"...noi c'eravamo"
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Appunti dopo il primo Festival per le città accessibiliTRANSCRIPT
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Alla prima edizione del Festival per le città Accessibili è stata conferita la
Medaglia del Presidente della Repubblica
Il Festival ha donato al museo di Palazzo Trinci
la riproduzione tattile della Madonna di Foligno
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CHIAROSCURO N. 28
Foligno
…PER LE CITTA’ ACCESSIBILI di Giorgio Raffaelli
Ho chiesto ai partecipanti della prima edizione del Festival per le Città Accessibili una
riflessione sull’impegno che abbiamo condiviso con l’dea di pubblicare i testi in prima
battuta su questa edizione di Chiaro Scuro e poi insieme agli atti delle conferenze.
Ho fatto un grave errore. I testi arrivati sono molti e tutti ugualmente densi e interessanti.
Stanno aiutando la stessa Associazione che ha promosso il Festival (di cui Chiaro Scuro è
fondatrice) a “prendere le misure” delle tre giornate trascorse e ipotizzare i prossimi
impegni… ma hanno messo in crisi il progetto originario in quanto richiederebbero quasi
per intero questo numero 28.
Così, mentre una delle “prossimissime” azioni per le città accessibili sarà certamente la
loro pubblicazione integrale, qui l’anticipiamo rubando a ciascuno una manciata di
parole…
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(I contributi (ad esclusione di “Chiaroscuro” che apre e chiude questa raccolta, sono presentati in ordine
alfabetico)
Sommario
Medaglia del Presidente della Repubblica ........................................................................... 3
la riproduzione tattile della Madonna di Foligno ................................................................... 3
CHIAROSCURO N. 28 ........................................................................................................ 5
Sommario ............................................................................................................................ 7
Andrea Duranti ..................................................................................................................... 9
Consuelo Agnesi ................................................................................................................ 11
Enrico Giovannone ............................................................................................................ 13
Eugenia Monzeglio ............................................................................................................ 15
Federica Stroppa ............................................................................................................... 17
Felice Pantone ................................................................................................................... 19
Iginio Rossi ........................................................................................................................ 20
Lucrezia Di Gregorio .......................................................................................................... 26
Marco Pizzo ....................................................................................................................... 28
Nunzia Proietti Cignitti........................................................................................................ 29
Paola Bet ........................................................................................................................... 30
Paolo Raffaelli .................................................................................................................... 31
Rodolfo Bisatti .................................................................................................................... 33
Salvatore Ferrara ............................................................................................................... 34
Sonia Mazzocato ............................................................................................................... 35
Tiziana Gagnor .................................................................................................................. 36
…GRAZIE .......................................................................................................................... 39
Festival per le città accessibili è raggiungibile su ............................................................... 41
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Andrea Duranti
Spoleto
Andrea Duranti è presidente di OSA, Osservatorio Spoleto Accessibile, di cui anche Giorgio Raffaelli è tra i
fondatori.
Ciao Giorgio,
sia a titolo personale, che in veste di portavoce dell'Osservatorio Spoleto Accessibile, mi
complimento ancora una volta con te e con gli altri organizzatori di questo primo Festival
delle città accessibili, per la valenza culturale che tale evento ha portato con se.
Difatti, l'idea di una città aperta a tutti, e per questo fruibile da tutti, è l'effetto di una città
che ha creato al suo interno un elevato valore aggiunto di tipo culturale, derivato da una
crescita costante della discussione intorno alle tematiche delle barriere architettoniche.
Una città aperta a tutti è quella in cui i cittadini hanno compreso che essa non è ad uso
esclusivo di una porzione di popolazione, capace - ad esempio - di affrontare senza fatica i
dislivelli o di vedere perfettamente a lunghe distanze, ma deve rendere possibile la
vivibilità degli spazi a tutti, anche e soprattutto a chi affronta ogni giorno condizioni di
disabilità temporanee o permanenti, agli anziani, ai genitori con passeggini e carrozzine e
a chi subisce infortuni o malattie, facilitando gli incontri e i momenti di crescita personale e
collettiva.
L'evento di Foligno ha rappresentato senz'altro un momento importante di confronto su
tematiche che non sono e non devono restare confinate agli addetti ai lavori, cioè ai
portatori di interesse a vario titolo sul problema delle barriere architettoniche, ma che
devono diventare un valore portante del sentire comune della cittadinanza tutta.
Il percorso che avete intrapreso con l'associazione Festival delle città accessibili è alla
base di quel percorso culturale di cui accennavo in precedenza: se una città accessibile a
tutti è realizzata in una prima fase necessariamente dai progettisti e dai costruttori degli
spazi pubblici, tale città rimane fruibile per l'utenza globale solo quando anche i cittadini
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fanno la loro parte (per fare un esempio, un automobilista non parcheggia davanti ad una
rampa, solo se comprende realmente il danno che può causare).
Mi è piaciuta molto anche la scelta di chiamare questo evento "festival": tale parola per
definizione rappresenta una "festa popolare"; quindi già dal nome si può comprendere che
i destinatari principali erano proprio i cittadini, chiamati come già detto a giocare il loro
ruolo fondamentale nella partita dell'accessibilità. Gli autorevoli relatori hanno fatto il resto,
regalando agli intervenuti la propria esperienza e competenza.
Spero che il Festival delle città accessibili diventi un appuntamento fisso anche nei
prossimi anni, continuando nel prezioso percorso intrapreso.
Grazie per l'impegno e per la bella opportunità offerta a chi ha potuto partecipare.
A presto
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Consuelo Agnesi
Chiaravalle (AN)
Consuelo ha curato per il festival le corrispondenze dal salone del turismo accessibile “Gitando4all” di
Vicenza. I montaggio dei tre servizi è su https://www.youtube.com/watch?v=EZGFQ8kce10
Sono contenta di leggere ed apprendere che avete lanciato bene i vostri sassi, attirando
l'attenzione della politica e di tutte le persone che spesso si fermano senza guardare e
riflettere, tirando avanti.
Siete stati proprio grandi in questo ed a gestire tutta la mole di lavoro che c'è dietro,
m'auguro che ora vi diano tutti manforte e che sia andata bene anche la riunione, visto che
rispondo con ritardo.
Sono sempre a vostra disposizione e le vostre proposte sono veramente intriganti, come
sempre e come posso, cercherò di prenderne parte, gradualmente.
Le abbiamo anche chiesto di essere la conduttrice/provocatrice di una prossima tavola rotonda con i tecnici.
"Provocatrice"? Potrebbe essere divertente, spero solo di poterne essere all'altezza,
dipende dai personaggi che mi mettete accanto, nella tavola rotonda ;-) Scherzi a parte,
l'idea potrebbe funzionare ed è anche fattibile da realizzare.
