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PERCHÉ QUESTA VEGLIA...

Una 24 ore no stop, aperta a tutti, per dare e lasciare un segno forte:

educare alla pace attraverso la preghiera, l’adorazione e la meditazione,

accompagnate dalla letture di testi e riflessioni sulla pace.

Si lascerà quindi spazio alla voce del silenzio, quella dello Spirito, per

contribuire a costruire, con e nella fede, il sogno di Dio per il mondo: la

pace.

Tutti siamo chiamati a lasciare un segno: sogno di pace e preghiera.

Il compito dei profeti è parlare. Il Signore non teme le parole dei violenti, teme piuttosto il silenzio dei credenti. Delle nostre parole

dobbiamo rendere conto alla storia, ma dei nostri silenzi dobbiamo rendere conto a Dio. Siamo un po' come Noè sull’arca , quando c’è

stato il diluvio universale . Anche noi siamo su una zattera che ondeggia sotto gli urti della storia. Anche noi ,come Noè usciamo sulla

tolda per misurare con lo scandaglio la profondità delle acque. Però anche noi, come Noè leviamo lo sguardo verso il cielo per vedere se da

qualche parte compare la calotta dell’arcobaleno.

Ecco: tra diluvio e arcobaleno .Noi dovremmo essere i cantori dell’arcobaleno, coloro che scrutano l’arrivo della colomba.

(Tonino Bello)

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Indice dei testi Pag. 4 In cammino dall’indifferenza alla pace Pag. 13 Messa conclusiva Pag. 20 Invocazioni allo spirito Pag. 21 Conflitti da non dimenticare Pag. 31 Testi preghiera personale ALCUNI CONSIGLI: Per gestire bene il tempo che dedichi alla preghiera ti suggeriamo alcune

indicazioni.

• cerca di liberare la mente…

• inizia a dialogare con Gesù invocando il suo Spirito (pag.xx)

• leggi il brano di Vangelo che stiamo meditando (pag. x)

• fatti aiutare leggendo qualche riflessione (da pag. xx)

• concludi ringraziando Gesù alla fine della tua preghiera non dimenticare

di lasciare le tue parole di pace.

GESTO DI PACE: “benda della pace”

In fondo alla cappella del Crocefisso troverai alcune bende bianche. Se sei

arrivato qui è perché hai capito che fino ad ora hai avuto una benda sugli occhi

che ti ha reso indifferente. Prendine una e scrivi con uno dei pennarelli che

troverai lì la tua preghiera o il tuo desiderio di pace contro l’indifferenza. Ora esci

e legala alla gabbia che si trova fuori dalla chiesa e prova a far cadere

l’indifferenza, per vincere la pace.

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In cammino dall’indifferenza alla pace

Canto iniziale: Preghiera di San Francesco

O Signore fa di me uno strumento

fa’ di me uno strumento della tua pace, dov’è odio che io porti l’amore

dov’è offesa che io porti il perdono

dov’è dubbio che io porti la fede

dov’è discordia che io porti l’unione

dov’è errore che io porti la verità

a chi dispera che io porti la speranza.

O Maestro dammi tu un cuore grande

che sia goccia di rugiada per il mondo

che sia voce di speranza

che sia un buon mattino

per il giorno di ogni uomo

e con gli ultimi del mondo

sia il mio passo lieto

nella povertà, nella povertà. (2v) Dal Vangelo di Luca: Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino,; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albero e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?”. Quello rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “ Va’ e anche tu fa’ lo stesso”.

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DALL’INDIFFERENZA ALLA TENEREZZA - Chiesa della Castagneta Ascoltiamo: Mare Nostro – Erri del Luca C’è chi è ben informato, ascolta la radio, legge i giornali o assiste a programmi televisivi, ma lo fa in maniera tiepida, quasi in una condizione di assuefazione: queste persone conoscono vagamente i drammi che affliggono l’umanità ma non si sentono coinvolte, non vivono la compassione. Questo è l’atteggiamento di chi sa, ma tiene lo sguardo, il pensiero e l’azione rivolti a sé stesso. Purtroppo dobbiamo constatare che l’aumento delle informazioni, proprio del nostro tempo, non significa di per sé aumento di attenzione ai problemi, se non è accompagnato da un’apertura delle coscienze in senso solidale. Anzi, esso può comportare una certa saturazione che anestetizza e, in qualche misura, relativizza la gravità dei problemi. (Papa Francesco – dal messaggio per la 49^ Giornata mondiale per la Pace)

Signore, donaci uno sguardo capace di guardare oltre,

donaci la forza di guardare negli occhi le difficoltà degli uomini,

rendici capaci di aiutarci a vicenda.

Signore, fa’ di noi strumenti di pace che non si arrendono

all’indifferenza.

Chiudi gli occhi e immagina. Chiudili davvero, senza barare. Ora apri la mano e lascia andare il tuo smartphone, tablet, pc. Non ce l'hai. Non ce l'hai mai avuto. Immagina di non poter accedere a internet, non solo per 5 minuti perché la connessione è scadente....MAI. E quindi non sai che accade là fuori. Dove va il mondo, che succede. Non sai come si vive negli altri paesi. Non sai se ci sono guerre, pace, se la gente lavora, se la vita è più facile. Credi di sì, ma non lo puoi sapere. Eh già, perché devi immaginare di non avere nemmeno la televisione, di non poter leggere i quotidiani, di non aver accesso alla cultura.

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Non perché non ci sono libri attorno a te, ma perché non sai leggere. E non è stata una tua scelta. Immagina di esserti svegliato alle 5 del mattino e di essere stato in piedi 2 ore prima che un camion si decidesse a caricarti nel cassone, tu con altre 60 persone. Vai al lavoro. Spacchi le pietre, grandi massi... fino a ridurle grandi come un sassolino. Chissà che belle strade di cemento costruiranno non sai dove. Le spacchi con un martelletto consunto, una a una, dieci ore al giorno, sotto al sole cocente dei 50 gradi africani. Guadagni "la giornata", pochi spicci. E torni a casa la sera sperando che quel camion domani ripassi e ti dia lavoro ancora.

Immagina di avere visto tua madre morire. Di un male incurabile che se l'è portata via poco alla volta. Forse, hai pensato, da qualche altra parte l'avrebbero curata. Ma l'unica cosa che sei riuscito a fare è rinunciare a una settimana di pane per te e tutta la tua famiglia per riuscire a pagarle il "native doctor". Che non è servito a nulla. Immagina di aver dormito per mesi nella stessa stanza con tua madre che si consumava poco a poco, che urlava nella notte di dolore. E tu non avevi nemmeno i soldi per comprarle degli antidolorifici. Ora immagina di dover nasconderti per pregare il Dio che tuo padre ti ha insegnato. Immagina di doverti vergognare nel celebrare il Natale o il Ramadan. Immagina di dover dire ai tuoi figli che quelle preghiere che insegni loro a recitare sono un segreto da non rivelare a nessuno. Immagina di guardare i tuoi figli svegliarsi ogni mattina alle 5, caricarsi pesanti secchi sulla testa e fare chilometri di cammino per andare a prendere l'acqua. Staranno in fila per ore aspettando il loro turno. Perché la gente è tanta. Perché la pompa dell'acqua funziona solo 2 volte alla settimana. Immagina di dover scegliere solo uno dei tuoi figli per l'iscrizione a scuola. Solo uno. Non perché è una tua scelta. Ma perché non te la puoi permettere l'iscrizione per tutti. Chi scegli? Il più grande? Il maschio? Chi avrà più possibilità di riuscire a fare qualcosa? Immagina di essere costretto a mandare gli altri a lavorare. A vendere gli accendini per strada. A spaccare le pietre pure loro.

