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25 gennaio - Nicolas-Bernard Lépicié, Conversione di Saulo, 1767 Parrocchia S. Maria Immacolata – Motte di Luino Via delle Motte, 21 – 21016 – Luino (Va) – tel. 0332 530306 Sito web: http://parrocchia‐motte‐in‐luino.webnode.it/ email: [email protected]

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25 gennaio - Nicolas-Bernard Lépicié, Conversione di Saulo, 1767

Parrocchia S. Maria Immacolata – Motte di Luino 

Via delle Motte, 21 – 21016 – Luino (Va) – tel. 0332 530306 

Sito web: http://parrocchia‐motte‐in‐luino.webnode.it/                                email: [email protected]

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Novità importanti per le Parrocchie di Luino La vita della Chiesa e quindi anche delle nostre parrocchie deve impegnarsi per manifestare la gioia 

del Vangelo e della sequela di Gesù: sia ad alto livello, insegnamenti del Papa e Vescovi, sia a livello 

delle “Periferie” cioè di base, delle parrocchie/comunità, attraverso la fraternità collaborativa. 

“Gesù ci insegna sempre ad andare all’essenziale, ad assumere con responsabilità la propria vita e 

Missione per vivere da figli di Dio e fratelli di Gesù. Pensiamo ai messaggi del Papa per i nuovi anni: 

”Fraternità,  fondamento  e  via  per  la  pace  (2014).  Non  più  schiavi  ma  fratelli  (2015).  Vinci 

l’indifferenza e conquista la Pace e Fraternità “(2016) …E ancora impariamo da Maria ad essere più 

coraggiosi nel seguire la Parola di Dio, che è Parola di Vita.” 

É  quanto  si  sta  per  fare  anche  nelle 

nostre parrocchie di Luino che stanno 

avviandosi  sempre più alla  “Comunità 

Pastorale”  come  è  riportato  nelle 

pagine centrali di questo giornalino con 

gli  appunti  dell’incontro  del  Vicario 

Episcopale mons.  Franco Agnesi  con  i 

consigli  pastorali  delle  parrocchie  di 

Luino,  dopo  la  visita  pastorale  del 

nostro cardinale Scola. 

“…Man mano  bisogna  acquistare  una 

mentalità non egoistica, ma sempre più 

aperta agli altri, altruistica. Questi passi 

verranno fatti con calma e occorrerà tempo. 

Papa Francesco predilige una Chiesa in uscita, come ribadisce, una Chiesa aperta, più di comunione 

e fraternità, secondo l’insegnamento del Concilio. 

É la strada che ci sta davanti a cominciare da questa anno che ci apprestiamo ad iniziare. 

É necessario pregare di più e una maggiore disponibilità e collaborazione per il bene di tutti, delle 

nostre Parrocchie e di tutta la Chiesa e anche della nostra società e una visione più positiva e di fede 

vissuta da ciascuno di noi.  

Buon Nuovo Anno di grazia nel Signore Gesù,  il Signore del  tempo e della storia, come dice San 

Paolo: “Cristo ieri, oggi e sempre“.  

don Ilario 

Giornalino N. 214 gennaio/febbraio 2017 

stampato in proprio per uso parrocchiale 

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E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani. (Cor 1, 22)

Saulo di Tarso, che poi divenne San Paolo, il grande apostolo delle genti, ricorda ai Filippesi (Fil. 3) la sua precedente esperienza di persecutore di cristiani: era uno zelante fedele della Legge giudaica, e convinto di essere nel giusto, quando andava casa per casa a rastrellare i cristiani per portarli in carcere.

Poi avvenne l’incontro con Cristo sulla via di Damasco. Un incontro inaspettato, che lo lascia sgomento: “Saulo, perché mi perseguiti”? Da quel giorno per il funzionario romano cambia tutto, è una metanoia radicale quella che vive, nel periodo di solitudine e raccoglimento in se stesso, dopo, il futuro San Paolo.

La testimonianza di Paolo ribadisce che si può essere zelanti e in perfetta buona fede anche sul sentiero sbagliato. Precedentemente, lui non era certo una cattiva persona, anzi, era considerato molto bene dai suoi correligionari, faceva il suo dovere, ottemperava ai precetti, combatteva quella che per lui era un’eresia.

Finché Cristo non gli ha aperto gli occhi, e l’ha chiamato. Nel Cristianesimo Dio cerca i suoi, e li raccoglie preso di Sé. Non è l’uomo che cerca Cristo, ma è Lui che si avvicina agli uomini, fino a scendere sulla Terra per compiere, per amore, l’estremo sacrificio. Non esiste altra religione al mondo in cui ci sia questo messaggio di redenzione e di salvezza, i falsi dei non salvano nessuno.

Comparare o peggio credere che tutte le religioni siano equivalenti, vuol dire rinnegare la missione salvifica di Cristo, e San Paolo lo dimostra con l’esempio della propria vita: se fosse bastato essere una brava persona, zelante, religiosa, ligia, perché convertirsi al Cristianesimo, perdendo tutto quello che aveva conquistato nel mondo? Tranquillità, prestigio, considerazione sociale, rispetto, Saulo perse tutto per seguire Gesù. Si mise in pericolo, girò mezzo mondo per portare la Parola di Cristo ai pagani, perse la vita per la sua testimonianza.