E, tanto per essere esagerati, di collaborare alla pubblicazione di un testo sul tema della città accessibile, dal
momento che tempo fa ci aveva espresso il desiderio di “approfondire” il volume da lei realizzato insieme a
Emanuela Zecchini, “Barriere architettoniche e barriere sensoriali”
“Per quanto riguarda la pubblicazione, è una proposta altrettanto allettante ma per poterti
dare una risposta a riguardo, avrei bisogno di capire l'intero contesto, scadenze, numero
di pagine e tema - filo conduttore dell'intera pubblicazione degli atti.
Realizzare un contributo di un tot di pagine mi sembra più fattibile, mentre un'intera
pubblicazione molto più impegnativa, in quanto per farlo ho bisogno di silenzio e tempo
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dedicato ed in questo momento dovrei dare priorità ad attività remunerative per poter poi
gestirmi e dedicarmi in santa pace allo scrivere senza sosta, come vorrei.
Vi ringrazio di cuore per le proposte e per l'invito, spero di poter passare anche per un
semplice saluto al più presto. Non mancherò certamente visto che l'Umbria è sempre uno
dei posti migliori in cui rilassarsi per bene, con tutto il verde e la quiete che c'è.
Un abrazo fuertisimo a voi ed a tutti gli amici del Festival delle Città accessibili e dintorni,
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Enrico Giovannone
Stoccolma
Giusto poche righe per consegnarvi le mie riflessioni sul festival.
È stato sicuramente un evento molto interessante e positivo. Spero possa fare da apripista
per eventi futuri sul tema.
È di estrema importanza che l’attenzione per l’accessibilità nelle città e il loro utilizzo si
“infili” come un cuneo e faccia breccia nel modo di pensare della gente e della macchina
politica che gestisce le nostre città.
In Italia purtroppo siamo un po’ indietro rispetto ad altri Paesi non lontani da noi
geograficamente parlando. Ho portato l’esempio della città di Stoccolma, dove vivo ormai
dal 1997. Ecco, se crediamo che la Svezia sia sempre stata così avanti in materia di
accessibilità ci sbagliamo.
Lo “scatto” che sta staccando il resto del “gruppo” è stato fatto proprio nel 1998, sedici (16)
anni fa quindi. Stoccolma era una delle città candidate per le Olimpiadi del 2004, proprio
come Roma.
Nel 1998 si è deciso di intraprendere un percorso di miglioramento e sviluppo della durata
di 32 anni, tuttora in corso. La visione era per la città di Stoccolma nel 2030!
Da 16 anni l’amministrazione comunale di Stoccolma porta avanti questo progetto,
indipendentemente da quale maggioranza politica governa la città. Sedici anni non sono
molti, anzi. Certo è che se in sedici anni una città avanza verso lo sviluppo accessibile e
un’altra rimane ferma, il divario diventa palese e colmarlo sarà sempre più difficile.
Ho notato, infatti, che la più grande differenza che c’è tra l’Italia e la Svezia sussiste
proprio nell’organizzazione dei soggetti che prendono parte a queste iniziative di sviluppo
sociale: dove in Svezia l’amministrazione comunale assume un ruolo decisionale
programmando direttamente gli interventi che andranno a migliorare l’accessibilità e
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l’utilizzo della città, mettendo a bilancio le spese e le risorse economiche derivanti dal
versamento delle tasse dei contribuenti, coordinando tutti i tecnici e i consulenti
responsabili e gestendoli direttamente poiché dipendenti dell’amministrazione stessa,
questo purtroppo in Italia ancora non è così.
Ogni associazione privata che cerca di migliorare l’accessibilità con il proprio intervento, lo
fa quasi autonomamente. Sembra che in Italia, da quel che ho potuto vedere, si muovono
tante cose non meno interessanti di quelle svedesi ma tutto succede in modo indipendente
e le associazioni impegnate a migliorare l’accessibilità all’interno delle città o nel territorio,
pubbliche o private che siano, sembrano assomigliare ad un arcipelago di isole
indipendenti e separate tra di loro. Sembra mancare quella figura di riferimento che, a mio
modesto avviso, può e deve essere assunta dall’amministrazione pubblica,
indipendentemente dal mandato elettorale, come del resto dimostra l’esempio della città di
Stoccolma.
Vorrei aggiungere una cosa che, proprio comparando il modo di pensare svedese e quello
italiano, mi ha fatto riflettere sull’accessibilità nelle città. Credo sia importante far capire a
tutti i cittadini che l’accessibilità di una città deve essere garantita a tutti i cittadini e quando
si affronta questo tema la partecipazione deve essere totale e non devono sentirsi
maggiormente interessati solo i portatori di handicap perché l’accessibilità e l’utilizzo della
città interessa qualsiasi gruppo di persone che vive in quella determinata città. Bisogna
coinvolgere tutti e non farne un “argomento di nicchia”. In ultimo mi auguro che in futuro gli
italiani possano essere e sentirsi un po’ più “leggeri”, spensierati: a volte ci prendiamo un
po’ troppo sul serio ed il motore poi si “ingrippa”.
È solo l’inizio. Armiamoci di buona volontà, per il resto abbiamo già tutto quello di cui
abbiamo bisogno: le risorse umane, in questo campo non siamo secondi a nessuno.
Iniziamo anche noi, presto li riprenderemo!
Buon lavoro,
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Eugenia Monzeglio
Torino
Le suggestioni derivanti dalla mia presenza e partecipazione a due giornate (venerdì 4 e
sabato 5 aprile) della prima edizione del Festival per le Città Accessibili a Foligno, sono in
estrema sintesi le seguenti.
L’impianto concettuale e organizzativo dell’iniziativa, basato sulla ricerca e promozione di
relazioni interdisciplinari, ha favorito la conoscenza della complessità dell’accessibilità
tramite la circolarità che non la monodirezionalità, tramite l’intreccio che non la
separatezza, tramite il disvelamento degli elementi comuni che non tramite il dominio o
l’appiattimento dell’uno sull’altro.
La presenza di contributi molto diversi tra di loro, provenienti dal variegato mondo
dell’accessibilità (concepita in senso ampio, estensivo) e ancor più dell’inclusione, della
condivisione, della reciprocità ha evidenziato come la valorizzazione delle differenze si
possa effettivamente conseguire conciliando e non contrapponendo differenziate
necessità.
E’ emerso altresì il deciso e fermo rifiuto della logica delle soluzioni speciali o dedicate
solo a … (ai ciechi, ai sordi, alle persone in carrozzina etc. etc.) - che è forma di unveiling
discrimination - , dando “a ciascuno il suo” in una visione integrata, olistica, non separante
né segregante. Si tratta di vedere con occhi/mani/piedi, si tratta di ascoltare con gli occhi,
si tratta di capire con le emozioni, si tratta di muoversi col pensiero.
