obbiettivo - professione infermieristica nr. 1/2012

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professione infermieristica Anno XXII - n. 1/2012 - Sped. Abbonamento Postale 70% 2 DCB FI n. 1/2012 www.ipasvifi.it Trimestrale di informazione attualità e cultura IPASVI - Firenze Obbiettivo Continuità e innovazione In genere, i nove decimi della nostra felicità si basano esclusivamente sulla salute. Con questa ogni cosa diventa fonte di godimento Arthur Schopenhauer La salute è un bene che deve essere costruito, sviluppato, e poi promosso, non solo in termini psicofisici, ma anche socioeconomici e mediatici. Da qui la necessità che si affermino funzione intellettuale e ruolo politico dell’infermiere.

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Organo Ufficiale del Collegio IPASVI di Firenze

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Page 1: Obbiettivo - Professione Infermieristica nr. 1/2012

professione infermieristicaAnno XXII - n. 1/2012 - Sped. Abbonamento Postale 70% 2 DCB FI

n. 1/2012

www.ipasvifi.it

Trimestraledi informazioneattualità e cultura

IPASVI - Firenze

ObbiettivoContinuità e innovazioneIn genere, i nove decimidella nostra felicità si basanoesclusivamente sulla salute.Con questa ogni cosadiventa fonte di godimento

Arthur Schopenhauer

La salute è un bene che deveessere costruito, sviluppato,e poi promosso, non solo intermini psicofisici, ma anchesocioeconomici e mediatici.Da qui la necessità che siaffermino funzione intellettualee ruolo politico dell’infermiere.

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1/2012 IPASVI - Firenze Obbiettivo

Obbiettivoprofessione infermieristicaOrgano Ufficiale del Collegio InfermieriProfessionali Assistenti SanitariVigilatrici d’Infanzia di Firenze

Anno XXII n. 1/2012Spedizione in a. p. 70% 2DCB

Direttore responsabileLuca BARTALESI

Comitato di redazioneAnna CIUCCIARELLI;Lorenzo GIOVANNONI;Lucia MAGNANI;Lucia SALVADORI;Lucia SETTESOLDI;Niccolò SCALABRIN;

Segreteria di redazioneSilvia Miniati, Elisabetta TralloriTania Stella

Direzione e RedazioneCollegio IPASVIVia Pier Luigi da Palestrina, 1150144 FirenzeTel. 055 359866, fax 055 355648e-mail: [email protected] del Tribunaledi Firenze n. 4103 del 10/05/91È consentita la riproduzione totale o parziale degli articolie del materiale contenuto nella rivista purché vengano ci-tatati l’autore e la fonte («Obbiettivo professione infermie-ristica» rivista del Collegio IPASVI di Firenze). È graditacomunicazione per conoscenza alla redazione

Chiuso in tipografia il 15 luglio 20132Impaginazione e stampaTip. Coppini Via Senese 56r50124 Firenze - Tel. 055.2207133

Federico Bacci infermiere ASL 10 Firenze - [email protected] Brunetti infermiere ASL 10 Firenze - [email protected] Medori infermiere libero professionista - [email protected] Mohamed infermiere libero professionista - [email protected] Salvadori infermiera AUSL 11 Empoli - [email protected]

3 Continuità, innnovazione… intervista a Danilo Massai nuovo Presidente del Collegio IPASVI Firenze

4 Sanità Toscana, cambio al vertice L. Giovannoni

6 ECM: accordo Stato-Regioni L: Magnai e Lucia Salvadori

8 CIVES Infermieri per le emergenze G. Ballerini

9 Ancora terremoto F. Bacci, N. Scalabrin, E. Barsi

10 Senza infermieri non c’è futuro G. Brunetti

13 Libera professione, due parole sulla fiscalità L. Mohamed

14 Ospedalizzazione, intimità e privacy in Terapia Intensiva: l’opinione dei pazienti,dei loro familiari e degli operatori E. Medori

18 Il Mediatore civile L. Salvadori

21 L’altra metà del cielo L. Settesoldi

22 La nostra realtà Gruppo di studio “Spazio etico”. Agenzia per la Formazione AUSL Empoli

24 Gruppi di lavoro attivi nel Collegio IPASVI di Firenze

2 Sommario

Dove siamoIl Collegio IPASVI della provincia di Firenze si trova in Via Pier Luigi da Palestrina, 11 aFirenze a 200 metri dalla Stazione Leopolda dove è possibile trovare parcheggio auto etreni da e per Empoli.Per contattarci telefonare al numero 055/359866 oppure inviarci un fax al numero055/355648 www.ipasvifi.it [email protected] segreteria è composta da: Elisabetta Trallori, Silvia Miniati e Tania StellaL’orario di apertura al pubblico è: Lunedì e Mercoldì 14.00 - 17.00

Venerdì 9.30 - 12.30

Come inviare gli articoli a «Obbiettivo professione Infermieristica»• Gli articoli devono avere una lunghezza massima di 6000 battute spazi compresi oltre l’i-

conografia• Devono avere un taglio tipicamente positivo, apolitico.• Non devono contenere la bibliografia ma solo l’indirizzo a cui richiederla.• Devono essere inviati via mail all’indirizzo [email protected] riportando i recapiti

dell’autore.• Le pubblicazioni avverranno a discrezione della redazione previo liberatoria compilata e

firmata dall’autore da richiedere alla [email protected]• Le immagini (di buona qualità) devono riportare l’autore.

BibliografiaLa redazione demanda ogni responsabilità relativa a contenuti e bibliografia degli articolied elaborati agli Autori. La bibliografia è da richiedere direttamente all’autore.

in breve

Hanno collaborato a questo numero

Riferimenti fotograficiL’editore è a disposizione con gli aventi diritto non potuti reperire.

“Obbiettivo” ricercacollaboratori

editorialisti e fotografiLa redazione ricerca tra gli iscritti alCollegio IPASVIFI collaboratori editoriali-sti e fotografi per la produzione autonomao su commissione di materiale da pubbli-care sulle proprie riviste ufficiali.Le proposte dovranno pervenire allacasella [email protected]

La segreteria del Collegiorimmarrà chiusa dal13 al 18 Agosto 2012

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Obbiettivo 1/2012 IPASVI - Firenze Editoriale 3

Continuità,innovazione…

Presidente, un’eredità importante quel-la da lei raccolta. Come intende valo-rizzare i risultati conseguiti dal prece-dente Direttivo e affrontare le nuovescommesse legate anche al contesto so-cio-economico? Ringrazio tutti gli elettori, sono molto ono-rato di rivestire questo nuovo incarico.I processi in essere vanno valutati e, qua-lora sussistano i presupposti attuativi, con-tinuati. Tanti sono i gruppi di studio ere-ditati e confermati, altri ne costituiremocercando il coinvolgimento di tutti i col-leghi volenterosi.Innovativamente istituiremo il servizio diconciliazione civile, potenzieremo la tec-nostruttura del Collegio con la digitaliz-zazione dell’archivio, accrediteremo l’En-te come Provider per la formazione, cer-tificheremo la qualità del Collegio.Dobbiamo lavorare per la coesione e in-novazione, ma con molta attenzione vistolo straordinario contesto economico cheil Paese sta vivendo.

tadino e le istituzioni, dimostrando di es-sere un professionista intellettuale che saagire e correlarsi alle problematiche so-cio-sanitarie a tutti i livelli dove esercita,nell’applicare il case manager, le tecni-che di consuelling e nella presa in caricoed accompagnamento del cittadino nelsuo percorso di salute e malattia. Gli in-fermieri conquistano uno status visibilenel momento in cui tanti si impegnano siaa livello politico che professionale nelpassare informazioni e nel dimostrare unacultura solida nell’uso della comunica-zione dei propri valori e paradigmi pro-fessionali posti sui problemi che i citta-dini vivono quotidianamente.

I capitula di categoria posti a fare chia-rezza su procedure da adottare e ob-blighi da rispettare come possono co-incidere con l’autonomia professiona-le ricercata con l’evoluzione delle com-petenze specialistiche?A quest’ultima domanda rispondo che loStato in primis debba affrontare la rifor-ma della professione infermieristica inmodo compiuto. I ministeri e le regionidevono realizzare una modalità pro-grammatica dove gli infermieri esercita-no un ruolo primario nel prendersi la re-sponsabilità del loro agire e del loro fu-turo. In specifico penso che l’Universitàdebba concentrarsi sulla professione in-fermieristica implementando specificiprogrammi innovativi nell’albero for-mativo dell’infermiere. Le bozze deiprogrammi attualmente in discussionesui tavoli politici di Regione e Mini-stero aprono l’opportunità di affronta-re bilateralmente il riconoscimento del-le specializzazioni e delle aree di ap-profondimento necessari ad un eserci-zio professionale in sicurezza che vadaperò di pari passo con la revisione del-l’impianto contrattuale.

Con l’impegno a rappresentare tutti, uncaro saluto,

Danilo Massai

la linea da seguire per la nuova presidenzadel Collegio IPASVI di Firenze.Intervista a Danilo Massai nuovo Presidente.Professionista di grande esperienza, Mas-sai è stato inserito come rappresentante aitavoli tecnici di elaborazione di program-mi regionali e ministeriali. Già membro delConsiglio Federale IPASVI, membro delConsiglio Sanitario Regionale di Sanità eda molti conosciuto come Direttore del Di-partimento Agenzia per la Formazione del-l’AUSL 11 di Empoli. A Lui il compito didare continuità a quanto fatto dal prece-dente gruppo, per 2/3 riconfermato, e altempo stesso nuovi impulsi innovativi.

La spending review impone tagli allasanità per 5 mld con un abbattimentodei posti letto (3,7 per 1000 abitanti);possiamo tradurlo in meno ospedaliz-zazioni e più assistenza domiciliare?La revisione della spesa con tagli linearialla Sanità la considero una modalitàper ridurre la spesa diretta ma foriera didisagi sociali se non compensati con po-litiche per la salute selettive e program-mate, sia per i servizi che per i livelli es-senziali d’assistenza.Il taglio dei posti letto potrebbe rappre-sentare l’opportunità di trasferire l’assi-stenza sui servizi di continuità e domici-liarità, ma tutto ciò può rimanere nelleipotesi senza i necessari investimenti inpersonale e tecnologia di tele-assistenza.Diversamente potremmo rischiare cheuna parte dei cittadini riceva un’assisten-za precaria o inappropriata, se non addi-rittura nulla. Inoltre nella riduzione del-l’intervento pubblico potrebbe trovarespazio il privato ma, chi paga? I cittadi-ni?... e i più fragili? Come infermieri vi-gileremo perché l’assistenza infermieri-stica sia commisurata alle possibilità e ne-cessità di ogni persona.

Come vede il percorso per il riconosci-mento e rafforzamento dello status pro-fessionale e sociale dell’infermiere?I percorsi di valorizzazione della pro-fessione infermieristica e debbono tro-vare basi solide nella normativa della co-munità europea, è un’evidenza la neces-sità di transitare liberamente come pro-fessionisti nel territorio comunitario. Lostatus sociale l’infermiere lo costruiscegiorno per giorno nel suo rapporto col cit-

Danilo Massai

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1/2012 IPASVI - Firenze Obbiettivo4 Attualità/Primo piano

Sanità Toscana, cambio al verticeLuigi Marroni nuovo assessore al diritto alla salute

Lorenzo Giovannoni

Con le dimissioni del 30 Maggio2012 Daniela Scaramuccia lasciaspazio a Luigi Marroni: nato nel1957 nel Chianti Senese, laureatoin ingegneria meccanica all’Uni-versità la Sapienza di Roma, ha fat-to esperienza come dirigente in unaazienda del gruppo FIAT ed inse-gnato presso l’università di Sienaed alla scuola Sant’Anna di Pisa do-ve è stato anche membro nel consi-glio di amministrazione; dal 2004al 2012 Direttore generale dell’A-zienda Sanitaria Locale di Firenze.In questi anni Marroni si è fatto por-tavoce e promotore di diversi pro-getti dando origine in ASF al per-corso di Intensità di Cura.Con gli auguri al nuovo Assessoreche nel panorama regionale si tro-verà a dover affrontare diverse que-stioni spinose, vi presentiamo pergrandi capi il nuovo Piano Sanita-rio e Sociale Integrato Regionale(PSSIR).Per redigere il PSSIR la RegioneToscana, oltre ai consueti tavoli tec-nici, ha indetto una fase di ascoltoaperto a tutti i cittadini della re-gione. In questa fase che è duratadal marzo 2011 all’aprile 2011, so-no stati effettuati incontri pubblici(oltre 1000 partecipanti), e raccolticontributi via e-mail. Da i dati rac-colti è emerso che i punti più senti-ti dai cittadini sono: l’assistenza do-miciliare, la prevenzione, l’assi-stenza ospedaliera, i centri diurnie l’attività ricreativa e di socializ-zazione. Mentre i punti di debolez-za (sia sanitari che sociali) sono sta-ti: le liste di attesa, la scarsa conti-

nuità fra ospedale e territorio, la co-municazione fra medico e pazien-te, la presa in carico e la valutazio-ne dei bisogni e l’accesso ai servi-zi. Questi sono stati il punti di par-tenza per la realizzazione del PSSIR.

Cos’è il PSSIR?

