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Comune di Ravenna Area Pianificazione Territoriale
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2015
PRG 2003 Piano Operativo Comunale
POCRUEPOCPOCPSC
Piano Operativo ComunalePiano Operativo Comunale
PRG 2003PRG 2003
Elaborato gestionaleElaborato gestionale
Integrazione alla Scheda M02Integrazione alla Scheda M02relativa all’Avamporto di Porto Corsini per larelativa all’Avamporto di Porto Corsini per larealizzazione di servizi alla Darsena crociere.realizzazione di servizi alla Darsena crociere.
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POC.6 Relazione di Val. S.A.T. e Studio di IncidenzaPOC.6 Relazione di Val. S.A.T. e Studio di Incidenza
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AUTORITA’ PORTUALE DI RAVENNA
PROPOSTA DI VARIANTE SPECIFICA AL POC 2010-2015
RELATIVA ALL’AVAMPORTO DI PORTO CORSINI PER LA
REALIZZAZIONE DI SERVIZI ALLA DARSENA CROCIERE
Documento di Val.S.A.T.
e Studio di Incidenza
Elaborazione: GSA s.r.l. Ravenna 25.09.2012 agg. 12/2013
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3
INDICE
1. PREMESSA ......................................................................................................................... 5
1.1 STRUTTURA DEL DOCUMENTO DI Val.S.A.T. ......................................................................... 7
2. DESCRIZIONE DELLA PROPOSTA DI VARIANTE AL POC ......................................................... 8
2.1 PROCEDURA DI VARIANTE ..................................................................................................... 9
3. VERIFICA DELLE CONFORMITÀ DEI PIANI .......................................................................... 11
3.1 Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R) ................................................................ 12
3.2 Piano Territoriale del Parco del Delta del Po ...................................................................... 15
3.3 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (P.T.C.P) ................................................. 17
3.4 Piano Strutturale Comunale (PSC)....................................................................................... 27
3.5 Regolamento Urbanistico Edilizio (RUE) ............................................................................. 38
3.6 Piano Operativo Comunale (POC) ....................................................................................... 42
4. QUADRO CONOSCITIVO DESCRITTIVO DELL’AREA DI INTERVENTO .................................... 46
4.1 Stato meteo climatico ed atmosferico .............................................................................. 47
4.2 Acque superficiali e sotteranee ........................................................................................... 50
4.3 Suolo e sottosuolo ............................................................................................................... 53
4.4 Aspetti naturalistici ............................................................................................................. 55
5. STUDIO DI INCIDENZA ....................................................................................................... 59
5.1 METODOLOGIA .................................................................................................................... 59
5.2 ANALISI DEL SIC IT4070005 – SIC- ZPS – Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini ...................................................................................................................................... 62
5.2.1 RELAZIONE DIRETTA CON ALTRI SITI E PRESENZA DI CONNESSIONI ECOLOGICHE ................................... 64
5.2.2 HABITAT NATURA 2000 ............................................................................................................................ 65
5.2.2.1 FLORA ............................................................................................................................................ 68
5.2.2.2 FAUNA ........................................................................................................................................... 69
5.3 OBBIETTIVI E MISURE DI CONSERVAZIONE DEL SITO ......................................................... 73
5.4 INTERFERENZE TRA PIANO E SISTEMA AMBIENTALE ........................................................ 74
5.4.1 DESCRIZIONE DELLE INTERFERENZE ......................................................................................................... 74
5.4.2 VALUTAZIONE SIGNIFICATIVITA’ DELL’INCIDENZA AMBIENTALE DELLA PROPOSTA DI VARIANTE .......... 78
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5.4.3 TABELLA DI VALUTAZIONE RISSUNTIVA .................................................................................................... 80
5.4.4 CONGRUITA’ DELLE OPERE/ATTIVITA’ PREVISTE CON LE NORME GESTIONALI DEL SIC ........................... 82
5.4.5 INDICAZIONE DI EVENTUALI IPOTESI PROGETTUALI ALTERANTIVE .......................................................... 83
5.4.6 INDICAZIONE DI EVENTUALI MISURE DI MITIGAZIONE ........................................................................... 84
6. VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DELLA VARIANTE E ANALISI DELLE COERENZE ...................... 85
5.1 MISURE DI INSERIMENTO PAESAGGISTICO ......................................................................... 85
5.2 MISURE DI MITIGAZIONE ..................................................................................................... 85
5.3 MISURE DI COMPENSAZIONE .............................................................................................. 86
7. BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................... 87
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1. PREMESSA
La presente relazione costituisce il “Documento di Valutazione di Sostenibilità Ambientale e
Territoriale (Valsat)”.
La normativa nazionale in materia ambientale, con il DLgs 152/06 “Norme in materia
ambientale” e smi, ha recepito la Direttiva europea 2001/42/CE “Concernete la Valutazione degli
effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente”, prevedendo due forme di valutazione dei
Piani: la Valutazione Ambientale strategica (VAS) e la Verifica di assoggettabilità a VAS. I due
diversi tipi di valutazione si applicano a seconda del grado di rilevanza di detti piani o programmi,
con la finalità di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente e contribuire
all'integrazione di considerazioni ambientali all'atto dell'elaborazione, dell'adozione e
approvazione, assicurando che essi siano coerenti e contribuiscano alle condizioni per uno
sviluppo sostenibile.
A livello locale la Regione Emilia-Romagna, anticipando i contenuti della Direttiva e del Decreto,
con la LR 20/2000 “Disciplina generale sulla tutela e l’uso del territorio” ha richiesto che la
valutazione ambientale sia estesa, con modalità appropriate, anche ai Piani e Programmi, e non
solo ai progetti come richiedeva la normativa italiana in materia di VIA già dagli anni ’80. Con
l’acronimo di Valsat è stato così introdotto e definito questo specifico processo volto ad
individuare preven vamente gli impa signi ca vi ambientali che deriveranno dall a uazione
delle singole scelte di piano/programma e a consentire, di conseguenza, di selezionare tra le
possibili soluzioni alternative quella in grado di garantire la coerenza di queste con gli obiettivi di
sostenibilità ambientale.
Per quanto attiene la Valsat, la LR 20/00 è stata successivamente modificata dalla LR 9/2008
“Disposizioni transitorie in materia di valutazione ambientale strategica e norme urgenti per
l'applicazione del DLgs 3 aprile 2006, n. 152” che ha allineato quanto previsto dalla norma
regionale alla nuova legge statale, in particolare introducendo la fase di pubblicazione del
documento di Valsat e il principio di terzietà dell’autorità competente.
La Valsat, nella LR 20/00 e smi, è normata dall’articolo 5 “Valutazione di sostenibilità e
monitoraggio dei Piani”, il quale richiede che il documento di Valsat, costituente parte integrante
del piano adottato ed approvato, individui, descriva e valuti i potenziali impatti delle scelte
operate e le misure idonee per impedirli, mitigarli o compensarli, alla luce delle possibili
alternative e tenendo conto delle caratteristiche del territorio, degli scenari di riferimento e degli
obiettivi di sviluppo sostenibile prefissati dai Piani sovraordinati e perseguiti con il medesimo
piano. Gli atti con i quali il piano viene approvato devono dar conto nella dichiarazione di sintesi
degli esiti della Valsat, illustrando come le considerazioni ambientali e territoriali siano state
integrate nel piano e indicando le misure adottate in merito al monitoraggio. Elemento
fondamentale dunque del processo di valutazione è il Documento di Valsat che deve contenere le
seguenti informazioni base:
• una descrizione del Piano in esame,
• l’analisi di coerenza con i Piani sovraordinati o con eventuali Piani adottati o approvati
successivamente agli stessi; nello specifico tale analisi deve essere rivolta alla verifica sia della
normativa di tali Piani sia della Valsat degli stessi,
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• quadro conoscitivo descrittivo dell’area di intervento.
• una eventuale proposta di monitoraggio del Piano.
Il presente documento è riferito all’avamporto di Porto Corsini, più specificatamente alla parte
a mare,e si configura come modifica ed integrazione alla scheda M02 dell’elaborato POC. 4c1 del
POC 2010-2015 vigente, ambito classificato dal PSC come “Città di nuovo impianto per attività
miste” disciplinato dall’art. 103, c.6 delle NTA (1) e destinato in particolare a crociere e mezzi
militari e ad usi terziari e residenziali.
Tale ambito è soggetto ad attuazione indiretta a programmazione unitaria previo elaborazione
e approvazione di un Piano Urbanistico Attuativo di iniziativa pubblica (Pb), il cui progetto, già
elaborato sulla base delle indicazioni emerse dal Concorso Pubblico di Progettazione e presentato
nel 2009 da Autorità Portuale di Ravenna, ha ottenuto in data 14/04/2009 dal Comune di Ravenna
un Nulla Osta preventivo con prescrizioni, ma tuttora non è stato né adeguato né tantomeno
approvato, in quanto devono ancora essere completate e concluse le attività di bonifica sulla
parte centrale dell’area (non oggetto della presente variante), attività che richiederanno ancora
del tempo, in quanto le attività di bonifica potranno essere concluse solo ad avvenuto
completamento delle operazioni di recupero della cassa di colmata presente sulla parte più a mare
dell’ambito, su cui insisterà il nuovo Terminal Passeggeri e i relativi servizi. I lavori di recupero di
detta cassa sono all’oggi conclusi e solo a completo espletamento della procedura di bonifica (vedi
“criticità” di cui alla scheda M02 di POC) saranno presentabili i successivi progetti attuativi ( si
rinvia alle conclusioni espresse in sede di Conferenza dei Servizi tenutasi in Provincia di Ravenna il
17/05/2012). La prevista destinazione d’uso di tale parte più a mare dell’ambito a Terminal
Passeggeri e Attrezzature militari, assimilabile a quella commerciale-produttiva ( di cui alla
colonna B della Tabella 1 dell’allegato 5 alla parte IV del D.lgs. n.152/06) escludendo usi abitativi e
verde accessibile al pubblico, permette il recupero in loco del materiale presente nella cassa di
colmata.
Per tale ragione e per poter realizzare nel breve periodo – entro il 2015 – le strutture e opere
definitive del Terminal (stazione,servizi, parcheggi, viabilità e verde di mitigazione e filtro) a
sostituzione delle tensostrutture oggi esistenti e di tipo provvisorio, il Comune di Ravenna, su
proposta dell’Autorita’ Portuale di Ravenna, ha in corso di approvazione una specifica Variante al
Piano Operativo Comunale, stralciando l’area di pertinenza del Terminal dal resto dell’ambito,
onde consentire la redazione dei progetti esecutivi di dette opere, previa la redazione ed
approvazione di uno specifico Progetto Unitario (PUC) per detta area di pertinenza.
Nel seguente documento verranno quindi esaminate gli effetti della proposta di variante e le
analisi delle coerenze con il Piano Attuativo già elaborato, nonché il rapporto della variante stessa
con le aree limitrofe di Interesse Comunitario SIC.
I contenuti del lavoro riguardano in primo luogo, la documentazione di “Val.S.A.T.” ai sensi
dell’art. 5 della L.R. 20/2000 e un approfondimento sugli aspetti floro faunistici, “Studio di
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Inicidenza”, in relazione alle aree limitrofe SIC, presi in considerazione nell’ambito della proposta
di variante specifica al POC vigente.
Nel dettaglio la Val.S.A.T. è parte integrante del processo di elaborazione ed approvazione degli
strumenti di pianificazione ed ha la finalità di verificare le conformità delle scelte di variante agli
obbiettivi generali della pianificazione, ed agli obbiettivi di sostenibilità dello sviluppo del
territorio, definiti dai piani generali e di settore e dalle disposizioni di livello comunitario,
nazionale, regionale e provinciale.
Lo Studio di Incidenza si mostra invece più che opportuno in quanto l’area oggetto della
proposta di variante nelle vicinanza del Sito Natura 2000 denominato “Pineta di Casalborsetti,
Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini” (Codice IT4070005). Con lo Studio d’incidenza vengono descritti gli interventi di mitigazione paesaggistica e
compensazione ambientale, da predisporre anche all’esterno dell’area individuata, così da
valorizzare la continuità con i caratteri degli habitat descritti nelle schede dei Siti Natura 2000 di
Interesse comunitario.
1.1 Struttura del Documento di Val.S.A.T.
Il presente documento, rispondendo a quanto richiesto dalla LR 20/00 e smi e dalla Circolare
Regionale PG/2010/23900 del 1.02.2010, è stato strutturato come segue:
• descrizione della proposta di variante: dove viene fornita una descrizione dell’ipotesi in
esame, in riferimento agli aspetti progettuali e ambientali, ed i dati necessari alla verifica degli
effetti significativi sull’ambiente;
• analisi di conformità rispetto ai Piani: contenente la verifica di coerenza della proposta
rispetto alla pianificazione regionale, provinciale e comunale vigente. In particolare sono stati
considerati i seguenti Piani:
- Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR),
- Piano Territoriale del Parco Regionale del Delta del Po,
- Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP),
- Piano Strutturale Comunale (PSC),
- Regolamento Urbanistico Edilizio (RUE),
- Piano Operativo Comunale (POC).
Altri Piani di settore sono invece esaminati all’interno delle singole componenti ambientali;
• analisi e sintesi dei prevedibili impatti ambientali conseguenti all’attuazione delle previsioni
di Variante, individuando le misure idonee per impedire, mitigare o compensare tali impatti
tenendo conto degli obiettivi di sviluppo sostenibile perseguiti. Questa sezione del documento
verrà sviluppata attraverso un primo capitolo descrittivo – conoscitivo dell’area in oggetto e un
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secondo capitolo in cui verranno sviluppate le tematiche riguardanti lo studio di incidenza e gli
aspetti specifici ad esso correlati;
• considerazioni conclusive sulla proposta di variante.
2. DESCRIZIONE DELLA PROPOSTA DI VARIANTE AL POC
La presente proposta, come già descritto in precedenza, si configura come modifica ed
integrazione alla scheda M02 dell’elaborato POC. 4c1 del POC 2010-2015 vigente, relativa
all’avamporto di Porto Corsini.
Stato attuale
Fino ad oggi sono state realizzate da Autorità Portuale, in conformità con il Piano Regolatore
del Porto e con quanto previsto dalla VIA del PRP e delle opere connesse : l’approfondimento dei
fondali del bacino a 9,50, da portare in tempi brevi a 10,50 la banchina di testata sul lato a mare
per una lunghezza di oltre 400 ml e di 30 di larghezza, una banchina a mare per l’attracco delle
navi con la possibilità di due accosti temporanei e altre opere minori (scivolo nautico, viabilità
d’accesso provvisoria), inoltre è stato attivato dal 2010 in regime di concessione da “Ravenna
Terminal Passeggeri srl.” l’attività a terra di supporto e servizio alle navi da crociera, attrezzando
un terminal con strutture e servizi provvisori per lo sbarco e l’imbarco dei passeggeri,
essenzialmente per l’attività di transito, oltre ai servizi turistici di trasporto a terra.
Tale attività ha visto in questa prima fase d’avvio circa 80 scali con una ventina di navi per circa
100.000 passeggeri all’anno, valori che si stima raddoppiabili al 2020. Circa il 30-40% dei
passeggeri scende per escursioni di una giornata sul territorio (Ravenna,San Marino ,Ferrara,
Maranello) di cui circa il 50% solo su Ravenna mentre il 50% dei passeggeri utilizza i servizi di
shuttle bus per Ravenna nel corso della giornata.
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Figura 1. Foto dello stato dell'arte dello scalo di Porto Corsini
2.1 Il nuovo terminal passeggeri
Attualmente si pone la necessità urgente di strutturare meglio tali servizi e di realizzare entro il
2015 un nuovo terminal definitivo capace di assolvere tutte le funzioni necessarie, meglio descritte
successivamente; dalla stazione marittima e relativi servizi per l’accoglienza e il transito, ai servizi
informativi, alle aree di servizio per l’accesso, la sosta bus taxi e auto, gli spazi di attesa e controllo,
i servizi di noleggio auto,bici e moto, oltre agli interventi di arredo e al verde di mitigazione e
rinaturalizzazione in continuità con le aree naturali limitrofe al sito, quali interventi di
compensazione (non accessibile al pubblico) ambientale e valorizzazione dell’impianto
paesaggistico del nuovo terminal passeggeri. Gli interventi a verde contribuiranno a rendere più
gradevole possibile l’approccio dei crocieristi sia dal punto di vista funzionale che percettivo,
favoriranno inoltre la qualificazione della continuità paesaggistica con le aree di pregio
naturalistico limitrofe e con l’abitato di Porto Corsini, rendendo sostenibile le relazioni fra queste
aree e il terminal stesso.
In merito alle funzioni ed usi del terminal, che perseguirà obiettivi di sostenibilità ambientale, di
contenimento energetico e innovazione tecnologica, si può dire che lo stesso è concepito come
una struttura multifunzionale, atta a ricevere i passeggeri delle navi da crociera (e i loro
equipaggi), siano essi in transito come oggi, o imbarcanti o sbarcanti di cui si prevede un
incremento nel medio –l ungo periodo.
La crescente necessità di fornire servizi “meet&greet” di alta qualità, in un ambiente dove comfort
e sicurezza siano allineati ai più elevati standard, conduce alla realizzazione di un
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7terminal che sia connesso e inserito al sistema infrastrutturale e al contesto urbano e marittimo
e, al tempo stesso all’avanguardia come funzionalità e fruibilità, in modo da garantire un inizio e
una fine crociera completamente stress-free, con una facile accessibilità e un’immediatezza dei
percorsi viabili e pedo - ciclabili, anche per coloro (passeggeri ed equipaggio) che si recano in visita
alla città o alle spiagge o in escursione nel territorio per poi rientrare in nave, fornendo servizi di
bike sharing e di nolo per bici, moto e auto, anche elettriche predisponendo apposite colonnine di
presa.
Un’area “pre-security” viene dedicata ai servizi di : ristoro, informativi, informazione turistica sulla
città e il territorio, edicola, wi-fi, postazioni internet, servizi igienici, ecc.
La struttura terminalistica principale offre tutti i servizi dedicati all’imbarco, che includono la
consegna del bagaglio di cabina, i controlli di sicurezza con archi metal detector e macchine a raggi
x. La vasta area check-in viene dotata di confortevoli sedute per l’attesa, una sala Vip, servizi
informativi multimediali, un children’s club, i servizi igienici e e i gate d’imbarco con accesso
diretto alla banchina. Nel terminal trovano posto anche le sale sbarco, che offrono la possibilità di
riconoscere con facilità il proprio bagaglio a fine crociera, con la possibilità per i passeggeri di
lasciarlo in deposito e custodia prima di ripartire per la propria destinazione finale.
All’interno del terminal alcuni spazi sono inoltre adibiti ad ufficio (per il personale addetto alle
attività gestionali e di controllo: Ravenna Terminal Passeggeri, Polizia di Frontiera, Agenzia Dogane
e Guardia di Finanza, ecc.). Inoltre alcuni locali di servizio, attrezzati con armadietti individuali,
vengono destinati al personale preposto all’accoglienza, al check-in e alla sicurezza, infine
all’interno del terminal sono previsti servizi igienici e locali tecnici.
All’esterno, la viabilità è concepita in modo da rendere fluidi i flussi veicolari in entrata e uscita,
con aree per la ricezione e la sosta breve dei bus, dei taxi, delle auto private, ecc., nonché con un
parcheggio per le soste più prolungate delle auto. Alcune piazzole vengono adibite a parcheggio
per le auto di servizio (RTP, PS, Dogana, GdF, Vigilanza, agenzie, servizi di noleggio ecc.).
Il progetto unitario convenzionato (PUC) dovrà interessare l’intera area individuata ( di circa
55.000 mq su una St complessiva dell’ambito di circa 186.000 mq), definendo e specificando
attrezzature ed usi e anche precisando modalità e tempistica degli interventi come già
precedentemente detto; inoltre dovrà individuare lo standard pubblico (costituito essenzialmente
dalle aree di sosta, mentre come già detto le aree verdi o saranno di pertinenza del sistema viario
o non accessibili al pubblico come quelle di mitigazione, fermo restando la valenza pubblica e
d’interesse pubblico degli usi ammessi e previsti, inoltre l’area è e continuerà ad appartenere al
demanio marittimo), di verificare e adeguare la viabilità d’accesso esistente e ricadente all’interno
dell’ambito.
La superficie utile complessiva massima realizzabile nel comparto è di 6500 mq. ( da computarsi
nei 16500 mq previsti dal PSC per servizi al porto e per strutture militari, di cui circa 6000 già
esistenti in un area limitrofa all’abitato di circa 17.000 mq), oltre ad eventuali tettoie,
tensostrutture e strutture removibili, che non concorrono al computo della Suc.
