pagine da scienza e movimento 1
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ABSTRACTL’obiettivo di questa rassegna è quello di am-pliare le conoscenze in merito all’allenamento ideomotorio, esplorandone le risposte fi siolo-giche e, più precisamente, i segnali bioelettrici che ne contraddistinguono i meccanismi. L’as-sociazione dell’elettromiografi a di superfi cie all’immaginazione ideomotoria rappresenta un percorso di ricerca ancora assai acerbo e gli stessi studi considerati nell’ambito di questa review, dichiarano la necessità di un ulteriore approfondimento, comprovandone l’eff ettiva
utilità verso più fronti: la possibilità di incre-mentare la forza massimale isometrica e, allo stesso tempo, corroborare la resilienza moto-ria di quei soggetti per i quali la realizzazione di un movimento risulta essere compromessa. Questo progetto verte inoltre su altre tecniche di indagine e di registrazione dei dati, quali l’e-lettroencefalografi a e la stimolazione magneti-ca transcranica, al fi ne di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili circa l’argo-mento-fulcro della rassegna.
REVIEW: VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DELL’IMMAGINAZIONE IDEOMOTORIA ATTRAVERSOL’ELETTROMIOGRAFIA DI SUPERFICIE
NOTE SULL’AUTORE
Dott.ssa Alessandra CalcinottoHa conseguito la laurea a pieni voti, con menzione accademica, in scienze e tecniche avanzate dello sport, presso la Scuola Universitaria Interfacoltà di Scienze Motorie di Torino. Mail: [email protected]
di Alessandra Calcinotto
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INDAGINE COMPARATIVA TRA LA PLICOMETRIA E L’ECOGRAFIA PER LA DETERMINAZIONE DEL PANNICOLOADIPOSO SOTTOCUTANEO: L’UTILIZZO DI UNA TABELLACOME RIFERIMENTO METODOLOGICO.
NOTE SULL’AUTORE
Dr. Stefano ScaralloDottore in Scienze delle Attività Motorie e Sportive, svolge attività professionale come Chinesiologo.email: [email protected]
di Stefano Scarallo
I primi tentativi di studio della composizione delle varie regioni corporee risalgono alla fi ne del 1800 (1) e, da allora, queste tecniche d’indagine avvengono principalmente me-
diante l’utilizzo di un plicometro. In letteratura abbondano gli studi sia per quanto concerne le diverse tipologie di strumenti utilizzabili che dei metodi di misurazione applicabili, sul-la localizzazione dei punti di repere (anche al
di fuori delle raccomandazioni della ISAK1) e sulla diff erenza dei risultati riscontrabili a se-conda dell’esperienza dell’operatore che ese-gue le misurazioni. Attualmente è in grande espansione anche l’interesse verso le tecniche ecografi che per la defi nizione dell’adipe com-ponente l’interfaccia muscolo-D.A.T. (tessuto adiposo profondo). In origine e indicativamen-te fi no agli anni ‘60, le misurazioni ecografi che
1. ISAK: International Standards for Anthropometrics Assessment
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L’ormone della crescita (GH, Growth Hormone) è un polipeptide composto da 191 aminoaci-di, prodotto in una regione del nostro cervello chiamata adenoipofi si, una ghiandola deputata alla produzione di molti ormoni1,10,21. La produ-zione di GH è infl uenzata principalmente da due fattori: il sonno e l’allenamento13. Come buona parte degli ormoni ha una secrezione di tipo pulsatile, il cui picco (spike) si presenta nel-le ore notturne: dalle ore 20 della sera sino alle 4 della mattina la sua concentrazione rimane ele-
vata23. Esattamente come la maggior parte de-gli ormoni prodotti dal nostro corpo, l’ormone della crescita viene trasportato nel plasma at-traverso delle proteine specifi che che lo veico-lano verso i tessuti bersaglio: fegato, muscolo e tessuto adiposo21. Il GHRH ipotalamico (Growth Hormone Releasing Hormone), un ormone prodotto dall’ipotalamo, stimola l’adenoipofi si a produrre ormone della crescita, insieme alla grelina acilata36, al contrario della somatostati-na che invece inibisce il suo rilascio.