Egli è l’esempio primo di evangelizzazione. Paolo ci ispira e ci dice: Volete essere apostoli di Cristo? Volete rinascere alla vera Vita? Se sì, lasciatevi afferrare da Lui, lasciatevi convertire, cioè trasformare da Cristo.

Paolo con la sua conversione radicale (molto simile a quella di santi altrettanto grandi, come Agostino e Francesco), ribadisce a chiare lettere che solo Cristo salva, che solo Cristo è la Via, la Verità e la Vita, e chi si allontana da Lui non sarà salvato, né dalle buone intenzioni, né dalle buone opere, né dal rispetto per le leggi umane, né dalle false religioni. Paolo con la sua instancabile opera di evangelizzazione in tutto il mondo allora conosciuto, ci dimostra che non basta essere salvati dalla nostra fede in Cristo, ma che abbiamo il dovere di portare la Parola a chiunque ne sia lontano, per garantire a tutti la stessa salvezza, come comandato da Gesù stesso. Questa è la nostra religione, e seguirne i fondamenti non significa essere fondamentalisti, ma cristiani coerenti, e non solo di facciata.

VÉÇäxÜá|ÉÇx w| fA ctÉÄÉ

Caravaggio 1600/1601 ‐ Santa Maria del Popolo, Roma

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Visita pastorale del card. Angelo Scola al decanato di Luino

 

Lo scorso 14 ottobre  il nostro Arcivescovo ha  fatto visita al nostro decanato di Luino nella  ricorrenza del biennio  dedicato  alla  riflessione  sulla  lettera  pastorale  “Educarsi  al  pensiero  di  Gesù”,  che  terminerà  il prossimo 31 maggio 2017. 

Si è iniziato con la preghiera composta dal Vescovo e dedicata a Maria: 

“O Maria che nasci aurora di salvezza propizia a noi tuoi figli gli stessi sentimenti di tuo figlio Gesù aiuta la nostra libertà a pensare secondo Cristo tutte le cose.”

al ringraziamento da parte di don Sergio per la gradita visita è seguita una esposizione dello stesso dove sono state evidenziate le difficoltà che, anche nel nostro territorio, ha portato la secolarizzazione rendendo difficile il  tema della  evangelizzazione e della missionarietà.  La precarietà del  lavoro aumenta  il malcontento dei cittadini per cui diventa maggiormente faticoso coniugare la Fede alle ragioni del vivere.  

Nella programmazione della serata erano previsti cinque interventi dei cittadini, qui di seguito riportati, ai quali l’Arcivescovo ha risposto in modo esauriente spiegando in anteprima che quando i cristiani si incontrano non fanno una semplice riunione ma prolungano  l’assemblea Eucaristica che diventa assemblea Ecclesiale all’interno di un cammino dove si sviscerano i diversi problemi per giungere ad una soluzione comune. Dicono i filosofi che prima del peccato originale l’uomo nasceva dall’orecchio quindi dobbiamo sentire bene quello che dice il nostro interlocutore per capire meglio noi stessi. Dobbiamo aprirci all’altro e non chiuderci nel nostro “IO” egoistico così da diventare “NOI”. Tutti siamo soggetti della Chiesa che è Gesù ed è proprio Lui che ci convoca tutti nelle assemblee (anche i laici) e lo scopo dell’Arcivescovo è istruire e incoraggiare tutto il popolo di Dio che gli è stato affidato. Purtroppo si è creato un fossato tra la Fede e la vita ed è difficile la testimonianza perché il fossato si allarga sempre più. 

L’Arcivescovo nota nei fedeli una differenza sostanziale nel modo nel quale si comportano a secondo se sono all’interno della Chiesa o nella società. In Chiesa manifestano desideri profondi e spirituali ma quando escono e entrano nel mondo, nel loro quotidiano, diventano altre persone, diventano muti e non ragionano più come Gesù. Nella vita non serve fare tante cose, l’importante è vivere come Cristo e testimoniarlo ovunque. É bene ricordare quello che dice Papa Francesco: “Il cristiano deve camminare, edificare, testimoniare, custodire” sempre e in ogni luogo.  

Il primo intervento della serata lo fa Vanna che fa parte di una unità pastorale comprendente Dumenza, Due Cossani ed Agra e trova che in questo contesto è difficile avere un unico obiettivo poiché le problematiche dei paesi sono diverse e ognuno finisce per perdere la propria identità.  

Il secondo intervento lo fa Monica che denuncia il fatto drammatico di trovarci nel periodo dell’indifferenza e della paura per cui fatichiamo a vivere con gioia. Manca la scintilla dell’incontro degli uni verso gli altri.  

