periodico italiano magazine dicembre 2014

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Mensile di informazione e approfondimento. In copertina: Tutti buoni, è Natale Fermi tutti! Arrivano le feste di fine anno, con luci, pranzi di famiglia e regali. Spegnete i brontolii e stampatevi un sorriso sulla faccia, perché fino all’Epifania i problemi non esistono. Altrimenti, che festa è? Non perdetevi gli aggiornamenti settimanali sul nostro sito

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Il Natale ‘diverso’Il Natale è una festa in cui finalmente ci si può lasciar andare a unospirito di bontà e di solidarietà. A prima vista, sembra una ricorren-za ipocrita: perché comprimere in un giorno quella tolleranza e quel-la solidarietà che, invece, dovrebbe caratterizzare il nostro comporta-mento quotidiano? È per questo che il compianto Lucio Dalla scrisse‘L’anno che verrà’: una canzone rimasta nei nostri cuori proprio per-ché, laicamente, il cantautore bolognese confessò la propria speranzaper un Natale che cadesse almeno tre volte l’anno. Il Natale è infat-ti il giorno in cui tutto sembra possibile. In cui si scorge lapossibilità di una vita più ricca di buone notizie, di even-ti per cui essere felici, per vivere una felicità profonda,intima, interiore. In questi tempi di crisi, stiamo tuttivivendo la natività con una certa nostalgia, ricordan-do i Natali della nostra infanzia. Invece, dovremmoguardare avanti. E sperare che lo spirito delNatale si rigeneri ogni giorno.La religione ci ha abituati a considerare i mira-coli come un qualcosa di grande, di clamoroso,di impossibile. E invece ci sono tanti miracoli‘piccoli piccoli’, che potrebbero rasserenareveramente la nostra vita di tutti i giorni, sesolo avessimo il coraggio di provare avivere diversamente. Una volta, un caroamico in soprappeso mi confessò diamare il profumo dei cibi. E mi chiarìche, pur di non cedere alla tentazio-ne di riprendere a mangiare senzafreni e, quindi, di ingrassare, erariuscito a compiere il piccolo mira-colo di accontentarsi del loro profu-mo, a vivere diversamente i piaceridella tavola. Se noi riuscissimo amodificare o a mutuare almeno un poco unacerta idea consumistica del Natale, scopriremmodi poter vivere ugualmente forme nuove di felicità,forse più semplici, ma assai più intime e vere. Sesolo riuscissimo a rieducarci, scopriremmo che tutto ciò che di buonoriusciamo a compiere per gli altri, alla fine ritorna. E che la solida-rietà può diventare quel valore miracoloso in grado di farci vivere piùfelicemente ogni giorno dell’anno.La solidarietà non è un valore molto compreso, in un Paese come ilnostro. Il ricordo del nostro passato di miserie non è ancora così lon-tano. E quello della successiva opulenza ci ha scoperto incontentabi-li, insaziabili ed esigenti. Per poter vivere nuovamente delle felicifestività dovremmo uscire dal circolo vizioso di un materialismo spic-ciolo e compulsivo, per cominciare a riconoscere il valore spiritualedella solidarietà e dell’altruismo. Se solo riuscissimo a inserire mag-giori elementi spirituali, capiremmo che non è affatto vero che un

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editoriale [email protected]>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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simile modo di vedere le feste sia contrario alle logiche del mercato oall’esigenza di consumare. Si può consumare diversamente. E si pos-sono generare nuovi modi di festeggiare senza diventare, per forza dicose, schiavi del consumo e del mero possesso delle cose.La solidarietà non è affatto un valore in conflitto col mercato, o total-mente distante dalle logiche economiche. Culture millenarie si basa-no sui valori della condivisione, della collaborazione, del raggiungi-mento di obiettivi collettivi, di squadra o di gruppo. Si può ritrovarel’amicizia, per esempio. Quella basata sulle idee e su nuove cose darealizzare insieme. Non fatevi ingannare dalla falsa selettività delmodello consumistico e di mercato, che ci illude con un’idea di quali-tà ‘elettiva’, ma in realtà costringe tutti a forme di consumismo socia-le nelle amicizie tra le persone, crea un mondo di rapporti ‘vuoti’,opportunistici, basati sul ‘mordi e fuggi’. È una delle conseguenze omo-logative del mercato: farci credere che esista un solo modo di essereamici, un solo modo di amare ed essere felici, un solo modo di volerbene alle persone. Il consumismo selettivo ed egoistico è una forma diarretratezza, un chiaro segnale di società poco avanzata, che costringele persone a chiudersi nei consueti recinti della vita tradizionale.Scelte che possono anche portare soddisfazioni individuali, personali,private, ma che chiudono alle nostre spalle la porta delle felicità pub-bliche, collettive e sociali. Quella porta che dà modo al mondo di rico-noscerci veramente, di valorizzarci nella nostra raggiunta maturità. Eche seleziona veramente ognuno di noi sulla base dei nostri valori, deinostri meriti effettivi, della nostra capacità di dare.

VITTORIO LUSSANA

editoriale La solidarietà non è un valore in conflitto con il mercato>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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La favola di NataleBabbo Natale è alla ricerca del suo successore, unbambino buono e gentile di nome Nicolaus che ungiorno, quando lui sarà troppo vecchio, potrà prende-re il suo posto. Dopo mesi e mesi di ricerche, final-mente lo trova. Ed è davvero speciale il piccoloNicolaus. Con ‘L’apprendista Babbo Natale’ BonifacioVincenzi ci regala una dolcissima favola per bambinie per adulti, che fa sorridere e apprezzare ancora dipiù il significato del Natale, affrontando in modosemplice e coraggioso un argomento delicato comela Sindrome di Down.

L’apprendista Babbo NataleBonifacio Vincenzi, Kymaera edizioniIllustrazioni di Germana Di Ragoebook 5,99 euro

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Per piacere, sorrideteEcco, finalmente è arrivato dicembre. Una manciata di giorni dilavoro e poi tutto si ferma. Il Paese, caragrazia, spegne i microfonidella polemica, delle discussioni, delle ragioni urlate. Persino i pro-blemi, quelli che ci assillano quotidianamente, vanno in vacanza.Perché di fronte alle feste di fine anno, non ci sono ragioni: pranzi,cenoni e brindisi hanno la priorità assoluta. E non importa che lafrenesia dei preparativi è una maratona, che di soldi ce ne sonopochi e di regali ancora meno. Per dieci giorni l’unica emergenza chesi è disposti a ‘digerire’ è il piacere di riunire la famiglia e ‘chiuder-si’ in una bolla di serenità. Mangiare, dormire, ‘drogarsi’ di stupidifilm natalizi e tutt’al più dare una sbirciatina a facebook, dove final-mente le palle nei post sono quelle vere, natalizie. Tutto il resto puòaspettare. E chissà che nel ‘silenzio’ delle feste un po’ del malconten-to che ci ha accompagnato negli ultimi mesi molli la presa fino adisperdersi; che il cervello possa ‘resettarsi’ e riaccendersi nel nuovoanno con un po’ più di entusiasmo. Noi vi auguriamo un felice fineanno e, per piacere, non brontolate. Altrimenti, che festa è?

FRANCESCA BUFFO

storiadicopertina La ‘bolla’ del Natale>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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L’utilizzo della medicina nar-rativa in ambito clinico è unapratica che si sta diffondendoin molte Asl del nostro Paese.Parlare di sé serve ai malati acurarsi e farsi curare meglio

sommario Anno 3 I numero 8 I Dicembre 2014

3 Editoriale

5 Storia di copertina

8 Apprendisti stregoniUn’Europa a guida conservatrice ha imposto una politica di rigore che è ‘ricaduta’ sulle potenzialità di spesa dei ceti ‘medi’

12 I’m a Mx!Il Regno Unito conia un nuovo pronome per la comunità transessuale

15 La diversità ‘violata’Discriminazione, abusi e violenze sono le realtà con cui devono fare i conti le persone ‘Lgbti’ di tutto il mondo

18 Salvare il ColosseoL’archeologo Daniele Manacorda proponedi restituire al Colosseo la sua arena calpestabile; un’idea appoggiata da Dario Franceschini

22 Gianluca Mech,“io e la Tisanoreica”Nasce da un’antica formula galenicauna delle diete più famose degli ultimi anni

29 La scritturaaiuta mente e corpoEmanuela Carniti Merini, figlia della poetessa dei Navigli, ci racconta come la poesia sia un bagaglio personale che diventa necessità di espressione emozionale

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Medicinanarrativa

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31 È qui la festa!Regali originali, ricette sfiziose, la moda più glamour. Tante idee per rendere magico il vostro Natale

32 Natale fai da teScopri come rendere queste feste veramente speciali. Puoi cominciare

dalle decorazioni per l’albero o la tavola e passarepoi ai regalini per gli amici, i bigliettini...

38 L’outfit glamourNatale, capodanno e il tradizionale scambio-regali con gli amici. Tante occasioni per poter sfoggiare un nuovo look

40 Le origini della NativitàUn excursus delle più interessanti rappresentazioni iconografiche del tema della Natività nell’arte cristiana delle origini (IV- XIV secolo)

46 Un’eccellenza del Made in ItalyDagli anni ‘50 in poi i design italiano si è sviluppato diventando un modello irripetibile, dove l’innovazione va a braccetto con l’intuizione

49 Il design italiano punta al ‘di più’Giovanna Talocci, vicepresidente di Adici spiega quali sono le carte vincenti che fanno del Made in Italy un punto di riferimento internazionale

Siete fra quelli che non sannocuocere neanche un uovo al tega-mino? Non arrendetevi, ci sonoricette facilissime e di grandeeffetto fatte apposta per voi

La magiaè in tavola

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Anno 3 - n. 8 - Dicembre 2014

Direttore responsabile: Vittorio LussanaCaporedattore centrale: Francesca Buffo

In redazione: Gaetano Massimo Macrì, Carla De Leo, Serena Di Giovanni , Ilaria Cordì , Silvia Mattina, Clelia Moscariello , Giorgio Morino, Giuseppe Lorin, Michela Zanarella

REDAZIONE CENTRALE: Via A. Pertile, 5 - 00168 Roma - Tel. 06.92592703

Progetto grafico e impaginazione:Komunicare.org - Roma

Editore Compact edizioni divisione di Phoenix associa-zione culturale - Periodico italiano magazine è unatestata giornalistica registrata presso il RegistroStampa del Tribunale di Milano, n. 345, il 9.06.2010

PROMOZIONE E SVILUPPO

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La linea politica del nuovo segretario nazionaledella Lega Nord, Matteo Salvini, è basata su

una serie di presupposti ‘più furbi che belli’. Conun mondo liberale ancora ‘impantanato’ in un ‘ber-lusconismo’ ormai imbolsito e stanco e con unadestra dimostratasi palesemente contigua ad

ambienti inqualificabili e di assai dubbia moralità,il cosiddetto ‘Uomo qualunque’ italiano rischia difinire tra le braccia di questo astuto esponentemilanese, che ha saputo ‘spostare’ l’indirizzo politi-co del proprio movimento da un regionalismo fol-cloristico e incolto, a un nazionalismo che confonde

economia Salvini diffonde un nazionalismo che confonde gli errori de

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Apprendististregoni

Un’Europa a guida conservatrice ha imposto una politica di rigore che

non è ‘ricaduta’ solamente sulla capacità di ogni singolo Stato-membro

a impostare politiche ‘sviluppiste’, cioè caratterizzate da forti investi-

menti pubblici, bensì e soprattutto sulle potenzialità di spesa dei ceti

‘medi’, ridefinendo in senso tipicamente ‘classista’ l’intera fotografia

‘panoramica’ dell’Unione europea

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ell’Unione europea con i ‘guasti’ causati dalla globalizzazione

gli errori dell’Unione europea con i ‘guasti’ causatidalla globalizzazione, incapace di inquadrare glisquilibri storici dei fenomeni migratori, che noncomprende praticamente nulla della macroecono-mia moderna.Le basi economiche di Salvini sono drammatica-mente deficitarie, soprattutto se analizzate sullospicciolo ‘terreno’ microeconomico: da tempo, que-sto esponente politico ha organizzato una campa-gna ‘No Euro’ che lo sta collocando sul minacciosofronte protestatario dell’ultradestra europea. Sitratta di un errore grossolano, gravido di conse-guenze che potrebbero rivelarsi pesantissime perl’economia italiana. In tale schieramento, MatteoSalvini non è solo: anche Beppe Grillo ha spessoaccusato la moneta attualmente più robusta delpianeta, l’Euro, facendo gran confusione tra crisieconomica globale e riforme strutturali ‘sovrana-zionali’. Una moneta ‘forte’ certamente non aiuta leesportazioni. Ma proprio questa sua caratteristicaavrebbe dovuto generare una serie di investimenti‘interni’ - quelli stimolati, per esempio, dai Governitedeschi di Gerhard Schroeder o della stessaAngela Merkel nella vecchia Germania dell’est - ingrado di rigenerare mercati interni e interi com-parti industriali. Con una moneta di elevato valo-re di cambio, infatti, il ‘nocciolo’ econometricoavrebbe dovuto essere ‘la determinazione delprezzo’ delle merci. Ovvero, come peraltro si inse-gna sin dai primi anni nelle facoltà universitariedi Economia e commercio, una moneta forte obbli-ga, per definizione, forme di contrattazione fina-lizzate a individuare il ‘prezzo di equilibrio’ tradomanda e offerta di beni e servizi. La qual cosasottende, in termini teorici, persino la possibilitàche il prezzo di numerosi prodotti, in un regime diconcorrenza perfetta, possa addirittura ‘scende-re’, anziché salire.In Italia è accaduto esattamente il contrario: con ilcambio ‘mille lire=un euro’, determinato da unaforma gravissima di mancati controlli di ‘calmiera-mento’ dei prezzi al consumo, si è imposta sin dasubito una circolazione monetaria assai ‘rallenta-ta’, che ha reso sostanzialmente impossibile l’in-contro tra la curva di domanda e quella dell’offer-ta. Insomma, i prezzi di numerose merci qui da noihanno subito incrementi 3-4 volte superiori rispet-to alla gran parte degli altri Paesi dell’Ue, compre-sa la Germania. Sono dati che si possono verificarefacilmente: dai collutori ai dentifrici, dai medicina-li ai giocattoli per bambini, tutto o quasi in Italia

viene presentato sui mercati a prezzi maggiorati.Chi doveva effettuare i controlli del caso - al limiteprevedendo un più lungo periodo di ‘doppia circola-zione’ monetaria - ovvero i Governi di centrodestrasostenuti proprio dalla Lega Nord tra gli anni2002–2006 - non si è minimamente preoccupato dieffettuarli. Ciò ha incentivato un’impennata infla-zionistica totalmente squilibrata, che si è quasisubito stabilizzata su un livello ‘medio’ di prezzipraticamente raddoppiati, generando la lunga spi-rale deflattiva che abbiamo vissuto in questi anni.In Italia, la mancanza di controlli è forse il princi-pale dei problemi, in moltissimi comparti e settori.Esterniamo tale ‘diagnosi’ senza esser mossi daalcun spirito di faziosità, poiché in molti ambitianche amministrazioni, Giunte ed esecutivi cosid-detti ‘progressisti’ non sono riusciti minimamentea inquadrare la gravità di tale problema: abbiamodovuto attendere le inchieste di colleghi dalla spec-chiata capacità professionale quali RiccardoIacona, Milena Gabanelli e Lucia Annunziata, perriuscire a comprendere come l’Italia risultasseaffetta, da nord a sud, da una mentalità ‘pasticcio-na’ e superficiale.Nel ‘bailamme’ finanziario globale di questi ultimianni sono stati commessi - questo è senz’altro vero- alcuni grossi sbagli anche da parte dell’Europa edella sua Banca centrale. Ma si tratta di errori chenon soltanto Matteo Salvini fatica a individuare,bensì anche i numerosi rappresentanti di queiPaesi da sempre abituati alla circolazione di ‘divi-se forti’ come il Marco tedesco, il Fiorino olandeseo lo stesso Franco francese dei primi anni ’80 delsecolo scorso. Nello specifico, i due principali erroridi politica monetaria dell’Europa sono stati iseguenti: una valuta ‘forte’ impone, per definizione,che moltissimi scambi avvengano in moneta‘metallica’ e non tramite i ‘biglietti di banca’, desti-nati invece a incentivare il risparmio; in secondoluogo, una ‘divisa’ pesante favorisce un precisomutamento delle forme di transazione - come inrealtà sta già accadendo - tramite carte bancomat,ricaricabili o, più in generale, di addebito di unaspesa qualsiasi. Ciò in quanto una vecchia decisio-ne americana del 1971 ha ‘sganciato’ completa-mente il valore di ogni moneta dalle riserve aureedetenute nei ‘caveau’ dalle rispettive Banche cen-trali di ogni singolo Stato, dando il via a un lungo,ma inesorabile, processo di ‘estinzione’ della mone-ta stessa - sia cartacea, sia metallica - per l’acqui-sto dei beni di consumo, anche quelli minori. In