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Immagina di essere svegliato nel cuore della notte da un boato fragoroso che fa tremare le mura di latta della tua baracca. Immagina di sentire spari. Soldati o ribelli che irrompono con un calcio nella tua stanza e nella tua vita. Ti rubano le poche cose che hai, forse ti spareranno addosso o violenteranno tua moglie davanti ai tuoi occhi. Immagina ora che a tuo figlio più piccolo venga la febbre. La febbre alta. Immagina di non poterlo portare in ospedale. Lo vedi tremare davanti a te e non puoi fare nulla. Te lo carichi sulla schiena e fai un'ora di strada a piedi per arrivare in ospedale. Immagina che lì ti venga detto che il medico non c'è, che l'ospedale di notte non funziona. E allora provi in un'altra clinica, e poi in un'altra. Ma la risposta è sempre la stessa. Niente medico, niente medicine. Immagina di tornare a casa e di dover tenere la mano di tua moglie che grida nella notte la sua disperazione per un figlio guardato morire di una semplice malaria. Ora apri gli occhi. Riappropriati della tua vita. Del tuo smartphone. Non temere, tutto questo a te non accadrà mai. Ma non per questo significa che non sia vero. Che non stia accadendo proprio in questo momento in un dove imprecisato a un qualcuno sconosciuto. Perciò ti prego… immagina ogni tanto… fermati a riflettere prima di dire la tua opinione o di scrivere il tuo prossimo commento sui social network riguardo agli immigrati che sbarcano sulle coste italiane. Poi potrai dire e fare ciò che vuoi, ma prima chiudi gli occhi e immagina anche solo una di queste cose. Bisognerebbe sempre riflettere sulle parole. Sono un'arma molto potente. La più grande. Si può fare la guerra anche solo con le parole. Immagina. Pensa di essere uno di loro. Forse scapperesti anche tu. (Sara, infermiera di Emergency)

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DALLA PAURA ALLA RESPONSABILITÀ - Chiesa di Sant’Agata del Carmine

Canto: Preghiera di San Francesco O Signore fa di me il tuo canto fa” di me il tuo canto di pace, a chi è triste che io porti la gioia a chi è nel buio che io porti la luce. E donando che si ama la vita è servendo che si vive con gioia perdonando che si trova il perdono è morendo che si vive in eterno.

O Maestro dammi tu un cuore grande

che sia goccia di rugiada per il mondo

che sia voce di speranza

che sia un buon mattino

per il giorno di ogni uomo

e con gli ultimi del mondo

sia il mio passo lieto

nella povertà, nella povertà. (2v) Ascoltiamo: L’odio – Wisława Szymborska In altri casi l’indifferenza si manifesta come mancanza di attenzione verso la realtà circostante, specialmente quella più lontana. Alcune persone preferiscono non cercare, non informarsi e vivono il loro benessere e la loro comodità sorde al grido di dolore dell’umanità sofferente. Quasi senza accorgercene, siamo diventati incapaci di provare compassione per gli altri, per i loro drammi, non ci interessa curarci di loro, come se ciò che accade ad essi non fosse una responsabilità estranea a noi, che non ci compete. “Quando noi stiamo bene e ci sentiamo comodi, certamente ci dimentichiamo degli altri (cosa che Dio Padre non fa mai), non ci interessano i loro problemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono… allora il nostro cuore cade nell’indifferenza: mentre io sto relativamente bene e comodo, mi dimentico di quelli che non stanno bene”. (Papa Francesco – dal messaggio per la 49^ Giornata mondiale per la Pace)

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Un giorno ci nutrirà solo il pane che abbiamo dato da mangiare.

Ci disseterà solo l’acqua che abbiamo dato da bere.

Ci vestirà solo il vestito che abbiamo donato.

Ci consolerà solo la parola che abbiamo detto per confortare.

Ci guarderà solo l’ammalato che abbiamo assistito.

Ci visiterà solo il prigioniero che abbiamo visitato.

La fatica di vivere è fatica di costruire;

la realtà non si trasforma a partire dai sogni, ma dalla realtà.

Signore, fa’ di noi strumenti di pace che non si arrendono

all’indifferenza.

DAL GIUDIZIO AL PERDONO – Portico Palazzo della Ragione Ascoltiamo: Considero valore – Erri De Luca A livello individuale e comunitario l’indifferenza verso il prossimo, figlia di quella verso Dio, assume l’aspetto dell’inerzia e del disimpegno, che alimentano il perdurare di situazioni di ingiustizia e grave squilibrio sociale, le quali, a loro volta, possono condurre a conflitti o, in ogni caso, generare un clima di insoddisfazione che rischia di sfociare presto o tardi, in violenze e insicurezza. In questo senso l’indifferenza, e il disimpegno che ne consegue, costituiscono una grave mancanza al dovere che ogni persona ha di contribuire, nella misura delle sue capacità e del ruolo che riveste nella società, al bene comune, in particolare alla pace, che è uno dei beni più preziosi dell’umanità. (Papa Francesco – dal messaggio per la 49^ Giornata mondiale per la Pace)

Voglio ringraziarti, Signore per il dono della vita;

ho letto da qualche parte che gli uomini hanno un’ala soltanto:

possono volare solo rimanendo abbracciati.

A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare,

Signore, che tu abbia un’ala soltanto, l’altra la tieni nascosta,

forse per farmi capire che tu non vuoi volare senza di me;

per questo mi hai dato la vita: perché io fossi tuo compagno di volo.

Insegnami, allora, a librarmi con Te,.

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Perché vivere non è trascinare la vita,

non è strapparla, non è rosicchiarla,

vivere è abbandonarsi come un gabbiano all’ebbrezza del vento.

Vivere è assaporare l’avventura della libertà.

Vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia

Di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te.

Ma non basta saper volare con Te, Signore.

Tu mi hai dato il compito

Di abbracciare anche il fratello e aiutarlo a volare.

Ti chiedo perdono, perciò, per tutte le ali che non ho aiutato a

distendersi.

Non farmi più passare indifferente vicino al fratello che è rimasto

con l’ala , l’unica ala inesorabilmente impigliata nella rete della

miseria e della solitudine e si è ormai persuaso di non essere più

degno di volare con Te;

soprattutto per questo fratello sfortunato,

dammi, o Signore, un’ala di riserva.

Signore, fa’ di noi strumenti di pace che non si arrendono

all’indifferenza.

DALLE OPERE AL CUORE- Cappella del Crocifisso, Duomo di Bergamo. Ascoltiamo: Qui – Wisława Szymborska La prima forma di indifferenza nella società umana è quella verso Dio, dalla quale scaturisce anche l’indifferenza verso il prossimo e verso il creato. È questo uno dei gravi effetti di un umanesimo falso e del materialismo pratico, combinati con un pensiero relativistico e nichilistico. L’uomo pensa di essere l’autore di sé stesso, della propria vita e della società; egli si sente autosufficiente e mira non solo a sostituirsi a Dio, ma a farne completamente a meno; di conseguenza, pensa di non dovere niente a nessuno, eccetto che a sé stesso, e pretende di avere solo diritti. Contro questa autocomprensione erronea della persona, Benedetto XVI ricordava che né l’uomo né il suo sviluppo sono capaci di darsi da sé il proprio significato ultimo; e prima di lui Paolo VI aveva affermato che “non

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vi è umanesimo vero se non aperto verso l’Assoluto, nel riconoscimento di una vocazione, che offre l’idea vera della vita umana”. (Papa Francesco – dal messaggio per la 49^ Giornata mondiale per la Pace)

Canto per esposizione dell’Eucarestia: Te, al centro del mio cuore

Ho bisogno d’incontrarti nel mio cuore, di trovare Te, di stare insieme a Te: unico riferimento del mio andare, unica ragione Tu, unico sostegno Tu. Al centro del mio cuore ci sei solo Tu.

Anche il cielo gira intorno e non ha pace, ma c’è un punto fermo, è quella stella là. La stella polare è fissa ed è la sola, la stella polare Tu, la stella sicura Tu. Al centro del mio cuore ci sei solo Tu.

Rit. Tutto ruota attorno a Te, in funzione di Te e poi non importa il “come”, il “dove” e il “se”.

Che Tu splenda sempre al centro del mio cuore, il significato allora sarai Tu, quello che farò sarà soltanto amore. Unico sostegno Tu, la stella polare Tu. Al centro del mio cuore ci sei solo Tu. Rit.

Con umiltà, consapevoli dell’esistenza della vita e delle sofferenze

che ci circondano,

preghiamo perché la pace regni nel nostro cuore e nel mondo intero.

Preghiamo perché tutti gli esseri viventi si rendano conto che sono

tutti fratelli e sorelle che si nutrono tutti alla stessa fonte di vita.

Preghiamo perché noi stessi cessiamo di essere causa di sofferenza

gli uni per gli altri.

O Dio, che ci hai insegnato che tutte le nostre opere senza amore

non hanno alcun valore,

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manda il tuo Spirito e infondi nel nostro cuore il dono sublime

dell’amore,

vincolo essenziale della pace e di ogni virtù,

senza cui i viventi sono come morti al tuo cospetto.

Concedici questo dono per amore del tuo unico Figlio Gesù Cristo.

Signore, fa’ di noi strumenti di pace che non si arrendono

all’indifferenza.

