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normeautoriper gli

Le proposte di pubblicazione saranno accettate a giudizio del comitato di redazione.Ogni articolo esprime il lavoro e/o le convinzioni degli autori i quali assumono la responsabilità diquanto dichiarato. Quando l’articolo esprime o può coinvolgere la responsabilità o l’immaginedell’istituzione di appartenenza o quando gli autori parlano a nome della medesima, occorrerà unaliberatoria scritta dei relativi responsabili.La pubblicazione dei lavori è gratuita; il materiale anche originale pervenuto, anche se non pubblicato,non sarà restituito.Gli autori sono tenuti a specificare se la proposta di pubblicazione è stata inoltrata presso altreriviste.Il comitato editoriale si riserva di eseguire, nell’eventualità che appaia opportuno, un lavoro direvisione formale del testo, ferma restando la conservazione dei contenuti espressi dall’Autore, perrenderli conformi allo stile della Rivista.

La rivista In...formazione OSDI pubblica lavori di interesse didattico, scientifico e assistenzialiriguardanti il diabete e gli argomenti correlati.Indicare, oltre al proprio indirizzo, il numero di fax e l’indirizzo e-mail per l’eventuale corrispondenza.La struttura del lavoro dovrà conformarsi alle seguenti indicazioni:- Titolo: il titolo deve essere il più possibile conciso, ma chiaramente esplicativo della natura del

lavoro.- Nome dell’Autore (o degli Autori): nomi e cognomi per esteso in lettere maiuscole; accanto a

ciascun nome uno o più asterischi con riferimento alla successiva indicazione.- Indicazione, preceduta dal relativo numero di asterischi, per ciascun autore della qualifica o

struttura di appartenenza; va indicato l’indirizzo e-mail dell’Autore cui fare riferimento.- Riassunto: il riassunto dovrà essere non superiore alle 300 parole e illustrare succintamente scopo

del lavoro e risultati.- I riferimenti bibliografici dovranno essere riportati in calce al lavoro numerati progressivamente

in cifre arabe poste tra parentesi quadre:indicando il cognome e le iniziali del nome dell’Autore, il titolo dell’articolo per esteso, il titolodella rivista, il volume (in corsivo), i numeri della prima e dell’ultima pagina e l’anno.

Le bozze di stampa inviate agli autori devono essere corrette e restituite entro 4 giorni.

Il materiale dovrà essere inviato all’indirizzo e-mail: [email protected]

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IN...FORMAZIONEPeriodico trimestraledell’Associazione OSDIOperatori Sanitaridi Diabetologia ItalianiVia Guelfa, 9 - 40138 Bolognawww.osdi.itAutorizzazione del tribunaledi Lecce n. 1014 - marzo 2009

DIRETTORE RESPONSABILEMaria Teresa Branca

VICE-DIRETTORERoberta Chiandetti

COMITATO SCIENTIFICORoberta ChiandettiMaria Teresa BrancaLia Cucco

COMITATO DI REDAZIONEMaria Grazia AccogliLia CuccoRaffaella FiorentinoMarcella LaiElisa LevisVilma MaglianoAlberto PambiancoClara ReboraTiziana RisoloKatja Speese

PROGETTAZIONE GRAFICA,IMPAGINAZIONE E STAMPAALTOGRAF73042 Casarano (Le)Tel. 0833.502319

som mario

32vita associativa

lettera del presidentedi Katja Speese 6

a cura di Lia Cucco

18nursing diabetologicoCrisi economica, crisi epidemiologicae missed nursing care

editoriale del direttoredi Maria Teresa Branca 4

28scuola di formazionepermanente OSDISistemi di gestione per la qualitàUNI EN ISO 9001:2015a cura di Ida Ramponi

46notizie e curiosità dal weba cura del comitato scientificodi In-Formazione Osdi

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editorialedirettoredel

di Maria Teresa Branca

Iniziare parafrasando questo celebre

assunto del grande politologo e so-

ciologo G. Sartori, può sembrare az-

zardato, ma lo trovo alquanto coe-

rente con le vicende che hanno

segnato gli ultimi mesi della nostra

associazione. Pessimismo, sconfor-

to, panico erano gli aggettivi che me-

glio potevano descrivere la situazione

che si era creata dopo le importanti

defezioni ai vertici del CDN. Abbando-

ni dovuti, purtroppo, a cause impro-

crastinabili e imprevedibili, che hanno

gettato fuori pista alcuni progetti in

corso rallentando, indubbiamente, il

loro sviluppo. Ma questo è ormai un

passato che ci siamo lasciati alle

spalle!

Il presente è tutt’altra cosa, il pessi-

mismo è stato veramente combattu-

to dall’ottimismo della volontà.

Una volontà che ha portato a concre-

tizzare, non solo i progetti in cantie-

re, ma anche una serie di nuovi impe-

gni e strategie utili all’associazione.

Tra tutti i progetti merita un posto

d’onore il Congresso Nazionale, del

quale potrete leggere il programma,

oramai completo, nelle pagine suc-

cessive. Un congresso che incuriosi-

sce e affascina già dal titolo: NursingNursing

e te tecnecnoloologia: il vgia: il valoralore della te della t ecnecnoloologiagia

nnel diabel diabetete. Ce. Cononoscoscenze e orenze e or ganizza-ganizza-

zionzione pe per la qer la qualità delle curualità delle cur e alle pe alle per-er-

sonsone ce con diabon diab etete, e, con un programma

ricco e stimolante, dal quale si intu-

isce che “tecnologia e assistenza”

saranno argomenti affrontati se-

guendo la logica sequenza che l’una

non può escludere l’altra, ma sono

entrambe essenziali per il raggiungi-

mento del medesimo scopo: migliora-

re la qualità delle cure delle persone

con diabete.

Un tema di grande attualità, soprat-

tutto in un momento in cui occorre

coniugare il contenimento della spesa

sanitaria, con l’appropriatezza e

l’efficacia degli interventi sanitari.

Il dibattito sulla metodologia per va-

lutare le prestazioni sanitarie eroga-

te o comunque disponibili e la gestio-

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Il pessimismo è pericoloso solo se induce alla resa; ma altrimenti il male lo fa

l’ottimismo e il tranquillismo che inducono a non far niente. Il pessimismo

dell’intelligenza va combattuto con l’ottimismo della volontà.

(Giovanni Sartori)

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ne funzionale

dell’assistenza ai

cittadini (Health

Technology Asses-

sment), è in corso da anni, ma non

sempre siamo in grado di dimostrare

con certezza la necessità e

l’appropriatezza di molte prestazioni

sanitarie. In molte situazioni, infatti,

la medesima prestazione può essere

necessaria e appropriata o inappro-

priata, se non perfino dannosa. Si sti-

ma che la percentuale degli interventi

sanitari la cui efficacia sia scientifi-

camente provata oscilli, a seconda

delle discipline mediche, dal 30

all’80%. Inoltre, il continuo incremen-

to dell’offerta sanitaria e l’utilizzo

indiscriminato delle tecnologie dia-

gnostiche, spesso contribuisce

all’eccesso di medicalizzazione con

tutti gli svantaggi che ne derivano.

Il congresso nazionale Osdi sarà, dun-

que, un interessante occasione di

confronto su questi argomenti, il tut-

to esaltato dalla presenza di relatori

di fama nazionale e internazionale, che

daranno il giusto valore

all’appuntamento più importante

dell’associazione.

In parallelo, su questo numero della

rivista, merita attenzione l’articolo

di Lia Cucco, nella ru-

brica Nursing Diabe-

tologico sulle MissedMissed

nursing cnursing c arare:e: le cure

infermieristiche perse. Concettual-

mente una cura infermieristica persa

è rappresentata da qualsiasi inter-

vento infermieristico necessario al

paziente, ma omesso completamente,

parzialmente o rimandato. Le cause

delle cure perse sono da imputarsi

principalmente alla carenza di risorse

umane, di presidi/materiali e di comu-

nicazione ma dipendono anche da co-

me gli infermieri, in una situazione di

carenza di risorse, individuano le prio-

rità e decidono, con il loro giudizio cli-

nico, quali siano le priorità e gli inter-

venti per ridurre al minimo o omettere

alcuni compiti. Un argomento interes-

sante, che ci conduce a riflettere sulla

nostra responsabilità professionale

e sulla relazione tra cure perse ed esi-

ti sul paziente.

Con la speranza di vederci numerosi

al Congresso Nazionale vi auguro

Buona Pasqua

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letteradel presidente

di Katja Speese

Carissimi soci,

nonostante il biennio particolarmente intenso di problematiche, che hanno coinvolto il

nostro Direttivo, siamo finalmente arrivati ad un passo dall’evento più importante e più

atteso per l’associazione: il Congresso Nazionale, che quest’anno si terrà a Riccione dal

12 al 14 maggio p.v. Il Congresso di quest’anno darà risalto alla tecnologia. “Nursing e

tecnologia” è, infatti, il titolo scelto per il nostro XII Congresso Nazionale Osdi..

Approcciarsi all’ Health Technology Assesment significa doversi confrontare su un nuovo

modello di cura multidimensionale e multidisciplinare, che ha come obbiettivo analizzare

le implicazioni medico-cliniche, sociali, organizzative, economiche, etiche e legali per la

cura della persona con diabete attraverso la valutazione di più dimensioni quali l’efficacia,

la sicurezza, i costi, l’impatto sociale e organizzativo in un’epoca di pesanti ristrettezze

economiche.

Tanti gli argomenti che si svilupperanno in sede congressuale nei vari simposi in merito

alla cura del diabete: dalla gestione delle cronicità alla qualità dell’assistenza alla persona

con diabete, dalla gestione della persona diabetica ospedalizzata al piede diabetico e

per continuare, le innovazioni tecnologiche nella cura del diabete dallo lo scarico dati

all’holter glicemico e ancora tanti altri argomenti di estremo interesse per la nostra

professione.

Vi sottolineo, inoltre, il simposio dedicato al tema della transizione del bambino con

diabete verso il centro dell’adulto. Un argomento di cui si parla ancora poco e per il quale

riteniamo sia necessario dare maggiore spazio, anche nei tavoli tecnici, per attivare dei

protocolli di transizione che vedano tutelato il paziente in questo delicato momento del

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percorso di cura. Il congresso, non sarà il solo momento in cui affronteremo questo

particolare argomento, il nostro impegno continuerà, con un progetto già in essere, che

l’associazione, attraverso la Scuola di Formazione, sta pianificando da tempo e che si

concretizzerà con la formazione di un Gruppo Operativo intersocietario per la realizzazione

di un PDTA sulla transizione, che speriamo diventi operativo su scala nazionale.

Il Congresso rappresenta un evento che vede il confronto multidisciplinare tra professionisti

medici ed infermieri di diverse società scientifiche AMD-SID-SIEDP-FADOI con le quali

OSDI collabora da tempo e che riteniamo fondamentale per migliorare l’assistenza delle

persone con diabete.

Sarà un evento ricco di specificità e di competenze anche a livello internazionale. Per

tutto questo e molto altro ci auspichiamo una numerosa partecipazione.

Storicamente, il congresso è anche il momento dei saluti di fine mandato del Presidente

uscente, ma questo Congresso sarà caratterizzato da una situazione quasi unica nella

storia della nostra Associazione. Non ci sarà un cambio della Presidenza per i motivi

che ben tutti sappiamo. In realtà nella sostituzione di Giovanni, che saluto caramente,

sono stata un Presidente “in affiancamento” e solo dopo il congresso inizierà il mio

mandato formale. Consentitemi, per questo, un doveroso ringraziamento a Roberta per

l’affiancamento e per il supporto, non semplice, che mi ha dato in questi mesi.

Inoltre, come da statuto, il congresso sarà il momento del rinnovo parziale del Consiglio

direttivo nazionale (CDN) e, quest’anno, il rinnovo delle cariche sarà particolarmente

numeroso a causa di alcuni membri dimessi in itinere. Vi invito, pertanto, a fare le vostre

proposte di candidatura cercando, innanzitutto, di costituire un CDN che sia

rappresentativo di tutte le sezioni regionali. Vorrei, inoltre, condividere alcune riflessioni

sull’essere parte del CDN. Non posso nascondervi che l’incarico è complesso e impegnativo,

è sicuramente diverso dall’operare a livello Regionale, l’impegno richiede costanza e

disponibilità, ma anche saper dare contributi costruttivi per la crescita dell’associazione,

che ha raggiunto traguardi importanti ma che ha ancora tanta strada da fare. Stante ciò

è un’esperienza sicuramente costruttiva e gratificante che consiglio a tutti anche per

poter tastare con mano il senso di gestire un’Associazione della nostra portata. Abbiamo

bisogno di candidati che abbiano la volontà di lavorare e di mettere a disposizione la

loro esperienza professionale, che possano portare competenze anche diverse da quelle

già presenti. Persone che credano e condividano con noi gli obbiettivi dell’associazionismo

che deve essere sia lo strumento per far riconoscere le nostre competenze nel mondo

sanitario, sia strumento di miglioramento della qualità dell’assistenza alla persona con

diabete. Come già ribadito, sarebbe importante poter essere presenti e vicini a tutti i

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nostri soci a livello del territorio nazionale e per questo desidero stimolare candidati

che provengono dalle Regioni attualmente assenti nel nostro direttivo.