ORMONE DELLA CRESCITA: ESERCIZIO FISICO E ALIMENTAZIONEdi Giulio Merlini
\NOTE SULL’AUTORE
Dott. Giulio MerliniLaureato magistrale con lode e menzione accademica nel 2012 in Scienze e Tecniche Avanzate dello Sport presso la SUISM Torino, Specializzando in Nutrizione e Integrazione dello Sport , Docente NonSoloFitness Allenatore e docente FIPE Piemonte giulio.merlini@nonsolofi tness.it
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Considerazioni sullo squat
Lo squat è da sempre l’esercizio di base per il potenziamento degli arti inferiori, per espri-mere ed allenare la forza del nostro corpo nel suo insieme, in quanto oltre agli arti in-
feriori, eseguendo questo movimento, tutti i mu-scoli del tronco e degli arti superiori sono attivati come stabilizzatori nel gesto. Sostenere un bilanciere al petto, o dietro le spal-le, ed eseguire un piegamento sulle gambe, fare appunto uno squat, è quindi un esercizio fon-damentale per l’allenamento nello sport e nel fi tness. Per questa ragione spesso viene conside-rato anche come strumento per ricerche scienti-fi che in campo sportivo.Da sempre infatti esiste un dibattito su quale sia la corretta tecnica di esecuzione di questo eserci-zio. In particolare ciò che si discute, a volte anche
in modo molto animato, è quanto debba essere profondo il movimento, per garantire i migliori benefi ci derivanti dall’esecuzione dello squat, in quanto l’esercizio in questione è eseguibile con diversi gradi di ampiezza del movimento e ciò porta a considerevoli diff erenze in termini di eff etti, diffi coltà nell’esecuzione e risultati rag-giungibili, ma soprattutto porta i tecnici sportivi a considerazioni piuttosto varie sulla valutazione di quello che dovrebbe essere il movimento cor-retto da eseguire in allenamento.
Secondo i praticanti delle diverse forme di alle-namento funzionale, oggi alla ribalta nel mondo dello sport e del fi tness, è importante eseguire un movimento più profondo in quanto, l’arco di movimento (ROM) ne infl uenza gli eff etti in ter-
NOTE SULL’AUTORE
Dott. Nicola SacchiLaureato in Farmacia e Biotecnologie, si occupa professionalmente del set-tore sportivo come personal trainer, preparatore atletico, istruttore e gestore di centri fi tness, è inoltre docente per i corsi di formazione di NonSoloFitness (nicola.sacchi@nonsolofi tness.it,
www.ultimatetraining.it).
di Nicola Sacchi
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Il piedestruttura, patologie e rieducazione
Il piede è senz’altro uno degli organi più com-plessi del corpo umano. Valenti lo ha defi nito come “la conclusione logica dell’arto inferiore umano dotato di tali strutture ed animato da
tali meccanismi da garantire all’uomo la stazio-ne eretta e la marcia senza il concorso di altri arti o appoggi”. È stupefacente pensare infatti come l’uomo, dotato di una massa relativamente am-pia, sia in grado di mantenersi in equilibrio in stazione eretta grazie ad una superfi cie di ap-poggio relativamente piccola come quella dei nostri piedi. Non è esagerato dire che ciò che più
distingue l’essere umano dalle altre specie, alla pari del cervello, è proprio il piede. “Perché è pro-prio dalla possibilità di elevarsi materialmente nei confronti della terra che è nata la possibilità di elevarsi intellettualmente. E non appaia para-dossale” (Raff aele Paparella Treccia).Le modifi che che il nostro arto di appoggio ha subito durante l’evoluzione sono state notevoli e sostanziali: se dapprima il piede dell’antropo-morfe poggiava al suolo con l’intera pianta e presentava l’opponibilità dell’alluce sulle altre dita, il piede dell’uomo ha come caratteristica di-
di Fabio Marino
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NOTE SULL’AUTORE
Fabio MarinoLaureato in Scienze delle attività motorie e sportive e laureando in Podologia, do-cente per NonSoloFitness dei corsi di Istruttore ginnastica posturale, Istruttore fi tness per bambini e Istruttore fi tness per la terza età. Nel 2012 ha pubblicato con Aracne editrice “Postura e attività motoria”; nel 2014 con NonSoloFitness “A scuola di salute”.Mail: [email protected]
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NOTE SULL’AUTORE
Dott.ssa Raffaella FrisarioLaurea in Scienze delle Attività Motorie e Sportive; laureanda nel corso di laurea specialistica in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e [email protected]
Training fi sico nelle patologiecardiovascolari e metabolichedi Raffaella Frisario