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alcuni Paesi (in Italia soprattutto, ma anche inSpagna, Grecia, Portogallo e Irlanda), ciò ha com-portato un ‘doppio problema’, che si è innestatodurante la fase di trapasso dalle vecchie ‘divise’all’Euro:a) una primissima questione che definiremmo di

natura ‘psicologico-collettiva’;b) un secondo problema di carattere puramente

finanziario.Nel primo caso, la scarsa abitudine, degli italiani inparticolare, a trattenere la moneta ‘di ferro’, che neicasi di valuta ad alto peso specifico possiede un pro-prio potere d’acquisto ‘intrinseco’, ha completamen-te ribaltato il comportamento e le strategie di spesadei consumatori, i quali, posti di fronte a un volume‘cartaceo’ sensibilmente assottigliato, si sono visticostretti a bloccare la velocità di circolazione mone-taria e, di conseguenza, i loro stessi consumi; ilsecondo problema, quello prettamente finanziario,a sua volta ha accelerato quel processo di ‘estinzio-ne’ monetaria determinato, come già accennato,dall’aumento delle tipologie di addebito bancarioeffettuabili, anche per motivi di tracciabilità fiscale,tramite carte di credito, bancomat e ‘ricaricabili’.Operazioni che hanno costretto i consumatori a tra-sformare se stessi in ‘calcolatori elettronici viventi’,sempre intenti a compiere complesse operazioniaritmetiche di addizione o sottrazione.Il primo problema si sarebbe dovuto affrontareattraverso la creazione di biglietti di banca di‘taglio’ minore (da 1 e 2 euro), in modo da permet-tere una maggior difesa del potere d’acquisto dei‘tagli’ cosiddetti ‘medi’, quelli da 10 e da 20 euro,

che invece hanno subito un forte depotenziamentoin favore di quello da 50 euro, divenuto il vero‘biglietto-medio’ di scambio (e di ‘cambio’…) com-merciale e finanziario; il secondo problema, inoltre,non ha solo eliminato ogni ‘rete protettiva’ didistinzione - o di ‘doppia economia’ - tra beni pri-mari e merci di lusso, che hanno finito con l’entra-re tutti a far parte del medesimo ‘calderone’ di con-sumo. Tale effetto era assolutamente previsto econsiderato persino auspicabile, sotto un profilo di‘omogeneizzazione’ monetaria dell’intera Euro-zona, al fine di impedire - come poi avvenutougualmente, peraltro - un’Unione a ‘doppia veloci-tà’ macroeconomica: una di serie ‘A’ e una di serie‘B’. Ma quel che è più grave, esso non è stato mini-

economia Sull’Euro l’errore più ‘marchiano’, è stato commesso qui da n>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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eolico bloccato dalle norme contro il libero flusso dell’energia

Secondo l’EWEA, l’associazione europea dell’eolico, per permettere all’eolico di esprimere a pieno il suo potenziale serve un’Europa unita anche dal

punto di vista energetico: si devono abbattere le barriere che frenano il libero flusso dell’elettricità e aumentare drasticamente le interconnessioni.

L’associazione suggerisce ai decisori politici e ai Governi dei 28 paesi membri cinque priorità per i prossimi anni: garantire una legislazione stabile,

assicurare la sicurezza energetica, completare il mercato interno dell’energia, sostenere lo sviluppo tecnologico e commerciale, combattere i cam-

biamenti climatici. “L’elettricità è l’ultimo bene in Europa che non è liberalmente commercializzato: possiamo comprare arance dalla Spagna, renne

dalla Svezia, ma l’elettricità non è in vendita e questo sta danneggiando l’Europa nel suo percorso verso la sicurezza energetica e l’interconnettivi-

tà dei sistemi elettrici”, denuncia l’amministratore delegato di EWEA, Thomas Becker, secondo il quale “l’Europa ha bisogno di un ‘internet dell’ener-

gia’ che vada molto oltre la mera costruzione di tralicci e interconnessioni elettriche”. “La creazione del mercato unico europeo dell’energia - rimar-

ca EWEA - è la via maestra per diffondere i benefici delle energie rinnovabili in tutti i Paesi membri”. Un dato confermato anche da Agostino Re

Rebaudengo, presidente di AssoRinnovabili, quando fa notare che “grazie al forte incremento delle rinnovabili e al completamento di alcune impor-

tanti interconnessioni, il prezzo dell’elettricità in Italia, con l’entrata in servizio del cavo Sapei che collega la Sardegna al continente, ha visto il prez-

zo zonale, da sempre più elevato, finalmente allineato a quello nazionale”.

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mamente accompagnato da solide politiche disostegno della domanda di acquisto di beni e servi-zi primari, o di prima necessità.Quest’ultimo aspetto rappresenta l’errore principa-le di un’Europa a guida conservatrice, che ha impo-sto una politica di rigore che non è ‘ricaduta’ sola-mente sulla capacità di ogni singolo Stato-membroa impostare politiche ‘sviluppiste’, cioè caratterizza-te da forti investimenti pubblici - che avrebberoaltresì contribuito a svalutare l’Euro attraversouna maggior circolazione monetaria - bensì esoprattutto sulle potenzialità di spesa dei ceti‘medi’, che si sono ritrovati improvvisamente ‘prole-tarizzati’, ridefinendo in senso tipicamente ‘classi-sta’ l’intera fotografia ‘panoramica’ dell’Unioneeuropea. In ogni caso, fermo restando tali erroriavvenuti ‘a monte’, lo sbaglio principale, anzi l’erro-re più ‘marchiano’, è stato commesso qui da noi, nona Bruxelles: un’improvvisa impennata dei prezzi,praticamente un ‘raddoppio’ in ogni settore e tipolo-gia di mercato, che ha finito col combinarsi negati-vamente con una debolezza della domanda di con-sumo interna, ridotta sin da subito in stato ‘coma-toso’. La curva dell’offerta complessiva è rimasta‘alta’; e quella della domanda ha finito col toccarepraticamente l’asse delle ordinate, generando addi-rittura il processo contrario a quello inflattivo, cioèla deflazione. Infine, bisogna segnalare, senza ricor-rere ad alcuna forma di demonizzazione ideologica‘no global’, anche la tendenza globale dei mercatifinanziari internazionali a tentare operazioni speri-colate sotto il profilo speculativo e borsistico (titoli‘derivati’ di debiti e sofferenze bancarie, o mutuiprivi di reali garanzie fideiussorie).La concomitanza di tutti questi fattori ha generatouna profonda crisi depressiva dei mercati internidei Paesi di tutto il mondo, Stati Uniti compresi. Efare una confusione del ‘diavolo’ per mere motiva-zioni propagandistiche o addirittura demagogichescaricando ogni responsabilità della lunga recessio-ne mondiale sull’Euro rappresenta un comporta-mento grave e irresponsabile. Il rigorismo economi-co contempla e interessa le finanze pubbliche e lecondizioni di salute degli Stati, dunque fattori tipi-camente macroeconomici, non l’economia realedelle persone, che invece si misura con gli strumen-ti classici della microeconomia. Matteo Salvini eBeppe Grillo rappresentano una minaccia gravissi-ma per il nostro Paese più per la loro ‘ignoranza’economica di base, che per le loro tendenze ‘prote-statarie’ o di contestazione sociale. Essi sono due

Un disastro per l’Italia uscire dall’euro

A lanciare il monito è Lars Feld, uno dei “cinque saggi dell’econo-

mia tedesca”, in un’intervista rilasciata ad Ansa economia. Di

fronte all’ipotesi che ricorre nel dibattito politico italiano l’econo-

mista si esprime senza mezzi termini: “Si gioca col fuoco: se si

vuole uscire dall’unione monetaria si deve contare su massicci

effetti negativi”.

I perché li spiega molto bene: innanzitutto bisogna tenere conto

che l’Italia è uno dei più grandi, per così dire, ‘fornitori’ di titoli di

Stato sul mercato internazionale e, solo questo, avrebbe effetti

abbastanza disastrosi per l’economia italiana. Cambiare valuta

significherebbe rinegoziare tutte le relazioni economiche tran-

sfrontaliere instaurate negli ultimi anni. E poiché la nuova valuta

adottata sarebbe ‘più debole’ dell’euro, ciò potrebbe causare dei

crolli del prodotto interno lordo. Quindi: ulteriore calo del Pil e

nuova disoccupazione.

Secondo Feld l’Italia deve prendere a esempio la crescita di

Irlanda, Portogallo e Spagna, che hanno ricevuto gli aiuti inter-

nazionali e si sono sottoposti a una gestione controllata delle

proprie politiche economiche. Sviluppi positivi riconducibili

anche alle riforme sul mercato del lavoro e al risanamento delle

finanze pubbliche in tutti e tre gli Stati.

“Le riforme strutturali e i processi di consolidamento richiedono

tempi relativamente lunghi – ribadisce l’economista – e non si

possono realizzare in un solo anno. Tuttavia i progetti di riforma

che il presidente del consiglio Renzi ha avviato sono relativamen-

te ampi e, tenuto conto dei processi decisionali, potrebbero dare

dei risultati verso la fine del 2015.

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noi, non a Bruxelles>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>> In&Out

veri e propri ‘apprendisti stregoni’, che rischiano di‘incubare’ una terrificante moltiplicazione deinostri problemi. Un’eventualità che il popolo italia-no non può assolutamente permettersi: avventurar-si in una guerra contro la Francia per la riconqui-sta della Corsica ci costerebbe assai meno!Attenzione, carissimi italiani: le insegne luminoseattirano gli ‘allocchi’. I grandi centri commercialiche circondano le periferie delle nostre città sem-brano belli da ammirare mentre stiamo guidandotranquillamente in autostrada. Ma se solo si pro-vasse ad allargare lo ‘sguardo’ verso le aree prospi-cienti a tali ‘cattedrali’ del consumo, ci accorgerem-mo in quali lande desolate e degradate esse sonostate collocate: quello è il ‘destino’ che rischia ilnostro Paese. Ed è in quel tipo di ‘deserto’ che iGrillo e i Salvini vorrebbero, inconsapevolmente,trascinarci.

VITTORIO LUSSANA

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Il termine ‘omosessuale’ fuutilizzato per la prima volta

nel 1869 da un letteratoungherese, Karl-Maria Kert-beny, in un pamphlet contro ilministero della Giustiziaprussiano per una legge chepuniva coloro che compivanoatti sessuali fra persone dellostesso sesso, prevalentementemaschile. Kertbeny introdus-

se, inoltre, i termini ‘normo-sessualità’ e ‘bisessualità’, chelasciarono poi spazio, intornoagli anni ’20, a ‘eterosessuali-tà’ e ‘omosessualità’. Da allorala terminologia che specifical’orientamento sessuale havissuto una sua evoluzione,ma le accezioni negative e itabù sono restati immutati.Certo, nei contesti più politi-

cally correct, è di uso comuneil termine LGBT (Lesbiche-Gay-Bisessuali-Transgender)per descrivere la non-eteroses-sualità, ma nel parlato (e pen-sato) comune c’è sempre uncerto disagio al trattare l’argo-mento. Si è parlato molto dicome i giovanissimi siano piùaperti alle differenze di gene-re. Dovremmo esserlo un po’tutti a dire il vero, visto che leserie tv e molte celebrities neparlano apertamente. Eppurele chiusure e gli stereotipi checi condizionano sono ancoramoltissimi. D’altronde, anchenegli Stati Uniti, c’è volutooltre un ventennio di battagliedel movimento di liberazionesessuale per vedere ricono-sciuti i diritti degli omoses-suali, i matrimoni e le adozio-ni. Ma che una società checambia richieda nuove leggi,

società Che una società che cambia richieda nuove leggi, non è una question>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

12 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

Mentre l’Italia è ancora alle prese con le mani-

festazioni per il riconoscimento dei diritti civi-

li, il Regno Unito per la comunità transessuale

conia un nuovo pronome. La città di Brighton

apre le porte a Mx Trans

I’ma Mx!

I’ma Mx!

