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Cari amici,un nuovo anno di attività della nostra Consociazione stà volgendo al termine traricordi piacevoli di giornate passate insieme sui campi di tiro nazionali ed esteri conlo spirito classico di chi ama il mondo dell'avancarica e già un altro è alle porte.

Il prossimo sarà un anno particolare che impegnerà tutti noi oltre che per ilmomento sportivo anche per quello organizzativo.

Volendo far ben figurare il nostro paese nell'organizzare il prossimo CampionatoEuropeo, l'aiuto di tutti voi sarà fondamentale per la riuscita della manifestazione.

Colgo l'occasione con queste poche righe di augurare, anche a nome del ConsiglioDirettivo, a tutti voi, alle vostre famiglie, agli Sponsor che ci supportano nellanostra attività, agli appassionati di Tiro Western ed a quanti altri amano il mondodell'avancarica i miei più cordiali auguri per le festività 2006/2007.

Giovanni Gentile

Gli auguri del Presidente

VVeennddiicceerrcchhii

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Le canne del fucile*

Nel la pagina a f ianco

a lcuni esempi d i canne

d i fuc i le damascate

Anticamente le canne di fucile sifabbricavano di solo ferro battuto, accartoc-ciato e saldato longitudinalmente. Poi siforarono dal ferro massiccio e si giunse adaverle senza saldature.

Al principio di questo secolo, si cominciò,ad avvolgere a spirale una sbarra di ferroattorno ad un mandrino: si ottennero in talmodo risultati sensibilmente vantaggiosiper la leggerezza e la resistenza.

Poiché il metallo, necessariamentefibroso, oppone così la tenacità della fibraallo sforzo dell’esplosione, e la resistenzaè infinitamente superiore a quella presentatada un ferro omogeneo o avente la fibralongitudinale.

Il processo si andò lentamenteperfezionando; ma non è che da una ventinad’anni che si fabbricano canne perfettesotto ogni rapporto.

Le canne che si fabbricano oggi(1887) sono di tre qualità: Canne semplicemente attorcigliate(“rubans”)Canne damascate Canne d’acciaio.

Le canne attorcigliate sono formateda una data quantità di bacchette di ferro ed’acciaio, appaiate, battute e saldate insiemea fuoco e infine attorcigliate a spirale su unmandrino di grossezza un po’ inferiore aquella del diametro delle canne che sivogliono ottenere.

Le spire sono battute e saldate afuoco con la maggior cura, onde riesconoperfette e senza ammanchi. Le operazionicosì sommariamente descritte sembranosemplici. In fatto, costano assai fatica, tempoe abilità.

Il ferro e l’acciaio che si adoperanovogliono essere di primissima qualità:debbon essere riscaldati, martellati alterna-tivamente un gran numero di volte, ondedivengano bastevolmente densi, perdonotutte le impurità; poi sono la minati inbacchette e queste bacchette subisconoancora parecchie operazioni, prima chepossano adoperarsi a formare le canne.

Le canne damascate si fanno con unprocesso simile. Solamente le varie bacchetteonde sono composte sono dapprimaperfettamente attorcigliate su se stesse.

La grossezza della bacchetta, la lorodisposizione, il grado maggiore o minore ditorsione, danno in definitiva, le diversequalità del damasco.

Così per i damaschi comuni si adoperanosolo due bacchette alternativamente di ferroe di acciaio, grosse e poco corte: per idamaschi fini, le bacchette sono più sottili,più numerose e assoggettate ad una torsionemolto maggiore. La maggior torsione, finoa un certo punto, aumenta la forza e la bontàdella canna.

Le canne attorcigliate e damascate sonoimmerse in un acido il quale, intaccando solo ilferro, scopre e mette in rilievo il disegno deiloro componenti. Le canne in tal modo, puressendo di aggradevole figura, dimostranoda sé i propri difetti e sottoscrivono la lorofede di nascita.

Le canne di acciaio si ottengono conmetodi molto complicati. Non è che da pochianni che in Inghilterra con processi specialidi Whitworth e di Siemens si giunse afabbricare un acciaio poco carburato, dolcee di una tenacità maggiore di quella delleordinarie canne dei fucili da caccia.

E le canne di acciaio furono adottateed usate in larga scala da alcuni fabbricanti,quali il Webley, che le raccomanda a preferenzadi quelle damascate.

Le canne d ’acc ia io hanno peròl’inconveniente di costar molto, quindi nonessere possibili per fucili a buon mercato, dinon avere così bell’aspetto come quelle didamasco e infine di non dare al cacciatorequella immediata garanzia di origine chedanno le canne damascate.

dott. Piero Raggi

* Riferimenti bibliografici: E. Azzi, F. Delor,N. Camusso, ed un veterinario pratico;Manuale del Cacciatore Italiano: “Le armi, icani da ferma italiani ed esteri, le malattiedei cani esposte in ordine alfabetico e allaportata di tutti con una copiosa raccoltadi ricette, la selvaggina e le norme percacciarla”, Milano, Dumolard, 1887.

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In America, ai tempi della Guerra diSecessione, L’esercito Unionista si trovòspesso nella necessità di acquistare armicorte da chiunque ne producesse perchèsia le Remington, sia la Colt, che rifornivanoai militari le armi “Ufficiali”, non erano atutti gli effetti in grado di sopperire alleingenti richieste della Guerra. In questosenso, tra le innumerevoli armi di ognigenere, tipo e fattura acquistate dall’esercito,un posto di riguardo meritano i RevolverSTARR: furono infatti le armi “non diordinanza” più diffuse durante l’interoconflitto.

EBENEZER STARRL’inventore di questo particolare

Revolver, in grado di funzionare sia insingola che in doppia azione, fu EbenezerStarr.