PRIMA DI LEGARE LA BENDA Gesù ci insegna ad essere misericordiosi come il Padre. Nella parabola del buon samaritano denuncia l’omissione di aiuto dinanzi all’urgente necessità dei propri simili: “Lo vide e passò oltre”. Nello stesso tempo, mediante questo esempio. Egli invita i suoi uditori, e in particolare i suoi discepoli, ad imparare a fermarsi davanti alle sofferenze di questo mondo per alleviarle, alle ferite degli altri per curarle, con i mezzi di cui si dispone, a partire dal proprio tempo, malgrado le tante occupazioni. L’indifferenza, infatti, cerca spesso pretesti: nell’osservanza dei precetti rituali, nella quantità di cose che bisogna fare, negli antagonismi che ci tengono lontani gli uni dagli altri, nei pregiudizi di ogni genere che ci impediscono di farci prossimo (Papa Francesco – dal messaggio per la 49^ Giornata mondiale per la Pace)

IN PREPARAZIONE ALLA GMG DI CRACOVIA Vorrei menzionare i giovani che si uniscono per realizzare progetti di solidarietà, e tutti coloro che aprono le loro mani per aiutare il prossimo bisognoso nelle proprie città, nel proprio Paese o in altre regioni del mondo. Voglio ringraziare e incoraggiare tutti coloro che si impegnano in azioni di questo genere, anche se non vengono pubblicizzate: la loro fame e sete di giustizia sarà saziata, la loro misericordia farà loro trovare misericordia e, in quanto operatori di pace, saranno chiamati figli di Dio. (Papa Francesco – dal messaggio per la 49^ Giornata mondiale per la Pace)

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Messa conclusiva

Rit. Lo spirito del Signore è su di me,

lo spirito con l’unzione mi ha consacrato,

lo spirito mi ha mandato ad annunziare ai poveri

un lieto messaggio di salvezza.

Lo Spirito di Sapienza è su di me, per essere luce e guida sul mio cammino, mi dona un linguaggio nuovo per annunziare agli uomini, la tua Parola di salvezza. Rit.

Lo Spirito di fortezza è su di me, per testimoniare al mondo la Sua Parola, mi dona il Suo coraggio per annunciare al mondo l'avvento glorioso del tuo regno. Rit.

Lo Spirito del timore è su di me, per rendermi testimone del Suo perdono purifica il mio cuore per annunciare agli uomini le opere grandi del Signore. Rit.

Lo Spirito della pace è su di me e mi ha colmato il cuore della Sua gioia, mi dona un canto nuovo per annunziare al mondo il giorno di grazia del Signore. Rit.

Lo Spirito dell'Amore è su di me, perchè possa dare al mondo la mia vita mi dona la Sua forza / per consolare i poveri, per farmi strumento di salvezza.

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PRIMA LETTURA Dal libro di Neemìa In quei giorni, il sacerdote Esdra portò la legge davanti all’assemblea degli uomini, delle donne e di quanti erano capaci di intendere. Lesse il libro sulla piazza davanti alla porta delle Acque, dallo spuntare della luce fino a mezzogiorno, in presenza degli uomini, delle donne e di quelli che erano capaci d’intendere; tutto il popolo tendeva l’orecchio al libro della legge. Lo scriba Esdra stava sopra una tribuna di legno, che avevano costruito per l’occorrenza. Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo, poiché stava più in alto di tutti; come ebbe aperto il libro, tutto il popolo si alzò in piedi. Esdra benedisse il Signore, Dio grande, e tutto il popolo rispose: «Amen, amen», alzando le mani; si inginocchiarono e si prostrarono con la faccia a terra dinanzi al Signore. I levìti leggevano il libro della legge di Dio a brani distinti e spiegavano il senso, e così facevano comprendere la lettura. Neemìa, che era il governatore, Esdra, sacerdote e scriba, e i leviti che ammaestravano il popolo dissero a tutto il popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». Infatti tutto il popolo piangeva, mentre ascoltava le parole della legge. Poi Neemìa disse loro: «Andate, mangiate carni grasse e bevete vini dolci e mandate porzioni a quelli che nulla hanno di preparato, perché questo giorno è consacrato al Signore nostro; non vi rattristate, perché la gioia del Signore è la vostra forza». Parola di Dio

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SALMO RESPONSORIALE

Rit. Dona la pace, Signore, a chi confida in te. Dona la pace, Signore, dona la pace. La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; la testimonianza del Signore è stabile, rende saggio il semplice. I precetti del Signore sono retti, fanno gioire il cuore; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi. Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti. Ti siano gradite le parole della mia bocca; davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore. SECONDA LETTURA Dalla lettera prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi Fratelli, come il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche il Cristo. Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti siamo stati dissetati da un solo Spirito. E infatti il corpo non è formato da un membro solo, ma da molte membra. Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra. Parola di Dio

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+ DAL VANGELO SECONDO LUCA

Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Parola del Signore Canto d’offertorio: Servo per amore Una notte di sudore sulla barca in mezzo al mare e mentre il cielo si imbianca già, tu guardi le tue reti vuote. Ma la voce che ti chiama un altro mare ti mostrerà e sulle rive di ogni cuore, le tue reti getterai. Offri la vita tua come Maria

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ai piedi della croce e sarai servo di ogni uomo, servo per amore, sacerdote dell'umanità. Avanzavi nel silenzio fra le lacrime e speravi che il seme sparso davanti a Te cadesse sulla buona terra. Ora il cuore tuo è in festa perché il grano biondeggia ormai, è maturato sotto il sole, puoi riporlo nei granai. Offri la vita tua come Maria ai piedi della croce e sarai servo di ogni uomo, servo per amore, sacerdote dell'umanità. Canto allo scambio della pace: Pace sia pace a voi Pace sia, pace a voi: la tua pace sarà sulla terra com’è nei cieli. Pace sia, pace a voi: la tua pace sarà gioia nei nostri occhi, nei cuori. Canto di Comunione: Preghiera di San Francesco O Signore fa di me uno strumento fa’ di me uno strumento della tua pace, dov’è odio che io porti l’amore dov’è offesa che io porti il perdono dov’è dubbio che io porti la fede dov’è discordia che io porti l’unione dov’è errore che io porti la verità a chi dispera che io porti la speranza. O Maestro dammi tu un cuore grande

che sia goccia di rugiada per il mondo

che sia voce di speranza

che sia un buon mattino

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per il giorno di ogni uomo

e con gli ultimi del mondo

sia il mio passo lieto

nella povertà, nella povertà. (2v)

O Signore fa di me il tuo canto fa” di me il tuo canto di pace, a chi è triste che io porti la gioia a chi è nel buio che io porti la luce. E donando che si ama la vita è servendo che si vive con gioia perdonando che si trova il perdono è morendo che si vive in eterno.

RIFLESSIONE DOPO LA COMUNIONE Anche noi siamo chiamati a fare dell’amore, della compassione, della misericordia e della solidarietà un vero programma di vita, uno stile di comportamento nelle nostre relazioni gli uni con gli altri. Ciò richiede la conversione del cuore: che cioè la grazia di Dio trasformi il nostro cuore di pietra in un cuore di carne, capace di aprirsi agli altri con autentica solidarietà. Questa, infatti, è molto più che “un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane”. La solidarietà “è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo veramente responsabili di tutti”, perché la compassione scaturisce dalla fraternità. Così compresa, la solidarietà costituisce l’atteggiamento morale e sociale che meglio risponde alla presa di coscienza delle piaghe del nostro tempo e dell’innegabile inter-dipendenza che sempre più esiste, specialmente in un mondo globalizzato, tra la vita del singolo e della sua comunità in un determinato luogo e quella di altri uomini e donne nel resto del mondo. (Papa Francesco – dal messaggio per la 49^ Giornata mondiale per la Pace)

Canto finale: Tu sei Tu sei la prima stella del mattino, Tu sei la nostra grande nostalgia,

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Tu sei il cielo chiaro dopo la paura, dopo la paura d’esserci perduti e tornerà la vita in questo mare. Soffierà, soffierà, il vento forte della vita,

soffierà sulle vele e le gonfierà di te.

Soffierà, soffierà, il vento forte della vita,

soffierà sulle vele e le gonfierà di te. (bis)

Tu sei l’unico volto della pace, Tu sei speranza nelle nostre mani, Tu sei il vento nuovo sulle nostre ali, sulle nostre ali soffierà la vita e gonfierà le vele per questo mare.

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Invocazioni allo spirito

Vieni, o Spirito Santo Vieni, o Spirito Santo, dentro di me, nel mio cuore e nella mia intelligenza. Accordami la Tua intelligenza, perché io possa conoscere il Padre nel meditare la parola del Vangelo. Accordami il Tuo amore, perché anche quest'oggi, esortato dalla Tua parola, Ti cerchi nei fatti e nelle persone che ho incontrato. Accordami la Tua sapienza, perché io sappia rivivere e giudicare, alla luce della tua parola, quello che oggi ho vissuto. Accordami la perseveranza, perché io con pazienza penetri il messaggio di Dio nel Vangelo. Preghiera indiana Grande Spirito, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare, e la saggezza di capirne la differenza.