Il Piano Sanitario e Sociale Inte-grato Regionale (PSSIR) costitui-sce lo strumento della programma-zione regionale in materia sanita-ria, socio sanitaria e sociale. As-solve la funzione, prevista dal D.Lgs.502/1992 (art. 1, comma 13), di“piano strategico degli interventiper gli obiettivi di salute e il fun-zionamento dei servizi per soddi-sfare le esigenze specifiche della po-

polazione regionale, anche in rife-rimento agli obiettivi del Piano Sa-nitario Nazionale”.In riferimento al Programma re-gionale di Sviluppo 2011-2015, ilPiano Sanitario e Sociale Integra-to Regionale sviluppa le linee di in-dirizzo delle politiche integrate so-cio sanitarie ivi contenute, compresequelle in materia di sicurezza esalute del lavoro.

Perché un piano integrato?

La scelta di sviluppare un atto pro-grammatorio integrato, che affron-ti sia gli aspetti sociali che sani-tari, rispecchia la consapevolezzache i due ambiti sono inscindibili sesi ha come obiettivo il “ben essere”dell’individuo e che si sposa il con-cetto di salute così come definitodall’OMS: “uno stato di completobenessere fisico, mentale e socialee non meramente l’assenza di ma-lattia o infermità”. […] La finali-tà è infatti la costruzione di un’al-leanza di intenti che consenta neifatti di produrre salute.

In un tempo di ristrettezzeeconomiche quali sono

gli elementi irrinunciabili?

– la condivisione per l’obiettivo fi-nale è l’erogazione di “salute” enon di servizi,

– la conseguente individuazionedei veri bisogni delle persone, at-traverso un’analisi effettuata construmenti rigorosi, standardiz-zati e riproducibili,

– la valorizzazione e integrazione

Luigi Marroni

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delle risorse umane, elementipreziosi e insostituibili nei servi-zi alla persona,

– l’importanza di un sistema orga-nizzativo certo e definito, madinamico e soprattutto costruitoattorno ai cittadini, capace di eli-minare la burocrazia e di foca-lizzarsi sulle attività che “co-struiscono” salute,

– l’opportunità di fare rete fra tut-ti i settori e le istituzioni coinvolti,come ingranaggi interdipenden-ti l’uno dall’altro ,

– la necessità di utilizzare le risor-se economico finanziarie con ocu-latezza e attenzione,

– la spinta continua verso il mi-glioramento attraverso il riferi-mento costante al livello di qua-lità e alla sicurezza delle perso-ne e la trasparenza nei processidi verifica dei risultati.

Le sfide

I sistemi sanitari sono al centro diuna “tempesta perfetta” a causa delverificarsi simultaneo di tre eventi:la crescita delle malattie croni-che, la dilatazione delle disegua-glianze nella salute, la crisi econo-mico-finanziaria che si abbattesui sistemi di welfare e riduce sem-pre più le risorse a disposizione delsettore sanitario e sociale ed è cau-sa dell’impoverimento di larghe fa-sce della popolazione e dell’allar-gamento delle diseguaglianze so-cio-economiche.Le scelte e le linee strategiche sucui si snoderà il piano sono: – La coesione sociale. […] E’ ne-

cessario allora intervenire at-traverso il coinvolgimento di tut-te le energie, interne ed esterneal sistema, presenti nel contestoterritoriale e in grado di ricom-porre quelle relazioni fondamentaliper passare dal concetto di indi-viduo isolato a quello di comu-nità partecipe, dalla situazionedi solitudine alle relazioni di so-stegno e, se necessario, di aiuto.

– La salute in tutte le politiche. […]non è semplice promuovere stilidi vita salutari e ancor più diffi-

cile cercare di modificare i com-portamenti insalubri. […] La stra-tegia è quella della “salute in tut-te le politiche”: urbanistiche eambientali, del welfare, della via-bilità e del trasporto, del com-mercio e della grande distribu-zione, della scuola, della culturae dello sport. […]

– Qualità e sicurezza. Negli ultimi30 anni la realtà ospedaliera èradicalmente cambiata in quan-tità e qualità. […] La sfida futu-ra consiste nella certezza che, al-l’interno dei contesti strutturali,ogni intervento ed ogni processovengano effettuati con i massimilivelli di professionalità, nellamaggior sicurezza possibile, nelrispetto dei criteri di qualità e diaccreditamento riconosciuti a li-vello internazionale.

– Innovazione e ricerca. Elementiindispensabili per garantire l’ec-cellenza di cura ai nostri citta-dini, da perseguire attraverso unapartnership tra Istituzioni, chefocalizzi le risorse, eviti dupli-cazioni, persegua l’innovazionetecnologica e organizzativa e ga-rantisca didattica e clinica sem-pre di qualità […].

– Alleanza tra cittadini, professio-nisti e istituzioni. Si realizza co-sì un vero lavoro di squadra checoinvolge le istituzioni, attraversoscelte più coraggiose e non de-magogiche, i professionisti, at-traverso un uso corretto delle ri-sorse e non improntato a logiche“consumeristiche” e di mercato,sino ai cittadini stessi nelle loroscelte sugli stili di vita e nel di-ritto/dovere di accedere al siste-ma non solo come individui, macome parte di una comunità atti-va all’interno di un contesto po-litico organizzato.

Gli obiettivi generali […] vengonodefiniti in termini volutamente am-pi così da potersi poi articolare ne-gli specifici settori di intervento.Si tratta di obiettivi di principio cheattraversano in modo trasversale learee del sistema sociosanitario eche verranno ricondotti nei diversicapitoli del piano a più determina-ti obiettivi generali e specifici.

Obiettivi generali vengono sinte-tizzati nei seguenti punti:Perseguire la Salute come Risor-sa e non come Problema: risorsaper l’individuo nella scelta di stilidi vita più sani, per la comunità nel-la creazione di un contesto socialericco di opportunità soprattutto perle persone più svantaggiate, per ilsistema regionale in toto nell’indi-viduare direttrici di sviluppo inno-vative ed economicamente rilevanti.Mettere al centro la Persona nel-la sua complessità: […] produrrerisposte risolutive è possibile sol-tanto attraverso il coordinamentodi tutti gli interventi necessari ela partecipazione di tutti gli attoricoinvolti, in un sistema a rete aper-to e flessibile, che metta al centrola persona e non la sommatoria deisuoi problemi, superando logicheprofessionali e “locali” e trovan-do soluzioni più attente al reale vis-suto della persona interessata.Aumentare l’equità: le disegua-glianze socio-economiche nella so-cietà hanno prodotto ovunque dis-eguaglianze nella salute che la To-scana intende contrastare attra-verso la sanità d’iniziativa e lo svi-luppo sempre più marcato di ser-vizi proattivi […].Semplificare e sburocratizzarel’accesso ai servizi: mettere la per-sona al centro significa agevolareil percorso dell’individuo attra-verso scelte innovative tese a sem-plificare l’organizzazione dei ser-vizi sociali e sanitari, anche attra-verso il sistema di tutela degli Uf-fici relazioni Pubbliche e del Di-fensore Civico.

Questi sono gli obiettivi generali sui quali verranno poi declinati inobiettivi specifici, che per que-stione di spazio rimandiamo allavostra lettura.Lo scopo di questo breve discorsosul PSSIR è quello di far apparirepiù famigliare un argomento che tut-ti noi sentiamo molto lontano e altempo stesso offrire gli strumentiper comprendere alcune delle scel-te delle nostre aziende.

Obbiettivo 1/2012 IPASVI - Firenze Attualità/Primo piano 5

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A spassonel tempo…

Lucia Magnani

La mia riflessione è nata dall’op-portunità di aver letto una tesi in-teressante di una collega dove lastessa osservava che i cambiamentiavvenuti nel contenuto dell’infer-mieristica hanno portato al rico-noscimento dell’assistenza comeesito pratico di un insieme di sa-peri anche scientifici sui quali de-vono essere fondate le decisioni.Sosteneva inoltre che con la Leg-ge 42/1999 la responsabilità checi viene riconosciuta, da una par-te rende evidente l’intellettualitàdella professione, dall’altra deter-mina precisi obblighi connessi al-l’esercizio professionale. Questosignifica da un lato rispondere del-l’operato in termini di risultati eprocessi attesi, dall’altro ricorre-re all’utilizzo di tecniche di effi-cacia dimostrata.E’ proprio il caso di dire: “Infer-miere aggiornato per un domani

1/2012 IPASVI - Firenze Obbiettivo6 Attualità/Primo piano 1/2012 IPASVI - Firenze Obbiettivo

ECM: accordo Stato-RegioniUn obbligo di legge, da sempre sentito dagli infermieri

I due brani di se-guito riportati ciricordano come laformazione e ag-giornamento sia-no sempre stati pergli infermieri undovere etico ed og-gi legislativamen-te sancito nel nuo-vo accordo Stato-Regioni del 19Aprile 2012.

ECM allostato dell’arte

Lucia Salvadori

Il 19 Aprile 2012 è stato approva-to l’Accordo Stato-Regioni n.101sull’ECM, “Il nuovo sistema di for-mazione continua in medicina – Li-nee guida per i Manuali di accre-ditamento dei provider, albo nazio-nale dei provider, crediti formativianno 2011/2013, Federazioni, Or-dini, Collegi e Associazioni pro-fessionali, sistemi di verifiche, con-trolli e monitoraggio della qualità,liberi professionisti. Secondo quan-to riportato nell’allegato A di taleAccordo, il nuovo sistema di for-mazione continua in medicina è sta-to avviato sulla base dei preceden-ti Accordi sanciti dalla ConferenzaStato-Regioni il 1 agosto 2007 e il5 novembre 2009, al fine di mante-nere, sviluppare e implementare leconoscenze, le competenze e le per-formance degli operatori della sa-lute, sulla base del principio del-l’obbligatorietà dell’Educazione

(segue a pag. 7) (segue a pag. 7)

Il gruppo OIPAT cerca relazioni da presentare alla III edizione delconvegno “Take Care” che si terrà nel prossimo mese di Ottobre.Tutti coloro che fossero interessati possono inviare gli abstract (mas-simo 500 caratteri) o poster (dimensioni 90x60) al Collegio [email protected]’invio del materiale dovrà avvenire entro il 20 Agosto 2012. Si se-gnala, che ai fini della presa in carica del materiale inviato, la emaildovrà contenere nel campo Oggetto la seguente dicitura: Abstracto Poster OIPAT.

Le areee di interesse per le relazioni sono le seguenti:A) Percorsi diagnostici Terapeutici nella continuità Ospedale Territo-rio: Ospedale/Territorio; Territorio/Territorio; (area pediatrica, geria-tria, prevenzione,carcere, salute mentale, dipendenze, infettivi);B) Progetti di innovazione e Formazione per implementare e sup-portare la Continuità Assistenziale (area pediatrica, geriatria, preven-zione, carcere, salute mentale, dipendenze, infettivi);C) La Gestione della Fragilità: progetti/studio; progetti a supportonelle varie aree e tipologie (Anziano solo, persone con dipenden-ze, clochard );D) Oltre la prestazione: esperienze di assistenze complesse.

OIPAT ricerca materiale per convegno

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Obbiettivo 1/2012 IPASVI - Firenze Attualità/Primo piano 5

migliore” come si può leggere in uno slogan su undei blog infermieristici…Ma soprattutto le afferma-zioni della collega, mi hanno fatto tornare in menteun editoriale di Annalisa Silvestro del 2008/2009, incui la Presidente ricordava che: La richiesta di pre-stazioni assistenziali di qualità e personalizzate èsempre più in aumento; si accresce pertanto ancheil livello di competenza e responsabilità dell’infer-miere nei confronti della persona assistita; i tempiesigono professionisti preparati, capaci di con-frontarsi in équipe multidisciplinari e che sappia-no dare garanzie sulle proprie azioni, in quanto con-sapevoli delle conseguenze che possono derivare dal-le loro decisioni e dal modo di condurre gli inter-venti.I tempi esigono professionisti preparati…I ricordinon si fermano, riaffiorano alla mente altri input dialtri colleghi, lontani nel passato: La nostra profes-sione di Infermiere è tale che noi retrocediamo con-tinuamente se non ci sforziamo di divenire di gior-no in giorno migliori; questo è tanto più vero quan-to più vasta si fa la nostra esperienza; quanto voifate nell’anno che trascorrete con noi come allie-ve è cosa trascurabile al confronto di quello che do-vrete fare negli anni che seguiranno la scuola. Chiin cuor suo pensa: “Ora io sono un’infermiera pro-vetta; ho imparato tutto ciò che vi è da imparare”,non sa e non saprà mai che cosa significhi essere in-fermiera e ha già fatto un passo indietro poiché lapresunzione non può esistere in una vera infermie-ra più che una toppa di stoffa nuova possa reggerein un abito logoro ed una buona infermiera devesempre dire che ogni giorno le apporta delle nuo-ve conoscenze e delle nuove esperienze.Poche persone possono dire di avere un’esperien-za più vasta di quello che io ho acquisita in Paesied ospedali diversi, poiché ai miei tempi non c’era-no quelle comodità di apprendere di cui si disponeoggi… l’assistenza infermieristica, che consiste nelcurare o nel prevenire, le malattie sia chirurgicheche mediche, è un campo, una strada che si esten-dono indefinitamente, poiché non vi sono limiti al-le nostre conoscenze.” Florence Nightingale, Lon-dra 1872!Quasi centocinquanta anni di differenza temporaleeppure i contenuti sono gli stessi, gli stimoli, iconsigli, le indicazioni sono le stesse, come non po-tersi riconoscere in questi mandati? Mai come ora la “Lettera alle infermiere” dellaNightingale risuona attuale e congruente al mo-mento storico, sociale, politico, che stiamo viven-do, in quanto come la normativa e la deontologiaci ricorda la professionalità e la responsabilità so-no strettamente correlate al possesso di conoscen-ze scientifiche teoriche e abilità tecniche e manua-li, aggiornate.

