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PARTE 1 - Relazione sul progetto dell’impianto idrosanitario di adduzione acqua

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1.0 - GENERALITA’ La presente relazione tecnica riguarda la realizzazione dell’impianto di adduzione acqua asservito all’isola ecologica in Via Bonifati in Roma. La compilazione della presente specifica tecnica è stata eseguita secondo quanto disposto dalle leggi vigenti in materia e dalle norme tecniche in vigore al momento dell’esecuzione dei lavori stessi, nel quadro delle disposizioni previste dalla DL 37/08. L’impianto idraulico descritto nella presente specifica è stato progettato in base alle prescrizioni stabilite dalla committenza e dal comando dei Vigili del Fuoco. L’impresa esecutrice dell’impianto ed il Direttore dei Lavori devono prendere visione della presente specifica tecnica prima che si proceda ai lavori di installazione degli impianti stessi. Eventuali modifiche alla presente specifica dovranno essere discusse con il Direttore dei Lavori e/o con il Responsabile del Procedimento nominati dalla committenza (che potrà richiedere variazioni in base ad esigenze contingenti) e di esse dovrà essere prodotta adeguata documentazione. L’impresa installatrice è tenuta alla conoscenza ed al rispetto delle norme tecniche menzionate nella presente relazione. La DL disporrà volta per volta attraverso ordini di servizio l’inizio dei lavori. A seguito di ogni intervento disposto dalla DL l’impresa dovrà fornire la documentazione descrittiva (comprensiva di relazione tecnica e schemi elettrici) firmata e timbrata da un professionista abilitato (perito o ingegnere). L’elenco materiali e la dichiarazione di conformità secondo quanto prescritto dal DL 37/08 devono essere forniti al termine dei lavori sempre dall’impresa installatrice in funzione delle dimensioni dell’impianto e dell’intervento effettuato (v. allegato). La presente relazione tecnica non riguarda in alcun modo la conformità e le condizioni di realizzazione dei macchinari presenti nei locali asserviti dall’impianto. La presente specifica tecnica non riguarda altresì l’impianto elettrico asservito al cantiere per la realizzazione delle opere e non costituisce pertanto piano di sicurezza ai fini dell’applicazione del DL 81/08 né può essere integrata come allegato al piano di sicurezza (qualora lo stesso venga redatto da un professionista incaricato) per quanto riguarda la esclusiva corretta esecuzione dei lavori di installazione dell’impianto elettrico asservito al cantiere. L’impianto idraulico descritto nella presente specifica tecnica è stato specificatamente progettato per essere asservito alle attività descritte nella stessa, è declinata pertanto qualsiasi responsabilità per sinistri a persone o cose dovuti ad usi diversi da quelli per cui il progetto stesso è stato concepito. E’ altresì declinata qualsiasi responsabilità per sinistri a persone o cose dovuti a :

• carenze nella direzione o esecuzione dei lavori

• manomissione dell’impianto da parte di terzi ed in particolare da personale non abilitato e/o autorizzato

• carenze di progettazione, installazione, realizzazione di qualunque altro impianto presente nei locali in questione

• carenze nella realizzazione e nell’installazione di qualunque apparecchio nei locali in questione

L’edizione della presente relazione tecnica è stata aggiornata alla data riportata in copertina e sostituisce tutte le edizioni precedenti.

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2.0 - NORME E LEGGI DI RIFERIMENTO

Nella redazione della presente relazione è stato fatto riferimento alle seguenti norme e leggi: - DECRETO 22 gennaio 2008, n. 37 - Regolamento concernente l'attuazione dell'articolo 11- quaterdecies, comma 13, lettera a) della legge n° 248 del 2 dicembre 2005, recante riordino delle disposizioni in materia di attività di installazione degli impianti all'interno degli edifici Sono state considerate inoltre le seguenti norme tecniche emanate dall’UNI: - UNI EN 806-1:2008 Specifiche relative agli impianti all'interno di edifici per il convogliamento di acque destinate al consumo umano - Parte 1: Generalità - UNI EN 806-2:2008 Specifiche relative agli impianti all'interno di edifici per il convogliamento di acque destinate al consumo umano - Parte 2: Progettazione - UNI EN 806-3:2008 Specifiche relative agli impianti all'interno di edifici per il convogliamento di acque destinate al consumo umano - Parte 3: Dimensionamento delle tubazioni - Metodo semplificato - UNI EN 806-4:2010 Specifiche relative agli impianti all'interno di edifici per il convogliamento di acque destinate al consumo umano - Parte 4: Installazione - UNI 6363 : Tubi di acciaio, senza saldatura e saldati, per condotti di acqua - UNI 7125 : Saracinesche flangiate per condotti di acqua. Condizioni tecniche di fornitura - UNI 8863 : Tubi senza saldatura e saldati, di acciaio non legato filettabili secondo UNI-ISO 7.1

3.0 – GENERALITA’ SULL’IMPIANTO

La rete sarà costituita da un'unica line (come da planimetria allegata) e comprenderà i seguenti componenti principali:

• Linea principale

• Alimentazione lavabo

• Alimentazione WC 3.1 – Componenti dell’impianto I componenti dell'impianto dovranno essere costruiti, collaudati ed installati in conformità alla specifica normativa vigente. La pressione nominale dei componenti del sistema è superiore alla pressione massima che il sistema può raggiungere in ogni circostanza e comunque non minore a 1.2 MPa.

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4.0 - INSTALLAZIONE

4.1 – Ancoraggi Le tubazioni saranno installate tenendo conto dell'affidabilità che il sistema deve offrire in qualunque condizione, anche in caso di manutenzione e in modo da non risultare esposte a danneggiamenti per urti meccanici. 4.2 – Drenaggi Tutte le tubazioni saranno svuotabili senza dovere smontare componenti significative dell'impianto. 4.3 – Alloggiamenti fuori terra Le tubazioni fuori terra saranno installate in modo da essere sempre accessibili per interventi di manutenzione. 4.4 – Attraversamento di strutture verticali Nell’attraversamento di strutture verticali e orizzontali, quali pareti o solai, saranno previste le necessarie precauzioni atte ad evitare la deformazione delle tubazioni o il danneggiamento degli elementi costruttivi derivanti da dilatazioni o da cedimenti strutturali. 4.5 – Sostegni 4.5.1 – Caratteristiche

Il tipo il materiale ed il sistema di posa dei sostegni delle tubazioni saranno tali da assicurare la stabilità dell’impianto nelle più severe condizioni di esercizio ragionevolmente prevedibili. In particolare:

• i sostegni saranno in grado di assorbire gli sforzi assiali e trasversali in fase di erogazione;

• il materiale utilizzato per qualunque componente del sostegno sarà non combustibile;

• i collari saranno chiusi attorno ai tubi;

• non saranno utilizzati sostegni aperti (come ganci a uncino o simili);

• non saranno utilizzati sostegni ancorati tramite graffe elastiche;

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• non saranno utilizzati sostegni saldati direttamente alle tubazioni ne avvitati ai relativi raccordi.