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non è una questione che riguar-da solo il nostro Paese. Ci rife-riamo, in questo caso, al ricono-scimento dei transgender.È recente l’iniziativa della TheRoyal Bank of Scotland(RBS), rivolta ai clienti tran-sessuali o che intendono cam-biare sesso, ai quali ci si rivol-gerà – nella corrispondenza enel dialogo – con la sigla Mx.La sigla è stata introdotta, loscorso anno, all’anagrafe diBrighton, città nota per avereaccolto con grande anticipo ivari temi della liberazionesessuale.L’iniziativa ha destato uncerto clamore nel Regno Unitotanto che altre due sedi banca-rie del Paese, Barclays eLloyd, stanno provvedendo adaggiornare i metodi comunica-tivi per integrare al meglio lacomunità LGBT.Per definizione il termine‘transgender’ è definibile come‘termine ombrello’, ovvero unaiperonimia – specifica relazio-ne semantica di due terminiche indicano un campo seman-

tico esteso n.d.r.– che racchiu-de tutti i soggetti singoli cherientrano in questo modellosessuale. Il pensiero ‘tran-sgenderista’ sostiene che,genericamente, il binomiouomo/donna non è da conside-rarsi come due entità separatee a se stanti ma come un’unitàinscindibile di essere. La logi-ca genderista, che ha introdot-to un nuovo modello politico,sociale e culturale, ha unavisione dei diritti umani più‘elastica’. E si può classificarecome una sfumatura dellarigida dicotomia maschio/fem-mina. Difficile è il coming out(letteralmente ‘uscir fuori’) delsoggetto transgender poichésignifica rendere pubblico ilproprio orientamento sessualee, talvolta, ciò comporta unadiscriminazione da parte dicoloro che ritengono che lanormalità risieda nell’etero-sessualità, causando così, alivello psicologico, psichiatricoed endocrinologico, una nettadifferenziazione della declina-zione naturale del genere

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ne che riguarda solo il nostro Paese>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Germania: non solofemmine e maschiDa oltre un anno la Germania ha varatouna legge che riconosce l’intersessualità(primo paese europeo a compiere talepasso). In pratica, nell’atto di nascita regi-strato all’anagrafe, i genitori possonolascuiare neutro il campo che specifica ilgenere sessuale. Sarà il nascituro, una voltadiventato adulto, a decidere se specificaredi appartenere a uno dei due sessi o, inalternativa, restare ‘indeterminati’. La norma nasce da un ‘vuoto’ legislativo chela corte costituzionale tedesca ha voluto ret-tificare. Fino al 2013, infatti, nel paese veni-vano riconosciuti i transessuali (cioè coloroche per scelta decidono di cambiare sesso) enon gli intersessuali (bambini che alla nasci-ta presentano sia gli organi genitali maschi-li sia quelli femminili). Ma la strada per laparità dei diritti è ancora lunga: la legge,infatti, non riguarda né i transessuali né itransgender, che non sono status biologicidefinibili alla nascità bensì condizini chel’individuo matura nel tempo.

maschile e femminile. Occor-re, però, sottolineare una dif-ferenziazione concettuale. Alivello medico e legale, paral-lelamente a quanto accadeagli eterosessuali, anche inquest’ambito vi è una distin-zione di genere: salvo rareeccezioni, il passaggio dauomo a donna è descritto conil termine androginoide, o

Conchita Wurst, cantante transessuale barbuta, vincitrice dell’ultimaedizione dell’Eurovision song contest: ha cantato l’8 ottobre scorsosull’Esplanade Solidarnosc di Bruxelles, di fronte all’assemblea par-lamentare europea

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viceversa, ginandroide. Al dilà della terminologia medica, èchiaro che in termini di inte-grazione sociale le cose sifanno un po’ complicate.L’identità transgender ha por-tato alla nascita della costru-zione popolare e collettivadella ‘transfobia’ (l’avversionenei confronti degli individuiche scoprono di appartenere aun sesso diverso da quellodella nascita). Secondo unsondaggio condotto nel 2013dalla Comunità europea, il35% delle persone transgen-der intervistate ha denunciatoatti di violenza o minacce allapropria persona e il 29% diquesti dichiara di essereescluso sul posto di lavoro, opersino, di non trovarne. I datidiffusi dal progetto internazio-nale The Trans MurderMonitoring (TGEU) – progettoche monitora costantemente,raccoglie e analizza i casi di

omicidio di transessuali nelmondo – mostra che dal 2008a oggi sono stati registrati ben1.162 morti a causa dellatransfobia nel mondo. InItalia, 27. Per questo motivo, il20 novembre ricorre annual-mente il Transgender Day ofRimembrance (TDoR), la gior-nata internazionale in ricordodelle vittime della transfobiaSecondo le ricerche TDoR, nel2014 sono stati commessi 226omicidi per omofobia nelmondo (il nostro Paese si clas-sifica ai primi posti, per casiregistrati).L’Italia, quest’anno, ha vistoprotagoniste le città di Roma,Bologna e Catania nella lottacontinua affinché il disegno dilegge n°405 (http://parlamen-to17.openpolis.it/atto/docu-mento/id/6267) a cui si riferi-scono le norme in materia dimodificazione dell’attribuzio-ne di sesso, venga approvato

in parlamento e i richiedentipossano avere la possibilità diottenere nuovi documenti conla scelta del nome scelto e delsesso anagrafico. Lo scorsoottobre, le associazioni a tute-la dei diritti LGBT hannofatto appello al presidenteRenzi, ai presidenti delle dueCamere (Boldrini e Grasso) ealle Commissioni dellaGiustizia e dei Diritti Umani,al fine di far approvare il DDL405. Per allontanare il medioe-vo morale italiano e mondiale,il MIT – associazione onlus peril movimento dell’identità tran-sessuale - (http://www.mit-ita-lia.it/) in occasione della ricor-renza del 20 novembre ha lan-ciato una campagna sociale cheha come slogan: ‘Un altro gene-re è possibile’. L’obiettivo èquello di sostenere l’identitàsessuale a prescindere dall’in-tervento chirurgico, come affer-ma la presidentessa PorporaMarcasciano. Da un punto divista sociologico, transgender«è una nozione astratta e idea-le in cui due opposti tendono adessere un’unica identità»sostiene Anna Lisa Tota, pro-fessore straordinario alla facol-tà di Lettere e Filosofia diRoma Tre, dove insegnaSociologia e Comunicazione.“Tale identità la costruiamo noistessi. Infatti, chiamarlo ‘stig-ma’ è molto. Vi sono grandi emolti pregiudizi, perché sonopersone che ‘vanno contro’ ciòche si tende a definire ‘norma-le’. Ognuno ha il diritto di vive-re la sua sessualità, a meno chenon vada a danno di altre per-sone. Una tale visione è unapreclusione mentale e morale:essere transgender non è uncrimine”.

ILARIA CORDÌ

società L’identità transgender ha portato alla nascita della ‘transfobia’>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Milano: la quotidianitàtransgender in mostraStorie di quotidiana normalità: la commessa

che incontri al bar, l’impiegata che incroci

per strada, il barista che ti erve il caffé. La

‘diversità’ è un’etichetta che arriva dal-

l’esterno (nelle grandi città un po’ meno).

Anche perché lo stereotipo del transessuale,

tutto curve e labbra al silicone ormai è supe-

rato dalla realtà: lavori comuni, esistenze

ordinarie e abitudini normali. A fornirci uno

spaccato di questa realtà è la mostra promossa dall’associazione Ala Milano

onlus in collaborazione con la Casa dei diritti del Comune di Milano, dal titolo ‘Il

tuo tabù è la mia famiglia’ (per tutto il mese di dicembre, in via De Amicis 10).

Gli scatti sono stati realizzati dalla fotografa Valeria Abis e ritraggono i tran-

sgender, a casa, insieme ai familiari che con loro hanno condiviso il lungo per-

corso del cambiamento di sesso. Foto che emozionano, parlano di amore e

rispetto. Alcuni li potete vedere anche su internet: www.valeriabis.it/album/il-

tuo-tabu-e-la-mia-famiglia#1

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La diversità‘violata’

In Italia, nonostante l’omoses-sualità e la transessualità

siano legali, la mancanza di unalegislazione penale antidiscrimi-nazione – che contempli l’omofo-bia, la transfobia e la lesbofobiatra le possibili cause di discrimi-nazione – ha favorito l’aumentodi intolleranza e violenza verso lepersone Lgbti. Negli ultimi anni,infatti, attacchi verbali e fisici sisono verificati con maggiore fre-

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Esprimere la propria individualità è un diritto fondamentale degli uomini,

che implica il riconoscimento e la tutela degli orientamenti sessuali. Eppure,

discriminazione, abusi e violenze sono le realtà con cui tuttora devono fare

i conti le persone ‘Lgbti’ di tutto il mondo. Anche in Italia, dove i vuoti nor-

mativi continuano a restare tali

quenza. ‘Complici’ anche diversiesponenti politici e rappresen-tanti delle istituzioni, che hannocontinuato a fomentare intolle-ranza e odio attraverso dichiara-zioni palesemente discriminato-rie. A causa di questo vuoto nor-mativo, le vittime di reati dinatura discriminatoria basatisull’orientamento sessuale el’identità di genere non hanno lastessa tutela delle vittime di

reati motivati da altre tipologiedi discriminazione (come quellebasate, ad esempio, sull’apparte-nenza etnica, la nazionalità o lareligione). Atti o provocazioni diviolenza omofobica e transfobicanon sono, quindi, perseguibilicome le altre forme di incitamen-to alla violenza discriminatoria.Nel luglio 2011, come nel 2009, ilparlamento italiano ha respintola proposta di legge contro l’omo-

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fobia e la transfobia, accogliendole pregiudiziali di incostituziona-lità presentate dai vari gruppiparlamentari. Il disegno di leggemirava a introdurre l’aggravantedi omofobia nei reati motivatidall’odio e dalla violenza sullabase dell’orientamento sessualee dell’identità di genere. Inoltre,nella legislazione italiana mancail riconoscimento della rilevanzasociale delle famiglie costituiteda persone dello stesso sesso edai loro figli. Ciò impedisce amolte persone di godere dei dirit-ti umani essenziali per l’autorea-lizzazione e alimenta la stigma-tizzazione delle persone Lgbti.Molte persone Lgbti e molti ‘sta-tus’ continuano, dunque, a viverefuori da qualsiasi forma di rico-noscimento, di giurisdizione e ditutela. Continuano ad essere vit-time di discriminazione, nellavita sociale quanto nei luoghi dilavoro. E sono soggetti a violen-ze e abusi. Situazioni che dimo-strano palesemente comel’obiettivo ‘uguaglianza’ non siastato raggiunto. Eche, quindi,

pongono la necessità di faretanto altro ancora.Tuttavia, l’atteggiamento negati-vo verso l’omosessualità e latransessualità non è un proble-ma solo italiano. In 78 Paesi delmondo l’omosessualità è conside-rata un reato. Omosessuali etransessuali sono soggetti: alpagamento di multe salatissime,ai lavori forzati, alla detenzionein carcere (anche fino a 15-20anni). In sette Stati (ArabiaSaudita, Iran, Mauritania,Sudan, Yemen e negli stati dellafederazione della Nigeria cheapplicano la sharia e nelle zonemeridionali della Somalia) i rap-porti fra persone dello stessosesso sono puniti con la lapida-zione e la pena di morte. In più di40 Paesi (Albania, Armenia,Bahamas, Bielorussia, Bosnia edErzegovina, Bulgaria, Camerun,Cile, Croazia, Danimarca, Fiji,Gambia, Georgia, Ghana, Grecia,Guyana, Iran, Iraq, Italia,Giamaica, Lettonia, Libano,Liberia, Lituania, Macedonia,

Malawi, Moldova,Montenegro, Nigeria,

Russia, Serbia, Sudafrica,Taiwan, Trinidad e Tobago,

Tunisia, Turchia, Ucraina,Uganda, Ungheria, Uruguay,Zimbabwe) AmnestyInternational, così come ivari Osservatori, hanno

denunciato violazioni dei dirit-ti umani, aggressioni, intimida-zioni e discriminazioni nei con-fronti di persone lesbiche, gay,

bisessuali, transgender e inter-sessuate. In molti Paesidell’Europa dell’est (Bielorussia,Georgia, Lituania, Macedonia,Moldova, Russia, Serbia eUcraina) le autorità negano ildiritto alla libertà di espressione,riunione e manifestazione inpubblico. Favorendo l’intolleran-

za contro le comunità Lgbti, chevengono discriminate nella leggee nella prassi. L’adozione delladirettiva europea antidiscrimi-nazione, che permetterebbe allepersone Lgbti di godere di ugualidiritti, senza rischiare violazionie discriminazione è, infatti,osteggiata da diversi governieuropei.Il parlamento della Russia haanche approvato (il 25 febbraio2013) una legge che punisce “lapropaganda dell’omosessualitàtra i minori”, con una sanzioneamministrativa che può rag-giungere i 500.000 rubli, e indiverse regioni sono state adot-tate leggi discriminatorie controle persone Lgbti.Europa occidentale, America delNord, America del Sud, SudAfrica e Australia, sono i Paesi incui omosessuali e transessualitrovano il più ampio riconosci-mento dei loro diritti. Anzi: la‘marcia’ verso l’uguaglianza èpartita proprio dal ‘vecchio conti-nente’. Ventiquattro anni fa,infatti, l’Unione Europea rag-giungeva un importante traguar-do: la rimozione dell’omosessuali-tà dalla lista delle malattie e ilsuo riconoscimento come orienta-mento sessuale. Un passo rivolu-zionario fondamentale perchécon esso, oltre all’affermazione inmolti Paesi della sua legalità, sisanciva e si sigillava un principioimportantissimo: l’orientamentosessuale apparteneva alla sferadei diritti individuali fondamen-tali. E, in quanto tale, i governidovevano impegnarsi affinchéquesto diritto venisse riconosciu-to, garantito e tutelato. Oggi inmolti Paesi Ue il riconoscimentodelle unioni civili degli Lgbti èun dato di fatto, così come il dirit-to all’adozione. In Italia no.

CARLA DE LEO

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società In 78 Paesi del mondo l’omosessualità è considerata un reato>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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attualità Ricoprire l’arena dell’anfiteatro Flavio o lasciare i sotterranei espos

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Salvareil Colosseo

Daniele Manacorda, archeologo propone di restituire al Colosseo lasua arena calpestabile; un’idea appoggiata da Dario Franceschini,

ma che da molti è anche vista come un rischio per il monumento stes-

so e per l’uso che ne potrebbe derivare

Il Colosseo è da sempre il puntodi riferimento e di partenza

per i milioni di turisti che duran-te l’anno si affollano in via deiFori imperiali per visitarlo o perimmortalarlo in uno scatto foto-grafico. Una volta entrati nel-l’arena la prima domanda chesorge spontanea è quale dovesseessere l’aspetto originario che igladiatori e i martiri cristiani si

trovavano di fronte. Un’impresadifficile, considerando anche ilfatto che l’arena stessa non esistepiù, sostituita nella veduta d’in-sieme dai sotterranei che leerano sottostanti. Lunghissimicorridoi e mura che sono ormaiperfettamente identificabili conl’immagine generale del monu-mento. Daniele Manacorda, inve-ce, non pensa che le cose debbano

restare così. Secondo l’archeologoromano, infatti, sarebbe possibilerestituire al Colosseo la suaarena, coprendo i sotterranei econsentendo ai visitatori unavisione più ‘reale’ dell’AnfiteatroFlavio. Su twitter l’idea è stataimmediatamente appoggiata dalMinistro Franceschini che si èfatto promotore di trasformarlain un progetto concreto. Non sono

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sti alle intemperie? Due ipotesi contrapposte per tutelare uno dei simboli del Belpaese

mancate però le riserve, di natu-ra sia logistica che tecnica. Ma,come ci racconta in questa inter-vista il professor Manacorda,restituire al Colosseo la suaforma originaria, lo renderebbepiù facilmente comprensibile aimilioni di turisti che ogni annovisitano la capitale.

