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PEPE Rivista universitaria di opinioni ANNO II NUMERO 1 NOVEMBRE 2002 La perenne minaccia del matrimonio Invito alla Poesia sensuale TEMPO DI OSARE di ANTONIO IANNACCONE Premessa sfacciata ad articolo spudorato: le righe che (forse) state per leggere sono per metà composte di follia umana e per l’altra metà da (ancor più scriteriata) convinzione che tale follia sia non solo possibile, ma reale e concreta. Il motivo per cui le espongo al pubblico ludibrio è contenuto nel finale. DATI INIZIALI Detto molto in sintesi, il mondo va a catafascio. Breve riassunto per chi si fosse sintonizzato solo ora sul XXI secolo: aerei assassini deflagrano in migliaia di corpi vivi, infanti satanisti violano l’anima e il corpo di suore indifese, bambine sono costrette al martirio da mostruose libidini e chi ha lo stomaco per farlo prosegua l’elenco. Non so se avete (continua a pag. 8) notato, ma pare una gara miserabile a chi riesce a togliere dal pianeta l’ultimo granello di speranza che il mondo può offrire. Ovvero, una logica immonda pare colpire con lucidità spietata quelle realtà terrene concrete e visibili, a cui l’anima ricorre quando vuole prendere un minimo di respiro, e mira a renderle un nulla. Aggravante del caso: noi esseri umani di questo tempo, rimbecilliti per metà dalla tecnologia e per metà dalla paura, rischiamo di darle ragione per inerzia. PRIMO PAZZO COMMENTO. Il momento mi pare decisamente buono. Sì, insomma,(continua a pag. 8) Un sereno invito all’azione L’INTERVISTA Intervista a Davide Giacalone di Mario di Filippo Mentre nel Parlamento e nelle piazze sono ancora calde le ceneri dell’ultima battaglia sulla Cirami e alcuni pm accendono la discussione con provvedimenti infiammatori a destra e a manca (vedi Andreotti e no-global), noi di Pepe ci siamo messi in testa di accatastare legna per altre vampate, decisi come siamo a saperne di più sulla tanto discussa separazione delle carriere dei magistrati.Lo facciamo con Davide Giacalone, editorialista del quotidiano “L’ Opinione”, da sempre attento ai temi della giustizia. Dott. Giacalone, è vero che un sostituto procuratore che fino a ieri era seduto sul banco degli accusatori, può trovarsi, se vuole, dall’oggi al domani a presiedere un tribunale chiamato a giudicare il lavoro dei suoi ex colleghi (e viceversa)? Può cioè passare dall’esser magistrato inquirente a giudicante così, senza alcun esame di idoneità? E in più senza nemmeno dover cambiare la sua zona di competenza? Sì, è terribilmente vero. Aggiungo che in magistratura, una volta superato il concorso per entrarvi, nessuno affronta più testi di idoneità. A proposito dell’ attesa legge che dovrà regolamentare il sistema di carriere della magistratura, quale affermazione sottoscriverebbe? 1) “Basta con i procuratori che diventano giudicanti e con i giudicanti che diventano procuratori, ciascuno scelga fin dal concorso la propria identità e vada avanti così per tutta la vita, Separazione netta dunque: concorsi diversi, carriere diverse”, oppure 2)“ il sistema della magistratura è bene che stia unito e abbia regole diverse dagli altri sistemi”? In pratica la separazione delle carriere è un modo per avere più imparzialità o per dividere e quindi indebolire la magistratura? E la separazione delle funzioni? Mi ritrovo nella prima affermazione, anche se la trovo eccessiva. Intendo dire che nulla impedisce, nel corso della propria vita professionale, di volere cambiare funzione. Solo che non credo possa avvenire per mero trasferimento: si superi un concorso. Del resto, nessuno impedisce ad un dentista di volere diventare cardiologo, solo gli si impone di specializzarsi in cardiologia. Andreotti, no-global e, andando all’indietro, il crollo di interi partiti sotto l’azione della giustizia: sembra che intere procure della repubblica prima fissino la “tesi di accusa” e poi cerchino in ogni modo di inverarla nella realtà. Secondo lei, se gli organi giudicanti (a cominciare dai gip) avessero posto i freni quando era il caso, non ci saremmo evitati qualche spiacevole episodio di giustizialismo? Pare automatico, quindi, dire: separiamo il più possibile il mestiere di chi giudica da quello di chi accusa. Separare le carriere non è un atto di violenza contro la magistratura, ma la banale normalità in tutti i paesi civili del mondo. L’Italia fa eccezione, e non è una bella eccezione. (continua a pag. 8) E SE LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE FOSSE UN FALSO PROBLEMA? STORIA Alle origini del Tempo pag 3 UMORISMO Candido pag.4 La terza narice pag.4 APPUNTI Atomica ed Islam pag.6 Nuove dal Politecnico pag 6 COSTUME Single Jungle pag.7 MODA Manuale per la donna...pag.7 ALL’INTERNO [email protected] Pare incredibile, ma ancora oggi, nell'e- poca prodigiosa delle unioni multi-sex e degli accoppiamenti virtuali, esistono ancora vetero-umani che prediligono la vita di coppia mascolino-femminea, per di più con promessa di eternità, altrimenti detta "matrimonio". Legati a questo retaggio, ingenui e testar- di, i simpatici primitivi sembrano resistere, quindi, alle meraviglie che il moderno incessantemente propone. Per fortuna, però, il sacro Spirito Modernista, che tutto imbonifica e teleco- manda, provvede da solo ad aggiustare le cose e a rendere impossibile la vita dei noiosi esseri inanellati fin da principio. Ecco le fasi salienti del (sacrosanto) cal- vario. CARNI PLASTIFICATE. I sintomi del malessere amoroso sono cose tremende. Due pelli che si sfiorano, sguardi che si intersecano per un millisecondo, gli occhi che cominciano ad abbeverarsi dei reci- proci sguardi e, tac, scatta inesorabile la tentazione arcaica di essere una cosa sola. E la cosa rischierebbe davvero di scivolare nella sorpassata unione biblica, sì insom- ma, nella banale mescolanza delle carni, se non fosse per quel geniale quanto sot- tile dono dello Spirito Insaccattore che plastifica l'unione e, quindi, la annulla alla radice: il preservativo. Sì, perché - lasci- atelo dire a me che voglio essere fino in fondo messaggero sincero delle gioie di questa meraviglia gommosa - quello che si scrive sui manifesti con il lupo allupato e la gallinella pronta da sventrare è una ver- ità limitata. Il contagio che ci tranquillizza evitare non è tanto quello della peste del duemila, ma quello ben più pericoloso della carne e dell'anima che un uomo e una donna possono scambiarsi fino al ris- chio connesso di generazione di pargolo. Vi pare strano? Ma, scusate, non costringetemi ad essere banale, pensateci: che cosa c'è di più stupido e rischioso del volersi bene e generare? E che cosa invece di più utile, rassicurante, in una parola "progredito", di un foglietto di plastica messo proprio "lì", nel fulcro dell'unione, dal significato chiarissimo: annullare ogni rischio di contagio sentimentale e corpo- rale e, infine, essere un gioioso inno alla rilassata auto-felicità? (segue a pag. 8) Cari lettori, sono felice di presentarvi Lettere, uno spazio dedicato alla poesia, alla magia dei suoni, alla bellezza delle parole, nella speranza di alleggerire e con- tribuire a rendere più piacevoli le ore - già tanto piacevoli!!! - che quotidianamente passate qui dentro. Dopo attenta riflessione e vaglio dei molteplici argomenti di cui sarebbe stato bello parlare, mi sono risolta per la letter- atura amorosa attraverso i secoli, cosa che di sicuro vi interesserà; e se, per caso, non dovesse interessarvi, sappiate che avete rischiato di trovare, in sostituzione, un articolo sui problemi che può causare un cattivo funzionamento del sistema cardio - vascolare o sulla perfetta manutenzione del motore della vostra auto… Ma torniamo a noi: si aprono le danze, su questo primo numero di Pepe, con la poe- sia erotico - amorosa dell'antichità, dei nostri cari classici greci e latini con un rapido sguardo all'oriente coevo, da sem- pre maestro di sensualità. Per la cronaca, nei prossimi mesi intendi- amo proseguire il nostro viaggio alla riscoperta della seduzione toccando vari periodi, dal Medioevo a D'Annunzio pas- sando per Marino e Pascoli fino al nostro tempo, al qui ed ora, con testi scritti da RICORDARE MUCCIOLI Di seguito ripercorreremo la vicenda umana di Vincenzo Muccioli attraverso un brano estratto dal libro “Io, Vincenzo Muccioli, la mia battaglia contro la droga” , scritto con Davide Giacalone. Vi troveremo ripercorsi i giorni del primo arresto (quello cosiddetto “delle catene”, come prese a chiamarlo in quegli anni il circo dei mass media), fino all’ assoluzione definitiva, giunta 10 anni più tardi. Questa vuole essere un’ occasione, a 7 anni dalla morte, per ricordare l’opera di un cittadino laico grande e solo, e per cercare di capire, attraverso la sua testimonianza, due cose. La prima, cosa sia realmente il problema della droga. Vincenzo Muccioli era uno che si è gettato nella complessità del problema droga senza troppo curarsi di difendersi dai possibili equivoci. Ha visto un vuoto, ha avvertito un bisogno, e si è dato da fare. D’altro conto la nostra società qualche (continua a pag. 2) LA SATIRA CONFORMISTA E I TRINARICIUTI di Mario di Filippo Avete mai pensato a come sarebbe una satira che non si occupi solo ed esclusivamente di politica? Se ci avete pensato è perché probabilmente lo spettacolo dell’umorismo e dell’ironia esibito fuori e dentro il video non vi diverte più. La politica da par suo si accapiglia intorno all’ importanza della satira e dei satiri innalzando a più riprese il principio inviolabile della libertà di espressione.Ricordate il caso Benigni- Ferrara a Sanremo? La vicenda assunse un’importanza da agenda politica, con tanto di dichiarazioni e schieramenti a favore dell’ uno o dell’altro protagonista. La polemica evidentemente trascese il significato pur simbolico di quel lancio di uova, e questo perchè da tempo è stato affidato alla satira la funzione di sostituire in effetto ed efficacia popolare il compito di una parte dello schieramento politico, di una parte ben precisa, la sinistra. Col risultato che ad essere ridicola è proprio la faziosità (continua a pag. 4) BATTAGLIE LUOGHI COMUNI Reallizato con il contributo del fondo per le attività didattico culturali degli studenti del Politecnico di Torino Reallizato con il contributo del fondo per le attività didattico culturali degli studenti del Politecnico di Torino

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PEPERivista universitaria di opinioni

ANNO II NUMERO 1 NOVEMBRE 2002

La perenne minaccia del matrimonio

Invito alla Poesia sensuale

TEMPO DI OSARE

di ANTONIO IANNACCONE

Premessa sfacciata ad articolospudorato: le righe che (forse) stateper leggere sono per metà compostedi follia umana e per l’altra metà da(ancor più scriteriata) convinzioneche tale follia sia non solo possibile,ma reale e concreta. Il motivo percui le espongo al pubblico ludibrio ècontenuto nel finale.DATI INIZIALI Detto molto in sintesi, ilmondo va a catafascio. Breve riassuntoper chi si fosse sintonizzato solo ora sulXXI secolo: aerei assassini deflagrano inmigliaia di corpi vivi, infanti satanistiviolano l’anima e il corpo di suoreindifese, bambine sono costrette almartirio da mostruose libidini e chi ha lostomaco per farlo prosegua l’elenco. Non so se avete (continua a pag. 8)notato, ma pare una gara miserabile a chiriesce a togliere dal pianetal’ultimo granello di speranzache il mondo può offrire.Ovvero, una logica immondapare colpire con luciditàspietata quelle realtà terreneconcrete e visibili, a cuil’anima ricorre quando vuoleprendere un minimo direspiro, e mira a renderle unnulla. Aggravante del caso:noi esseri umani di questotempo, rimbecilliti per metàdalla tecnologia e per metàdalla paura, rischiamo di darleragione per inerzia.PRIMO PAZZOCOMMENTO. Il momento mi paredecisamente buono. Sì,insomma,(continua a pag. 8)

Un sereno invito all’azioneL’INTERVISTA

Intervista a Davide Giacalonedi Mario di Filippo

Mentre nel Parlamento e nelle piazze sonoancora calde le ceneri dell’ultima battagliasulla Cirami e alcuni pm accendono ladiscussione con provvedimentiinfiammatori a destra e a manca (vediAndreotti e no-global), noi di Pepe ci siamomessi in testa di accatastare legna per altrevampate, decisi come siamo a saperne dipiù sulla tanto discussa separazione dellecarriere dei magistrati.Lo facciamo conDavide Giacalone, editorialista delquotidiano “L’ Opinione”, da sempreattento ai temi della giustizia.

