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Numero 127 Luglio 2019 della ECO BRIGNA Bimestrale di informazione religiosa, cultura e attualità L’amore per il bello ci salverà Un Monastero conteso Icone ed Iconostasi Comunioni 2019 Una scuola per 3P La perla nello scrigno È finita la vacanza Zri Zrat - villaggio berbero La lingua francese a scuola Nuova serie - Piazza Umberto I, 22 - 90030 Mezzojuso (PA) - Italia Spedizione in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo

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Numero 127Luglio 2019

dellaECOBRIGNA

Bimestrale di informazione religiosa, cultura e attualità • L’amore per il bello ci salverà • Un Monastero conteso • Icone ed Iconostasi• Comunioni 2019 • Una scuola per 3P • La perla nello scrigno • È finita la vacanza• Zri Zrat - villaggio berbero • La lingua francese a scuola

Nuova serie - Piazza Umberto I, 22 - 90030 Mezzojuso (PA) - ItaliaSpedizione in a.p. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo

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editoriale

di

Don

Enz

o C

osen

tino La nostra è una bella

comunità! “Ripenso aigiorni passati,  ricordo glianni lontani.…” Salmo 77,un ricordo che è fonda-mento per il nostro paese e

sprone a continuare a costruire unmondo migliore. Con orgoglio possiamo ostentare tra-dizioni, artisti, poeti, scrittori, uominiillustri e tanto altro ancora. Nel passa-to siamo stati “faro” per molte coloniealbanesi e ancora oggi sopravvivono,nella nostra realtà, numerose istituzio-ni religiose e numerosissime associa-zioni culturali di vario tipo che ci invi-tano alla contemplazione e all’impe-gno quotidiano per costruire unmondo migliore, un mondo di cui noisiamo custodi non gelosi, ma di cuisentiamo la piena e consapevoleresponsabilità nella missione.Da più di un anno, circostanze sfavo-revoli hanno spinto la nostra

Comunità all’oblio, alla noncuranza,alla mancanza di impegno, alla man-canza di fiducia. Che fare?Ritornando saltuariamente in paese,lontano per motivi pastorali, ritrovouna comunità che stento a riconoscere.Mi sento come la rondine che ritorna aprimavera e non trova il nido lasciatol’anno precedente, distrutto dai“ragazzacci”. Una comunità vivace lanostra, che in passato con i proprieventi e gli appuntamenti culturali ereligiosi riempiva le piazze; ritornan-do quest’estate ho trovato un paesesilenzioso, spento, apatico, con pocavita culturale, quasi tentato da unasorta di “suicidio assistito”. Perché?La comunità ha perso slancio e vitali-tà, ho avuto l’impressione che tuttivivano come i militari asserragliati nelfortino del romanzo il Deserto deiTartari di Dino Buzzati, si scrutal’orizzonte aspettando il nemico, maal contrario, nel nostro caso, il nemico

forse è già alle nostre spalle se nonaddirittura dentro di noi. Uno stupore, il nostro, che però deveaprire la strada al desiderio, all’impe-gno, al coraggio di camminare e lavo-rare insieme nella comunione di inten-ti e di progetti. La nostra deve tornaread essere una comunità audace, capa-ce di scommettere sui giovani, adulti eanziani, ben sapendo che forse com-metteranno degli errori, ma consape-voli che dalla caduta possiamo rialzar-ci e riprendere il cammino per esseresale e luce, luce che farà risplendere laverità e la bontà diventando vitabuona e speranza concreta.Con questo auspicio auguro alla comu-nità di ritrovare l’entusiasmo che ha dasempre caratterizzato la vita comunita-ria e di ritrovare soprattutto quellagioia nello stare insieme, nell’essereuna comunità consapevole e impegna-ta oltre che capace di fare festa, inmaniera allegra e accogliente.

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Per contribuire alle spese di gestione, potete inviare le vostre offerte a Eco della Brigna tramite:BancoPosta: IBAN: IT40 X076 0104 6000 0103 6145 678 - Codice BIC/SWIFT BPPIITRRXXXBanca CARIGE: IBAN: IT53 Z061 7543 0910 0000 0253 480 - Codice BIC/SWIFT CRGEITGG

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L’AMORE PER IL BELLO CI SALVERÀ

Foto D. Figlia

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Sr Stefanina Dorsa, al battesimoCaterina, è nata a Mezzojuso (PA)

il 15.11.1933. Attratta dall’attività ca-ritativa che svolgevano le Basiliane afavore del popolo, maturò la vocazionedi seguire il Signore nella vita religiosa.Entrò in comunità il 1 febbraio 1951,emise la professione religiosa il 2 feb-braio 1954 e quella perpetua il 19 luglio1959. Ha lavorato come infermiera nel-l’ambulatorio comunale di Piana degliAlbanesi e ha insegnato Economia do-mestica e Religione nella Scuola Ma-gistrale di Palermo. Era sempre pronta a venire incontro aibisogni delle consorelle e della comu-nità. Amava e svolgeva con compe-tenza, responsabilità e amore ogni ser-vizio che le veniva affidato: conosceva

bene l’arte del taglio e cucito, e rica-mava anche in oro gli arredi sacri dellachiesa che mostrano esattezza e pre-ziosità. Ha gestito la Scuola dell’Infan-zia di Palermo per molti anni, e si èadoperata con tenacia ad ottenerne laparità scolastica. Ha esplicato l’ufficio di economa ge-nerale della nostra Congregazione conabilità, rettitudine e carità. In tutta lasua vita ha dato esempio di abbandonoalla volontà di Dio testimoniando unafede viva e operosa anche nei confrontidi quanti avevano bisogno di aiuto. Halasciato questa terra il 19 aprile, venerdìsanto, del 2019, e adesso contempla ilvolto radioso di Gesù risorto. Eterna è la tua memoria, sorella no-

stra indimenticabile!

RIPOSANO NEL SIGNORE

Suor Stefanina D’Orsa

P. Partenio Pawlick

Padre Partenio Pawlyck, al secoloPietro, nacque il 30 maggio del

1919 a Buskovice in Ucraina, in gio-vane età subì la pressione russa egiunse a Grottaferrata grazie a P.Daniele Barbiellini che chiamò ungruppo di giovani ucraini per lavorarealla tipografia del monastero. Tra questi giunse anche il fratelloPacomio, nel 1936. Fu uno tra i pochiucraini a studiare e diventareIeromonaco sotto l’abate IsidoroCroce nel 1939. Nel 1941 fu ordinatosuddiacono e in seguito diacono esacerdote nel 1942 per le mani delvescovo Alessandro. Fu insegnante difilosofia presso il seminario minore diGrottaferrata.È rimasto famoso soprattutto per lasua imponente voce da basso, esercita-ta presso il coro di P. Lorenzo Tardonel coro dell’abbazia, andando conesso in molte parti d'Italia e nel mondo

per esibizioni. Fece parte della scuola di miniatura ediconografia del monastero sotto lasapiente guida di P. Gregorio Stassi e,dopo la morte di quest’ultimo, diven-ne lui stesso il direttore della scuola. Di P. Partenio si conservano molteicone e lavori di pittura come adesempio gli stendardi della festa diSan Bartolomeo da Rossano, che ven-gono utilizzati ogni anno. Fino all’etàdi 98 anni è stato perfettamente luci-do, purtroppo l’ultimo periodo lo havisto costretto a letto, fino alla sera del17 Maggio 2019 quando serenamentee confortato dalla comunità ha rag-giunto la casa del Padre, lasciando disé un ricordo indelebile. È stato l'unico monaco in mille anni distoria dell’abbazia a raggiungere quasii 100 anni di età.Eterna è la tua memoria, fratello no-

stro indimenticabile!

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In un periodo e in un contesto, dovetutto sembra smarrito e il domani è

un’incognita, l’unico modo, per deci-frare il presente e progettare il futuro,è riscoprire la nostra identità, attraversolo studio di chi e cosa ci ha preceduto.Prendendo avvio da ciò, ho deciso divoler conoscere uno spaccato di storiadel mio paese, quindi, quale miglioroccasione per far questo, se non quelladi una tesi di laurea. Questa parte distoria, che ho voluto approfondire, ri-guarda il monastero di San Basilio, cheè stata una delle più importanti istitu-zioni di Mezzojuso. Conosciuto anchecon il titolo dell’adiacente chiesa diSanta Maria delle Grazie (successiva-mente Santa Maria di tutte le Grazie),è stato protagonista di una serie di di-spute e liti intercorse tra, i primi monacicretesi e l’ordine dei basiliani, sullagiurisdizione del cenobio, vicende que-ste che ne hanno caratterizzato l’interasua storia. Da chiarire subito che i primimonaci cretesi, come il resto dei mo-naci d’Oriente, non appartenevano anessun ordine religioso, perché questinon esistono nel monachesimo orien-tale. Erroneo è, dunque, riferirsi a que-

sti monaci con il termine di “basiliani”.Con questo nome, invece, s’indicanotutti quei monaci facenti parte diquell’ordine, nato nel 1579 per voleredi Gregorio XIII, che raggruppava tuttii monasteri greci d’Italia e quelli basi-liani di rito latino di Spagna. I basiliani,con il passare del tempo, si uniforma-rono al rito latino, non seguendo più ladisciplina monastica orientale. Questodiverso modo di essere monaci fu lacausa scatenante delle dispute che sor-sero intorno al monastero di Mezzo-juso. Per comprendere l’origine di que-ste liti, però, è necessario evidenziareche a Mezzojuso convivono da diversisecoli due comunità: quella latina equella greco-albanese. La convivenzatra i due popoli non è stata sempre pa-cifica, ma spesso ha portato allo scon-trarsi delle due compagini per affer-mare ognuna la propria supremaziasull’altra. Il monastero nasce, dunque,in un contesto dove si avverte questoscontro tra i greco-albanesi che vo-gliono mantenere la propria identità ei latini che tendono a omologare ciòche è diverso. La storia del cenobio,infatti, s’intreccia con quella delle ori-

gini di Mezzojuso. Su questo argo-mento ci sono due diverse teorie. Laprima sostenuta dalla comunità latina,che vuole il paese fondato dagli arabie poi ripopolato alla fine del XV secolodai greco-albanesi; l’altra, sostenutadalla comunità greca, che vuole il paesefondato dai greco-albanesi, che si stan-ziarono vicino un villaggio arabo ormaidisabitato, del quale utilizzarono ilnome di Mezzojuso. Da queste due teo-rie ne scaturiscono altre sull’antica par-rocchia di Santa Maria di epoca nor-manna. È da qui che la storia delmonastero s’intreccia con quella delledispute sull’origine di Mezzojuso. Ledue comunità di Mezzojuso, quellagreca e quella latina, da secoli si con-tendono la chiesa, affermando l’unache sia l’odierna Santa Maria delleGrazie, dalla quale poi sorse il mona-stero; l’altra che sia la matrice dell’An-nunziata. Ad alimentare il dubbio è lachiesa “della gloriosa Vergine Maria”,concessa ai greco-albanesi nel 1501,perché alcuni la identificano con l’an-tica parrocchia che, rimanendo ai greci,è stata chiamata Santa Maria delleGrazie, altri pensano che, edificata la

