi di questa stereotipizzazione, la ricerca Yahoo Lifestyle Italia 2013 http://www.7thfloor.it/2010/09/15/statistiche-donne-e-web-ricerca-yahoo-lifestyle-italia/ o anche http://www.slideshare.net/lalui/donne-consumi-foggettidef

14 Si veda, a supporto di tale affermazione, la ricerca “Donne e ICT: stereotipi e mancanza di modellipositivi” commissionata da Cisco a EUN Schoolnet nel 2009, e che ha coinvolto studenti delle scuole superiori, genitori ed insegnanti italiani e di altri quattro paesi europei: Francia, Paesi Bassi,Polonia e Regno Unito. Dalla ricerca sono emerse alcune peculiarità che distinguono il nostro Paese. Le madri, pur senza competenze informatiche, sono due volte più interessate degli uomini ad acquisirne, con un dato superiore alla media rispetto a quanto registrato negli altri paesi. http://www.cisco.com/web/IT/press/cs09/260809.html

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interazioni umane e i 'triangoli di velluto'15 delle politiche pubbliche sempre piùproduttivi e socialmente responsabili, e la società più aperta e coesa.

“Internet sta rivoluzionando anche le politiche pubbliche, insieme amolte altre cose. Il vento del web 2.0 soffia sulla pubblicaamministrazione, e fa entrare condivisione, collaborazione, trasparenzaradicale, etica hacker dalle finestre aperte. - racconta Alberto CotticaEconomista e autore del libro 'Wikicrazia' - Sono convinto che questarappresenti una bellissima occasione per riformare in profondità ilmodo con cui i cittadini si occupano delle politiche pubbliche,rendendolo più informato, più efficace e persino più divertente” 16

Gli ambienti Wiki 1. Dal punto di vista tecnologico, comprendono l’applicazione di strumenti di

social computing riconducibili al cosiddetto Web 2.0: ovvero blog, wiki,folksonomie, Crowdsourcing, User Generated Content,

2. Dal punto di vista sociologico, sono caratterizzati da un approccio produttivoche avvicina il tempo del sé al tempo della partecipazione al discorsopubblico, (ri)conciliando le donne con il bisogno di sviluppo di competenzetecnologiche grazie alla loro accessibilità e user-frendliness.

3. rispondono infine al paradigma dell'economia della condivisione la cuiimportanza è stata riconosciuta negli studi di Elinor Ostrom17 e viene ormaipraticata su larga scala nelle comunità di sviluppatori open source, nellaproduzione e manutenzione del bene comune della 'conoscenza'.

Alla luce di questa triplice rilevanza, il dibattito sulla costruzione di efficaci politichepubbliche per lo sviluppo digitale del Paese ha cominciato ad essere oggetto diosservazione puntuale e rivendicazione di una 'voce' di genere sui seguentifocus:

• design inclusivo degli strumenti, delle tecnologie e delle piattaforme ICT• riduzione del digital divide di genere per l'empowerment femminile sulle

politiche per l'innovazione• costruzione di politiche urbane dove il digitale è strumento di inclusione

sociale e ripensamento del work life balance e non solo infrastruttura di

15 Cit. Woodward, Alison (2004) 'Building velvet triangles: Gender and informal governance', in Thomas Christiansen and Simona Piattoni (eds) 'Informal governance in the EU', pp 765-93. Cheltenham: Edward Elgar

16 Cit. Alberto Cottica (2010) “Wikicrazia L'azione di governo al tempo della rete”. Navarra Editore17 Elinor Ostrom, 'Governing the commons' (1988), Cambrige University Press; Governare i beni

collettivi, Marsilio, 2006; Hess, C. e Ostrom, E. (2009) 'La conoscenza come bene comune. Dalla teoria alla pratica', Milano: Bruno Mondadori ed.

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efficienza complessiva dei contesti urbani quali essi oggi sono.

