piano di emergenza di protezione civile del comune di … · 1^ parte - aspetti normativi...
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PIANO DI EMERGENZA DI PROTEZIONE
CIVILE DEL COMUNE DI ROGHUDI
COMUNE DI ROGHUDI
1^ PARTE - ASPETTI NORMATIVI
Legislazione Nazionale
Il testo normativo fondamentale in materia di Protezione Civile in Italia è la Legge n. 225 del
24/02/1992, istitutiva del Servizio Nazionale della Protezione Civile, che così è definito all‟art. 1
comma 1: “E‟ istituito il Servizio Nazionale di Protezione Civile al fine di tutelare l‟integrità della
vita, i beni, gli insediamenti e l‟ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamità
naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi”.
Altri aspetti importanti introdotti dalla Legge 225/92 sono la distribuzione e il coinvolgimento fra le
varie Amministrazioni centrali e periferiche (art. 12, 13, 14 e 15) delle competenze in materia, la
giusta valorizzazione del Volontariato (art. 8 e 18) quale componente fondamentale nella gestione
dell‟emergenza, la chiara definizione della tipologia degli eventi ed i relativi ambiti di competenza
(art. 2), nonché la precisa indicazione delle strutture operative nazionali che costituiscono il
Servizio Nazionale della Protezione Civile.
Sulla base del Decreto Legislativo n. 343 dello 07/09/2001, convertito nella Legge n. 401 del 9
novembre 2001, tutti i poteri di gestione del Servizio Nazionale di Protezione Civile sono stati
assegnati al Presidente del Consiglio e, per delega di questo ultimo, al Ministro dell‟Interno e, di
conseguenza, al Dipartimento Nazionale di Protezione Civile.
Il Dipartimento ha un ruolo primario per la gestione delle emergenze nazionali, ovvero per gli
eventi denominati di tipo “C”, ma non solo.
Infatti, può essere attivato dal Prefetto, dal Presidente della Provincia e dalla Regione per le
emergenze definite di tipo “B”, cioè di livello provinciale, e in casi particolari anche per gli eventi
di tipo “A”, cioè di livello locale.
In tale contesto il Prefetto, in ambito Provinciale, rappresenta la figura istituzionale di riferimento
del sistema operativo della Protezione Civile, unitamente alle Province e alle Regioni, Istituzioni
cui la legislazione attribuisce un ruolo determinante della gestione degli eventi, con grande
autonomia d‟intervento.
In particolare la Regione assume un ruolo importante nella fase della prevenzione e previsione,
della gestione delle emergenze e della fase di ritorno alle normali condizioni di vita, agendo
soprattutto su cinque fattori:
• prevenzione a lungo termine, da svilupparsi intervenendo anche normativamente sui fattori
urbanistici e territoriali, attuando politiche rigorose di protezione e conoscenza del territorio e dei
suoi rischi ed incrementando una cultura della protezione civile e la formazione a tutti i livelli, dai
corsi di base e d‟aggiornamento alle esercitazioni e simulazione d‟evento;
• prevenzione a breve e medio termine, attraverso l‟attività di pianificazione e realizzando, anche
tramite altri Enti, le opere di difesa del suolo, ed ingegneria naturalistica e sismica, per mitigare il
rischio in modo concreto, il monitoraggio dei rischi nonché cooperando nella pianificazione
d‟emergenza degli Enti locali;
• previsione a brevissimo termine, effettuata utilizzando i più ampi e affidabili sistemi di
previsione e monitoraggio dei rischi, sviluppando azioni di preannuncio e allertamento per eventi
calamitosi attesi, da pochi giorni a poche ore prima dell‟evento;
• gestione delle emergenze, collaborando con le diverse componenti del Servizio Nazionale della
Protezione Civile;
• ritorno alla normalità, predisponendo assieme agli altri Enti territoriali, piani di ripristino
relativi al ritorno alle normali condizioni di vita.
Nel contesto normativo in questione la Provincia assume sempre maggiore importanza nel quadro
di riferimento istituzionale, in relazione ai livelli di competenza trasferiti dalla vigente legislazione,
sia in emergenza, sia nelle fasi di pianificazione preventiva e successiva all‟evento.
In ambito comunale il Sindaco è la figura istituzionale principale della catena operativa della
Protezione Civile, dall‟assunzione delle responsabilità connesse alle incombenze di Protezione
Civile, all‟organizzazione preventiva delle attività di controllo e di monitoraggio, fino all‟adozione
dei provvedimenti d‟emergenza indirizzati soprattutto alla salvaguardia della vita umana.
In merito alle competenze Comunali l‟Art 15 prevede:
1. nell‟ambito del quadro ordinamentale di cui alla legge 8 giugno 1990, n142, in materia di
autonomie locali, ogni Comune può dotarsi di un struttura di protezione civile;
2. la Regione, nel rispetto delle competenze ad essa affidate in materia di organizzazione
dell‟esercizio delle funzioni amministrative a livello locale,, favorisce, nei modi e con le
forme ritenute opportune , l‟organizzazione di strutture Comunali di Protezione Civile;
3. il Sindaco è autorità massima di protezione civile, il verificarsi dell‟emergenza nell‟ambito
del territorio Comunale amministrato, assume la direzioni e il coordinamento dei servizi di
soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari dandone
immediata comunicazione al prefetto e al Presidente della Giunta Regionale;
4. quando la calamità naturale o l‟evento non possono essere fronteggiati con i mezzi a
disposizione del Comune, il Sindaco chiede l‟intervento di altre forze e strutture al Prefetto,
che adotta provvedimenti di competenza, coordinando i propri interventi con quelli
dell‟autorità comunale di protezione civile.
LA LEGGE 100/2012: LA RIFORMA DEL SERVIZIO NAZIONALE
A vent‟anni dalla sua nascita il Servizio Nazionale della Protezione Civile viene riformato. Il
decreto legge n. 59 del 15 maggio 2012 convertito nella legge n. 100 del 12 luglio 2012 modifica e
integra la legge n. 225 del 1992, istitutiva del Servizio. Le attività della Protezione Civile vengono
ricondotte al nucleo originario di competenze definito dalla legge 225/1992, dirette principalmente
a fronteggiare le calamità e a rendere più incisivi gli interventi nella gestione delle emergenze.
Viene ribadito il ruolo di indirizzo e coordinamento del Dipartimento della Protezione Civile delle
attività delle diverse componenti e strutture operative del Servizio Nazionale.
Passaggi significativi della legge100/2012 riguardano le attività di protezione civile. Accanto alle
attività di “previsione e prevenzione dei rischi” e di “soccorso delle popolazioni” viene meglio
specificato il concetto di “superamento dell‟emergenza”, cui si associa ogni altra attività necessaria
e indifferibile diretta al “contrasto dell‟emergenza” e alla “mitigazione del rischio” connessa con gli
eventi calamitosi. Le attività di prevenzione vengono esplicitate e per la prima volta si parla
chiaramente di allertamento, pianificazione d‟emergenza, formazione, diffusione della conoscenza
di protezione civile, informazione alla popolazione, applicazione della normativa tecnica e di
esercitazioni. Il sistema di allerta nazionale per il rischio meteo-idrogeologico e idraulico viene
inquadrato in maniera organica, riprendendo così i vari provvedimenti che negli anni hanno
disciplinato le attività di allertamento ai fini di protezione civile.
La legge 100/2012 ribadisce poi il ruolo del Sindaco come autorità comunale di protezione civile,
precisandone i compiti nelle attività di soccorso e assistenza alla popolazione. Una novità
importante riguarda i piani comunali di emergenza, che devono essere redatti entro 90 giorni
dall‟entrata in vigore della legge, e periodicamente aggiornati.
Un anno dopo, la legge n. 119 del 15 ottobre 2013 modifica nuovamente la legge 225/1992
intervenendo sulla durata dello stato di emergenza, sugli ambiti di intervento delle ordinanze di
protezione civile e sulla definizione delle risorse necessarie a far fronte alle emergenze. In
particolare, la legge 119/2013 stabilisce che la durata dello stato di emergenza non può superare i
180 giorni e può essere prorogato fino a ulteriori 180 giorni.
STRUTTURE OPERATIVE NAZIONALI REGIONALI E PROVINCIALI
In questo paragrafo viene sinteticamente descritta la struttura di protezione civile considerata a
livello nazionale, regionale e provinciale con brevi accenni e alle rispettive funzioni e competenze.
La struttura è articolata:
Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri ha un ruolo
centrale nello svolgimento dell‟attività “tecnico-operativa”.
Il Dipartimento è la struttura organizzativa necessaria a fronteggiare gli eventi calamitosi,
rivolgendo alle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, alle Regioni, alle
provincie, ai Comuni , agli enti pubblici nazionali e territoriali e ad ogni altra istituzione ed
organizzazione pubblica e privata, le indicazioni necessarie al raggiungimento delle finalità
di coordinamento operativo in materia di protezione civile. Sulla base dei piani di
emergenza, fornisce proposte di indirizzo, promozione , coordinamento, previsione e
prevenzione al Presidente del Consiglio o al Ministro dell‟interno da lui delegato.
Alle Regioni spetta, sulla base degli indirizzi nazionali, la predisposizione di programmi di
previsione, prevenzione d attuazione degli interventi urgenti in caso di calamità e di quelli
necessari a garantire il ritorno alle normali condizioni di vita. La regione formula l‟indirizzo
per la predisposizione del piano provinciale di emergenza
Ai Comuni sono attribuite, nel ambito territoriale e intercomunale di competenza, funzioni
analoghe conferite alle amministrazioni provinciali ed il compito di attivare i primi soccorsi
necessari a fronteggiare l‟emergenza.
Gli Uffici Territoriali di Governo (Prefetture), al verificarsi di un evento calamitoso,
svolgono una funzione di “cerniera” con le risorse in campo degli Enti pubblici sopracitati
attivando, secondo quanto specificato in sede locale dai competenti enti territoriali, tutti i
mezzi ed i poteri di competenza Statale. In situazioni di emergenza è soltanto il prefetto che
in sede locale, quale rappresentante del Governo, è legittimato ad assumere iniziative
straordinarie, nell‟attesa di eventuali successive ordinanze di protezione civile.