Dott. Giacalone, è vero che un sostitutoprocuratore che fino a ieri era seduto sulbanco degli accusatori, può trovarsi, sevuole, dall’oggi al domani a presiedere untribunale chiamato a giudicare il lavorodei suoi ex colleghi (e viceversa)? Può cioèpassare dall’esser magistrato inquirentea giudicante così, senza alcun esame diidoneità? E in più senza nemmeno dovercambiare la sua zona di competenza?Sì, è terribilmente vero. Aggiungo che inmagistratura, una volta superato ilconcorso per entrarvi, nessuno affrontapiù testi di idoneità.A proposito dell’ attesa legge che dovràregolamentare il sistema di carriere dellamagistratura, quale affermazionesottoscriverebbe? 1) “Basta con iprocuratori che diventano giudicanti econ i giudicanti che diventanoprocuratori, ciascuno scelga fin dalconcorso la propria identità e vada avanticosì per tutta la vita, Separazione nettadunque: concorsi diversi, carrierediverse”, oppure 2)“ il sistema dellamagistratura è bene che stia unito e abbiaregole diverse dagli altri sistemi”? Inpratica la separazione delle carriere è unmodo per avere più imparzialità o perdividere e quindi indebolire lamagistratura? E la separazione dellefunzioni?Mi ritrovo nella prima affermazione,anche se la trovo eccessiva. Intendo direche nulla impedisce, nel corso dellapropria vita professionale, di volerecambiare funzione. Solo che non credopossa avvenire per mero trasferimento: sisuperi un concorso. Del resto, nessunoimpedisce ad un dentista di volerediventare cardiologo, solo gli si impone dispecializzarsi in cardiologia.Andreotti, no-global e, andandoall’indietro, il crollo di interi partiti sottol’azione della giustizia: sembra che intereprocure della repubblica prima fissino la“tesi di accusa” e poi cerchino in ognimodo di inverarla nella realtà. Secondolei, se gli organi giudicanti (a cominciaredai gip) avessero posto i freni quando erail caso, non ci saremmo evitati qualchespiacevole episodio di giustizialismo?Pare automatico, quindi, dire: separiamoil più possibile il mestiere di chi giudicada quello di chi accusa.Separare le carriere non è un atto diviolenza contro la magistratura, ma labanale normalità in tutti i paesi civili delmondo. L’Italia fa eccezione, e non è unabella eccezione. (continua a pag. 8)

E SE LA SEPARAZIONEDELLE CARRIERE FOSSEUN FALSO PROBLEMA?

STORIAAlle origini del Tempo pag 3 UMORISMOCandido pag.4La terza narice pag.4APPUNTIAtomica ed Islam pag.6Nuove dal Politecnico pag 6COSTUMESingle Jungle pag.7MODAManuale per la donna...pag.7

ALL’INTERNO

[email protected]

Pare incredibile, ma ancora oggi, nell'e-poca prodigiosa delle unioni multi-sex edegli accoppiamenti virtuali, esistonoancora vetero-umani che prediligono lavita di coppia mascolino-femminea, per dipiù con promessa di eternità, altrimentidetta "matrimonio".Legati a questo retaggio, ingenui e testar-di, i simpatici primitivi sembrano resistere,quindi, alle meraviglie che il modernoincessantemente propone. Per fortuna, però, il sacro SpiritoModernista, che tutto imbonifica e teleco-manda, provvede da solo ad aggiustare lecose e a rendere impossibile la vita deinoiosi esseri inanellati fin da principio.Ecco le fasi salienti del (sacrosanto) cal-vario. CARNI PLASTIFICATE. I sintomi delmalessere amoroso sono cose tremende.Due pelli che si sfiorano, sguardi che siintersecano per un millisecondo, gli occhiche cominciano ad abbeverarsi dei reci-proci sguardi e, tac, scatta inesorabile latentazione arcaica di essere una cosa sola.E la cosa rischierebbe davvero di scivolarenella sorpassata unione biblica, sì insom-

ma, nella banale mescolanza delle carni,se non fosse per quel geniale quanto sot-tile dono dello Spirito Insaccattore cheplastifica l'unione e, quindi, la annulla allaradice: il preservativo. Sì, perché - lasci-atelo dire a me che voglio essere fino infondo messaggero sincero delle gioie diquesta meraviglia gommosa - quello che siscrive sui manifesti con il lupo allupato ela gallinella pronta da sventrare è una ver-ità limitata. Il contagio che ci tranquillizzaevitare non è tanto quello della peste delduemila, ma quello ben più pericolosodella carne e dell'anima che un uomo euna donna possono scambiarsi fino al ris-chio connesso di generazione di pargolo.Vi pare strano? Ma, scusate, noncostringetemi ad essere banale, pensateci:che cosa c'è di più stupido e rischioso delvolersi bene e generare? E che cosa invecedi più utile, rassicurante, in una parola"progredito", di un foglietto di plasticamesso proprio "lì", nel fulcro dell'unione,dal significato chiarissimo: annullare ognirischio di contagio sentimentale e corpo-rale e, infine, essere un gioioso inno allarilassata auto-felicità? (segue a pag. 8)

Cari lettori, sono felice di presentarviLettere, uno spazio dedicato alla poesia,alla magia dei suoni, alla bellezza delleparole, nella speranza di alleggerire e con-tribuire a rendere più piacevoli le ore - giàtanto piacevoli!!! - che quotidianamentepassate qui dentro.Dopo attenta riflessione e vaglio deimolteplici argomenti di cui sarebbe statobello parlare, mi sono risolta per la letter-atura amorosa attraverso i secoli, cosa chedi sicuro vi interesserà; e se, per caso, nondovesse interessarvi, sappiate che aveterischiato di trovare, in sostituzione, unarticolo sui problemi che può causare uncattivo funzionamento del sistema cardio -vascolare o sulla perfetta manutenzionedel motore della vostra auto…Ma torniamo a noi: si aprono le danze, suquesto primo numero di Pepe, con la poe-sia erotico - amorosa dell'antichità, deinostri cari classici greci e latini con unrapido sguardo all'oriente coevo, da sem-pre maestro di sensualità.Per la cronaca, nei prossimi mesi intendi-amo proseguire il nostro viaggio allariscoperta della seduzione toccando variperiodi, dal Medioevo a D'Annunzio pas-sando per Marino e Pascoli fino al nostrotempo, al qui ed ora, con testi scritti da

RICORDARE MUCCIOLI

Di seguito ripercorreremo la vicendaumana di Vincenzo Muccioli attraversoun brano estratto dal libro “Io, VincenzoMuccioli, la mia battaglia contro la droga”, scritto con Davide Giacalone. Vitroveremo ripercorsi i giorni del primoarresto (quello cosiddetto “delle catene”,come prese a chiamarlo in quegli anni ilcirco dei mass media), fino all’assoluzione definitiva, giunta 10 anni piùtardi. Questa vuole essere un’ occasione, a7 anni dalla morte, per ricordare l’operadi un cittadino laico grande e solo, e percercare di capire, attraverso la suatestimonianza, due cose.La prima, cosa sia realmente il problemadella droga. Vincenzo Muccioli era unoche si è gettato nella complessità delproblema droga senza troppo curarsi didifendersi dai possibili equivoci. Ha vistoun vuoto, ha avvertito un bisogno, e si èdato da fare. D’altro conto la nostrasocietà qualche (continua a pag. 2)

LA SATIRA CONFORMISTAE I TRINARICIUTI

di Mario di FilippoAvete mai pensato a come sarebbe unasatira che non si occupi solo edesclusivamente di politica? Se ci avetepensato è perché probabilmente lospettacolo dell’umorismo e dell’ironiaesibito fuori e dentro il video non vidiverte più. La politica da par suo siaccapiglia intorno all’ importanza dellasatira e dei satiri innalzando a più ripreseil principio inviolabile della libertà diespressione.Ricordate il caso Benigni-Ferrara a Sanremo? La vicenda assunseun’importanza da agenda politica, contanto di dichiarazioni e schieramenti afavore dell’ uno o dell’altro protagonista.La polemica evidentemente trascese ilsignificato pur simbolico di quel lancio diuova, e questo perchè da tempo è statoaffidato alla satira la funzione di sostituirein effetto ed efficacia popolare il compitodi una parte dello schieramento politico,di una parte ben precisa, la sinistra. Colrisultato che ad essere ridicola èproprio la faziosità (continua a pag. 4)

BATTAGLIE LUOGHI COMUNI

Reallizato con il contributo delfondo per le attività didattico

culturali degli studenti delPolitecnico di Torino

Reallizato con il contributo delfondo per le attività didattico

culturali degli studenti delPolitecnico di Torino

NOVEMBRE 20022 [email protected]

(Segue dalla prima) volta ritiene didoversi occupare della droga e deidrogati, di questa umanità dolente eviolenta, di questi distruttori che siautodistruggono. Per qualche tempostabilisce che il problema è serio e vaaffrontato, ma poi si stanca. Un po’perché nella vita si pensa ad altro, un po’perché la cosa non riguarda direttamentequesta o quella famiglia, un po’ perchéscoraggiati dagli insuccessi edall’ingratitudine di chi viene beneficiato.Quindi ci si occupa di altro. E’ tuttaquesta umanità si scarica nei rivoli delladisperazione: chi in carcere,chi a battere sui marciapiedi,chi a bucarsi attendendo lafine.La seconda cosa su cuivorremmo riflettere è qualedramma possa vivere unapersona innocente accusata dicrimini. Muccioli fu una diqueste. Lui divideva i giudizi:c’era chi lo considerava unbenefattore, chi, come il capodella procura di Rimini, ilgestore di un lager. Ma, giudizi a parte, cichiediamo se sia lecito o meno sottoporreun uomo alla persecuzione di cui Mucciolifu oggetto, se sia lecito e tollerabile che unforsennato accanimento giudiziario neabbia accompagnato la vita, e financo leultime ore. Quello di cui qui si parla non èsolo un problema che riguardòquest’uomo, ma che riguarda tutte ledonne e tutti gli uomini che aspirano avivere in un mondo civile, ove larepressione del crimine ed il rispetto dellapersona, la difesa della sicurezza pubblicae la difesa del cittadino dalla violenzadella giustizia ingiusta, siano considerativalori compatibili.Ove questi valori nonpossono esistere se disgiunti.Buona lettura,

La mia lotta contro la drogaVincenzo Muccioli, Davide Giacalone

Sperling & Kupfer, 1993“Io, Vincenzo Muccioli, l’incatenatore piùvolte processato, rispetto la libertà e ladignità di questi ragazzi in modo profondo,e accuso chi, per ignavia o vigliaccheria, ofreddo e cinico calcolo, li vorrebbe solocarcerati, o drogati, o morti.”

