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Piano straordinario della formazione per la sicurezza del lavoro Messina, 29 Gennaio 2015 Il ruolo della formazione nei Processi di Prevenzione soggettiva “Educare alla sicurezza” Dott. Nina Santisi Resp. U.O.Formazione ASP MESSINA

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Page 1: Piano straordinario della formazione per la sicurezza del lavoro Messina, 29 Gennaio 2015 Il ruolo della formazione nei Processi di Prevenzione soggettiva

Piano straordinario della formazione

per la sicurezza del lavoro

Messina, 29 Gennaio 2015

Il ruolo della formazione nei Processi di Prevenzione soggettiva“Educare alla sicurezza”

Dott. Nina SantisiResp. U.O.FormazioneASP MESSINA

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Informazione e formazioneD.Lgs. 81/08

• Testo Unico (art. 37)

• Responsabilità soggettiva di tutti i partecipanti al processo lavorativo-produttivo

• Moderna visione della sicurezza e della prevenzione degli infortuni sul lavoro, fondata su un processo di “consapevolizzazione” e “responsabilizzazione attiva” da parte del lavoratore

• “La rivoluzione copernicana della sicurezza sul lavoro” (Lepore, 1994)

Dott. Nina Santisi

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• L’art. 37 del D.Lgs. 81/08 richiede che in ogni azienda i lavoratori e i loro rappresentanti ricevano una formazione adeguata per ciò che riguarda la salute e la sicurezza dei lavoratori

• Nel caso in cui questa norma non venisse rispettata sono previste una serie di sanzioni per il datore di lavoro.

• Inoltre, la legge prevede che qualsiasi lavoratore, compresi i neoassunti e i collaboratori, debbano essere formati nel momento stesso in cui cominciano a lavorare nell’azienda

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Il “protagonismo del lavoratore”• La sicurezza tecnologica non è sufficiente a far

regredire il fenomeno degli infortuni, ma deve essere accompagnata da una “presa in carico” del problema da parte di tutti i soggetti in gioco

• Dalla prevenzione tecnologica, basata sulla sicurezza oggettiva e sulla qualità degli strumenti aziendali meccanici, alla prevenzione soggettiva dove il lavoratore informato, formato, addestrato ed “empowerizzato” è posto al centro, con un ruolo attivo all’interno del sistema della sicurezza.

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• Le indagini effettuate per infortuni o malattie professionali evidenziano azioni insicure dovute ad una mancata o insufficiente formazione specifica sui rischi propri della mansione svolta dai lavoratori interessati dall’evento.

• L’accordo siglato in data 21/12/2011 per la formazione dei lavoratori introduce un’importante novita sul modo di intendere e fare formazione, privilegiando un approccio interattivo che comporti la centralita del lavoratore nel percorso di apprendimento.

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• Il fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, una volta imputato prevalentemente alla scarsa sicurezza intrinseca degli impianti tecnologici, delle attrezzature e degli edifici, è influenzato da una serie di concause, di cui una parte significativa è riferibile ai comportamenti

• Tra le misure che promuovono la prevenzione in materia di salute e sicurezza sul lavoro, l’attività di formazione dei lavoratori assume un ruolo fondamentale proprio in quanto può modificare i comportamenti, riducendo cosi le occasioni di rischio

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• La migliore formazione tecnica non puo annullare completamente i rischi derivanti da un’attivita lavorativa

• Il rischio residuo e l’ineliminabile quota di incertezza sul verificarsi di eventi avversi che deve essere affrontato e gestito da ciascun operatore nella sua (piu o meno ampia) area di discrezionalita operativa sulle cose da fare o sulle modalita per farle.

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Quale formazione per la sicurezza

• Integrare la formazione tecnica con un lavoro sulle motivazioni che portano ad assumere atteggiamenti insicuri e potenziare anche le competenze non tecniche.

• La formazione che assume obiettivi di sviluppo delle competenze non tecniche non si accontenta di portare le persone a fare le cose giuste, ma intende portare le persone a pensare e agire in modo piu corrispondente al variare delle circostanze.