Continua in Medicina (ECM) per tutti i professionisti sa-nitari, come strumento indispensabile per promuovere losviluppo professionale e per svolgere al tempo stesso, unafunzione specifica in favore del sistema sanitario neces-sario a garantire nel tempo, la qualità e l’innovazione deisuoi servizi”.Le componenti di questo sistema sono state individuatenelle rappresentanze di Ordini e Collegi professionali, nelMinistero della Salute, nelle Regioni e province autono-me, che rivestono il ruolo di garante della professione ecertificatori della formazione continua., tenendo contoinoltre, che in data 14/9/2011 è intervenuta la conversio-ne in legge del DL n138/2011, che affida agli Ordini ilcompito di adottare sanzioni per i professionisti iscritti chenon ottemperano all’obbligo di “seguire percorsi di for-mazione continua permanenti”.Sono stati inoltre confermati gli strumenti individuati nel-l’accordo stato-regioni dell’agosto 2007, quali il pianoaziendale della formazione, il dossier formativo indivi-duale e di gruppo e il rapporto valutativo e definiti meto-di e criteri per l’accreditamento di enti pubblici, tra cui Or-dini, Collegi e Associazioni professionali e privati, comeprovider di formazione residenziale e a distanza. La no-vità importante a questo riguardo è costituita dal fatto chei temi che potranno essere inseriti nei loro programmi diformazione non dovranno essere solamente quelli riguar-danti l’etica e la deontologia, ma che per la metà dell’of-ferta formativa, potranno essere anche temi professiona-li di diversi argomenti. Un capitolo centrale riguarda la re-golamentazione delle sponsorizzazione e delle pubblici-tà all’interno degli eventi formativi, vietando di fatto siala pubblicità più o meno occulta a farmaci e presidi al-l’interno delle attività formative, sia il reclutamento di par-tecipanti/discenti su indicazione dello sponsor. L’Accordo ribadisce inoltre l’obbligatorietà dell’acquisi-zione di 150 crediti ECM per il triennio 2011/2013, ancheattraverso attività di autoformazione e con il riconosci-mento di attività tutoriali gestite dagli Ordini, Collegi eAssociazioni professionali di riferimento. Il Co.Ge.A.P.S.(Consorzio gestione anagrafica delle professioni sanita-rie) , facente capo alle Federazioni degli Ordini, Collegied Associazioni professionali accreditate, detiene e gesti-sce l’anagrafica nazionale dei crediti formativi. Per as-solvere tale funzione, il Co.Ge.A.P.S. gestisce i dati ana-grafici forniti dagli Ordini, Collegi ed Associazioni pro-fessionali ed i dati relativi alle partecipazioni ECM deiprofessionisti sanitari. La registrazione a livello nazio-nale dei crediti acquisiti all’estero, i crediti relativi adautoformazione e al tutoraggio individuale devono esse-re comunicati all’Ordine, Collegio o Associazione pro-fessionale direttamente dal singolo professionista. L’Or-dine, Collegio o Associazione professionale provvederàper via informatica a trasmettere tali dati al Co.Ge.A.P.Sper l’inserimento nell’anagrafica nazionale e a loro voltasi avvarranno dell’anagrafe nazionale per certificare il per-corso formativo dei propri iscritti.

A spasso nel tempo… ECM allo stato dell’arte

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Gabriele Ballerini

Costituita nel 1998 per volontà dellaFederazione Nazionale Collegi IPA-SVI, CIVES (Coordinamento Infer-mieri Volontari Emergenza Sanitaria)è un’associazione di volontariato na-zionale articolata su base provincialecostituita esclusivamente da infermie-ri iscritti ai Collegi provinciali IPASVI.Il progetto CIVES che si sviluppa nel-l’ambito delle attività di protezione ci-vile ed emergenza sanitaria di massain Italia e all’Estero, è quello di offri-re uno strumento organizzativo per ot-timizzare la disponibilità dei profes-sionisti infermieri.Nell’ottica di valorizzazione di tuttele professionalità infermieristiche, sipuò parlare di un intervento a tutto cam-po di professionisti volontari che pos-sono garantire una presenza qualifi-cata in tutti i settori della sanità. CI-VES opera con gli obiettivi e le fina-lità desumibili anche dal documentopreliminare di costituzione dell’as-sociazione: “Il mondo infermieristico,è da sempre per propria cultura, attentoe sensibile al tema della solidarietà edell’aiuto alle fasce deboli ed alle po-polazioni vittime di disastri e calami-tà. Gli infermieri da sempre sono sta-ti in prima fila in tutti gli scenari di sof-ferenza e di bisogno, dall’impegnoquotidiano negli ospedali e sul terri-torio alle drammatiche situazioni dicalamità e disastri, naturali o milita-ri. L’idea che nasce con CIVES è quel-la di organizzare lo spirito di solida-rietà dei professionisti costruendo unsistema di intervento volontario chesappia esaltare la competenza e le spe-cializzazioni che gli infermieri sonoin grado di esprimere”.CIVES nasceva per dare visibilità agliinfermieri che operavano in protezio-ne civile e allo stesso tempo per por-tare il contributo dell’Infermieristicaitaliana all’interno della protezione ci-vile stessa. Quando l’associazione ènata, molti infermieri che operavanoin protezione civile lo facevano senzapoter svolgere appieno il loro ruolo:grazie allo sviluppo sia formativo che

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CIVES Infermieri per le emergenze

normativo che da allora ha interes-sato la professione infermieristicaed anche grazie all’operato di CIVESoggi gli infermieri sono impiegati perattività di protezione civile a pieno ti-tolo sia all’interno di CIVES che conaltre associazioni di volontariato.In questi anni gli infermieri CIVEShanno operato nelle squadre di soc-corso, sulle ambulanze e nei Posti Me-dici Avanzati (Pma) di altre associa-zioni di volontariato raggiungendo im-portanti risultati anche in termini diintegrazione e contribuendo ad au-mentare la visibilità degli infermierinei confronti delle istituzioni e dei cit-tadini. Il ruolo dell’infermiere in protezio-ne civile nella gestione delle maxi-emergenze è quindi importante, dallafase di prevenzione e previsione conla formulazione dei piani di emergenzaa quella delle operazioni di soccorso,quando si trova ad assistere le vittimenei Pma con competenza e tempesti-vità in situazioni spesso drammatichee/o imprevedibili con la consapevo-lezza dei propri limiti ma con la cer-tezza delle proprie possibilità. L’in-fermiere può e deve garantire standarddi qualità, contribuendo allo sviluppodella professione, partecipando atti-vamente alla formulazione di piani diemergenza per massiccio afflusso diferiti, piani di emergenza intraospe-dalieri, protocolli operativi in caso dimaxi-emergenze, dando il suo contri-

buto nelle commissioni ed ai tavolidove vengono attuate e pianificate lestrategie di protezione civile, parteci-pando anche ai progetti di informa-zione e di formazione nelle scuole eper la cittadinanza. Con la consape-volezza che questo debba essere il ruo-lo dell’infermiere in protezione civi-le, CIVES opererà ed ha già iniziatoad operare affinché si possano rag-giungere risultati sempre migliori.

Come diventareun infermiere CIVESPossono iscriversi a CIVES tutti gliinfermieri inseriti negli albi provin-ciali IPASVI. Chi lo desiderasse puòchiedere di essere accreditato nell’e-lenco dei soci operativi, disponibilicioè ad essere mobilitati in caso di ne-cessità alle attività di protezione civi-le in Italia e all’estero. Ogni volon-tario ha la facoltà di dare la propriadisponibilità in termini di luogo del-la missione (missioni provinciali,regionali, nazionali o internazionali),preavviso (partenza immediata oppurepreavviso di 6 ore, 1 giorno, 1 setti-mana), durata della missione (missionibrevi da 1 a 7 giorni, missioni inter-medie fino a 15 giorni a un mese, mis-sioni lunghe oltre un mese). E’ im-portante che la professione infer-mieristica sia presente con tutte le pro-prie aree di competenza, questo per-ché permette all’associazione di in-tervenire non solo nelle prime fasi del-l’emergenza, ma anche successiva-mente, quando si rendono necessariecompetenze diversa come: Emergen-za e Terapia Intensiva Ospedaliera,Area Medica, Area Chirurgica, AreaPediatrica, Emodialisi, Ortopedia eTraumatologia, Area di salute men-tale, Sanità pubblica ed assistenza ter-ritoriale.

Per ulteriori informazioni:[email protected]

Direttore Operativo CIVES FirenzeGabriele Ballerini 338 / 1623296Vice-Presidente CIVES FirenzNiccolò Scalabrin 347 / 1041203

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F. Bacci - N. Scalabrin - E. Barsi

Domenica 3 Giugno 2012 ore 16,00siamo partiti da Firenze per il cam-po di accoglienza San Felice sul Pa-naro (MO) della ConfederazioneNazionale Misericordia d’ Italia, ge-stito dall’UGEM (Unità GestioneEmergenze di Massa). Dopo circa2 settimane dal sisma, nel camponon era ancora presente una rispo-sta sanitaria formata da professio-nisti (tranne che l’ emergenza terri-toriale del servizio 118 provincia-le di Modena). Abbiamo provvedu-to a istituire un punto infermieristi-co composto da un ambulanza di ti-po A ed un gazebo adibito all’ ac-coglienza e valutazione. Il tratta-mento sanitario veniva erogato pres-so il punto infermieristico, oppurenei casi più complessi il paziente ve-niva trasferito presso i Punti Me-dici Avanzati (PMA) dislocati sulterritorio.Nei primi due giorni siamo riuscitia creare un rapporto empatico con lapopolazione che sembrava poter es-sere molto più difficile da raggiun-gere, principalmente per le diversi-tà culturali degli abitanti, erano in-fatti riconosciute ben sedici etnie dif-ferenti.Con professionalità e rispetto ab-biamo assistito tutte le persone pre-senti nel campo cercando di rispet-tare al massimo gli usi e costumi.I compiti di un infermiere in unasituazione così delicata spaziano dal-l’assistenza sanitaria vera e propriaalla prevenzione e all’educazione.Abbiamo trattato molti casi di crisi

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Ancora terremotoSiamo di nuovo a riportare la cronaca di chi assiste in terra di terremoto. Infer-mieri, sempre presenti, sempre essenziali.

di panico, traumatologia lieve (spe-cie in età pediatrica), rilevazione emonitoraggio dei parametri vitali inmalati noti e persone al primo ap-proccio; ustioni solari, trasferimen-ti di chi necessitava di consulto me-dico.Abbiamo dedicato molta attenzio-ne nel raccomandare l’aspetto igie-nico sia dei bambini che degli adul-

ti, soprattutto stranieri. Cosa chesembra scontata quando si parla diEmilia Romagna, ma che non lo èin quel contesto di mura domestichedistrutte da terremoto. Altro aspetto importante che abbia-mo affrontato, per cercare di dareuna “parvenza” di normalità, è sta-to quello di riallacciare i contatti coni medici curanti che non avendo piùagibili i loro ambulatori, risultavadifficile contattarli da parte dei loroassistiti.Un elogio particolare va ai colleghiemiliani, anch’essi provati dal sismasia personalmente che professio-nalmente, ma che non hanno maismesso di assistere chi richiedeva laporo presenza.Con il nostro valore aggiunto diinfermieri, per lo più volontari, cre-diamo di aver dato un piccolo aiutoalla popolazione terremotata alle-viando il disagio causato dal sisma,con un’esperienza professionale edumana indimenticabile.