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Conflitti da non dimenticare

SOMALIA Ore 23.00 Nata il 1° luglio 1960 dall’unione tra la Somalia, ex colonia italiana sotto tutela per conto delle Nazioni Unite, e il protettorato inglese del Somaliland, la Repubblica di Somalia si distingueva come uno dei pochissimi stati africani linguisticamente e culturalmente omogenei al momento dell’indipendenza. È divenuta però il caso esemplare di quello che i politologi chiamano ‘stato collassato’ o ‘fallito’. Nel 1969, un colpo di stato guidato dal generale Siad Barre ha instaurato un regime militare, alla cui caduta, nel 1991, ha fatto seguito lo scoppio della guerra civile. Dopo un primo intervento militare internazionale dal 1992 al 1995, più di una dozzina di conferenze di pace e una seconda missione internazionale (dal 2007) dell’Unione Africana (African Union Mission in Somalia, Amisom), il conflitto, concentrato soprattutto nel sud del paese, è ancora lontano dalla risoluzione, benché abbia attraversato fasi molto diverse. Nel gennaio 2004 è stato varato a Nairobi (Kenya) un nuovo Transitional Federal Charter, che ha portato all’elezione del Federal Transitional Parliament (Ftp) e del Transitional Federal Government (Tfg) con Abdullahi Yusuf Ahmed alla presidenza della Repubblica (dal 2004 al 2008). Gli sforzi delle nuove istituzioni per riprendere il controllo di Mogadiscio e della Somalia si sono concentrati nel 2006 nel sud-ovest del paese e in particolare nella città di Baidoa, che è diventata la base operativa del Tfg. La capitale e il resto della Somalia meridionale erano intanto passati dal controllo dei signori della guerra a quello della Islamic Courts Union (Icu), che ha avviato un tentativo di governo autoritario, fondato sull’islam e sulla sharia. Nel 2008 l’ex leader della Icu, Sheikh Sharif Sheikh Ahmed, assunse la presidenza del Tfg, mentre la fazione più estremista dell’Ars continuò da Asmara la lotta contro le istituzioni federali, alleandosi con il fronte islamista radicale salafita di al-Shabaab. Le istituzioni federali di transizione hanno terminato il loro mandato il 1° agosto 2012. L’approvazione di una nuova Costituzione, a cui è seguita la nomina di un nuovo parlamento di 275 membri e l’elezione a presidente di Hassan Sheikh Mohamud da parte del parlamento federale, hanno segnato l’avvio di una nuova fase politica. Nelle logiche della cosiddetta guerra globale al terrorismo la crisi somala ha

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percorso una parabola di progressiva mediorientalizzazione, che ha portato gli Stati Uniti a impegnarsi direttamente o indirettamente contro i movimenti radicali islamici nel sud del paese. Ciò è accaduto dopo il fallimento della missione internazionale, iniziata nel 1992 sotto diretto impulso americano e terminata nel 1995 sotto mandato delle Nazioni Unite. Nel gennaio 2013, con una dichiarazione storica, gli Usa hanno riconosciuto il governo somalo dopo più di vent’anni. Successivamente, i donatori internazionali hanno stanziato 2,4 miliardi di dollari per la ricostruzione. Anche l’Italia, ex potenza coloniale e principale donatore bilaterale per tutti gli anni Sessanta e Settanta, ha avuto un ruolo di primo piano nelle negoziazioni sullo status delle istituzioni di transizione. TIBET Ore 00.00 In Tibet la situazione rimane grave. Continua l’afflusso dei coloni cinesi che hanno ormai ridotto i tibetani ad una minoranza all’interno del loro paese, con una presenza di sette milioni e mezzo di coloni contro sei milioni di tibetani. Le attività religiose e la libertà di culto sono fortemente ostacolate, proseguono gli arresti e le detenzioni arbitrarie e i detenuti sono percossi e torturati. Il “miracolo economico” cinese non reca alcun concreto vantaggio ai tibetani che sono progressivamente emarginati dal punto di vista sia economico sia sociale.

AFGHANISTAN Ore 01.00 Nonostante l'invio di massicci rinforzi e il lancio di 'grandi offensive', le truppe della missione Isaf stanno perdendo la guerra contro la resistenza afgana, ormai in controllo della maggior parte del paese e infiltrata in tutte le città, a partire da Kabul. Questa situazione di stallo, accompagnata dal continuo aumento dei caduti occidentali, sta mettendo a dura prova la tenuta dell'alleanza militare atlantica, al punto che alcuni paesi hanno già effettuato (Olanda) o deciso (Canada) il ritiro dei propri contingenti. Per uscire dall'imbarazzante pantano afgano, senza perdere il controllo del paese, Usa e Nato hanno programmato una ’exit strategy’ parziale, che prevede l'afghanizzazione del conflitto con il ritiro graduale, entro il 2014, delle truppe alleate da combattimento, pur mantenendo stabilmente nel paese basi e uomini con funzioni di supporto e addestramento alle forze

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armate locali. Il tutto accompagnato da un processo di riconciliazione con i talebani, affidato al presidente afgano Hamid Karzai e al Pakistan. Dal 7 ottobre 2001 ad oggi ci sono state più di 70000 vittime. Le truppe occidentali sono ancora nel paese. IRAQ Ore 02.00 Dal 10 giugno 2014, quando ha conquistato Mosul, la seconda città dell’Iraq, lo Stato islamico ha avviato una campagna di terrore fatta di uccisioni sommarie di massa, violenza sessuale, rapimenti e torture soprattutto nei confronti dei musulmani sciiti e delle minoranze etniche e religiose. Il 26 gennaio 2015 a Barwana, come raccontato da decine di donne e ragazze, i loro parenti e vicini di casa maschi sono stati prelevati dalle loro abitazioni e uccisi a sangue freddo dalle milizie sciite e dalle forze governative. I corpi, molti dei quali ammanettati e col volto bendato, sono stati rinvenuti lungo tutto il villaggio. Questa circostanza lascia intendere che si sia trattato di uccisioni sommarie equivalenti a crimini di guerra. Le milizie sciite hanno compiuto attacchi del genere in tutto l’Iraq, rapendo e uccidendo decine di civili sunniti nella totale impunità, a volte addirittura costringendo intere comunità a lasciare le loro zone. A sei mesi di distanza dall’impegno del primo ministro Haider al-Abadi ad aprire un’indagine sul massacro di Barwana, non vi è alcun segno che siano state prese misure per assicurare i responsabili alla giustizia. Ma le rappresaglie non sono commesse solo dagli sciiti. Una milizia yazida che il 25 gennaio 2015 ha attaccato due villaggi arabi, Jiri e Sibaya, ucciso 21 abitanti e bruciato le case dopo averle saccheggiate. Non è stata risparmiata neanche un’abitazione. Metà delle vittime erano anziani, disabili, donne e bambini. Altre 40 persone sono state rapite e 17 di loro risultano ancora scomparse. Niente è così sconfortante come vedere agire in questo modo un gruppo appartenente alla comunità yazida, la principale vittima della campagna di pulizia etnica lanciata dallo Stato islamico fatta di sequestri di massa, di centinaia di uccisioni sommarie di uomini e di rapimenti e riduzione in schiavitù sessuale di donne e ragazze. Da allora, le autorità del governo regionale del Kurdistan e i peshmerga hanno cercato di tenere separate le comunità yazide e arabe per prevenire futuri attacchi. In conclusione, l’Iraq di oggi è più frammentato e diviso che mai, con fazioni rivali che si ostinano ad annientarsi senza alcun riguardo per chi non è un combattente o per le popolazioni civili.

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CECENIA Ore 03.00 In conflitto con la Russia dal 1994 per il possesso delle risorse naturali del territorio ceceno. Dall’inizio della guerra i Ceceni uccisi sono circa 300.000 e 3.500 i civili scomparsi nel nulla. I soldati russi morti sono circa 26.000. MESSICO Ore 04.00 Dal 2005 la narcoguerra messicana vede contrapporsi le forze armate del governo e i cartelli messicani, che tentano di imporre un monopolio con la forza delle armi e le proprie leggi. I cartelli hanno ormai preso il controllo di vaste aree del territorio messicano e spesso si trovano a scontrarsi tra loro per il controllo dei corridoi di contrabbando. Il numero totale di omicidi legati ai trafficanti continua drasticamente ad aumentare. DARFUR Ore 05.00 Il conflitto iniziato nel 2003 vede contrapposti un gruppo di miliziani arabi e la popolazione locale. Le stime del conflitto variano a seconda delle fonti e si aggirano attorno ai 400.000 morti. ISRAELE - PALESTINA Ore 06.00 Il conflitto è cominciato nel 1948 con la nascita dello Stato ebraico e non si è ancora concluso. In particolare negli ultimi due anni sono cinque i conflitti aperti, per un totale di circa 7.000 morti dal 2000 ad oggi. SIRIA Ore 07.00 La Repubblica Araba Siriana è stata fondata nel 1946, dopo quasi 25 anni di amministrazione francese. Nel 1958, dopo un periodo di instabilità politica e una serie di colpi di stato, la Siria entrò a far parte della Repubblica Unita d’Arabia, sotto la guida del presidente egiziano Gamal Abdel Nasser. Tuttavia, dopo soli 3 anni, la Siria si separò della neonata Repubblica.