Un Monastero conteso

Estratto della tesi di laurea in Scienze Religiose dal titolo

“Monachesimo orientale in Sicilia: il monastero greco-albanese di Mezzojuso”

discussa il 2 luglio 2019 presso la Pontificia Facoltà Teologica di Palermo.

di Alessandro Bisulca

Istituto Andrea Reres dopo il crollo, 1886

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chiesa di San Nicola nel 1520, i greco-albanesi l’abbiano lasciata ai latini.Un’ultima teoria è quella che vede laparrocchia normanna e quella “dellagloriosa Vergine Maria” dei Capitolicome due diverse chiese. Da non di-menticare, infine, che prima della sti-pulazione dei Capitoli, in un atto del1494 del Fallera, si fa cenno a unachiesa dei greco-albanesi. Da tutto ciòsi può comprendere lo sviluppo dellacontesa che nacque nel 1664 tra i mo-naci del monastero di San Basilio el’ordine dei basiliani. La comunitàgreco-albanese di Mezzojuso, infatti,fin da subito dovette far fronte alle di-spute, nate dalla convivenza con la co-munità latina del luogo. Se in un primomomento si trattò di liti a livello locale,in seguito, il loro raggio d’influenza siallargò.Il monastero di San Basilio non fu so-lamente importante per Mezzojuso, maanche per l’intero monachesimo orien-tale in Occidente. Quest’ultimo, natonel VII secolo con l’arrivo in Sicilia dimonaci dalla Siria e dall’Egitto, scap-pati dalle persecuzioni iconoclaste, siavviò alla decadenza e alla latinizza-zione con la nascita dell’ordine basi-liano. La struttura di ordine religioso,infatti, non aveva nulla a che fare conil monachesimo orientale. In Orienteogni monastero era un’entità autonomasoggetta al proprio vescovo locale ebasato sul typikón del proprio fonda-tore. Il cenobio di Mezzojuso, quindi,s’inserì in questa fase di decadenzadella disciplina monastica orientale inOccidente. Esso nasce, infatti, per vo-lere dei greco-albanesi, che sul finiredel XV secolo si stanziarono a Mezzo-juso, per mantenere viva la spiritualitàorientale. Essi diedero molta impor-tanza all’aspetto religioso e ciò non po-teva essere altrimenti, visto che il mo-tivo della fuga dalla madre patria fuproprio la conservazione della fede.Proprio per questo nel 1529, i greco-albanesi, fondarono una compagnianella chiesa di Santa Maria delle Gra-zie, la quale, durante una pubblica riu-nione, avvenuta il 17 gennaio del 1601,decise di fondare un monastero adia-cente la chiesa. Ciò fu possibile graziealla donazione del benefattore AndreaReres che, con il testamento del 13aprile 1609, lasciò quattromila onceper la realizzazione del monastero chedoveva dipendere dall’arcivescovo di

Palermo ed essere destinato a soli mo-naci greci o albanesi, per divenire unmonastero di riforma rispetto l’ordinedei basiliani. Papa Paolo V, successi-vamente, approvò l’iniziativa con unabolla del 29 marzo 1617, inviata poi alcardinale Giannettino Doria di Pa-lermo. Nella bolla, tuttavia, furono in-serite alcune disposizioni differenti ri-spetto alla volontà del fondatore. Fuspecificato che i monaci dovevano es-sere cattolici, cosa che nel testamentonon era inserita. La disposizione checreò più contestazioni, da parte dei fe-decommissari, fu la possibilità d’intro-durre monaci italo-greci nel nuovo mo-nastero, non rispettando la volontàtestamentaria di Andrea Reres, d’im-mettere solo monaci greci o albanesi.Questo fu lo spiraglio che diede avvio,più avanti, alla contesa con l’ordine deibasiliani. Fu rispettata, però, la dispo-sizione del Reres, di porre il nuovo mo-nastero sotto la giurisdizione dell’arci-vescovo di Palermo. Questo, moltoprobabilmente, per rispettare la praticaorientale, secondo cui ogni monasteroè direttamente dipendente dal vescovodiocesano. I fedecommissari però, im-pazienti di vedere sorgere il monastero,non si curarono di queste differenze.Nel 1648 i lavori di costruzione fini-rono e poco tempo dopo arrivarono iprimi monaci ad abitarlo. Essi, portatia Mezzojuso dallo ieromonaco Mitro-fanio, provenivano dall’isola di Cretae permisero lo sviluppo della tradizionegreca, tanto da far considerare Mezzo-juso come l’Atene delle colonie greco-albanesi di Sicilia. Questi primi monacierano otto, ma solo di quattro si cono-

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Foto di gruppo 1940

Ritratto di Andrea Reres

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sce il nome: Padre Geremia Scordilli,Padre Atanasio Cristoforo, Padre Mi-trofanio Carpachi e fratel Serafino diMacedonia, a cui si aggiunse fratel Ni-cola Parrino, molto probabilmente diMezzojuso. Questo primo periodo chepuò dirsi “cretese”, però, ebbe brevedurata a causa della volontà dell’ordinedei basiliani, d’includere il cenobio diMezzojuso, tra i monasteri a loro sog-getti. In questo periodo, inoltre, si re-gistrò un importante collegamento tral’Oriente e il monastero di Mezzojuso.Diversi furono i monaci che arrivaronoda Creta, portando con sé varie reliquiee importanti manoscritti ancora presentinel monastero. Oltre ai monaci vi fu-rono dei contatti con importanti perso-nalità dell’Oriente cristiano come il Pa-triarca di Ocrida Atanasio Musachi edi Philotheos Pagàs vescovo di Chi-samo. Da questo momento, però, nac-quero diverse liti e contese, che dal1664 accompagnarono tutta la storiadel monastero. Nel 1664, infatti, il ge-nerale dell’ordine dei basiliani DonTeofilo Pirro mosse una lite all’arcive-scovo di Palermo, dinanzi al Tribunaledi Regia Monarchia, in merito alla giu-risdizione del monastero di Mezzojuso.Egli, poggiandosi sulla bolla di Gre-gorio XIII del 1579, riteneva che il ce-nobio dovesse essere posto sotto la suagiurisdizione. I fedecommissari del te-stamento del Reres e tutta la comunità

greco-albanese di Sicilia, lottarono perimpedire che la giurisdizione del mo-nastero passasse dall’arcivescovo diPalermo all’ordine dei basiliani. Essierano mossi dal fatto che il fondatoreaveva stabilito che se fossero stati in-trodotti monaci latini o se non vi fossepiù stato celebrato il rito greco, il mo-nastero e tutte le rendite sarebbero tor-nate di proprietà della compagnia di“Santa Maria delle Grazie”. Il 5 marzo1664 fu emessa la sentenza, da partedella stessa Congregazione, con cui siordinava il passaggio di giurisdizionedall’arcivescovo di Palermo all’abategenerale dell’ordine dei basiliani. Lapresa di possesso, da parte del generaledell’ordine dei basiliani Don TeofiloPirro, però avvenne solamente il 20 ot-tobre 1668. L’abate generale tranquil-lizzava la comunità monastica di Mez-zojuso, affermando che non era suaintenzione abolire il rito greco, ma anzivoleva farlo rispettare nella sua inte-grità e se possibile incrementarlo. Egliperò introdusse la formula di profes-sione latina e non più quella orientale.La morte del Pirro fu l’inizio dei pro-blemi per il monastero di Santa Mariadelle Grazie di Mezzojuso. Il nuovoabate generale Don Basilio Pittella, in-fatti, non seguì la strada del manteni-mento del rito greco del predecessore,infatti, nel 1671 inviò alcuni monacibasiliani nel monastero di Mezzojuso.

Quest’azione fu giustificata dall’abategenerale con il fatto che in ogni mona-stero basiliano dovevano esservi al-meno dodici monaci. L’abate di Mez-zojuso Kallìnikos Terèchis e i monacidel monastero di San Basilio non vi-dero di buon occhio questa scelta. Que-sto perché i nuovi monaci erano di ritolatino e vestivano, per giunta, un abitodiverso dal loro. Il Terèchis, infatti, dopoun po’ di tempo decise di ritornare inpatria visto le condizioni del cenobio diMezzojuso. Al suo posto l’abate generalenominò il Padre Teodoro Boezio di Ca-stroreale nel 1673. L’abate Boezio con-tinuò il processo di latinizzazione delmonastero di San Basilio, introducen-dovi monaci italo-greci professanti il ritomisto. In questo modo si crearono trecorrenti di pensiero tra i monaci di Mez-zojuso. La prima era quella dei monacivenuti dall’Oriente, che sostenevano cheil monastero doveva appartenere ai solimonaci greci, non introducendo né ita-liani né greco-albanesi. L’altra corrente era quella degli italo-greci, con a capo l’abate Boezio, chevoleva ridurre il monastero al pari ditutti gli altri dell’ordine, dove si pro-fessava il rito misto. Nel mezzo di que-ste due correnti estreme, vi erano queimonaci che volevano conservare il ritogreco e la disciplina orientale, ma vo-levano la possibilità di far accedere igreco-albanesi nel monastero. Que-st’ultima corrente era appoggiata daifedecommissari di Andrea Reres. Ele-mento di spicco della prima corrente,invece, fu il monaco Joannikios Cor-nero, proveniente da Candia. Egli, di-venuto monaco in un monastero delMonte Athos, arrivò in Sicilia, dove sidistinse per la produzione d’icone;molte sono ancora oggi conservate nelmonastero di San Basilio di Mezzojuso.Il Cornero era contrario alla giurisdi-zione dell’abate generale dei basilianie, dunque, cominciò a ribellarsi, richie-dendo di tornare sotto la giurisdizionedell’arcivescovo di Palermo. Il monacodi Candia sosteneva l’idea che il mo-nastero dovesse appartenere ai soli mo-naci greci, così da scontrarsi anche coni fedecommissari. Il Cornero non ebbe,però, la meglio e il Tribunale di RegiaMonarchia, il 24 aprile 1692, emanòla sentenza, con la quale si disponevala possibilità d’introdurre monaci ita-liani, purché seguissero il rito greco,cercando però di preferire i greci o gli