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• La formazione e l’aggiornamento dei lavoratori, allora, e concreta occasione per integrare la formazione tecnica di base ed agire sulle capacita dei lavoratori di fronteggiare il rischio residuo.

• E necessario, pero, che anche le organizzazioni, come richiesto ai lavoratori, sviluppino la capacita di mettersi in discussione, modificando le norme operative e le ipotesi su cui si basano.

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Formazione strumento di prevenzione

• Per stimolare un percorso che aiuti a favorire un cambiamento di mentalità nell’approccio alla tutela della salute e della sicurezza, è opportuno che il posto di lavoro, luogo nel quale si trascorre una parte rilevante della vita e dove sono svolte importanti attività, rappresenti un contesto di cooperazione, compartecipazione e corresponsabilita tra i vari soggetti della prevenzione:

• datore di lavoro, RSPP, RLS, medico competente, dirigenti, preposti, favorendo il coinvolgimento dei lavoratori.

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Esempio

• Per la gestione e l’aggiornamento del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) la formazione dei lavoratori rappresenta un’opportunità significativa: il coinvolgimento consapevole di ciascun operatore nella valutazione dei rischi-mansione e nella riflessione sui sistemi organizzativi può, infatti, offrire un contributo prezioso ed originale all’analisi che il datore di lavoro deve effettuare.

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• La formazione costituisce costituisce per ciascun lavoratore un’insostituibile occasione di acquisizione di consapevolezza, volta a comprendere quanta importanza riveste, per la propria ed altrui salute e sicurezza, l’adozione di comportamenti lavorativi corretti.

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• Il confronto e la riflessione nei quali s’incardina l’attività formativa contribuiscono in maniera determinante ad un radicale cambiamento dell’approccio alla prevenzione

• Il rischio, inteso come probabilità di accadimento di un evento dannoso, è strettamente correlato a scelte organizzative e a comportamenti lavorativi impropri, scorretti o sbagliati.

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• La formazione, però, non deve essere confusa con altri due concetti importanti: l’informazione e l’addestramento che, in base al DLgs 81/08, costituiscono altrettanti obblighi per il datore di lavoro

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Informazione

• L’Informazione è un processo orientato a promuovere conoscenza sul tema

• Il contenuto dell’informazione deve essere facilmente comprensibile per i lavoratori e deve consentire loro di acquisire le relative conoscenze utili all’identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi in ambiente di lavoro.

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Addestramento

• Per addestramento s’intende quel complesso di attività, gestite da personale esperto, dirette a far apprendere ai lavoratori l’uso corretto di attrezzature, macchine, impianti, sostanze, dispositivi, anche di protezione individuale e le procedure di lavoro.

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• Tra l’informazione e l’addestramento si colloca la formazione

• Processo educativo teso a preparare una persona a svolgere un'attività e, nell’ambito della sicurezza, a trasferire ai lavoratori non solo conoscenze, ma anche competenze di prevenzione del rischio

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• Questi tre differenti interventi, pur presentando diverse specificità e caratteristiche, non sono slegati fra loro ma sono complementari

• Sono compresi dalla normativa fra le “misure generali di tutela” e rappresentano, quindi, un intervento coordinato ed insostituibile nel percorso della prevenzione

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• La formazione non è solo un dovere per il datore di lavoro, ma rappresenta anche un diritto-dovere del lavoratore, che è chiamato a

• Il lavoratore deve “prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli effetti delle sue azioni od omissioni, conformemente alla sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro”

• E deve partecipare ai programmi di formazione e addestramento organizzati durante l’orario di lavoro

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• Portata innovativa di un sistema della sicurezza caratterizzato non più da processi e misure di sicurezza “calati dall’alto ed eteroimposti” , ma da un attivo percorso di ‘autotutela’, di “enpowerment individuale e collettivo”, fondato su una intensa e costante attività di informazione e formazione del lavoratore.