3. Agenda Digitale Europea: la posizione del Punto di Contatto Nazionaledell'ECWT

A livello europeo lo ECWT – European Centre for Women and Technology stalavorando attivamente sull’integrazione di una dimensione di genere nell’AgendaDigitale Europea, con il doppio intento di rendere trasversale la lettura di generenelle politiche per l’innovazione, e di insistere sul rafforzamento delle competenzedigitali delle donne, nelle fasce cosiddette ‘deboli’ e nelle giovani e, in generale, peruno sviluppo di skill avanzate.

Oggi l’Agenda Digitale Europea prevede l’Azione n°60, intitolata “IncreaseParticipation of Women in the ICT workforce”. Il tema è quindi ormai in agenda alivello del policy making europeo.

In Italia il lavoro della Cabina di Regia dell'Agenzia Digitale Italiana - ADIsembrava in un primo momento allineato a questa impostazione. La questione erastata infatti inclusa entro i lavori del Gruppo sulle Competenze Digitali proponendosidi:

• fornire esempi e modelli positivi per le donne che vogliono entrare nel settoredelle tecnologie digitali e/o intraprendere una carriera da startupper

• promuovere il ruolo delle donne come utenti attive, creatrici e produttrici ditecnologie e protagoniste dell’innovazione.

Nel giugno del 2012, il Punto di Contatto Nazionale di ECWT, nell'ambito di unconvegno sugli approcci inclusivi agli interventi per le competenze digitali, hadedicato una sessione di workshop al tema 'Genere e Inclusione per l’AgendaDigitale Italiana' , e le organizzazioni coinvolte hanno presentato un documento di11 raccomandazioni specifiche all’ADI.

Le idee portanti erano inclusione, come attenzione ai bisogni specifici dei diversisegmenti di popolazione ed agli intrecci tra genere ed altre dimensioni didifferenza/discriminazione18, e l'adozione di un approccio di genere

18 Fenomeni di discriminazione ed esclusione sociale sono in genere trattati nel discorso pubblico con un approccio settoriale, che parte da una singola specificità, senza tenere conto che gli assi di discriminazione (etnia/provenienza, status socio-economico, età, disabilità etc…) spesso si intrecciano nelle biografie dei soggetti, andando a costruire relazioni sociali complesse e stratificate. Va quindi facendosi spazio nell'ambito della ricerca sociologica, l'approfondimento deltema delle discriminazioni a partire dal concetto di “intersezionalità”, inteso come categoria che tiene insieme le differenti linee discriminatorie nella lettura delle situazioni complesse di

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trasversalmente alle politiche per l’innovazione.

Le proposte concrete hanno spaziato dagli interventi in campo educativo- formativo,all’utilizzo dei media televisivi, alla rivalutazione del telelavoro con modalitàflessibili, alla promozione di approcci e metodologie di genere in tutto il ciclo delleattività di Ricerca e Sviluppo Tecnologico, inclusa la progettazione el’implementazione dei progetti per le Smart Cities.

Nel frattempo, si è giunti alla approvazione del Decreto Sviluppo 2.019 che hapurtroppo penalizzato gli interventi sulle competenze digitali e, con essi, iriferimenti alle questioni di genere.

Le raccomandazioni più interessanti erano proprio in riferimento al gendermainstreaming in rapporto alle politiche per l'innovazione attraverso le ICT. Neldocumento si leggevano infatti le seguenti raccomandazioni 10 e 11:

(raccomandazione 10.) Promuovere la presenza di una prospettiva attenta al genere e alledifferenze nelle call per progetti di R&D e Innovazione, in lineacon l’operato della DG Research della CE, che ha promossoestensivamente in tutta Europa una formazione rivolta a ricercatori,progettisti e punti di contatto FP7th Framework per integrare unapproccio di genere in tutto il ciclo della Ricerca,trasversalmente alle aree disciplinari. (raccomandazione 11.) Promuovere una visione delle smart cities e delle smart communitiesche non sia gender blind/neutral: le prospettive di trasformazionedei contesti urbani propongono città efficienti grazie alle Ict piùavanzate dal punto di vista della mobilità, dell’uso del tempo, dellasostenibilità ambientale: andare in questa direzione in assenza diprospettive inclusive messe in atto con metodi partecipativi, usercentered technologies e crowdsourcing che tengano conto delledimensioni e relazioni di genere intrecciate agli altri assi didifferenziazione, porta ad aumentare considerevolmente i rischi discarso impatto o di costose infrastrutturazioni prive di realeutilizzabilità da parte delle/i cittadine/i. Soprattutto le aree che

discriminazione e esclusione. (v. M. Calloni – Lezione nell'ambito del corso 'Corso Donne Politicae Istituzioni', Facoltà di Sociologia - Università Milano Bicocca 1 giugno 2013)