Colgo l’occasione di ringraziare i membri in decadenza: Alberto, Clara, Elisa, Lia, Raffaella

e Roberta per il percorso fatto insieme, per quanto ho potuto imparare da ognuno di

loro ma soprattutto per il sostegno personale avuto in questi mesi. Questo rinnovo del

Direttivo segnerà una svolta importante nella storia della nostra Associazione ed abbiamo

intenzione di affrontarlo con la caparbietà, la serenità e la volontà di uscirne vincenti.

Sarà un biennio impegnativo, caratterizzato da incognite, difficoltà ma anche tante

soddisfazioni e per tutto questo noi ci saremo. Sarà una strada in salita ma siamo pronti

a percorrerla.

“Sappiamo che, quando siamo malati, non possiamo entrare in ospedale senza un medico.

Ma siamo ancora sorpresi nello scoprire che i pazienti non possono uscire dall’ospedale

in alcuna condizione migliore di quando sono entrati, senza un infermiere.”

(Joan Lynaugh)

Siamo parte integrante del Team di Cura, ognuno con il proprio ruolo, con le proprie

competenze e le proprie responsabilità. Per questo è importante mantenere una costante

collaborazione con le altre società scientifiche e con le Istituzioni, per consentirci di

raggiungere il nostro obiettivo primario: il miglioramento della qualità di vita della

persona con diabete.

Auguro un buon lavoro a chi proseguirà con me il lungo cammino e a chi avrà il coraggio

di salire sul treno già in corsa.

Per concludere vorrei rivolgere a tutti gli auguri di Buona Pasqua con l’auspicio che possa

portare a voi e alle vostre famiglie pace e serenità.

Katja Speese

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Giovedi 12 MaggioSala Polissena

14.00 Apertura del Congresso e Saluti delle Autorità

PRIMA SESSIONE

IL VALORE DELLA TECNOLOGIA NEL DIABETE.CONOSCENZE E ORGANIZZAZIONE PER LA QUALITÀ DELLE CURE ALLE PERSONE CON DIABETEModerazione : A. Palese - M. CassoniHTA e impatto sulla cura (C. Favaretti)La qualità dell’assistere e l’impatto nei sistemi di salute (P. Magaudda)L’associazione come innovazione per la qualità della cura (K. Speese)

Discussione

SECONDA SESSIONE - Simposio congiunto AMD - ANIMO - FADOI - OSDI - SID

LA PERSONA CON DIABETE IN OSPEDALE : QUANDO LA DEGENZA PUÒ CAMBIARE GLI EQUILIBRIModerazione : R. Chiandetti - E. BonoraDott. Beltramello FADOI L’applicazione digitale può avere un ruolo nella gestione dell’iperglicemia nel paziente

acuto-critico ricoverato?Dott.ssa C. Gatta ANIMO : La persona con diabete ricoverata: criticità e opportunità di cura condivisaDott. D. Mannino AMD : Il contributo dello Specialista nel percorso condivisoDott. M. Ganassi OSDI : Educare il paziente e dimissione in sicurezza: chi fa cosa, dove, come e quando

Discussione

ASSEMBLEA DEI SOCI

Venerdì 13 maggioSala Plenaria

INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ NEL DIABETEModerazione: K. Speese - N. MusacchioTecnologia e cura (G. Grassi)Le nuove terapie farmacologiche a favore del miglioramento della cura (F. Giorgino)La tecnologia a favore dell’aderenza (L. Cucco)La sostenibilità della terapia nutrizionale (S. Barbero)

Discussione

SECONDA SESSIONE

COMUNICAZIONI ORALI E POSTERModerazione: M. T . Branca - E. Bellini

I Poster dovranno pervenire alla segreteria organizzativa all’inizio dei lavori congressuali e saranno affissi negli spazidedicati. Durante il congresso verrà data comunicazione sull’orario in cui verranno valutati.

Lunch

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Simposi in contemporanea

Sala Polissena ASIMPOSIO AZIENDALE SANOFILA PERSONA CON DIABETE ED IL SUO PERCORSO DI CURA TRA CASA E OSPEDALEPossiamo misurare la qualità e l’appropriatezza della cura erogata alla persona con diabete?“Il medico dice che” (R. Candido)“l’infermiere dice che” (R. Chiandetti)Viaggio virtuale nella cartella informatizzata MyStar

Sala Polissena BIL PIEDE DIABETICO: PRIMA CHE SIA TROPPO TARDIPiede diabetico: un problema sanitario, economico e sociale (A. Aiello)Screening piede come strumento di prevenzione (F. Da Ponte)Appropriatezza organizzativa per migliorare la qualità dell’assistenza (K. Speese)

Discussione

Simposi in contemporanea

Sala Polissena AL’ORGANIZZAZIONE A SUPPORTO DELLA QUALITÀ DELL’ASSISTENZAUn’organizzazione efficace ed efficiente per rispondere al sempre maggior afflusso mantenendo alta la Qualitàdell’assistenza! (L. Sciangula)Le competenze avanzate nei modelli organizzativi a supporto dell’assistenza della persona con diabete: uno sguardoalle più recenti evidenze internazionali (S. Pastori)Dal dire al fare: l’esperienza di un ambulatorio infermieristico in una Casa della Salute (T. Risolo)

Discussione

Sala Polissena BIL MICROINFUSORE: QUALE USO E PER QUALE PAZIENTEIl microinfusore in Italia: stato dell’arte (D. Bruttomesso)La tecnologia nella quotidianità: a casa e a scuola (T. Suprani)Tecnologie avanzate per la cura del diabete: CSII e CGM il punto di vista infremieristico (C. De Rossi)

Discussione

Simposi in contemporanea

Sala Polissena ALA TRANSIZIONE DAL CENTRO PEDIATRICO AI PDTA DELL’ADULTOLinee guida a supporto del delicato momento della transizione: fattibilità e criticità (F. Cerutti)Il ruolo del team della diabetologia dell’adulto dedicato ad accogliere i ragazzi (G. La Penna)Il team della diabetologia pediatrica all’interno di un processo complesso e dinamico:dall’esordio alla transizione (C. Rebora)Quando il diabete è della famiglia: il punto di vista del genitore (G. Lamenza)

Discussione

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Sala PolissenaLO SCARICO DATI E L’HOLTER GLICEMICOL’utilità dell’Holter Glicemico nella persona con Diabete (S. Leotta)Monitoraggio continuo del glucosio (CGM): preparazione, posizionamento e scarico dei dati (E. Abramo)Il monitoraggio in continuo della glicemia: un’opportunità educativa da cogliere (A. Porru)

Discussione

Sabato 14 maggio

Simposi in contemporanea

Sala PolissenaOLTRE IL TRAPIANTOTra la realtà e la paura....la speranza (dal punto di vista del paziente S. Cusanno)Cellule staminali e terapia del diabete (L. Piemonti)Accompagnare la persona con diabete nelle cure innovative (L. Cucco)

Discussione

Sala PolissenaLETTURA AZIENDALE a cura di A. Menarini DiagnosticsSpotlight - L’importanza della connettività nella gestione delle persone con diabete (P. Di Bartolo)

Sala CostanzaSpazio Aziendale BD: Tavola rotondaLE REGOLE D’ORO PER UNA CORRETTA TECNICA DI INIEZIONEIntervengono: Dr. Strauss, Debbie Hicks e Katja Speese

Sala PolissenaTavola Rotonda: CURARE IL DIABETE E CURARE LA CRONICITÀIntervengono: N. Musacchio (AMD), M. Baio (Comitato Diritti della Persona con diabete), Concetta Suraci (Diabete Italia),P. Pisanti (Ministero della Salute), K. Speese (OSDI), S. Zucchini (SIEDP), F. Purrello (SID), Claudio Cricelli (SIMG)

12.00-13.00 PREMIAZIONE POSTER E COMUNICAZIONI ORALICOMUNICAZIONE DEL NUOVO CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE

13.00 Chiusura dei lavori congressuali

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a cura di Lia Cucco

nursingdiabetologico

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CRISI ECONOMICA,CRISI EPIDEMILOGICAE MISSED NURSING CARE

INTRODUZIONE

La crisi economica globale iniziata nel2007 può essere definita come uno shockper il sistema sanitario, cioè un eventoinatteso che si è originato all’esterno delsistema sanitario e che ha importanti rica-dute negative sulla disponibilità di risorsedello stesso o risultati fortemente positivisulla domanda di servizi sanitari [1].

Anche se le ricerche devono essereapprofondite per comprendere gli effettiindiretti e a lungo termine della crisi eco-nomica sulla salute e sui sistemi sanitari,alcune evidenze deducibili da precedentiesperienze suggeriscono che la recessione,soprattutto se accompagnata dall’aumentodella disoccupazione, è dannosa per lasalute pubblica [2-3] .

Lancet, commentando uno studio sullapopolazione greca, nelle conclusioni hasintetizzato che: «L’esperienza della Greciaci avverte dei rischi di tagli alla sanità intempi di recessione. E chi sta pagando ilprezzo più alto della crisi, non solo intermini di occupazione, reddito, sicurezza,ma anche in salute, è la «ordinary people” la gente comune. Per questo è necessariala massima attenzione alla salute eall’accesso alla sanità, per assicurare chela crisi non metta a repentaglio la primariafonte di ricchezza della Grecia: la suagente» [4].

L’EFNR (European Federation of NursesAssociation) nel suo report sul Caring crisisdel 2012, ricorda che salute e produttivitàvanno di pari passo e suggerisce che inve-stire nella salute dei cittadini europei po-trebbe fornire la spinta necessariaall’economia per uscire dalla recessione[5].

La Federazione nazionale dei CollegiIPASVI sottolinea come, in questo periodo,le criticità e le difficoltà nell’assistenzasiano prevalentemente dovute al mancatoreintegro del personale, all’aumentodell’età media, alla lentezza con cui sidefiniscono e affrontano i cambiamentinel SSN di cui vi è evidente necessità. La

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sofferenza occupazionale è dovuta alladebolezza della domanda pubblica per ivincoli di spesa a cui sono sottoposte tuttele strutture della Pubblica amministrazionee quindi del SSN [6].

Per fare qualche esempio, in Italia 10anni fa, nelle chirurgie, c’era una mediadi 8.9 pazienti per infermiere [7]; ogginelle medicine si riportano punte massimedi 30.5 pazienti/ infermiere durante lanotte [8]. Nel Rapporto OASI (OsservatorioAziende Sanitarie Italiane) 2015 presentatoil 27 novembre scorso in Bocconi, vengonoribaditi alcuni numeri già conosciuti su cuiriflettere: il 30% degli italiani ha malattiecroniche, una grandissima fetta di questicronici sono pluripatologici, il 4% degliitaliani (2.400.000 persone) non sonoautosufficienti [9].

All’interno del SSN l’11% del personalebeneficia della legge 104/92 e il 12% haun qualche demansionamento. L’età mediadegli infermieri è di circa 50 anni. Secondoil Rapporto OCSE 2015, in Italia una per-sona su 10 rinuncia alle cure dentarie permotivi economici e in Europa il 3% dellapopolazione ha bisogni di cura, che restanoinsoddisfatti, per le stesse motivazioni. Iltasso di sovrappeso tra i bambini italianifino ai 9 anni è del 36% per i maschi edel 34% per le femmine, rispettivamente11,7 e 11,9 punti percentuali in più dellamedia Ocse, con un maggior rischio dimalattie croniche da adulti che in futuropeseranno sul nostro SSN. Gli indicatoridi salute all’età di 65 anni sono peggioridi quelli di altri Paesi Ocse: l’aspettativadi vita in buona salute per i sessantacin-quenni italiani è in media di 7 anni senzadisabilità per le donne e circa 8 per gli

uomini, (sesta più bassa tra i membri Ocse)e la qualità delle cure di lunga durata edel monitoraggio dei pazienti, è menobuona ed estesa che altrove. A ciò siaggiungono alcuni fattori di rischio presentiin tutta la popolazione, come l’aumentodell’obesità e una difficoltà di accesso allecure specialistiche [9]. In questa popola-zione ci sono anche le persone diabeticheper le quali la maggiore prevalenza dellamalattia e la sua peggiore gestione sitraducono in una maggiore mortalità, sesocialmente vulnerabili.

A Torino, nel periodo 2004-08, il tassostandardizzato di mortalità per diabetenelle persone con basso livello di istruzioneè risultato 26/100.000, rispetto a16/100.000 nelle persone con alto titolodi studio [11-12].

L’articolo è incentrato sulle cure infer-mieristiche perse per diffonderne la cono-scenza e aumentarne la consapevolezza,considerando che esse potrebbero aumen-tare in una situazione di finanziamentoridotto al SSN. Una rilettura seppur par-ziale, dei dati presenti in letteratura, po-trebbe fornirci indicazioni su alcuni cam-biamenti necessari per affrontare una crisidel sistema sanitario che rischia di esseredi lunga durata.