Alla metà del 1980 i ragazzi che sitrovavano a San Patrignano eranocinquanta; la notte prima dell’arrestol’avevo passata sempre in piedi, allaricerca di una ragazza che era scappata.Al momento del suo ingresso mi avevapregato di tenerla e, se ve nefosse stata la necessità, ditrattenerla. Suo padre eravenuto fin qua per assicurarsiche fossi disposto adaccoglierla. Lei venne, quellaprima volta, portandosi dietroun barattolo, dentro il quale sitrovavano tre etti e mezzo dieroina, una quantità enorme.Questa giovane era, infatti, nelgiro del grosso spaccio, chegestiva in collaborazione conquello che era, al tempo stesso,il suo amante, il suo fornitoreed il suo avvocato. Bell’ avvocato! È statolui ad indurla a denunciarmi, anche se poigli è finita male: l’ho visto entrare incarcere mentre ne stavo uscendo. Dicevo che era venuta con tuttaquell’eroina. Me l’ aveva portata perdimostrarmi che voleva smettere e mipregava di gettarla via. Tre etti e mezzoera una fortuna, che affidammo alle curedello sciacquone. Poi la ragazza mi pregò,se avesse telefonato il suo avvocato, di

negarla, di non metterla in contatto conlui, in quanto era lui, così mi diceva, adaverla tirata dentro lo spaccio di droga. Quando ella scappò iniziammo subito lericerche, ed i ragazzi, naturalmente, sirivolsero anche all’ avvocato-amante-spacciatore, il quale disse di non averlavista, ma pregava i ragazzi di darsi da fare,sostenendo che era importante ed urgenteritrovarla e riportarla a San Patrignano.Invece non era vero, lui non solo l’avevagià incontrata, ma stavano anchepreparando la denuncia, con la quale miaccusavano di viòlenze e di sequestro di

persona. Ed in base a quelladenuncia, la mattina allecinque e mezza, del 28 ottobredel 1980, sono venuti adarrestarmi. Al momento dell’arrestotrovarono anche i quattroragazzi chiusi in quella che erastata la piccionaia. E queiragazzi sono stati lo strumentoche, messo nelle mani dipersone superficiali, dovevadimostrare che io ero un

carnefice, uno spietato carceriere. Epensare che quei ragazzi non mi hannomai denunciato. Al contrario, Maurino,che era stato “liberato” dalla polizia, e cheera stato portato giù a Rimini e cui erastato consigliato di non tornare più incomunità, invece, quel pomeriggio stessoè voluto tornare. Disse a chi lo aveva“liberato”: voi così mi portate acontinuare la mia vita di drogato, ed oggimi lasciate andare per arrestarmi domani,io, invece, voglio chiudere, e torno su daVincenzo. Prima di lasciarmi lì, nelle manidelle forze dell’ordine, volevaabbracciarmi, ma glielo impedirono. Eroun uomo troppo pericoloso, non si potevaconsentire a Maurino di salutarmi inmodo affettuoso. E così mi salutò dalontano, dandomi l’arrivederci a SanPatrignano. La cosa più drammatica, però, riguardavaun altro ragazzo: Leonardo. Sapevo beneche il suo equilibrio nervoso era assailabile. Leonardo era un omosessuale chenon aveva mai accettato la sua condizione.Era uno di quelli che si travestono, maquesto suo modo di essere non loaccettava, fino al punto di rifiutare sestesso. Una volta andò anche a rotolarsinelle sue feci, gridando che quello era ilsuo elemento. In occasione del mio arresto, in carcere,durante l’interrogatorio, dissi ,almagistrato, a Roberto Sapio: nonlasciatelo andare, non lasciatelo da solo,che se va a vivere qualche sua storia

quello poi finisce fuori ditesta, non si accetta e c’è ilrischio che tenti di uccidersi.Sapio mi guardò, e, con unghigno beffardo, alludendoalla mia nuova condizione dicarcerato, mi rispose: “Tuttiabbiamo i nostri problemi.Lei ha i suoi, io ho i miei,Leonardo Bargiotti si tenga isuoi”. Provai una incredibilesensazione di offesa e dirabbia, ma cercai dicontrollarmi,cercai di puntare

tutto sulla possibilità che Leonardo fossetrattenuto. Ma non c’era niente da fare,quegli uomini si erano messi in testa chefosse giusto “liberarlo”, lasciarlo andareper fatti suoi, ignorando e volendoignorare quale dramma, qualeproblematica si racchiudesse nella vita diBargiotti. Ed io non potevo fare niente.Ero dietro le sbarre di una prigione. Ed ero ancora lì, naturalmente, il giornodopo, quando, nel pressi di Castelfranco

Emilia, il corpo di Leonardo Bargiotti furitrovato lungo i binari ferroviari. Cadutoda un treno? Caduto? Si, forse. Caduto inuna solitudine ed in un abbandono che loavevano precipitato nei suoi problemi enelle sue angosce, preda dei suoi squilibrie dei suoi incubi. Quando mi giunse la notizia sono statomale. Mi domando come stesse ilmagistrato. Mi chiesi come sarei stato ioal posto suo. Ma capii che al suo posto, nelmodo in cui ci stava lui, io non sarei maistato capace di starci. Torniamo, comunque, al motivo per cuisono stato.processato,torniamo alla domanda chetanti si posero, dopo il mioarresto: cosa ci facevano queiragazzi nella piccionaia?Questa domanda ha unarisposta precisa, diciamo cosìstorica, e la darò. Ma visto chequi non siamo in una sedeprocessuale, visto che qui stocercando di ricordare.ericostruire quei giorni e quelclima, vorrei porre aocheun’altra domanda: ma perché avreidovuto rinchiudere quei ragazzi se nonper bisogno?[...]Forse qualcuno ha pensato che fossi unperverso malato di mente, uno cheabbandona il proprio lavoro e la propriafamiglia per potere liberamente torturaredei giovani drogati, per accanirsi sui lorocorpi, per possederli satanicamente.Perché queste sarebbero le uniche ragioniplausibili alternative alla necessità.Se, invece, si riconosce che, magarisbagliando, perché nessuno è perfetto, maho pur sempre agito per necessità, ho,cioè, agito nella speranza di aiutare queiragazzi, allora, catene o non catene,perché mi è stato riservato un vero eproprio linciaggio morale ? E parliamonedi quella piccionaia, parliamo di quelledisgraziate catene. Io, l’ incatenatore, nonmi pento. Quei ragazzi erano venuti dame, come tutti, pregando di essere accolti,giurando di volere smettere e di averebisogno d’aiuto. Erano entrati, poi eranoscappati. Allora avevano chiesto, avevanosupplicato, per sfuggire alla loro vita didisperati, di essere rinchiusi e trattenuti, ecosì avevo fatto. Ma una mattina ciaccorgemmo che avevano sfondato il tettoe se ne erano andati ancora, erano tornatia bucarsi non avevano resistito. Sapevoche presto li avrei rivisti, e così fu. A quelpunto dissi loro che non ero più disposto aprenderli, che non potevo tollerare che sientrasse e si uscisse liberamente, che,come se non bastasse, uno diloro si era permesso di portarela droga su a San Patrignano.Dissi loro la verità, avevo giàaltri ragazzi da seguire, nonpotevo dedicarmi giorno enotte solo a loro, e, quindi,nonostante mi dispiacesse,non se ne faceva niente. Loro mi guardarono, siguardarono fra di loro, poi michiesero: facci tornare, nonlasciarci soli, se vuoi legaci, maimpediscici di tornare inpiazza. Così feci. E quando cipreparavamo a quel gesto noieravamo accumunati proprio dalla sfidache stavamo lanciando all’eroina. Noneravamo un incatenatore ed unincatenato, ma due persone che, insieme,si opponevano all’irresistibile richiamodella sostanza, e volevamo vincerla,volevamo essere più forti. Si tratta di unasituazione la cui difficoltà e particolarità,magari, sfugge a chi non ha mai avuto ache fare con i problemi dei drogati, ma

Quei ragazzi sonostati lo strumentoche, messo nellemani di persone

superficiali, dovevadimostrare che ioero un carnefice,

uno spietatocarceriere

Mi domando comestesse il magistrato.

Mi chiesi comesarei stato io alposto suo. Ma

capii che al suoposto, nel modo incui ci stava lui, io

non sarei mai statocapace di starci

che, purtroppo, è ben nota ai tantigenitori che si sono trovati a dovereaffrontare, da soli, questa triste realtà. Lavoglia che assale il drogato, il suo bisognodi andare a drogarsi, non ha a che vederesolo con un “vizio”. È molto di più, è, perlui, il centro del mondo nel quale vive, e,in quel momento, non sente altre ragioniche non quelle del richiamo,dell’attrazione che la sostanza esercita sudi lui. Per questa cadono le buoneintenzioni, si violano le promesse, sitradiscono i giuramenti, non per cattivavolontà, ma per assenza di volontà, perché

in quel momento, in quelpreciso e determinatomomento, nulla è piùimportante della droga.Se avessi avutoun’organizzazione migliore,come oggi ho, se avessi potutodedicare loro più tempo, nonli avrei legati. Ma, certamente,li avrei trattenuti, così comeoggi trattengo quelli chemostrano maggiore debolezzanel processo di ricostruzione.

Non mi pento, non mi pento affatto diaverli trattenuti, era il mio dovere, eraquello che dovevo fare, era quello cheMaurino ed i suoi amici mi chiedevano.Lasciarli andare avrebbe significato solotoglierseli dai piedi, mandarli a morire.Forse sarebbe stato più comodo, maanche assai vigliacco. E li trattenni. […]La giustizia italiana ha i suoi tempi, e sonotempi talmente lunghi da danneggiare ilsuo essere giustizia. Fui portato in carcerenell’ottobre del 1980, ma il processo ècominciato solo il 12 novembre del 1984.Quattro anni, davvero non sono pochi. Ilprocesso è durato tre mesi, ci sono state23 udienze, e, alla fine, per me e per glialtri tredici che con me erano imputati (econ me arrestati quella notte), ci sonostati 29 anni e sei mesi complessivi dicondanne.Quel processo era partito perdistruggermi, ma, in realtà, in queiquattro anni che separarono l’arrestodalla prima udienza, San Patrignanocollezionò una serie enorme di amici e disolidarietà. Gli elementi nelle manidell’accusa si mostravano sempre piùinconsistenti.[…]Durante il processo imiei avvocati hanno sempre sostenuto cheavevamo agito in stato di necessità, che, inquel momento, non avevamo alternative,che il codice penale non punisce chiferma, e magari lega, un uomo che vuolebuttarsi fuori dalla finestra. E durante ilprocesso sono state numerosissime letestimonianze in mio favore, rese da chi

era stato ospite di SanPatrignano, da chi l’avevavisitata, da chi aveva unaqualche conoscenza delmondo della droga, dai moltigenitori che, loro malgrado,erano divenuti degli esperti.Ma tutto questo non valse amodificare l’opinione che, findall’inizio, il collegiogiudicante sembrava essersifatta. E così, il 16 febbraio1985, sono stato condannatoper sequestro di persona emaltrattamenti. Ero, adopinione di quel Tribunale, un

sequestratore ed un maltrattatore,eppure, strana cosa, mi condannavanosolo ad un anno e otto mesi di reclusione,con la sospensione condizionale dellapena ed il diritto di continuare a farequello che avevo già fatto e che, nel corsodel processo, non avevo mai rinnegato.Strana cosa, vero? Ma questo la dicelunga su che tipo di processo avevo subito. (In quel contesto) (continua a pag.8)

