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Elezioni Presidenziali austriache: una storia infinita L’interminabile saga delle elezioni presidenziali austriache ha avuto inizio il 24 aprile 2016. Quello che era comunque atteso come un test importante per la politica europea, soprattutto su temi scottanti come quello degli stranieri (su tutti) e dello stato sociale si è trasformata in una vera e propria tragedia in vari atti. Svoltosi nel clima teso degli scontri al Brennero tra polizia e attivisti del gruppo No Borders, il primo turno ha visto una decisa partecipazione elettorale (60,5% dei votanti a cui va aggiunto il 8,50% dei votanti per posta e dall’estero). Il Presidente federale dell'Austria viene eletto ogni sei anni a suffragio universale, dai cittadini che abbiano compiuto i 16 anni d'età. L'elezione si svolge con un sistema a doppio turno; se nessun candidato ottiene più del 50% dei voti al primo turno, si svolge un ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto più voti. Questa tornata già da subito ha mostrato che non sarebbe stata un’elezione come le altre: a sorpresa il candidato di punta di FPÖ (Freiheitliche Partei Österreichs - Partito della Libertà Austriaco) Norbert Hofer, ingegnere 45enne originario della Stiria con la passione Contina a pagina 4 del volo e delle armi (pare che sia solito girare con la sua inseparabile Glock), ottiene un incredibile 35,1% di preferenze, sfiorando il milione e mezzo di voti e sbaragliando gli Bollettino Novità NS Numero 119/41 Fundato 1992 12 / 2016 (127)

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Elezioni Presidenziali austriache:

una storia infinita

L’interminabile saga delle elezioni

presidenziali austriache ha avuto inizio il 24

aprile 2016. Quello che era comunque atteso

come un test importante per la politica europea,

soprattutto su temi scottanti come quello degli

stranieri (su tutti) e dello stato sociale si è

trasformata in una vera e propria tragedia in

vari atti.

Svoltosi nel clima teso degli scontri al

Brennero tra polizia e attivisti del gruppo No

Borders, il primo turno ha visto una decisa

partecipazione elettorale (60,5% dei votanti a

cui va aggiunto il 8,50% dei votanti per posta e

dall’estero).

Il Presidente federale dell'Austria viene eletto

ogni sei anni a suffragio universale, dai

cittadini che abbiano compiuto i 16 anni d'età.

L'elezione si svolge con un sistema a doppio

turno; se nessun candidato ottiene più del 50%

dei voti al primo turno, si svolge un

ballottaggio fra i due candidati che hanno

ottenuto più voti.

Questa tornata già da subito ha mostrato che

non sarebbe stata un’elezione come le altre: a

sorpresa il candidato di punta di FPÖ

(Freiheitliche Partei Österreichs - Partito della

Libertà Austriaco) Norbert Hofer, ingegnere

45enne originario della Stiria con la passione Contina a pagina 4

del volo e delle armi (pare che sia solito girare

con la sua inseparabile Glock), ottiene un

incredibile 35,1% di preferenze, sfiorando il

milione e mezzo di voti e sbaragliando gli

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I nostri nemici

Contina a pagina 5

Continua dal BOLLETTINO NOVITÀ NS

#118

BOLSCEVISMO

8. Che cos’è il bolscevismo?

Il bolscevismo è lo strumento con cui

l’Internazionale Ebraica, in combutta con la

plutocrazia angloamericana ebraico-liberale,

cerca di realizzare la promessa del Vecchio

Testamento della dominazione ebraica

mondiale.

Gli sforzi nazionalistici nella Russia

sovietica e l’apparente dissoluzione

dell’Internazionale Comunista non devono far

pensare che l’ebraismo non ne sia più la forza

occulta.

Nella Russia sovietica gli ebrei hanno, come

in quasi ogni Paese, un forte ruolo nella vita

statale ed economica. Benché Stalin sia il

dittatore della Russia sovietica, uno dei più

potenti gerarchi del regime è il suocero, l’ebreo

Mosessohn Kaganowitsch. Egli controlla

direttamente i livelli più alti del Partito e dello

Stato, essendo: rappresentante di Stalin nel

Segretariato Generale del Partito, membro del

Ufficio Politico e dell’Ufficio Organizzativo,

Presidente incaricato del Consiglio dei

commissari del popolo, Commissario per

l’Industria pesante e Trasporti, membro del

Consiglio Supremo dei Soviet, membro del

Comitato di Difesa.

Kaganowitsch ha anche ottenuto altri

importanti incarichi per i suoi fratelli Juliy

Mosessohn Kaganowitsch, Michael Mosessohn

Kaganowitsch e Aron Mosessohn

Kaganowitsch.