Infine dovranno essere presentati da parte dell’Autorità Portuale contestualmente al progetto
unitario convenzionato i progetti di adeguamento della viabilità esterna all’ambito ( via Molo di
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San Filippo) da via Sirotti a via Baiona definendone i vari stralci e le fasi e i tempi d’attuazione al
fine di rendere sostenibili le funzioni del nuovo terminal in relazione ai suoi progressivi sviluppi
possibili, fermo restando che il primo tratto è stato già adeguato e sono in corso i necessari studi
sulla realizzazione delle opere connesse allo spostamento del traghetto verso ovest che
determineranno anche quali soluzioni adottare per le parti ancora da adeguare.
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2.2 Procedura di variante
Si propone di integrare la scheda M02 del POC vigente (elaborato POC 4.c1 “città di nuovo
impianto per attività miste”) con una nota che definisca la modalità attuativa degli interventi
pubblici e/o d’interesse pubblico ammessi in assenza di PUEP e in corso di validità del POC stesso,
ciò in quanto ai sensi della tabella di cui all’art.22, c.6 e dell’art 103, c.6 il POC può specificare
rispettivamente le parti soggette a PUA e le modalità
attuative previste dal PSC; inoltre la stessa LR 20/2000 all’art.30, c.2, lettera b) demanda al POC
per gli ambiti individuati dal PSC la definizione delle “modalità d’attuazione degli interventi di
trasformazione, nonché quelli di conservazione”.
Conseguentemente si propone di anticipare e consentire la realizzazione di opere ( servizi al porto
e attrezzature militari) e potenzialità edificatorie già previste dalla scheda M02 del POC vigente, e
realizzarle nella parte più a mare dell’ambito , avente una profondità di circa 130 ml. e per una
superficie di circa 55000 mq (si allega planimetria con indicazione di detta area – allegato 3) da
attuarsi per intervento diretto, previo Progetto Unitario Convenzionato (PUC) ai sensi dell’art.I.9
delle NTA del RUE, ciò in assenza del PUEP e preventivamente alla sua approvazione, stante la
natura pubblica e/o d’interesse pubblico delle opere, la loro diretta connessione con le opere a
mare e la viabilità già realizzate da Autorità Portuale, tali da rendere sostanzialmente già
urbanizzata l’area che si propone di assoggettare a PUC, la minor rilevanza e tempistica degli
interventi di bonifica alla luce delle diverse caratteristiche dei suoli e delle destinazioni d’uso
previste, e infine alla luce di quanto demandato dal PSC e dalla legislazione regionale al POC
stesso.
Il PUC consente comunque, una volta risolte le criticità individuate nella scheda di POC e alla luce
dell’integrazione della Val.S.A.T. e dello Studio d’Incidenza, un inquadramento d’insieme delle
opere, un rapido iter approvativo e in convenzione la regolamentazione dei modi e dei tempi di
realizzazione delle opere stesse e della viabilità d’accesso e delle modalità di controllo e
monitoraggio del traffico indotto; ciò sulla base anche di Studio specifico da presentare
contestualmente al PUC. Studio che verifichi la sostenibilità dell’impatto dei mezzi ( bus e auto)
con l’abitato di Porto Corsini, indichi gli interventi di miglioramento necessari ( si è già realizzato
l’adeguamento del primo tratto di via Molo di San Filippo), tenendo conto dello stato attuale
della mobilità comparato con i futuri scenari del traffico e del relativo impatto acustico nel breve,
medio e lungo periodo, tenendo conto anche del futuro spostamento del traghetto più ad ovest,
come previsto dal PSC, che ridurrà l’impatto nel tratto di via Molo San Filippo più limitrofo
all’abitato ( su cui oggi si registrano circa 300.000 passaggi all’anno di veicoli diretti e/o
provenienti dal traghetto).
Tale procedura è stata individuata e scelta d’intesa con l’Amministrazione Comunale poiché
ritenuta la più certa e alla fine anche rapida, rispetto ad altre pur praticabili come per es. il
procedimento unico semplificato, di cui all’art. 36 octies della L.R. 20/2000 e smi, per opere
pubbliche già disciplinate e localizzate dallo strumento urbanistico. Ciò in quanto trattasi di opera
d’interesse pubblico in regime di concessione da realizzarsi da soggetto privato che richiede
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adattamenti nel tempo e grande flessibilità che mal si concilia con un progetto definitivo, come
richiesto dal procedimento semplificato, che così approvato risulterebbe probabilmente
difficilmente modificabile, ma anche in quanto il progetto definitivo dell’opera è in corso di
affidamento e non sarà disponibile in tempi brevi, per cui si è scelta una procedura forse
teoricamente non la più rapida ma la più consolidata.
In relazione all’art 5 della LR 20/2000 la richiesta di Variante al POC è accompagnata da
specifica relazione di Valutazione della Sostenibilità Ambientale e Territoriale (Val.S.A.T) che
descrive e valuta i potenziali impatti delle scelte operate e le misure idonee per impedirli, mitigarli
o compensarli. La relazione di Val.S.A.T comprende lo Studio di Incidenza per l’analisi e la
valutazione degli effetti sulla flora e sulla fauna relativi all’area di Interesse Comunirario (SIC)
limitrofa con particolare riferimento al sito “IT4070005- SIC-ZPS- Pineta di Casalborsetti,Pineta
Staggioni, Duna di Porto Corsini”. Con lo Studio d’incidenza vengono descritti gli interventi di
mitigazione paesaggistica e compensazione ambientale, da predisporre anche all’esterno dell’area
individuata, così da valorizzare la continuità con i caratteri degli habitat descritti nelle schede dei
Siti Natura 2000 di Interesse comunitario.
Si specifica che l’area di pertinenza del Terminal e relativi servizi non è soggetta a procedura di VIA
ai sensi dell’Allegato 2 del Dlgs 03/04/2006, n.152 e s.m.i.
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3. VERIFICA DELLA CONFORMITÀ AI PIANI
Nel seguito viene eseguita la verifica della conformità rispetto ai Piani regionali, provinciali e
comunali. Per facilità di lettura si specifica che, per ogni elemento o ambito normato dal Piano e
interessato dal PUA, si riporta una sintesi della norma tratta dalle Norme Tecniche di Attuazione e
di seguito un commento, in corsivo, in cui si descrive la verifica di conformità eseguita per gli
aspetti di interesse.
Nell’elaborato allegato alla presente Relazione sono riportate le principali tavole dei diversi Piani
analizzati.
I Piani esaminati sono:
Piano Territoriale Paesistico Regionale (P.T.P.R)
Piano Territoriale del Parco Regionale del Delta del Po (PTP),
Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP),
Piano Strutturale Comunale (PSC),
Regolamento Urbanistico Edilizio (RUE),
Piano Operativo Comunale (POC).
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3.1 Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR)
Il Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) è parte tematica del Piano Territoriale
Regionale (PTR) e si pone come riferimento centrale della pianificazione e della programmazione
regionale dettando regole e obiettivi per la conservazione dei paesaggi regionali.
Influenza le strategie e le azioni di trasformazione del territorio sia attraverso la definizione di una
quadro normativo di riferimento per la pianificazione provinciale e comunale, sia mediante singole
azioni di tutela e di valorizzazione paesaggistico ambientale.
Il PTPR, approvato con Delibera di Consiglio Regionale n. 1551 del 14/07/1993, provvede a dettare
indirizzi, direttive e prescrizioni immediatamente vincolanti, volte alla tutela:
• Dell’identità culturale del territorio regionale, cioè delle caratteristiche essenziali ed
intrinseche di sistemi, di zone e di elementi di cui è riconoscibile l’interesse per ragioni
ambientali, paesaggistiche, naturalistiche, geomorfologiche, paleontologiche, storico –
archeologiche, storico – testimoniali, storico – artistiche;
• Dell’integrità fisica del territorio regionale.
L’area in oggetto si trova all’interno del sistema costiero, come si vede dalla tavola 1.30 del Piano.
Questo sistema è stato individuato con considerazioni di carattere morfologico e geologico, ed è
delimitato a sud, in prevalenza, dalla falesia o greppa che determina il salto di quota definito
dall’antica linea di costa, a nord, in prevalenza, dalla giacitura del sistema delle paleodune,
anch’esse individuanti l’antica linea di costa. In questo sistema vengono individuate tre zone a
diversificato regime di tutela:
• Le zone di salvaguardia della morfologia costiera: delimitate all’interno dell’area
del sistema costiero, in riferimento alla linea dei 300 metri, ma con un’attenzione a
significativi e riconoscibili margini, fisici o antropici, per assicurare certezza e
chiarezza di applicazione delle prescrizioni e volte, nelle aree più urbanizzate, a
valorizzare gli spazi ancora liberi per il recupero di una migliore qualità
ambientale;
• Le zone di riqualificazione della costa e dell’arenile: interessano i tratti di spiaggia
a ridosso di zone fortemente urbanizzate e in taluni casi gravemente compromesse anche da
strutture stabili, e per le quali, oltre alle limitazioni aventi cogenza immediata, si prevede il
ricorso a specifici progetti di riqualificazione;
• Le zone di tutela della costa e dell’arenile: corrispondono a quei tratti di spiaggia
ancora sostanzialmente liberi e dei quali è necessario garantire l’intangibilità, la
manutenzione, e, ove è necessario, la ricostituzione del quadro naturale.
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Il Porto di Ravenna è inserito dal PTPR, come indicato alla Tavola 4 del Piano, nell’Unità di
Paesaggio n. 1 della Costa Nord.
All’art. 12 delle Norme, il Piano disciplina il Sistema Costiero, indicando al Comma 1 che gli
strumenti di pianificazione e di programmazione regionali e sub-regionali sono tenuti a
promuovere il recupero e la riqualificazione dei territori ricompresi in detto sistema
uniformandosi, in ragione delle rispettive specificità, agli indirizzi seguenti:
• Perseguire la conservazione della conformazione naturale dei territori meno
interessati da processi insediativi antropici, mentre in quelli più interessati da tali
processi deve essere promossa e favorita, anche mediante interventi di
sperimentazione, la ricostituzione di elementi di naturalità;
• Le previsioni relative ad attrezzature e ad impianti di interesse sovracomunale
devono essere, al massimo del possibile, coerenti con obiettivi di riqualificazione e
di decongestionamento della fascia costiera, e, salvo che si tratti di strutture
portuali, commerciali e/o industriali, di interesse nazionale, o con le medesime
connesse, contemplare nuove realizzazioni esclusivamente ove siano
direttamente finalizzate a tali obiettivi;
• La valorizzazione del sistema dei porti e degli approdi di interesse regionale e
Figura 2 Unità di Paesaggio del Piano Territoriale Paesistico Regionale – Fonte: Regione Emilia - Romagna
1. Costa Nord 2. Costa Sud 3. Bonifica ferrarese 4. Bonifica romagnola 5. Bonifiche estensi 6. Bonifiche bolognesi 7. Pianura romagnola 8. Pianura bolognese, modenese e reggiana 9. Pianura parmense 10. Pianura piacentina 11. Fascia fluviale del Po 12. Collina della Romagna centro-meridionale 13. Collina della Romagna centro-settentrionale 14. Collina bolognese 15. Collina reggiana-modenese 16. Collina piacentina-parmense 17. Oltrepo' pavese 18. Montagna romagnola 19. Montagna bolognese 20. Montagna del Frignano e Canusiana 21. Montagna parmense-piacentina
22. Dorsale appenninica in area romagnola e bolognese 23. Dorsale appenninica in area emiliana
AREA D’INTERVENTO
17
subregionale, e delle attrezzature connesse, deve avvenire prioritariamente
mediante la tutela e l’adeguamento dei porti esistenti, evitando le opere suscettibili
di provocare ulteriori fenomeni di erosione ed in ogni caso esclusivamente in
coerenza con la pianificazione regionale di settore;
La previsione di variante propone “di anticipare e consentire la realizzazione di opere e
potenzialità edificatorie già previste dalla scheda M02 del POC vigente, e realizzarle nella fascia a
mare dell’ambito , avente una profondità media di circa 60 ml.”, pertanto non modifica gli obiettivi
di valorizzazione e adeguamento dei porti esistenti ma anticipa di fatto la realizzazione di un nuovo
terminal definitivo. Questo nuovo terminal sarà in grado di assolvere tutte le funzioni necessarie,
dalla stazione marittima e relativi servizi per l’accoglienza e il transito, alle aree di servizio per
l’accesso, la sosta bus e auto, gli spazi di attesa e controllo oltre agli interventi di arredo e
compensazione-mitigazione necessari, al fine anche di rendere dal punto di vista funzionale e
percettivo il più gradevole possibile l’approccio dei crocieristi con l’area nel suo complesso ,tra cui,
l’abitato di Porto Corsini e le aree di pregio naturalistico limitrofe. Il medesimo scalo sarà infatti in
grado a sua volta di rendere sostenibile le relazioni fra queste aree e il terminal stesso.
Il progetto del nuovo terminal, inoltre, intende ricreare un sistema di aree naturali e dunose,
estese anche oltre al perimetro di variante, per ricostituire quella continuità propria del sistema
storico delle “pinete litoranee” e riconnetterle con le zone ad alta naturalità esistenti tra i margini
urbani e la spiaggia. Così facendo si avrà un’estensione dei nuovi boschi, coinvolgendo le vicine
aree di riqualificazione ambientale, per creare e potenziare i corridoi ecologici in continuità con i
sistemi naturali limitrofi: pinete e zone umide.
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3.2 Piano Territoriale del Parco del Delta del Po
Il Parco regionale del Delta del Po (Parco) è stato istituito con legge regionale 2 luglio 1988, n.
27, al fine “di garantire e promuovere, in forma unitaria e coordinata, la conservazione, la
riqualificazione e la valorizzazione dell’ambiente naturale e storico, del territorio e del paesaggio
del Delta del Po ed in particolare delle zone umide di importanza internazionale, per scopi
culturali, scientifici, didattici, economici e sociali” (art.1).
Il territorio del Parco è costituito da sei Stazioni, per ciascuna delle quali viene elaborato ed
approvato uno specifico Piano Territoriale:
1. Volano – Mesola – Goro
2. Centro storico di Comacchio
3. Valli di Comacchio
4. Pineta di San Vitale e Piallasse di Ravenna
5. Pineta di Classe e Salina di Cervia
6. Campotto di Argenta
Il Piano Territoriale della Stazione “Pineta San Vitale e Pialasse di Ravenna" (Piano di Stazione), che
interessa un territorio interamente compreso nel Comune di Ravenna, costituisce il progetto
generale e definisce il quadro dell’assetto del territorio ricompreso nel suo perimetro, indicando
gli obiettivi generali e di settore e precisando, mediante azzonamenti, norme, incentivazioni e
indirizzi, le destinazioni da osservare in relazione ai diversi usi.
Inoltre, il Piano di Stazione determina il perimetro definitivo della Stazione, precisa l’articolazione
del territorio in zone e sottozone territoriali omogenee in relazione agli usi funzionali e produttivi,
individuando le zone “A”, “B”, “C”, “D” e le “aree contigue”, individua le eventuali aree
particolarmente complesse per le quali prevedere progetti di intervento particolareggiati da
attuarsi da parte dell’Ente di gestione del Parco, detta disposizioni generali per la salvaguardia dei
beni ambientali, naturali, paesistici e culturali, determina gli interventi conservativi, di restauro e
di riqualificazione da operarsi nel territorio della Stazione in relazione alle specifiche zone,
individua il sistema dei servizi e delle infrastrutture ad uso pubblico e le nuove infrastrutture, nel
rispetto delle previsioni degli strumenti di pianificazione territoriale di scala regionale e
provinciale, stabilisce le direttive e i criteri metodologici da osservarsi nella redazione degli
strumenti di pianificazione urbanistica sottordinati, individua le caratteristiche e le tipologie degli
immobili e dei beni da acquisire in proprietà pubblica per le finalità gestionali dell’area protetta,
determina i modi di utilizzazione sociale del Parco per scopi scientifici, culturali e ricreativi, ivi
compresa la speciale regolamentazione a fini di tutela dell’esercizio della pesca nelle acque
interne, individua e regolamenta le attività produttive e di servizio che, in armonia con i fini del
Parco, possono assicurare un equilibrato sviluppo socio-economico del territorio interessato, in
particolare per quanto attiene le attività agricole, stabilisce indirizzi, direttive e prescrizioni per le
zone A, B, C, D e per le aree contigue.
19
L’area portuale di Ravenna risulta direttamente confinante con aree ricompresse all’interno della
zonizzazione del Parco e classificate come zone “PP” di area contigua.
Nelle aree contigue sono favoriti tutti gli interventi volti alla valorizzazione ambientale del
territorio, alla salvaguardia dei caratteri originari degli insediamenti umani e di quelli
dell’agricoltura tradizionale; a tal fine devono essere promossi gli interventi destinati al
miglioramento delle componenti ambientali, paesaggistiche e di rinaturalizzazione, al
mantenimento delle attività produttive a basso impatto ambientale ed alla riconversione di quelle
esistenti non compatibili, alla sperimentazione di nuove attività agricole, produttive, turistiche
compatibili e coerenti con le aspettative delle popolazioni locali, le attività di monitoraggio e
ricerca scientifica, di osservazione a fini didattici, l’escursionismo e il turismo naturalistico,
esclusivamente sui percorsi previsti, il mantenimento delle strutture per la fruizione e sul
patrimonio edilizio esistente di manutenzione ordinaria e straordinaria, di ristrutturazione, di
restauro, di risanamento conservativo e di ampliamento per le esigenze di adeguamento igienico-
sanitario.
Tali zone si dividono ulteriormente in:
• Zone di area contigua ad elevata tutela naturalistica (la PP PSS Piallasse e stagni
salmastri Pialassa della Baiona e Pialassa Piomboni, la PP PIN Pineta di S Vitale;
• Altre zone di area contigua (La PP AGN aree agricole da privilegiare per il ripristino
naturalistico);
• PP ARE (arenile).
Le aree in esame sono limitrofe al perimetro della Stazione Pineta di San Vitale e Piallasse di
Ravenna e possono essere considerate come “aree contigue”, anche se nettamente separata da un
opera infrastrutturale significativa come il molo foraneo nord dell’avamporto che ne differenzia
radicalmente le funzioni e le caratteristiche fisiche. In tali zone è previsto lo sviluppo delle aree
rinaturalizzate di collegamento con gli ambiti naturali esistenti, come indicato dalla normativa del
Parco relativamente alle aree contigue. Obiettivo primario della variante per queste aree è la
creazione e tutela del sistema di aree naturali e dunose, estese anche oltre al perimetro di
variante, per ricostituire quella continuità propria del sistema storico delle “pinete litoranee” e
riconnetterle con le zone ad alta naturalità esistenti tra i margini urbani e la spiaggia.
20
3.3 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP)
Il Piano è sede di raccordo e verifica delle politiche settoriali della Provincia e strumento di
indirizzo e coordinamento per la pianificazione urbanistica comunale.
Nel quadro degli indirizzi, delle politiche e delle azioni di Piano, lo sviluppo del Porto di Ravenna
rappresenta una priorità della pianificazione provinciale attorno al quale ruota il sistema della
mobilità, le politiche per il distretto chimico, ecc..
Risulta pertanto primario l’obiettivo di ammodernare e potenziare le strutture e i collegamenti
dello scalo portuale per migliorare il trend relativo soprattutto agli imbarchi.
Nel seguito sono stati analizzati gli Allegati cartografici del PTCP, individuando gli eventuali vincoli
o tutele che possono interessare il comparto; sono stati inoltre riportati gli articoli delle NTA ad
essi correlati, ciascuno con un commento specifico in relazione a quanto contenuto nella
progettazione del PUA.
Le tavole esaminate sono le seguenti:
- Tavola 1 “Unità di Paesaggio”,
- Tavola 2 “Tutela dei sistemi ambientali e delle risorse naturali e storico-culturali”,
- Tavola 3 “Carta della tutela delle risorse idriche superficiali e sotterranee”,
- Tavola 4 ”Zone non idonee alla localizzazione di impianti di smaltimento e recupero di
rifiuti urbani, speciali e speciali pericolosi”,
- Tavola 5 “Assetto strategico della mobilità, poli funzionali, ambiti produttivi di rilievo
sovracomunale, articolazione del territorio rurale”,
- Tavola 6 “Progetto reti ecologiche in provincia di Ravenna”.
Nello specifico il PTCP ha approfondito la lettura già fatta dal PTPR individuando quindici Unità del
Paesaggio.
L’area presa qui in esame ricade nella Tavola. 1: Unità di Paesaggio n° 5 “ del porto e della città”
che si può vedere nello stralcio riportato di seguito in colore viola, include le aree portuali –
industriali della città di Ravenna che costeggiano il canale Candiano fino al suo sbocco al mare.
21
Figura 3 Stralcio della Tavola 1 del PTCP "Unità del paesaggio"
Come descritto nella Relazione Generale, allegato n.1 “Unità del Paesaggio” la città di Ravenna
nasce come città portuale: molti dei suoi porti furono abbandonati, in epoche diverse, a causa
delle mutevoli condizioni idrauliche e dell’allontanamento della fascia costiera dalla città.
Lo storico Agnello in una descrizione medievale del litorale ravennate individuava tre approdi:
porto Candiano, porto Lacherno e porto Lione.