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Giancarlo Brunetti

Sono anni che si parla di carenza in-fermieristica, ma alla fine poco ècambiato, l’Italia con i suoi 6 infer-mieri per 1000 abitanti (dati dellaFederazione Nazionale Ipasvi, 2008)si posiziona quasi in fondo alla clas-sifica europea. Negli ultimi 20 anni dal punto di vi-sta normativo la professione ha fat-to passi da gigante, ha conquistato,lacrime e sangue, maggior autono-mia, responsabilità e riconoscimentosociale; tutto questo è fuori dubbioe gli infermieri più anziani hannoben presente il punto dal quale sia-mo partiti e quanto lunga e fatico-sa è stata la strada. Le università so-no riuscite nel tempo a dare parzia-le risposta alla crescente domandadei giovani studenti aumentando ilnumero di posti nei corsi di lau-rea. Da una recente indagine delCensis sulla professione infermie-ristica presentata quest’anno al con-gresso nazionale della Federazio-ne, risulta che buona parte dei neoin-fermieri intraprendono il corso dilaurea in infermieristica per sceltae non solo per avere un posto si-curo; la percentuale di studenti conmaturità classica e scientifica con

10 Nursing nel mondo 1/2012 IPASVI - Firenze Obbiettivo

Senza infermierinon c’è futuroIl rapido cambiamento dell’assetto economico esociale pone alla politica sfide importanti per ilmantenimento del welfare state, la professioneinfermieristica non può rimanere immobile a guar-dare; la carenza di infermieri e il crescente bisognodi assistenza mette in allarme collegi e associazioniche iniziano a fare pressing sulle istituzioni.

un alto livello culturale è maggio-re di prima. Un altro tassello a questa premessaè la futura e progressiva diminu-zione di medici per i previsti pen-sionamenti non compensati dai neo-medici, anche se non bisogna di-menticare che in Italia il rapportomedici popolazione è il più alto almondo .Questo quadro sembra tutt’altro chenegativo per il futuro della nostraprofessione ed invece c’è moltoda preoccuparsi. Siamo in piena cri-

si economica e il peggio forse deveancora venire, meno risorse per lasanità e in generale per il welfare,in primis meno personale visto cherappresenta la voce più rilevantedelle uscite. Purtroppo con l’impo-verimento della popolazione è ipo-tizzabile un peggioramento dellostato di salute, durante una ricercaRbm Salute-Censis sul ruolo dellasanità integrativa (giugno 2012) piùdi 9 milioni di italiani dichiarano dinon aver potuto accedere ad alcuneprestazioni sanitarie di cui avevanobisogno per ragioni economiche.Frena la spesa pubblica, esplodela spesa privata (+25,5% negli ulti-mi dieci anni). E chi non può paga-re di tasca propria rinuncia alle pre-stazioni; insomma tutto il sistemasanitario basato su equità e uni-versalismo traballa. Le scelte politiche a livello nazio-nale e regionale determineranno do-ve e come saranno utilizzate le po-che risorse, con la speranza che lasostenibilità del sistema e i risulta-ti di salute siano garantiti anche infuturo. In sintesi, che ne sarà degliinfermieri?A mio avviso proprio in questo mo-mento la professione infermieristi-ca può rappresentare una carta vin-cente per il sistema, ma i decisorine sono consapevoli?Siamo probabilmente ad un bivioimportante e di questo sono coscientisia i collegi che le associazioni in-fermieristiche che hanno organiz-

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delle migrazioni internazionali, trai quali la Federazione dei CollegiIPASVI, e alla campagna “senza in-fermieri non c’è futuro” lanciata dal-la Consociazione Nazionale delleAssociazioni Infermiere/i, il cui ti-tolo mi sembrava appropriato a que-sto articolo.Prima di parlare nello specifico diqueste due iniziative voglio condi-videre alcune considerazioni sul si-gnificato di carenza infermieristica.Sarebbe riduttivo tradurlo solo in“pochi infermieri”, è più corretto ra-gionare sul bisogno di assistenza,questo ci porta a riflettere se oggil’impiego di infermieri in ambitoospedaliero sia congruo rispetto aquello territoriale, se le competen-ze acquisite nel percorso formati-vo e lavorativo siano quelle che real-mente servono ad affrontare le pa-tologie emergenti, ed infine se il rap-porto tra costi e benefici, in termi-ni di salute, migliorino con l’impie-go di infermieri piuttosto che di al-tre figure sanitarie, generando an-che quell’apprezzamento da partedei cittadini che da tanto tempo an-

Obbiettivo 1/2012 IPASVI - Firenze Nursing nel mondo 11

zato iniziative per fare pressione su-gli organi istituzionali. Mi riferiscoin particolare al “manifesto per ilrafforzamento del personale sani-tario” promosso da un gruppo di or-ganizzazioni attive sul territorio ita-liano nell’ambito della cooperazio-ne sanitaria, della sanità pubblica e

qualificati. Il fabbisogno annuale inItalia è di circa 35.000, al quale ilsistema formativo al momento nonè in grado di rispondere autonoma-mente, soprattutto nel caso degli in-fermieri. La conseguente scarsità dioperatori può compromettere l’e-rogazione di servizi sanitari ade-guati ai bisogni della popolazione.Il manifesto va oltre e mette in evi-denza la carenza globale di perso-nale sanitario, che si manifesta so-prattutto nei paesi del Sud del mon-do. Il reclutamento unilaterale dioperatori sanitari qualificati all’e-stero, praticato da molti paesi eu-ropei, inclusa l’Italia, non può es-sere una soluzione senza che siaadottata una politica cooperativa co-mune. Il comprensibile bisognoda parte degli infermieri di trovaremigliori condizioni economiche edi vita in altri paesi ha come effet-to collaterale l’aggravamento dellacarenza di personale nel proprio pae-se, la migrazione rende vano l’in-vestimento nella formazione di per-sonale sanitario e rischia di tramu-tarsi in una perdita netta. L’OMS haadottando nel maggio 2010 un Co-dice di Condotta sul Reclutamen-to Internazionale di Personale Sa-nitario che mira ad evitare che laconcorrenza internazionale in ma-teria di “attrazione di personale sa-nitario” si faccia a spese dei paesi arisorse più scarse.Per ora questo fenomeno interessa-va solo i Paesi del Sud del mondo,ma la crisi economica potrebbe al-zare questo confine comprenden-doci, non è infatti detto che non-ostante la carenza di personale inItalia, per le ragioni precedentementedescritte non si inneschi un flussoin uscita dall’Italia. Un esempio èoggi rappresentato dal personale in-fermieristico del Canton Ticino,Svizzera italiana, che per il 50% ècostituito da infermieri italiani, re-sidenti e frontalieri, provenienti prin-cipalmente dalla vicina Lombardia,regione che non se la passa benein quanto a numero di infermieri.Non possiamo escludere a priori chela mancata valorizzazione econo-mica del personale sanitario, l’al-lungamento dei tempi di pensiona-

diamo cercando e di cui iniziamo araccogliere i primi frutti.Il Sistema Sanitario Regionale to-scano è ben conscio dell’invec-chiamento della sua popolazionee del bagaglio di malattie croni-che che essa porta con sé, ha fattouno sforzo per trovare risposte al-

ternative ad un percorso clinico as-sistenziale che non faccia come sem-pre fulcro sull’ospedale, troppo co-stoso e qualificato per le patologieacute. Una di queste risposte è il mo-dello del chronic care model chel’Azienda Sanitaria di Firenze hareso operativo con la Sanità d’ini-ziativa, esempio audace e virtuosodi ottimizzazione della spesa attra-verso la prevenzione, l’empower-ment e il lavoro multi professiona-le; l’attenzione si sposta sull’assi-stenza alle persone nel loro ambientedi vita (domicilio, comunità), e inquesto contesto il ruolo dell’infer-miere viene alquanto valorizzato.Tuttavia, nonostante questi esempiin controtendenza, i prossimi anniserbano molte incertezza ed è buo-na cosa che collegi e associazioni,in nostra rappresentanza, inizino adare un segnale d’allarme.

Le ragioni del manifesto per il raf-forzamento del personale sanita-rio, messo in rete nell’aprile 2012,nascono dalla costatazione del cre-scente bisogno di nuovi operatori

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mento e la difficoltà dei neoinfer-mieri a trovare lavoro nel sistemasanitario convinca i nostri giovani acercare miglior fortuna altrove.Invito a visitare il sito www.mani-festopersonalesanitario.it per unalettura più dettagliata del manifestoe dei documenti in esso pubblicati,mi limito a sintetizzare alcune del-le proposte:– Potenziare le risorse finanziarie

disponibili per la formazione ini-ziale e continua di alcuni profilisanitari tra i quali l’infermiere;

– ridurre il tasso di turnover mi-gliorando le condizioni di lavoroe valorizzare, anche economica-mente, il personale sanitario;

– garantire agli infermieri stranie-ri, con titolo riconosciuto, il di-ritto di sviluppare una propria pro-spettiva professionale in Italia, fa-cilitare loro la partecipazione aiconcorsi pubblici;

– rafforzare i sistemi sanitari di pro-venienza, al quale l’Italia può con-tribuire attraverso vigorosi inter-venti di cooperazione internazio-nale.

Un’altra iniziativa altrettanto inte-ressante è la campagna “senza in-fermieri non c’è futuro” della Con-sociazione Nazionale delle Associa-zioni Infermiere/i (CNAI) e prendeavvio da alcune considerazione dicontesto: l’incremento della percen-tuale di anziani nella popolazioneitaliana con conseguente aumentodelle persone affette da più patolo-gie e la prevalenza di malattie cro-niche e invalidanti, il cambiamentodei nuclei familiari impossibilitati adare tempo all’assistenza dei paren-ti anziani, la compensazione dellacarenza infermieristica solo mediantel’impiego di figure non professio-nali, la scarsità di finanziamenti e lamancanza di un programma da par-te dei decisori che influenzano pe-santemente l’assegnazione di risor-se sia al servizio sanitario che al-l’università. La combinazione di questi ele-menti secondo CNAI genera unelevato numero di problemi o “ur-genze” che riguardano la profes-sione infermieristica che hanno bi-sogno di una rapida risposta. Gli

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interventi correttivi da effettuare,che potete leggere nel dettaglio sulsito www.cnai.info, si possono rag-gruppare in tre punti.– Al primo punto lo sviluppo di nuo-

vi modelli organizzativi nelle de-genze (day hospital, day surgery,week surgery). Con la riduzionedelle degenze medie più personesono restituite ai servizi territo-riali con un elevato numero di pro-blemi di natura infermieristicache se non affrontati portano spes-so ad un re-ingresso ospedaliero.Una nuova e più funzionale pro-spettiva assistenziale non puòquindi che basarsi sull’integra-zione socio-sanitaria fra ospeda-le, servizi territoriali e domicilio,lungo percorsi assistenziali codi-ficati che pongano la figura in-fermieristica in una dimensionedi centralità fra i diversi profes-sionisti.

– Al secondo punto l’organizza-zione sanitaria e l’infermiere. Losviluppo delle scienze infermie-ristiche e il livello di competen-za raggiunto dagli infermieri chie-dono di esprimersi sia in ambitoassistenziale, sia nella gestionedei servizi, sia nella definizionedi politiche sanitarie a livello na-zionale, regionale e aziendale.Ogni legislazione e linea d’indi-rizzo di programmazione sanita-ria che escludesse la prospettivainfermieristica non otterrebbe ri-sultati proporzionati alle risorseinvestite. La mancata valorizza-zione degli infermieri rischia diincrementare l’abbandono pre-coce della professione da parte diun gruppo già sottodimensiona-to rispetto alle necessità della po-polazione.

– Al terzo punto la formazione. L’at-tuale presenza d’infermieri in ruo-lo nelle università italiane è in-sufficiente rispetto alle esigenzedidattiche, assolte in massima par-

te da personale dipendente dalleaziende sanitarie. Questi infer-mieri, che insegnano e guidanoi futuri professionisti anche neitirocini clinici, non hanno alcuntipo di riconoscimento per taleimportante ruolo educativo. LeFacoltà di Medicina e Chirurgiahanno attivato un numero incre-dibile di master di primo livelloche rilasciano titoli che il merca-to del lavoro non valuta né im-piega.

La CNAI è preoccupata, insiemea tutti noi, delle ricadute negativesulla qualità dell’assistenza ai cit-tadini, e chiede di sottoscrivere ilsuo documento per spingere gli or-gani istituzionali competenti a pren-dere posizione in merito alle sueproposte.A conclusione vi invito a visitare isiti web indicati, a consultare i do-cumenti per informarvi meglio deicontenuti e infine a sottoscrivere ediffondere le due iniziative: http://www.manifestopersonalesanitario.it/aderisci-al-manifestohttp://www.petizionionline.it/petizione/senza-infermieri-non-ce-futuro/2644Siamo solo all’inizio di un periododifficile, che ha bisogno di tutto ilnostro impegno a fianco delle rap-presentanze professionali, comescrive il prof. Gavino Maciocco inun suo articolo apparso sull’ottimosito www.saluteinternazionale.info:“È cominciato l’assalto ai sistemiuniversalistici europei. Nell’arcodi un mese in Inghilterra e Spagnasono state approvate leggi chepuntano alla privatizzazione e almercato. La crisi economica haofferto ai governi conservatori ilpretesto per introdurre radicaliriforme liberiste. Difficile dartorto a Naomi Klein quando hascritto: “Quelli che si oppongonoal welfare state non sprecano maiuna buona crisi”.

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Lorenzo Mohamed

Ad oggi il mondo del lavoro risulta sem-pre più di difficile accesso anche perla nostra categoria che, in controten-denza rispetto al dato medio, ha fatto re-gistrare un aumento delle percentuali dioccupazione dovuto ad un aumento del-la domanda da parte del mercato del la-voro. La crisi che stiamo vivendo, peròsi ripercuote sulla capacità di investiresulle risorse umane dei servizi sociosa-nitari sia da parte del settore pubblicoche da parte del settore privato, tradu-cendosi in una maggior rigidità per quan-to riguarda l’assunzione di nuovi di-pendenti benché l’organico in entram-bi i settori sia molto spesso ridotto aiminimi termini, con tutti i rischi pro-fessionali che da ciò derivano. Alla lu-ce di questo scenario il lavoro autono-mo può prendere sempre più piede, ol-tre che nel classico rapporto con i pri-vati, anche nei confronti di strutture osocietà che forniscono servizi sanitari.Fa riflettere soprattutto l’apertura in que-sto senso da parte dell’Azienda Sanita-ria Locale n. 10 di Firenze che negli scor-si mesi ha bandito una selezione per lacollaborazione libero professionale diInfermieri per sopperire alle gravi man-canze di professionisti all’interno del-l’Azienda.Il giovane laureato in Infermieristicache si affaccia nel mercato del lavoro sitrova in una condizione di quasi totalemancanza d’informazione in relazio-ne alle modalità di esercizio della li-bera professione ed in particolare in re-lazione ai regimi fiscali ai quali il lavo-ro autonomo soggiace. È bene quindifare un minimo chiarezza in merito.