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albanesi. Negli anni che portarono aquesta sentenza si erano succeduti di-versi abati latini, unica eccezione fu ilperiodo di governo di Padre Nilo Ca-talano, anch’essi latino di nascita, mache s’impegnò con tutte le sue forzeper il ripristino del rito greco e delladisciplina monastica orientale. In quelperiodo, infatti, aumentarono le voca-zioni e le professioni monastiche, pro-nunciate secondo la formula orientalee non quella latina. Egli rimase però algoverno solo per tre anni dal 1678 al1680. Successivamente, il 5 gennaio1691, Padre Nilo Catalano fece ritornoa Mezzojuso nuovamente come abate.Il suo governo, però, durò un anno emezzo circa, fino al 5 giugno 1692,perché fu nominato arcivescovo di Du-razzo e vicario apostolico in Chimarra,nel sud Albania. Egli elesse allora comesuo vicario il Padre Filoteo Zassi diMezzojuso, che poi gli successe nel-l’episcopato. Questa missione fu unevento importante per il monastero diSan Basilio, che ne divenne la basedalla quale attingere i missionari. Que-sto perché la popolazione di quellezone era a maggioranza ortodossa e ilcenobio di Mezzojuso era l’unico checonservava ancora la disciplina mona-stica orientale, oltre che era compostoda monaci di origine greco-albanese e,pertanto, il più idoneo per realizzare lamissione in Albania. In seguito, nelmonastero di Mezzojuso, si succedet-tero altri abati latini che portaronoavanti il processo di latinizzazione, finoa quando, il 4 giungo 1703, fu elettoun abate nativo di Mezzojuso, il PadreNunzio Schirò. Durante il suo governos’interessò di restaurare la disciplinamonastica orientale e il rito greco ediede anche un notevole impulso al re-stauro del monastero. Nel 1707 al-l’abate Schirò successe come priore ilPadre Basilio Matranga di Piana deiGreci, che nel 1710 fu eletto abate delmonastero. Egli continuò il lavoro delsuo predecessore riguardo al ripristinodel rito orientale. Durante il suo go-verno entrarono a far parte del novi-ziato diversi giovani, tra cui AntonioCavadi, che fu protagonista di un’altralite riguardante la disciplina monasticaorientale. Nativo di Mezzojuso, fece lasua solenne professione il 22 aprile1708 prendendo il nome di Alessandro.In quel periodo la disciplina monasticaorientale era tornata a essere osservata

un typikón vero e proprio, il testamentodel Reres può essere considerato il ty-pikón di fondazione del monastero diSan Basilio di Mezzojuso. In esso, in-fatti, è espressa la volontà del fondatoredi dar vita a un monastero abitato dasoli monaci greci o albanesi professantiil rito greco. L’intenzione era, quindi,quella d’istituire un cenobio di riformarispetto ai basiliani, dove si potessemettere in pratica la disciplina mona-stica orientale. Per tale motivo il testa-mento di Andrea Reres è inserito in ap-pendice alla tesi.Il monastero di Mezzojuso, dunque,rappresentò un’eccezione al declino delmonachesimo orientale in Italia. Fucentro di grande spiritualità, dal qualefuoriuscirono diversi arcivescovi im-pegnati nelle missioni in Albania. Fuuna fucina di grandi personalità, che sidistinsero nel campo iconografico e li-brario. Principalmente, però, fu l’an-cora di salvezza alla quale si aggrappòla comunità greco-albanese di Sicilia,per il mantenimento della propria iden-tità di cristiani orientali in terra d’Oc-cidente. Fondamentale, quindi, in que-sta nostra epoca adoperarsi per lariapertura del monastero di San Basilio,per rivederlo abitato da tanti monaci,così da ritornare a essere la speranzaper il mantenimento dell’identità deigreco-albanesi di Sicilia.

in pieno. Le cose cambiarono quando,nel 1730, a governare il monastero diMezzojuso tornò un latino. Il nuovoabate aprì due refettori: uno per mo-strare l’apparente osservanza del ritogreco, che proibisce di mangiare carneai monaci; l’altro per dare la possibilitàai monaci italo-greci di cibarsi dellacarne. Il suo operato, però, non consi-stette solamente nell’abolire il divietodell’astinenza dalla carne, ma nel va-riare la divina liturgia e il canto e, inol-tre, fece radere barba e capelli, così dauniformare i monaci alla disciplinadella chiesa latina. Furono tutte questenovità che portarono, Padre AlessandroCavadi e altri monaci greco-albanesi,a protestare contro le suddette innova-zioni. Per questa protesta alcuni di essifurono carcerati, mentre il Cavadi fuesiliato nel monastero di Fragalà. Egliallora, il 13 dicembre 1737, fece ricorsoe la conseguenza di tale atto fu la sco-munica. Successivamente, ottenuto ilritiro della scomunica, chiese all’arci-diocesi di Palermo «lo Ricesso dallaReligione per passare a vivere da per-fetto Greco nel Secolo, anziché da Mo-naco imperfetto nel Chiostro». Tantograve ormai era l’inosservanza delladisciplina monastica, che i monaci sitrovavano nella condizione di doverabbandonare il monastero per viverepienamente la loro vocazione. Da que-sto momento in poi il cenobio vissepochi momenti di splendore, perché lecontinue dispute e l’intento di latiniz-zare il monastero, da parte dei basiliani,ne provocò la totale decadenza fino allasoppressione degli ordini religiosi del1866. Il monastero passò così nellemani del Demanio, ma la compagniadi “Santa Maria delle Grazie” fece va-lere i suoi diritti provenienti dal testa-mento del Reres, ottenendo la restitu-zione dei beni del monastero, tra il1871 e il 1872. Il Reres, infatti, avevastabilito che se i monaci fossero statiespulsi, il monastero sarebbe tornatodi proprietà della compagnia. Duranteil XX secolo il monastero di Mezzojusofu riaperto dai monaci basiliani di Grot-taferrata, rivivendo un periodo di splen-dore, che non durò però per molto.L’origine di tale declino, dunque, varintracciata nell’inosservanza delle vo-lontà del suo fondatore Andrea Reresche, con un cospicuo lascito e precisedisposizioni, aveva permesso la realiz-zazione del monastero. In assenza di

Un Monastero conteso

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Tomba di Andrea Reres

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8e

iconA

ii

TEcnicA Di ESEcuzionE

DEllE iconE

Le icone erano dipinte su tavole dilegno ben stagionato, compatto,

poco resinoso e privo di nodi, che per-metta una buona conservazione dellapittura nel tempo e non diventi facilepreda dei tarli. I legni più usati sono ditiglio, larice, quercia, cedro o abete.Sul lato interno della tavoletta in genereera effettuato uno scavo che venivachiamato culla, scrigno o arca, in mododa lasciare una cornice in rilievo suibordi. Sulla superficie veniva incollatauna tela con colla di coniglio, che ser-viva ad ammortizzare i movimenti dellegno rispetto agli strati superiori. La tela veniva infatti ricoperta con di-versi strati di colla di coniglio e gesso.Questo canovaccio permette una mi-gliore aderenza del fondo, destinato aricevere i colori, ed evita ogni dannoalla pittura, come screpolature provo-cate dalla lavorazione del legno. Sulfondo telato o sul legno stesso si ap-plicano fino a sette strati di un prodottopreparato con la stessa colla a cui èmescolata una polvere di pietra bianca(alabastro o gesso). Creato questofondo gessoso duro, perfettamente li-scio, l’intonaco bianco, si poteva ini-ziare a tratteggiare il disegno. Vienepoi la doratura. Il fondo dell’icona si chiama infattiluce. Si partiva con uno schizzo dellarappresentazione, il successivo pro-cesso era quello della pittura. S’iniziavacolla doratura di tutti i particolari (bordidell’icona, pieghe dei vestiti, sfondo,aureola o nimbo). Quindi si cominciavacol dipingere i vestiti, gli edifici e ilpaesaggio. Le ultime pennellate veni-vano effettuate colla pura biacca.

TEologiA DEllE iconE

Il fondamento teologico delle icone lotroviamo, come precedentemente detto,nel concilio Ecumenico Niceno IIdell’anno 787 che ha condannato gliiconoclasti1. Questo concilio era il set-timo che la Chiesa unitaria aveva in-detto ed è entrato nella storia come il“concilio delle icone”. L’ecumene cri-stiano celebrava la sua unità difen-dendo l’icona, la cui vittoria si identi-fica con la vittoria stessadell’ortodossia contro le eresie deiprimi secoli che, negando l’incarna-zione di Cristo, negavano anche ognirappresentazione della sua immagine. Il riferimento essenziale dell’icona con-duce a Cristo: da una parte Cristo èvera immagine del Padre e dall’altral’uomo è a immagine di Cristo. In Cri-sto quindi avviene la riconciliazione diqueste due realtà: è l’uomo ad imma-gine di Dio, ed è Dio ad immaginedell’uomo; è cioè immagine perfetta diDio e dell’uomo. Da questo principioteologico deriva che è ormai possibilerappresentare Dio nelle sembianzeumane e che anzi, è necessario rappre-sentare Cristo per confessare l’ineffa-bile mistero dell’Incarnazione: l’iconaè una vera professione di fede. S. Gio-vanni Damasceno nei suoi tre “Trattatiper la difesa delle sante icone” spiegail superamento delle proibizioni bibli-che di rappresentare Dio invisibile:l’Antico Testamento vietava giusta-mente di dipingere l’immagine di Dioperché Egli è ineffabile, invisibile, in-finito. Tuttavia con l’Incarnazione l’In-visibile ha preso forma, quantità, coloree che ormai, attraverso l’umanità diCristo, si manifesta la divinità … Untempo Dio, non avendo né corpo néforma, non era rappresentabile in alcunmodo. Ma poiché ora Dio è apparsonella carne ed è vissuto tra gli uomini,posso rappresentare ciò che è visibile

Le icone si dipingono con una emul-sione formata da tuorlo di uovo, vino edi essenza di lavanda che sono simbolirispettivamente della risurrezione diGesù (anticamente infatti la risurre-zione veniva paragonata al pulcino chespezza il guscio ed esce dall’uovo); delsacrificio, dove Gesù offre il vino di-cendo che è il suo sangue; del profumo,come ricordo dell’unzione con un bal-samo da 300 denari) di Maria Madda-lena a Betania (segno della dedizionecompleta dell’uomo al mistero di Dio). A pittura ultimata il dipinto veniva ri-coperto da olio di lino cotto bollentecon sali di cobalto che conferiva, unavolta essiccato, quella particolare pa-tina vetrosa e profumata che caratte-rizza il dipinto iconografico.I colori erano ricavati da pigmenti na-turali, vegetali o minerali, come terree pietre preziose, oppure erano ottenuticon piccoli processi chimici, come fareossidare i metalli. Pestati a mortaio,macinati finemente, essi venivano unitial tuorlo dell’uovo che agisce da le-gante.I colori delle icone hanno una impor-tanza fondamentale. Il blu rappresentala trascendenza, il mistero della vitadivina. Il rosso (il colore più presente)è simbolo dell’umanità del sangue ver-sato dai martiri; la porpora simboleggiaDio che dà il potere e la potenza ( nona caso il rosso scuro viene utilizzatoper le vesti dei re e dei principi). Il verde richiama la natura, la fertilitàe l’abbondanza. Il marrone o il brunosimboleggiano ciò che è terrestre enella sua natura più umile e povera. Ilnero, la privazione della vita, l’assenzadi tutto. Il bianco indica dinamismo, èil colore dell’armonia, della purezza,della pace e della luce.