Il Candiano ebbe un’importanza di gran lunga maggiore degli altri: era per eccellenza il porto di
Ravenna ma alla fine del XIV secolo a causa del suo continuo insabbiamento la sua funzionalità si
ridusse e fu trasformato in semplice approdo per piccolo cabotaggio tanto da essere
soprannominato, con tono dispregiativo, il Candianazzo.
Tra i XVI e il XVII secc. Ravenna subì un dissesto idrologico che influenzò lo sviluppo urbano ed
economico della città.
Solo nel XVIII sec. ad opera del Cardinale Giulio Alberoni si intervenne per risanare la situazione
con due importanti opere :1) l’allontanamento del fiume Montone dalle mura della città; 2) lo
scavo di un nuovo porto.
All’Alberoni va attribuito il merito di avere individuato una nuova ubicazione per lo scalo portuale
spostato a nord rispetto al precedente Candiano. Alla fine del Settecento Ravenna era dotata di un
22
porto moderno ed efficiente, ma il suo destino a causa della natura del territorio fu quello di
mantenere una posizione secondaria tra i porti dell’alto Adriatico.
Alla fine dell’Ottocento la costa si era spostata 4 Km più a est: nelle pialasse rimaste chiuse attorno
al porto furono scavati canali animatori convergenti verso la parte terminale del porto al fine di
ottenere un effetto effossorio sfruttante la marea uscente tra i moli: l’obiettivo era quello di
eliminare la sabbia che la marea entrante riportava tra i moli diminuendo i fondali.
L’indifferenza verso attività marinare e l’infelice ubicazione di un approdo ricavato in un litorale
avanzante continuamente verso il mare, non consentirono una razionale utilizzazione del porto
canale.
Nel 1863 la città di Ravenna e la darsena del Canale Corsini vennero collegate alla ferrovia Bologna
- Ancona, attraverso il raccordo di Castelbolognese.
Alle soglie del Novecento la presenza del porto favorì lo sviluppo di importanti settori industriali
collegati alla realtà economica del territorio che rimase ancora prevalentemente agricolo.
Il rilancio dell’attività produttiva e industriale si avrà solo a partire dagli anni cinquanta con gli
insediamenti SAROM, AGIP e ANIC: è la grande svolta del porto verso un'attività industriale.
Nasce il mito della “grande Ravenna”, un periodo ricco di iniziative strategiche e di sviluppo, in cui
si avanza l’ipotesi di trasformare il porto Candiano in un porto per superpetroliere, di realizzare
idrovie e di triplicare gli insediamenti industriali.
Nel 1959 vennero iniziate le due grandi dighe foranee protese verso il mare intese a preservare dal
radicale problema dell’insabbiamento la foce del nuovo porto.
Gli anni settanta si aprono con la grande crisi del mondo petrolifero e con l'inizio di una inversione
di tendenza rispetto alla politica indiscriminata di sviluppo e causa di rottura del fragile equilibrio
del territorio: sotto accusa è l’industria, termina così il mito della “Grande Ravenna”.
Nel 1973 con il nuovo PRG, si attribuisce al porto un ruolo essenzialmente commerciale
destinando ai servizi portuali larga parte delle aree lungo il Canale Candiano: in pochi anni si
registrerà un’inversione di tendenza che porterà all’espansione dei traffici relativi alle rinfuse
secche e ai container.
I principali elementi caratterizzanti sono rappresentati dal sistema di Strade, in particolare dalla
strada statale n°67 da via Trieste a Marina di Ravenna, un tracciato lungo km. 3 che costeggia da
una parte la pineta e dall’altra le piallasse in direzione di Marina di Ravenna.
Altro elemento di valore di queste aree è la rete Idrografica in particolare di maggiore interesse
riferito alla proposta di variante il Canale di Candiano che come descritto in precedenza venne
fatto scavare nel 1740 come nuovo collegamento portuale per la città, fu progettato
espressamente come canale navigabile è divenuto un elemento caratterizzante della città anche
dal punto di vista paesaggistico.
L’area oggetto di variante non interessa nessuna area naturale ma si inserisce all’interno del
sistema portuale già definito dall’Unità di Paesaggio del PTCP. Il Piano non interferisce con altri
caratteri individuati nell’Unità di Paesaggio “del porto e della città”. Figura 4 Stralcio della Tavola 1
del PTCP "Unità del paesaggio”, quali le strade e il sistema idrografico ma ne potenzia le
aspettative.
23
Nel seguito viene analizzata la Tavola. 2: “Tutela dei sistemi ambientali e delle risorse naturali e
storico-culturali”, di cui è riportato nel seguito uno stralcio della Tavola 2-9 (1:25.000), le
individuazioni derivanti dalle tutele del Piano Territoriale Paesistico Regionale, in particolare
individua:
a. le zone di tutela naturalistica, suddividendole in:
• zone di conservazione, e
• zone di limitata trasformazione;
b. i perimetri delle aree interessate da Parchi regionali,
c. i perimetri delle aree interessate da proposte di parco del Programma dei parchi
regionali.
Figura 5 Stralcio Tav. 2.9 e legenda, PTCP di Ravenna.
24
Dalla lettura della suddetta carta, riportata nella figura sovrastante, si evince come il Canale
Candiano, oggetto di intervento, scorra fra ampie zone di tutela naturalistica – di conservazione
(Pialassa del Piombone e Pialassa di Baiona). Per tali zone le disposizioni degli strumenti di
pianificazione sono finalizzate, sostanzialmente, alla conservazione del suolo, del sottosuolo, delle
acque, della flora e della fauna, attraverso il mantenimento e la ricostituzione di tali componenti e
degli equilibri naturali tra di essi.
Le opere in progetto, tuttavia, ricadono all’interno del “perimetro P.R. del Porto” art.3.12. e
interessano prevalentemente “zone di riqualificazione della costa e dell’arenile” art. 3.13, che
prevedono il potenziamento dell’immagine turistico – balneare delle aree in analisi.
Secondo quanto riportato all’art. 3.13 le trasformazioni consentite nelle zone sopra dette, devono
garantire il perseguimento dei seguenti obbiettivi:
a) deve essere favorita la fruizione degli elementi naturali;
b) deve essere promosso l'accorpamento dei manufatti ed il loro distanziamento
dalla battigia;
c) deve essere perseguito il miglioramento dell’immagine turistica e della qualità
della costa;
d) deve essere perseguito il riordino tipologico e distributivo delle strutture per la
balneazione funzionale all’apparato ricettivo turistico anche attraverso il
disimpegno della fascia retrostante dell’arenile da usi ed elementi incongrui;
e) resta ferma la necessità del riposizionamento delle strutture per la balneazione
finalizzata alla riorganizzazione delle stesse laddove vi sia un avanzamento
della linea di riva conseguente al deposito naturale di materiale sabbioso.
La fascia più orientale, limitrofa all’area oggetto di variante, è interessata da un sistema dunoso
normato dagli articoli: art. 3.20 – “Particolari disposizioni di tutela di specifici elementi: dossi di
pianura e calanchi” e art. 3.20d - “Sistemi dunosi costieri di rilevanza storico documentale
paesistica”. I dossi di pianura rappresentano morfostrutture che per rilevanza storico testimoniale
e/o consistenza fisica costituiscono elementi di connotazione degli insediamenti storici e/o
concorrono a definire la struttura planiziale, sia come ambiti recenti di pertinenza fluviale sia come
elementi di significativa rilevanza idraulica influenti il comportamento delle acque di esondazione.
I dossi vengono graficamente distinti in base a una diversa funzione e/o rilevanza in:
a) Paleodossi fluviali particolarmente pronunciati b) Dossi di ambito fluviale recente c) Paleodossi
di modesta rilevanza d) Sistemi dunosi costieri di rilevanza storico documentale paesistica e)
Sistemi dunosi costieri di rilevanza idrogeologica.
Ai "Sistemi dunosi costieri di rilevanza storico documentale paesistica" (3.20d), si applicano gli
stessi indirizzi e prescrizioni di cui all’art. 3.19; spetta alla pianificazione comunale generale
l'eventuale emanazione di ulteriori norme di tutela. In tali zone, fermo restando l'obbligo di
salvaguardare la testimonianza storico-documentale e paesistica dell'elemento individuato, sono
ammessi gli interventi pubblici e di interesse pubblico miranti alla conservazione e protezione
dell'ambiente dall'avanzamento del ‘cuneo salino’.
25
Gli interventi previsti nel comparto M02 mantengono e ricostruiscono le componenti naturali
ancora riconoscibili, recuperano le aree verdi e mantengono i varchi tra l'entroterra ed il mare;
inoltre non alterano negativamente l'assetto idrogeologico, paesaggistico, naturalistico e
geomorfologico dell’ambito territoriale interessato. L’attuazione del Piano consentirà inoltre la
rinaturalizzazione delle aree a ovest, realizzando aree dunose quali elementi di connessione
ecologica degli elementi naturali esistenti, e contribuendo in modo significativo al miglioramento
dell’immagine turistica e della qualità della costa.
In particolare l’attuazione della variante in oggetto risponderà in maniera tempestiva al
miglioramento dell’immagine turistica e della qualità della costa come indicato nell’art.3.13 delle
NTA del PTCP assolvendo alle problematiche funzionali strettamente necessarie e rivalutando
l’immagine dello scalo di Porto Corsini.
Con la Deliberazione del Consiglio Provinciale n. 24 del 22.03.2011 è stata approvata la “Variante
al PTCP della Provincia di Ravenna in attuazione del Piano di Tutela delle Acque della Regione
Emilia-Romagna”, pubblicata sul B.U.R. Emilia-Romagna n. 73 del 11.05.2011. La Provincia fa
propri gli obiettivi di qualità ambientale dei corpi idrici superficiali e sotterranei definiti dal Piano
di Tutela delle Acque della Regione Emilia-Romagna (PTA) e dal Piano di Gestione del Distretto
Idrografico dell’Appennino Settentrionale (PDG), adottato il 24.2.2010.
La Variante comporta la sostituzione della Tavola 3 del PTCP “Carta della vulnerabilità degli
acquiferi” con la nuova Tavola 3 “Carta della tutela delle risorse idriche superficiali e
sotterranee”, edita nelle scale 1:100.000 (quadro di insieme) e in fogli 1:25.000, e le modifiche ed
integrazioni di alcuni articoli.
Figura 6 Stralcio Tavola 3.13 "Carta della tutela delle risorse idriche superficiali e sotterranee”
26
Dall’esame dello stralcio della Tavola emerge che tutta la fascia costiera rientra nelle Zone di
protezione delle acque sotterranee costiere, normate degli articoli 5.3, 5.7 e 5.11.
Con l’art. 5.3 sono infatti definite nel PTCP le Aree di protezione delle acque sotterranee costiere,
ovvero è individuata una ulteriore zona di protezione delle acque sotterranee in territorio costiero,
in considerazione delle evidenze sperimentali di subsidenza costiera e di salinizzazione delle falde
per ingressione di acque marine.
Con l’art. 5.7 - Disposizioni per la zona di protezione delle acque sotterranee in ambito costiero,
sono definite le disposizioni, in considerazione degli obiettivi ambientalmente rilevanti del
contenimento del fenomeno della subsidenza e della ingressione salina, ed in accordo con le Linee
guida per la gestione integrata delle zone costiere (GIZC - Del. C. R. 20/01/2005 n. 645), quali:
- la Provincia si orienta al diniego nell’esprimere il parere richiesto ai sensi del Regolamento
regionale n.41/2001 sul rilascio di concessione per nuove derivazioni di acque sotterranee.
La Provincia dà indirizzo di una attenta valutazione preventiva anche della perforazione a
scopo di ricerca, fatte salve le perforazioni finalizzate al monitoraggio del livello
piezometrico;
- per le estrazioni di acque freatiche in corso di cantierizzazione, nelle escavazioni che
espongono la falda freatica va limitato l’impiego di pompe well-point, ad esclusione delle
attività finalizzate a bonifiche e simili; lo scavo deve essere preferibilmente circondato da
dispositivi idonei a limitare l’afflusso delle acque freatiche. L’allontanamento delle sole
acque estratte dovrà avvenire preferibilmente per reimmissione diretta in falda freatica
mediante pozzo a dispersione.
Nell’ambito della proposta di Variante non si prevede alcun prelievo da acque sotterranee, né
richiesta di concessione; Non essendo previsti piani interrati, non si prevedono lavori di scavo tali
da comportare l’uso di pompe well-point.
L’art. 5.11 - Misure per il risparmio idrico nel settore civile e acquedottistico civile indica tecniche
e comportamenti degli utenti nella fase di utilizzo della risorsa. In particolare, le tecniche di
risparmio idrico che gli Enti locali devono adottare nelle proprie disposizioni consistono:
- nell’impiego di dispositivi e componenti atti a ridurre i consumi delle apparecchiature
idrosanitarie (frangigetto, riduttori di flusso, rubinetteria a risparmio, cassette di risciacquo
a flusso differenziato, vaso WC a risparmio, ecc.), ed i consumi delle apparecchiature irrigue
nei giardini privati o condominiali (sistemi temporizzati a micropioggia, a goccia, ecc.);
- nell’impiego di lavatrici e lavastoviglie ad alta efficienza, che riducano il consumo idrico ed
energetico;
- nella periodica manutenzione delle reti e delle apparecchiature idrosanitarie interne e
condominiali;
- nell’utilizzo di acque meteoriche non suscettibili di essere contaminate e di acque reflue
recuperate,per usi compatibili e comunque non potabili, attraverso opportuno stoccaggio
ed apposite reti di distribuzione (irrigazione aree verdi, riuso in cassette di risciacquo,
operazioni di pulizia e lavaggi stradali, ecc.);
27
- nella diffusione dell’installazione di reti idriche duali.
Al comma 9 è specificato che i Comuni adottano misure specifiche, nell’ambito del Regolamento
Urbanistico Edilizio, del Piano Operativo Comunale e dei Piani Urbanistici Attuativi, individuate in
rapporto alle caratteristiche del territorio comunale e dell’assetto urbanistico prefigurato, quali:
- (D) nelle nuove espansioni e nelle ristrutturazioni urbanistiche, la realizzazione degli
interventi ediliziva subordinata all’introduzione di tecnologie per la riduzione dei consumi
idrici, di cui al precedente comma 5 e, ove possibile, alla realizzazione di reti duali di
adduzione ai fini dell’utilizzo di acque meno pregiate, coerentemente con le indicazioni dei
“Requisiti volontari delle opere edilizie – uso razionale delle risorse idriche”, di cui
all’Allegato 1 punti 8.1, 8.2, 8.3 della Delibera della Giunta regionale D.G.R. 21/01 e di cui
all’Art.33 comma 2 della L.R. 31/02 (Disciplina generale dell’edilizia);
- (I) ulteriori disposizioni che promuovano interventi per la riduzione dei consumi idrici e
l’uso razionale delle risorse idriche anche attraverso incentivazioni e/o penalizzazioni;
- (I) ulteriori disposizioni volte a trasferire il consumo di acque sotterranee verso acque
superficiali;
- (I) progetti di intervento finalizzati al risparmio idrico eventualmente anche in connessione
con i piani di riutilizzo delle acque reflue recuperate, di cui alla successivo art. 5.12 comma
21, effettuati direttamente dall’Amministrazione comunale o attraverso Programmi di
riqualificazione urbana;
- (P) impiego di specie vegetali scarsamente idroesigenti negli spazi di verde pubblico, ogni
qualvolta questo sia possibile.
Le misure volte al risparmio idrico sono state previste negli strumenti comunali, in particolare
nel RUE e nell’articolo 13 delle NTA del POC. Esse sono rispettate nel PUA Generale, per quanto
definibili in questa fase, e saranno riprese nei successivi PUA stralcio e nei permessi di costruire.
Si evidenzia che la progettazione del verde prevede sempre l’utilizzo di specie vegetali
scarsamente idroesigenti negli spazi di verde pubblico, come indicato nei Quaderni del
Regolamento Urbanistico Edilizio (RUE 5.1.1 - scheda 113).
La Tavola 4 (elaborato 4.13 - scala 1:25.000) del PTCP ”Zone non idonee alla localizzazione di
impianti di smaltimento e recupero di rifiuti urbani, speciali e speciali pericolosi”, evidenzia che
tutta l’area oggetto del Piano, così come tutta la zona costiera, non è idonea a tali impianti, che
comunque non sono previsti all’interno del comparto.
La Tavola 5 “Assetto strategico della mobilità, poli funzionali, ambiti produttivi di rilievo sovra
comunale, articolazione del territorio rurale”, modificata a seguito dell’approvazione del PSC del
Comune di Ravenna (D.C.C. 25/2007), indica l’area in oggetto come territorio urbanizzato al 2001,
all’interno del confine provinciale e adiacente al Parco Regionale del Delta del Po.
28
Figura 7 Stralcio Tavola 5 “Assetto strategico della mobilità, poli funzionali, ambiti produttivi di rilievo sovra comunale”
La proposta di variante non influisce con l’assetto strategico della mobilità illustrato nello stralcio
della tavola 5 del PTCP, si pone in adiacenza al sistema del Parco Regionale del Delta del Po come
si evince dalla mappa per il quale verrà sviluppato un capitolo specifico, Studio di Incidenza.
La Tavola 6 “Progetto reti ecologiche in provincia di Ravenna”, in unico foglio in scala 1:100.000,
fornisce indirizzi per lo sviluppo di tale Piano, localizzato nell’Unità di Paesaggio omogeneo “della
costa” indicato con il numero 2 ed il tratteggio rosso, l’area è localizzata inoltre in adiacenza ad un
area di contiguità ecologica tra la costa e la terra descritta successivamente all’interno del capitolo
relativo allo Studio di Incidenza.
Figura 8 Stralcio Tavola 6.9 "Progetto reti ecologiche provincia di Ravenna”
29
Nell’analisi delle reti ecologiche il progetto di variante non ostacola nessuno dei sistemi
evidenziati, si pone invece in adiacenza ad un’area di continuità ecologica tra la costa e l’entroterra
per la quale verranno elaborate analisi specifiche. Si evidenzia la possibilità di valutare in fase di
progettazione degli interventi di mitigazione nelle aree in adiacenza ai Siti di Importanza
Comunitaria in modo da creare una fascia di filtro fra i nuovi interventi e i sistemi ecologici
esistenti.
Il rimanente tratto del canale portuale non lambisce alcuna area sottoposta a tutela.
Nel PTCP, anche ai fini delle disposizioni di cui all’art. 46 comma 4 della L.R. 31/2002, è stata
effettuata la ricognizione delle aree e degli elementi del territorio della provincia di Ravenna a cui
si applica il vincolo paesaggistico di cui al D.Lgs. 42/2004 Codice dei beni culturali e del paesaggio:
• le aree soggette a tutela paesaggistica ai sensi del D.Lgs. 42/2004 articoli da 136 a
140, ossia le aree con vincolo “in elenco” e notificato;
• le aree a sud di Ravenna soggette a tutela paesaggistica ai sensi del D.Lgs. 42/2004
articoli da 136 a 140, come modificato con provvedimento di modifica del perimetro di
tutela in corso di approvazione;
• i parchi e le riserve naturali, che sono tutelati ai sensi del medesimo D.Lgs. art. 142
lettera f);
• le aree forestali che sono soggette a tutela ai sensi del medesimo D.Lgs. art. 142
lettera g), secondo una nuova individuazione prodotta dalla Provincia, più aggiornata
rispetto al quella vigente, che è quella ormai datata della Tav. 2 del Piano Territoriale
Paesistico Regionale;
• i corsi d’acqua pubblici le cui fasce laterali sono soggette a tutela per una larghezza
di m 150 ai sensi del medesimo D.Lgs.art.142 lettera c);
• territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di
battigia, anche per i terreni elevati sul mare.
30
3.4 Piano Strutturale Comunale (PSC)
In ossequio alla L.R. 20/2000 il PRG 2003 è articolato, come detto, in Piano Strutturale Comunale,
Regolamento Urbanistico e Edilizio e Piano Operativo Comunale.
Il Piano Strutturale Comunale, approvato con deliberazione di C.C. PV 25/2007 del 27.02.2007),
rappresenta un piano dai contenuti sia strategici che strutturali.
Gli elaborati del piano sono di tre tipi: gli Elaborati descrittivi , gli Elaborati prescrittivi, gli Elaborati
gestionali:
• Gli Elaborati descrittivi del PSC sono finalizzati ad illustrare in modo sintetico ed
integrato l’insieme dei rapporti d’area vasta assunti a base del piano nonché le
principali scelte del piano.
• Gli Elaborati prescrittivi del PSC costituiscono il quadro di unione dei regimi normativi
del territorio comunale e definiscono, per quanto riguarda il PSC, la disciplina
strutturale dell’intero territorio comunale.
• Gli Elaborati gestionali riportano i vincoli e le discipline di settore sovraordinate, la
rete ecologica e gli elementi di qualità del territorio, dei quali tener conto nelle pratiche
d’uso e di trasformazione del territorio e nella progettazione urbanistica ed
edilizia degli interventi.
