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Resta con noi Signore, perché si fa sera, e facci testimoni della tua Pasqua WWW.TESTIMONIDELRISORTO.IT PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO N. 3 2015 EDUCARE NELLA GIOIA LA GIOIA DI EDUCARE > > > LA “PARRESIA” DI PAPA FRANCESCO ARTURO SARTORI CAMERUN 2015 DIARIO DI BORDO PAOLO CICCHITTO UN UMANO RINNOVATO PER ABITARE LA TERRA AGOSTINO AVERSA 10 RIFLESSIONI 13 VOLONTARIATO 18 ECUMENISMO

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Resta con noi Signore, perché si fa sera, e facci testimoni della tua Pasqua

WWW.TESTIMONIDELRISORTO.IT

PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTON. 32015

EDUCARE NELLA GIOIALA GIOIA DI EDUCARE

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LA “PARRESIA” DI PAPA FRANCESCOARTURO SARTORI

CAMERUN 2015DIARIO DI BORDOPAOLO CICCHITTO

UN UMANO RINNOVATOPER ABITARE LA TERRAAGOSTINO AVERSA

10RIFLESSIONI

13VOLONTARIATO

18ECUMENISMO

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Periodico quadrimestrale. Registrazione Tribunale diRoma n. 579 del 28/12/2001� Direttore responsabile:

Massimo Tarantino - [email protected] � Consiglio di redazione:

Cesira Ambrosio, Agostino Aversa, Concetta Boc-cia, Paolo Cicchitto, Anna Massa, Silvana Mora,Dina Moscioni, Raffaele Nicastro, Sabino Palum-bieri, Maurizio Parotto, Luis Rosón Galache

� Segreteria di redazione:Maurizio Parotto, Silvana Mora - [email protected]

� Hanno collaborato a questo numero: Cesira Ambrosio, Agostino Aversa, Roberta Calbi,Marcos Cabrera, Vladia Simmez, Luciana Cian-namea †, Paolo Cicchitto, Ninetta Di Canosa, Martina Errico, Danilo Favia, Álvaro Herrero, Iolanda Merenda, Anna Maria Merola, Dina Mo-scioni, Mati Nicastro, Raffaele Nicastro, SabinoPalumbieri, Luis Rosόn Galache, Arturo Sartori,Rita Sofia Utzerio

� Segreteria amministrativa:Raffaele Nicastro - [email protected] Paolo Cicchitto - [email protected]

� Sede: 00136 Roma - Via Matteo Babini, 11

L’invio di articoli e fotografie include il consenso per l’eventuale pubblica-zione, pertanto, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Gli articolifirmati impegnano esclusivamente gli autori. Tutti i diritti riservati.

Tipolitografia: Istituto Salesiano Pio XI - [email protected]. 06.7827819 - 06.7848123Via Umbertide, 11 - 00181 Roma

Finito di stampare: novembre 2015

Testimoni del RisortoE-mail: [email protected]

www.testimonidelrisorto.it

Volontari per il Mondo -Onlus00139 Roma, Via Matteo Babini, 11tel. 081 8711297 - fax 081 3944177E-mail: [email protected]

In copertina: Concludiamo il ciclo discritti dedicati dal nostro periodico aDon Bosco, “Uomo Pasquale”, nell’an-no del bicentenario della sua nascita,con l’invito alla gioia come forma di vitaradicata nella speranza nel Risorto

3 Editorialea cura della Redazione

4 Finestra della CoordinatriceDina Moscioni

5 Don Bosco uomo di gioiaSabino Palumbieri,Fondatore del Movimento TR

8 Don Bosco: educare nella gioia,la gioia di educareLuis Rosón Galache,Guida spirituale del Movimento TR

10 La “parresia” di Papa FrancescoArturo Sartori

12 “la santità consistenello stare molto allegri”Rita Sofia Utzeri

13 CAMERUN 2015. Diario di bordoPaolo Cicchitto

16 Un progetto per Messa CarrièreRoberta Calbi e Paolo Cicchitto

17 …pensando a don BoscoAnna Maria Merola

18 Un umano rinnovatoper abitare la terraAgostino Aversa

20 Vivere la gioia educando,sulla scia di don BoscoMartina Errico

21 Gaudium et Spes oggi: l’universalità del messaggioMati Nicastro

22 Una Rassegna stampa “speciale”Cesira Ambrosio

23 Il tempo fluidoLuciana Ciannamea

24 Un regalo del RisortoMarcos eVladia

25 Festeggiamenti in onore del SS. Nome di MariaNinetta Di Canosa

Nel nostro piccolo paese una Via lucis di grande forzaDanilo Favia

26 Grande festa in FamigliaIolanda Merenda

Una corrispondenza “edificante”Lello Nicastro e Álvaro Herrero

27 Notizie di famigliaIl mio Magnificat

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sommarioin questo numero:N. 3 - 2015

PERIODICO DI INFORMAZIONE DEL MOVIMENTO TESTIMONI DEL RISORTO

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è chiuso l’anno del bicentenario della na-scita di Don Bosco e anche noi concludia-mo il tema di fondo che ha caratterizzato

la sezione del TRNews dedicata alla Formazione:dopo Don Bosco e il Risorto e Don Bosco educa-tore pasquale, ecco Don Bosco, uomo di gioia e di pace. Ci guidano nella meditazione un ampio affresconel segno della speranza, offerto dal Fondatoredel nostro Movimento, e una coinvolgente pre-sentazione del significato della gioia in ogni attodella vita nel pensiero educativo di Don Bosco,presentato dalla nostra Guida spirituale.Le pagina dedicate alla Formazione ci invitano,inoltre, alla riflessione su due aspetti molto di-versi della realtà di cui siamo spettatori, ma checi interpellano direttamente: il coraggio e la sin-cerità della testimonianza cristiana di PapaFrancesco e l’incontro ecumenico tra rappresen-tanti di 11 religioni diverse, tenuto all’Expo diMilano in occasione della “10a Giornata per lacustodia del Creato”.Infine, due interventi completano la sezione:una riflessione sul significato e la responsabilità,oggi, dei genitori come educatori dei figli e la te-stimonianza di una sorella consacratasi nel no-stro Movimento che offre la gioia di un sorrisosul volto dei più piccoli…

� La gioia è anche il tema della sezione Giova-ni, insieme a una riflessione sull’universalità delmessaggio della Gaudium et Spes.

� Nella sezione Volontari per il Mondo, il Dia-rio di bordo tenuto dal Presidente dell’Associa-zione nel suo viaggio in Camerun, la scorsa esta-te, è un forte invito a portare un po’ di vera gioiaa chi è in grande difficoltà per vivere giorno do-po giorno.

In questo numero…

3-2015 3Editoriale

a cura della Redazione

� Una rassegna stampa di quotidiani si conciliaben poco con la periodicità del nostro giornale,ma si può fare una Rassegna stampa specialeper “eventi” segnalati dalla cronaca, la cui testi-monianza può andare oltre lo spazio di pochigiorni, per il loro significato specifico. Ecco due inviti: a “scoprire” la gente di mare,“che ha tanto da dire e da dare”, alla quale è de-dicato l’Apostolato del mare (106 diocesi sonosulle coste!); e a dedicare attenzione a un esem-pio di risposta concreta al problema della disoc-cupazione giovanile nata da un’omelia: un se-gno di speranza.

� Tra le rubriche consuete dedicate alla vita deicenacoli e allaVia Lucis, ancora una volta abbia-mo dato rilievo al ricordo di qualcuno che havissuto pienamente la sua testimonianza del Ri-sorto. Una nostra sorella ha concluso la sua vitaterrena da pochi giorni: ma ha lasciato uno scrit-to che ora appare lucidamente ma serenamenteprofetico e vi invitiamo a condividerne l’ascolto.

Si

Nella sua prima “finestra”, la nostra Coordinatrice Generale Dina Moscioni ci invita a rifletteresul tema del nuovo Anno pastorale, che ci esorta a vivere l’avventura del nostro cammino insiemecon lo Spirito: “Crescere nella misericordia” e “Crescere nella dimensione fraterna della vita”.È il primo passo verso la scoperta della gioia, che è il tema di questo numero del TRNews.

Paolo Cicchitto nell’ultimo viaggio in Camerun

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Consiglio generale che si è svolto a settembrenello splendido scenario di Villa Tiberiade aTorre Annunziata, ha ripristinato la bella

consuetudine di dare un tema su cui riflettere e in-torno al quale costruire l’itinerario di fede e di ami-cizia nell’anno pastorale.Riprendendo quanto indicato nella programma-zione del Settore Giovani, abbiamo scelto il tematratto dalla presentazione delle idee che il RettorMaggiore svilupperà nella Strenna 2016 “Con Gesùpercorriamo insieme l’avventura con lo Spirito!”.Come si esprime e si manifesta il cammino di In -teriorità e di Spiritualità che permette di vivere ac-compagnati dallo Spirito? anche crescendo nellamisericordia e nella dimensione fraterna della vita.

Crescere nella misericordiaIn questo anno giubilare, Papa Francesco ci invita ari-scoprire che “Gesù Cristo è il volto della miseri-cordia del Padre”.Il tema della Misericordia mi porta a pensare al“Vangelo delle cinque dita” di Madre Teresa chescandiva con la mano “You - did - it - to - me”, lo -hai - fatto - a - me: Gesù, presente nell’Eucaristia, èpresente, in modo diverso ma ugualmente reale,“nello sconcertante travestimento del povero” (Mt25,34 - 35,40).E penso alle Opere di misericordia spirituale e cor-porale. Riflettendo e pregando sul tema delle Operedi misericordia corporale (EE.SS. Assisi 2002), donSabino spiega che “il Samaritano è un uomo pa-squale perché passa dalla misericordia del senti-mento alla misericordia del comportamento”.Noi, oggi, abbiamo compreso che la spiritualità delTR nella quale camminiamo è di capire, sentire, se-guire la risurrezione per aiutare a risorgere chi gia-ce per terra? Ripartiamo da questa e dalle altre do-mande poste durante quegli Esercizi: fare con mi-sericordia, a chi? perché? che cosa?Accanto alle Opere di misericordia corporale, leOpere di misericordia spirituale (EE.SS. Assisi 2003),

ci interpellano anche sul modo in cui avviciniamol’altro: mi libero dei miei schemi mentali per ascol-tare empaticamente l’altro?

Crescere nella dimensione fraterna della vitaÈ la dimensione della fede che cerchiamo di per-correre come Movimento laicale, famiglia di fami-glie. Il Cenacolo come comunità, nell’itinerario difede e di amicizia che coniuga l’ascolto della Parolae l’operare insieme nella correzione reciproca.Una comunità cristiana che attualizza la sua vitaintorno alle quattro aree della Koinonia (Comunitàdi vita), della Liturgia (Comunità in preghiera), del-la Martyria (Comunità di testimoni credibili) e dellaDiakonia (Comunità di servizio).Non a caso le schede di programmazione, da que -st’anno, partono proprio dall’analisi dei punti diforza e di debolezza (i bisogni) di ogni cenacolo in relazione alle quattro dimensioni ecclesiali e daqui nascono le proposte operative di ciascun ce -nacolo, ognuna con la sua specificità territoriale ecarismatica.

Il sorriso di Gesù risortoguidi i nostri passi!