4.5.2 – Posizionamento Ciascun tronco di tubazione sarà supportato da un sostegno, ad eccezione dei tratti di lunghezza minore di 0.5 metri, dei montanti e delle discese di lunghezza minore a 1 metro per i quali non sono richiesti sostegni specifici. Il posizionamento dei supporti garantirà la stabilità del sistema, in generale la distanza tra due sostegni non sarà maggiore di 4 metri per tubazioni di dimensioni minori a DN 65 e 6 m per quelle di diametro maggiore. 5.0 – CRITERI DI PROGETTAZIONE 5.1 – Dati di progetto La misurazione e la natura del carico, il numero di utenze, il tipo e la capacità dell'alimentazione disponibile. 5.2 – Dimensionamento delle tubazioni Il calcolo idraulico della rete di tubazioni consente di dimensionare ogni tratto di tubazione in base alle perdite di carico distribuite e localizzate che si hanno in quel tratto. La procedura di calcolo impiegata ha portato alla determinazione di tutte le caratteristiche idrauliche dei tratti (portata, perdite distribuite e concentrate), della prevalenza totale, della portata totale in base alla pressione di rete a monte. E' stata inoltre eseguita la verifica della velocità massima raggiunta dall'acqua in tutti i tratti della rete; in particolare è stato verificato che essa non superi in nessun tratto il valore massimo di 10.00 m/sec. 5.3 – Perdite di carico distribuite Le perdite di tipo distribuito sono state valutate secondo la seguente formula di Hazen- Williams:

Hd = (60500000 × L × Q1.85 ) / (C1.85 × D4.87) dove: 60.500.000 = coefficiente di Hazen - Williams secondo il sistema S.I. Hd = perdite distribuite [kPa] Q = portata nel tratto [l/min] L = lunghezza geometrica del tratto [m]

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D = diametro della condotta [mm] C = coefficiente di scabrezza 5.4 – Perdite di carico localizzate Le perdite di carico localizzate sono dovute:

• ai raccordi, curve, T e raccordi a croce, attraverso i quali la direzione del flusso subisce una variazione di 45° o maggiore (escluse le curve ed i T su cui sono direttamente montati gli erogatori);

• alle valvole di controllo e allarme (per le quali le perdite di carico da assumere sono quelle specificate dai costruttori o nei relativi certificati di prova) e a quelle di non ritorno

Le perdite localizzate sono state trasformate in "lunghezza di tubazione equivalente" come specificato nella Norma UNI 10779, ed aggiunte alla lunghezza reale della tubazione di uguale diametro e natura. Nella determinazione delle perdite di carico localizzate si è tenuto conto che:

• quando il flusso attraversa un T e un raccordo a croce senza cambio di direzione, le relative perdite di carico possono essere trascurate;

• quando il flusso attraversa un T e un raccordo a croce in cui, senza cambio di direzione, si ha una riduzione della sezione di passaggio, è stata presa in considerazione la "lunghezza equivalente" relativa alla sezione di uscita (la minore) del raccordo medesimo;

• quando il flusso subisce un cambio di direzione (curva, T o raccordo a croce), è stata presa in considerazione la "lunghezza equivalente" relativa alla sezione d'uscita.

Per il calcolo viene impostata la prevalenza residua minima da assicurare al terminale di erogazione idraulicamente più sfavorito, nell'ipotesi che tutti i terminali della rete eroghino simultaneamente una portata minima che verrà meglio specificata nel paragrafo seguente. A tal proposito, non è superfluo specificare che, nel calcolo che viene di seguito riportato, sono stati considerati esclusivamente quei terminali che, secondo norma, nel loro funzionamento simultaneo dovranno garantire al bocchello sfavorito le condizioni idrauliche minime appena citate. 6.0 – Dati di calcolo della rete L'individuazione degli elementi della rete è consentita dalla numerazione dei nodi e dei lati dei tratti. Le tubazioni utilizzate per la costruzione della rete dovranno essere del tipo indicato dalle normative specifiche.

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7.0 - APPARECCHI DI MISURA 7.1 – Misuratori di pressione I misuratori di pressione o depressione avranno fondo scala non minore del 150% della massima pressione o depressione di esercizio prevista. Essi saranno collegati alle tubazioni tramite un rubinetto di intercettazione e corredati di un gruppo di prova che consenta il rapido collegamento di strumenti di controllo senza dover intercettare l'alimentazione. 7.2 – Misuratori di portata delle alimentazioni Eventuali misuratori di portata dovranno essere di tipo idoneo per la verifica delle alimentazioni secondo i procedimenti indicati nelle UNI ISO 2548 e UNI ISO 3555 con tolleranza 1,5%. 7.3 – Indicatori di livello Gli indicatori di livello permetteranno la lettura diretta del livello sul posto; non sono ammesse spie direttamente incorporate nel fasciame dei serbatoi. 8.0 - COLLAUDI E VERIFICHE PERIODICHE 8.1 – Collaudo degli impianti La ditta installatrice rilascerà al committente la dichiarazione di conformità dell'impianto, relativamente alla sua installazione ed ai suoi componenti, nel rispetto delle prescrizioni di legge vigenti in materia. Il successivo collaudo includerà le seguenti operazioni: • accertamento della rispondenza della installazione al progetto esclusivo presentato; • la verifica della conformità dei componenti utilizzati alle disposizioni della normativa richiamate dalla presente norma tecnica; • la verifica della possa in opera "a regola d'arte" • l'esecuzione delle prove specifiche di seguito elencate. Ogni nuova sezione dell'impianto sarà trattata come un nuovo impianto; lo stesso dicasi per le modifiche quando variano in modo significativo le caratteristiche dell'impianto. 8.2 – Operazioni preliminari Il collaudo sarà preceduto da un accurato lavaggio delle tubazioni, con velocità d'acqua non inferiore a 2 m/s.

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8.3 – esecuzione del collaudo Saranno eseguite le seguenti operazioni minime:

• esame generale dell'intero impianto comprese le alimentazioni, avente come particolare oggetto la capacità e la tipologia delle alimentazioni, le caratteristiche delle pompe, se previste, i diametri delle tubazioni, la spaziatura degli naspi, i sostegni delle tubazioni;

• prova idrostatica delle tubazioni ad una pressione di almeno 1.5 volte la pressione di esercizio dell'impianto con un minimo di 1.4 MPa per 2 h;

• prova delle alimentazioni;

• verifica del regolare flusso nei collettori di alimentazione, aprendo completamente un naspo terminale per ogni ramo principale della rete a servizio di due o più naspi;

• verifica delle prestazioni di progetto con riferimento alle portate e pressioni minime da garantire, alla contemporaneità delle erogazioni, ed alla durata delle alimentazioni.