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Informazione vs Formazione

• Se l’informazione si configura più come processo divulgativo di dati, notizie, nozioni relativamente ai rischi sul lavoro e sulle modalità di prevenzione

• La formazione deve caratterizzarsi quale momento di “interiorizzazione” e “personalizzazione” della tematica della sicurezza, in quanto lavoro di riflessione sulla propria “percezione e rappresentazione del rischio”, finalizzato all’autotutela sul lavoro come processo di enpowerment per sé e per gli altri

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Informazione e formazione

• Tuttavia, al di là delle metodologie adottate, rimane fondamentale che “l’informazione sia semplice, diretta, immediata”, perché sia realmente compresa per poi essere inserita, con un adeguata formazione, nel sistema cognitivo-emotivo del lavoratore.

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• La formazione alla sicurezza come momento di apprendimento può essere considerata strumento reale per il cambiamento solo quando si traduce in presa di coscienza, individuale e collettiva.

Antonina Santisi AUSL5 MessinaDott. Nina Santisi

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La cultura della sicurezza

• Attraverso l’informazione si possono dare le indicazioni su determinate norme o circa il funzionamento dei dispositivi di sicurezza….ma è solo attraverso la formazione, intesa in senso emancipatorio e non teorico-pratico, che si può concretamente attivare il cambiamento nella mentalità dei lavoratori auspicato dalla normativa.

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La complessità del processo formativo

• La formazione, in senso emancipatorio, è un modo per risolvere il conflitto tra ciò che la legge indica e ciò che dovrebbe essere un bisogno naturale, tra quello che è un comportamento coercitivo e quello che dovrebbe essere un comportamento spontaneo.

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• Proprio perché finalizzata all’autotutela e all’autoverifica del lavoratore, la formazione non può esaurirsi in una attività puramente didattica, di formazione in aula, ma richiede l’integrazione con una fase dinamica, “esperienziale” (riflessioni sulla propria percezione e accettazione del rischio, esercitazioni sull’uso dei sistemi di sicurezza, simulazioni di situazioni di emergenza nell’ambiente di lavoro, etc..), nell’ottica di una relazione partecipativa che rende più autentico ogni tipo di apprendimento.

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Metodologie formative

• Va privilegiato e affermato l’approccio “andragogico” nei confronti dei lavoratori a svantaggio delle tecnologie trasmissive tradizionali e a vantaggio della valorizzazione delle esperienze del discente portatore di valori, percezioni e rappresentazioni della sicurezza e del rischio “suoi propri”.

• Il ricorso alle presentazioni preconfezionate, o ad altre tecniche monodirezionali e direttive, va ridotto a favore della discussione attiva, delle simulazioni, dei lavori di gruppo e delle altre tecniche di apprendimento attivo, per permettere al lavoratore la costruzione di un autonomo, maturo ed “emancipato” concetto di sicurezza sul lavoro.

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Il Piano di formazione Aziendale

• La formazione alla sicurezza sul lavoro è intesa come una parte del processo formativo che un’impresa mette in campo per essere al passo con i tempi, al pari della valutazione dei rischi che non può essere considerata come un’analisi a sé stante, ma deve essere integrata con l’attività quotidiana che rappresenta la mission aziendale.

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• Ciò si traduce in un intervento complessivo e continuo, un vero e proprio piano di formazione aziendale che va aggiornato nel tempo in base ai bisogni formativi rilevati.

• La strutturazione di un piano di formazione aziendale, che garantisca continuità nel tempo ed efficacia all’azione educativa, rivela l’intenzione di investire sulle conoscenze e competenze dei lavoratori e di puntare cosi, decisamente, su una corretta attività di prevenzione, soprattutto se è stato condiviso dai vari attori del sistema di prevenzione aziendale.

