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Piceno 33 Marzo 2016|5Febbraio Piceno 33|5
07 News
11 Focus
I gli dell'amore
14 Attualità
Rapporto Agromae
16 Interviste
Martina Crescenzi
19 Arte
Giovanni Alfano
22 Musica
Dardust
24 Sociale
Il centro famiglia
25 Astri Nascenti
Enzima
26 Eureka!
Onde gravitazionali
28 L'Ascoli di Petò
Gli attrezzi 29 Pnl
E tu combatti o fuggi?
30 A qualcuno piace nerd
Deadpool
31 Fly musical con noi
Arriva Mary Poppins!
32 Liberrante
Usa e getta
33 NaturalmenteMore e ribes
34 Pane amore e fantasia
Bouillabaisse marsigliese
35 Il giardino di Lola
La primula
36 Cheap & Creative
I sentieri si costruiscono viaggiando
L'editoriale SOMMARIOdi Fabiana Pellegrino
Omnia vincit amor et nos ce-damus amori. Letteralmente,l’amore vince tutto, anche noicediamo all’amore. Il fascinodei classici è il loro potere,
terribilmente sentimentale, di resistere allacapacità erosiva del tempo. Restano esat-tamente dove sono, a dispetto dei secoli,del progresso, dell’innata cavalcata umanaverso il futuro. Ermetici perfino ai tenta-tivi di disconoscimento di ciò che è stato,
vanità tipicamente terrena. E ci vengono inaiuto, semplicemente. Come il proverbialeverso virgiliano, preso in prestito dall’ope-ra dell’autore latino Le Bucoliche e rimastoin piedi, a portata di mano, per migliaia dianni solo per ricordare l’incontrastato domi-nio dell’amore sull’uomo. E mai più di oggioccorre ripetere questo mantra. Oggi che, fi-nalmente, l’amore umano trova la sua giustacollocazione nell’universo legislativo. Oggiche un’unione è un’unione. Al di là di sesso,forma, religione, convinzione. Oggi che chisi ama viene riconosciuto per ciò che è: qual-cuno che, appunto, ama ed è amato. Oggiche la fedeltà non sarà un obbligo legale,ma è sicuramente un impegno vicendevole.Perché, in fondo, la famiglia sta dove c’è l’a-more. E a ciascuno spetta, forse, la libertà discegliere quella di adozione. I fortunati nehanno più d’una. Sanno riconoscere a chiappartenere, riescono a distinguere i pezzidi sé sparsi negli altri. Può servire una vitaintera per ricomporre un disegno che fun-zioni. Non è detto che la seconda pelle calzicomodamente come la propria. Spesso la si
deve ammorbidire, aggiustare, ricucire. Nonpossono esserci colpe o vergogne nell’ama-re. Comunque lo si faccia. Quanto di turpeè stato commesso dall’uomo, mai fu fatto,davvero, per amore. E, allora, a ciascuno ilsuo. Liberamente.
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Segui ogni giorno le notizie del territorio su www.primapaginaonline.it
News
Il festival del contemporaneoNasce il festival delle arti scenichecontemporanee, organizzato dal Co-mune di Ascoli Piceno e dall’Amat.Una serie di appuntamenti dedica-ti al teatro, alla musica e alla danza.Si comincerà il 15 aprile alle 18 nellachiesa di San Pietro in Castello, con lospettacolo a cura di Simona Bertozzie Manfredi Perego. Alle 19, al Venti-dio Basso, sarà invece la volta di JuliaKent. Alle 21, sempre al teatro cittadi-no, andrà in scena lo show della Car-rozzeria Orfeo. Alle 23, infine, all’au-ditorium Montevecchi sarà la volta diPersian Pelican. Il giorno successivo,invece, si comincerà sempre nellachiesa di San Pietro in Castello alle 16con l’accoppiata composta da Menhire Giulio De Leo. La conclusione saràaffidata all’Orchestrina.
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News
Unione Montana,un progetto sperimentale per
gli studenti.
Presentato presso lasala del direttivodell’Unione Mon-tana del Tronto edella Valfluvio-ne, un progettosperimentale dialternanza scuo-
la-lavoro che avrà come protagonistil’Unione Montana e una classe delquinto anno del Liceo Economico So-ciale “F. Stabili – E. Trebbiani”.L’obiettivo finale di questa nuova me-todologia formativa è quello di far
conoscere ai ragazzi del cosiddetto“Liceo della Contemporaneità” il ter-ritorio con le sue eccellenze gastro-nomiche, l’ingente eredità etnoantro-pologica e l’eterogeneo patrimoniopaesaggistico, impreziosito dalla pre-senza del Parco Nazionale dei MontiSibillini e del Parco Nazionale delGran Sasso e dei Monti della Laga. I25 alunni dell’istituto avranno inoltrel’opportunità di seguire alcuni semi-nari formativi sulla comunicazione ela gestione dei social media per capi-re quanto sia vitale, in questa precisa
fase storica, la promozione dei pro-dotti locali attraverso nuovi mezzi didivulgazione.Due giovani del progetto Eccellen-ze in digitale, Federica Giusti e LucaBartolini, li guideranno col fine di“diffondere la cultura dell’innovazio-ne digitale e accrescere la consape-volezza dei vantaggi derivanti da unutilizzo più avanzato del web per ilMade in Italy. Valorizzare lo scambiodi competenze tra le piccole imprese ei giovani nella transizione al digitale”.(V. F.)
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Ascoli Piceno - “L’Eco del Tronto” è il nuovo progetto discografico di Marco
Pietrzela, con 25 brani in dialetto della tradizione picena, di autori storici comeMarco Scatasta, Emidio Cagnucci, Francesco Bonelli, Giuseppe Coccia, EmidioMartini, Bice Piacentini e lo stesso Pietrzela. Sono brani che parlano di amore,di vita, di condizioni sociali di un tempo, di un Piceno che forse oggi non c’èpiù, ma anche del nostro territorio e delle tradizioni, il tutto col bel saporeautentico e genuino delle espressioni dialettali. Il territorio piceno viene rap-presentato nella sua interezza: dal mare ai monti, passando per le nostre bellecolline. Un canto d’amore per questa terra.
Offida - È stato consegnato un Do-blò attrezzato che permetterà alComune di Offida di proseguirei servizi di accompagnamento infavore di persone con disabilità.La cerimonia di consegna dell’au-toveicolo è stato lo step conclusivodel progetto di Mobilità garanti-ta, promosso dall’Amministrazio-ne comunale offidana in collabo-razione con PMG Italia spa. “Vavalorizzata la disponibilità delle
aziende – ha commentato il sinda-co Valerio Lucciarini – che hannocontribuito a garantire il sostegnoalla disabilità, nonostante la crisi.Le difficoltà spesso portano a di-visioni ma non quando ci si fa ca-rico, insieme, di una progettualitàdel genere, di un atto di respon-sabilità”.
Ascoli Piceno - Ascoli diventa nuovamente scenario delle "Giornate di Pri-
mavera" organizzate dal Fai, Fondo Ambiente Italiano. Appuntamento il 19e il 20 marzo, con la 24esima edizione, che quest'anno punterà l'attenzionesu alcune chiese di assoluto pregio, come quella dell'Annunziata e la chiesadi Villa Seghetti Panichi a Castel Di Lama.
Bye Bye Ascoli
L’eco del Tronto
Le Giornate del Fai
Un Doblò ela mobilità ègarantita
News
Appignano del Tronto - Il Comunedi Appignano del Tronto è risulta-to assegnatario di un contributo di
diecimila euro per la realizzazionedi progetti destinati a interventifinalizzati alla prevenzione e ri-duzione del rischio idrogeologico.Appignano è stato selezionato fra3200 comuni in tutta Italia (solo in92 poi sono stati finanziati) per at-tività di progettazione di interven-ti pilota, per la valorizzazione e lasalvaguardia dell’ambiente e per lapromozione dell’uso delle energierinnovabili. I criteri di assegnazio-ne hanno constatato la presenza di
aree a rischio idrogeologico all’in-terno del territorio e la maggioreesperienza in attività di riqualifi-cazione del territorio.
Fondi per il rischioidrogeologicoAscoli Piceno - Ascoli Piceno torna a svuotarsi. Dopo l’inversione di ten-
denza del 2013, l'indicatore Istat registra il segno meno circa la situazionedemografica della città. Se nel 2013 gli abitanti nel capoluogo piceno era-no 50.079 e a dicembre 2014 49.875, a settembre 2015, secondo l’istituto distatistica nazionale, i residenti sono scesi a 49.519, 356 in meno del 2014
ben 560 in meno del 2013. Un decremento dovuto al contemporaneo an-damento negativo delle due voci che determinano il totale finale: quellodel rapporto tra nascite e decessi e quello tra chi prende la residenza incittà e chi invece la cancella. Ad Ascoli si fanno sempre meno figli. Parzia-le consolazione è il fatto che ciò sia una tendenza comune in tutta Italia.L’andamento quindi spinge verso una città con l’età media sempre più alta,anche qui in linea con i preoccupanti dati nazionali. Anche l’altro mag-giore indicatore dell’andamento demografico, ovvero il rapporto tra chi siiscrive nei registri comunali e chi si cancella, è in negativo. Nei primi novemesi del 2015 infatti, a fronte di 858 persone che hanno preso residenza adAscoli, ne sono state ben 1229 che invece hanno abbandonato il capoluogo.Tra le persone arrivate in città sono 117 ( un numero abbastanza basso)quelle provenienti dall’estero mentre sono stati 79 gli ascolani che hanno
deciso di trasferirsi oltre confine. La scarsa natalità, dovuta anche ai pochistranieri presenti e il progressivo abbandono da parte dei più giovani sonoun campanello d’allarme per Ascoli. (A. C.)
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Per le adozioni servono soldi e coraggio. Un percorso aostacoli tra costi alti e tempi lunghi, che punta al cuore diogni bambino in nome del suo dirio ad avere una famiglia.Ce ne parla Michele Marcucci, direore Spai.