8.4 – Prova delle alimentazioni La prova delle alimentazioni sarà eseguita in conformità a quanto specificato dalla UNI 9490. 8.5 – Esercizio e verifica dell’impianto L'utente è responsabile del mantenimento delle condizioni di efficienza dell'impianto, che rimangono sotto la sua responsabilità anche esistendo il servizio di ispezione periodica da parte della ditta installatrice o di altro organismo autorizzato. L'utente pertanto provvederà a quanto segue:

• sorveglianza dell'impianto;

• manutenzione dell'impianto secondo la specifica normativa tecnica e/o attenendosi alle istruzioni fornite dalla ditta installatrice;

• verifica periodica dell'impianto, almeno due volte all'anno, da parte di ditta o personale specializzato, allo scopo di accertare la funzionalità dell'impianto e la sua conformità alla presente norma.

L'utente terrà un apposito registro, firmato dai responsabili, costantemente aggiornato, su cui annotare:

• i lavori svolti sull'impianto o le modifiche apportate alle aree protette (ristrutturazioni, variazioni di attività, modifiche strutturali, ecc.) qualora questi possano influire sulla efficacia della protezione;

• le prove eseguite;

• i guasti e, se possibile, le relative cause;

• l'esito delle verifiche periodiche dell'impianto.

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9.0 - DOCUMENTAZIONE ALLEGATA Allegati facenti parte inscindibile della presente Relazione Tecnica Impianto Idrico: - Tabella di calcolo con verifiche - Planimetria con distribuzione impianto idrico

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ALLEGATI

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Legenda:

Q* = totale portata (l/sec) H = Differenza di quota del ramo (m)

c = coeff. di contemporaneità j = Pendenza motrice (perdita di carico per ml)

Q = portata totale ridotta (l/sec) Σζ = coeff. resistenze localizzate

D* = diametro teorico in mm v = velocità effettiva m/s

L = mt 1 H = mt 0 C = Coeff. di scabrezza jL = resistenze continue in m.

Di = Diametro interno Σζ*v^2/2g = Σ delle resistenze localizzate in mt

L = lungezza del ramo (mt) ∆h = perdita di carico piez. totale in mt

L = mt 5 H = mt 0

L = mt 20

H = mt 0

Calcolo di verifica della rete

Condotta n° sanitari Q* c Q D* C Di L H j Σζ v j L Σζ*v^2/2g ∆h

Ramo 1 2 0,35 0,907 0,32 20,1 140 20 20 0 0,071 0 1,01 1,41 0,00 1,41

Ramo 2 2 0,35 0,907 0,32 20,1 140 20 5 0 0,071 0 1,01 0,35 0,00 0,35

Ramo 3 2 0,30 0,907 0,27 18,6 140 10 1 0 1,555 0 3,46 1,56 0,00 1,56

Totale delle perdite di carico ∆h = mt 3,32Materiali utilizzati: Acciaio inox

Carico residuo sul sanitario più alto mt = 36,68

La pressione disponibile dall'autoclave è di kPa = 400 kPa = 371,6

Procedimento.

Dopo la saracinesca d'ingresso La distribuzione interna avviene attraverso collettori dai quali si diramano, con delle saracinesche, le singole

tubazioni che alimentano i vari rubinetti.Ogni rubinetto è, perciò, collegato direttamente al collettore.Si determina prima il coefficiente di contemporaneità pari a c = 0,2 + 1/(n)^0,5.

Poi si effettua un dimensionamento di massima della tubazione con la formula D = 3,57*(q/V)^0,5 e infine si effettua un calcolo di verifica.

La velocità dell'acqua nelle tubazioni si assume pari a 1 mt/sec. Successivamente, nella fase di verifica, introducendo il diametro da utilizzare e le resistenze continue e

localizzate, si calcoleranno la velocità effettiva e le perdite di carico piezometrico in ogni ramo.Si arriva quindi all'equazione del moto e alla perdita di carico piezometrico totale.

Calcolo dei diametri e dei parametri idrici per una palazzina di nuova edificazione.

Dal collettore condominiale

Ramo 1

Ramo 2

Ramo 3

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PARTE 2 - Relazione sul progetto dell’impianto di scarico delle acque reflue.

1. Generalità. ________________________________________ 2

2. Materiale utilizzato __________________________________ 3

3. Tipo di sistema adoperato. ___________________________ 3

4. Configurazione di sistema utilizzato. __________________ 4

5. Convenzioni e simboli. ______________________________ 4

6. Il Calcolo. _________________________________________ 5

a. Determinazione delle DU. _____________________________ 5

b. Coefficiente di frequenza ______________________________ 5

c. Calcolo delle diramazioni di scarico. _____________________ 6

d. Calcolo delle diramazioni di raccolta _____________________ 8

e. Calcolo della colonna. ________________________________ 9

f. Calcolo dei collettori _________________________________ 9

7. Raccomandazioni finali. ____________________________ 10

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1. Generalità.

Il progetto riguarda lo smaltimento delle acque reflue dell’edificio con

un sistema funzionante a gravità ed è svolto in conformità alla vigente normativa europea e in particolare:

UNI EN 12056-1 30/06/01 Sistemi di scarico funzionanti a gravità

all'interno degli edifici - Requisiti generali e prestazioni.

UNI EN 12056-2 30/09/01 Sistemi di scarico funzionanti a gravità all'interno degli edifici - Impianti per acque reflue, progettazione e calcolo.

Nel paragrafo concernente il calcolo, saranno evidenziate tutti i dati, le

formule e i coefficienti utilizzati, per la progettazione delle diramazioni di scarico e di raccolta, delle colonne e dei collettori.

Le acque reflue saranno immesse nella pubblica fognatura. È stata eseguita un’ispezione dei tombini del tratto fognario interessato

dall’immissione degli scarichi dell’edificio di cui al presente progetto. Durante il sopralluogo sono state rilevate le quote e le sezioni dei collettori. I dati così acquisiti sono stati confrontati con quanto evidenziato dalle mappe comunali e non sono state travate differenze di rilievo.

Dalle verifiche eseguite e dalle considerazioni svolte, si può ritenere che non siano ragionevolmente prevedibili possibilità di riflusso dei liquami dal collettore comunale, alla rete interna.

Fino a che permane l’attuale stato dei luoghi e la destinazione d’uso dei locali posti sotto il livello stradale, non sarà necessario predisporre delle misure atte ad impedire detta possibilità di riflusso.

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2. Materiale utilizzato

Il materiale utilizzato per la realizzazione di tutta la rete è il PEHD (polietilene ad alta densità) malleabilizzato e rispondente alla vigente normativa.

Non è ammesso l’utilizzo d’alcun altro materiale oltre al PEHD, per nessun tratto della rete.

Nel caso d’allacciamenti con tratti esistenti di tubazioni in materiale diverso, è indispensabile utilizzare gli appositi raccordi (punto 6.5 UNI EN 12056-5).

I pozzetti da utilizzare per le ispezioni, saranno del tipo prefabbricato in calcestruzzo o in materiale sintetico.

È inoltre previsto, per l’ancoraggio delle colonne e dei collettori alla struttura, l’utilizzo di un adeguato n° di braccialetti scorrevoli e a punto fisso.