UNA BELLA CONSUETUDINE RIPRISTINATA

4 La finestra della Coordinatrice3-2015

Il ritorno del figliol prodigo di Rembrandt. Il Padre misericordioso contento di riabbracciare il figlio:

significativamente, le sue mani sono una di donna e una di uomo

Dina MoscioneCoordinatrice Generale

Per costruire il nostro itinerario di fede e di amicizia nell’anno giubilare

Il

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DON BOSCO UOMO DI GIOIA

ire don Bosco è essere rinviati al suo voltosorridente. Sempre giovane assieme aisuoi giovani. E sorrideva anche in mezzo

alla prova, alle difficoltà di ogni tipo. Anche i suoi salesiani quando lo vedevano piùlieto, solevano dire: oggi don Bosco ha una pre-occupazione in più. Donde questo energetico?Dal suo cuore pieno di Dio. Don Bosco l’uomodella Pasqua. Mentre viveva più volte la morte diCristo, con la mortificazione anche quelli cheavevano l’obbligo morale di incoraggiarlo e sti-molarlo, proclamava la sua risurrezione con lasua gioia. È stato un uomo che è vissuto da risorto. E ha fat-to risorgere chi giaceva semimorto sul ciglio del-

la strada. Egli ha liberato dal carcere i giovani, ilcarcere è sì quello delle sbarre ma è anche quellodell’ignoranza, del senza-senso, quello della di-sperazione, quello della mancanza di lavoro e dipane, quello soprattutto di non essere amati, cheè la povertà suprema – ci diceva Madre Teresa –perché l’amore è il pane del cuore. Oggi, poi, c’è il carcere della droga, sia quella far-macologica che ideologica, c’è il carcere delleminacce di forza solidale che possono far saltarecome i kamikaze, gli uomini-bomba. O quellodell’ISIS che può insinuarsi tra noi o in forma organizzata o come cellule impazzite.Alcide De Gasperi, statista e credente credibile,diceva: oggi non è più il tempo delle crociate,

DON BOSCO UOMO DI GIOIA

3-2015 5Don Bosco, uomo di gioia e di pace

Sabino PalumbieriFondatore del Movimento TR

D

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quando si liberava il sepolcro di Cristo; ora è in-vece il tempo di liberare ogni povero-Cristo dalsuo sepolcro, cioè dal suo multiforme carcere.E tutta la vita don Bosco la trascorse in questoimpegno di liberazione culminante nel sacra-mento per eccellenza che è la riconciliazione.Qui la liberazione è pace, è gioia, è rilancio.La vita di don Bosco è gioia per i giovani. Ricor-diamo qualche sua parola: «Basta che siate gio-vani perché io vi ami assai». E la risposta dei gio-vani fu pronta, entusiasta. Per tanti di loro fu stimolo a scegliere di seguirloper tutta la vita. Si può dire che don Bosco è statoun uomo radioattivo.È stato uomo integrale e sacerdote appassionato.Credette nella chiamata di Dio per questo impe-gno di preparare il futuro vivente che sono i gio-vani. Li educò col trinomio ragione, religione,amorevolezza. Ragione: ai suoi giovani motivava le linee che loro indicava e le fondava, sicché diventavano inloro convinzioni. Religione: la fede che lo caratterizzava la vivevacon coerenza e perciò poteva trasmetterla coninsistenza. Amorevolezza: questo termine, desueto al suotempo, lo pone come centro del suo sistema ca-ricandolo di una valenza specifica. Soleva dire: «Non basta amare. È necessario cheil giovane si senta amato sinceramente e profon-damente. E per questo occorre partire dai suoibisogni, dai suoi desideri, dall’attesa di come siaspetta di essere amato». Ciò implica che l’edu-

catore rinunci ai suoi schemi mentali e si adattialle autentiche esigenze dell’altro. Don Bosco èstato prete fra i giovani e con i giovani, a serviziodei giovani. Ed è rimasto giovane per tutta la vita. È stato bendetto di lui che è stato il più sicuro padre e la piùtenera madre del suo tempo. Ecco il segreto delsuo fascino perenne.La nostra età non è determinata dall’anagrafe,ma dalla giovinezza del nostro cuore, l’età dellanostra persona ha l’età del nostro amore.Si è fidato dei giovani. Ha offerto ai suoi giovanile responsabilità più delicate: pensiamo al giovi-ne Michele Rua e Giovanni Cagliero.Con la sua gioiosa giovinezza ha ringiovanito ilsuo mondo. Anche quello dell’800: era un tempodi travagliato passaggio politico, il Risorgimentocon guerre e spargimento di sangue; e cominciacon la marginalizzazione del sottoproletariatodel primo periodo industriale e l’anticlericali-smo invasivo.Un mondo si direbbe declinante. Anche S. Ago-stino al suo tempo fu interpellato sul perché il mondo suo stava tentennando, stava quantomeno invecchiando. Ed egli rispose: «Mundus senescit? Immo, mundus iuvenescit!». Il mondo non invecchia, si rinnova. Un tipo dimondo muore. Ne sorge un altro. Così don Boscopoteva affermare del suo tempo con la sua fortefiducia nell’amore provvidente di Dio che guardala storia.Don Bosco è stato contemporaneo di Karl Marx,che nel famoso manifesto del 1848 dichiarò:

«Proletari di tutto il mondounitevi», ovviamente per la rivoluzione anche cruenta. Ilsuo contemporaneo don Bo-sco proclamava: «Giovani ditutto il mondo unitevi nellagioia, nella fede, nella pace».La fede è radicata nella certez-za di essere amati da un Amo-re sicuro e duraturo. E questoperché Cristo Risorto nostragioia la fonda.Don Bosco, si diceva, ha avutofiducia in ogni giorno. Ripor-to le sue parole con la linguadell’800: «Havvi nel cuore diogni giovine un punto sensibi-le al bene. Tocca all’educatorepremere su quel punto. Sì, al

6 Don Bosco, uomo di gioia e di pace3-2015

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fondo di ogni uomo c’è come una brace ac-cesa. Per far divampare la fiamma ba stasoffiarci sopra. E questo soffio è l’amore.Ora l’amore sta alla gioia come il fuoco staalla fiamma».Don bosco ha donato amorevolezza egioia, ha nutrito ed espresso un’amorevo-lezza contagiosa. Si esprimeva soventenelle varie case che mano a mano andavaaprendo in questi termini: «Figli carissimilasciate che ve lo dica e nessuno si offen-da. Lo dico e lo ripeto, voi mi avete presotutto. Quando fui tra voi mi avete incan-tato con la vostra benevolenza e amore-volezza. Mi rimaneva ancora questo po-vero cuore. La vostra lettera segnata daduecento nomi ha preso possesso di que-sto cuore cui nulla più è rimasto se non un vivodesiderio di amarvi nel Signore, di farvi del bene,di salvare l’anima di tutti».L’amore si coniuga costitutivamente alla gioia.Oggi, ahinoi, si va affievolendo l’amore nelle fa-miglie, nella microsocietà, nel mondo. Stiamo andando verso un periodo di glacializza-zione. Come don Bosco occorre portare amore egioia con la propria vita, con la testimonianza. Ecollaborare a una educazione permanente, sia-mo d’accordo con Goethe che solo un messaggioche parla al cuore arriva veramente al cuoredell’altro. E tutto si trasforma in gioia. Anche in un mondo come quello di oggi caratte-rizzato dalle sfide economiche, ecologiche, in-formatiche, economico-finanziario. E da tantapaura di futuro.Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversa-rio della Gaudium et spes, costituzione pastoraledel Concilio ecumenico Vaticano II.È significativa e impegnativa la sua ouverture:«Le gioie e le speranze, le tristezze e le angoscedegli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e ditutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e lesperanze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo. E nulla è di genuinamente umano che non tro-vi eco nel suo cuore (…). Perciò essa (la Chiesa)si sente realmente e intimamente solidale con la comunità che viviamo e con la sua storia».(G.Sp.1)Applichiamo quello che il Concilio dice dellaChiesa a Don Bosco che visse nella Chiesa, per laChiesa. Egli assunse le gioie e le speranze, le tri-stezze e le angosce dei giovani che il Signore gli

mandava, soprattutto dei sofferenti perché po -veri più poveri. Egli solidarizzò coi giovani. Ricordiamo che il primo contratto di lavoro fustilato e e firmato da lui nel 1856 a favore dei gio-vani sfruttati agli albori della prima rivoluzioneindustriale. Lavoravano alcuni fino a 16 ore algiorno. Contribuì a dare loro un lavoro dignitosoche li fece gioire e fece sì che fondassero famigliesolide e serene.Ma come testimoni del Risorto, ventesimo ramodella famiglia salesiana, siamo impegnati ad as-sumere le gioie, le speranze ma anche le dispe -razioni da mancanza di lavoro e di non senso diogni senso dei nostri giovani.Ciò comporta il servirli, l’accompagnarli, l’aiu-tarli indirizzandoli con le parole e coi fatti.Semineremo gioia, perché semineremo speran-za. Nonostante tutto. E li aiuteremo a passaredalla paura alla speranza, dalla superficialità allaresponsabilità.Collaboreremo a farli passare da una societàconflittuale ad una conviviale.Il mondo di oggi ne ha estremo bisogno.Il Risorto è l’Emmanuele del nostro impegno aservizio del mondo. Cammina con noi e ci infon-de energia, speranza e gioia.

3-2015 7Don Bosco, uomo di gioia e di pace

Nell’immagine in alto.

Nel padiglione Don Bosco Network all’Expo di Milano laFamiglia salesiana ha ricordato tutti i “rami” del suo albero.Il padiglione era intitolato “Educare i giovani, energia per lavita”, e faceva parte dei partecipanti “non ufficiali”, invitatiper dare voce a realtà della società civile che sviluppanoprogetti interessanti rispetto al tema scelto dall’Expo.

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Don Bosco: educare nella gioia, la gioia di educare

8 Don Bosco, uomo di gioia e di pace

on Bosco scrive, nel 1877, unopuscolo sul Sistema Preven-

tivo nel quale possiamo ricono-scere le intuizioni che regolavanoil suo lavoro educativo con i giova-ni e vedere anche quanta impor-tanza dava all’uso del tempo libe-ro e al gioco nella sua esperienzaeducativa, tanto nell’oratorio co-me nei collegi. È ben presente inlui che il gioco in cortile è un mo-mento molto importante di vita enon solo una “valvola di scarico”salutare. Vediamo insieme alcu-ni degli elementi costitutivi dellostile educativo messi in opera daDon Bosco, educatore sempre at-tento, senza mai scinderli dallostudio, dal lavoro e dalla pietà.

1. La gioiaPer Don Bosco la gioia è forma divita, un mezzo per fare accettare le cose “serie” dell’educazione.Comprende che il ragazzo è ragaz-zo, vuole che lo sia, e comprendeche la sua esigenza è la gioia, la li-bertà, il gioco. Come credente eprete, inoltre, è convinto che il Cri-stianesimo è la sorgente di felicitàpiù sicura e duratura, perché è unlieto annuncio, “evangelo”: dallareligione dell’amore, della salvez-za e della grazia non può che sca-turire la gioia e l’ottimismo. C’èuna profonda affinità tra giovani evita cristiana.Don Bosco concede alla gioia unsignificato religioso: lo sanno glistessi suoi alunni, come apparenell’incontro di Domenico Saviocon Camillo Gavio, nel quale lagioia si fa coincidere con la santità.“Servite il Signore con gioia” eraconsiderato, nella casa di Don Bo-sco, l’undicesimo comandamento.L’allegria è per Don Bosco non so-lo ricreazione, divertimento, ma

autentica e insostituibile realtàpedagogica. Un punto capitale delsistema riaffermato nella letteraagli educatori del maggio 1884 è“la famigliarità coi giovani, spe-cialmente in ricreazione” (Roma,lettera 10 maggio 1884).