Focus
di Fabiana Pellegrino
I fgli dell'amore
L’unico re-quisito per leadozioni è l’a-more», scriveClaudio Ma-gris. Eppure,a volte l’amore
non basta. Servono anche soldi ecoraggio. Nella misura ritenutaappropriata da un esercito – fattodi burocrazia, assistenti sociali,tribunale dei minori, psicologi,enti autorizzati – messo al servizio
di ogni bambino, orfano o abban-donato, con il sacrosanto diritto auna famiglia. E alla felicità.Nel sito www.linkiesta.it, Lidia
pia. Numeri che hanno regalatoall’Italia il secondo posto al mon-do per le adozioni internazio-nali che, tuttavia, oggi appaionodimezzate. Un trend mondialeche però, nel nostro Paese è ulte-riormente aggravato da problemispesso sostanziali che rendonoil percorso adottivo tortuoso edestenuante. Trafile burocraticheintricate, lunghissimi tempi diattesa, costi rilevanti soprattuttonel caso dell’estero: ostacoli che
solo famiglie abbienti e colte (lodicono le statistiche) si possonopermettere. Eppure in Italia sonoquasi cinque milioni e mezzo le
Baratta riporta i numeri forniti daMarco Griffini, presidente dell’as-sociazione Amici dei Bambini:negli orfanotrofi italiani ci sono35 mila bambini, 400 i neonati ab- bandonati ogni anno alla nascita,tra mille e milletrecento, semprein un anno, le adozioni, mentre lerichieste sono almeno dieci voltedi più. Percentuali più alte sullascena internazionale. Nel rappor-to 2013 della Cai, la Commissioneper le adozioni internazionali che
fa capo alla Presidenza del Con-siglio, si contano, in quei dodicimesi, 2825 bambini provenienti da56 Paesi, in testa Russia ed Etio-
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coppie sposate senza figli. Quantedi loro, con un iter più semplice emeno dispendioso, sarebbero felicidi imboccare la strada, nazionale oestera, dell’adozione? Ne abbiamoparlato con Michele Marcucci, di-rettore Spai, Servizio Polifunzio-nale per l’adozione internazionale,associazione no-profit fondata il24 novembre 1986 da alcuni pro-fessionisti che avevano maturato
una lunga esperienza nel campodelle adozioni nel settore pubblico.Da allora l’ente guida le coppie, an-che nelle Marche, a orientarsi nelcomplesso percorso adottivo, ope-rando in Albania, Bolivia, Cambo-gia, Costa Rica, Ecuador, Romania,Ucraini e nella Federazione Russa,per tutelare il bene supremo del bambino, ovvero il diritto a una fa-miglia che accolga lui e i suoi biso-gni, ricordando sempre che l’ado-zione internazionale deve essere
l’ultima spiaggia possibile nell’in-teresse superiore del bambino.
Quando si parla di adozione, si
parla di un fenomenomolto complesso. Daun lato la componentetipicamente umana cheriguarda potenziali ge-nitori adottivi e bam-bini, dall’altro la com-
ponente burocratica edeconomica. Comincia-mo dall’aspetto umano:quali sono le paure e ledifficoltà più comuni– in questo caso psico-logiche – che genitori ebambini affrontano inquesto iter?«Nel caso di un’adozioneinternazionale, la paurapiù grande di una cop-pia è l’aspetto sanitario.Vale a dire non avere
una reale cognizione dello stato disalute del bambino. La famiglia èmolto impreparata e gran parte delpercorso svolto dal nostro ente sifocalizza proprio sulla formazio-ne. Aiutiamo le coppie a sviscerareogni aspetto del percorso, ancheperché ogni Paese estero ha condi-zioni e situazioni specifiche su cuioccorre avere informazioni esatteed esaustive. D’altra parte, il fine
ultimo dell’intero iter è la tutelasuprema del bambino, sia duran-te che dopo. Ogni Paese origina-rio pretende, anche ad adozioneultimata, di essere costantementeaggiornato sulle condizioni del bimbo».
C’è chi ravvisa delle profondecontraddizioni nel fenomeno: daun lato potenziali genitori che po-trebbero cadere nella tentazione
di scegliere la via dell’adozioneper esaudire un desiderio, dall’al-tro bambini che spesso riscontra-no problemi anche nell’età adul-ta. Come si mantiene l’equilibriotra il desiderio di essere genitore,a volte a ogni costo, e il diritto delbambino ad avere una famiglia?«Nella mia esperienza allo Spainon ravviso alcun tipo di proble-ma nei bambini. È naturale cheil trauma dell’abbandono o dellamorte dei genitori naturali non sia
aspetto facile da superare neppu-re con un’adozione, ma spesso se-guiamo i nostri bimbi fino all’etàadulta e molti di loro tornano di-
verse volte nel Paese d’origine perscoprire importanti aspetti di sé.In ogni caso, quello che sempre te-nuto presente è che la famiglia rap-presenta una risorsa fondamentaleper i Paesi di questi bambini e l’in-tero percorso non si esaurisce con
il loro arrivo. Ci sono, ad esempio,dei gruppi di mutuo soccorso incui le famiglie si confrontano traloro e, negli anni, è nata una vera epropria rete Spai chiamata “Chie-di alle nostre famiglie”, in cui cop-pie che hanno adottato si mettonoal servizio di chi sta affrontandooggi questa esperienza, per aiutar-li a capire quanto noi, come ente,magari non possiamo trasmettere.Insomma, l’aiuto è davvero molte-plice e completo».
Parliamo invece dell’aspettomeno piacevole, ma ben noto del-le adozioni: alti costi e intricatipercorsi burocratici da affronta-re. Di che somma, mediamente,parliamo nel caso di un’adozioneinternazionale? E quali sono ledifficoltà burocratiche più comu-ni in cui due potenziali futuri ge-nitori possono imbattersi?«I costi sono quelli procedurali e
quelli logistici, che sommati fannoschizzare la somma finale a cifremolto consistenti. Ci sono diversiaspetti da prendere in considera-zione nel caso di un’adozione in-ternazionale, in primis la vicinan-za o meno del Paese di origine del bambino. In Albania, ad esempio,l’esborso è al massimo di 12.000euro, nella Federazione Russa pos-siamo toccare anche i 30.000 euro.Ci sono dei costi prettamente pro-
cedurali, come l’avvocato, le tradu-zioni, i bolli, la burocrazia insom-ma. E poi ci sono i viaggi nel Paesedel bambino. Le spese sono de-traibili per il 50 per cento tramitedichiarazione dei redditi. Fino al2012 il governo stanziava dei fondiche andavano a colmare anche larestante metà non detraibile, oggiquesti fondi non ci sono più».
Quello che dirige è uno deglienti, appunto, che accompagna le
coppie in questo difficile percor-so. A suo modo di vedere, comel’iter adottivo potrebbe esseremigliorato?
Focus
ANNO
2013 3 Albania2* Colombia
6 Federazione Russa
1
4
2014 20 Federazione Russa4 Costa Rica
4 Albania
52
2015 28 Colombia6 Ucraina
3+1* Costa Rica
21 Federazione Russa
1 Romania
1 Albania
5 Bolivia
7
1
4
1
1
2016 2 Federazione Russa2 Colombia
1 Bolivia
1 Costa Rica
1 Albania
*Cambio Paese
INCARICHI ATTIVI: 112
DISTRIBUITI PER ANNO E PER PAESE
ADOZIONI CONCLUSE
COPPIE IN ATTESA DI CUI IN
ABBINAMENTO
Albania 1
Federazione Russa 1
Totale 2(bambini 2)
PAESE NUMERO
Fonte: www.spai.it
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Focus
«Non saprei dire esattamentecome potrebbe essere migliorato.Posso dire quali sono gli ostacoli
maggiori, al di là dei costi eleva-ti. Il fattore tempo non è da sot-tovalutare. Quando una coppiaarriva da noi, sono già trascorsimediamente due anni dall’iniziodel percorso adottivo. Nel caso diun’adozione internazionale, poi,possono accadere molte cose ingrado di allungare ulteriormente itempi procedurali».
Negli ultimi cinque anni il nu-
mero di adozioni internazionaliin Italia si è dimezzato. Comespiega questo fenomeno e chepercezione ha lei della questio-ne?«Io aggiungerei che anche le ido-neità in Italia si sono quasi di-mezzate. Dunque, la strozzaturaè all’inizio, non tanto alla fine. Vadetto anche che alcuni Paesi tra-dizionalmente legati alle adozioniinternazionali hanno bloccato gliingressi o li hanno resi estrema-
mente difficili e lunghi. Penso adesempio all’Africa».
Molti enti autorizzati lamentano
un disinteresse della politica allagrande questione delle adozioni,specialmente quelle internazio-
nali. Lei cosa pensa a riguardo?«Io credo sia più un problema ge-nerale di mancanza di fondi. Conqualche aiuto in più, ovviamente,ci sarebbero più famiglie in gradodi adottare. Occorre forse aprireun po’ gli occhi sul grande temadelle adozioni internazionali. Èancora un discorso aperto a pochie non è giusto».
Nel 2000 il suo ente è stato auto-
rizzato a occuparsi di adozioniinternazionali, c’è stato, a suoavviso, una trasformazione delfenomeno adozioni in questi se-dici anni?«Prima del 2000, chi si rivolgevaa noi lo faceva per scelta. Eranocoppie che volevano essere ac-compagnate in un percorso che al-trimenti si affrontava in completasolitudine e spesso allo sbaraglio.Fino ad allora, dal 1986, avevamorealizzato 378 adozioni. Siamo un
ente storico e continuiamo a la-vorare al servizio dei bambini edelle famiglie. E ne siamo moltoorgogliosi».
LA DICHIARAZIONE DIDISPONIBILITÀTEMPI entro 15 giorni dalla
presentazione della dichiarazione il Tribunale deve
trasmettere la domanda ai servizi
socio-territoriali competenti.
SOGGETTI coppia Tribunale per i minorenni.
LUOGO Tribunale della propriaregione di residenza.
La prima tappa, per chi desideri
adottare un bambino straniero,
è il Tribunale per i minorenni
competente per il territorio di
residenza. Una volta individuato
il Tribunale, occorrerà rivolgersiall’ufficio di cancelleria
civile per presentare la
"dichiarazione di disponibilità"
all'adozione internazionale. Gli
aspiranti all'adozione infatti non
vantano un diritto a ottenere
un bambino ma possono solo
esprimere la loro disponibilità ad
adottarne uno. Gli aspiranti genitori
adottivi devono rispondere ai
requisiti specifici. Qualora non vi
sia stato niente da rilevare, entro
15 giorni dalla presentazione della
dichiarazione di disponibilità,il giudice minorile trasmette la
documentazione relativa alla coppia
aspirante, ai servizi degli Enti locali.
L'INDAGINE DEI SERVIZITERRITORIALITEMPI entro 4 mesi dall'invio delladocumentazione da parte del
tribunale per i minorenni.SOGGETTI servizi degli enti locali,coppia.
LUOGO il servizio territoriale dellapropria città di residenza.
I servizi degli enti locali hanno il
ruolo importante di conoscere
la coppia e di valutarne le
potenzialità genitoriali,
raccogliendo informazioni sulla
loro storia personale, familiare e
sociale. Il lavoro dei servizi è volto
alla stesura di una relazione da
inviare al Tribunale, che fornirà algiudice gli elementi di valutazione
sulla richiesta della coppia.
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LA STRADA
DELL’ADOZIONE
Focus
L' "INCONTRO" ALL'ESTEROTEMPI non predeterminabili.SOGGETTI ente autorizzato, autorità centralestraniera, commissione per le adozioni.
internazionali italiana, coppia, bambino da adottare
LUOGO il paese indicato dalla coppia.
Si tratta della fase più delicata e importante
dell'intera procedura di adozione. In questa
fase l'ente autorizzato al quale i coniugi si sono
rivolti si fa carico della procedura di adozione nel
paese straniero scelto. L'ente, una volta ricevuta
dall'autorità straniera la proposta di incontro con
il bambino da adottare, ne informa gli aspirantigenitori adottivi e, avutone il consenso, li assiste
svolgendo tutte le pratiche necessarie.
IL RIENTRO IN ITALIATEMPI non quantificabili.SOGGETTI commissione per le adozioni internazionali,ente autorizzato, coppia, bambino.
LUOGO Italia.