ICONE ED ICONOSTASI a cura di Nino Perniciaro

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in Dio. Non venero la materia, ma ve-nero il Creatore della materia, che haassunto la vita nella materia e permezzo della materia ha realizzato lamia salvezza. Nel documento conci-liare che confuta l’iconoclastia,nell’843, si afferma: Chiunque veneraun’immagine, venera in essa la realtàche vi è rappresentata … Risulta cosìchiaro che nell’icona non si adorano illegno e i colori, ma ciò che essi rap-presentano, un percorso che va dal vi-sibile all’invisibile, dal materiale allospirituale. La rappresentazione di questo misteropuò essere fatto in due modi in parolee in colore. Quello che è la parola nelVangelo è il colore nell’icona; essa con-tiene e proclama la stessa verità delVangelo: Quello che la parola comu-nica attraverso l’udito, il pittore lo mo-stra silenziosamente afferma san Basi-lio. Esiste una complementarietà fraparola ed immagine, fra logos ed eikon,fra ascolto e visione e il Conciliodell’860 afferma che ciò che il Vangeloci dice con la parola, l’icona ce lo an-nuncia con i colori e ce lo rende pre-sente2. L’icona è dunque l’espressioneartistica della teologia e della fede dellaChiesa; è una narrazione visiva.L’icona è immagine sacra nel senso chefa culto. Questo è il suo valore prima-rio, anche se poi esercita pure un ruoloedificante e didascalico sui fedeli. Siguarda all’icona ammirandola, la si me-dita e si prega attraverso di essa. Unadelle funzioni dell’icona è stata soprat-tutto quella di catechizzare il popolosui misteri della vita di fede attraversole immagini, narrando la Storia sacraper gli occhi di coloro che non hannoimparato a leggere. La visione diun’immagine così significativa era piùefficace della parola scritta che, soprat-tutto in epoca medioevale, sarebbe statafruibile da pochi. Le immagini, insiemealla musica sacra e alla liturgia diven-nero il modo più efficace per portareal’uomo semplice i complessi contenutidella teologia cristiana. Ma l’icona non si limita a narrare ilmistero, vuole introdurre nel mistero.Non è tanto Biblia pauperum, ma unequivalente del messaggio evangelico,un oggetto di culto che entra a far parteintegrante della vita liturgica. Dato chele icone vengono esposte ufficialmentee solennemente durante la sacra litur-gia, il fedele sa che esse sono parte

pensate per la liturgia e ne sono parteintegrante. Questo inserimento delleicone nel movimento cultuale dellaChiesa le rende particolarmente adattead essere una mediazione per l’incontrocon il mistero3. L’icona si apre come una finestra sulmistero reale che essa propone; l’im-magine non doveva suscitare emozioniumane, ma far miracolosamente appa-rire un mondo soprannaturale invisibileai nostri occhi, che potesse essere in-terpretato da un pubblico privo in granparte di cultura, ma animato da spiri-tualità e fede. Esse sono una preghierache, mostrando agli occhi umani, conforme e colori, i misteri di un mondoal di là della nostra vita sensibile, san-tifica l’anima del credente con il mezzomateriale della vista, come il canto lasantifica attraverso l’udito.

Il carattere sacro dell’icona è sottoli-neato dalla somiglianza al prototypos,a colui che è rappresentato: i grandidottori della teologia delle immaginiaffermano che Cristo (prototypos) èpresente spiritualmente nella sua rap-presentazione (typos). Questa presenzanell’icona è resa possibile anche dallabenedizione fatta dal sacerdote che leconferisce valore taumaturgico e cosìessa diventa un sacramentale, cioè uncanale privilegiato di grazia, non comei sacramenti, che sono efficaci perchéistituiti da Cristo, ma in virtù dei poteridella preghiera della Chiesa. La bene-dizione e l’imposizione del nome le at-tribuiscono una misteriosa presenza di-vina in aiuto della vita spirituale delcristiano. Cristo, pur non identificandosi con leproprie rappresentazioni, vuole essere

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ICONE ED ICONOSTASI

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nelle sante chiese di Dio, sugli utensili e lesacre vesti, sui muri e i quadri, nelle case eper le strade, sia l’immagine di Dio nostroSignore e Salvatore Gesù Cristo, che quelladella Vergine immacolata, la santa Madredi Dio, dei santi angeli, di tutti i santi e deigiusti.Infatti, guardando frequentemente questerappresentazioni, coloro che le contemplanosi ricorderanno dei modelli originali, si vol-geranno ad essi, testimonieranno loro, ba-ciandole, una venerazione (proskynesis,adoratio) rispettosa, senza essere un’ado-razione (latréia, latria) vera secondo la no-stra fede, adorazione che conviene a Diosolo. Alle icone, come pure alla Vergine eai santi, non può essere reso che il cultodella venerazione relativa, proskynesìsschetiké, o di onore, tìmetiké proskynesis.La venerazione non si rivolge mai all’im-magine, ma, per il suo tramite, a colui cheè rappresentato, poiché, nella sua essenza,l’immagine è una realtà relativa: è sempreimmagine di qualcuno. Ma come per l’im-magine della croce preziosa e vivificante,per i santi Evangeli e per gli altri oggetti emonumenti sacri, si offriranno incenso elumi in loro onore, secondo la pia consue-tudine degli antichi. Perché l’onore reso aun’immagine risale al modello originale(San Basilio, De Spiritu Sancto). Chiunquevenera un’immagine, venera in essa la re-altà che vi è rappresentata.“La venerazione del Vangelo e della crocenon fu mai formulata con un dogma perchéessa non fu mai mesa in dubbio né all’in-terno della Chiesa né tra gli eretici. Ma difronte all’iconoclasmo, la Chiesa dovetteriaffermare dogmaticamente sia la fonda-tezza dell’esistenza dell’immagine che lasua venerazione”. (L. Uspenskij. La teolo-gia dell’icona. Milano, La casa di Matriona,1995, p 91).2. Le immagini dipinte permettono al-l’uomo di essere nella medesime situazionedei contemporanei storici di Cristo che lovidero agire, parlare e operare e attraversociò hanno creduto che Egli fosse la salvezzadi ogni uomo. Essi l’hanno visto faccia afaccia poiché era presente corporalmente,noi, per così dire, ascoltiamo le sue paroleattraverso i libri poiché Egli non è fisica-mente presente; siamo santificati nell’uditoe attraverso di esso nell’anima; veneriamoquesti libri che ci fanno intendere le sueparole. La stessa cosa vale per l’immaginedipinta: noi contempliamo le sue fattezzecorporali, i suoi miracoli e i suoi patimenti,ne siamo santificati, resi pieni di ardore edi beatitudine, a esse rendiamo onore, ve-nerazione. Il culto e la venerazione che adessa vengono resi non sono tributati alleimmagini per quello che sono, ma solo perquello che rappresentano.3. L’icona si presenta come uno schermo.Ci sono alcuni particolari che ci aiutano a

capire questo. Il bordo rosso che ne delimitail perimetro esterno infatti ha una funzioneprecisa e delimita la realtà esterna (visibilecon i nostri occhi) dalla realtà interna (al-trimenti invisibile). In senso più preciso de-limita il “profano” che si trova fuori dal“sacro” che si trova dentro l’immagine. Lacornice, oltre a proteggere la pittura, rap-presenta lo stacco tra il piano terrestre equello divino in cui viene posta la raffigu-razione.4. Le icone erano e sono venerate sia nellechiese, formando l’iconostasi, sia nellecase; erano poste sulle porte della casa asua protezione, alla testa degli eserciti amo’ di vessillo, portate in processione perscongiurare pericoli o chiedere grazie. Iconedi Cristo o della Vergine venivano portatenelle campagne militari e, durante gli as-sedi, erano esposte sulle porte, oppure por-tate solennemente lungo il perimetro dellemura. Gli imperatori cristiani, sia bizantiniche slavi, passavano la notte prima dellabattaglia in preghiera davanti alle icone.Quando erano destinate alla preghiera do-mestica, erano collocate in un angolo ap-posito della casa sopra una mensola che ri-corda l’altare,l’angolo bello, illuminate dauna lampada, trasformavano l’abitazione inchiesa domestica: davanti ad esse si pregavadevotamente ed i visitatori, quando giun-gevano, rivolgevano ed esse il primo saluto,prima ancora che agli abitanti della casa.La distinzione tra icone riservate al cultoprivato o pubblico non è sempre semplice.Di regola, naturalmente, le tavole piccoleerano destinate al culto privato, ma pote-vano essere adoperate anche in chiesa. Cisono esempi nei quali le icone erano tra-sferite da un’istituzione religiosa a una casaprivata o viceversa.

presente nell’icona e la sua presenzaha come scopo di portare l’uomo allacomunione con Lui per trasformarlo inLui, per divinizzarlo. L’elemento este-tico dunque è funzionale a quello teo-logico, che è costitutivo dell’icona inquanto rivelativa. La Chiesa è l’unico criterio di valuta-zione della validità delle immagini, lequali non devono essere consideratecon il metro della bellezza esteriore,ma con quello della fedeltà alle leggidella Chiesa la quale porta con sé l’au-tocoscienza sicura della fedeltà alla tra-dizione e può giudicare quando le im-magini hanno il diritto di portare ilnome del prototipo.La Chiesa così accolse ed approvò itipi, che divennero canonici, delle rap-presentazioni iconografiche attraversoil riferimento sicuro alla tradizione, nonpermettendo all’artista di progettareforme e composizioni non suffragatedalla tradizione stessa, perché l’artistadipingendo immagini non è libero dirappresentare quello che vuole, bensìdeve sottoporsi alla scelta di un tipoche abbia già avuto l’approvazionedella Chiesa stessa.Tutte le icone, fondandosi nell’Incar-nazione, sono icone di Cristo: siaquando Lo raffigurano direttamente,sia quando rappresentano momenti im-portanti della Sua vita terrena, sia an-cora quando rivelano la Divina Madre,nel cui corpo virginale il Verbo si èfatto carne, ed il volto dei Santi, chenella vita hanno avuto come modelloproprio Cristo. Essi, infatti, sono di-ventati a Lui speculari, cioè immaginidi Lui; significano Cristo che in loro èglorificato e ci ricordano che anche noisiamo icona di Dio, non più l’immagineoscurata con la caduta di Adamo, e cheil nostro destino è quello di divenirecome Lui. Davanti alle immagini sacre, illuminateda lampade e candele, ogni fedele sigenuflette, fa il segno della croce (contre dita unite, pollice, indice e medio,a significare la Trinità) e bacia le iconedi Cristo, della Madre di Dio, dei santilocali4.