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Nel 1971, Hafez al-Assad prese il potere in seguito ad un colpo di stato e divenne Presidente della Siria, posizione che mantenne fino al 2000. Gli succedette suo figlio, Bashar al-Assad (ancora oggi al potere). La popolazione siriana è prevalentemente musulmana sunnita, anche se sono presenti nel paese minoranze di musulmani Alawiti, cristiani e curdi. La famiglia di Assad appartiene alla minoranza alawita, da lui privilegiata in diversi settori cruciali nell’amministrazione dello Stato, nelle forze armate e nell’economia. Diversi sono stati, nel corso degli anni, i tentativi di rovesciare il regime di Assad. Nel 1979, i Fratelli Musulmani sfidarono il regime di Assad, dando vita ad un conflitto che è durato fino al 1982, anno in cui la ribellione dei Fratelli Musulmani è stata duramente stroncata da parte del governo di Assad. Fino alla Primavera Araba del 2011, nessun altro episodio rilevante di conflitto interno è registrabile nella cronaca politico-militare del paese. Nel corso della Primavera Araba, nell'ambito della strategia governativa di lotta contro l’emergente gruppo ribelle "Libero Esercito Siriano” (Free Syrian Army), il governo di Assad ha ripetutamente colpito obiettivi civili. Ad oggi la Libia è uno scenario complesso all’interno del quale si scontrano l’esercito governativo, l’opposizione al governo, l’ISIS e le milizie curde. Francia e Russia effettuano raid sopra alcuni obbiettivi sensibili. NIGERIA Ore 08.00 E' la prima economia del continente, da sola ospita un quinto dell'intera popolazione africana. Eppure, nonostante i suoi primati, la situazione dei diritti umani in Nigeria è sull'orlo del collasso. Povertà, sfruttamento e un sistema giuridico corrotto pesano sulle spalle dei nigeriani. Sebbene sia l'economia più florida del continente africano, milioni di persone non hanno accesso all'acqua potabile. Inoltre la distruzione dell'ambiente dovuta all'indifferenza delle grandi compagnie petrolifere e del governo centrale hanno reso il Delta del Niger una delle zone più inquinate al mondo costringendo la popolazione che in questa zona praticava l'agricoltura ad abbandonare le terre e spostarsi. Spesso le organizzazioni umanitarie hanno denunciato gli abusi delle autorità che costringono gli abitanti soprattutto delle zone rurali a lasciare le proprietà per fare posto alle multinazionali. Scontento, povertà e frustrazione sono le basi che hanno permesso al gruppo armato Boko Haram di arruolare tra le loro fila persone appartenenti alle fasce più deboli della società. Tra il 2013 e il 2014 gli attacchi e i

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bombardamenti del gruppo armato hanno ucciso più di 5.400 civili e terrorizzato la popolazione. Ma di fronte a questa violenza la risposta del governo si è rivelata inadeguata a causa delle falle che viziano il sistema giuridico del paese. Se gli attentati di Boko Haram hanno attratto i media del mondo per la loro crudeltà ed efferatezza, ci sono anche altri problemi che giacciono sotto la coperta mediatica del paese. Primo fra tutti il sistema carcerario. Il 68% dei 55mila detenuti nelle prigioni nigeriane è in attesa di giudizio. Di questi la maggior parte ha subìto torture e abusi da parte delle forze di polizia che raramente ne rendono conto di fronte alla giustizia. Celle sovraffollate e ai limiti della dignità umana sono all'ordine del giorno. La Nigeria inoltre ha ripreso le esecuzioni dei condannati alla pena capitale nel 2013 e ad oggi più di mille persone attendono nel braccio della morte che lo stato decida se e quando attuare la sentenza. YEMEN ore 09.00 Nello Yemen si combatte una guerra civile fra houthi e miliziani locali sul territorio, ma si rischia un escalation nella prova muscolare fra Arabia Saudita e Iran, con i sauditi sostenitori delle fazioni sunnite favorevoli a Mansour Hadi e gli iraniani altrettanto schierati con gli houthi, di origine sciita.Almeno undici persone sono rimaste uccise ad Aden, principale città dello Yemen meridionale, nel corso di scontri a fuoco, avvenuti nella notte, tra i ribelli sciiti delle milizie Houthi e le forze fedeli al presidente fuggitivo Abed Rabbo Mansour Hadi, come ha riferito oggi una fonte militare locale, secondo cui otto ribelli e tre miliziani lealisti sono morti nei combattimenti al quartiere di Dar Saad. Secondo la tv satellitare Al Jazeera, nei combattimenti in città "decine di combattenti Houthi" si sarebbero arresi alle milizie governative.A rendere particolarmente tesa la situazione yemenita sono le manovre militari di Arabia Saudita e Iran.

MYANMAR Ore 10.00 La Birmania, ex colonia britannica, ottenne l'indipendenza il 4 gennaio 1948, costituendosi come Unione Federale Birmana e il 18 giugno 1989 prese il nome di Myanmar. Il generale Ne Win, il 2 marzo 1962 con un colpo di stato prese il potere, instaurando una dittatura militare. Nel 1988, dopo aver duramente represso le manifestazioni contro il governo, lasciando sul terreno più di tremila morti, una nuova giunta militare assunse

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il potere. Il Consiglio per il Ripristino dell'Ordine e della Legge dello Stato (SLORC) diede inizio a una durissima repressione, attuata per mezzo di torture, esecuzioni sommarie e arresti di massa contro gli attivisti politici. Due anni dopo indisse libere elezioni per la formazione di un'Assemblea costituente. La schiacciante vittoria della Lega Nazionale per la Democrazia (Lnd), che riuscì a ottenere ben 392 seggi su 485, indusse però i militari a invalidare le elezioni e a mettere fuori legge i partiti e i movimenti d'opposizione, con il conseguente arresto di tutti i dirigenti della Lnd. La leader della Lega Aung San Suu Kyi, l'anno successivo fu anch'essa arrestata e quindi costretta per sei anni agli arresti domiciliari. Per la sua strenua lotta contro il regime militare di Yangon, nel 1991 ottenne il premio Nobel per la pace. Il paese è allo sbando, sconvolto da 50 anni di conflitti interni, sia etnici che politici. I primi riguardano i movimenti indipendentisti delle etnie minoritarie Karen e Shan e Wa, contro cui il governo combatte commettendo genocidi e deportazioni di massa. La posta in palio qui è il controllo dei territori al confine con la Thailandia, ricchi di piantagioni d'oppio, e il controllo del narcotraffico. Solo dal 1996, quando la lotta si è intensificata, si contano migliaia di morti e centinaia di migliaia di rifugiati in Thailandia e Bangladesh. Drammatico il problema delle mine anti-uomo disseminate nelle zone di conflitto. Frequenti anche gli scontri al confine tra gli eserciti di Birmania e Thailandia, che accusa il governo di Yangon di essere pienamente responsabile del massiccio traffico di droga verso il proprio territorio. LIBIA ore 11.00 Attualmente in Libia si sta svolgendo la Seconda Guerra Civile, conflitto armato che vede contrapposti principalmente due governi: il governo internazionalmente conosciuto, con base a Tobruk e il governo con base nella città di Tripoli, sostenuto dal Nuovo Congresso Nazionale Generale e dalla coalizione di Alba Libica. Negli ultimi anni ha fatto ingresso nella guerra in Libia anche una terza forza belligerante affiliata allo Stato Islamico, meglio conosciuto come ISIS, forza basata sul fondamentalismo religioso che, nell'ultimo anno, ha seminato terrore in quasi tutto il mondo. Durante i combattimenti sono morte più di 3.000 persone e 400.000 sono rimaste sfollate nel paese mentre molti rifugiati si stanno muovendo per scappare dalla morte e dalla miseria.