Dalle esperienze e iniziative proposte si comprende che la “contaminazione” ha condotto,
all’interno del flusso dell’accessibilità, non solo i bisogni/necessità delle differenti persone
con le loro differenti specifiche esigenze e con le loro disabilità/difficoltà, ma soprattutto i
desideri, i sentimenti di identificazione e di appartenenza, l’aspirazione a libertà, mobilità,
autonomia e autodeterminazione.
I contributi seminariali e le varie attività diffuse nella città, hanno fatto comprendere la
completezza e la complessità di progetti (progetti non solo architettonici, urbani o di
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design, ma progetti educativi, culturali, di comunicazione, di vita, etc.) di tipo “pluriversale”
nei quali pluri-opzionalità, multi-sensorialità, sinestesia e polifonia dei sensi, tecnologie,
espressività formale ed estetica, piacevolezza, soddisfazione diventano parole chiave per
potere (e per dovere) conseguire accessibilità, apertura, inclusione.
E’ apparso, come elemento comune, la necessità di alzare “l’asticella dell’accessibilità”
oltrepassando la soglia, superando il limite imposto dalla prassi progettuale corrente, dai
tecnicismi (schematiche soluzioni da incompetente manualista, da interpretazioni
normative riduttive, troppo spesso esibite malamente!), ma anche dalla convenienza,
dall’ignoranza, dalla supponenza, dall’ipocrisia.
Dall’iniziativa resta anche la convinzione che il Festival per le Città Accessibili si possa
replicare in altre città, costituendo una rete di città che collaborano per realizzare
realmente città accessibili, incidendo su spazi, luoghi, servizi, attività, eventi etc. mettendo
in comune conoscenze, esperienze, iniziative, che da sole possono apparire disarticolate
e distanti, al fine di una loro unitaria diffusione.
Infine particolare apprezzamento merita la folta, costante e attiva presenza di persone
sorde agli incontri a Palazzo Trinci, con le quali ho colloquiato – nonostante la mia
incapacità ad esprimermi con la Lingua dei Segni Italiana-, ma grazie alla loro e mia
volontà di comunicare e di esprimerci!
Infine, ma non per ultimo, lode e merito alla costanza e fermezza di Giorgio e Daniela
Raffaelli!
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Federica Stroppa
Fabriano (AN)
Alla prima edizione del Festival per le Città Accessibili svoltosi a Foligno dal 4 al 6 aprile, è
stato protagonista anche l'OPA (Osservatorio Polis Accessibile).
Il presidente dell' associazione del Festival, Giorgio Raffaelli, nell'ultima giornata,
domenica 6 aprile ha ospitato al convegno "l'esperienza dell'osservatorio".
Il tema della mattinata era ACCESSIBILITA’ INSIEME E’ POSSIBILE ma anche
PENSARE IN GRANDE: INIZIARE DAI PIU’ PICCOLI .
Dobbiamo dire che per Francesca Calianno (coordinatrice dell'OPA) e Federica Stroppa è
stato veramente facile intervenire dopo il Dottor Marcello Villanova Neurologo di Bologna,
che ha messo l'accento "sull'importanza delle associazioni se queste però collaborano
tutte insieme e non per compartimenti", sul "saper guardare oltre "l' involucro", riuscire a
vedere la persona con i suoi bisogni e soprattutto con le sue attitudini"..... “considerare il
disabile una risorsa della società”......."partire dall'educazione dei più giovani".
Il lavoro svolto dall'Osservatorio in questi due anni ben risponde a questi requisiti: è nato
come raggruppamento di associazioni, cerca di diffondere la cultura dell'accessibilità
"totale" partendo proprio da un'azione educativa nelle scuole e Federica Stroppa oltre ad
essere un'atleta, amministra il sito dell'OPA e rappresenta davvero una risorsa per la
nostra città.
La Coordinatrice Francesca Calianno ha presentato il cammino dell'OPA attraverso la
visione delle varie iniziative presenti nel sito dell'Osservatorio
(www.osservatoriopafabriano.it ) di modo che tutti possano vederle e unirsi a noi per
continuare le nostre battaglie .
L'intervento è proseguito con la presentazione delle 8 associazioni che compongono
l'osservatorio: Centro Studi per le problematiche sociali – Fabriano, C.R.E. Centro
Rieducazione Equestre FABRIANO, a.d.PO.DI.F. “Mirasole” Associazione Dilettantistica
Polisportiva Disabili Fabriano “Mirasole”, Comunità La Buona Novella, Sclerosi Multipla
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Associazione Italiana Onlus (AISM), Movimento per la difesa dei diritti dell’handicap
(ModdiH), Anffass-Onlus di Fabriano il “Treno del Sole” e STRABORDO Associazione
ONLUS
Centro dell'intervento è stato il progetto nelle scuole dal titolo “LA NOSTRA CITTA’- il
luogo della continuità e della condivisione”.
Questo progetto infatti ha visto interessati sei istituti tra le scuole secondarie di 1° e 2°
grado della città e, più che parlarne, Francesca ha voluto far vedere il video realizzato dai
ragazzi della Scuola Media “MARCO POLO” Classe 2C, video che tra l’altro ha destato
particolare interesse.
In seguito ci si è soffermati su un altro lavoro "Una Strada Per Karim", progetto nel quale
l’OPA ha fatto formazione agli inseganti e agli alunni dell’ ITIS “A.Merloni” Fabriano ed ha
collaborato con il C.T.I. (Centro Territoriale per L’inclusione Fabriano).
Qui l'Osservatorio ha mostrato la visione dei lavori effettuati per l'eliminazione delle
barriere ed il video finale sottolineando come la concertazione tra amministrazione
comunale, scuola e associazioni porti a dei risultati concreti, anche se ancora da
completare.
Per concludere il proprio intervento Francesca Calianno ha tenuto a sottolineare che, “ il
rammendo delle periferie di cui parla l’attuale governo , termine strappato all'arch. R.
Piano , può essere considerato nella sua accezione positiva solo se diventa un'occasione
per migliorare l'accessibilità delle nostre città partendo dal presupposto che una città
senza barriere è utile a tutti .......e il rammendo può trasformarsi in un bel ricamo.............le
nostre nonne erano molte esperte in questo, recuperavano uno strappo con il punto
rammendo e il ricamo era fatto..........abbiamo bisogno della stessa competenza , della
stessa genuina inventiva e della stessa passione.”
È stato un momento che ci ha arricchito ,e ci ha permesso di farci conoscere,
dimostrandoci che siamo sulla strada giusta.