Sono  due  domande  che,  dice  il  Vescovo  con  soddisfazione,  vanno  alla  radice  del  problema:  per  quanto riguarda  il problema di Vanna questo è determinato dal  fatto che  impediamo al nostro “IO” di diventare “NOI”,  l’IO  anima  si  deve  identificare  nel  nostro  corpo  umano  che  cresce  e  cambia  e  così  anche  la mia mentalità deve essere sempre più adeguata alla realtà. Ciò vale per il soggetto ma deve valere anche per l’intera comunità. L’IO deve essere sempre immerso nel NOI e questo è decisivo per la buona e giusta crescita di noi stessi. Tutto ciò è legato ai tempi che sono lunghi e quindi per il raggiungimento dell’obbiettivo occorre molta pazienza e attendere che la fede investa l’IO senza rivalità e senza competizione. Bisogna esporsi al nuovo. 

Le “periferie” delle quali parla il Papa sono quelle della nostra anima. Dobbiamo uscire dal radicalismo della nostra  anima  e  sperimentare  il  nuovo  che  ci  viene messo  davanti  dalle  circostanze  e  dalla  provvidenza. Importante è non puntare sul Potere. Occorre coraggio e capire che attualmente i giovani non possono essere educati  da  una  sola  Parrocchia,  ma  lo  stile  di  vita  che  è  cambiato  deve  essere  centrato  su  comunione, collaborazione e corresponsabilità.  

Visita del Card. Angelo Scola

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Dobbiamo operare non da soli ma con gli altri, come è detto nel Vangelo da Gesù: “Amatevi gli uni gli altri” e siate tutti fratelli miei e tra di voi. L’obiettivo è lavorare insieme.  

Nel secondo intervento di Monica l’Arcivescovo si domanda: Cos’è che sprigiona la scintilla del desiderio? Deve innanzitutto nascere  un’affezione  come  avviene  tra  due  fidanzati.  Il Signore fa in modo che questa circostanza si manifesti ed ecco che  questi,  che  prima  non  si  conoscevano,  grazie  a  quella scintilla si innamorano. Ciò che va oltre la morte è l’incontro che ciascuno di noi ha con Gesù. Ognuno di noi deve ritrovare in  sé  stesso  quel momento  speciale  e  deve  fargli  prendere forma  nella  sua  anima,  deve  ritrovare  la  scintilla  che  ha 

attualizzato  il Battesimo.  In quel momento diamo del tu a Gesù e ci viene in mente il salmo: “Il tuo volto Signore, io voglio vedere il tuo volto”. Occorre perseverare in questo incontro con una realtà dinamica che lo fa  crescere e mantiene viva quella  scintilla dentro di noi.  L’incontro personale  con Gesù può avvenire  in qualunque momento per ciascun uomo e ciascuna donna e ci permette di vivere nella nostra famiglia, nella società, nel lavoro una eterna giovinezza interiore per cui anche a 90 anni ci sentiamo giovani.  

Il  terzo  intervento  lo  fa  Natale  che  chiede  spiegazioni  sulla  Cultura  del  dialogo  esistenziale  con  le  altre Comunità.  

Il quarto intervento lo fa Lena che chiede qual’ è oggi il servizio del cristiano ai giovani.  

Il quinto intervento lo fa Giancarlo il quale chiede come reagire alla crisi del lavoro. Anche la Svizzera che era, per la nostra zona di confine, una risorsa, non offre più la sicurezza di prima.  

L’Arcivescovo  risponde  a  Natale  dicendo  che  il  dialogo  non  può  mascherare  un  monologo.  Dialogo  è comunicare insieme. Dialogare vuol dire camminare insieme verso la comprensione della realtà che spesso non è facile da capire però non posso pretendere che l’interlocutore debba accettare tutto quello che dico senza  diritto  di  replica.  Il  dialogo  esistenziale  può  avvenire  in  diversi  modi.  Può  riguardare  il  problema dell’immigrazione: oggi circa 100 milioni di persone stanno emigrando ed il tema inter‐religioso è all’ordine del giorno. Come dice Papa Francesco molti problemi si risolverebbero con la fine delle guerre ma le Potenze invece di dialogare fanno prevalere i propri interessi legati al denaro, alla costruzione di armi, per cui le guerre continuano. Molti Stati europei invece di costruire ponti, come suggerisce il Papa, costruiscono muri.  

Poi esiste il dialogo tra la madre e il proprio figlio su un altro tema spinoso e dilagante che è quello della droga. Anche qui, al vertice, ci sono interessi legati a denaro “il dio soldo” ed è, perciò, un tema difficile da trattare. Su tutti questi argomenti occorre lavorare insieme e non scoraggiarci. Al di sopra di tutto e di tutti c’è Gesù misericordioso nel quale dobbiamo sempre confidare e pregare.  L’Arcivescovo, a  tale  scopo, ha istituito a Milano, con diverse personalità tra cui Cacciari, un centro dal nome “I dialoghi di vita buona” e anche se la strada è molto ardua stanno ottenendo qualche successo.  

L’Arcivescovo risponde a Lena dicendo che attualmente si sta vivendo una crisi educativa profonda. Al primo posto c’è l’educazione che, purtroppo, è venuta a mancare. Le famiglie spesso si dividono e non danno più il supporto  che davano una  volta alla  Società.  Inoltre  sono venute  a mancare  le  sedi  educative private,  gli oratori  scarseggiano,  e  il  ragazzo  si  trova  di  fronte  a  un mondo  frantumato  e  deve  fare molta  fatica  a ricomporre i pezzi. La sua salvezza per ritrovare il senso della vita e seguire  l’esempio di Gesù. Gesù deve essere maestro di vita.  