Dei 503 membri del Governo (commissari

del popolo), 406 sono ebrei. Un gran numero

di generali sovietici sono ebrei, così come

un’enorme quantità di commissari politici.

La visione pericolosa, che il bolscevismo ha

trasformato nel sistema nazionale russo non

sarà mai abbastanza combattuto. La brama

ebraico-bolscevica di dominazione si ê

combinata con la spinta espansionistica pan-

slava, ma la forza propulsiva rimane il

marxismo di stampo ebraico. C’è stato un

tempo in cui l’ebraismo venne combattuto

nella Russia sovietica (all’inizio della

dominazione bolscevica), ma il motivo era

economico, più che politico. A questo breve

periodo seguì il momento in cui l’ebreo si

infiltrò ai più alti livelli di Stato e Partito e si

fece portatore dell’idea bolscevica. Si presume,

comunque, che il bolscevismo faccia oggi

tesoro dei secoli del grande imperialismo

russo, che ha a lungo minacciato l’esistenza

dell’Europa stessa. Le radici di questa tendenza

alla dominazione mondiale, già presente ai

tempi dello Zarismo, affondano da un lato nel

despotismo asiatico, che si sposa con l’anima

ebraica del bolscevismo e che oggi si mostra

chiaramente nell’orribile e sfrenata condotta

dello Stato sovietico e della guerra. Dall’altro

lato, l’origine va invece ricercata nel

messianismo religioso del popolo russo, che

esiste da quasi 500 anni nell’idea della Terza

Roma (dottrina slavofila e idea pan-slavica).

Il bolscevismo nega qualsiasi differenza

razziale, slega l’uomo dalla sua comunità di

consanguinei e dalle sue radici in Patria per

farne un proletario internazionale il cui scopo è

la creazione di uno stato proletario

internazionale. Esso prevede una comunità

umana in contraddizione con tutte le leggi

naturali, che si basi solo sulla legge della classe

operaia internazionale, ma che in realtà essa

serve solo alla distruzione dell’ordine naturale

delle razze e dei popoli e alla costruzione della

dominazione mondiale ebraica.

L’odierna doppiezza caratteristica del

bolscevismo si spiega con la consapevole

connessione con l’antico messianismo

dell’animo russo, la sua forza religiosa e

nichilistico-distruttiva (la capacità di soffrire

per raggiungere uno scopo), l’amore

patriottico. Ma le tendenze “nazionali” oggi

proclamate non devono trarre in inganno sulla

sua vera natura, che è il marxismo ebraico con

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Donald Trump: Amico o nemico?

Persino il “Jew York Times” ammette che l’elezione di Donald Trump rappresenta il rifiuto

degli elettori Americano verso il globalismo e il multi-culturalismo.

Questo è estremamente importante, indipendentemente dal fatto se Trump si rivelerà un

sincero riformatore “nazionalista civile”, un opportunista, un ben mascherato tirapiedi di Wall

Street, un “Nazista in segreto” o qualcosa di totalmente diverso.

Forse la durissima campagna e l’inevitabile ostruzionismo all’interno del governo potrebbe

avere su Trump un effetto simile a quello che i politici britannici ebbero su Benjamin Franklin,

che nel giro di poche ore si trasformò da leale suddito della corona in un rivoluzionario

americano!

Anche se Trump non dovesse mantenere le promesse o venisse bloccato, questo non farà altro

che infuriare radicalizzare ancora di più i suoi sostenitori. Inoltre, anche solo la sua vincente

campagna elettorale darà la speranza di avere in futuro qualcuno ancora più vicino ai nostri

ideali Nazionalsocialisti.

In Europa l’elezione di Trump sta già scioccando e terrorizzando i regimi globalisti,

politicamente corretti, multiculturali e incoraggiando, di contro, la resistenza nazionalista e

razziale.

I Nazionalsocialisti non devono sopravvalutare, e nemmeno sottovalutare, il significato di

questa elezione!

La vera questione ora non è se noi Nazionalsocialisti dovremmo supportare o meno Trump,

ma piuttosto cosa possiamo fare per capitalizzare questo sviluppo e migliorare le nostre

prospettive future.

Gerhard Lauck

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Elezioni Presidenziali austriache

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avversari di misura. Secondo si piazza il suo

futuro avversario per il secondo turno, un certo

Alexander Van der Bellen (indipendente ma

sostenuto dai Verdi), che da solo raggiunge

appena il 21,3% e che era stato dato tra i favoriti

da tutti i sondaggi dei principali media nazionali

(sì, mi sono già fatto un promemoria di tornare

a parlare dei media e dei sondaggi elettorali).