Dobbiamo farci i complimenti per la nostra tenacia, e ringraziare quanti tra
l'amministrazione e le associazioni ci hanno aiutato a realizzare i nostri progetti.
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Felice Pantone
Pisa
Buon giorno e un Grazie a Voi
caro Giorgio e Daniela, e compagna bella ospitante sono rientrato da un paio di giorni e ho
visto la tua lettera : che dire, noi siamo stati bene, anche se di quello che ci eravamo
prefissi non siamo stati in grado di attuare molto, benché ci si svegliasse anche presto e
che comunque non eravamo scomodi anzi, in pratica tra una storia e un'altra siamo riusciti
a provare un paio di ore.
Abbiamo chiacchierato tantissimo e ogni tanto abbiamo sparato qualche cazzata.
Io ero un po’ preoccupato dalla responsabilità che avevo nei confronti dei ragazzi che
avevo coinvolto e ho fatto un po’’ la spola di qua e di la per tenere i contatti con tutti.
Sinceramente non sapevo come gestire la cosa, che comunque aveva un taglio molto
professionale ed essendo molto caciarone io/noi non sapevo il come e il quando.
Tu te lo aspettavi cosi il nostro lavoro?
Però mi sembra che il riscontro ci sia stato, comprese le cappelle che mi sono fatto, ma
che siete stati grandi a far scivolare.
…tu richiedi consigli, io da dartene non ne ho o meglio, ho notato la voglia di
coinvolgimento anche diretto che avrebbero voluto avere i ragazzi intervenuti è vero
invitati forzati "Forse" ,ma che cercherei di coinvolgere di più, subito mi verrebbe da dire
"Giocare" giocare, giocare assieme mi è difficile dire come, perché il cosa e il come
dovrebbero partire dai fruitori in pratica cosa vorrebbero vedere, fare ,ascoltare, gestire ?
Grazie ancora del vostro contributo a nome di tutti: Valter, Norina, Rufino e Felice un
abbraccio e tanti auguri a tutti....
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Iginio Rossi
Milano
Ciao caro Giorgio,
allego la mia introduzione all'incontro del 4 c.m. riveduta e con la proposta del "Manifesto
per le Citta' Accessibili" per la prossima edizione del FxCA.
Spero che possa essere utile.
Sulle criticita' rilevo che se si vuole mantenere un'iniziativa come quella che abbiamo
proposto il 4 pomeriggio si potrebbe cercare di assegnare delle modalita' formative per i
liberi professionisti iscritti agli Ordini professionali della provincia (Architetti, Ingegneri,
Avvocati, ecc.) che in base alle nuove disposizioni sono tenuti a raggiungere ogni anno un
certo numero di crediti per mantenere l'iscrizione. Potremmo cosi' avere piu' partecipanti.
Ovviamente chi propone il corso deve essere accreditato presso l'Ordine professionale ma
questa condizione potrebbe essere assolta dall'INU.
Infine, permettimi una considerazione che potrebbe essere superflua, vedo che funziona
organizzare per tempo degli incontri preparatori con i vari promotori allargati ad altri
aderenti, una sorta di Comitato scientifico, al fine di definire contenuti e orientamenti
dell'edizione in programma.
Auguri e a presto.
Manifesto per le città accessibili.
Una piattaforma condivisa per migliorare la a vitalità di abitanti, spazi pubblici e funzioni
22 aprile 2014
Le nostre città frequentemente risultano inaccessibili. Non è facile muoversi, in particolare
se si è disabili, anziani, bambini. Politiche inadeguate e burocrazia miope ci complicano
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l’uso dei servizi. La crisi economica rende tutto sempre più costoso e amplia la forbice tra
incapienti e ricchi. Relazioni umane squalificate e mancanza di solidarietà ci rendono la
vita scadente. Tendiamo a chiuderci nel nostro guscio per un senso diffuso d’insicurezza.
L’incontro tra persone e comunità si riduce e avviene con sempre minore frequenza.
Eliminare questi difetti è possibile solo attraverso una visione a medio – lungo termine in
grado d’indirizzare politiche, strategie, azioni che spesso appaiono incoerenti e purtroppo
sono incapaci di affrontare le molteplici esigenze delle persone. Un contributo
all’inversione di tendenza potrebbe arrivare da una “piattaforma” di comportamento
condivisa da abitanti, amministratori, associazioni, operatori, progettisti, legislatori. In
occasione del prossimo Festival per le Città Accessibili Urbit, la società dell’INU che
esamina l’urbanistica italiana, se i promotori continueranno ad accettare la sua adesione,
si candida a chiedere ai partecipanti di scrivere un “Manifesto per le Città Accessibili”
attraverso modalità di confronto diretto in grado di raccogliere e amplificare le voci di attori
e soggetti coinvolti. Si potrebbe, così, disporre di uno strumento d’indirizzo e orientamento
per gli interventi pubblici e privati che certamente non funzionerebbe come una bacchetta
magica ma un contributo pratico lo potrebbe dare.
Le migliori terapie d’intervento, come risulta dall’osservatorio privilegiato di Urbit,
appartengono all’ecologia urbana detta anche “omeopatia urbana” in quanto i
provvedimenti adottati, da enti pubblici e privati per “costruire” la città accessibile, fanno
leva sulla capacità rigeneratrice che hanno gli organismi urbani di ricostruire l’equilibrio
perduto dalle loro parti degradate.
Nell’incontro del 4 aprile 2014, promosso da Urbit e dalla sezione Umbria dell’INU, Istituto
Nazionale di Urbanistica, in occasione del primo Festival delle Città Accessibili organizzato
a Foligno dall’Associazione Foligno Bene Comune, osservatori esperti e amministratori si
sono confrontati sugli aspetti preminenti dell’impianto urbano dando inizio a un approccio
integrato e multidisciplinare considerato condizione necessaria e indispensabile per
riuscire a incidere sul miglioramento dell’accessibilità e, di conseguenza, sul processo
d’innalzamento della qualità della vita cittadina.
Si tratta di un processo ritenuto ovvio da molti ma non in atto. Infatti sono evidenti i risultati
insoddisfacenti che emergono nell’uso quotidiano delle attrezzature urbane e della città in
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generale. È sufficiente ricordare le inefficienze di percorsi, servizi, tempi, ecc. per validare
l’affermazione.
L’elenco di alcune domande ci consente di mettere ordine su questo processo. Le città
accessibili sono semplici da fruire? Sono smart? Sono alla portata di tutti, cioè alla mano?