RICORDARE MUCCIOLIBATTAGLIE

Vite dimenticatenei meandri di unagiustizia che fun-ziona male, moltomale, che con la

sua lentezzaesasperante facilitala vita dei colpevoli

ed umilia, dis-trugge, quella degli

innocenti

Non eravamo unincatenatore ed unincatenato, ma due

persone che,insieme, si

opponevano all'ir-resistibile richiamo

della sostanza, evolevamo vincerla

Quando, leggendo la loro storia, siguardano su una carta geografica lesituazioni rispettivamente della Grecia edella Persia, non si riesce a capacitarsi delfatto che queste due nazioni, situate cosìlontane l’una dall’altra e in posizionitopografiche opposte, abbiano avuto, nellaloro epoca d’oro, una sorte continuamentecomune.La Grecia? Tutte isole e penisole a rivafrastagliata. Da quelle Ionie a quelle dellaMagna Grecia, da quelle Africane a quelledel Ponto, il mondo ellenico del V secoloa.C. è formato di libere città più o menoraggruppate in arcipelaghi; e le loro flotteincrociano in tutti i sensi in un mareinterno nel quale tre continenti sispecchiano. “La Grecia ”, ha detto unpoeta “è una larga mano posatasovranamente sul mare”.La Persia? Terrestre quanto la Grecia èmarittima, - ‘impero del centro’ ladenomina Grousset - e la definizione sigiustifica sia in geografia fisica, sia ingeografia umana. I mari cui essa accede aNord e a Sud, il Mar Caspio, il Lago diAral, il Mar Nero e persino il GolfoPersico, la limitano più di quanto nonl’aprano. Ed è via terra che hanno luogogli scambi. Da Ovest ad est, l’altopianoiranico, benché in parte sia deserto, con lasua fascia meridionale, ha gettato unponte fra la piana mesopotamica e lapiana indiana del Ganje, facendocomunicare fra loro le civiltà dell’Asiaanteriore e quelle del mondo indo-cinesementre, con la fascia settentrionale, ilmedesimo altopiano si trova legatoall’immenso mondo delle steppe,accedendovi attraverso le aperture delKhorassan , della Battiana o del Caucaso. È generalmente ammesso, oggi, che daipassi del Caucaso siano arrivati, nel corsoo anche alla fine della seconda metà del IImillennio (a.C.), gli Ariani storici, unaparte dei quali si stabilì sull’altopiano,mentre un’altra proseguì oltrel’Afghanistan, fino alla terra indiana.Ma l’Iran, se per la sua partecipazione eper la sua configurazione, è terra ditransito, fu anche terra di alta cultura;dacchè l’impero Achemenide vi ebbesostituito l’impero Assiro-Babilonese,anche la Persia achemenide, come lo statoAssiro-Babilonese, anzi come tutti gli statimesopotamici che precedentemente vi sisono susseguiti dai tempi più remoti,guarda verso l’occidente. Le due valli incui si trova la culla del nostro universocivile, la valle dei fiumi Tigri Eufrate e laValle del Nilo, sin dalle origini erano statein relazione l’una con l’altra attraverso lacurva di quella “Fertile Mezzaluna”disegnata nell’interno, e poi, lungo la costamediterranea, attraverso corsi parallelidell’Eufrate, dell’Oronte e del Giordano.Tremila anni dopo, la Grecia ha preso ilposto dell’Egitto, la Persia quello diNinive e Babilonia. Il mondo civile mezzoellenico e mezzo persiano si presenta, allostesso modo del mondo occidentale-orientale di un tempo, come un dittico lacui cerniera passi talvolta a Occidente,talvolta ad Oriente dalle spondeAssiro–Egiziane.Qui, durante il V e il IV secolo a.C., hannoluogo nella realtà della storia le scene diuna nuova Iliade. Atene e Sparta resistonovittoriosamente dai tentativi di egemoniadi Dario e Serse, i quali, attaccando laGrecia, miravano a creare un imperouniversale. Cento anni dopo, la reazione:per la prima volta -e l’unica nella storia- laGrecia, unificata sotto la denominazionemacedone, volta le spalle al mare epenetra verso Est, facendo proprie, a suavolta, le mire imperialistiche degli Achemenidi. La prodigiosa avventura diAlessandro Magno non ebbe le

conseguenze che si riprometteva. Altermine del suo periplo, egli aveva tentatodi operare la fusione di due mondi: nonsolamente di due culture, di due stati, didue forme di governo, ma persino di duerazze, di cui le sue nozze con la figlia diDario III Codomano, seguita da un corteodi diecimila sposi greco-persiani dovevanoessere l’inizio e l’emblema.Ma i principi Seleucidi, suoi successori, sidisinteressarono dell’Iran. Vero erede delsuo pensiero non fu la Grecia ma l’imperoromano, i cui confini orientaligiungeranno talvolta fino all’Eufrate, maioltre.La razza iranica, come giustamentesegnala il Grousset, era divenuta con gliAchemenidi la razza imperiale dell’Asia.Mentre la Grecia non riusciva ad elevarsi,in fatto di organizzazione politica, al disopra della “Polis” e lo “Stato” rimaneva“la Città”, i Persiani avevano elaborato unorganismo che, nella sua unità,conglobava paesi di razze e di linguedifferenti, riuniti nell’ingranaggio di unavasta amministrazione e protetti da unesercito contro le invasioni straniere,soprattutto contro la minaccia

permanente dei nomadi del Nord edell’Est. Il linguaggio che Dario utilizzanei testi sulla fondazione dei palazzi diSusa e di Persepoli, testi che a noi fannocomprendere le pietre, le terrazze, lescale, le colonne, i bassorilievi di queimedesimi palazzi eretti per la celebrazioneannuale di un omaggio, rivela quale fosseil tono di questo impero, animato daspirito di associazione più che da volontàdi dominio.Qui sotto è riportatal’iscrizione sulla tomba di Dario, da cui sievince chiaramente il suo progettouniversalistico legato ad una delle primereligioni monoteistiche apparse al mondo: “Un gran dio è Ahura Mazda, che ha creatoquesta terra, che ha creato il cielo lassù, cheha creato l’uomo, che ha creato la felicitàper l’uomo, che ha fatto Dario re, un re dimolti, un signore di molti. Io sono Dario, ilGran Re, Re dei Re, di tutte le stirpi umane.Possa Ahura Mazda proteggere me dallasciagura, e la mia casa reale e questa terra.O uomo, ciò che è comando di AhuraMazda non ti sembri ripugnante. Nonlasciare il giusto cammino, non insorgere inribellione !”Possiamo dire che l’era proto-iranica siadurata fino agli Achemenidi, poichésolamente da allora datano i documentiscritti raccolti, i quali ci permettono diricostruire la storia. La presenza dei Medie dei Parsi era stata notata, è vero, negliscritti del IX secolo a.C., ma soltanto tresecoli più tardi appare una scritturapropria agli abitanti dell’altopiano econforme alla lingua che vi si parla.Un simile ritardo è dovuto, senza dubbio,alle difficoltà che gli uomini dovettero

superare per organizzare la vita su questaterra, ancora oggi , per metà, non altro chedeserto salato, per l’altra metà bisognosadi essere fertilizzata dall’impianto di tuttauna rete di canali. Fra le vallate del Tigri edell’Eufrate, da una parte, e dell’Indodall’altra, si eleva l’immenso altopiano diforma trapezoidale, chiuso in una cerchiadi alte montagne del quale una sola parteforma il territorio dell’Iran politicoattuale. Si può dire che la Persia cominci apiù di cento metri sopra il livello del mare.Le catene montuose che lo attraversanosono molto più giovani delle Alpi e,perciò, molto più alte. Queste sono le basidell’Himalaya, che poi finiranno perdiventare il tetto del mondo in Nepal. Duesono le principali catene montuose checosteggiano l’Iran: al Nord, la catenaAlborz, e, ad Ovest, i Zagross. E, poiché ifiumi sorgono tutti nel cuore di questigiganti, le città sono di conseguenzaubicate vicine all’acqua e ad altitudinielevate.Quanto al centro dell’altopiano, che èconcavo, il punto più basso della suadepressione è a 600m.E il clima? È il punto più asciutto della

terra.Curioso destino quello di questa regionecosì sfavorita e tuttavia così vicina ad unavallata che, per tre o quattro millenni, fuuna sorta di strada regale, dove si compìl’ascesa dell’uomo verso la civiltà.L’altopiano, pur così prossimo ad essa, èrimasto fuori da questa “storia”. Daquando incomincia ad affermarsi, pressogli abitanti della valle, un certo potere diespansione, essi guardano ad Occidente,dove trovano società che, come laloro,sono in corso di formazione. Ad ontadella distanza, sarà con gli abitanti dellacosta mediterranea e con quelli dell’Egittoche essi stabiliranno rapporti d’amicizia.Nella ricerca delle fonti del genio iranico,bisogna tenere debitamente conto dellaparte che vi sostenne la magia della luce inun paese conformato in modo che glieffetti dell’altitudine si combinassero conquelli della siccità. Se il centrodell’altopiano è “il punto più secco dellaterra”, è anche il luogo della più bella lucedel mondo. Il viaggiatore che vi accede daSud, partendo dal golfo Persico, risalendoverso Tehran e passando per Kaserun,Shiraz, Persepoli, Isfahan… è abbagliatodalla trasfigurazione progressiva delpaesaggio che sta attraversando; il mondo,qui, ha perduto ogni densità, ogni peso,ogni consistenza, per farsi puraluminosità: e questa è tale che lemontagne, alleggerite della loromaterialità, sembrano sospese, immobili,nell’aria che le penetra. Sembrerebbe dipoter passare la mano, senza ostacoli,attraverso quei monti, la cui sola realtà èquella del loro riflesso color gemme,

azzurre o rosa, bianche o paglierine. Nulla di pittoresco. Lo sguardo scorre suuna zona rilucente in cui il particolareintraveduto si fonde in un chiaro nastrocolorato e il colore stesso ha la levità di unraggio. In nessun altro luogo ci fu dato,mai, di penetrare così, in modo naturale,in una terra divenuta cielo!Come non ricordarsi, allora, che questo èil paese di Zoroastro e della sua religione,di cui Ahura Mazda è il Dio più grande?Egli è il cielo, è la luce; ed il suo simbolo èil fuoco. Ma “non può avere immagini disé” proprio come questa terra. Il mondocreato da Ahura Mazda è puro e perfettosenza nessuna forma di male, gli abitantidi questo mondo sono anche loro perfetti,non si ammalano, non hanno fame, nonhanno sete, tutte le creature sono statecreate per fare del bene. Solo dopoapparirà la figura di Ahriman, Dio delmale, dell’oscurità, delle tenebre, delfreddo, delle carestie, (incontrapposizione ad Ahura Mazda) coluiil quale portò con sé la vecchiaia, lamalattia, il buio (prima si viveva sempre digiorno ed il tempo non era ancoraconcepito). Ed allora Zardtosht(Zoroastro), insegna a scacciare il male efonda, così, questa “religione” su trefondamentali, disadorni piedistalli:“Pend?r nik, Kerd?r nik, Goft?r nik”. Dalpersiano: “Pensar bene, Esser buoni,parlare bene!”. Se si eseguono questiprecetti, si diventa buoni e perfetti,semplicemente evitando il male. E perquesto altro non serve che avere delsemplice buon senso, perché ogni essereumano nasce puro e, solo se si allontanadai tre principî avrà da preoccuparsene.L’uomo aveva libera scelta di decidere daquale parte schierarsi, se far partedell’esercito del maligno o se guadagnarsiil bello. Zoroastro postula due diversistadi dell’essere (Ahu), che si possonotradurre pressappoco con l’esistenzamateriale e quella spirituale. Tutto questoè riportato nell’Avesta, poiché anchequesta era una religione del libro, comepoi saranno il cristianesimo e l’ebraismo,che da questa prenderanno anche tantirituali e storie. Infatti, secondo ilMazdeismo,(da Ahura Mazda derivaanche il nome della religione), la vita ebbeinizio dalla creazione di un Toro ucciso daAhriman. Il seme del toro, caduto sullaterra fertile genera il primo uomo e laprima donna. Ahriman allora seduce laprima donna con offerte di frutti maturi elatte, lei si cede al peccato e così anche ilsuo compagno, perdendo, così, il posto inparadiso che viene infestato da bruttianimali, come il serpente ed altri rettili,animali che rappresentavano il male e cheerano prediletti dal Dio malvagio; come sivede, chiari parallelismi troveremo, inseguito, nelle più famose religionimonoteistiche.