Prestazione occasionaledi lavoro autonomo

Si configura questa situazione quandoil professionista presta la propria operaoccasionalmente per un periodo limitedi 30 giorni per anno con lo stesso com-

mittente e comunque con entrate totalinell’anno solare non superiori ad E. 5.000.Generalmente il neo collega si trova, al-l’inizio dell’esercizio professionale, inquesta condizione. Per questa formadi lavoro autonomo non è necessarioaprire una partita IVA ma sarà sufficienteemettere ricevuta su carta libera al da-tore di lavoro riportando i propri datianagrafici e codice fiscale. Non è ne-cessario neppure un contratto scritto trale due parti.In caso di superamento dei 5.000 E. dientrate annuali e/o del limite tempora-le dei 30 giorni annui per lo stesso com-mittente scatta l’obbligo per il profes-sionista di iscrizione alla Gestione Se-parata INPS (L. 326/2003) e al versa-mento di aliquote contributive sulla quo-ta di reddito eccedente. L’obbligo diiscrizione alla gestione separata INPSnasce nel momento e nell’anno in cui ilprofessionista supera il predetto limitedi compensi o di tempi.Se la ricevuta emessa nei confronti delcommittente supera il valore di E. 77,47è necessario applicare una marca da bol-lo da euro 1,81 generalmente a caricodel committente. Se poi quest’ultimoè un’azienda o un titolare di partita IVAsarà necessario applicare la ritenuta d’ac-conto, ad oggi al 20%, da sottrarre alproprio compenso (esempio: compen-so pattuito E.100, ritenuta d’acconto E.20, totale netto 80 E.); la ritenuta d’ac-conto verrà poi versata annualmente dalcommittente all’Agenzia delle entrate.

Libera professione con partita IVADal 1º gennaio 2012 è stato introdottoun nuovo regime fiscale che ha dellegrandi potenzialità per i neo profes-sionisti denominato regime dei super-minimi. Detto regime permette al libe-ro professionista di fatturare soggia-cendo ad una imposta sostitutiva del 5%e senza l’obbligo del versamento dellaritenuta d’acconto del 20% se si fatturaad un sostituto d’imposta (una ditta o

Obbiettivo 1/2012 IPASVI - Firenze Libera professione 13

Libera professionedue parole sulla fiscalità

comunque non un privato). Si è inoltreesenti da IVA, studi di settore, IRAP edalla tenuta delle scritture contabili.Questo regime consente una ampia fles-sibilità e per questo si rende adatto alcollega che inizia la propria attività la-vorativa per la prima volta.Il regime prevede un massimo di com-pensi per anno di 30.000 E. ed ha unadurata di cinque anni se il professio-nista ha compiuto il 35esimo anno dietà; diversamente se il professionista èpiù giovane può essere protratto fino alcompimento del 35esimo anno di età,superando così la durata dei cinque an-ni.Vi sono però dei requisiti per accederea questo tipo di regime fiscale, da esclu-dere se:– si è esercitato attività artistica o pro-

fessionale o di impresa, anche in for-ma associata o familiare, nei tre an-ni precedenti;

– l’attività è la prosecuzione di altra giàiniziata di lavoro dipendente o au-tonomo;

– nel caso di proseguimento di attivitàsvolta da terzi l’ammontare dei com-pensi del periodo precedente all’in-gresso nel regime sia superiore a30.000 E.

Per avviare questo tipo di regime la viapiù semplice è quella di rivolgersi adun commercialista che si occupi di fi-scalità per Infermieri il quale provve-derà a tutti gli adempimenti necessari.

Libera professione in forma associataSotto l’aspetto fiscale questa condi-zione è quella meno complessa perchégeneralmente in questo tipo di liberaprofessione, il professionista non hala necessità di dotarsi di una propriapartita IVA ma adempie ai suoi obbli-ghi fiscali mediante dello studio asso-ciato del quale fa parte. Al professio-nista non resta che adempiere agli ob-blighi previdenziali mediante iscri-zione a ENPAPI.

In conclusione queste poche righe nonhanno la pretesa di essere una guidaal regime fiscale del libero professio-nista, ma lo scopo è quello di affron-tare la questione per grandi linee of-frendo uno spunto per documentarsi suun argomento che a prima vista puòsembrare estremamente ostico e spi-noso e che approfondiremo in uno deiprossimi numeri della rivista.

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Elena Medori

IntroduzioneLo studio ha avuto il suo avvio pro-gettuale nel giugno 2010 prenden-do spunto da un progetto avviato dal-l’Istituto di Ricerca in Etica Clinicae in Medical Humanities (IREMH)dall’Ente Ospedaliero Cantonale edall’Osservatorio per le Medical Hu-manities della SUPSI (Scuola Uni-versitaria Professionale della Sviz-zera Italiana). Al progetto ha partecipato un grup-po multidisciplinare della ASL 10di Firenze formato dal Direttore Sa-nitario del Presidio Ospedaliero diSanta Maria Nuova, il Dott. MarcoGeddes da Filicaia, dalla DirettriceInfermieristica, la Dott.ssa Maria-stella Pelliccia e da un’infermieradella Direzione Infermieristica delP.O. di S.M.N., la Dott.ssa Luisel-la Litta, da tre epidemiologi del Di-partimento di Epidemiologia Azien-dale, la Dott.ssa Daniela Balzi, ilDott. Alessandro Barchielli e laDott.ssa Grazia Mieli, dal Direttoredel Reparto di Rianimazione, il Dott.Armando Sarti, dalla CoordinatriceInfermieristica, la Dott.ssa DorellaDonati, e da un’infermiera del Re-parto, la Dott.ssa Stella Neri.Gli studi relativi all’intimità sonosempre più numerosi, questo testi-monia l’attualità e l’urgenza del-l’argomento. Questi studi però sof-frono per mancanza di chiarezzaconcettuale e per inadeguata “tra-

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Ospedalizzazione, intimità eprivacy in Terapia Intensiva:l’opinione dei pazienti, dei loro

familiari e degli operatoriRiassunto

Lo studio riporta un’indagine finalizzata alla valutazione qualitativadell’intimità nel reparto di Terapia Intensiva dell’Ospedale di Santa Ma-ria Nuova di Firenze. Questo studio qualitativo nasce dal pensiero che il ruolo dell’intimitàin Terapia Intensiva non sia limitato solamente alla sfera sessuale inte-sa come nudità del paziente, ma è molto più ampio e si correla a piùconcetti come la privacy, l’empatia, la comunicazione ma anche aspet-ti situazionali relativi all’ambiente fisico e sociale e anche all’imba-razzo per la nudità.Gli obiettivi della ricerca sono stati quelli di definire l’intimità inda-gando su come incidono l’organizzazione del lavoro, la qualità dellacura e dell’assistenza, le situazioni che creano l’intimità e quelle incui viene invasa, i sentimenti provati dai vari attori, la raccolta dell’a-namnesi e le varie situazioni che possono creare disagio.Lo studio vuole dimostrare che solo attraverso il raggiungimento di unaconsapevolezza sempre più forte e di una maggiore sensibilizzazionedella “dimensione intimità” da parte degli operatori, ma anche deifamiliari degli assistiti, si può avere un miglioramento dell’assistenza.

duttibilità” dei loro risultati nellapratica clinica, inoltre non prendo-no in considerazione l’ambito spe-cifico della Terapia Intensiva e mol-to spesso considerano l’intimità so-lo in relazione all’esposizione delcorpo e alla manipolazione delle sueparti intime e trascurano il rappor-to del paziente con la sua fami-glia. In Terapia Intensiva ci sono condi-zioni particolari che possono ren-dere la dimensione dell’intimità pro-blematica se non addirittura impos-sibile. Se non si vuole rinunciare al-l’intimità in Terapia Intensiva, e diconseguenza alla qualità delle cu-

re ad essa correlata, è necessaria unasua nuova definizione che tenga con-to delle particolari condizioni sia cli-niche che ambientali affrontate nonsolo dai pazienti, ma anche dai mem-bri della famiglia e dal personale sa-nitario.Le relazioni umane che intercorro-no fra operatori sanitari, pazienti efamiliari all’interno dei reparti ospe-dalieri assumono oggi una maggio-re attenzione per il peso che hannosull’organizzazione e sulla qualitàdel lavoro.Nello specifico, la sfera dell’inti-mità è un aspetto particolarmenteimportante nelle Rianimazioni.

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Con questo studio si è cercato di in-dividuare i sentimenti e le opinionidi operatori, pazienti e familiari ri-guardo l’intimità in Terapia Inten-siva, con l’obiettivo di ottenere sug-gerimenti atti a migliorare l’orga-nizzazione del reparto.

ObiettiviIl progetto si propone di giungere adun significato diverso e condivisodel termine “intimità”, che nella lin-gua italiana rimane un concetto sfug-gente e poco definito, il più delle vol-te legato alla sessualità, e di inda-gare attraverso dei questionari su co-me questa viene vissuta nell’ambi-to della Terapia Intensiva dagli ope-ratori sanitari, dai pazienti e dai fa-miliari di questi ultimi. Lo studio può essere riproposto adaltre Terapie Intensive vista anchela scarsità degli studi in letteratura.

Materiali e metodiLo studio è stato svolto da un grup-po di lavoro multiprofessionale del-l’ASL 10 di Firenze. La popola-zione di riferimento appartiene al re-parto di Terapia Intensiva dell’O-spedale di Santa Maria Nuova. So-no stati inclusi gli operatori del re-parto, i pazienti coscienti ricovera-ti da più di 24 ore ed i loro familia-ri. A ciascuno dei tre gruppi sono sta-ti somministrati dei questionari di-versi, ma analoghi nei temi trattatinel periodo che va da Gennaio a Mar-zo 2011. Adottando una metodica tipica de-gli studi qualitativi sono state indi-viduate tre aree di indagine che esplo-rano in sintesi: – l’organizzazione del lavoro: rela-

zioni durante le operazioni di cu-ra/assistenza e qualità della cu-ra/assistenza;

– l’opinione sui contesti che posso-no invadere/creare l’intimità;

– i sentimenti provati durante le pra-tiche di assistenza con particolareriferimento all’igiene delle partiintime e alle situazioni in cui sisvelano le proprie emozioni.

Ogni domanda prevedeva una solarisposta eccetto che per il terzo aspet-to in cui veniva data la possibilità dirisposte multiple.

Obbiettivo 1/2012 IPASVI - Firenze Studi e progetti 15

Le situazioni riferite allo stato di in-coscienza vengono ipotizzate neiquestionari.

Risultati e DiscussioneLa numerosità finale del campioneè risultata di 84 persone.Hanno risposto al questionario 33operatori (infermieri e medici), 27pazienti e 23 familiari. Il 42% deglioperatori ha un’anzianità di servi-zio maggiore di 10 anni; il 40%dei ricoverati ha tra i 60 e gli 80 an-ni. Il familiare di riferimento nel30% dei casi è il figlio/a e nel 26%dei casi è il compagno/a.Per quanto riguarda l’organizzazio-ne del lavoro e la qualità della cu-ra e dell’assistenza (Figura 1), i ri-sultati più incisivi emersi dai que-stionari sono: operatori, pazienti efamiliari concordano sull’impor-tanza della comunicazione verbaledell’operatore sia con il paziente co-sciente che incosciente, ma anchesulla necessità di comprendere e sod-disfare i bisogni del paziente e laconsapevolezza che la guarigione èinfluenzata dalla corretta attività de-gli operatori. Gli operatori sembrano percepireuna peggiore qualità dell’assisten-

za rispetto al paziente e ai suoi fa-miliari; infatti solo il 54,6% deglioperatori ritiene che il paziente sisente accolto nello spazio di curacontro il 100% dei pazienti e il 78%dei familiari; il 72% degli operato-ri ritiene che il paziente si possa sen-tire esposto.Infine la presenza dei familiari mi-gliora la qualità della cura e del-l’assistenza ed inoltre favorisce unsentimento di tranquillità nei tregruppi.Per quanto riguarda le situazioni chepossono creare intimità o invali-darla e per i dati relativi all’anam-nesi (Figura 2) vediamo che il 100%degli operatori ritiene che assiste-re il paziente durante i bisogni fi-siologici possa essere un’invasionedella sua intimità, mentre questa opi-nione riguarda il 55% dei pazienti eil 17% dei familiari. Nella stessacircostanza in presenza di una terzapersona, l’ 82% dei pazienti e il 52%dei familiari pensa che si possa de-terminare una maggior intrusionedell’intimità.La nudità del paziente incoscienteè considerata un’invasione dell’in-timità dalla maggior parte degli ope-ratori (70%) e in misura minore dai

Figura 1 – L’importanza dell’organizzazione del lavoroe della qualità della cura/assistenza

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pazienti (19%) e dai familiari (13%). Interrogare il paziente sul propriovissuto emotivo, ma anche la rac-colta dell’anamnesi, è anch’esso con-siderato maggiormente invasivo daparte degli operatori (rispettivamenteil 79% e il 39% per l’anamnesi) ri-spetto ai pazienti e ai loro familiariche non attribuiscono una grande ri-levanza a questo aspetto. Questo da-to è in accordo con lo studio di Webb& Hope del 1995 che riporta comei pazienti apprezzano l’opportuni-tà di condividere le loro preoccupa-zioni e le occasioni di vicinanza congli operatori.Per quanto riguarda i sentimenti du-rante l’assistenza al paziente , neitre gruppi prevalgono sentimenti ne-gativi come ansia, tristezza e fru-strazione, ma anche soddisfazionee contentezza. In particolare, l’igie-ne delle parti intime è imbarazzan-te per il 33% degli operatori se il pa-ziente è dell’altro sesso. Per la mag-gior parte dei familiari, il pazientenon prova disagio/vergogna ad es-sere lavato, mentre i pazienti di-chiarano disagio/vergogna durantel’igiene intima ma anche soddisfa-zione soprattutto se hanno buona af-finità con l’operatore.