1. Definiamo che (. . .) come le rappresen-tazioni della croce preziosa e vivificante,anche le venerabili e sante immagini, siaquelle dipinte, sia quelle in mosaico o diqualche altra materia, devono essere poste

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Domenica 26 Maggio presso laChiesa del SS. Crocifisso, quat-

tro bambini hanno celebrato ilSacramento della Confessione e laComunione solenne. Domenica 16 edomenica 23 Giugno presso laParrocchia Maria SS. Annunziata,diciassette bambini hanno ricevuto ilSacramento della Prima Comunione.

DomEnicA 26 mAggio

(chiesa SS. crocifisso)

Giovanni D’OrsaGiuseppe TarantinoStefania FigliaVito Palazzotto

DomEnicA 16 giugno

(chiesa maria SS. Annunziata)

Gioia Rita La BarberaLuca TavolacciGiovanni PiazzaNoemi Battaglia Pietro Cutaia Alessandro FotiElena GebbiaBeatrice Giardina

DomEnicA 23 giugno

(chiesa maria SS. Annunziata)

Andrea CorraoAntonino BilloneNicole BaroneGabriella ViscardiAntonino BaroneAlice D’ArrigoAntonino SchiròAnna Maria Di MiceliAlessandro Tantillo

Celebrazione

della Prime

Comunioni

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Il 9 aprile 2019 il nostro Istituto èstato ufficialmente dedicato alla

figura del Beato don Pino Puglisi. Èstata una giornata che ha coinvoltotutte le componenti della scuola e acui tutti - alunni, personale docente eAta, famiglie - hanno dato il loro con-tributo. La cerimonia conclusiva altronon è stata che il coronamento di unpercorso dipanatosi lungo l’interoanno scolastico. Un anno caratterizza-to da un’intensa attività di traduzionedel messaggio di Padre Puglisi in ter-mini di produzione didattica.Dall’idea di un Manifesto Educativo,ispirato ai principi testimoniati dalBeato, siamo passati presto all’enun-ciazione di questi stessi nella forma diun decalogo. Dieci parole chiave dacui partire per presentare al territoriola nostra identità. La vision di unascuola agganciata al contesto e altempo stesso proiettata su scenari glo-bali. La mission di un istituto in gradodi offrire ai suoi giovani studenti glistrumenti e la bussola per orientarsinegli scenari complessi del mondoattuale.

La presentazione del Manifesto èstata, non a caso, il momento culmi-nante di quella giornata. Un alunno diogni plesso si è fatto portavoce perillustrare alla comunità, in un Teatrodel Baglio gremito e attento, le rifles-sioni sui 10 punti stabiliti: Cultura,Salute, Legalità, Etica, Società ecomunità, Ecologia, Religione,Economia, Partecipazione e inclusio-ne, Innovazione sociale. Questi princi-pi, incardinati l’uno accanto all’altro,delineano la nostra scuola. All’evento non sono mancate le auto-rità civili, militari e religiose che conla loro presenza hanno testimoniato lavicinanza e la condivisione degli idea-li promossi da Padre Puglisi. Il prov-veditore dott. Marco Anello, firmata-rio del decreto di intitolazione; ivescovi dell’Eparchia di Piana degliAlbanesi e della Diocesi di Monreale,Mons. Demetrio Gallaro e Mons.Michele Pennisi; il Capitano deiCarabinieri della Compagnia diMisilmeri Alberto Tulli, alla testadella Fanfara dell’Arma, i sindaci delcomprensorio, gli assessori regionali

al Territorio e all’Istruzione, Cordaroe Lagalla e, non ultimo, il Presidentedella regione Nello Musumeci. Le parole del Presidente, in particola-re, scandite più e più volte con la forzadella convinzione riecheggiano ancoranella memoria di quanti presenti il 9aprile. Se cadete, rialzatevi. Anchecon le ginocchia sanguinanti, rialza-tevi! Rialzatevi! Quelle parole sonol’invito a non scoraggiarsi di frontealle inevitabili difficoltà della vita.Sono l’incoraggiamento che prende lemosse dall’esempio di chi, come ilcaro 3P, non si è mai arreso, lavorandoper un mondo migliore. E davverointestare una scuola ad una personacome Padre Puglisi vuol dire stimola-re la riflessione sulla sua vita, forti delsuo insegnamento. Quell’insegnamento che ad esempio, iragazzi del laboratorio di arte hannotradotto nel ritratto pop art di donPuglisi o nelle strisce a fumetti delprof. Chiancone. E si potrebbe prose-guire parlando degli inni composti perl’occasione dal prof. Mauro sui testidei poeti Nicola Grato e Antonietta

UNA SCUOLA PER 3PRiceviamo e pubblichiamo con grande piacere l’articolo del Dirigente Scolastico Dott.ssa Elisa Inglima(già pubblicato nell’ultimo numero del giornalino scolastico SCUOLA NEWS) dedicato all’intitolazionedell’Istituto Comprensivo Villafrati – Mezzojuso al Beato Don Pino Puglisi.

Foto Archivio Istituto Comprensivo “Beato Don P. Puglisi”

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Zuccaro. O, ancora, del busto realizza-to per l’occasione dallo scultore JosefRibaudo. Degli innumerevoli lavorirealizzati per l’occasione nei laborato-ri a cielo aperto: pannelli, oggetti ingesso, segnalibri, pubblicazioni, rap-presentazioni e gli stessi aquiloni,simbolo di un’ideale di ricerca libera espensierata. Elencare uno per unoquanti hanno contribuito alla riuscitadella giornata è impossibile per glispazi a disposizione e mentre scrivomi sovvengono i nomi di quanti vorreiringraziare ma ho omesso di citare perevidenti ragioni di spazio.Affido alle immagini a corredo di que-sto giornalino il resto della narrazionedi una giornata che ha visto splendereun cielo azzurro sopra l’IstitutoComprensivo Beato Don Pino Puglisi. Buona lettura sull’esempio di PPP!

Alla XVI edizione del Premio Na-zionale “Giornalista per un

giorno”, la redazione studentescaSCUOLA NEWS dell’Istituto com-prensivo Villafrati - Mezzojuso è statapremiata tra le migliori d’Italia. La ce-rimonia, presentata da Ettore Cristiani,presidente Associazione NazionaleGiornalismo Scolastico della Libera

Università della Comunicazione di Vi-terbo, si è svolta lo scorso 9 aprilepresso l’Auditorium Flaiano di Pescara(teatro D’Annunzio), e ha fatto incon-trare giovani provenienti da tutta Italiacon la passione per il giornalismo. Aritirare il prestigioso riconoscimentoerano presenti tutti gli studenti dellaredazione SCUOLA NEWS accompa-

gnati dalla Prof.ssa Antonella Parisi,docente responsabile insieme allaProf.ssa Angela Colletto, del progettoextracurricolare. Per i ragazzi è stataun’esperienza molto emozionante: “Ri-cevere un premio così importante è ungrande onore!” - hanno commentatoalla fine dell’evento i giovani reporter.

PREMIO NAZIONALE “GIORNALISTA PER

UN GIORNO”CONFERITO ALLA REDAZIONE

SCUOLA NEWS DALL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE

GIORNALISMO SCOLASTICODELLA LIBERA UNIVERSITÀDELLA COMUNICAZIONE

DI VITERBO

La redazione di Scuola News

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In arte, io la penso come Giorgio Mo-randi: “Si può dipingere ogni cosa,

basta soltanto vederla”. Ma si sa, anche, che gli artisti sono uo-mini che vogliono essere inumani, puressendo degli splendidi bugiardi cuipiace nascondersi nella verità. E se è vero che l’intelletto cerca e ilcuore trova, nell’accezione, mi torna inmente la verità in una frase di MarcChagall: “Se creo qualcosa usando ilcuore, molto facilmente funzionerà; seinvece uso la testa sarà molto difficile.”Nicola Figlia, artista di talento dell’en-troterra palermitano, è pittore che hacuore e occhi e, anche, la coscienza cheil principale nemico della creatività è ilbuonsenso, come diceva Picasso.Nell’arte del colore lo definisco un can-tore dell’epica moderna, il narratore si-nergico e genuino, l’ironico affabulatore,insuperabile e sensibile alla sapienteesposizione del linguaggio, il maestrodi un magnetismo avvolgente nella suamagica recitazione. Un adulatore dellinguaggio dell’arte figurativa.Poeta della vita e dell’esistere, Nicola,è un espressionista fuori stagione, uncontroverso per la sua disarmante sem-plicità lessicale. Irriducibile nell’arte, rifiuta qualsiasiforma etica di un glossario elaborato ecomplesso che lo possa imprigionarenella speculazione della ragione. E, così,poiché si presta a contrastanti interpre-

tazioni, rimuove la logica del confrontoe della misura contrapposta defilandol’ortodossia filosofica dell’estetica.Studia la forma di fantastici assettispinto dall’osservazione, quasi onirica,del mondo reale.Afferra fantastiche idee sollevate dallamemoria e affiorate dalle emozioni,esponendole a intima espressione es-senziale del contenuto e del significatodell’opera d’arte. In pieno è plastica-mente nel colore che lo spazio e le luciprendono immediata forma, trasmet-tono energia e diventano l’unica realtàche avvolge il nostro essere. Nessuno,nell’accezione dell’operare dell’artistaad esternare l’arte in espressione di as-soluto concetto, può dubitare che in

Nicola vada riconosciuto uno dei mas-simi artisti che abbiano impugnato iproblemi e la magia della pittura.La sua è una “arte” che si porta dentrotutte le fatiche e le contraddizioni dellacontemporaneità, con la certezza che lasua “aristocrazia” cromatica, bella e piùbrillante, pura nei toni delle ultime sueopere, non è un trucco estetizzante, macarne palpitante di sensi e di pittura.Per questa sua condizione di osserva-tore della vita e narratore della storiadell’uomo, penetrando perfino ancheil mito e la fantasia, lo colloco tra igrandi esploratori di emozioni e di lin-guaggi del nostro tempo.Abile pittore è capace di creare una mi-rabile sintesi fra letteratura e simboli-

LA PERLANELLO

SCRIGNO Nicola Figlia, artista di talento dell’entroterra palermitano, è pittore che ha cuore e occhi e, anche, la coscienza che il principale nemico della creatività è il buonsenso, come diceva Picasso.