Sono più comprensibili di altre? Sono facilmente raggiungibili dai diversi mezzi di
trasporto? Propongono servizi poco costosi? Hanno un carattere inclusivo nei riguardi
dell’abitare e del lavoro? Questi interrogativi, che potrebbero continuare individuando
ulteriori punti di vista tra i quali ci starebbero a pieno titolo anche le Città invisibili di
Calvino, ammettono tutti risposte esaudenti e non in contrasto tra loro ma un aspetto
problematico fanno emergere sicuramente, la difficoltà di tenere insieme con coerenza le
diverse caratteristiche che appartengono tutte al vissuto dell’impianto urbano e che
esprimono attese funzionali alle differenti comunità di abitanti.
Purtroppo le nostre città sono anche il risultato di approcci specializzati e di visioni di
settore, risentono della presunzione delle discipline forti e dell’arroganza del profitto, tanto
che Richard Sennett, sociologo statunitense, in “Corpo umano, corpo urbano”, su Lettera
Internazionale n. 118, definisce insensibile il carattere della città odierna in quanto nega i
contatti diretti tra abitanti, spazi e funzioni.
Negli ultimi anni è emersa con chiarezza la necessità di mettere a sistema risorse,
sostenibilità e fattibilità delle soluzioni che le diverse trasformazioni urbane implicano in
particolare all’interno dei processi di rigenerazione urbana. La direzione che appare
maggiormente vigorosa è quella di affrontare la decadenza urbana tramite innesti e
sostituzioni capaci di riadattare l’organismo alle nuove condizioni d’uso dotandolo di
maggiore elasticità e flessibilità, ma anche operando su più ambiti disciplinari, superando
gli ostacoli dei linguaggi specifici e adottando prospettive resilienti, avendo però
precedentemente condiviso tra i soggetti-attori le visioni da perseguire al fine di migliorare
la vitalità urbana.
Per ragionare sulle città accessibili, dal punto di vista della vitalità di abitanti, spazi pubblici
e funzioni, ritengo utile partire dal rapporto che in qualità di cittadini abbiamo con gli spazi
pubblici.
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Le forme urbane accessibili favoriscono la vivacità dell’esperienza sensoriale, riprendendo
i concetti di Sennet, non hanno spazi morti in cui imperversa la passività dei sensi. Mentre
nonluoghi, iperluoghi, superluoghi, che sono tutti il risultato delle debolezze della città,
sono generati dalla mancanza di integrazione e dall’incapacità dei centri commerciali, degli
aeroporti e grandi stazioni, dei parchi del divertimento, ecc. di accogliere
democraticamente e senza discriminazioni tutte le categorie di persone che popolano la
città.
Gli abitanti, compresi nell’ampia aggregazione di residenti, utenti, frequentatori, nativi,
immigrati, turisti, si muovono lungo il sistema dei flussi, che consente una vita sana della
città, utilizzando l’udito, il tatto, la vista, il gusto, l’olfatto, ma anche l’equilibrio. Per potere
fare tutto ciò è indispensabile che la velocità della circolazione delle persone sia più lenta.
In altri termini la fruizione pedonale appare quale condizione necessaria per rendere le
città più accessibili.
La dimensione rilassata potrebbe configurarsi in contrasto con la frenesia che sta
caratterizzando la modernità dello spazio digitale, addirittura c’è chi rileva un conflitto con
lo spazio pubblico urbano decretando l’inferiorità nonché le scarse prospettive di successo
di quest’ultimo per il suo futuro, in quanto le reti dei dati, che sostengono la crescita delle
Smart City, avrebbero anche le capacità di consentire lo sviluppo a misura d’uomo
sfruttando l’interazione tra i soggetti che utilizzano la rete per relazionarsi.
Però tutto ciò non è sufficiente per garantire l’espansione positiva delle città smart.
Occorre che siano soddisfatti almeno tre obiettivi per lo sviluppo degli aggregati urbani:
sostenibilità, accessibilità e partecipazione al fine di consentire, rispettivamente, riduzione
dell’impatto energetico, libertà della fruizione/frequentazione e ruolo attivo delle comunità
di abitanti.
Infrastrutture, spazio e persone; il processo di costruzione delle città ha mantenuto
invariati questi soggetti-attori mentre ha subito gli effetti degli scontri che nei millenni
hanno visto prevalere prima le persone, poi gli spazi e quindi le infrastrutture. In altri
termini l’approccio è più volte cambiato. Ne possiamo riconoscere due significativi:
l’atropomorfismo urbano e il marketing urbano.
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L’antropomorfismo urbano vede le città come le persone, le città sono considerate
organismi con specificità fisionomiche, emozionali, forse anche sessuali. Città al
femminile, è molto diffusa la metafora con la donna, la madre, ecc. Città al maschile
individuando qualità di genere più ruvide, severe, bellicose dei paesaggi urbani. Ma anche
città un po’ di qua e un po’ di là che, probabilmente, sono le identità più vere di molte
realtà.
Si può provare odio e/o amore per le città. Hanno una semantica degli spazi pubblici,
incidono sulla felicità, trasmettono agli abitanti l’urbanità, cioè il sentire la città come se
fosse la propria casa, in altri termini fissano quelle condizioni che “invitano” i cittadini a
riversare sulla città la stessa attenzione e cura che hanno per la loro dimora. Inoltre, la
“manutenzione” della città implica molteplicità cognitive e disciplinari per riuscire a ottenere
risultati positivi.
Le città si ammalano, subiscono l’attacco di virus, batteri e altri elementi, la maggior parte
dei quali è prodotta da noi abitanti. Le migliori terapie d’intervento appartengono
all’ecologia urbana detta anche omeopatia urbana in quanto i provvedimenti adottati fanno
leva sulla capacità rigeneratrice che hanno gli organismi di ricostruire l’equilibrio perduto
delle parti vitali danneggiate.
Il marketing urbano, invece, considera le città come prodotti, quindi con uso,
appropriazione, posizionamento. Le città hanno categorie di consumo, quote di mercato,
tanto che si studiano soluzioni di marketing delle città. Hanno specificità di comunicazione,
d’immagine, storico-culturali e altre legate all’ambiente che implicano scelte di politiche e
strategie urbane. Le città competono, innovano all’interno del processo: produzione,
vendita, consumo secondo standard e differenze dei tessuti urbani.
Quest’ultimo approccio, che sembra essere nei nostri tempi il più favorito, in realtà annulla
molti fenomeni attraenti della visione organica. Il principale effetto porta alla demolizione
della simbiosi tra corpo umano e corpo urbano. Si tratta della relazione, che svolge ruoli
fondamentali nell’efficacia dei due ambiti, che però non ha una linea di confine netta.
Tradotta negli spazi pubblici, la relazione uomo-città mostra gli effetti intriganti della
contaminazione tra luoghi interni e luoghi esterni, sfrutta le potenzialità del partenariato
pubblico e privato, esprime il fascino delle offerte complessive integrate che, nelle città
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accessibili, consentono armonia e dissonanza, riconoscibilità delle differenze nonchè
libertà espressive diverse.