Professor Manacorda, preci-samente quando è statarimossa l’arena del Colosseo?“Si è cominciato a fare i primiscavi archeologici nella secondametà dell’800. È stata una vicen-da molto complessa, lunga e conproblemi di diversa natura che siè conclusa nel corso del ‘900.L’intento di questi scavi era diriportare alla luce i sotterraneidell’Anfiteatro. Noi archeologiconduciamo delle indagini nelterreno, condotte con un metodoscientifico, che servono a conosce-re meglio quel determinatomonumento o sito, ma l’esitodegli scavi archeologici non coin-cide necessariamente con l’espo-sizione delle strutture, in alcunicasi addirittura frammentarie.Strutture che non erano stateconcepite per essere esposte inquanto sotterranee. Sarebbequindi possibile, con una solaoperazione, ottenere due risulta-ti: da una parte restituire all’an-fiteatro la sua forma originaria,dall’altra allestire percorsi divisita ai sotterranei per far com-prendere il complesso meccani-smo che consentiva di far funzio-nare la macchina ludica delColosseo”.

Lei ha fatto riferimento auna gran quantità di dati chesono andati persi.“Gli scavi dell’800 non venivanopraticati con la metodologia stra-tigrafica in uso oggi; in questomodo si persero un’enorme quan-tità di relazioni tra strati e strut-

ture e di reperti presenti inquegli strati. La perdita è statasicuramente grave, anche se irecenti scavi hanno portatoalla luce ulteriori elementi checi hanno permesso di ricostrui-re aspetti assai importantidella storia bimillenaria delmonumento. D’altra parte nonpenso debba essere motivo didiscussione se l’archeologia dicento anni fa si muoveva conmetodi molto più rozzi di quellimoderni. Ma proprio perché ilColosseo adesso lo conosciamomeglio, noi archeologi dobbia-mo rispondere a una semplicedomanda: le strutture che sonostate portate alla luce devonorimanere esposte alle intempe-rie o devono essere ricoperte?”.

Lei ha evidenziato una vena“necrofila” della scienzaarcheologica.“Sì, tuttavia, questo mio pensieronon va esteso a tutta l’archeolo-gia e a tutti gli archeologi. Ilparallelo con l’anatomia è utileperché aiuta a distinguere trascienza medica e necrofilia.L’anatomia è una scienza natanel Rinascimento che, nonostan-te il divieto dell’uso di tali prati-che nella cultura religiosa esuperstiziosa dell’epoca, è riusci-ta a svilupparsi aumentandoenormemente le nostre conoscen-ze sul corpo umano.Il lavoro dell’archeologo è in uncerto senso una sorta di ‘dissezio-ne del sepolto’, procedura scienti-fica rigorosa e stratigrafica, checontribuisce a portare un enormeaumento nelle conoscenze chenoi traiamo da questa pratica.L’archeologo però, quando scavanel terreno, cerca relazioni e nonva come un moderno IndianaJones alla scoperta di un tesoroin fondo a un buco che poi lasce-rà scoperto. Esiste una venanecrofila dell’archeologia secondo

la quale, quando vengono espostedelle strutture antiche, sepolte,rotte e frammentate, esse debba-no essere lasciate all’aperto inquanto portatrici di un qualchevalore in sé. Io penso che questonon vada mai fatto, a meno chenon ci sia un progetto di tutela evalorizzazione di quanto è statoesposto. Non agire in questosenso, a mio modo di vedere, con-corre drammaticamente aldistacco dell’opinione pubblicadal lavoro dell’archeologo, cre-ando un processo vizioso per ilquale, quando i cittadini si sen-tiranno lontani dal propriopatrimonio culturale perchénon ne capiscono il senso nonvorranno neanche investire sudi esso. Ed è esattamente quelloche avviene oggi”.

Quindi ritiene che questavena ‘necrofila’ archeologicasia ancora presente?“Assolutamente sì. Non vogliodare la croce agli archeologi; misento anzi di difendere la miacategoria quando essa operascientificamente per allargare leconoscenze, ponendosi laicamen-te il problema del senso del pro-prio lavoro. Quando noi, in quan-to archeologi, pensiamo che l’og-getto del nostro interesse deveessere tale anche per l’opinione

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Daniele Manacorda

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pubblica e per la società nel suoinsieme (anche accogliendo esubendo delle scelte espositiveche non hanno nulla a che farecon il lavoro dell’archeologo), inquesto caso entro in garbatapolemica con me stesso e con lacategoria. Lo ripeto: i muri chereggevano la superficie di calpe-stio dell’arena del Colosseo nonhanno alcun motivo di esserelasciati esposti alle intemperie.Mi domando anzi se non ci sia unproblema di tutela: sono decenniche quei muri sono esposti agliagenti climatici. Il Colosseo èoggetto di grandissime cure daparte della nostraSoprintendenza. Mi domandoper quale motivo una simileattenzione non venga rivoltaanche ai muri dei sotterranei”.

Tra le voci più critiche allasua idea, c’è quella diRossella Rea (direttrice delColosseo), che ipotizza ilrischio di allagamento incaso di pioggia a causa delFosso di San Clemente. Leicome risponde?“A parte che questo problemaidraulico si conosce da tempo eche deve essere risolto in terminiingegneristici, ha mai sentitodire che il Colosseo è stato chiusoal pubblico a causa delle piogge?Non mi arrogo il diritto di parla-re di aspetti tecnici che nonconosco, ma questo argomentomi sembra una di quelle risposteche servono a dire immediata-mente “No, stop, non facciamo”,perché una delle pratiche itali-che più diffuse è fare in modo

che le cose non si facciano”.

Un’ulteriore critica è arriva-ta da Cesare de Seta che hapaventato l’ipotesi di un uti-lizzo del luogo poco consonoal Colosseo qualora l’arenavenisse ricoperta.“È stata la polemica maggiore esi tratta di qualcosa di franca-mente paradossale. Io non holetto critiche all’idea in sé, macritiche ai rischi che quell’ideapuò produrre, perché siamo sem-pre pronti a bendarci la testaprima ancora di essercela rotta.In questo caso il paradosso èancora più evidente, perché sipaventa l’ipotesi che nel Colosseopossano tenersi chissà qualieventi e manifestazioni nondegni di quel luogo. Si dimenticache il Colosseo è proprietà delMinistero dei Beni Culturali, cheè diretto da una Soprintendenzaarcheologica. È evidente cheall’interno del Colosseo possonoavvenire delle iniziative cultura-li compatibili con il monumento enon un concerto rock con miglia-ia di persone. C’è qualcuno cheha una graduatoria delle manife-stazioni culturali contemporaneeche siano di serie A o di serie B?Questo lo trovo francamentepatetico, per non dire pericoloso.Mi chiedo perché ci siano sempredei settori della cultura italianache vivono con il terrore quellache chiamano ‘cultura dell’intrat-tenimento’

Che cosa intende?“Ad esempio Dario Franceschiniè stato ospite della trasmissionedi Fabio Fazio a ‘Che tempo chefa’, dove si è parlato anche delColosseo: io sono rimasto inter-detto dall’atteggiamento del pre-sentatore, che si è fatto megafonodelle posizioni di cui stiamo par-lando, cercando di mettere in dif-ficoltà il ministro. Un atteggia-

attualità Il Colosseo è un’icona in tutto il mondo, meta del turismo globa>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Sopra, l’interno del Colosseo come è oggi. Sotto, un ricostruzione virtualedell’assetto originale.

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mento paradossale in una tra-smissione dedicata a un ottimointrattenimento. Perché si deveconsiderare questa ‘cultura del-l’intrattenimento’ indegna deisiti della memoria e della storiaitaliana? Forse che le letturepubbliche della Divina Com-media che Roberto Benigni hatenuto davanti a migliaia di per-sone a Piazza Santa Croce aFirenze hanno infangato la bel-lezza e il valore storico-artisticodi quel luogo? I nostri luoghidella memoria, secondo questavisione, dovrebbero essere imbal-samati e riservati unicamentealla contemplazione”.

Quindi potremo dire che illavoro dell’archeologo non èsolo quello di riportare allaluce i siti della memoria, maanche di renderli fruibili?“Il lavoro dell’archeologo è quellodi conoscere. Per questo quando,per qualsiasi motivo, viene fattouno scavo, sarebbe bene ricoprir-lo a meno che non vi sia un pro-getto preciso. L’articolo 9 dellaCostituzione afferma che unodegli scopi della Repubblica è lapromozione della cultura, cheoggi suona anche come ‘valoriz-zazione del patrimonio’. Ma que-sto è possibile solo se esiste unprogetto che renda un sito fre-quentabile e mantenibile, inmodo che non sia lasciato inseguito alle erbacce. Se le condi-zioni di conservazione di un sitosono particolarmente precarie,probabilmente dovremmo riser-varlo solo alla contemplazione,magari a numero chiuso e con itempi contingentati. Non esisto-no regole, esiste solo il buonsenso. Molti, ad esempio, sonocontrari agli spettacoli di operalirica che si tengono ogni estatealle terme di Caracalla. Ma, senon si pregiudica la conservazio-ne del luogo, possiamo legittima-

mente considerare queste inizia-tive molto belle, che fannoaumentare il numero di poten-ziali visitatori”.

Esistono altri casi di scaviaperti senza un progetto nelresto del paese?“Ne siamo pieni. Ce ne sono tan-tissimi, specialmente nei centristorici. Oggi si sta più attenti, main generale c’è il bisogno di farriemergere i frammenti del pas-sato inserendoli nel paesaggiourbano. Un bisogno dettato pro-babilmente da un desiderio dicultura nel quale mi riconosco.Questi resti però devono esserereintegrati nel paesaggio urbano,non imposti a forza su di essosenza raccontare nulla”.

Come si fa a identificarequalcosa che non è utile, chenon racconta nulla?“L’Italia è un paese dove non c’èun metro quadro, e penso dipoterlo dire senza esagerare,dove non vi siano storie stratifi-cate da raccontare. L’archeologiacontemporanea è in grado dicomprendere quelle storie e tra-sformarle in conoscenza, possibil-mente diffusa. Non parliamo dicocci o labili tracce di focolari, madi resti strutturali stabili, suiquali si può discutere se possanotornare e restare alla luce percontribuire a raccontare una sto-

ria, valorizzandoli in modo chearricchiscano quel luogo e e chi lofrequenta. Dobbiamo anche chie-derci se il gioco vale la candela,se i costi economici e sociali del-l’operazione non siano eccessivi.Sa quanti muretti, quante diqueste testimonianze vengonodistrutte quotidianamente serisultano di ostacolo alla realiz-zazione di un’importante operapubblica? L’importante è che nonsi distrugga nulla che non si siaprima conosciuto e documentato.E invece ci troviamo di fronte aun paradosso: con una mano sidistrugge un antico muretto dimattoni e con l’altra se ne tutelaun altro sacralizzandolo e vietan-do di sfiorarlo con la mano”.

Questo vuol dire che, rispettoalla ‘questione’ Colosseo cisono altre priorità?“Salvatore Settis, personalità delmondo della cultura che noi tuttistimiamo, richiama di continuol’attenzione sul problema dellascarsa cura riservata al nostropatrimonio culturale. Rifarel’arena dell’anfiteatro Flaviopotrebbe non essere prioritariorispetto ad altre situazioni disa-strose. Il Colosseo è però un sim-bolo, un’icona in tutto il mondo, emeta di un turismo globalizzato.E le operazioni sui simboli hannosempre un valore aggiunto”.

GIORGIO MORINO

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alizzato. E le operazioni sui simboli hanno sempre un valore aggiunto>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Il ministro Franceschini ospite a ‘Che tempo che fa’

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Così come insegna ancoraoggi Epicuro, il vero saggio

è colui che sceglie i cibi migliorie di qualità. Ed è quello chehanno sempre saputo fare leantiche famiglie di ‘mastri dro-ghieri’ che dalla Svizzera si sonoinsediati, qualche centinaio dianni fa, in Piemonte.Una lunga tradizione fatta dimetodologie specifiche per gliestratti e gli infusi, che doveva-no essere fatti decantare lenta-mente al calore assorbito daglialambicchi in vetro soffiato.Antiche ricette, tramandate digenerazione in generazione, einsegnate “confidenzialmente”ai progenitori di Gianluca Mechche grazie a queste speciali for-mule galeniche ha saputo idea-re un regime dietetico diffuso intutto il mondo. Nasce da qui la‘ricetta’ della ‘Decottopia®’, chelega sinergicamente più di diecipiante senza l’utilizzo di alcool,senza zuccheri e senza conser-vanti ed ha la proprietà di “bru-ciare” lentamente i grassi ineccesso nel sangue, riducendo ilivelli elevati di trigliceridi e dicolesterolo.

E pensare che tutto questonasce da un matrimonio (e quel-li del passato spesso mutavanole economie di intere regioni).Il matrimonio tra GiuseppinaBonardo e Marcello Balestra,nel 1899, in seguito al qualel’originaria drogheria Bonardosi trasferisce, dal Piemontesabaudo, nel Veneto marinaro. Ilnuovo capofamiglia darà il pro-prio cognome alla drogheria“ambulante”, che prenderà ilnome Balestra. Il successo del-l’attività è dovuto a un prodottoche ha la fama di ridurre ilrischio di mortalità ed è apprez-zato in tutta Italia. Nel 1927 la

personaggi Ci sono voluti ben 10 anni di studi e 5 di incubazio>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Gianluca Mech,“io e la Tisanoreica”

Nasce da un’antica formula galenica, tramandata di generazione in

generazione, una delle diete più famose degli ultimi anni. Ben più di

una moda, tanto che per la sua efficacia è ormai celebre in tutto il

mondo. E pensare che tutto è iniziato da nonna Adelaide...

formula di famiglia passa adAdelaide, primogenita diGiuseppina e Marcello, la qualenel 1911 sposa Rodolfo Mech,trasformando così la ditta in‘Balestra & Mech’. Ed è da quiche inizia la ‘storia’ di GianlucaMech e della sua Tisanoreica.

Gianluca Mech, ci spiegacosa si intende per Decot-topia?“La mia famiglia, titolare del-l’azienda Balestra & Mech(oggi Gianluca Mech Spa)custodisce da generazioni ilsegreto di questa formula gale-nica del XVI secolo.