3. Tipo di sistema adoperato.

Il sistema utilizzato è codificato dalla UNI EN 12056-2 come Tipo I e

definito come di seguito:

Sistema I – Sistema di scarico con colonna di scarico unica e diramazioni di scarico riempite parzialmente. Questo sistema prevede la connessione degli apparecchi sanitari a diramazioni di scarico riempite solo parzialmente, al 50% della loro sezione e connesse ad un’unica colonna di scarico.

I collettori interni all’edificio saranno calcolati con un riempimento del

70%, mentre i collettori esterni, avranno un riempimento dell’80%.

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4. Configurazione di sistema utilizzato.

Il sistema è configurato con una ventilazione di tipo primario. In particolare il controllo della pressione all’interno della colonna è

garantito oltre che dal flusso d’aria all’interno della colonna stessa, anche dall’immissione d’aria esterna.

Per delle diramazioni di scarico o di raccolta potrà essere necessario ricorrere alla ventilazione secondaria; tale circostanza sarà evidenziata negli appositi elaborati grafici.

5. Convenzioni e simboli.

a) Diametri delle tubazioni: in genere ogni diametro è definito con DN se trattasi di Diametro Nominale, Di se trattasi di diametro interno, De se trattasi di diametro esterno. Il diametro della tubazione viene anche definito come Di/De. Comunque ogni numero sarà identificato anche con l’apposito simbolo di riferimento.

b) Unità di scarico (DU). c) Portata delle acque reflue prevista per un impianto di

scarico (Qww). d) Portata continua Qc. e) Coefficiente di frequenza (K). f) Portata di progetto dell’impianto (Qtot ). Il calcolo è effettuato con un foglio elettronico. La procedura è di

seguita descritta.

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6. Il Calcolo.

Nella tabella che segue sono riportati i valori delle unità di scarico (DU) attribuiti ad ogni apparecchio e utilizzati per il calcolo.

I valori delle DU, contenuti nella tabella, sono conformi al Prospetto 2 delle UNI EN 12056-2.

La portata delle acque reflue prevista per l’impianto di scarico è calcolata con la formula:

La tabella 1 evidenzia le unità di scarico correlate al tipo

d’apparecchio, considerato nel calcolo. Tabella 1

Tipo di apparecchio idrosanitario Unità di scarico DU (l/s)

- lavabo 0,5

- Orinatoio con cassetta 1,0

- lavabo a canale (10 rubinetti) 1,0

- Pozzetto a terra Di/De 101/110 2,0

La tabella 2 riporta i valori da attribuire al coefficiente K in funzione della destinazione d’uso dell’impianto.

Tabella 2

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Categoria Coefficiente

riduttivo a) Uso intermittente (appartamenti privati, locande, uffici). K = 0,5 b) Uso frequente (ristoranti, alberghi, ospedali e comunità). K = 0,7 c) Uso molto frequente (bagni e docce pubbliche). K = 1,0 d) Uso speciale (laboratori e industrie). K = 1,2

La diramazione di scarico, del singolo apparecchio sanitario, é

codificata dalla regola dell’arte (punto 6.4.1 UNI EN 12056-2). Per la progettazione delle diramazioni di scarico ci si è attenuti alle

regole di seguito elencate e illustrate per una più comoda consultazione in cantiere.

Inoltre l’illustrazione dei principi di progettazione diventa indispensabile nel caso di varianti.

I punti a e b delle regole di seguito esposte, sono correlati in quanto utilizzando per le diramazioni di scarico dei singoli pezzi (naturalmente WC esclusi) il DN 50, il riempimento della diramazione stessa non supera il 50%.

a) L’altezza di riempimento Y/D è del 50%.. b) Il diametro minimo utilizzato per le diramazioni è Di/De = 44/50

(DN = 50).

Diramazioni di scarico

DN > 50

Figura - 1

Figura - 2

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c) La pendenza delle diramazioni di scarico sarà sempre > 2%. d) La lunghezza massima dal sifone più lontano, alla colonna di

scarico, non dovrà superare i 4 mt.

e) Il numero massimo di curve a 90° nel tratto A-B é di 3 (compresa la curva di raccordo).

f) Il dislivello massimo in una diramazione (tra il sifone dell’apparecchio sanitario e lo scarico in colonna) dovrà essere di 1 mt.

Pendenza >= 2%

Colonna di scarico

Curva di raccordo

Diramazione di scarico

L <= 4 mt

Cannotto

Sifone

Figura - 3

Figura - 4

Figura - 5

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g) Negli allacciamenti orizzontali degli apparecchi deve essere sempre evitato il collegamento diretto tra l’apparecchio e la colonna di scarico. È necessario creare un disassamento sempre maggiore di 1DN.

Le diramazioni di raccolta sono progettate in modo che la loro capacità (Qmax) corrisponda almeno al valore maggiore tra:

a) portata acque reflue calcolata (Qww); b) portata totale (Qtot); oppure: c) portata dell’apparecchio con l’unità di scarico più grande.

Colonna di scarico

Curva di raccordo

Diramazione di scarico

H < 1 mt

Cannotto

Sifone

< 4 mt

Diramazione di raccolta

con massimo 4 scarichi

collegati.

Colonna

Figura - 6

Figura - 7

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I limiti delle diramazioni di raccolta sono esposti in figura e

precisamente: a) la lunghezza massima della diramazione non può superare i 4 mt; b) il numero massimo di scarichi allacciati è 4.

Si procede al calcolo di Qtot che rappresenta la portata di progetto per ogni colonna utilizzando la formula:

Qtot = Qww + Qc

Il calcolo della colonna è di tipo tabellare. A tal proposito si utilizzano

i prospetti pubblicati nelle schede tecniche del costruttore delle tubazioni delle colonne.

Si presterà attenzione che la portata della colonna, riferita all’utilizzo della braga ad angolo, non sia superiore a quanto stabilito nel Prospetto 11 della predetta norma.

Figura - 8

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I collettori sono dimensionati utilizzando la relazione di Prandt-Colebrook:

I valori utilizzati per k e ν, sono :

k Il valore utilizzato per la scabrezza idraulica è: k = 0,001 mt. Le norme UNI, suggeriscono detto valore considerando una tubazione non nuova e quindi con delle possibili irregolarità dovute a depositi.

ν Per la viscosità cinematica del fluido, il valore consigliato dalle norme UNI e anche dall’A.T.V - Associazione Tecnica delle Fognature (Abtrittsgrube Technische Vereinigung), è di 1,31*10-6 m2/sec.

7. Procedura di calcolo.

Nelle pagine di calcolo allegate alla presente relazione, sono evidenziate tutte le procedure seguite.

8. Prescrizioni antirumore.

Per le colonne passanti all’interno del corpo dell’edificio, è prescritto l’utilizzo delle seguenti tecniche per la riduzione del rumore.

� Tubazione di tipo fonoassorbente. Nei tratti riportati negli

appositi disegni, è indispensabile l’utilizzo di tubazioni di tipo pesante con un potere di riduzione del 40% circa. I due tipi di tubazione. La serie normale e pesante, dovranno essere della stessa marca e dello stesso materiale.