Per la prima volta nella storia contemporanea

austriaca, quindi, il presidente federale

dell'Austria non sarà appoggiato da nessuno dei

due partiti tradizionali al governo, ÖVP

(Österreichische Volkspartei – Partito Popolare

Austriaco) e SPÖ (Sozialdemokratische Partei

Österreichs - Partito Socialdemocratico

d’Austria), i cui rispettivi candidati Andreas

Khol e Rudolf Hundstorfer si sono fermati

entrambi all'11% circa dei voti.

Ma, a parte questo exploit dei nazionalisti,

tutto faceva comunque pensare che al secondo

turno il candidato Verde-indipendente sarebbe

stato eletto con larga maggioranza da tutti gli

elettori non schierati con FPÖ.

E invece.

Il ballottaggio, tenutosi il 22 maggio, ha visto

sì prevalere Van der Bellen su Hofer, ma per

una manciata di voti: 50,3% del primo contro

49,7% del secondo. Sensazionale per FPÖ, che

dopo essere solo una volta entrato in coalizione

di Governo, negli anni ’90, sembrava non fosse

destinato a uscire dalla crisi di consensi e di

rimanere al palo. Più impressionante il dato del

conteggio dei voti: 2.254.484 contro 2.223.458,

una differenza di appena 31.026 voti. Decisivi

sono stati i voti per corrispondenza e dei

residenti all’estero (vengono conteggiati

insieme) dove Van der Bellen ha ottenuto una

netta maggioranza.

Hofer, inizialmente, aveva ammesso la

sconfitta ed accettato il risultato, soddisfatto

comunque di aver fatto da traino per FPÖ in

una crescita di consenso così marcata. Tuttavia

pochi giorni dopo, il leader del partito Heinz-

Christian Strache ed il segretario Herbert Kickl

hanno annunciato ricorso, denunciando “vistose

irregolarità” (adombrando addirittura il dubbio

di veri e propri brogli) nel conteggio e

validazione dei voti per corrispondenza. Si

parla di decine e decine di migliaia di schede

annullate indebitamente, di conteggi errati e in

alcuni casi di persone anziane o malate “fatte

votare” per Van der Bellen.

Visto l’esiguo scarto nei risultati finali e

nonostante le giustificazioni del Ministero

dell’Interno, il 1 luglio la Corte Costituzionale

ha accolto il ricorso di Hofer annullando il

turno di ballottaggio e rinviandolo al 2 ottobre.

Ma i colpi di scena non sono finiti, perché a

metà settembre è stato annunciato che il

secondo turno sarebbe slittato di altri 2 mesi, da

tenersi quindi il 4 dicembre. Il motivo? La colla

delle buste per il voto per corrispondenza è

troppo debole e non tiene le buste chiuse.

Sembra surreale, ma visto che l’elezione gira

attorno proprio a questi voti, chi avrebbe

rischiato un altro ricorso?

A questo punto è difficile capire chi la

spunterà. FPÖ ha sicuramente incrementato il

suo consenso grazie ai temi dell’immigrazione

incontrollata e alla politica di accoglienza e

abbracci agli stranieri con il contemporaneo

taglio dei servizi. Se questa complessa vicenda

convincerà gli austriaci indecisi che

l’establishment sta cercando in tuti i modi di

impedire che il primo Presidente marcatamente

nazionalista venga eletto o se invece permetterà

al blocco popolare-socialdemocratico di

guadagnare tempo e qualche altro consenso

coltivando la paura per la cosiddetta “ultra

destra” è difficile da prevedere. Senza contare

che le elezioni generali sono a poco più di un

anno di distanza.

Intanto FPÖ ha chiesto una riforma

sostanziale delle procedure per il voto per

corrispondenza. Ma guarda un po’…

Grimaldi

Anschluss: 12 marzo 1938 la rivista Life

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I nostri nemici

Continua a pagina 6

una maschera russa.

Il Bolscevismo poggia sulla dottrina ebraica

del marxismo creata dall’ebreo Karl Marx (in

ebraico Hirschel Mardochai, discendente di

una famiglia di rabbini).Esso è basato su una

visione del mondo materialista.

Primo, il Marxismo o il Bolscevismo negano

ogni ordine divino, riconoscendo solo ciò che è

materiale e percepibile dai cinque sensi.

Parimenti essi rigettano tutti i valori relativi a

anima e carattere e trasformano l’uomo in un

essere privo di anima e votato al totale

materialismo.

Secondo, esso rifiuta l’idea di razza e quindi

il legame di sangue nella comunità di popolo e

riconosce solo la comunità del proletariato

internazionale. Esso distrugge la vita della

comunità del popolo e porta l’umanità verso il

caos razziale.

Terzo, da questo punto di vista esso rifiuta lo

stato popolare, ma tende invece verso uno stato

proletario mondiale.