DEFINIZIONE DI CURE INFERMIERISTI-CHE PERSE (MISSED NURSING CARE)

Gli infermieri hanno un ruolo centralenella sicurezza del paziente. C’è un legameconsolidato in studi anche europei, tral’adeguatezza del personale infermieristiconegli ospedali, la loro formazione e ilrischio di mortalità[13]. Gli infermieri co-

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ordinano, forniscono e valutano moltiinterventi previsti da altri per gestire lamalattia, inoltre pianificano forniscono evalutano le cure infermieristiche avviateper gestire i sintomi nonché le rispostedei pazienti alle cure e per promuovere lasalute. Concettualmente una cura infer-

mieristica errata, cioè aver eseguito qual-cosa in modo sbagliato (error of commis-sion), è diverso dall’aver omesso qualcosa(error of omission), ovvero non aver fattoqualcosa nelle modalità programmate,fenomeno frequente, ma meno conside-rato[14]. Quando le risorse sono limitate,gli infermieri sono costretti a scegliere,con il loro giudizio clinico, quali siano lepriorità e gli interventi [15] e a ridurre alminimo o omettere alcuni compiti, au-mentando così il rischio di esiti negatividel paziente [16]. L’idea di cura infermie-ristica incompiuta compare per la primavolta in letteratura in un articolo di Sol-chalski che la definisce un’attività infer-mieristica programmata non eseguita, inuna ricerca che voleva indagare l’impattodella diminuzione delle risorse economichesugli infermieri e sugli outcomedell’assistenza [17]. Successivamente Ka-lisch ne definisce meglio il concetto indi-

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1. Deambulazione del paziente 3 volte al giorno o come da pianificazione 2. Mobilizzazione passiva ogni 2 ore 3. Aiuto a pazienti non autosufficienti ad alimentarsi con cibo caldo 4. Preparazione del pasto e dell’ambiente (tavolino, vassoio) per pazienti

autosufficienti 5. Somministrare la terapia 30 minuti prima o 30 minuti dopo l’orario prescritto 6. Rilevazione dei parametri vitali come da pianificazione 7. Monitoraggio del bilancio idrico 8. Compilazione della documentazione infermieristica 9. Educazione al paziente e ai loro familiari10. Sostegno al paziente e familiari11. Igiene personale del paziente e controllo della cute (presenza di lesioni)12. Cura del cavo orale13. Lavare le mani14. Discutere con il paziente il piano di dimissione e insegnamento delle cure da

seguire a domicilio15. Monitoraggio della glicemia come da prescrizione16. Valutare l’evoluzione dei pazienti almeno una volta per turno17. Rivalutazione del paziente per verificare miglioramenti o peggioramenti nel

turno18. Valutazione del sito di iniezione del CVC secondo protocollo19. Risposta al campanello entro 5 minuti dalla chiamata20. Somministrazione della terapia al bisogno entro 15 minuti dalla richiesta21. Valutazione dell’efficacia della terapia22. Partecipazione alle riunioni multidisciplinari23. Assistenza al paziente con bisogni fisiologici entro 5 minuti dalla chiamata24. Cura delle ferite e controllo delle lesioni da decubito

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viduando le missed nursing care (MNC)come “qualsiasi intervento infermieristiconecessario al paziente ma omesso com-pletamente, parzialmente o rimandato adaltro momento” [18].

GLI STRUMENTI

L’unico strumento riconosciuto comevalido ed utilizzato per raccogliere datistatistici è il MISSED CARE SURVEY (MIS-

1. Inadeguato numero di personale sanitario 2. Pazienti urgenti (es. paziente peggiorato) 3. Aumento inatteso del numero / o condizioni critiche dei pazienti 4. Numero inadeguato di personale sanitario (OSS, ausiliari) 5. Assegnazione di un numero non bilanciato di pazienti a ciascun infermiere 6. Farmaci non disponibili quando necessario 7. Inadeguate consegne infermieristiche del turno precedente 8. Altri reparti o altri operatori non hanno eseguito i propri compiti 9. Forniture/apparecchiature non disponibili quando necessario10. Forniture/apparecchiature non funzionanti correttamente11. Mancanza di supporto/aiuto da parte del team12. Presenza di tensioni o comunicazioni interrotte tra personale infermieristico e

operatori di supporto13. Presenza di tensioni o comunicazioni interrotte tra il personale infermieristico14. Presenza di tensioni o comunicazioni interrotte tra il personale infermieristico e

medico15. Mancata segnalazione da parte dell’operatore di supporto delle cure non fornite16. Care giver non rintracciabile/disponibile17. Elevato numero di ricoveri/dimissioni durante il turno

INTERVISTA agli infermieri per cause

1. Pensi di aver ricevuto le cure necessarie? Se no, quali non sono state complete?2. Durante il regime di degenza, è stato possibile per il personale, e con quale

frequenza:a. Entrare nella tua stanza e parlarti/osservarti? Cosa hanno fatto?b. Spiegarti cosa sarebbe accaduto durante il turno?c. Riposizionarti nel letto se necessario, garantire spostamenti dal letto alla sedia

o interventi atti alla deambulazione?d. Lavarsi le mani prima dello svolgimento di ogni attività?e. Rilevarti temperatura, pressione arteriosa, polso con regolarità?f. Darti i farmaci secondo l’orario di prescrizione?g. Assicurarti farmaci antidolorifici al bisogno? Con quali tempistiche?h. Rispondere agli allarmi dei monitor? Con quali tempistiche?i. Rispondere alle tue chiamate? Con quali tempistiche?j. Controllare la tua pelle per l’eventuale presenza di arrossamenti o altri problemi?k. Ti hanno garantito un adeguato stato d’igiene?

3. Ti hanno spiegato trattamenti e procedure?4. Hanno verificato quanto mangiato, quanto bevuto, quanto urinato?5. Ti hanno ascoltato e preso in considerazione le tue opinioni?6. Hanno fornito un supporto emotivo in caso di necessità?7. Ti hanno preparato alle cure autonome da attuare dopo la dimissione?8. Quali altre considerazioni puoi fare riguardo le cure infermieristiche ricevute?

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SCARE), validato anche in Italia. La valu-tazione implica l’impiego di due variabili:il punto di vista dell’equipe infermieristica,per l’individuazione delle cure perse edelle loro cause e quello del paziente.

In modo più dettagliato, le cure persepossono anche essere definite come cureinfermieristiche non soddisfatte (unmet),inadeguate (inadequate), non finite (unfi-nished), incomplete (incomplete) o evitate(avoided) [20]. Come si evince dagli studi,esse sono generate sia da fattori che pre-cedono il processo di nursing, che dafattori del processo di nursing stesso,compresi i fattori interni al processo dicura. Un altro strumento utile per acquisireconsapevolezza delle MNC è il MissedNursing Model attraverso il quale è possi-

bile considerare, come nel modello diDonabedian (struttura, processo, esito)gli indicatori di struttura che generano leMNS (indicatori di processo) fino gli esitisui pazienti.

MISSED NURSING CARE MODEL

Lo schema sintetizza un quadro pro-spettico generale su tutti quei fattoririconosciuti come causa principale di ina-deguata assistenza: l’aumento del fabbi-sogno di assistenza da parte del paziente,la scarsità delle risorse umane, la carenzadi materiali o attrezzature, la difficoltànella comunicazione all’interno del teamvengono riportati come problematicheprincipali di natura puramente organizza-tiva, da associarsi poi alle modalità di

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gestione dei processi interni del nursing,e quindi, alle singole capacità e compe-tenze dei professionisti (eseguirel’accertamento iniziale e le relative diagno-si, idoneità nella stipulazione e attuazionedi un adeguato piano assistenziale, osser-vazione degli obiettivi principali e ricono-scimento delle priorità nella pratica, equadistribuzione del carico di lavoro tra colle-ghi, corretta valutazione dei risultati…).

A queste vengono aggiunte le normeinterne al team, le quali generalmentedefiniscono i vari comportamenti, accet-tabili o meno, che risultano essere fonda-mentali soprattutto per i nuovi assunti(qualora quest’ultimi percepissero la man-canza di attenzione da parte degli altrimembri circa un relativo compito da por-tare avanti, essi stessi sarebbero portati atrascurare tale pratica); la priorità conferitaal setting assistenziale (dovere da partedegli infermieri di privilegiare pratiche diimportanza maggiore allo scopo di rag-giungere gli obiettivi prefissati nelle tem-pistiche corrette); i valori culturali, modidi pensare, individualità; le abitudini (l’avermancato una cura e non aver avuto ri-scontri negativi sul paziente indurrà ilprofessionista a ripetere il fatto con piùfacilità).

Oltre a questi dati, i risultati dellaricerca hanno evidenziato l’esistenza dialcuni cofattori: il personale con menoanni di esperienza riferisce cure infermie-ristiche perse in minore misura rispetto alpersonale più anziano; durante il turno dinotte la percentuale di mancata cura risultaessere inferiore rispetto a quella del turnodi giorno; gli infermieri incaricati di assisterepiù pazienti durante il turno di lavororisultano essere i soggetti più frequente-mente coinvolti nel fenomeno del MNC,in associazione con coloro che riferisconola perdita di almeno 2 o più turni nell’arcodei 3 mesi presi in considerazione (alcontrario di chi non è mai stato coinvoltoin fenomeni di assenteismo). Viceversachi ha recepito il proprio staff come ade-guato e ha riconosciuto la presenza di unambiente lavorativo salubre, risulta essereanche molto meno incline all’errore.

Fattori come età e sesso non sonorisultati delle variabili significative per loscopo della ricerca.

ALCUNI RISULTATI

La prima indagine di acquisizione didati è stata condotta dalla stessa Kalishnel 2009 in 10 ospedali per acuti, conuna quota totale di 4086 intervistati (dicui 3143 infermieri e 943 assistenti sanitari)operanti nei servizi di Medicina, Chirurgia,Riabilitazione e Unità di Terapia Intensiva.[19]

In questo studio le cure che eranomaggiormente trascurate, riguardavano:

- la deambulazione del paziente 3volte al giorno o secondo pianificazione(73%),

- cura ed igiene del cavo orale (62%)- partecipazione alle riunioni multidi-

sciplinari (62%)- somministrazione della terapia 30

minuti prima o dopo l’ orario prescritto(60%)

- mobilizzazione passiva del pazienteogni 2 ore (60%)

- pianificazione della dimissione delpaziente ed educazione di quest’ultimocirca le cure da eseguire a domicilio (25%)

Le attività meno trascurate erano in-vece:

- rilevazione dei parametri vitali comeda pianificazione (23%)

- rivalutazioni del paziente e valutazio-ne di stati di miglioramento o peggiora-mento durante il turno (23%)

- monitoraggio dello stato glicemicocome da prescrizione (15%)

- valutazioni del paziente eseguite adogni turno (9%).

Queste mancate azioni hanno delleconseguenze sia sui pazienti (per es. sin-drome da allettamento, malnutrizione,

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dimissione non pianificata ecc) che suglioperatori (insoddisfazione, aumento dellavoro nei turni successi ecc).

La prevalenza di missed nursing caresono elevate sia negli Stati Uniti che alivello internazionale.

In una revisione sistematica di 42 studi,dal 55% al 98% degli intervistati denun-ciano la scomparsa di uno o più elementidi cura necessari durante il periodo diassistenza. Il MISSCARE Survey-pazient èstato utilizzato per raccogliere segnalazionidi 729 pazienti ricoverati in 20 unità dicura in 2 ospedali per acuti. I risultatiindicano mancanze più numerose nelcampo delle cure di base (2,29 ± 1,06)piuttosto che nella comunicazione (1.69± 0.71) e nel tempo di risposta (1,52 ±0,64): cura della bocca (50,3%), deambu-lazione (41,3%), alzarsi dal letto alla pol-trona (38,8), informazioni sulle prove /procedure (27%), e cure igieniche((26,4%) [23].

Inoltre, le MNC sono predittori di ri-duzione della qualità di cura, diminuzionedella soddisfazione del paziente, aumentodegli eventi avversi, aumento del fatturato,diminuzione di posti di lavoro, minoresoddisfazione sul lavoro e una maggioreintenzione, da parte degli infermieri, dilasciare il lavoro [24].

Una valutazione infermiere-quantità

di ‘cura persa’ potrebbe essere usata comemisura di allerta precoce per identificarereparti con numero insufficiente di infer-mieri [25].

Migliorare il lavoro di squadra potreb-be influire sulla percentuale di cure perse:su un campione di 2216 infermieri di 50 unità di cure intensive, dopo correzioneper tasso di occupazione e caratteristichedel personale (ad esempio, istruzione,turno lavorato, esperienza, ecc), la man-canza del lavoro di squadra è responsabiledell’11% dell’assistenza infermieristicapersa [26]. Fattori che favoriscono il teamwork infermieristico sono la leadershipinfermieristica, il lavoro full-time, l’orariodi lavoro, gli anni di esperienza nel gruppodi lavoro, il basso indice di assenteismo,la percezione dall’adeguatezza delle risorseumane e l’unità operativa.

Infine, negli ospedali magnete, rispettoai non magnete, c’è una significativadifferenza di percezione di cure perse, inparticolare negli indicatori sensibili allecure infermieristiche [27] .