� Fogli d‘isolanti specifici. Nei tratti riportati negli appositi

disegni, è indispensabile che la tubazione venga avvolta in fogli isolanti che abbiano un potere di riduzione del 40% circa.

� Chiusura del cavedio con materiale pesante. Il cavedio o il vano contenente la colonna che attraversa un locale non di servizio, deve essere opportunamente coibentato. Tutta la colonna, per

��

��

�+∗∗−=

E

EgDJDD

kgDJV

2

51,2

71,3log22 10

ν

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11

tutto il suo percorso all’interno dell’edificio, prima di essere chiusa nel suo vano, deve essere opportunamente rivestita con un materassino di lana di roccia in accoppiamento ad un foglio avente la funzione di barriera al vapore. Per l’attraversamento di locali non di servizio, è indispensabile seguire le indicazioni riportate nella figura 14.

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12

9. Raccomandazioni finali.

La configurazione utilizzata per il sistema adottato, non prevede che le diramazioni di scarico debbano essere ventilate.

Di seguito sono illustrati dei particolari costruttivi e degli accorgimenti atti a ridurre il rumore e a non creare brusche variazioni di pressione all’interno della colonna.

� Cambiamenti di direzione. Le colonne non devono mai

cambiare direzione nel corpo dell’edificio se non quando s’immettono nel collettore.

� Raccordo tra colonne e collettore. Le colonne di scarico, in

particolare, si devono immettere nel collettore con due

semicurve a 45° collegate da un tratto di tubazione non inferiore a 2*De , come illustrato nella seguente figura.

� Cambiamenti di sezione. Per i cambiamenti di sezione delle tubazioni suborizzontali, devono essere utilizzate riduzioni

eccentriche, così da tenere allineata la generatrice superiore delle tubazioni da collegare.

Figura - 9

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13

� La braga. La braga da utilizzare per l’immissione degli scarichi in colonna deve essere ad 88° circa. Nella sottostante figura è rappresentata una braga per l’allacciamento di un WC con scarico a parete. Per qualsiasi tipo d’apparecchio, è necessario che la braga abbia un tratto suborizzontale maggiore del diametro.

� Braghe ridotte. Sono da evitare gli allacciamenti in colonna con braga ridotta a 45°

Braga ad 88°½ ridotta

Braga a 45° ridotta

DA EVITARE

Figura - 10

Figura - 11

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14

Fuoriuscita della colonna dall’edificio. È indispensabile attenersi alle prescrizioni illustrate nella figura 15.

Figura - 14 – Nella figura sono riportati alcuni suggerimenti importanti per la realizzazione delle colonne e delle diramazioni di scarico.

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15

Figura - 15 – Il tratto L (70 cm di lunghezza circa), deve essere rivestito con materiale soffice dello spessore di circa 4 cm.

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ALLEGATI

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PARTE 3 - Relazione sul progetto di vasca di prima pioggia

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I - Generalità La presente relazione concerne il dimensionamento dell'impianto di trattamento delle acque meteoriche di dilavamento del piazzale del centro di raccolta AMA Spa sito in Via Bonifati in Roma.

1. Caratteristiche della superficie scolante La superficie scolante delle acque meteoriche di dilavamento e la relativa rete di drenaggio sono raffigurate nella pianta dell'intero complesso riportata in allegato. Come si evince da tale grafico, la superficie è complessivamente composta da: - piazzale asfaltato di 2284 mq Agli effetti del progetto dell'impianto di trattamento, questi dati possono essere sintetizzati come segue:

• area totale della superficie impermeabilizzata: 2284 mq

• area totale della superficie permeabile: 0 mq Caratteristiche dell'impianto di trattamento

Stante la natura dell'inquinamento delle acque meteoriche di

dilavamento della superficie scolante sopra caratterizzata, per lo più

costituito da fanghiglia e tracce d'olio limitatamente alle prime

precipitazioni, il trattamento previsto per tali acque è basato sul seguente

schema di processo:

a) separazione e accumulo delle acque di prima pioggia, così come

definite dalle vigenti norme in materia;

b) scarico delle acque meteoriche risultanti dalle successive

precipitazioni (acque di seconda pioggia) nel corpo recettore

costituito dalla fognatura comunale.

c) trattamento di sfangamento e disoleazione delle acque di prima

pioggia mediante disoleatore e scarico dell'acqua trattata nel corpo

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recettore sopra specificato.

Pertanto l'impianto prescelto per il trattamento delle acque meteoriche

di dilavamento della superficie in esame è costituito da una vasca di

prima pioggia abbinata ad un disoleatore. Ambedue i componenti sono

di tipo prefabbricato in calcestruzzo armato e sono dimensionati e

certificati in conformità con le disposizioni delle vigenti norme in

materia. Per di più, tutte le vasche impiegate sono realizzate a getto

in soluzione monoblocco per cui, a differenza di quelle ad elementi

componibili, forniscono la massima garanzia di tenuta idraulica e di

stabilità strutturale.

1. Riduzione del carico inquinante

Così conformato, l'impianto di trattamento riduce significativamente il

carico inquinante delle acque meteoriche di dilavamento gravante sul

corpo recettore. Infatti:

• le acque di seconda pioggia, riversate tal quali nel corpo recettore,

sono per loro stessa natura esenti da contaminanti in quanto

defluenti su di una superficie già dilavata dalla pioggia precedente;

• le acque di prima pioggia vengono riversate nel corpo recettore a

valle di un trattamento di sfangamento e disoleazione operato da un

disoleatore che, stante la certificazione prodotta dal fornitore, è in

grado fra l'altro di ridurre il contenuto dell'olio residuo nell'acqua

trattata entro il limite di 5 mg/l come richiesto dalle norme vigenti in

materia.

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II – Dimensionamento della vasca di prima pioggia

Il presente paragrafo concerne il dimensionamento della vasca di prima

pioggia con riferimento ai dati di progetto introdotti nel paragrafo

precedente per l'applicazione in esame.

La vasca e i relativi componenti impiantistici sono raffigurati nell'allegato

elaborato grafico, a cui si rimanda per ogni dettaglio costruttivo, e sono di

seguito descritti per quanto attiene le loro caratteristiche costruttive e

funzionali

1. Riferimenti normativi

L'art. 113 del Decreto Legislativo 03 Aprile 2006 n° 1 52 parte III (Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE) riguardante le acque meteoriche di dilavamento e acque di prima pioggia afferma che vanno disciplinate "Ai fini della prevenzione di rischi idraulici ed ambientali, le regioni, previo parere del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, disciplinano e attuano: a) le forme di controllo degli scarichi di acque meteoriche di dilavamento provenienti da reti fognarie separate; b) ......, ecc.". La legge della regione Lombardia del 24 marzo 2006 n° 4, relativa alla "Disciplina dello smaltimento delle acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne" in attuazione de/l'articolo 52, comma 1, lettera a) della legge regionale 12 dicembre 2003, n° 26 (BURL del 28 marzo 2006 n° 13, 1° suppi. ord.) sancisce (si riportano alcuni articoli) :