L’Arcivescovo risponde a Giancarlo dicendo che occorre vivere bene l’esperienza di una comunità in uscita, aperta a 360°, trasformando nel quotidiano l’IO personale e farlo diventare il NOI della Chiesa. Collaborare con tutta la Società senza scoraggiarsi e realizzare l’amicizia civica tra i popoli non curandosi delle diversità esistenti tra loro. Come esempio cita la Santissima Trinità dove le tre persone sono diverse l’una dall’altra ma tra di loro c’è la collaborazione più precisa e perfetta.  

Una notizia bellissima che ci viene data in anteprima dall’Arcivescovo: il 25 marzo 2017 Papa Francesco sarà in visita a Milano. 

Rachele 

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Martedì  25 ottobre  2016  il  Vicario  Episcopale di  zona Mons.  Franco Agnesi,  ha  incontrato presso  la Scuola Parrocchiale “Istituto Maria Ausiliatrice” in Luino, alcuni componenti dei Consigli Pastorali e degli Affari  Economici  delle  cinque  Parrocchie  di  Luino  (Luino,  Creva,  Voldomino, Motte,  Colmegna),  per continuare la visita iniziata dal Card. Angelo Scola il 14 ottobre u.s. 

L’incontro ha voluto verificare se il cammino delle cinque Parrocchie procede nella direzione voluta dal Vescovo il quale nel suo precedente incontro ha  ribadito più  volte  che  il  punto nevralgico di  riferimento della  nostra  Fede  deve  essere  esclusivamente  l’immagine  di  Gesù. Dobbiamo seguire il Suo esempio. Il nostro operato e le persone che incontriamo  dobbiamo  vederle  con  gli  occhi  di  Gesù  con  il  quale dobbiamo  sentire  un  legame  profondo.  Con  il  Concilio  Vaticano Secondo  conclusosi  l’11/10/1966,  del  quale  quest’anno  si  è festeggiato  il  50°  anniversario,  la  Chiesa  ha  avuto  un  notevole rinnovamento  e  quest’anno  Papa  Francesco  ha  voluto  ricordare  e festeggiare  l’artefice  di  questo  grande  evento,  San  Giovanni  XXIII°, iscrivendolo nel calendario proprio l’11 ottobre. 

Grazie a Lui ed al Concilio da Lui fortemente voluto preghiamo nella nostra  lingua  di  appartenenza  e  finalmente  capiamo  quello  che diciamo e partecipiamo attivamente alla Santa Messa.  Il Concilio ha messo,  inoltre,  in  risalto  i  motivi  di  collaborazione,  di  sostegno,  di 

aiuto, di devozione che devono sussistere tra i fedeli che partecipano alla vita cristiana. 

Per quanto riguarda la partecipazione all’Eucarestia ci sono attualmente regole che prima non c’erano: bastava entrare  in Chiesa all’elevazione perché la S. Messa fosse valida e si usciva anche prima della Santa benedizione. Ora è stato ben definito che perché la S. Messa sia valida devono essere ascoltate per intero le letture e si deve uscire solo dopo la Santa benedizione.  

Ci sono quattro ambiti ben delineati da seguire:  

1. l’Eucarestia ‐ dobbiamo avere la piena consapevolezza di partecipare al mistero della passione e morte di Gesù e riuscire a trasmettere tale sentimento anche agli altri; 

2. la catechesi ‐ dobbiamo occuparci dell’iniziazione cristiana dei ragazzi per aiutarli a scoprire ciò che faranno un domani della propria esistenza;                                                        

3. la carità ‐ invogliare i giovani a seguire l’esempio di Gesù nel modo in cui Lui guardava i piccoli (che non sono solo i bambini ma anche gli ammalati, ecc…); 

4. la cultura ‐ occorre suscitare nelle persone che contattiamo l’importanza delle feste patronali, le unità di quartiere,  i  giochi di  squadra, ecc… al  fine di  trasmettere  la voglia di  solidarietà e amore degli uni verso gli altri, sollecitare lo spirito di collaborazione, che può essere risvegliato anche grazie allo svago ed il divertimento.   

Le comunità parrocchiali devono confrontarsi tra di loro, senza il desiderio di prevalere le une sulle altre per  dimostrare maggiore  bravura  e  capacità, ma  con  la modestia  e  l’umiltà,  spinte  unicamente  dal desiderio di agire nel modo migliore per il bene della comunità e seguendo l’esempio di Gesù. 

Dice Papa Francesco in “Vangeli Gaudium” che tutte le comunità devono andare verso una conversione pastorale missionaria.  

Nei  confronti  di  due  genitori  che  chiedono  il  battesimo  per  il  loro  bambino  e  manifestano  questo desiderio noi dobbiamo costituire per loro un “dono di missione” ed essere “buoni seminatori” e fare in modo  che  il  loro  desiderio  si  realizzi.  Infatti,  lo  stile  della  Chiesa  di  oggi  deve  avere  un’impronta  di comunione.  