In Italia i risultati dello studio di Palese,individuano le missed care più frequentinella deambulazione del paziente 3 volteal giorno o secondo protocollo, nellamobilizzazione ogni 2 ore, nella sommini-strazione della terapia entro 30 minutiprima o dopo l’orario di prescrizione,

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nell’educazione del paziente. Non sorpren-de come anche in questo caso i motivialla base sono stati rapportati ad aumentiimprevisti del numero dei pazienti ricoveratie della gravità delle loro condizioni, ina-deguato numero dello staff, attività didimissione e ricovero intense e deficit dipersonale di supporto.

È proprio quest’ultima variabile a rap-presentare una delle maggiori differenzecon gli studi inglesi; di fatto essi non hannomai sottolineato una particolare rilevanzadi questo fattore, divenuto invece uno deipredittori principali di mancate cure inambito italiano [28].

CONCLUSIONI

Viviamo in tempi di austerità e questopuò significare che il cambiamento, lariorganizzazione e la rapida diffusione diinnovazione in assistenza sanitaria sianoestremamente necessari per il buon fun-zionamento della maggior parte delleunità cliniche e forse anche per la soprav-vivenza di altri servizi [29], in una prospet-tiva di solvibilità, sostenibilità, sicurezza esolidarietà dei sistemi sanitari [30]. In Italiai rapporti hanno iniziato da qualche annoa documentare i primi segnali della crisieconomica e l’impatto sui pazienti in ter-mini di problemi nei servizi di cura, nellaformazione e nella pratica clinica [31].

In questa situazione, quali possonoessere per gli infermieri che si occupanodi persone con diabete, le riflessioni sullalezione delle cure perse?

Una prima considerazione è che puressendo un fenomeno molto diffuso èancora poco analizzato e lo è solo e so-stanzialmente in setting di cura per acuti;d’altra parte l’uso dei sevizi, pur essendoconsiderato un outcome infermieristico,è scarsamente documentato. In mancanzadi dati specifici, potremmo utilizzare gliultimi risultati dello studio Dawn, comeuna guida per ri/conoscere i bisogni dellapersona con diabete, ma anche per capiredove gli infermieri rilevano maggiore ina-deguatezza nelle cure (parte dello studioè pubblicato sul sito dell’OSDI). La secondaconsiderazione è che non possiamo maiconsiderare un’azione assistenziale comeuna prestazione isolata: le cure perse,qualunque sia la loro frequenza hanno

effetti sui pazienti e questi effetti possonoessere molto gravi se si cumulano su per-sone fragili e con più patologie [32-33].La terza considerazione è quanto questepossano incidere sulle riammissioni ospe-daliere e quindi sui costi.

Carthon J. ha condotto uno studiotrasversale analizzando i dati di dimissionedi pazienti con insufficienza cardiaca in419 ospedali per acuti degli Stati Uniti.

In esso, tra tutte le attività perse lacomunicazione, il conforto del paziente(42%), lo sviluppo ed aggiornamento deipiani di assistenza (35,8%) e l’educazionedel paziente e della famiglia (31,5%) sonorisultati i più significativi nel confrontocon le possibilità di riammissione ospeda-liera di questi pazienti dopo la dimissione:ad ogni aumento di 10 punti in percen-

tuale della segnalazione di una di questeattività perse, aumentava proporzional-mente la probabilità di riammissione del2-8% [34].

L’educazione e la pianificazione delladimissione, presenti tra le 24 attività delMISSED CARE SURVEY (MISSCARE), sonofondamentali per la riduzione dei giornidi ospedalizzazione e di riammissione, inparticolare nelle persone anziane [35].

Gli infermieri sono consapevolidell’importanza dell’accompagnamentoalla dimissione e identificano alcuni temiricorrenti e necessari nella strutturazionedi un piano per il ritorno al domicilio:l’educazione all’assunzione dei farmaci,

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l’aderenza alla terapia e gli effetti collaterali[36]. In tempo di crisi, le riammissioni inospedale stanno ricevendo crescente at-tenzione come indicatori di qualità dellecure e della necessità di interventi multi-fattoriali che tengano conto dell’istruzionedei pazienti e dei familiari e del coinvol-gimento delle strutture ambulatoriali [37].In particolare, nei pazienti dimessi conterapia insulinica, è stato riconosciuto cheoccorrono miglioramenti nella dimissione,per l’adeguamento sicuro delle dosi delfarmaco [38] .

Il ruolo della terapia educazionale nelpaziente diabetico ospedalizzato è stataoggetto di una pubblicazione nella qualesi è osservato come il tasso di reospeda-lizzazione a 30 giorni si sia ridotto in modostatisticamente significativo nei pazientiche avevano ricevuto una terapia educa-zionale e tale dato rimaneva significativoanche dopo correzione per fattori socio-demografici e per fattori patologia correlati[39].

L’educazione durante il ricovero ospe-daliero, il coordinamento delle cure, e ilsupporto post-dimissione sono tra gliinterventi maggiormente testati per dimi-nuire i tassi di riammissione dei pazienticon diabete [40]. D’altra parte la mancanzadi conoscenza sulla malattia e le istruzioniper il ritorno a casa, il fallimento delsistema sanitario nella dimissione program-mata, la considerazione sui cambiamenti(regime terapeutico, alimentazione), ideterminanti sociali di assistenza sanitariae la perdita di controllo sulla malattia, inmancanza di self-management, sono tra

i fattori determinanti i ricoveri [41]. E’necessaria un’azione proattiva e di soste-gno per gli infermieri che lavorano neireparti ospedalieri.

Quarta considerazione: è importantecontrastare il fenomeno missed nursing.

Un esempio di notevole valore èl’utilizzo da parte delle strutture ospeda-liere inglesi di strumenti di promemoriacomputerizzati di cure infermieristicheeseguite: “self-reported nursing care re-minder [42].

Nel contesto italiano, è fondamentaleraccogliere gli esiti delle cure infermieristi-che sui pazienti cronici e per quanto ciriguarda su quelli diabetici. E’ una tappafondamentale per capire quali siano lenostre cure perse e le conseguenze suipazienti. L’utilizzo dei Moduli assistenzialisulla cartella computerizzata Mystar puòessere un buon inizio.

Infine, è necessario essere protagonistinella costruzione di reti assistenziali, inuna logica di skill mix change, non soloall’interno del team specialistico, ma intutti i luoghi di prevenzione e di cura dellepersone a rischio o con diabete diagnosti-cato.

Queste considerazioni possono esserecondivise per una riflessione su cosa siaveramente utile in un contesto di cure nelquale la prospettiva sarà sempre di più lasfida all’assistenza di persone con multi-morbilità e a calibrarsi per capire/ricercarequali siano gli interventi che maggiormentesupportano il processo decisionale di self-efficacy e self-management nella vita ditutti i giorni [43].

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scuoladi

formazioneOSDI

Ho fatto cenno nella premessaall’approccio per processi che, in estremasintesi, può essere definito come gestioneed interazione degli stessi che ha comeobiettivo finale il raggiungimento deirisultati attesi in accordo con la politicaper la qualità dell’organizzazione e la

direzione della stessa. Se pensiamo allaScuola OSDI (mi piace chiamarla così per-ché sempre l’ho intesa, nello sviluppo enella realizzazione del progetto comeOSDI, ovvero della comunità di professio-nisti che ne fanno parte) possiamo capirecome leggere il sistema come processi

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E’ finalmente stata pubblicata a settembre 2015 la nuova norma UNI EN ISO 9001:2015“Sistemi di gestione per la qualità” – requisiti, che sostituisce l’edizione della norma dell’anno2008. L’uso del termine “finalmente” non è usato a caso in quanto la revisione della stessa eraparticolarmente attesa in quanto il lavoro di semplificazione della terminologia ed il cambiamentodell’approccio generale, orientato ai processi, la rende adatta a quelle organizzazioni che sonolontane dalla filiera tradizionale della produzione e sono particolarmente orientate al “cliente”,categoria, questa, in cui rientra OSDI con la sua Scuola.

SISTEMI DI GESTIONEPER LA QUALITÀUNI EN ISO 9001:2015a cura di Dott.ssa Ida Ramponi esperta sistemi gestione per la qualità

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che nella loro interazione traducono lamissione di OSDI in strategie per la forma-zione, possa trovare davvero il razionaledi volere ed applicare un sistema di certi-ficazione della qualità, che dimostri lacapacità della Scuola di garantire serviziche soddisfino i requisiti dei “clienti” finali:pazienti, operatori e partner.

La norma identifica, e questo è unaltro importante elemento di novità, nellametodologia PDCA (PLAN DO CHECKACT – pianifico, faccio, controllo e agiscola nuova azione come metodo di lavoro),lo strumento principe. Nella pianificazione,infatti, analizzo il contesto e conosco ibisogni e le aspettative, nonché i rischipotenziali, delle parti al fine di metterein atto il piano, valutando l’impatto chelo stesso potrebbe avere sulla conformitàdei servizi che andrò ad erogare. A seguireil necessario controllo e monitoraggiodelle azioni e delle risorse, misurando gliesiti dei singoli processi con appropriatiindicatori di performance che ne assicurinoefficacia ed operatività ed, infinel’identificazione e valutazione delle azionicorrettive e preventive, la gestione delleeventuali modifiche e l’avvio del migliora-mento continuo del processo.

Vale la pena di soffermarsi sull’enfasiche la nuova norma pone alla gestionedel rischio che rappresenta l’effetto incer-tezza, ovvero il rischio correlato alla volontàdi concretizzare tutto ciò che può agevo-lare o impedire il raggiungimento degliobiettivi dell’organizzazione e rappresenta

uno strumento fondamentale per consen-tire decisioni “consapevoli”.

Credo che chiunque abbia avuto mo-do di leggere il sistema di gestione per laqualità della Scuola, piuttosto che parte-cipare alle diverse fasi di sviluppo delprogetto Scuola ed al percorso della cer-tificazione, non possa che ritrovare, inquesti due aspetti fondamentali dellanuova versione della norma, il pensierooriginale di OSDI e la relativa ragioned’essere.

OSDI, e la sua Scuola, ha infatti impo-stato il proprio lavoro su un processodecisionale basato sulle evidenze, dove ledecisioni sulla realizzazione di un progettoformativo, per l’avvio di una ricerca, perl’individuazione degli obiettivi di migliora-mento, sono basate sull’analisi e sullavalutazione di dati ed informazioni chehanno più probabilità di produrre i risultatidesiderati. Il processo decisionale è spessocomplesso e presenta spesso molte incer-tezze, importante è comprendere le rela-

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zioni di causa – effetto e le conseguenzedelle diverse azioni.

Il nuovo approccio alla gestione perla qualità proposto dalla edizione 2015della norma UNI EN ISO 9001:2015, trovapuntuale corrispondenza a specifiche pre-scrizioni e nella generale capacità da partedelle singole persone nell’organizzazionedi assumere decisioni e intraprendereazioni non in modo acritico e meccanicoma come effetto di una valutazione dellepossibili conseguenze, positive o negative.

Ancora una volta, l’analogia con ilmetodo di lavoro di OSDI e della Scuola,è facilmente leggibile nei principi chesottostanno ai processi della Scuola: pen-siamo ad esempio alla definizione dell’albodei formatori, alla definizione dei criteriper accettare un progetto formativo, allaprogrammazione del piano formativo, allatrasparenza nel processo di individuazionedei criteri per l’utilizzo delle risorse adisposizione.

OSDI, con la sua Scuola, così come lenuove norme, ha come obiettivo quellodi dare fiducia nella capacità della orga-nizzazione di fornire ai propri clienti (pa-zienti, professionisti e partner) servizi eprestazioni conformi ai requisiti ed accre-scere, in questo modo, la soddisfazionedei clienti e delle parti interessate.

Altro aspetto che vale la pena di sot-tolineare è l’attenzione che la nuova normapone all’analisi del contesto, esterno edinterno all’organizzazione. Contesto ester-no, ovvero ambiente esterno nel qualel’organizzazione cerca di perseguire i propriobiettivi che comprende ambiente cultu-rale, sociale, politico, cogente, finanziario,tecnologico, economico, naturale, com-petitivo sia nazionale che regionale edinternazionale: elementi tutti determinanti

che hanno un forte impatto sugli obiettividell’organizzazione. Mentre scrivo il pen-siero corre ai vincoli economici ed al con-testo socio economico nel quale OSDI, ela sua Scuola, si è trovato ad operare eche, finalmente, ora può esplicitare inmodo chiaro nel proprio sistema a giusti-ficazione delle scelte adottate, degli obiet-tivi modificati e nelle strategie adottate.

Per quanto concerne l’ambiente inter-no il riferimento specifico della norma èalle strategie, politiche e obiettivi, nonchéalla struttura organizzativa, ai ruoli ed alleresponsabilità, alla capacità ed alle risorsed i s p o n i b i l i e d a l l a c u l t u r adell’organizzazione, che costituisconol’ambiente interno dentro il qualel’organizzazione cerca di perseguire i propriobiettivi. Penso ad OSDI, in quanto comu-nità di professionisti, alle peculiarità rap-presentate all’interno della stessa, condi-zionate anche dalle diverse realtà regionalie, da ultimo, non certo per importanza,alle capacità personali, alle attitudini edalla risorsa umana, che, sempre ed in tuttele organizzazioni, fanno la differenza.