Nato il 16 Agosto 1816, da una famigliaspecializzata nel commercio di armi bianchee di armi da fuoco (prevalentementedestinate all’ esercito Americano), eglisviluppò una conoscenza approfondita diquesto settore che gli permise di progettare

anche alcune armi del tutto innovative. Peresempio, brevettò nel Gennaio del 1856 unmodello con sistema a rotazione inizialmentedestinato all’impiego su un’arma tipo“pepperbox” ovvero a canne multiple. Inseguito, lo stesso brevetto fu riadattato suun revolver con il sistema che impegnavaun doppio grilletto: uno comandava lasingola azione, l’altro il funzionamento indoppia azione.

L’opportunità di proporre le proprie armial Dipartimento della Guerra americanoavvenne il 21 gennaio 1858. In quell’occa-sione Starr presentò sia il modello di unanuova carabina, sia il prototipo di una nuovarivoltella, entrambi caratterizzati da doppiaazione. Il governo unionista trovò moltointeressanti le idee dell’inventore e glichiese, tra l’altro, di definire e completareil progetto del revolver. Nell’autunno dellostesso anno Starr completò l’arma e lapresentò al ministero della Guerra; il revolverera ottimo e l’ordine fu per una fornituraimmediata di 500 pezzi.

continua a pag. 10

STARR 1858IL REVOLVER PIU’ EVOLUTO

DELLA GUERRA DI SECESSIONE

Figura 1: La pistola vista dal lato sinistro

Figura 2: Per aprire il revolver è sufficienteestrarre la spina filettata posta nella partesuperiore del castello

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NASCE LA STARR ARMS CO.Starr, non avendo i mezzi economici

per avviare una propria azienda (necessariaalla produzione dei pezzi richiesti) decisedi costituire una società avvalendosi di ungruppo di finanziatori. Di fatto, egli fucostretto a vendere i suoi brevetti, ma allafine l’azienda meccanica Starr Arms Co.,sorse in quel di New York al numero 267della Broadway Avenue.

Depositati tutti i brevetti necessari(alcuni dei quali inerenti i congegni difunzionamento dell’arma, posti nella partesuperiore del castello e sulla parte anterioredel tamburo) venne subito avviata laproduzione e, in breve, furono consegnatii 500 revolver destinati all’OrdnanceDepartment.

Anche se, a posteriori, il Dipartimentodella Guerra scoprì che le armi non eranopurtroppo sufficientemente affidabili per glistandard militari (vedremo poi perchè), laguerra di secessione venne decisamente inaiuto di Starr e, nonostante i dubbi sullecapacità di resistenza dei suoi revolver,l’esercito gliene ordinò altre 1.250.

Questa fu solo la seconda di unalunga serie di ordinazioni tanto che, allafine della Guerra, l’azienda poteva conteg-giare nella sua produzione la fornituracomplessiva, al futuro governo degli StatiUniti, di 1.936 revolver in doppia azione

calibro .36, 21.050 revolver in doppiaazione calibro .44 e 25.002 revolver insingola azione.

Quando però, al termine della guerradi Secessione, gli ordini cessarono dicolpo, la Starr fu costretta a chiudere ibattenti (1867). Ebenezer Starr, in ognicaso, non abbandonò il settore armiero econtinuò anzi a progettare ingegnosi sistemidi funzionamento, per ogni tipo di arma dafuoco, ancora per molti anni.

TROPPO ALL’AVANGUARDIALa Starr è un revolver estremamente

interessante anche dal punto di vistacollezionistico poichè è unica nel suo genere.Impiega infatti un sistema di scatto a doppiogrilletto: il primo serve solo ad armare ilcane e far ruotare il tamburo, mentre ilsecondo, più piccolo e aderente alla guardiadel grilletto serve a comandare l’abbatti-mento del cane. Il primo grilletto tramiteuna molletta mobile, puo’ anche comandarelo scatto del secondo grilletto; in pratica,la molletta posta dietro al primo grilletto

ha un risalto: se viene tenuta in posizioneabbassata, il risalto, alla fine della cosa, urtail secondo grilletto causando l’abbattimentodel cane (Doppia azione); se invece la

Figura 3: Particolare del sistema di aperturadel castello chiamato “top break”

Figura 4: Particolare della molletta postadietro al grilletto che discrimina ladoppia/singola azione

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molletta viene alzata, il risalto urta ilcastello e diconseguenzablocca la corsadel 1° grillettosenza azionarecosì il secondoe, per sparare,bisogna passarecon il dito dal1° al 2° grilletto(Singola azione).Tale rivoltellaera purtroppo,fin troppo sofi-sticata e rivo-luzionaria perl’epoca, infattinon fu granchèapprezzata e

compresa nel suo funzionamento.

I Soldati erano troppo abituati adutilizzare armi in singola azione in cuiveniva richiesto l’azionamento manualedel cane per poter sparare. Nella Starrinvece, l’azionamento del cane stessodoveva avvenire solo tramite il primogrilletto, pena il più delle volte, il bloccodel sistema di rotazione del tamburo;operazione che ovviamente necessitavadello smontaggio parziale del revolver, mache era molto sconveniente nel caso di unconflitto a fuoco!

In più, l’ingegnoso sistema della doppiaazione poteva bloccarsi a causa dei

frammenti delle capsule esplose, cheandavano ad interferire nella rotazione deltamburo inceppando inevitabilmente ilrevolver. Tali difficoltà di comprensione,nell’utilizzo dell’arma, costrinsero Starr adeffettuare modifiche che portarono ilrevolver “futurista” solo in singola azione,come erano tutte le altre armi presenti sulmercato.

Attualmente il Revolver è perfettamente“replicato” (sia nella versione ad azionemista che in singola azione) dalla Ditta FAPPietta di Gussago (BS).