Alle strutture sopraelencate si aggiunge il Centro operativo Misto (COM) il quale è una
struttura di coordinamento sovracomunale, istituita dal Prefetto, costituita dai Sindaci dei
comuni interessai dall‟emergenza, dai rappresentanti della Provincia, dei Carabinieri, della
Guardi di Finanza, dei Vigili del Fuoco, dell‟esercito e dell‟Asl. Il suo scopo è di coordinare
gli interventi tra le varie forze coinvolte in campo ed agisce a livello intercomunale,
interagendo con i centri operativi comunali (COC) coordinati dai vari Sindaci.
LA STRUTTURA DEL PIANO DI EMERGENZA
Secondo quanto previsto dal “Metodo Augustus” suggerito dal Dipartimento della Protezione
Civile, il presente Piano Comunale si articola in tre parti:
1. parte A Generale;
2. parte B Lineamenti della pianificazione;
3. parte C Modello di intervento”.
Nella Parte A Generale: si identificano i rischi presenti nel territorio comunale attraverso la
valutazione dei parametri di pericolosità, vulnerabilità ed esposizione, intendendo per pericolosità la
possibilità che si verifichi un evento calamitoso di una certa intensità, per esposizione l‟insieme
degli elementi che possono essere danneggiati e per vulnerabilità la possibilità che gli elementi
antropici subiscano danni sotto l‟azione degli eventi calamitosi. Nello specifico :
RISCHIO SISMICO
RISCHIO IDROGEOLOGICO – IDRAULICO
RISCHIO INCENDI BOSCHIVI
Nella Parte B Lineamenti della pianificazione: sono individuati i soggetti e le relative competenze
necessarie a fornire un'adeguata risposta di protezione civile al verificarsi di un evento calamitoso.
Nella Parte C Modello di intervento: è riportata l'organizzazione delle azioni durante la fase
operativa per il coordinamento della risposta di protezione civile effettuata dai soggetti individuati
nella parte B.
Contenuti del Piano di Protezione Civile
Il Piano Comunale di Protezione Civile o Piano Comunale d‟emergenza, di seguito nel testo
denominato “Piano”, è uno strumento di pianificazione indispensabile per fronteggiare le
emergenze di massa in aree soggette ad eventi estremi, ma anche quando tali fenomeni si
sviluppano con ridotta frequenza e comportano, comunque, il perdurare di un rischio residuale.
Il Piano si può definire come il modello organizzativo di risposta agli scenari che conseguono al
verificarsi nell‟ambito del territorio comunale di eventi capaci di produrre effetti distruttivi nei
confronti dell‟uomo, dell‟ambiente e del patrimonio, che debbano essere fronteggiati con un
intervento straordinario.
Il Piano, sulla base di scenari di riferimento, individua e disegna le diverse strategie finalizzate alla
riduzione del danno ovvero al superamento dell‟emergenza ed ha come finalità prioritaria la
salvaguardia delle persone, dell‟ambiente e dei beni presenti in un‟area a rischio.
Il Piano è sostanzialmente costituito da alcuni Scenari di evento e da un Modello di intervento di
emergenza e di soccorso. Ogni scenario costituisce elemento di supporto decisionale nella
predisposizione del suddetto modello di intervento. Lo scenario non è altro che la descrizione della
dinamica dell‟evento e si realizza attraverso l‟analisi, sia del tipo storico sia fisico, delle
fenomenologie.
I limiti della costruzione di uno scenario sono da ricercarsi nel livello di indeterminazione dei
diversi fenomeni che lo generano.
Per la gestione del Piano sono indispensabili attività di supporto quali:
Il Piano è sostanzialmente costituito da alcuni Scenari di evento e da un Modello di intervento di
emergenza e di soccorso. Ogni scenario costituisce elemento di supporto decisionale nella
predisposizione del suddetto modello di intervento. Lo scenario non è altro che la descrizione della
dinamica dell‟evento e si realizza attraverso l‟analisi, sia del tipo storico sia fisico, delle
fenomenologie.
I limiti della costruzione di uno scenario sono da ricercarsi nel livello di indeterminazione dei
diversi fenomeni che lo generano.
Per la gestione del Piano sono indispensabili attività di supporto quali:
• predisposizione di schemi informativi diretti alla popolazione;
• verifica delle strutture comunali che garantiscono, anche con l‟ausilio ed il supporto di
esercitazioni, l‟operatività dei contenuti del Piano;
• analisi dei benefici ottenuti attraverso il modello decisionale utilizzato in fase di emergenza, sia a
seguito di simulazioni, che di evento reale;
• aggiornamento dei dati di base ad intervalli temporali regolari e ravvicinati;
• verifica continua dei meccanismi d‟interfaccia con:
• Altri Enti territoriali competenti nella gestione dell‟emergenza e del soccorso;
• Associazioni di volontariato.
PARTE A -GENERALE
COMUNE DI ROGHUDI PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA
COMUNE DI ROGHUDI
Indirizzo: PIAZZA ROMA 1, 89060
ROGHUDI RC
Telefono: Telefono 0965-789140
Fax 0965-771327
DATI GEOGRAFICI Altitudine 24 s.l.m. a 55 s.l.m.
Territorio
Coordinate 38°02′56″N
15°54′57″E38.048889°N
15.915833°ECoordinate:
38°02′56″N
15°54′57″E38.048889°N
15.915833°E (Mappa)
Altitudine 55 m s.l.m.
Superficie 46,92 km²
Abitanti 1 137
[1] (31-08-2012)
Densità 24,23 ab./km²
Frazioni Chorio (greco-calabro:
Choriò), Roghudi Nuovo,
Roghudi Vecchio
Comuni
confinanti
Africo, Bova, Condofuri,
Cosoleto, Melito di Porto
Salvo, Roccaforte del
Greco, Sinopoli
ROGHUDI
ROGHUDI VECCHIO
Ordinanza di sgombro
16 Febbraio 1971
ASPETTI GENERALI DEL TERRITORIO
La conoscenza del territorio è il requisito essenziale per una corretta pianificazione di emergenza.
L‟analisi del territorio viene effettuata tenendo conto di:
L‟aspetto geomorfologico del territorio (presenza o meno di pianura, colline, montagne, ecc)
L‟aspetto geologico (descrizione delle rocce presenti sul territorio) e uso del suolo L‟aspetto
idrografico (presenza o meno di fiumi e torrenti con studio del loro alveo)
L‟aspetto insediativo presente nell‟area a rischio (numero di residenti e non, presenza di persone
non autosufficienti, scuole, ospedali, eventuali flussi turistici, grandi vie di comunicazione come
autostrade e ferrovie, ecc.)
ANALISI DEL CONTESTO FISICO
ROGHUDI
Il toponimo viene forse dal greco antico
“Rochùdios”, dirupo. In epoche remote il
paese storico fu senz‟altro un insediamento
ad economia pastorale.
La vecchia Roghudi sorge al centro del letto
della grande fiumara Amendolea, a circa 500
metri sul livello del mare. In seguito alle
alluvioni dei primi anni ‟70 fu decretato il
trasferimento dell‟abitato nell‟attuale nuovo sito, un‟isola amministrativa all‟interno del territorio
del comune di Melito Porto Salvo.
Il nuovo centro abitativo è privo di caratteristiche significative architettoniche di pregio e
attualmente oggetto di investimenti pubblici atti alla sua valorizzazione antropica. .
Nel territorio di Roghudi rientra la frazione di Chorio, ubicata in altura rispetto al centro nuovo di
Roghudi e anch‟essa oggetto di ordinanza di sgombro in seguito agli eventi alluvionali del 1972.
ROGHUDI VECCHIO
ORDINANZA DI SGOMBRO
La caratteristica principale del comune di Roghudi, è quella di essere suddiviso in due differenti
porzioni non confinanti e poste a grande distanza l‟una dall‟altra (circa 40 km). La prima di esse si
trova nelle vicinanze di Melito di Porto Salvo, del cui territorio comunale costituisce un‟enclave
contenente l‟attuale sede comunale e l‟abitato di Roghudi Nuovo, mentre la seconda è posta
all‟interno, sulle pendici meridionali dell‟Aspromonte dove si trova l‟abitato oramai abbandonato di
Roghudi Vecchio.
Nel 1971 e nel 1973, in seguito a due fortissime alluvioni, l‟abitato di Roghudi Vecchio, fino ad
allora sede comunale, fu dichiarato totalmente inagibile. Si decise per questo di trasferire gli abitanti
nonché la sede comunale, in un abitato di nuova fondazione che venne edificato in prossimità della
costa jonica.
Questo scacchiere di case costruito negli anni „80 lungo la statale 106, in prossimità di Melito di
Porto Salvo, ospita gli alluvionati di un borgo ben più fascinoso, posto sulle pendici meridionali
dell‟Aspromonte, lungo la fiumara dell‟Amendolea: Roghudi. L‟appellativo di Nuovo, connota,
infatti, la fondazione recente, in contrapposizione al termine Vecchio, attribuito dal 1972 al centro
storico originario, ormai abbandonato e divenuto metafora della condizione in cui versano molti
borghi interni dell‟Area Grecanica.
CLASSIFICAZINE SISMICA E CLIMATICA
Zona sismica 1
zona climatica D
gr-g = gradi giorno di energia1586
alt = altezza su livello del mare della casa comunale (espressa in metri) 473
ASSETTO DEMOGRAFICO
Variazione percentuale della popolazione
Movimento naturale della popolazione
Il grafico in basso, detto Piramide delle Età, rappresenta la distribuzione della popolazione residente a Roghudi per età, sesso e stato civile al 1° gennaio 2016.