Ai fini dell’applicazione della disciplina di piano, il PSC articola il territorio comunale in Sistemi e
Spazi, ciascuno dei quali suddiviso in componenti. In particolare i Sistemi sono tre:
• Sistema paesaggistico-ambientale;
• Sistema della mobilità;
• Sistema delle dotazioni territoriali.
Gli spazi sono quattro:
• Spazio naturalistico;
• Spazio rurale;
• Spazio portuale;
• Spazio urbano.
31
Figura 9 Stralcio della tavola "PSC 2.1. Sintesi degli Spazi e dei Sistemi" Elaborato descrittivo
Per la definizione della disciplina delle trasformazioni fisiche e d’uso del territorio e della città, il
PSC articola poi, al loro interno, sia Spazi che Sistemi, in componenti e cioè in parti discrete del
territorio e della città cui applicare, in modo significativo, perché mirato e non banale, le regole, le
direttive, gli indirizzi o quant’altro il PSC stesso intende dare per disciplinare le trasformazioni
ovvero per dettare obiettivi, prestazioni e criteri sulla base dei quali procedere alla formazione del
RUE e del POC.
Nel suo complesso il PSC mira alla qualificazione e caratterizzazione paesaggistica dell’intero
territorio comunale, sia attraverso la conservazione, riqualificazione e valorizzazione delle
componenti significative appartenenti a tutti gli Spazi e i Sistemi e delle loro reciproche relazioni,
sia tramite la promozione di specifiche attenzioni al paesaggio da assumere all’interno delle
previsioni di piano in funzione dell’intensità, diffusione e rilevanza delle trasformazioni.
In particolare a tutte le componenti del Sistema paesaggistico-ambientale e alle prestazioni loro
attribuite, è affidato il compito di contribuire al rafforzamento dell’identità del territorio
ravennate dal punto di vista della sua immagine percepibile, attraverso la conservazione dei valori
esistenti, la riqualificazione delle situazioni di degrado o di rischio paesaggistico e l’introduzione di
nuovi segni congruenti e compatibili.
La storia urbanistica di Ravenna e la specificità del suo porto hanno fatto si che i Piani Regolatori
Generali siano sempre stati costruiti con un processo concertativi che ha realmente coinvolto le
specifiche competenze e che ha prodotto strumenti di governo (PRG – Piano Regolatore del Porto)
condivisi.
Nel caso specifico il PSC individua, quale componente del Sistema della mobilità, il Canale
Portuale, che comprende il canale vero e proprio con i relativi bacini di evoluzione, le banchine e le
relative aree di accesso e di servizio, il demanio marittimo; in tali componenti gli interventi sono
disciplinati dal RUE in relazione agli strumenti di governo dell’ambito portuale.
32
Il PSC, inoltre, definisce lo “Spazio Portuale” proponendo la sostanziale conferma dell’Ambito
Portuale così come definito nel Piano Regolatore del Porto, e ne affronta l’assetto strategico
focalizzando l’attenzione sui temi che determinano criticità e prospettive.
Le politiche/azioni previste dal PSC per lo spazio portuale tendono ad ampliare la funzione
turistica del porto, a favorire la ristrutturazione delle aree portuali anche attraverso la
riconversione produttiva, a strutturare le funzioni direzionale e logistica. I nuovi insediamenti sono
limitati al completamento degli spazi non ancora insediati all’interno del comparto portuale.
ELABORATI PRESCRITTIVI
Gli elaborati prescrittivi sono formati da una serie di tavole denominate “PSC 3 - Spazi e sistemi”,
dalle Norme Tecniche di Attuazione (NTA) . In particolare la tavola relativa alla zona in cui è
ubicata la proposta di variante alla scheda M02 è il Foglio 10, del quale è riportato uno stralcio.
Figura 10 Stralcio Tavola "PSC 3 Spazi - Sistemi"
In particolare il PSC “Titolo VI – Capo 5° - Definizione, obbiettivi e prestazioni per la città di nuovo
impianto – art.107 – Prestazioni per la città di nuovo impianto per attività miste” definisce tale
sistema, che interessa principalmente il comparto.
Le zone per attività miste sono caratterizzate dalle seguenti funzioni principali:
- Ab. Abitative: abitazioni singole, abitazioni collettive;
- C. Commerciali: esercizi commerciali di vicinato medio – piccole strutture di vendita
(superficie di vendita fino a 1.500 mq)
33
- Spr. Servizi privati: pubblici esercizi (bar, ristoranti, pub, locali notturni in genere),
servizi privati (sociali, assistenziali, sanitari, culturali ricreativi, istruzione, sportelli
bancari, agenzie di servizio alle persone); direzionale privato (uffici e studi
professionali), artigianato di servizio; attrezzature collettive (per lo sport, lo spettacolo,
la cultura, congressuali, religiose);
- Spu. Servizi pubblici: sedi della pubblica amministrazione , sedi istituzionali e
rappresentative, sedi e attrezzature universitarie; servizi pubblici (sociali, sanitari,
assistenziali, istruzione);
- T Turistico – Ricettive: strutture alberghiere (alberghi, pensioni, motels, ostelli,
residenza turistico alberghiera e strutture similari per le quali sono prescritte apposite
autorizzazioni di esercizio); altre attrezzature turistico - ricettive (villaggi turistici,
campeggi, aree attrezzate per sosta camper, aree attrezzate per capanni turistici);
- Pr Produttive: Attività espositive;
- Pa Parcheggi non pertinenziali: autorimesse, autosilo
In tali zone il PSC dovrà perseguire l’integrazione di funzioni diverse, favorendo la compresenza di
funzioni residenziali, direzionali, commerciali ricettive e servizi pubblici e privati anche di rilievo
comunale e sovra comunale; le funzioni residenziali in relazione alla specificità del sito, al sistema
della mobilità e al sistema paesaggistico ambientali potranno variare da un minimo del 20% ad un
max del 40%; il POC potrà individuare incentivi urbanistici per le strutture ricettive in analogia a
quanto definito all’art. 23 e al fine di ospitare diritti edificatori a distanza. L’Ut max applicabile in
tali zone è analogo a quelle delle zone di nuovo impianto per attività turistiche.
Gli usi previsti nella proposta di variante illustrato nel capitolo 2 di questo documento sono
compatibili con quanto dettato dal PSC poiché il POC ha normato, gli usi ammessi, che sono stati
rispettati all’interno della presente proposta, anticipandone solo la realizzazione rispetto ai tempi
di PUAP. Inoltre la variante prevede, a favore del potenziamento turistico dell’area, la realizzazione
e il completamento dei servizi dello scalo turistico di Porto Corsini in relazione al flusso dei
visitatori, valorizzando lo sviluppo dell’area.
ELABORATI GESTIONALI
Gli elaborati gestionali sono formati dalle seguenti cartografie (si omettono quelle che non
risultano di interesse):
- D.1.1.a - Carte dei vincoli sovraordinati: sintesi del PTCP,
- D.1.1.c - Carte dei vincoli sovraordinati: aree a rischio inondabilità,
- D.1.3.a - Carte dei vincoli indotti: fasce di rispetto di elettrodotti, impianti e servizi,
- G.1.1 - Aree soggette a vincolo paesaggistico - ricognizione delle aree vincolate ai sensi
della LR31/2002 (art. 46),
- G.1.2 - Carta dei vincoli ambientali vigenti: ambiti di tutela,
34
- G.1.3 - Carta dei vincoli ambientali vigenti: Parco del Delta del Po, Aree di protezione degli
habitat,vincolo idrogeologico,
- G.1.4 - Carta dei vincoli e disciplina sovraordinata,
La tavola “D.1.1.a - Vincoli e disciplina sovraordinata” riprende la tavola 2.13 del PTCP,
rimandando alle norme del Piano provinciale. Gli articoli individuati in cartografia sono i
seguenti:
- Articolo 3.12 - Perimetro del P.R. del Porto,
- Articolo 3.13 - Zone di riqualificazione della costa e dell'arenile
La tavola riprende parte dei vincoli indicati dal Piano provinciale; si rimanda pertanto al capitolo
relativo al PTCP .
Figura 11 Stralcio Tavola "D.1.1.a, vincoli e disciplina sovraordinata"
35
Dalla tavola “D.1.1.c - Vincoli e disciplina sovraordinata Piani di bacino: aree a rischio
inondabilità” si evince che l’area oggetto di variante rientra nel territorio gestito dall’Autorità dei
Bacini Regionali Romagnoli.
Nella cartografia in esame non sono evidenziati vincoli, né tutele.
Figura 12 Stralcio Tavola "D.1.1.c, vincoli e disciplina sovraordinata, Piani di bacino: aree a rischio inondabilità"
36
La tavola “D.1.3.a - Vincoli e disciplina sovraordinata - Carta dei vincoli indotti: fasce di rispetto
elettrodotti ad alta tensione” non riporta vincoli per l’area del comparto.
Figura 13 Stralcio Tavola "D.1.3.a, vincoli e disciplina sovraordinata, carta dei vincoli indotti: fasce di rispetto elettrodotti ad alta tensione"
37
I vincoli sovraordinati di carattere paesaggistico-ambientale sono mappati nelle carte gestionali
G.1.1, G.1.2, G.1.3 e riguardano le categorie di tutela descritte nel seguito. In base alla tavola
“G.1.1 – Aree soggette a vincolo paesaggistico - Ricognizione delle aree vincolate ai sensi della
LR 31/2002, art. 46” l’area in esame non ricade in “Aree soggette a vincolo paesaggistico ai sensi
della LR 31/2002 art. 46”
Figura 14 Stralcio Tavola "G.1.1. Aree soggette a vincolo paesaggistico – Ricognizione delle aree vincolate ai sensi della LR 31/2002, art.46"
38
Analizzando la tavola “G.1.2 – Carta dei vincoli paesaggistici vigenti - Ambiti di tutela”, il
comparto non risulta interessato da vincoli derivanti dalla presenza di beni paesaggistici di
notevole interesse pubblico
Figura 15 Stralcio Tavola "G.1.2. Carta dei vincoli paesaggistici vigenti – Ambiti di tutela”
39
Analizzando la tavola “G.1.3 – Carta dei vincoli ambientali vigenti - Parco Delta del Po e aree di
protezione degli habitat - Vincolo idrogeologico (aree urbanizzate)”, l’area relativa alla variante
non ricade nel Piano territoriale Parco Delta del Po – Emilia Romagna. Relativamente al vincolo
idrogeologico, la cartografia è composta da una mappa generale e da riquadri più piccoli, in
entrambe il vincolo non interessa la zona in esame.
Figura 16 Stralcio Tavola "G.1.3 Carta dei vincoli ambientali vigenti – Parco Delta del Po e aree di protezione degli habitat”
40
La tavola “G.1.4 – Carta dei vincoli e disciplina sovraordinata - Ambiti di tutela” riporta i dossi,
paleodossi e sistemi dunosi individuati dal PTCP, rinviando alle norme del Piano provinciale.
Nell’area oggetto di variante non sono compresi “Sistemi dunosi costieri di rilevanza storico
documentaria paesistica”
Figura 17 Stralcio Tavola "G.1.4 Carta dei vincoli e disciplina sovraordinata – Ambiti di tutela”
41
3.5 Regolamento Urbanistico Edilizio (RUE)
Il Piano Regolatore Generale del Comune di Ravenna nasce nell'ambito della Legge Regionale
20/2000 che introduce nuovi strumenti per la pianificazione
• uno di natura programmatica:
- il PSC (Piano Strutturale Comunale)
• due di pianificazione operativa:
-il RUE (Regolamento Urbanistico Edilizio) che disciplina il territorio
urbanizzato e rurale oltre che comprendere l’attuale regolamento edilizio.
Il RUE si muove all’interno di un preciso telaio di scelte di localizzazione,
funzionali e normative definite dal PSC. In particolare si occupa di regolare
le trasformazioni diffuse di entità relativamente modesta dell’insediato
sostanzialmente esistente; trasformazioni che pertanto si attuano
prevalentemente in modalità diretta.
- il POC (Piano Operativo Comunale) che disciplina per ogni quinquennio le
grandi aree oggetto di trasformazione del territorio sia di nuovo impianto
che di riqualificazione urbana nonché gli ambiti interessati dalla
concertazione con i privati (art. 18 della L.R. 20/2000)
Come detto, il PSC dopo un articolato processo di partecipazione e condivisione è stato approvato
dal Consiglio Comunale il 27 febbraio 2007.
Sulla base degli obiettivi, prestazioni e finalità indicate dal PSC, è stato redatto il RUE, adottato in
data 3/07/2008.
I principali contenuti del RUE riguardano la definizione della disciplina generale urbanistica degli
Spazi e Sistemi individuati dal PSC e per le quali il PSC stesso ha fissato obiettivi e campi di
variazione delle principali grandezze urbanistiche. Il RUE si riferisce all’”esistente” e ne disciplina
l’uso con strumenti di tipo normativo.
In particolare, il RUE, ha provveduto a definire per lo “Spazio Portuale”, norme intermedie, ovvero
una disciplina transitoria in attesa della formazione del POC, al quale la maggior parte degli
interventi sono rinviati in quanto presentano una complessità che richiede l’attuazione indiretta.
Il PSC, che assegna un ruolo strategico allo "spazio portuale", mette in evidenza prospettive,
funzionali ed insediative dell'ambito portuale, sottolineando che "Le emergenze ambientali che
sono presenti all'intorno dell'infrastruttura portuale costituiscono un limite, operativo, strutturale,
culturale, che non consente di ricercare la maggior competitività nella sempre maggiore estensione
delle aree operative ma, viceversa, impone la ricerca di politiche organizzative e gestionali in grado
di far evolvere l'intero porto in termini di sostenibilità rispetto a tali contesti ambientali".
42
Individuando i temi della pianificazione, il PSC sottolinea che "la situazione insediativa impone un
approccio deciso in termini funzionali, in grado di prefigurare assetti di maggior respiro e coerenti
con i temi della sicurezza e dell'ambiente”.
Alla previsione di obiettivi strategici basati sullo sviluppo delle funzioni collegate al progetto
Autostrade del mare ed in particolare traghetti e passeggeri, sulle zone di riqualificazione urbana e
di riconversione industriale e, a Marina di Ravenna, sul consolidamento del comparto per
cantieristica con conseguente alleggerimento di depositi e basi operative, sulla conferma degli
impianti esistenti per la produzione di energia (centrale ENEL, deposito di alimentazione della
centrale Porto Tolle), si affianca la conferma delle aree produttive portuali sia per la parte
consolidata che per la parte di previsione del PRG 93".
Strategie di sviluppo, quindi, di larga scala e di ampio respiro, per la cui definizione il PSC Il
demanda principalmente al POC.
Il RUE, tuttavia, contiene previsioni e normative che vanno nella direzione strategica del PSC e ne
rendono meno incerta l'attuazione. Anche nelle componenti di ristrutturazione produttiva, infatti,
il RUE fornisce norme di riferimento "intermedie", che consentono un passaggio graduale alle
previsioni di prospettiva.
Per lo Spazio portuale il RUE ha, quindi, la finalità di migliorare l'assetto delle aree del porto per
una maggior sostenibilità e sicurezza, sia al suo interno che in rapporto alle aree limitrofe.
Nelle tavole RUE 2 sono individuati i seguenti perimetri e limiti riferiti al sistema dei piani e dei
vincoli sovraordinati di tutela paesaggistico ambientale: Stazioni del Parco Regionale del Delta del
Po, Fasce di rispetto fluviale, Fasce di rispetto arginale, Aree soggette ad ingressione marina, Dossi
e paleo dossi.
La norma di riferimento è l’articolo II.18 - Perimetri e limiti. Nel seguito vengono analizzati quelli di
interesse.
Il RUE individua con apposito perimetro le Stazioni del Parco Regionale del Delta del Po (c.ma 2)
ricadenti nel territorio comunale, ai sensi della L.R. n. 27 del 2.7.88 (Istituzione del Parco Regionale
del Delta del Po), congruentemente al Piano Territoriale del Parco Regionale del Delta del Po, che
costituisce stralcio del PTCP. Tali Stazioni sono: “Stazione Valli di Comacchio”, “Stazione Pineta di
S.Vitale e Piallasse di Ravenna”, “Stazione Pineta di Classe e Saline di Cervia”.
All'interno dei perimetri suddetti, gli interventi sono subordinati alla disciplina d'uso e di
intervento definita dai Piani territoriali di Stazione e ove richiamato, dal RUE e/o dal POC. Il RUE
non detta ulteriori discipline.
Il perimetro riportato nel RUE coincide con il limite della “Stazione Pineta di S.Vitale e Piallasse
di Ravenna”. Le aree nelle quali è previsto la variante sono esterne alle aree tutelate.
43
Il RUE individua quali Dossi e paleodossi (comma 6) l’insieme dei dossi di pianura e delle dune
costiere, come definiti all’art. 3.20 del punto 1 del PTCP, e in riferimento alla seguente
classificazione di cui all’elaborato gestionale del PSC G.1.4 “Carta dei vincoli e disciplina
sovraordinata” li articola in:
- Paleodossi fluviali particolarmente pronunciati;
- Dossi di ambito fluviale recente (comprende i “paleodossi di modesta rilevanza”, art. 3.20
del PTCP);
- Sistemi dunosi costieri di rilevanza storico documentale paesistica (art. 3.20d in base al
PTCP);
- Sistemi dunosi costieri di rilevanza idrogeologica.
I dossi e i sistemi dunosi individuati nelle tavole RUE 2 sono sottoposti, in relazione alle Direttive
nazionali e comunitarie:
1) alla disciplina di tutela ed agli indirizzi di cui all’art. 3.20 del PTCP per le porzioni
interessate;
2) alla disciplina dei Piani di Stazione del Parco Delta del Po;
3) alla disciplina del Piano dell’Arenile in adempienza alla L.R. 9/2002;
4) alle indicazione dell’elaborato RUE 7: “Guida all’inserimento degli interventi nel
paesaggio”.
Per quanto concerne i Sistemi dunosi costieri di rilevanza storico documentaria paesistica (caso di
interesse in aree limitrofe al perimetro di variante), gli interventi devono essere effettuati in
conformità a quanto previsto al punto 11 (P)1 dell'art. 3.20 del PTCP e per la parte ricadente nel
Piano dell’Arenile, da esso disciplinati.
Il RUE riprende esattamente la normativa individuata dal PTCP all’art. 3.20d, in merito ai Sistemi
dunosi costieri di rilevanza storico documentale paesistica che interessano il comparto in esame. La
pianificazione comunale, pertanto, non aggiunge alcuna norma di tutela rispetto al Piano
provinciale a cui si rimanda, in riferimento al quale gli interventi previsti sono ammessi.
Il RUE individua inoltre con apposito perimetro le Aree soggette ad ingressione marina (c.ma 6), al
fine di prevenire possibili allagamenti e introdurre opportune misure di sicurezza. In dette aree
1 11.(P) Ai "sistemi dunosi di rilevanza storico documentale paesistica" si applicano gli stessi
indirizzi e prescrizioni di cui al precedente art. 3.19, spetta alla pianificazione comunale generale
l'eventuale emanazione di ulteriori norme di tutela. In tali zone, fermo restando l'obbligo di
salvaguardare la testimonianza storico-documentale e paesistica dell'elemento individuato, sono
ammessi l'edificazione è subordinata al rispetto delle seguenti prescrizioni, salvo deroghe definite
da specifiche norme di componente di Spazio e/o sistema:
a) Nuove costruzioni (NC). Sono vietati locali interrati e seminterrati; il piano di calpestio di
tutti i locali abitabili dovrà essere posto ad almeno quota m + 1,70 rispetto allo 0,00 della
rete di livellazione comunale per lo studio della subsidenza e comunque a + 0,20 rispetto
alla quota del colmo strada, escludendo quelle poste su arginature. Tali quote devono
44
risultare da apposito piano quotato dell’area oggetto di intervento e del suo intorno per
una fascia larga almeno 50 m. Gli indici di piano (H massima, ecc.), sono calcolati a partire
da detta quota. Tale quota è ridotta a m +1,40 per i piani di calpestio dei portici e dei locali
di servizio e a m +1,00 per le attrezzature esterne (campi da tennis, campi da gioco,
parcheggi...) e per le strutture temporanee a servizio di pubblici esercizi di cui all’art. XI.25.
Le recinzioni devono essere realizzate in modo da non impedire il riflusso delle acque e
limitarne l’ingressione.
b) L'area scoperta deve essere opportunamente sistemata con idoneo sistema di smaltimento
delle acque superficiali.
c) Opere di urbanizzazione. I rilevati stradali e le relative attrezzature (marciapiedi, percorsi
pedonali, parcheggi, ecc.) devono essere realizzate in maniera tale che la quota del piano
viabile non sia inferiore a quota m 1,70 rispetto allo 0,00 citato al precedente punto a),
salvo collegamenti interni con/o fra strade esistenti, e con riferimento alla quota di
campagna esistente. La realizzazione di nuove opere infrastrutturali, reti tecnologiche ed
impiantistiche e/o interventi di manutenzione su quelle esistenti, sono subordinati
all’adozione di misure di riduzione di rischio mediante la realizzazione di idonei
accorgimenti atti a limitare o ad annullare gli effetti prodotti dagli allagamenti e/o
ingressione marina. Tali accorgimenti devono risultare da apposita relazione tecnica
illustrativa.