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Figura 5: La tacca di mirae ricavata sul parascheggedel cane. Si noti la Spina filettata che permettel’apertura del castello

Figura 6: Il mirino, del tipo a lama, èinserito su un inserto a coda di rondine

OLD WEST SHOOTING SOCIETYASSOCIAZIONE DI TIRO WESTERN ITALIANA

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SPRINGFIELD 1861E RICHMOND

Il fucile da fanteria Springfield modello 1861 fu l’arma più diffusa durante laguerra civile americana. Circa un milione di esemplari furono prodotti ma nonsoltanto dalla Springfield Armory; per le pressanti esigenze di guerra furonostipulati contratti con una miriade di altre aziende. Tra le più note vi furono laRemington (40.000 pezzi dal 1864 al 1866), la Whitney (15.000 dal 1863 al1864), la Jenks (98.464 dal 1861 al 1862), la Savane (25.520 tra il 1862 e il1864) e anche aziende europee quali la Manton di Londra e la Funk di Suhl, inGermania, che ne produsse qualche centinaio. Un esemplare marcato Funk(matr. 8) si trova oggi al museo dell’accademia militare di West Point.

L’arma veniva prodotta in calibro .58 con canna tonda dal 40” tenuta al calcioda tre fascette. I fornimenti erano in ferro con finitura bianca. Qualche volta venivabrunito l’alzo. Bacchetta in ferro con estremità a tulipano.

I marchi, limitatamente a quelli prodotti dall’arsenale Springfield, eranocostituiti dall’aquila e le scritte US/SPRINGFIELD. La data, scritta orizzontalmente,poteva essere 1861 o 1862. US anche sulla codetta del calciolo, VP con l’aquilasulla culatta e le iniziali dell’ispettore militare sulla sinistra del calcio, all’altezzadell’acciarino.

Il modello Richmond venne fabbricato presso la Richmond Armory inVirginia in quantità rimasta sconosciuta. Rispecchia molto lo Springfield ma è piùvicino al modello 1855 Maynard. Venivano fabbricati, infatti, con le parti e leattrezzature catturate alla Harper’s Ferry Armory. Sulle cartelle già fresate peril nastro Maynard si lasciò sia la fresaturache lo sportellino ma l’utilizzo era unicamentecon capsule metalliche. Il nastro Maynard,nel frattempo, era stato abbandonato perl’eccessiva tendenza a trattenere l’umidità.Le cartelle non fresate, ovviamente, venivanomontate così come erano e mantenendoquella tipica gobba che oggi ci permette diidentificarli.

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Ma già nel 1862, cominciando a forgiare nuovi pezzi, fu abbassata la gobba dicirca mezzo centimetro e squadrandone, qualche volta, la cresta nei modellisuccessivi.

I modelli, in definitiva, erano tre. 1° modello: gobba alta con scritta RICHMOND,VA e 1861, 2° modello: gobba alta con la scritta CS/RICHMOND, VA e 1862, 3°modello: gobba bassa con le scritte CS/RICHMOND e l’anno che variava dal1862 al 1865.

Le lettere CS nel secondo modello venneroaggiunte sopra la parola RICHMOND e ladata era scritta verticalmente all’estremitàsinistra della cartella. Le canne eranouguali a quelle dello Springfield. I fornimentierano in ferro tranne il calciolo che qualchevolta poteva essere in ottone e il puntaledel calcio che era in ottone oppure bronzo.

Sia Springfield che Richmond li ritroviamo nella produzione di Armi Sport,che, seppur repliche, si fanno apprezzare per l’accuratezza delle lavorazioni edelle finiture con le quali sono costruite. La cosa più significativa è forse la fabbricazione della culatta. Infatti, così come avveniva nel secolo scorso, nellabarra cilindrica che costituirà la canna, si provoca un rigonfiamento ad unaestremità da cui, poi, con successive lavorazioni meccaniche, si ricavano lachiocciola portaluminello e le sfaccettature esterne, contemporaneamente siprocede anche alla fresatura della sua codetta.

Il fucile Richmond, per i cultori di storia americana, è ancora più appetibiledello Springfield e avere a disposizione una replica è senz’altro uno stimolo,anche se di replica si tratta, ad arricchire, comunque, la propria collezione. Lareplica Richmond della Armi Sport ricalca il terzo modello, con gobba bassa esquadrata, scritte CS/RICHMOND VA davanti al cane e la data 1862, in verticalesulla sinistra della cartella. Anche i più pignoli saranno soddisfatti vedendoriprodotte le lettere CS sulla parte superiore del calciolo e VP sulla culatta.

Il calcio in noce europeo finito ad olio ed i fornimenti in metallo con finiturabianca completano questi fucili come per i fucili originali.

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Il 22 ottobre u.s. si è svolta la Bourse aux armes all’Espace Jean Monnet di Roungis-Silic (a sud diParigi, vicino all’aeroporto di Orly).

Lo spazio è un enorme capannone che ospita la più importante mostra-mercato di Francia con ben900 metri di tavoli su più di 4500 mq. con circa 200espositori tra collezionisti e professionisti.

Vi partecipano “Cibles” “Gazette des Armeset Uniformes” “Action Gun” “Militaria Magazine”“Figurines” e “Traditions”.

L’afflusso di visitatori-compratori è notevolee vario, cioè di diverse provenienze: inglesi, tedeschi,molti italiani e da regioni dell’est europeo, oltre chefrancesi naturalmente!

Molti venditori sono di origine italiana comeMr. Gabrieli e Mr. Lombard che mi hanno detto chein quest’edizione hanno visto aumentare il numerodi visitatori italiani… sarà merito di questa pubblicità?

Lo spero, perché i pezzi che vi si trovanosono davvero per tutti i gusti e per tutte le tasche.Senza dire che qui si possono trovare anche pezzioriginali di acciarini, viti, molle, nonché attrezzi per l’uso e il restauro fai-da-te. Gli amanti delle divise edecorazioni e vari altri oggetti di militaria non restano delusi, perché si possono trovare oggetti importantie meno. Tra gli oggetti che ricordo di aver visto c’era un fucile-revolver col. Colt Hartford C.T. U.S.A. 1850,

ed uno con canna ottagonale a sei colpi marcataPatented Sept.14 1858 – E Remington & Sons, Ilion,New York, USA New Model, appartenente ad unaserie numerata da 1 a 1000, e poi una pistola conquattro canne in un sol blocco di C.Sharps & Co.1859, una pistola da stivale, varie altre da ciclista, eancora Le Merveilleux e la Gaulois della ManifactureFrançaise d’Armes et Cycles de St. Etienne.