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Amo dire che i decottopiricisono nati per curare la saluteprima ancora della malattia.Bilanciare ciò che manca. Nonsbilanciare ciò che è in armo-nia: sono questi i tre cardini diun antico sapere nato secoli fada una dinastia di erboristi cheha rielaborato e perfezionatoun metodo presente nel Cin-quecento presso le minoranzeprotestanti delle Langhe pie-montesi. Contro ogni apparenzafonetica ‘Decottopia’ non si rife-risce ai ‘decotti’, ma deriva lapropria radice dal greco ‘deka’(dieci), per significare il ‘metododelle dieci piante’.Infatti, mentre la fitoterapiatradizionale, per evitare possibi-li antagonismi, abitualmentenon accosta più di tre o quattropiante, la Decottopia ne utilizzaalmeno dieci, con la totale esempre documentata certezzache fra loro si sviluppino soltan-to sinergie. Una volta seleziona-to il mix di dieci (o più) pianteofficinali si estraggono i principiattivi con procedimenti dolci,quali l’infusione, la macerazionee la decozione. L’estratto vienepoi concentrato in forma liqui-da. Il risultato è un prodottostraordinariamente puro etotalmente naturale non solonella formulazione, ma anchenei processi di lavorazione e diconservazione”.

Che ricordo ha dei suoinonni?“Nonna Adelaide era una donnastraordinaria, una personamolto saggia e una bravissimacommerciante. Ho trascorso unanormale infanzia nella provin-cia di Vicenza e il fatto di esserenato e cresciuto in provincia miha reso ‘affamato’ di conoscenza.Per questo già giovanissimo

sono entrato in azienda, cheallora era piccola e a conduzio-ne familiare, dividendomi tra illavoro e gli studi. Già all’età di6 anni seguivo mio padreGiovanni in laboratorio e loaiutavo a preparare gli estrattipiù semplici insieme al fratelloe alle tre sorelle che, crescendo,hanno imboccato strade diver-se. È spettato quindi a me,appena maggiorenne nel 1987,prendere in mano le redini del-l’azienda. Negli anni ‘90 hocominciato a studiare un meto-do alternativo alla tradizionaledieta ‘taglia calorie’ introdu-cendo proprio le fondamentaliproprietà delle erbe per il con-trollo del peso. Ci sono volutiben 10 anni di studi e 5 di incu-bazione: sono questi i tempi dielaborazione e ricerca chehanno permesso di mettere apunto un programma alimen-tare innovativo e senza prece-denti: il metodo Tisanoreica,un nuovo programma alimen-tare scientificamente testato eapprovato dal Dipartimento diFisiologia e Anatomia dell’Uni-versità di Padova. Il metodo sibasa sul paradosso che perdimagrire bisogna mangiare inmaniera disequilibrata atti-vando quel processo fisiologicochiamato chetogenesi. Oltrealla collaborazione con l’Uni-versità di Padova, la dietaTisanoreica viene sviluppata365 giorni all’anno da unastruttura ad hoc, il CentroStudi Tisanoreica, con unostaff di medici che continua-mente affrontano i casi deiclienti, elaborano nuovi solu-zioni, pensano a nuovi orizzon-ti. Da questo studio è nata laTisanoreica senza glutine, laprima dieta per le personeceliache. Per usare un binomio

in voga in questi tempi, ilCentro Studi Tisanoreica è ilnostro motore di ‘ricerca einnovazione’, oltre che di ascol-to nei confronti di chi intra-prende la dieta. E per chi nonlo sapesse il termineTisanoreica deriva da ‘Ti sano’,ovvero ‘ti rendo sano’.

Una nonna imprenditrice:una ‘mosca bianca’ per quel-l’epoca.“Mia nonna è stata davveroun’imprenditrice illuminata.Con l’avvento dei prodotti far-maceutici, la tradizione galenicaperse presa sui consumatoricambiando lo scenario di merca-to. È allora che mia nonnaAdelaide, con il guizzo tipico diuna esperta di marke-ting, ha creato unnuovo posiziona-mento trasfor-mando tempora-neamente i suoi

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one per mettere a punto un programma alimentare innovativo e senza precedenti>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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estratti d’erbe in ‘amari’, primotra tutti lo storico amaroBalestra.Tutt’oggi la Decottopia® è ilvero motore trainante di tutti iprogetti successivi aziendali,compreso lo sviluppo dellaTisanoreica® studiato in colla-borazione con l’Università diPadova”.

Da ditta ad azienda interna-zionale. Come c’è riuscito?“Io ho avuto sicuramente l’intui-zione e la forza di non arrender-mi mai nemmeno di fronte e chimi ha chiuso tante porte in fac-cia. Il merito lo devo all’efficaciadei prodotti e del nostro proto-collo che è stato meticolosamen-te studiato e testato. Il consu-matore finale decreta sempre ilsuccesso o l’insuccesso di unbrand e noi vantiamo migliaiadi follower e clienti che appezza-no non solo i nostri prodotti, maanche il lifestyle. Parte del miosuccesso lo devo anche al teamdi collaboratori, medici, fitotera-pisti, di tutto lo staff dell’azien-da, dei nostri agenti, distributo-ri e clienti che in tanti annihanno dato dimostrazione dilealtà supportando lo sviluppointernazionale del marchio”.

Lei ha avuto l’occasione di

conoscere Hillary e BillClinton. Quale sensazioneha avuto da questo fortuna-to incontro?“È successo a Washington pres-so l´Ambasciata italiana, inoccasione dell´appuntamentoannuale ormai fisso per laClinton Foundation. Ma l’impe-gno dell´America nei confrontidella lotta all´obesità, è promos-so anche dalla first Lady statu-nitense Michelle Obama. Unaliaison tra USA e Italia, iniziatacon l’Anno della CulturaItaliana in USA, un progettocon oltre centottanta eventi cul-turali di alto profilo – molti deiquali sul modello agro-alimen-tare di qualità italiano – volutoproprio da Hillary Clinton,all’epoca Segretario di Stato,con l’allora Ministro degli EsteriGiulio Terzi. I Clinton li hoincontrati insieme all’amicoFranco Nuschese, grande amba-sciatore del cibo Made in Italyin USA, e sono due persone ric-che di umanità, molto sensibiliai problemi dei bambini. Hannoillustrato con calore e passionele finalità della loro Fondazione,la quale fornisce medicinali eaiuti ai bisognosi ed è moltoimpegnata anche nella lottaall’obesità infantile, che negliStati Uniti, come in Italia, haraggiunto ormai livelli preoccu-panti. Con immenso piacere horaccontato a Hillary Clintondelle due grandi campagne cheabbiamo promosso anche inItalia per la lotta all’obesità, conla Federazione dei Medici diMedicina Generale, laFedersanità, l’ANCI, l’Asso-ciazione delle Farmacie Co-munali Italiane e la Federa-zione Italiana Medici Pediatri.L’obesità infantile è un proble-ma che non ha confini: non a

caso l’Organizzazione Mondialedella Sanità la considera la piùpreoccupante e pericolosa “pan-demia” dei prossimi anni”.

Gli americani come percepi-scono le novità italiane?“Noi in America abbiamo pre-sentato un nuovo lifestyle cheabbiamo chiamato ‘Nouvellecuisine dietetica italiana’, checoniuga bontà e salute. Tisa-noreica è infatti l’ultima ten-denza in cucina, una sorta di‘rinnovamento gastronomico’della cucina orientato al benes-sere e al mantenimento dellaforma fisica, senza rinunciareal sapore e a una gioiosa convi-vialità. Tale regime alimentarevanta un menù ampio e accat-tivante con piatti del Made inItaly di qualità ma soprattuttoche non fanno ingrassare. Congli alimenti Tisanoreica,miscelati a ingredienti comunidi utilizzo quotidiano, è possibi-le degustare portate all’inse-gna della leggerezza e senzaalcun sovraccarico calorico.Non solo: con gli alimentiTisanoreica è possibile spin-gersi oltre la sola degustazionesalutistica, ed effettuare unvero e proprio protocollo dima-grante. Si pensi che collegan-dosi al nostro sito si può acce-dere ad una comoda ChatOnline gratuita, dove il teamdel Centro Studi Tisanoreicaoffre una consulenza nutrizio-nale-erboristica gratuita erisponde ai quesiti dei clienti”.

In Italia come è trattata laquestione obesità?“Il sovrappeso è un problemaeconomico del paese perché icosti sanitari trattare l’obesitàincidono molto sulle casse delloStato. Ho presentato qualche

personaggi Il sovrappeso è un problema economico del Paese

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anno fa ‘La manovra dietetica inParlamento’, con la promozionedi iniziative concrete finalizzatea ridurre la percentuale di obesiin Italia e i conseguenti costigenerati per lo Stato. Per preve-nire e combattere l’obesità, chesi conferma sempre più come unvero e proprio allarme sociale,ho promosso la campagne di for-mazione, informazione e pre-venzione ‘2010. Anno di Lottaall’Obesità’ e ‘2011, Anno dilotta all’obesità giovanile’, insie-me a importanti istituzioniquali FIMMG (FederazioneItaliana Medici di Famiglia),Federsanità ANCI (AziendeSanitarie e Comuni per l’inte-grazione socio-sanitaria) eMetis (Società ScientificaMedici di Medicina Generale),Assofarm (Associazione farma-cie comunali), FIMP (Federa-zione Italiana Medici Pediatri) ecol patrocinio della Camera deideputati e del Senato dellaRepubblica.

GIUSEPPE LORIN

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perché i costi sanitari per la cura dell’obesità incidono molto sulle casse dello Stato>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

La tisanoreica da 6 giorniLa versione slow della dieta di Gianluca Mech non è invasiva e non implica ilmeccanismo della chetosi per bruciare grassi, avendo una durata di soli 6 giorni,ma ha un forte effetto detox e in più fa perdere peso migliorando il sistema linfa-

tico e aiutando a ridurre gli accumuli adiposi alla base della cellulite.

Alfa Tisanoreica 6 Days è uno starter Kit di sei giorni, al Metodo Tisanoreica. Adatto a coloro chedesiderano ottimizzare la propria forma fisica, mantenerla efficiente, depurare e tonificare l’or-ganismo.

Il cofanetto include:- 3 Scatole da 4 buste ciascuna, proposte in 2 sapori: Cappuccino e Bevanda Al cacao. Le pie-tanze sono sufficienti per 6 giorni piu’ uno shaker.-1 Balestra & Mech Bios Mech 500 ml-1 Balestra & Mech Ven Mech 250 ml

GIORNATA TIPOMiscelare 50 ml di Biosmech + 40 ml di Venmech in 1,5 lt d’acqua; possibilmente a basso con-tenuto di sodio, che servirà per l’intera giornata.

COLAZIONECon l’apposito Shaker in dotazione miscelare 150 ml di acqua normale con un PreparatoTisanoreico, agitare sino ad ottenere un composto omogeneo e bere. Chi lo desidera può bereuna o due tazze di caffè o the, durante la mattinata, dolcificate con aspartame.

PRANZOUn piatto di carne bianca o carne magra priva di grasso o pesce accompagnati da una riccainsalata verde o verdure bollite. In alternativa, consumare un’insalatona a base di tonno, 1 pomodoro, cetriolo, 1 uovo sodo everdura verde a volontà, condire con un cucchiaio d’olio d’oliva, sale e limone, NON USAREACETO BALSAMICO ma solo aceto di mele. In alternativa un piatto di bresaola con rucola e sca-glie di grana ed insalata verde. EVITARE IL PANE

MERENDACon l’apposito Shaker in dotazione miscelare 150 ml di acqua normale con un PreparatoTisanoreico, agitare sino ad ottenere un composto omogeneo e bere.

CENAUn piatto di riso integrale o pasta di kamut o farro, condite con verdure saltate in padella, piùun piatto di carne bianca o carne magra priva di grasso o pesce; accompagnati da una riccainsalta verde o verdure bollite.

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leggere Mettere in relazione il paziente con tutto il tessuto, medico, familiare>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Medicinanarrativa

L’utilizzo della medicina narrativa in ambito clinico è una pra-

tica che si sta diffondendo in molte Asl del nostro Paese.

Parlare di sé serve ai malati a curarsi e farsi curare meglio. Ma

serve anche a favorire l’aderenza al trattamento, migliorare il

funzionamento dell’intero team di cura e prevenire il rischio di

burnout (l’esito patologico di un processo stressogeno) degli

operatori sanitari

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L’incontro tra storie e medicina è il punto dipartenza della Narrative Based Medicine

(NBM, medicina basata sulle narrazioni), cosìdenominata per distinguerla, ma anche per avvi-cinarla, al paradigma dominante della EvidenceBased Medicine (EBM, medicina basata sull’evi-denza). La piccola e grande innovazione dellamedicina narrativa sta nel valore che dà non soloal concetto di “disease”, ovvero la malattia intesain senso biomedico, ma anche al concetto di“illness”, cioè al vissuto, all’esperienza soggettivadella singola storia di malattia e cura che vive lapersona. La lingua italiana non suggerisce questadistinzione, perché la “malattia” è malattia, manon è diagnosi e anche “vissuto”. La medicina nar-rativa, invece, parte dal presupposto che la storiadella malattia e della sua cura non può prescinde-re dall’ascolto e dal racconto del vissuto di ognisingola persona. L’attenzione all’ascolto determi-na una diagnosi più approfondita, con un approc-cio alla cura che parte dall’individuo, dalla suavoce, dalla sua personale visione della vita. E met-tere in relazione il paziente con tutto il tessutomedico, familiare, sociale, vuol dire migliorare lastrategia curativa e la qualità della vita. Significacioè, mettere in moto un meccanismo che tende auna sanità meno costosa con al centro la persona.Tale pratica, ideata negli Usa alla fine degli anni‘90, oggi si sta diffondendo come strumento utile o“terapeutico” in molti campi della medicina. Unnuovo paradigma, che si basa sull’ascolto e la cen-tralità della persona per effettuare diagnosi cor-rette e più veloci. Una sorta di alleanza terapeuti-ca, che consente una verifica costante della salutedel paziente e dell’aderenza alla terapia.Dal punto di vista del malato, fino a ieri lascia-to a se stesso con le proprie paure, si tratta diuna vera rivoluzione. Soprattutto per i pazienticolpiti da una malattia rara o invalidante, chesono costretti a peregrinare da un medico all’al-tro per capire di che cosa soffrono. Questi mala-ti, una volta ottenuta la diagnosi, devono nonsolo affrontare il trauma di una malattia quasisempre incurabile, ma anche sottoporsi a conti-nui controlli periodici, visite ed esami. Invece,con la medicina narrativa, la cartella clinicaviene integrata con i racconti del paziente e deisuoi familiari. Perché un ascolto attivo del vis-suto di chi si trova ad affrontare una gravemalattia non è solo fondamentale per ridaredignità al malato e migliorare il rapporto medi-