45
3.6 Piano Operativo Comunale (POC)
Il Piano Operativo Comunale (POC) ai sensi del art. 30 della L.R. 20/2000, è lo strumento
urbanistico che individua e disciplina gli interventi di tutela e valorizzazione, di organizzazione e
trasformazione del territorio da realizzare in un arco temporale di cinque anni in conformità alle
previsioni di PSC.
Figura 18 POC, Città di nuovo impianto Misto, SCHEDA M02
Nello specifico si esplicita nella scheda di POC che in conformità a quanto disciplinato dal PSC5
(art. 103 c6 e art. 107), nonché del Piano Regolatore del Porto, il comparto “Avamporto di Porto
Corsini” dovrà tendere a dare attuazione e ad approfondire i criteri urbanistici posti a base del
Concorso di Idee indetto nel 2001 dal Comune di Ravenna e da Autorità Portuale di Ravenna per la
riqualificazione e il riordino urbano di Marina di Ravenna, il completamento e l’integrazione di
Porto Corsini e la qualificazione dell’immagine di entrambe le località turistiche.
46
In questa fase si propone pertanto di integrare la scheda M02 del POC vigente (elaborato POC 4.c1
“città di nuovo impianto per attività miste”) con una nota che definisca la modalità attuativa degli
interventi pubblici e/o d’interesse pubblico ammessi in assenza di PUEP e in corso di validità del
POC stesso, ciò in quanto ai sensi della tabella sotto riportata di cui all’art.22 c.6 delle Norme
Tecniche di Attuazione del PSC:
Figura 19 Tabella art.22 c.6 delle Norme Tecniche di Attuazione del PSC
e dell’art 103 c.6, delle stesse norme:
“Per le aree ricomprese nella Città di Nuovo impianto di Marina di Ravenna e di Porto Corsini, già
oggetto anche di specifico concorso di progettazione, il PSC oltre ad assumere obiettivi e finalità di
riqualificazione in coerenza con quelli definiti e risultanti dal concorso, caratterizza l’avamporto di
Marina di Ravenna a “porto turistico” (si rinvia al PUA approvato) e l’avamporto di Porto Corsini
per “crociere e mezzi militari”, escluso il traffico traghetti, e demandando al POC la disciplina degli
interventi.
Per l’avamporto di Porto Corsini il POC dovrà inoltre definire: modalità attuative, standards
pubblici, organizzazione funzionale del comparto, usi e potenzialità edificatorie con una Sup. utile
max di mq 16500 comprensiva dell’esistente e destinata a servizi e strutture militari e/o di servizi
al porto.”
In base alle normative sopra riportate il POC può infatti specificare rispettivamente le parti
soggette a PUA e le modalità attuative previste dal PSC; inoltre la stessa LR 20/2000 all’art.30, c.2,
47
lettera b demanda al POC per gli ambiti individuati dal PSC la definizione delle “modalità
d’attuazione degli interventi di trasformazione, nonché quelli di conservazione”.
Conseguentemente si propone di anticipare e consentire la realizzazione di opere ( servizi al porto e
attrezzature militari) e potenzialità edificatorie già previste dalla scheda M02 del POC vigente, e
realizzarle nella parte più a mare dell’ambito , avente una profondità di circa 130 ml. e per una
superficie di circa 55000 mq (si allega planimetria con indicazione di detta area – allegato 3) da
attuarsi per intervento diretto, previo Progetto Unitario Convenzionato (PUC) ai sensi dell’art.I.9
delle NTA del RUE, ciò in assenza del PUEP e preventivamente alla sua approvazione, stante la
natura pubblica e/o d’interesse pubblico delle opere, la loro diretta connessione con le opere a
mare e la viabilità già realizzate da Autorità Portuale, tali da rendere sostanzialmente già
urbanizzata l’area che si propone di assoggettare a PUC, la minor rilevanza e tempistica degli
interventi di bonifica alla luce delle diverse caratteristiche dei suoli e delle destinazioni d’uso
previste, e infine alla luce di quanto demandato dal PSC e dalla legislazione regionale al POC
stesso.
48
Figura 20 Fotopiano con proposta di variante, area di intervento
49
4. QUADRO CONOSCITIVO DESCRITTIVO DELL’AREA DI INTERVENTO
Porto Corsini ha 1.526 abitanti ed è posta sulla costa a circa 11 km dal capoluogo. È unita al
maggior centro di Marina di Ravenna, che sorge sulla parte opposta del Canale Candiano, in modo
continuativo da un traghetto per passeggeri e veicoli.
Figura 21 Foto aerea dell'area portuale di Porto Corsini antacedente alla costruzione dello scalo turistico per le crociere
La particolare situazione geografica e storica ha tenuto Porto Corsini separato dalla principale
viabilità costiera e quindi la località gode di una posizione defilata rispetto alla continuità dei lidi
sia a sud che a nord. Questa condizione di isolamento ha contribuito al mantenimento dei valori
autoctoni, difendendola da uno sviluppo incondizionato.
Al contempo, causa e conseguenza di tale isolamento è l’assetto fisico di Porto Corsini, che si
trova separato anche dall’ampio sistema vallivo e pinetale. Se si escludono gli impatti con le
attività portuali, l’area di Porto Corsini offre una condizione naturale estremamente autentica.
Così che Porto Corsini, accanto alle tradizionali attività balneari, offre grandi opportunità
escursionistiche nei diversi contesti ambientali, nelle pinete, nelle valli e lungo la diga foranea
estesa per circa 2,5 km, delimitante a nord la rada del porto di Ravenna.
Il turismo ha richiamato a Porto Corsini nell’anno 2005 517 arrivi e 2.610 presenze, anche in virtù
di una delle poche aree specializzate per i camperisti nella fascia regionale litoranea.
50
Attraverso la realizzazione del PUEP di Porto Corsini le Istituzioni ravennati si sono date
l’obbiettivo di rafforzare l’identità turistica della località per offrire nuove opportunità alla
popolazione.
Di controparte l’isolamento fisico è stato in qualche modo un filtro contro la disgregazione dei
tessuti edificati e naturalistici ed ha contribuito a mantenere l’originaria semplicità
dell’insediamento, dell’impianto stradale e delle aree naturali.
Come detto sopra, la zona di Porto Corsini così presenta un patrimonio ambientale estremamente
ricco e sufficientemente integro.
Di seguito verranno esaminate le macro componenti ambientali e paesaggistiche che costituiscono
l’area di interesse, in modo da fornire un quadro descrittivo - conoscitivo non solo dell’area
specifica ma anche dei territori limitrofi.
E’ possibile in sede di elaborazione del Progetto Unitario, una valutazione più dettagliata delle
singole componenti, con l’eventuale integrazione di contributi tecnici più specifici, che
permetteranno di approfondire la valutazione degli effetti della variante proposta.
4.1 Stato meteo climatico ed atmosferico
Il clima è di tipo semicontinentale, con predominanza di estati calde ed inverni rigidi. Il bacino
del nord Adriatico può essere interessato da condizioni di tempo perturbato per l’azione delle
correnti di Bora umidificatesi durante il percorso sul mare, nel periodo invernale, oppure per
l’afflusso di aria calda e umida generatasi nella depressione del centro atlantico, influenzanti il
nord Adriatico nel periodo Ottobre – Marzo.
In questa zona le condizioni di bel tempo, sono generalmente determinate dall’Anticiclone delle
Azzorre nel periodo estivo e da anticicloni provenienti dall’Europa continentale centro – orientale
nel periodo invernale.
La tabella seguente (aggiornata al 03/09/12) riporta gli estremi annuali (minime e massime)
rilevate dalla stazione meteorologica di Porto Corsini.
51
L’area presenta generalmente temperature nel mese di febbraio superiori a quelle di dicembre,
caratteristica delle zone sub costiere. Alla stessa considerazione conduce il valore dell’escursione
annua che risulta essere superiore al limite massimo dell’intervallo di valori, caratteristico delle
aree a regime marittimo adriatico.
Dalla tabella che segue, che analizza le precipitazioni nella zona in analisi, si notano, in
corrispondenza dei mesi di settembre e novembre, valori più elevati, in corrispondenza di febbraio
e giugno, valori meno elevati. In particolare, se si considera l’andamento stagionale di questa
grandezza, appare evidente un massimo principale in autunno, un minimo principale in estate, un
massimo ed un minimo secondario, entrambi poco accentuati, rispettivamente in primavera e in
inverno.
Considerando la distribuzione stagionale del numero di giorni piovosi, si può rilevare come il
numero di giorni della primavera superi quelli dell’autunno nonostante quest’ultima stagione per
quantità di precipitazioni sia di gran lunga superiore alla precedente. Le precipitazioni di scarsa
entità interessano in particolar modo i mesi di marzo, aprile e dicembre, mentre quelle più
abbondanti siano concentrate nel mese di novembre.
Si può in sostanza inquadrare l’ambito territoriale, in un regime pluviale di tipo sub litoraneo
adriatico, questo nonostante i valori medi annui del numero di giorni piovosi, e della quantità di
precipitazioni, porrebbero la zona leggermente al di sotto dei valori minimi del succitato regime
climatico.
NEBBIE
I frequenti fenomeni di inversione termica al suolo, sono la causa del comune fenomeno delle
nebbie; tale idrometeora è formata da una sospensione di piccole gocce che a causa dell’alta
umidità relativa e della concomitante bassa temperatura, si condensano dal vapore atmosferico.
Per convenzione internazionale la visibilità orizzontale deve risultare inferiore ad un chilometro.
Se è potuto registrare una frequenza delle nebbie pari al 9% sul totale delle osservazione rilevando
una persistenza della stessa superiore alle 24 ore nel 13,2% dei casi. I periodi dell’anno
52
maggiormente interessati dal fenomeno s’individuano nei mesi di gennaio e febbraio, rilevando
una visibilità inferiore ai 100m rispettivamente nel 5,6% e 3,4% delle osservazioni. Si riscontra
come la nebbia densa si presenti nelle prime ore del mattino, avendo un’intensità massima nel
mese di dicembre, il fenomeno non disdegna in ogni modo neppure gli altri mesi dell’anno.
Per ciò che concerne invece le nebbie interessanti la parte più calda della giornata, la maggior
frequenza avviene nel mese di gennaio, risparmiando qui i mesi estivi.
VENTI
I venti generati da evoluzioni metereologi che su grande scala, direttamente connessi all’azione
dei centri barici planetari, si dicono Sinottici; mentre le correnti indotte dalla geografia e
morfologia locale, dipendenti da relativamente piccoli spostamenti d’aria generano i così detti
venti locali.
La valle del Po e quindi anche la parte che di essa si affaccia sull’Adriatico, per particolare struttura
geotopografica, è poco o niente affatto influenzata dalla circolazione generale per lunghi periodi di
tempo. In funzione di questo appare evidente come sotto il profilo climatico, siano di centrale
importanza le circolazioni locali che devono la loro esistenza alla distribuzione della temperatura
di superficie.
QUALITÀ DELL’ARIA
Già dal 1974 la Provincia di Ravenna, allo scopo di dotarsi di un sistema di monitoraggio e
controllo della qualità dell’aria, realizzava una rete automatica di rilevamento in continuo,
integrando la stessa con una rete industriale già presente sul territorio di proprietà Enichem, Enel.
La progettazione tenne necessariamente conto della legge 615/66 che limitava i controlli alle sole
aree industriali ed alle relative emissioni. Con il DPCM 28/03/83 ed il DPR 203/88 i controlli sono
estesi a tutte le fonti di inquinamento, compreso perciò anche quelle di tipo urbano; sono inoltre
formalizzati standard sanitari, ossia valori limite nelle concentrazioni al di sotto dei quali si è
ragionevolmente certi non vi siano rischi per la salute umana.
Con il D.L. 4 agosto 1999 n.351 si fa un ulteriore passo avanti prevedendo oltre che la salvaguardia
della comunità, anche la tutela dell’ambiente nella sua accezione più generale del termine. Sono
previste le tipologie qualitative di inquinanti da monitorare, demandando a norme attuative
l’aspetto quantitativo; la novità maggiore del decreto è però forse da individuarsi nell’attuazione
di piani di risanamento e mantenimento e in una zonizzazione su base dei regimi di qualità
dell’aria registrati.
Il decreto 60/02 riporta i valori limite, di qualità dell’aria ambiente per la protezione della salute
umana e per la protezione degli ecosistemi relativamente a biossido di zolfo, biossido di azoto,
particelle PM10, piombo, monossido di carbonio e benzene, stabilendone inoltre il limite
temporale d’attuazione.
53
4.2 Acque superficiali e sotterranee
Per quanto riguarda le acque sotterranee, nella Relazione geologica e sismica è stato ricostruito
l'assetto della prima falda, evidenziando la probabile presenza nella zona di Variante di una lente
di acque dolci, sovrastante le acque marine che caratterizzano l’area a ridosso della costa. Tale
lente è causata dall’infiltrazione delle acque meteoriche e dall’effetto diga costituito dalla barriera
longitudinale a mare e dalle banchine laterali, a nord e sud.
Gli interventi in progetto non determineranno comunque alcuna interferenza con le acque
sotterranee, non essendo previsti piani interrati.
Le eventuali fondazioni profonde saranno dimensionate e realizzate tenendo conto del contesto
descritto e del chimismo delle acque stesse.
L’allacciamento alla rete idrica comunale con la conseguente assenza di prelievi da falda
consentirà di non andare a gravare sul problema della subsidenza e di preservare la risorsa idrica
sotterranea.
L’impatto sulla risorsa idrica sotterranea è nullo in quanto non sono previsti prelievi idrici da falda.
Per i dettagli in merito alle acque superficiali si rimanda alla Relazione geologica e sismica allegata
alla Variante.
Il territorio in cui è localizzata l’area in esame ricade entro il comprensorio del Consorzio di
Bonifica della Romagna; in particolare la zona di Porto Corsini appartiene al Bacino n. 5, delimitato
a est dal mare Adriatico, dove la dinamica delle acque superficiali è legata allo Scolo Pinetale
Marina Romea parallelo alla costa che recapita le acque tramite l’Idrovoro comunale all’interno
del porto canale di Porto Corsini.
L’area oggetto di Variante è già impermeabilizzata e al fine di garantirne il drenaggio è prevista
l’immissione delle acque di dilavamento superficiale nella fognatura bianca già esistente.
Per quanto riguarda il rischio idrogeologico, lo strumento di riferimento è il Piano Stralcio per il
Rischio Idrogeologico, approvato dalla Regione Emilia-Romagna con DGR n. 350 del 17 marzo
2003, poi modificato in seguito al "Progetto di variante al Titolo II - Assetto della rete idrografica",
recentemente approvato con DGR 1877/2011.
Le tavole di riferimento evidenziano che la zona non è soggetta a rischio idrogeologico e
conseguentemente non è atteso alcun tirante idrico.
Il rischio connesso all’ingressione marina è invece eliminato dalle opere a mare realizzate e dalla
quota alla quale è stato portato il piano di riferimento (+2,50 m slm).
Nel comparto sono già state realizzate reti separate di fognatura bianca e nera, entrambe
recapitanti nelle reti comunali di Porto Corsini.
54
4.3 Suolo e sottosuolo
L’esame del sistema suolo, sottosuolo è svolto nella Relazione Geologica e Sismica allegata alla
proposta di Variante, con la finalità di verificare l’idoneità dell’area, dal punto di vista geologico,
agli usi proposti.
La caratterizzazione del sito sulla base dell’analisi degli aspetti geomorfologici, litologici, e
idrogeologici riveste particolare importanza per la progettazione degli interventi ammessi.
Nel rispetto di quanto richiesto all’art. 2 delle NTA del POC5, per la caratterizzazione geologico-
geotecnica del substrato di fondazione dell’area in Variante, sono state realizzate, ad integrazioni
delle numerose indagini disponibili nella zona, 2 prove penetrometriche statiche elettriche con
piezocono, spinte fino alla profondità massima di 32 metri dal piano di riferimento attuale. Le
indagini geognostiche effettuate e quelle di repertorio confermano l’assetto ricostruito nelle carte
regionali, evidenziando con maggior dettaglio il contesto deposizionale nell’area studiata.
La ricostruzione lito-stratigrafica ha evidenziato la presenza di alternanze di sabbie pulite e sabbie
più limose riconducibili ad ambiente di cordone marino fino alla profondità di circa 11.5 metri dal
p.c. attuale, ricoperte da circa 4-5 metri di terreno di riporto prevalentemente fine, determinato
dal riempimento dell’area di retro banchina con i fanghi di dragaggio del canale, localmente
frammisti a terre e inerti di demolizione e laterizi.
Al di sotto del banco di sabbie spesso circa 6-7 m, è presente uno strato di argille e limi argillosi
con livelli generalmente sottili di sabbie fini riconducibili a depositi di “prodelta” marino,
attraversati fino a circa 29 metri di profondità, a cui seguono depositi di facies alluvionale
caratterizzati da alternanze di sabbie limose e limi argillosi blandamente sovraconsolidate,
riscontrabili fino a circa 40 metri di profondità, in base ai sondaggi a carotaggio di repertorio.
Per la caratterizzazione sismica del terreno, le indagini geotecniche sono state integrate con
un’indagine geofisica costituita da una prova SCPT (“Cono sismico”), integrata con due
registrazioni dei microtremori sismici del sottosuolo con tromografo digitale (HVSR).
Partendo dalle analisi e cartografie elaborate a livello comunale (POC.6I) si è svolto
l’approfondimento (“terzo livello conoscitivo di approfondimento”) finalizzato a quantificare gli
effetti indotti da un sisma, quali: cedimenti e amplificazione al suolo, oltre alla liquefazione,
mediante la modellazione di risposta sismica locale (software SHAKE2000) per la stima
dell’amplificazione al suolo e degli spettri di risposta. In particolare sono state espletate le
verifiche di liquefazione e dei cedimenti post-sisma sulla base di due differenti scenari.
I risultati delle analisi geologiche e delle verifiche sismiche confermano la fattibilità della Variante
e non precludono l’edificabilità prevista nella Variante proposta alla Scheda M02 del POC,
considerando che sono previsti edifici di altezza massima di 8 metri, senza piani interrati.
55
Si evidenzia inoltre che, poiché allo stato attuale l’area di Variante è rialzata, mediante i
riempimenti già effettuati, il piano di riferimento si trova a circa + 2.5 m sul lmm, è stato eliminato
il rischio connesso all’ingressione marina.
Visti l’assetto locale del substrato ed i riempimenti effettuati, si rimanda alle fasi di progettazione
successive la definizione delle soluzioni fondali, come peraltro richiede la normativa vigente.
La ricostruzione del modello geologico è stata sviluppata in modo da costituire elemento di
riferimento per il progettista per inquadrare i problemi geotecnici: le successive fasi di
progettazione definiranno il grado di sicurezza e prestazionale dei manufatti di progetto nei
confronti di stati limite ultimi differenziati, secondo quanto richiesto nelle NTC 2008.
Per quanto riguarda il rischio di liquefazione nelle successive fasi di progettazione si dovranno
tenere in considerazioni i risultati ottenuti nei due scenari sviluppati a livello di pianificazione, ed
eventualmente rivedere le verifiche di liquefazione, sulla base degli input adeguati alle
caratteristiche prestazionali degli edifici da progettare, ai sensi delle NTC2008.
4.4 Aspetti naturalistici
Paesaggio urbano ed interazioni storico culturali
Il toponimo Porto Corsini storicamente è stato sempre riferito all’attuale località di marina di
Ravenna. Solo nel primo dopoguerra la denominazione ha assunto un riferimento specifico
all’attuale località collocata sul versante sinistro del Canale Candiano.
Le origini di Porto Corsini risalgono alla prima metà del Settecento. Nacque come porto della città
in sostituzione dell’antico scalo presso il canale Panfilio, posto pochi km più a sud. Verso il 1737
infatti, il Panfilio venne utilizzato come alveo dei Fiumi Uniti, il corso d’acqua dove furono fatti
confluire artificialmente i fiumi Ronco e Montone, e l’antico porto canale venne abbandonato.
Il nuovo scalo venne costruito nel 1748 per volere del cardinal Lorenzo Corsini (poi Papa Clemente
XII), allo sbocco al mare del nuovo canale artificiale (Canale Corsini), realizzato su parte del letto
abbandonato del Montone. Sul sito, ove sfociava il canale di scolo Fossina, esisteva già un approdo
per i pescatori. L’attività principale della zona era la compravendita di pesce. Il mercato del pesce
era sostenuto e favorito dai monaci di S.Vitale, in quanto proprietari delle aree costiere situate a
settentrione di Ravenna.
L’area su cui sorgeva il porto era invece di proprietà dei marchesi Cavalli.