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• Il risultato di un tale atteggiamento sarà costituito da un miglioramento delle condizioni lavorative e della conduzione dei processi produttivi: prevenzione come investimento

• Collocare invece la formazione in una serie di adempimenti ai quali si è costretti a corrispondere costituisce una falsa alternativa al processo virtuoso che la realizzazione condivisa di un piano aziendale rappresenta: costo inutile e improduttivo

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• Analisi dei bisogni formativi • Progettazione delle iniziative di formazione • Erogazione• Valutazione

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Programmazione/erogazione

• S’intende lo sviluppo del piano formativo aziendale, nel quale sono collocati i progetti formativi e l’articolazione temporale che illustra “cosa sara fatto, come, da chi e dove”

• Tali progetti devono essere coerenti con gli obiettivi di apprendimento e i risultati attesi.

• La riunione periodica, indetta almeno una volta all’anno, rappresenta l’occasione più adatta affinché il datore di lavoro sottoponga all’esame dei partecipanti la programmazione in materia di informazione e formazione dei dirigenti, dei preposti edei lavoratori ai fini della sicurezza e della protezione della salute.

• Non c’e apprendimento se non c’e gradimento.

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Metodologia

• L’Accordo Stato Regioni del 21/12/11 recita che la “metodologia d’apprendimento privilegia un approccio interattivo che comporta la centralita del lavoratore nel percorso di apprendimento”

• Sostanziale novità in quanto fino ad ora la formazione è sempre stata intesa come lezione d’aula di tipo frontale in cui il docente fornisce informazioni da apprendere e il discente è coinvolto soprattutto nello sforzo di seguire la lezione e di prendere appunti

• La classica lezione tradizionale, nella quale il partecipante ha un ruolo passivo, quindi, deve essere integrata da altre tecniche che la rendono più interattiva.

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Andragogia

• Ciò è in linea con le esigenze fisiologiche, psicologiche e esperienziali degli adulti.

• E ormai consolidato che l’adulto dà la sua disponibilità ad apprendere se ha motivazioni che lo spingono a partecipare alla formazione e se riscontra vantaggi attuabili concretamente nella propria vita reale (ad esempio se ritiene che questo potrà aiutarlo ad assolvere dei compiti o ad affrontare i problemi che incontra nelle situazioni del proprio lavoro).

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Lavori di gruppo• E’ la metodologia più utilizzata e risulta molto

efficace nella formazione degli adulti. • I partecipanti sono suddivisi in gruppi di

dimensioni ridotte (7-8 persone al massimo) a cui è assegnato, in un tempo definito, un compito da svolgere (riportare un’esperienza, discutere un tema, esplicitare opinioni, ...) con la supervisione del docente.

• In questo modo si verifica un coinvolgimento attivo che facilita lo scambio d’idee ed esperienze e il prodotto finale è frutto di una sintesi collettiva in cui ciascuno può riconoscersi

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Casi di studio• Descrizione di un’esperienza che mette in luce

una possibile soluzione a un problema, attorno al quale tutto quel caso gravita, allo scopo di far maturare ai partecipanti consapevolezza e competenza professionale

• E’ una metodologia che può essere finalizzata all’acquisizione di competenze specialistiche con particolare riferimento agli aspetti legati all’individuazione, trattamento e controllo dei rischi

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Esercitazioni• Tecniche che servono a rafforzare

l’apprendimento di conoscenze o capacità operative

• Possono essere nozionistiche (es. test per fissare concetti), applicative (es. eseguire una manovra osservata), oppure esercitazioni “per problemi” ossia applicare a una situazione problematica le conoscenze pregresse

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Simulazioni• Esercitazioni che avvengono in situazioni

protette e servono per favorire la sperimentazione di alcuni comportamenti in modo da rendere più agevole la trasposizione di quanto appreso in aula rispetto alla realtà lavorativa

• Tali simulazioni possono avvenire sia in aula sia nel contesto lavorativo (es. prova di evacuazione in caso di incendio)

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Training on the job

• Tecnica formativa operata sul campo, ossia nel proprio posto di lavoro, attraverso l’affiancamento, l’assistenza e la riflessione organizzata, con i propri strumenti di lavoro e su casi e problemi reali, pratici e quotidiani

• Il training on the job è già di fatto utilizzato in diverse aziende come forma di istruzione ordinaria, anche se raramente formalizzata ed istituzionalizzata, a supporto dei lavoratori all’inizio della loro attività o nell’aggiornamento di processi operativi e normativi.