NOVEMBRE [email protected] 3

STORIA

PepeDIRETTORE

Mario di FilippoREDAZIONE

Ilaria Zuccaro · Stefania Di LelloChiara Ceddia · Puria Nafisi Azizi

Denise ArmillottaCOLLABORATORIAntonio Iannaccone

OSPITEAndrea GiacaloneDISEGNATORESalvatore Cocca

GRAFICAPuria Nafisi Azizi Marco Testore

SITO INTERNET Giovanni Berton

Alle Origini del Tempodi Puria Nafisi Azizi

4 [email protected] NOVEMBRE 2002

(continua dalla prima) della satiragiacchè, fino a prova contraria, sidovrebbe poter ridere di tutto quanto èrisibile alla stessa stregua. La sola ideadella politicizzazione faziosa di un autoresatirico fa piangere o, appunto, ridere. Dal canto loro i facili difensori dellalibertà di critica ribattono che oggi più chemai è meritevole e doveroso evidenziare imali della classe politica e dei potenti,ossia del centro destra, ossia diBerlusconi, e invitano i comici a rincararela dose. Senza comprendere che questoatteggiamento non fa altro che rafforzarela staticità e l’arroccamento culturaledella satira. Una battuta sul potere oun’imitazione del politico divertono evanno bene, ma per favore, non le sispacci per baluardo della libertàd’espressione o peggio, per avanguardia; èsolo deja vù. Veniamo infatti da secoli diironia sui potenti . Ma veniamo anche dasecoli di giullari compiacenti al soldo deglistessi potenti per la ridicolizzazione deiloro avversari. Ho l’impressione che oggiprevalga questo secondo filone. Ciò detto, vorrei lanciare un invito daqueste colonne a tutti gli “addetti ailavori” dell’ umorismo, a esercitarsi sumaterie un po’ più originali rispetto alsemplice e ormai scontato sfottò neiconfronti del potente di turno, e vorreiincitare i satiri praticanti o sedicenti taliad azioni più provocatorie. E’ vero che lasatira dev’essere trasgressiva, però èimportante pure vedere verso chi erispetto a cosa, a quali valori e a qualicostumi. Faccio un esempio. Conoscetevoi un filone satirico che prenda in giro ilpolitically correct, che ironizzi sui nuovidogmi inviolabili del nostro tempo?

Avete mai sentito qualche battuta suglihandicappati, i ciechi, gli spazzini, i bidellie sul falso buonismo che li circonda? Vihanno mai fatto ridere della retoricamultirazziale ed ambientalista,terzomondista e no-global, partigiana ecomunista? No, questi sono tutti territorinon ancora violati.. Si preferisce, sai chenovità, scherzare pesantemente sul sesso,oltre che sul centrodestra ovviamente, masul politically correct giammai.Proprio tutto il contrario di quel che si

dovrebbe chiedere all’umorismo, e cioè diuscire, almeno ogni tanto, dal guscio deitemi politici e di rivolgere l’ attenzione aicanoni del ben-pensare comune.Ecco, noto che questa satiraapparentemente coraggiosa e da moltistrumentalmente e a più riprese indicatacome vittima del Grande Fratellomediatico ( indovinate chi è ?) è in realtàconformista, pigra, e anche un po’paurosa, perché attacca quel che è giàattaccato, per di più col benestare del

pubblico pagante.Chiediamole allora di distorglierel’attenzione dal potere. Chiediamole diprovare a rovesciare - anziché il potere - lalogica comune. Date un’ occhiata qui a fianco. Leggete questa pagina del Candido diGuareschi e di Mosca, dei tanti che vi sidedicarono. Altri tempi, allora. Per unarticolo davvero si rischiava la pelle.Nessuno rimpiange quel clima, ma è purvero che proprio quel clima di divisioneda guerra civile,di scontri di piazza, ditruci spedizioni punitive, quale era quellodell’Italia dell’ultimo dopoguerra, hasaputo produrre, - Guareschi in testa-una delle satire più belle e corrosive ditutti i tempi, a dimostrazione che quandoi veri valori sono in gioco, e i pericoli sonoreali, la satira sa fare il suo mestiere.Quelgruppo di giovani intellettuali seppeprodurre alcune delle trovate grafiche elinguistiche più geniali che la storia dellasatira possa annoverare. I “Trinariciuti”, ad esempio, impagabileneologismo rivolto a tutti gli zelanticonformisti ( quelli dell’ “ObbedienzaCieca, Pronta, Assoluta”) che da sempresono pronti a venire in soccorso delvincitore e della tesi dominante, e in nomedi questa rinunciano spontaneamente alleproprie facoltà di critica. Guareschi volledisegnare questa tipologia umana e volleraffigurarne il volto aggiungendo unaterza narice alle due già in dotazione. Ilperché è spiegato nelle colonne qui difianco. E se quelle parole e quei disegni visembreranno scritti ieri ( e invece hannoquasi sessanta anni ) è solo perché il“soggetto” non è mai passato di moda.Mario di Filippo

LUOGHI COMUNI LA SATIRA CONFORMISTA E I TRIARICIUTI

CANDIDO E LA TERZA NARICECandido

Lo sappiamo: Candido vi delude. Vi parefiacco, smorto, quasi distaccato dalla vita.Invano avete cercato nelle sue pagineattacchi, polemiche, insulti, accuse,sarcasmo. Gli uomini di Candido sonoforse dei sorpassati? Non sanno fare dellasatira politica? Ecco: noi cerchiamo di faresemplicemente dell’ umorismo. Potremmofare della satira e, crediamo, ci riusciremmodiscretamente bene: ma, francamente, nonci va di stare in agguato per buttarci addossoa tutti coloro che in questo travagliatomomento tentano di fare qualcosa. Diconsiderarli a priori nemici per il semplicefatto che hanno un posto di comando. Noisiamo del parere che chi fa sbaglia e che,adesso, l’importante è fare qualcosa.Cercarsi delle grane, non evitarle. Per noil’unico vero nemico del popolo è la retorica.La retorica ubriaca le masse, di qualunquecolore esse siano, e le spinge a ricadere inerrori fatali. Retorica, divismo e mancanzadi senso umoristico: ecco i nostri più grandiguai. Candido vuole semplicemente aiutarvia trovare la via dell’ umorismo per metterviin grado di combattere la retorica. Quinditrascura gli uomini e le loro piccole miseriepersonali e si rivolge solo verso il costume.Si potrà dire che noi non riusciamo amettere in pratica le nostre idee. Si potràdire che la nostra voce suona gracile inmezzo a questo vociare. Ad ogni modol’intenzione è buona. L’inferno è lastricatodi buone intenzioni, metteteci pure anche lenostre. Se non altro staranno al caldo.G. Guareschi (Candido1,5-1-1946)

La terza narice

[…]Questa faccenda della terza narice è–riconosciamolo- una trovata graficanotevolissima, in quanto permette di

definire un tipo e una mentalità col sempliceausilio di un buco, un piccolo buco il quale,praticamente, si risolve in un circoletto dirapidissima messa in opera.Io mi spiego sempre con esempi e Le dico,caro lettore, che nella categoria “intellettualio similari” considero avente diritto alla terza

narice quel “socialista nenniano” il qualeha inviato alla sottoscrizione per Brera lire 1spiegando che “l’arte non ha bisogno diaccademie”. Tre narici hanno i membridella commissione toponomastica che, aVenezia, ha tolto a una via il nome diGabriele D’Annunzio per darle altro nome.Tre narici la commissione che a Piombinoha sostituito il nome di Piazza Umberto 1con quello di Piazza Bresci (uccisore diUmberto 1). E così via.Nel campo meno intellettuale consideroappartenenti alla categoria dei trinariciutiquello del “terrazziere trinariciuto”.

Il fatto fresco e ancora fragrante didemocrazia progressiva è successo inEmilia, nel fondo Grizzaga di Colegarola.Questo podere fu acquistato per procura daun minatore emigrato all’estero, coi suoirisparmi. L’antico proprietario rimase sulfondo come colono 17 anni ancora, poi

venne acontrasti colm i n a t o r er impatr iatoche ottennesentenza disfratto. Unafolla diterrazzieri sioppose e ilp r e f e t t orimandò at e m p imigliori los f r a t t o .Intervenne ilM i n i s t e r odegli Interni,ma iterrazzieri siscatenaronoancora e lacosa finì in

niente. L’ ex minatore (promosso daiprogressisti emiliani “negriero”) trovò unanuova sistemazione per il colono e lo sfrattoebbe luogo e arrivò un nuovo colono.Ma laCamera del Lavoro ordinò ai terrazzieri dirimanere “mobilitati e in vigilante attesa” eil nuovo colono ricaricava armi e bagagli eterrorizzato se la squagliava. Fu trovato unaltro mezzadro ed ecco che una settimanafa ignoti “mobilitati in vigilante attesa” sistufano di attendere: entrano nel fondo ,abbattono sei olmi e tagliano 190(centonovanta) ceppi di vite facendo trovareaffisso il seguente cartello: “Questo è il

primo esempio, contadino fascista! Cosìsarà di te!”.Cioè abbattuto come un olmo. E ilcontadino diventa fascista perché, per iterrazzieri a tre narici, chiunque ostacoli laloro marcia è fascista.Ecco, caro lettore: quando diciamoterrazzieri a tre narici, intendiamo questiterrazzieri che purtroppo sono molti.Hannodiritto alla terza narice anche i dirigenti diquella Camera del Lavoro, i veriresponsabili a parer mio, di questi scempi.Quindi succhiello-omaggio per praticarsiappunto la terza narice.Ammesso, beninteso, che ancora nonl’abbiano.Caro lettore, io potrei continuare aelencarLe degli esempi. MA oramai ilconcetto deve esserLe chiaro. E quindi Ellanon si deve sentir toccata quando mi vededisegnare tipi con tre narici. Perché nel mioconcetto base, la terza narice ha una suafunzione completamente indipendente dallealtre due: serve di scarico in modo da tenersgombro il cervello dalla materia grigia epermette nello stesso tempo l’accesso alcervello delle direttive di partito che,appunto, debbono sostituire il cervello cheappartiene ormai a un altro secolo. Nondico a un’altra era perché la terza nariceesisteva anche nell’altra era, ma era proibitomostrarla, e tutti dovevano portarlaabilmente mascherata. Non ho niente altroda dirLe. Naturalmente la terza narice nonè una strettissima prero-gativa delle sinistre:io credo che ce ne siano molte altre,distribuite un po’ in ogni dove: quanta genteha la terza narice e non lo sa ancora? Leconfesso che anch’ io alle volte, rileggendoquello che ho scritto e che pur-troppo è giàstampato mi guardo perplesso allo specchio.Attenti dunque alla terza narice!G.Guareschi (Candido 14, 5-4-1947)

-Morte agli agrari affamatori del popolo!

-Ecco, guardando di quassù uno si spiega la faccnda dei 4 milioni difascisti e dei 45 milioni di antifascisti

noi per mezzo dei quali potrete giudicarevoi stessi se abbiamo o non abbiamoimparato la grande lezione dei nostri illus-tri predecessori.Uno spunto di riflessione - prima di las-ciarvi liberi di cestinare la vostra copia delgiornale…guai a voi! - : in una societàche dell'amore e dell'erotismo dice emostra tutto, in un mondo e in un tempoin cui non si immagina più e si è smesso digodere della lenta e graduale scoperta, cir-condati da persone per cui il piacere ètutto e subito, non è dolce guardarsi indi-

etro e riscoprire il conturbante mistero delnon detto, dell'allusivo, del sottinteso?Non è stupendo lasciare che la nostra fan-tasia sia accarezzata da versi così sensualigià solo per la loro musicalità? Non rab-brividite di desiderio e di voracità catturatidai profumi e dai sapori che emergono daqueste righe? Il piacere intenso che proviamo nel leg-gerle è il frutto sublime e perfetto di unapoesia che coinvolge tutti i nostri sensi,ogni parte di noi, il corpo e lo spirito.Dunque, lasciatevi sedurre e… buona let-tura!