e, sociale, vuol dire migliorare la strategia curativa e la qualità della vita>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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La medicina narrativa (in ingle-se Narrative Based Medicine, la cuitraduzione letterale è ‘medicinabasata sulle narrazioni’) è unmetodo anglosassone, nato tra glianni ‘90 e l’inizio degli anni 2000 aseguito di numerosi studi sullenarrazioni nel campo delle rela-zioni di cura. E si concentra sulruolo terapeutico e relazionaledel racconto dell’esperienza di malattia da parte del paziente, oltreche nella condivisione della stessa con il medico. La prima a parlarneè stata Rita Charon, descrivendo e documentando estensivamentel’importanza della letteratura nella pratica medica, così come dellarelazione tra medico e paziente e dell’empatia nella pratica medica.Formatasi inizialmente come medico internista, la Charon ha intuitodopo pochi anni di pratica che, in quanto medico, il compito che leveniva richiesto era quello di ascoltare attentamente e premurosa-mente le straordinarie e complicate narrazioni dei suoi pazienti -fatte di parole, gesti, silenzi, immagini e analisi mediche – e di met-tere in relazione tutte queste storie, dando loro un senso sufficiente,qualunque esso fosse, per poter passare all’azione. Con questa consa-pevolezza, nel 1999 decide di intraprendere un dottorato di ricerca inletteratura inglese alla Columbia University, focalizzando i suoi studisul ruolo della letteratura in ambito medico. L’esperienza, estrema-mente positiva, la aiuta a capire i meccanismi con cui le storie dei suoipazienti erano costruite, raccontate e percepite.Riportando su carta i racconti dei propri pazienti e confrontando quan-to scritto direttamente con loro, incomincia a integrare tale metodologianel rapporto medico paziente. Sempre più convinta dell’utilità della nar-razione, Charon coinvolge anche i suoi colleghi e i suoi studenti di medi-cina, invitandoli a scrivere una cartella clinica parallela dei loro pazientidescrivendone emozioni, paure e stati d’animo.La medicina narrativa di Rita Charon offre una serie di strumenti e di‘quadri concettuali’ provenienti per lo più da studi di letteratura, cheaiutano il personale medico a rapportarsi in un modo diverso, piùprofondo, nei confronti dei pazienti. Con questo obiettivo in mente,cioè con l’idea di formare figure professionali capaci di ascoltare ecapire le narrazioni dei pazienti, Charon inaugura il primo program-ma universitario di medicina narrativa nel 2000, offrendo workshop,seminari e spazi di confronto sulla nuova materia. Nel 2009 inaugu-rerà anche il primo Master al mondo in medicina narrativa, semprealla Columbia University. Oggi, Rita Charon prosegue nella sua attivi-tà di insegnamento e ricerca. Il suo lavoro è stato riconosciuto dalleprincipali associazioni mediche americane, tra cui l’Association ofAmerican Medical Colleges, l’American College of Physicians,l’American Academy on Communication in Healthcare e la Society ofGeneral Internal Medicine.

come nasce

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co-paziente, ma – se utilizzato nella pratica cli-nica – può diventare uno strumento essenzialenel percorso diagnostico-terapeutico e consenti-re, al tempo stesso, una migliore gestione dellerisorse sanitarie. Secondo Maurizio Dal Maso,direttore sanitario della Asl 1 di Massa eCarrara: “Parlare con i pazienti, ascoltarli,sapere ciò che pensano, ciò che sentono aiuta amigliorare la pratica sanitaria e, contempora-neamente, riduce drasticamente le praticheinutili. Dalle esperienze pratiche svolte fino aoggi emerge infatti che grazie alla medicinabasata sulla narrazione si possono evitare pra-tiche inutili e duplicati di esami e terapie. Si cal-colano circa 13 miliardi l’anno di sprechi peresami e terapie svolti più volte. Ed eliminarli otti-mizzando i servizi significa risparmiare più omeno il valore di una manovra finanziaria,migliorando contemporaneamente i risultatisulle cure e i loro esiti per i pazienti, che vengonoanche aiutati a convivere con la loro malattia.Serve adesso passare dalle parole ai fatti, trasfor-mando le esperienze pratiche realizzate in unsistema coordinato, rivedendo le regole del gioco”.Il dato è confermato anche dal Sos Educazione

alla salute dell’Asl di Firenze, la prima in Italiaa lavorare in modo strutturato sulla medicinanarrativa mirata all’alleanza terapeutica. Unaprassi che si è consolidata in poco tempo e da cuiè poi nato il progetto Name (Narrative basedmedicine) che ha coinvolto i reparti che si occu-pavano di pazienti oncologici, cardiopatici, conmalattia di Alzheimer e quelli di terapia inten-siva. In questo modo, la medicina narrativa èdiventata una realtà integrata in molte struttu-re sanitarie, con la nascita di un laboratoriodedicato e di altre iniziative, come un decalogodei rispettivi doveri del medico e del paziente.E mentre la medicina narrativa esce dal limbodell’appendice psicologica “umanizzante” perentrare a pieno titolo nella pratica clinica e deiservizi sanitari come componente essenziale delpercorso diagnostico-terapeutico, le tante storiedei pazienti diventano libri che divulgano ‘cono-scenza’ sugli effetti che alcune malattie hannosulla vita dell’individuo e del nucleo familiareche lo sostiene. Così, la condivisione del disagio,del dolore e della paura diventano conoscenza eaffermazione della dignità dell’essere.

FRANCESCA BUFFO

leggere Le storie dei pazienti evitano duplicati di esami e terapie>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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DA LEGGERE / per approfondire i temi della medicina narrativa

Il disagio del ventenne G. L., la cuivicenda dagli esiti purtroppo tragiciviene ripercorsa da Fabrizio Benedettialla luce della cosiddetta “medicinanarrativa”. Il caso di G. L. di Fabrizio Benedetti, Carrocci editore13,00 euro - anche in versione epub

Raccontare la propria esperienza dimalattia e di cura serve a capirsi, apensare che non si è soli, a sostenerechi vive un’analoga storia. Storie di malattia e di curaStefania Polvani , Armando SartiFranco Angeli editorepp. 144, 17,5 euro

Racconti contenuti che parlano diattese disilluse e adolescenze negate,di pregiudizi radicati, di coraggio edeterminazione e sottolineano diversiaspetti psico-sociali dell’epilessia.A volte non abito quiFondazione Epilessia Lice - Onlusepub 5,99 euro

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Sconfiggere la depressione,l’ansia o altri disturbi sti-

molando la propria creatività èin parte possibile, non solo affi-dandosi alla parola scritta, maall’arte in ogni forma ed espres-sione. La scrittura porta a met-tere sul foglio o sulla tastieraesperienze di vita, emozioni,gioie e sofferenze. Diventa unasorta di liberazione riuscire aesprimere ciò che in qualchemodo ci provoca dolore e tor-mento. Confrontarsi con se stes-si, entrare in confidenza con lapropria interiorità fino a render-la traccia scritta aiuta a prende-re consapevolezza e a veicolareciò che può arrecare tensione.Risulta quindi terapeuticomaturare il desiderio di trovarebenessere attraverso lo scrivere,che sia una lettera, un diario oun semplice pensiero sui socialnetwork, tutto può divenirestrumento di aiuto psicologico efisico.A testimonianza di ciò bastafare un salto nel passato, a que-gli autori che hanno fatto dellascrittura un mezzo concreto peralleviare le problematiche dellaloro anima, si pensi a Kafka con“Il castello” che affronta il temadella burocrazia, della frustra-zione e alienazione continua del-l’uomo “ o il Pascoli con “Lacavalla storna” testo inseritonella raccolta Canti diCastelvecchio, dove il poetadenuncia l’omicidio del padrerestato impunito.È importante sottolineare comela scrittura abbia assunto neltempo un ruolo rilevante dicatarsi dell’anima e sostegno perla psiche. Non è un caso che achi è in terapia venga chiesto ditenere una sorta di quaderno odiario con le proprie esperienzeed emozioni. Scrivere equivalead un processo creativo tale da

indurre l’individuo a interagirecon la propria personalità; eccoallora la funzione terapeuticadell’arte per ridurre la sofferen-za dell’anima, come Jung avevaben definito.Esempio della forza salvificadelle parole lo si può riscontrarenel libro di esordio diEmanuela Carniti Merini,“Chirurgia d’affetto” , pubblicatoda Onirica Edizioni. La figliadella poetessa dei Navigli si affi-da alla poesia per affrontare condeterminazione una quotidiani-tà complessa, dove non mancanomomenti di sconforto e incertez-za. Emanuela sa che la poesiapuò ristabilire un equilibriointeriore, diventando tramite

necessario alle proprie emozioni.Gioia, dolore, solitudine, armo-nia, tutto viene filtrato dalleparole che scorrono limpide diverso in verso. Emanuela halavorato in ospedale e con l’av-vento della Legge Basaglia, èriuscita a occuparsi di malatipsichiatrici. Come lei stessa ciracconta in questa intervista,cercare di comprendere e aiuta-re chi aveva problemi come quel-li vissuti con la madre è semprestato un suo desiderio.

Emanuela Carniti Merini, leisi è occupata per anni dimalati psichiatrici: pensapossa esistere una funzioneterapeutica della scrittura?

Emanuela Carniti Merini, figlia della poetessa dei Navigli,

ci racconta come la poesia sia un bagaglio personale che

diventa necessità di espressione emozionale

La scritturaaiuta mente e corpo

Poesia / La funzione terapeutica dell’arte per ridurre le sofferenze dell’anima

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“Penso proprio di sì, per quelloche mi riguarda lo è in parte.Non completamente, quandoscrivo a volte mi pongo delledomande, mi rivedo, ci ripenso emagari trovo anche qualche pic-cola risposta. Credo che la scrit-tura in quanto tale sia un modoper buttare fuori delle emozioni,mi è venuto in mente comeesempio il diario di Anna Frank,penso a cosa ha significato perlei scrivere quelle pagine. In unmomento così difficile della suaesistenza, lei riportava nel dia-rio tutto quello che viveva: dallepiccole cose quotidiane ai grandiproblemi esistenziali, dove c’eraspazio per la felicità, per la gioia,per la sofferenza ed il dolore.Scrivere l’ha mantenuta in unasituazione di quasi equilibrio”.

Il suo ultimo libro,‘Chirurgia d’affetto’ (EditoreOnirica), tocca la necessitàdi scrivere per liberare leproprie emozioni?“Sì, il titolo può siginificare pro-prio questo, l’andare a scavare,fino ad aprire per lasciare usci-re. Nella copertina è evidentequesta apertura, che non è untaglio mortale, bensì un taglio di

vita, dove le cose che sono inter-ne al cuore e all’anima (rappre-sentate da uccellini e passerotticolorati) possono prendere ilvolo, esprimersi, volare e andarelontano, portando un messaggiouniversale alle persone. Le emo-zioni possono essere viste pro-prio come un parto del cuore”.

Una buona parte delle suepoesie è dedicata a suamadre. Che ricordi ha di lei ecosa le ha trasmesso con lascrittura?“Lei scriveva fin da quando ioero piccolissima. Allora non lacoglievo, anche dopo nel tempoho faticato un po’ ad accettarequesta cosa, forse perchè cercavola mamma più che la scrittrice,mi interessava relativamentepoco questo aspetto, l’ho sempredetto. Mia mamma recitavaspesso le sue poesie quandocapitava che uscisse qualchelibro. Quindi sono vissuta inmezzo ai versi senza saperlo,non in modo razionale, ma pro-prio assorbendoli. La poesia èdiventata un bagaglio personalesenza che io l’abbia scelto”.

Cos’è per lei la solitudine?“È una bella domanda, compli-cata devo ammetterlo. La solitu-dine, per me, è un bisogno che hoe che mi spaventa tantissimo. Èuno spazio personale, dove ela-borare pensieri, emozioni; lalibertà di poter gestire il propriotempo, i propri ritmi, è unacosa che ricerco e che mi è indi-spensabile. Emotivamente mispaventa, in quanto è una ecodi quella non voluta e vissutanell’infanzia. È una paura cheho dovuto rielaborare a livelloesperienziale. Ma il trovarsisoli, è una sensazione difficilecon la quale devo, ancora ades-so, fare i conti”.

MICHELA ZANARELLA

leggere La poesia, dall’infanzia, è diventata un bagaglio personale >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Chirurgia d’affettoCarniti Merini EmanuelaEditore Onirica (collana Sogni)2014, pagg. 98, 12,00 euro

Una stridente “inctura”, una freddezzacalda, una tormenta placida, quasi unossimoro dell’anima, un canto rumoro-so che giunge dalle caverne della quo-tidianità e diventa verbo gravido, checresce, come lo spazio dello sguardoche si volge all’universo e lo contempla,lasciando da parte il cinismo e dandoestensione soltanto all’infinità di esse-re. Oltre che allo stupore di esserneparte. La silloge di Emanuela Carniti hala caratteristica di essere donna: densa-mente, mortalmente donna.

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!Regali originali, ricette sfiziose, la moda più glamour. Tante idee perrendere magico il vostro Natale

è quila festa

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idee Decorare che passione! Ecco alcune creazioni ‘catturate’ su Pinterest. Ma ne potete t

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rotolo di cartaigenica

NataIefai da te

lana a crochetpasta dorata

cartone e spiedini

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trovare tantissime anche voi, tutte facilissime da realizzare

Scopri l’artista che c’è in te per rendere queste festeveramente speciali. Puoi cominciare dalle decora-zioni per l’albero o la tavola e passare poi ai regali-ni per gli amici, i bigliettini...Non sai come fare? Prova allora a cercare suPinterest: digita ‘natale fai-da-te’ e vedrai quanteidee facilissime da realizzare anche per i neofiti

mollette del bucato

formaggio e verdure

mandarini e lumini

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bicchieri di carta

nastri e cannella

nastri e bottoni

carta colorata

tappi di sughero

arance e chiodi di garofano

panno e bottoni

pigne e nastribarattoli riciclati

carta da pacco

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cucina Volete stupire i vostri ospiti con piatti spettacolari. Ecco alcune idee>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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La magiaè in tavola

Elaborare nuove ricette o rivisitare quelle del passato è la delizia

degli appassionati dei fornelli. Siete fra quelli che non sanno cuoce-

re neanche un uovo al tegamino? Non arrendetevi, ci sono ricette

facilissime e di grande effetto fatte apposta per voi

CON LA PASTA FROLLALe casette di Natale sono un classico della tradizione delnord’Europa. Sostituite il biscotto speziato con la pasta frolla.La trovate già pronta e stesa. Ritagliatela con un coltello percreare le pareti, il tetto e l’alberello. Cuocete in forno (bastano8 minuti a 180 gradi) e poi incollate tutte le parti con una collacreata con zucchero e mascarpone (la pasta deve rimanereconsistente). Decorate con canditi, gocce di cioccolato, pallinecolorate, usando sempre il mascarpone. Mettete tutto in frigo,fino al momento di servire in tavola (al momento del caffé).