Ci auguriamo di potere approfondire tutto ciò e tradurre le aspettative del Festival per le
Città Accessibili in un “Manifesto per le Città Accessibili” che potremo scrivere nella
prossima edizione.
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Lucrezia Di Gregorio
Roma
Sono Lucrezia Di Gregorio, insegnante e coordinatrice del 173° c.d. “T.Silvestri” scuola
che vive un’esperienza di integrazione e bilinguismo tra alunni sordi e udenti.
Il Silvestri è un ex scuola speciale per sordi trasformata poi in scuola specializzata sulla
sordità. Rientra tra le scuole accorpate nel 2000 all’ ISISS, Istituto di Istruzione
Specializzato per Sordi, che riunisce le scuole statali per sordi in Italia e ha sede a
Torino, Padova e Roma. il Dirigente di tutto l’ ISISS è, dallo scorso settembre, il prof.
Paolo Maria Reale.
Obiettivo istituzionale dell’ISISS è abbattere le barriere comunicative nella vita di tutti i
giorni e, soprattutto nell’ambiente educativo, garantendo pieno diritto allo studio a tutti gli
alunni sordi e udenti.
La scuola è una sede significativa di integrazione culturale ed è necessario che essa
operi affinché cresca la consapevolezza delle varie forme di diversità e, nel contempo,
prevenga la possibile emarginazione, allo scopo di prevenire e contrastare la formazione
di stereotipi e di pregiudizi nei confronti di persone e culture. Nell'educazione del bambino
sordo l'ottica bilingue (LIS - Italiano vocale), si colloca in una posizione intermedia che,
pur valorizzando gli aspetti della comunicazione vocale, rivaluta la cultura dei sordi e
riconosce la Lingua dei Segni come una vera e propria lingua.
Nelle sezioni di scuola dell'Infanzia e nelle classi della scuola Primaria, si realizza un
particolare modello d'integrazione fra piccoli gruppi di bambini sordi ed udenti. Le ricche
relazioni che ne scaturiscono possono costituire la premessa essenziale per una nuova
cultura della diversità. Il bambino sordo non è "malato" o "deficitario" ma vengono
valorizzate le potenzialità e la dimensione di ricchezza culturale e linguistica che si è
evoluta e si evolve all'interno della comunità dei sordi (Sacks, 1990).
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L’aspetto innovativo della didattica riguarda la prospettiva bilingue e quindi multiculturale.
Il modello d'integrazione per piccoli gruppi di sordi e udenti realizzato nella scuola
dell’Infanzia a partire dal 1990, successivamente adottato nel 2003 anche nella scuola
Primaria, ne costituisce il presupposto fondamentale. Lo scopo principale è affrontare i
particolari problemi dell’integrazione e dell’insegnamento per i sordi, cercare strategie
adeguate e differenziate per rispettare la diversità dei ritmi e dei tempi di apprendimento
dei bambini attuando, nel contempo, l’insegnamento bilingue.
L’approccio bilingue consente la trasmissione dei contenuti adeguati al superamento delle
difficoltà che inevitabilmente possono presentarsi con il bambino sordo lì dove si privilegia
la sola comunicazione vocale.
Lo scorso aprile ho relazionato al primo festival per le città accessibili. È stato davvero
emozionante portare la nostra esperienza didattica in un contesto volto a sensibilizzare
all’handicap e ad abbatterne le barriere. Ancora più emozionante è stato vedere tra il
pubblico il coinvolgimento delle scuole e dei giovani, nostro futuro. I miei ringraziamenti
vanno agli organizzatori per avere , con questo festival, fornito spunto di riflessione
creando le basi per un reale abbattimento di tutte le barriere.
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Marco Pizzo
AISM
In merito ai commenti, in primis non posso far altro che ringraziare per averci invitati a
questo evento, e fare i complimenti a tutti coloro i quali hanno partecipato
all’organizzazione del Festival per la qualità degli interventi e dei contenuti.
Ho potuto purtroppo solo partecipare alla giornata conclusiva di domenica (ero al
Gitando.all di Vicenza gli altri giorni), ma è bastato appunto per capire che se queste sono
le premesse, le prossime edizioni non potranno far altro che ulteriormente arricchire di
contenuti e di novità un tema che non solo ha bisogno di essere comunicato col maggior
gradiente possibile di diffusione, ma anche di essere compreso dai non addetti ai lavori.
Eventi come il “Festival per le città accessibili” contribuiscono in maniera preponderante
alla diffusione della cultura dell’accessibilità.
Oltre all’apporto importante dato in rappresentanza di AISM da parte di Annita Rondoni,
sarà un piacere, se lo ritterete utile, fornire per le prossime edizioni sia il mio personale
supporto, sia quello del progetto “Italia Senza Barriere” che stiamo implementando
all’interno di AISM (www.italiasenzabarriere.it).
Grazie e cordiali saluti,
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Nunzia Proietti Cignitti
Cecina (LI)
Il Festival delle città accessibili che si è tenuto a Foligno il 4,5,6 Aprile è stato interessante
e soprattutto è stata una occasione per parlare di problematiche sempre attuali, anche se
sono passati tanti anni dalla prima legge del 71 e inseguito ne sono state altre di leggi, ma
purtroppo sono state tutte inevase da chi era preposto ad applicarle.
La partecipazione degli studenti è stata positiva e sicuramente importante per la loro
formazione, affinchè sappiano vedere con occhi attenti, quello che invece è un po’
mancato alla vecchia generazione.
Bisogna anche dire che sono mancate quelle figure che dovrebbero essere impegnate a
rendere i locali aperti al pubblico accessibili a tutti i cittadini, operatori del settore quali:
tecnici comunali, geometri, commercianti, si può dire anche la cittadinanza, come se fosse
un argomento che non li riguarda. Invece non è così, perché possiamo dire che una città
civile dovrebbe tener conto di tutti i cittadini.
Foligno per la sua conformazione è una città tutta pianeggiante, si presta molto a soluzioni
facili riguardo all’abbattimento di barriere architettoniche, peccato che la nuova
pavimentazione è stata concepita come strada (mulattiera). Dico questo perché, sono una
persona che mi muovo con una carrozzina ortopedica e per motivi affettivi capito spesso a
Foligno e francamente muovermi su quella pavimentazione e alquanto arduo. Credo di
non essere la sola a rilevare questo disaggio, ma ormai è fatto, auguro che
l’Amministrazione faccio ammenda e provveda per i futuri lavori.