Fra gli altri un revolver Hill ad estrazioneautomatica dei 5 colpi, una pistola della guardia delcorpo reale, un Colibrì, una pistola ad armonica, uncofanetto da rappresentante di commercio della dittaCollin à Paris, coppie di pistole a miquelet ed unaschiavona con tanto di punzone sul forte della lama,ed ancora diversi Winchester, fra i quali anche dueGolden Boy del 1860…ed eccovi alcune foto chemeglio di ogni descrizione vi fanno capire cos’è la“Bourse aux armes de Collection”.

La prossima sarà a primavera!

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La Bourse aux armes di ParigiA cura di Paola Andrean Serafini

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Il saluto del capitanoRipensando a quando ho iniziato a fare il

Capitano della Nazionale Avancarica, mi rendoconto che è passata un’eternità e tanti sono iricordi che mi legano a quegli anni e al lungoperiodo di attività.

Innanzitutto il compianto Col. Renzo Militello,da cui ho ereditato l’incarico, e che molto mi hadato in quei primi anni, soprattutto con il suofulgido esempio di tiratore e grande sportivo.L’avancarica era molto diversa da quella di oggi,il ns. coinvolgimento a livello internazionaledecisamente marginale e di conseguenza ancheil riconoscimento e il peso sulle decisioni econtroversie.

Con il passare degli anni, i successi in terminidi partecipazione e le medaglie conquistate, hannofatto si che ad ogni incontro internazionaleaumentasse la notorietà e il rispetto nei confrontidella rappresentativa della C.N.D.A.

Tante le questioni e le controversie affrontate,sempre in modo corretto e con ottime ragioni asupporto, e forse proprio per questo la stima deicolleghi tiratori e Delegati è di conseguenzaaumentata continuamente.

Purtroppo però, il ruolo di Capitanocomporta anche la dura responsabilità di sceglierei componenti delle squadre e proprio per questo,espone a delle scelte che, se da una parteaccontentano qualcuno, dall’altra inevitabilmentecreano delusione e malcontento. In qualchecaso le scelte fatte non sono state le migliori emi scuso con coloro ai quali in qualche modo hofatto involontariamente un torto.

In questi ultimi anni,per una serie di coincidenzemi sono ritrovato più e piùcoinvolto nelle riunioni MLAICinizialmente come interprete,in seguito con parte semprepiù attiva negli interventi enelle decisioni.

Mi sono quindi ritrovatoproposto e confermato,nell ’ incarico di DelegatoM.L.A.I.C., succedendo a miopadre Alberto che non vedeval’ora di avere un sostitutoper un ruolo che per lui eradiventato ostico, a causa dellasua personale (forse presunta)difficoltà con la lingua inglese.

Lo ringrazio per tutto quello che ha fattoin questi anni e per l’alto grado di stima ericonoscenza che si è conquistato all’interno delM.L.A.I.C. e che da oggi toccherà a me manteneretale.

Lascio con fiducia e in ottime mani l’incaricodi Capitano della nazionale Avancarica all’amicoGiorgio Cavicchi con una calorosa stretta di manoed un in bocca al lupo, confermandogli fin d’orala massima collaborazione e disponibilità per ilsuo nuovo Incarico.

Un saluto ed un arrivederci sui campi ditiro.

Antonio Ferrerio

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Cari amici voglio raccontarvi la storiadella replica di un fucile a percussione conil quale si é sparato a 2.000 yards (non éun errore di stampa!).

Si parla di circa 1800 metri! nel1865 e 1866. L’originale è stato costruitosolo in 2 esemplari. Entrambi sopravissuti.

Uno si trova alla N.R.A. Museum diBisley e l’altro al museo Royal Armouriesdi Leeds.

In 1865 e 1866 ebbe luogo unagara alla distanza incredibile di 2.000yards. Si poteva sparare da seduti con unla possibilità di un appoggio. I tiratori,pochi ma scelti tra l’elite, hanno gareggiatoscambiandosi i solo 3 fucili fatti perl’occasione.

Due erano costruiti da Gibbs concanna e progettazione Metford in calibro.50 e l’altro da M. Murcott in calibro .451. Quest’ultimo si è ritirato durante la garaperchè non ha mai toccato il bersaglio….

Il Metford in calibro .50 aveva unacanna con un passo progressivo comin-ciando lentamente dalla culatta, circa 1giro in 30 pollici e finendo alla bocca concirca un giro in 18 pollici. L’arma pesavacirca 6,8 kilogrammi. Il proiettile di 700grani avvolto in una carta era sparato conuna velocità di circa 450 metri al secondocon 150 grani di polvere nera (circa 9,7grammi!). La velocita residua al bersaglioera di circa 180 metri per secondo.

il Metford2000 yard

di Laurent Smaniotto

Nel la foto sopra: un Metford

or ig inale custodito presso i l

Museo N.R.A. d i B is ley (GB)

Nel la foto sotto: l ’autore

fe l ice d i provare l ’arma

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Il bersaglio era alto 5,5metri e largo 7,3 metri.

La « mouche » (bull’seye) di forma quadratamisurava 1,8 metro di lato evaleva 4 punti. Il visuale(centre) faceva 3,5 metri dilato e valeva 3 punti e ilresto del bersaglio (outer)contava 2 punti.

La prima gara vede lavittoria del Col. Halford con22 punti in 25 colpi. L’annosuccessivo Mr. J. Miller vinsecon 37 punti in 20 colpi con8 fuori bersaglio davanti alCol. Halford con 36 punti esolo 6 colpi fuori bersaglio.