19 Gazzetta Ufficiale n. 294 – suppl. ord. n. 208, legge 17 dicembre 2012, n. 221 con cui è stato convertito il decreto-legge 179/2012, noto come “decreto crescita 2.0″ o “agenda digitale”

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riguardano smart mobility, consumi energetici, smart education nonpossono prescindere dall’applicazione trasversale di un’otticagender & diversity oriented e da azioni dedicate in fase di ricerca edesign partecipativo e di raccolta dei feedback e misurazione diimpatto.

Nella documentazione resa pubblica sugli obiettivi e le priorità dell’ADI laquestione pare invece piuttosto ridursi all’alfabetizzazione di donne consideratevittime di digital divide e bisognose di sostegni in termini di formazione.

L'Agenda Digitale Italiana (ADI), infatti, mentre si pronuncia su 'Competenzedigitali come veicolo di empowerment e presenza femminile nella governance diInternet' 20 nulla dice sulla lettura di genere dell'organizzazione sociale del lavoro esugli impatti che la network society suggerisce per il life work balance degli uominie delle donne, in particolar modo negli ambienti urbani.

4. Il gruppo Wister - Stati generali dell'innovazione: un 'Piano D' per losviluppo digitale del Paese

Il Punto di Contatto Nazionale di ECWT, nella sua funzione di stimolo al gendermainstreaming nelle politiche digitali dell'UE, ha più di recente avviato una strettacollaborazione con l'associazione Stati Generali Innovazione, tale collaborazione èsfociata nell’evento 'Smart Cities, Genere e Inclusione', in occasione della Smart CityExhibition di Bologna nell'ottobre 201221.

L’Associazione Stati Generali dell'Innovazione è una associazione di promozionesociale senza scopo di lucro. Si configura come rete di associazioni, organizzazioni,enti, gruppi e persone singole, opera in ambito regionale, nazionale, internazionale,ed è aperta al contributo di persone di tutte le nazionalità e di qualsiasi estrazionesociale, economica e politica che ne condividano i principi. “E' costituita con loscopo di - si legge sul sito dell'Associazione - realizzare le condizioni per lapartecipazione di tutti i portatori di interesse verso la costruzione di una prospettivacondivisa per un cambio effettivo nella politica dell’innovazione per l’Italia”.

20 La cabina di regia dell'ADI ha elaborato una serie di 'iniziative' con l’obiettivo di innovare ognuno dei sei ambiti tematici e di implementare gli indirizzi dell’Agenda Digitale Europea in campo nazionale. L'iniziativa cui si fa qui riferimento è quella denominata “III.4.21 Digital Divide di Genere”. Per un approfondimento sul documento, si veda http://www.agendadigitale.it/agenda_digitale/index.php/strategia-italiana/iniziative

21 http://www.smartcityexhibition.it/it

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Tra gli obiettivi specifici dell'Associazione:

• costruire un punto di riferimento per le associazioni, le organizzazioni e i singoli impegnati sul fronte dell’innovazione, sia dal punto di vista sociale, sia industriale, che dell’impatto sulla trasformazione della PA e infine delle condizioni tecniche di base, in modo da favorire la sinergia delle singole iniziative e massimizzare l’efficacia delle proposte;

• definire un percorso per organizzare “dal basso” e sul territorio gli Stati Generali dell’Innovazione, attraverso l’utilizzo di una piattaforma di condivisione in rete, incontri tematici, riunioni, studi, pubblicazioni, seminari;

• elaborare in modo condiviso e attraverso un processo inclusivo un programma per “l’innovazione nel governo dell’Italia”, verso il modello dell'Open Government22.