NOVEMBRE 2002 [email protected] 5LETTERE

Invito alla Poesia sensualeSEGUE DA PAGINA 2

Beato è, come un dio,chi davanti ti siede e ti ode,

e tu dici dolci parole e dolcemente sorridi.Subito mi sobbalza, appena

ti guardo, dentro nel petto il cuore,e voce più non mi viene

e mi si spezzala lingua, e una fiamma sottile

mi corre sotto la pellecon gli occhi più niente vedo,

romba mi fanno gli orecchi, sudore mi bagnae tremore tutta mi prende,

e più verde dell'erba diventoe quasi mi sento,

o Agallide, vicina a morire.Saffo , fr.2D

Ilaria Zuccaro

Venite, quanti siete, endecasillabi,venite da ogni in quanti siete:

c'è una puttana che mi prende in girodichiarando che non restituirà

le vostre tavolette, se accettate:diamole addosso e domandiamo il nostro."Chi è" chiedete. Ma è quella che vedete,che cammina da troia e mostra i dentitipo soubrette di quelle voltastomaco,

con un muso da cane gallicano.Fatele cerchio intorno e reclamate:

"Brutta puttana, fuori quelle lettere.Fuori, brutta puttana, quelle lettere"."Tu te ne freghi? O cesso, o lupanare,

o tutto ciò che è più immondezzaio…"Non pare che così sia sufficiente.

Catullo, carme 42

Nuovamente Erosdi sotto alle palpebre languidomi guarda coi suoi occhi di mare:

con oscure dolcezzemi spinge nelle reti di Cipride

inestricabili.Ibico

Eros, come tagliatore d'alberimi colpì con una grande scure,

e mi riversò alla derivad'un torrente invernale.

Anacreonte

E qui con impeto, dominatrice,versa Afrodite nelle tazze d'orochiaro vino celeste con la gioia.

Saffo

Ho parlato in sogno con te, Afrodite.Saffo

Il non - ti - scordar - di - me fiorisceSolo per te, amore mio, per te,

accanto ad un ruscello dischiudonoi suoi petali un tenero blu.

E poi, di notte, quando le stelleRisplendono e ti guardano dall'alto,

quando l'alba vince l'ultima stella della notte,questa sparendo sembra dire: "Sarai mia?"

Il non - ti- scordar - di - me fiorisce,teneri occhi così dolci e blu,

mi senti, amabil fiore?Ascolta la sua voce!

Anonimo cinese, Il Fiore

Lungi siate, o litigi, e voi, battaglieDella lingua mordace! I dolci dettison del tenero amore il nutrimento.

Ovidio

Non te l'ho gridato, mio cuore, "Per AfroditeSarai preso in un amore infelice ,se continui a volare sul vischio"?

Non te l'ho gridato? Ma sei stato preso, ed adessoPerché agitarsi invano? Lo stesso Amore ti ha legato le ali,ti ha gettato nel fuoco e sparso di dolci profumi;alla tua sete ha dato da bere lacrime calde.Meleagro

O cancelli del tutto l'amare, Amore, oppure vi aggiungil'essere amato; o sciogli o comunichi il desiderio.Lucillio o Polemone

"Bisogna fuggire l'Amore." Fatica inutile: a piedinon posso sfuggire a chi m'insegue implacabile, ed ha le ali.Archia

Il tuo bacio è un vischio, Timario, gli occhi una fiamma;come guardi bruci, come tocchi incateni.

MeleagroArmati d'arco, Afrodite, e vattene tranquillamente

a cercare un altro bersaglio: non più posto per le feriteArchia

Dentro il mio cuore Eliodora, che parla così dolcemente,anima della mia anima l' ha fatta Amore medesimo.Meleagro

Se salvi i naufraghi in mare, Afrodite benigna,salva anche me che sto morendo, naufrago in terra.

Alceo

Una ragazza mi ha dato un bacio di sera, con le labbra umide.Era nettare il bacio (la bocca stillava nettare),

e mi ha ubriacato il bacio, a lunghi sorsi ho bevuto l'amore.Agazia

Solo l'amante sa quand'egli morrà e di che morte;e non teme la guerra o il soffio di Aquilone.

Se pure ei sieda al remo di già, fra i canneti di Stige,le cupe vele mirando della barca infernale:

sol che per l'aure suoni, chiamandolo, un grido di lei,contro il destino inflessibile ei rifarà il cammino.

Properzio

Era notte e la luna rischiaravaTra le stelle minori il cielo azzurro

quando giuravi sulle mie parolegià sicura di offendere gli Dei

grandi. Dicevi, mentre ti avvinghiavia me tenacemente con le braccia

e più stretta dell'edera sul troncoalto dell'olmo:- Fino a quando il lupo

sarà nemico alò gregge, noi vivremo unitidi questo amore mutuo-. Soffrirai

molto, o Neera, tu del mio coraggio:che se in Flacco rimane ancora l'uomo

non sopporta che tu conceda notticontinue a chi ti piace più di me.

Possa tu vincere in bellezza Nireo,oh non t'invidio: presto

l'amore piangerai passato a un altro.Ma così riderò quel giorno anch'io.

Orazio, epodo XV

Sul davanzale, la rosae là sul tetto, la colomba.

La vedi ora, guarda!La colomba vola alla rosa,

lei bianca, rosso il fiore,rosso e bianco stanno insieme

bianco e rosso insieme s'amano.Ma vola via poi la colomba.

Oh mia bella colomba biancaTu dimentichi il mio davanzale,

oh mia bella colomba bianca,ritorna qui un istante.

Anonimo cinese, La colomba

(Continua a pag. 6)

6 [email protected] NOVEMBRE 2002

LETTEREATOMICA E ISLAMInvito alla poesia sensuale

(Continua da pag. 5)

Né la notte né il giorno mi danno riposo; per opera degli incanti sta sul mio cuore un suggello visibile.Amori alati, che così bene sapete volarmi addosso,non avete mai la forza per volare lontanoMeleagro

Colpiscimi col fuoco, con la neve, col fulmine anche,se vuoi; gettami in mare o in un precipizio.Chi è sfinito dai desideri, domato da Amore,Ascelpiade

Bello è morire amando; più bello godere di un unicoAmore. Ah, si, ch'io goda da solo l'amor mio!Properzio

Dolce è il bacio di Europa, anche se tocca appena le labbra,dolce anche se sfiora appena la bocca;non è alle labbra che s'accosta, ma preme la bocca,e dal profondo rapisce l'anima intera.Rufino

Mi sfuggi, Cloe, sei come un cerbiattoche cerca alla montagna senza viela madre spaventata, e porta in cuoretimore vago di vento e di selva:e se al venire della primaveraabbrivida la frasca, se il ramarrosfruscia tra il rovo, treminel cuore e nei ginocchi.Ma non t'inseguo io come una tigreferoce, non voglio infrangerti.Allora lascia la madre, è tempo di marito.Orazio, odi 1,23 L’amorosa Asclepiade ha gli occhi come il mare quieto,

persuade tutti a navigare l'amore.Meleagro

Cerco già da un pezzo per tutta Roma, una ragazza che dica di no.Come se dire di no fosse sconveniente, vergognoso, proibito: nessuna dice di no.

Allora non c'è nessuna casta? Ce n'è a migliaia.Che cosa fa dunque una ragazza casta? Non si concede, eppure non dice di no.

Marziale, I, 72

Lungi siate, o litigi, e voi, battaglieDella lingua mordace! I dolci dettison del tenero amore il nutrimento.

Ovidio

C'è una favola nota a tutto il cielo,quella di Marte e Venere, sorpresi

dai lacci di Vulcano. Marte,preso da folle amor per Citerea,

da guerriero terribile ridotto s'era a trepido amante.[…]

Chiama gli dei Vulcano: i prigionieridanno di sé spettacolo. Si dice

che a stento raffrenò Venere il pianto.Ovidio, Ars Amatoria

Finito il secolo del terrore atomico, inquesto inizio millennio, persino l’armanucleare non è più un tabù.Un avvenimento goliardico e uno serio lodimostrano. Prima notizia faceta: il 26febbraio scorso il New York Times harivelato che in un tragicomico carnevalebellico, Osama Bin Laden, nell’ansiatravolgente di procurarsi un armamentoatomico, avrebbe ricevuto da alcunitrafficanti, invece del prezioso materialenucleare, un “pacco” ben camuffato dispazzatura radioattiva. Seconda notizia seria: in base ad unrapporto segreto del Pentagono, resopubblico in occasione dell’11 Marzo, gliStati Uniti avrebbero predisposto laconcreta possibilità di impiego di arminucleari “di piccolo taglio” contro settePaesi. Entrambi i fatti, a prima vista,paiono ridimensionare il ruolo e ilsignificato dell’atomica nel nostro tempo,materialmente e idealmente “rimpic-ciolita” fino ad diventare una patacca perdittatori in crisi o, al più, un’arma anti-terroristica. Ma, allo stesso tempo, dietrola facciata farsesca e “minima”, lacaratterizzano come un micidialestrumento che ora pare concretamenteutilizzabile e tutto sommato alla portata dimolti. Con un pericoloso significato in piùche il ridimensionamento della bombacomporta, ovvero quello di renderla una“speranza” concreta per i popoli, che puòassumere i caratteri di un surrogatosociale e tecnologico del sentimentoreligioso. Caratteristiche che, nel casoislamico, trovano un esempioemblematico. Non molto tempo fa l’ImamMohammed Seyed Tantaui (la massimaautorità sunnita) sosteneva, intervenendoai lavori della ‘Conferenza sull’opzionenucleare in Medio Oriente’: “Il possessodell’arma nucleare è diventato un obbligoreligioso per dissuadere i nemici deimusulmani”. Dovere giustificato, secondoTantaui, da una frase rivolta dalsuccessore stesso di Maometto, Abu BakrEl Sedik, ai suoi comandanti: “Se vicombattono con la spada […],combatteteli con la lancia”.Dichiarazioni che conferirebberoall’atomica un preciso significatosimbolico, un segno di potenza politico-religiosa tale da indurre il nemico, ilmiscredente, alla ‘dissuasione’ e, perchéno, alla conversione. Insomma, unamanifestazione della Potenza Divina dafare propria e utilizzare per la Sua gloria.Ed in effetti, moderato o integralista chesia, proprio sul punto della necessità di unarmamento atomico, nessuno Statomusulmano pare avere dubbi. Oltre al giàcitato Afghanistan, anche Pakistan, Iraq,Iran, Libia ed Egitto si sono prodigati infrenetiche attività nucleari quantomenosospette di essere indirizzate ad usobellico. Se pare difficile misurare quantovasto e convinto sia il consenso popolarelegato alla “bomba islamica”, è forse inquesta sede più interessante capire sel’intreccio “atomico-religioso” sia unacaratteristica genetica dell’Islam. E, diriflesso, quale sia in generale l’approccioreligioso all’argomento, in particolare diquello cristiano. Innanzitutto, occorrericordare come nei paesi a guida islamicail fattore religioso trascenda spesso inquello politico. Scrive Giuseppe WalterMaccotta, ex-ambasciatore presso Israele,Jugoslavia, Unione Sovietica: “Moltisostengono che economia e moneta sianodiventate preminenti come criterio dellagerarchia degli Stati, ma [..] la miaesperienza decennale nei Paesi comunisti,dove quest’opinione era dogma, mi harafforzato nell’idea della rilevanza,talvolta preminenza, dei fattori nazionali,religiosi, psicologici, delle passioni”.