Dopo l’epoca napoleonica il governo pontificio emanò un editto per la regolamentazione del
mercato dei prodotti ittici e rilevò la proprietà del porto.
Nel 1863 venne costruito un nuovo faro, in seguito sede della Capitaneria di Porto, a
testimonianza del rinnovato interesse per lo sviluppo del porto negli anni dell’unificazione
nazionale.
56
Nel 1872 la “Società Balnearia” impiantò sulla spiaggia uno “stabilimento balneario”, meta di
numerosi bagnanti non solo ravennati; per l’economia locale diventò per la prima volta
interessante l’esercizio della balneazione.
Il porto venne chiuso alle attività mercantili durante la prima guerra mondiale, divenendo un
avamposto all’Adriatico.
Nel primo dopoguerra il podestà di Rvenna Celso Calvetti approvò l’assetto urbano definitivo di
Porto Corsini, che assunse definitivamente il nome attuale.
Dopo di allora la storia delle due località è assai diversa, connessa allo sviluppo turistico quella di
Marina di Ravenna ed associata al piccolo borgo quella di Porto Corsini.
Paesaggio naturale
Gli ambiti territoriali d’interesse naturalistico sono relativamente vasti, in particolar modo se
confrontati con le realtà territoriali limitrofe morfologicamente simili. Questo non si spiega con
una migliore gestione del territorio o politica ambientale, messa in atto dai nostri avi, ma
semplicemente con una matrice naturalistica di partenza incredibilmente ricca. Infatti quel che
rimane oggi, altro non è che una minima parte di quell’ambiente selvaggio ed integro che all’inizio
del secolo scorso ricopriva buona parte del Comune, manifestandosi in splendide ed estesissime
valli, fitti boschi e pinete, zone di costa meravigliosamente intatte.
Attualmente in Italia esistono circa 650 aree protette di varie tipologie: Parchi Nazionali e
Regionali, Riserve Naturali statali e regionali, Riserve Marine, Zone Umide, Oasi che differiscono
per dimensione, caratteristiche geografiche, grado di antropizzazione, forme di protezione e
gestione. Pur nella diversità di situazioni riscontrabili, un’area protetta può essere definita come
un territorio più o meno vasto, dove è presente una concentrazione particolarmente significativa
di valori naturali, gestito e organizzato in modo da perseguire le seguenti finalità:
Conservare gli ambienti naturali presenti sul territorio e gli organismi che in esso vivono
consentendo la naturale evoluzione e il mantenimento degli equilibri esistenti
Restaurare e recuperare gli ambienti degradati e le aree marginali, nonché ricostruire gli
equilibri ecologici
Promuovere lo sviluppo sociale , economico e culturale delle popolazioni interessate,
incentivando le attività compatibili con le istanze ambientali
Sviluppare la ricerca scientifica effettuata in modo continuo e interdisciplinare, la didattica
e l’informazione ambientake
Permettere la fruizione turistica, le attività ricreative e del tempo libero, nei limiti di carico
sostenibile dagli ecosistemi, e privilegiando gli aspetti di contatto con la natura e le culture
locali
La legge quadro della Regione Emilia-Romagnia sui Parchi e le Riserve naturali (L.R. 2 aprile 1988,
n.11) individua e definisce tre categorie di aree protette:
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Parchi Regionali
Sistemi territoriali che, per valori naturali, scientifici, storico-culturali e paesaggistici di particolare
interesse, sono gestiti e organizzati in modo unitario per conservare, ripristinare e migliorare
l’ambiente naturale, sviluppare le attività umane compatibili con la protezione degli ecosistemi,
svolgere attività di ricerca scientifica, didattica e ricreativa.
Riserve Naturali
Territori di limitata estensione istituiti per la loro rilevanza regionale e gestiti per la conservazione
dei loro specifici caratteri morfologici, biologici, ecologici, scientifici e culturali. Le riserve naturali
possono essere:
integrali, quando l’ambiente naturale è protetto integralmente e sono consentiti solamente
interventi e ricerche aventi finalità scientifiche;
orientate, con lo scopo di conservare gli ecosistemi attraverso interventi umani che indirizzino
scientificamente l’evoluzione della natura;
parziali, per la conservazione di specifici elementi relativi a suolo, flora, fauna; possono essere
individuate riserve naturali geologiche, botaniche, zoologiche;
speciali, gestite principalmente per la conservazione di un insieme di fatti di valore estetico o
storico – educativo e per la comprensione di certe finalità biologiche e umane.
Aree di riequilibrio ecologico
Aree naturali o in corso di rinaturalizzazione, di interesse locale, situate in zone intensamente
antropizzate; sono gestite in modo da conservare, restaurare ed eventualmente ripristinare i
sistemi naturali in esse presenti.
La realtà di Parco Regionale più grande in Emilia Romagna è quella del Delta del Po.
Questo è stato istituito dalla Regione Emilia Romagna con la legge Regionale 2 luglio 1988, n.27 “al
fine di garantire e promuovere, in forma unitaria e coordinata, la conservazione la riqualificazione
e la valorizzazione dell’ambiente naturale e storico, del territorio e del paesaggio del delta del Po
ad in particolare delle zone umide di importanza internazionale, per scopi culturali, scientifici,
didattici, economici e sociali”.
L’area protetta, estesa per circa 60.000 ettari, comprende il tratto di costa a profondità variabile
che va dal ramo del Po di Goro alla Salma di Cervia. L’istituzione del parco in quest’area, è il primo
passo per arrivare alla realizzazione del Parco interregionale previsto dalle Leggi Nazionali che
interesserà tutto il sistema deltizio. La salvaguardia del Parco è stata affidata alle Provincie di
Ravenna e Ferrara che vi hanno provveduto, d’intesa, fino al dicembre 1995 data in cui è stato
istituito, tra gli enti locali i cui territori sono inseriti nell’area protetta, il Consorzio del Parco
Regionale del Delta del Po. Gli enti consorziati sono le Province di Ravenna e Ferrara e i comuni di
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Alfonsine, Argenta, Cervia, Codigoro, Comacchio, Goro, Mesola, Ostellato e Ravenna. L’area del
Parco è suddivisa in sei stazioni che proteggono importanti zone umide residue attorno all’area
meridionale del Delta del Po e un ricco patrimonio storico e culturale. Le lagune costiere, gli stagni,
le valli salmastre e d’acqua dolce che caratterizzano questo lembo di pianura emiliano –
romagnola sono riconosciute di importanza internazionale e offrono estremo rifugio a diverse
specie animali e soprattutto a molti uccelli stanziali e migratori (aironi, anatre, svassi, cavalieri
d’Italia, avocette, ecc…). Le stazioni di Pineta di S.Vitale, Pineta di Classe e Pialasse di Ravenna,
ricadono all’interno del Comune di Ravenna.
L’area costiera ravennate viene propriamente suddivisa in 10 unità di paesaggio, funzione delle
caratteristiche morfologiche, da uno studio geologico ambientale commissionato da SAPIR nel
1990. Verranno analizzate nel capitolo successivo, “Studio di Incidenza”, le unità di paesaggio
limitrofe all’area di intervento e le eventuali interazioni con il sistema della Flora e della Fauna
locale.
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5. STUDIO DI INCIDENZA
Il presente studio si riferisce alla proposta di modifica e integrazione alla scheda M02
dell’elaborato POC. 4c1 del POC vigente che riguarda l’avamporto di Porto Corsini ed in particolare
le modalità di attuazione delle opere necessarie alla realizzazione di servizi alla Darsena Crociere,
interessanti la fascia a mare dell’ambito stesso per una profondità media di circa 60 ml.
L’area portuale di Ravenna risulta direttamente confinante con aree ricompresse all’interno della
zonizzazione del Parco del Delta del Po, ed in particolare con la Stazione “Pineta San Vitale e
Pialasse di Ravenna" classificate come zone “PP” di area contigua.
Lo studio di Incidenza è redatto in quanto l’area oggetto della proposta di variante è posta in
aderenza al Sito Natura 2000 denominato “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto
Corsini” (Codice IT4070005), anche se separato da una rilevante opera infrastrutturale, quale il
molo foraneo nord, che ne determina le funzioni e l’assetto.
Lo studio di incidenza ambientale viene svolta in ottemperanza alle disposizioni dell’art.6 della
direttiva 92/43/CEE “Habitat”, così come normato nel nostro Paese dalla legislazione Nazionale
(D.P.R. 357/1997, modificato con D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120) e regionale (L.R. n.7 del
14/04/2004 e D.G.R. n.1191 del 30/07/2007).
La procedura operativa seguita per la redazione di questo studio è quella indicata nella “Guida
metodologica sulle disposizioni dell’articolo 6(3) e 6(4) della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE per la
valutazione di piani e progetti aventi effetti significativi sui siti della rete ecologica Natura 2000”
elaborata dalla Commissione Europea, DG Ambiente, nel novembre 2001.
Scopo dello Studio di Incidenza è la valutazione delle interferenze, conseguenti alla variante, con le
componenti ambientali, al fine di salvaguardare l’integrità del SIC con particolare riferimento alle
specie e agli habitat di interesse comunitario eventualmente presenti nell’area di intervento.
5.1 METODOLOGIA
Sulla scorta delle esperienze compiute in vari Paesi europei per la valutazione di incidenza
ambientale di piani e progetti di ampia portata e potenziale impatto, negli anni si è andato
sviluppando un consenso generalizzato sul fatto che le valutazioni richieste dall'articolo 6 della
Direttiva “Habitat” dovessero essere realizzate per livelli successivi di approfondimento. Tale
visione è stata confermata con la definizione della procedura di valutazione contenuta nella
"Guida metodologica alle disposizioni dell'articolo 6 della direttiva Habitat 92/43/CEE" prodotta
dalla Commissione Ambiente dell'Unione Europea, la quale è stata poi attuata a livello nazionale
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con il D.P.R. 357/1997 integrato successivamente dal D.P.R. 120/2003, e quindi a livello regionale
con la L.R. 20 del 24/03/2000 e successive modificazioni.
La procedura prevede quattro livelli successivi di indagine ed approfondimento tra loro
intercorrelati come evidenziato dall’immagine riportata di seguito.
Livello I - screening: processo di individuazione delle
implicazioni potenziali di un progetto o piano su un
sito Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad
altri piani o progetti, e determinazione del possibile
grado di significatività di tali incidenze;
Livello II - valutazione appropriata: considerazione
dell'incidenza del progetto o piano sull'integrità del sito
Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri
piani o progetti, tenendo conto della struttura e
funzione del sito, nonché dei suoi obiettivi di
conservazione. In caso di incidenza negativa, si
aggiunge anche la determinazione delle possibilità di
mitigazione;
Livello III - valutazione soluzioni alternative: riguarda
la valutazione delle modalità alternative per
l'attuazione del progetto o piano in grado di prevenire
gli effetti passibili di pregiudicare l'integrità del sito
Natura 2000;
Livello IV - assenza di soluzioni alternative, permane
l'incidenza negativa: valutazione delle misure
compensative laddove, in seguito alla conclusione
positiva della valutazione sui motivi imperanti di
rilevante interesse pubblico, sia ritenuto comunque
necessario portare avanti il piano o progetto. A ciascun livello si valuta la necessità o meno di procedere al livello successivo. Così, per esempio,
se al termine del Livello I si giunge alla conclusione che non sussistono incidenze significative sul
sito Natura 2000, non è necessario procedere ai livelli successivi della valutazione.
La Direttiva Habitat si basa implicitamente sull'applicazione del “principio di precauzione”, nella
misura in cui essa prescrive che gli obiettivi di conservazione di Natura 2000 dovrebbero prevalere
sempre in caso d'incertezza. A tale proposito, la Comunicazione della Commissione sul principio di
precauzione stabilisce che l'applicazione del principio precauzionale presuppone:
l'individuazione degli effetti potenzialmente negativi risultanti da un dato fenomeno,
prodotto o procedura;
una valutazione scientifica dei rischi che non possono essere determinati con sufficiente
certezza in ragione della loro natura imprecisa o non definitiva o della insufficienza di dati.
Scopo della valutazione è quello di verificare in maniera oggettiva e documentabile che:
non ci saranno effetti significativi su siti Natura 2000 (screening);
61
oppure,
non ci saranno effetti in grado di pregiudicare l'integrità di un sito Natura 2000 (valutazione
appropriata);
oppure,
non esistono alternative al piano o progetto in grado di pregiudicare l'integrità di un sito
Natura 2000 (valutazione di soluzioni alternative);
oppure,
esistono misure compensative in grado di mantenere o incrementare la coerenza globale di
Natura 2000 (valutazione delle misure compensative).
Le procedure illustrate nella presente guida metodologica sono simili a quelle correntemente
impiegate per la VIA (Valutazione Impatto Ambientale), al fine di garantire la compatibilità e
conformità alle disposizioni della Direttiva 85/337/CEE come modificata dalla Direttiva 97/11/CE
(Direttiva VIA). Il metodo proposto dalla Guida Metodologica, oltre a riprendere l'impostazione per
livelli della VIA ne ha incorporato anche altre caratteristiche procedurali, quali ad esempio:
una descrizione del piano/progetto ed una sintetica dell'ambiente, se rilevante ai fini degli
obiettivi di conservazione del sito Natura 2000 (es. suolo, acqua, flora e fauna, clima,
interazioni tra fattori);
l'identificazione dei fattori d'incidenza e la valutazione della loro significatività;
la registrazione e documentazione dei risultati della valutazione.
Al primo livello si analizza la possibile incidenza che un progetto o un piano può avere sul sito
Natura 2000, sia isolatamente, sia congiuntamente con altri progetti o piani, valutando se tali
effetti possono oggettivamente essere considerati irrilevanti.
Tale valutazione consta di quattro fasi:
1. Determinare se il progetto/piano è direttamente connesso o necessario alla gestione del
sito;
2. Descrivere il progetto/piano unitamente alla descrizione e alla caratterizzazione di altri
progetti o piani che insieme possono incidere in maniera significativa sul sito Natura 2000;
3. Identificare la potenziale incidenza sul sito Natura 2000;
4. Valutare la significatività di eventuali effetti sul sito Natura 2000.
Una volta completata la matrice di screening, la decisione può assumere la forma di due
dichiarazioni:
1. In base alle informazioni fornite è probabile che si producano effetti significativi, ovvero
permane un margine di incertezza che richiede una valutazione appropriata (livello II);
oppure,
2. E' possibile concludere in maniera oggettiva che è improbabile che si producano effetti
significativi sul sito Natura 2000 e quindi può essere rilasciata l'autorizzazione ambientale
per la realizzazione del progetto/piano.
62
5.2 ANALISI DEL SIC IT4070005 – SIC – ZPS – Pineta di Casalborsetti, Pineta
Staggioni, Duna di Porto Corsini
L’area oggetto di variante è localizzata all’interno dell’area individuata nella scheda M02 del POC
vigente ed è parte dell’avamporto di Porto Corsini nello specifico l’area identificata nella fascia di
banchina di spessore indicato in 60 ml.
Lungo il margine nord ovest l’area globale identificata nella scheda M02 si trova in adiacenza al
perimetro del Parco del Delta del Po e al SIC IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni,
Duna di Porto Corsini”, dai quali è separata dalla strada di fruizione alle aree portuali.
Il SIC non è interessato direttamente dall’area per cui è proposta la variante, ma la vicinanza
potrebbe implicare un’interferenza indiretta; da ciò ne deriva la necessità di elaborare uno studio
di incidenza che valuti l’effettiva significatività degli effetti che tale variante potrà avere sul SIC e
sugli eventuali residui di habitat presenti sull’area di interesse.
Nome sito Codice
sito
Tipologia Classificazione SIC
(ultimo aggiornamento
formulario standard)
Interessato dal progetto per
la realizzazione di:
Pineta di
Casalborsetti e
Staggioni, Duna di
Porto Corsini
IT4070005
579 ha
Territorio
confinante con
area SIC
IT4070004
Maggio 1995
(Settembre 2010)
No, il sito si trova solo in
aderenza all’area oggetto di
variante
L’area SIC IT 4070005 è adiacente ad altri siti delle zone umide ravennati, l’area continua il sito
litoraneo di Punta Marina al di qua del Candiano e comprende la naturale successione di ambienti
costieri che dalla riva del mare giungono alle dune grigie consolidate dell'entroterra (complesso di
dune fossili risalenti alla linea di costa del XVI secolo). Il sito comprende anche la spiaggia, il mare
antistante per un tratto di circa 300 metri e la foce del fiume Lamone, rettificata ed alterata, a
separare la zona di Casalborsetti a Nord da quella di Marina Romea a Sud. Molti degli ambienti qui
presenti rappresentano lembi residuali di habitat ormai non più riscontrabili lungo quasi tutto il
litorale adriatico. Dalla battigia si incontrano in sequenza: piccoli tratti di dune attive, ora ridotte a
piccoli lembi dalla costruzione di scogliere artificiali e stabilimenti balneari, pinete di Pinus
pinaster e Pinus pinea di origine antropica e, verso Casalborsetti, dune relitte consolidate coperte
di boscaglia termofila, pratelli aridi di specie colonizzatrici, coltivi e incolti. Dentro e fuori la pineta
permangono limitate bassure umide o con acqua stagnante. Quantitativamente prevalenti sono le
foreste di conifere (pineta di origine artificiale pari al 30% della superficie complessiva), le dune e
spiagge sabbiose (20%), le acque costiere marine (24%) e le colture estensive (10%).
63
Figura 21 Stralcio planimetrico scala 1:50.000 con individuazione del SIC IT4070005 – Fonte: Archivio cartografico Regione Emilia
Romagna.
Non mancano acque interne stagnanti e correnti, paludi, boscaglie e macchie con sclerofille,
praterie aride, lembi di bosco a caducifoglie. Il sito ricade interamente nel Parco Regionale Delta
del Po, stazione Pineta di San Vitale e Pialasse di Ravenna, per 216 ha in zone parco B e C che, in
gran parte (207 ha) sono anche Riserva Naturale dello Stato (Pineta di Ravenna, contrada Staggioni
e duna di Porto Corsini); per 172 ha in zona preparco. Il vincolo idrogeologico si estende per 322
ha (area S. Vitale). La pressione antropica è in ogni caso elevatissima, sia per la frequentazione
balneare, sia per la presenza di manufatti e infrastrutture. Ciò nonostante, pur in un contesto
schematicamente semplice e non molto dissimile da quello di Punta Marina e di altri siti costieri,
l’area contiene un mosaico di habitat complessi, differenziati, sovrapposti e particolarmente ricchi
di elementi di pregio, resi ancor più fragili da un marcato rischio di ulteriore degrado. Dieci habitat
di interesse comunitario, tra i quali tre prioritari, coprono i due terzi della superficie del sito.
64
5.2.1 RELAZIONE DIRETTA CON ALTRI SITI E PRESENZE DI CONNESSIONI ECOLOGICHE
Il sito Natura 2000 più prossimo è il SIC - ZPS IT4070004 “Pialasse Baiona, Risega e Pontazzo”che
risulta adiacente al SIC – ZPS IT4070005 in diversi punti.
Ampia laguna salmastra a contatto con il mare tramite canali, con acque a bassa profondità e
fondali limoso - argillosi.
Nel sito sono presenti 6 habitat di interesse comunitario, 3 dei quali prioritari, coprono circa il 72%
della superficie del sito: lagune, pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi), steppe
salate (Limonietalia), foreste dunali di Pinus pinea e/o Pinus pinaster, praterie mediterranee con
piante erbacee alte e giunchi (Molinion-Holoschoenion),vegetazione annua pioniera di Salicornia e
altre specie annuali delle zone fangose e sabbiose (formazioni di alofite in ambienti costieri).
L’area oggetto di variante non rientra comunque fra gli elementi costitutivi della rete ecologica
provinciale di primo e secondo livello ma si posiziona solo in maniera adiacente ad essi.
Figura 22 Stralcio Tav. 6 del PTCP di Ravenna. Fonte: Archivio cartografico Provincia di Ravenna
Localizzazione dell’area oggetto della proposta di variante (giallo) rispetto alla rete ecologica provinciale. Il retino blu identifica la Matrice Naturale
Primaria in cui rientrano il SIC IT4070004 mentre il retino viola identifica gli elementi di continuità ecologica tra la costa e l’entroterra in cui rientra
il SIC IT 4070005 area limitrofa all’area di intervento.
65
5.2.2 HABITAT NATURA 2000
Il formulario Natura 2000 del SIC IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di
Porto Corsini” nella versione ufficiale più recente (settembre 2010) riporta la presenza di 10
habitat di interesse comunitario, di cui 3 dei quali classificati come prioritari (2130, 2250, 2270)
all’interno di una superficie totale di 579 ettari.
Figura 23 Caratteristiche degli Habitat Natura 2000 listati nel formulario standard del SIC.
