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Economia della Concorrenza e dei Mercati
Lezione 8Corso di laurea
Consulente del Lavoro e Giurista d'impresa UNIBS, a.a. 2014-2015
Prof.ssa Chiara Dalle Nogare
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Cosa resta da fare?• Siamo solo a metà dell’opera:
- abbiamo visto come l’impresa minimizza i costi per ogni quantità producibile (è la risposta alla domanda: come produrre?)
- ma non abbiamo ancora risposto alla seconda, fondamentale domanda: quanto produrre?
• Richiamo all’obiettivo di max profitto: per sapere quanto produrre devo scegliere quella quantità che massimizza la differenza tra i ricavi e i costi (più esattamente, la differenza tra ricavi e minimi costi ad essa associati)
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I ricavi.• Nel formulare il problema generale dell’impresa avevamo scritto i ricavi come
R=f [p(x), x]
• Significa semplicemente che i ricavi (anche definiti come TR, total revenue) sono una funzione delle quantità prodotte e dei prezzi, che a loro volta possono essere funzione delle quantità
• Due scenari:
a) un’impresa che non fa il prezzo (lo impone il mercato; il mkt è concorrenziale): p è, per l’impresa, un parametro fisso
b) un’impresa tanto grande che le q da essa prodotte influiscono sul prezzo che si forma sul mercato (monopolio o oligopolio); in questo caso il problema si fa più complicato
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Concorrenza perfetta.• Ci concentreremo in questa lezione sul primo scenario. In realtà,
alcune delle cose che diremo saranno valide anche nel secondo scenario
• La struttura del mercato concorrenziale è la seguente:
numero elevato di consumatori e dimensione di ciascuno di loro piccola rispetto al mkt
numero elevato di produttori e dimensione di ciascuno di essi piccola rispetto al mkt
Inoltre: beni caratterizzati da alta omogeneità, ovvero: forte sostituibilità tra beni offerti da diversi produttori e consumatori informati di tutte le offerte da parte delle imprese
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Comportamenti degli agenti in un mkt concorrenziale
• In un mkt di concorrenza perfetta:
sul lato domanda: i consumatori non fanno il prezzo (= sono price-takers). Ad ogni prezzo sul mkt del bene considerato ogni agente sa che i suoi acquisti non influiscono sul prezzo stesso
sul lato offerta: anche le imprese, come già detto, sono price-takers
Inoltre, sempre sul lato offerta, nel lungo periodo c’è libertà d’entrata (es. no a barriere all’entrata legali): imprese non presenti su mercato vi possono entrare, se reputano che sia profittevole farlo, aggiungendosi alle già presenti
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Il caso di un’impresa price-takerIpotizziamo che l’impresa non possa condizionare i suoi prezzi di vendita, ovvero sia price-taker: accetta il prezzo che già fanno i suoi concorrenti.Allora il ricavo totale sarà semplicemente:
TR=p*x
dove p è il prezzo (che è dato: qui è 2,5) e x è la variabile di scelta. La funzione TR sarà quindi lineare, con inclinazione dipendente dal valore di p.
Nota: data la linearità, il ricavo medio (average revenue, AR) è sempre pari a p, e coincide con il ricavo marginale (MR)
TR
x (= q di pagnotte in un anno)
€
1 t
2,5
TR=p*q
AR=(p*q)/q=p
MR=TR(q=2) - TR(q=1)=p
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Riscrittura del problema dell’impresa
• Una volta risolto il problema del come produrre, rimane quello del quanto produrre
• Il problema dell’impresa in mkt concorrenziale è il seguente:
max p*q- TC(q)
dove TC è la funzione di minimo costo totale e la variabile di scelta è q
• Possiamo interpretare minuendo e sottrattore come due funzioni a sé stanti: si tratta di cercare il valore di q in corrispondenza del quale le due funzioni sono massimamente distanti l’una dall’altra
• Graficamente, basta disegnare le due funzioni sullo stesso piano q-valori monetari e trovare la max distanza (misurata sull’asse delle y) tra le due
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Max π: soluzione grafica con ricavi (del price-taker)
e costi totali
TR=p*q
max π
Area del profitto positivo
2,5
(qui p=2,5)
TC
€
q di pagnotte all’anno
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x
π[x]
3 96
La funzione di profitto.Si tratta di determinarne il massimo, ovverodi scegliere la quantità appena prima di quellaassociata ad un calo del profitto. Passando dal produrre 6 al produrre 7 avrei un maggiorricavo pari a p (una unità in più venduta)ma un costo aggiuntivo (MC) maggiore di p!Allora capisco questo: non devo produrre oltre laquantità per la quale p = MC