Questa replica è statacostruita in un esemplareunico dal famoso cannoniereinglese Martin Tebbs.

La replica di Tebbsè stata fatta rispet-tando il più fedelmentepossibile l’originale diBisley. L’unica differen-za si vede nel aggiuntadi una diottra classicacon un mirino regola-bile assenti sull’origi-nale che aveva solo iltelescopio. Come sulfucile originale il tele-scopio è regolabile inalzo e deriva con vitemicrometrica.(continua a pag. 22)

Sotto: l ’autore pronto a far fuoco

dal la posiz ione “sul la schiena”

(back posi t ion)

Foto a f ianco:dettagl iodel la p iastra

Nella foto sotto:

l’estremità della

canna con lafalza della bocca

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Per motivi di sicu-rezza, è stata aggiuntauna protezione di gommasul telescopio dalla partedell’occhio.

Ho potuto provarequesto fucile ad unadistanza 600 yards aBisley in “back position”.La carica era ridotta asolo 100 grani perchésufficiente per questacorta distanza! La mirarisulta molto stabile ed ilrinculo è quasi tuttoassorbito dai 6,8 kg.dell’arma. La differenzaè enorme in confronto al mioRigby di 5 kg.

Con la stessa carica eduna palla di 550 grani il miofucile da un violento rinculo.Qui si ha la sensazione disparare con solo 60 grani. Estato molto piacevole spararecon questa replica di un fucilemitico anche se é stato asolo 600 yards. Sogno che ungiorno sia possibile provarloanche alla distanza originaledi 2.000 yards

Sotto: i l Metford da 2.000 yards

nel la foto as in istra: un proiett i ledel Metford d if ianco ad un 451Pedersol i

Sotto: part ico lare dellato s in istro del

fuc i le con le v i t i

d i regolaz ione

del te lescopio

Bibliografia: www.lrml.orgSpeciale ringraziamento al sig. Martin Tebbs che mi

ha permesso di fotografare e provare il suo fucile.

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Novità dal meeting M.L.A.I.C.del Mondiale di Bordeaux

Agosto 2006- Le discipline indicate come MIXED sono ora considerate OPEN. Ciò significa che possono essere composte non solo da originali e repliche ma anche solo da repliche o solo da originali, a discrezione del relativo Capitano. Le discipline interessate sono: Amazons (Walkyrie) – Rigby (Witworth) – Hawker(Manton) – Pforzheim (Vetterli) – Wogdon (Cominazzo) – Batesville(Lorenzoni) – Kunitomo (Tanzutsu) - Nagashino (Tanegashima)

- E’ stata approvata la nuova disciplina a squadra N°38 Kunitomo che raggruppa i tiratori di Tanzutsu

- La disciplina Manton (piattello a pietra) verrà disputata come per la Lorenzoni, cioè da 5 piazzole a 8 metri dal punto d’uscita del piattello

- Nelle armi lunghe a miccia (Tanegashima) è vietata la cinghia

- E’ stato finalmente chiarito come sia permesso nella disciplina Minièintrodurre semolino o polenta fra la polvere e la palla

- Nelle competizioni disputate in Nazioni dove per il Tiro a Volo sono vietati i pallini di piombo, questi possono essere sostituiti con pallini in acciaio

- Le discipline Pennsylvania e Lamarmora sono state ammesse alle competizioni M.A.L.I.C.: esse conservano il nome usato in Italia e portano il N°36 la Pennsylvania e 37 Lamarmora, e verranno disputate (almeno nellecompetizioni M.L.A.I.C.) nella categoria Originale e Replica

- Il Campionato Europeo 2007 a Parma dal 5 al 12 Agosto 2007- Mondiale Long Range 2007 a Cape Town, Sud Africa, 1/8 Settembre- 23° Mondiale: Australia, Monarto (Adelaide) in Agosto- Europeo 2009: Valencia, Spagna- Mondiale Long Range 2009: USA, luogo e data da comunicare- 24° Mondiale 2010: Portogallo settentrionale, luogo e data da comunicare- Campionato Europeo 2011: data e luogo disponibili- Mondiale Long Range 2011: Gran Bretagna, luogo e data da comunicare- 25° Mondiale 2012: Germania, luogo e data da comunicare

I cambiamenti al Regolamento Internazionale sono già effettivi in campoM.L.A.I.C., ma andranno sottoposti all’approvazione della prossima

assemblea per la validità in Italia.

CAMBIO DELLA GUARDIADurante l’ultimo meeting M.L.A.I.C. ho potuto valutare la mia sempre

più crescente difficoltà a comprendere l’inglese parlato con una varietà incredi-bile di pronunce. Rendendomi conto dei miei limiti, che mi obbligavano a richie-dere la presenza di mio figlio Antonio per poterci capire qualcosa, ho ritenutomio dovere rinnovare al Consiglio Direttivo della C.N.D.A. la mia richiesta diessere sostituito. Il Consiglio ha finalmente accolto la mia richiesta ed ora ilnuovo Delegato M.L.A.I.C. per l’Italia è mio figlio Antonio. Al di là dell’affettoche mi lega a lui, posso assicurare che la scelta del Consiglio è stata quanto maifelice.

Antonio, a dispetto dei 27 anni in meno, ha la mia stessa anzianità edesperienza archibugeristica avendo cominciato con me a 18 anni al Mondiale diMadrid del 1978. Sa parlare ed anche litigare benissimo in inglese, certamentemeglio di me e non gli mancano né grinta né equilibrio né capacità. Conosceampiamente la materia. Negli anni della mia permanenza al M.L.A.I.C. comeDelegato, ha saputo farsi apprezzare come mio assistente, così come ha saputofarsi apprezzare come Capitano della Squadra e come tiratore. A lui passo iltestimone e la Bandiera, che saprà portare con coscienza e capacità.