Tali habitat rientrano entro quattro tipologie principali per caratteristiche ambientali e
vegetazionali:
Habitat costieri e vegetazione alofitica:
Acque marine e ambienti soggetti alle maree
o 1130 “Estauri”
Spiagge
o 1210 “Vegetazione annua delle linee di deposito marine”
66
Praterie alofitiche inondate mediterranee e termo - atlantiche
o 1410 “Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)”
Dune marittime e interne:
Dune marittime delle coste atlantiche e nord - europee
o 2110 “Dune embrionali mobili”
o 2120 “Dune mobili del cordone litorale e con presenze di Ammophila
arenaria (dune bianche)”
o 2130 “Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie)”
o 2160 “Dune con presenza di Hippophae rhamnoides”
Dune marittime delle coste mediterranee e termo - atlantiche
o 2230 “Dune con prati dei Malcomietalia”
o 2250 “Dune costiere con Juniperus sp.”
o 2270 “Dune boscate con Pinus pinea e/o Pinus pinaster”
Formazione erbacee naturali e seminaturali:
Praterie umide seminaturali con erbe alte
o 6420 “Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio -
Holoschoenion”
Foreste:
Foreste dell’Europa temperata
o 91F0 “Boschi misti dei grandi fiumi di pianura”
Foreste decidue mediterranee
o 92A0 “Foreste a galleria di Salix alba e Populos alba”
Foreste selerofille mediterranee
o 9340 “Foreste di Quercus ilex”
Secondo quanto si evince dall’analisi del sito nel suo complesso, è significativo rilevare che non
esistono relazioni ecologiche e connessioni tra l’area in analisi e gli habitat tutelati ai sensi della
Rete Natura 2000 presenti all’interno del SIC, in quanto la consistente trasformazione operata nel
tempo dall’uomo ne ha di fatto compromesso la continuità.
67
Figura 24 Dettaglio dell’area oggetto di variante con individuazione degli Habitat di interesse comunitario e naturalistico presenti
nell’intorno. Fonte: Archivio cartografico Regione Emilia Romagna.
68
5.2.2.1 FLORA
La carta della vegetazione del Parco del Delta riporta una quindicina di tipologie ambientali. Tra le
diverse associazioni, si segnalano in particolare: brometi aridi delle radure sabbiose con Bromus
erectus, Galium verum, Euphorbia cyparissias, Salvia pratensis e altre specie erbacee, talora
associati a fasce retrodunali più o meno consolidate con Fumana procumbens, Helianthemum
apenninum, H. nummularium e Sanguisorba minor; formazioni a Juniperus communis e Hippophae
rhamnoides ssp. fluviatilis accompagnate da specie mediterranee e eurosiberiane, insediate su
dune arretrate.
Questi tipi sono distribuiti soprattutto nella zona di Casalborsetti. Qui macchie e boscaglie
rappresentano stadi di degradazione o anticipano formazioni boschive con Roverella e Farnia nei
settori più asciutti, oppure pioppeti con Olmo e Frassino ossifillo, bordati da elofite, in
corrispondenza di bassure umide.
La grande pineta ombreggia macchie dei Prunetalia oppure boscaglie di sclerofille con Leccio,
Fillirea, Asparago, Pungitopo, Osiride e Rosa sempreverde, a carattere più schiettamente
mediterraneo, mentre nello Scolo della Pineta di Marina Romea alligna vegetazione sommersa di
acque salmastre con Zannichellia e Potamogeton. Fronteggiano l’arenile lembi dunali vivi con
Agropireti, Eringio marino e poche altre specie dell’Echinophoro spinosae-Elymetum farcti (duna di
Porto Corsini) oppure formazioni di annuali a sviluppo primaverile in situazione più rilevata (duna
di Casalborsetti), a precedere un lato a monte più strutturato di specie perenni
degli Ammophiletalia arundinaceae.
Alla foce del Lamone alligna l’ultima comunità in zona su sabbie prossime alla battigia di annuali
pioniere alonitrofile, con Cakile maritima e Salsola kali. Particolare interesse floristico suscita la
presenza di specie rare e minacciate quali Salicornia veneta, Erianthus ravennae, Trachomitum
venetum, Zanichellia palustris subsp. pedicillata, Centaurea spinosa-ciliata subsp. tommasinii. Sono
sicuramente presenti alcune orchidee quali Orchis tridentata e Anacamptis pyramidalis; risulta
estinta (erano due le stazioni in tutta la Regione) Spiranthes aestivalis; è da verificare la presenza
di Limonium virgatum.
Il formulario standard Natura 2000 per il SIC IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni,
Duna di Porto Corsini” elenca le seguenti specie:
Co
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Nome latino
Popolazione (nel sito) Valutazione sito
Pre
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Po
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e
1443 Salicornia Veneta P C B C B
69
5.2.2.2 FAUNA
Uccelli
Di grande interesse nel sito SIC IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto
Corsini” è l’avifauna, con dieci specie nidificatrici importanti, tra le quali sette tra gabbiani e
sterne e quattro legate agli incolti ed ai coltivi cerealicoli (Ortolano e Albanella minore) o agli
ambienti boscati con radure aperte (Succiacapre, Averla piccola).
E’ specie nidificante uniloca per il Parco del Delta il Frosone.
Tra i migratori, 19 specie sono legate agli ambienti acquatici (Svassi, vari Caradriformi tra cui la
Beccaccia di mare ed il Fratino) oppure ai boschi con radure ed agli ambienti di macchia (vari
Silvidi, Torcicollo, Assiolo, Upupa).
Nell’area analizzata è probabile riscontrare la presenza/passaggio di alcune delle specie
individuate nel SIC, proprio per l’aderenza che vi è tra le due zone.
La frequentazione dell’area analizzata da parte di alcune di queste specie, in particolare per motivi
trofici, è possibile.
Co
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Nome latino Nome Italiano
Popolazione (nel sito) Valutazione sito
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A026 Egretta Garzetta Garzetta P P C B C B
A084 Circus pygargus Albanella minore 1p C B C C
A097 Falco Vespertinus Falco cuculo P C B C B
A138 Charadrius alexandrinus Fratino P P P C B C B
A176 Larus melanocephalus Gabbiano corallino C C B C C
A180 Larus genei Gabbiano roseo V D
A191 Sterna sandvicensis Beccapesci R D
A193 Sterna hirundo Sterna comune C C B C C
A195 Sterna albifrons Fraticello R D
A196 Chlidonias hybridus Mignattino piombato R C B C C
A197 Chlidonias niger Mignattino C C B C C
A224 Caprimulgus europaeus Succiacapre R C B C C
A338 Lanius collurio Averla piccola R C B C C
A379 Emberiza hortulana Ortolano P P C B C B
70
Specie ornitiche di interesse comunitario incluse nell’Allegato I della direttiva 79/409. Fonte: Formulario Natura 2000
del sito IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini”.
Legenda sigle:
Popolazione sito: C = comune, P = presente, R = rara
Valutazione sito: Popolazione A = 15-100%, B = 2-15%, C = <2%
Grado conservazione: A = eccellente, B = buono, C = medio o limitato
Isolamento: A = isolata, B = ai margini distributivi, C = entro l’areale
Valutazione globale: A = valore eccellente, B = buono, C = significativo
Co
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Nome latino Nome Italiano
Popolazione (nel sito) Valutazione sito
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A005 Podiceps cristatus Svasso maggiore P C B C C
A005 Podiceps cristatus Svasso maggiore P C B C C
A008 Podiceps nigricollis Svasso piccolo P C B C C
A008 Podiceps nigricollis Svasso piccolo P C B C C
A130 Haematopus ostralegus Beccaccia di mare P C B C C
A130 Haematopus ostralegus Beccaccia di mare P C B C C
A179 Larus ridibundus Gabbiano comune P C B C C
A179 Larus ridibundus Gabbiano comune P C B C C
A179 Larus ridibundus Gabbiano comune P C B C C
A210 Streptopelia turtur Tortora P C B C C
A212 Cuculus canorus Cuculo P C B C C
A226 Apus apus Rondone P D
A232 Upupa epops Upupa P C B C C
A233 Jynx torquilla Torcicollo P C B C C
A251 Hirundo rustica Rondine P D
A253 Delichon urbica Balestruccio P D
A260 Motacilla flava Cutrettola P C B C C
A271 Lusciana megarhynchos Usignolo P C B C C
A298 Acrocephalus arundinaceus Cannareccione P C B C C
A300 Hippolais polyglotta Canapino P C B C C
A309 Sylvia communis Sterpazzola P C B C C
A319 Muscicapa striata Pigliamosche P C B C C
A337 Oriolus oriolus Rigogolo P C B C C
Specie ornitiche migratici abituali di interesse comunitario non incluse nell’Allegato I della direttiva 79/409. Fonte:
Formulario Natura 2000 del sito IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini”.
Mammiferi
Fra i mammiferi presenti nel SIC si annoverano tre diverse specie di Vespertilio, nome con cui
vengono spesso indicate anche alcune specie di pipistrelli appartenenti al genere Myotis.
71
Tra le segnalazioni più recenti riportano la presenza del chirottero Barbastello, di interesse
comunitario.
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Nome latino Nome Italiano
Popolazione (nel sito) Valutazione sito
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1307 Myotis bluthii Vespertilio di Blyth P C B C B
1308 Barbastella barbastellus Barbastello P C B C B
1321 Myotis emarginatus Vespertilio smarginato P C B C B
1324 Myotis myotis Vespertilio maggiore P C B C C
Specie mammifere di interesse comunitario incluse nell’Allegato I della direttiva 92/43. Fonte: Formulario Natura 2000
del sito IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini”.
Anfibi
Tra gli anfibi all’interno del SIC sono presenti Raganella (Hyla italica), Rospo smeraldino e Rana
verde, specie incluse nell'All. IV Direttiva Habitat e Convenzione di Berna.
Rettili
Circa la situazione dei rettili, sono presenti sei specie di analoga rilevanza, tra le quali il Saettone
(Elaphe longissima) e la Natrice tassellata.
Pesci
Nei canali e bacini con acque salmastre sono presenti specie ittiche di interesse comunitario quali
Nono e Ghiozzetto cenerino (Pomatoschistus canestrini)
Co
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Nome latino Nome Italiano
Popolazione (nel sito) Valutazione sito
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1103 Alosa fallax Cheppia P C B C B
1152 Aphanius fasciatus Nono R C C C C
1154 Pomatoschistus canestrino Ghiozzetto cenerino P C C C C
Specie ittiche di interesse comunitario incluse nell’Allegato II della direttiva 92/43. Fonte: Formulario Natura 2000 del
sito IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini”.
Insetti
Gli insetti annoverano lepidotteri quali Lycaena dispar, farfalla legata agli ambienti palustri e vari
coleotteri: Paradromius longiceps, specie localizzata legata ai fragmiteti soprattutto in zone
72
litoranee, Paederus melanurus, Scarabaeus semipunctatus specie tipica dei siti
retrodunali, Polyphylla fullo legato alle formazioni pinetali, Cicindela majalis predatore legato agli
ambienti termofili con suoli soffici e ben drenati.
73
5.3 OBBIETTIVI E MISURE DI CONSERVAZIONE DEL SITO
L’area oggetto di variante non è direttamente connessa con la gestione del Sito Natura 2000 e
pertanto ne vanno analizzati eventuali interferenze ed effetti rispetto agli obiettivi di
conservazione.
Conformemente a quanto disposto dalla direttiva “Habitat”, in assenza di un piano specifico
l’obiettivo generale della gestione è la salvaguardia della biodiversità, ovvero il mantenimento in
uno stato favorevole di conservazione degli habitat, delle componenti vegetazionali, delle specie
della flora e della fauna di interesse comunitario presenti nel Sito così come riportato nel
formulario standard Natura 2000.
Di seguito, nella valutazione di potenziali impatti ed incidenze, si farà riferimento prevalente agli
habitat, e quindi alle componenti ambientali ad essi associate, più prossimi all’area oggetto di
variante ed agli eventuali residui di habitat ivi presenti.
In particolare ricordiamo che l’area oggetto di intervento si trova prospiciente all’habitat
identificato come 2270, all’interno degli habitat di interesse comunitario presenti in Emilia
Romagna, caratterizzato da Dune boscate di Pinus pinea e Pinus pinaster
Ricordiamo che come descritto nell’appendice alla "Carta degli Habitat dei SIC e delle ZPS
dell’Emilia-Romagna", Il mantenimento dell’habitat passa necessariamente dall’azione umana, non
foss’altro di difesa anche solo degli spazi fisici da riservare il più possibile alle cenosi naturali in
contesti irreversibilmente alterati. L’azione di salvaguardia sarà orientata al mantenimento di
popolamenti ben strutturati, evitando di isolare precocemente piante troppo esili, favorendo la
capacità di espandere ed approfondire la chioma dei pini tenendo conto che il vento è il fattore
più limitante, infine conservando il più possibile i portasemi sia dei pini (domestico e marittimo)
che delle latifoglie.
I pricipali fattori che ad oggi minacciano la biodiversità, in maniera più o meno indiretta, del SCI
IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni e Duna di Porto Corsini” sono:
- Attività venatoria, in particolare la caccia e il bracconaggio che rischiano di
compromettere la fauna autoctona.
- Attività antropica, che ha portato, con la crescente attività di urbanizzazione, alla
pianificazione di aree destinate a funzioni residenziale e servizi ad esso annessi, che potrebbero
potenzialmente danneggiare la continuità di habitat lungo il litorale adriatico.
- Turismo, che determina un’elevata antropizzazione del litorale e di conseguenza porta ad
una riduzione sostanziale degli habitat, in particolare per quello che riguarda la zona SIC
IT4070005 il turismo balneare danneggia le dune e impedisce la nidificazione di alcune specie
legate a questo ambiente.
74
Per dare maggiore continuità fra il sito di analisi e il SIC limitrofo si indicano strategie volte ad una
valorizzazione del territorio in modo conforme al suo potenziale originario.
In particolare:
- E’ necessario prevedere in sede di PUAP nella fase di realizzazione dell’ambito M02, nella
sua interezza, una fascia di rispetto dei lembi di pineta che non sono inclusi nel SIC, ma che
vi sono strettamente a contatto, andando a generare un cuscinetto a protezione della
continuità del SIC stesso;
- Nella fase di attuazione del progetto oggetto della presente variante che avverrà, come
proposto, preventivamente alla realizzazione dell’intero comparto sarebbe importante
prevedere una fascia di filtro e continuità visiva con il sistema della Pineta adiacente in
grado di “accogliere” i passeggeri in arrivo dalle crociere turistiche creando allo stesso
tempo un tamponamento rispetto alle attività turistiche svolte sul molo.
5.4 INTERFERENZE TRA PIANO E SISTEMA AMBIENTALE
5.4.1 DESCRIZIONE DELLE INTERFERENZE
Di seguito si riporta una descrizione delle interferenze tra le opere e/o attività previste dalla
proposta di variante e i caratteri paesaggistici ivi presenti ed il sistema ambientale del sito Natura
2000 IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini” che ne risulta
indirettamente interessato. Parallelamente si valuta se l’interferenza rilevata determina un
qualche impatto e, in caso affermativo, se ne valuta la significatività dell’incidenza ambientale.
La valutazione dell’impatto viene catalogata secondo la seguente graduatoria di giudizio:
- sconosciuto: fattore o processo che si ritiene potenzialmente in grado di
determinare un impatto negativo, ma la cui esistenza ed identità non
possono essere valutate oggettivamente per mancanza di
informazioni;
- positivo: fattore o processo che comporta un possibile incremento e/o
miglioramento della componente ambientale a cui si riferisce;
- assente/trascurabile: fattore o processo che non comporta alcun impatto o che modifica in
modo trascurabile e/o che risulta naturalmente compensabile e/o
75
reversibile per la componente ambientale a cui si riferisce;
- basso/moderato: fattore o processo che comporta un impatto di basso livello ma
irreversibile, oppure di livello medio ma naturalmente compensabile
e/o reversibile per la componente ambientale a cui si riferisce;
- medio: fattore o processo che comporta un impatto medio irreversibile e/o
naturalmente non compensabile per la componente ambientale a cui
si riferisce;
- elevato: fattore o processo che comporta un impatto elevato sia pure anche
temporaneo e reversibile per la componente ambientale a cui si
riferisce.
FATTORE DI INTERFERENZA
COMPONENTE AMBIENTALE INTERESSATA
DESCRIZIONE DEGLI EFFETTI E DEI POTENZIALI IMPATTI
Uso di risorse naturali
prelievo di materiali
(acqua, terreno,
materiali litoidi, piante,
animali)
Impatto: ASSENTE
Non è previsto il prelievo di alcun materiale naturale dal SIC. La
previsione di variante porterà, invece, ad una possibile bonifica
dell’area adiacente al SIC così come consentito dalle possibilità
date dai disposti normativi dell’art. 19, mediante la rimozione di
strutture e materiali estranei al sito e che sono causa di degrado.
taglio della vegetazione
(arborea, arbustiva,
erbacea)
Impatto: ASSENTE / POSITIVO
Non è previsto il taglio di vegetazione nell’ambito del SIC. La
previsione di variante si attua in un ambito già altamento lavorato
dall’azione antropica che non presenta alcun tipo di vegetazione. A tale proposito la proposta di variante potrà invece potenziare l’area su cui insiste apportando una crescita vegetale modesta rispetto alla situazione attuale
riduzione superfici con
vegetazione e/o della
copertura arborea
Impatto: ASSENTE / POSITIVO
Non viene in alcun modo alterata l’integrità della vegetazione del
Sito di Interesse Comunitario. L’area oggetto di variante può
essere potenzialmente integrata con interventi di estensione delle
aree vegetazionali in conformità alle disposizioni normative
contenute nell’art. 19. L’indirizzo potenziale integrerebbe
l’attuale copertura arborea dell’area di intervento, che risulta
attualmente nulla.
Fattori d'alterazione
escavazione
Impatto: ASSENTE / MODERATO
Nella zona interna ai confini del SIC non sono previsti scavi,
mentre l’area oggetto di variante potrà essere potenzialmente
interessata da modellazioni o scavi di entità moderata per la
realizzazione di opere pubbliche e reti tecnologiche, in conformità
76
morfologica del territorio e del paesaggio
alle possibilità date dai dispositivi normativi dell’art. 19.
consumo, occupazione,
alterazione,
impermeabilizzazione
del suolo, costipamento
del terreno, perdita di
suolo vegetale
Impatto: ASSENTE / POSITIVO
La realizzazione di strutture e/o infrastrutture non interessa
direttamente il SIC; l’area oggetto di variante può potenzialmente
variare il tipo di occupazione, l’impermeabilizzazione del suolo, e
l’estensione della copertura di suolo vegetale, in conformità alle
possibilità offerte dai dispositivi normativi dell’art. 19.
Si prescrive, laddove possibile, la realizzazione di pavimentazioni
ad alta permeabilità per evitare un’incidenza significative sul
suolo.
Questa possibilità favorirebbe un miglioramento della situazione
attuale in cui è presente un suolo interamente permeabile
dissesti (geomorfologico
e idrogeologico)
Impatto: ASSENTE / BASSO
Nella zona interna ai confini del SIC non sono previsti dissesti,
mentre nell’area di variante le trasformazioni potenzialmente
consentite dalla dall’art. 19 non porteranno ad una modifica
significativa dell’assetto morfologico del sito.
modifica delle pratiche
colturali
Impatto: ASSENTE / BASSO
Il SIC non presenta aree coltivate.
inserimento e/o
immissione di specie
animali o vegetali
alloctone
Impatto: ASSENTE / POSITIVO
Non è prevista l’immissione di alcuna specie animale, né nel SIC,
né nell’area oggetto di variante, dove l’intervento potrà essere
potenzialmente interessato dall’inserimento di specie vegetali
autoctone opportunamente scelte tra quelle previste dal Piano del
Parco Regionale del Delta del Po, in continuità con quelle degli
habitat presenti nelle immediate vicinanze.
Fattori di
inquinamento
e disturbo
ambientale
inquinamento del suolo
e dell’acqua
(superficiale e/o
sotterranea)
Impatto: ASSENTE / BASSO
Non sono previste attività in grado di causare, di per sé,
inquinamento del suolo e delle acque superficiali o di falda. Tutte
le azioni derivate dalle eventuali trasformazioni secondo le
disposizioni normative dell’art. 19, dovranno garantire l’equilibrio
e la gestione del sistema delle acque, sia superficiale che
sotterranee, con particolare attenzione nei riguardi degli impatti
diretti verso il SIC.
inquinamento dell’aria
emissioni di gas,
produzione di polveri e
odori emissioni
convogliate o diffuse in
atmosfera
Impatto: ASSENTE / MODERATO
L’emissione di gas e il sollevamento di polveri sono
potenzialmente limitate alle fasi attuative delle destinazioni
prevedibili con le disposizioni normative dell’art. 19, imputabili
sostanzialmente ai mezzi di lavorazione del terreno.