2. Le festeConseguenza di questa “pedago-gia della gioia” sono le feste, nellequali la gioia trova le sue espres-sioni più sensibili e intense. Sonomesse in rilievo le domeniche or-dinarie e le solennità liturgiche, inparticolare la Pasqua, preparata eseguita da un gran movimento diconfessioni e comunioni. Alcunefeste mariane hanno un profondosignificato, come la Festa di MariaAusiliatrice, che subito diventauna vera festa di popolo e di pelle-grini. Inoltre, sono vissute con in-tensità e gioia particolare le ricor-renze dei santi più cari: San Fran-cesco di Sales, San Luigi Gonzaga,San Giovanni Battista, con grandeappuntamento di allievi ed ex-al-lievi, San Pietro, festa del Papa,Ognissanti e Santa Cecilia, patro-na della musica. Qualsiasi manife-stazione di festa presentava sem-

pre un duplice volto: religioso eprofano. Don Bosco voleva poten-ziare sempre l’esplicita valenzaeducativa, a cominciare dagli in-contri regolari della domenica nel-l’Oratorio, che dovevano presenta-re un carattere di “novità”, di gioiae di edificazione. Le feste solennierano potenziate da musiche ecanti, con una colazione un po’più abbondante, e concluse conl’intervento della banda musicalenel cortile e la rappresentazioneteatrale nel tardo pomeriggio.Il vertice della festa era costituitodalla comunione eucaristica nellaprima messa mattutina. ScrivevaDon Bosco da Roma all’Oratorio,nel mese di febbraio di 1870: «Allasera del 25 sarò in mezzo a voi peressere tutto di voi. Mi raccomandoperò che non cerchiate di farmi al-cuna festa. (…) La domenica se-guente al mio arrivo spero che fa-remo un gran festino in onore diSan Francesco di Sales. Fatemiadunque una festa, la più cara cheio possa desiderare, cioè che tuttifacciate in quel giorno la vostrasanta comunione. Quando voi fatefeste di questo genere il resto è piùniente» (Epistolario II, 72).

3-2015

Luis Rosón GalacheGuida spirituale del Movimento TR

“Se San Francesco santificò la natura e la povertà,San Giovanni Bosco santificò il lavoro e la gioia”.

(Francesco Orestano)

D

Teatro come gioia di vivere e occasione di crescere: il Settore Giovani insieme all’Ambito artistico-ricreativo agli EESS di Nocera Umbra

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l’atmosfera rasse-renante e l’affina-mento del gustoestetico e dei sen-timenti. Musica e cantotrovano grandespazio in tutte leistituzioni: dal-l’oratorio festivoal convitto per glistudenti e allescuole professio-nali, nelle qualiveniva particolar-mente curata la banda musicale.La musica dà negli ambienti sale-siani un tono di festa e vivacità atutte le feste, sacre e profane: ritireligiosi, processioni, passeggiateed escursioni, ricevimenti, saluti,distribuzioni di premi, accademie,teatrino. Nel 1859 Don Bosco fecescrivere sulla porta della sala dimusica un detto biblico adattan-done il senso: Ne impedias musi-cam (Sir 32,3): “non disturbare lamusica”... La sua posizione è statasempre bene esplicitata nella suafelice espressione: «Un Oratoriosenza musica è un corpo senzaanima» (MB XV, 57).Fin dall’inizio della sua opera coni giovani la musica è considerataun mezzo preventivo. Ma c’era an-che una motivazione religiosa, inrelazione al canto sacro e gregoria-no: quando i ragazzi tornavano alloro paese potevano essere di aiu-to al parroco nel cantare alle sacrefunzioni. E c’era un altro motivoancora, la lotta contro l’ozio: «I ragazzi bisogna tenerli continua-mente occupati» (MB V, 347).

5. EscursioniNelle pagine sulsistema preventi-vo è messa in evi-denza l’importan-za delle passeggia-te e delle escursio-ni: era un modo diapplicare il princi-pio dell’amare ciòche ama il giova-ne, perché il giova-ni ami ciò che amal’educatore. Nel-

9Don Bosco, uomo di gioia e di pace

3. Il teatroIl 29 giugno 1847 un gruppo digiovani mise in scena nell’oratorioun dialogo-commedia dal titoloUn caporale di Napoleone. A par-tire da allora i giovani più gran -dicelli cominciarono a prendereiniziative per intrattenere i piùpiccoli: mimi, marionette, farse,commedie, dando vita a una veratradizione teatrale.Il teatro si inserisce nel sistemaeducativo in maniera vitale, peraiutare a costituire un ambiente diallegria e con una funzione educa-tiva e didattica: Don Bosco, infatti,assegna al teatro certamente unoscopo ricreativo, ma ordinato an-che a finalità educative e culturali.Si impegnò ad assegnare regoleprecise a tali finalità: divertire erallegraredovevano assolutamen-te coniugarsi con istruire ed edu-care (cfr. Regole del Teatrino, OEXXIX, 146-151).«Il teatrino, fatto secondo le regoledella morale cristiana, scrivevaDon Bosco, può tornare di grandevantaggio alla gioventù, quandonon miri ad altro, se non a ralle-grare, educare e istruire i giovanipiù che si può moralmente».E pre-cisava: «È d’uopo stabilire: 1. Chela materia sia adatta. 2. Si escluda-no quelle cose che possano ingene-rare cattive abitudini». (Dall’intro-duzione alle norme stabilite nelRegolamento delle Case).

4. Musica e cantoLa funzione della musica e delcanto nel sistema educativo diDon Bosco è legata al suo concettodell’educare mediante l’allegria,

l’Oratorio di Valdocco spuntanofin dall’inizio escursioni e pellegri-naggi, necessari perché dal 1844 al1846 l’oratorio non aveva fissa di-mora o non disponeva di luoghipropri di culto: e si andava a Sassi,alla Madonna di Campagna, a Stu-pinigi, alla Consolata, al Monte deiCappuccini.In seguito, dal 1847 al 1864, ven-gono le passeggiate autunnali,animate dallo stesso Don Bosco.Intorno alle due settimane, beneorganizzate, gruppi ogni volta piùnumerosi di giovani. Entravanonel paese con la banda in testa, ac-colti festosamente dalla gente, daiparroci e dai signori del luogo cheassicuravano loro alloggio di for-tuna e vitto quotidiano. Attivitàper i ragazzi durante il giorno, e al-la sera esibizioni della banda mu-sicale, spettacoli teatrali su palchiimprovvisati in piazza. Compren-devano canti, suoni, macchiette indialetto, commediole. Non man-cava mai Gianduia, la classica ma-schera piemontese.Le passeggiate compivano una ve-ra funzione educativa nei giovani,offrendo loro un gran beneficio fisico e arricchendone il mondoemotivo: «fare toccar con mano ai giovani che il servire Dio puòandar bellamente unito all’onesta allegria» (MB II, 384-391).Erano preludio alle parole del si-stema preventivo: «Si dia ampialibertà di saltare, correre, schia-mazzare a piacimento»; perché in-sieme ad altre esperienze, «le pas-seggiate sono mezzi efficacissimiper ottenere la disciplina, giovarealla moralità ed alla sanità».

3-2015

La “magia” del teatro per i più piccoli

Don Bosco con una banda musicale giovanile, 1870

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10 Formazione/Riflessioni3-2015

rovo sempre particolar-mente significativo l’invitodel Signore che nell’imma-

gine del fico e dei fenomeni at-mosferici insegna a saper valuta-re il proprio tempo (Lc 12 e 21),a cogliere l’occasione favorevoleper scoprirvi le realtà che apronoal futuro e tra queste sento diporre in posizione preminente ilpapato di Francesco.Da tempo mi ritrovavo nell’indi-menticabile Martini, che non siè mai stancato di evidenziare ilbisogno che ha la Chiesa di farsicomprendere ascoltando soprat-tutto la gente, le loro necessità,problemi e sofferenze, “lascian-do che rimbalzino nel cuore epoi risuonino in ciò che diciamo,così che le nostre parole non ca-dano come dall’alto, da una teo-ria, ma siano prese da quello chela gente sente e vive – la veritàdell’esperienza – e portino la lu-ce del Vangelo”. Riteneva neces-sario che la Chiesa dica quello

che la gente capisce: “non un comando dall’alto che bisognaaccettare perché è lì, viene ordi-nato, ma come qualcosa che hauna ragione, un senso, che dicequalcosa a qualcuno: parole chetutti possono intendere: anchechi non pratica una religione ochi ne ha un’altra, perché sono ilprimo passo e perché c’è un livel-lo di verità delle parole che valeper tutti, credenti e non, e in cuitutti si sentono coinvolti e partedi una responsabilità comune”:in sostanza, innanzitutto, sedersiaccanto agli altri e capire le lorosofferenze!Ed ecco arrivare papa Francesco:“… Per quanto riguarda la pro-posta morale della catechesi, cheinvita a crescere nella fedeltà al-lo stile di vita del Vangelo, è op-portuno indicare sempre il benedesiderabile, la proposta di vita,di maturità, di realizzazione, difecondità, alla cui luce si puòcomprendere la nostra denuncia

dei mali che possono oscurarla.Più che come esperti in diagnosiapocalittiche o giudici oscuriche si compiacciono di indivi-duare ogni pericolo o deviazio-ne, è bene che possano vedercicome gioiosi messaggeri di pro-poste alte, custodi del bene e del-la bellezza che risplendono inuna vita fedele al Vangelo”. Amio avviso è l’invito a porre alcentro delle nostre esistenze vi-vere il Vangelo anche oltre la for-ma culturale prevalente, dicen-doci che ciò è possibile poiché ilVangelo tocca veramente il cen-tro della nostra umanità.Appare quindi condivisibile l’in-tuizione di E. Bianchi che cogliela chiave di lettura di questopon tificato nella misericordia. Èattorno alla misericordia del Si-gnore che egli convoca la Chiesaper spingerla verso l’umanità, inun costante dialogo con i fedelima anche con chi è sempre ri-masto in disparte e con chi si è

Parresìa, “libertà di dire tutto”:il coraggio e la sincerità della testimonianza

La “parresìa”diPapa Francesco

Arturo SartoriCenacolo di Lecce

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3-2015 11Formazione/Riflessioni

allontanato e ha timore di torna-re: l’immagine della chiesa cheegli nutre è quella di una comu-nità di credenti che cura le ferite,si piega sull’uomo, non teme ilcontagio, sceglie la prossimitàdei peccatori, il farsi prossimo aogni essere umano” 1.È il messaggio di una chiesa che,nella consapevolezza della pro-pria inadeguatezza e dei peccatidei suoi membri, cerca ogni gior-no come essere più fedele al Van-gelo, sforzandosi di capire conquali mezzi la misericordia diDio può raggiungere chi ha pec-cato, preoccupandosi dei cam-mini di pentimento e della serie-tà dell’impegno nella sequelacristiana, e a questi fini non vie-ne interrogata la dottrina bensì ilproprio atteggiamento di mise-ricordia, nello sforzo di rileggerela volontà del Signore nell’oggidella storia, “senza avere pauradi tutte le nostre fragilità e infe-deltà e senza temere il camminodella nostra libertà, proprio co-me fa il padre con il figliol pro-digo” 2: si tratta indubbiamentedi un nuovo stile contrapposto aun pensiero sulla fede “senza vi-ta” (se non per le implicanze mo-rali) e segnato da rispetto, umiltàe ascolto dell’esistenza quotidia-na per accoglierne fragilità e in-terrogativi, essi stessi in fondopur sempre espressione di quellaricchezza della vita, che è grandeanche senza essere perfetta ecompiuta.Forse senza rendercene adegua-tamente conto, con Francescostiamo vivendo l’interruzionedel processo che nel corso deisecoli ha reso la fede povera del suo riferimento esistenziale,concretizzando il rischio di al-lontanarsi dalla vita quotidianadelle persone e di non riuscirepiù a mostrarsi come forza chesalva, che rigenera, che dà pie-nezza di vita.Tutte le comunicazioni di Fran-cesco sono infatti nel segno del -

l’avvicinamento della Chiesa al -l’umanità in travaglio e della piùampia comprensione per chi siapentito, con una notevole sem-plificazione del linguaggio e del-le norme e nella progressiva ri-duzione di quanto può risultareparticolarmente ostico ai cristia-ni che non appartengono allacomunione cattolica3.Si tratta quindi di innovazionenella continuità, che riconducedottrina e apparati della Chiesaalla portata della sensibilità e deibisogni degli uomini e delle don-ne di una mondialità che, nonavendo più al centro la personaumana, ha smarrito i punti di ri-ferimento capaci di dare senso alvivere4. È una svolta che � in lineacol magistero di Martini ricon-duce la Chiesa al Concilio o, an-cor più in radice, al Vangelo, chemarca le distanze dalla Chiesadel potere, che la fa libera, corag-giosa e davvero universale (me-no euroccidentale) nella suamissione evangelizzatrice, af-francandola da un eccesso dipromiscuità con la politica5.È naturale che questo finisca colminare equilibri consolidati fi-nora risultati convenienti oltre