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e semplici e di grande effetto>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

CON LA PASTA FOCACCIAUn antipasto che divertirà molto anche i bambini. Utilizzatela base per la pizza già pronta (deve essere rotonda).Dividetela a spicchi. Inserite in ogni spicchio uno stuzzica-denti da spiedini. Spennellate la superficie con olio di oliva.Cuocete in forno, seguendo le istruzioni sulla confezione.Fate raffreddare e decorate con una crema verde a base diformaggio spalmabile e pesto (ne basta un cucchiaino).Completate con pomodoro tagliato a cubetti.

CON I GRISSINIUn modo originale per portare in tavola formaggi e affettati?Copiate questi rustici cestini realizzati con i grissini.Ricordatevi di appoggiarli su un ‘letto’ di insalatina fresca.Riempite con un misto di antipasti. Con i grissini corti potetecostruire delle monoporzioni.

CON LA PASTA SFOGLIASfiziosi rotoli di pasta sfoglia e wurstel (cuociono in forno in 7 minuti). Trovate un bel piatto e create una ghirlanda (anche a piùgiri), guarnite con un fiocco. Non è bellissima? Oppure create dei vol-au-vent a forma di albero, ricoprite con un pesto di pistac-chi e cuocete in forno. Il successo è assicurato.

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cucina Avete poco tempo? Usate basi pronte e tanta fantasia >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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CON IL PANCARRÈSoffice e già pronto a fette. Parliamo del pane per tramezzini (quello senza crosta, per intenderci). È facilissimo da ‘maneggiare’,tagliare con le formine, ed è ideale per la preparazione di antipasti che non richiedono cottura. Le girelle si possono farcire consalmone, formaggio spalmabile e foglie di rucola. Arrotolate ogni singola fetta e avvolgetela nella pellicola trasparente. Ponetein frigo per qualche ora. Tagliate le girelle all’ultimo momento (una fetta per ogni bastoncino da spiedino). Inseritele dentro unvaso alto e mettete come centrotavola. Gli alberi sandwich si ‘creano’ con formine a stella di misure a scalare. Farcitele a pia-cere e infilzatele con il bastoncino da spiedino (tagliatelo a metà, altrimenti l’alberello non resta in pidi nel piatto). Sulla puntainserite una stella di formaggio emmental. I cracker casalinghi sono dei buoni sostitutivi del pane in un cenone dove si tendea mangiare sempre un po’ troppo. Quelli nella foto in altro a destra si ‘creano’ con formine a forma di albero. Prima di ritagliarela forma, appiattite le fette di pane ripassandole con un mattarello. Ponete i crackers su una teglia ricoperta con carta da forno.Condite con rosmarino, salate e ‘tostateli’ nel forno stando attenti a non farli brunire troppo.

La ‘dolce’ pausa del tèQueste piccole casettine di pasta frolla sonol’ultima novità lanciata su web. Delizioseminiature che guarniscono la tazza, tantocarine che spiace quasi mangiarle. A realiz-zarle, probabilmente, saranno solo le cuochepiù capaci. Intanto inseriamola nella lista deidesideri. Vedrete che prima o poi qualcuno leprodurrà in serie, per la gioia dei nostri cuori!

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37 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

CUORICINI DI ZUCCHERO

Ingredienti:Zucchero di canna o semolato q.b

( dipende da quante ne volete fare )Acqua q.b.

Uno stampino per biscotti piccolissimo

Procedimento:In una ciotola, mettere lo zucchero, aggiungere un gocciod’ acqua alla volta e amalgamarlo. Dovete ottenere unimpasto umido ma non bagnato altrimenti si rischia chele zollette non si formino proprio. Mi raccomando quindidi controllare la quantità dell’acqua quando la versatenella ciotola. Una volta ottenuto il composto desiderato(vi consiglio di fare delle prove per capire se è umido alpunto giusto ), versarlo su un piano di lavoro coperto concarta da forno. Dovete schiacciare bene il composto,con lemani, fino a ottenere ‘sfoglia’ uniforme’ dello spessore di2/3 cm. Prendere quindi un piccolo stampino per biscottia forma di cuore e imprimerlo nello zucchero schiaccian-do bene il contenuto all’ interno dello stampino stesso inmaniera che sia bello compresso. Livellare la superficie etogliere lo zucchero in eccesso, quindi far scivolare lenta-mente la zolletta su un vassoio facendo attenzione chenon si rompa. Proseguire nello stesso modo fino ad esau-rire lo zucchero e lasciare asciugare le zollette fino a chenon si induriscono bene. Una volta asciugate, sistemarlein un barattolo o in una scatola. Questo procedimento cosìdescritto sembra più difficile di quanto sia in realtà. B astafare la mano con le prime zollette e poi vedrete che è sem-plicissimo. Il segreto sta nell’ indovinare la giusta umiditàdello zucchero. (www.idolcinellamente.com)

CON FORMAGGIO E FRUTTAIl trucco è scegliere i giusti colori e abbinare i sapori.Formaggi stagionati dal sapore deciso si accompagnerannosquisitamente con uva, mele (quelle verdi) e pere (le wil-liams). In alternativa potete abbinare al formaggio della ver-dura cruda.

CON FRAGOLE E PANNALa foto spiega tutto da sola. Non fate però l’errore di utilizza-re la bomboletta di panna spray (si sgonfia subito). Megliomontare panna fresca e zucchero con il frullatore. Createsubito i babbi natale e tenete in frigo fino al momento di ser-vire in tavola.

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moda Paillettes, lamé, morbida maglia: le tendenze A/I 2014 offrono un’ampia gam

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L’outfitglamour

Natale, capodanno e il tradizionale scambio-regali

con gli amici. Tante occasioni per poter sfoggiare un

nuovo look. Ma quale stile scegliere? Ecco alcune pro-

poste che puoi ordinare anche on-line. Con un occhio

alle tendenze e uno al portafoglio

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1. Abito in morbida maglia effetto tricot con borsa coordinata firmato Luigi Gaglione. 2. quale ente accorda-re e a quale negare le sua protezione secondo un gi associazioni, per cui lo Stato giudicava a quale ente accorda-re e a quale.

2. I RIFLESSI IN BLU

1. EFFETTO TRICOT

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mma di colori e materiali, devi solo scegliere>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

2. Gonna metallizzata turchese con canotta coordinata.H&M euro 70,00 circa. 3. Vestito lavorato a magliacon cuciture frastagliate e scollo profondo. Asos(ww.asos.com/it), euro 57,14. Scarpe con cinturinoalla caviglia Sugar Rush. Asos, euro 57,14. 4. Vestitolonguette in mohair lavorato a maglia spazzolata. Asos,euro 68,57. Stivaletti con suola spessa River Island.Asos, euro 78,57. 5. Vestito di paillette effetto metal-lizzato. Cortissimo, per chi ha gambe perfette. Zara,euro 59,95 6. Vestito lungo in tessuto metallizzato conapertura sexy sul retro. Asos, euro 68,57. Pochette inpelliccia sintetica River Island. Asos, euro 42,86. 7.Tuta con ricami di perle: un look ricercato che non passainosservato. H&M, euro 59,99. 8. Regina Schreckerabito con pizzo con fascia in vita. L’eleganza del bianco enero, con disegni geometrici sovrapposti, per uníele-ganza gluma. Hse24 (www.hse24.it), euro 34,99.

3. ROSSO SEDUCENTE

4. MAGLIA AVVOLGENTE

8. PIZZO GLAMOUR

5.CORTO LUMINOSO

6. LUNGO BRILLANTE

7. CASUAL CHIC

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Fedelissima all’essenza del racconto evange-lico, la più antica rappresentazione pittori-

ca che allude alla Natività, ubicata nella cata-comba romana di Priscilla (Fig.1), raffigu-ra la Vergine seduta con il Bambino sulleginocchia, mentre il Profeta che le è accanto

arte Dal punto di vista iconografico, il racconto della nascita di Cristo è caratterizzato da alc>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Le originidella Natività

Un excursus delle più interessanti rappresentazioni iconografiche del

tema della Natività nell’arte cristiana delle origini (IV- XIV secolo)

indica la stella, per ricordare il compimentodelle profezie del Vecchio Testamento.Nell’arte cristiana la vera e propria rappresen-tazione della Natività compare, invece, piutto-sto tardi, probabilmente in seguito all’istituzio-ne della festività del Natale. Lo schema icono-

Fig. 5. Giotto, Natività, Cappella degli Scrovegni, Padova

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cuni significativi topoi >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

41 > > > > > > > > > > > > > > > > > > > Periodico italiano MAGAZINE

grafico fu probabilmente elaborato per laprima volta in un’officina lapidaria romana. ARoma, infatti, si conserva la maggior partedegli esempi scultorei conosciuti, databili tra lametà e la fine del IV secolo d. C. È possibile chel’officina di cui gli studiosi parlano fosse ubica-ta sulla via Appia, la quale ha restituito almondo un interessante frammento scultoreo,considerato da molti il prototipo pagano delloschema della Natività. Sempre la via Appia ciha lasciato inoltre numerosi sarcofagi cheraffigurano la scena, e conserva, nellacatacomba di San Sebastiano, l’unicoesempio superstite della pittura cimiteriale.Dal punto di vista iconografico, il raccontodella nascita di Cristo è caratterizzato da alcu-ni significativi topoi (caratteristiche): la ver-ginità della madre, la nascita nella grot-ta, la presenza della stella, l’arrivo deiMagi, la persecuzione del re, tutti ricondu-cibili a un modello letterario in auge inOriente nella narrazione di nascite divi-ne, particolarmente di sovrani ed eroi, comeMitra o Mosé, e di tutte quelle figure a cuiviene affidato il destino di trasformazionedella storia dei loro tempi, presentate per-tanto come un dono divino.Altro dato interessante è costituito dalle fontiletterarie che hanno influenzato il tema: deiquattro evangelisti, infatti, solo Matteo e Lucaricordano l’episodio della nascita di Cristo, pro-ponendo la Natività come compimento delle

profezie del vecchio testamento e sottolinean-done la dimensione cosmica. Fuori da Roma, inepoca tardo-antica e altomedievale, la scenacompare raramente manifestando comunqueuna dipendenza da modelli romani. Un esem-pio, a questo proposito, è costituito dall’imma-gine della Natività raffigurata sul sarcofagodi Ambrogio (Fig.2), appartenente algruppo dei sarcofagi a ‘porte di città’, cosìdefiniti perché collocano i personaggisacri su uno sfondo urbano piuttosto com-plesso.Fin dalle origini lo schema della Natività pre-vede la presenza di alcuni elementi fissi, tra iquali la fasciatura del bambino, la mangia-

Fig. 1. Vergine col Bambino, Catacomba diPriscilla, Roma

Fig. 2. Sarcofago di Ambrogio, particolare,Milano

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toia, il bue e l’asino, che, per il loro valoresimbolico, riceveranno nel tempo una notevoleattenzione, sia iconografica sia letteraria. Delresto, già il Vangelo di Luca istituisce numero-se corrispondenze fra l’episodio dellaNatività e quello della deposizione delCristo, permettendo di individuare nelle fasceil simbolo di una condizione umana desti-nata alla morte. Non è un caso, infatti, chenelle prime manifestazioni del tema sussistauna forte connessione tra l’immagine del

arte Alcuni elementi fissi della Natività (la fasciatura del bambino, la mangiatoia, il bue e l

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Bambino fasciato e quella consueta diLazzaro avvolto nelle bende, e che in alcunicasi la mangiatoia divenga molto simile a unvero e proprio sepolcro, come si vede nellapittura della catacomba di San Valentinoa Roma. Particolarmente la mangiatoia, cheviene menzionata di continuo nel Vangelo diLuca, assume un significato simbolico e, neiprimi secoli del cristianesimo, venne sostituitaspesso da un tavolo, una cassa o una cestadi vimini. Interessante è, a questo proposito,la variante della cesta, frequentemente atte-stata nella scultura e probabilmente da ricon-durre all’influenza dell’antica leggendapopolare del trovatello, di cui un esempio ècostituito dal racconto del rinvenimento diMosé sulle acque e, successivamente, dallavicenda del Messia, re dei Giudei. La variantedel tavolo invece, che, come si vede su un sar-cofago romano conservato al Museo PioCristiano, viene di solito rappresentato con

Fig. 3. Sarcofago di Claudiano, Museo NazionaleRomano, Roma

Fig. 4. J. Torriti, Natività, Santa Maria Maggiore, Roma

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’asino) per il loro valore simbolico, riceveranno nel tempo una notevole attenzione letteraria

un drappo o un lenzuolo, è da ricondurre all’im-magine dell’altare, inteso dalla letteratura cri-stiana delle origini come un altare simbolico inchiara allusione al sacramento dell’eucari-stia, laddove Cristo è identificato quale ‘panevivente’ e ‘dei viventi’. Del resto, è noto chegià nel III secolo la mangiatoia venisse mostra-ta come reliquia insieme alla grotta, da tempolocalizzata in prossimità di Betlemme. Allamangiatoia si lega, inoltre, la costante del buee dell’asino, a cui i Vangeli canonici nonfanno cenno. Come simboli della Natività, essipiuttosto traggono la loro origine dalleSacre Scritture e precisamente dalla pro-fezia dei profeti Abacuc (3) e Isaia (1,3), iquali ebbero un notevole influsso sulla cateche-si dell’antica comunità cristiana: ‘Il bue conosceil proprietario e l’asino la greppia del padrone,ma Israele non conosce e il mio popolo non com-prende’ (Isaia 1,3). È tuttavia probabile che ladefinitiva collocazione dei due animali nellagrotta della Natività sia dovuta alla grande dif-fusione dei Vangeli apocrifi, in particolaredello Pseudo-Matteo, redatto sulla base dialcune leggende popolari nel IV secolo d.C.Proprio i Vangeli apocrifi ebbero una note-vole influenza nella costituzione del ciclodella Natività, le cui varianti iconografichesono comunque poche. Lo schema sembra

prediligere inizial-mente l’episodiodell’adorazionedei pastori, che nelle prime manifestazioni deltema è ambientato all’aperto, come si vedenella Natività del sarcofago di Claudiano(Fig.3), oggi conservato al Museo NazionaleRomano.Una variante più complessa vede l’introdu-zione della Vergine, seduta pensosa accantoal Bambino, al riparo di una tettoia verso cuiavanzano pastori e magi adoranti, come è visi-bile nella cripta di Massimino in Provenza.Non sappiamo invece quando fu introdotta lafigura di Giuseppe, la cui immagine divieneidentificabile con certezza solo sul finire del IVsecolo d.C. A partire soprattutto dal V-VI seco-lo, il santo appare spesso in un’attitudine soli-taria e meditativa, ai margini della scena,come si vede in una scena di Natività conserva-ta al Museo Civico Medioevale di Bologna e inalcune rappresentazioni successive, tra le qualiil mosaico di Jacopo Torriti a Santa MariaMaggiore a Roma (Fig.4) e la celebre pitturadi Giotto nella Cappella degli Scrovegni diPadova (Fig.5).In pittura la Natività non compare primadella fine del IV secolo, come dimostra il giàcitato esempio della catacomba di San

Fig. 6. Cattedra di Massimiliano, Ravenna

Fig. 7. Cattedra di Massimiliano,

Ravenna, particolare

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lare e interessante è certamente quello dellamano inaridita dell’incredula levatriceSalome (Fig.7). Un vangelo apocrifo - IlProtovangelo di Giacomo – narra infatti cheuna levatrice, mossa da un certo scetticismonei confronti della presunta verginità di Maria,per verificare la veridicità dei fatti avesseintrodotto un dito nella vagina della Vergine,ustionandosi la mano. Pentitasi, venne poi gua-rita da un angelo.Degno di rilievo è anche l’episodio delprimo ‘bagnetto’ del Bambino, raffiguratoper la prima volta in epoca altomedievale, allametà del VI secolo, nelle pitture della cata-comba di San Valentino a Roma.Successivamente, la scena ebbe una grandefortuna, come dimostrano le pitture medievalidella chiesa di Santa Maria foris portas aCastelseprio e della chiesa del Salvatore inchora (Kariye Camii) a Istanbul (Fig.8).