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La regola del profitto marginale• Si può facilmente dimostrare che nel punto di max profitto, ovvero q=6, gli incrementi di ricavo e costo si equivalgono
p = MC
Questa è detta regola del profitto marginale, ed è un altro modo per illustrare la modalità per determinare la q che massimizza il profitto
• Infatti, per q = 5: p > MC
Ma allora produrre un’unità ulteriore mi dà un incremento di profitto. Perché non produrla? (ne consegue che in x=5 non sto massimizzando)
• Per q = 7:p < MC
Ma allora perché produrre 7, quando, nel confronto con il produrre 6, avrei un profitto marginare negativo? (non sto massimizzando)
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Regola del profitto marginale: rappresentazione alternativa
Nota: p=MC accade anche per un valore di q tra 1 e 2, ma qui il profitto è addirittura negativo! Dobbiamo quindi esprimere più precisamente la regola in questo modo:
il profitto è massimizzato per p=MC e la curva del MC taglia quella del p da sotto
5432
1
€
x = q pagnotte65
MC
p= AR=MR
1 2
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Il profitto nella rappresentazione alternativa
p
Una volta identificato il puntocon cui si determina l’ottima quantità, si osserva che:
area ABCD=p*x= TR
area EABF=AC*x=TC
Quindi la differenza tra le duearee (ombreggiata) è pari al profitto totale
A B
CD
FE
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Quando l’ottima scelta è non produrre
TR(x)
qui p=1, più basso di 2,5
In questo caso il prezzo di mercato del bene prodotto è così basso che l’impresa farebbe perdite qualunque quantità scegliesse di produrre; quindi non produce!
tonnellate di pagnotte all’anno
€TC
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La regola di cessazione dell’attività• Questa regola dice che: quando
(min) costo totale > ricavo totale per ogni quantità producibile,
l’impresa ottimizza non producendo
• Infatti, se producesse avrebbe profitto negativo (perdita): ma avere profitto pari a 0 è meglio di avere profitto negativo!
• Altro modo per esprimere la cosa:
(min) costo medio (AC) > ricavo medio (AR=p) per ogni quantità producibile,
l’impresa ottimizza non producendo
• Nella realtà le imprese usano le due regole della massimizzazione in sequenza inversa: prima si accertano che esista un range di valori per le quantità prodotte che consenta di fare profitti positivi (regola della cessazione dell’attività); poi all’interno di quel range scelgono la quantità da produrre (e quindi la loro dimensione) secondo la regola del profitto marginale
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Rappresentazione alternativadella regola di cessazione attività
Qui il prezzo è 1 al tempo t e 2 a t+1, entrambi al di sotto del prezzo p=2,2 che corrisponde al min della funzione di AC. L’impresa non produce. Con p=2 si potrebbe pensare che l’ottimo sia produrre la q in corrispondenza di cui p=MC, ma lì il profitto è negativo (individua da te l’area corrispondente!)
5432
1
€
x = q pagnotte
MC
p(t)
AC
p(t+1)
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Caso di tecniche con RS costanti
€
9
x
AC=MC
p < 9 Non conviene produrre
p = 9Si produce senza profitto,la q prodotta (scala) è indifferente
p > 9Si produce con profittopiù si produce più il profittoaumenta (max π per q = infinito)
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Caso di tecniche con RS sempre crescenti
x
ACMC
ACMC
x
ACMC
ACMC
Qui MC non interseca mai la funzione del prezzo dal basso,perché MC è sempre decrescente; Al crescere delle q prodotte cresce la distanza tra p*q e TC, il max profittosi dà per q = infinito!
Ciò che accade su questi mkt è che l’impresa che arriva prima, sotto ilprofilo temporale, comincia già con dimensioni enormi.q = infinito è in realtà impossibile;c’è prima il vincolo della domanda aggregata. Ma allora salta l’ipotesi diimpresa price taker! Tratteremo questocaso nella lez. sul monopolio
p=AR=MR
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Generalizzazione di concetti• La regola del profitto marginale e la regola di
cessazione dell’attività sono valide anche nel caso di mercati monopolistici (dove però, come si vedrà, la rappresentazione grafica è diversa, perché il ricavo non è una funzione lineare)
• Nel caso di mercati oligopolistici le cose si complicano perché decisioni strategiche su prezzi e quantità sono decise simultaneamente (e con un occhio alle possibili conseguenze sulle reazioni delle altre imprese)
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Dal problema dell’impresa alla curva di offerta individuale.