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FILIPPINE ore 12.00 Finisce il Ramadan e riparte la caccia ai terroristi di Abu Sayaff nel sud delle Filippine. L’offensiva si concentrerà sull’arcipelago di Sulu e vedrà l’impiego della marina militare per stanare i ribelli. Abu Sayaff è nato negli anni Novanta con l’aiuto di al-Qaeda con lo scopo di creare uno Stato islamico nell’arcipelago del Pacifico. Nel corso degli anni però, gli obiettivi sono cambiati e oggi il gruppo è degenerato nella criminalità comune. Il business più fiorente è quello dei rapimenti di uomini facoltosi a scopo di estorsione. La missione è stata decisa dal generale Benjamin Mohammad Dolorfino, comandante del distaccamento militare di Mindanao Ovest, musulmano, il quale ha dichiarato che concentrerà le forze contro il gruppo di Sulu, forte di circa 200 uomini e contro quello di Basilan, che ne conta solo cento. L’ultima offensiva era stata sferrata nel 2009 quando l’esercito filippino setacciò la penisola di Basilan sfollando 12 mila civili. Nel 2006 il gruppo rapì Padre Giancarlo Bossi, rilasciato solo dopo più di un anno di prigionia. UCRAINA Ore 13.00 La guerra dell'Ucraina orientale o guerra del Donbass, inizialmente indicata come rivolta (o crisi) dell'Ucraina orientale, è un conflitto in corso che ha avuto inizio il 6 aprile 2014, quando alcuni manifestanti armati, secondo le testimonianze, si sono impadroniti di alcuni palazzi governativi dell'Ucraina orientale, ossia nelle regioni di Donetsk, Luhansk e Kharkiv. I separatisti chiesero un referendum riguardo allo status delle loro regioni all'interno dell'Ucraina[6] i quali si tennero l'11 maggio 2014. Intanto, dal 6 aprile, sono state due le repubbliche che si sono proclamate indipendenti: la Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Lugansk. Tra il 22 e il 25 agosto, l'artiglieria russa, il suo personale e un convoglio umanitario sono stati segnalati da ufficiali della NATO per aver attraversato il confine in territorio ucraino, senza il permesso del governo locale. Sconfinamenti si sono verificati sia in zone sotto il controllo delle forze filo-russe sia nelle aree che non erano sotto il loro controllo, come ad esempio la parte sud-orientale dell'Oblast di Donetsk, nei pressi di Novoazovsk. Questi eventi hanno seguito il bombardamento sulle posizioni ucraine dal lato russo del confine riportato nel corso del mese precedente. Il Capo del servizio di sicurezza dell'Ucraina Valentyn Nalyvajčenko ha detto che gli eventi del 22

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agosto sono stati una "invasione diretta da parte della Russia in Ucraina" e funzionari occidentali ed ucraini hanno descritto questi eventi come una "invasione furtiva" dell'Ucraina da parte della Russia; queste dichiarazioni, tuttavia, non sono state finora supportate da prove inequivocabili: per questo motivo diversi analisti (es. Giulietto Chiesa), oltre alla stessa dirigenza russa, sono restii a definire la Federazione Russa come parte del conflitto. Ad oggi si contano più di 30000 morti. PAKISTAN ore 14.00 Da anni si cerca di porre fine alla guerra civile, dovuta alla complessa situazione politica e religiosa. Dal 2004 i violenti scontri tra guerriglieri filotalebani e l’esercito pakistano hanno causato circa 15.000 morti, ai quali si aggiungono i numerosi profughi. KENYA Ore 15.00 Il Kenya, che ha ancora truppe in Somalia che combattono contro gli Shabaab (gruppo estremista islamico), ha subito diversi attacchi dei terroristi islamisti: il 7 agosto 1998, della autobomba sono esplose a Nairobi causando 243 morti e centinaia di feriti; il 21 settembre 2013, gli shebab hanno fatto irruzione in un grande centro commerciale della Capitale keniota uccidendo una sessantina di persone; il 2 aprile 2015, l'università di Garissa, a 150 km dalla frontiera somala è stata attaccata da un commando di Al Shabaab, che ha massacrato 148 persone, quasi tutti studenti. Il Kenya sta pagando l'infinita guerra civile somala, esacerbata dai soliti disastrosi interventi militari occidentali - ai quali l'Italia, ex potenza coloniale, non ha fatto mancare il suo contributo - e poi da altrettanto disastrosi interventi armati dell'Unione Africana. CONGO ore 16.00 Nel 1960, dopo aver ottenuto l'indipendenza, è devastato da un continuo susseguirsi di lotte e conflitti tra fazioni che hanno provocato milioni di morti (2 milioni e mezzo solo nel periodo 1998-2003). La guerra è continuata nella provincia del Nord Kivu, ma il numero di morti più alto si è registrato al confine con l'Uganda, nelle zone orientali. Le tensioni tra il Ruanda e la

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Repubblica democratica del Congo sono aumentate dopo che i due Paesi sono stati accusati di condurre una guerra per procura, favorendo e supportando le varie fazioni. Dalla fine del 2008 il Congo ha dovuto affrontare una crisi umanitaria spaventosa; le violenze sessuali appaiono in continuo aumento e le Nazioni Unite hanno confermato che continuano ad avvenire violazioni dei diritti umani da entrambe le parti. Nel gennaio del 2009 le due parti hanno raggiunto un fragile accordo che ha causato un'operazione congiunta Esercito del Congo/Esercito Rwandese contro il FPLR (fuoriusciti hutu) nel Nord Kivu. La situazione è comunque rimasta molto tesa e le FARDC e le forze dell'ONU si sono dimostrate inefficaci nel mantenere l'Ordine. Inoltre l'ONU, che dispiega in Congo circa 17000 effettivi, è rimasta tagliata fuori sia dalla gestione della crisi sia dalle operazioni anti-guerriglia che sono state organizzate a inizio 2009. INDIA ore 17.00 Apparentemente in pace, presenta in realtà almeno tre fronti di guerra: India - Kashmir (dal 1947) II conflitto ha continuato a far registrare un trend in diminuzione, nonostante i timori che le elezioni amministrative locali, programmate per il mese di novembre, potessero provocare un aumento degli attacchi militari dei ribelli separatisti islamici (che invitavano a boicottare il voto). Mentre 12 civili rimanevano uccisi durante le operazioni di voto, una vecchia disputa territoriale tra musulmani e indù provocava i peggiori episodi di violenza del 2008, con oltre 50 persone uccise durante varie manifestazioni di protesta, anche a seguito degli scontri con le forze di polizia indiane. Nel complesso, benché India e Pakistan abbiano rinnovato la loro volontà di proseguire i colloqui di pace, ponendo la questione del Kashmir tra gli argomenti di discussione, circa 541 persone sono morte a causa del conflitto. India - Insurrezione Maoista (dal 1980) La lotta tra le forze governative e gli insorti maoisti è continuata nel corso di tutto il 2008, in varie regioni orientali dell’India, provocando circa 800 vittime, metà delle quali civili. Le testimonianze a disposizione confermano l’utilizzo da entrambe le parti in lotta di bambini nel corso di operazioni militari. India - Nordest (dal 1979) Nello Stato dell’Assam, diversi comandanti in capo del Fronte Unito di Liberazione dell’Assalti (ULFA) hanno optato per il cessate il fuoco e l’avvio di negoziati di pace con il governo indiano. Tale decisione lascia sperare in una

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diminuzione della violenza nell’intera area. Alla fine del 2008, sempre nell’Assam, si sono verificati scontri e violenze, a causa di un conflitto tra la tribù dei Dodo e i musulmani. Oltre all’Assam, altri due Stati indiani, il Manipur e il Nagaland, sono stati afflitti da episodi di violenza, che hanno contribuito per il 95% al numero totale di morti registrato nei sette Stati del Nord-est. Le 1130 vittime del 2008, oltre ad essere il doppio di quelle registrate nell’intero biennio 2006-2007, rappresentano il numero più elevato di vittime annuali mai registrato durante il conflitto.

Testi per la preghiera libera

Mare Nostro - Erri De Luca Mare nostro che non sei nei cieli e abbracci i confini dell'isola e del mondo sia benedetto il tuo sale sia benedetto il tuo fondale accogli le gremite imbarcazioni senza una strada sopra le tue onde i pescatori usciti nella notte le loro reti tra le tue creature che tornano al mattino con la pesca dei naufraghi salvati Mare nostro che non sei nei cieli all'alba sei colore del frumento al tramonto dell'uva di vendemmia, Ti abbiamo seminato di annegati più di qualunque età delle tempeste tu sei più giusto della terra ferma pure quando sollevi onde a muraglia poi le abbassi a tappeto

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Custodisci le vite, le visite cadute come foglie sul viale Fai da autunno per loro da carezza, da abbraccio, da bacio in fronte di padre e madre prima di partire “L’odio” – Wislawa Szymborska Guardate com'è sempre efficiente come si mantiene in forma nel nostro secolo l'odio, con quanta facilità supera gli ostacoli come gli è facile avventarsi, agguantare. Non è come gli altri sentimenti, insieme più vecchio e più giovane di loro, da solo genera le cause che lo fanno nascere. Se si addormenta il suo non è mai un sonno eterno, l'insonnia non lo indebolisce ma lo rafforza. Religione o non religione purché ci si inginocchi per il via Patria o non patria purché si scatti alla partenza Anche la giustizia va bene all'inizio, poi corre tutto solo, l'odio. L'odio. Una smorfia di estasi amorosa gli deforma il viso. Oh, quegli altri sentimenti malaticci e fiacchi! Da quando la fratellanza può contare sulle folle? La compassione è mai arrivata per prima al traguardo? Il dubbio quanti volenterosi trascina? Lui solo trascina, che sa il fatto suo. Capace, sveglio, molto laborioso... Occorre dire quante canzoni ha composto?