Vedete il problema non sta nel (cemento), ma nel dare a tutti i cittadini le pari opportunità
di movimento: di andare e venire come e quando uno vuole e questo si può ottenere solo
abbattendo tutte le barriere. E’ solo conoscendo e progettando con una visione più ampia
che si posso ottenere dei risultati.
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Paola Bet
Genova
Per il Festival Paola Bet è stata la voce di Paolo Paoletti
Per quanto riguarda una mia riflessione, bè vi devo dire che è stata una bellissima
esperienza, purtroppo vissuta solo parzialmente per motivi di viaggio e lontananza... Ho
trovato molto toccanti gli interventi della giornata del sabato, mi son piaciuti tantissimo le
esperienze vissute alla scuola "specializzata" e non piu' speciale che mi hanno anche
commosso, per la bellezza dei bambini e della loro spontaneità e dell'integrazione in una
realtà che a me era praticamente sconosciuta.
L'esperienza poi di Stoccolma è risultata fantastica, una sorta di mondo ideale che può far
sperare in quanto da qualche parte del mondo qualcuno la sta sperimentando!
Non ultimo il film "Le voci del buio" è stato molto interessante e bello, piacevolissimo il
contesto dell'aperitivo e dei commenti poost film.
Insomma grazie ancora della bellissima esperienza che mi avete fatto vivere!!
Ciao ciao
un abbraccio
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Paolo Raffaelli
Terni
Il festival delle città accessibili, alla sua prima edizione, è già un fatto di portata nazionale.
Un fatto, non solo un evento: l'accadimento che fa notizia, che muove i media, infatti, è
importantissimo, ma è comunque molto meno importante del volume e della densità di
elaborazione, di conoscenza, di buona pratica, che questi tre giorni hanno prodotto, e
anche del fatto di aver messo a confronto una mole grande di esperienze concrete, di
esperimenti coronati da successo e ripetibili. Un materiale che non sarà disperso e che
costituisce già più che un embrione di laboratorio di città. A partire da un punto fermo, da
trasformare in uno slogan: la città accessibile non è un lusso ma una necessità anche per i
cosidetti normodotati, per gli atleti, per i palestrati. La città capace di aderire alle condizioni
materiali e morali di vita di ciascuno, di rispecchiare le diversità, di piegare la rigidezza
degli standard alla buona flessibilità dei bisogni diversi.
Dalla Scandinavia alla Toscana, dagli Architetti dell'Istituto Nazionale di Urbanistica agli
amministratori e ai tecnici del Comune e della Regione, cento esempi pratici hanno
dimostrato che non si tratta di filosofie utopiche ma, come dice quello che vende le case,
di solide realtà. Tre giorni di lavoro, e tutto il percorso che l'ha preceduto, il lungo e
faticoso lavoro preparatorio di Giorgio, di Daniela e degli altri, hanno confermato che la
città accessibile è anche una città con più qualità della vita, con più qualità sociale, qualità
urbana, qualità del lavoro, qualità ambientale, in cui tutti vivono meglio.
La conseguenza diretta è che la crisi non può, nè deve, essere un freno alla costruzione,
giorno dopo giorno, della città accessibile, della città per tutti, al contrario: meno risorse da
spendere deve voler dire capacità di destinare le risorse limitate in maniera più oculata,
più capace di ascolto, rispettosa, partecipata.
Alcune parole magiche sono uscite dai tre giorni del festival e si sono trasformate in linee
d'azione, le prime sono proprio: ascolto, partecipazione e rispetto.
Un esempio tra i tanti possibili, di queste tre parole magiche sgorgate dal Festival: Foligno
era diventata per qualche giorno una capitale culturale europea con l'evento
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dell'esposizione della Madonna di Raffaello, ma il collocare in permanenza, non per pochi
giorni miracolosi ma nella quotidianità, accanto alla riproduzione fac-simile della Madonna,
la sua riproduzione tattile, va oltre quell'evento.
Io credo che questa, come le altre esperienze del libro parlato che anche gli studenti e gli
scolari di Foligno hanno conosciuto, anche prima del festival, debba diventare una delle
antenne che fanno della città un punto di riferimento europeo delle arti visive della
contemporaneità, proprio perchè sceglie di affrontare la sfida dell'accesso alla creazione
artistica di tutti, proprio di tutti. Le arti visive portate a chi non vede sono, a me pare il
paradigma della città accessibile, della città per tutti che non è fatta solo di superamento
delle barriere fisiche e visibili, ma soprattutto di individuazione (e quindi di presa di
coscienza - ascolto, partecipazione, rispetto, appunto) di quelle che appaiono immateriali o
che non si vogliono vedere.
Se c'è una morale pratica di questi tre giorni che vale immediatamente, che è
comprensibile a tutti e in primo luogo a chi amministra la cosa pubblica è che la
motivazione "non ci sono i soldi per farlo" non vale mai - mai! - nella costruzione
quotidiana della città accessibile, della città per tutti, della città dell'ascolto, della
partecipazione e del rispetto, in una parola: della città bene comune.
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Rodolfo Bisatti
Padova
Ho trovato una grande ospitalità e un sincero e attento contributo a portare il tema
dell'accessibilità all'opinione pubblica a partire dai piu' giovani.
Un Festival dove finalmente non ci sono ne vinti ne vincitori ma un corale senso di
appartenenza al Mondo a partire dalle cose quotidiane, quelle prossime, quelle appunto
che dovrebbero e possono essere accessibili come per esempio il linguaggio, che deve
sempre di piu' essere universale ma mai semplificato per le fasce piu' "deboli". Tutti hanno
pari diritto non solo di accedere a un museo ma anche di percepire pienamente le opere
che in esso vi sono esposte.
Si puo' fare, basta mettersi in cammino, assieme.
Bisognerà, a mio avviso, per le prossime edizioni, mantenere questo spirito cosi'
squisitamente umano, meno tecnicista e professorale possibile, ma basato sulla qualità
delle relazioni.
Ci vorrebbe certo, una regia dell'evento per ritmare i tempi e le modalità e godere appieno
di tutte le opportunità offerte dal Festival, e una conduzione piu' snella e diversificata, con
interventi piu' concisi ma non per questo meno approfonditi.
Anche la figura del moderatore andrebbe maggiormente studiata, ma queste sono
piccolezze, naturali aggiustamenti.
Grazie ancora di avermi dato la possibilità di partecipare.
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Salvatore Ferrara
Cecina
LE CITTÀ NON SONO ACCESSIBILI PERCHÉ IL GENERE UMANO E
PROFONDAMENTE STUPIDO E INCAPACE A VIVERE UNA CONDIZIONE "normale"
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Sonia Mazzocato
Belluno – Centro Libro Parlato
Carissimi,
vi ringrazio a nome mio e del Centro Internazionale del Libro Parlato per averci invitato alla
prima edizione di "Festival per le città accessibili".