Una volta ricevuta dall'ente autorizzato la
documentazione sull'incontro avvenuto all'estero
e sul consenso a questo prestato dai coniugi, la
Commissione per le adozioni internazionali autorizza
l'ingresso e la permanenza del minore adottato
in Italia, dopo aver certif icato che l'adozione sia
conforme alle disposizioni della Convenzione de L'Aja.
LA CONCLUSIONETEMPI non quantificabili.SOGGETTI tribunale per i minorenni, coppia.LUOGO Italia, tribunale per i minorenni della propriaregione di residenza.
Dopo che il bambino è entrato in Italia e sia
trascorso l’eventuale periodo di affidamento
preadottivo, la procedura si conclude con
l'ordine, da parte del Tribunale per i minorenni, di
trascrizione del provvedimento di adozione nei
registri dello stato civile. Così il minore diventa
definitivamente un cittadino italiano e un membro
a tutti gli effetti della nuova famiglia "multi-etnica"
che è appena nata.
INIZIA LA RICERCA TEMPI la coppia deve iniziare la procedura rivolgendosi a un ente
autorizzato entro 1 anno dal rilascio del decreto di idoneità.SOGGETTI ente autorizzato, coppia.LUOGO una delle sedi dell'ente autorizzato scelto dai coniugi.
La coppia in possesso del decreto di idoneità, deve iniziare
entro 1 anno dal suo rilascio la procedura di adozione
internazionale, rivolgendosi a uno degli enti autorizzati dalla
Commissione per le adozioni internazionali. In questa fase la
coppia può orientarsi verso un paese tra quelli nei quali l’ente
opera. Quasi tutti gli enti autorizzati organizzano degli incontri
che hanno lo scopo di informare le coppie sulle procedure
dei paesi in cui sono presenti, sulla realtà dell'adozione
internazionale e di prepararli, con la collaborazione di psicologi
ed altri esperti, al loro futuro ruolo di genitori adottivi.
Rivolgersi ad un ente autorizzato è un passo obbligato perché
si possa realizzare una valida adozione internazionale. L'ente
segue i coniugi e svolge le pratiche necessarie per tutta la
procedura.
IL DECRETO DI IDONEITÀTEMPI entro 2 mesi dalla ricezione della relazione dei servizi
territoriali.SOGGETTI tribunale per i minorenni, coppia.LUOGO il tribunale della propria regione di residenza.
Una volta ricevuta la relazione il Tribunale convoca i
coniugi e può, se lo ritiene opportuno, disporre ulteriori
approfondimenti. A questo punto il giudice decide se rilasciare
un decreto di idoneità o se emettere invece un decreto
attestante l'insussistenza dei requisiti all’adozione. Una volta
rilasciato, il decreto viene inviato alla Commissione per le
adozioni internazionali e all'ente autorizzato, se è già stato
scelto dai coniugi.
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Attualità
Rapporto AgromafeAllerta criminalità ad Ascoli.
Associazione per de-linquere di stampo
maoso e camorri-stico, concorso in as-sociazione maosa,
trua, estorsione, porto illegaledi armi da fuoco, riciclaggio, im-piego di denaro, beni o utilità diprovenienza illecita, contraazio-ne di marchi, illecita concorrenzacon minaccia o violenza e trasferi-mento fraudolento di valori sonole tipologie di illeciti riscontratecon più frequenza da parte delleorganizzazioni criminali operanti
nel seore agroalimentare. Un bu-siness, quello delle Agromae, cheha superato i 16 miliardi di euronel 2015. A dirlo è il quarto Rap-
porto sui crimini agroalimentari inItalia elaborato da Eurispes, Coldi-
rei e Osservatorio sulla crimina-lità nell’agricoltura e sul sistemaagroalimentare. Per raggiungerel’obieivo i clan ricorrono a tuele tipologie di reato tradizionali:usura, racket estorsivo e abusivi-smo edilizio, ma anche a furti diarezzature e mezzi agricoli, abi-geato, macellazioni clandestine odanneggiamento delle colture conil taglio di intere piantagioni. Coni classici strumenti dell’estorsionee dell’intimidazione impongono
la vendita di determinate marchee determinati prodoi agli eser-cizi commerciali, che a volte, ap-proando della crisi economica,
arrivano a rilevare direamente.Non solo si appropriano di va-
sti comparti dell’agroalimentaree dei guadagni che ne derivano,distruggendo la concorrenza e illibero mercato legale e soocandol’imprenditoria onesta, ma com-promeono in modo gravissimola qualità e la sicurezza dei pro-doi, con l’eeo indireo di mi-nare profondamente l’immaginedei prodoi italiani e il valore delmarchio Made in Italy. Gli aspet-ti patologici dell’indoo agroali-mentare, come la lievitazione dei
prezzi di frua e verdura no a 4volte nella liera che va dal pro-duore al consumatore, sono laconseguenza non solo dell’eeo
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Attualità
dei monopoli, ma anche delle di-storsioni e speculazioni dovutealle inltrazioni della malavitanelle aività di intermediazionee trasporto, secondo l’analisi dellaDirezione Investigativa Antima-a. Segnalato un fenomeno nuovoe preoccupante: le turbolenze delsistema bancario aumentano i ca-pitali puliti che, alla ricerca di unamigliore remunerazione, si indi-rizzano verso l'economia sporca,con il cosiddeo "money dirtying"che è esaamente speculare al fe-nomeno del riciclaggio nel quale icapitali sporchi auiscono nell'e-conomia sana.
FRODI: DA RISTORANTI APANE IN BLACK LIST - In cimaalla black list dei seori più colpitidalle frodi salgono la ristorazione,la carne e farine, pane e pasta sulla base del valore dei sequestri eet-tuati nel 2015 dai Carabinieri dei
Nuclei Anti Sosticazione (Nas). Ilvalore totale dei sequestri nel 2015è stato di 436 milioni di euro con il
24% nella ristorazione, il 18% nelseore della carne e salumi, l’11%in quello delle farine, del pane edella pasta, ma seori sensibilisono, a seguire, quelli del vino,del lae e formaggi e dei grassi eoli come quello di oliva. Il primatonegativo della ristorazione va leoanche nel contesto dell’accresciu-to interesse delle organizzazionicriminali nelle diverse forme delseore, dai franchising ai localiesclusivi, da bar e traorie ai risto-ranti di lusso e aperibar alla moda.Dal nto extravergine italiano allamozzarella con cagliate straniere,dal pane al carbone vegetale alleconserve di pomodoro cinesi noal pesce avariato sono alcune dellefrodi smascherate nel tempo, magli oimi risultati dell’aività dicontrasto confermano la necessitàdi tenere alta la guardia e di strin-gere le maglie ancora larghe dellalegislazione con la riforma dei rea-
ti in materia agroalimentare.
FURTI: SOS CAMPAGNE, DA
LADRI DI POLLI A RAID OLIO - Dai ladri di polli ai raid crimina-li organizzati con furti di interemandrie e carichi di extravergine,intere cantine di vino svuotate maanche arezzature e traori faisparire su commissione da bande
specializzate dei Paesi dell’Est. Lacriminalità organizzata colpisce lecampagne dove i coltivatori sonocostrei a far scortare le proprieolive per difenderle dai raid cri-minali, ma soo aacco sono an-che gli alveari con le api lasciatiincustoditi nei prati e gli animalial pascolo o nelle stalle tanto chevengono anche organizzate ron-de tra agricoltori. Per combaerei furti sono entrate in gioco anchele nuove tecnologie come l’instal-lazione di sistemi Gps sui traorie di impianti d’allarme collegatialla centrale dei Carabinieri o del-la Polizia. Nelle regioni centrali viè una più alta incidenza di reati diabigeato con 277 casi nel 2015, lad-dove al Sud le cifre calano rispet-tivamente a 181 casi e, contestual-mente, aumenta il numero dellepersone segnalate all’Autorità giu-diziaria a 24 nel 2015, a fronte del-le 13 del Centro.
IL CASO DELLE MARCHE - Nel-le Marche l’intensità della presen-
Tommaso Di Sante: non dobbiamolasciare sole le imprese agricole.
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Attualità
za criminale inizia a essere preoc-cupante nelle province di Anconaed Ascoli Piceno anche se si man-tiene complessivamente su livellimedio bassi nel resto del territo-rio. La situazione peggiore per le
Marche si registra ad Ancona, conpunteggio 34,5 (40esimo posto),seguita da Ascoli Piceno (27,8,47esima). Entrambe si collocanonella fascia medio alta. Migliore lasituazione nelle altre tre province,tue con presenza di criminalitàorganizzata medio-bassa. Mace-rata ha un indice di 23,3 (59esimoposto), Fermo di 19,7 (64esimo) ePesaro di 17,3 (71esimo), la metàrispeo al capoluogo regionale.
Il Rapporto di Coldirei-Euri-spes-Osservatorio fotografa anchela situazione dei beni sequestratie conscati alla criminalità orga-nizzata. Nella nostra regione sene contano 35, mentre le aziendeche hanno subito la stessa sor-te sono 3. Numeri che collocanole Marche nella parte bassa dellaclassica. Ma il Rapporto poneanche l’aenzione sul problemadei furti nelle campagne, con datimacro-regionali dai quali emerge
che nella fascia dell’Italia centraleè particolarmente diuso l’abigea-to, ovvero il furto di bestiame (277casi sui 414 registrati nel 2015). La
criminalità organizzata che opera
nelle campagne incide più a fon-do nei beni e nella libertà dellepersone, perché a dierenza dellacriminalità urbana, può contare su
FURTI DI BESTIAME
casi
su registrati nel 2015
277414
Come si colloca la nostra regio-
ne nella media italiana e comela provincia ascolana?«Secondo lo studio elaborato da
Coldiretti, Eurispes e Osservatorio
sulla criminalità nell’agricoltura
e sul sistema agroalimentare, le
Marche rappresentano un indice
di presenza criminale comples-
sivamente medio basso. Se si
analizza, però, la situazione per
provincia, emerge che quella di
Ascoli Piceno si colloca nella par-
te medio alta della classifica, al
47esimo posto, poche posizionisotto Ancona (40esima), mentre
Fermo, Macerata e Pesaro Urbino
presentano fenomeni meno pre-
occupanti».
Un risultato non esattamentepositivo, come spiega questofenomeno?«Premesso che l’indice elaborato
dal rapporto rappresenta la dif-
fusione e l’intensità, in una data
provincia, delle associazioni cri-minale, in considerazione delle
caratteristiche intrinseche al ter-
ritorio, di eventi criminali denun-
ciati e di fattori economici e socia-
li, è evidente che nessuna zona,
compresa la nostra, può pensare
oggi di restare indenne rispetto
a questo fenomeno. L’agricoltura
e l’alimentare sono considerate,
infatti, aree prioritarie di investi-
mento dalla malavita che ne com-
prende la strategicità in tempo
di crisi perché del cibo, anche in
tempi di difficoltà, nessuno potrà
fare a meno, ma soprattutto per-
ché consente di infiltrarsi in modo
capillare nella società civile e con-
dizionare la vita quotidiana delle
persone in termini economici e
salutistici».