1 E. Bianchi, La Repubblica del 19-10-2014.2 J. Carron, Corriere della Sera del 23-12-2014.3 cfr. L. Accattoli, 2-09-2015.4 cfr. M. Garzonio, Corriere della Sera del 6-03-2014.5 cfr. F. Monaco, Corriere della Sera del 7-01-2015.6 V. Messori, Corriere della Sera del 29-12-2014.7 G. Ferrara, A. Gnocchi, M. Palmaro, Questo Pa-pa piace troppo, ed. PM.8M. Garzonio, Corriere della Seradel 14-08-2015.

che alla stessa Chiesa, alle istitu-zioni, alle rappresentanze eco-nomico-finanziarie e sociali e ingenerale alla società civile: è la franchezza che prevale sulleconvenienze, la credibilità e lacoerenza tra il dire e il fare sulleappartenenze, “attivando” – se-

condo l’immagine di Martini –“le tante braci che covavano sotto la cenere”.Di qui una certa più o meno ce-lata ostilità (“Un papa impreve-dibile che turba la tranquillitàdel cattolico medio, che desta entusiasmo o perplessità a se-conda dei temi trattati” 6 – oquanto meno lo stupore “QuestoPapa piace troppo” 7 nutrita daparte di chi ha una visione pocolaica della Chiesa e del cattolice-simo, proprio perché Francesco“sta riportando al centro dellavita ecclesiale il costituirsi di un’ “opinione pubblica” che ilConcilio auspicò ma che per de-cenni non è stata coltivata per-ché chi pensa, ha idee, le comu-nica per confrontarsi con gli al-tri – senza rinunciare a temi cheportano conflitti – fa paura a coloro che hanno dell’autoritàuna nozione non di servizio madi potere” 8).

In conclusione, personalmentela figura di Papa Francesco para-frasando Martini – mi fa passaredal “sogno sulla Chiesa”, comemeta lontana, al più convinto“pregare per la Chiesa”.

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el movimento TR ci sono le CO.RI, ovvero leConsacrate del Risorto.

Donne che vivono il dono della femminilità comemodalità alta di espressione. Sono affascinate dal-l’invisibile Presenza che tutto attrae e impostanola propria vita di relazione con delicatezza e fer-mezza, con tenerezza e fortezza, con accoglienzae prudenza, con semplicità e serenità. Portano ot-timismo, coraggio e speranza in perfetto accordocon lo spirito salesiano che ricorda a tutti che lasantità consiste nello stare molto allegri.Qualche anno fa ho iniziato un cammino che miha portato alla consacrazione. Ultimamente misono chiesta: come sta cambiando la mia vita?Cosa c’è di diverso (in più o in meno) nel mio rap-porto con il prossimo, con i miei doveri, con gli af-fetti, con il lavoro? Totale di tutti questi interroga-tivi sono una serie di più: più consapevolezza, piùspirito di servizio, più senso di responsabilità, piùtolleranza, più disponibilità, più capacità di ascol-to, più comprensione, più comunione di intenti,più condivisione. Con, in aggiunta, un meno: me-no intransigenza.E più umiltà. Sant’Agostino diceva: «Vuoi esseregrande? Comincia ad essere piccolo. Vuoi erigere

un edificio che arrivi fino al cielo? Costruisci pri-ma le fondamenta dell’umiltà».La parola umile deriva dal latino humus, terra.Pertanto l’umiltà è un concetto che va oltre il sog-gettivo per diventare universale: perché attinenteal rapporto con la terra e, quindi, con il creato.C’è poi un altro più, molto importante.La consacrazione contiene un concetto in costan-te divenire perché consegna al consacrato un im-pegno, una funzione e una guida per orientare in termini attivi e propositivi la propria esistenza.La conseguenza è che la consacrazione è fedeltàcreativa che si concretizza giorno per giorno, co-me una grande tessitura che impegna a cucire i filipazientemente, quotidianamente, con amore ededizione infinita.Il 30 agosto, accompagnata da Lilli Carucci e RosaTito, mi sono impegnata a seguire il Signore noncome chi non ha fatto nessuna scelta, ma piutto-sto come chi ha operato la suprema scelta.Durante gli EE.SS è iniziato, tra me e alcune cop-pie di sposi, un dialogo che ci permetterà di cre-scere e sostenerci. Infatti se il matrimonio dice al-la verginità che l’amore sponsale è fatto di dedi-zione quotidiana, di attenzione, di delicatezza, difedeltà e di gesti concreti; la verginità dice al ma-trimonio che tutto passa e che Cristo è lo sposodefinitivo.

“la santità consistenello staremolto allegri”

12 Formazione/Riflessioni3-2015

Il momento della consacrazione di Rita, alla presenza del fondatore e della guida spirituale del Movimento Testimoni del Risorto

Rita Sofia UtzeriGruppo TR Cagliari

Rita, la Maga

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criveva Sant’Agostino: “Il mondo è un libroe chi non viaggia ne legge solo una pagina”.Credo che, oltre agli itinerari geografici,

Sant’Agostino si riferisse a quel mondo incredi-bile che è l’uomo, un mondo ricco di fascino eper esplorarlo non è necessario prendere l’aereo.Quando si tratta dei poveri, poi, il coinvolgimen-to è ancora più forte e mi spinge, ogni anno, aprendere il volo per il Camerun.Quest’anno, arrivato a Yaoundé, ho incontratoGaëlle, una ragazza che con una borsa di studioofferta da un’amica del TR ha potuto iscriversi alcorso di infermiera specializzata presso l’Univer-sità Cattolica nella capitale. Gaëlle ne è entusia-sta. Quando mi ha mostrato alcune sue foto hocapito il perché: appena al primo anno del corso,già effettua degli interventi chirurgici. Cosa im-pensabile in Italia, ma necessaria in Camerundove gli infermieri specializzati dirigono gliospe dali di periferia.Con Padre Francesco Filipiec, della Congregazio-ne dei Padri Mariani, sono andato nella missionedi Atok. Sul fiume Nyong mi ha mostrato l’estre-ma instabilità delle piroghe che ostacola le co-municazioni e il trasporto delle merci. Utilissimosarebbe un piccolo laboratorioper la produzionedi imbarcazioni leggere e robuste, che facilite-rebbero la vita lungo il fiume e per questo gli ho

promesso la nostra collaborazione. La sua prio-rità resta, comunque, l’ampliamento del Centrodi Formazione per l’accoglienza dei giovani, cheancora in tanti durante i corsi sono costretti ognigiorno a percorrere tragitti lunghi e faticosi. Haidee fantastiche per lo sviluppo della sua missio-ne e tutta la tenacia necessaria per attuarle.Dopo una breve sosta, siamo andati a Nguele-mendouka, dove Monsignor Jan Ozga era impe-gnato nel Sinodo Diocesano sulla Famiglia, in cuicirca sessanta religiosi si sono riuniti per affron-

3-2015 13Volontari per il mondo

Diario di bordoPaolo Cicchitto, PresidenteAssociazione “Volontari per il mondo” - ONLUS

Sul pick-up di padre Francesco

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CAMERUN 2015CAMERUN 2015

Le nozze di Cana, opera dello stesso artista camerunese che ha realizzato la Via Lucis ad Atok

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tare le vaste problematiche familiari del mondodi oggi e in particolare della terra africana.La tappa successiva è stata Abong Mbang. Quiho confermato la promessa fatta a suor Nazariu-sha lo scorso anno: d’accordo con MonsignorOzga inizieremo molto presto l’elaborazione delprogetto di un piccolo Ospedale. Sarà sicura-mente l’impegno più grande dei prossimi annima, conoscendo le esigenze locali, ne varrà la pe-na. Intanto una prima provvidenziale generosadonazione ci è stata inviata.È stata una sorpresa e una gioia rivedere suorTaddej (Helena Frackiewicz), una suora benedet-tina che mi ha accompagnato a Bertoua. Attual-mente suor Taddej si trova a Garoua Boulai persostenere la missione in un momento molto de-licato. Per me è stata un vero dono dai “piani su-periori”: non solo mi ha promesso la sua collabo-razione per portare a termine il progetto del Col-lège Tecnique Van Heygen a Garoua Boulai, ma miha presentato suor Kolbena, una suora compas-sionista che, quasi alla fine del mio viaggio, mi hapoi donato l’esperienza più forte e coinvolgentedi quest’anno.A Bertoua mi ha ospitato Ewa Gawin e per tregiorni sono stato in compagnia di tre seminaristiaccompagnati dal loro direttore spirituale, padreStanisławski. Arrivati dalla Polonia, hanno dedi-cato le loro vacanze estive ai lavori necessari nel-la nuova Scuola per sordomuti diretta da Ewa.L’incontro con i piccoli della scuola è sempre perme un’esperienza tenerissima e con Ewa abbia-mo parlato della possibilità di mettere a puntoun progetto per un internato che possa accoglie-re i ragazzi distanti dalla scuola.A Dimako ho incontrato le Suore Carmelitanedel Bambino Gesù con cui ho preso accordi perla costruzione dell’École Primaire de l’Enfant Jésus. Questo progetto si realizzerà con i fondiraccolti grazie al 5xMille del 2012 destinato allanostra Associazione e a un contributo della CEI,spero, sempre pronta a collaborare alla realiz -zazione di validi progetti di promozione umana.Le suore, che hanno come obiettivo primario lapreghiera, vivono la loro azione missionaria inun modo che definirei “contemplativo”. Frequen-tandole si avverte che, pur ancorate alla terra,spiritualmente sono come proiettate verso il Cielo.A Doumé ho avuto modo di parlare a lungo conMonsignor Ozga e suor Fabiana sulla nostra col-laborazione che si è intensificata in quest’ultimo

14 Volontari per il mondo3-2015

A destra padre Mirek e al centro padre Francesco,mentre sta parlando dell’Anno Santo della Misericordia

Nguelemendouka: celebrazione Eucaristica durante il Sinodo Diocesano sulla famiglia

A destra suor Taddej, al centro la Volontaria odontoiatra polacca diretta a Garoua Boulai, dove lavorerà nel Centre de Santé

realizzato dalla nostra associazione

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3-2015 15Volontari per il mondo

Ewa Gavin nella nuova scuola per sordomuti, a Bertoua

Nella casa delle Suore Carmelitane del Bambino Gesù, a Dimako dove stiamo realizzando una scuola elementare: l’ école Primaire de l’Enfant Jésus