Nato per 'gemmazione' dall'Associazione SGI, il gruppo Wister – Women forIntelligent and Smart Territories, si è costituito ufficialmente durante la primaedizione Smart City Exhibition di Bologna (ottobre 2012). E' un gruppo di policyadvocacy che utilizza la rete per potenziare l'intelligenza collettiva e ilcrowdsourcing di genere. Ad oggi ha raccolto l'adesione di oltre 800 donne attive inambito accademico, imprenditoriale, amministrativo e tecnico.

Pur essendo molto attivo sul fronte della lotta agli stereotipi e alla violenza di genere,oltre che sul fronte della riduzione del gender gap nel settore ICT e del digital divide,l'elaborazione di policy sulla quale il gruppo ha lavorato e punta a contribuire aldibattito pubblico e all'agenda setting del Paese è il cosiddetto “Piano D – liberarele risorse delle donne per il bene del Paese”.

Il Piano D, presentato dal Gruppo Wister al Forum PA di Roma nel maggio 2013, è

22 Con l’espressione "open government" si intende un nuovo concetto di governance a livello centrale e locale, basato su modelli, strumenti e tecnologie che consentono alle amministrazioni di essere “aperte” e “trasparenti” nei confronti dei cittadini, al fine di favorire azioni efficaci e garantire un controllo pubblico sull’operato. Il primo concetto (l’apertura) fa riferimento alla capacità di enti e istituzioni pubbliche di ridefinire le modalità di approccio e relazione con i cittadini e le comunità locali nella direzione di forme di interazione basate su bidirezionalità, condivisione e partecipazione ai processi decisionali dell’amministrazione, attuabili mediante i nuovi strumenti digitali. La “trasparenza” di un’amministrazione è invece connessa alla libertà di accesso ai dati e alle informazioni amministrative da parte dei cittadini, nonché alla condivisione di documenti, saperi e conoscenze tra istituzioni e comunità locale. Strumenti dell'Open Government sono: gli open data (la disponibilità di set di dati in formato 'aperto' per lo sviluppo di analisi dei bisogni e delle opportunità del territorio e di nuovi servizi), le consultazioni e il social media come ambiti di relazione e crowdsourcing.

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declinato in 5 position paper23, il focus che ci si propone qui di raccontare è quello sul settore Innovazione Digitale dal titolo 'L’Agenda Digitale come piattaforma per liberare le risorse delle donne' poiché lo si ritiene particolarmente interessante per tre ordini di motivi:

• sottolinea la trasversalità del tema a tutti gli altri ambiti di analisi e presenta l'Agenda Digitale Europea e Italiana come documenti di 'scenario' fondamentali per la mobilitazione delle risorse, poiché direttamente collegati alla messa a punto del Programma Quadro R&ST europeo

• viene in esso scardinato il mito della ICT che aiuta per (e condanna al) multitasking, con una chiamata alla rilettura e riscrittura dei tempi sociali e del work life balance maschile e femminile nella direzione della condivisione dei carichi di cura;

• nato nell'ambito di una cultura wiki, si inserisce a pieno titolo nel dibattito sulla sharing economy, presentando concrete declinazioni dei percorsi di innovazione sociale nella direzione della smart city e delle smart communities che le devono abitare.

5. il capitale femminile nella elaborazione della smart city – verso una visione di genere delle politiche urbane

Il dibattito sulle Smart Cities ruota, con mille sfumature, attorno ai due poli della“tech driven smart city”, che enfatizza il fattore innovazione tecnologica e crescitaeconomica, e quello della cosiddetta “human smart city” che assegna la priorità allapartecipazione dei cittadini e al loro ruolo nell’identificare bisogni, usi,caratteristiche delle tecnologie per il miglioramento della qualità e della sostenibilitàdella vita urbana.