Come affrontare il problema
della criminalità nell’agricol-tura in un territorio come ilnostro, molto frammentatogeograficamente e con zoneancora isolate da un punto divista prettamente logistico?«La presenza criminale ha molte
facce, che in realtà come la nostra
sono magari spesso “invisibili”, e
non esiste dunque un’unica so-
luzione per combatterla. Contro
i furti nelle campagne la soluzio-
ne è non lasciare sole le imprese
agricole garantendo un presidioadeguato, mentre se guardiamo
al problema dei prodotti con-
traffatti è chiaro che la migliore
arma sono i controlli, che peraltro
fortunatamente non mancano.
Se consideriamo, invece, le di-
storsioni causate all’interno delle
filiere alimentari dalla malavita,
la soluzione non può che essere
quella di accorciare i passaggi e
garantire maggiore trasparenza
nelle scelte di acquisto».
Come si pone Coldiretti Marcheda questo punto di vista e sucosa vi state muovendo?«Innanzitutto stiamo portando
avanti una campagna di sensibi-
lizzazione della pubblica ammi-
nistrazione per invertire la ten-
denza allo smantellamento dei
presidi e delle forze di sicurezza
presenti sul territorio, anche in-
centivando il ruolo delle asso-
ciazioni di rappresentanza. Ma
continuiamo anche le battaglie
per assicurare una sempre mag-
giore trasparenza nelle scelte di
acquisto, a partire dall’obbligo
di indicare l’origine nelle etichet-
te di tutti i prodotti alimentari in
commercio». (F. P.)
LA PAROLA A TOMMASO DI SANTE, PRESIDENTE DI COLDIRETTI MARCHE.
un tessuto sociale e su condizio-
ni di isolamento degli operatori edi mancanza di presidi di poliziaimmediatamente raggiungibili edaivabili.
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Interviste
Martina Crescenzi, classe 1988, èuna cuprense che vive in Cina. Per la
precisione a Zhengzhou, in provinciadi Henan. Da seembre del 2015coordina, come educatrice, la Casa
dei bambini “Pink Tower”, aperta proprio a Zhengzhou in seguito ai corsidi formazione dell’Opera Nazionale
Montessori; una realtà fondata nel1924 proprio dalla stessa Montessori eche, oggi, rappresenta l’eredità di unatradizione educativa e pedagogica dicaraere scientico con il compito diconservare e diondere il pensiero e
l’opera dell'illustre maestra.
MartinaCrescenzi e il
mondo dagliocchi del bambino.
di Dina Maria Laurenzi
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Interviste
C
ome comincia que-sto viaggio? «In poco tempo misono ritrovata cir-condata da bam- bini con gli occhi a
mandorla che, invece di maestra,
mi chiamano lao shi. Come quasitue le grandi esperienze, questami è piombata addosso e l’ho coltaal volo. Quando l’Opera Nazio-nale Montessori mi propose talearduo ma bellissimo progeo, hoacceato subito. Dentro di me hosentito che dovevo fare questaesperienza e non ne sono aaopentita. Certo, partire sola per unacià semi-sconosciuta della Cinanon è stato semplice ma, giornodopo giorno, soddisfazioni, di-
coltà superate, nuove cose da im-parare, insomma, “la diversità” mista donando tanto. Un po’ d’ingle-se, un po’ di paroline cinesi arraf-
fazzonate, un po’ di gestualità, lapotenza dei materiali Montessorie la comunicazione seppur stra-na sono ecaci. I bambini, nono-stante Martina sia la maestra cheproviene da Idaly, come diconoloro, si avvicinano per raccontar-
mi vicende accadute a casa, nellastessa classe con naturalità ed en-tusiasmo».
Qual è stata la formazione in Ita-lia e cosa ti ha spinto a portare ilMetodo Montessori nel mondo? «Il mio amore per il Montessoriè nato al liceo Socio-Psico Peda-gogico. Dopo essermi laureata inBiologia, curriculum nutrizione,e aver lavorato come educatricealimentare mi sono nuovamente
imbauta nel metodo Montessori,questa volta in maniera approfon-dita e fatale. Molto più di un me-todo, un “aiuto alla vita” come lo
ha denito la stessa dooressa. LaCina, nelle persone di Xinping Lie Giacomo Forte, dirigenti di unaemiente televisiva educational,dall’anno scorso, hanno aivatotale progeo grazie alla fonda-mentale presenza dell’Opera Na-
zionale Montessori. Il progeo sista ampliando con una velocitàimpressionante, così come avvie-ne ed è avvenuto in tantissimi Pa-esi nel Mondo, dove la pedagogiaMontessori è una realtà educativadavvero importante e sempre piùviva».
In cosa consiste la tua esperienzacinese?«Il mio ruolo è quello di coordi-nare la Casa dei Bambini “Pink
Tower” nella quale si trova la clas-se di vetro che permee l’osserva-zione del quotidiano svolgimentodelle aività pedagogiche montes-
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La casa deibambini "PinkTower" ospitauna classedi vetro perosservarele attivitàmontessoriane.
Interviste
soriane da parte di studenti e isti-tuzioni. Tale coordinamento consi-ste anche nel ruolo di educatrice edi supervisore degli studenti chefanno tirocinio presso la struura;studenti formati dalla stessa OperaNazionale Montessori la quale, da
due anni, ha avviato il corso pereducatori Montessori in loco».
Raccontaci una giornata tipo…«Si comincia con l’accoglienza del bambino al maino, l’inizio delleaività con i materiali Montessori.Il momento del “cerchio”, ovverodi condivisione di tante piccolecose scoperte o da scoprire insie-me. La merenda a base di frua,i giochi all’aria aperta. L’apparec-chiatura della tavola da parte degli
stessi bambini, il pranzo, il lavag-gio e l’asciugatura delle stoviglie.Il momento del riposino, la meren-da pomeridiana e poi di nuovo al
“lavoro” o spesse volte leura diun libro insieme, musica, canti edanze. Il momento del saluto conun corale see you tomorrow». Cosa fanno i bambini cinesi?Come recepiscono questa forma-
zione?«Il bambino è uguale in tuo ilmondo anche se, ovviamente,risente della cultura di apparte-nenza. Per quanto riguarda la for-mazione montessoriana, proprioperché rispea la vera natura del bambino, è perfea in qualsiasiambito culturale e quindi anche inCina; la stessa Montessori lo ha di-mostrato all’interno della classe divetro costruita in occasione del Pa-nama Pacic International Exposi-
tion di San Francisco del 1915, ovemise insieme bambini provenientida paesi diversi e quindi con di-versi retroterra linguistici e so-
cio-culturali».
In Italia esistono classi Montes-sori, anche nel Piceno sono statiaivati dei percorsi montessoria-ni. Un consiglio per chi sta pren-dendo in considerazione questa
possibilità.«È un consiglio a tui e dunque,anche a me. Osserviamo con aen-zione il mondo che ci circonda ecerchiamo di migliorarlo anchésia a misura di bambino, quel bam- bino la cui natura non è cambiatanonostante il passare dei secoli.Ecco perché il Montessori è e saràsempre auale. Non c’è nulla diartefao e costruito; ci sono pochema importanti regole da rispeareall’interno di un ambiente ricco,
sano, quotidiano dove il bambinopuò esprimere la sua libera sceltae può formare il suo pensiero cri-tico».
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Arte
G
iovanni Alfano,un artista chevive e lavoraad Angri (SA),dopo un brevescambio di bat-tute ha riporta-
to nella mia memoria una citazio-ne dello scriore francese Jean deLa Bruyère: “La modestia è per ilmerito quello che sono le ombreper le gure di un quadro: gli dàforza e rilievo”. In un soleggiatopomeriggio di maggio mi ha col-pito nell’immediato proprio perl’umiltà, il garbo, la disponibilità ela scintillante curiosità che rifulge-va nei suoi occhi quando qualcunoesaminava le sue opere. Sono perl’appunto le silenziose capacità
comunicative del corpo umano lerobuste fondamenta dei suoi lavo-ri piorici, in cui ricorre un preci-so aeggiamento sico, un gestodalle molteplici radici simboliche,un’azione che non necessita di pa-role per raccontare una complessadimensione emotiva.Su spazi laiginosi che puntanoprogressivamente l’aenzionedell’osservatore verso la scena cen-trale, si stagliano bambini, giovani
o anziani che sono stati immorta-lati dall’acuto sguardo dell’artistain un particolare momento dellaloro esistenza. Queste gure ri-trae rigorosamente in bianco enero indossano il grembiulino ina-midato del primo giorno di scuo-la, l’immacolata veste delle noz-ze, la candida tunica della primacomunione, il desiderato quantopomposo abito della domenica ogli informali vestitini dell’infan-zia. Le circostanze sono le più di-
sparate, ma l’ao che li contraddi-stingue è sempre lo stesso. Tue sicoprono il viso con i propri palmi.In un primo tempo ho pensato che
di Valentina Falcioni
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Arte
tato da un vecchio deo per cui gliocchi sono lo specchio dell’anima
e di conseguenza i suoi più since-ri interpreti. Nei secoli poi si sonodiuse convinzioni come quellaesposta da Kahlil Gibran ne Lavoce del maestro per cui “lo spiri-to è la nostra dimora; gli occhi nesono le nestre e le parole i mes-saggeri”. Allora, nel timore chequalcuno possa cogliere le brepiù fragili del nostro essere, quan-do vacilliamo, siamo sul punto dipiangere o di commuoverci tendia-mo a nascondere il viso fra le dita
serrate. È una forma di pudore, unmodo per prendere le distanze edescludere il dialogo con l’altro. Inun certo senso, aprirsi a una perso-
na, guardarla apertamente in vol-to, non celarle il marasma che fa
rollare le emozioni nello stomaco,mostrarle i segni lasciati dal pas-sato sulla carne e nella profonditàdelle iridi è una sorta di cerimoniadi passaggio.Negli ultimi lavori, invece, la facciaviene occultata da un libro. I leo-ri più assidui sanno benissimo chenei giorni in cui il confronto con larealtà è più faticoso, un romanzopuò rappresentare il porto sicuroin cui ormeggiare. In un opera nar-rativa si può trovare conforto, dai
suoi eroi si riesce a trarre un avver-timento, un motivo di riessione,una metafora della propria condi-zione. Araverso un racconto si ha
l’opportunità di condurre, duranteil tempo necessario per leggere un
centinaio di pagine, un’esperienzache altrimenti sarebbe arduo spe-rimentare. Aveva ragione UmbertoEco: “Chi non legge, a 70 anni avràvissuto una sola vita: la propria.Chi legge avrà vissuto 5000 anni:c’era quando Caino uccise Abele,quando Renzo sposò Lucia, quan-do Leopardi ammirava l’innito...perché la leura è un’immortalitàall’indietro”.Per ammirare le più recenti operedi Giovanni Alfano, non bisogna
perdere la mostra che si terrà apartire dal 16 aprile presso la Gal-leria Marconi di Cupra Mariima(AP).
La modestia èper il meritoquello che sonole ombre perle figure di unquadro: gli dà
forza e rilievo.