La popolazione è riportata per classi quinquennali di età sull'asse Y, mentre sull'asse X sono riportati due grafici a barre a specchio con i maschi (a sinistra) e le femmine (a destra). I diversi colori evidenziano la distribuzione della popolazione per stato civile: celibi e nubili, coniugati, vedovi e divorziati.
l'anno scolastico 2016/2017 le scuole di Roghudi, evidenziando con colori diversi i differenti
cicli scolastici (asilo nido, scuola dell'infanzia, scuola primaria, scuola secondaria di I e II grado
Struttura della popolazione dal 2002 al 2016
Cittadini stranieri Roghudi 2016
Popolazione straniera residente a Roghudi al 1° gennaio 2016. Sono considerati cittadini stranieri le persone di cittadinanza non italiana aventi dimora abituale in Italia.
Distribuzione per area geografica di cittadinanza
Gli stranieri residenti a Roghudi al 1° gennaio 2016 sono 154 e rappresentano il 13,9% della popolazione residente.
La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dal Marocco con il 46,8% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dall'India (27,9%) e dalla Romania (16,2%).
Distribuzione della popolazione straniera per età e sesso
In basso è riportata la piramide delle età con la distribuzione della popolazione straniera residente a Roghudi per età e sesso al 1° gennaio 2016 su dati ISTAT.
ANALISI DEI RISCHI
Ai fini di protezione civile, il rischio è rappresentato dalla possibilità che un fenomeno naturale o
indotto dalle attività dell‟uomo possa causare effetti dannosi sulla popolazione, gli insediamenti
abitativi e produttivi e le infrastrutture, all‟interno di una particolare area, in un determinato periodo
di tempo.
Rischio e pericolo non sono dunque la stessa cosa: il pericolo è rappresentato dall'evento calamitoso
che può colpire una certa area (la causa), il rischio è rappresentato dalle sue possibili conseguenze,
cioè dal danno che ci si può attendere (l‟effetto).
Per valutare concretamente un rischio, quindi, non è sufficiente conoscere il pericolo, ma occorre
anche stimare attentamente il valore esposto, cioè i beni presenti sul territorio che possono essere
coinvolti da un evento, e la loro vulnerabilità.
Il rischio quindi è traducibile nella formula: R = P x V x E
P = Pericolosità: la probabilità che un fenomeno di una determinata intensità si verifichi in un certo
periodo di tempo, in una data area.
V = Vulnerabilità: la vulnerabilità di un elemento (persone, edifici, infrastrutture, attività
economiche) è la propensione a subire danneggiamenti in conseguenza delle sollecitazioni indotte
da un evento di una certa intensità.
E = Esposizione o Valore esposto: è il numero di unità (o "valore") di ognuno degli elementi a
rischio presenti in una data area, come le vite umane o gli insediamenti.
Date le caratteristiche geografiche, geologiche e sociali nel territorio Comunale, nel presente piano,
vengono ipotizzati questi scenari di rischio:
RISCHIO SISMICO
RISCHIO IDRAULICO-IDROGEOLOGICO
RISCHIO INCENDI BOSCHIVI
Rischio sismico di Roghudi
Le zone sismiche assegnate al territorio comunale di Roghudi per le normative edilizie. Zone sismiche. Fenomeni riscontrati. Accelerazione al suolo (ag max).
Classificazione sismica
La classificazione sismica del territorio nazionale ha introdotto normative tecniche specifiche per le costruzioni di edifici, ponti ed altre opere in aree geografiche caratterizzate dal medesimo rischio sismico.
In basso è riportata la zona sismica per il territorio di Roghudi, indicata nell'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274/2003, aggiornata con la Delibera della Giunta Regionale della Calabria n. 47 del 10.02.2004.
Zona sismica
1
Zona con pericolosità sismica alta. Indica la zona più pericolosa dove possono verificarsi fortissimi terremoti.
I criteri per l'aggiornamento della mappa di pericolosità sismica sono stati definiti nell'Ordinanza del PCM n. 3519/2006, che ha suddiviso l'intero territorio nazionale in quattro
zone sismiche sulla base del valore dell'accelerazione orizzontale massima (ag) su suolo
rigido o pianeggiante, che ha una probabilità del 10% di essere superata in 50 anni.
Zona sismica
Descrizione accelerazione con probabilità di superamento del 10% in 50
anni [ag]
accelerazione orizzontale massima
convenzionale (Norme
Tecniche) [ag]
numero comuni
con territori
ricadenti nella
zona (*)
1 Indica la zona più pericolosa, dove possono verificarsi fortissimi terremoti.
ag > 0,25 g 0,35 g 707
2 Zona dove possono verificarsi forti terremoti. 0,15 < ag ≤ 0,25 g
0,25 g 2.198
3 Zona che può essere soggetta a forti terremoti ma rari.
0,05 < ag ≤ 0,15 g
0,15 g 2.855
4 E' la zona meno pericolosa, dove i terremoti sono rari ed è facoltà delle Regioni prescrivere l’obbligo
della progettazione antisismica.
ag ≤ 0,05 g 0,05 g 2.244
La classificazione climatica del territorio comunale di Roghudi per la regolamentazione degli impianti termici. Zona Climatica. Gradi Giorno.
Si evidenzia che l’intero costruito è caratterizzato da edifici in cemento armato tutti collaudati, con altezze max 2 piani f.t.
In seguito alle alluvioni dei primi anni ‟70 fu decretato il trasferimento dell‟abitato nell‟attuale
nuovo sito, all‟interno del territorio Comunale di Melito di Porto salvo, la ricostruzione è stata
realizzata nel 1981 dal ex Genio Civile.
RISCHIO IDRAULICO-IDROGEOLOGICO
La Calabria rientra nell‟area dei climi temperati. Nelle zone litoranee e nei versanti che si
affacciano sul mare si riscontra il clima tipicamente mediterraneo, con inverno mite ed estate calda
e siccitosa.
Con l‟aumentare dell‟altitudine e nelle zone più interne, il clima, può definirsi montano -
mediterraneo con inverni più o meno freddi e piovosi ed estate meno calde e con qualche
precipitazione. Si presenta inoltre, come una delle regioni più piovose dell‟Italia meridionale: la
piovosità media annua è infatti di mm 1.151, a fronte di una media nazionale di mm 970.
Tale elevata piovosità dipende dalla configurazione a penisola e dalla disposizione assiale dei
principali sistemi orografici, costituenti, barriere che si oppongono alle masse d‟aria umida
provenienti dal mare, favorendone la rapida ascesa e la formazione delle piogge.
Quasi il 50 % delle piogge cade nei mesi di novembre, dicembre e gennaio; dicembre è il mese più
piovoso (185 mm), mentre il mese meno piovoso è luglio (18 mm). Le differenze microclimatiche
fra il versante ionico e quello tirrenico sono dovute alle differenti caratteristiche delle perturbazioni
provenienti da SE e da NW. La Catena Costiera tirrenica è contraddistinta da piogge medie annue
comprese tra i 1500 e i 2500 mm.
Le aree che si affacciano sulla costa ionica, invece, specie sul settore meridionale, sono più
frequentemente ed intensamente colpite da eventi meteorici eccezionali.
Classificazione climatica
La classificazione climatica dei comuni italiani è stata introdotta per regolamentare il funzionamento ed il periodo di esercizio degli impianti termici degli edifici ai fini del contenimento dei consumi di energia.
In basso è riportata la zona climatica per il territorio di Roghudi, assegnata con Decreto del Presidente della Repubblica n. 412 del 26 agosto 1993 e successivi aggiornamenti fino al 31 ottobre 2009.
Zona climatica
C
Periodo di accensione degli impianti termici: dal 15 novembre al 31 marzo (10 ore giornaliere), salvo ampliamenti disposti dal Sindaco.
Gradi-giorno
1.001
Il grado-giorno (GG) di una località è l'unità di misura che stima il fabbisogno energetico necessario per mantenere un clima confortevole nelle abitazioni. Rappresenta la somma, estesa a tutti i giorni di un periodo annuale convenzionale di riscaldamento, degli incrementi medi giornalieri di temperatura necessari per raggiungere la soglia di 20 °C. Più alto è il valore del GG e maggiore è la necessità di tenere acceso l'impianto termico.
Il territorio italiano è suddiviso nelle seguenti sei zone climatiche che variano in funzione dei gradi-giorno indipendentemente dall'ubicazione geografica.
Zona climatica
Gradi-giorno Periodo Numero di ore
A comuni con GG ≤ 600 1° dicembre - 15 marzo 6 ore giornaliere
B 600 < comuni con GG ≤ 900 1° dicembre - 31 marzo 8 ore giornaliere
C 900 < comuni con GG ≤ 1.400 15 novembre - 31 marzo 10 ore giornaliere
D 1.400 < comuni con GG ≤ 2.100 1° novembre - 15 aprile 12 ore giornaliere
E 2.100 < comuni con GG ≤ 3.000 15 ottobre - 15 aprile 14 ore giornaliere
F comuni con GG > 3.000 tutto l'anno nessuna limitazione
DEFINIZIONE DEI LIVELLI DI PERICOLOSITA‟
La pericolosità locale del territorio comunale di ROGHUDIi (Vd“Carta del rischio idrogeologico”
è desunta principalmente dalla Carta “Pericolosità geologiche” nonchè dal P.A.I.
PERIMETRAZIONI AREE ARISCHIO
AREE VULNERATE ED ELEMENTI ESPOSTI A RISCHIO
DELIMITAZIONE COMUNALE
RISCHIO IDRAULICO
FENOMENI FRANOSI
La criticità da evidenziare riguarda il cavalcavia posto all’ingresso del Comune di
Roghudi, accesso principale al paese limitrofo e alla statale 106. In tal caso sono presenti le
vie alternative evidenziate nella cartografia relativa alla viabilità.
