nessuno è perfetto, ma ognuno è speciale · con la determinazione che lo animava, ma voleva...
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Nessuno è perfetto, ma ognuno è speciale
Nessuno è perfetto, ma ognuno è speciale
Ma lui aveva ormai deciso: doveva andarla a cercare.
Non gli importava né del parere contrario di suo padre né della sua stupida gamba
che non seguiva la volontà della sua mente. Poteva camminare per chilometri solo
con la determinazione che lo animava, ma voleva ritrovare sua sorella, costi quel
che costi, doveva ritrovare la ragazza che lo aveva aiutato e sostenuto tutte le volte
che si era trovato in difficoltà, che gli era stata vicina per tutti quegli anni. Anni non
sempre facili: quante sofferenze, alleviate dal sorriso più dolce, quello di Valentina.
Era una ragazza in apparenza timida e tranquilla, ma così determinata che quando si
metteva in testa qualcosa era impossibile smuoverla anche di un solo centimetro.
Portava dei bellissimi capelli lunghi fino alle spalle, non erano ricci né lisci, ma
leggermente ondulati come delle piccole dune di sabbia scolpite da un vento sottile,
ed erano di un colore scuro simile a quello delle castagne in autunno. Sembrava
quasi che ogni parte del suo aspetto richiamasse i colori delle stagioni: l’incarnato
della sua pelle era bianco e diafano come quello della neve, gli occhi erano di un
verde acceso come le foglie ancora colme di linfa e le guance appena rosate, come i
fiori del pesco in primavera.
Milo, come risvegliatosi da un sogno, pensò tra sé e sé: “Forza! Ora mi devo
mettere subito in cammino!”. E, trascinando la sua gamba, ripercorse con perizia
tutti i sentieri che costeggiavano il tratto di fiume che avevano percorso insieme.
Nel frattempo il padre aveva chiamato la Polizia, ma senza sortire fino a quel
momento alcun risultato.
“Non abbiamo un minimo di efficienza in questo paese!” - esclamò il padre molto
alterato. “Stia tranquillo, la ritroveremo!” - lo tranquillizzarono prontamente gli
agenti. Lui però non credeva che avrebbero cavato un ragno dal buco.
Valentina perde il controllo della canoa e cade nel fiume
Intanto Milo camminava, camminava e non faceva altro che camminare… Era
stanco, abbattuto e sempre più preoccupato: ogni minuto che passava, perdeva la
speranza di ritrovare sua sorella, l’unica persona che era in grado di capirlo
veramente e di leggere i segreti del suo animo senza fargli tante domande, ma
solamente con uno scambio di silenziosi sguardi.
A un certo punto, scorse una roccia vicino a una grotta e decise di sedervisi sopra;
chiuse gli occhi e si ricordò di cosa continuava a ripetergli il padre. Si ricordò di
quella volta che per colpa sua e della sua gamba aveva fatto perdere la sua squadra
di basket e il padre lo aveva rimproverato davanti a tutti, urlandogli che non era
altro che un buono a nulla. Milo quella volta aveva pensato di essere davvero un
buono a nulla, non era stato nemmeno in grado di rincorrere l’avversario senza
cadere. Aveva ragione il padre anche questa volta allora: doveva essere davvero
tutta colpa sua se Valentina era scomparsa, avrebbe dovuto stare più attento!
Nel frattempo Valentina cercava disperatamente di restare a galla, di raggiungere
faticosamente la riva del fiume. Era quasi arrivata, ma tutto ad un tratto avvertì un
dolore lancinante alla gamba destra: era un crampo. Si mise a urlare: “Aiuto! Aiuto!
Milo dove sei?”.
Cercò di resistere a quel dolore, se avesse perso i sensi proprio adesso, allora sì,
sarebbe stata davvero finita! A ogni respiro le scorrevano davanti agli occhi tutti i
bei ricordi, soprattutto i momenti trascorsi con il suo fratello gemello. Era
veramente importante per lei: loro due erano inseparabili e adesso sembravano così
distanti. Proprio non ce la facevano a stare l’uno senza l’altra; adesso, lontano da
lui, era come se le mancasse un pezzo della sua vita, un pezzo essenziale, come se
le mancasse l’aria per vivere.
Milo salva Valentina dalla corrente del fiume
Proprio non ce la facevano a stare l’uno senza l’altra; adesso, lontano da lui, era
come se le mancasse un pezzo della sua vita, un pezzo essenziale, come se le
mancasse l’aria per vivere. Fu proprio allora che pensò che doveva farcela e doveva
ritornare a casa al più presto, per ritrovare il suo amato fratello. Recuperò tutte le
poche forze che le erano rimaste, lottò contro quel dolore e, anche se con
moltissima fatica, nuotò faticosamente verso la riva, bracciata dopo bracciata, con
gli occhi strizzati dalla paura e il freddo di quell’acqua nelle ossa. All’improvviso,
ormai stremata, si sentì afferrare il polso con forza e trascinata fuori dal fiume. Il
cuore le batteva all’impazzata, la vista era offuscata per la stanchezza, ma quella
presa la riconobbe all’istante: era quella di Milo che, sentite quelle urla di aiuto, si
era all’improvviso destato dai suoi ricordi e si era subito precipitato con le ultime
forze rimaste verso il fiume per salvare sua sorella.