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Musica
I
l ritorno a casa è sempre ir-resistibilmente sentimentale.Eppure, qui non è questionedi nostalgia. Dario Faini, incoppia con Vanni Casagrande
per Dardust, ha scelto la suaAscoli per l’anteprima nazio-nale del secondo capitolo della tri-logia annunciata, “Birth”. Giusep-pe Pagano, sul Fao Quotidiano,aveva denito il primo disco, “7”,un debuo di rara eleganza, dalletrame preziose. Oggi siamo al se-condo capitolo presentato al teatroVentidio Basso lo scorso 20 febbra-io. Dardust continua a partorireuno dei migliori esempi italiani diequilibrio perfeo tra eleronica e
classica. Filo conduore della trilo-gia è il viaggio sonoro che percorrel'asse geograco-musicale Berli-no-Reykjavic-Londra. Dal palco la
voce di Marco Danelli, selector uf-ciale di Mtv Music e Mtv Genera-tion, ha introdoo uno speacolormato da un team tuo locale. Laserata si è aperta con la proiezione
del documentario “Slow is the newloud” girato in Islanda e direo daAlessandro Marconi, che sarà sve-lato sul Fao Quotidiano in diver-si appuntamenti. Venti minuti incui gli speatori hanno guardatol’Islanda con gli occhi dei protago-nisti. Il regista arriva da Martinsi-curo, le scenograe, di grande ele-ganza, sono state curate da PietroCardarelli, Giuseppe Lori gli archi.Valentino Alessandrini al violino,Simone Sia al violoncello e Simo-
ne Giorgini al contrabbasso, VanniCasagrande alla parte eleronica eMarcello Piccinini alle percussioni.«Che non dica che è musica da in-
BIRTH
La rinascita diDardust.di Fabiana Pellegrino
tenditori – dice Dario - per capiree apprezzare il lavoro di Dardust basta amare la musica. Il proget-to prevede tre dischi di musicastrumentale con una concezione,
tuavia, molto pop e quindi po-polare. Il primo album, registratoa Berlino, ha girato moltissimo suMtv, che di certo ha una program-mazione molto pop. Quindi non sitraa di nulla di elitario. Questosecondo disco lo abbiamo registra-to in Islanda, il terzo lo faremo aLondra».Dario Faini negli ultimi anni è di-ventato uno dei “songwriter” piùimportanti del panorama italianoavendo rmato successi per artisti
come Marco Mengoni, FrancescoRenga, Cristiano De Andrè, Fio-rella Mannoia, Emma Marronee Noemi. Dopo l’esordio con 7, il
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Musica
Inri a ne marzo Birth, secondo ca-pitolo della trilogia. Dopo il mini-malismo di 7, in Birth il contrastotra classica ed eleronica si fa piùestremo, portando alla luce le dueanime dell’artista, quella neoclas-sica e quella eleronica.Anticipato da The wolf, Birth èstato registrato in Islanda nei Sun-dlaugin Studio (dove hanno re-gistrato, tra gli altri, anche Sigur
Ros, Jon Hopkins, Damien Riceetc) e precede il terzo capitolo cheverrà registrato a Londra. Prodot-to ed arrangiato da Dario Faini(Dardust) e Vanni Casagrande,Birth mee in risalto ed estremiz-za le due anime di Dardust, quel-la neoclassica e quella eleronica,creando un neo distacco con 7, ildisco d’esordio pubblicato a mar-zo 2015 in cui il minimalismo pia-nistico si fonde naturalmente conl’eleronica. In Birth invece questo
stacco si fa più accentuato e il di-sco è struurato conceualmentein due parti, 5 brani “slow”, che siricollegano al percorso neoclassico
intrapreso con 7”e 5 brani “loud”,che portano il sound verso il terzoalbum, che verrà registrato a Lon-dra. Filo conduore della trilogiaè infai il viaggio sonoro che, per-correndo l’asse geograco-musica-le Berlino-Reykjavic-Londra, portal’ascoltatore alla scoperta dei die-renti suoni che caraerizzando letre cià.Senza dimenticare Ascoli: «sono
molto legato alla mia cià e in ge-nerale alle Marche, resto coinvoltonelle vicende di questo territoriopur non vivendo qui e muoven-domi moltissimo. Ho avuto la for-tuna di conoscere artisti, managere imprenditori di questo mondo.Ovunque sono stato accolto dalla buona fama che abbiamo noi mar-chigiani: siamo conosciuti per es-sere dei grandi lavoratori e dellepersone di parola. In questa de-nizione di ritrovo pienamente. C’è
anche un’altra qualità che questaregione mi ha regalato, l’umiltà.L’umiltà è la base della fortuna diquesto lavoro».
disco che ha presentato Dardusta media e pubblico come uno tra
i migliori esempi italiani in gradodi rappresentare l’unione e l’evo-luzione dell’eleronica con la mu-sica classica, è in uscita su etichea
Debutto nazionaleal Ventidio Basso
di Ascoli Picenocon uno show
psichedelico di
grande effetto. Lafirma è di un team
locale al 100%.
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di Dina Maria LaurenziSociale
Il Centro Famiglia èun'associazione di vo-lontariato senza scopo dilucro con sede a San Be-nedetto del Tronto in viaPizzi 25 presso i localidel palazzo diocesano. Ènata nel 1978 dalla volon-
tà dei suoi soci fondatori di creareuna realtà del Terzo Settore chesvolgesse attività a favore del so-stegno sociale alla famiglia ed ai
tempi legati alla sua promozione esalvaguardia, nel rispetto dei va-lori cristiani. Oggi l'associazioneopera quotidianamente offrendoservizi di consulenza familiare,sociale, pedagogica, psicologica,legale e morale, attraverso l'attivi-tà dei suoi circa 50 soci e di un’e-quipe di consulenti specializzatinei diversi campi.
A partire dal mese di marzo 2015
l'associazione è impegnata nelprogetto “Famiglia al centro”,realizzato con il sostegno dellaFondazione Cassa di Risparmiodi Ascoli Piceno nell'ambito delPiano Pluriennale 2014/2016, chemira a rispondere in maniera con-creta ai diversi bisogni delle fami-glie del territorio di San Benedettodel Tronto e di alcuni comuni li-mitrofi attraverso la realizzazionedi differenti attività tra loro siner-giche.
Complessivamente il progettoprevede il potenziamento delleconsulenze quotidiane presso la
sede, l’attivazione di sportelli d’a-scolto presso le parrocchie GranMadre di Dio a Grottammare,Sacro Cuore a Centobuchi e Sa-cra Famiglia a San Benedetto delTronto. Inoltre offre servizi di me-diazione familiare ad Ascoli Pice-no e a Maonteprandone, percorsiformativi e di sensibilizzazionedelle scuole e una serie di incontripubblici incentrati sulle tematiched’attualità legate al contesto fami-
liare. Approfondiamo, dunque, al-cuni aspetti dell’iniziativa con lacoordinatrice del progetto EnricaAssenti.
Come e perché nasce il progettoFamiglia al Centro?Il progetto “Famiglia al Centro”nasce a seguito dell’esperienzaquotidiana del Centro Famiglia acontatto con le famiglie del nostroterritorio, ed alla percezione della
drammaticità della crisi che oggile investe. Negli ultimi anni allanostra associazione si sono rivoltesempre in maggior numero perso-ne alla ricerca di ascolto e soste-gno per affrontare la sofferenza diuna situazione familiare dove co-esistono problemi relazionali traconiugi e nel rapporto con i figli eproblematiche legate alle difficol-tà economiche. Per rispondere aquesto bisogno del territorio e nelrispetto della sua mission, il Cen-
tro Famiglia ha voluto realizzarequesto progetto proprio per con-trastare le situazioni di crisi, raf-forzare l'identità della famiglia e il
FAMIGLIA AL CENTRO.Una rete di servizi per la società contemporanea.
suo ruolo educativo, consapevolidel fatto che essa è l'istituzionefondamentale sulla quale si fondala nostra società.
Quanto è importante avere unpunto di riferimento in questasocietà liquida? Quale prospet-tiva per il secondo anno del pro-getto “Famiglia al centro”?È auspicabile, e per certi versi giàlo siamo, che il nostro Centro Fa-
miglia diventi sempre più un pun-to di riferimento per la famiglia;un luogo sicuro al quale rivolger-si per un sostegno e un supportoconcreto. Quello che ci auspichia-mo per questo secondo anno è chepossiamo riuscire a raggiungerequanti sono in situazione di dif-ficoltà riuscendo a far emergere il bisogno sommerso, cioè di coloroche pur vivendo un problema nonriescono a chiedere aiuto per pau-
ra o per vergogna. Speriamo chedando ancora maggiore visibilitàai servizi da noi offerti attraverso igiornali, il nostro sito internet ecc.si riesca a coinvolgere anche que-ste persone.
Per informazioni sugli orari deglisportelli e le varie attività delprogetto è possibile contattare lasegreteria del Centro Famiglia ,aperta dal lunedì al venerdìdalle 16.30 alle 18.30 , al numero
0735 595093 o all’indirizzo [email protected] oppure consultare il sitowww.centrofamigliasbt.it
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Continuano senza sosta le produ-zioni di EP firmate dai membridel collettivo Armata Del Tronto.In questa occasione andiamo a co-noscere meglio un rapper classe‘93, all’anagrafe Flavio Civilotti,in arte Enzima e il suo primo EPEclissi. Un progetto costituito danove tracce, registrato e mixatodalla Fenice Records, stampato edistribuito da Costa Klan è dispo-
nibile in free download.Tutto ha inizio con i graffiti, poicon l’ascolto di questo genere mu-sicale. Da questo punto parte la
passione per il beat box e, graziealla fiorente scena rap ascolanache lo ha spronato a migliorarsiin questa tecnica, ha messo solide basi per il freestyle e la scritturadei testi.Eclissi è un concept EP che rac-chiude tracce di alcuni anni fache non sono state adattate pernon alterarne le caratteristicheessenziali: sono state amalgamate
al fine di poter raccontare questoperiodo “buio” (così definito dallostesso Enzima) e già superato (perquesto l’EP si chiama Eclissi) mafondamentale per poter apprezza-re i prossimi lavori che verrannopubblicati.Nella traccia One , il cui beat è statorealizzato a partire dal campionedell’omonima canzone dei Metal-lica, Enzima, con la parola Onepunta a far riferimento a sé stesso,alla persona e alle cose che sareb-
be in grado di realizzare da solo,un po’ come espresso nel ritornel-lo “io conto su me stesso e sono unoquesto è il cantico di chi sta solo”.
Con Rap In Travertino troviamodue omaggi: uno per la città deltravertino, Ascoli Piceno e l’altroalla musica rap con cui è in gradodi far prendere vita alle innume-revoli metafore di cui i suoi testisono ricchi. La traccia Baliano è ilprimo singolo estratto da questoEP e ha riscontrato un discretosuccesso. Canzone ricca di metri-ca, flow, malinconia, rabbia, rival-
sa, grinta: qui Enzima ci ha mes-so tutto sé stesso ispirandosi allevicende di Baliano. Per conosceremeglio Enzima vi consigliamo diascoltare l’intervista usando il qrcode, al suo interno troverete an-che le indicazioni per scaricareEclissi.