Quarto, nega il concetto secondo cui la storia

riflette il risultato dei conflitti e delle tensioni

fra le diverse razze e le relative visioni del

mondo e afferma nella sua dottrina che tutti gli

eventi storici siano riconducibili l’economia.

Quinto, esso nega il valore della personalità e

riduce l’uomo a uno schiavo da lavoro

internazionale. Come conseguenza pretende la

massima redditività e relega l’uomo ad essere

una macchina da lavoro.

Sesto, rifiuta il concetto di proprietà e toglie

all’uomo i frutti del suo lavoro creativo. Il suo

obiettivo è quello di schiacciare l’uomo e

ridurlo in un proletario senza proprietà.

Settimo, rifiuta quindi la classe contadina

libera e pretende i di derubare i collettivi

proletari delle loro proprietà.

Ottavo, l’economia dipende dal rigetto della

libertà di movimento dei suoi componenti,

diventando una economia di capitale di Stato.

Nono, la sua “cultura” consiste

esclusivamente nella glorificazione della

tecnologia.

Le ramificazioni del Bolscevismo sono

chiaramente riconoscibili negli elementi

essenziali dell’ebraismo: mancanza di spirito,

impulsività, bassezza, brutalità, materialismo

estremo, sete di potere e despotismo. Il

Bolscevismo si aggancia ai più bassi istinti

umani; il suo impatto sulla società non può che

risultare sempre in sub-umanità.

Di seguito alcune spiegazioni dei tratti

essenziali del Bolscevismo: il Marxismo non

riconosce e non ammette alcuna fede

metafisica. Lo slogan ricorrente è “La religione

è l’oppio dei popoli”. Esso rifiuta anche tutto

quello che possono contribuire i sostenitori di

una visione del mondo idealistica, quando

parlano di “spirito e anima”. Ogni cosa è

“materia”, cioè per esso esiste solo ciò che

possiamo percepire coi nostri sensi. Quindi

quando parliamo di Marxismo, parliamo di una

visione prettamente materialistica. Marx dice:

“L’aspetto religioso riflette solamente il mondo

reale”.

Qualsiasi cosa sia definita dal concetto di

religione per il Bolscevismo non è altro che

una malata manifestazione sociale. In questo

modo esso insegna l’ateismo. (Sembra tuttavia

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I nostri nemici

che esso adesso permetta nuovamente la chiesa

ortodossa a Mosca. Quale sia lo scopo di Stalin

in proposito è ancora da accertare).

Questa è il più lampante rifiuto dell’esistenza

di un ordine divino. Credere a esso –

indipendentemente dal nome che gli si

attribuisca – è, comunque, la base religiosa della

nostra visione e di quella dei popoli europei e

delle loro culture. Anche solo la mancanza di

tutto questo è sufficiente per dimostrare che il

Bolscevismo è qualcosa di alieno alla nostra

natura.

Ma non si deve fraintendere che l’odierna

realtà bolscevica della Russia mostri molte

caratteristiche che si spiegano solo attraverso la

primitiva spinta religiosa dell’animo russo.

Significa solo che il precedente credo dei russi

nell’aldilà ha trovato, in 25 anni di propaganda

bolscevica, uno scopo terreno, una speranza in

un paradiso terrestre. Le masse fanatizzate degli

eserciti bolscevichi oggi combattono per questo

paradiso, che si suppone possa essere raggiunto

con la redenzione dei lavoratori attraverso la

sofferenza e il sacrificio del popolo sovietico.

I presunti progressi scientifici giocano un ruolo

importante nei fondamenti scientifici del

Marxismo: tutte le persone sono uguali. I

pregiudizi preesistenti originano solamente

dall’educazione e dagli influssi ambientali,

quindi da “condizioni”. È un vero e proprio

crimine parlare di razze, perché esiste solo

l’umanità. L’organizzazione di certi gruppi

umani in popoli e Stati è da imputare solo alle

condizioni economiche e saranno nel tempo

superate, qualora il mondo venisse organizzato

secondo i principi marxisti.

Ma questo nuovo ordine può essere raggiunto

attraverso il trionfo del proletariato nella lotta di

classe. Con lo slogan: “Proletari di tutto il

mondo, unitevi!” e la teoria della lotta di classe,

il Bolscevismo tende allo Stato mondiale

proletario.

Il Marxismo inoltre pretende che tutti i processi

storici siano riconducibili a quelli economici.

L’aspetto del mondo reale, come esso si mostra

nel corso della storia, non è – come noi crediamo

– plasmato dai grandi uomini e dalle grandi idee,

ma piuttosto dalle condizioni economiche. La

storia è solo storia dell’economia.

(Continua nel prossimo numero)

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