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Aggiornamento• L’aggiornamento deve essere inteso come un

rinforzo di quanto appreso nei corsi base (generale e specifici) ed inserito nella filosofia dell’apprendimento permanente che abbraccia l’intera vita

• L’aggiornamento è uno degli strumenti che contrasta i comportamenti a rischio derivanti dall’eccessiva padronanza che si sviluppa nell’ambito dell’esperienza lavorativa

• Infatti il lavoratore “esperto” tende a velocizzare l’esecuzione dei compiti lavorativi, utilizzando scorciatoie che possono risultare pericolose.

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• I soli apprendimenti promossi dai corsi sulla sicurezza non costituiscono, da soli, un efficace deterrente all’adozione di atteggiamenti scorretti.

• Per la promozione di azioni sicure occorre abbracciare un’idea del comportamento come fenomeno influenzato da una pluralità di fattori di cui le conoscenze e le capacità sviluppabili con la formazione sono una componente importante, ma pur sempre una componente tra le altre

• Perché la formazione dei lavoratori mostri efficacia, essa

non deve essere vissuta come un’esperienza straordinaria, ma collocata all’interno degli ordinari processi di produzione e delle altre politiche organizzative

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• Quando pianificate per un anno, piantate il grano.Quando pianificate per 10 anni, piantate gli alberi.Quando pianificate per la vita, formate e educate le persone

• Guan Zhong (filosofo e politico)

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La valutazione della formazione

• Il processo formativo deve, costantemente, includere il processo di verifica degli obiettivi formativi raggiunti, al fine di consentire il monitoraggio, necessario agli aggiustamenti in itinere, e di misurare il soddisfacimento dei bisogni di formazione.

• Valutazione d’impatto Dott. Nina Santisi

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La sicurezza come risultato del processo formativo

• Il riscontro positivo non solo dell’apprendimento “cognitivo” (nozioni tecniche e normative) e dell’ apprendimento “operativo” (procedure di lavoro conformi a sicurezza), ma soprattutto dell’apprendimento “emotivo” che si realizza nella “consapevolizzazione” della problematica della sicurezza , ci permetterà di “parlare di una vera e propria cultura della sicurezza come risultato del processo formativo” e di un nuovo sistema di responsabilità, condivisa e partecipata, nel campo della prevenzione degli infortuni sul lavoro.

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La formazione intesa in senso emancipatorio

• Il processo formativo agisce su più dimensioni

• la dimensione dell’empowerment• la dimensione della comunicazione• la dimensione della percezione del

rischio.

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Il saper essere• “Il sapere come informazione e trasmissione di

conoscenze, il sapere fare come addestramento operativo e pratica di comportamento, il sapere essere come integrazione di condotte, motivazioni e presa di coscienza” (Gouguelin, 1975)

• E’, dunque, a livello del “sapere essere” che devono emergere, come sancito dalla normativa, i comportamenti finalizzati al “prendersi cura della propria sicurezza e della propria salute e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro “

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Criticità

• Purtroppo, la tendenza è di osservare la normativa impegnandosi poco nella realizzazione delle strategie formative, con il presupposto che un’attività informativa veloce e qualche attività di addestramento possano essere sufficienti al perseguimento della sicurezza.

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Condivisione valoriale

• L’attività formativa include gli aspetti dell’informazione e dell’addestramento, mentre non avviene mai il contrario.

• E’ un errore ritenere che l’informazione e l’addestramento siano mezzi sufficienti per garantire l’attività sicura.

• In realtà, solo la condivisione del valore della sicurezza può portare a tale risultato.

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La via dell’empowerment

• Il termine empowerment esprime la capacità di darsi autorità, come capacità di esercitare controllo sulla propria vita e per questo “autogenerarsi”.