Art. 2 (definizioni)

a) "evento meteorico" una o più precipitazioni atmosferiche, anche tra loro temporalmente distanziate, di altezza complessiva di almeno 5 mm, che si verifichi o che si susseguano a distanza di almeno 96 ore da un analogo precedente evento;

b) "acque meteoriche di dilavamento" la parte delle acque di una precipitazione atmosferica che, non assorbita o evaporata, dilava le superfici scolanti;

c) "acque di prima pioggia" quelle corrispondenti, nella prima parte di ogni evento meteorico, ad una precipitazione di 5mm uniformemente distribuita sull'intera superficie scolante servita dalla rete di raccolta delle acque meteoriche;

d) "acque di seconda pioggia" la parte delle acque meteoriche di dilavamento eccedente le acque di prima pioggia;

e) "acque pluviali" le acque meteoriche di dilavamento dei tetti, delle pensiline e dei terrazzi degli edifici e delle installazioni;

f) "superficie scolante" l'insieme delle strade, cortili, piazzali, aree di carico e scarico e di ogni altra analoga superficie scoperta, alle quali si applicano le disposizioni sullo smaltimento delle acque meteoriche di cui al presente regolamento;

g) "acque di lavaggio" le acque, comunque approvvigionate, attinte o recuperate, utilizzate per il lavaggio delle superfici di cui alla lettera f) e qualsiasi altra acqua di origine non meteorica venga ad interessare le medesime superfici direttamente o indirettamente;

h) "rete di raccolta delle acque meteoriche" l'insieme delle condotte utilizzate per il lavaggio per la raccolta separata ed il convogliamento delle acque meteoriche di dilavamento e di quelle di lavaggio relative alle superfici scolanti.

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Art. 3 (acque di prima pioggia e di lavaggio soggette a regolamentazione)

1) La formazione, il convogliamento, la separazione, la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque di prima pioggia sono soggetti alle disposizioni del presente regolamento qualora tali acque provengano:

a) da superfici scolanti di estensione superiore a 2000 mq, calcolata escludendo le

coperture e le aree a verde, costituenti pertinenze di edifici ed installazioni in cui si svolgono le seguenti attività : industria petrolifera, industrie chimiche, trattamento e rivestimenti dei metalli, concia e tintura delle pelli e del cuoio, produzione della pasta carta (della carta e cartone), produzione di pneumatici, aziende tessili che eseguono stampa tintura e finissaggio di fibre tessili, produzione di calcestruzzo, aree intermodali, autofficine, carrozzerie;

b) dalle superfici scolanti costituenti pertinenza di edifici ed installazioni in cui sono svolte attività di deposito rifiuti, centro di raccolta e/o trasformazione degli stessi, deposito di rottami e deposito di veicoli destinati alla demolizione;

c) dalle superfici scolanti destinate al carico e alla distribuzione di carburante ed operazioni connesse e complementari nei punti vendita delle stazioni di servizio per autoveicoli;

d) dalle superfici scolanti specificatamente o anche saltuariamente destinate al deposito, al carico, allo scarico, al travaso e alla movimentazione in genere delle sostanze di cui alle tabelle 3/A e 5 dell'allegato 5 del Decreto Legislativo 03 Aprile 2006 n° 152 parte

III.

Art. 5 (sistemi di raccolta e convogliamento delle acque di prima pioggia e di lavaggio)

1) Tutte le superfici di cui all'articolo 3 devono essere impermeabili. 2) Le acque di prima pioggia e le acque di lavaggio, che siano da recapitare in corpo d'acqua

superficiale ovvero sul suolo o negli strati superficiali del sottosuolo, devono essere avviate ad apposite vasche di raccolta a perfetta tenuta, dimensionate in modo da trattenere complessivamente non meno di 50 mc per ettaro di superficie scolante (di seguito vasche di prima pioggia).

3) Alle acque meteoriche di dilavamento deve essere destinata una apposita rete di raccolta e convogliamento, munita, nei casi di cui al comma 2, di un sistema di alimentazione delle vasche di prima pioggia che le escluda automaticamente a riempimento avvenuto; la rete deve essere dimensionata sulla base degli eventi meteorici di breve durata e di elevata intensità caratteristici di ogni zona, e comunque quanto meno assumendo che l'evento si verifichi in quindici minuti e che il coefficiente di afflusso alla rete sia pari a 1 per la superficie scolante e a 0,3 per quelle permeabili di qualsiasi tipo ad esse contigue, escludendo dal computo le superfici incolte e quelle di uso agricolo.

2. Generalità sulle vasche di prima pioggia

In via generale, le acque di prima pioggia vengono separate da quelle

risultanti dalle piogge successive (seconda pioggia) tramite un pozzetto

separatore comunicante con un bacino di accumulo e di rilancio di

capacità tale da contenere tutta la quantità di acque meteoriche di

dilavamento risultante dai primi 5 mm di pioggia caduta sulla superficie

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scolante di pertinenza del complesso in esame.

Il pozzetto è collegato in entrata alla condotta di drenaggio delle acque

meteoriche di dilavamento e in uscita alla tubazione di comunicazione

con il bacino e alla condotta di scarico delle acque di seconda

pioggia. Quest'ultima è separata dalla condotta di entrata e dalla

tubazione di comunicazione con il bacino attraverso uno stramazzo

la cui soglia è situata ad un livello intermedio fra le loro linee di

scorrimento. Allo sbocco nel bacino, la tubazione di comunicazione è

munita di un deflettore (raccordo a T) che impedisce il riflusso delle

sospensioni flottanti. Nel bacino è installata una pompa di svuotamento

con relativo interruttore di livello. La pompa viene attivata

automaticamente da un quadro elettrico programmato con PLC che

elabora il segnale di una sonda rilevatrice di pioggia installata sulla

condotta di immissione nel pozzetto.

Così conformata, la vasca opera come segue. All'inizio della

precipitazione, segnalata dall'apposita sonda, le acque meteoriche di

dilavamento che si immettono nel pozzetto separatore defluiscono nel

bacino di accumulo, inizialmente vuoto, attraverso la tubazione di

comunicazione. Durante la precipitazione, il bacino si riempie fino al

livello della soglia dello stramazzo. Da questo momento, le acque

risultanti dalle piogge successive sfiorano sullo stramazzo e defluiscono

nella rispettiva condotta di scarico. Alla fine della precipitazione, la

sonda invia un segnale al quadro elettrico il quale avvia la pompa di

rilancio dopo un intervallo di tempo pari a 96 h meno il tempo di

svuotamento previsto. Se durante tale intervallo inizia una nuova

precipitazione, la sonda riazzera il tempo di attesa. Una volta svuotato

il bacino, l'interruttore di livello disattiva la pompa e il sistema si rimette

in situazione di attesa.