RISCHIO INCENDI BOSCHIVI
Un incendio boschivo è un fuoco che tende ad espandersi su aree boscate, cespugliate o
arborate, comprese eventuali strutture e infrastrutture antropizzate che si trovano
all’interno delle stesse aree, oppure su terreni coltivati o incolti e pascoli limitrofi alle aree
(art. 2 della Legge n.353 del 2000). Un incendio boschivo è un fuoco che si propaga
provocando danni alla vegetazione e agli insediamenti umani. In quest’ultimo caso,
quando il fuoco si trova vicino a case, edifici o luoghi frequentati da persone, si parla di
incendi di interfaccia. Più propriamente, per interfaccia urbano-rurale si definiscono
quelle zone, aree o fasce, nelle quali l’interconnessione tra strutture antropiche e aree
naturali è molto stretta: sono quei luoghi geografici dove il sistema urbano e naturale si
incontrano e interagiscono. Tutte le regioni italiane sono interessate dagli incendi, anche se
con gravità differente e in periodi diversi dell’anno. Le condizioni ambientali e climatiche
della penisola italiana favoriscono lo sviluppo di,focolai principalmente in due stagioni
dell’anno. Nelle regioni settentrionali dell’arco alpino – ma anche nelle zone appenniniche
in alta quota - gli incendi boschivi si sviluppano prevalentemente nella stagione invernale
– primaverile, la più siccitosa, quando la vegetazione è stata seccata dal gelo. Mentre in
estate i frequenti temporali riducono il rischio di incendio. Al contrario, nelle regioni
peninsulari centro – meridionali, dove il clima è mediterraneo, il fuoco si sviluppa
prevalentemente nella stagione estiva, calda e siccitosa.
La legge quadro(Legge n. 353 del 2000) sugli incendi boschivi affida alle regioni la
competenza in materia di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi, mentre allo
Stato compete una funzione di indirizzo e di coordinamento di tali attività. In particolare,
al Dipartimento della Protezione civile, attraverso il Coau - Centro Operativo Aereo
Unificato, è affidato il coordinamento dei mezzi della flotta aerea antincendio dello Stato,
alcuni di proprietà o noleggiati dal Dipartimento, altri resi disponibili dalle altre
amministrazioni dello Stato (Esercito Italiano, Corpo Forestale dello Stato, Aeronautica
Militare, Vigili del Fuoco, Marina Militare e Capitaneriedi Porto).
IL RISCHIO INCENDI BOSCHIVI e d’interfaccia si può definire come il valore atteso del
danno dovuto al verificarsi di un incendio, in una particolare area e in un determinato
periodo di tempo.
Ai sensi della L. 353 /2000, “per incendio boschivo si intende un fuoco che tende ad espandersi su
aree boscate, cespugliate o arborate, comprese eventuali strutture e infrastrutture antropizzate che
si trovano all’interno delle stesse aree, oppure su terreni, coltivati o incolti, e pascoli limitrofi alle
aree”.
Nel caso in cui il fuoco va ad interessare l’ambiente antropizzato si parla di incendio di
interfaccia, ossia il luogo dove l’area naturale e quella urbana si incontrano e interferiscono
reciprocamente
IL PIANO ANTINCENDI BOSCHIVI (piano AIB), si basa sulla conoscenza delle
caratteristiche territoriali e vegetazionali, ed ha il compito di accertare e coordinare il
potenziale umano e i mezzi materiali sui quali si può fare affidamento per le più adeguate
tecniche di prevenzione,.
Il piano AIB è principalmente uno strumento di supporto al fine di coordinare le attività e
gli interventi di prevenzione e lotta antincendio.
Per la descrizione dell’andamento degli incendi boschivi e di fattori predisponenti per
l’individuazione delle zone a rischio è necessario disporre delle seguenti informazioni:
- cartografie delle aree percorse dal fuoco nell’ultimo quinquennio;
- serie storica dei dati metereologici.
- Serie storica degli incendi
CARTOGRAFIE
Dallo studio emerge che la maggior parte degli incendi che interessano il centro abitato hanno una
piccolissima entità e sono facilmente gestibile.
La tavola di riferimento(Tav.8 INCENDIO DI INTERFACCIA) evidenzia ugualmente le linee
perimetrazione con relativo BUFFER dei 50 e 200 metri dall‟edificato.
NUMERI UTILI INCENDI BOSCHIVI
REGIONE CALABRIA SOUP
COMANDO PROVINCIALE DEL
CARABINIERI FORESTALI DI CATANZARO CTFA 09617673 800496496 /0961773421 800887011
CARABINIERI FORESTALE DELLO STATO DI REGGIO CALABRIA 1515
0965812555
0965814992
VIGILI DEL FUOCO
115
CARABINIERI
112
POLIZIA
113
PARTE B - LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE
I lineamenti sono gli obiettivi che il Sindaco, in qualità di Autorità di Protezione Civile, deve
conseguire per garantire la prima risposta ordinata degli interventi in emergenza, mirando
alla salvaguardia della popolazione e del territorio (art. 15 L. 225/92). Tale parte del Piano
contiene il complesso delle Componenti e delle Strutture Operative di Protezione Civile che
intervengono in emergenza (art. 6 e art. 11 L.225/92), ed i rispettivi ruoli e compiti.
Obb. 1 - Coordinamento operativo
Il Sindaco è Autorità comunale di protezione civile (art. 15, comma 3, L. 225/92), al verificarsi
dell‟emergenza assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso in ambito comunale
e ne dà comunicazione al Prefetto. Per l‟espletamento delle proprie funzioni si avvale del
Centro Operativo Comunale (C.O.C.).
Obb. 2 - Salvaguardia della popolazione
Il Sindaco quale Autorità di protezione civile, ha il compito prioritario della salvaguardia della
popolazione e della tutela del territorio. Le misure di salvaguardia per la popolazione, per gli eventi
prevedibili sono finalizzate all‟allontanamento della popolazione dalla zona di pericolo.
Particolare riguardo deve essere dato alle persone con ridotta autonomia (anziani, disabili, bambini).
Obb. 3 - Rapporti con le istituzioni locali
Uno dei compiti prioritari del Sindaco è quello di mantenere la continuità amministrativa del
proprio Comune (anagrafe, ufficio tecnico, etc.) .
Obb. 4 - Informazione alla popolazione
E‟ fondamentale che la popolazione conosca preventivamente:
• le caratteristiche del rischio che insiste sul proprio territorio;
• il piano comunale di emergenza;
• i comportamenti da assumere, prima, durante e dopo l‟evento;
• i mezzi ed i modi attraverso i quali verranno diffuse informazioni ed allarmi.
Andrà quindi predisposto e divulgato un sistema di allertamento per la popolazione.
Obb. 5 - Ripristino della viabilità e dei trasporti
Durante il periodo della prima emergenza si dovranno già prevedere interventi per la riattivazione
dei trasporti terrestri, il trasporto delle materie prime e di quelle strategiche, l‟ottimizzazione dei
flussi di traffico lungo le vie di fuga e l‟accesso dei mezzi di soccorso nell‟area colpita.
Al raggiungimento di tale obiettivo provvede la funzione di supporto 7 “Strutture Operative Locali
– Viabilità” che in tempo di pace, redige ed aggiorna il Piano di Viabilità alternativa per
l'emergenza
Obb. 6 - Funzionalità delle telecomunicazioni
La riattivazione delle telecomunicazioni dovrà essere immediatamente garantita per gli uffici
pubblici e per i Centri Operativi dislocati nell‟area colpita. Si dovrà mantenere la funzionalità delle
reti radio delle strutture operative per garantire i collegamenti fra i vari Centri Operativi e al tempo
stesso per diramare comunicati, allarmi, etc.
Obb. 7 - Funzionalità dei servizi essenziali
La messa in sicurezza delle reti erogatrici dei servizi essenziali è assicurata, al verificarsi
dell'evento, mediante l‟utilizzo di personale addetto secondo specifici piani elaborati da
ciascun ente competente. La verifica ed il ripristino della funzionalità delle reti prevede l‟impiego
degli addetti agli impianti di erogazione ed alle linee e/o utenze in modo coordinato, prevedendo per
tale settore la Funzione di supporto 5 “Servizi Essenziali” , al fine di garantire le condizioni di
sicurezza.
Obb. 8 - Censimento e salvaguardia dei Beni Culturali
Nel confermare che scopo preminente del presente Piano di Protezione Civile Comunale è quello di
mettere in salvo la popolazione e garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita
“civile”, messo in crisi da eventuali situazioni di grandi disagi fisici e psicologici, è comunque da
considerare fondamentale la salvaguardia dei beni culturali ubicati nelle zone a rischio.
Verranno organizzati, con il supporto e sotto la supervisione della locale Soprintendenza specifici
interventi per il censimento e la tutela dei beni culturali, predisponendo squadre di tecnici
per la messa in sicurezza di reperti, o altri beni artistici, in aree sicure.
Obb. 9 - Modulistica per il censimento dei danni a persone e cose
La modulistica è funzionale al ruolo di coordinamento e indirizzo che il Sindaco è chiamato a
svolgere in caso di emergenza. La raccolta dei dati, prevista da tale modulistica, viene suddivisa
secondo le funzioni comunali previste per la costituzione del C.O.C.
Obb. 10 - Relazione giornaliera dell’intervento
La relazione compilata da ciascuna “Funzione di supporto” contiene le sintesi delle attività
giornaliere. Si dovranno riassumere i dati dei giorni precedenti e si indicheranno anche, attraverso i
mass media locali, tutte le disposizioni che la popolazione dovrà adottare. I giornalisti verranno
costantemente aggiornati con una conferenza stampa quotidiana.
Si dovranno inoltre organizzare, supporti logistici per la realizzazione di servizi di
informazione nelle zone di operazione.
L'elaborazione del PIANO COMUNALE DI EMERGENZA ha lo scopo di disporre, secondo
uno schema ordinato, il complesso delle attività operative per un coordinato intervento di
prevenzione e soccorso in emergenza a favore delle popolazioni esposte ad eventi calamitosi
La struttura del piano
Il piano è strutturato sulla base di due elementi principali:
A) Il Modello di intervento che consiste nell'individuazione dei soggetti, delle competenze, delle
procedure operative necessarie all'organizzazione ed l'attivazione delle azioni corrispondenti alle
necessità di superamento dell'emergenza.