Osservazione tanto più evidente neglistati a guida musulmana, comeAfghanistan e Pakistan, in cui il possessodell’atomica può assumere, come si vedein questi giorni, un significato di “doveredi riscatto” insieme popolare e religioso.E forse non è casuale che proprio laparola ”dovere”, anzi la più stringente“obbligo”, sia stata usata da Tantaui perdefinire il senso in cui l’atomica è intesa inambiente musulmano. Un interessantepunto di partenza per chiarire gli aspettireligiosi dell’interesse islamico per labomba è la definizione riportata daVittorio Messori (in “Pensare la storia”,edizioni paoline). Secondo lo scrittore,l’atomica sarebbe “lo sbocco logico ecoerente della storia del mondo, questavicenda continua di ostilità fra uomo euomo; sbocco che ha infine portato allaconcentrazione della massima energia nelminimo spazio, per dare la morte”. Inaltre parole, nella bomba si può vederecome un contenitore della parabolaumana, in cui coesistono simbolicamentela massima possibilità terrena di creare (la“massima energia” ricavata dalla materiainerte) e la massima possibilità di distrug-gere (l’apocalisse, la fine del mondo).Recentemente, il cardinale JosephRatzinger, prefetto per la Dottrina dellaFede, pur salvaguardando il diritto allalegittima difesa di un popolo, ha espressocondanna verso l’uso di un sistemaatomico, che “può forse escludere ognidiritto alla difesa”. Una conferma delfatto che non vi possono essere dubbisulla tentazione di dominio, di annul-lamento dell’avversario che, in un’otticacattolica, l’atomica esprime. Anche seusata solo come strumento “dissuasivo” o“difensivo”. Eppure, di fronte all’abissonichilista in cui l’uomo può condursi, laproposta cristiana sembrerebbe quella diun paradossale rilancio di fiducia neiconfronti della creatura, nelle cui mani èstato messo qualcosa di ben più potente diuna qualsiasi bomba: la possibilità di“uccidere” Dio e di salvarsi ricono-scendoNe il volto. E anche la facoltà dimangiarNe quel corpo la cui “energia”,per chi voglia riconoscerla, irradia neltempo da duemila anni.

CAMPAGNA ACQUISTI AL POLITECNICO: INCENTIVIALLE NEOISCRITTE

Single Jungle

Luci, musica, alcool, fumo, testosterone comeossigeno…Tutto ciò concorre a trasformaredonne normali e quiete di giorno in lupiesibizionisti e affamati di notte.La ricerca ossessionante di originalità, bellezzae sensualità si esaurisce in poche ore.Le “single”, la realtà della nostra epoca,studiano in modo quasi maniacale undettagliato programma per rendere unasera…LA SERA!La discoteca è il luogo di incontro sicuramentepiù frequentato per la ricerca dell’uomoperfetto, in pratica colui che non parla e chenon sente, agisce soltanto. Giochi di sguardi egestualità sono i modi più usati e menocompromettenti per abbordare. Si fissa ilprescelto, si balla in modo più ricercato perattirare la sua attenzione e, quando lui se neaccorge, il sorriso è l’arma segreta. Se lui èabbastanza sveglio da capire e agire e leiabbastanza carina e paziente da aspettare, lacosa è fatta! Se, invece, i segnali non vengono colti, pazienza,si passa ad un altro; viene fuori il coraggio cherimane latente e nascosto negli altri giorni, ci simette in gioco e si tenta il tutto per tutto.Le femmine stuzzicano gli uomini accostandosguardi da bambina ad atteggiamenti da donna,l’ingenuità di un’adolescente alla sensualità diuna pantera. Tra loro combattono fino alla morte, in modosilenzioso, battaglie feroci nascoste da falsisorrisi. Il trofeo è uno solo: L’UOMO!Egli, invece, pur curandosi e vestendosi megliodel solito, attende, quasi inerme, l’avvento diquesti esseri che ispirano lussuria e pensieriproibiti. Tentano invano di riprendere il ruolo,che gli è stato strappato a forza, di cacciatori, eanche quando pensano di averlo conquistatonon si accorgono che fondamentalmente sonostati manovrati. Vivono in una sorta di mondoparallelo, in cuiloro hanno ilpotere e le donnesono predeintimorite… sonoattratti dafemmine focose escatenate mad i f f i c i l m e n t eaccetterebbero difarle diventareragazze con cuifare sul serio.Preferiscono nonrischiare e siilludono che,scegliendo donnepoco vistose egeneralmente accondiscendenti, il “giochino”dell’uomo virile possa essere di più facileriuscita.Spero vivamente che questo non appaia ai vostriocchi come una specie di manifesto femminista.Per quanto io possa conoscere l’uomo possopermettermi di affermare che senza di loro nonpotremmo vivere. Condiscono la nostraesistenza e la rendono viva e attiva.Diciamocelo chiaramente, anche noi siamoipocrite ed indecise: cerchiamo il bravo ragazzoche sappia dare amore e fedeltà, ma poi ci

Se siete anche voi parte di quella schiera diragazze nutrite da “Sex and the City” e riviste dimoda, ma anche se non lo siete, vi sarà capitatoalmeno una volta di domandarvi che cosamettersi e come “addobbarvi” per colpire…questo è l’articolo per voi! Ci sono variesituazioni in cui una single/non si devedestreggiare, se vuole avere stile, per esempio inUniversità o al lavoro: moltevolte ci si ritrova, la mattina, dicorsa, davanti all’armadioaperto alla ricerca disperata diqualcosa di particolare daindossare… puntualmente nonlo si trova e ci si mette sempreil solito maglione e il solito paiodi jeans. Invece, con un po’ difantasia, si potrebbe abbinareun capo chic-elegante, comeuna giacca lunga e scura, diquel vecchio tailleur messo unasola volta, sopra una camicia ouna dolcevita stretch. Poteteusare i soliti jeans comodi,però, abbinati ad un paio distivali a tacco basso o amocassini allacciati. L’effetto èsorprendentemente elegantema trendy e non troppoimpegnativo. Inoltre, se portategli occhiali, non pensate chequesti vi rendano necessariamente “secchiona”:ci sono montature molto originali chevalorizzano il viso. Se volete truccarvi, puntatesu un look finto-acqua-e-sapone: tracciate unalinea marrone lungo l’attaccatura delle cigliasuperiori e poi stendete su tutta la superficiedella palpebra un ombretto avorio perlato oopaco, secondo il vostro gusto, mentresull’arcata sopraccigliare mettete un ombrettobianco perlato che donerà luce allo sguardo. Il

mascara può essere nero o marrone, ma nondeve essere eccessivo. Infine, il rossetto e il fardvanno abbinati, ossia, se scegliete un fard colorpesca accostategli un rossetto della stessatonalità o leggermente più scura; se invece usateun fard che dà più sul rosa, scegliete un rossettosimile o un gloss trasparente. Di certo con unlook del genere non passerete inosservate e

così, quando magari sulpullman noterete i primisguardi ammirati, la giornata viapparirà meno pesante. Ma ora,lasciamo da parte il dovere ededichiamoci ad un momentodi svago, l’aperitivo o la seratain genere. A Torino ci sonomolti locali che hanno fatto diquesto momento un vero eproprio rito come Lobelix o ilCaffè Elena in Piazza VittorioVeneto o l’Umberto in CorsoMoncalieri. In genere, perquest’occasione, si puòabbinare un capo da sera, peresempio una camicetta scollatao trasparente a un paio dipantaloni di taglio maschile o auna gonna da giorno. Però, ilvero must sono le scarpe, chedevono essere rigorosamentefemminili e, possibilmente, a

tacco alto; infatti, gli uomini sono affascinati dainostri trampoli, proprio perché loro nonriuscirebbero mai a sottoporsi ad una taletortura solo in nome dello stile. Il trucco,invece, deve essere più aggressivo; insomma,lasciamo da parte i colori chiari e largo a tutte letonalità di grigio e nero. Stendete l’ombrettosulla palpebra superiore e inferiore e, nella rimainterna dell’occhio, tracciate una linea nera. Losguardo diverrà immediatamente più profondoe sensuale e risulterete irresistibili; infatti, laseduzione, il più delle volte, passa attraverso losguardo. Se seguirete i miei consigli, saretesicure dipiacere alv o s t r oragazzo, adun’ipoteticap r e d a - d e l -sabato-sera esoprattutto avoi stesse:una donnache piace a ses t e s s a ,p i a c e r àanche aglialtri. Infatti,un trucco persedurre èmostrare lap r o p r i as i c u r e z z ainnanzi tutton e l l acamminata: passo deciso e falcata da top model,non c’è bisogno di avere le loro stesse misureper essere attraenti, ma solo la loro stessasicurezza di piacere e state certe che non saretesmentite dagli uomini che vi circondano.Stefania Di Lello

r i t r o v i a m osempre apiangere perl’uomo che ci hatrattate comedelle nullità.Anche perché ledonne hannouna manieratutta particolaredi tormentarsi.E’ un’ eternasfida tra il voleree l’avere. Ioadoro lacavalleria, comela maggior partedelle donne. Il

corteggiamento è l’insieme di quei piccoli, maimportanti gesti che le donne notano congrande attenzione e che permettono all’uomodi “acquistare punti”. Quindi, non credete acolei che dice di non avere bisogno di questiparticolari atteggiamenti, sono la nostra droga eil trip è l’amore. A questo punto, citerei una massima che puòconcludere quanto fino ad ora scritto: “Lei e lui: due piatti della bilancia. Che pretesa, e che noia,vederli sempre in perfetto equilibrio.”Chiara Ceddia

Costume ModaManuale per la donna affascinante

LA PERENNE MINACCIA DEL MATRIMONIOLA STORIA

RICORDARE MUCCIOLINOVEMBRE [email protected]

TEMPO DI OSARE

(Segue dalla prima)..IL TERZO ESCLU-SO. Ma l'opera dello Spirito Sterilizzantesi concentra in particolar modo contro laforma più molesta di imbecillità deipromessi innamorati, ovvero contro laloro insana e irragionevole tentazioneprocreatoria. E' imbarazzante la tes-tardaggine con cui due esseri voglionoripetere il rito inutile e arcaico di propa-gare la loro unione e il loro affetto nellemembra di un corpicino vivo. Tanto che,giustamente, lo Spirito Pedofobo, nelfrangente, si prodiga senza badare a spesein un arsenale anti-poppante da fareinvidia a un dittatore medio-orientale: pil-lole abortive pre, post e durante; raschiet-ti, pompe-di-bicicletta-con-vasetti-di-marmellata (metodo Emma Bonino), cuc-chiaini raccogli-membra; e, per finire,arnesi di guerra pedofoba preventivacome spirali, profilattici, contraccettivivari. Già mi pare di sentire l'obiezione diqualche anima bella, presa da inteneri-mento da "occhioni del cucciolo" e incu-rante di fronte alla minaccia serissima cheun corpicino del genere può portare all'u-manità, nella sua spedita marcia verso laprogredita felicità fai-da-te. Ebbene, inogni caso, la magnanimità dello SpiritoIllusionista ha pensato anche a voi, debolidi cuore: vi preoccupa il fatto di recaremolestia al pre-infante? Ebbene, sappiateche tale pre-infante non esiste e basta. Sì,

tranquilli, si è deciso così. Finché il "coso"(per comodità chiamato "feto") non sivede, ognuno lo pensa come vuole -grumo di cellule, protuberanza del cor-done ombelicale, foruncolo intestinale - ene fa quel che vuole; poi, da quando esceallo scoperto, bisogna ammettere che lapropaganda oscurantista che lo ritiene unessere umano fa ancora presa sull'opin-ione comune e quindi la battaglia è piùdifficile. LE INVENZIONI POLITICO-NATUR-