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Quante pagine ha scritto nei libri di storia? Quanti tappeti umani ha disteso su quante piazze, stadi? Diciamoci la verità: sa creare bellezza splendidi i suoi bagliori nella notte nera magnifiche le nubi degli scoppi nell'alba rosata innegabile è il pathos delle rovine e l'umorismo grasso della colonna che vigorosa le sovrasta. È un maestro del contrasto tra fracasso e silenzio tra sangue rosso e neve bianca e soprattutto non lo annoia mai il motivo del lindo carnefice sopra la vittima insozzata. In ogni istante è pronto a nuovi compiti. Se deve aspettare aspetterà. Lo dicono cieco. Cieco? Ha la vista acuta del cecchino e guarda risoluto al futuro. Lui solo. Considero valore – Erri De Luca

Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle. Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco. Considero valore tutte le ferite. Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che. Considero valore sapere in una stanza dov’è il nord, qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.

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Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca, la pazienza del condannato, qualunque colpa sia. Considero valore l’uso del verbo amare e l’ipotesi che esista un creatore. Molti di questi valori non ho conosciuto. Qui – Wislawa Szymborska Non so altrove, ma qui sulla Terra c’è abbondanza di tutto. Qui si producono sedie e afflizioni, forbicine, violini, tenerezza, transistor, dighe, scherzi, tazzine. Forse altrove di tutto ce n’è di più, solo per certe ragioni là mancano dipinti, cinescopi, ravioli, fazzolettini per il pianto. Qui ci sono luoghi con dintorni in quantità. Ad alcuni puoi essere molto attaccato, chiamarli a tuo modo e preservarli dal male. Forse ci sono luoghi simili altrove, ma nessuno li considera belli. Forse come in nessun posto, o in pochi, qui trovi un torso a sé stante, e insieme a lui gli accessori che servono per aggiungere bambini propri agli altri. E poi le mani, le gambe e una testa stupita. L’ignoranza qui ha molto lavoro, conta, confronta, misura di continuo qualcosa, ne trae conclusioni, ne estrae le radici. So bene cosa pensi. Qui non c’è nulla che dura, perchè da sempre e per sempre in balia degli elementi. Bada però – gli elementi si stancano in fretta e ogni tanto devlono riposare a lungo fino alla volta successiva. E so cos’altro pensi. Guerre, guerre, guerre. Però anche fra loro capitano intervalli.

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Attenti! – Gli uomini sono cattivi. Riposo! – Gli uomini sono buoni. Sull’attenti si producono luoghi deserti. A riposo col sudore della fronte si costruiscono case e ci si vive alla svelta. La vita sulla Terra costa abbastanza poco. Per i sogni ad esempio qui non paghi un soldo. Per le illusioni – solo se perdute. Per il possesso del corpo – solo con il corpo. E come se ciò non bastasse, si va senza biglietto sulla giostra dei pianeti, girando a sbafo, nella tormenta di galassie, in tempi così vertiginosi che niente qui sulla Terra potrebbe fare un passo. Su, su, osserva bene: il tavolo sta dove stava, sul tavolo il foglio, come è stato messo, dalla finestra socchiusa solo una folata d’aria e neanche una crepa paurosa sui muri, per la quale ti si soffi via – da nessuna parte. Fiume Sand Creek - F.De Andrè Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura fu un generale di vent'anni occhi turchini e giacca uguale fu un generale di vent'anni figlio d'un temporale c'è un dollaro d'argento sul fondo del Sand Creek. I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del bisonte e quella musica distante diventò sempre più forte chiusi gli occhi per tre volte mi ritrovai ancora lì chiesi a mio nonno è solo un sogno mio nonno disse sì a volte i pesci cantano sul fondo del Sand Creek Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso il lampo in un orecchio nell'altro il paradiso le lacrime più piccole le lacrime più grosse quando l'albero della neve fiorì di stelle rosse ora i bambini dormono nel letto del Sand Creek

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Quando il sole alzò la testa tra le spalle della notte c'erano solo cani e fumo e tende capovolte tirai una freccia in cielo per farlo respirare tirai una freccia al vento per farlo sanguinare la terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek Si son presi il nostro cuore sotto una coperta scura sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura fu un generale di vent'anni occhi turchini e giacca uguale fu un generale di vent'anni figlio d'un temporale ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek La pace – Alda Merini La pace che sgorga dal cuore e a volte diventa sangue, il tuo amore che a volte mi tocca e poi diventa tragedia la morte qui sulle mie spalle, come un bambino pieno di fame che chiede luce e cammina. Far camminare un bimbo è cosa semplice, tremendo è portare gli uomini verso la pace, essi accontentano la morte per ogni dove, come fosse una bocca da sfamare. Ma tu maestro che ascolti i palpiti di tanti soldati, sai che le bocche della morte sono di cartapesta, più sinuosi dei dolci le labbra intoccabili della donna che t'ama. (a Enrico Baj)

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Quando le bombe cadono dal cielo da diecimila metri, state tranquilli, non fanno distinzioni tra bandiere di Hamas o Fatah esposte sui davanzali. Non esistono operazioni militari chirurgiche: quando si mette a bombardare l'aviazione e la marina, le uniche operazioni chirurgiche sono quelle dei medici che amputano arti maciullati alle vittime senza un attimo di ripensamento, anche se spesso braccia e gambe sarebbero salvabili. Non c'è tempo. Bisogna correre, le cure impegnate per un arto seriamente ferito sono la condanna a morte per il ferito successivo in attesa di una trasfusione." "Ho una videocamera, ma ho scoperto oggi di essere un pessimo cameraman, non riesco a riprendere i corpi maciullati e i volti in lacrime. Non ce la faccio. Non riesco perché piango anche io." Vittorio Arrigoni - Gaza City Tiziano Terzani - Lettere contro la Guerra Ancor più che fuori, le cause della guerra sono dentro di noi. Sono in passioni come il desiderio, la paura, l’insicurezza, l’ingordigia, l’orgoglio, la vanità... Dobbiamo cambiare atteggiamento. Cominciamo a prendere le decisioni che ci riguardano e riguardano gli altri sulla base di più moralità e meno interesse. Facciamo più quello che è giusto, invece di quel che ci conviene. Educhiamo i nostri figli ad essere onesti, non furbi. È il momento di uscire allo scoperto; è il momento di impegnarsi per i valori in cui si crede. Una civiltà si rafforza con la sua determinazione morale, molto più che con nuove armi.” AA.VV “Medici di guerra, inviati di pace” Montagne di denaro vengono investite per aggiungere guerra a guerra, in strumenti di morte, quelli che ora volano invisibili nel cielo. Giù, alle case di fango, arriva solo il rumore dei loro motori lontani o il fuoco improvviso delle loro bombe che lacerano la carne. Le risorse investite in civiltà, in amore sono molto meno, infinitamente meno, ma non bruciano in un attimo come le esplosioni delle bombe, restano, crescono, entrano a interrompere l’orizzonte della miseria. B. Brecht La guerra che verrà Non è la prima. Prima ci sono state altre guerre.

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Alla fine dell’ultima C’erano vincitori e vinti. Fra i vinti la povera gente Faceva la fame. Fra i vincitori Faceva la fame la povera gente egualmente. Preghiera per la Pace Giovanni Paolo II, Hiroshima 25 febbraio 1981

Ascolta la mia voce perché è la voce delle vittime di tutte le guerre e della violenza tra gli individui e le nazioni; Ascolta la mia voce, perché è la voce di tutti i bambini che soffrono e soffriranno ogni qualvolta i popoli ripongono la loro fiducia nelle armi e nella guerra; Ascolta la mia voce, quando Ti prego di infondere nei cuori di tutti gli esseri umani la saggezza della pace, la forza della giustizia e la gioia dell’amicizia; Ascolta la mia voce, perché parlo per le moltitudini di ogni Paese e di ogni periodo della storia che non vogliono la guerra e sono pronte a percorrere il cammino della pace; Ascolta la mia voce e donaci la capacità e la forza per poter sempre rispondere all’odio con l’amore, all’ingiustizia con una completa dedizione alla giustizia, al bisogno con la nostra stessa partecipazione, alla guerra con la pace. O Dio, ascolta la mia voce e concedi al mondo per sempre la Tua pace. Massimo Centini da “L’eco di Bergamo” 29.03.03