Visita di Mons. Franco Agnesi 

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Il volto della Chiesa deve essere comunitario, fraterno, mentre: 

prima era    : una parrocchia ‐ un campanile ‐ un Parroco oggi sempre di più  : una parrocchia ‐ un campanile ‐ una comunità  

Il  Parroco  collabora  con  gli  altri  presbiteri  e  con  il  Vescovo.  Tutti  dobbiamo  essere  in  relazione  e collaborazione con le altre comunità pastorali.  

Nelle Comunità pastorali ci sono 3 nuovi passaggi: 

Rimangono le Parrocchie come entità territoriali. 

I parrocchiani, però, devono interagire tra di loro, scambiarsi i doni cioè gli aiuti gli uni verso gli altri  e  ciò  consente  loro  di  non  sentirsi  “da  soli”  e  di  diventare  più  competitivi  in  quanto desiderano  curare  maggiormente  la  loro  Parrocchia  perché  non  diventi  meno  bella  e  più trascurata rispetto alle altre. I bilanci sono distinti, però i Parroci devono sentirsi corresponsabili della buona conservazione anche dei beni altrui e partecipare alla restaurazione anche delle altre Chiese in quanto occorre aiutarsi insieme. 

Essere più missionari.  Il grave problema riguardante  i “profughi” non può essere affrontato e risolto  da  una  sola  Parrocchia.  Occorre  incontrarsi  con  le  diverse  comunità  pastorali  e confrontarsi per migliorare ed affrontare tutte le sfide che, oltre a questa che attualmente è la più grande, vengono poste davanti ad esse  (i diversi  gruppi, Caritas, oratori,  calendari per  le feste, educazione dei giovani, ecc…). É necessario  incontrarsi e vedere quello che può essere fatto,  quello  che  può  essere migliorato.  Come  si  è  già  detto  nel  precedente  incontro  con  il Vescovo, lo stile di vita che è cambiato, comporta la necessità della comunione, collaborazione e corresponsabilità tra le diverse Parrocchie. 

La Diaconia è  formata da gruppi di presbiteri, diaconi,  laici che hanno  il  compito di attuare  le scelte fondamentali per un cammino comune. Ora si stanno muovendo i primi passi. Occorreranno forse venti anni per vedere risultati finali e definitivi. 

Cambierà anche l’immagine del prete che viene molto ridimensionata rispetto a quella attuale. Non ci sarà più la figura del prete eroe tipo “don Matteo” che si vede in TV. Ad esempio, il futuro prete verrà nominato nel presbiterio di Luino e opererà nella Parrocchia dei S.S. Pietro e Paolo. Nel presbiterio ci sono anche i diaconi perché la Chiesa svolge non solo un servizio liturgico ma anche economico, della carità, della fraternità incentrato attorno alla preghiera. Man mano bisogna acquistare una mentalità non egoistica ma sempre più aperta agli altri, altruistica. Questi passi comunque verranno fatti con calma e occorrerà ancora molto tempo. 

Papa Francesco sogna una Chiesa missionaria capace di trasformare ogni cosa per l’evangelizzazione del mondo attuale e non è favorevole all’autopreservazione (cioè preservare quello che già c’è e conservare le strutture esistenti). Predilige una Chiesa  in uscita  come ribadisce spesso, una chiesa aperta, più di comunione e fraternità, secondo l’insegnamento del Concilio. È la strada che ci sta davanti, a cominciare da questo anno che stiamo iniziando. È necessario pregare di più ed una maggiore disponibilità e collaborazione per il bene di tutti e di tutta la chiesa. 

Don Ilario 

  È facile scansare la freccia di un nemico, ma difficile da evitare la lancia di un amico

Un uomo è valutato dal suo cervello come un coltello è valutato dalla lama

Esiste una sola libertà: la verità. Esiste una sola schiavitù: la menzogna.

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 Incontro del 7/9/2016 – relatore: don Giovanni Mariani Seconda relazione: “Ristabilire la comunione” ‐ Educare i ragazzi alla celebrazione della riconciliazione. 

Si è introdotto il tema con la lettura del Vangelo secondo Giovanni (15, 5‐8) in cui Gesù dice: “Io, sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me porta molto frutto. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. In questo è glorificato il padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”. La Chiesa ha la missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo. 

Don Giovanni Mariani in questa catechesi ci invita a collegarci ai precedenti incontri, da lui tenuti, il 4/9/2014 e il 9/9/2015, di cui riporto di seguito, gli appunti ad essi relativi: 

1. Incontro del 4/9/2014: “La Comunità educante racconta il Vangelo – Introdurre alla vita cristiana” Per  fare  una  buona  catechesi  ai  ragazzi,  per  dare  loro  un’ottima  formazione  cristiana,  bisogna  avere  la collaborazione dei genitori i quali non devono delegare completamente il compito dell’iniziazione cristiana alla Parrocchia. I ragazzi dai 7 agli 11 anni non sono in grado di misurare l’oggettività di quanto dice la Chiesa se a casa avvertono disinteresse e disinformazione da parte dei propri genitori. Occorre una fiducia di base tra i genitori e la Parrocchia tenendo conto che i primi educatori sono i genitori e quindi il primo passo che si deve fare e conoscersi e a questo scopo devono essere sfruttate tutte le occasioni per organizzare incontri, cercare di condividere con loro le scelte. 