Alberto Ferrerio

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Riproduzioni artigianali d’armi ad avancarica

ARTAX s.r.l.Via VII, 3 (Quartiere Cesare Abba

25100 BRESCIA - ItaliaTel. 030.3733314

La società Artax è il risultato di 30 anni di esperienza armigera e della tradizione artigiana diRenzo Lussignoli, coaudiuvato dal figlio Alessandro.Lo studio, così come l’arte di riprodurre a mano armiantiche ad avancarica pezzo a pezzo, è caratteristicaessenziale di questa azienda, la quale ha adottato letecniche più moderne abbinate all’utilizzo di modellie materiali di 1a scelta, ottenendo prodotti di grandevalore e fedelta di riproduzione. La scelta attenta deimateriali, dall’acciao brunito delle canne al legnomassiccio delle calciature levigato e lucidato a mano,così come la riproduzione perfetta del meccanismo disparo, collocano la produzione della Artax ad un livello di qualità unico nel panorama attuale delleaziende che si occupano della riproduzione di armiad avancarica.

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Ci sono armi che nel corso della storia sisono fregiate di innumerevoli meriti, armiche hanno contribuito a cambiamenticulturali e politici del vecchio e del nuovoMondo, armi, quindi, che la storia vera epropria l’hanno scritta.

Eppure, nonostante tutto ciò, ad un certopunto queste “protagoniste degli eventi”hanno conosciuto l’isolamento di soffitte ecantine, l’oblio di scuri e polverosi androni perfinire, col tempo, a cadere nel dimenticatoio.

Che tristezza!

C’è qualcuno però, che forse per nostalgia,forse per testardaggine, ancor oggi credeche nell’avancarica vi sia spazio, che sipossa fare e, perché no, dare di più, che,insomma, ci si possa ritrovare entusiastidi fronte a quei piccoli e grandi gioielli dimeccanica e stile che racchiudono lasapienza dello scorrere del tempo qualisono le repliche di armi antiche.

ARTAX s.r.l. in questo ha creduto in passatoed ancor più ci crede oggi, in una fase dicontinui mutamenti culturali, dove la gentetrova nelle certezze del passato la sicurezzae la fiducia per affrontare il futuro.

E quindi con orgoglio che ora presentiamola rinascita dell’era a percussione con unarticolo unico nel suo genere…. Il nuovoUNDERHAMMER ORION, la quint’essenzadel tiro ad avancarica.

Descriverlo risulterebbe abbastanzasemplice, se potessimo riassumere le suecaratteristiche con una sola parola:praticamente “eccellente”.

Eccellente dunque nelle forme stilistiche enel suo design accattivante, eccellente inciò che costituisce la parte meccanica diquesta tipologia d’armi, tanto perfetta nelnuovo ARTAX UNDERHAMMER ORION dasfiorare tolleranze millesimali (si pensiche il meccanismo di scatto è interamentefinito con processo di rettifica).

Ed infine quello che più di ogni altra cosaaffascina e rende unica un’arma adavancarica: la mano dell’artigiano.

Proprio così, poiché ogni articolo firmatoARTAX s.r.l. si veste di sapienza artigianadata dalle mani di RENZO LUSSIGNOLI, ilquale si rinnova ogni giorno nell’entusiasmodel fare e del fare bene!, il proprio lavorodi artigiano armaiolo.

Tantissime sarebbero le cose da elencareper spiegare le caratteristiche di questonuovo “fucile di razza”, ma per non tediarecon pubblicità noiose il caro lettore solouna cosa va detta: ” Provatelo nelle vostremani, assaporatene la sensazione, immagi-natelo in pista durante una gara mondialenella specialità Whitworth, così sarà luistesso a spiegarsi nel miglior modopossibile: “100 su 100 !!!”

La nuova “PERCUSSIONEROVESCIATA”

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ARTAX s.r.l. - Riproduzioni artigianali d’armi ad avancaricaVia VII, 3 (Quartiere Cesare Abba) - 25100 BRESCIA - Italia -Tel.

Codice: UH05ORI

Calibro: .40” - .45”

Rigatura: numero 6 righe destrorse

Passo: 710 (.40”) - 457 (.45”) mm

Lunghezza canna: 845 mm

Lunghezza totale: 1300 mm

Peso: 5,200 kg

Tipologia Palla: .4085 (.40”)

.4485 Maxi ball (.45”)

Organi di mira: Tunnel regolabile in deriva

tramite vite a passo micrometrico, completo di

set di inserti di mira intercambiabili - Diottra

regolabile in deriva ed altezza

DATI TECNICI

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E la polvere dove la metto?...

Ecco la domanda che si posero fin dal1300 quando fu scoperta la polvere dasparo. Solo nel XVI° secolo la troviamo al collood alla cintura degli archibugieri in contenitoridi bosso (da cui l’attuale termine di bossolo)i famosi 12 apostoli, che contenevano ladose per il colpo singolo. Fin qui tutto bene,il problema era il riempimento durante labattaglia travasando la polvere nera dallafiasca grossa ai piccoli contenitori. Immaginatela miccia sempre accesa che vorticava attornoa questa pericolosissima operazione.

Il rischio di incendiare la polvere diminuìnotevolmente adottando un unica fiascagrande con dosatore questo avvenne con l’invenzione del meccanismo a ruota (afuoco spento). Le prime fiasche da polvere fanno la loro comparsa durante il 1400, ederano costruite con ossa o corna di animali, forate e tappate con turaccioli. Già nel 1500le forme e i sistemi di dosaggio erano abbastanza evoluti, a tal punto che rimaseroinvariati fino alla fine del 1700.

L’avvento delle armi a ruota, modificò la forma delle fiasche, assunsero l’aspettodi contenitore ed utensile allo stesso tempo. Infatti, per caricare la molla dell’armaoccorreva un foro quadro femmina, che andasse a inserirsi nel quadro maschio cheusciva dalla cartella dell’arma.