L’organizzazione, nella definizionedella norma, deve continuamente moni-torare e riesaminare il contesto ottenendodati ed informazioni sulle esigenze deiclienti, sulla situazione competitiva, sullenuove tecnologie, cambiamenti politici,fattori sociologici per identificare, valutaree gestire i rischi correlati alle parti interes-sate ed i loro mutevoli bisogni ed aspet-tative.

Il riesame della direzione, che Scuolae OSDI, ogni anno mettono in atto haproprio lo scopo di riformulare la politica

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per la qualità ed i propri obiettivi, tenendoconto effettivamente di quelle che sonole risorse disponibili, e penso alle collabo-razioni con le aziende per la realizzazionedei progetti formativi ma anche al variaredegli obiettivi specifici della Scuola che siorientano alla ricerca, alla definizione diprotocolli di metodo basati sulla evidenzascientifica.

La struttura della nuova norma è moltopiù snella, dieci punti complessivi, checomprendono il contesto organizzativo,la leadership, la pianificazione il supportoe le attività operative, la valutazione delleprestazioni e del miglioramento che de-vono permettere alla organizzazione didimostrare la propria capacità di soddisfare

i requisiti e le aspettative ditutte le parti interessate.

Da sottolineare, altresì,che la nuova norma non im-pone più (e anche qui usereiil termine finalmente) unastruttura documentale im-ponente ma consenteall’organizzazione di dimo-strare la propria capacità at-traverso i documenti cheservono alla stessa per il mi-glioramento continuo dellaqualità, ovvero: per standar-dizzare i comportamenti, perdiffondere i requisiti del pro-prio sistema, per individuareobiettivi e politica per laqualità piuttosto che, ancora,accrescere il senso di appar-

tenenza dei professionisti attraverso latrasparenza e capacità di condividere.

Il periodo di transizione per la messaa regime del sistema è previsto in tre anni;OSDI, e la Scuola, ha già avviato il pro-cesso di revisione del proprio sistema digestione per la qualità, orientandolo airequisiti della norma edizione 2015.

Nel proprio sistema è stata già postaparticolare attenzione all’orientamento aiprocessi ed alla contestualizzazione dellestrategie tenuto conto del momento socioeconomico nel quale si ritrova ad operareed il processo di semplificazione dellamodulistica e dell’apparato documentaleè in corso da tempo.

Chiudo con l’augurio di buon lavoro,certa che FINALMENTE in questa normasi troverà lo spazio per descrivere le carat-teristiche, peculiari, della propria organiz-zazione…..almeno fino alla prossima re-visone!

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OSDI VENETOXXIII CONGRESSO REGIONALE

La nostra storia riparte dall’11 giugno2011 a Padova…Osdi Veneto rinascecome nuova Sezione. Intraprende il cam-mino con il minimo di soci indispensabilesecondo lo Statuto, 15 soci, tanto entu-siasmo ma anche qualche timore.

Un direttivo inizialmente composto da3 persone, poi via via si rinforza conl’ingresso di altri colleghi. Inizialmentel’obiettivo era quello di recuperare credi-bilità, riprendere la formazione, recuperareil tempo perduto durante il periodo di crisivissuto dalla nostra Sezione.

Non potevamo quindi mollare e lasciaretutto, avevamo un impegno verso tutti icolleghi che da sempre ci sostenevano maanche verso le nuove leve, la nuova forza,la nuova linfa di cui tutta la diabetologiane sentiva e ne sente tuttora il bisogno.

Avevamo un impegno dicevamo, so-prattutto verso noi stessi, ci eravamo im-pegnati in Regione già dal 2004 e dove-vamo rappresentare dignitosamente lanostra professionalità, dovevamo portarela nostra voce sui tavoli regionali all’internodella Commissione Regionale Diabetolo-gica.

Così l’esperienza di questi anni è statavoluta ed è diventata il centro delnostro XXIII° Congresso Regionalesvoltosi il 21 novembre 2015 presso

Holidey Inn Congress Center di Verona.La giornata è stata così strutturata in

due percorsi; il primo ha dato spazio aduna tavola rotonda e il secondo allapresentazioni di esperienze infermieristicheproposte dalle varie diabetologie del Ve-neto.

Dopo i saluti istituzionali delle autoritàpresenti , Presidente OSDI Veneto uscente,Presidente SID, AMD, IPASVI, FAND, lamoderazione di Iva Manfroi ha introdottoi lavori della tavola rotonda.

I protagonisti sono stati il Dr. LuiginoSchiavon in qualità di Presidente Coordi-namento Collegio Ipasvi Veneto, il Dr LorisConfortin in qualità di Presidente SID Tri-veneto e componente della CommissioneDiabetologia Regionale e Maria GraziaTorelli in qualità di rappresentante OSDIVeneto all’interno della Commissione Dia-betologica Regionale.

Maria Grazia ha iniziato condividendo la sua esperienza, esponendo in modomolto chiaro e puntuale tutto il percorsofatto dal 2003 al 2015, quale l’impegnoinfermieristico, le difficoltà incontrate maanche i risultati ottenuti nei passaggi sa-lienti:

1. Riconoscimento della figuradell’infermiere dedicato ed esperto eindividuazione dei criteri che lo definiscono

L’INFERMIERE DI DIABETOLOGIA SI RACCONTA: I PERCORSITRACCIATI NEL QUOTIDIANO, IL CAMMINO INTRAPRESOIN REGIONE. QUALI I POSSIBILI SCENARI PER IL FUTURO.

Alla sezione Osdi Veneto, che nel lontano 1989 ha fortemente voluto la nascita di Osdi Nazionale eche ha visto annoverare fra i suoi soci Presidenti Nazionali, che è impossibile dimenticare, come RosySantantonio e Rosanna Toniato, abbiamo voluto, eccezionalmente, riservare uno spazio più ampioin questa rivista per evidenziare la graduale ripresa della sezione e per il desiderio di salutare unacollega "storica" alla quale siamo grati per l'impegno profuso, sia a livello regionale che nazionale.

Comitato scientifico di In- Formazione Osdi

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2. Determinazione dei criteri che de-finiscono la formazione necessaria

3. Ricerca del canale adeguato persviluppare la formazione necessaria

4. Promozione del 1° Corso di Altaformazione per infermiere esperto pressol’Università di Padova

5. Collaborazione nella definizione deiPDTA Regione Veneto per quanto riguardaambiti e ruoli dell’infermiere di diabetologiarispetto all’infermiere che opera a livelloterritoriale.

A seguire il Dr. L.Confortin con larelazione “ Il percorso diagnostico terapeu-tico assistenziale (PDTA) regionale per lagestione integrata della persona con dia-bete di tipo II.”

Una condivisione costruttiva e condi-visa che ci ha aiutato a comprendere comenascono e quale applicabilità dei PDTAnella nostra quotidianità, ponendol’accento soprattutto alla condivisione daparte di tutte le figure che ruotano intornoalla persona con diabete già nel momentodella stesura dei vari percorsi.

Essenziale poi il contributo del DrL.Schiavon con il quale abbiamo condivisodelle riflessioni critiche sui temi attuali esull’evoluzione della professione infermie-ristica e quali ripercussioni in ambito dia-betologico.

Molto ricca, sentita e partecipata ladiscussione che la tavola rotonda haprodotto, favorendo il confronto tra aspettidiversi ma significativi; da una parte quelliche sono stati i risultati ottenuti, dall’altrala lunga strada che come infermieri didiabetologia dovremo ancora percorreretra i cambiamenti che il sistema sanitarioha posto in essere. Per questo è necessariofarci trovare preparati, partendo dalla con-sapevolezza che solo uniti potremo “ farela differenza”.

Il secondo percorso della giornataha poi dato voce e spazio a noi infermierie a quello che negli ultimi anni abbianoideato, analizzato e sviluppato nelle nostrerealtà lavorative, anche se spesso nonufficializzato e riconosciuto.

Quello che fa la differenza, nel nostromodo di essere “professionisti in progress”è il saper divenire, che si traduce in capacitàdi riflessione e analisi dello stato dell’arte,in valorizzazione di ciò che facciamo, ma

anche in capacità critica, mettendoci indiscussione per comprendere il divarioche a volte esiste tra ciò che facciamo eciò che vorremmo fare con l’obiettivo direndere migliori i nostri percorsi assistenzialie organizzativi. L’abilità quindi che cicontraddistingue, è quella di ideare inizia-tive per approfondimenti, per elaborazioni,per creazioni di percorsi infermieristici chepossono essere ancora in itinere, o direndere uniche attività esperienziali.

Tutto questo spesso rimane soloun’idea, oppure si crea ma si lascia dentroun cassetto, altri progetti invece sono statirealizzati e implementati, altri ancora im-plementati ma non verificati nel tempo.Ci siamo chiesti: “Perché non condividerlougualmente”?

Così alcune colleghe hanno colto ilnostro invito e si sono “ lanciate”.

E’ il caso di Daniela Gasparini e Chia-ra Veronese del Servizio di Diabeto-logia dell’Ospedale Civile di Padovache hanno costruito e sperimentato unulteriore strumento educativo atto a mi-gliorare la qualità dell’ autocontrollo edella gestione della terapia insulinica.

Marj Zogno del Servizio di Diabe-tologia di Conselve /Monselice (Pado-va) ha condiviso la sua esperienza riguardo gli incontri educativi di gruppo che hanno come obiettivo: “ facilitare la persona condiabete all’accettazione della malattia ead una sua migliore gestione”.

Felicia Abascià e Sabrina Cappellatodel Servizio di Diabetologia di Citta-della/ Camposampiero (Padova) ci han-no fatto toccare con mano il percorsoinfermieristico che sono riuscite a struttu-rare per la fase di pre-dimissione dellapersona con diabete mellito ricoverata,con l’obiettivo di garantire la continuitàassistenziale e la dimissione in sicurezza.

Loretta Bazzani del Servizio diDiabetologia /Poliambulatori di Bovo-lone ( Verona) ha portato la sua esperien-za fatta di recente in un percorso diformazione specifico per il personale deiServizi di Diabetologia dell’Aulss 21, fina-lizzato ad uniformare l’assistenza infermie-ristica nelle diverse sedi, a produrre proto-colli condivisi e non da ultimo creare intesae “ fare gruppo” tra la sede centrale e lesedi periferiche.

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La giornata si è così conclusa con le elezioni peril rinnovo del consiglio direttivo quindi….

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Questi lavori infermieristici sono statioggetto di una valutazione di preferenzada parte dell’assemblea a riconoscenzadell’impegno e del lavoro svolto.

Non possiamo non condividere il fattoche sia stato un successo, l’entusiasmol’impegno messo da tutti voi presenti e’stato eccezionale e ha contribuito a rendereil Congresso un evento ricco di contenutie di emozioni.

Il Congresso Regionale coincide gene-ralmente con la chiusura delle attivitàformative dell’anno ma non possiamo nonconsiderare anche gli altri corsi formativierogati durante questo 2015.

Nella nostra ormai famosa “zonapranzo dell’IKEA di Padova” , sede deinostri direttivi , eravamo partiti con lapianificazione di 3 eventi formativi separatitra loro ma connessi e consequenziali inmodo da dare la possibilità a chi volessedi partecipare a tutti e tre gli eventi e farequindi tutto il percorso o partecipare adun solo evento a seconda della propriadisponibilità ed interesse. Il percorso eracosì strutturato:

Il primo evento: Dall’innovazionetecnologica, all’innovazione relaziona-le: “Dalla mente al cuore” si è svoltoil 27 e il 28 marzo 2015 a Mestre (VE),in collaborazione con la Dott.ssa AnnaErcoli e con il contributo non condizionantedi Roche Diagnostics.

Siamo convinti che al giorno d’oggila tecnologia non solo aiuta la comunica-zione e le relazioni agli scambi rapidi eveloci, ma anche nell’ambito delle cure edelle malattie croniche.

Questa velocità, che rende flessibilel’intervento terapeutico da parte di noioperatori sanitari, ha come bisogno direndere visibile una rinascita da parte dinoi stessi. Questa rinascita consiste nelportare attenzione al nostro ben-essere,alla nostra capacità di poter far fronte adogni situazione soprattutto non perdendoil proprio centro, visti i cambiamenti rapidie spesso inaspettati che molte volte dob-biamo affrontare nella nostra realtà lavo-rativa.

Il secondo evento: Dall’innovazionetecnologica, all’innovazione relaziona-le: “Quando il comportamento si faduro, gl i infermieri fanno ladifferenza”. 9 maggio 2015 ci ospitala stupenda cornice di Sottomarina(VE)

Questo incontro strutturato in colla-borazione con l’Associazione Bona Tem-pora nella figura del Dr. G.Forza e del Dr.N.Gentile e con il contributo non condi-zionante di Abbott, Artsana e Menarini,era finalizzato ad acquisire maggiori com-petenze nell’ambito dell’educazione tera-peutica individuale e di gruppo. Esso pre-senta un approccio originale di counseling

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focalizzato sul far prendere consapevolezzaall’utente del proprio diabete e nel raffor-zare la decisione di modificare i propri stilidi vita in modo più adattivo rispetto allanuova condizione.