MUSICA TEATRO LIBRI SCIENZA WEB SALUTE FOOD
Enzima“[...] brancolando nel buio io cerco la luce essenziale
alla mia fotosintesi [...]"di Carlo Lucadei - Radio incredibile
Usa ilQR Code!
EnzimaRaptorz
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Eureka! di Andrea “Nonno” Coccia
OndegravitazionaliIl mese di febbraio resterà negli annali della fisica per la scopertadell’esistenza delle onde gravitazionali, evento di cui si è parlato moltissimotra web e media tradizionali come TV o giornali. La rilevazione è stata
effettuata negli Stati Uniti, ma poi i dati raccolti sono stati elaborati econfermati dai responsabili del rilevatore Virgo, che si trova vicino Pisa.Ma cosa sono queste onde?
DA KEPLERO A EINSTEIN – Finoagli inizi del 1900, in materia di
movimento dei pianeti, il punto
di riferimento erano le tre leggi di
Keplero, enunciate dall’astronomotedesco Giovanni Keplero nel XVII
secolo. Sulla terza legge si focalizzò
Isaac Newton – quello a cui è ca-
duta la mela in testa dall’albero – e
ne ricavò la legge di gravitazione
universale, che descriveva la forza
di gravità come, appunto, una “for-
za” che il corpo più grande esercita
sui corpi più piccoli che si trovano
intorno a esso, attirandoli a sé. Un
esempio è la Luna, che gira intor-
no alla Terra, piuttosto che andare
alla deriva nello spazio profondo.Oltre 200 anni dopo, un fisico tede-
sco di nome Albert Einstein mise in
discussione la legge, enunciando
quella che, con la rilevazione delle
onde gravitazionali, è stata confer-
mata essere la più grande opera
intellettuale del suo genio, la Teoria
della relatività.
GRAVITÀ IN 4D – La teoria della relatività è complessa etratta molti aspetti, ma a noi interessa quello riguardante la
gravità. Einstein descrive la struttura dell’universo in quat-
tro dimensioni: oltre a larghezza, lunghezza e profondità,
aggiunge il tempo. Per rendere l’idea, si può immaginare
l’universo come un grosso telo che è teso a mezz’aria; se siappoggia sopra di esso
un oggetto – ad
esempio, una palla da
bowling – esso cede
e si deforma verso il
basso. Nell’universo
succede lo stesso: esat-
tamente come il nostro
telo, enorme in questo
caso, più un corpo ce-
leste è grande, più l’u-
niverso si incurva e deforma.
Proseguiamo con l’analogia del telo e della palla da bowling
e immaginiamo di lanciare una pallina da tennis vicino a
quest’ultima. Noteremo che la pallina inizierà a girare intorno
alla palla da bowling
seguendo una traiet-
toria circolare – chia-
ramente in questa
analogia la pallina da
tennis prima o poi rag-
giungerebbe la palla
da bowling a causa
della gravità terrestre– ed è esattamente la
stessa cosa che accade
tra i vari corpi celesti.
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E QUINDI? – La scoperta, oltre a essere la conferma delle teorie di Einstein,ci permette di avere un nuovo modo per studiare l’universo, oltre a quelliche già avevamo. Sempre per usare un’analogia, è come se una persona sordaimprovvisamente riacquisti l’udito e quindi abbia accesso al mondo con uncanale in più, oltre a quelli con cui l’aveva osservato fino a quel momento.
INCRESPATURE – La biglia che si muove lungo la suatraiettoria circolare produce delle increspature nel telo
man mano che lo percorre – per farsi un’idea, sono simi-
li a quelle che escono fuori lanciando un sasso in mezzo
all’acqua – ed è così anche per i corpi celesti e per qual-
siasi corpo dotato di massa; anche noi, semplicementemuovendoci, creiamo queste increspature nell’univer-
so. Queste increspature sono le onde gravitazionali che
aveva teorizzato Einstein e che oggi possiamo dire di
aver scoperto.
RILEVARE LE ONDE – Queste in-crespature provocano dilatazio-
ni o contrazioni dello spazio, ma
poiché noi stessi facciamo parte
dello spazio, non possiamo notar-
la direttamente perché anche noi
siamo coinvolti nelle dilatazioni econtrazioni. Gli scienziati hanno
usato una costante che è sempre
uguale, la velocità della luce. In
questo modo possiamo misurare
quanto tempo impiega a spostarsi
da un punto all’altro, se la velocità
aumenta allora c’è stata una di-
latazione dello spazio, viceversa,
una contrazione. Il rilevatore usa-
to – chiamato LIGO – è formato
da un lungo tunnel a forma di L,
alle cui estremità ci sono specchi:
valutando il tempo impiegato da
una luce laser sparata all’interno,
si può identificare ogni singolo
cambiamento.
Il problema fino adora è stato che ancheonde molto grandiproducono effetti moltodifficili da rilevare,solo corpi celesti moltomassicci produconoonde talmente grandida poter essere misuratedai nostri strumenti, ein questo caso è servito
uno scontro tra duebuchi neri.
Eureka!
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L’Ascoli di Petó di Pier Paolo Piccioni
’arezzo è denitoin diversi modi nelvocabolario ascola-no, a seconda delgrado di utilità cheha o che sembraavere.
Nel dialeo ascola-no esiste un termine, “stìgghiera”(plurale) che denisce gli arezzi,ovvero gli oggei votati al lavorodi cui si conoscono forma e funzio-ne. Tra gli stìgghiera, traducibili in“arezzi del mestiere”, il trapanoo il cacciavite per il montatored’interni, oppure la vanga e il pic-cone (lu piche) per il contadino, oancora il passaverdure e il mesto-lo per il cuoco. L’ascolano, quindi,che abbia la fortuna di poter inca-ricare un amico della riparazionedella falciatrice, probabilmente gli
dirà di portarsi tui li stìgghiera.Non esiste il termine singolare,giacché li stìgghiera saranno sem-pre una universalità di oggei,tui di accertata utilità e funzione,geati alla rinfusa dentro a unacapace borsa oppure stipati in un bagagliaio.
Diverso è il signicato della paro-la "fregnamante", che come moltisanno è invece un oggeo di dub- bia denibilità. In italiano è utiliz-
zatissima l'espressione "arezzocinese" per denire un oggeo chepossiede le faezze da arezzo,ma di cui si disconosce la funzione
precisa, mentre l'ascolano lo de-nirà, appunto, fregnamante. “Pàss-eme mpo' ssu fregnamante”, “ Mamo' che è ssu fregnamante?”, “ Maleva ssu fregnamante", sono tueespressioni tipiche di chi non sadare una denizione dell'oggeodi fronte ai suoi occhi. Del quale,peraltro, si intuisce seppur fumo-samente la destinazione lavorati-
va: mai si dirà fregnamante di ungioiello o di un giochino o di uncioccolatino. In altre parole, lu fre-
gnamante ha una vaga forma daarezzo, ma non si sa di preciso acosa serva.
Conceo ben diverso da lu "fre-gne" o "fregnie", che è un oggeoanch'esso indenito che però haforma insulsa ed è apparentemen-te privo di ogni possibilità pratica.Spesso viene usato come dispre-
giativo, ed è infai riconducibilenell’immaginario colleivo allescarse dimensioni dell’asta virile(da cui le frasi da caserma o dapalestra: “ Ma che è ssu fregnie”,“ Aremìe ssu fregnie”, eccetera).
Ancora diversa, e più specica,la denizione di un arezzo delquale si intuisca una funzione nelcampo dell’audio, nel qual caso siparlerà di "strammòfene" (intra-ducibile in italiano). L'assonanza
con grammofono indirizza subitoalla funzione audiola, anche seil termine è decisamente dispre-giativo: "Vuo' abbassà ssu stram-
mofene!”, “S'è presentate che nustrammofene, mo' vogghie vedé chechembina”, eccetera. Il termine de-nisce senza dubbio lo strepitìoche si ascolta o si teme di ascoltaredal diusore audio (o comunquedall'arezzo riproduore di mu-sica e suoni), tanto che può esseretalvolta riferito a strumenti musi-cali dal timbro sgradevole o dal
volume inacceabile (solitamentetastiere eleroniche, specialmentese di basso prezzo). Il termine nondenisce mai percussioni o stru-menti acustici, giacché il funziona-mento a corrente elerica sembraessere componente ineludibile de lu strammofene.
Bello, per chiudere in risata, il si-gnicato gurativo che l'ascolanodà alla parola "arezzo", terminespesso usato con intento oensi-
vo nei confronti di una personadiscutibile per faezze morfolo-giche o bassezze comportamentali(“Figghiema s'è presentata su casache n'arezze, dove lu sarà trevate...”,“ Ah scì, tu ié proprie nu bielle arez-ze!”).
Interessante anche la possibilità diapostrofare come arezzo un ani-male: è storia di qualche giornofa che una vecchiea, insidiata daun Jack Russell piuosto iroso di
fronte alla Pizzeria Ascolana, siasboata nei confronti del giova-noo che lo teneva al guinzaglio:“E lèveme ss'arezze da li pié, cazze!”
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Lo scorso meseabbiamo dettoche per poter
raggiungere ipropri obiettiviè necessario “af-frontare il dra-go” ovvero su-
perare la paura del fallimento. Lapaura è probabilmente l’emozionepiù insidiosa della nostra vita equella del fallimento è sempre le-gata all’immaginazione di scenaricatastrofici, in cui visualizzia-mo noi stessi in preda al panico,
all’imbarazzo, alla dimenticanza,insomma, semplificando molto,siamo protagonisti di film menta-li in cui le cose vanno sempre peril verso opposto rispetto ai nostridesideri. Se la cosa si fermassealla semplice visualizzazione, nonci sarebbero grossi problemi. Ilpunto è che i suoi effetti non sonosolo psicologici, ma anche fisici; lapaura, infatti, provoca tachicar-dia, aumento del ritmo respirato-rio, affanno; essa predispone tutto
il corpo a una tensione muscolareelevatissima, con liberazione diadrenalina e noradrenalina ovve-ro gli ormoni dello stress. Sono
E tu combatti o fuggi?
Pnl, istruzioni per l’uso di Roberto Palumbo
reazioni automatiche, connessealla situazione ancestrale notacome “risposta combatti o fuggi”,
un meccanismo di protezione cheil nostro organismo mette in attoautomaticamente ogni volta chesi trova di fronte a un possibilepericolo, facendo, tra le altre cose,affluire più sangue ai muscoli, inmodo da prepararli a un possibilescatto per fuggire dal pericolo, op-pure, per combattere l’eventualenemico. Se ad esempio ci trovas-simo nella giungla di fronte a unserpente, questa reazione potreb-
be letteralmente salvarci la vita.Ora, mentre la risposta combatti ofuggi è naturale in una situazionedi vero e imminente pericolo, ri-sulta invece eccessiva e debilitantein una situazione di pericolo soloimmaginato.A questo punto è d’obbligo chie-dersi se tutte le volte che temia-mo di fallire ci troviamo di frontea un pericolo reale o solamenteimmaginato. Ebbene, il più dellevolte questo pericolo (sempre che
di pericolo si tratti davvero) sitrova solo dentro la nostra men-te, dove è coltivato e ingigantitodalle continue proiezioni mentali
negative. E allora domandiamo-ci: quante volte ci capita di sotto-porre il nostro organismo a stress
così elevati sulla base di un sem-plice pensiero? Risposta: tante!Siamo continuamente sottoposti atensioni che il più delle volte po-tremmo evitare, anche perché nonsapremo mai se le cose andrannoveramente come le immaginiamofinché non ci proviamo! Ed è pro-prio dietro quest’ultima afferma-zione che si profila il consiglio delcoach. Basta fuggire! Dobbiamoabituarci ad agire, sapendo che se
cominciamo ad affrontare i piccoliproblemi immediatamente, sen-za stare a ingigantire il problemadentro la nostra mente, come inve-ce siamo abituati a fare, riuscire-mo ad affrontare ogni situazionecon minore stress. Non solo, mapiù ci abitueremo ad agire, piùdiverremo abili e più in fretta di-venteremo persone che di fronte aqualsiasi situazione, anziché fug-gire mostreranno di combatterecome veri guerrieri, al solo scopo
di conquistare la cosa più impor-tante, ovvero, la libertà di condur-re la propria vita nella direzionedei propri desideri. Alla prossima!