3. Dimensionamento della vasca di prima pioggia per l' applicazione in esame

Stanti le precedenti valutazioni, i dati di progetto della vasca di prima

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pioggia per l'applicazione in esame possono essere sintetizzati come

segue:

Pertanto, il volume utile del bacino di accumulo delle acque di prima pioggia deve risultare pari a:

V = 1000

Questo valore è il parametro di riferimento

per il dimensionamento dei vari componenti

dell'impianto così come di seguito descritto.

= 11,5 m

area della superficie scolante impermeabilizzata

2284 mq

relativo coefficiente di afflusso alla rete

area della superficie scolante permeabile

1 O mq

relativo coefficiente di afflusso alla rete 0,3

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a) Pozzetto separatore Il pozzetto separatore è realizzato con l'impiego di una vasca

monoblocco prefabbricata in calcestruzzo armato di dimensioni esterne

in pianta 1,5 x 1,5 m, altezza 1 m, capacità 1,3 m3, dotata di uno

stramazzo interno di altezza 0,55 m.

In fase di posa in opera, la vasca viene completamente interrata e viene

rialzata al piano di campagna tramite un solaio di copertura carrabile,

spessore 20 cm, su cui è praticata una apertura quadrata di ispezione

di luce netta 60 x 60 cm recante un chiusino a misura in ghisa sferoidale

classe D 400.

Al pozzetto sono innestati i raccordi alle condotte di drenaggio delle

acque meteoriche e di scarico delle acque di seconda pioggia in PVC

DN 315 nonché la tubazione di comunicazione con il bacino di

accumulo delle acque di prima pioggia costituita da un tubo e relativo

raccordo con valvola antiriflusso in acciaio inox DN 315. Sul tratto

terminale della condotta di drenaggio è montata la sonda rilevatrice di

pioggia.

b) Bacino di accumulo e rilancio delle acque di prima pioggia

Il bacino di accumulo e rilancio delle acque di prima pioggia è realizzato

con l'impiego di una vasca monoblocco prefabbricata in calcestruzzo

armato di dimensioni esterne in pianta 2,5 x 2,5 m, altezza 2,5 m, capacità

12,5

in cui è installata la pompa di svuotamento con la relativa linea di rilancio

e di ricircolo.

In fase di posa in opera, la vasca viene completamente interrata e

ricoperta con un solaio, spessore 28 cm, su cui sono praticate due

aperture quadrate di luce netta 70 x 70 cm in corrispondenza di altrettanti

torrini di rialzo al piano di campagna di altezza O, 15 m recanti chiusini a

misura in ghisa sferoidale classe D 400.

Il bacino comunica con il pozzetto separatore tramite il tubo di

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collegamento prima specificato. Il franco, stabilito dal bordo superiore

dello stramazzo interno al pozzetto, risulta pari a 0,19 m, per cui il volume

utile del bacino ammonta a 11,5 mc. Stante il valore prima calcolato, tale

volume è sufficiente a contenere le acque di prima pioggia.

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c) Sistema di svuotamento automatico del bacino

Il sistema di svuotamento automatico del bacino di accumulo e rilancio

delle acque di prima pioggia è composto da una sonda segnalatrice di

pioggia, da una pompa di svuotamento con relativo interruttore di livello

e dal quadro elettrico di controllo e comando della pompa.

La sonda segnalatrice di pioggia è costituita da un sensore ad elettrodi

installato sul fondo della condotta di drenaggio delle acque meteoriche

di dilavamento in corrispondenza dell'imbocco nel pozzetto separatore.

Il segnale del sensore è elaborato da un quadro elettrico programmato

con PLC che opera secondo la logica di funzionamento prima descritta.

La pompa è del tipo sommergibile centrifugo con girante a vortice

liquido, specifica per la movimentazione di acque cariche di corpi

solidi e filamentosi, munita di interruttore di livello del tipo ad

elettrodi e dispositivo di accoppiamento automatico da fondo. La

linea di rilancio è realizzata con tubi e raccordi in acciaio zincato 0

2" e comprende la tubazione di sollevamento, munita di bocchettone

di smontaggio e valvola di ritegno, e la tubazione di mandata e di

ricircolo ambedue munite di valvola di regolazione della portata.

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Nelle condizioni idrauliche più gravose (acqua a livello di minima e

valvola di rieircolo chiusa) la pompa presenta le seguenti caratteristiche

di funzionamento a tutta mandata:

- portata

- prevalenza

- potenza elettrica

14,4 m3/h

3,2 m

0,37 kW

Operando sulle valvole montate sulle tubazioni di ricircolo e di mandata,

è possibile parzializzare il flusso di rilancio della pompa ad una portata

di svuotamento di 10,8 m3/h (3 l/s) che costituisce altresì la portata di

alimentazione del disoleatore. Al contempo, rapportando il volume

utile del bacino alla suddetta portata si

ottiene un tempo di svuotamento di 1,07 h che può ritenersi senz'altro accettabile.

4. Prestazioni e manutenzione della vasca di prima pioggia

Per le sue caratteristiche costruttive e funzionali, la vasca di prima

pioggia è in grado di separare e rilanciare le acque di prima pioggia in

conformità alle norme vigenti.

Le modalità di uso e manutenzione della vasca sono descritte nello

specifico manuale operativo dell'intero impianto fornito dalla ditta

produttrice.

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III – Dimensionamento del disoleatore

Il presente paragrafo concerne il dimensionamento del disoleatore

con riferimento ai dati di progetto risultanti dal dimensionamento della

vasca di prima pioggia riportato nel paragrafo precedente.

Il disoleatore è raffigurato nell'allegato elaborato grafico, a cui si rimanda

per ogni dettaglio costruttivo, ed è di seguito descritto per quanto attiene

le sue caratteristiche costruttive e funzionali

I. Riferimenti normativi

Gli impianti di separazione dei liquidi leggeri (ad esempio

benzina e petrolio), detti comunemente "disoleatori", sono

attualmente regolamentati dalle norme UNI EN 858-11 e UNI EN 858-22

.

Stanti le suddette norme, i disoleatori prefabbricati in calcestruzzo

armato devono essere certificati dal produttore previo esecuzione delle

seguenti prove:

• il calcestruzzo e i ferri di armatura delle vasche devono essere

sottoposti alle prove specificate dal punto 8.1 della UNI EN 858-1 con

risultati conformi ai requisiti richiesti dal punto 6.2 della stessa norma;

tutte le tipologie delle vasche impiegate devono essere sottoposte con

esito positivo alle prove di tenuta all'acqua specificate dal punto 8.2

della UNI EN 858-1;

• i dispositivi di chiusura automatica devono essere sottoposti alle

prove specificate dal punto 8.3.2 della UNI EN 852-1 con risultati

conformi ai requisiti richiesti dal punto 6.5.3 della stessa norma;

• i diametri nominali delle tubazioni e i volumi dei sedimentatori devono

essere conformi ai limiti previsti rispettivamente dal prospetto 2 della

UNI EN 858-1 e dal prospetto 5 della UNI EN 858-2;

• la dimensione nominale dei separatori deve essere determinata,

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per ogni tipologia d'impianto prodotta, sulla base di prove effettuate

su un impianto campione mediante l'apparecchiatura pilota

specificata dal punto 8.3.3. I della UNI EN 858-1 e seguendo la

metodologia di prova prevista dalla stessa norma.