B) I Dati di base e gli Scenari consistono nella raccolta ed organizzazione di tutte le informazioni
relative alla conoscenza del territorio, della distribuzione della popolazione e dei servizi, dei fattori
di pericolosità, di rischio, della vulnerabilità e dei conseguenti scenari al fine di disporre di tutte le
informazioni antropico-territoriali utili alla gestione dell'emergenza.
Il Piano di Emergenza è dunque il progetto di tutte le attività e delle procedure di protezione civile
necessarie ed utili per fronteggiare qualsiasi evento calamitoso che abbia probabilità di avvenire in
un dato territorio comunale, consentendo l'impiego razionale e immediato delle risorse.
A. Il modello di intervento
Il modello di intervento consiste nell'assegnazione delle responsabilità e dei compiti, nei vari livelli
di comando e controllo, per la gestione delle emergenze. Tale modello riporta il complesso delle
procedure per la realizzazione del costante scambio di informazioni tra il sistema centrale e
periferico di protezione civile, in modo da consentire l'utilizzazione razionale delle risorse con il
coordinamento di tutti i Centri Operativi dislocati sul territorio, in relazione al tipo di evento (art.
2, L.225/92).La catena operativa in sede locale prevede la sequenza discendente C.C.S.,
C.O.M. e C.O.C:
A1) Il centro coordinamento soccorsi (C.C.S.)
Il C.C.S. rappresenta il massimo organo di gestione delle attività di Protezione Civile a livello
provinciale e si identifica in una struttura operativa che elabora il quadro determinato dalla
calamità, riceve le richieste di intervento e soccorso provenienti da altre strutture operative ed
ancora, elabora le strategie di intervento operativo e supporto logistico necessarie al superamento
dell'emergenza in corso.
Nell'ambito dell'attività svolta dal C.C.S. si distinguono: una "area strategia";, alla quale
afferiscono i soggetti preposti a prendere decisioni, ed una "area operativa" nella quale operano 14
funzioni di supporto che, in coordinamento con l'area strategica ed il responsabile dell'emergenza,
determinano gli interventi di settore e globali necessari al superamento dell'emergenza.
A2) Il centro operativo misto (C.O.M.)
Il C.O.M. è una struttura operativa decentrata che coordina le attività in emergenza di più Comuni,
in supporto alle attività dei Sindaci dei Comuni colpiti dalle calamità svolgendo, su una base
territoriale più ristretta rispetto al C.C.S., analoghi compiti di determinazione del quadro di evento,
di riscontro delle necessità rappresentate dai Comuni di riferimento e di intervento logistico
operativo, svolto direttamente o tramite C.C.S., per il superamento dell'emergenza.
Il C.O.M. si struttura quale luogo di riferimento, per un numero (preordinato e già conosciuto) di
Comuni. L' ubicazione del C.O.M. è di norma baricentrica rispetto ai Comuni afferenti ed è
opportuno sia localizzata in strutture antisismiche, non vulnerabili a qualsiasi tipo di rischio; in casi
particolari, riferiti ad eventi non prevedibili come collocazione spaziale, il C.O.M. può essere
istituito in altre sedi ritenute più opportune.
A3) Il centro operativo comunale (C.O.C.)
Il Sindaco, per assicurare nell'ambito del proprio territorio comunale la direzione ed il
coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione, si avvale del Centro
Operativo Comunale (C.O.C.).
La scelta dell'ubicazione di tale Centro dovrà essere in strutture antisismiche, in aree di facile
accesso e non vulnerabili a qualsiasi tipo di rischio. Tali strutture devono essere dotate di un
piazzale attiguo che abbia dimensioni sufficienti ad accogliere mezzi pesanti e quanto altro occorra
in stato di emergenza.
Il C.O.C. opera in un luogo di coordinamento detto "sala operativa" in cui convergono tutte le
notizie collegate all'evento e nella quale vengono prese le decisioni relative al suo superamento; il
C.O.C. è attivato dal Sindaco in previsione di un evento o in immediata conseguenza dello
stesso e rimane operativo fino alla risoluzione delle problematiche generate dell'evento stesso.
Al Sindaco viene imputata la responsabilità di gestione dell'emergenza dal momento in cui la
medesima è stata prevista o si è manifestata.
Componenti del C.O.C.
Sindaco
Assessore alla Protezione Civile
Responsabile Ufficio Comunale di Protezione Civile
Responsabili 12 Funzioni di Supporto con relativo personale di assistenza alla Funzione
Compiti del C.O.C.
✔ Valutare le notizie, i dati e le richieste provenienti dalle zone interessate dalle emergenze.
✔ Coordinare gli interventi di pertinenza comunale.
✔ Emanare direttive in relazione alle zone interessate dalle emergenze.
✔ Attivare i monitoraggi di evento con eventuale istituzione di presidii H 24.
✔ Avviare le operazioni di controllo del territorio, delimitazione delle aree a rischio, sgomberi
cautelativi, istituzione varchi e cancelli e quant‟altro necessiti per assicurare la pubblica e
privata incolumità e l‟organizzazione dei soccorsi.
✔ Coordinamento della Polizia Locale.
✔ Allertamento ed informazione alla popolazione.
✔ Organizzazione e presidio delle aree d‟attesa e delle aree - strutture di ricovero.
Attivazione del C.O.C.
Nei momenti immediatamente successivi al verificarsi dell'evento calamitoso, non prevedibile, i
primi interventi saranno garantiti dall'U.T.C. o fuori dall'orario di Ufficio dal Servizio di Pronta
Reperibilità, coordinati dal Sindaco, con il contributo di tutti i funzionari comunali, responsabili dei
servizi, rappresentanti di Enti pubblici competenti e/o volontari che sono stati reperiti.
Contemporaneamente, i funzionari comunali responsabili delle Funzioni di Supporto, convergeranno
presso la sede del C.O.C.- istituita presso la sede Municipale in Via ROMA
Sarà quindi compito del Coordinatore del C.O.C. (Responsabile dell'Ufficio di Protezione Civile
Comunale) coordinare i responsabili delle Funzioni interessate, in merito a tutte le necessità operative
che di volta in volta si presenteranno.
La procedura d’emergenza
Il sistema normativo di riferimento e le prassi operative ormai consolidate determinano una
cronologia d‟azioni che possono essere così riassunte:
a) alle emergenze classificabili fra gli eventi di Protezione Civile deve far fronte in primo luogo il
Comune con i propri mezzi e strutture;
b) nel caso in cui la natura e la dimensione dell‟evento calamitoso lo esigano, il Sindaco richiede
l‟intervento del Prefetto, del Presidente della Provincia e della Regione Calabria, Istituzioni che
cooperano per attivare in sede locale o provinciale le risorse necessarie al superamento
dell‟emergenza.
c) qualora l‟evento calamitoso assuma dimensioni o caratteristiche così rilevanti e tali da dover
essere affrontati con mezzi e poteri straordinari, il Prefetto e la Regione richiedono l‟intervento
dello Stato attraverso la struttura del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile.
In ogni caso, al verificarsi di una situazione d‟emergenza, la struttura addetta alla gestione di tali
situazioni deve darne comunicazione immediata al Servizio Regionale di Protezione Civile, nonché
alla Prefettura e alla Provincia ed informare i rispettivi Responsabili per tutta la durata della stessa.
Modello d’Intervento
Il sistema di Comando e di Controllo, (DICOMAC) si attiva in caso di emergenza a livello
provinciale. In tal caso è messo in azione sia il Centro Operativo Misto che ha sede nel Comune di
Melito Porto Salvo che il Centro Coordinamento Soccorsi (CCS), e la sala operativa provinciale.
Per lo svolgimento di tutte le attività operative di soccorso immediato alla popolazione, qualora
l'evento calamitoso non possa essere fronteggiato con mezzi e risorse a disposizione del Comune, il
Sindaco chiede l'intervento di altre forze e strutture al Prefetto, che adotta i provvedimenti di
competenza, coordinando gli interventi con quelli del Sindaco.
Il Prefetto, per esercitare la direzione unitaria dei servizi di emergenza (prevista dall'art. 14 della L.
225/92), si avvale del Centro coordinamento soccorsi (C.C.S.), ubicato nella Prefettura di Reggio
Calabria, della Sala operativa e del Centro operativo misto (C.O.M.), che nel caso di interesse è
ubicato proprio presso il Comune di ROGHUDI. Il CCS è il massimo organo di coordinamento
delle attività di protezione civile al livello provinciale. E‟ composto dai responsabili di tutte le
componenti e strutture operative presenti nel territorio provinciale.
Il Centro Coordinamento Soccorsi, presieduto dal Prefetto o da un suo delegato, si articola in
componenti fisse e componenti eventuali.
Le componenti fisse sono di norma: Vigili del Fuoco, Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di
Finanza, Polizia Stradale, Esercito, Corpo Forestale dello Stato, Provveditorato alle Opere
Pubbliche, Regione, Amministrazione Provinciale competente, Comuni, Capi settore dei COM,
ASL competente per territorio, 118 competente per territorio, Croce Rossa Italiana, Organizzazioni
di Volontariato.
Le componenti eventuali sono principalmente i soggetti erogatori dei servizi essenziali (energia
elettrica, gas, acqua, telefonia fissa e mobile, poste, scuole, etc.).
La Sala operativa della Prefettura è retta da un rappresentante del Prefetto ed è organizzata per 14
funzioni di supporto: esse rappresentano le singole risposte operative che occorre organizzare in
qualsiasi tipo di emergenza a carattere provinciale. Le funzioni di supporto sono le seguenti:
1. tecnica e di pianificazione;
2. sanità, assistenza sociale e veterinaria;
3. mass media ed informazione;
4. volontariato;
5. materiali e mezzi;
6. trasporto, circolazione e viabilità;
7. telecomunicazioni;
8. servizi essenziali;
9. censimento danni a persone e cose;
10. strutture operative S.a.R.;
11. enti locali;
12. materiali pericolosi;
13. assistenza alla popolazione;
14. coordinamento centri operativi.