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di mario lorenzo marchese

Angoscia

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smo, straordinario “poeta” dell’arte delrappresentare, del riprodurre, che sun-teggia incantevoli scene con il linguag-gio della logica e dell’incoerenza, dellasoavità e della lirica.La sua è un’attività artistica supportatadall’armonico impulso irrazionale, diistinti e di passioni, di sensazionid’animo a forte densità spirituale, dallequali appare contrapporsi l’immaginedell’artista semplificata ed eccezional-mente seducente.E’ nei personaggi, nella figura umana,nel mito e nella tradizione popolare chela fantasia del pittore si accende espezza ogni riferimento culturale, dovela sperimentazione diventa automati-camente evoluzione e stile.Essi diventano “tòpoi” dell’intimità,raccontati attraverso la memoria e l’im-maginazione assumono particolare evi-denza di connotazione stilistica. Nellesue opere il cromatismo acceso ed esa-sperato dall’assenza dell’impianto pro-spettico da’ vita ad una scena tra l’im-maginario ed il reale, dominato dallascomposizione lineare dei colori chefungono da potenza strutturante il pa-norama compositivo.Il tema principale che caratterizza Fi-glia è il “personaggio-folla“ che tantaparte ha nell’azione delle sue opere.Pur se mantiene sempre il suo caratteredi coro dello spettatore, che è il veroprotagonista, essa elude radicalmentequell’assioma riduttivo del pensierodella “maschera da commedia“ deldramma dell’esistenza umana.Lo spettatore, che si configura a suavolta “personaggio-folla”, è interpretedi una performance di identificazione

nell’opera stessa, venendo fagocitatodall’evidenza e dalla forza dei toni, pla-smato dal colore sostenuto e incidente,rapito dalla misteriosa monocromiadella luce e integrato nella parte piùintima e significativa dell’opera stessa.L’individualismo espressivo dei visi ac-quista un certo rilievo di verità psico-logica che trascende paradossalmentenel simbolismo della maschera, neiconfronti della precipua “narrazione”fluida e lineare. Figlia ama con trasporto gli spettacolidi folla, si sente egli stesso, più che mul-tiplo, moltitudine, eco sonora di tuttoun popolo, di un’umanità, di una realtàin particolare che gli appartiene, quelladegli ignorati, dei dimenticati di un en-troterra di provincia misero e diseredato. Esplorando le sue opere di ampio re-spiro percettivo, i cui colori ispirano auna cultura del purismo pittorico, misovviene Emile Nolde, maestro della“macchia” con la quale prosaicamenteinterpreta la materia e la scompone inun’analisi lessicale. Figlia, analoga-mente a Nolde, nell’elaborazione espo-sitiva, attraverso l’estensione del colore

e della densità, destruttura il soggettoche paradossalmente assume specificicaratteri fondendoli in un’unica, armo-nica linea orizzontale, se non inun’omogenea campitura policroma o,verosimilmente in una prospettiva in-fiammata della tavolozza che allude alcolore puro, scevro di ogni delirio cro-matico e visionario. L’elaborazione è sempre frutto dellatensione dell’individuo, dello sforzosolitario ed intimo, sofferto nel tor-mento dell’introspezione e perciò le-gato alla propria condizione artigianalee di uomo incostante.Ma Nicola, pur dignitosamente navi-gando nella rosa dei riferimenti e deicollegamenti culturali, cui gli artisti diogni tempo hanno dovuto legarsi qualedirettrice della propria rotta, rimanesempre rispettoso al suo “stile“ conno-tato da una gradevole e soddisfacentetessitura tonale ipercaricata. C’è una perla nello scrigno a Mezzojuso.C’è un aedo che ha dato tutto se stesso,e che ha capito quanto l’immaginazionesia la vera avventura e come la realtàdipenda dall’immaginazione stessa.

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Poeti

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di lillo Pennacchio

Quando Leonardo Scia-scia ci lasciò nel 1989,

durante il funerale, dietroal feretro, un giornalista, ri-

volgendosi a Gesualdo Bufalino affrantoper tanta perdita, chiese sottovoce: “Cosapensa?” e lui, lapidario ma per nullascortese di fronte a quell’invadenza, ri-spose: “È finita la vacanza!”.Un modo straordinariamente efficaceper ricordare quanto importante fossestato l’impegno civile che Sciasciaaveva riversato nella sua scrittura. Scia-scia, soprattutto quando scriveva di ma-fia, era sempre illuminante, fornivachiavi che permettevano di aprire nuoveletture da insoliti punti di vista che spie-gavano meglio il fenomeno. Spiega-zioni mai superate, che ancora oggifanno capire le dinamiche che hannoportato alle scellerate connivenze tramafiosi e politici senza scrupoli. Era fi-nita la vacanza. Lo disse anche Vin-cenzo Consolo, in seguito, spiegandocome la presenza di uno scrittore comeSciascia avesse consentito ad intellet-

tuali come lui, o come Bufalino, di con-cedersi delle distrazioni, di sceglieretempi e modi di scrittura con “germi-nazione labirintica e fantastica, di di-vagare, prendere tempo”. Tanto c’eralui, Leonardo, sempre attivo e semprecivilmente impegnato, che nulla trala-sciava. Si era aperto un vuoto difficil-mente colmabile lasciato da Sciascianel firmamento della letteratura, unvuoto che caricava di responsabilità eche non concedeva più tempo. Non èche prima Consolo, Bufalino, Camilleried altri avessero vissuto affrancati dal-l’impegno civile, ma la presenza di quelnume tutelare, cui tutti ricorrevano neimomenti difficili, li faceva sentire piùleggeri. Ora un peso gravava sul petto efaceva sentire maggiormente le respon-sabilità. Se le assunsero e scrissero tanto:libri, numerosi articoli su giornali e in-terviste, grazie ai quali, esplicitando illoro pensiero sulla mafia, permettevanola diffusione di opinioni di forte contrastoal fenomeno mafioso, contribuendo allacrescita culturale e civile della nostraterra. Ognuno a modo suo e utilizzandoi propri strumenti letterari, ma tutti con

un unico intento: raccontare, analizzaree far capire la complessità del fenomenomafioso e divulgare pensieri di contrastoe di emancipazione. Molto spesso, però,succedeva che eventi atroci sconvolges-sero il cuore e la mente e allora la rabbiafaceva esplodere invettive contro noistessi, i siciliani, contro la nostra terra, laSicilia amata e odiata allo stesso tempo.Irredimibile arrivò a scrivere Consolo.Un’ invettiva su Palermo che però erapermeata di amore e ammirazione, per-ché Palermo era anche Falcone e Bor-sellino e il loro quartiere, La Kalsa; e Pa-lermo era anche il quartiere Brancaccio,che quel piccolo gigante di Don Pino Pu-glisi aveva trasformato da area ad “altis-sima densità mafiosa” in area di germo-glio della legalità, di accoglienza degliultimi, di emancipazione e di libertà. So-prattutto dedicandosi ai bambini.Gesualdo Bufalino, raggiunto dalla no-tizia del secondo attentato, quello cheuccise Borsellino nel luglio del ’92, dopoche era stato ucciso Falcone, interruppela stesura del Guerrin Meschino. Sifermò di botto e scrisse una poesia cheinserì, incastonandola, nel testo:

è finita la vacanza...per salvare la Sicilia occorreva sì un esercito, ma di brave maestre, un esercito di

insegnanti capaci di cambiare il mondo dei piccoli cittadini in crescita.“

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presentazione della pièce teatrale chene era stata tratta, Sciascia mostrò uncerto disappunto perché al momentodella famosa distinzione dell’umanitàin “omini, mezziomini,...e quaquara-quà” la gente applaudiva il personaggiodi don Mariano Arena che la pronun-ciava. Camilleri rispose che lui era con-vinto che Sciascia avesse sbagliato per-ché la condivisione degli spettatori allafine rendeva “simpatico” don Marianoe questo nuoceva alla giusta causadell’opera. Non vi è alcun dubbio cheSciascia non volesse concedere van-taggi morali alla mafia, ma è pur veroche la sua abilità nel costruire il perso-naggio ne accentuasse il carisma fino

ad estenderlo sugli spettatori più sprov-veduti ed a trarre in inganno lo stessoCamilleri, che sprovveduto non era. Ilpadre di Montalbano il suo compito ci-vile però lo ha assolto eccome: nume-rosi scritti, articoli, interviste al pari ditanti altri, ma ciò che è più importanteè che milioni di nuovi lettori siano statiaffascinati dalle gesta del suo commis-sario e abbiano imparato la sua linguache, anche se dicono non essere sici-liano puro, è sua parenti stritta. Ora cheanche lui non c’è più mi piacerebbeche potessimo ascoltare un suo ultimomonito e non ci sentissimo mai in va-canza: “Accurati ai picciriddi, mi rac-cumannu”.

Chiuso per lutto

Basta così, giù il sipario, non me la sento stasera.Si chiude. Vi rimborso il biglietto.Lasciamo Guerrino per un bel po’a sbrogliarsela con le tenebresul ciglione dell’abisso.Gli farà bene vegliare anche luiin questa Notte d’Ulivi della Sicilia…Sicilia santa, Sicilia carogna…Sicilia Giuda, Sicilia Cristo…Battuta, sputata, inchiodatapalme e piedi a un muro dell’Ucciardone,fra siepi di sudari in filae rose di sangue marcioe spine di sole e odori,sull’asfalto, di zolfo e cordite…Isola leonessa, isola iena…Cosa di carne d’oro settanta volte lebbrosa…No, non verrà Guerrino a salvarlacon la sua spada di lattaa cavallo di Macchiabruna…Nessun angelo trombettierenel mezzogiorno del Giudiziosuonerà per la vostra pasqua,poveri paladini in borghese,poveri cadaveri eroi,di cui non oso pronunziare il nome…Non vi vedremo mai più sorriderecol telefono in una manoe una sigaretta nell’altra,spettinati, baffuti, ciarlieri…Nessuna mano solleveràla pietra dei vostri sepolcri…Nessuna schioderàle bare dalle maniglie di bronzo…Forse solo la tua, bambino.