Gli operatori in questo studio sem-brano avere timore ad invadere trop-po l’intimità dei pazienti. Per il 52%dei pazienti è possibile controllareil grado di intimità delle relazioni inospedale; sembra che, anche se ri-coverati in Terapia Intensiva i pa-zienti si sentano parte attiva e ri-escano ad avere dei sentimenti dicontrollo. È da notare che il que-stionario è stato somministrato so-lo a pazienti coscienti, in grado disostenere un colloquio di circa mez-z’ora. Il fatto che l’89% dei pazien-ti dichiari che con il passare del tem-po, il grado di intimità con il per-sonale sanitario aumenta, viene con-fermato anche dal fatto che il 70%dei pazienti afferma che si sente sod-disfatto se a svolgere l’igiene inti-ma è un operatore con il quale ha unabuona affinità ed è dello stesso ses-so, mentre è soddisfatto solo nel 48%dei casi se non conosce l’operatore,anche se dello stesso sesso.Mentre l’infermiere sembra aver su-perato la concezione di desessua-lizzazione della relazione infermie-re–paziente come descritta da Maynel 1991, infatti il 33% dichiara cheè più imbarazzante eseguire l’igie-ne intima su un paziente dell’altro

16 Attualità/Primo piano 1/2012 IPASVI - Firenze Obbiettivo

Figura 2 – Le situazioni che invadono l’intimità

sesso (vs. il 6% dello stesso sesso),per i pazienti ed i familiari sembraancora valere l’idea dell’infermie-re “asessuato”: nessun familiare pen-sa che il loro caro possa provare ver-gogna ad essere lavato dal perso-nale dello stesso sesso e il 44% deipazienti dichiara di provare dis-agio/vergogna durante l’igiene in-tima sia che l’operatore sia dellostesso sesso che di un altro sesso.Inoltre, per quanto riguarda il fat-to di assistere ai bisogni fisiologi-ci del paziente, per il 100% deglioperatori è un invasione dell’inti-mità, lo è per il 55% dei pazienti esolo per il 17% dei familiari. Anchela presenza di una terza persona du-rante i bisogni fisiologici viene vi-sta come un’intrusione dalla mag-gior parte degli operatori, da moltipazienti e da nessun familiare. Que-sto fa pensare ad una visione dis-taccata che il familiare ha del suocaro, quasi lo consideri solo un ma-lato, da affidare completamente amani esperte senza tenere conto del-le possibili emozioni.Il familiare sembra avere una vi-sione del paziente privo di emozio-ni nelle situazioni di assistenza e cu-ra, come emerge in particolare nel-l’assistenza durante i bisogni fisio-logici.Da non tralasciare è il dato che qua-si metà degli infermieri (47%) di-chiara di sentirsi affettivamente neu-tro durante l’assistenza al paziente.Questo ci sembra un dato rilevan-te che potrebbe indicare un atteg-giamento di difesa che richiedereb-be un’analisi più approfondita. Infine per quanto riguarda le situa-zioni di disagio (Figura 3) vediamoche la nudità imbarazza il pazienteprincipalmente di fronte ai suoifamiliari, a seguire i medici, gliinfermieri e per un 4% si sente im-barazzato di fronte a tutti; comun-que il 37% dei pazienti non provaimbarazzo di fronte a nessuno.Gli operatori quindi sembrano va-lutare in modo più critico la qualitàdell’assistenza rispetto al pazientee ai familiari e sembrano avere ti-more ad invadere troppo l’intimitàdei pazienti che, sebbene ricoveratiin Terapia Intensiva, si sentono par-

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te attiva nelle relazioni. Il familiaresembra avere una visione del pazienteprivo di emozioni nelle situazioni diassistenza e cura, quasi lo considerisolo un malato, da affidare comple-tamente a mani esperte.

ConclusioniIl presente lavoro ha cercato di met-tere in risalto e di capire moltepliciaspetti che si vengono a creare tra lepersone coinvolte nella relazione dicura/assistenza nella realtà della Te-rapia Intensiva dell’Ospedale di San-ta Maria Nuova di Firenze.Alla base dell’assistenza c’è la re-lazione di cura tra il paziente e unteam di professionisti, ma non me-

no importanti sono i parenti e il ruo-lo diretto ed indiretto che questi eser-citano sul proprio caro e sugli stes-si operatori sanitari. In questo studio sono state messe inevidenza alcune delle dinamiche chesi vengono a creare tra i protagoni-sti coinvolti nella cura e nell’assi-stenza con lo scopo di facilitare unamaggiore consapevolezza dei pro-pri interventi e delle ripercussioniche questi hanno sui pazienti.Il presente progetto di ricerca sul-l’Intimità in Terapia Intensiva si pre-figge, attraverso i dati emersi dallostudio, di rilevare il significato e l’im-plicazione delle pratiche e consue-tudini che ruotano attorno al pro-

Obbiettivo 1/2012 IPASVI - Firenze Attualità/Primo piano 17

Figura 3 – L’imbarazzano del paziente di fronte agli altrinelle situazioni di disagio

cesso di cura, per tornare a rivol-gersi all’assistenza con una coscienzamaggiore della natura umana, delsuo rispetto e del significato pro-fondo del prendersi cura.I dati raccolti in questo studio sem-brano essere molto favorevoli a con-fermare che e’ possibile e dovero-so intraprendere il percorso del-l’intimità in Terapia Intensiva, inol-tre confermano che, seppur scon-tata, la comunicazione rimane unprerequisito fondamentale per in-crementare l’intimità. Inoltre la pre-senza dei familiari in reparto mi-gliora la qualità della cura e del-l’assistenza e questo è in pienoaccordo con il nuovo modello or-ganizzativo delle Rianimazioni aifamiliari, con orari più flessibili epiù opportunità di relazione con iprofessionisti sanitari.Questi sono solo alcuni dei dati rac-colti attraverso i questionari, i ri-sultati comunque mostrano un qua-dro complesso delle interrelazionitra i tre gruppi, operatori pazientie familiari, perciò richiedono un’ul-teriore ricerca, magari coinvolgen-do altre Terapie Intensive, al fine dicreare un modello di intimità cheporti ad un miglioramento della qua-lità dell’assistenza.

La crisi logora la salute: 6 italianisu 10 eseguono meno esamiI risultati di un sondaggio promosso in collaborazio-ne con la Simg. Cricelli: “L’impatto delle difficoltàeconomiche è forte. Le persone si sentono più stres-sate del passato. No a ulteriori tagli indiscriminati aiservizi sanitari”.Il 79% degli italiani ritiene che la crisi possa minare la salu-te e il benessere. Il 59% fa meno esami e visite mediche, il29% avverte maggiormente lo stress lavorativo e il 12% vameno in ferie. È quanto emerge dal sondaggio promosso da“Il ritratto della salute”, il primo quotidiano on line intera-mente dedicato alla prevenzione con il bollino della SocietàItaliana di Medicina Generale (Simg). Al questionario hannorisposto 2916 cittadini.“Come medici di famiglia – ha commentato Claudio Cricelli,presidente Simg - riscontriamo il problema emerso dal que-stionario. Le persone fanno meno esami per colpa della crisi.Per oltre il 70% il medico di famiglia rimane il punto di rife-rimento. Ci capita sempre più di dialogare con i nostripazienti non solo di temi medici ma anche di gestione dellavita quotidiana”.

L’impatto della crisi economico-finanziaria sulla salute èforte: le persone si sentono più stressate e meno in formarispetto a qualche anno fa, sono costrette in molti casi arisparmiare sulla spesa alimentare più appropriata anchemangiando meno frutta e verdura, diventate un lusso perpochi.“Le difficoltà finanziarie – ha proseguito Cricelli – non devo-no tradursi in un taglio indiscriminato dei servizi sanitari. Leultime manovre finanziarie hanno inciso profondamente sullivello dell’assistenza e si preannunciano nuovi aggravi, sitratti o meno di ticket. Anche i provvedimenti della spendingreview rischiano di compromettere ulteriormente la qualitàdelle cure. La risposta della Simg è investire in appropriatez-za e innovazione. Oggi la medicina generale deve semprepiù farsi carico delle carenze del sistema come testimoniatodai dati del nostro Centro di Ricerca Sissi. Ciascuno di noi –ha concluso Cricelli – è responsabile della salute di unamedia di 1.114 assistiti e ci sono oltre 25 milioni di malaticronici cui dobbiamo garantire continuità di cura per rico-veri e prestazioni inutili: oggi una parte degli esami diagno-stici potrebbe essere razionalizzato con un risparmio di risor-se da reinvestire in altri settori critici dell’assistenza”.da www.quotidianosanità.it 19 giugno 2012

dalla rassegna stampa

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Lucia Salvadori

Può capitare nella vita profession-ale, di vivere situazioni che portanoad incorrere in errori o a vivere di-namiche che scaturiscano in conflittidi varia natura. Sono casi che mi-nano pesantemente la serenità dellapersona, la costringono spesso alunghissimi e costosi iter legali cheil Professionista affronta di solito inmaniera del tutto solitaria. Per questomotivo, e per offrire supporto ed ac-compagnamento al professionistaiscritto al Collegio, nel 2007 è natoall’interno del Collegio IPASVI Firen-ze il Gruppo Responsabilità Profes-sionale, formato di Infermieri conMaster in “Metodologia e analisidella responsabilità professionalenell’area infermieristica” che, dal2007 al 2011, ha analizzato e gesti-to 370 casi presentati da Infermieriiscritti, addivenendo nella stragrandemaggioranza dei quali, alla soluzionesenza ricorrere al coinvolgimentodell’Avvocato. Dal 2010 con l’em-anazione del D.Lgs n.28 è nata un’al-tra forma di ADR (Alternative Dis-pute Resolution): la MediazioneCivile e Commerciale.Tra le novità introdotte dal D.Lgs n.28/2010, approvato il 4 marzo 2010dal Consiglio dei Ministri in attua-zione di quanto disposto dall’art 60della Legge 69/2009 in materia di“Mediazione finalizzata alla conci-liazione delle controversie civili ecommerciali”, quella che più davicino riguarda la professione in-fermieristica è il ricorso obbligato-rio alla mediazione nei casi di con-tenzioso civile, ovvero quando l’in-fermiere viene citato in giudizio perdanni per responsabilità civile pro-fessionale.L’obbligatorietà dell’aver effettua-to un tentativo di mediazione si ma-nifesta nel fatto che il ricorso alla

mediazione sarà imposto dal Giudi-ce qualora non fosse stato espletatoprima di rivolgersi al tribunale.Per mediazione civile si intende quel-la attività svolta da un terzo imparzialee finalizzata ad assistere due o piùsoggetti sia nella ricerca di un ac-

cordo amichevole per la compo-sizione di una controversia, sia nel-la formulazione di una proposta perla risoluzione della stessa.La mediazione (o conciliazione), faparte delle cosiddette “procedure diADR” (Alternative Disputes Res-olution), cioè di quelle questioni didiritto che vengono risolte attraver-so un percorso conciliativo e che ten-dono all’utilizzo minimo di risorseeconomiche ed umane per larisoluzione della controversia.Il ruolo di gestione dei procedimentidi mediazione è assegnato agli “or-ganismi di mediazione”, strutture or-ganizzative che, dopo la valutazio-ne del Ministero della Giustizia, ven-gono registrati all’apposito RegistroMinisteriale degli organismi. Essiprovvedono a supportare e gestirel’intera procedura di mediazione at-tribuendo ad ogni disputa il media-

18 Collegio 1/2012 IPASVI - Firenze Obbiettivo

La Mediazione civiletore competente ad agevolare il rag-giungimento dell’accordo (nel ca-so di IPASVI non è necessariamenteun infermiere). Per quanto riguar-da l’ambito d interesse del CollegioIPASVI, c’è da ricordare che il D.lgs28/10 art 19 dice che “I consigli degliordini professionali possono isti-tuire, per le materie riservate allaloro competenza, previa autoriz-zazione del Ministero della gius-tizia, organismi speciali, avvalen-dosi di proprio personale e utiliz-zando locali nella propria disponi-

bilità”. Il collegio IPASVI di Firen-ze sta predisponendo la documen-tazione e l’organizzazione neces-saria ad istituire un proprio Or-ganismo di Mediazione. L’Organ-ismo di mediazione di IPASVI Firen-ze, che nascerà entro l’anno, avràl’obiettivo di accompagnare tutti gliInfermieri che si dovessero trovarenelle condizioni di essere citati ingiudizio per danni per responsabil-ità professionale, o che si trovasseroad essere loro a dover chiedere diaccedere al servizio per controver-sie di natura civile professionale neiconfronti di colleghi, istituzioni outenti, verso la soluzione della con-troversia senza dover accedere alleprocedure legali. Tra le caratteris-tiche salienti della procedura di Me-diazione possiamo citare il fatto chele parti non sono tenute ad essereaccompagnate da un avvocato, che

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il procedimento avrà termine entro120 giorni dal suo avvio e che le spesedi Mediazione sono contenute, sta-bilite per legge in base al valore delcontenzioso e le parti ne vengonoa conoscenza ancor prima di iniziarela Mediazione. Le parti quindiconoscono quello che sarà il loro im-pegno economico ancora prima diiniziare la procedura. L’elemento piùimportante però è forse quello del-la reciproca soddisfazione: nella pro-cedura conciliativa non ci sono névinti né vincitori, ma le parti saran-no entrambe appagate dalle reci-proche concessioni. L’efficace operadel mediatore, rende facile il dialo-go tra le parti, agevola la discussione,la rende pacifica e costruttiva sul-l’oggetto del contrasto, permettedi individuare e esaminare minuta-mente tutte le molteplici e possi-bili soluzioni del conflitto. Il medi-atore ascolta le parti congiuntamentee, se necessario, anche in sessioniseparate, finché non viene delimi-tata la zona della possibile intesa, e

tutte le ipotesi in cui si può tradurrel’accordo. Una volta raggiunto unaccordo delle parti, viene steso iltesto finale dell’intesa. Fanno partedell’organismo “mediatori” profes-sionisti di varia formazione e di di-verse branche, di modo che sia garan-tita l’individuazione di un espertoadeguatamente preparato per ognigenere di conflitto.La Mediazione avviene in  un climadi collaborazione, i partecipanti al-la mediazione sono garantiti dallariservatezza del procedimento, chesi svolge in modo strettamente pri-vato e confidenziale. Nessun dato riguardante la parteci-pazione alla mediazione verrà maireso pubblico, neanche in caso chela procedura fallisca. Grazie alla me-diazione le parti possono raggiun-gere il risultato di un accordo, chesia quanto più vantaggioso per en-trambe, il tutto equamente. Tale ac-cordo diviene vincolante ed esecu-tivo, se fatto omologare del Presi-dente del Tribunale.