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Il processo di enpowerment

• Il processo di empowerment chiama in gioco le competenze attive della persona che la rendono capace di esercitare un “realistico” controllo sugli eventi e sulle situazioni in cui è coinvolta, di far fronte ai cambiamenti.

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Enpowerment e sicurezza sul lavoro

• Nel contesto quotidiano del lavoro e dei rischi ad esso connessi, si traduce nella capacità individuale, ed eventualmente di gruppo, di vedere quanto e che cosa in tema di rischio può essere utilizzato come risorsa, nella capacità di anticipare il pericolo infortunistico, di prendere iniziative e di esprimere autonomia gestionale.

• Rispetto ai comportamenti sicuri, la formazione, intesa in senso emancipatorio, previene la rappresentazione “fatalistica” del rischio come qualcosa al di fuori della propria capacità di controllo e di dominio.

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Processo e prodotto

• Nel lavoro sul rischio infortunistico, l’Empowerment si connota come "processo" (la formazione) e "prodotto" (la consapevolezza che si traduce in competenza rispetto al rischio), risultato cioè di un'evoluzione di esperienze di apprendimento che portano un soggetto a superare una condizione di impotenza.

• Un "saper fare" e "saper essere" caratterizzati da una condizione di fiducia in sé, da capacità di sperimentare e di confrontarsi con la realtà circostante.

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La percezione del rischio lavorativo

• Il concetto di rischio lavorativo è molto ingenuo, basato sull’esperienza immediata di eventi con effetti negativi che si manifestano a breve termine o immediatamente

• L’adozione di comportamenti di sicurezza

dipende da come i rischi sono percepiti e da quanto si è disposti ad accettarli.

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Il bias dell’ottimismo ingiustificato

• Numerosi studi sulla percezione del rischio mostrano una netta differenza tra percezione soggettiva e stime di probabilita oggettiva.

• In particolare, gli studi riscontrano la tendenza a sottostimare il rischio di eventi con conseguenze di lieve o media gravità, ma con alta probabilità di accadimento e, viceversa, a sovrastimare il rischio di eventi con conseguenze molto gravi, ma con bassa probabilità di accadimento

Dott. Nina Santisi

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Conclusioni

• L’enpowerment fa bene alla sicurezza, la formazione è

strumento per l’empowerment e

l’educazione alla sicurezza comincia a scuola

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• Dai dati INAIL emerge che i lavoratori sono particolarmente esposti al rischio di infortunio nei primi mesi di lavoro, per inesperienza e scarsa formazione, e dopo alcuni anni per troppa “confidenza” con procedure, attrezzature e macchinari, fino al punto di rinunciare o addirittura eludere i dispositivi di protezione.

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• Soprattutto per i giovani maschi, il termine rischio si associa ad altri concetti ritenuti importanti per l’affermazione dell'individuo nel gruppo: coraggio, eccitazione, sfida, trasgressione, avventura.

• Questi studenti diventano poi lavoratori alle prese quotidiane con la sicurezza, e spesso anche responsabili preposti alla sicurezza, o dirigenti, o a loro volta datori di lavoro

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“Scuola in sicurezza”

• In molte scuole italiane, sono stati avviati interessanti programmi di educazione alla sicurezza SUL LAVORO.

• Gli allievi di questi istituti sono equiparati ai lavoratori e la scuola diventa palestra per la formazione alla sicurezza e gli obblighi di legge sono assunti come opportunità didattica.

• Gli allievi sono coinvolti nel Servizio di prevenzione degli istituti scolastici: realizzano la valutazione dei rischi di alcune attività svolte nei laboratori, elaborano procedure di sicurezza, intervistano i collaboratori scolastici, assistenti di laboratorio e impiegati, partecipano alla stesura dei piani di evacuazione.

Dott. Nina Santisi

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• La scuola e i contesti educativi rappresentano il contesto ideale nel quale strutturare, articolare ed approfondire la cultura della autotutela (come self-empowerment) affinché le nuove generazioni possano interiorizzare il concetto di sicurezza e trasformarlo, da adulti, sempre più in stile di vita.

Dott. Nina Santisi

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