0,5=p=0,7
p=1
Prezzo amarene
Quantità che produrrei
0,4 0
0,5 40
0,7 50
1 60
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Riflessioni• La curva di offerta della singola impresa corrisponde dunque:
all’asse delle y (ovvero x=0) per ogni valore di prezzo sotto il valore minimo della funzione di (minimo) AC (regola di cessazione dell’attività)
Alla stessa curva di MC per tutti i prezzi sopra il il valore minimo della curva di (minimo) AC (deriva dalla regola p=MC)
• In questo caso di curva di (minimo) costo convessa da una certa scala in poi, in quanto la curva di MC dopo avere incontrato AC è inclinata positivamente anche la curva di offerta è inclinata positivamente
• Significa che al crescere del prezzo è ottimale produrre di più. Nota: questo è l’effetto di avere TC convessa (un’ipotesi di RS decrescenti) da un certo livello di produzione in poi. E’ l’effetto di avere un certo insieme di tecniche a disposizione con tale particolare caratteristica
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Le ipotesi alla base della costruzione della curva d’offerta
• Back to the beginning! Adesso sappiamo cosa sta sotto alle risposte di un’impresa alla quale si chiede: a questo prezzo, quanto produrresti?
• Riassumendo, se l’impresa è su un mkt concorrenziale:
a) ipotesi comportamentali: l’impresa ha come obiettivo la max del profitto, e agisce razionalmente per raggiungerlo
b) ipotesi sulle tecniche: free disposal e replicabilità; rendimenti di scala non crescenti dopo una certa soglia di
quantità di bene prodotta
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L’offerta aggregata senza entrata
• Quale sarebbe la S aggregata se non ci fossero potenziali entranti? Semplicemente la somma delle offerte delle singole imprese
• E’ una funzione crescente in x perché ogni impresa produce di più quando il prezzo di vendita è più alto
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L’offerta aggregata senza entrata
Prezzo amarene
Quantità impresa A
0,4 00,5 40
0,7 501 60
Prezzo amarene
Quantità impresa B
0,4 00,5 400,7 501 60
Con una tecnologia che genera una funzione di (min) MC come quella a pag. 19le q prodotte dalle imprese saranno tutte uguali ad ogni livello di p; si fa la somma.(Qui ne considero 2 ma ne dovrei considerare tante, altrimenti non sono price takers!)
Prezzo amarene
Quantità sul mercato(impresa A + impresa B)
0,4 0
0,5 80
0,7 100
1 120
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Profitto positivo?• Supponiamo che il prezzo sul mercato delle amarene sia €=1 al kilo:
a quel prezzo il profitto delle imprese è positivo (perché al livello di q prodotta pari a 60 il ricavo è > del (min) costo, infatti producono!)
• Domanda: potrà durare questa felice condizione per le imprese di questo mercato? La risposta è no, perché il profitto positivo attira nuove imprese sul mercato
• Queste produrranno ciascuna 60 (stessa tecnologia disponibile), ma la loro entrata fa sì che il prezzo cali, perché la curva di S aggregata si inclina di più verso destra
• Il calo durerà finché c’è entrata, e c’è entrata finché c’è profitto positivo: l’entrata si arresterà solo quando p=AC, punto un cui π=0
• In concorrenza perfetta, quindi, nel lungo periodo, non si fanno profitti ed i prezzi dei beni riflettono/equivalgono al loro costo medio!
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Capiamoci…• Tutto ciò non è equivalente a dire che l’imprenditore non ha nessun
beneficio dal produrre
• Ricordiamoci infatti che tra i costi economici c’è anche il costo-opportunità del tempo dell’imprenditore
• Quando π=0 egli guadagna dalla sua attività esattamente quanto percepirebbe impiegandosi nella migliore professione alternativa a sua disposizione, nulla di più
• Quello che qui è stato definito come profitto è in realtà l’eventuale guadagno extra rispetto a quella remunerazione; ma nel lungo periodo, in un settore con concorrenza perfetta, l’eventualità di tale extra profitto non c’è
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Rappresentazione di un mkt di concorrenza perfetta in LR
x
p S(1)
S(2)
S(3)
x
p
S(LR)AC AC
DD