Suor Kolbena a Messa Carrière, alla periferia di Yaoundé

A Dimako, nella casa delle suore Carmelitane: Ewa, a sinistra, insieme ai tre seminaristi Maciej Stabrawa, Maciej Biedron e Mateusz Kawa, con la loro guida spirituale

anno. Doveva essere l’ultima tappa prima delrientro a casa, ma mi sbagliavo.Poi finalmente a Yaoundéper il ritorno a casa. Misentivo abbastanza stanco, ma suor Kolbena miaspettava per farmi conoscere una nuova metadella loro “missione”: Messa Carriére, un quartie-re della capitale, non molto periferico ma estre-mamente povero. Avevano comprato lì del terre-no per costruire due scuole, una materna e unaprimaria, e un Centro Sanitario, ma era necessa-rio il nostro aiuto e ha insistito perché andassi avedere il posto. Proprio il giorno della mia partenza è venuta dibuonora a prendermi per portarmi a Messa Car-riére. Ho sempre affermato che la povertà peg-giore si trova nelle grandi città, ma non immagi-navo fino a quel punto. Il terreno è nel cuore diMessa Carriére, tra gente che vive in baracche al-lucinanti, senza acqua, elettricità, scuole, strut-ture sanitarie. Un ragazzo stava arrostendo pellee budella di bue per l’unico pasto giornaliero del-la famiglia. Ho fatto un giro tra le baracche, hoparlato con alcune donne, ho scherzato un po’con i bambini, poi avevo voglia di piangere, di ur-lare difronte a tanta ingiustizia, ma sono riuscitoa trattenermi e a concentrarmi su idee costrutti-ve: cosa potevamo fare in concreto per dare di-gnità a queste persone? Ho visto Suor Kolbenagioiosa, aveva raggiunto il suo obiettivo: il miocoinvolgimento. Dopo trent’anni di Africa e con-seguenti problemi di salute, suor Kolbena ha an-cora l’entusiasmo di una fanciulla. L’amore per ipoveri in lei è così grande! È un vero miracoloche solo il Signore sa realizzare.

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A Yaoundé, la “città dalle sette colline”, capitale delCamerun, il quartiere di Messa-Carrière, a ridosso delmonte Mbankolo, è uno dei più abitati e più poveri.Manca ogni tipo di servizi. Non ci sono scuole, néservizi sanitari. Manca l’energia elettrica, e anche l’acqua è un sogno che stenta a realizzarsi. I ragazzi e le donne vanno ogni giorno alla sorgente per approvvigionarsi.È lì che si dirige il nostro prossimo progetto, incro-ciando l’energia e l’impegno missionario della straor-dinaria suor Kolbena. Il suo sogno – e noi vogliamoaiutarla a realizzarlo – è costruire in quel quartiere ungrande complesso, con 2 scuole e un ospedale. Hagià acquistato un terreno… proviamo a immaginarei primi edifici che sorgeranno, l’animazione dei bam-bini, delle donne, che finalmente potranno goderedi uno spazio attrezzato e di servizi utili.Cosa vogliamo realizzare? Accanto alla scuola mater-na un pozzo artesiano e una grande cisterna per alimentare tutta la nuova missione. Poi anche delletoilettes aperte alla gente del quartiere (sì, mancaanche questo!), con gabinetti, lavandini, docce e fon-tanelle dove attingere acqua: una vera rivoluzioneper Messa Carrière.Tutto nel nome di Santa Chiara, cui il complesso saràintitolato. E a Santa Chiara affidiamo la realizzazionedi un progetto tanto ambizioso quanto provviden-ziale.

Roberta Calbi e Paolo Cicchitto

UN PROGETTO PER MESSA-CARRIERE

16 Volontari per il mondo3-2015

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...pensandoa don Bosco

17Formazione/Riflessioni

tempi di labilità valoria-le religiosa e di crescen-te pluralismo, forse rite-

niamo anche noi che non ha piùsenso trasmettere il patrimoniodella nostra esperienza umana espirituale?Dove trasmettere non sta per“accettazione passiva” da partedel figlio, quanto per “esserci” daparte dei genitori.Spesso mi soffermo a pensareche come genitori ed educatorinon possiamo sottrarci alla re-sponsabilità di prendere posi-zione sulle questioni fondamen-tali della vita, perché senza di essa un ragazzo non potrebbeneppure affacciarsi all’orizzontedella significatività.Essere educatori in genere signi-fica uscire dalla “neutralità”, cheuna certa cultura sociale ci sug-gerisce con crescente insistenzapresentandocela come una for-ma di “tolleranza”. Non si rischiadi rinunciare, come genitori epiù globalmente come genera-zione adulta, a “generare” unanuova generazione, che ha biso-gno non solo di nutrimento e diamore, ma anche di bussole emappe per orientarsi nella ricer-ca di un senso? Quei figli checondizionano i loro genitori e livincolano con puntigli e ostina-

zioni avvertono, sia pur confusa-mente, di possedere un enorme“potere”, che si rivela troppo dif-ficile da gestire.Di conseguenza, non possonolasciarsi guidare da loro.Sentirsi in “buone mani” èun’esperienza appagante chenon possono permettersi e dun-que non possono sentirsi tran-quilli. Si sentono lasciati soli, inbalia delle loro voglie, delusi daigenitori che non meritano ob -bedienza e stima.Ciò causa loro una caratteristicainstabilità emotiva e irrequietez-za comportamentale. Il loro di-sagio si manifesta spesso comeincapacità di concentrarsi, dif -ficoltà a portare a termine uncompito, ad adattarsi ra-gionevolmente alle ri-chieste degli adulti e degliinsegnanti.L’assenza di guida educa-tiva non produce dunquepersonalità più solide esicure, ma ragazzi smarri-ti e falsamente onnipo-tenti, tendenti a conside-rare giusto ciò che coin -cide con i loro interessi,buono ciò che li fa starebene, bene solo ciò cheproduce sensazioni pia-cevoli.

Privati dell’esperienza di una di-pendenza “buona”, sono feritinella fondamentale capacità difidarsi, non avendo mai speri-mentato che nelle parole dell’al-tro c’è un sincero interesse per illoro bene.Come don Bosco ci ha insegna-to, stiamo parlando di Amore,dunque, e non certo di voglia diimporre la propria volontà a chiè più piccolo e debole.Sottrarre allora il figlio ad alcu-ne dimensioni fondamentali dicomprensione di sé e della pro-pria vita – il senso del limite, lacapacità di guardare oltre, il sen-tirsi amati, la sfida del perdono –significa renderlo più povero,più fragile.

3-2015

Anna Maria MerolaCenacolo di Salerno

InVincent VanGogh, Primi passi

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1° settembre 2015 all’Expo di Milano haavuto luogo un espressivo e bell’incontrocon stile interreligioso, nel senso della Di-

chiarazione conciliare sulle relazioni della chiesacon le religioni non cristiane (Nostra Aetate, otto-bre 1965). Propizio è l’inizio di settembre coinci-dente con la 10a Giornata per la custodia del Crea-to, voluta dalla CEI: «Un umano rinnovato perabitare la terra». È noto che il cibo è un elementocentrale in ogni cultura e in ogni religione per ilnutrimento del corpo e dell’anima.Questo elemento condiviso ha spinto un interes-sante ciclo di conferenze all’Expo di Milano: “Nu-trire l’anima. Religioni e alimentazione”. Ognigruppo culturale ha un Codice Alimentare che sta-bilisce tra il lecito e l’illecito, tra il puro e l’impuro,come afferma G. Filoramo, storico italiano dellereligioni. Ludwig Andreas Feuerbach, filosofo te-desco tra i più influenti critici della religione edesponente della sinistra hegeliana, in una suaopera del 1862 afferma che l’uomo è ciò che man-gia, data l’unità inscindibile tra psiche e corpo.Nelle religioni monoteistiche come ebraismo eislam vi sono norme e prescrizioni vincolanti nellalegge divina rivelata e codificata nella Torah e nelCorano. Il Levitico e l’Esodo contengono una seriefamosa di divieti alimentari, taluni legati alla me-

moria storica della fuga dall’Egitto. Il Giudaismoha il record delle prescrizioni. L’Islam sottolinea lamoderazione e il modo di stare a tavola come tap-pe del cammino di perfezione; San Paolo nella 1a

Corinzi afferma che “il mangiare e il bere sono perla gloria di Dio”. Questo principio ha retto le co-munità monastiche cristiane e buddhiste. UnaMensa Comune tra credenti e non credenti è unnobile ideale SIKH, che oggi trova luogo nellemense scolastiche e nella necessità di tener contodelle prescrizioni alimentari di tutti i bambini del-le società plurietniche, appartenenti a varie tradi-zioni religiose. Quale grande contributo alla pacepossono dare le religioni! L’attesa è che l’umanità

18 Formazione/Ecumenismo3-2015

Un umano rinnovato per abitare la Terra

Svamini Hamsananda Ghiri (Vice Presidente, Unione Induista Italiana Sanatana Dharma), Elia Richetti (Rabbino, Comunità Ebraica di Milano), CarloTetsugen Serra (Abate del Monastero Zen “Il cerchio”), Paljin Tulku Rinpoche (Lama, Centro Studi Tibetani “Mandala”), Dorothée Mack (Pastora, ChiesaEvangelica Metodista), Luca Bressan (Vicario Episcopale della Diocesi di Milano - Chiesa Cattolica), Traian Valdman (Archimandrita, Chiesa OrtodossaRomena), Giuseppe Platone (Pastore della Chiesa Evangelica Valdese), Piergiorgio Acquaviva (Presidente, Consiglio delle Chiese Cristiane di Milano),Yahya Pallavicini (Vice Presidente Coreis - Comunità Religiosa Islamica) e Mahmoud Asfa (Presidente della Casa della Cultura Musulmana di Milano).

10a Giornata per la custodia del Creato

Incontro all’Expo di Milano tra i rappresentanti di undici religioni

Agostino Aversa, Cenacolo della Penisola Sorrentina

Il

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si segga ad una Mensa Sacra, utopico luogo per ilsuperamento delle divisioni, luogo non conflittua-le di speranza.Per gli ebrei il cibo deve essere Koshèr: valido,adatto e cucinato in modo proprio. Per i musul-mani il cibo deve essere Halal: lecito, che possonobere e mangiare senza trasgredire ai loro precetti.I Religiosi si sono confrontati sull’importante pro-blema della produzione e consumo del cibo a livel-lo mondiale, proprio sul leitmotif del tema dell’Ex-po: Nutrire il Pianeta, Energia per la vita. Hannobenedetto il cibo offerto a piene mani da ben 68paesi partecipanti alla Esposizione Universale, ci-bo cucinato kashèr e halal. Alla cerimonia eranopresenti anche il ministro Maurizio Martina e ilcommissario unico Expo Giuseppe Sala, che han-no dato il saluto di benvenuto riflettendo sulla sa-cralità del cibo presso tutte le culture e le religioni.Ben 68 paesi partecipanti al secondo Expo di Mi-lano, dopo quello del 1906, che celebrava il traforodel S. Gottardo, hanno offerto cibo benedetto se-condo il proprio credo. Tutti, partecipanti e visita-tori astanti, hanno religiosamente e rispettosa-mente gustato il cibo.Lo Chef Ambassador di Expo Milano 2015, PietroLeemann, ha cucinato un piatto con ingredientivegetariani, koshèr e halal, in modo da poter esse-re in armonia con i dettami di ogni religione rap-presentata: un fragrante riso basmati con zaffera-no, verze e una salsa vegana al peperone, lieve-mente piccante. Ecco come lo descrive:“Si chiama L’ombelico del mondo e racchiude di-versi significati: c’è il riso basmati, che rappresental’unione tra le culture, c’è lo zafferano, che è unomaggio a Milano, sede dell’Esposizione Universa-le, ci sono il sedano e la verza, che richiamano ilnord Europa e c’è la salsa di peperone piccante, ti-pica delle Americhe. Naturalmente non potevo di-menticare le mie origini e così ho aggiunto il salesvizzero. Questo piatto unisce perché può esseremangiato da chiunque, infatti è un piatto veganoche contiene riso e verdure, alimenti accettati datutte le religioni, è senza aglio e cipolla, quindi