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Da grandi poteri de-rivano grandi irre-sponsabilità". Questoè lo slogan di uno
degli antieroi per eccellenza: Dea-dpool. Uscito nelle sale italiane il18 febbraio, ha raccolto consensiunanimi, difficili da ottenere peri prodotti della Marvel o della DcComics, spesso etichettati comesemplici film sui super eroi. Il ce-lebre ‘mercenario chiacchierone’,già apparso nel film “X-Men leorigini: Wolverine”, ha finalmen-te uno spazio tutto suo. Sboccato,sanguinolento e sarcastico. Non
ha le premesse dei classici comics,dove l’eroe accetta il suo destino ecompie gesti nobili per farsi ben-volere dalla gente. Il più anticon-venzionale dell’universo MarvelWade Wilson (Ryan Reynolds), exagente operativo delle Special For-ces, dopo essere stato sottoposto aun terribile esperimento genetico,acquisisce l’eccezionale potere delfattore rigenerante. Ovviamentei proprietari del laboratorio nonsono animati da buone intenzio-
ni e Wade oltre ai poteri otterràanche un terribile aspetto, che locondurrà a isolarsi e ad abbon-dare la sua fidanzata. Per questo
motivo andrà alla ricerca dei suoi‘creatori’ per vendicarsi. A causadelle molte scene violente il filmin America è stato addirittura
vietato ai minori. Ma questo nongli ha impedito di essere uno deititoli più attesi nella categoria deisupereroi. Questi ultimi nel 2016saranno i protagonisti principa-li nel panorama cinematografico;nelle sale italiane assisteremo alloscontro tra l’oscuro Batman inter-pretato da Ben Affleck e il Super-man di Henry Cavill, alla guerracivile tra Capitan America e IronMan, al ritorno degli X- Men l’ulti-
mo diretto da Bryan Singer, all’ar-rivo della banda più cattiva maicreata: la Suicide Squad reclutatiper portare a termine missioni adalto rischio di morte e a un nuovoarrivato, il Doctor Strange arro-gante chirurgo che, in seguito adun incidente che gli danneggia lemani intraprende un percorso chelo porterà a diventare maestro del-le arti mistiche. Ma se pensiamoche i film sui salvatori del mondosiano solo made USA sbagliamo. A
febbraio è in arrivo anche il primoe vero cinecomic all’italiana, le-gato da una parte alla tradizioneamericana ma con uno marchio
italiano, più precisamente roma-no. Con l’esordio alla regia di Ga- briele Mainetti e protagonista il bravissimo Claudio Santamaria è
in uscita Lo chiamavano Jeeg Ro- bot. Una vera conferma della spi-gliatezza del genere comic anchein Italia e forse capostipite di unaserie di film (incassi permettendo).Che siano i classici eroi buoni epuri come Superman, o che sianooscuri come Batman o irriverenticome Deadpool, i supereroi hannoconquistato negli anni un’ampiafetta del mondo cinematografico.E forse di questi tempi di eroi ne
abbiamo davvero bisogno.
Ogni sabato su www.primapaginaonline.it
A qualcuno piace Nerddi Anna Quartaroli
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Si conclude il Progetto Teatro Bimbo conMary Poppins al Ventidio Basso.
Ogni mercoledì su www.primapaginaonline.it
Fly musical con noidi Santino Santinelli
Per il quinto annoconsecutivo tornail Progetto TeatroBimbo.Ideato dall’alloraAssessore Giovan-na Cameli e poi
portato avanti da MassimilianoBrugni, questa interessante inizia-tiva coinvolge le scuole primariedel comune di Ascoli.
Quest’anno sono ben dieci le clas-si che partecipano al progetto, perun totale di 200 bambini ai qualiproponiamo un corso di teatro di20 ore. Al termine del corso, comeogni anno, i bambini diventeran-no i piccoli protagonisti di un mu-sical che debutterà al Teatro Venti-dio Basso domenica 13 marzo alle17.Per l’occasione quest’anno è statoscelto Mary Poppins, un musicalgià ben noto a noi della Fly, per-
ché l’associazione ha già realizza-to questo spettacolo nel 2010 e nel2015.Lo staff della Fly coinvolto in que-
sto progetto è costituito da 15 ra-gazzi: Cristina Angelini, France-sca Aquilone, Virginia Bamonti,Giulia Conti, Luca Carboni, Mat-teo Ingrillini, Riccardo Fabiani,Erika Franceschini, Cesare Fabia-ni e Christian Mosca. Essi si alter-nano nelle varie classi insegnandole materie specifiche utili per larealizzazione di questo bellissimogenere teatrale.
Ogni anno diamo a questo proget-to la massima importanza perchéseminare la cultura tra i bambinisignifica suscitare buone emozio-ni e costruire qualcosa per il futu-ro e questa è la cosa migliore chepossiamo fare. Anche per questomotivo mandiamo nelle scuolealcuni tra i nostri performer piùpreparati che mettono il bambinoal centro del mondo con molto en-tusiasmo.Un ringraziamento speciale va
all'assessorato alla Pubblica Istru-zione del Comune che crede nelprogetto, a tutti i dirigenti scola-stici, alle insegnanti che collabo-
rano con noi e ai genitori che con-tribuiscono alla realizzazione deicostumi.
Vi invitiamo quindi domenica 13marzo alle 17 ad assistere a unvero spettacolo di aggregazioneche avrà, oltre a finalità artistiche,finalità formative ed educative. Ilcosto unico del biglietto è di 5euro , per info e prenotazioni po-
tete contattare la biglietteria delteatro (Piazza del Popolo – AP –0736.244970).Ci vediamo a teatro!
www.flycommunications.it
Flycommunications Eventi
327.3813594
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i sono libriche in qual-che modo
obbl iganoa rifletteresul propriomodo di in-tendere lavita e i rap-porti macro
e micro sociali. Uno di questi testiè "Usa e getta" di Serge Latouche.Il filosofo ed economista franceseè ben noto per la teoria della de-crescita (serena o consapevole):
proposta utopica - ma non trop-po - che prevede un ripensamentodella società contemporanea, persalvare il mondo dalla autodi-struzione a cui potrebbe portareun uso delle risorse e della terrasfrenato e predatorio quale è quel-lo attuale. Latouche ha dedicatodiverse pubblicazioni a spiegarecosa è la decrescita. Il saggio "Usae getta" è dedicato, nello specifico,a uno degli aspetti più pervasividel modello economico standard
basato sul necessario e continuoaumento dei consumi per "reggereil mercato". Come noi sappiamo lecose materiali che ci circondano, e
di Eleonora TassoniLiberrante
che in qualche modo garantisco-no il nostro benessere, hanno unadurata. La durata non dipende
dalla nostra cura nel loro uso maciascun oggetto del nostro quo-tidiano ha una vita media decisaa tavolino dai produttori che, at-traverso la creazione di prodotti“difettosi”, si garantiscono la per-sistenza del mercato. I nostri smar-tphone dopo due anni sono obso-leti e siamo pressoché costretti a buttarli via, così come tutti i nostriprodotti d'uso quotidiano che,dopo poco tempo, non riescono
più a funzionare adeguatamente:siamo sempre invogliati (dai prez-zi, dalla pubblicità e dalle stesseleggi del mercato) a non ripararliper sostituirli semplicemente conprodotti più nuovi e performanti.L'idea che il nuovo sia più efficien-te e anche più economicamente edecologicamente vantaggioso nonè di per sé sbagliata (la ricerca cioffre soluzioni sempre più intel-ligenti e innovative); è però daregistrare come l'accelerazione di
queste sostituzioni non nasce daun effettivo scatto qualitativo mail più delle volte sia frutto di unaseduzione mediatica. Il rapporto
Autore Serge LatoucheEditore Bollati Boringheri
USA E GETTA:Le follie della obsolescenzaprogrammata.
poi tra il "guadagno energetico eecologico" dato dal nuovo non èparagonabile alla produzione di
scarto che porta l'abbandono dimassa del vecchio e dal contem-poraneo allargamento delle fascedi popolazione che accedono acerti oggetti. Latouche ragionasulla obsolescenza degli oggetti edi come il rapporto tra l'uomo e lecose si è trasformato negli ultimicento anni. Con questo saggio ci sichiede se non sia possibile pensa-re ad un altro modello di relazioneeconomica che non rinunci al be-
nessere pur rifiutando il domino eil consumo. Il rapporto che l'Occi-dente ha instaurato con la natura,il modo in cui abbiamo esportatoil concetto di crescita, sviluppo ericchezza viene a chiederci il con-to sotto forma di crisi finanziariee produttive, inquinamento, di-suguaglianze sempre più iniquee forme di rifiuto assolute (comeil terrorismo). Paghiamo il pegnodi aver pensato possibile la mon-dializzazione di una visione del
mondo parziale, pericolosa e mio-pe. Saremo capaci di frenare, in-vertire la marcia e ripartire su un binario diverso?