Obbiettivo 1/2012 IPASVI - Firenze Collegio 19

Collegio IPASVI-FI

Organi istituzionali2012-2014

CONSIGLIO DIRETTIVO

Danilo MassaiPresidente

Mariangela CastagnolV. Presidente

Cecilia PolliniSegretaria

Luisella LittaTesoriere

Abukar Aweis MohamedFederico BacciLuca BartalesiMichela CamporealeGianfranco CecinatiRoberto GalliSergio PicciniLucia SalvadoriMauro SpottiPatrizia Terrosi 

COLLEGIO REVISORI DEI CONTI

Anna CiucciarelliPatrizia MondiniLuca PietriniEnrico Dolabelli

Aree d’intervento /gruppi di lavoro

Oltre all’assunzione di responsa-bilità che la norma assegna ai com-ponenti del Consiglio Direttivo eal Collegio dei Revisori dei con-ti, in termini organizzativi sonostati attivati commissioni a cui èstato affidato il compito di defi-nire un piano d’attività per speci-fiche aree d’intervento che con-tiamo di definire meglio anche at-traverso il contributo di tutta lacomunità professionale.Al momento sono attivi gruppiche si occupano delle aree elen-cate nella tabella a pag 24.Maggiori informazioni e dettaglisu www.ipasvifi.it

La redazione informa

Le riviste del Collegio IPASVIFI, da domani soltanto onlinePreso atto delle decisioni governative di abolire ogni tipo di convenzio-ne per le spedizioni in abbonamento postale delle riviste ordinisticheche pertanto passano a tariffa piena, ci vediamo costretti per non grava-re sulle casse dell’Ente a sospendere al momento la spedizione dellenostre riviste “Obbiettivo Professione infermieristica “ e “ Dispatch” cheda domani saranno distribuite in cartaceo presso i presidi sanitari e frui-bili online dalla sezione download del sito www.ipasvifi.it , che prossi-mamente sarà ulteriormente potenziato con maggiori informazioni esettori dedicati al cittadino.Certi della vostra comprensione rimaniamo a disposizione per ulteriorichiarimenti.

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20 Collegio 1/2012 IPASVI - Firenze Obbiettivo

Secondo quanto definito dalla Legge 2/2009, art.16al comma 71 “I professionisti iscritti in albi ed elen-chi istituiti con legge dello Stato comunicano airispettivi ordini o collegi il proprio indirizzo di postaelettronica certificata o analogo indirizzo di postaelettronica di cui al comma 6 entro un anno dalladata di entrata in vigore del presente decreto. Gliordini e i collegi pubblicano in un elenco riservato,consultabile in via telematica esclusivamente dallepubbliche amministrazioni, i dati identificativi degliiscritti con il relativo indirizzo di posta elettronicacertificata”.La scadenza a cui si riferisce era quella del novem-bre 2009, per cui i professionisti che non abbianoancora provveduto, risultano di fatto inadempientiall’obbligo di legge. Per offrire un aiuto a quanti non siano ancora riusci-

ti ad ottemperare a quanto previsto, il CollegioIPASVI di Firenze, tramite una convenzione in attotra la Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI edun provider di PEC identificato dalla Federazionestessa, mette a disposizione gratuitamente ai propriiscritti la fornitura di una casella di Posta ElettronicaCertificata personale.Per ottenere tale casella PEC gli iscritti interessatidovranno far pervenire alla Segreteria del Collegio ilmodulo apposito (scaricabile anche dal sitowww.ipasvifi.it) firmato in originale con allegata lacopia di un documento d’identità in corso di validità.Un’opportunità non compresa dagli iscritti, che adoggi soltanto in 300 circa hanno richiesto l’atti-vazione PEC [email protected] .Il Collegio di Firenze rinnova l’invito a fruttare l’oc-casione.

Casella Posta Elettronica Certificata per gli iscritti al Collegio di Firenze

Nel 1970 Elisabeth Kùbler Ross elabora un modello a cinquefasi, uno strumento che permette di capire le dinamiche men-tali più frequenti della persona a cui è stata diagnosticata unamalattia terminale. Negazione, rabbia, contrattazione o patteg-giamento, depressione e acccttazione sono i termini riassunti-vi di queste fasi che il malato attraversa nel suo percorso dimalattia.Proiettati nel mezzo di queste fasi, oltre al Medico, si trovanodelle figure che consideriamo minori ma che sono invece ilcontatto più costante e diretto che il malato ha con le strutturesanitarie che lo affiancano in questo percorso.Sono gli infermieri o le infermiere, fra i quali i più diretti inte-ressati sono oggi gli Assistenti Domiciliari. Questo libro rac-conta alcune storie in cui possiamo cogliere l'essenza del lorolavoro sul piano umano e professionale, con tutti i dubbi, lefragilità e la forza interiore che questi addetti quotidianamen-te incontrano cercando di alleviare, per quanto possibile, lesofferenze dei loro pazienti e dei familiari.Un’opera che nel tempo li trasforma in loro compagni con iquali percorrere un tratto, anche se l'ultimo, del “camminodella vita”.

Anna Maria Ferro, infermiera diplomata, dal 1986 forma la sua esperienza in una struttura ospedaliera pubblica. Nel 2004 passa all'assi-stenza domiciliare. Per interesse personale acquisisce pratica in tecniche non convenzionali quali massaggio antistress Californiano, riflesso-logia plantare e massaggio Ayurvedico. Acquisisce le nozioni fondamentali sui Fiori di Bach e sui Fiori Californiani.Monica Balzani, infermiera diplomata, si specializza conseguendo il certificato di Abilitazione a Funzioni Direttive nell'AssistenzaInfermieristica. Dal 2002 presta opera infermieristica in Assistenza Domiciliare. Nel 2008 si diploma in Counseling.

Per saperne di più: www.ipasvifi.it Per richiedere il libro [email protected]

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Lucia Settesoldi

Fatti di cronaca cruenti e reiteratinel tempo hanno riaperto al dibatti-to sociale la questione della violen-za sulle donne e con essa la consa-pevolezza che la violenza nellerelazioni di fiducia che appare suimezzi di comunicazione è solo lapunta dell’iceberg. L’emersione delfenomeno è stata fin dall’inizio unodegli aspetti più problematici inquanto collegata alla disponibilitàdelle donne a denunciare all’ auto-rità giudiziaria la violenza vissuta.La difficoltà alla denuncia da partedella vittima era ed è determinatada molteplici fattori, tutti associatialla natura stessa di questo tipo diviolenza: un livello individuale in -nanzitutto, caratterizzato da isola-mento della vittima, da fragilità psi-cologiche, che spesso portano anegare l’evento, da modalità evitan-ti come modello di interazione conla realtà; un livello interpersonale,in cui prevalgono modelli di rela-zione basati sul potere, sull’uso esul controllo dell’altro. A questi fat-tori se ne possono aggiungere altrideterminati dall’ambiente: l’even-tuale tolleranza sociale dei compor-tamenti violenti, fatto questo cheabbassa i livelli di inibizione dell’a-busante, e un livello comunitariopiù ampio, che può essere caratte-rizzato da una popolazione eteroge-nea priva di elementi di coesionesociale. Quindi non sempre le vittime di vio-lenza riescono a chiedere aiuto di-rettamente e spesso alle difficoltàdella vittima si sono aggiunte anchedifficoltà emotive degli operatori(timore di entrare in contatto con laviolenza, timore di essere intrusivi,ecc.). In ogni caso una volta perce-

pito il problema è difficile valutar-ne il livello di pericolosità.Nella nostra Regione negli ultimianni abbiamo dati più consistenti,presumibilmente determinati nontanto da un effettivo aumento del nu-mero dei casi, quanto dall’ emer-sione del fenomeno soprattutto infasce sociali specifiche, infatti duedonne su tre che chiedono aiuto so-no di nazionalità italiana e hanno untitolo di studio medio alto. Un in-cremento della propensione alla de-nuncia oltre che dalla scolarità è de-terminato anche dal fatto che ci sia-no figli che assistono alle aggres-sioni. I bambini sono le altre vitti-me degli abusi domestici sulle don-ne: testimoni involontari della vio-lenza possono provare paura, ango-scia, scarsa autostima, difficoltà direlazione con i pari. Dove c’è unmaltrattamento della madre è sem-pre presente un maltrattamento psi-cologico sui figli.Gli effetti della violenza domesticanon si esplicano solo all’interno delnucleo familiare ma hanno anche uncosto economico e sociale (giorni diassenza dal lavoro della persona abu-sata, comportamenti non socialmentecompatibili delle persone coinvol-te, affido di minori, impegno di ri-sorse sanitarie e giuridiche). Nel tempo è sorta la consapevo-lezza che la quantificazione e qua-lificazione del fenomeno resta ri-duttiva se si ha come punto di rife-rimento solo la casistica che affe-risce all’autorità giudiziaria. Per“rendere visibile l’invisibile” è sta-to necessario spostare il focus sul-l’accesso al servizio sanitario, per-ché spesso la vittima ha bisogno dicure e perché purtroppo spesso ilpercorso della donna si esaurisce alpronto soccorso.

La professione infermieristica puòdare e sta dando un contributo no-tevole alla valorizzazione dei per-corsi di aiuto in particolar modo al-la rilevazione della violenza e al-l’accoglienza della donna. Una don-na impiega 9-10 anni per uscire daun contesto di violenza domestica espesso l’infermiere è il primo ope-ratore che viene a contatto con que-sta realtà sulle ambulanze del 118,nelle stanze di triage dei pronto soc-corso.Le iniziative che vedono la profes-sione infermieristica coinvolta so-no molteplici : il progetto CodiceRosa nato a Grosseto, cioè la crea-zione di un gruppo di lavoro multiprofessionale che dà un concretoaiuto alle vittime di violenza; la ri-cerca narrative based “Ascoltare ilsilenzio” del Centro di Eccellenzaper la Cultura e la Ricerca Infer-mieristica di Roma; la trattazionedel problema in alcuni Master di in-fermieristica forense; l’organizza-zione di momenti di confronto co-me il Seminario nazionale “Donna,Violenza, Salute” (24 maggio 2012,Palazzo Bastogi) promosso dal CNAIe dal Coordinamento italiano dellaLobby Europea delle Donne. Ma occuparsi delle peculiarità sa-nitarie dell’universo femminile noncoinvolge solo i casi di maltratta-mento e violenza. L’approfondi-mento di questo problema portaalla consapevolezza della diversitàdell’universo femminile: ad una ri-chiesta ferma e doverosa di paridiritti e di pari opportunità corri-spondono, senza scendere in pre-giudizi sessisti, bisogni diversi ori-ginati da diversità fisica ed emoti-va, da richieste familiari e sociali di-verse. La sperimentazione farmacologica

Obbiettivo 1/2012 IPASVI - Firenze Approfondimenti 21

L’altra metà del cielo

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22 Spazio etico 1/2012 IPASVI - Firenze Obbiettivo

La nostra realtàGruppo di studio “Spazio etico”Agenzia per la Formazione AUSL 11 Empoli

Parlare di salute significa evocareuna serie di immagini ed associazioniche hanno quasi sempre connotazionimolto personali. L’alterazione di ciòche ognuno percepisce come saluteriporta all’idea di ostacolo per la per-sona che impedisce il “normale” svol-gimento delle attività di vita quoti-diana. L’insorgenza di una malattiarivoluziona in tutto e per tutto l’as-setto della vita di ciascuno con va-riazioni che vanno dalla semplicemodifica, alla sospensione, alla pre-clusione. Quest’evento genera la sensazionedi privazione della libertà, limita-zione all’agire e al realizzare. La so-cietà nella quale viviamo ha palesa-to e reso capillare il proprio punto divista sull’idea di salute, malattia,libertà e privazione.