La malattia cardiovascolare rappresenta oggi la prima causa di morte nel mondo occidentale, contribuendo per il 30% alla mortalità globale contro il 13% del cancro
e il 4% della broncopatia cronica. Nel corso della prima metà del secolo, i cambiamenti dello stile di vita indotti dall’urbanizzazione e dalla transi-zione da un’economia prevalentemente agricola a una industriale hanno rapidamente aumentato la percentuale delle morti per malattia cardiova-
scolare, fi no al 35% del totale: negli Stati Uniti e nell’intero mondo industrializzato si tratta della prima causa di morte.La percentuale di popolazione in sovrappeso od obesa è cresciuta del 5% per decade dal 1960 a oggi e la percentuale dei diabetici è raddoppiata negli ultimi 10 anni.Un gruppo di fattori di rischio che comprende: insulino–resistenza, obesità centrale, dislipide-mia, ridotta tolleranza al glucosio, ipertensione >>
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La vigoressia è un disturbo del comporta-mento che colpisce un numero crescente di persone in Italia, secondo il recente stu-dio di seguito riportato si stima che ne sia-
no affette oltre 60.000 persone. Il problema non si esaurisce con atteggiamenti maniacali rispet-to alla propria condizione fisica, circostanza già sufficientemente grave, ma determina una
serie di condotte che portano dall’isolamento sociale, alla compromissione della propria sa-lute fisica con l’impiego di un’alimentazione e regimi allenanti che nulla hanno a che vedere con il fitness e la scienza dell’allenamento.Le persone affette da vigoressia manifestano una dipendenza compulsiva dall’attività spor-tiva1, una dipendenza così forte da poter stra-
DAL WEBTRATTO DA WWW.NONSOLOFITNESS.IT
60.000 italiani malati di fitness
NOTE SULL’AUTORE
Dott. Pierluigi De Pascalis - Laureato in Scienze Motorie, è responsabile della formazione e divulgazione scientifica di NonSoloFitness e professore a contratto presso l’Università degli studi di Foggia ([email protected], www.depascalis.net).
di Pierluigi De Pascalis
Di questo articolo è presente anche un video di approfondimento al seguente link: www.scienzaemovimento.it/video-vigoressia
Si chiama vigoressia, è un disturbo del comportamento che colpisce oltre 60.000 italiani per i quali la passione per il fitness diventa una vera ossessione, spingendoli verso gravi rischi per la propria salute fisica ed emotiva. Non solo Bodybuilder, risultano affetti in modo diverso anche corridori, ciclisti e amanti degli sport estremi.
Inquadra il codice tramite un lettore di qr-code con il tuo smartphone o tablet per vedere il video.
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Quando occorre avere il certifi catomedico per l’attività sportiva? di Flavio Volontà
Un tema di grande interesse ed attua-lità per chi frequenti palestre e centri sportivi è quello inerente la necessità o meno di munirsi di un certifi cato me-
dico per l’attività sportiva all’atto dell’iscrizione. Sul punto, sovente, gli stessi gestori del centro non sono molto informati e forniscono indica-zioni contraddittorie.Il quadro normativo, a seguito di una serie di re-centi interventi legislativi, può ora dirsi chiaro.L’art. 42 bis della Legge 98/2013 (c.d. decreto del fare) stabilisce che “Al fi ne di salvaguardare la salute dei cittadini, promuovendo la pratica spor-tiva, per non gravare cittadini e Servizio sanitario nazionale di ulteriori onerosi accertamenti e certi-
fi cazioni, è soppresso l’obbligo di certifi cazione per l’attività ludico-motoria e amatoriale…”. Al secon-do comma stabilisce che “I certifi cati per l’attivi-tà sportiva non agonistica, di cui all’articolo 3 del citato decreto del Ministro della salute 24 aprile 2013, sono rilasciati da….”.Ferma la necessaria certifi cazione medica per l’attività sportiva agonistica, regolamentata dal Decreto Ministeriale 18 febbraio 1982, di cui non mi occuperò nel presente articolo, è bene dun-que andare a distinguere l’attività ludico-moto-ria e amatoriale (che non necessita più di alcuna certifi cazione medica) da quella sportiva non agonistica (che necessita invece di certifi cazione medica).
L’avvocato risponde
NOTE SULL’AUTORE
Flavio VolontàHa studio in Torino e svolge la professione prevalentemente in ambito penale, avendo altresì specifi ca competenza in questioni giuridiche che riguardano lo sport e la salute, fl [email protected] – www.studiolegalegv.it
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