SERENA DI GIOVANNI

Sebastiano è la decorazione pittorica del-l’ipogeo (una costruzione sotterranea) vero-nese di Santa Maria in Stelle. Tra il V e il VIsecolo, quindi in epoca altomedievale, lo sche-ma iconografico si trasforma notevolmente: larappresentazione di tipo occidentale, con ilPresepe posto sotto una capanna o unatettoia, è sostituita con una composizionedi tipo orientale in cui l’avvenimento vienerappresentato all’aperto o in una grotta ela Vergine è raffigurata sopra un giaciglio.Un esempio, in questo senso, appare sulla for-mella della Cattedra episcopale in avorio‘di Massimiliano’ a Ravenna (Figg. 6,7), unvero e proprio trono con struttura in legno rico-perta di placchette in avorio, probabilmente rea-lizzato a Costantinopoli per il primo arcivescovodi Ravenna Massimiano (546-554).Contestualmente, compaiono i grandi cicli pit-torici ispirati dai Vangeli apocrifi in cui laNatività viene accompagnata da altri episodidell’infanzia di Gesù, tra i quali il più singo-

arte La raffugurazione del bue e dell’asinello deriva dai Vangeli apocrifi>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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Fig. 8. Chiesa del Salvatore in Chora (Kariye Camii), Istanbul

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L’ADI (Associazione per il Disegno Industriale)riunisce dal 1956 progettisti, imprese, ricerca-

tori, insegnanti, critici, giornalisti intorno ai temidel design: progetto, consumo, riciclo, formazione.È protagonista dello sviluppo del disegno indu-striale come fenomeno culturale ed economico.Ogni anno l’associazione attribuisce il premioCompasso d’Oro, che viene assegnato sulla base diuna preselezione effettuata dall’Osservatorio per-manente del Design dell’ADI, costituito da unauna commissione di esperti, designer, critici, stori-ci, giornalisti specializzati, soci dell’ADI o esterni

design Una breve panoramica dei progetti selezionati per il premio ‘Compasso d’O

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Un’eccellenzadel Made in Italy

Dagli anni ‘50 in poi i design italiano si è sviluppato diventando un

modello irripetibile in altre culture fatto di regole e di passione, dove

l’innovazione va a braccetto con l’intuizione. Una storia della nostra

identità culturale che ‘ADI Design Index’ ci restituisce ogni anno

a essa, impegnati tutti con continuità nel racco-gliere, anno dopo anno, informazioni e nel valuta-re e selezionare i migliori prodotti i quali vengonopoi pubblicati negli annuari ADI Design Index.I migliori progetti dell’edizione 2014, esposti direcente prima a Milano e poi a Roma, sono ogget-ti e prodotti che già fanno parte della nostra quo-tidianità, ma noi raramente ne riconosciamo ilvalore intrinseco, quel connubio fra estetica, pra-ticità ed ergonomia che compongono il mix inno-vativo che pone l’Italia all’avanguardia in questocomparto.

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KOGEL, Viceversa

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ro’2014

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Che il design abbia contribuito all’affermazionedel Made in Italy e continui a diffondere nelmondo l’apprezzamento di un ‘life style’ insiemealla moda, al cibo e all’unicità dei beni culturali, èun dato che ci ripetiamo da anni. Ma passaredalla teoria alla pratica e vedere tutti insieme iprodotti che ci rappresentano nel mondo èun’esperienza fortificante in questi tempi di crisi.Per farvi capire di cosa stiamo parlando, in questepagine, vi mostriamo alcuni prodotti estratti dalvolume ‘ADI Design Index 2014’.Un’estrapolazione guidata dal gusto personale, sevolete, ma che in ogni caso sottolinea come ildesign riguarda settori diversissimi tra loro. Inognuno di questi prodotti, il filo conduttore è ilmedesimo: saper guardare con occhi nuovi ciò cheusiamo e conosciamo da anni. La frusta da cucina,ad esempio, con il prodotto Kogel si trasformanon solo esteticamente, ma diventa un utensileche fa risparmiare il 30%del tempo normalmenteimpiegato per montare gli ingredienti. Così come

Privée, che trasforma un divanetto o una poltro-na in uno spazio raccolto all’interno di uno spaziodi lavoro o di un openspace. Oppure la poltronaTalma, il cui rivestimento sfoderabile (con imbot-titura a basso contenuto di poliuretano) aderiscecome un mantello alla struttura in metallo dandoforma alla seduta rendendo il mobile eco-compati-bile e bello. E per sottolineare che l’estetica, intutto ciò che riguarda l’arredamento, è un plusirrinunciabile, guardate l’eleganza delle lampadeda sospensione e da tavolo Afilia.Invece, il cestino da supermercato più ‘nuovo’,Flexicart, diventa un trolley multiuso (si può uti-lizzare in lavanderia, giardino). Ma non lasciateviingannare dalle apparenze, il suo plus principalenon è l’ergonomicità (capienza 64 litri, facilmenteimpilabile) bensì la sostenibilità sociale: è statostudiato per supportare gli anziani e i diversa-mente abili nella loro quotidianità.Un’innovazione che, quindi, va oltre l’estetica e lapraticità. D’altronde è così anche per l’aereo anfi-

PRIVÉE, Ares Line

IDINTOS, Università di PisaVESPA 946, Piaggio

AFILLIA, .exnovo

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bio ultraleggero Idintos, che deve alla sua formaalare innovativa, una migliore efficienza aereodi-namica e riduzione dei consumi. Naturalmentenon poteva mancare, in questa piccola rassegna, ilnuovo modello della Vespa, omaggio al modellocapostipite, che coniuga una nuova estetica consoluzioni tecnologiche avanzate quali riduzionedegli attriti e miglioramento della fluidodinamica.Ci sono oggetti, poi, in cui la rivisitazione deldesign oltre che funzionale ed estetica è più espli-citamente concettuale, come rendere la plastica‘preziosa’ al pari del vetro soffiato. Sfida lanciatadalla linea di vasi Shibuya.Forma, materiali ed ergonomia sono invece allabase di uno dei protagonisti della cucina moderna,l’elettrodomestico multifunzione Hotpoint (ele-gante e ultra compatto).Punta, invece, alla sostenibilità ambientaleOlimax, contenitore domestico per raccogliere esmaltire l’olio vegetale esausto (lavabile in lava-stoviglie, con tappo antisvitamento ‘salvabimbo’).Ci sarebbe da raccontare ancora tanto. Se voletesaperne di più, sul sito di ADI potete comunquetrovare i progetti selezionati e, all’indirizzowww.adi-design/xxiii-compasso-d-oro-adi-i-vinci-tori.html quelli premiati.

FRANCESCA BUFFO

ADI Design IndexIl miglior design italiano, selezionatodall’Osservatorio permanente delDesign: un gruppo di lavoro di oltre150 esperti attivo in permanenza sututto il territorio nazionale.

A cura di Carlo Martino, César Mendoza, Francesco Zurlo.Progetto grafico di ZUP AssociatiTesti di Luciano Galimberti, Steve Heller, Vittorio Sunqun, FrancescoSchianchi, Carlo Martino, César Mendoza, Francesco Zurlo.

ADIper Edizioni, Milano, 2014Illustrato, formato cm 21x23,5, pp. 358, 30,00 euro

design Ci sono oggetti in cui la rivisitazione del design oltre che funzionale ed este>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

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FLEXICART, Bizzarri

TALMA, Moroso

HD line multifunctionalHotpoint - Indesit Company

SHIBUYA, Kartell

OLIMAX, Mattiussi Ecologia

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Come ha affermato di recen-te, in un’incontro alla

Farnesina (in occasione dellapresentazione della mostradell’ADI, per la prima voltanella capitale) il ViceSegretario Bernardini, “Il tes-suto produttivo del design ita-liano è molto forte. Riesce aconiugare la creatività all’utili-tà. E un prodotto si può defini-re ‘di successo’ quando soprav-vive nel nostro quotidiano.Quando, cioè, le idee vengonotradotte in prodotti e materiali

che arrivano nelle nostre case. Ilnostro design inoltre allarga losguardo a un ampio spettro diattività, che vanno dal cibo,all’arredamento, alle automobi-li, delineandosi come fenomenocomplesso, vivace, creativo einnovativo”.Un comparto di cui l’ADI, ognianno, ci fornisce una interes-santissima fotografia. Un lavo-ro di selezione, come sottolineaCarlo Martino, professoreAssociato di Disegno Indu-striale presso l’Università di

Roma ‘La Sapienza’, quest’an-no, coordinatore e membrodella giuria per il premioCompasso d’Oro, impegnativo:“È stato faticoso scegliere tratante proposte valide. Ma moltointeressante, poiché si è potutoconstatare come in Italia ildesign sia vivo e come continuiad introdurre innovazioni, tec-nologiche in primis. Ma anchetipologiche, inventando oggettiche prima non esistevano. Emorfologiche, dove la qualitàestetica si riconferma prerogati-

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etica è più esplicitamente concettuale>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

Creatività, innovazione, intuito, ecosostenibilità, praticità, sinergia ed

eleganza: ecco le carte vincenti che fanno del Made in Italy un punto di

riferimento internazionale

Il design italianopunta al ‘di più’

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va degli italiani, da sempreamanti e attenti alle formeestremamente eleganti. Dotatiinoltre di un buon intuito, che liporta a cogliere segnali e muta-menti del gusto collettivo”.Per capire meglio cos’è che ci faeccellere in questo settore,abbiamo incontrato l’architettoGiovanna Talocci, vicepresiden-te di ADI.

Vice Presidente Talocci, chefotografia dell’Italia si evin-ce da questi sessant’anniraccontati dalla mostra“ADI Design Index”?“Intanto mette in evidenza chein un periodo economicamentecosì difficile come quello chel’Italia sta vivendo, c’è unagrandissima voglia di innova-zione e di investimenti in inno-vazione. I prodotti inseriti in“Index” – e non dimentichiamoche sono stati tutti messi inproduzione nel 2013, quindi inun anno veramente duro perl’Italia – hanno significatoinvestimento in risorse umaneed economiche. Questo signifi-ca che l’Italia ‘resiste’. Ildesign riguarda settori moltodiversi tra loro. Noi abbiamofotografato dove e come si èinvestito. È un modo di capireil futuro di questo comparto. Ildesign applicato ai BeniCulturali, ad esempio (che havinto il nostro premio innova-zione), è un’apertura verso unambito di ricerca che per ilnostro Paese è importantissi-mo: mettere a regime con unaprogettazione consapevole ilpatrimonio culturale, puòdiventare davvero una fonteeconomica incredibile. Noicerchiamo di dare dei segnali.Ci chiediamo cosa può succe-dere. Queste fotografie sono,

quindi, da intendere comeproiezioni”.

Secondo lei, il mondo deldesign può aprire prospet-tive di lavoro ai giovani?“Assolutamente sì. Recente-mente ho partecipato a unamanifestazione sui ‘makers’,che mi ha entusiasmato. Hovisto tutta una generazioneche in questo momento è forte-mente penalizzata da unpunto di vista di opportunitàeconomiche, ma che dimostrauna grande forza: la padro-nanza di un know-how gene-razionale fondato su nuovetecnologie e informatica, e lìesprimono la loro genialità.Devo riconoscere che ho potu-to ammirare progetti vera-mente interessantissimi”.

Quali sono i punti di forzadel design italiano che, inqualche modo, ne sancisco-no una sorta di leadershipinternazionale?“Intanto, una grandissima fles-sibilità. Per fortuna, per nostranatura e probabilmente ancheper la storia che ci appartiene,noi italiani non diamo mainulla per scontato. Oserei direche proprio il nostro individua-lismo – che sotto molti aspettinon è una qualità positiva – inquesto caso diventa arma vin-cente. Perché proviamo semprea fare diversamente e meglio dichi ci ha preceduti. Questo è unpo’ uno dei fili conduttori deldesign italiano. Ma, ribadisco,ciò che ci rende ‘invidiabili’ è lanostra grande flessibilità.Spesso non abbiamo a disposi-zione grandi mezzi economici.Eppure crediamo nella speri-mentazione e abbiamo unacapacità di rischio nettamente

superiore a molti Paesi.All’estero, prima di fare unnuovo prodotto, non si doman-dano se quel prodotto sarà giu-sto o meno, ma solo se si vende-rà. Invece, tantissimi prodottiitaliani innovativi di successo –creati ‘ex novo’ quindi e senzapossibilità di confronto con ilpassato – sono nati sulla sem-plice base del ‘a noi sembrabuono’. Non ci si può sofferma-re sulla realtà che, di per sé, giàesiste e quindi non è innovazio-ne. Noi, invece, partiamo dal-l’esistente e puntiamo al ‘dipiù’; ci chiediamo cos’altropotrebbe esistere di migliore. Equesta è una caratteristicatutta italiana”.

Sulla base delle tipologie diprodotti che hanno gareg-giato per il ‘Compassod’Oro’ di questa edizione,saprebbe indicare in qualedirezione sta andando ildesign italiano?“Premesso che si tratta di pro-getti molto differenti e che spa-ziano in diversi settori, possotracciare dei ‘punti’ di conver-genza. Quello che è maggior-mente emerso è l’aspetto dellasostenibilità ambientale. Che èun tema molto trasversale ed èstato affrontato, infatti, in mol-tissimi progetti. In termini di‘fine vita’ del prodotto o di ‘eco-nomia di utilizzo’ e quindi dieconomia energetica. Oppure intermini di sostenibilità am-bientale e sociale, con tanti pro-dotti tesi a migliorare la quali-tà della vita. D’altronde lasostenibilità ambientale è unodei criteri richiesti a designer eprogettisti per far partecipare iloro prodotti alla selezione delCompasso d’oro”.

CARLA DE LEO

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design Molti progetti sono orientati verso la sostenibilità ambientale

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