Il terzo incontro stabilito nella nostrascaletta, ipotizzato per il 5/6 giugno2015, riguardava interventi di educazioneterapeutica strutturata, non è stato possibilerealizzarlo per difficoltà a reperire i fondi.Gli obiettivi prefissati erano i seguenti:

- scegliere le modalità di coinvolgimen-to attivo del paziente e dei caregiver;

- utilizzare l’approccio metodologicoappropriato nell’educazione terapeutica;

- riconoscere gli strumenti educativiidonei per favorire la trasmissione di cono-scenze ed abilità pratiche.

Questo fa comprendere che la stradadella formazione si fa sempre più articolatae tortuosa, ma nel provare a tracciare inostri percorsi noi ritroviamo sempre lanostra passione, il nostro entusiasmo, la

nostra dimensione anche in questo periodostorico così difficile non solo per i nostripazienti, ma anche per noi e per le nostreaziende, e in un contesto temporale dove”l’ immediatezza tecnologica” la fa dapadrone ma non sostituisce però il rap-porto umano che a maggior ragione vacoltivato, approfondito, entusiasmato siacol paziente che tra noi operatori. NoiOSDI Veneto ci abbiamo provato così,cercando di contagiare con la nostra vogliadi stare insieme e di condividere.

Cogliamo l’occasione per comunicarvila composizione del nuovo direttivo dellaSezione Osdi Veneto in carica per il biennio2016/2017

Past president : Fabio FavarettoPresidente : Vanna CecchinVicepresidente: Monica SaoncellaConsiglieri: Gambato M. Cristina,

Di Benedetto SilviaSegreteria: M. Grazia Torelli

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Il direttivo si ricarica,….. e una nuova professionista entra…..Eccomi!! sono Cristina la nuova arrivata nel direttivo OSDI VENETO.

Dopo molti anni di attività in diabetologia (dal 1988), mi sono trovata a cavalcare l’onda del cambiamento.Nell’arco di questi numerosi anni ho potuto vivere i vari momenti della diabetologia e credo questo sia unodei più critici a causa delle economie aziendali.

Mi rendo conto di quanto sia importante ribadire l’importanza del nostro ruolo e sono convinta che lapersona con diabete abbia bisogno di personale qualificato, preparato, aggiornato.Non ci si ..inventa una seduta di terapia educazionale!!

Mi sono candidata in OSDI perché credo sia una conseguenza per voler ribadire chi siamo,cosa facciamo,in questo momento dove pochi ascoltano; per portare esperienza di nuove realtà con cui spesso ci dobbiamoscontrare.

Non per ultimo, iniziare un viaggio esperienziale in quella che è la NOSTRA Associazione.

Grazie.

E una grande Past President che esce… Iva Manfroi ma non solo……..

Sicuramente un ricordo scritto da noi del Direttivo può sembrare un elogio fuori luogo, ma descrivereIva come una donna e una professionista straordinaria è dir poco.

La nostra Heidi, come qualcuno amorevolmente la chiama : infermiera riservata ma determinata, dolcema tenace, libera nel pensiero e nella parola.Viene da i monti e da quei monti ha macinato centinaia e centinaia di chilometri per esserci sempre ecomunque da 26 anni, sostenendo prima ARVOSD come socio e poi dal 1999 come componente delDirettivo OSDI.

Iva è sempre stata una protagonista essenziale e attiva in questa associazione: l’ha sostenuta, l’ha fattaconoscere ….”ideatrice della prima rivista InformaVeneto” , l’ha fatta rinascere dopo un periodo di buio,l’ha traghettata in Regione, ha contribuito a farla entrare in Università.

Ma oltre all’aspetto associativo ha suscitato in chi l’ha conosciuta sentimenti di coraggio, di tenacia, disaper combattere sempre e comunque indipendentemente dalla vittoria o dalla sconfitta e il tuttotrasmesso con una tale semplicità e compostezza che a volte ha disarmato e a volte ha contagiato, comeil sole tra gli alberi.

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Alcuni dei nostri soci hanno desiderato dare il loro contributo e lasciare così traccia delle loro riflessioni.

......“premetto che conosco Iva ormai da alcuni anni ma non così bene da poter scrivere molto però nonposso che riconoscere in lei una professionalità, un porgersi cordiale e sorridente nonostante le costantidifficoltà in campo lavorativo e a volte pure in quello familiare, quindi un’altra bellissima persona che hoconosciuto grazie al lavoro e a OSDI”.

Angela Benetti

* * * * *

Altri fanno un acrostico straordinario del suo nome e cognome e la tracciano così:

I mportanteValoreAggiunto .....nell’ Osdi...

MiticaAttiva, affidabileNaturaleF orteR iflessiva, rappresentativa, ,razionaleOrgogliosaI nvidiabile, intelligente”

Marj Zogno

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Mentre dalla città Scaligera dicono di lei:

“ grande donna dalle doti invidiabili”

Iva è uguale a = qualità di presenza = animo generoso = profondità di intenti

Iva infaticabile progettatrice….come il mulino bianco… , ha sfornato un banco di idee, diprogetti, di percorsi e, “come Banderas”, era felice del risultato perché tutto era mirato allacrescita ...ma alla crescita interiore della nostra consapevolezza di soci, del senso diappartenenza, della determinazione necessaria per essere considerati, e molto altro ancora….

Tutti i soci passati e presenti,tutti i direttivi passati epresenti TI RINGRAZIA-NO.

Noi ti esprimiamo ricono-scenza con una bella frase diJ.W.Goethe che rappresenta ilsuo insegnamento

“…I monti sono maestri mutie fanno discepoli silenziosi…”

Direttivo Osdi Veneto

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IX CONGRESSO REGIONALEOSDI TOSCANA

“Diabete….in azione: Alimentazionee sport parti integranti per affrontarel’insorgenza del diabete” è stato il titolodel IX Congresso regionale Osdi Toscanache si è svolto il 19/12/2015 presso l’HotelSan Ranieri di Pisa.

Il diabete mellito rappresenta una trale patologie croniche più diffuse al mondoe la sua incidenza nelle varie etnie è incostante aumento tanto da far prevederenel 2025 un tasso di prevalenza del 6.3%pari a circa 333 milioni di persone in tuttoil mondo.

L’epidemia di diabete è da attribuireprincipalmente all’incremento della per-centuale di persone obese, alla progressivariduzione dell’attività fisica e al cambia-mento delle abitudini alimentari.

Il Congresso si proponeva di metterein evidenza l’importanza di una correttaalimentazione e dell’attività fisica nel pre-

venire l’insorgenza del diabete e nel mi-gliorare la compliance terapeutica e laprevenzione o riduzione della comparsa

di complicanze.L’apertura dei lavori è iniziata con i

saluti del Presidente OSDI uscente MarilenaCarnevale la quale ha ringraziato caloro-samente tutti i collaboratori del suo man-dato, in particolar modo Cristiano Beltrami,e ha ribadito l’importanza del lavoro svoltodall’associazione in questi due anni .

Il Prof. Stefano del Prato, Direttoredella UO Mal. Metaboliche e Diab. AOUPPisa ha proseguito con la prima relazione:Fisiopatologia del metabolismo glucidicoe criteri diagnostici, con la quale ha cattu-rato l’attenzione di tutto il pubblico af-frontando la tematica proposta con grande

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semplicità e padronanza dell’argomento.Ringrazio il Prof del Prato per la sua

disponibilità e per aver ritagliato uno spazioper Osdi tra i suoi numerosi impegni.

A seguire la Dott.ssa Cristina Bianchi,Dirigente medico I livello UO Mal. Met.Diabetologia AOUP Pisa, ci ha parlato delDiabete e delle complicanze acute e croni-che correlate, spiegando che il diabetenecessita di molteplici interventi sui livelliglicemici e sui fattori di rischio cardio-vascolari finalizzati alla loro prevenzione.

Il dott. Michele Aragona, Dirigentemedico I livello UO Mal. Met. DiabetologiaAOUP Pisa, ha illustrato in modo moltochiaro come adeguare la terapia insulinicanel paziente con diabete tipo 1 che affrontal’attività fisica, sia che applichi la terapiamultiiniettiva sia che faccia uso di microin-fusore.

Successivamente il dott. Giuseppe Pen-no, Dirigente medico I livello UO Mal MetDiabetologia AOUP Pisa, ha affrontato unarelazione molto esplicativa riguardante lenovità terapeutiche in tema di diabete.

La seconda parte della giornata è ini-

ziata con l’intervento dell’infermiere, PastPresident , Cristiano Beltrami, SOD Diab.Mal. Metaboliche ASL 10 Firenze, che haparlato dell’autocontrollo glicemico e dellasua importanza nella gestione della malat-tia.

A seguire L’inf. Marilena Carnevale, UOMal Met. Diabetologia AOUP Pisa, ha par-lato della terapia non farmacologica deldiabete e dei corretti stili di vita il cui scopoè fondamentale per promuovere la preven-zione primaria e secondaria della malattiadiabetica.

La giornata si e’ conclusa conl’interessante e completa relazione delladietista Alice Fumagalli, PO San Giovannidi Dio ASL 10 Firenze, mirata sul tratta-mento dieto-terapico nel paziente diabe-tico.

In chiusura i ringraziamenti ai parteci-panti e ai relatori e moderatori e gli auguridi buon lavoro al nuovo presidente OsdiToscana Andrea Corti .

Durante il Congresso si sono svolte leelezioni per il rinnovo del CDR OSDI Tosca-na che risulta così composto:

Presidente : Andrea CortiVice Presidente: Cristina LandiniPast President: Marilena CarnevaleConsiglieri: Bartolini EmanueleSegretario : Cristiano Beltrami

Per il CDR TOSCANAMarilena Carnevale

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CORSO OSDI FVG

Presso l’Hotel “ la di Moret “ a Udinesi è svolto il primo corso del 2016 organiz-zato da OSDI FVG con titolo “ Tecnologiaed educazione: come approcciarsi perun’offerta di qualità.

Titolo ambizioso in un momento incui la Tecnologia entra prepotentementenel vivere quotidiano, lavorativo e perso-nale e che ci obbliga a fare scelte preciseanche nel mondo della Salute.

Il corso voleva offrire ai partecipanti leinformazioni necessarie per approcciarsi,con un linguaggio comune e con unaadeguata conoscenza della tecnologia,alla sfida educativa del paziente con dia-bete. L’obiettivo era quello di valutare glieffetti reali e/o potenziali della tecnologiasull’assistenza, nonché le conseguenzeche, un determinato intervento può averesui risultati di salute e sul benessere delpaziente.

Le relazioni sono state tenute da SarahPerini, infermiera e consigliere regionaleOSDI FVG, Elena Rosso, infermiera e Vice-presidente regionale OSDI FVG, LauraTonutti , medico diabetologo, già Presiden-te Regionale AMD e membro della Con-sensus AMD-OSDI sulle tecniche iniettive.

I due lavori di gruppo hanno avutocome facilitatori Valentina Toffoletti, infer-miera e Past president regionale OSDIFVG ed Elisa Levis , infermiera e presidenteregionale OSDI FVG.

La prima relazione dal titolo: Autocon-trollo e nuove tecnologie : come program-mare un intervento educativo, tenuta daSarah Perini, ha voluto dimostrare comela tecnologia, nell’arco dell’evoluzionedell’uomo, ha sempre affiancato il suosviluppo e coadiuvato il suo adattamentoalle nuove situazioni createsi. Partendodal primo attrezzo in selce fino a raggiun-

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gere le stazioni spaziali orbitanti, fornendoopportunità tecnologiche avanzate sia aglioperatori che ai pazienti con diabete.

La relazione ha anche sottolineatocome l’intervento educativo del pazientediabetico debba essere il più personalizzatopossibile e deve poter utilizzare, pertanto,la tecnologia più appropriata.

A questo scopo, ha presentato unacheck list educativa, che consta di 7 puntirappresentativi dei momenti del percorsoeducativo, che aiuta a ricordare tutti pas-saggi fondamentali e necessari per educareil paziente.

La seconda relazione dal titolo: Lipo-distrofia : linee guida ed applicazioni nelquotidiano, proposta da Elena Rosso, hapresentato dapprima i dati del Fitter 2015:evento internazionale sulle tecniche iniet-tive, nel quale è stata presentata la piùgrande survey di tipo medicale mai con-dotta prima e nella quale sono stati ana-lizzati 13000 questionari provenienti da41 Paesi ( 358 dei quali italiani ) e 700centri diabetologici, a cui seguirà unaanalisi sull’uso dei microinfusori.

Dal Fitter attendiamo la pubblicazionedelle nuove linee guida che terranno ancheconto della sicurezza dell’operatore. Lineeguida basate sulle evidenze scientifichepiù recenti, che ci forniranno un validosupporto per il nostro lavoro quotidiano.

Da tutti gli studi analizzati nella rela-zione della collega, si giunge alla conclu-sione che la lipoipertrofia è una complican-za della terapia iniettiva presente nel 50%circa dei pazienti. La collega, riallacciandosialla relazione precedente, ha rimarcatol’importanza dell’educazione terapeutica,che nelle patologie croniche va mantenutaper tutto l’arco della vita del paziente.