Gli esempi sono molteplici; l’uomodella strada orienta il proprio pen-siero sulla base di quello che vienecostantemente ripetuto: l’allarmismorispetto alle influenze stagionali adesempio; miriadi di spray, fumi, goc-ce, compresse, aerosol per non sen-tire pruriti intimi, mal di schiena, maldi testa, dolori mestruali. Nessun se-gnale del nostro corpo può essereascoltato ma deve essere, almenotemporaneamente, eliminato per per-mettere alla nostra libertà di non ave-re barriere. Fine esatto dei media quel-lo di promuovere un modello unicodi salute a tutti i costi. Proviamo a guardare la televisione

Come si presenta la società in cui lavoriamo? Qualidifficoltà ci pone in quanto professionisti sanitari?

per cinque minuti; i cinque minutidei consigli per gli acquisti influen-zano la condotta e generano un si-stema di significati e di negazionimolto precisi. Osservare questi mo-menti significa rendersi conto di co-me concetto di salute e benessere sia-no stati sovrapposti; circa il 70 % deimessaggi pubblicitari riguardano lasalute o meglio l’idea univoca di sa-lute: prodotti di bellezza, cibi diete-tici, detergenti, disinfettanti per unideale irraggiungibile per i più. La standardizzazione del concetto disalute che decanta l’eterna giovinezzache strizza l’occhio all’ossessionedell’uomo per l’immortalità comeaccennato alimenta credenze, ge-nera comportamenti, modifica le esi-genze, aumenta le pretese. Il ruolo dei sanitari in questo sensodovrebbe esercitare il proprio corpusdi conoscenze e competenze non so-lo nell’ambito delle applicazioni tec-niche e cliniche ma acquisire ancheconoscenze socio-antropologiche chepermettano e facilitino l’interpreta-zione di questi fenomeni. Il mondodi chi opera in salute non può esseresemplicemente “asservito” al ca-priccio e all’illusione che la nostrasocietà alimenta; ma la propria vo-cazione culturale può e deve servi-

effettuata quasi esclusivamente sumaschi adulti, la diversa prevalen-za rispetto al genere maschile di al-cune patologie come la depressio-ne, la maggiore incidenza delleinterruzioni volontarie di gravidanzanelle donne immigrate, questo e al-tro ancora costituiscono i temi del-la Medicina di genere.La domanda che in questa sede ciponiamo non è se esiste un “Nur-sing di genere” perché lo riteniamonei fatti, ma quali caratteristiche ha,quali competenze richiede, qualispecificità di bisogni caratterizzal’assistenza a pazienti donne e an-cora questa specificità in cosa si dif-ferenzia e in cosa è contigua all’as-sistenza ad altre fasce deboli dellapopolazione?Per dare risposte a questi quesiti èimportante attingere alle esperien-ze degli operatori sanitari, alle opi-nioni dei professionisti, alla ri-cerca. Anni fa mi sono imbattuta inuna frase di una importante epide-miologa fiorentina che affermava,cito a memoria, che “l’epidemio-logia dà un volto ai numeri”, nelsenso che rende visibili bisogni,problemi e diritti di persone/grup-pi/popolazioni e che mi rivelò im-provvisamente il senso di una di-sciplina. In seguito attraverso unvideo che era sintesi di una ricercaqualitativa e che riportava testi-monianze di donne operate di tu-more al seno, constatai che l’inda-gine qualitativa dava una voce aquesti volti.Per tutti i motivi sovraesposti mifa piacere che la rivista di una pro-fessione in gran parte declinata alfemminile abbia accettato la pro-posta di riservare uno spazio sta-bile a questi temi e sempre per que-sti motivi questa pagina ha un ti-tolo antico, bello e sempre attuale.

L’altra metàdel cielo

… miriadi di spray, fumi, goc-ce, compresse, aerosol per nonsentire pruriti intimi, mal dischie na, mal di testa, dolorimestruali.

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re a riportare in contatto la personache si trova di fronte ad un’ altera-zione della salute, indipendentemen-te dalla gravità, al concetto del tem-po necessario alla cura, al senso dellimite e al concetto della finitezza del-la vita. Il discorso sulla malattia, il doloree la morte (fisica e sociale) è diven-tato un tabù; l’approccio è dicoto-mico: la sovraesposizione o l’occul-tamento. La mistificazione di questieventi riguardanti la vita produce ef-fetti contrastanti; trattare il discor-so su queste tematiche è capitale perla persona per comprendere cosa èpossibile e necessario fare per af-frontare una terapia, una riabilita-zione o la fase terminale di una ma-lattia. Questo essenzialmente signi-fica “l’umanizzazione delle cure”:permettere una riflessione profon-da da parte di chi sul momento è ilpaziente di valutare le implicazionidelle scelte e l’impatto che questeprodurranno sul proprio contesto giàdel tutto scompaginato dalla malat-tia. L’umanizzazione delle cure si-gnifica addentrarsi, senza intenti vo-yeuristici, nelle implicazioni sul-l’esperienza biografica della malat-tia e non solamente su quelle biolo-giche. Questo tipo d’osservazione dàper scontato, naturalmente , la pos-sibilità di accesso alle migliori pos-sibilità terapeutiche, curative e ri-abilitative; e la tutela di chi erogaquesti servizi.

L’approccio degli operatori sanitarideve essere alla persona, non alla ma-lattia, non solo al problema. Quoti-dianamente un’individualità immer-sa nella solitudine della propria espe-rienza si presenta a noi: in quel mo-mento ogni nostro comportamento ècruciale. Tutto questo richiede unaforte presenza a se stessi per quantoconcerne gli operatori sanitari; l’e-sercizio di ogni professione non puòabbandonarsi alla deriva tecnicisticae puramente procedurale, almeno que-sti aspetti vengono dati per scontati.Il punto è la creazione di valore nelprocesso di cura; l’accoglienza, l’ac-

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Sanità USAuna svolta epocale

La decisione della Corte Suprema del28 Giugno che da il via libera alla ri-forma sanitaria Obama determineràuna svolta per tutti i cittadini ameri-cani che fino ad oggi non hanno po-tuto permettersi una polizza per l’as-sistenza sanitaria. L’imposizione le-gislativa troverà riscontro con l’in-troduzione di una tassa a coperturadell’assistenza sanitaria ad oggi fa-coltativa e a discrezione delle com-pagnie di assicurazione. da www.quotidianosanita.it

Obama carePer la Corte Suprema lariforma è costituzionaleLa Corte Suprema ha deciso sulla co-stituzionalità dell’obbligo imposto pertutti gli americani di stipulare una po-lizza di assicurazione sanitaria penauna multa. “La Costituzione – dice laCorte – permette tale tassa, non è no-stro compito di proibirla o di valutar-ne la ragionevolezza o equità” […]28 giugno 2012

mancanza propria con la mascherafredda del distacco della professio-nalità…

Gli ambienti della cura trasudano do-lore, incertezza, incredulità, sensodi impotenza. Gli operatori sanitarinon hanno poteri sovrannaturali perpoter stravolgere la vocazione di que-sti spazi (peraltro sempre più angustie “razionalizzati”): reparti, ambulato-ri, sale operatorie hanno una loro fun-zione necessaria e destinata; ma la crea-zione di un ambiente accogliente, si-curo, responsabile e consapevole nelquale la persona possa essere accom-pagnata nel percorso di cura è dovero-so da parte del personale sanitario e delpersonale di funzione organizzativa.Non si possono accorciare i tempi dicura, non si può far sparire la malattiama rendere il percorso più fluido, si persdoganarsi dall’idea di “presa in cari-co” ad un più responsabile e proprio“stare accanto”.

L’approccio degli operatorisanitari deve essere alla per-sona, non alla malattia, nonsolo al problema…

Gli operatori sanitari non han-no poteri sovrannaturali per po-ter stravolgere la vocazione diquesti spazi…

compagnamento, la relazione, ilsostegno e anche il silenzio. Il tecni-cismo si è impadronito oltre che del-le manovre anche del discorso sulprocesso di cura: efficienza, pro-fessionalità, efficacia, serietà, ap-propriatezza, standard, criterio, be-ne, male... Parole che evocano cer-te rigidità, certi comportamenti. Giàma quali sono in particolare? Nessunlo sa! Perché per ciascuno di noi, ope-ratore o utente rivestono significati,in molti casi, anche opposti. “Un mondo ordinato è un mondoin cui “si sa come procedere” (ov-vero che è lo stesso, si è in grado diindividuare con certezza il modo diprocedere); è un mondo in cui si è ingrado di calcolare la probabilità diun evento e incrementare o ridurrequella probabilità; un mondo in cuii legami tra determinate azioni re-stano in linea di massima costanti,cosicché possiamo contare sul fattoche i successi del passato ci farannoda guida per quelli futuri. In virtùdella nostra capacità mnemonica edi apprendimento, abbiamo grandeinteresse a mantenere l’ordine delmondo. Per la stessa ragione perce-piamo l’ambivalenza come un dis-agio e una minaccia. L’ambivalen-za complica il calcolo degli eventie confonde la rilevanza dei modellid’azione memorizzati. […] In una situazione ambivalente nes-suno dei modelli appresi è quello giu-sto, ovvero se ne potrebbe applicarepiù di uno; comunque sia, ciò che nerisulta è un senso di indecisione, diindecidibilità, e dunque la perdita dicontrollo. Le conseguenze dell’a-zione diventano imprevedibili, e lacasualità, che si supponeva annul-lata dallo sforzo di strutturazione,sembra tornare alla ribalta senza es-sere stata invitata” Z. Bauman, 2010. Modernità e am-bivalenza, Torino: Bollati Boringhieri Il rapporto di esseri umani con altriesseri umani ha poco a che fare conuna sequenza di azioni ma risiedemolto più nei modi in cui queste azio-ni vengono intraprese; banalmenteci convinciamo di essere in grado disospendere i giudizi di valore, ecome qualità di base richiesta la “pro-fessionalità”; facile dissimulare una

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Area Partecipanti Referente Fine/scopo/obbiettivi

Area sistema formazione e accreditamentoECM

A. Ciucciarelli, M. Castagnoli, L. Litta, L. Innocenti.

Lucia [email protected]

predisporre un "sistema formazione" in grado di mettere a disposizione dei propri iscritti una offerta formativa accessibile, accreditata, aggiornata,pertinente. comprendente anche metodologie FAD.

Area partecipazione Tutti i menbri del Consiglio direttivo e Collegio Revisori dei conti.

Roberto. Gallirgalli@hotmail

Essere presenti nei luoghi di lavoro. Stimolare/favorire la partecipazione degli iscritti alla vita del Collegio

Area comunicazionee informazione

L.Salvadori, A. Ciucciarelli, N. Scalabrin, L. Giovannoni, L. Settesoldi, L. Magnani. Webmaster: E. Dolabelli

Luca. Bartalesi promuovere l’immagine dell’Ente sostenendo e implementando i canali comunicativi da e verso l’Ente sia per la comunità professionale che per i cittadini; curare la redazione delle

Circolo Aretè GF. Cecinati, L. Litta, A. Ciucciarelli, D. Calamassi, P.Terrosi, S. Gensini, P. Tanzini,

[email protected]

perseguire il miglioramento continuo nella nostra professione con scopo di far avvicinare gli iscritti al collegio attraverso iniziative formativo/professionali che non escludono un arricchimento culturale utilizzando anche forme di comunicazione creativa.

Area ricerca L.Litta,Daisy Bertarelli, Gianfranco Cecinati, Antonio Gant,Lorenzo Giovannoni, Luisella Litta, Enrico Lumini, Lucia Magnani, Laura Rasero, Mauro Spotti.

[email protected]

Promuovere e disseminare la metodologia della ricerca e l’uso delle buone pratiche nell’ambito clinico assistenziale, manageriale e formativo.

Area infermieri stranieri e PuntoAscolto

A. Agostini, A. Lupu, A. Moran Cifentes, E. Paradiso, E. Rim, F. Groupsan, G. Zock, I. L. Florescu, P.R.Carenoiu, K. Virag

M. A. Abukar Accogliere gli infermieri comunitari e non comunitari, creando un collegamento in rete tra collegi, aziende pubbliche e private, associazioni libero professionali, agenzie di lavoro temporaneo e cooperative, allo scopo di accompagnarli nell’inserimento del mondo del lavoro, nell’ambiente socio-culturale e formativo.

Area Osservatorio infermieristico politiche ambientalie territorio (OIPAT)

B. Bartolini, B.Borri, M. Della Fonte, L.Giovannini,P. Grassi, E.Nerozzi, P. Pieri,D. Patriarca, G.Giacomelli.

Cecilia [email protected]

Supportare e tutelare gli infermieri dell’area territoriale, ambulatoriale, domiciliare e residenziale, nel rispetto delle varie aree professionali, di supervisionare e monitorare i progetti organizzativi/professionali attivi o in divenire, favorire la crescita culturale nonché offrire una consulenza in ambito giuridico.

area responsabilità professionale in area infermieristica, legalee forense

E. Nerozzi, G. Senes, I.Galli,M.Zanatta

Mariangela Castagnoli Accogliere le richieste degli iscritti su tematiche pertinenti alla responsabilità professionale, in ambito odinistico-disciplinare, amministrativo-disciplinare, civile e penale; promuovere la cultura proattiva all’errore ed alla consapevolezza della tutela personale nella professione infermieristica; assistenza all’eventuale avvio di presa in carico del legale; rispondere alla richiesta di perizie e/o consulenze tecniche

Gruppi di lavoro attivi nel Collegio IPASVI di Firenze