Sono tre le cose fondamentali da tenere presente: conoscenza, accoglienza e modalità pratiche. Attualmente le situazioni familiari sono complicate: ci sono bambini con due mamme, altri con due o tre papà, comunque il vissuto familiare deve essere in sinergia con quello della Parrocchia. Bisogna cercare sempre la strada della diplomazia, non cercare lo scontro per evitare che i genitori si sentano “trattati male” e che si allontanino dalla Chiesa.  Occorre evitare che le persone non frequentino più la Parrocchia per motivi banali, quali litigi per  la  scelta  dei  fiori,  oppure per  gli  orari  in  cui  fare  le  riunioni,  ecc.  e  si  deve  cercare  sempre  la  strada dell’accordo poiché l’interesse primario è il bene dei ragazzi”.  

2. Incontro del 9/9/2015: “Andare a preparare la Pasqua per noi – Introdurre alla celebrazione nel percorso dell’iniziazione Cristiana – Esperienza di Chiesa”. 

Preparare i bambini ai Sacramenti fa parte dell’Iniziazione Cristiana. La terminologia con cui identifichiamo i riti religiosi non sono immediatamente percepiti dalla nostra cultura per cui i bambini che non frequentano la Chiesa non hanno le informazioni necessarie per capire i gesti religiosi (fare il segno della croce, tenere le mani giunte, inginocchiarsi, ecc.) eppure, i bambini, hanno la predisposizione, più sono piccoli più entrano in sintonia con il linguaggio della liturgia. 

La parola chiave è “partecipazione”. Con il Concilio Vaticano Secondo si sono acquistate tre caratteristiche fondamentali che non si potevano avere quando la S. Messa era in latino e non si capivano le parole. 

La consapevolezza che consiste nel partecipare attivamente alla S. Messa. Occorre comprendere i riti attraverso le preghiere. Devi dare un senso e una spiegazione a quello che stai facendo. 

La partecipazione attiva che non è uguale per tutti. Occorre interrogarsi su quello che il rito suscita in noi. Come dice S. Benedetto “Bisogna mettere d’accordo la voce con il cuore”. Ciascuno deve dare un significato personalizzato alle cose che vive. Quello che ho ascoltato durante il catechismo non è uguale a ciò che sento durante la celebrazione liturgica. 

La interiorizzazione cioè la partecipazione piena e la piena condivisione. La dimensione interiore di salvezza che mi offre quel rito. Non bisogna essere “muti spettatori”. 

Per ottenere ciò non bisogna partecipare solo a celebrazioni  importanti  (Comunioni, Cresime, Matrimoni, ecc.). Come “a pregare si impara pregando” così per apprendere bene il messaggio della S. Messa occorre partecipare a più celebrazioni. Ogni celebrazione è  l’occasione per acquisire esperienza. L’educazione alla celebrazione non dipende dalla spiegazione ma la dobbiamo trovare in noi stessi poiché il collaboratore per eccellenza è lo Spirito Santo, lasciamo fare a Lui! 

Per  accompagnare  il  bambino  all’incontro  con  Cristo  e  generare  in  lui  la  fede  i  catechisti  e  gli  operatori pastorali devono assolvere ai compiti fondamentali previsti dalla Costituzione Conciliare sulla liturgia, cioè la 

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 “Sacrosanctum Concilium”. 

Tutti  questi  compiti  devono  lavorare  insieme.  La  partecipazione  alla  Santa  Messa  deve  essere: consapevole/attiva e pia/fruttuosa/piena. Ciò non era possibile precedentemente al Concilio perché l’apprendimento era difficoltoso, a volte impossibile, a causa della non conoscenza del rito e, soprattutto, a causa del suo svolgersi in una lingua incomprensibile alla maggior parte dei fedeli. Si era obbligati ad essere “muti  spettatori”.  Occorre  partecipare  al  rito  con  canti  e  gesti  e  cioè  in  modo  attivo,  per  arrivare all’esperienza spirituale della salvezza.  

La riforma del Concilio Vaticano Secondo mette in grado di vivere da cristiano anche dopo la celebrazione e ci sarà la pienezza completa quando tutte le componenti interiori ed esteriori si uniranno armonicamente e ci permettono di non incorrere nel pericolo di cui parla il profeta Isaia: “questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore e la sua vita sono lontani da me”. 

Altro elemento fondamentale è comprendere e capire i gesti simbolici (aspersione con l’acqua e dell’incenso, fare il segno della croce con l’acqua benedetta) e le parole presenti nel rito a cui rispondere. Interiorizzare questi gesti e parole equivale a pregare. 