ISTE. E fin qui abbiamo visto i mirabolan-ti modi con cui lo Spirito della placidaauto-felicità ci aiuta ad allontanare l'in-cubo della donazione di sé e della ris-chiosa figliolanza. E però, giunti a questopunto, che fare? Sì, insomma, l'auto-sod-disfazione è in effetti una gran cosa, ma atratti risulta noiosa, diciamocelo. Ed è quiche lo Spirito Fantasessuale compie il suocapolavoro. State a sentire. Prima del-l'avvento dello Spirito il ragionamentoera: esiste una certa natura umana scrittanei fatti e nei cuori delle persone ergodeve esistere una legge appropriata - vedimatrimonio, famiglia e altre monotoneesigenze umane. Insomma, l'uomo e ladonna erano costretti a un difficile cam-mino di reciproca ricerca del misterosotteso alle loro diverse nature e anime.Quand'ecco la soluzione liberatoria: cam-biare la legge. Ma certo! Un'inversione

semplice e geniale: non la legge comebanale conseguenza di una realtà, ma unalegge fantasiosa e creativa, in grado dicambiare la realtà, istituendo nuovi matri-moni, nuove famiglie e, perché no, nuovisessi e, magari, nuove nature umane, dis-umane e oltre-umane. E oplà, ecco spari-to quel pesante sentimento che lega nelprofondo l'essere affettivo e corporale diogni uomo e ogni donna. Al suo posto, lalibera scelta di farsi in casa, in comodità,un'unione facile e senza problemi, perfet-tamente adatta all'istinto del momento elontana dagli affanni di un amore umanototale e donato.PER FINIRE. Se, dopo aver conosciuto leinnumerevoli meraviglie del piacere facilee dell'amore fai-da-te, volete ancora tes-tardamente amarvi nel difficile misterodelle vostre nature diverse e libere, io viimploro, infine, in nome della TranquillitàMondana, di evitare almeno questa cosasola: credere che quel Nazareno vissutoduemila anni fa sia davvero il senso dellavostra libera umanità e fondare su di luiogni scelta, compreso l'amore umano.Ovvero, evitate accuratamente ilCristianesimo preso sul serio, matrimoniocompreso: sarebbe l'inizio di una scopertasconvolgente, di una presa di coscienza edi libertà tali da scombussolare irrepara-bilmente la vostra ricerca di normal-felicità. Antonio Iannaccone

(segue dalla seconda) il giudice(precisamente il giudice istruttore,Vincenzo Andreucci n.d.r.) emiseun’ordinanza, e questa volta mi proibivadi prendere ancora dei ragazzi. Il numerochiuso che non avevamo fissato noi lovoleva fissare lui. Anche di questaordinanza non ho tenuto un gran conto,anzi, l’ho subito violata, anche perchéc’erano altri giudici che, in barba ai lorocolleghi riminesi, mi mandavano qui iragazzi agli arresti domiciliari. Il primoarrivò dal Tribunale di Bologna, nel 1981,dopo che già ero stato in carcere. E così ioero un pericoloso criminale per alcunigiudici, ed una persona onesta,responsabile ed affidabile per altri. Ecco, questa è la storia del primoprocesso, una storia su cui non ho volutodilungare il racconto, cogliendone, mipare, gli elementi essenziali. Una storiache si concluse ancora più tardi. Il 28 novembre del 1987 la Corted’Appello di Bologna emette la suasentenza. C’era un’aria diversa, a

Bologna.[…]Alla fine dice quello che tuttisperavano di sentire: “I fatti per i quali gliimputati hanno riportato condanna nonappaiono penalmente sanzionabili”.Siamo stati assolti, tutti, e con formulapiena. A questo punto, anche fra le toghe,le lacrime inumidiscono gli occhi. Il 29 marzo 1990 la Cassazione confermala validità di quella sentenza e pone finealla nostra vicenda giudizi aria. Dieci anni,ci sono voluti dieci anni. Questo datosarebbe bene non lo si dimenticasse mai, enon solo per quello che ha significato pernoi, ma per quello che significa per tuttiquei cittadini italiani, innocenti ocolpevoli che siano, che si trovano adavere a che fare con la giustizia, chevedono iniziare un procedimento, chemagari vengono portati in carcere, e chenon sanno quando il loro calvario finirà.Vite dimenticate nei meandri di unagiustizia che funziona male, molto male,che con la sua lentezza esasperantefacilita la vita dei colpevoli ed umilia,distrugge, quella degli innocenti.

(segue dalla prima) “adatto”, in assoluto.Intendo dire: è un momento fecondo perl’Azione, quella con la maiuscola,risolutiva, quella che alcuni potrebberochiamare Rivoluzione, in un certo senso.Lo so, neppure il combattente piùottimista vedrebbe su questa terra oggi lecondizioni di partenza per rivoltare lecose, anche solo per il clima di sfiduciatetra dominate. E, a dire il vero, datol’input disperato di cui sopra, io ne vedomeno ancora. E allora? - direte voi. Vel’avevo detto che era un commento pazzo:ma una logica di fondo c’è, un attimo dipazienza.UN INTERVENTO ANCORA PIU’PAZZO. Ma sì, già che sono in folliaavanzata, tanto vale esagerare. Allora lodico chiaro e tondo: ma che mi importa,davvero, nel profondo, di aggiustarel’etica di un pianetucolo? Sì, ho capito, lagiustizia, la fratellanza, l’eguaglianza,certo, certo, belle cose, ma – per me, siachiaro, che farnetico – sono gocce per lecaverne arse del mio io. Aggiustato infattil’ultimo squilibrio alle colonne d’Ercoledell’universo infinito, io avrei ancora inbocca quel sapore marcio di vuoto epaura. Ergo, l’Azione deve essere un’altrae, come dicevo, l’epoca è perfetta. LA PROPOSTA. Dunque, dicevamo,supponiamo davvero che il mondo stiaraschiando il fondo della sua miseriaumana. Ebbene, secondo me, in tuttadissennatezza, proprio un panoramaumano “azzerato” (se così è) può ispirarela rivolta profonda, ossia la rinuncia allatentazione più grande, quella didisperarsi. Quale uso più grande dellapropria libertà può infatti esserci, chequello di rifiutare, per una certezzainteriore, questo enorme e pressanteinvito alla paura. Alla maniera di unosbarbatello che, alzandosi il bavero,pronuncia un liberatorio “chissenefrega”e va dove gli pare, alla faccia delcircondario.Insomma, pare il momentobuono per giocarsi in modo sfrontatotutto l’essere, solo che si presentasse ilcaso. E, per me, l’occasione sta tutta in un

dell’avvocato della difesa. Questo,comunque, vale per il momentoprocessuale, non si dimentichi, infatti, chedurante tutto il corso delle indagini ilcittadino è in una posizione di assolutainferiorità (di mezzi economici edinvestigativi) rispetto a chi lo accusa.Dicono i numeri che negli ultimi cinqueanni i magistrati che sono transitati dalla“requirente” alla “giudicante” e viceversasono appena 723. Meno del dieci percento del totale. Piccoli numeri, chepossono al massimo indicare unatendenza ma non rivelare chissà qualefenomeno. Se dunque la separazione dellecarriere fosse un falso problema? Certo ilproblema esiste e va eliminato, mabasterà per ridare alla magistraturaitaliana quella indipendenza che in questiultimi anni è mancata? Ad esempio, ilsottosegretario alla giustizia Santelliriflette su come “dovremmo considerarecon maggiore attenzione il sistema con ilquale vengono assegnati gli incarichidirettivi, perché è lì che entra in gioco lacorrente, la cordata, la militanza, la

politica, il potere”. Cosa ne pensa?Si e no. Intanto anche un solo casosarebbe rilevante, in quanto in grado digenerare ingiustizia. Però il punto non è ilnumero delle transianze, bensì lacomunanza culturale che le rendepossibili. Tutto qui: è lecito attendersi cheil giudice sia persona di attitudine ecultura diversa, rispetto all’accusatore.Quello che fa notare il sottosegretario ècorretto, ma attiene a diversa questione: ilfunzionamento del Consiglio Superioredella Magistrtura, sancta santorum delcorporativismo togato.In più ci chiediamo se oggi come ieri siagiusto che un magistrato, al pari di uningegnere o un medico, non debba inqualche modo assumersi laresponsabilità dei propri errori.“Vogliamo veramente restituireefficienza, oltre che indipendenza, allagiustizia?”- citiamo ancora la Santelli -“Cominciamo allora col dare a ciascunmagistrato tutto il potere e tuttal’autonomia che egli giustamenterivendica. Però anche le responsabilitàche gli spettano”. Secondo noi questa èassolutamente una norma di buon senso,che non minaccia affatto l’autonomiadella magistratura. Secondo lei? E, incaso affermativo, come metterebbe inpratica tale norma?La questione è complicata. Distinguiamo:il giudicante deve essere protetto da ognipossibile influenza esterna. E’ un giudice“superiore”. Credo si debba riformare ilcodice consentendo l’appello solo alcittadino condannato, e non anche allaprocura che perde il processo. Detto que-sto, se un giudice vedesse rego-larmenteriformare le proprie sen-tenze, o laCassazione vi trovasse nume-rosi errori didiritto, si deve porre il problemadell’inadeguatezza di quel giudi-ce.Diverso il caso del pubblico minis-tero,il quale deve essere protetto solo dal nonsubire influenze tali da indurlo a nonsostenere l’accusa contro “potenti”, o“amici”. Attenti, però, questo è esat-tamente quello che succede oggi, in unsistema nel quale l’obbligatorietàdell’azione penale consente di buttaretutto in un calderone e ripescare solo quelche fa comodo. Domani il pm dovrà es-sere, come si è detto, un avvocatodell’accusa. Ecco, voi vi rivolgereste ad unavvocato che perde tutte le cause? Il pro-curatore capo vorrà affidare processi a chinon è in grado di portare a casa unacondanna? Il controllo d’efficienza, inten-do dire, è connaturato ad un sistema ac-cusatorio che funzioni.Forse per questo cis’impegna tanto per non farlo funzionare.

Nazareno che duemila anni fa volle finoallo spasimo che io, qui e ora, creda chelui è la mia salvezza incarnata e la miavolontà resa libera, per volontà del Padresuo. Un atto così intimo e nascosto comeil mio libero volere può, dunque,realmente redimere l’universo del mio io.Quale ribaltamento delle cose piùprofondo e più totale può esistere? Che cosa è possibile fare di più“umanamente nuovo” che questoscendere nei meandri più reconditidell’Io, laddove il male nasce, esopprimerlo alla sorgente, credendo nellaparola di quell’uomo fino al propriomidollo umano? Ecco, quindi l’Azioneimpossibile per il mondo, la pretesainfinita da osare: quella che non toccandomaterialmente nulla cambia radicalmentetutto, salvandolo. E questa è la cosa piùfolle e bella che volevo augurarvi di fare,in splendida solitudine e in barba alpensiero del mondo.

E SE LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE FOSSE UN FALSO PROBLEMA ?(segue dalla prima) Che l’accusa fissi unatesi (Calamandrei scrisse che i pubbliciministeri hanno un “istinto venatorio”)non mi scandalizza, se si trova ad esseresolo una parte nel processo, con ungiudice veramente terzo. Al contrario,invece, nel nostro sitema attuale, essendoil pubblico ministero tenuto, per legge, araccoglier prove anche a favoredell’indagato, il fissare in partenza unatesi d’accusa non è solo una scorrettezza,ma un’autentica violazione della legge.Purtroppo non troverete alcunprovvedimento del CSM in materia.Altro punto dolente: si dice che questalegge dovrebbe fissare e garantire ilprincipio di assoluta parità all’interno delprocesso, tra il pm e gli avvocati difensori.Questo vuol dire che finora non è statocosì? E cosa centra la divisione dellecarriere dei magistrati con l’equilibrio insede processuale tra pm e difesa?No, fin qui non è stato così. Laseparazione delle carriere consente divedere il pm come un avvocatodell’accusa, sullo stesso identico piano