3-2015 19Formazione/Ecumenismo

adatto alla religione induista. L’olio usato per con-dire è koshèr e halal”.Alla fine dell’evento tutti i rappresentanti hannofirmato la Carta di Milano,che rappresenta l’ere-dità culturale di Expo Milano 2015. Per la primavolta nella storia delle 34 Esposizioni Universali, ilgrande Evento internazionale è stato preceduto daun ampio dibattito nel mondo scientifico, nellasocietà civile e nelle istituzioni sul Tema di Expo.Questo intenso e profondo processo ha portatoper volontà del Governo italiano alla definizionedella Carta di Milano: un documento partecipatoe condiviso che richiama ogni cittadino, associa-zione, movimento spirituale, impresa o istituzionead assumersi le proprie responsabilità per garan-tire alle generazioni future di poter godere del di-ritto al cibo.I volontari del servizio civile hanno accompagnatosul palco un gruppo di bambini di etnie diverse.Per la massima apertura e per coinvolgere anche inon credenti, è stata letta in tre lingue diverse (ita-liano, inglese e francese) da tre bambini – un bam-bino ucraino, una bimba italo-croata, uno egiziano– anche una preghiera laica, condivisa dai Parteci-panti della Società Civile di Expo, da Cascina Triul-za e da LabE Fondazione Feltrinelli, che mette inluce tutti gli aspetti cari al Tema dell’EsposizioneUniversale di Milano: sostenibilità, lotta allo sprecoalimentare e rispetto per il cibo e tutti gli esseri vi-venti. Il tutto bello, coinvolgente e commovente.Ci sembra utile sottolineare che spunti di riflessio-ne si colgono da tutti i padiglioni dell’Expo. La no-stra Associazione Volontari per il Mondo che ope-ra da anni in Camerun potrebbe essere ispiratadalla frase che campeggia all’ingresso del padi-glione camerunense: «La coltivazione del Cacao,un argomento a favore delle opportunità». L’in-stancabile presidente della nostra associazione“Volontari per il Mondo”, Paolo Cicchitto, con lasua capacità eclettica, siamo sicuri che realizzeràun progetto ad hoc sul cacao. Lo Spirito Santo nonfarà mancare il suo appoggio.

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Qui facciamo consistere la santitànello stare molto allegri». Don Bosco

è innanzitutto uomo di gioia, uomo pa-squale, si prodigava perché i giovani, isuoi ragazzi, godessero di quella stessagioia tanto da diventare santi; essa diventa un mo-do di vivere, insieme alla speranza, diventa occhinuovi per guardare la realtà sottoprospettiva final-mente diversa.Quest’anno, ai nostri esercizi spirituali di NoceraUmbra, il tema su cui giovani e adulti hanno riflet-tuto era proprio chiedersi se fosse possibile canta-re la gioia in un mondo “senza speranza”, e per noigiovani è stata un’occasione per vivere la gioia in-sieme e provare a dare una risposta a questa sfidacosì meravigliosamente impegnativa. Ho avuto lafortuna di vivere questi esercizi in un modo nuo-vo, ovvero come animatrice della fascia 6-8: essereanimatore significa mettersi in gioco, essere per iragazzi e con i ragazzi costantemente, far rispetta-re le regole, ascoltare con attenzione e capire an-che ciò che non viene detto e soprattutto com-prendere che sono i ragazzi che stanno “salvando”te, e non il contrario.Stare costantemente in servizio significa ancheavere ben pochi momenti per poter riflettere, ep-pure mi sono accorta che la mancanza di momen-ti di deserto non ha influito quanto temevo sul bi-lancio complessivo degli esercizi vissuti da me: so-

no stati i laboratori, le attività, i giochi, le serate acreare quell’ambiente fertile per la riflessione neiragazzi; grazie a loro, che ogni giorno vivono inquesto nostro mondo “senza speranza”, sono arri-vata alla comprensione, non sulla carta, bensì nelpiano pratico, che non è solo possibile cantare lagioia, ma decisamente necessario: quando si vie-ne messi a parte di una gioia così bella e piena, co-me si può tenerla per sé?La condivisione, alla base della nostra concezionetierrina degli esercizi, è sempre un lascito di donBosco: “Prendi, Michelino, prendi. […] Noi due fa-remo tutto a metà”. Nonostante spesso gli man-cassero i mezzi materiali da condividere, don Bo-sco si è sempre affidato a Dio con profonda spe-ranza, che era un po’ lo spirito di fondo con cui af-frontava ogni situazione, anche quelle che sem-bravano davvero insormontabili. Questo suo at-teggiamento veniva continuamente percepito dairagazzi, che lo osservavano non solo nei momentipiù prettamente di formazione o di riflessione spi-rituale, ma in ogni momento della giornata; allostesso modo, educatori si è non solo quando sifanno le attività o i giochi, ma anche a tavola o durante la siesta,insomma, non si smette mai diessere in servizio.La pedagogia di questo “conquistatore di cuori”, ilcui nome campeggia su università, scuole popo -lari, centri per giovani in difficoltà e oratori, chepermea tutto ciò che è formazione nel nostro mo-vimento, è continuamente fonte di ispirazione pernoi giovani animatori, che guardiamo a lui e allasua vita come ad un modello; la “parola all’orec-chio” e il gioco come momento formativo sono solo alcuni degli strumenti che don Bosco ci hadato per far sì che ogni ragazzo si senta amato ecurato nella sua crescita personale, sia umana chespirituale.

Vivere la gioiaeducando,

sulla scia didon Bosco

20 Giovani3-2015

Martina ErricoAnimatrice fascia 6-8 anni

«

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Gaudium et Spesoggi:

3-2015 21Giovani

Gaudium et Spes è una sor-ta di vademecum per ogni

cristiano, un documento che na-sce dal Concilio Vaticano II conl’obiettivo di sostenere e ispirare illavoro degli uomini di buona vo-lontà che si sentono chiamati acostruire un mondo più giusto,equo, solidale.Leggendo questo documento, so-no rimasta sorpresa da come, puressendo stato scritto cinquant’an-ni fa, contenga degli spunti attua-lissimi, senza dubbio utili per rin-novare e ri-orientare l’impegno diognuno di noi.Per questo motivo, ho provato ariassumere alcune delle idee chemi hanno colpito maggiormente,per la loro carica, ancora oggi, ri-voluzionaria.

Il continuo cambiamen-to rispetto al passato, allo-ra, non deve spaventarci; semmaideve farci sentire più carichi di re-sponsabilità nei confronti dei no-stri ambienti: proprio la nostra fe-de ci chiama a compiere con con-vinzione i nostri “doveri terreni”,ognuno secondo la propria voca-zione.Subito, allora, ci viene in soccorsol’esempio di Cristo, che fu un ar-tigiano, che ci insegna a portareavanti tutte le nostre attività uni-ficando gli sforzi umani, domesti-ci, professionali, scientifici e tec-nici in una sola sintesi vitale conla speranza pasquale.I laici, insomma, hanno la bellis-sima responsabilità di animare etestimoniare.

2. L’attenzione per il mondo che cambia

Un’altra esigenza fortemente sen-tita, oggi come al tempo dellaGaudium et Spes, è quella di saperleggere e interpretare i segni deitempi.Se poco fa abbiamo guardato aquello che il laico deve fare per ilmondo, ora la prospettiva si capo-volge: la Chiesa non può ignorarequanto essa riceva e abbia ricevu-to dalla storia, dall’evoluzione, dalprogresso.Questo angolo divisuale ha una cari-ca innovativa for-tissima: ci chiamaad amare il nostrotempo, prima an-cora che a capirlo,prima ancora che acambiarlo. Ci invitaad essere grati perle infinite e sempre

nuove possibilità che il mondo cioffre, ad approfittarne in manieraintelligente e consapevole. Certo,consci delle criticità che questocomporta, ma senza farci immo-bilizzare o spaventare da queste.

3. La libertà e la dignità dell’uomoLa Chiesa non deve dimenticareche, nella sua missione, è semprel’uomo ad essere al centro. L’uo-mo, l’individuo. Nella sua bellez-za, fragilità, unicità, che devonosempre essere rispettate. E l’espressione più alta e pregnan-te di questa dignità è la sua libertà. Allora, ogni volta che ci impegnia-mo per i diritti umani, per la pace,per un’economia più giusta, peruna politica più onesta, dobbia-mo ricordarci di questa centralitàdell’uomo. In ogni piccola o gran-de battaglia che portiamo avantinon dobbiamo mai dimenticare ilprofondo rispetto per la sua liber-tà, non dobbiamo dimenticarel’importanza di trovarci faccia afaccia con lui, di guardarlo con gliocchi di Cristo.Allora sì, davanti alle sfide di ognigiorno, potremo dare un appor-to concreto e coerente, potremodavvero fare la differenza.

1. Un nuovo modo di vivere la fedeLa Gaudium et Spes guarda conserenità al fatto che la mentalitàdegli uomini, e soprattutto deigiovani, è molto diversa rispetto alpassato, e questo si riflette, ovvia-mente, anche nel modo di sentiree di vivere la fede. Questo mag -giore senso critico, però, è vistocome occasione di aderire in ma-niera sempre più attiva e perso -nale alla fede.

La

Mati NicastroAnimatrice fascia 12-14 anni

l’universalità del messaggio

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SPECIAL

E

Il migliore mago della Sardegna ha un cuore missionario!È Maga Gascar il miglior mago della Sardegna! Proprio lei, Rita Utzeri, che da anni organizza spettacoli di magia persensibilizzare grandi e piccoli sulla realtà delle missioni salesiane in Madagascar. Il premio le è stato assegnato nellacategoria magia generale, nel 1° Festival della Magia in Sardegna,Maga Gascar, unica donna in concorso, ha presentato un effettoche ha portato all’attenzione della giuria i temi del diritto al cibo edella gestione responsabile delle risorse naturali. La nostraMagaè subito partita per il Madagascar, per continuare a portare il sor-riso e donare sogni a tanti bambini, con le sue magie che nasconoda un cuore pieno di amore… (V. Testimonianza a pag. 12, n.d.r.)

Una Rassegna Stampa

22 Sguardi sul mondo3-2015

Tratto da Avvenire, 11 marzo 2015«Amiamo di più la gente di mare che ha tanto da dire e da dare» (S.C.)

Passa anche sulle rotte dei mari e degliOceani, soffermandosi sui litorali e tra gliscorci mozzafiato delle nostre coste, ilcammino della Chiesa italiana verso ilConvegno ecclesiale nazionale di Firen-ze. Perché la gente di mare – pescatori,portuali, marittimi «ha tanto da dire e dadare, prima che da chiedere» alla comu-

nità cristiana e alla società in termini di nuovo umanesi-mo proprio per «le difficoltà che affronta e per la ricchezzadi esperienze che vive».A sottolinearlo è monsignor Francesco Alfano, arcivesco-vo di Sorrento-Castellammare di Stabia e vescovo promo-tore dell’Apostolato del mare. Nell’itinerario di prepara-zione all’evento di Firenze, infatti, è fondamentale «pren-dere coscienza della responsabilità di un annuncio che

Tratto da Sovvenire, settembre 2015Un pastificio artigianale nato da un’omelia (S.L.)