Guardare ai processi di innovazione in una prospettiva di genere significapromuovere una visione di innovazione non monolitica, e che valorizzi lacomponente umana e sociale: l'indagine “Smart City in ottica di Genere?” presentataa ForumPA 2013 lo scorso Maggio insieme al 'Piano D' 24, conferma questa direzione

23 I 5 position paper (“Liberare le risorse delle donne nell’impresa”, “Liberare le risorse delle donnenell’amministrazione pubblica”, “Liberare le risorse delle donne nella comunità”, “Liberare lerisorse delle donne nella scuola, nell’università e nella ricerca”, “L’Agenda Digitale comepiattaforma per liberare le risorse delle donne”) sono stati presentati nell'ambito del Forum PA il28 maggio 2013, in plenaria e successivamente discussi su tavoli paralleli in modalità Open Talk inmodo da consentire a chiunque di poter partecipare attivamente. Il risultato dei lavori e delladiscussione è stato poi pubblicato sul wiki di Stati Generali dell’Innovazione ed aperto così ad unaulteriore elaborazione in rete. Per una visione di insieme dei paper si vedahttp://www.statigeneralinnovazione.it/wiki/index.php?title=Temi:WISTER

24 Alessia Anzelmo, 'Smart City in ottica di genere? Riflessioni in rosa ma non troppo ' Edizioni

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di ricerca.

Raccogliendo i punti di vista di 20 donne tra amministratrici locali ed esperte, èemerso come sia essenziale recuperare almeno tre dimensioni fondamentali per unacittà intelligente ed inclusiva:

• garantire una presenza paritaria (o tendente alla parità) delle donne nei livelli decisionali nei quali prendono forma le direzioni strategiche e i piani di sviluppo della Smart Cities, dal livello nazionale a quelli locali;

• includere le donne nei processi di partecipazione e coinvolgimento attivo della cittadinanza, nel crowdsourcing e nel co-design;

• integrare un punto di vista di genere e inclusivo nella ricerca e nello sviluppo delle soluzioni tecnologiche per le città Smart, dai servizi offerti, ai contenuti,alle interfacce.

Il position paper del 'Piano D' “L’Agenda Digitale come piattaforma per liberarele risorse delle donne” 25 pone quindi la questione, centrale al contesto opengovernment che vuole attivare , se sia sufficiente una prospettiva ‘umanistica’ per farsì che in un progetto o un’iniziativa di Smart City siano presenti tali dimensioni.

A tale proposito sottolinea che, seppure tale prospettiva rappresenti un fattorefacilitante e un presupposto, tuttavia non mancano gli studi sulle esperienze dipartecipazione urbana, anche attraverso le ICT, che mostrano come non sia affattoautomatico attivare le donne, e in generale soggetti che tendono a rimanere esclusidai processi di consultazione pubblica.

Come anche le intervistate della ricerca “Smart City in ottica di genere?” hannosottolineato, continua a mancare sia la presenza di donne nei tavoli di decisione chein quelli tecnici, inoltre le competenze sul mainstreaming di genere nella ricerca enell’innovazione non sono ancora codificate e riconosciute e continua a permanerel'indisponibilità di dati disaggregati per sesso.

In generale, le strutture di genere ed esclusione sono talmente radicate nella società,nell’economia, ai livelli simbolico, immaginario e cognitivo, che uno sforzo costantedi accompagnamento e sostegno ai percorsi di cambiamento verso modelli diversi,aperti ed inclusivi delle differenze (in particolare quelle di genere) rimangonoessenziali, anche quando si utilizzino chiavi di lettura delle città intelligentihuman/citizens oriented.

Ecco quindi che il position paper si sofferma sulla importanza della valorizzazione,nei processi di innovazione e in particolare nel processo di definizione e

Forum PA 201325 v. Leda Guidi e Margot Bezzi, 'L’Agenda Digitale come piattaforma per liberare le risorse delle

donne' presentazione Forum PA. Roma, maggio 2013 http://saperi.forumpa.it/relazione/l-agenda-digitale-come-piattaforma-liberare-le-risorse-delle-donne-0

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implementazione della digital agenda, a tutti i livelli (nazionale, regionale, locale) delruolo e il punto di vista femminile.