Nonostante avessi già letto il programma dei tre giorni, sono rimasta colpita
dall’organizzazione dell’evento ma soprattutto dagli interventi degli invitati, tutti di alto
livello e molto profondi.
Gli interventi “tecnici” utili e chiarificatori; quelli di vita quotidiana intensi e talvolta taglienti.
Chiari esempi di tutti i giorni, delle difficoltà che tante persone ogni giorno devono
affrontare talvolta nell’indifferenza di chi potrebbe dare una mano.
Molto piacevoli i momenti conviviali che hanno permesso di conoscere più a fondo e in
modo meno formale bellissime persone e scambiare opinioni su tanti aspetti comuni.
Ringrazio inoltre per la possibilità che avete dato alla nostra associazione di riprodurre in
Chiaroscuro un’opera di grande valore come la “Madonna di Foligno”, per noi è stata una
sfida ma anche una grande soddisfazione.
Spero che negli anni futuri questo tipo di manifestazione si espanda nel resto d’Italia e che
non rimanga un evento di nicchia, o meglio ancora che non ci sia più la necessità di dover
fare manifestazioni di questo genere perché tutte le barriere sono già state eliminate.
Grazie
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Tiziana Gagnor
Roma
Un festival accessibile, stimolante, fertile. Un balsamo per la speranza
E’ stata una bella giornata. Una giornata di quelle che si ricordano, che mettono semi nella
mente, destinati a fiorire. Non ho potuto concedermi il lusso di assistere al festival per
l’intero periodo, ma ho potuto assorbire ogni istante di un fertile sabato 5 aprile.
Oltre all’interesse per le storie trasmesse in quella giornata, alla conoscenza di
interessanti esperienze, alla speranza data dall’impegno, dal lavoro e dalle scelte di
persone e di istituzioni intelligenti, oltre a un bel viaggio in treno con la maestra Lucrezia
che non vedevo da tempo con cui abbiamo avuto l’opportunità di riflettere, ricordare,
ridere, porto dentro di me soprattutto la filosofia di fondo che ho potuto cogliere come il filo
rosso che legava tutti noi: la filosofia del “for all”, “per tutti”, un modo di pensare (e di agire)
che pone l’accessibilità per tutti come radice di una vera qualità della vita non solo per “i
disabili” ma per tutti, in qualunque età della vita, qualsiasi sia la propria condizione. Questo
messaggio che evidentemente Giorgio e Daniela hanno sapientemente intessuto nel
programma del Festival, con profondità e leggerezza, emozione, partecipazione civile e
umana, è come un paio di occhiali nuovi con cui guardare il mondo nella quotidiana lotta
per un futuro migliore.
L’altra cosa che mi ha colpita è stata la straordinaria partecipazione delle ragazze e dei
ragazzi, protagonisti del festival non solo come spettatori: una scelta di fondo veramente
giusta. Si capisce che il lavoro con loro è di quelli che portano frutti, non confinato a un
episodico evento ma costante: dall’iniziativa “adotta una barriera” ai progetti sviluppati
durante l’anno dalle scuole, alcuni dei quali veramente geniali. Si percepisce che c’è una
rete in costante lavoro su questi temi.
L’altra cosa che ho sentito di condividere profondamente con lo spirito che anima Giorgio
e Daniela (che è stato un vero piacere conoscere di persona) è il legame tra la tematica
dell’accessibilità e la scelta civile di fondo delle pari opportunità: due opzioni che non
possono che andare di pari passo.
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Complimenti e grazie per il gran lavoro che c’è stato per dar vita al festival. Belle le mostre
che animavano la stupenda corte di Palazzo Trinci, bella Foligno, notevole il nuovo ostello,
la grande isola pedonale, forte l’idea della radio web gestita dai giovani dopo una
formazione a cura di appassionati esperti, grazie per avermi fatto conoscere i redattori
della rivista “Diversamente facile” dei “fotoreporter all’arrembaggio” .
E’ stato un raggio di luce imparare (com’era il tema della nostra giornata) a “Immaginarsi
piu’ fragili”… aggiungerei: sapere di esserlo, e non averne paura.
Watanka!
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…GRAZIE
Da Chiaroscuro n. 28 – “…per le città accessibili” di Giorgio Raffaelli
Infine un grazie particolare alle strutture alberghiere: Delfina Palace Hotel, Hotel Italia,
Hotel Villa dei Platani, Relais Metelli Hotel, che hanno dato la disponibilità e il proprio
contributo quando il Festival era ancora un progetto; alla banca Mediolanum e all’Ormesa
che hanno contribuito economicamente, alla nuova gestione dell’Ostello Pierantoni, che
nonostante i lavori di ristrutturazione ha fatto i “salti mortali” per accogliere gli ospiti del
Festival, e infine, ma non certo per importanza, alle singole persone e alle organizzazioni
che hanno reso possibile fronteggiare gli impegni economici, alle ragazze e ai ragazzi e
quanti, anche se un po’ meno “ragazzi”, hanno trasportato, montato, smontato, allestito,
spostato, accolto, coordinato e tante altre cose ancora che hanno reso le tre giornate del
Festival ricche di diversità e la diversità davvero una ricchezza!...
( n. d. r.: a loro il Festival ha offerto una pergamena
personalizzata come questa che da qui offriamo
idealmente a tutti i partecipanti: grazie!)
...Per quanto mi riguarda negli oltre quaranta
anni trascorsi insieme alla mia sorprendente e
rotodeambulante compagna, nella vita e in
questa avventura, mi sono convinto, come più
volte ho argomentato anche in Chiaro Scuro,
che certamente ella sia di origini "marziane".
Non so se mai riuscirò davvero a conoscere il
suo pianeta, ma forse, nelle tre giornate del
Festival per le città accessibili, di quel pianeta,
ne ho “rubato” qualche scorcio!
Giorgio Raffaelli
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Festival per le città accessibili è raggiungibile su
Id Facebook
Adotta una barriera e rendila accessibile a tutti
https://www.facebook.com/pages/Adotta-una-barriera-e-rendila-accessibile-a-
tutti/326331260751000?ref=hl
http://www.folignobenecomune.it/
http://www.cittaaccessibili.it/
posta elettronica
posta ordinaria
via Pascoli, 9
06034 Foligno (PG)
“Festival per le città accessibili” è una associazione che oltre l’organizzazione del festival
opera per promuovere e sostenere la cultura e le azioni per le città accessibili e nella
prospettiva dell’Universal Design, fa parte dell’Osservatorio Regionale per la condizione
delle Persone con disabilità della Regione Umbria.
Per il sostegno economico delle attività
Iban IT52U0335901600100000078755
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