Già, i bambini. Lo scrisse poi Bufalinoche per salvare la Sicilia occorreva sìun esercito, ma di brave maestre, unesercito di insegnanti capaci di cam-biare il mondo dei piccoli cittadini increscita. Un esercito che aiutasse a cre-scere bene i cittadini bambini, portatoridi diritti e cittadini del presente, noncittadini di domani. Di Camilleri si dice che abbia parlatopoco di mafia o peggio che abbia fattopoca “antimafia”. Se si fa riferimentoai gialli di Moltalbano può sembrarevero, ma era una scelta ragionata quelladi non nominarla mai, la mafia, e diconcederle solo qualche comparsataqua e là. È nota la discussione che eb-bero lui e Sciascia a proposito delGiorno della civetta. Durante una rap-

Vincenzo Consolo, Leonardo Sciascia e Gesualdo Bufalino

Andrea Camilleri

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di carlo Parisi

Viene difficile deli-neare la fotografia di

Zri Mario Conti. I suoisoggetti spaziano dinami-

camente nelle sue immagini e spessosembrano voler uscire dalle dimensionidel fotogramma.Mario nasce a Villafrati nel 1966 maGodrano, dove vive e lavora, è la suavera dimensione. Fortemente legato alsuo territorio ha collaborato con il Cen-tro studi, ricerca e documentazione“Godranopoli”, in particolare con ilfondatore, Francesco Carbone e con

l’artista Giusto Sucato. Colgo l’occasione per ricordare Cic-cino Carbone, persona di grande uma-nità, grandissimo studioso dell’arte edelle tradizioni che ha speso tutta lasua vita per promuovere la cultura sulterritorio.Mario nasce come pittore all’internodi questo habitat culturale per poi sfo-ciare nella fotografia. Ha pubblicatoalcune sue opere su riviste nazionali einternazionali, ha esposto in diversemostre personali e collettive parteci-pando ad alcuni simposi sulla fotogra-fia ed ha collaborato in recenti operecinematografiche dirette dal regista e

ZRI ZRATvillaggio berbero

…voli, voli canori e vorticosi giriprismaticamente geometrizzano l’occhio magico in libertà

(Giacomo Giardina)

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sceneggiatore Salvo Cuccia.Nelle sue opere i soggetti fanno sempreparte della quotidianità, dell’ambientecircostante. Anche durante i suoi viaggie le sue trasferte, l’occhio del fotografocoglie sempre momenti di vita della lo-calità, delineando perfettamente l’am-biente e le abitudini del posto in cui sitrova. Le sue immagini raccontano unmodo di vivere, lo slancio culturale delluogo come in una descrizione narra-tiva di un poeta attento a cogliere l’es-senza naturale della vita.Tutto ciò lo fa con stile, con garbo,senza invadenza, così come da propriaindole. Sa ascoltare bene e per questodescrive molto bene i soggetti, li coglienei loro momenti più espressivi, spessoa loro insaputa, per non disturbare, perinquinare il meno possibile la loro na-tura. Direi che Zri, pseudonimo che siè dato da solo, è più un poeta che unfotografo. Mi racconta di un casualema fortunato incontro che ebbe inspiaggia, a San Vito Lo Capo in occa-sione del cous cous fest, con Nour Ed-dine, un musicista arabo che picchet-tava su un tamburo e canticchiava unanenia ancestrale in una sorta di crisimistica. Mario, lo ha ascoltato, esta-siato, per ore “sutta u picu ru suli”,come d’altronde ha sempre fatto contutti; sapere ascoltare, come già detto,è uno dei punti salienti per ben foto-grafare. Ascoltare per poi raccontare.Ecco come nasce l’immancabile nar-razione nelle sue immagini. “ Zri zrat”,titolo di una canzone di Nour Eddinededicata al luogo di nascita, in arabosignifica “villaggio berbero”, luogo diculto e meditazione, strada maestra,

come la fotografia di Zri Mario Conti.Mario, non si limita a fotografare la re-altà: la vive, la medita, la ricerca; latrasferisce, la narra e la sintetizza inuno spazio finito rendendola parados-salmente proiettata in uno spazio infi-nito. Lo fa con l’uso di ottiche gran-dangolari, collocando il soggetto insimbiosi con l’ambiente in cui vive, lofa con la sintesi espressiva che lo ca-ratterizza.La scelta, non prerogativa, del biancoe nero e dei contrasti accentuati rendei suoi fotogrammi ancora più preziosi,intensi, carichi di drammaticità, maspesso anche ironici e pungenti. Diceva Wim Wenders, regista e sce-neggiatore del dopoguerra, che ilmondo è a colori, ma la realtà inbianco nero. Mario Conti, utilizza ilbianco nero per trasmettere una visioneatavica, primitiva, che punta all’animadella conoscenza, del racconto. Il fo-tografo non deve semplicemente rap-presentare la realtà, ma fondersi conessa in un connubio di percezioni cheinveste tutti i sensi. Zri, come preferisceessere chiamato, non racconta le sen-sazioni, ma è la narrazione stessa fattaimmagine! Vive la fotografia come unvillaggio atavico, colmo di tradizioni,fondamento di sostanza ed essenzialità,come un luogo di equilibrio e racco-glimento, dove immagine e operatoresi fondono in un’arte che va oltre i nor-mali schemi neorealistici, rendendosiunico e invidiabile all’interno delmondo attuale della fotografia! Una curiosità: Mario non ha mai foto-grafato Nour Eddine tranne che nellasua mente!

La scelta, non prerogativa, del bianco e nero e dei contrasti accentuati rende isuoi fotogrammi ancora più preziosi, intensi, carichi di drammaticità, ma spessoanche ironici e pungenti. “

Across

di chista terra/1 di chista terra/2

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Quest’anno iniziando la prima classe dellascuola secondaria di I grado mi sono

ritrovata a studiare francese, una lingua ame sconosciuta.Un giorno la professoressa di francese GiusiPennino per casa ci ha dato un compito di-verso dal solito: dovevamo scrivere una poe-sia. Arrivata a casa presi un foglio e unapenna e cominciai a descrivere il violino ele sensazioni che lui regala. Dopo alcunigiorni, consegnato il compito all’insegnante,ci comunicò che queste poesie sarebberostate spedite in Francia per partecipare alprogetto internazionale “Prix poesie” gestitodall’A.M.O.P.A. un’associazione che pro-muove la lingua francese.Una domenica pomeriggio mi arriva un mes-saggio, inizialmente non capivo, ma poi miricordai della poesia che avevo scritto e capiiche avevo vinto il concorso; sono stata invi-tata a ritirare l’attestato il 14 maggio all’uni-versità di Parigi, ma non ci fu tempo per or-ganizzarci e così abbiamo comunicato checi venisse spedito. Da queste esperienza hoimparato che il sapere non è mai abbastanzae la cultura apre sempre nuovi orizzonti.

mariapia Burriesci

LE VIOLON

Je suis né au XVIème siècleparce qu’une Âme nous avons.Et avec mes frères,d’émotion je fais pleurer nous formons la famille des arcs.Mais aussi si je suis mal jouénous èmetton un doux sondans les orchestres nous vivonset tous ensemble beaucoup de notes entonnons.

LA LINGUA FRANCESE A SCUOLAMariapia Burriesci

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RIPOSANO NEL SIGNORE

MUSCARELLO ANDREA11/09/1934 - 17/12/2018

LANTERNA SALVATORA20/06/1922 - 08/04/2019

D’ORSA VITO25/08/1957 - 08/05/2019

ZAMBITO CASIMIRO25/05/1929 - 27/05/2019

LA GATTUTA CATERINA14/01/1927 - 28/05/2019

LALA ANNA02/05/1936 - 01/06/2019

SCHIRò SALVATORE18/01/1941 - 08/07/2019

SAGRì GIUSEPPE24/10/1929 - 08/07/2019

BONOMO CARMELA31/12/1930 - 14/07/2019

OFFERTE RICEVUTE

I NUOVI ARRIVATI

CRISTIAN MUSCARELLOdi Calogero e Maria Visocaro

VINCENZO DI MARCOdi Onofrio e Ilenia D’Orsa

JONATHAN MARTINIdi Giovanni e Miriana Zerilli

Dichiara Giuseppe fu Vincenzo,Australia $ 50,00

Dichiara Gioacchino, Australia $ 50,00

Spata Giuseppe, Svizzera € 50,00

Tavolacci Felice, USA $ 100,00

Cannizzaro Pietro, Mezzojuso € 20,00

Costa Carmela, Palazzo A. € 15,00

Pennacchio Vittorio, Palermo € 50,00

Burriesci Giovanna, Alia € 20,00

Fucarino-Lascari, Spagna € 35,00

Lo Daino Giuseppa, Godrano € 20,00

Il 15 aprile 2019 presso la Scuola diMedicina e Chirurgia di Palermo, conla votazione di 106/110, Antonio Bel-

lone ha conseguito la Laurea in “Tec-niche di laboratorio biomedico” discu-tendo la tesi dal titolo: “Il ruoloprognostico della Pro-Adrenomedullinanel paziente critico”. Relatrice è statala Prof.ssa Chiara Bellia.

Il 2 luglio 2019 presso la Facoltà Teo-logica di Palermo, Alessandro Bisulca

ha conseguito la Laurea in “ScienzeReligiose” discutendo la tesi dal titolo:“Monachesimo orientale in Sicilia: ilmonastero greco-albanese di Mezzo-juso”. Relatore è stato il Prof. don Fran-cesco Aleo.

Il 19 luglio 2019 presso la Facoltà diScienze Cognitive, Psicologiche, Pe-dagogiche e degli Studi Culturali diMessina, con la votazione di 105/110,Serena gebbia ha conseguito la Lau-rea in “Scienze e Tecniche Psicologi-che” discutendo la tesi dal titolo “Laricerca musicale in contesti scolasticiinclusivi”. Relatrice è stata la Prof.ssaAnna Maria Murdaca.

Ai neolaureati i migliori auguri dellaredazione.

LAUREE

Il 3 giugno 2019 a Grottaferrata (RM)presso la casa di noviziato delle

Suore basiliane, all’età di 70 anni, si èaddormentata nel Signore Suor Ema-nuela Maria Perrone. Suor Emanuelaera nata ad Acri (CS) il 27/04/1949.Dopo il noviziato ha prestato il suo ser-vizio come insegnante di scuola ma-terna a Palermo in Viale dei Picciotti,ed in diverse Comunità basiliane dellaCalabria. Dal 2014 risiedeva a Grotta-ferrata dove ha concluso la sua vita ter-

rena. La salma è stata tumulata nel ci-mitero di Acri (CS) sua città natale.Eterna è la tua memoria, sorella no-

stra indimenticabile e degna di me-

moria.

Il 19 luglio 2019, durante la DivinaLiturgia in onore di Santa Macrina,

celebrata nella chiesa del SS. Crocifissodal Vescovo di Piana degli Albanesimons. Giorgio Demetrio Gallaro, SuorElvira Baffa ha celebrato il suo 50° diprofessione religiosa. A suor Elvira inostri più affettuosi auguri di santità efedeltà al carisma basiliano.

Suor ElVira BaFFa50 anni di

Professione religiosa

Suor EmanuEla

maria PErronE

Riposa nel Signore

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BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVI

APrilE 2019

Venerdì 12

Alle ore 18.30 Papas Giorgio celebrala Divina Liturgia dei Doni Presantifi-cati (PROJASMENA) presso la Chiesadel SS.mo Crocifisso per la Festa dellaResurrezione di Lazzaro. Alle 20.30partendo dalla Chiesa Parrocchiale diSan Nicola si snoda il corteo dei fedeliche cantano per le vie del paese il Tra-dizionale Canto del Mirё Mbrёma, chericorda la Resurrezione di Lazzaro.