Il documento evidenzia l'importanza di dare spazio nei processi di policy making perl'innovazione digitale a quell’insieme di significati e usi che possano rendere contodel punto di vista femminile, sia a livello di progettazione della tecnologia che didefinizione dei servizi integrati.

In particolare il position paper sottolinea:

• l’esperienza specifica e il contributo pratico delle donne alla sostenibilità della comunità (es: tutte le esperienze per cui le donne sono, di fatto, il “welfare” italiano).

• i bisogni specifici dell’universo femminile (es: relativi al bilanciamento tra vita professionale e privata delle donne), da trasformare poi in tecnologie e/o servizi.

Si pensi a qual è nella comunità e tradizionalmente, il ruolo della donna in ambitiquali: comunicazione con la pubblica amministrazione, istruzione, sanità, trasporti,inclusione sociale, acquisti e gestione finanziaria. Tutti questi settori corrispondono aspecifiche sezioni dell’Agenda Digitale. Nonostante ciò, nel settore della tecnologia,la sensibilità e il punto di vista femminile mancano: al livello del modo in cuifunzionano tecnologie; al livello dei contenuti e servizi; al livello del linguaggio conil quale esse vengono 'rappresentate' in rete.

Questo sbilanciamento di genere si traduce inevitabilmente in una concezione eproduzione di tecnologie e servizi portatori di punto di vista prettamentemaschile a livello di hardware, usabilità, software e applicazioni, utilità,soluzioni.

Le stesse donne, riporta il Paper, non ne sono sempre completamente consapevoli,perché hanno spesso accettato le soluzioni così come sono state proposte, senzapensare a quali altre priorità queste avrebbero potuto facilmente incorporare. E'necessario quindi anzitutto prendere consapevolezza di dove e come questo divarioesiste, per individuare il potenziale migliorativo e promuoverlo.

Vi sono due tipi di soluzioni:

• che risolvono un problema confermando però, a monte, il sistemaorganizzativo e l’equilibrio che lo ha generato (conferme dello status quo);

• che risolvono il problema agendo direttamente su quegli equilibri (osquilibri), modificandoli o annullando del tutto il problema. La verainnovazione e il mutamento degli aspetti culturali di una comunità richiedono

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questa seconda modalità.

Il position paper muove sì dalla considerazione che la conciliazione dei tempi dilavoro, famiglia e cura parentale non è stata ancora raggiunta e che le nuovetecnologie possono aiutare le donne a cogestire i diversi ruoli e le diverse funzioniche oggi ricoprono, ma lo fa ponendo sotto i riflettori la questione fondamentale delcome le tecnologie possono aiutare a farlo in maniera innovativa e sostenibile,disegnando una nuova organizzazione.

Facendo cioè attenzione a non confondere la potenziale efficienza prodotta dallenuove tecnologie (più cose; più cose contemporaneamente) con un effettivo realemiglioramento degli equilibri lavoro-vita privata n ella vita delle donne.

“La nostra società – sottolinea i documento - è di base iniqua enon gender-friendlly ... su un tale sostrato, bisogna evitare ilrischio di cadere in un semplice processo di 'digitalizzazione'dell’esistente, che se da un lato può contribuire ad aumentarel’efficienza, dall’altra perpetuerebbe pre-esistenti squilibri allivello organizzativo e di distribuzione delle risorse e dei carichidel tempo di cura”.

Il vero ruolo delle tecnologie, oltre ad aiutare uomini e donne ad essere più efficientiin quello che fanno, viene individuato nel documento nell'aiutare a disegnare erendere possibile l’implementazione di una nuova e più equa/distribuitaorganizzazione, dove l’obiettivo non è solo/tanto fare tutto più in fretta, macondividere (con gli uomini, col welfare) certe responsabilità, o fare cose diverse.Ciò è necessario, se la prospettiva è quella di una visione creativa e alternativa e diuna reale innovazione sociale.