Un pastificio artigianale firmato Fran-cesca, Raffaele, Agostino, Alfredo,Christian e Luigi, tutti tra i 21 e i 28 an-ni. Il Mulino di Gragnano, inauguratoil 2 ottobre, è nato su impulso di duesacerdoti di Gragnano, la città di quel-la pasta che, prodotta a regola d’artenei 50 stabilimenti della città, dal 2013ha il riconoscimento IGP, che le assi-cura un solido mercato italiano e in-ternazionale. Amici nella parrocchia S. Leone II, accomunati dalla voglia di mettersi in gioco contro la disoccupazione, iragazzi hanno trovato nei sacerdotimentori affidabili, il viceparroco donAlessandro Colasanto, 28 anni, re-sponsabile diocesano del Progetto Po-licoro (il percorso Cei di istruzione deigiovani nella creazione di cooperati-ve, finanziato con 1 milione di eurol’anno dall’8xmille). Con il parrocodon Luigi Milano, lanciò il progetto“Gesti di fiducia solidale” durante

l’omelia della Messa domenicale,chiedendo almeno un euro a famigliain prestito per questo progetto. I sa-cerdoti hanno concordato le date direstituzione (1000 euro al mese dagennaio 2016). E se l’impresa dovessefallire, si faranno personalmente ga-ranti del rientro dei fondi, senza gra-vare sulla comunità. «Questa collettaha mostrato che fare il bene fa bene –insiste don Alessandro – Con que-st’opera abbiamo investito in relazio-ni, nostro primo e insostituibile capi-

tale. La vera rivoluzione cristiana è laforza della speranza, nell’ottica dellaResurrezione».È stato necessario un grosso impegnodi tanti. «Raccogliere 400mila euro ne-cessari per la ristrutturazione del ca-pannone non è stato facile – spiegaFrancesca, laureata in Economia – Lenostre famiglie hanno investito loro ri-sparmi, la comunità parrocchiale haspeso forza-lavoro (tempo, braccia ecompetenze); alcuni sacerdoti delladiocesi ci hanno sostenuto, Banca Eti-ca interverrà con prestito». «Ci sentia-mo benedetti – aggiunge Raffaele, am-ministratore dell’azienda – e vorrem-mo benedire a nostra volta creandoposti di lavoro per altri coetanei».Nell’inefficienza delle politiche istitu-zionali per l’occupazione giovanile,hanno fatto la differenza dedizionesacerdotale e condivisione evangeli-ca. È un made in Italy un po’ amaro,ma anche pieno di speranza.

Cesira AmbrosioCenacolo Penisola Sorrentina

non sia dalla cattedra, con le certezze costruite nel passato,ma, come chiede papa Francesco, mettendosi in ascoltodelle gente e dunque anche di quella di mare».MonsignorAlfano ha sostenuto con forza che «La gente di mare haun tesoro da condividere, ma occorre riscoprirla, in alcunicasi forse addirittura conoscerla, e amarla di più». Un in-vito per l’intera comunità ecclesiale italiana: la pastoraledel mare è centrale per il nostro Paese, con ben 106 dio-cesi che si affaccia sul Mediterraneo.Su questo fronte, ha rilevato don Natale Ioculano, diret-tore dell’Ufficio Cei, «è stato fatto tanto, ma molto restaancora da fare (…)per sensibilizzare e creare un maggiorecoinvolgimento. E ha concluso: «abbiamo iniziato adaprire un dialogo per trovare un percorso comune e unita-rio sull’attenzione alla gente del mare nelle 106 diocesi co-stiere». Il viaggio è appena cominciato.

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Il tempo che si dilata fino a diventare infinito.Lo spazio che si comprime fino a diventare un

attimo.Le emozioni, in questo mutare delle coordinate, si

fanno ora leggere ora pesanti e ne seguono ilritmo: ora appaiono nitide e amplificate ora confuse e compresse.

Anche il cuore batte seguendo la forza sprigionatadalle stesse…

Gioia, serenità, pace, allegria fanno danzare il cuoreal ritmo dell’Amore…

Tristezza, ansia, inquietudine, cupezza lo rallentanocome in un triste valzer ballato in uno spento luna-park.

Ma ora il tempo sta diventando fluido… Eccoloscorrere tra le mie dita. Queste non riescono più a trattenerlo.

Scivola via mentre con sforzo serro le dita.È il tempo che sfugge… Quello che la mia anima

avrebbe voluto riempire di “tanto”…Sì l’anima, quella che mi è compagna, che è lì a

sostenere il corpo quando inciampa.Quella che gli sussurra all’orecchio e gli parla di

“speranza”.Quella che gli apre gli occhi stanchi appannati

dalle lacrime e gli mostra i “doni” e le “ bellezze”. Quella che gli parla di generosa offerta.

Sì la mia anima, quella che non voglio si sporchi conle brutture che la malattia porta con sé, che nonsi infanghi nel terreno melmoso delle giornatepiù piovose.

Ma il tempo continua a scivolarmi tra le dita, uniscole due mani, chissà ne trattengo un po’.

Cerco altre due mani che possano unirsi alle miema spesso non ci sono…

E allora, eccolo il mio tempo fatto di semplici sogni,infantili desideri, fatto di piccoli progetti è lì chemi scivola via.

È un tempo di cui non ho controllo. È il mio tempoche si svuota e si riempie invece di ospedali,aghi, attese, ansie, vuoti, solitudine, malesseri…Sto per cadere… Sto inciampando…

Nel mio cuore la penombra: immagini senza coloresi susseguono su uno schermo bianco comespezzoni di tristi film in bianco e nero.

Ma la mia volontà lotta perché la malattia non si im-possessi della mia anima… ed ecco che lei…sorridendo mi sostiene e mi spinge fuori da me.

Mi presta i suoi occhi che non sono più quelli ap-pannati dalle lacrime.

Guardo i fiorellini che nascono sul mio balcone eammiro il vigore delle piante spinose, le nuvoleche imbiancano il cielo e che, scorrendo veloci,lasciano intravedere spicchi di azzurro.

Sui fili stesi il mio bucato profumato. Il volto sorri-dente di mia figlia. Un gesto amico…

Jalàl ài-Din Rumî ha scritto: «Quando cerchi Dio, Dio è lo sguardo dei tuoi occhi».

… Ora ho capito, la mia anima mi dona i suoi occhiperché io possa riuscire a intravedere Dio anchein questo mio “tempo fluido”.

Luciana, poco prima di lasciarci per andare tra le braccia del Risorto,ci ha donato quest’ultima testimonianza che vorremmo condividere nel suo ricordo

3-2015 23Cenacoli /Testimonianze

Il “tempo fluido”Luciana Ciannamea

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Cara famiglia del TR,con molta gioia vogliamo condividere con voi

una delle celebrazioni che abbiamo vissuto inquest’anno, nel quale stiamo vivendo i duecentoanni dalla nascita del nostro caro don Bosco.Come stiamo facendo ogni anno, organizziamo eviviamo la quarta celebrazione della Via Lucis perle strade del nostro quartiere e parrocchia: il quar-tiere San Josè, della nostra città di Santa Fe.Questa volta in particolare lo Spirito Santo ci hamosso a celebrarla fuori del tempo pasquale, perpregare in comunione con l’incontro mondialedelle famiglie a Filadelfia, sabato 26 settembre, eper questa ragione questa Via Lucis ha avuto co-me slogan, “camminiamo insieme pregando perle nostre famiglie”. Abbiamo pregato specialmenteper le famiglie del quartiere e insieme a loro ab-biamo seguito la Via Lucis della famiglia del no-stro caro fondatore don Sabino Palumbieri.Insieme ai fratelli della nostra comunità del TR,come primo passo abbiamo fatto missione per lestrade del quartiere, visitando i vicini, conoscendoe condividendo realtà e sofferenze di coloro che vi-vono in questa zona povera. Dai vicini che accet-tavano di ospitare una stazione della Via Lucis,siamo tornati in visita in seguito per portare loroil testo e l’immagine della stazione scelta.Camminando per le strade del quartiere, insiemea Gesù Risorto, ci siamo meravigliati di come ilRisorto in piccoli gesti fraterni abbia visitato ognicasa, ogni cuore delle famiglie. Altari preparaticon molto amore nell’ingresso di ogni casa-stazio-

ne, sorrisi allegri dei bambini, occhi pieni di lacri-me di famiglie di anziani; e poi ancora voci tre-manti dall’emozione di fratelli perché hanno sen-tito e vissuto la presenza di Gesù Risorto, in unamaniera palpabile, nel visitare le stazioni e nel-l’accompagnare la Via Lucis con la preghiera, coni canti e con la gioia che il Risorto ci regala quan-do usciamo ad annunciarlo.Come un regalo del Risorto, alla fine della pre-ghiera in ogni stazione, padre Gerardo, la nostraguida, ha benedetto ogni casa. E l’ultima stazionel’abbiamo vissuta con i bambini del catechismodella cappella san Josè, per poi rientrare nellaparrocchia di Maria Auxiladora e ringraziare nel-la Santa Messa per tutte le benedizioni ricevute.Dall’Argentina salutiamo e abbracciamo congrande affetto e amore nel risorto questa bella efraterna famiglia di famiglie del TR!

Marcos eVladiaCenacolo di Santa Fe, Argentina

24 Cenacoli /Via Lucis3-2015

Il cenacolo di Santa Fe, guidato da Marcos Cabrera e Vladia Simmez

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Anche quest’anno il Cenacolo di Santo Spirito ha ri-sposto prontamente all’invito di preghiere da presen-

tare alla Vergine Maria in occasione della festa solennedel Suo nome Santissimo. Per il nostro piccolo paese è una festa molto sentita dallacittadinanza, ma soprattutto dai pescatori che alla Vergi-ne sono devoti e affidano il loro lavoro e le loro vite. Tuttii rituali si svolgono in prossimità del suggestivo porticcio-lo locale e hanno inizio dal sabato con la processione del-la statua di Maria, salutata come “Stella maris”, Stella delmare, che parte dalla chiesa dedicata allo Spirito Santo eraggiunge il porto, dove rimane sino al pomeriggio delladomenica. Durante la notte e per tutto il giorno successi-vo la Vergine è vegliata da gruppi di fedeli in preghiera.La mattina della domenica, alla presenza di tanti fedelientusiasti, il cenacolo ha dunque gioiosamente pregato econdiviso la via Lucis. Dopo la messa solenne pomeridia-na, durante la quale si rinnova il rito del dono di tre pe-sciolini d’oro da parte del pescatore più anziano in segnodi ringraziamento a Maria in nome di tutti, la statua è im-barcata su di un umile gozzo addobbato per l’occasionee gira per il porto benedicendo i pescatori sulle loro lebarche ormeggiate. Questi ultimi, grati per il rinnovarsidella Sua protezione che in passato li ha salvati da unnaufragio, festeggiano l’evento gettandosi vestiti in mareper poi riportare in chiesa gioiosamente la statua in pro-cessione, a spalla e a piedi nudi. Infine, molto emozio-nante è stato l’evento denominato “illuminiaMOLO”: il

molo è stato illuminato con ceri portati dalla popolazionetutta, arricchendo la festa di nuove emozioni. E come tut-te le feste, anche i nostri pescatori non disdegnano i mo-menti ludici per evidenziare il trionfo di Cristo sulla mortee la gioia della vita: tra i momenti divertenti, la gara di vo-ga sui gozzi, dedicata alla memoria di Franco Fiorentino,già presidente della Coop. fra pescatori di Santo Spirito,scomparso prematuramente nel 2009. Quest’anno per lestrade, nei locali e sulle barche, ci si è anche imbattuti neipersonaggi del film “Capitan Uncino”, compresi la miticaTrilly e l’eterno bambino Peter Pan, con i quali era possi-bile mangiare un gelato in uno dei nostri tipici bar. Indi-menticabili, infine, i fuochi pirotecnici che hanno illumi-nato e colorato il buio serale e le scure acque del molo.