Quando abbiamo visto un piccolo iracheno seduto su un letto di ospedale, ferito e disperato, circondato da fotografi che cercavano di avere la sua attenzione, ci siamo commossi due volte. Per il fatto e per il modo. Difficile dire quale sia la strada giusta. Questo mondo onnivoro di immagini è insaziabile e ne richiede continuamente. Dall’altra parte c’è però l’etica, che poi è un modo diverso per dire che le persone hanno anche un dentro . IL crescendo di immagini di bambini feriti non aggiunge niente a quanto già sappiamo della guerra. Solo chi si nasconde dietro un dito può essere convinto che esistano le bombe intelligenti. E poi, se ci fosse l’intelligenza non ci sarebbe la guerra, quindi la contraddizione è lampante per chiunque di noi. Adesso il testimone

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deve essere affidato a noi fruitori di quelle immagini dannate, perché dobbiamo provare a sentirci un po’ padri o madri di quei bimbi feriti, con i vestiti a brandelli, sollevati a braccia da uomini in divisa .Con qualunque divisa. Forse, da questo punto di vista, quelle icone di dolore, quei testimonial della follia adulta forse serviranno a qualcosa. Non per noi, ma per altri bambini che verranno. don Luigi Ciotti da “L’Europa esiste ma anche le mafie”

Educare alla legalità significa promuovere e diffondere una cultura rispettosa dei valori democratici e dei principi della Costituzione italiana. Democrazia, giustizia sociale, solidarietà, nonviolenza, trasparenza, verità non possono essere soltanto parole, belle e astratte. Sono valori che ci impegnano a testimoniare, a rendere visibili ogni giorno nel lavoro e nello studio, nei comportamenti pubblici e privati. Questo è possibile solo se mettiamo al centro una cultura della legalità, cioè del rispetto delle regole, del patto di convivenza che sancisce il nostro essere cittadini, soggetti di diritti e doveri. Cultura della legalità vuol dire ricostruire le regole: nella società, nelle istituzioni, nell’economia, nell’informazione. Senza regole la stessa legge, anziché tutelare e garantire gli interessi dei deboli, diventa terreno di conquista dei poteri forti. Le regole sono l’impalcatura del patto sociale, della convivenza, della democrazia. Martin Luther King Essere indifferenti ai problemi è un male, essere responsabili e partecipi è un dovere di tutti; ciò che è dannoso non sono gli uomini. Simon Wiesenthal La gente può accettare la descrizione di due, tre, forse anche Cento assassinii, e forse persino elaborarli emotivamente, ma al sentir dire di migliaia di omicidi, chi ascolta si chiude e diviene insensibile come a suo tempo gli assassini e le vittime. L’orrore è divenuto ovvietà.

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Questo è ciò che dobbiamo temere di più…La nostra incapacità di lasciarci prendere dalle storie ferite degli uomini, l’incapacità di sporcarci le mani con la storia. Ma è più che mai necessario, nessuno si senta escluso, agire, porre gesti concreti. Proprio perché viviamo in un mondo collocato sotto il segno della morte dobbiamo innescare continuamente dinamiche di vita. Primo Mazzolari - Ci impegniamo Ci impegniamo noi, e non gli altri; unicamente noi, e non gli altri; né chi sta in alto, né chi sta in basso; né chi crede, né chi non crede. Ci impegniamo, senza pretendere che gli altri si impegnino, con noi o per conto loro, con noi o in altro modo. Ci impegniamo senza giudicare chi non s’impegna, senza accusare chi non s’impegna, senza condannare chi non s’impegna, senza cercare perché non s’impegna. Il mondo si muove se noi ci muoviamo, si muta se noi mutiamo, si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura. La primavera incomincia con il primo fiore, la notte con la prima stella, il fiume con la prima goccia d’acqua l’amore col primo pegno. Ci impegniamo perché noi crediamo nell’amore, la sola certezza che non teme confronti, la sola che basta a impegnarci perpetuamente. Cessate d’uccidere i morti, non gridate più, non gridate se li volete ancora udire, se sperate di non perire.

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Hanno l’impercettibile sussurro, non fanno più rumore del crescere dell’erba, lieta dove non passa l’uomo (Non gridate più – G. Ungaretti) da vita.it del 20 novembre 2015 «Facciamo armi, così l’economia si bilancia un po’, e andiamo avanti con il nostro interesse. C’è una parola brutta del Signore: “Maledetti!”. Perché lui ha detto: “Benedetti gli operatori di pace!”. Questi che operano la guerra, che fanno le guerre, sono maledetti, sono delinquenti». Così, durissimo, Papa Francesco durante l'omelia della consueta messa mattutina nella cappella della sua residenza di Casa Santa Marta di qualche giorno fa. Con particolare attenzione agli armamenti: «C’è chi si consola dicendo: sono morti “solo” venti bambini. Siamo diventati pazzi! Milioni di morti e tanti soldi nelle tasche dei trafficanti di armi. Si producono armi per bilanciare le economie. Sarà un Natale truccato». In molti hanno interpretato le parole del Papa come un attacco ai trafficanti d’armi, dimenticando, o facendo finta di dimenticare, il passaggio in cui il Santo Padre si riferisce chiaramente alla produzione di armamenti. A ribadire la pesantezza delle parole di Francesco ci sono le cifre pubblicate nel rapporto parlamentare sulle esportazioni di armi della Francia e annunciate dal ministro delle difesa in persona, Jean-Yves Le Drian con un’intervista a Journal du Dimanche. Nel 2014 Dassault Aviation, fiore all’occhiello dell’industria bellica francese, che produce i caccia Mirage 2000 e i caccia Rafale che proprio in queste ore bombardano intensamente Raqqa in Siria, ha totalizzato 8,21 miliardi di euro di guadagni, miglior risultato degli ultimi 20 anni, […]. Ma i record si sa sono fatti per essere battuti. Il ministro della difesa infatti ha spiegato come nel 2015 abbiano già totalizzato 15 miliardi di euro. La semplice conclusione la dà Laurent Collet-Billon, delegato generale sugli armamenti presso la Commissione Difesa francese, «l’anno 2015 sarà un anno record per le esportazioni di armi francesi». A chi vanno queste armi? Soprattutto in quei paesi come Qatar, Arabia Saudita, Egitto, paesi in prima linea nella guerra globale provocata dal Daesh. E si tratta di un mercato molto utile alle casse francesi: nel 2014 questo

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mercato ha ridotto il deficit di budget francese del 5-8% grazie alla creazione o alla preservazione di circa 27.000 impieghi nel settore armamenti. Altro cliente di spicco l'Africa E mentre in queste ore a Bomako in Mali sono stati sequestrate 170 persone in un hotel da estremisti islamici anche i dati sul commercio di armi in Africa diventano interessanti. Secondo il dossier AfricaArmata di Nigrizia il principale fornitore di armi del Nord Africa dal 2009 al 2013 è la Francia con il 13% delle vendite totali. Il 42% delle importazioni globali africane però è nell'area subsahariana a cui la Francia destina il 21% proprio export armiero. Negli ultimi 5 anni gli acquisti nel continente sono cresciuti del 45% con Algeria, Marocco e Sudan tra i principali compratori. Di certo alla luce di questi dati le parole del Papa assumono un senso pieno e drammatico. Paolo Branca «Un rifugiato pakistano, giunto stremato nel nostro Paese, la sera nel Centro di accoglienza, prima di cena, viene interpellato da un volontario che chiamandolo per nome, gli chiede se preferisce mangiare pasta in bianco o al sugo, carne o pesce. Lui scoppia in lacrime. Tutti allibiti gli chiedono il motivo di una simile reazione. Continuando a piangere ha allora raccontato degli anni trascorsi in un paese del Golfo, dove il suo padrone, anch’egli musulmano, non l’aveva mai chiamato se non “animale” o “somaro”, e dove aveva sempre e solo potuto sfamarsi con una ciotola di riso. Ora, tra gli infedeli, qualcuno lo chiamava finalmente col suo nome e gli chiedeva addirittura cosa volesse scegliere dal menu. “Questa gente potrà mai andare all’inferno?” è stata la sua emblematica domanda finale, che dovrebbe ricordarci cosa c’è veramente nei piatti di minestra che condividiamo!».

Grazie

alla parrocchia di città alta e all’oratorio del Seminarino, grazie alla sua corale, alla compagnia TeatroSì e

ad Irma, ai ragazzi in servizio civile e a chi ha realizzato la gabbia di legno. Grazie ai giovani musulmani di

Bergamo, all’ufficio di mediazione panale, al gruppo Sermig di Bonate, a Sergio per la voce e la ricerca di

poesie, ai giovani del vicariato di Scanzo Seriate per l’impegno e le capacità. Grazie alla cooperativa Ruah e

a tutti coloro che sono passati di qui e hanno preso in mano questo libretto.

Perché non sono rimasti indifferenti.

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