Potenziali emissioni saranno comunque riferibili a quelle dello
stato attuale, caratterizzate dall’attività portuale turistica e dei
servizi ad essa connessi
In ogni caso, la valutazione successiva degli interventi dovrà tenere
77
conto con particolare attenzione delle ricadute degli impatti diretti
verso il SIC.
inquinamento acustico
(produzione di rumore,
disturbo, vibrazioni)
Impatto: ASSENTE / MODERATO
In considerazione alle potenziali trasformazioni indotte dalla
variante si può in generale affermare che non si determineranno
variazioni significative dello stato acustico attuale. In ogni caso, la
valutazione successiva degli interventi dovrà tenere conto con
particolare attenzione delle ricadute degli impatti diretti verso il
SIC.
inquinamento
elettromagnetico e
radiazioni
Impatto: ASSENTE
Non applicabile.
inquinamento termico
Impatto: ASSENTE
Non applicabile.
inquinamento luminoso
Impatto: ASSENTE / TRASCURABILE / BASSO
La variante proposta non causa interferenze di inquinamento
luminoso dirette con l’area SIC. Gli indirizzi proposti dalla
variante si attuano prevalentemente sulla zona di banchina che
non si trova in diretta adiacenza con il sistema SIC e comunque
ad una distanza tale da non creare interferenze
In ogni caso, la valutazione successiva degli interventi dovrà
tenere conto con particolare attenzione delle ricadute degli impatti
diretti verso il SIC.
inquinamento genetico
(immissione di specie
vegetali o animali
autoctone con
provenienze
geneticamente non
idonee)
Impatto: ASSENTE
Non applicabile.
produzione di rifiuti e
scorie
Impatto: ASSENTE / POSITIVO
L’attività di potenziale trasformazione I possibili interventi
determinati dalle possibilità date dai disposti normativi
dell’art.19…non generano varianti per la produzione di rifiuti e
scorie rispetto allo stato attuale. E’ prevista la rimozione di ogni
struttura ancora presente nell’area così come la bonifica di rifiuti
e materiali vari ivi depositati. Questi verranno rimossi, trattati e
smaltiti secondo le norme di legge.
78
Rischio di incidenti
sostanze e tecnologie
impiegate (esplosioni,
incendi, rilascio sostanze
tossiche, incidenti, ecc.)
Impatto: ASSENTE
Non sono previste attività che possano comportare particolari
rischi di incidente.
disturbo nei confronti
della fauna
Impatto: ASSENTE / TRASCURABILE
Non si ritiene che la proposta di variante possa determinare un
incremento significativo dei livelli di disturbo sulla fauna ornitica.
Riguardo le altre specie della fauna non si ipotizzano impatti
diretti.
Riduzione di habitat per
specie della fauna
Impatto: ASSENTE
L’area oggetto di variante è interamente esterna al SIC.
5.4.2 VALUTAZIONE SIGNIFICATIVITÀ DELL’INCIDENZA AMBIENTALE DELLA PROPOSTA DI
VARIANTE
Rapporto tra il progetto e gli habitat
d’interesse comunitario presenti
nell’area e nel sito, con particolare
riferimento a quelli prioritari
(riduzione, trasformazione o
frammentazione habitat, ecc.).
L’area di studio della scheda M02 del POC di Ravenna è collocata in
aderenza al SIC IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta
Staggioni, Duna di Porto Corsini”, dal quale è separata dalla strada e
dal molo foraneo nord. La proposta di variante interessa una
superficie che non è ricompresa nel SIC e non si pone neanche in
aderenza con essi, la possibile interferenza con gli habitat presenti
nell’intorno è meramente indiretta, quindi l’ intervento non comporta
riduzione di superficie, trasformazione o frammentazione degli
habitat.
Per le caratteristiche della variante si ritiene che non si determinino
variazioni tali da creare un impatto significativo sugli habitat
analizzati ed una variazione del suo stato attuale di conservazione.
Rapporto tra il progetto e le opere previste e specie animali di interesse comunitario presenti nell’area e nel sito con particolare riferimento a quelle prioritarie (riduzione delle popolazioni, alterazione habitat di riproduzione, di alimentazione, di svernamento, ecc.)
Poiché la proposta di variante non interessa direttamente il SIC si
escludono impatti significativi sulla fauna acquatica e terrestre,
derivanti dalle potenziali trasformazioni in tutte le loro fasi attuative.
Non è da escludersi la presenza transitoria delle medesime specie del
SIC nell’area di intervento, più in particolare nella parte dell’ambito
interessata dal PUAP, a tale scopo, si prevedono interventi di
rinaturazione che hanno lo scopo sia di potenziare gli habitat esistenti
in continuità con il SIC e, in particolare, di mantenere la possibilità di
utilizzo dell’area oggetto di variante da parte di alcune specie
presenti nel sito, sia di svolgere un efficace funzione di barriera a
schermatura di potenziali impatti o disturbi verso le aree interne del
SIC.
Rapporto tra il progetto e specie vegetali di interesse comunitario
79
presenti nell’area con particolare riferimento a quelle prioritarie (riduzione popolazioni, alterazione habitat di riproduzione, substrato, ecc.).
Non vi sono rapporti tra gli interventi nell’area oggetto di variante e
l’unica specie vegetale di interesse comunitario presente nel SIC.
Con riferimento alle componenti di interesse comunitario, non si registrano quindi sottrazione e
frammentazione di habitat, in quanto il sito di intervento è solamente adiacente al SIC IT407005
“Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini” e adesso interamente esterno.
Si ritengono minimi, e non significativi rispetto alla situazione attuale, gli effetti dovuti a
perturbazione e disturbo apportati durante le fasi di cantiere e post-operam poiché l’area di
intervento non ospita in modo stabile e regolare specie tutelate dalle direttive 92/43/CEE o
79/409/CEE, né risulta sede di riproduzione (es. anfibi), alimentazione o sosta regolare (es. uccelli)
di suddette specie.
Nei confronti della fauna terricola non si rilevano particolari fattori di mortalità diretta in quanto
l’area è separata fisicamente dal SIC dalla strada di fruizione alla banchina principale, inoltre la
variante si pone in maniera ulteriormente distanziata dal Sito di Interesse comunitario.
Per quanto riguarda la fauna ornitica si prevedono idonei interventi di mitigazione.
80
5.4.3 TABELLA DI VALUTAZIONE RIASSUNTIVA
Habitat Natura 2000
Codice Habitat
Presenza
nell'area
oggetto di
valutazione
Significatività
incidenze dirette
Significatività
incidenze
indirette
Effetti
sinergici e
cumulativi
Mitigazioni
1130 Estuari No Nessuna Nessuna No No
1210 Vegetazione annua delle linee di
deposito marine No Nessuna Nessuna No No
1410 Pascoli inondati mediterranei
(Juncetalia maritimi) No Nessuna Nessuna No No
2110 Dune mobili embrionali No Nessuna Nessuna No No
2120
Dune mobili del cordone litorale
con presenza di Ammophila
arenaria (dune bianche)
No Nessuna Nessuna No No
2130 Dune fisse a vegetazione erbacea
(dune grigie) No Nessuna Nessuna No No
2160 Dune con presenza di Hippophae
rhamnoides No Nessuna Nessuna No No
2230 Prati dunali di Malcolmietalia No Nessuna Nessuna No No
2250 Peticaia costiera di ginepri
(Juniperus) No Nessuna Nessuna No No
2270 Foreste dunari di Pinus Pinea e/o
Pinus pinaster In parte Nessuna Nessuna No No
6420
Praterie mediterranee con piante
erbacee alte e giunchi (Molinion –
Holoschoenion)
No Nessuna Nessuna No No
91F0 Boschi misti di quercia, olmo e
frassino di grandi fiumi No Nessuna Nessuna No No
92A0 Foreste a galleria di Salix alba e
Populus alba No Nessuna Nessuna No No
9340 Foresta di Quercus ilex No Nessuna Nessuna No No
Piante incluse nell’Allegato II della Direttiva “Habitat”
Codice Specie
Presenza nell'area
oggetto di valutazione
Significatività incidenze dirette
Significatività incidenze indirette
Effetti sinergici e cumulativi
Mitigazioni
1443 Salicornia Veneta No Nessuna Nessuna No No
Pesci inseriti nell'Allegato II o IV della Direttiva "Habitat"
Codice Specie Presenza nell'area
oggetto di
Significatività incidenze dirette
Significatività incidenze indirette
Effetti sinergici e cumulativi
Mitigazioni
81
valutazione
1130 Cheppia No Nessuna Nessuna No No
1152 Nono No Nessuna Nessuna No No
1154 Ghiozzatto cenerino No Nessuna Nessuna No No
Invertebrati inseriti nell'Allegato II Direttiva "Habitat"
Codice Specie
Presenza nell'area
oggetto di valutazione
Significatività incidenze dirette
Significatività incidenze indirette
Effetti sinergici e cumulativi
Mitigazioni
1060 Lycaena dispar No Nessuna Nessuna No No
Uccelli inseriti nell'Allegato I della Direttiva “Uccelli"
Codice Specie
Presenza nell'area
oggetto di valutazione
Significatività incidenze dirette
Significatività incidenze indirette
Effetti sinergici e cumulativi
Mitigazioni
A026 Garzetta Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi ecologici
naturali
A084 Albanella minore No No Nessuna No No
A097 Falco Cuculo Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A138 Fratino Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali e
di aree idonee
all’alimentazione
A176 Gabbiano Corallino No No Nessuna No No
A180 Gabbiano roseo Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A191 Beccapesci Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A193 Sterna comune Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A195 Fraticello Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A196 Mignattino Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
82
A224 Succiacapre No No Nessuna No No
A338 Averla piccola No No Nessuna No No
A379 Ortolana No No Nessuna No No
Uccelli migratori di interesse comunitario non menzionati nell’Allegato I della Direttiva “Uccelli” (solo specie presenti nel sito con popolazioni significative)
Codice Specie
Presenza nell'area
oggetto di valutazione
Significatività incidenze dirette
Significatività incidenze indirette
Effetti sinergici e cumulativi
Mitigazioni
A005 Svasso maggiore Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A008 Svasso piccolo Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A130 Beccaccia di mare Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A179 Gabbiano comune No No Nessuna No No
A210 Tortora No No Nessuna No No
A212 Cuculo No Nessuna Nessuna No No
A226 Rondone Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A232 Upupa No No Nessuna No No
A233 Torcicollo No No Nessuna No No
A251 Rondine Possibile Si Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A253 Balestrucci Possibile Si Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A260 Cutrettola No No Nessuna No No
A271 Usignolo No No Nessuna No No
A298 Cannareccione No No Nessuna No No
A300 Canapino No No Nessuna No No
A309 Sterpazzola No No Nessuna No No
A319 Pigliamosche No No Nessuna No No
5.4.4 CONGRUITÀ DELLE OPERE / ATTIVITÀ PREVISTE CON LE NORME GESTIONALI DEL SIC
Per il sito Natura 2000 IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto
Corsini” non è stato elaborato uno specifico piano di gestione dagli Enti gestori (Provincia di
Ravenna e Parco del Delta del Po), pertanto si applicano le norme contenute nel Piano Territoriale
83
del Parco Regionale del Delta del Po e dalla Delibera della Giunta Regionale del 30/07/2007 n.1191
“Direttiva contenente i criteri di indirizzo per l’individuazione, la conservazione, la gestione ed il
monitoraggio dei SIC e delle ZPS”.
La compatibilità ambientale della proposta di variante va, comunque, valutata considerando
prioritariamente le finalità di conservazione della biodiversità del Sito previste dalla direttiva
“Habitat”, con specifico riguardo alle tipologie ambientali e alle diverse componenti floro -
faunistiche di interesse comunitario, e quindi la rispondenza alle norme gestionali previste dal
Piano del Parco.
Tuttavia, in considerazione di quanto emerso dallo studio di incidenza ambientale riguardo:
localizzazione, storia e stato d'uso attuale e caratteristiche ambientali presenti nell'area
di progetto;
tipologia, impatto ambientale potenziale, utilizzo di materiali e produzione di sostanze
inquinanti e rifiuti dovuti o connessi all’intervento in progetto;
habitat, componenti vegetazionali e floro-faunistiche presenti nell'immediato intorno
interessato, potenzialmente o di fatto, dal progetto;
si può ragionevolmente ritenere che la proposta di variante non determini impatti, interferenza
o perturbazione su componenti e processi ambientali tali da causare variazioni negative
significative rispetto alle condizioni attuali e tali da contrastare il raggiungimento delle finalità
previste con l’istituzione del SIC, purché siano mantenuti corridoi ecologici naturali all’interno
dell’area e siano realizzate idonee fasce tampone lungo il confine tra l’area oggetto di variante e
il SIC, ciò in particolare nella parte di area interessata dal PUAP più che nella sua parte a mare
interessata dai servizi alla Darsena Crociere.
Con riferimento a quanto contemplato dalla Direttiva "Habitat" 92/43/CEE e dal Regolamento di
attuazione D.P.R. 120/2003, si ritiene inoltre che sia all’ambito strettamente locale dell’intervento,
sia considerato il SIC nel suo complesso, non sussistano motivazioni legate alla conservazione degli
habitat, della vegetazione, delle specie della flora e della fauna di interesse comunitario e/o di
valore naturalistico tali da precludere la presentazione della proposta di variante.
5.4.5 INDICAZIONE DI EVENTUALI IPOTESI PROGETTUALI ALTERNATIVE
L’area oggetto della proposta di variante è interessata dal progetto per la realizzazione dei servizi
alla Darsena Crociere, tali opere potrebbero contribuire a migliorare qualitativamente il contesto
ambientale e la sua funzionalità oltre che a potenziare i servizi già presenti.
In ottemperanza ai servizi che si mostrano assolutamente necessari per rendere lo scalo di Porto
Corsini uno snodo funzionale e di accoglienza ai visitatori, non sono pertanto previsti ipotesi
84
progettuali alternative, in quanto tali servizi devono essere necessariamente e strettamente
connessi alle banchine d’attracco delle navi.
Si ritiene in ogni modo necessaria una fascia di filtro da apporre, conformemente al progetto che
verrà proposto, in adiacenza a lato ovest e lungo la via Teseo Guerra come cuscinetto al sistema
dell’habitat 2270 e allo stesso tempo come elemento di valorizzazione visiva.
5.4.6 INDICAZIONE DI EVENTUALI MISURE DI MITIGAZIONE
Per minimizzare gli effetti dei lavori e delle opere previste dall’intervento in progetto si ritiene
opportuno prevedere le seguenti misure di mitigazione:
predisporre il calendario dei lavori in modo da svolgere le attività durante i periodi di
quiescenza e/o di minore attività delle specie terrestri (es. Anfibi, Rettili);
prevedere una fascia tampone a verde naturale lungo la sponda occidentale di via Teso
Guerra in adiacenza al sito SIC IT407005;
prevedere nella progettazione, dove possibile, aree permeabili e nella realizzazione delle
zone a verde utilizzare specie arbustive ed arboree autoctone locali selezionate tra quelle
previste dal Piano del Parco del Delta del Po
porre particolare attenzione ai sistemi dei corridoi ecologici
85
6. VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DELLA VARIANTE E ANALISI DELLE COERENZE
In generale si riscontra un forte grado di antropizzazione nell’area analizzata che risulta essere già
attualmente dedicata e attrezzata per lo scalo turistico delle crociere.
Nel corso degli anni lo scalo di Porto Corsini ha acquisito una rilevanza sempre maggiore rendendo
necessario l’attivazione di misure precauzionali per garantire la funzionalità dello scalo stesso. In
base a quanto analizzato nel suddetto documento e a conclusione di questo, si può asserire che
l’area di studio non presenta sostanziali condizioni tali per cui non possa essere approvata la
variante.
Risulta invece appropriato, in maniera conforme alla disciplina del POC riguardante la città di
nuovo impianto per attività miste, l’integrazione della scheda M02 in modo tale definisca le
modalità attuative in assenza di PUAP e in corso di validità del POC stesso, al fine di rendere
possibile l’attuazione della variante proposta che ha per oggetto servizi pubblici e d’interesse
pubblico non realizzabili in altro luogo e la cui realizzazione è urgente per garantire servizi
efficienti e sicuri.
Non riscontrando inoltre problematiche riguardo ai Siti di Interesse Comunitario si ritiene che sia
necessario lo sviluppo di un polo funzionale e di accoglienza allo scalo turistico di Porto Corsini,
che risulti sia di accoglienza ai visitatori, sia di filtro alle aree naturalistiche adiacenti.
Verranno di seguite descritte alcune misure di inserimento paesaggistico, mitigazione e
compensazione che potranno essere prese in considerazione nello sviluppo della variante stessa.
6.1 MISURE DI INSERIMENTO PAESAGGISTICO
L’area oggetto di variante sarà potenzialmente oggetto di interventi e quindi risulta necessario
prevedere opere di mitigazione e/o compensazione che riducano e/o minimizzino le eventuali
attività.
Lo sviluppo di un disegno che dia carattere al sito analizzato potrebbe portare un valore aggiunto
all’area stessa andandone a potenziare la valenza naturalistica e creando dei nuovi corridoi
ecologici.
6.2 MISURE DI MITIGAZIONE
Si indirizza la costituzione di una fascia di rinaturalizzazione e quinta paesaggistica sul lato ovest
dell’intervento e in continuità con gli habitat naturali analizzati, quali sistema paesaggistico di
inquadramento allo scalo turistico di Porto Corsini.
In questo modo si verrebbe a creare un vero e proprio spazio di filtro a supporto delle aree
protette garantendo un sistema di continuità e permeabilità tra le due zone.
86
Fra le altre misure di mitigazione è opportuno indicare la necessità di predisporre il calendario di
potenziali lavori in modo da svolgere le attività durante periodi di quiescenza e/o minore attività
della fauna.
La realizzazione delle zone a verde, dove prevista, deve comunque dare continuità agli habitat
tutelati, utilizzando specie arbustive e arboree autoctone locali selezionate tra quelle previste dal
Piano del Parco del Delta del Po ed escludendo quindi tassativamente specie ampiamente
utilizzate, ma invasive, di origine alloctona quali Robinia (Robinia pseudoacacia), Ailanto (Ailanthus
altissima), Acero americano (Acer negundo) ed altre considerate specie indesiderate perché
altamente infestanti.
6.3 MISURE DI COMPENSAZIONE
A compensazione degli indirizzi di variante proposti per l’area non vengono indicati interventi
rilevanti in quanto l’area è localizzata su un sito già totalmente antropizzato e non risulta in
adiacenza stretta con il sistema degli habitat natura 2000.
Si consiglia che la viabilità in entrata e uscita venga adeguata sul lato sud dell’ambito, mentre in
adiacenza al sito SIC IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini”
venga realizzata una fascia boscata (opere di rinaturalizzazione non accessibili al pubblico) che si
ponga in continuità con il sito stesso e formi un’area cuscinetto tra l’ambito da urbanizzare e le
aree naturali. Gli interventi a verde contribuiranno a rendere più gradevole possibile l’approccio
dei crocieristi sia dal punto di vista funzionale che percettivo, favoriranno inoltre la qualificazione
della continuità paesaggistica con le aree di pregio naturalistico limitrofe e con l’abitato di Porto
Corsini , rendendo sostenibile le relazioni fra queste aree e il terminal stesso
La fascia boscata dovrà riproporre le associazioni vegetali tipiche degli habitat 9540 “Pinete
costiere di Pinus pinea e Pinus pinaster” e 91F0 ”Boschi misti dei grandi fiumi di pianura” che, nel
SIC IT4070005, si trovano spesso sovrapposti.
Il principio di sviluppo è quello di costituire una fascia boscata caratterizzata dalla presenza, non
solo di pino domestico e pino marittimo, ma anche e soprattutto di formazioni a latifoglie (Leccete
e Querco ‐ ulmeti) che rappresentano la forma tipica di naturalizzazione delle pinete litoranee.
87
BIBLIOGRAFIA
Legge Regionale n. 20/2000 – “Disciplina Generale sulla Tutela e l’Uso del Territorio”;
Piano Stralcio del Rischio Idrogeologico dell’Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli;
Piano Territoriale Paesistico Regionale – Regione Emilia Romagna;
http://territorio.regione.emilia-romagna.it/
Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale – Provincia di Ravenna
Piano Strutturale Comunale, Regolamento Urbanistico Edilizio, Piano Operativo Comunale –
Comune di Ravenna;
Relazioni specialistiche analisi dello stato di fatto:
Valutazione ambientale strategica e rapporto ambientale, “Piano Regolatore Portuale 2007
del Porto di Ravenna”, Febbraio 2009, progettisti: raggruppamento temporaneo MODIMAR
S.r.l. e SEACON s.r.l.
Relazione Paesaggistica, “Progetto generale delle opere di approfondimento dei fondali
previsti nel piano regolatore Portuale 2007 del Porto di Ravenna”, Maggio 2010, progettisti:
raggruppamento temporaneo MODIMAR S.r.l. e SEACON s.r.l.
Valutazione ambientale strategica, “P.U.E.P per l’avamporto di Porto Corsini”, Gennaio 2009,
Arch.Bruno Minardi, Arch.Alberto Polacco, Atelier Mendini
www.regione.emilia-romagna.it
www.provincia.ra.it
www.comune.ra.it
www.arpa.emr.it