Così troviamo delle fiasche da caricamento e innesco in un solo elemento,generalmente in ferro applicato ad uno dei lati, evitando così l’uso dell’apposita chiave.Nel XVII° secolo con lo sviluppo del dosatore le fiasche vengono adottate dagli eserciti,il materiale usato era principalmente di corno, bollito e formato, o di legno rinforzato conferro o ottone.

Nei primi anni del 1700 gli eserciti cominciarono ad adottare la cartuccia di cartaarrotolata che conteneva oltre la polvere anche la palla in piombo, iniziò il decadimentonell’ uso della fiasca individuale da caricamento. Anche nell’attività venatoria la fiascadiventa importante sia da un punto funzionale che estetico.

In genere si tratta di modelli in legno ricoperti di velluto o pelle, erano cerchiati inferro ed avevano delle parti in avorio, osso, bronzo, ben cesellate, e incisioni riportatesui 2 lati. Due o quattro anelli nei bordi, nei quali passava il cordone, altrimenti un’astadi ferro ben salda al bordo della fiasca per sorreggerla in cintura. Fino a metà del 1800i cacciatori, i corpi scelti e i tiratori sportivi, continuarono ad usare la fiasca munita didosatore, diventato sempre più perfetto, in virtù delle armi più precise che richiedevonoun caricamento meticoloso.

Nonostante le cartucce fossero già state inventate,in America si andava in battaglia con fiasca sia di cornoche di rame e palle separate, un classico è la fiasca dafucile con l’effige di 2 mani che si stringono in segno dipace simboleggiante la forza creata dall’unione dipiù stati. La forma classica è quella a pera tipicadell’ottocento, è formata da 2 parti in rame bombate,saldate a stagno e con un beccuccio dosatore graduato inottone, decorata a rilievo con soggetti: marziali, venatori,naturalistici, di fantasia, allegorici e mitologici.

L’uso della fiasca continuerà ancora per moltotempo ma sarà ormai per un uso esclusivamente civile,per armi da caccia e difesa, sebbene la produzione dellegrosse ditte inglesi, francesi ed americane sia cessatanella seconda metà dell’800 possiamo attribuire allaprima metà del 1900 la totale cessazione del suo uso.

- Notizie tratte da “Gun” il mondo delle armi leggere. e da“The Powder Flask Book” Riling -

Roberto Vecchi

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Nuovo record di medaglieper le armi Pedersoli

La ventiduesima edizione del campionato del mondo di tiro ad avancarica, ospitatanegli stand di tiro di Bordeaux, ha consentito alle armi Pedersoli di acquisire unulteriore prestigioso successo. Molto soddisfacente anche il risultato nelcampionato nazionale.

(a cura dell’ufficio stampa Davide Pedersoli)

Una manifestazione a carattere planetario, come sempre, costituisce un evento molto importante,specialmente se i risultati sanciscono un giusto riconoscimento a chi svolge il proprio lavoro con estremaprofessionalità. E alla Davide Pedersoli, analizzando i risultati dopo le competizioni di Bordeaux, non si puònon essere soddisfatti: tredici medaglie d’oro, undici d’argento e undici di bronzo, quasi equamentedistribuite fra le specialità individuali e quelle a squadra.

Trentacinque medaglie mondialiTrentacinque medaglie rappresentano un vero e proprio record, che consente di superare

largamente quello fissato nel mondiale statunitense (Batesville) di due anni or sono.Completo successo, sulla distanza dei 25 metri, nella Cominazzo R dove la pistola Mortimer si è

aggiudicata la medaglia d’oro nelle mani del tiratore austriaco Alexander Kaltenback, seguito dal francesePascal Mainchin e dal connazionale Herbert Wagner, entrambi in gara con una pistola Le Page. Mainchin hacontribuito, insieme all’altra Le Page di Jean-Pierre Bonnet, alla vittoria della squadra francese nellaspecialità Wogdon, in cui è stato stabilito il nuovo record mondiale di 267 punti; la medaglia d’argento,grazie anche a Kaltenback, è andata alla squadra austriaca. Nel confronto fra le pistole a percussione,medaglia di bronzo al neozelandese Brian Charles Gould (98/100) con la sua Kuchenreuter nella categoriaR della omonima specialità, nonché vittoria e formalizzazione del nuovo record del mondo nella specialitàForsyth da parte della squadra italiana, anche per merito di Alberto Lega e della sua Mang in Graz. Sulterzo gradino del podio Forsyth è salita la squadra austriaca, in cui un tiratore ha gareggiato con una LePage.

Sulle linee di tiro a 50 metri ha tuonato ancora con merito il moschetto Brown Bess nella Miquelet R:oro e bronzo ai francesi Noel Risch e Maurice Gilbert, e argento alla loro squadra nella nuova disciplinaHalikko. Nella Vetterli R la supremazia del tedesco Walter Massing rimane indiscutibile, così come il massimopunteggio realizzabile; come la sua connazionale Tordis-Arlette Nitsch, medaglia d’argento, egli haimbracciato un Bristlen Morges calibro .35. Sempre in tema di Vetterli, si sono svolte due competizioni spe-rimentali anche se non completamente nuove: nella versione Young medaglia d’oro al giovane franceseMathieu Ducellier (95 punti) che ha gareggiato con un Bristlen, mentre nella versione Flintlock l’austriacoAndreas Gassner ha conquistato il bronzo sparando con un fucile Jäger Target. Nella specialità Pforzheimoro, argento e bronzo per le armi Pedersoli, rispettivamente alle squadre tedesca (Bristlen Morges), inglese(Waadtlander) e italiana, con l’apporto di Gualtiero Nava e del suo Bristlen.