Nella terza relazione dal titolo, Comegestire la motivazione davanti alle nuovetecnologie, Laura Tonutti ha presentatoin modo molto completo ed esaustivocome sia importante motivare il pazienteper ottenere una maggiore aderenza allacura e come questo correli con il migliora-mento della qualità di vita del paziente.

La relazione ha evidenziato l’essenzialitàdel contratto terapeutico e della motiva-zione del paziente, obiettivi ottenibili soloattraverso colloqui basati sull’empatia esull’ascolto attivo, che necessitano innan-

zitutto di una adeguata formazionedell’operatore.

Proprio questo tipo di approccio per-metterà all’operatore e al paziente di en-trare in sintonia e utilizzare al meglio glistrumenti tecnologici che possono facilitareil paziente nell’adattamento alla cura.

I lavori di gruppo sono stati moltopartecipati e condivisi e tutti i partecipantihanno avuto modo di confrontarsi e discu-tere sui modelli educativi da adottare nellediverse realtà lavorative. L’utilizzo delletecnologie più appropriate, è risultatoessere un valido strumento per ottimizzarei tempi e mantenere contemporaneamentealto il livello di qualità dell’assistenza.

Il corso ha visto 32 partecipanti su 30posti disponibili e questa è stata una gra-tificazione intensa per il board di progetto unita anche ai consensi raccolti durantei lavori.

Si ringraziano il CDR OSDI FVG perl’aiuto fornito, il board di progetto che halavorato alla costruzione del corso, i relatorie i tutor per la passione messa nei lorointerventi.

Non da ultimo l’efficientissima Segre-teria organizzativa Osdi, ormai in sintoniacon il board, e gli sponsor Abbott e BDche ci hanno permesso di realizzarel’evento.

Per il direttivo Osdi FVGElisa Levis

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In un tempo ove risulta sempre piùdifficile poter assicurare un’assistenzaadeguata alle persone, in un contestoassistenziale in repentino cambiamentoanche a causa delle scarse risorse econo-miche ed umane, dove il lavoro degli ope-ratori sanitari viene sempre meno consi-de r a to t r a s c i nando g l i s t e s s ifrequentemente ad una demotivazioneprofessionale; il riconoscimento insignitolo scorso 23 dicembre a Vincenzo Rapinoè un forte segnale di speranza per la nostraprofessione.

Vincenzo, membro del CDR Ligu-ria/Piemonte, persona semplice e riservata,Coordinatore Infermieristico riconosciutoed apprezzato, ha dimostrato che si puòandare oltre alle proprie competenze, allapropria professionalità, al “tempo” dispo-nibile che non è mai abbastanza. Ha di-mostrato inoltre che al centro della nostraopera quotidiana deve stare “il malato”e che deve essere la nostra unica fonte disoddisfazione personale perché è per cu-rare chi sta male che siamo diventati infer-mieri. A Vincenzo sono stati riconosciuti”comportamenti responsabili, virtuosi esostenibili…dimostrando grande dedizionee amore verso gli ammalati”. Che altroaggiungere?

Personalmente ed a nome del CDNOSDI, sono a congratularmi con Vincenzoper l’encomio “Lanternino d’oro 2015”ampiamente meritato.

Katja Speese

RAPINO, COORDINATORE INFERMIERISTICODEL GALLIERA PREMIATO PER LE BUONEPRATICHE, E’ STATO INSIGNITOLO SCORSO 23 DICEMBRE DEL PREMIO“LANTERNINO D’ORO 2015”

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A cura del comitato scientificodi In-Formazione Osdi

LA MANCANZA DI SONNO FACONFESSARE ANCHE LE COLPE NON COMMESSE

È il risultato di uno studio condotto negliStati Uniti, dove si stima che il 15-25 per centodelle condanne di innocenti sia dovuto aconfessioni false.

Un team di ricercatori ha organizzato unesperimento con 88 volontari, studenti dellaMichigan State University. Il test era diviso indue sessioni. Durante le sessioni i volontaridovevano rispondere a questionari ed eseguireesercizi al computer.

Secondo lo studio pubblicato sui Procee-dings of the National Academy of Sciences, irisultati della ricerca portano a ritenere inaffi-dabili le prove raccolte durante gli interrogatoridi persone private del sonno.

L’OLFATTO ESERCITA UNA GRANDE POTENZA SUL NOSTRO INCONSCIO

Ricordiamo l’1 per cento di quello chetocchiamo e il 35 per cento di quello chepercepiamo con l’olfatto

Diversi studi hanno dimostrato che lepersone ricordano l’1 per cento di quello chetoccano, il 2 per cento di quello che sentono,il 5 per cento di quello che vedono e il 35per cento di quello che percepiscono conl’olfatto.

Niente di più interessante per chi si occupadi Marketing! Sfruttare l’odore per la causaprincipale: vendere. Gli esperti di marketinghanno scoperto che nelle nostre vite non c’è

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più molto spazio per i segnali visivi (ogni colore e ogni forma sono associabili a troppimarchi, il pubblico è saturo) o uditivi (in un mondo traboccante di suoni). Possiamoignorare i cartelloni pubblicitari o isolarci con le cuffie, ma è impossibile non usare ilnaso. Così ricordando il buon vecchio Proust e la sua famosa madeleine: nessun sensoha un potere evocativo forte come l’olfatto.

Il trucco è antico e il lavoro degli esperti di marketing consiste nel dare nomi nuovia fenomeni antichi e uno di loro ha ribattezzato la questione, in inglese, olfactorybranding, come dire branding olfattivo o, odore di marca. Il colpevole del neologismoè un indiano, Shuvam Chatterjee, della Regent education & research foundation, cheha appena pubblicato un articolo accademico dove lo definisce “l’ultima frontiera delmarketing”.

Il futuro ha un cattivo odore, o ne ha uno troppo buono. Presto le aziende cheseguiranno i suoi consigli cercheranno di appropriarsi di un odore e farne un marchio:cercheranno una loro griffe aromatica per diffonderla all’interno dei loro spazi e creareun’associazione d’idee. Uno studio britannico ha censito gli odori più richiesti:paneappena sfornato, lenzuola fresche di bucato, erba tagliata, fiori freschi, caffè, terrabagnata, vaniglia, cioccolato, e infine (molto british), fish & chips.

CONVINCERE QUALCUNO A CAMBIARE IDEA NON È MAI FACILE

Evitare conversazioni lunghe e usare il linguaggio giusto

Molto spesso la nostrapsiche è minata da mec-canismi verbali, compor-tamentali e veri e proprischemi rigidi in atto chemettono le manette alleinfinite possibilità diespressione della perso-nalità

Le discussioni chefanno cambiare l’opinionedell’altro seguono semprecerte dinamiche”. Ecco tremodi per convincerel’interlocutore a rivedereil proprio punto di vista:

1. Avere un’opinione condivisa da molti aiutaPer convincere l’interlocutore della validità della propria tesi è meglio avere un

po’ di persone dalla propria parte: il fatto stesso che l’opinione sia condivisa da moltiaiuterà l’altro a farsi domande e a mettere in dubbio il proprio punto di vista. “Nonpossono sbagliarsi tutti”: anche se le eccezioni esistono, questa affermazione puòservire ad aprire la mente.

2. Una discussione che si protrae a lungo non cambierà alcuna opinioneDiscutere è importante quando si vuole provare a conoscere il punto di vista dell’altro

e si vuole provare a cambiarlo. Ma una discussione che dura troppo a lungo non avràgli effetti desiderati: cinque round di botta e risposta (gestiti non al meglio) potrebberoavere come conseguenza quella di consolidare l’idea di partenza dell’altro. Bisogna,dunque, scegliere bene le carte da usare e farlo nel minor tempo possibile.

3. Il linguaggio è importanteUtilizzare le parole più appropriate per esprimere i propri pensieri è la maniera più

efficace per provare a cambiare l’opinione altrui. “Le risposte devono essere il più

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possibile esplicite e contenere il massimo delle informazioni”, spiegano gli autori. Ciònon significa tenere una conversazione interminabile, ma scegliere i termini, gli esempi,le argomentazioni più pungenti. Per raggiungere il massimo del risultato è bene anchecitare le proprie fonti. È importante poi non fare l’errore di dire cose sconnesse, adottareun tono calmo e positivo, includere nel proprio discorso parole come “per favore”,“aiuto”, tanti aggettivi e avverbi. “Sono tutte strategie valide - indicano gli autori -ma bisogna ricordare che convincere qualcuno non è mai facile”.

PAROLE INTRADUCIBILI

Nel mondo ven-gono parlate più di6000 lingue diverse,d i venta , qu ind i ,normale imbattersiin parole che nonesistono in nessunaaltra lingua. Questegemme linguistichep o s s o n o e s s e respiegate, ma nonpossono essere tra-dotte direttamente.

Le parole intra-ducibili mettono in

evidenza le differenze presenti all’interno dell’etnosfera umana. Geografia, clima,cucina, religione, storia e senso dell’umorismo sono solo alcuni dei fattori checondizionano una lingua ad inventarsi parole specifiche e, appunto, uniche, al fine didescrivere e definire l’esperienza umana.

Sono tanti gli esempi di parole intraducibili, di seguito riportiamo solo alcuni esempi:Abbiocco (italiano) sostantivo: sonnolenza che segue un lauto pasto. Cominciamo

con la nostra lingua; non è una sorpresa che la prima parola intraducibile sia legatain qualche modo al cibo. Non c’è bisogno di essere italiani per averlo sperimentato:la tipica sonnolenza che segue una bella mangiata è nota a tutti, ovunque nel mondo.Eppure solo gli italiani hanno coniato una parola per questo “stato dell’esistenza”.

Desenrascanço (portoghese) sostantivo: la capacità d’improvvisare una soluzionevelocemente, è la condizione esistenziale del procrastinatore, non significa solo risolvereuna situazione all’ultimo minuto, ma anche riuscirci in maniera completamenteimprovvisata.

Hyggelig (danese) aggettivo: comodo, accogliente, intimoSe cerchiamo una parola che unisca tutto ciò che è accogliente, sicuro,

amichevole, comodo e confortevole dobbiamo rivolgerci ai danesi. Si tratta dihyggelig, una parola talmente utilizzata nella vita quotidiana che alcuni la consideranoparte del carattere nazionale danese.

Sobremesa (spagnolo) sostantivo: conversazione al tavolo dopo pranzoGli spagnoli amano i grandi pranzi conviviali, ma, come ben sappiamo noi italiani,

mangiare non è solo una questione di nutrimento. Se dopo pranzo vi piace rimanereseduti a tavola per chiacchierare con gli amici o i famigliari, sappiate che vi stategustando una “sobremesa”.

Utepils (norvegese) sostantivo: una birra bevuta all’aria apertaPrima di poter godere di una luminosissima ma breve estate, i norvegesi devono

sopportare un lungo, buio inverno. Di conseguenza una birra da bere fuori, all’ariaaperta, magari lasciandosi baciare da un raggio di sole, diventa subito molto più diuna semplice birra.

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Verschlimmbessern (tedesco) verbo: peggiorare una situazione cercando dimigliorarla

Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo provato a mettere a posto un piccoloproblema ma nel tentativo abbiamo combinato un disastro. Per queste situazioni itedeschi hanno coniato una parola sola: Verschlimmbessern

Yakamoz (turco) e mångata (svedese) sostantivo: il riflesso della luna sull’acquaNon importa quale lingua parli, di sicuro ti è capitato di ammirare il riflesso della

luna sulla superficie dell’acqua, che sia quella del mare, di un lago o anche solo unapozzanghera. Però, a meno che tu non sia turco o svedese, è impossibile descriverequesta bellezza con una sola parola. In svedese, “mångata” significa letteralmente“strada di luna”, un’immagine molto poetica. In turco, per riferirsi a questo tipo diriflesso comunemente si usa la parola “yakamoz”, che indica qualunque riflessoluminoso sull’acqua, ma anche il bagliore fosforescente di un pesce.

ALLENARSI TROPPO NON FA DIMAGRIRE

Il corpo umano può consumare calorie finoa un valore limite. Raggiunta la soglia, ildispendio energetico non aumenta, anchese si incrementa l’attività fisica. Questomodello, che ribalta quello comunementeaccettato, è stato proposto in un studiopubblicato sulla rivista Current Biology.Lo studio mette in dubbio l’utilità di allenarsiore e ore ogni settimana per dimagrire. Noncontesta però i benefici dell’esercizio fisicoriguardo ad altri aspetti della salute. Inoltre,per le persone sedentarie, è confermato cheun aumento dell’attività fisica porta a un

maggiore consumo energeticoNel modello predominante, di tipo additivo, per calcolare le calorie bruciate bisogna

moltiplicare il dispendio energetico dovuto a una attività, per esempio correre, per ilnumero di ore in cui si pratica l’attività. Secondo i ricercatori, questo modello non èpiù valido quando ci si esercita per molte ore. A causa di questa soglia non ha moltosenso cercare di dimagrire esclusivamente aumentando al massimo l’attività fisica.

Lo studio ha esaminato i livelli di attività e il consumo di calorie di circa trecentopersone in Ghana, Sudafrica, Seychelles, Giamaica e Stati Uniti, con stili di vita diversi.Raramente gli individui avevano un consumo superiore alle 2.600 chilocalorie giornaliere,anche se conducevano una vita molto attiva o erano impegnati in un lavoro manualeduro.