“Valentina!” - esclamò Milo, stringendola forte a sé con gli occhi pieni di lacrime.
“Grazie a Dio mi hai salvata! Cosa avrei fatto senza di te? Voglio tornare subito a
casa!” – gridò la sorella, scoppiando in un pianto liberatorio.
“Sì! Dobbiamo tornare a casa prima che arrivi la sera, il sole sta quasi tramontando
e i nostri genitori saranno in pena per noi.” – rispose Milo. Si rimisero subito in
cammino, riprendendo la strada di casa nel bosco, mentre Valentina iniziò a
raccontare al fratello cosa le fosse successo. Gli spiegò che era stato solamente un
caso che si fosse persa, ma che era stata l’esperienza più brutta che le fosse mai
accaduta.
“Oh, Milo, ho avuto così tanta paura!” - fece Valentina.
“Non ti puoi immaginare quanto fossi angosciato per te!” – replicò il fratello.
Milo e Valentina finalmente si riabbracciano
“Eravamo in canoa, - riprese Valentina - la corrente però era forte, mi stava
trascinando e all’improvviso ti ho perso di vista. Ti ho chiamato con tutto il fiato che
avevo nei polmoni, gridavo e gridavo, ma tu non riuscivi più a sentirmi, perché
ormai la corrente mi aveva allontanato da te. Presa dal panico e sopraffatta dalla
stanchezza, quando ho scorto una piccola grotta, dove la corrente sembrava meno
impetuosa, ho deciso di accostare con la canoa alla riva per fermarmi e riprendere
un po’ di energia. Una volta a riva, mi sono distesa e sono crollata in un sonno
profondo. Quando mi sono svegliata, mi sono accorta che il sole stava ormai
tramontando e ho avuto paura di non riuscire a rientrare a casa prima che calasse la
notte. Così sono salita di nuovo in canoa e ho cominciato a pagaiare come una
forsennata: volevo tornare sulla via di casa al più presto, ma la corrente era forte e
mi ha trascinata con violenza contro una roccia che affiorava leggermente dalla
superficie dell’acqua e mi sono ribaltata nel fiume. Non ce l’avrei mai fatta senza di
te!”.
Intanto a casa le emozioni predominanti erano l’ansia e la preoccupazione. La
madre era disperata, chiusa nella sua stanza a piangere. Il padre non era da meno,
doveva essere forte, ma non ci riusciva. Si avvicinò a sua moglie, per consolarla,
ma di tutta risposta lei lo assalì:
“È tutta colpa tua! Non ti bastava avere una figlia scomparsa! Dovevi perdere anche
tuo figlio!”.
“Ah, adesso è colpa mia se tuo figlio ha deciso di andarla a cercare!” – le replicò il
marito. “Poi con quella gamba” – imprecò.
“Cosa hai detto? Perché te la prendi sempre con lui? In tutti questi anni l’hai trattato
sempre con occhi di disprezzo, ti sei sempre vergognato di lui, ammettilo, per quella
gamba secca che si trascina da quando è piccolo! Non l’hai mai accettato per quello
che è! Tu hai occhi solo per Valentina! E Milo?”.
Lui non le rispose, rimase in silenzio senza dire niente, si alzò, e uscì chiuso nel suo
mutismo. Pensava e ripensava alle parole della moglie, si rese conto che aveva
ragione. Non riuscì a trattenere le lacrime e scoppiò a piangere, quando venne
interrotto da delle urla:
“Papà! Mamma! Dove siete! Siamo qui! Siamo tornati!” – sì, erano proprio loro, i
suoi figli adorati.
“Figlioli! Vi ho ritrovati finalmente!” – urlò felice il padre. Poi chiamò sua moglie,
che scese in fretta e furia. Corsero loro incontro e si abbracciarono felici: “Dove vi
eravate cacciati? Ci avete fatto disperare!”. E rimasero abbracciati forte a lungo, tra
risate e pianti di gioia.
Il padre incrociò lo sguardo di Milo e a quel punto scoppiarono in un mare di
lacrime: “Oh figlio mio, quanto mi dispiace! Non mi sono comportato da vero padre
con te! Potrai mai perdonarmi?” - disse abbracciandolo.
“L’ho già fatto papà!” – disse Milo stringendolo più forte.
Finalmente lo aveva capito, finalmente aveva capito che, anche se suo figlio aveva
un difetto, dentro era forte e aveva una forza maggiore degli altri forse proprio per
quel difetto che aveva.
Finalmente aveva compreso che quel figlio che aveva sempre disprezzato era
perfetto proprio per le sue imperfezioni.
“Grazie a te oggi ho capito che ognuno ha i suoi difetti, ma sono proprio questi a
renderlo speciale” – gli disse il papà abbracciandolo a sé.