Per educare i bambini alla celebrazione, soprattutto quando si tratta di riti importanti (solitamente più lunghi del solito) al fine di farli stare tranquilli, i catechisti devono diventare animatori e costruire una celebrazione. Occorrono tre cose fondamentali:  spiegare  quello  che  succede  durante  il  rito  liturgico.  La  conoscenza  di  ciò  che  succede  dà  la 

tranquillità;  eseguire, cioè insegnare le preghiere che si eseguiranno durante la S. Messa ed anche i gesti ad essa 

inerenti;  riprendere per comprendere “costruire una celebrazione” per educare i bambini a vivere la parola 

di Dio. Ritorniamo al tema odierno del 7/9/2016: “Educare i ragazzi alla celebrazione della riconciliazione”. 

L’immagine  della  vite,  utilizzata  dall’evangelista  Giovanni,  permette  di meglio  individuare  il  valore  che  il quarto Sacramento della Riconciliazione ha nella vita del cristiano. Noi siamo in “comunione” con il Signore Gesù che non ci abbandona mai anche quando noi pensiamo solo a noi stessi e gli voltiamo le spalle. Tutta la comunità educante deve collaborare insieme per comunicare ai ragazzi questa straordinaria verità che non è mai stata così attuale come in questo anno giubilare della misericordia (8/12/2015 – 20/11/2016), dove il Sacramento della Riconciliazione è alla base per ottenere l’indulgenza plenaria.  

Fondamentale  è  il  pentimento dei  propri  peccati  per  ottenere  il perdono divino e  il  premio della  felicità eterna. 

Questo cammino viene fatto  in comunione da tutto il Decanato composto dai diversi amministratori delle Parrocchie  in modo che non si  sentano caricati di un peso gravoso ma diventino parte  integrante di una comunità  (unità  pastorale)  che  collabora  per  il  bene  di  tutti.  I membri  del  Decanato  devono  scoprire  la bellezza di scambiarsi i doni per un unico fine: “il progetto divino per la salvezza delle anime”. 

Occorre spiegare ai ragazzi il tema del peccato e del perdono gratuito di Dio e ciò deve essere agganciato al vissuto dei ragazzi e avere, come esempio, il modo di vivere di Gesù (Maestro di vita). Naturalmente occorre il sostegno della famiglia che è al primo posto nell’educazione dei figli. L’educazione dei giovani al Sacramento della Riconciliazione si effettua su tre versanti differenti che devono interagire tra loro:  Spiegare  cosa  vogliamo  che  il  ragazzo  faccia  per  raggiungere  i  suoi  desideri,  le  sue  aspirazioni. Riprendere per Approfondire. Se ciascuno non ritorna su quello che ha compiuto con interiorità non ottiene un risultato favorevole. 

In conclusione, nella riconciliazione, si vivono tre esperienze: ‐ penitenza, ‐ richiesta di perdono, ‐ concludere con gioia. 

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I catechisti devono produrre occasioni di celebrazione della riconciliazione  in modo che  i  ragazzi possano vivere in pienezza la gioia che comporta questo Sacramento.  Come dice l’evangelista Giovanni, il cristiano si distingue dagli altri per la gioia che ha dentro di lui. Ciò è ribadito anche da papa Francesco che ripete spesso che chi ha il volto triste non è un buon cristiano.  

Dobbiamo essere sereni e forti nella certezza di avere lo Spirito Santo che ci dà una mano nei momenti di difficoltà. 

Rachele (continua)  

  

“Vorremmo una casa per i poveri” Visita  degli  scolari  di  quinta  elementare  in  Comune.  Nei 

desideri dei bimbi la sistemazione di un vecchio immobile 

per giocare, e anche una pista di pattinaggio sul ghiaccio. 

Come si fa a non sentire una stretta al cuore quando i più 

piccoli,  in  una  letterina  consegnata  a  mano  al  sindaco 

scrivono:  “Vorremmo  una  casa  per  i  poveri?”  È 

quanto avvenuto il giorno 24 ottobre, nel corso della visita 

della  classe  quinta  delle scuole  elementari  delle  Motte, 

quartiere  luinese.  I  ragazzi  sono  arrivati  in  municipio 

accompagnati dalle maestre Gabriella e Patrizia, accolti dal 

vicesindaco  Alessandro  Casali  che  ha  spiegato  loro la 

posizione degli uffici, come è organizzato il lavoro del Comune e cosa fanno i dipendenti. 

Ai bambini è stata mostrata la sala del consiglio comunale, il 

salone dove si riunisce la giunta e l’ufficio del sindaco, dove 

hanno incontrato Andrea Pellicini a cui è stata consegnata una 

lettera scritta di pugno dagli scolari. I ragazzi stanno studiando 

anche le regole che servono per gestire il territorio e hanno 

persino fatto  delle  domande  agli  amministratori  sul  pgt,  il 

piano  di  governo  del  territorio.  Hanno  dimostrato  grande 

maturità,  rivolgendo  un  pensiero  alle  persone  bisognose  e 

chiedendo al sindaco di realizzare un’abitazione per i poveri. 

Fra le richieste anche una pista di pattinaggio sul ghiaccio, che 

l’anno  scorso  il  Comune  ha  posizionato  a  ridosso  delle 

festività natalizie nei pressi dell’imbarcadero. 