L’ipotesi più accettata è che, oltre un certo livello, il corpo si adatti allo sforzointenso usando le energie normalmente destinate ad altre funzioni del corpo. Il dispendiocrescerebbe solo quando si passa dalla sedentarietà totale a un livello moderato diattività. Raggiunto il plateau, il consumo si assesta anche se si moltiplicano le ore diesercizio.

LE 10 CARENZE NUTRIZIONALI CHE POSSONO CAUSARE DEPRESSIONE E SBALZID’UMORE: DOVE POSSIAMO REPERIRE QUESTI NUTRIENTI?

E’ la più diffusa malattia al mondo e continua a crescere anche cambiando forme.Secondo le ultime stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), solo nel2015, la depressione ha interessato 350 milioni di persone, più dell’intera popolazionedegli Stati Uniti o di Brasile e Messico messi insieme. Tra le dieci carenze alimentari più

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comunemente note, chepossono indebolire lafunzione del cervello edella memoria o aggravarei livelli di stress e ansiaabbiamo: vitamine B,amminoacidi, zinco, ma-gnesio, iodio e ferro. Perquesto motivo è necessariofare attenzione alla propriadieta per non dimenticaredi assumere questi nu-trienti.

Ma per curare l’animaci sono anche i piatti della nostalgia, che coccolano perché ti ricordano l’infanzia.Possono anche essere un semplice panino alle acciughe o un buon sugo, cibi cheevocano ricordi positivi, piatti poco elaborati ma strutturati a forza di affetto. Perchéricordiamoci che anche la mente e il cuore vogliono la loro parte.

L’APP DI FACEBOOK CONSUMA IL 20% DELLA BATTERIA

Che l’App di Facebook prosciughi la batteria dello Smartphone non è certo unanotizia dell’ultima ora. Il tema, però, è tornato attuale con due articoli pubblicati sulquotidiano inglese The Guardian. Disinstallare l’app Facebook da uno smartphoneAndroid farebbe, infatti, risparmiare il 20% di batteria, mentre su iPhone si guadagnerebbeall’incirca il 15%.

L’app inciderebbe sulle prestazioni dello smartphoneGli articoli riportando l’analisi di blogger e utenti che hanno provato a quantificare

il guadagno, in termini di autonomia, che si può ottenere senza Facebook su Androide iOS. Il test effettuato ha rivelato che la batteria dura fino al 20% in più, la rimozionedell’App comporta anche un incremento delle prestazioni generali. In alternativa èpossibile aprire Facebook all’interno di Chrome, ottenendo un’esperienza d’uso moltosimile.

Passando a Safari si risparmia il 15%Un risultato analogo è stato ottenuto su iOS. In questo caso, l’autonomia della

batteria è aumentata del 15%. Per accedere a Facebook si può utilizzare Safari, anchese ci sono alcune limitazioni (ad esempio nella condivisione di foto e video). Insomma,stando ai dati analizzati,sembrerebbe che la ri-mozione dell’app portiuna serie di effetti be-nefici. Fra i quali, nonda ultimo e meno im-portante, quello di tor-nare alla vita reale.

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I CAMBIAMENTI CLIMATICI DEGLI ECOSISTEMI: 60 MILIONI LE VITTIME DIDISASTRI NATURALI LEGATI AL CLIMA

Gli ecosistemi più sensibili alla variabilità del clima sono: la tundra artica, parte delleforeste nordiche, le regioni alpine. L’identificazione di queste aree potrebbe aiutare acapire l’impatto del cambiamento climatico.

L’adattamento delle città ai cambiamenti del clima è una delle questioni più urgentiper la politica e per tutta la società, a livello globale. Come far fronte ai fenomenimeteorologici estremi, proteggendo la popolazione ?

Che la questione sia spinosa lo dimostrano i dati diffusi dall’Oms, secondo la qualesarebbero, ogni anno, oltre 60 milioni le vittime di disastri naturali legati al clima. Sitratta di cifre triplicate a partire dal 1960.

I ricercatori per quattordici anni hanno utilizzato i dati satellitari della Nasa percapire la risposta della vegetazione a tre fattori come la temperatura dell’aria, ladisponibilità d’acqua e la copertura nuvolosa.

Secondo lo studio pubblicato su Na-ture, capire la variabilità degli ecosistemirispetto al clima è importante per poterfare previsioni. Attualmente c’è invece unasostanziale ignoranza delle interazioni traclima ed ecosistemi. La ricerca, soprattuttoin presenza del cambiamento climatico,è utile per conservare la biodiversità, lasicurezza alimentare e il benessere dellepopolazioni.

Ma non è sempre colpa dei cam-biamenti climatici

Uno studio ha esaminato alcuni eventi meteo del 2014, cercando di capire se sonostati influenzati dal cambiamento climatico. In alcuni casi è stato possibile stabilire unrapporto, in altri casi non c’è stata alcuna correlazione o questa non era rilevabile congli strumenti scientifici esistenti. Nel complesso, lo studio conferma che l’azione umanasul clima ha modificato il rischio di alcuni eventi meteo estremi.

Sono, per esempio, in qualche modo legati al cambiamento climatico i cicloni delleHawaii, l’ondata di calore dell’Argentina del dicembre 2013, le forti precipitazioni sulleCevenne nella Francia meridionale, le ondate di calore in Corea e Cina, le tempestedi neve sull’Himalaya di ottobre, il gelo dell’Australia meridionale in agosto, l’estensionedei ghiacciai marini in Antartide.

Non è stato invece possibile stabilire un legame con le basse temperature invernalidegli Stati Uniti orientali, la siccità nel Brasile sudorientale, le forti precipitazioni invernalidel Regno Unito, la siccità in Asia nordorientale, Cina e Singapore.

Alcuni eventi, come le alluvioni record delle praterie del Canada occidentale,potrebbero essere dovute all’azione umana, attraverso il cambiamento climatico masoprattutto a causa della gestione del territorio. Negli ultimi decenni infatti molti stagnisono stati bonificati e trasformati in campi agricoli, aumentando lavulnerabilità alle inondazioni.

IL VELENO CHE MANGIAMO

Si chiama glifosato: è uno degli erbicidi più usati in Italia ed èstato classificato dallo IARC come probabile cancerogeno

L’Agenzia per la Ricerca sul Cancro (Agency for Research onCancer – IARC), il braccio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità

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SITOGRAFIA

http://www.internazionale.it - http://www.huffingtonpost.ithttp://www.ilfattoalimentare.it - http://www.vnews24.ithttp://www.sanita24.ilsole24ore.com

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che si occupa dell’ambito oncologico, ha emesso un verdettopesante su cinque pesticidi molto usati in agricoltura. Si tratta diun erbicida (glifosato) e due insetticidi (malathion e diazinon),dichiarati probabili cancerogeni per l’uomo e come tali inseriti nelgruppo 2A. Altri due insetticidi, parathion e tetrachlorvinphos,sono stati riconosciuti come possibili cancerogeni umani (2B). Ilgiudizio, espresso da 17 esperti, è stato sintetizzato in un documentopubblicato su The Lancet Oncology e rientra nella rivalutazione diquesti composti in corso da tre anni. Finora l’esposizione ai pesticidiera risultata correlata a un aumento dei casi di leucemie infantilie malattie neurodegenerative. Dal nuovo documento emerge invece

una forte correlazione epidemiologica tra l’impiego del glifosato (riscontrato anchenel sangue e nelle urine degli agricoltori) e il linfoma non-Hodgkin. Il glifosato è unerbicida il cui utilizzo è notevolmente aumentato negli ultimi 19 anni, di pari passocon lo sviluppo delle colture Ogm (mais, soia e cotone). Anche in Italia, rileggendole statistiche fornite dall’Ispra nel rapporto nazionale pesticidi nelle acque, lapresenza del glifosato e del suo metabolita, l’acido aminometilfosfonico, è ampiamenteconfermata, anche se il suo monitoraggio è tuttora effettuato solo in Lombardia, dovela sostanza è presente nel 31,8% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali,mentre il metabolita nel 56,6%». Nel 1985 l’Agenzia statunitense per la protezionedell’ambiente lo indicò come possibile cancerogeno umano, dopo averne testato glieffetti sui ratti e aver raccolto prove anche in Canada e in Svezia che ne associavanol’utilizzo all’insorgenza del linfoma non-Hodgkin. Lo stesso ente cambiò idea sei annipiù tardi, inserendo il glifosato nel gruppo E delle sostanze che non hanno dimostratopotenzialità cancerogene in almeno due studi su animali, condotti in modo adeguatosu specie diverse, o sia in studi animali sia epidemiologici. L’ultimo parere diffuso dalloIARC sulla sicurezza del composto, però, rimette tutto in discussione. «Ci sono differenzesignificative tra gli studi analizzati dall’agenzia americana e quelli più recenti cheevidenziano in maniera sufficiente la cancerogenicità della sostanza sugli animali».Quanto al malathion e al dazino (insetticidi usati in agricoltura e negli ambientidomestici) alcune evidenze scientifiche hanno dimostrato una correlazione con diverseneoplasie dell’uomo: come il linfoma non-Hodgkin, i tumori della prostata (malathion)e del polmone (diazinon). L’inserimento nel gruppo 2A è legato anche alle prove, piùsolide, di danno al Dna acquisite in laboratorio da studi in vitro. Le due sostanze(parathion e tetrachlorvinphos) definite come possibili cancerogeni umani sono vietateda tempo nell’Unione Europea, mentre risultano ancora in uso negli Stati Uniti. Il limitedegli studi epidemiologici, sopratutto nell’ambito della nutrizione e dell’esposizionea inquinanti ambientali, riguarda la mancanza di un nesso inconfutabile tra causa edeffetto. Nuovi studi sono necessari per fare chiarezza e per avere informazioni piùdettagliate sulla natura delle esposizioni: come la classificazione dei pesticidi,un’indicazione delle dosi e dei tempi sufficienti ad arrecare il danno. Le evidenze piùconsistenti relative ai pesticidi riguardano i danni neurologici e le leucemie infantili.Ma in futuro si vuole approfondire anche il possibile legame con i disturbi ormonali,l’asma, le allergie, il diabete e l’obesità.

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Al momento della stampa della rivista altri eventi sono in fase di definizione.Rivolgersi al Presidente della Sezione Regionale per eventuali ulteriori informazioni

27 febbraio 2016 - Padova - Crowne Plaza - Aderenza: un problema di multidimensionalità.A. Menarini Diagnostics s.r.l.

27 febbraio 2016 - Palermo - Aula Ospedale Buccheri - Il controllo glicemico in gravidanza. A. Menarini Diagnostics/Lilly

5 marzo 2016 - Bari - Villa Romanazzi - Aderenza: un problema di multidimensionalità. A. Menarini Diagnostics

12 marzo 2016 - Campobasso - Sala Convegni A. Cardarelli - Con i piedi... in testa. La prevenzione del piede diabeticotra competenze e innovazione. Multisponsor

19 marzo 2016 - Perugia - Relais Dell’Olmo - Il paradigma della complessità. Per un’educazione alla comprensioneumana. Multisponsor

2 aprile 2016 - Roma - Polo Ospedaliero Frascati (Roma) - La gestione della persona con diabete in ospedale e la suapresa in carico sul territorio.

9 aprile 2016 - Pergine Valsugana (TN) - Hotel Al Ponte - Diabete e nordic walking. Dalla teoria alla pratica. RocheDiagnostics

9 aprile 2016 - Abbasanta (OR) - Hotel su Baione - Strumenti informatizzati a supporto del governo assistenziale.Multisponsor

12-14 maggio 2016 - Riccione - Palazzo dei Congressi - XII Congresso Nazionale OSDI. Nursing e tecnologia:il valore della tecnologia nel diabete. Conoscenze e organizzazione per la qualità delle cure alla persona condiabete. Multisponsor

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Presidente

Past President

Segretaria

Consiglieri

Tesoriere

Katja Speese [email protected]

Roberta Chiandetti [email protected]

Elisa Levis [email protected]

Maria Grazia AccogliLia CuccoRaffaella FiorentinoMarcella LaiVilma MaglianoAlberto PambiancoSilvana PastoriClara ReboraTiziana Risolo

Michele Galantino

[email protected]@[email protected]@[email protected]@[email protected]@[email protected]

[email protected]

Abruzzo-Molise

Calabria

Campania

E. Romagna

Friuli V.G.

Liguria-Piemonte

Lombardia

Marche

Puglia

Sardegna

Sicilia

Toscana

Trentino A.A.

Umbria

Veneto

Livia Lina Cavuto [email protected]

Luigia Milano [email protected]

Teresa Borrelli [email protected]

Tiziana Risolo [email protected]

Elisa Levis [email protected]

Ernesto Abramo [email protected]

Tiziana Terni [email protected]

Maria Teresa Sisti [email protected]

Erika Zasso [email protected]

Lucia Canu [email protected]

Maurizio Gandolfo [email protected]

Andrea Giuseppe Corti [email protected]

Bruna Barcatta [email protected]

Laura Piastrella [email protected]

Vanna Cecchin [email protected]

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