Il documento sottolinea poi gli “Ostacoli presenti, rischi potenziali e i 'nemici' daconsiderare”: stereotipi di genere legati al settore tecnologico (gli stereotipiallontanano la donna dal campo delle tecnologie e fanno sì che agli uomini nonvenga in mente di interpellare le donne si vedano i panel degli eventi con focus suICT26); non consapevolezza dei bisogni e degli squilibri da parte delle donne; scarsoendorsement politico dei temi dell’agenda digitale; scarsa comprensione, anche alivello politico, di cosa è l’Agenda Digitale – “misconcezione” rispetto ai suoi realiobiettivi, e rispetto ai settori in cui si possa e si debba trasversalmente declinare;esclusione e scarsa digital literacy, e conseguente scarso utilizzo di nuove tecnologiee applicativi da parte delle donne; mancanza di applicazioni calibrate sulle esigenze

26 A tale proposito le Wister hanno ideato una campagna di comunicazione di denuncia, attraverso la quale i panel e i convegni sullo sviluppo digitale del Paese vengono 'etichettati' WOC Women Open Conference, Man Only Conference, Equal Opportunity Conference http://www.wister.it/yajmc-yet-another-just-men-conference/

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"reali" delle donne, e che tendono così a rafforzano l’esclusione e lo stereotipopresente nelle donne stesse.

La ricetta proposta dal piano D per superare questi ostacoli si propone di: • Fare leva sulle esperienze di partecipazione già esistenti per capire le

differenti modalità e il protagonismo femminile ai vari livelli. • Agire a livello locale (più facilmente attuabile la partecipazione e la

misurazione del valore aggiunto delle azioni). L’agenda digitale è giovane ein quanto tale può essere influenzata, indirizzata.

• Fare leva sui problemi da affrontare (crisi, disoccupazione) per proporresoluzioni (dimostrando l’importanza del settore digital agenda e dell’apportofemminile).

• Utilizzare strategicamente il cambiamento paradigmatico intrinseco nelle ICTcome acceleratore nell’approccio alle questioni di genere.

Tale strategia si inserisce un un quadro normativo molto ricco27 che viene citato nel documento insieme agli altri strumenti da utilizzare strategicamente:

• l'infrastruttura / Banda larga come fattore abilitante (definita condizione necessaria seppur non sufficiente).

• L'Agenda Digitale Italiana , da indirizzare verso la creazione di una vision di digitale al servizio della crescita, ma intesa anche come innovazione sociale egenerazione del capitale sociale.

• Le politiche per le pari opportunità.

6. Conclusioni Al momento di chiudere questo scritto, due appuntamenti sono in agenda del gruppoWister: l’Internet Festival di Pisa 28 e l'edizione 2013 di Smart City Exhibitionche ospiterà la seconda edizione dell'open talk 'Smart City Genere e Inclusione' esarà l’occasione per fare il punto sui nuovi sviluppi della attività di policy advocacy edi azioni di innovazione sociale del Gruppo, che si sta muovendo anche dal punto di

27 Art. 3, 37 e 51 Costituzione: principio di uguaglianza formale e sostanziale e principio di uguaglianza della donna lavoratrice nel settore privato e nel pubblico. Decreto legislativo 11/04/2006 n° 198 (G.U. 31/05/2006), Codice delle Pari Opportunità. Decreto Legislativo n° 5 del 25/10/2010 (G.U. n° 29 del 5/02/2010, modifica del D.lgs. 198/06 "Codice delle pari opportunità" con rafforzamento del principio della parità di trattamento e di opportunità fra donne e uomini). Art. 8 CAD (d.lgs. 82/2005) sulla necessità di alfabetizzazione informatica finalizzata a rimuovere il digital divide.