La Sala Operativa dovrà mantenere un costante raccordo e coordinamento con i Centri Operativi
Misti (COM) istituiti dal Prefetto e con l'analoga Sala operativa del Servizio Protezione Civile della
Regione.
Il Centro Operativo Misto è una struttura operativa decentrata, costituita con decreto prefettizio e
retta da un rappresentante del Prefetto. I compiti fondamentali attribuiti al COM sono i seguenti:
-fornire tutte le possibili informazioni ed ogni forma di collaborazione, anche amministrativa, ai
Sindaci e alle comunità locali mantenendosi in permanente contatto con il Centro coordinamento
soccorsi e la Sala operativa della Prefettura;
-assicurare la distribuzione dei soccorsi, l'assegnazione dei ricoveri ed ogni altro intervento
assistenziale alle popolazioni sinistrate;
-disciplinare l'attività di soccorso tecnico e di ripristino dei servizi;
-sovrintendere all'ordine pubblico locale;
-coordinare l'attività dei Sindaci.
Il Centro Operativo Misto ha sede propria nel Comune di MELITO DI PORTO SALVO, in
VIALE DELLA LIBERTA, e comprende i comuni afferenti di ROGHUDI, BAGALADI
MONTEBELLO IONICO e MOTTA SAN GIOVANNI
LA SEDE C.O.C. del Comune di Roghudi è individuata all’interno del Municipio in PIAZZA
ROMA n.1
PARTE C - MODELLO DI INTERVENTO
Compiti del Sindaco
Il Sindaco è l‟autorità comunale di protezione civile. In emergenza, i compiti di direzione e
coordinamento degli interventi sul territorio amministrato, sono di sua competenza. In caso di
emergenza fronteggiabile a livello comunale nell‟ambito del proprio territorio, il Sindaco si avvale
della “struttura comunale di protezione civile” e gestisce l‟emergenza in collaborazione con il
Presidente della Giunta regionale e con il Prefetto.
Nel caso in cui l‟emergenza non può essere affrontata (particolari condizioni di difficoltà
gestionale) con i mezzi e le energie comunali, il Sindaco chiede l‟intervento del Prefetto e del
Presidente della Giunta regionale.
In caso di evento calamitoso non affrontabile a livello locale, l‟emergenza sarà affrontata con i
mezzi e poteri straordinari (art. 2, lettera c, legge 225/92), in seguito alla dichiarazione dello stato di
emergenza da parte del Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri
o per delega del Ministro per il coordinamento della protezione civile che determina durata ed
estensione territoriale dell‟emergenza, in stretto riferimento alla qualità ed alla natura degli eventi
(art. 5, comma 1, l. 225/92).
In seguito alla dichiarazione dello Stato di emergenza, il Presidente del Consiglio dei Ministri o per
sua delega il Ministro per il coordinamento della protezione civile, può nominare un Commissario
delegato per l‟attuazione degli interventi di emergenza, pur rimanendo ai Sindaci la competenza
della direzione degli interventi di emergenza nel loro ambito comunale.
In dettaglio, i compiti del Sindaco riguardano attività da esplicarsi sia in “tempo di pace” che in
tempo di emergenza.
In “tempo di pace”, il Sindaco svolge attività preparatorie relative:
- all‟informazione della popolazione sulle aree a rischio e sui provvedimenti ed i comportamenti da
adottare in caso di emergenza;
- a rendere reperibile alla Prefettura se stesso o un proprio sostituto responsabile;
- dotare il comune di una propria struttura di protezione civile per espletare il servizio di vigilanza,
di salvaguardia e per concorrere alle altre azioni di protezione civile;
- ad individuare aree per esigenze di protezione civile e punti strategici sugli itinerari di
afflusso/deflusso per dirigere colonne di aiuto o evacuazione dei cittadini durante la fase di allarme;
- ad organizzare un sistema di comando e controllo che preveda una sala operativa ed un sistema
alternativo costituito da radioamatori per mantenersi in collegamento con i responsabili delle attività
essenziali (polizia, carabinieri, ospedale ecc.);
- ad individuare i provvedimenti fondamentali da attivare in caso di emergenza;
- mantenere aggiornato un semplice piano di protezione civile nel quale sintetizzare gli elementi
essenziali di cui sopra;
- effettuare periodicamente esercitazioni di attivazione del piano di protezione civile, in particolare
del sistema di comando e di controllo e della struttura comunale di protezione civile, adottando
preferibilmente il criterio di effettuarle “su allarme” e non predisposte;
- sviluppare tutte le altre iniziative idonee a favorire il successo dell‟intervento di protezione civile e
in caso di inondazione.
Attività riferite al periodo di intervento
Fase di preallerta
In caso di preallerta, il Sindaco o un suo sostituto:
- comunica alla Prefettura di avere ricevuto l‟allarme;
- invia presso il C.C.S. il responsabile comunale che pone a disposizione per la gestione
dell‟emergenza;
- attiva il servizio di vigilanza comunale
Fase di allerta
Il Sindaco, avvertito dal Prefetto dispone:
- la delega del proprio rappresentante nel COM;
- attiva la sala operativa del Comune convocando i rappresentanti delle principali funzioni di
supporto.
Fase di allarme
In caso di comunicazione della Prefettura, o di propria iniziativa, il Sindaco:
- attiva, d‟intesa con il Prefetto, la struttura comunale di protezione civile, le forze dell‟ordine, le
strutture sanitarie comunali, i vigili del fuoco, per sviluppare le azioni di salvaguardia e di soccorso;
- mette in atto i provvedimenti di salvaguardia delle persone e cose previste nel piano
comunale di Protezione civile;
- disloca personale delle forze dell‟ordine o dei volontari sugli itinerari di afflusso/deflusso
per dirigere il traffico;
- comunica ai cittadini le azioni intraprese secondo le procedure previste nel piano comunale
di Protezione civile;
- collabora con le strutture disponibili alle attività di soccorso alla popolazione;
- comunica l‟eventuale cessato allarme;
- assegna i primi compiti di intervento sulla base della rilevazione della situazione (alle forze
dell‟ordine, ai vigili del fuoco, agli organi sanitari, al gruppo comunale di protezione civile, ecc.);
- dispone per una sistematica rilevazione della situazione (danni alle persone, danni materiali),
impiegando la struttura comunale di protezione civile.
Le fasi operative nell’emergenza comunale
La Sala Operativa Comunale dovrà essere presidiata nelle 24 ore, al verificarsi di una micro-
emergenza. L‟addetto di turno, provvederà nella fase di segnalazione e di verifica dell‟evento a:
- contattare gli enti competenti;
- allo scambio di relative informazioni;
- alla consultazione sui provvedimenti da adottare;
- a stabilire il collegamento fra gli enti interessati, i responsabili e gli operatori;
- all‟invio delle squadre nella zona segnalata;
- ad informare il Dirigente della Struttura Comunale;
- ad interessare la Prefettura.
Se l‟evento è di maggiori proporzioni, tale da comportare rischi e danni alla popolazione, il
responsabile di turno, avverte il Dirigente e di comune accordo si procede:
- alla diramazione dell‟allertamento a tutto il personale della Protezione civile comunale, agli
organismi ed associazioni deputate agli interventi;
- all‟attivazione del centro comunale di protezione civile con le relative iniziative per far
fronte all‟emergenza;
- all‟informazione del Sindaco;
- all‟intensificazione della vigilanza;
- all‟informazione del Prefetto.
Se in situazione di allertamento, l‟emergenza dovesse crescere, ne consegue la forma del preallarme
che può comportare fin anche la dichiarazione dello stato di emergenza. In tal caso, il Sindaco
provvede:
- a segnalare l‟evento alla Prefettura;
- ad attivare la sala Operativa Comunale convocando le principali funzioni di supporto;
- ad attivare d‟intesa col Prefetto, la struttura comunale di protezione civile, nonché le forze
dell‟ordine, le strutture comunali ed i vigili del fuoco;
- a rilevare i danni alle persone e cose;
- ad assegnare i compiti di intervento ai Vigili urbani, ai vigili del fuoco, agli organi sanitari,
al gruppo comunale di protezione civile, ai volontari;
- a regolare il traffico sugli itinerari d‟afflusso e deflusso;
- ad accertare i danni per la comunicazione al Prefetto ed alla Regione per l‟istruttoria relativa
alla richiesta dello stato di calamità;
Inoltre, dovranno attivarsi alcune azioni relative:
- all‟informazione della popolazione;
- al controllo dei servizi essenziali;
- al controllo dell‟igiene e della sanità pubblica;
- all‟evacuazione ed al ricovero dei senzatetto e dei feriti;
-agli itinerari da seguire per raggiungere le aree di raccolta;
- all‟individuazione delle strutture ricettive;
- alla definizione ed all‟invio di idonee unità di soccorso.
Obiettivi strategici del Piano di Protezione Civile
Il piano d‟emergenza è costituito dalla predisposizione delle attività coordinate e delle procedure
che sono adottate per fronteggiare un evento calamitoso atteso sul territorio, in modo da garantire
l‟effettivo ed immediato impiego delle risorse necessarie al superamento dell‟emergenza ed il
ritorno alle normali condizioni di vita.
Il Piano di Emergenza è, pertanto, il supporto operativo al quale il Sindaco si riferisce per gestire
l‟emergenza col massimo livello di efficacia.
Il piano è stato predisposto attraverso l‟analisi dei seguenti fattori:
• conoscenza della vulnerabilità del territorio;
• necessità di organizzare la gestione operativa dell’emergenza, sino al suo superamento;
• la necessità di formare ed istruire il personale coinvolto nella gestione dell’evento.