FESTEGGIAMENTI IN ONORE DEL SS. NOME DI MARIA

3-2015 25Cenacoli

Dato l’imminente inizio del giubileo della Misericordia,le meditazioni della Via Lucis dedicata alla Vergine

Maria, Madre della Misericordia, in occasione dei festeg-giamenti solenni tenutesi in Suo onore a Santo Spirito, sisono concentrate con forza su una richiesta d’intercessio-ne presso suo figlio Risorto, affinché spalanchi i nostricuori alla Misericordia, tanto implorata da Papa France-sco. In particolare si è meditato su un brano della “Miseri-cordiae Vultus”, la bolla d’indizione del giubileo straordi-nario, e propriamente al punto 24: «…il pensiero si volgeproprio alla Madre della Misericordia, affinché il suosguardo ci accompagni in quest’Anno Santo, perché tutti sipossa riscoprire la gioia della tenerezza di Dio. (…) La Ma-dre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della mi-sericordia divina perché ha partecipato intimamente almistero del suo amore. (…) Il suo canto di lode, sulla sogliadella casa di Elisabetta, fu dedicato alla misericordia che siestende di generazione in generazione (Lc 1,50)».Anche noi eravamo presenti in quelle parole profetichedella Vergine Maria. Questo ci sarà di conforto e di soste-gno mentre attraverseremo la Porta Santa per sperimen-tare i frutti della misericordia Divina.

Ma Papa Francesco ci invita a fare in modo che «La nostrapreghiera si estenda anche ai tanti Santi e Beati che hannofatto della misericordia la loro missione di vita. In partico-lare il pensiero è rivolto alla grande apostola della miseri-cordia, santa Faustina Kowalska». Rivolgiamoci dunque aLei perché «interceda per noi e ci ottenga di vivere e cam-minare sempre nel perdono di Dio e nell’incrollabile fiducianel suo amore…». Abbiamo accolto l’invito e, alla conclu-sione della Via Lucis, abbiamo recitato la coroncina dellaDivina Misericordia, condividendo la preghiera con nuoviamici e nuove emozioni che solo la misericordia Divinapuò donarci! È stato davvero un bel modo di ricominciareil percorso di riflessioni, interrotto dalle ferie augustae.

DaniloCenacolo di Santo Spirito

“illuminiaMOLO”

Rinnovata la presenza del Cenacolo di Santo Spirito, invitato ancora a testimoniare la gioia del Cristo Risorto!

Nel nostro piccolo paese una Via lucisdi grande forzaPapa Francesco indice l’anno santo della misericordia: Il Cenacolo di Santo Spirito, pronto, apre il cammino!

Ninetta Di Canosa, Cenacolo di Santo Spirito

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nostro cenacolo di Milano 2 ha celebrato il 27Settembre u.s. il decimo anniversario della sua

costituzione. Con grande gioia e commozione abbia-mo ricordato il percorso fatto assieme ai tanti fratel-li in cammino con Cristo Risorto, riscoprendo ognigiorno la nostra identità carismatica con quanto que-sto comporta di spiritualità e di missione.I fratelli sono cresciuti con la parola di Dio “spezzata”e assimilata, con l’impegno a vivere come persone ri-sorte, seguendo Gesù e riscoprendo la chiamata a es-sere portatori di speranza. Questo il motivo per cui,fino dalla nascita del cenacolo, su proposta di DonMatteo, si è sentita l’urgenza di rendere visibile la fe-de e la carità prendendo a cuore le sofferenze e le esi-genze dei fratelli più poveri. Ed è iniziata l’avventuradella Moldavia, dove abbiamo realizzato molti pro-getti: costruzione di un pozzo, di una chiesetta per un villaggio, ristrutturazione di una scuola media, diuna palestra, arrivo del gas e nuova cucina per un asi-lo. Oggi abbiamo 320 bimbi poveri dei quattro asili:Tirnova, Sadova (nord Moldavia), Baius e Baurci (sudMoldavia). Inoltre vengono aiutati economicamentealcuni giovani negli studi e alcune famiglie veramen-te povere.

Vogliamo ringraziare il Signore per le meraviglie checostantemente compie in mezzo a noi e vogliamopartecipare a tutti i fratelli tierrini la nostra gioia diessere testimoni del Risorto. Nel giorno della nostrafesta abbiamo avuto la gioia di ascoltare per telefonola voce di Don Sabino, di Don Luis, di Agostino e diLello, che ci hanno esortato a scoprire sempre più lagioia della nostra sequela di Cristo Risorto, auguran-doci un lungo cammino luminoso di testimonianzacristiana nello specifico nostro carisma. Ascoltarli èstato per tutti noi motivo di grande consolazione e dicertezza di essere seguiti, ricordati e amati.I festeggiamenti, proseguiti fino a sera, si sono con-clusi con la S. Messa di ringraziamento, celebrata daDon Matteo, sempre presente in mezzo a noi in tuttiquesti anni. Alleluia! Cristo è veramente Risorto.

GRANDE FESTA IN FAMIGLIA

26 Cenacoli3-2015

CENACOLO DI BURGOS (Spagna): testimonianza di un Cenacolo-Comunità in camminoCarissimi amici del Cenacolo di Burgos,

vi ringrazio perché la vostra verifica annuale dell’attività del cenacolo, giuntami mentre ero ancora Co-ordinatore Generale, è una delle pochissime fatte secondo il progetto cenacolo-comunità, che abbiamo lan-ciato da un paio di anni nel Movimento, ma che non è stato ancora recepito dalla maggioranza dei cenacoli.Questo è, comunque, il futuro del Movimento e i prossimi cenacoli andranno su questa strada.Inoltre, è una delle revisioni meglio preparate e complete. In particolare, mi ha colpito il vostro impegno nelvivere e migliorare il senso di appartenenza al TR e la vostra tensione alla crescita, che si avverte solo in pochicenacoli locali. Una crescita che non è solo personale, ma anche comunitaria e che si concretizza anche nel-l’inserimento nella Chiesa locale. Insomma non è importante fare tante cose, quanto il desiderio di farle e diorganizzarsi in tal senso (a livello di formazione, di organizzazione e di opportune iniziative).In questo vedo che il vostro cammino prosegue con costanza e impegno. Ancora complimenti e auguri per ilvostro cammino, nella speranza che la nuova Coordinatrice vi possa presto accogliere nel Movimento comeCenacolo regolarmente costituito…

Lello Nicastro

Carissimo Lello,apprezziamo molto le tue gentili e positive parole e grazie soprattutto per le vostre preghiere.

Abbiamo un cammino comunitario rispetto agli anni precedenti, che viene notevolmente arricchito dal do-no del carisma del TR. L’organizzazione e la metodologia di lavoro della comunità le abbiamo imparate condon Luis Rosón anni fa e abbiamo cercato di applicarle. Abbiamo una lunga strada da percorrere, ma congrande entusiasmo e speranza perché il Risorto e tutti i nostri fratelli e sorelle del TR camminano con noi.Non siamo soli! Viviamo intensamente questi collegamenti, via Skype, con il TR di Santa Fe. E soprattuttonell’ultima connessione in cui abbiamo condiviso e pregato insieme anche con Marco Lupi, del Cenacoloin formazione di Genzano. È stato un vero dono del Signore condividere con loro. Ci sentiremo molto vicininonostante la distanza e speriamo, passo dopo passo, di portare di più al nostro amato movimento.Un caro abbraccio da trasmettere a tutti i fratelli e sorelle del TR in Italia.

Álvaro Herrero, Coordinatore Cenacolo in formazione di Burgos

Iolanda Merenda, Coordinatrice Cenacolo Milano 2

Il

Una corrispondenza “edificante”

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Il mio Magnificat

Signore grazieGrazie perché ci sei;

perché non ti stanchi di me, dei miei dubbi,delle mie inquietudini capaci di distogliermi da te,delle mie preghiere a volte vuote.

Grazie perché alle mie cadute tu preferisciguardare al mio “sollevarmi”,alle mie lacrime, la gioia di vivereche riempie la mia vita e,alle mie preghiere fatte di parole, preferiscile mie piccole offerte quotidiane.

Grazie perché guardi il mio cuore e sorridiquando “pretendo” che esso sia sempre e poi sempre più capace di amare e invece tu ti accontenti del mio poco e mi sorridi.

Grazie per le tue “carezze dolci” che riesci a farmi arrivare attraverso un sorriso, un gesto d’amore e di amicizia,delle parole accoglienti che si trasformano in un caldo sole che illumina le mie giornate.

Grazie perché negli anni stai cambiando la mia vita.

Grazie per aver smussato le mie asprezzecome fa il vento con le rocce, con tanta pazienza.

Grazie per avermi fornito quel “senso”che da sempre cercavo.

Grazie perché con la tua Parola tu mi insegni la tua “Via”, come fa un maestro,senza però farmi interrogazioni troppo difficili.

Grazie perché, anche se talvolta mi scopri impreparata,mi dai sempre tempo di recuperare.

Grazie Signore perché ci sei.

IL MIO MAGNIFICATLuciana, donna grande nella sua vibratilità, discreta e umile. Sposa innamorata del suo Vecio. Madre felicedella sua Francesca. Ha considerato il TR veramente come la sua seconda famiglia. Me lo ha ripetuto pocheore prima di che tornasse al Risorto. La sua profonda spiritualità si rileva dal suo Magnificat che scoppiò nelsuo cuore in un corso recente di nostri Esercizi Spirituali e poi mi volle donare. Ora intercede per noi.

3-2015 27Notizie di famiglia

Margherita, figlia di Marco Lupi (Coordinatore del Cenacolo in formazione di Genzano), 14 ottobre 2015Benedetta, figlia di Simone Budini, Animatore della Comunità TR Roma-UPS, 14 ottobre 2015

A te don Sabino, che sei una delle persone più importanti della mia vitada Luciana Ciannamea con affetto infinito

HANNO RAGGIUNTO LA CASA DEL PADRE

Francesco, papà di Grazia, coordinatrice del cenacolo di Napoli, 12 ottobre 2015Luciana, animatrice del cenacolo di Bari, sorella di Rosalba e Armando del cenacolo di Ostuni-Cisternino, 23 ottobre 2015Rosa, del cenacolo di Santo Spirito abbracciamo, 1 settembre 2015Maria, mamma di Maria Luisa Tiberini, in passato animatrice di un gruppo TR a Perugia, agosto 2015Vittoria, zia di Stefano Cucurachi, cenacolo di Napoli, 4 agosto 2015Antonietta, mamma di Maria Rosaria Veneri, animatrice del cenacolo di Gragnano, 31 ottobre 2015

NATI

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VOLONTARI PER IL MONDO - ONLUS

Pellegrinaggio nell’Anno Santo della Misericordia30 aprile 2016 � Roma - Catacombe di San Callisto

Visita alle catacombe e Via Lucis sulle tombe dei martiri

Giornate di Spiritualità della Famiglia SalesianaI nostri rappresentanti all’incontro con tutti i “rami” della Famiglia Salesiana

Roma - Salesianum (La Pisana) � 14-17 gennaio 2016

Esercizi Spirituali per Responsabili12-13-14 febbraio 2016 � Torre Annunziata - Villa Tiberiade FMA

Pasqua TR GiovaneTorre Annunziata - Villa Tiberiade FMA � 24-27 marzo 2016

Seconda Giornata di Richiamoweek-end di spiritualità e amicizia

Pacognano di Vico Equense � 16-17 aprile 2016

La coppia umana base della famiglia.Proposta cristiana per la famiglia.

www.testimonidelrisorto.org INCONTRI NAZIONALI 2016