La scelta della dimensione nominale del disoleatore per la specifica

applicazione in esame deve essere effettuata seguendo la metodologia

di calcolo descritta dal punto 4.3 della UNI EN 858-2.

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2. Generalità sui disoleatori

In via generale, un disoleatore provvede alla rimozione dalle acque

delle sostanze fangose e oleose mediante l'impiego di una singola

vasca. Così equipaggiata tale vasca opera due processi l'uno

(sedimentazione ) è preposto alla separazione e all'accumulo dei

solidi sedimentabili (fango, limo, sabbia, ecc.) mentre il secondo

(separazione) provvede alla separazione e all'accumulo delle

sospensioni oleose (oli, idrocarburi, ecc.).

Normalmente, un disoleatore dispone di una valvola a galleggiante per

la chiusura automatica in caso di eccesso di olio all'interno del

separatore, il disoleatore è di classe I (separatore coalescente secondo

la definizione della tabella 1 della UNI EN 858-1) dispone altresì di un

filtro a coalescenza, innestato alla condotta di uscita dal separatore.

Così conformato, il disoleatore opera come segue. Le acque da trattare si

immettono

nel disoleatore· dove isolidi sedimentabili si depositano sul fondo mentre l'acqua

decantata e le sostanze leggere risalgono in superficie mentre la sottostante

acqua chiarificata attraversa il filtro a coalescenza e si immette nella condotta

di scarico. Nell'attraversamento del filtro, le microparticelle oleose sfuggite al

galleggiamento e trascinate dall'acqua escono formando sospensioni più

consistenti che si separano risalendo in superficie. Se lo spessore dello strato di

olio galleggiante supera il limite previsto dalla norma (punto 6.5.2 della UNI EN

858-1) la valvola a galleggiante si chiude. Quando la vasca è piena occorre

provvedere alla estrazione e all'allontanamento dell'olio ivi contenuto tramite

autospurgo. Periodicamente è altresì necessario effettuare il controlavaggio del

filtro.

Così conformato e attrezzato, nelle condizioni di carico compatibili con

la sua dimensione nominale, il disoleatore è in grado di rimuovere le

sostanze oleose presenti nell'acqua fino ad un contenuto dell'olio

residuo non superiore a 5 mg/l.

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2. Dimensionamento del disoleatore per l'applicazione in esame

Come già anticipato, per l'applicazione in esame viene prescelto un

disoleatore prefabbricato in calcestruzzo armato dimensionato per il

trattamento della portata di rilancio delle pompe di svuotamento del

bacino di accumulo delle acque di prima pioggia, i cui requisiti

strutturali e funzionali sono certificati in conformità con la norma UNI

EN 858-1 come richiamato in precedenza.

Gli algoritmi adottati per il dimensionamento del disoleatore e le relative

caratteristiche costruttive sono descritte in quanto segue.

a) Calcolo della dimensione nominale del separatore Stante l'equazione 1 della UNI EN 858-2, nel caso di un disoleatore preposto al

trattamento delle acque meteoriche di dilavamento, la dimensione nominale NS del

separatore è data

dal prodotto del fattore di densità fd per la portata delle acque Or in l/s. Nella

fattispecie:

- in base alla tabella 3 della UNI EN 858-2, per il tipo di separatore prescelto risulta fd = 1;

- per la specifica applicazione del disoleatore, Qr coincide con la portata di svuotamento del

bacino di accumulo e rilancio delle acque di prima pioggia pari a 3 l/s.

Pertanto, la dimensione nominale del separatore risulta:

NS = fct Or = 3

Questo valore esprime il parametro di progetto del disoleatore per l'applicazione in esame.

b) Scelta del disoleatore prefabbricato Stante il risultato del calcolo di cui sopra, per l'applicazione in esame

viene prescelto un disoleatore di dimensione nominale NS 3, il cui

valore è certificato dal produttore in quanto determinato mediante

prove effettuate con le attrezzature e le modalità operative previste dal

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punto 8.3.3 della UNI EN 858-1.

Come già anticipato, il disoleatore di cui all'impianto in esame è del tipo

prefabbricato in calcestruzzo armato dimensionato per il trattamento della

portata di rilancio della pompa di svuotamento del bacino di accumulo delle

acque di prima pioggia. Stante il valore di tale portata, la dimensione nominale

del disoleatore, calcolata mediante l'equazione 1 della EN UNI 858-2, risulta

pari a NS 3, il cui valore è certificato dal produttore in quanto determinato

mediante prove effettuate con le attrezzature e le modalità operative previste

dal punto 8.3.3 della UNI EN 858-1.

Il disoleatore è costituito da una vasca monoblocco prefabbricata in

calcestruzzo armato a pianta circolare di diametro esterno 1,7 m,

altezza 2,1 m, capacità 3,5 m3.

In fase di installazione, la vasca viene interrata a livello della

tubazione di mandata della pompa e ricoperta al piano di campagna

con una copertura carrabile costituita da un solaio prefabbricato in

calcestruzzo armato a forma circolare di diametro 1,7 m, spessore 20

cm, su cui è praticata un'apertura quadrata di ispezione avente luce

netta di 0 60 cm recante un chiusino in ghisa sferoidale classe D

400.

Il disoleatore è attrezzato con l’innesto alla tubazione di mandata

della pompa di svuotamento del bacino di accumulo delle acque di

prima pioggia, provvista di deflettore di sbocco. Nel disoleatore è

installata una valvola di chiusura automatica a galleggiante come

previsto dal punto 6.5.3 della UNI EN 858-1. Il filtro a coalescenza

consiste in un cilindro in PE-HD, di dimensioni DN 21,4 H 83,8 cm e

in un elemento filtrante in polipropilene e maglia in acciaio inox.

Sull'estremità inferiore del filtro a coalescenza è innestata la condotta

di uscita realizzata con tubi e raccordi in PE-HD DN 110 (in tal

modo, l'acqua chiarificata può fuoriuscire dal disoleatore solo

attraversando il filtro con flusso discendente). La capacità di accumulo

dell'olio è di circa 600 1.

Come già evidenziato, per le modalità di calcolo adottate e in virtù delle

certificazioni fornite dal produttore, il disoleatore è in grado di ridurre il

contenuto dell'olio residuo nell'acqua trattata entro il limite di 5 mg/I.

Page 47: PARTE 1 - Relazione sul progetto dell’impianto ... · L’edizione della presente relazione tecnica è stata aggiornata alla data riportata in ... specificato nella Norma UNI 10779,

5. Prestazioni e manutenzione del disoleatore

Per le modalità di calcolo adottate e in virtù delle certificazioni fornite

dal produttore, il disoleatore è in grado di ridurre il contenuto dell'olio

residuo nell'acqua trattata entro il limite di 5 mg/I.

Le modalità di uso e manutenzione del disoleatore sono descritte nello

specifico manuale operativo dell'intero impianto fornito dalla ditta

produttrice.