Il piano risponde, quindi, alle domande concernenti:
• gli eventi calamitosi che potrebbero, ragionevolmente, interessare il territorio comunale;
• le persone, le strutture ed i servizi che potrebbero essere coinvolti o danneggiati;
• l‟organizzazione operativa che si reputa necessaria per ridurre al minimo gli effetti
dell‟evento con particolare attenzione alla salvaguardia della vita umana;
• le persone cui dovranno essere assegnate le diverse responsabilità ai vari livelli di direzione e
controllo per la gestione delle emergenze.
Per poter soddisfare queste necessità sono stati definiti gli scenari di rischio sulla base della
vulnerabilità della porzione di territorio interessata (aree, popolazione coinvolta, strutture
danneggiabili, etc.), al fine di poter disporre di un quadro globale ed attendibile relativo all‟evento.
In tal modo sarà possibile dimensionare preventivamente la risposta necessaria per fronteggiare le
calamità, con particolare attenzione alla salvaguardia della vita umana.
Il quadro di riferimento istituzionale
Con la riforma della struttura del Governo, operata dal D.Lgs. 300/99, un nuovo soggetto assume
ruoli primari e determinanti sulla scena istituzionale della protezione civile in Italia: l'Agenzia
Nazionale della Protezione Civile.
Questo organismo riassume in sé tre strutture fondamentali di livello nazionale:
il Dipartimento della Protezione Civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri;
la Direzione Generale della Protezione Civile e dei Servizi Antincendio presso il Ministero
dell'Interno;
il Servizio Sismico Nazionale presso il Dipartimento dei Servizi Tecnici Nazionali
(attualmente dipendente dal Ministero dei Lavori Pubblici).
L'Agenzia ha un ruolo primario per la gestione delle emergenze nazionali (eventi di tipo c), ex
Art. 2 L. 225 / 92 ma non solo; il fatto di poter essere attivata dal Prefetto per le emergenze di tipo
b), cioè di livello provinciale, e in casi particolari anche per gli eventi di tipo a), cioè di livello
locale, fa dell'Agenzia un soggetto che può operare di fatto a tutto campo.
Il Prefetto resta il cardine della struttura di comando e coordinamento del sistema operativo della
protezione civile. In ambito provinciale.
La Regione assume un ruolo importante nella fase della previsione-prevenzione, gestione delle
emergenze e ritorno alle normali condizioni di vita agendo soprattutto su cinque fattori:
a. prevenzione a lungo termine, da svilupparsi intervenendo anche normativamente sui fattori
urbanistici e territoriali, sviluppando politiche rigorose di protezione e conoscenza del territorio e
dei suoi rischi, sviluppando la cultura di protezione civile e la formazione a tutti i livelli, dai corsi di
base e di aggiornamento alle esercitazioni e simulazioni di evento;
b. prevenzione a breve-medio termine, attraverso l'attività di pianificazione e realizzando, anche
tramite altri enti, le opere di difesa del suolo, e di ingegneria naturalistica e sismica, per mitigare il
rischio in modo concreto, il monitoraggio dei rischi nonché cooperando nella pianificazione di
emergenza degli Enti locali.
c. previsione a brevissimo termine, effettuata utilizzando i più ampi e affidabili sistemi di
previsione e monitoraggio dei rischi, sviluppando azioni di preannuncio e allertamento per eventi
calamitosi attesi (da pochi giorni a poche ore prima dell'evento).
d. gestione delle emergenze, collaborando con le diverse componenti del Servizio Nazionale della
Protezione Civile.
e. ritorno alla normalità, predisponendo assieme agli altri enti territoriali, piani di ripristino
relativi al ritorno alle normali condizioni di vita
La Provincia assume sempre maggiore importanza nel quadro di riferimento istituzionale attesi i
livelli di competenza ad essa trasferiti dalla vigente legislazione sia in emergenza che nelle fasi di
pianificazione preventiva e successiva all'evento.
Il Sindaco è l'elemento determinante della catena operativa della protezione civile a livello
comunale nell'assunzione di tutte le responsabilità connesse alle incombenze di protezione civile:
dalla organizzazione preventiva delle attività di controllo e monitoraggio fino all'adozione dei
provvedimenti di emergenza indirizzati soprattutto alla salvaguardia della vita umana.
Funzioni di supporto: IL METODO AUGUSTUS
Le Linee Guida del Metodo Augustus (sviluppate dal Dipartimento di Protezione Civile), hanno lo
scopo di:
• fornire un indirizzo per la pianificazione di emergenza, flessibile secondo i rischi presenti nel
territorio;
• delineare con chiarezza un metodo di lavoro semplificato nell‟individuazione e nell‟attivazione
delle procedure per coordinare con efficacia la risposta di Protezione Civile.
Il metodo Augustus, abbatte il vecchio approccio di fare i piani di emergenza basati sulla
concezione burocratica del solo censimento di mezzi utili agli interventi di Protezione Civile e
introduce con forza il concetto della disponibilità delle risorse.
Per realizzare quest‟obiettivo, le linee guida dell‟Augustus prevedono che nei piani di emergenza
siano introdotte le FUNZIONI DI SUPPORTO (14 per il livello provinciale e 9 per quello
comunale), con definizione di responsabili incaricati:
• “in tempo di pace”, di tenere “vivo” il piano, anche attraverso periodiche esercitazioni ed
aggiornamenti;
• nelle fasi di emergenza, di fornire supporto alle Autorità ed Enti coinvolti, dando immediatezza
alle risposte di Protezione Civile che vengono coordinate nelle Sale Operative.
Le Funzioni di supporto si identificano essenzialmente in azioni e responsabili che hanno il compito
di supportare il Sindaco nelle decisioni da prendere e nell'assunzione di iniziative a carattere
operativo per settori funzionali specifici.
Tali Funzioni potranno essere attivate tutte o solo in parte, in ragione delle necessità dettate
dall'emergenza.
FUNZIONI DI SUPPORTO
Funzione 1: tecnica e pianificazione
La funzione tecnica e di pianificazione ha il compito di coordinare i rapporti tra le varie
componenti-tecniche, cui è richiesta un'analisi del fenomeno in atto o previsto, con finalizzazioni
relative all'impatto sul territorio comunale.
Funzione 2: sanità, assistenza sociale e veterinaria
La funzione pianifica e gestisce tutte le problematiche relative agli aspetti socio-sanitari
dell'emergenza.
Funzione 3: volontariato
La funzione coordina e rende disponibili uomini, mezzi e materiali da impiegare operativamente e
partecipa alle operazioni di monitoraggio, soccorso ed assistenza.
Funzione 4: materiali e mezzi
La funzione fornisce ed aggiorna il quadro delle risorse disponibili o necessarie.
Funzione 5: servizi essenziali
La funzione ha il compito di coordinare i rappresentanti dei servizi essenziali (luce, gas, acqua...)
al fine di provvedere agli interventi urgenti per il ripristino delle reti.
Funzione 6: censimento danni a persone e cose
L'attività ha il compito di censire la situazione determinatasi a seguito dell'evento calamitoso con
particolare riferimento a persone, edifici pubblici, edifici privati, impianti industriali, servizi
essenziali, attività produttive, opere di interesse culturale, infrastrutture pubbliche ecc. al fine di
predisporre il quadro delle necessità.
Funzione 7: strutture operative locali, viabilità
La funzione ha il compito di coordinare tutte le strutture operative locali, con la finalità di
regolamentare la circolazione in corso di evento, per ottimizzare l'afflusso dei mezzi di soccorso.
Funzione 8: telecomunicazioni
La funzione coordina le attività di ripristino delle reti di telecomunicazione utilizzando anche le
organizzazioni di volontariato (radioamatori) per organizzare una rete di telecomunicazioni
alternativa. al fine di garantire l'affluenza ed il transito delle comunicazioni di emergenza dalla ed
alla sala operativa comunale.
Funzione 9: assistenza alla popolazione
Per fronteggiare le esigenze della popolazione sottoposta a stati di emergenza la funzione
Assistenza ha il con il compito di agevolare al meglio la popolazione nell'acquisizione di livelli di
certezza relativi alla propria collocazione alternativa, alle esigenze sanitarie di base, al sostegno
psicologico, alla continuità didattica ecc..