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erminiamo la carrellata suifrutti di bosco. Protagonistidella rubrica sono questavolta le more e i ribes, pre-ziose bacche nascoste negliarbusti delle nostre mon-tagne. Le prime sono dalpunto di vista nutrizionaleun alimento ricco, conten-
gono infatti una discreta quantità di ferro, magnesio,calcio, acido folico, vitamina C ed E. Se nell’antichità
le sue foglie venivano masticate per lenire le infiam-mazioni alle gengive, la ricerca moderna ha potutoinvece comprendere gli innumerevoli benefici chederivano dall’assunzione delle more. Oltre a un po-tente effetto antiossidante, hanno proprietà disintos-sicanti sul fegato e aiutano ad abbassare il colesterolo“cattivo”. Se ne consiglia spesso l’assunzione in bam- bini e anziani poiché il calcio e il magnesio contribu-isce a rafforzare le ossa. Le tisane vengono prescritteper contrastare le ulcere gastriche, mentre gli impac-chi di foglie aiutano a curare i geloni. Infine, essendocomposte anche di tannino, la tradizione vuole chele more abbiano proprietà antiemorragiche su ferite
superficiali.I ribes possono essere di colore rosso o nero. Il pri-mo tipo è ottimo per decorare dolci e gelati, contienecome le more molti principi antiossidanti e tra le sue
proprietà si annovera una percentuale di cumarina,sostanza anticoagulante che mantiene il sangue flu-ido. La tradizione vuole che il ribes rosso sia utiliz-zato anche come antipiretico per abbassare la febbre.A quello nero viene invece riconosciuta una potenteazione antistaminica naturale contro le allergie; lesue foglie sono usate solitamente come diuretico, perfavorire l’eliminazione dell’acqua e degli acidi uriciin eccesso. Grazie all’acido ellagico, le more posso-no essere impiegate in prodotti cosmetici che hannol’obiettivo di rallentare l’invecchiamento cutaneo e
mantenere l’elasticità della pelle grazie ad un’azioneprotettiva delle fibre dell’elastina. Inoltre, in saponi eprofumi, sprigionano note fragranti per il relax fisicoe mentale. L’olio di ribes, precisamente ribes nigrumoil, è fonte importante di acidi grassi essenziali, uti-lizzati in formulazioni cosmetiche anti aging e perpelli secche e sensibili. Protegge la pelle e ha un ef-fetto riparatore sui danni derivanti dall’esposizioneai raggi ultravioletti. È inoltre un antinfiammatorioe antibatterico naturale che costituisce il principio at-tivo in composti per combattere l’acne e altri tipi diinfiammazioni cutanee.Ricordiamo, infine, di chiedere sempre consigli al
proprio medico, farmacista ed erborista prima di af-frontare cure naturali a base di frutti di bosco e di ve-rificare con un esperto del settore quanto divulgatonella rubrica. Buona bellezza!
Naturalmentedi Anna Romana Sebastiani
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Pane, amore e fantasia dello Chef Mario Campanelli
INGREDIENTI:
1 porro,
2 cipolle bianche,
3 spicchi d'aglio,
1 costa di sedano,
2 litri d'acqua,
2 foglie di alloro,
sale q.b.
zaferano q.b.
nocchio q.b.½ cucchiaino di timo,
4 pomodori maturi,
prezzemolo q.b.
2 patate grandi,
2 bicchieri di vino bianco,
6 cucchiai di olio,
extravergine d'oliva,
500 gr di orate,
400 gr di triglie,
500 gr di scampi,400 gr di cozze,
400 gr di vongole,
3 seppie,
200 gr di moscardini,
200 gr di totani,
500 gr di pesce san Pietro,
1 kg di scorfano.
P ulite, lavate e tagliate a dadini il sedano e la carota. Meete sulfuoco una casseruola con l'acqua salata e aggiungete il porro tagliatoad anelli, 3 grani di pepe, 1 spicchio d'aglio, il prezzemolo, l'alloro, 1cipolla tagliata a metà, i semi di nocchio, il timo, la carota e il sedanotagliati a dadini. All'acqua e gli odori unite le teste dei pesci più gran-di (San Pietro, scorfano, orate) e cuocete a amma bassa per 30 minuti.Trascorso il tempo indicato, ltrate il brodo oenuto e con l'aiuto delpassaverdura rendete purea i pezzi di pesce bolliti, questo passaggioè indispensabile per oenere un oimo brodo di pesce privo di lische.In un’altra casseruola scaldate l'olio, l'aglio e 1 cipolla tritati nemente,aggiungete le seppie, i totani tagliati a pezzi grandi facendoli rosolareper circa 15 minuti. Bagnate il pesce con il vino bianco, fatelo evaporaree unite i pomodori maturi tagliati grossolanamente, facendo cuocere percirca 20 minuti. A questo punto unite il brodo di pesce preparato prece-dentemente, 2 patate a pezzi grandi e il resto dei pesci interi (in ordinedi coura, ovvero i pesci più grandi e compai saranno aggiunti primasan Pietro, scorfano poi le orate e le triglie) Far cuocere per altri 30 minu-
ti, aggiungere i moscardini e bollite ancora per 20 minuti a fuoco lento.Aggiungete in ultimo gli scampi, le cozze, le vongole, aggiustate di salee fate restringere ancora la zuppa per 20 minuti. A coura ultimata ser-vite la zuppa su un leo di fee di pane abbrustolite aromatizzando conzaerano, prezzemolo tritato e un pizzico di peperoncino.
La ricea originale vuole che la zuppa di pesce sia servita separata dal brodo quest'ultimo portato in tavola in uno scaldavivande, a voi la scel-ta. In ultimo ricordo che la vera Bouillabaisse è accompagnata dalla tipi-ca salsa francese la rouille a base di peperoncino, 2 spicchi di aglio, 1 tuo-rlo d'uovo, 1 pizzico di zaerano, 2 cucchiai brodo di pesce, olio d'oliva emollica di pane raermo o tostato (il pane va bagnato nel brodo). Anche
per questa salsa esistono molteplici varianti infai vengono usate anche2 patate lesse e ridoe a purè, peperoncino, 3 tuorli d'uovo, 2 cucchiai diolio e sale tuo montato come una maionese.
COME SI FA
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Il giardino di Lola di Gigliola Croci Mariani
LA PRIMULA,ATTESO RISVEGLIO.
In questo periodo dell’anno incui confliggono e convivonogelo e sole, rigidità e rina-scita, percorro con crescenteattesa la strada provinciale
che mi porta al paese a trovare miamadre, finché un bel giorno sco-pro e mi sorprendono le primule!Le vedo al ritorno, perché la strada
fiancheggia la barriera protettivadella collina segnata dalle piog-ge impetuose con solchi profondie tronchi sghembi. Eccole! Primauna, due, quattro, tante. Accosto escendo, le voglio guardare da vici-no. Mi si parano davanti, annida-te nello sprazzo verde delle foglierugose. Punteggiano di giallo ildeclivio di terra bruna marcescen-te e con la loro delicatezza sono ilcontrocanto ideale agli alberi im-
ponenti e statici che le sovrastano.Un'improvvisa poesia si espandenell’aria, un alito di leggerezzas’intrufola tra le foglie gravide dipioggia e una mite freschezza al-lontana l’odore pungente del sot-tobosco orfano di luce. Appena siattenuano i rigori invernali, i cespifioriti di un giallo pallido, puntua-li si aprono al mondo e danno lasquilla a una natura ancora inerteal prezioso sole di febbraio. Mi ral-legro della vostra solerzia care pri-
mule! Sui petali volatili tremanogocce di brina disciolta, l’effluviodi una violetta adagiata nell’inca-vo di un sasso muschioso scuote
un merlo pensieroso. Meravigliala vita che riprende! Narra una fia- ba boema che solo l’interramentodi una primula operò l’incantesimodel richiamo della bella stagione nelregno di un re che insofferente algran caldo fu subito accontenta-to. La regina dell’Inverno avvolsetutto il reame in un freddo polare
che non accennava ad andarsene.I sudditi infreddoliti, il re preoc-cupato, la principessa infelice, fin-ché un giorno dalle fiamme di uncamino prese forma la Primaveracome leggiadra fanciulla. Ella offrìla pianta magica alla principessa el’incantesimo del freddo si spezzò.Numerosi fiorellini color del solesbocciarono tra il ghiaccio e tuttisalutarono con gioia la Primula, il
primo fiore che aveva avuto la for-
za di vincere il freddo! Mi affasci-na dunque il suo potere evocativoe l'apparente fragilità che nascon-de coraggio e determinazione davendere: la forza degli umili! Fioreprotetto dalle fate perché si pen-sava rendesse visibile l’invisibile,cioè aprisse magicamente la viadella ripresa vegetativa. Preziosoper le sue proprietà terapeutiche:impacchi, impiastri, decotti, infu-si risollevano dai mali di stagio-ne, dai dolori articolari e calmano
molto i nervi. Petali e foglie arric-chiscono la nostra tavola in insa-late, frittate gustose e marmellateprelibate. La precocità della fio-
ritura ne fa il simbolo del primoamore e della giovinezza, audace,generosa e ricca di speranze. Letonalità accese dei suoi numerosiibridi che celebrano tutti i colo-ri dell’iride decretano l’allegriaritrovata! Con orgoglio vengonoesibiti in ciotole, sui terrazzi, nelle bordure delle aiuole e ogni acco-
stamento cromatico è una vera de-lizia per lo sguardo. Suscitano elo-gi e esclamazioni di puro stuporeper l’ esplosiva bellezza. Sono difacile coltivazione perché resi-stenti al freddo, anzi detestano ilcaldo. Prediligono terreno umidoarricchito di stallatico, ma leggeroe permeabile.Piante perenni e spontanee - tran-ne alcune eccezioni - amano i luo-ghi aperti anche se ad ogni nuova
primavera trovano sempre menospazio destinato al mondo vege-tale. Le specie coltivate sono innu-merevoli e scoprirle può essere unviaggio intrigante. Vi ho prenota-to il biglietto, good luck!...Io resto a guardare la luna piena,paragonata dai poeti a una grandeprimula stupita nel prato azzurrodel cielo e affido il mio sentimentoper questo tenero fiore a poeticheparole trovate non ricordo dove:“Non voglio perdere la certezza
della tua memoria così sorpren-dente / voglio centellinare il ricor-do della tua prevalenza / sopra ladesolazione dell’inverno”.
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ST PATRICK 2016 A CAMPOFI-LONE - Purtroppo non sempre sipuò caricare lo zaino in spalla epartire per mete inesplorate. Allo-
ra, bisogna cogliere quelle occasio-ni in cui si può viaggiare pur rima-nendo a pochi passi dalla propriaabitazione. A Campofilone (FM)che dista soltanto 60 chilometri daAscoli Piceno, il 18 e 19 marzo siterrà la seconda edizione del SaintPatrick Festival, un’anteprimadella XIV edizione del MontelagoCeltic Festival. Il programma delvenerdì sarà il seguente: ore 16inizio dei corsi di arpa celtica, tin
whistle, falconeria, arcieria, scher-ma antica e mercatino; ore 18.15 (altramonto) si terrà il Magical Sun-set con Cesare Catà; ore 19 aper-tura degli stand gastronomici; ore20 (durante la cena in piazza delComune) avvio della musica tra-dizionale irlandese grazie a TheFloggin’ (Puglia); ore 22 (sagratodel Convento) Alban Fùam (Vene-to); ore 23.30 (sagrato del Conven-to) Massimo Giuntini (Toscana). Ilprogramma del sabato invece sarà
il seguente: ore 10 trekking celtico– passeggiata a piedi fino al mare;ore 12 concerto sulla spiaggia perarpa celtica con Katia Zunino
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IL MOTTO DEL MESE
San Patrizio, l’apostolo d’Irlandavissuto nel V secolo d.C., scrissela Benedizione del ViaggiatoreIrlandese, la quale ancora oggipuò essere recitata a colui che èsulla porta, in procinto di parti-re: “Sia la strada al tuo fianco, ilvento sempre alle tue spalle,che il sole splenda caldo sul tuoviso, e la pioggia cada dolce neicampi attorno e, finché non ci in-contreremo di nuovo, possa Dioproteggerti nel palmo della suamano”.
Cari risparmiatori creativi, la primavera si sta avvicinando con il suo cieloterso, il vento frizza