Domenica 14

Domenica delle Palme - Alle 10.45, hainizio la processione di “Commemo-razione dell’ingresso di Gesù a Geru-salemme”. La processione termina inParrocchia con la Liturgia Eucaristicacelebrata dal parroco don GiorgioIlardi. Nella parrocchia di San Nicolòdi Mira la processione delle Palme ini-zia alle ore 10.30 dalla chiesa del SS.Crocifisso, con la distribuzione e be-nedizione prima dei ramoscelli di ulivo,per poi proseguire verso la Parrocchiadove vine celebrata la Divina Liturgiada papàs Rosario Caruso.- Alle ore 17.00 presso il Castello co-munale viene presentato e proiettato ilDVD “I riti della Pasqua a Mezzojuso”a cura del Comune di Mezzojuso edell’Unione dei Comuni “Besa”.

giovedì 18

Giovedì Santo: Alle ore 17.00, nellachiesa parrocchiale di Maria SS. An-nunziata, Don Giorgio Ilardi celebra la

Liturgia Eucaristica Vespertina “InCena Domini”, con la “Lavanda deipiedi”. Alla stessa ora nella chiesa diSan Nicola si celebra il Vespro e la Di-vina Liturgia di San Basilio. Alle ore21:00 si svolge la solenne processionecon il simulacro di Maria SS. Addolo-rata lungo il tradizionale percorso pro-cessionale.

Venerdì 19

Venerdì Santo: Hanno luogo nel pome-riggio, in entrambe le Parrocchie, le ce-lebrazioni della Passione del Signore: laDeposizione della Croce del Cristomorto (nella chiesa dell’Annunziata); lareposizione del Cristo (nella chiesa diSan Nicola) nell’artistica Urna. Alle21.00 dalla chiesa di San Nicola ha iniziola solenne Processione con l’Urna cheattraverserà il tradizionale itinerario.

Domenica 21

Pasqua di Resurrezione: Alle ore 01.30alcuni fedeli intonano il Canto del “Cri-stòs Anèsti” per le vie del paese. Alleore 11.00 hanno luogo in entrambe leparrocchie la celebrazione della Litur-gia Eucaristica, con distribuzione ai fe-deli delle “uova rosse e dei fiori” nellachiesa di S. Nicolò.

martedì 30

Festa di Santa Maria di tutte le Grazie- Alle ore 11.00 pasàs Rosario Carusocelebra la Divina Liturgia presso laChiesa di Santa Maria al termine dellaquale benedice i bambini che sono statibattezzati nell’anno precedente. Alle

21.00 si svolge la processione col Si-mulacro della Madonna delle Graziecon la partecipazione della Confrater-nita.

mAggio 2019

Sabato 4

Alle 16.30 presso il Santuario di S. Ma-ria di tutte Le Grazie ha luogo il terzoincontro itinerante di catechesi delleConfraternite dell’Eperachia, temadell’incontro: “Le confraternite e la re-ligiosità popolare”. Alla cerimonia par-tecipano, il Vescovo Diocesano S.E.Mons. Giorgio Demetrio Gallaro e tuttele congregazioni della diocesi.

Domenica 5

Alle ore 8.30, nonostante le avversecondizioni meteo, si svolge il 5° radunoequestre “Meetting Horse Mezzojuso”organizzato anche quest’anno dall’As-sociazione locale Sport e Natura.

mercoledì 8

Si svolge uno storico incontro a Pri-stina, organizzato dal Ministero dellaDiaspora del Governo del Kosovo, trale comunità Arbëreshë d’Italia con rap-presentanza delle regioni del sud ItaliaCampania, Puglia, Molise, Calabria eSicilia, dove sono presenti comuni Ar-bëresh riconosciuti minoranza etnicolinguistica. A rappresentare il nostroComune sono presenti i Consiglieri Co-munali, Antonio Bellone e GiacomoFiglia

Sabato 11

Alle ore 9.30 un gruppo di giovani diACR, bambini del catechismo e geni-tori della nostra comunità si ritrovanotutti insieme a Palazzo Adriano per par-tecipare alla III edizione dell’iniziativa“Chiesa in Festa”.

Domenica 12

Inizio dei festeggiamenti in onore delSS. Crocifisso: Alle ore 9.30 si svolgeil rituale giro per le vie del paese dellabanda musicale “G. Verdi” di Mezzo-juso. Alle ore 11.00 apertura della Varae Divina Liturgia a seguire Esposizionedel Palio con sparo di castagnole esuono di tamburo.

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BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVI

23e

martedì 14

Il Dott. Antonio Bellone, di anni 23,già consigliere comunale, entra a farparte della Giunta guidata dal SindacoGiardina. Al neo Assessore viene affi-data la delega alle Politiche Sociali.

Sabato 18

Presso la chiesa del SS. Crocifisso sisvolge alle ore 16.00 la processione de-gli Ex Voto del SS. Crocifisso.

Domenica 19

Festa del SS. Crocifisso: Alle ore 7.00alborata mattutina, intorno alle 9.00 sisvolge per le vie del paese il giro dellabanda musicale “G. Petta” di Mezzo-juso. Ore 11,00 presso la Chiesa delSS. Crocifisso, Divina Liturgia e a se-guire la tradizionale “torceria. Alle21,00 Solenne processione della “Vara”del SS. Crocifisso.- Alle 11.30 presso la Parrocchia MariaSS. Annunziata alcuni bambini ricevonoil Sacramento della Riconciliazione.

mercoledì 22

Festa di Santa Rita da Cascia: Alle ore17,00 Don Giorgio celebra la S. Messaa seguire il rito della benedizione dellerose ed al termine si svolge per le viedel paese la processione con il simula-cro della Santa.

Sabato 25

Alle ore 15.30 presso la chiesa del SS.Crocifisso i bambini del catechismo ri-cevono il sacramento della Confes-sione.

Domenica 26

Ottava del SS. Crocifisso - alle ore 9.00giro per le vie del paese della banda

musicale “G. Verdi” di Mezzojuso. Alle11,00 presso la Chiesa del SS. Croci-fisso si celebra la Divina Liturgia inserata alle 21,00 a causa della pioggiala Solenne processione della “Vara” delSS. Crocifisso non ha luogo.

lunedì 27

Alle 21,00 si svolge la tradizionale ce-lebrazione della “chiusura della Vara”del SS. Crocifisso, con la quale si con-cludono i festeggiamenti.

giovedì 30

Viene deliberata dall’AmministrazioneComunale la stabilizzazione dei 44 pre-cari che da tanti anni prestano serviziopresso il nostro Comune.

giugno 2019

Sabato 1

Alle 18.30 presso il castello comunaleha luogo l’inaugurazione della mostrapersonale di pittura di Tommaso Serra“Cosmogonie ancestrali” a cura di LucaLa Porta con il patrocinio gratuito delComune di Mezzojuso.

Domenica 2

Inizio della tredicina in onore di SanAntonio da Padova. Alle 21,00 Rosario,S. Messa, Benedizione.- Alle ore 17.00 presso il salone delCollegio di Maria si svolge un incontrocon Alessandro Trainito (Medici senzaFrontiere) organizzato dall’Associa-zione Culturale “Prospettive”.

giovedì 6

Si dimette dalla carica di Assessore allaCultura il Generale dei Carabinieri, col-locato in pensione, Nicolò Sergio Geb-bia, era stato nominato dal Sindaco Giar-dina il 31 dicembre dell’anno scorso.

Sabato 8

Sabato dei Defunti - Alle 17.00 papàsCaruso celebra la Divina Liturgia al ci-mitero comunale in suffragio di tutti ifedeli defunti, successivamente procedealla benedizione delle tombe. Alle ore19.00 alcuni fedeli si radunano insiemesullo spiazzo antistante la Croce postasulla collina Brigna ove intonano ilcanto dell’inno “O e bukura More” chericorda la caduta di Costantinopoli inmano ai Turchi avvenuta il 29/05/1943sabato di Pentecoste.

Domenica 9

Solennità di Pentecoste – Alle ore 11.30in piazza Umberto I si svolge un mo-mento di festa a cui prendono parte nu-merosi fedeli adulti, bambini dell’Acr edel catechismo delle nostre parrocchie.

giovedì 13

Festa di Sant’Antonio da Padova - Alle9.30 si svolge il tradizionale giro per levie del paese del complesso bandistico“G. Petta” di Mezzojuso. Nella chiesadell’Immacolata ex Convento Latinoalle ore 11,30 don Giorgio Ilardi celebrala S. Messa che si conclude con la be-nedizione delle tunichette de “I Mona-cheddi”: i bambini che vengono affidatialla protezione del Santo Padovano. Alleore 21,00 si svolge la processione conil simulacro di Sant’Antonio da Padovaper le vie del paese. La festa si concludecon un gioco di fuochi pirotecnici.

Domenica 16

Alle ore 11,00 durante la Santa Messaun primo gruppo di bambini della par-rocchia Maria SS. Annunziata ricevonoil Sacramento della prima Comunione.

Domenica 23

Festa del Corpus Domini - Alle ore11,00 durante la Santa Messa un se-condo gruppo di bambini della parroc-chia Maria SS. Annunziata ricevono ilSacramento della prima Comunione.Alle ore 21,00, ha inizio, con partenzadalla parrocchia San Nicolò di Mira laprocessione del Santissimo Sacra-mento. Alla processione partecipano,come da tradizione, tutti i bambini chehanno ricevuto il Sacramento dellaPrima Comunione, il clero della comu-nità, le religiose, le autorità civili e mi-litari. La processione del Santissimoproseguirà per i vari quartieri del paesedurante le sere dei gironi di Ottavarioche si concluderà con la processionedel sabato con partenza dalla parroc-chia di Maria SS. Annunziata.

Sabato 29

Alle ore 21,00, ha inizio, con partenzadalla parrocchia di Maria SS. Annun-ziata la processione del Santissimo Sa-cramento. Alla processione parteci-pano, come da tradizione, tutti ibambini che hanno ricevuto il Sacra-mento della Prima Comunione, il clerodella comunità, le religiose, le autoritàcivili e militari.

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eDirettore Responsabile: Vincenzo Cosentino - Condirettore: Carlo ParisiRedazione: Doriana Bua, Cesare Di Grigoli, Danilo Figlia, Concetta Lala, Lillo PennacchioIndirizzo: Piazza Umberto I, 22 - Mezzojuso (PA) - Tel e fax 091 8203461 - [email protected] - IBAN: IT53 Z061 7543 0910 0000 0253 480Grafica ed impaginazione: Gianni Schillizzi - Web designer: Enzo Di Grigoli - Stampa: I.S.P.E. soc. coop.

ECOBRIGNA

della

In copertina:una scuola per 3P

(foto Archivio IstitutoComprensivo “Beato

Don P. Puglisi”)ECO DELLA BRIGNA - PERIODICO BIMESTRALE - MEZZOJUSONuova Serie, Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 33 del 15.10.97

Foto di Danilo Figlia