FUNZIONE 1: TECNICA E PIANIFICAZIONE
Ing. Mafrici Giovanni cell. 3278494746
FUNZIONE 2: SANITÀ, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIA
Dott. Emilio Vazzana cell. 3472172563
FUNZIONE 3: VOLONTARIATO
Benedetto Carmelo cell.3392944028
FUNZIONE 4: MATERIALI E MEZZI
Ing Mafrici Giovanni cell.3278494746
FUNZIONE 5: SERVIZI ESSENZIALI
Dipendente Categ. C Bruno Latella cell.3282884107
FUNZIONE 6: CENSIMENTO DANNI A PERSONE E COSE
Ing Mafrici Giovanni cell.3278494746
FUNZIONE 7: STRUTTURE OPERATIVE LOCALI, VIABILITÀ
Vigile Marrapodi Fabio cell. 3395804780
FUNZIONE 8: TELECOMUNICAZIONI
Taverna Bruno cell. 3393378215
FUNZIONE 9: ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE
Carmelo Benedetto cell.3392944028
Esso presuppone in tempo di pace, una costante attività di monitoraggio del territorio
e il continuo aggiornamento delle relative informazioni
Il sistema organizzativo per la gestione dell‟emergenza
SCHEDE ALLEGATE AL PIANO
Nome
Sindaco
Cellular
e
WhatsA
pp
Sindaco
P.E.C. Indirizz
o sede
municip
ale
Indirizzo sito
internet sede
municipale
Telefono
sede
municipal
e
Fax sede
municipal
e
E-mail sede
municipale
SINDACO Cell_Sin
d
PEC_Sind Ind_Mu
n
SWeb_Mun Tel_Mun Fax_Mun Email_Mun
PIERPAOLO
ZAVETTIERI
366
583507
5
comuneroghudi@
pec.it
Piazza
Roma 1
comunerogh
udi.it
0965/789
140
0695/771
327
comuneroghudi@gm
ail.com
Prefettura Indirizzo sede Telefono Fax E-mail
REGGIO
CALABRIA
PIAZZA ITALIA 0965-4111 0965-4111345
Polizia
municipale
Indirizzo
sede
Telefono Fax E-mail Nominativo
Referente
Qualifica
Referente
Cellulare
Referente
MELITO DI
PORTO
SALVO
Indirizzo Telefono Fax E-mail Nom_Ref Qual_Ref Cell_Ref
Piazza
Roma 1
0965/789140 0695/771327 [email protected] Marrapodi
Fabio
Agente
Polizia
Locale
339
5804780
VIABILITA’ STRATEGICA
Strada
Statale
Denominazione via di
accesso
Larghezza
minima (m)
Intersezione con aree a
rischio PAI
Denomin. L_min[m] Int_PAI
SS 106 12,00 sì
Strada
Provinciale
Denominazione via di
accesso
Larghezza minima (m) Intersezione con
aree a rischio
PAI
Denomin. L_min[m] Int_PAI
SP3 – SP23 5,00 sì
Strada Comunale Denominazione via di
accesso
Larghezza
minima (m)
Intersezione con
aree a rischio
PAI
Denomin. L_min[m] Int_PAI
strada comunale
vecchio centro inagibile
4,40 sì
via Risorgimento 12,00 sì
Strada con altezza
edifici < sezione
stradale
Denominazione Tipologia Larghezza
minima (m)
Intersezione
con aree a
rischio PAI
Tipologia L_min(m) Int_PAI
Via
Risorgimento
12,00 sì
SCUOLE
Scuola
Materna
Indiri
zzo
sede
Numero di
alunni
Telefono E-mail Nominativo
Referente
Qualifica Referente
Materna Indiri
zzo
N_Alunni Telefono E-mail Nom_Ref Qual_Ref
Via
Risor
gime
nto
21 0965
789233
RCIC841003@ISTR
UZIONE.IT
LENTINI
GIOVANNA
DOCENTE
Scuola
Element
are
Indirizzo
sede
Numero
di
alunni
Telefo
no
E-mail Proprietà Nominativ
o
Referente
Qualifica
Referent
e
ID_Elem
ent
Indirizzo N_Alun
ni
Telefo
no
E-mail Proprietà Nom_Ref Qual_Re
f
H489-
4.2-S3-01
Via
Risorgime
nto
31 0965
78923
3
RCIC841003@ISTRU
ZIONE.IT
pubblico LENTINI
GIOVAN
NA
DOCEN
TE
Scuola
Media
Inferiore
Indiriz
zo
sede
Numero
di alunni
Telefo
no
E-mail Proprietà Nominativo Referente
Media Indiriz
zo
N_Alunni Telefo
no
E-mail Proprietà Nom_Ref
Via
Risorg
imento
38 0965
78923
3
RCIC841003@ISTRU
ZIONE.IT
pubblico LENTINI
GIOVANNA
Ufficio
Pubblico
Denominazione
Ufficio
Pubblico
Indirizzo Telefono Fax E-mail Nominativo
Referente
Qualifica
Referente
Cellulare
Referente
Den_UfPub Indirizzo Telefono Fax E-mail Nom_Ref Qual_Ref Cell_Ref
Posta Italiane Piazza
Roma
0965
771119
0965
771119
poste.it Pidalà
Roberto
Responsabile 347
0861187
DITTE REPERIBILI
MORABITO GIOVANNI S.R.L. via Pilati Melito di Porto Salvo
Cell 3492596167
Aree di Emergenza Le aree di emergenza sono aree che vengono individuate sul territorio comunale e che vengono utilizzate in caso di emergenza.
Aree di Attesa della Popolazione
Aree di Attesa sono luoghi di primo ritrovo per la popolazione, che verrà ricongiunta alle proprie famiglie e riceverà i beni di prima necessità (acqua ecc) e le informazioni sull‟evento e sui comportamenti da seguire per le successive sistemazioni eventuali.
periodo di utilizzo in emergenza il più breve possibile sicurezza del percorso per il raggiungimento dell‟area
Aree di Ricovero della Popolazione
Aree di Ricovero della popolazione sono strutture coperte - rischio idrogeologico -
(ostelli, alberghi, abitazioni private, ecc.) o luoghi in cui saranno allestite tende e
roulotte - rischio sismico - in grado di assicurare un ricovero alla popolazione colpita
sicurezza del sito a frane, crolli, allagamenti
vicinanza a reti idriche, elettriche e fognarie
sicurezza del percorso per il raggiungimento dell‟area
eventuale polifunzionalità
VILLA COMUNALE
COORDINATE : 37.9240 - 15.7642
UBICAZIONE Area ubicata all’ingresso del centro abitato in via chorio
MQ 3550 mq
NUMERO PERSONE
OSPITABILI (sup/2mq) 1750
DESCRIZIONE Si tratta di una ampia zona verde alberata e pavimentata nei percorsi, provvista di illuminazione.
AREA DI ATTESA N.1
RISORSE A DISPOSIZIONE
Rete elettrica
Accessibilità e Stabilità
dell’area
PIAZZA MUNICIPIO
COORDINATE : 37.9252 - 15.7639
UBICAZIONE Area adiacente al Municipio in via Roma
MQ 3440 mq
NUMERO PERSONE
OSPITABILI (sup/2mq) 1700
DESCRIZIONE Si tratta di una zona verde alberata e pavimentata, provvista di illuminazione
AREA DI ATTESA N.2
RISORSE A DISPOSIZIONE
Rete elettrica
Accessibilità e Stabilità
dell’area
LE AREE POSSONO ESSERE UTILIZZATE
IN CASO DI NECESSITA’ COME AREE DI
RICOVERO IN QUANTOTUTTE DOTATE
DI ALLACCI ALLE RETI.
COORDINATE: 37.9253 – 157639
UBICAZIONE PIAZZA COMUNALE IN VIA DEI GELSOMINI
MQ 3436 mq
NUMERO PERSONE
OSPITABILI (sup/2mq) 1718
DESCRIZIONE Trattasi di una area Comunale provvista di illuminazione e facilmente accessibile.
AREA DI ATTESA N.3
RISORSE A DISPOSIZIONE
Rete elettrica
Accessibilità e Stabilità
dell’area
LE AREE POSSONO ESSERE UTILIZZATE IN
CASO DI NECESSITA’ COME AREE DI
RICOVERO IN QUANTOTUTTE DOTATE DI
ALLACCI ALLE RETI.
CAMPETTO SPORTIVO
COORDINATE: 37.9253 – 157639
UBICAZIONE CAMPETTO COMUNALE
MQ 2375 mq
NUMERO PERSONE
OSPITABILI (sup/2mq) 1187
DESCRIZIONE Rappresentata da un area libera Comunale provvista di illuminazione e facilmente accessibile.
AREA DI ATTESA N.4
RISORSE A DISPOSIZIONE
Rete elettrica
Accessibilità e Stabilità
dell’area
SCUOLA ELEMENTARE
COORDINATE: 37.9253 - 15.7669
UBICAZIONE STRUTTURA COPERTA ADIBITA A SCUOLA ELEMENTARE COLLAUDATA STATICAMENTE
MQ 1250 mq
AREA DI RICOVERO N.1
RISORSE A DISPOSIZIONE
Rete Idrica
Rete fognaria
Rete elettrica
Accessibilità e Stabilità
dell’area
ACCESS POINT
COORDINATE: 37.9247 - 15.7656
AREA DI RICOVERO N.2
UBICAZIONE STRUTTURA COPERTA ADIBITA AD ATTIVITA’ CULTURALECON ANNESSA AREA ESTERNA E COLLAUDATA STATICAMENTE
MQ STRUTTURA COPERTA 400 mq STRUTTURA COPERTA
MQ AREA ESTERNA 4.000 MQ
RISORSE A DISPOSIZIONE
Rete Idrica
Rete fognaria
Rete elettrica
Accessibilità e Stabilità
dell’area
Con riguardo alle direttive prescritte dal Dipartimento della Protezione Civile e
applicando i criteri del “Metodo Augustus”, sono state individuate delle aree che per
caratteristiche rispondono ai requisiti necessari per finalità di Protezione Civile,
ovvero aree di “attesa”, di “ricovero”
. Le aree per il ricovero sono individuate planimetricamente con il colore rosso;
quelle destinate ad attesa sono individuate planimetricamente con il colore verde.
Le aree sono separate fra loro per non creare congestioni organizzative e sono distanti
da insediamenti produttivi pericolosi. Tuttavia, esse sono state scelte sulla base delle
condizioni migliori possibili perché accolgano in modo agevole la popolazione che ne
debba usufruire e contestualmente, esse sono state dislocate in maniera opportuna
proporzionalmente alla popolazione residente in quel bacino d‟utenza affinché tutti
abbiano le medesime possibilità di riparo nei modi e tempi più brevi possibili.
SCHEDE DI SUPPORTO AL PIANO
Conclusioni
Il presente Piano di Emergenza rappresenta, un modello operativo da attivare a fronte di uno
scenario molteplice di rischi che potrebbero svilupparsi sul nostro territorio Comunale.
Come precedentemente descritto, in esso sono state censite tutte le risorse disponibili sul territorio,
sono state individuate le aree da utilizzare per le diverse necessità in caso di calamità, sono stati
individuati il COC-COM, i Responsabili delle 9 Funzioni di Supporto.
E' stato predisposto in sintesi, tutto al fine di affrontare le eventuali calamità in modo organizzato,
razionale ed efficace senza spazio per l'improvvisazione e l'impreparazione.
Ovviamente nel futuro sarà necessario procedere a nuove integrazioni del piano, infatti, gli
elementi per tenere vivo un piano di Emergenza di Protezione Civile sono:
• L'AGGIORNAMENTO PERIODICO
• L'ATTUAZIONE DI ESERCITAZIONI
• L'INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE
Il Responsabile Area Tecnica