E poi ancora, scrivono i bimbi: «Alle Motte davanti al negozio “In butega” c’è una casa abbandonata dove mi 

piacerebbe  realizzare  uno  spazio  dedicato  ai  bambini»,  scrive Gabriele,  «o  una  ludoteca  per  ritrovarci 

a giocare anche quando piove» aggiunge Erika, «o una sala giochi» chiede Martina, o ancora «una pista di 

pattinaggio,  o  un  parco  avventura»,  sognano Siria e Matteo.  Nei  desideri  dei  piccoli  c’è tanto  sport, 

avventura e voglia di crescere: tutte richieste ascoltate dall’amministrazione. «Ringrazio di cuore i bimbi, le 

maestre Gabriella e Patrizia e soprattutto i genitori che hanno permesso ai loro figli di trascorrere qualche 

ora in Municipio – ha commentato il vice sindaco Alessandro Casali ‐ I piccoli si sono dimostrati preparati e 

molto interessati a tanti argomenti riguardanti il territorio. Mi ha fatto piacere che ci abbiano sottoposto le 

loro richieste e che siano stati così dinamici ed interattivi. Queste esperienze si ricordano per tutta la vita». 

Il sindaco Andrea Pellicini a colloquio con i ragazzi 

Il vicesindaco Alessandro Casali spiega ai ragazzi come funziona il comune 

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Don Giorgio Ferrario e i suoi 50 anni di sacerdozio: una vita per Curiglia.

Nell’omelia, facendo riferimento al Vangelo del giorno, don Giorgio ha condensato in poche parole il messaggio di fraternità recato dal cristianesimo: l’accoglienza e l’ospitalità, stili di vita conosciuti dagli abitanti della montagna, un appello di scottante attualità di fronte ad una biblica emigrazione di popoli che bussano alle nostre porte. E di grande capacità di accoglienza e di disponibilità senza riserve hanno parlato il sindaco Ambrogio Rossi ed una giovane parrocchiana.

La sua casa sempre aperta a tutti, il suo sostegno morale nelle circostanze più cupe e dolorose, il suo consiglio illuminante nei momenti bui della vita: queste gli elementi distintivi di un’azione pastorale discreta, ma straordinariamente incisiva. Forse don Giorgio, come ha riconosciuto il sindaco Rossi, avrebbe potuto spendere i suoi talenti in una realtà ben più vasta di Curiglia, ma qualche santo in paradiso ha concesso a questo piccola comunità sperduta in una valle di frontiera di godere di un insperato privilegio.

A festeggiare don Giorgio c’erano il prevosto di Luino, don Sergio, don Ilario delle Motte e don Viniero salito fin qui dalla dirimpettaia Valle Veddasca.

C’erano inoltre il sindaco di Dumenza, dove per sei anni don Giorgio ha esercitato con grande generosità il suo ministero, c’era il comandante della stazione dei Carabinieri, ex colleghi delle scuole e tanti ex alunni che hanno trovato in lui un padre mite, ma autorevole nelle tappe fondamentali della loro vita professionale ed affettiva.

La commozione si è stemperata in un momento di intensa gioia con l’esibizione del folto coro gospel Gap di Como, comparso improvvisamente sulla scena al termine della Messa. Un rinfresco d’eccezione attendeva tutti al Circolo parrocchiale, dove il festeggiato ha ricevuto in dono un’avveniristica poltrona per i momenti di relax, rari in verità.

Don Giorgio ha dovuto però riporre nel cassetto un sogno che ha accarezzato per anni: concludere i suoi giorni all’Alpone, in una sorta di romitaggio, come i padri del deserto. Rimarrà comunque a Curiglia, in mezzo alla sua gente che è stata sempre la sua unica, vera famiglia.

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NATI    

 

 

01 – Metaldi Melissa 

02 – Gramegna Alice 

03 – Pellegrino Diego 

04 – Battaglia Luca 

05 – Badiali Federico 

06 – Leardini Luce 

07 – Rossi Enea 

08 – Bottari Jacopo 

09 – Ferrari Emma 

10 – Casdia Beatrice 

 

 

 

 

 

 

 

RITORNATI AL PADRE 

 

 

01 – Passera Margherita – anni 92 

02 – Badi Fermo – anni 84 

03 – Ballinari Gianfranco – anni  72

04 – Socchetto Cloris ved. Tronci – anni 91 

05 – Saredi Orsolina ved. Lanella – anni 87 

06 – Broggi Walter – anni 64 

07 – Bianchi Ezio – anni 71 

08 – Vasconi Franco – anni 70 

09 – Tarantini Maria ved. Doria – anni 90 

10 – Ferrari Rosa ved. Giavazzi – anni96 

11 – Berro Bianchi Cintya Bolzanaro – anni 60 

12 – Vanni Lina ved. Lanella – anni 91 

13 – Sai Piero – anni 80 

14 – Dellea Aldo – anni 64 

 

15 – Benedetti Andreina – anni 89 

16 – Curnis Angela – anni 85 

17 – Napoli Antonietta – anni 90 

18 – Guidetti Rosanna – anni 77 

19 – Oddone Mario – anni 92