28 Venerdì 11 ottobre 2013 le Wister saranno presenti all'Internet Festival con un talk dal titolo “Gender digital divide. Quando la frattura digitale ha un genere” http://www.internetfestival.it/eventi/gender-digital-divide/

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vista della comunicazione29 e dell'apprendimento peer to peer 30

In parallelo a livello Europeo l'ECWT sta lavorando alla costruzione di una reteeuropea di università, incubatori d’impresa e ong, interessati a progettare sul tema edha avviato un dialogo con le principali piattaforme europee sulle Smart Cities.Scambi sono inoltre attivi con la Rete di Ricerca COST Gender STE e con il gruppodi lavoro sui temi urbani, con il Progetto Gendered Innovation, coordinato dallaStanford University, ed è partita una diretta collaborazione con il WIRES Summitsullo sviluppo urbano integrato, promosso da diverse università e fondazioniscientifiche statunitensi.

L’edizione 2013 di 'Smart Cities, Gender and Inclusion', nell'ambito di Smart CityExhibition 2013 (16, 17 e 18 ottobre - Bologna), si baserà dunque su questi sviluppiin corso, e continuerà ad essere un momento di confronto e dibattito allargato conapprofondimenti su smart mobility, servizi e-health e e-care, sicurezza urbana e OpenData in prospettiva di genere, mantenendo come focus trasversale la partecipazioneattiva delle donne alla rete come luogo dove sempre di più si condivide laconoscenza31.

Nell'approfondire questi temi, le politiche per lo sviluppo digitale del Paese e perpolitiche urbane verso le smart communities, saranno vincenti a condizione chesappiano riconoscere la pluralità dei tempi di vita come tempi sociali, sia per gliuomini sia per le donne, e se assumeranno la sfida alla frammentazione eaccelerazione del tempo sociale come elemento fondamentale per costruire nuovi tipidi equilibrio tra tempi pubblici e privati e nuove forme di relazione e di condivisionedei tempi di cura tra i generi.

Le elaborazioni che verranno ancora proposte a Bologna e in altre sedi rappresentanol'occasione per i policy maker di assumere quindi quella prospettiva sessuata deltempo, che considera un diverso modo di sperimentarlo e rappresentarlo per uomini edonne e ne disegna una nuova mappa che tiene conto anche di quello femminile,scardinando il concetto di conciliazione come un rapporto perdente tra le donne e iltempo32.

29 v. il blog wordpress www.wister.it , il gruppo facebook Wister SGI e l'account twitter @WISTERWISTER

30 Il 19 e 20 luglio 2013, a Padula, la rete Wister, Stati Generali dell’Innovazione e Direzioni srl hanno organizzato la prima due giorni di learning meeting da donne a donne-d2d su “Introduzione al digitale e social network” http://www.wister.it/due-giornate-di-learning-meeting-a-padula/

31 Cit. Michele Vianello, intervista del31ottobre 2012 al 'Corriere delle Comunicazioni' http://www.corrierecomunicazioni.it/pa-digitale/17948_vianello-smart-city-ci-vuole-l-anima.htm

32 v. nota 1.

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Bibliografia

• Carmen Leccardi (2009) “Sociologie del Tempo” , Laterza.• Alberto Cottica (2010) “Wikicrazia. L'azione di governo al tempo della rete”,

Navarra Editore.• Punto di contatto Nazionale Italiano ECWT / Università Ca’ Foscari/CISRE

Formazione Avanzata/Dipartimento Filosofia e Beni Culturali (2012) “Gender, diversity & e-Skills. Per un’agenda digitale inclusiva e ‘smart'. Raccomandazioni alla Cabina di Regia ADI”.

• Alessia Anzelmo (2013) “Smart City in ottica di genere? Riflessioni in rosa ma non troppo” Edizioni Forum PA

• Wister SGI (2013) atti del convegno “Piano D come liberare le risorse delle donne” . Edizioni Forum PA.

• Michele Vianello (2013) “Smart Cities”, Maggioli.

Sitografia

• Punto di Contatto Nazionale ECWT http://it.womenandtechnology.eu • Wiki degli Stati Generali dell'Innovazione – temi – Wister

http://www.statigeneralinnovazione.it/wiki/index.php?title=Temi:WISTER • Associazione Women Tech a Milano www.womentech.info • ITWIIN Rete delle donne italiane inventrici e innovatrici, www.itwiin.it • Rete Girl Geek Dinner Milano www.girlgeekdinnersmilano.com

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