Nelle più impegnative specialità con bersagli posti a 100 metri è doveroso sottolineare il magnificooro della tiratrice svizzera Elisabeth Reiser in Minié R, ove con il fucile Württembergischen ha realizzato 96

punti uguagliando l’attuale record del mondo,imbattuto dal 1994. La bella riproduzionedell’antico fucile d’ordinanza del Württemberg èstata presente anche sui tre gradini del podiodella neo specialità Magenta, contribuendo allamedaglia d’oro della squadra francese (che haformalizzato il nuovo record del mondo con 274punti), a quella d’argento della squadra svizzerae a quella di bronzo dei tedeschi.

Nella Maximilian R, invece, argento alnorvegese Per Ivan Östby e bronzo al franceseClaude Delacoudre, entrambi in gara con il fucileMortimer calibro .54. Con lo stesso fucile a pietra,nella specialità a squadre Lucca, ancora medaglied’oro, d’argento e di bronzo: nell’ordine, si sonoclassificate le squadre francese (nuovo record

Nuovo record di medaglieper le armi Pedersoli

La pistola Mortimer a pietra focaia calibro .44, al primo posto inItalia e nel Mondo nella specialità Cominazzo.

Il fucile Württembergischen calibro .54, campione del mondo in Minié

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del mondo con 268 punti), norvegese etedesca.Un altro Mortimer, ma nella configurazioneWhitworth, a percussione, ha dato il suocontributo, con la tiratrice Birgitta Hillvärn,alla medaglia di bronzo della squadra sve-dese nella specialità Rigby.

Infine le medaglie conquistate neltiro al piattello: oro, con nuovo record delmondo (47/50), all’italiano Moreno Boni;argento al tedesco Franz Lotspeich inManton R e bronzo a Lotspeich in LorenzoniR, nonché oro al giovane francese JeremyBedos nella sperimentale Lorenzoni Young(gara sviluppata su 25 piattelli). Nellespecialità a squadre medaglia d’oro erecord del mondo alla Francia in Batesville,con medaglia d’argento all’Italia. Argentoanche al team tedesco in Hawker.

In tutte le medaglie conquistatenelle competizioni di tiro a volo ricorre sempreil nome Mortimer: sia nella configurazionea percussione sia in quella a pietra focaia,l’elegante fucile di foggia inglese confermaancora una volta la sua validità anche nellapiù classica versione a canna liscia.

Ma non è solo il fucile Mortimer, neisuoi vari allestimenti, a simboleggiare laproduzione Pedersoli: non bisogna dimen-

ticare i nomi Brown Bess, Bristlen a Morges, Waadtländer, Jäger Target e Württembergischen e, per lepistole, Mortimer, Le Page, Mang in Graz e Kuchenreuter. Volgendo poi l’attenzione ai vari tiratoriclassificatisi al quarto posto, possiamo trovare anche quel Gibbs protagonista di innumerevoli record neltiro Long Range. Il fucile, imbracciato dalla sudafricana Corena De Beer nella specialità Walkyrie, harealizzato lo stesso punteggio (95) della medaglia di bronzo ma una rosata più ampia di 1,5 millimetri èstata determinante per perdere il podio. Quelle piccole sfortune che i tiratori conoscono molto bene, comel’austriaco Andreas Gassner con il suo Bristlen, quarto in Vetterli (98 punti) a causa di un solo millimetro.

Le medaglie italianePrima della manifestazione mondiale, la Sezione del TSN di Parma aveva ospitato la gara finale

per l’assegnazione dei titoli italiani. Anche in questa occasione un buon risultato per le armi Pedersoli nellespecialità individuali con sei vincitori, sei classificati al secondo posto e sei tiratori al terzo posto.

Antonio Orso e la sua pistola Mortimer hanno ancora prevalso in Cominazzo, Pierino Pedersoli inMaximilian e Pennsylvania ha evidenziato le qualità del fucile Jager, Antonio Quirico ha vinto in Miqueletcon l’intramontabile Brown Bess, Giovanni Fuserio e il fucile Gibbs si sono aggiudicati il titolo in Whitworth eMoreno Boni ha confermato la sua bravura in Manton con il Mortimer.

Sul secondo gradino del podio Roberto Bari in Kuchenreuter con l’omonima pistola, Giovanni Fuserio inMiquelet con il Brown Bess, Graziano Cattaneo in Whitworth con il fucile Tryon Creedmor, Luca Ceredi inPennsylvania con il Mortimer; nel tiro al piattello, Fabio e Moreno Boni, rispettivamente, in Manton e Lorenzonicon il Mortimer a canna liscia.

Ancora Brown Bess, Tryon Creedmor e Mortimer per il terzo posto: Bruno Allegri in Miquelet, GiulianaCasucci in Whitworth, Fabio Boni in Lorenzoni ed Enrico Siclari in Manton. Gli altri due terzi posti a Renzo Signoriniin Cominazzo con la Le page e ad Antonio Orso in Kuchenreuter con la Mortimer a percussione.

Nelle specialità a squadre altre quattro affermazioni (Wogdon, Forsyth, Halikko e Pforzheim), duesecondi piazzamenti (Forsyth e Pforzheim) e un terzo gradino del podio (Wogdon).

ConclusioneL’anno 2006 ha scandito una serie di risultati di grande prestigio. Numerosi tiratori impiegano le armi

Pedersoli e a esse rivolgono la loro attenzione con completa fiducia; sanno di poter contare su un prodottorealizzato interamente all’interno dell’azienda, sulla precisione e longevità delle canne rigate tramite modernemacchine brocciatrici, sulla qualità dei materiali e sull’assistenza che la Pedersoli dedica ai propri clienti.

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La pistola Le Page a pietra focaia, un classico firmato Pedersoli, haconquistato a Bordeaux le medaglie dʼargento e di bronzo in Cominazzoe dʼoro in Wogdon.

Il fucile Bristlen a Morges, una macchina da punti che ha vinto il campionato del mondo 2006 in Vetterli, VetterliYoung e Pforzheim.

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